FOTOgraphia 104 settembre 2004

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Mensile, 5,70 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano

ANNO XI - NUMERO 104 - SETTEMBRE 2004

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Leica Digital-Modul-R DORSO DIGITALE REFLEX Alfonso Santolero EVOLUZIONE MERCEDES Mary Ellen Mark AMERICAN ODISSEY

FRANCO CANZIANI


non è

venduta in edicola. Per averla hai una sola possibilità: sottoscrivere l’abbonamento annuale.

12 numeri

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Prima di cominciare

CHI COMANDA «Quando io uso una parola», disse Humpty Dumpty... «questa significa esattamente quello che decido io... né più né meno». «Bisogna vedere», obiettò Alice, «se lei può dare tanti significati diversi alle parole». «Bisogna vedere», replicò Humpty Dumpty, “chi è che comanda... è tutto qui». Lewis Carroll (da Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie)

No! Non serve arrovellarsi per il comportamento del prossimo. Viviamo in un mondo troppo cupo e disperato per essere divertente, e troppo divertente per essere cupo e disperato.

COPERTINA Nel Museo Arte Plastica [MAP] di Castiglione Olona, in provincia di Varese, sono presentate opere realizzate negli anni Sessanta nell’ambito di un intelligente progetto artistico. Il fotografo Franco Canziani ha documentato l’esposizione dando risalto alla particolare scenografia. Ne parliamo da pagina 48

HENRI CARTIER-BRESSON (1908-2004). Avrebbe compiuto novantasei anni il 22 agosto. Ci ha lasciati il 3 agosto. È mancato a Céreste, e l’annuncio è stato dato dopo le esequie in stretta forma familiare. In casi come questo, le parole sono povere. Henri Cartier-Bresson è stato l’occhio del secolo, e tanto gli dobbiamo. Continuerà a vivere nei nostri cuori, nella nostra mente, nei nostri gesti fotografici.

3 FUMETTO Vignetta da Topolino e la corona del duca, pubblicata in Topolino 1198 del 12 novembre 1978 e riproposta nella raccolta I Classici Disney 261

LE MONDE - 6 AGOSTO 2004

7 EDITORIALE In ricordo di Stefano Mongiovetto, Mongio per gli intimi, che ci ha lasciati prematuramente. Ci manca tanto

IN POSA PER L’ATOMICA

Un’ora e mezzo dopo, i riflettori illuminavano l’“Enola Gay”. Una cinquantina di uomini si radunarono sotto le ali, mentre fotografi militari scattavano foto dei piloti, dell’equipaggio di terra, dell’aereo e della folla. L’equipaggio di nove uomini dell’“Enola Gay” indossava la tuta di volo. Tibbets, Ferebee e Lewis portavano berretti da baseball. Il sergente George R. Caron, mitragliere di coda, portava il berretto della sua squadra sportiva. Gli altri avevano berretti d’ordinanza. C’erano tre passeggeri speciali: Parsons per la bomba, Jeppson per il quadro elettronico e Beser per il radar. Gli altri membri dell’equipaggio che si infilarono nel portello dietro la ruota anteriore del “Gay”, erano: Dutch Van Kirk, ufficiale di rotta; il sergente maggiore Wyatt Duzenbury e il sergente Robert H. Shumard, motoristi; il sergente Joe A. Stiborik, assistente al radar; e il caporale Richard Nelson, operatore radio. Da Che abbiamo fatto?, di F. Knebel e C. Bailey, in Storie americane di guerra, a cura di Fruttero & Lucentini; Giulio Einaudi Editore, Torino 1991

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10 PROGETTO FOTOGRAFICO 52

www.3ppp.org. Asta in Internet dal 25 novembre al 5 dicembre: opere fotografiche vendute per aiutare dei fotografi a realizzare efficaci ed energici reportage

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Attrezzature, vicende e altre segnalazioni

18 AGFA IN BIANCONERO/2 Seconda edizione del concorso organizzato e svolto dalla casa tedesca. I vincitori della selezione di Move it, cui hanno partecipato milleottocento fotografie provenienti da cinquantadue paesi del Mondo

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20 AUTUNNO IN LOMBARDIA Affascinante Festival della fotografia, Foto & Photo 2004 presenta a Cesano Maderno, in provincia di Milano, una intensa visione della fotografia contemporanea di Alessandra Alpegiani

24 BOGEN IMAGING ITALIA Nuova identificazione della divisione commerciale fino a ieri Manfrotto Trading: nulla cambia, oltre la definizione

26 CUSIO BAROCCO UMANITARIO Prezioso volume, illustrato con fotografie di Walter Zerla, per una iniziativa benefica del Rotary Club


. SETTEMBRE 2004

RRIFLESSIONI IFLESSIONI,, OSSERVAZIONI OSSERVAZIONI EE COMMENTI COMMENTI SULLA SULLA FFOTOGRAFIA OTOGRAFIA

28 AMERICAN ODISSEY

Anno XI - numero 104 - 5,70 euro

A Bolzano viene presentata una coinvolgente selezione di immagini della statunitense Mary Ellen Mark, una delle più apprezzate fotografe contemporanee, riprese da trentacinque anni attraverso gli Stati Uniti testo di Mary Ellen Mark

DIRETTORE

IMPAGINAZIONE Gianluca Gigante

REDAZIONE Alessandra Alpegiani Angelo Galantini

34 EVOLUZIONE MERCEDES Tra segni antichi e moderni, sedici immagini di Alfonso Santolero, divise per decadi e riferite a quattro elementi qualificanti dell’evoluzione tecnologica dei grossi camion, raccontano lo scorrere del tempo con la magica concretezza della fotografia

RESPONSABILE

Maurizio Rebuzzini

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PUBBLICITÀ

E PROMOZIONE

Gian Battista Bonato

FOTOGRAFIE Rouge

SEGRETERIA Maddalena Fasoli

HANNO

41 AVVENTURA ARTICA Testimonianza dai confini della Terra. Al Polo Nord, l’australiano Jason Roberts ha sperimentato qualcosa di diverso: in cima al mondo con la curvatura propria e caratteristica del fisheye Canon EF 15mm f/2,8 da Canon Inside 4

48 L’ARTE DELLA PLASTICA Nel rispetto dei soggetti esposti al Museo Arte Plastica [MAP] di Castiglione Olona, in provincia di Varese, Franco Canziani ha documentato l’esposizione da un punto di vista fotografico autonomo, che si integra perfettamente con l’allestimento scenico di Maurizio Rebuzzini

Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it. ● FOTOgraphia è venduta in abbonamento ● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.

52 EISENHOWER 3D In Life del 17 marzo 1952, un reportage di David Douglas Duncan conferma quanto già sapevano gli appassionati della fotografia tridimensionale: il futuro presidente degli Stati Uniti fu un fotografo stereo

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54 IL DIGITALE SECONDO LEICA Realizzato in collaborazione con Imacon e Kodak ISS, il dorso intercambiabile Leica-Digital-Modul-R per reflex R8 e R9 è una soluzione tecnica innovativa di Antonio Bordoni

● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96. ● FOTOgraphia Abbonamento 12 numeri 57,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 114,00 euro; via aerea: Europa 125,00 euro, America, Asia, Africa 180,00 euro, gli altri paesi 200,00 euro. Versamenti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 28219202 intestato a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard. ● Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati. ● È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo). ● Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti.

56 ANCORA EASY SHARE

Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano

Configurazione compatta Kodak da cinque Megapixel

58 AGENDA Appuntamenti del mondo della fotografia

65 MISERIA DELLA FOTOGRAFIA Sguardi (del tutto personali) su un fenomeno italiano di Pino Bertelli

COLLABORATO

Pino Bertelli Antonio Bordoni Canon Italia Franco Canziani Franco Sergio Rebosio Alfonso Santolero Daniela Scala Zebra for You

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FOTOGRAFIA REALIZZATA CON OLYMPUS E-1: 11 mm, 1/500 sec, f7.1

OLYMPUS E-1 CON SISTEMA DI PROTEZIONE DALLA POLVERE: DIGITALE SENZA COMPROMESSI – SENZA COMPROMESSI FUNZIONALE Bor Dobrin non è in grado di prevedere dove scatterà una fotografia perfetta. Ma può scegliere con cosa la realizzerà. Bor Dobrin ha scelto il Sistema Olympus E. Per diverse ragioni. Grazie al Filtro Supersonic Wave, è il primo sistema al mondo che ha la possibilità di rimuovere le particelle di polvere. Questo significa poter cambiare gli obiettivi praticamente ovunque e in qualsiasi momento senza correre il rischio di intaccare la qualità dell’immagine.

B O R D O B R I N , F O T O G R A F O S P O RT I V O •

v i a g g i a i n t u t t a E u ro p a l a v o r a n d o per periodici di motori, quotidiani e Playboy

segue, fra l’altro, la Formula 1, il Dakar Rally e la Dubai Desert Challenge

Il corpo in lega di magnesio, la protezione dagli spruzzi d’acqua e il design ergonomico completano le caratteristiche della E-1 di Olympus, uno strumento di lavoro perfetto per un intenso uso quotidiano. Lo standard QuattroTerzi determina una qualità dell’immagine senza precedenti. Per la prima volta sono stati utilizzati obiettivi progettati specificatamente per un sensore digitale. Grazie alla loro elevata velocità, alla costruzione praticamente telecentrica e alla massima risoluzione, riescono a massimizzare le potenzialità del CCD Full Frame Transfer. Sono perfetti per il lavoro di Bor dal momento che lo standard QuattroTerzi dimezza le dimensioni degli obiettivi ZUIKO DIGITAL riducendone notevolmente il peso rispetto ai convenzionali obiettivi 35 mm. Se, come Bor Dobrin, desideri prestazioni al top, il Sistema Olympus E è la tua scelta. www.olympus-pro.com IL FILTRO SUPERSONIC WAVE È POSIZIONATO DIRETTAMENTE DI FRONTE AL SENSORE. È AZIONATO DA UN GENERATORE CHE PRODUCE VIBRAZIONI ULTRASONICHE PER RIMUOVERE LE PARTICELLE DI POLVERE IN UN TEMPO RIDOTTISSIMO.

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OLYMPUS E-1


M

amma. A Ivrea c’è una mamma che non aspetta più il ritorno a casa del figlio. E c’è una fidanzata che in poche settimane ha visto i propri sogni infranti da una terribile sentenza. Sopravvivere ai propri figli è certamente il dolore più grande che si possa immaginare. Essere trafitti e traditi dalla vita nel momento in cui si sta costruendo la propria felicità è una crudeltà. Oggettivamente distanti da tale coinvolgimento diretto, ma soggettivamente colpiti nell’intimo, dalle nostre postazioni professionali noi amici di Stefano Mongiovetto, prematuramente rapito dall’implacabile signora a soli trentacinque anni (troppo pochi! maledizione!), ci sentiamo commossi e coinvolti. Torniamo alla nostra vita quotidiana con un peso nel cuore e un vuoto che riteniamo incolmabile. Poi il Tempo, con la propria elasticità, lenirà i nostri tormenti, e affiorerà la serenità di piacevoli istanti trascorsi insieme, dagli anni in cui Stefano Mongiovetto ha agito con Nital/Nikon ai più recenti anni di Fuji Film. Anche se impoveriti, noi saremo comunque ricchi della sua frequentazione, della sua amicizia, che giorno dopo giorno si ingigantirà nel nostro ricordo. Per una mamma e una fidanzata non ci sarà alcun ritorno alla normalità. Come alla fine di un terribile conflitto, ci sarà solo il “dopo”. E di questo non riesco a darmi pace. Sulle mie deboli spalle mi carico pesi enormi. Non vivo per me, non ne sono capace, ma di tutto ciò che mi circonda, o anche solo mi sfiora per un istante, e sono perennemente visitato dai fantasmi dell’esistenza. Non devo aspettare la fine della mia giornata (quella di Stefano è stata crudelmente breve) per essere punito per la mia gentilezza. Mi basta scorrere la giornata per soffrire. Vorrei avere il potere magico di annullare i dolori altrui, le sofferenze e gli incidenti, per lasciare spazio solo alla felicità che ciascuno di noi merita dal momento che mette piede al mondo. Vorrei sacrificare la mia giornata per quella altrui, e non poterlo fare aggiunge dolore al male, infelicità alla sofferenza. Grande? La grandezza di Stefano sta nel fatto che non era certo il migliore di noi, né migliore di nessuno di noi. Diamine, era come noi! Spero tanto che prima di lasciarci abbia commesso errori, abbia avuto dubbi, sia stato colto da momenti d’ansia e da apprensioni, in dosi equivalenti alle

Roma, 25 aprile 2004: con Stefano.

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nostre: almeno di questo, la vita non può averlo defraudato. Non sempre sono stato d’accordo con lui, pur ammirando l’originalità del suo modo di intendere il marketing fotografico. E proprio questi incontri rappresentano la cifra di una normalità che adesso ci sconvolge (mi sconvolge). Intensamente, nei primi momenti dall’inatteso annuncio della morte di Stefano, minato da un male che tutti speravamo (volevamo sperare) superasse, ciascuno di noi è stato vicino agli amici comuni. Tutti ci siamo fatti forza a vicenda; chi volando alto sulle condizioni reali, chi affrontandole con coraggio e determinazione. In quelle prime ore, l’amico Lello Piazza mi ha trasmesso un passaggio da Il tè nel deserto di Paul Bowles. Tra noi, spesso ci segnaliamo riflessioni che riprendiamo dalle nostre letture. A volte si tratta di osservazioni che possiamo declinare nello svolgimento dei rispettivi impegni, che definire soltanto professionali è riduttivo. Altre volte di parole che aiutano a guardare in faccia il Mondo. Questo passaggio appartiene alla seconda categoria. È devastante, ma inevitabile. Scrive Paul Bowles: «La morte è sempre in cammino, ma il fatto che non sai quando arriverà sembra togliere importanza al fatto che la vita è limitata. È proprio quella terribile inesorabilità che noi tanto detestiamo. Ma poiché non sappiamo, finiamo per pensare alla vita come a un pozzo inesauribile. Eppure ogni cosa accade soltanto un certo numero di volte, e un ben piccolo numero, in effetti. Quante volte ricorderai un certo pomeriggio della tua infanzia, qualche pomeriggio che sia così profondamente parte del tuo essere per cui tu non possa concepire la vita senza quelle ore? Forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderai sorgere la luna piena? Forse venti. E tuttavia tutto sembra senza limiti». Ora tutto è successo. Stefano l’abbiamo salutato venerdì 9 luglio, pochi giorni dopo la sua sconfitta definitiva. Eravamo in tanti, eravamo tutti commossi: affetti familiari, legami sentimentali, amici di sempre e amici avvicinati negli anni della professione. Mestamente, dall’abitazione di Ivrea abbiamo camminato fino alla chiesa dell’ultima cerimonia. Non ci sono state parole di circostanza, non c’è stata retorica. Fantasmi, ciascuno di noi era solo nella folla, solo con i propri ricordi e i propri sentimenti. Ciascuno di noi ha ripassato i momenti comuni, tra ufficialità dei ruoli e piacere di una amicizia sincera e profonda. Ciascuno di noi ha maledetto ciò in cui crede, senza trovare giustificazione all’accaduto. Il Tempo, forse, servirà a capire. Ognuno abbia il proprio Tempo. Ma nessun Tempo ci può convincere che esista una qualsiasi giustizia nell’essere colpito nel pieno della propria Vita, nel pieno dei propri Entusiasmi, al colmo delle proprie Visioni e Speranze. Se è vero quanto ho letto anni fa, nessuno muore finché sopravvive nel cuore di qualcuno. Siamo in tanti a tenere in vita la fiamma accesa di Stefano, che abbiamo salutato venerdì 9 luglio, in un pomeriggio senza Tempo. Maurizio Rebuzzini PS. È sempre doloroso scrivere il ricordo per la scomparsa di un amico. Questa volta è stato doppiamente doloroso, perché Stefano Mongiovetto, Mongio per gli intimi, era complice di un mio gioco nascosto tra le pieghe di ogni editoriale. Rivelandoglielo, anni fa, non pensavo che un giorno l’avrei declinato in sua memoria. Oggi l’ho fatto. M.R.

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studiotto firenze

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Notizie

PROGETTO FOTOGRAFICO

F

Fotografo di grande spessore, noto soprattutto per particolari visioni della natura, tra le quali segnaliamo la significativa raccolta La Terra vista dal cielo, pubblicata in Italia da Mondadori, il francese Yann Arthus-Bertrand è presidente dell’Associazione 3P - Photographes pour un Projet Photographique. Scopo dell’Associazione è il finanziamento di reportage che trattano dell’uomo e del mondo che lo circonda. Per questo, tra le iniziative dell’Associazione c’è una vendita all’asta di fotografie donate per l’occasione da grandi fotografi internazionali. Alla fine dello scorso anno, una prima sessione di vendita ha riscosso un lusinghiero successo, e quest’anno si replica. Trecento fotografie vengono proposte e presentate sul sito www.

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3ppp.org in significativo anticipo sulla vendita all’asta in Internet, programmata dal 25 novembre al 5 dicembre. Tra gli autori che hanno già aderito all’iniziativa si segnalano Peter Lindbergh, Sarah Moon, Sebastião Salgado, George Rodger, Martine Franck e, ovviamente, Yann Arthus-Bertrand. Si prevede di raccogliere centocinquantamila euro, per aiutare dei fotografi a realizzare efficaci ed energici reportage, soste-

Dall’asta organizzata da Association 3P, fotografie di Laurent Monlaü, Olivier Dassault, Rik Van Lent, Noël Quidu, Maher Attar e Nicolas Reynard.


Notizie

nendoli finanziariamente per un periodo che va dai sei mesi a un anno. Durante la vendita, le fotografie vengono esposte al parigino Hôtel Libéral Bruand, 1 rue de la Perle. Sono previste otto borse di studio. I candidati devono presentare la domanda di ammissione al comitato artistico dell’Associazione 3P, comprensiva di biografia. È altresì richiesto un portfolio composto da dieci a venti fotografie in formato compreso tra 18x24 e 30x40cm (non sono accettate diapositive, né fotocopie), eventuali libri pubblicati o CD prodotti. Ovviamente, il candidato deve anche presentare un progetto di reportage in forma dettagliata. Per ogni informazione e per la propria candidatura ci si rivolga a Association 3P - Photographes pour un Projet Photographique, 30 rue des Favorites, 75015 Paris, Francia (0033-148429246, fax 0033-1-48420800; www.3ppp.org, evelyne.chevallier@3ppp.org). A.G.


À LA CARTE. Non è una nuova Leica, né standard né celebrativa, ma un programma annunciato che permetterà a ciascuno di personalizzare la propria Leica. Per tempo, sul sito www.leica-italia.it verranno codificati i termini dell’iniziativa. A partire dalle configurazioni base Leica M7 e Leica MP, si potranno selezionare finiture personalizzate, per arrivare alla dotazione tecnica desiderata. Le opzioni verranno al più presto definite, ma già da ora si può ipotizzare un percorso. 1. Quale Leica M desideri? Leica M7 o Leica MP (in due versioni, con bottone di riavvolgimento standard o con leva di riavvolgimento tipo M7). 2. Quale finitura preferisci? Cromata, nera o nera laccata. 3. Tre proposte per le incisioni sulla parte superiore: una, di serie con le indicazioni “M7” o “MP”; due, senza alcuna incisione; tre, con i logotipi “Leica”. 4. In ogni corpo macchina, le leve e i comandi possono essere di finitura diversa/opposta [stile “Leica Panda”]. 5. Sono previsti tre rivestimenti in materiale sintetico e nove in pelle, di diverso colore e differente trama. 6. Mirino 0,72x, 0,58x o 0,85x. 7. Per ogni mirino si possono avere diverse cornici di inquadratura; 0,58x: l’esistente 35, 50/75, 28/90mm oppure la ridotta 35, 50, 28/90mm; 0,72x: l’esistente con combinazione 35/ 135, 50/75, 28/90mm oppure la ridotta 35/135, 50, 28/90mm oppure la minimale 35, 50, 90mm; 0,85x:

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l’esistente 35/135, 50/75, 90mm oppure la ridotta 35/135, 50, 90mm. 8. Incisioni personali/personalizzate sulla parte superiore del corpo macchina. 9. Combinazione con accessori e obiettivi coordinati. E altro ancora: a ciascuno, la propria Leica in configurazione unica. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI).

La Rollei dt4200 ha un monitor TFT da 1,6 pollici, dai colori brillanti, più grande rispetto ai modelli precedenti, che assicura una migliore visione delle immagini e del menu, anche in presenza di luce solare molto forte. Per migliorare la propria funzionalità e praticità d’uso, presenta la ghiera multifunzione sul lato superiore, in una posizione accessibile che al tempo stesso la preserva da urti e spostamenti accidentali. La Rollei dt4200 consente, poi, di realizzare filmati audio-video. Grazie alla presenza nel corpo macchina di un microfono e di un altoparlante integrati, si può aggiungere una base audio o un proprio commento alle riprese video effettuate. (Mafer, via Brocchi 22, 20131 Milano).

FOTOGRAFIA E ALTRO. Fotografie, filmati, commenti vocali che possono essere riascoltati direttamente grazie all’altoparlante integrato. La compatta digitale Rollei dt4200 soddisfa le richieste di utenti multimediali. Caratterizzata da un sensore solido CCD da 4,24 Megapixel (con risoluzione massima 2720x2040 pixel), è dotata di zoom 3x 5,817,4mm f/2,8-4,8 (con escursione focale equivalente alla variazione 35-104mm nel formato fotografico 24x36mm). Per gli utenti più esperti, molte delle impostazioni automatiche possono essere regolate manualmente: per esempio, il bilanciamento del bianco, la compensazione dell’esposizione, la sensibilità Iso, le modalità flash.

FINEPIX AVANTI. La compatta digitale Fuji FinePix F710 nasce dal precedente modello FinePix F700. L’attuale nuova configurazione adotta il sensore Super CCD SR di quarta generazione da 6,2 milioni di pixel effettivi, per immagini delle dimensioni di 2832x2128 pixel (FOTOgraphia, aprile 2003). Il Super CCD SR presenta una particolare configurazione che produce una gamma dinamica all’incirca quattro volte più ampia rispetto al CCD precedente. Con dimensione da 1/1,7 di pollice, il nuovo Super CCD SR vanta 6,7 milioni di pixel totali (3,35 milioni di pixel S e 3,35 milioni di pixel R), garantendo una perfezione nella riproduzione dei dettagli, delle luci e dell’incarnato. Come tutte le compatte digitali della serie Fuji F, il design della FinePix F710 si contraddistingue per l’originalità della forma, l’eleganza delle rifiniture e la praticità dei co-

mandi, che consentono un utilizzo di immediata comprensione. Anche le caratteristiche che contraddistinguono il cuore della nuova FinePix rispondono ai canoni della fotografia di alto livello. Ne è un esempio lo zoom ottico Fujinon 4x (la cui escursione equivale alla variazione 32,5-130mm nel formato fotografico 24x36mm, riferimento d’obbligo), che garantisce alte prestazioni sia nella selezione grandangolare sia in avvicinamento tele. A seguire, si aggiunge l’opportunità di utilizzare anche lo zoom digitale 2,2x e la possibilità di scegliere la sensibilità fino a 1600 Iso. Oltre le semplificazioni automatiche, molteplici modalità di regolazione personalizzata soddisfano i fotografi più esperti: con la funzione “Scene Position” si può scegliere tra quattro tipi di ripresa, oppure è possibile sfruttare la funzione “scatto continuo”, in base alle necessità. La Fuji FinePix F710 consente di realizzare filmati video in formato AVI (Motion Jpeg), con qualità 640x480 pixel, della durata di circa 7,4 minuti (con suono e con xD-Picture card da 512Mb). I video clip realizzati possono essere immediatamente rivisti sul nuovo ampio monitor LCD da 2,1 pollici, per una osservazione ancora più nitida e dettagliata delle immagini. (Fujifilm Italia, via De Sanctis 41, 20141 Milano).

CREATIVITÀ POLAROID. Per semplificare la realizzazione di interventi creativi sulla pellicola a sviluppo immediato Polaroid a strappo è stato confezionato il Polaroid Creative Photography Kit. Una dotazione tecnica dedicata semplifica la rea-


Notizie

lizzazione di una delle più popolari tecniche arbitrarie della fotografia immediata. Contiene tutto ciò che serve per realizzare Trasferimenti e Distacchi dell’Emulsione, ad eccezione delle pellicole e dell’apparecchio fotografico (dotazione individuale). Non manca un manualetto di istruzioni, utile nel primo approccio con queste particolari lavorazioni. Il Polaroid Creative Photography Kit è composto da due vaschette in plastica, un rullo spremicopie in gomma, una selezione di carte d’acquarello, un termometro, pinze, timer e un foglio di acetato. (Polaroid Italia, via Piave 11, 21051 Arcisate VA).

SCANSIONE DOMESTICA. La gamma di scanner Epson si arricchisce della configurazione Perfection 2480 Photo. Facile da

usare, è pensato per l’utente di base che desidera acquisire pellicole nella comodità della propria casa. Utilizzabile senza specifiche competenze, lo scanner offre una risoluzione elevata, una agevole funzione di restauro fotografico e una alta velocità di scansione delle pellicole. L’Epson Perfection 2480 Photo acquisisce con la risoluzione di 2400x4800 dpi, che consente di creare stampe di qualità fotografica fino al formato A3 (42x29,7cm) da pellicola 35mm, negativa o diapositiva. Inoltre, integra un software che consente di restaurare immagini deteriorate, grazie alle funzioni integrate di ricostruzione del colore e rimozione della polvere. L’interfaccia standard USB 2.0 HiSpeed per scansioni rapide è compatibile con lo standard USB 1.1. In dotazione i soft-

ware Epson Scan, ArcSoft PhotoImpression 5 (per elaborazione creativa dell’immagine) e Abbyy FineReader 5 Sprint. (Epson Italia, via Viganò De Vizzi 93-95, 20092 Cinisello Balsamo MI).

ASFERICO. Anche la focale standard Leica 50mm approda al disegno ottico apocromatico, applicato al progetto di alta luminosità relativa Summilux-M 50mm f/1,4 Asph. Rispetto la configurazione precedente, l’attuale interpretazione è completamente rinnovata, appunto a partire dall’impiego di una superficie ottica asferica, che garantisce prestazioni fotografiche ancora migliorate, con una correzione ottimale di ogni aberrazione residua. Allo stesso momento, il Leica Summilux-M 50mm f/1,4 Asph è il primo obiettivo per

Leica M a telemetro comprensivo di gruppo ottico flottante, l’ultimo del disegno di otto lenti in cinque gruppi, che si accomoda in relazione alla distanza di messa a fuoco, per assicurare la più pertinente combinazione a ogni distanza di ripresa, a partire dalla fotografia a distanza ravvicinata. L’omogeneità della resa fotogra-


fica su tutto il campo immagine, dal centro fino ai bordi del fotogramma, a partire dall’accomodamento minimo di 70cm, è garantita dall’impiego di vetri ottici ad alta rifrazione abbinati a due elementi a dispersione anomala del colore, frutto della ricerca dei laboratori Leica. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI).

PER DIGITALI. La copertura ottica degli zoom Sigma 18125mm f/3,5-5,6 DC e 2460mm f/2,8 EX DG, il primo di sostanziosa escursione focale 6,9x e il secondo con confortevole alta apertura relativa f/2,8, è dedicata ai sensori di acquisizione digitale delle reflex a obiettivi intercambiabili di ultima generazione, di dimensioni inferiori al fotogramma fotografico 24x36mm. Entrambi adottano lenti SLD (Special Low Dispersion) a basso indice di dispersione e lenti asferiche in vetro, che assicurano risultati di alto livello a ogni selezione focale e a tutte le distanze di accomodamento, rispettivamente dalla messa a fuo-

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co minima di 50cm e 38cm. Composto da quindici lenti in quattordici gruppi, con scala dei diaframmi fino a f/22, il Sigma 18-125mm f/3,5-5,6 DC è sostanzialmente compatto e leggero (lunghezza 77,7mm, diametro massimo 70mm e peso 1385g) e adotta filtri di diametro 62mm. Punti di forza dello zoom Sigma 24-60mm f/2,8 EX DG, di piccole dimensioni (83,6 per 84,5mm, 555g), sono l’apertura relativa f/2,8 costante e la particolarità del disegno ottico di sedici lenti in quindici gruppi, comprensivo di quattro lenti asferiche, una in vetro ottico, le altre tre di costruzione ibrida vetro/sintetico, che assicurano alte prestazioni in una escursione zoom confortevole in numerose applicazioni fotografiche. Un nuovo trattamento delle lenti riduce il flare e le immagini fantasma, due dei maggiori difetti che si riscontrano nella fotografia digitale. Inoltre offre una perfetta resa dei colori. Il sistema di messa a fuoco interna consente sia l’adozione di paraluce sagomato sia il corretto impiego di filtri orientati, come il polarizzatore circolare. Il blocco Zoom Lock Switch impedisce il passaggio accidentale da una focale all’altra. In montatura fissa Canon, Minolta, Nikon, Pentax e Sigma. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI).

VIDEOCAMERE. Grazie al sensore da 2,2 Megapixel e a un processore con elaborazione separata dei segnali, le due nuove videocamere digitali Canon MVX30i e MVX35i, dotate di zoom ottico 10x, sono autentici prodotti multimediali. Vantano la piena funzionalità fotografica, che

comprende un filtro a colori primari RGB, flash incorporato, capacità di registrazione delle fotografie in una memoria dedicata durante le riprese e processore Digic DV. Il Led video incorporato nella MVX35i è quattro volte più potente del modello precedente e consente di ottenere colori perfetti anche in condizioni di assenza di luce. Inoltre, un diffusore anulare permette di diffondere luce al fine di evitare le ombre nelle immagini riprese a distanza ravvicinata. La nuova funzione Skin Mode riproduce i toni dell’incarnato in modo più caldo e naturale rispetto al passato, mentre il nuovo circuito audio integrato offre qualità del suono digitale, funzione antivento e livello audio regolabile. Entrambe le nuove videocamere dispongono del pulsante Stampa/Condivisione con cui si ottengono stampe su carta senza bisogno del personal computer, attraverso collegamenti dedicati PictBridge o Direct Print. La Canon MVX35i registra filmati in formato Mpeg4 direttamente sulla scheda di memoria SD per un più semplice trasferimento al computer. Entrambi i modelli sono dotati di modalità di registrazione 16:9 ad alta risoluzione e di streaming in tempo reale con collegamento via IEEE1394 FireWire e USB 2.0 High Speed (quest’ultima interfaccia è presente

solo sulla MVX35i). Le videocamere sono anche munite di schermo LCD particolarmente ampio: 2,5 pollici con risoluzioni di 213.000 pixel per la MVX35i e 123.000 pixel per la MVX30i. (Canon Italia, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI).

OBIETTIVI PER H1. Doppia novità ottica in casa Hasselblad H1, la reflex medio formato 4,5x6cm nata per fotografia tradizionale e acquisizione digitale di immagini, rispettivamente con magazzini portapellicola a rullo 120/220 e dorsi dedicati (FOTOgraphia, novembre 2002). Anzitutto si segnala l’arrivo del nuovo medio Hasselblad HC 120mm f/4 Macro, con messa a fuoco da 39cm, per una corrispondente area inquadrata 41,5x56mm (rapporto di riproduzione 1:1). Dotato di scala di diaframmi che chiude fino a f/45, accomoda su tutte le distanze di ripresa sia in autofocus sia in messa a fuoco manuale. A seguire, si rende disponibile l’anello adattatore dedicato per usare gli obiettivi Carl Zeiss CF, CFE, CFi e CB del sistema Hasselblad 6x6cm sul corpo macchina Hasselblad H1. Nell’impiego è mantenuta l’indicazione elettronica di messa a fuoco all’interno del mirino e si possono sfruttare tutti i tempi di otturazione del-


www.photo.it

Attrezzature e materiali per la fotografia digitale e professionale via Stradivari 4 (piazza Argentina 4), 20124 MILANO Tel. (02) 29405119 - Fax (02) 29406704 LunedĂŹ: 15,00-19,30 MartedĂŹ - Sabato: 9,00-12,30 - 15,00-19,30


di pieni; il winder di avanzamento automatico della pellicola dopo lo scatto consente anche sequenze continue di ripresa, mantenendo premuto il pulsante di scatto. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI).

l’otturatore centrale, compresa la posa B. Con gli obiettivi Carl Zeiss CFE, dotati di contatti elettrici nella baionetta posteriore, si può selezionare la lettura a priorità dei diaframmi, visualizzando il tempo di otturazione nel mirino, da impostare manualmente sull’obiettivo. Gli obiettivi Carl Zeiss CF e CFi richiedono la chiusura manuale del diaframma per la lettura esposimetrica. (Fowa, via Tabacchi 29, 10132 Torino).

PER HOME THEATRE. Una li-

CON ZOOM. Derivata dalla

RICARICA UNIVERSALE. Il caricabatterie Hama 47015 è compatibile con batterie al Litio adottate da molti sistemi fotografici e digitali: Canon, Casio, Fuji, Kodak, Konica, Kyocera, Minolta, Nikon, Olympus, Panasonic, Pentax, Polaroid, Ricoh, Sony, Sharp, Toshiba. È dotato di ricarica automatica e ha un Led per il controllo dello stato di ricarica della batterie; autoregolato, si disattiva automaticamente alla ricarica, evitando sovraccarichi di energia. L’unità base da 3,6-7,2V si converte a 3,6V con la piastra dedicata in confezione; con il cavo da 12V si collega all’accendino delle automobili. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI).

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dotazione originaria CM (FOTOgraphia, dicembre 2003), la nuova Leica CM Zoom presenta prestazioni fotografiche incrementate. È una elegante compatta dotata di Leica Vario-Elmar 35-70mm f/3,5-6,5 ad alte prestazioni. Quindi, si confermano i valori della versione Leica CM con Leica Summarit 40mm a focale fissa, a partire dalla rigorosa progettazione e produzione “Made in Germany” e dall’estetica che richiama le prestigiose Leica M a telemetro. Efficace compatta con obiettivo zoom di agevole escursione focale, la Leica CM Zoom è dotata di automatismo di esposizione che può essere regolato in Program, in automatismo a priorità dei diaframmi e automatismi dedicati alla combinazione flash (fill-in per correzione del controluce, prelampo anti occhi rossi, sincronizzazione slow sui tempi lunghi di otturazione, sincronizzazione sulla seconda tendina). In alternativa, per interpretazioni personali della ripresa fotografica, la regolazione manuale dei valori di esposizione si avvale del controllo visivo attraverso il mirino. Ancora, la Leica CM Zoom conferma la misurazione esposimetrica su due aree, con prevalenza al centro e riconosci-

mento automatico del controluce. La rilevazione esposimetrica è riferita a pellicole di sensibilità compresa tra 25 e 5000 Iso, con riconoscimento automatico DX. Volontariamente, la misurazione può essere corretta entro l’intervallo più/meno 2EV, con progressioni di terzi di diaframma. L’obiettivo di ripresa Leica Vario-Elmar 35-70mm f/3,56,5 (sette lenti in sei gruppi) è combinato a un autofocus passivo a rivelazione di fase; oppure, in alternativa, la messa a fuoco della Leica CM Zoom può essere regolata manualmente: sempre da 70cm all’infinito. L’otturatore ha una gamma di tempi estesa da 1/500 di secondo a 99 secon-

nea completa di supporti per Home Theatre arricchisce l’offerta tecnica di Hama, produttore specializzato nell’infrastruttura a uso fotografico e dintorni. Si parte con un supporto da soffitto per videoproiettore, che permette di guadagnare spazio; è composto da quattro bracci a vite, è ruotabile di 360 gradi ed è adatto per pesi fino a 10kg. Il supporto da muro per monitor LCD è in accordo alle normative VESA; è ruotabile e inclinabile e sorregge fino a 15kg. Sempre a norma VESA, il supporto da muro per monitor LCD con braccio girevole sorregge fino a 15kg. Infine, il supporto per mini casse è adatto per l’effetto sorround nell’Home Theatre. Il set consiste in due supporti ad altezza orientabile fino a 123 centimetri; i cavi sono all’interno della base, ogni supporto può sorreggere fino a 5kg. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI).



Notizie

AGFA IN BIANCONERO/2

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Già lo scorso dicembre 2003, presentando le dodici tavole mensili del calendario Agfa 2004, illustrato con fotografie affermatesi e segnalate al concorso fotografico Azione, emozione e ricordi, organizzato e svolto dalla casa tedesca, abbiamo avuto modo di sottolineare un certo impegno aziendale “controcorrente”. Replicato, il concorso Agfa riservato a fotografie in bianconero

conferma, ribadendolo, il concreto valore linguistico di questa rappresentazione, momento particolare e discriminante della comunicazione visiva nel proprio complesso. Come abbiamo spesso sottolineato, e come è dovere sottolineare in ogni occasione opportuna, forte dei propri connotati di tono, che ne definiscono il linguaggio, la fotografia bianconero interpreta la realtà in contrasti tra ombre e luci, in contrapposizioni di chiaro-scuro, che svelano il soggetto raffigurato secondo volontarie scelte del fotografo, che si riserva -appunto- di convertire la semplice raffigurazione in cosciente rappresentazione da offrire al pubblico. E questo arbitrio è ingrediente fondamentale della Fotografia: distingue il semplice scattare fotografie dall’essere autenticamente e coscientemente fotografo. Tra milleottocento fotografie pro-

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Terzo premio al concorso fotografico Agfa bianconero, intitolato Move it: fotografia di Christian Bassot (Francia).

Primo premio: fotografia di Michael Gonzales (Stati Uniti).

Secondo premio: fotografia di Rodrigo Lobo Pereira da Costa (Brasile).

venienti da cinquantadue paesi, la giuria del Secondo concorso fotografico Agfa bianconero, intitolato Move it, ha assegnato i tre primi premi allo statunitense Michael Gonzales (a sinistra), al brasiliano Rodrigo Lobo Pereira da Costa (in basso) e al francese Christian Bassot (qui a destra). Ognuno riceve una macchina fotografica Hasselblad 501CM, e per un anno le fotografie vincitrici sono pubblicate sulle confezioni di vendita della carta bianconero Agfa Multi-contrast, assicurando ai fotografi una notevole visibilità. A seguire, assieme altre nove segnalate, queste immagini illustrano il Calendario Agfa 2005. Una ulteriore selezione di trenta soggetti è allestita in mostra alla Art Galerie di Colonia, in Germania, e presentata sul sito www.agfa.com/photo/multicontrastcompetition. Philip Rathmer, membro della giuria, ha motivato la scelta delle tre fotografie vincitrici: «L’immagine di Michael Gonzales, piena di forza del pugile al centro dell’inquadratura, ci ha molto colpiti. La composizione e il forte contrasto portano l’attenzione direttamente all’elemento essenziale: il braccio pronto a colpire. «Nel caso, invece, della seconda fotografia vincitrice, di Rodrigo Lobo Pereira da Costa, è la sottile composizione ad aver affascinato la giuria. In questa immagine, il mo-

vimento parte dai bambini, che danzano e giocano, non curanti dell’ambiente ostile, con il punto focale sul bambino che salta al centro e la profonda prospettiva. «Infine, nella fotografia di Christian Bassot è come se il corpo e la pietra si fossero fusi in una scultura. Tuttavia le gambe che puntano verso il cielo dimostrano che non è così: solo un movimento artistico può spiegare la bizzarra posizione». A.G.



Notizie

AUTUNNO IN LOMBARDIA

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Arrivato alla quarta edizione, l’appuntamento annuale Foto & Photo di Cesano Maderno, in provincia di Milano, conferma la propria personalità di Festival della fotografia. Con la direzione artistica di Enrica Viganò, la manifestazione si è affermata a livello internazionale: accolta nell’Associazione Festival of Light, che riunisce gli eventi fotografici europei, ha avuto passerelle di prestigio nell’ambito di PhotoEspaña e del Festival della fotografia di Madrid. In collaborazione con il locale Assessorato al Turismo e Cultura, l’attuale edizione 2004, dal 25 settembre al 21 novembre, presenta una qualificata serie di otto mostre, esposte in spazi pubblici e privati della cittadina lombarda. Il prestigio e l’alto profilo delle proposte con cui si delinea Foto & Photo risiede proprio nella capacità di non limitarsi a considerare un unico aspetto della fotografia, ma spaziare tra i vari generi: dal reportage alla documentazione sociale, per arriva-

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re alla fine-art photography. Unico e irrinunciabile vincolo rimane l’alta qualità delle immagini, grazie alla quale questo appuntamento autunnale si è guadagnato i riconoscimenti internazionali appena ricordati. Allo stesso momento, il Festival ha sollecitato l’amministrazione pubblica di Cesano Maderno a impegni fotografici distribuiti nel corso dell’anno. Le eleganti sale di Palazzo Arese Borromeo hanno ospitato mostre fotografiche di alto livello, come l’antologica di Sebastião Salgado e la retrospettiva Cuba: 100 anni di fotografia (FOTOgraphia, aprile 2000). Lo stesso palazzo secentesco è la sede ideale di Foto & Photo, attorno cui fanno cornice gli altri spazi espositivi: la Biblioteca Civica, il Cinema-Teatro Excelsior, l’Associazione Magister Ludi e, da quest’anno, anche la Palazzina Carcano (Quindicesimo secolo) e la Chiesa di Sant’Antonio e dei Santissimi Angeli Custodi, entrambe appena restaurate. Manifestazione fortemente radicata sul territorio, Foto & Photo 2004 scandisce due tempi coincidenti: oltre le otto mostre in cartellone, sono previsti/organizzati

(in basso, a sinistra) Anna Halm Schudel: Iris, dalla serie Fleurs.

Immagine portante di Foto & Photo 2004, che compare sulla copertina del catalogo e su ogni materiale promozionale: Duane Michals (a sinistra) fotografa Joel Gray; Joel Gray fotografa Duane Michals.

eventi collaterali e il definito Festival Off, che in questa quarta edizione acquisisce nuove sedi in luoghi non convenzionali della città, come bar, ristoranti, negozi. Le Serate speciali sul tema della fotografia, in programma a ottobre, costituiscono un ulteriore motivo di richiamo per gli appassionati. Come tradizione, anche la quarta edizione di Foto & Photo propone una immagine-simbolo, che compare sulla copertina del catalogo e su ogni materiale promozionale della manifestazione (qui sotto). Si tratta di una fotografia scattata espressamente per l’occasione da Duane Michals, uno dei fotografi più importanti dell’avanguardia statunitense: in contrapposizione speculare, nell’inquadratura appaiono lo stesso Duane Michals (a sinistra) che fotografa Joel Gray, e Joel Gray (a destra) che fotografa Duane Michals. Tutte le esposizioni sono localizzate a Cesano Maderno, in provincia di Milano: dal 25 settembre al 21 novembre (0362-513545; www.cesano.com, cultura@cesano.com). ❯ Chema Madoz: Il sogno degli oggetti. A cura di Enrica Viganò, 80 fotografie, libro di riferimento


Notizie

Objectos 1990-1999 (Museo Reina Sofia, Madrid 1999). Palazzo Arese Borromeo. Chema Madoz è uno degli autori più importanti e peculiari del panorama della fotografia spagnola contemporanea. L’alone di surrealismo e l’intelligenza della beffa che caratterizzano le sue straordinarie composizioni conferiscono al suo lavoro una forte personalità (qui sopra). ❯ Duane Michals: Sequenze. A cura di Enrica Viganò, 75 fotografie, libro di riferimento The Essential Duane Michals (Bulfinch, 1997). Palazzo Arese Borromeo. «When you look at my photographs, you are looking at my

Chema Madoz: Madrid, 1990, dalla serie Il sogno degli oggetti.

(a destra) Fernando Moleres: dalla serie Il gioco rubato.

Ferdinando Scianna: Marpessa, da Donne e Madonne.

thoughts» (Quando guardate le mie fotografie, mi state guardando dentro/attraverso). Questa espressione contiene la chiave di lettura dell’intera opera di Duane Michals: un’opera che coincide, come accade in pochi autori, con la sua filosofia della vita. Quarant’anni fa, al tempo del suo esordio, questa osservazione era già alla base di immagini destinate a scardinare gli assiomi del linguaggio fotografico, rivoluzionandone forma e contenuto. ❯ Ferdinando Scianna: Donne e Madonne. 40 fotografie, libri di riferimento Feste religiose in Sicilia (1965; Premio Nadar) e Marpessa (1993). Biblioteca Civica, via Borromeo 5. Uno dei più grandi maestri della fotografia italiana. Nato a Bagheria, in Sicilia, Ferdinando Scianna studia le tradizioni e la cultura della sua isola, immortalandola in immagini che sono rimaste nella memoria collettiva. In uno stile che richiama il neorealismo degli anni Quaranta, l’autore utilizza la luce in maniera drammatica e barocca, per descrivere una regione con una forte tradizione culturale e religiosa, ma allo stesso tempo capace di assimilare la modernità. Queste immagini sono affiancate a quelle di Marpessa, icona della bellezza anni Ottanta, fotografata da Ferdinando Scianna per la moda. Donne e Madonne a confronto: una rilettura, tra sacro e pro-

fano, a distanza di trent’anni, ma che ritrova intatte le stesse atmosfere della magica cornice siciliana (in basso, a sinistra). ❯ Paula Luttringer: Il lamento delle mura. 15 dittici. Associazione Magister Ludi, via Dante 55. Argentina, vittima della dittatura militare, Paula Luttringer è riuscita a fuggire nel 1977, dopo cinque mesi di detenzione clandestina. Emigrata prima in Brasile e poi in Francia, nel 1992 è tornata nel suo paese di origine, dedicandosi completamente alla fotografia. Dal 2000 è impegnata nella realizzazione del grosso progetto Il lamento delle mura, presentato qui in anteprima. Quindici dittici che accoppiano una fotografia a un testo: la fotografia di un dettaglio del muro di una cella e il ricordo scritto di una donna che tra quei muri è stata torturata durante il regime militare. Per oltre tre anni, Paula Luttringer ha girato l’Argentina, incontrando settantacinque donne che hanno voluto condividere con lei i propri dolorosi ricordi di una femminilità violata, nell’intenzione di ricomporre lentamente un puzzle fatto di tante storie che formano la Storia. Un lavoro di ricerca e introspezione che non può che commuovere e indignare (a pagina 22). ❯ Anna Halm Schudel: Fleurs. A cura di Enrica Viganò, 15 fotografie. Palazzo Arese Jacini, piazza Arese. Non è facile trovare un nuovo modo di fotografare i fiori, forse uno

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Pedro Almodovar: dalla serie Hable con ella.

Maurizio Galimberti: Mestre, da Viaggio in Italia.

dei soggetti che più ha attirato l’obiettivo nella storia del mezzo fotografico. Eppure la fotografa svizzera Anna Halm Schudel ha individuato una nuova lettura, affascinante come un viaggio nel magico mondo dei colori e delle forme. L’autrice ha avvicinato la macchina fotografica al cuore dei fiori come se fosse una piccola ape in cerca del nettare. Poi ha stampato le immagini in grandi dimensioni, per spingere l’osservatore dentro a un dettaglio esploso nelle proprie forme, in quel vortice di linee che solo lontanamente richiamano il fiore originale (a pagina 20).

❯ Pedro Almodovar: Hable con ella. Mostra prodotta da Fnac España e El Deseo, 94 fotografie, libro di riferimento Hable con ella (Fnac España). Cinema Teatro Excelsior, via San Carlo 20. Pedro Almodovar da regista a fotografo. «Il mio interesse per la fotografia è nato ed è cresciuto in età matura, suppongo perché ora sono più consapevole del tempo e del potere che le immagini fotografiche hanno per afferrarlo e renderlo eterno». Per la prima volta, il grande regista spagnolo ha raccolto il materiale prodotto con la macchina fotografica con la quale ha esplorato, coPaula Luttringer: dalla serie Il lamento delle mura.

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me un voyeur, il proprio mondo cinematografico, re-inventando le proprie visioni. Soggetto è il suo film Hable con ella (Parla con lei), del quale ne rivela i retroscena (a sinistra). ❯ Fernando Moleres: Il gioco rubato. A cura di Grazia Neri e Elena Ceratti, 42 fotografie, libro di riferimento Il gioco rubato (Peliti Associati, 2000). Palazzina Carcano, via Garibaldi. Sono milioni i bambini del mondo cui ogni giorno viene rubato non solo il gioco, ma l’infanzia stessa. Bambini lavoratori, bambini guerrieri, bambini di strada. Mostra dedicata al tema dell’infanzia abbandonata e violata. Il lavoro minorile viene raccontato magistralmente attraverso le immagini di Fernando Moleres (rappresentato in esclusiva per l’Italia dall’Agenzia Grazia Neri): «Io fotografo le storie che non mi è toccato in sorte di vivere per nascita, ma che non cerco di ignorare e da cui ormai non posso prescindere. È mia intenzione concentrarmi solo su quello che credo sia realmente importante e per cui valga la pena vivere e lottare» (a pagina 21). ❯ Maurizio Galimberti: Viaggio in Italia. 15 fotografie, libro di riferimento Viaggio in Italia (Logos Books, 2003). Chiesetta di Sant’Antonio e dei Santissimi Angeli Custodi, via Borromeo. Autore che si esprime con la fotografia immediata polaroid. Proprio “a bordo di una scattante polaroid”, Maurizio Galimberti ha attraversato il nostro paese per scoprire luoghi, personaggi e attimi che lo rappresentino nelle proprie più intime manifestazioni. Un personale percorso attraverso il quotidiano del nostro mondo, fatto di oggetti, persone, silenzi e attimi magici (qui sopra). Alessandra Alpegiani



BOGEN IMAGING ITALIA

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Manfrotto Trading diventa Bogen Imaging Italia. Dal 1985 Manfrotto Trading gestisce la distribuzione in Italia dei prodotti del Gruppo Manfrotto, arricchiti da una ulteriore serie di rappresentanze di spessore per la fotografia e il video professionali. In un mercato in costante evoluzione e di respiro sempre più internazionale, il Gruppo Manfrotto modifica la propria personalità commerciale, adattandola alle nuove esigenze che si sono manifestate sia in Italia, sia nei paesi dell’Europa e del mondo intero. Con decorrenza dallo scorso luglio, Manfrotto Trading diventa Bogen Imaging, marchio nel quale si riconoscono tutte le società di distribuzione del Gruppo Manfrotto, presenti non solo in Italia ma anche in Francia, negli Stati Uniti e, dallo scorso gennaio, in Germania. Bogen Imaging è, quindi, il comune denominatore che si impegna a offrire nuove e fondamentali opportunità di crescita sia alle società di distribu-

zione, che continuano ad occuparsi a livello locale dei propri mercati di appartenenza, sia al Gruppo Manfrotto, che può così contare su una rete distributiva mondiale sempre più omogenea e capillare. In Italia, il passaggio da Manfrotto Trading a Bogen Imaging rappresenta un cambio di nome che aiuta a distinguere e identificare con più precisione il marchio “Manfrotto” dall’azienda commerciale che ne distribuisce i prodotti. Oltre i marchi Manfrotto, Avenger, Iff e Gitzo, di proprietà del Gruppo Manfrotto, Bogen Imaging Italia continua a distribuire in esclusiva i prodotti fin qui rappresentati dalla precedente Manfrotto Trading: Amabilia (valige e bauli professionali in alluminio e resina), Anton Bauer (batterie, caricabatterie e illuminatori portatili per telecamere), BDL-Autoscript (suggeritori elettronici professionali, software per teleprompting), BetterLight (dorsi digitali a scansione per apparecchi grande formato 4x5 pollici a banco ottico e/o folding),

Cambo (apparecchi grande formato a banco ottico e grandangolari), Clip & Go (sistema di bilanciamento della videocamera per riprese a mano libera), Crumpler (borse e zaini per attrezzature fotografiche, computer e tempo libero), Formatt (filtri professionali in vetro ottico e Video Matte-Box), Horizon (lentini/loupe con lenti acromatiche), H&M Software (software per archiviazione, gestione e ritocco immagini digitali), Kata (borse, protezioni e custodie per attrezzature foto-video e audio), Lastolite (pannelli diffusori e riflettenti, ombrelli, softbox, fondali in stoffa e accessori), Lee Filters (filtri professionali in resina e poliestere, portafiltri e paraluce per foto-video), Lumiquest (soft-box e diffusori per flash a slitta e a torcia), Luxmen (illuminatore portatile per telecamere), Megavision (dorsi digitali One-Shot per apparecchi medio formato), Photon Beard (illuminatori a luce fluorescente ad alta frequenza), Quantum Instruments (flash professionali portatili, ac-

cumulatori universali e radiocomandi), RoundShot (apparecchi panoramici 360 gradi a obiettivo rotante), Sekonic (esposimetri professionali per luce continua e flash), SpinTec (Rain Deflector System), Vinten (teste, treppiedi, pedestal, sistemi motorizzati e video, cinema e virtual set), Visual Plus (visori portatili ultrapiatti 5000K per diapositive).

All’interno di Bogen Imaging Italia operano le divisioni Foto e Video, create per soddisfare le esigenze specifiche di ciascun settore e organizzate per rispondere direttamente a qualsiasi tipo di richiesta. (Bogen Imaging Italia, via Livinallongo 3, 20139 Milano; 025660991, fax 02-5393954; www.bogenimaging.it, info@ bogenimaging.com). A.Bor.



CUSIO BAROCCO UMANITARIO

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Prezioso volume pubblicato da Oca Blu, casa editrice di Omegna, in provincia di Verbania, impegnata da anni nella promozione del proprio territorio, Cusio Barocco si segnala soprattutto per la specifica finalità. Pur essendo significativi e degni di profonda attenzione, i valori fotografici, che annotiamo più avanti, vengono dopo. Prima di tutto va rilevato l’aspetto sociale dell’iniziativa, nata dalla fattiva collaborazione di quattro Rotary Club locali: Orta San Giulio, Borgomanero-Arona, Pallanza-Stresa e Valsesia, guidati dall’Assistente del Governatore del Distretto 2030, dottor Maurizio Lanteri. Chiamati dal Governatore del Distretto 2030, professor Sebastiano Cocuzza, stimato pediatra di Bra, attivo da anni in Kenia, a progettare una iniziativa di solidarietà a favore dei bambini meno fortunati, i quattro Rotary Club si sono impegnati a realizzare un volume per renderlo strumento di raccolta di fondi attraverso la vendita, anziché procedere con un “semplice” pre-

lievo di denaro dalle casse dei Club. Alla presentazione pubblica, precedente l’attuale distribuzione libraria, Cusio Barocco ha permesso la raccolta di ventimila euro che, grazie a moltiplicatori rotariani, diventano cinquantaduemila e consentono l’acquisto di un sofisticato macchinario salvavita (per gli addetti ai lavori si tratta di un “amplificatore di brillanza”) destinato al North Kinangop Hospital di Kinangop, in Kenia (per ulteriori ragguagli sul progetto editoriale Cusio Barocco per Kenia Matching Grant: dottoressa Engarda Giordani; 0322-912380, fax 0322-920104; engardagiordani@virgilio.it). Cusio Barocco approfondisce i temi delle architetture barocche cusiane e dei territori confinanti, quali l’Isola Bella sul Lago Maggiore, il Sacro Monte Calvario di Domodossola, l’abitato di Craveggia in Val Vigezzo, sino a giungere al Sacro Monte di Varallo in Valsesia, magnificato quale luogo sacro per eccellenza. Nell’anno mondiale del barocco, un’analisi della presenza

Cusio Barocco, fotografie di Walter Zerla; testi di Carla Biscuola, Giuliano Landolfi, Firella Mattioli, Angelo Molinari, Matilde Pugnetti; Oca Blu Edizioni, via Cavallotti 14, 28888 Omegna VB (0323-641999; www.ocablu.it, info@ocablu.it); 240 pagine 30x30cm (120 di immagini e 84 di testi), cartonato con sovraccoperta; 60,00 euro.

Orta San Giulio: Villa Gippini.

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in queste terre di tale stile scenografico si pone quale primo, e a oggi unico, approfondimento sul tema, e contemporaneamente diviene strumento di promozione del territorio. Oltre l’edizione libraria, a partire dal 18 giugno le immagini sono pubblicate on-line sul sito www.magiachannel.it, testata giornalistica televisiva sul Web nota per i propri canali tematici dedicati a eventi di risonanza internazionale. Le fotografie di Cusio Barocco sono state realizzate da Walter Zerla, professionista con studio a Omegna (Verbania). Attivo nel campo della fotografia pubblicitaria, industriale e dell’editoria d’arte, Walter Zerla ha collaborato per la realizzazione di libri e calendari. Le sue immagini hanno illustrato i numerosi volumi sul Lago d’Orta e, in particolare, quelle del suo studio Forme d’Acqua, sono state esposte in


Notizie

Orta San Giulio: Chiesa parrocchiale dell’Assunta, particolare della Cappella Gemelli.

numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Per la realizzazione delle fotografie del libro Cusio Barocco, Walter Zerla ha impiegato più di tre mesi di lavoro, scattando circa cinquecento immagini dal cui insieme ne sono state scelte centoventi. Ha lavorato interamente in acquisizione digitale di immagini utilizzando due corpi Hasselblad 503CW con obiettivi Carl Zeiss Distagon CFE 40mm f/4, Distagon CB 60mm f/3,5, Planar CFE 80mm f/2,8, Sonnar CFI 150mm f/4 e Sonnar CFI 250mm f/5,6. In alcune situazioni fotografiche, soprattutto d’architettura, è stato impiegato l’Hasselblad Arc Body con gli obiettivi 35mm, 45mm e 75mm. L’acquisizione digitale è stata realizzata con dorso Sinar 54S (con sensore 38,8x50mm e una risoluzione di 22 Megapixel), applicato sia ai corpi Hasselblad 503 CW sia all’Arc Body. A.G.


ttivo a Bolzano da venticinque anni, il Circolo Fotografico Tina Modotti realizza mostre sia nella propria sede espositiva, nella centrale via della Roggia 22, dove si svolgono diverse attività fotografiche e dove è attiva anche una considerevole biblioteca, sia in spazi pubblici e privati della regione. Nel corso degli anni, il Circolo ha prodotto mostre di spessore, dando visibilità sia a fotografi emergenti sia ad autori affermati in campo nazionale e internazionale. Su richiesta è disponibile un CD illustrativo delle mostre allestite dal 2001: Circolo Fotografico Tina Modotti, via del-

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la Roggia 22, 39100 Bolzano; pp.leni@libero.it, francesconi@centroconsumatori.it. In autunno, il Circolo Fotografico Tina Modotti propone una significativa retrospettiva della fotografa statunitense Mary Ellen Mark, rappresentata in esclusiva per l’Italia dall’Agenzia Grazia Neri, considerata una delle maggiori esponenti del reportage contemporaneo. Per il proprio lavoro, Mary Ellen Mark ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali. Tra i premi ricevuti si segnalano il Robert Kennedy Award (due volte), la Leica Medal of Exellence, il Canon Photo Award, il World Press Photo, l’Infinity Award for

AMERICAN ODISSEY

The Damm Family in their car, Los Angeles, California, 1987.

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Journalism, il Victor Hasselblad Cover Award, il Creative Arts Award, il Cornell Capa Award (assegnato dall’ICP - International Center of Photography) e l’Erna&Victor Hasselblad Foundation Grant. Inoltre, il suo progetto mostra-libro American Odissey, in cartellone a Bolzano, ha ottenuto il Walter Annenberg Grant al proprio debutto al Philadelphia Museum of Art, nella primavera 2000. Il passaggio italiano di American Odissey di Mary Ellen Mark, esposizione prodotta dall’Hasselblad Center di Göteborg (Svezia), si inserisce nell’ambito del Mese della fotografia dedicato al reportage sociale, organizzato ogni an-

no a Bolzano in collaborazione con la Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio cultura, e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bolzano. In mostra oltre centoquaranta immagini scattate negli ultimi trentacinque anni. Insieme ad alcuni inediti sono presenti fotografie tratte dai maggiori lavori realizzati nel corso degli anni, da Streetwise a Beauty Pageants, da Rural Poverty a Texas Rodeos, da The Damm Family a Christian Bykers. Dal volume che raccoglie le immagini, riprendiamo la postfazione di Mary Ellen Mark, che commenta il proprio progetto fotografico. A.G.

A Bolzano viene esposto il compendioso lavoro fotografico condotto da Mary Ellen Mark attraverso gli Stati Uniti. Storie diverse, storie distribuite nel tempo, lungo l’arco di trentacinque anni, che rivelano pieghe umane di un ricco e affascinante continente, senza evitare l’attenzione sulle proprie stridenti contraddizioni

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uardandomi indietro, il mio lavoro in America si rivela oggi essere stato un lungo viaggio benedetto, un viaggio che mi ha portato ripetute volte da una parte all’altra del paese e che mi ha permesso di entrare nelle vite di innumerevoli persone. Dai poverissimi ai molto ricchi, sono stata testimone di alcune delle cose che rendono questo paese così straordinario. Ho fotografato persone ai concorsi di bellezza per bambini e nei locali per single, alle convention per gemelli e ai raduni del Ku Klux Klan. Ho incontrato persone meravigliose e persone terrificanti. Una cosa è sicura, con tutti i suoi alti e bassi, è sempre stata un’incredibile avventura. Puoi trovare ogni cosa in questo paese, qualcosa se ne va e qualcosa accade nuovamente. I miei viaggi attraverso l’America hanno definito la mia visione di fotografa. Nel mio lavoro sono guidata da ciò che mi tocca e mi sorprende. Le fotografie possono essere enigmatiche. Alle volte funzionano per ciò che è presente nell’inquadratura, altre volte per ciò che ne resta fuori. Non c’è una formula per scattare fotografie. È un processo misterioso; una sfida senza fine. Nuove idee si schiudono costantemente e nuove possibilità si rivelano dietro ogni angolo. Il trucco è di aprirsi abbastanza per riconoscerle nel momento in cui appaiono, saperle portare avanti e perseguirle. Ho cominciato a fotografare nei primi anni Sessanta, quando ero una studentessa alla Annenberg School for Communication. Dai miei primi giorni sulla strada, armata di macchina fotografica, sapevo che sarebbe stato così: sarei diventata fotografa. Questo infantile senso di eccitamento non mi ha mai abbandonato, come anche il piacere che il contatto con le persone che fotografo riesce a darmi. Scattare fotografie può essere una contraddizione, perché se la macchina fotografica da un lato facilita il contatto con il soggetto, dall’altro fornisce una necessaria distanza. A volte il mio lavoro si focalizza su aspetti di vita che sono molto dif-

ficili. Quando la macchina fotografica è tra me e il soggetto, spesso mi protegge da una situazione spiacevole, ma al tempo stesso mi permette di introdurmi in mondi altrimenti impenetrabili. Nei primi anni Settanta lavorai sul set del film di Milos Forman Qualcuno volò sul nido del cuculo, scattando fotografie di scena. Durante la lavorazione del film, il dottor Dean Broocks, che era a capo dell’Oregon State Hospital, mi ha concesso una serie di facilitazioni. Le pazienti del Ward 81, ospedale psichiatrico femminile di massima sicurezza, mi affascinarono e tornai a fotografarle per due anni dopo la fine della lavorazione del film. Questa esperienza ha cambiato profondamente il mio modo di approccio al lavoro. Da allora, molti dei miei libri, come Ward 81, Falkland Road, Streetwise o Indian Circus, sono stati incentrati su piccoli gruppi di per-

Jose “Pepe” Diaz and son Jerry with their horse, Rock Springs Rodeo, San Antonio, Texas, 1991.

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sone che vivono in un’area ben definita. Ciò fornisce un’àncora che mi permette di ritornare giorno dopo giorno a esplorare il gruppo e a documentarne intimamente i rituali, le abitudini, le vite. Cerco di impegnare il maggior tempo possibile nell’elaborazione di un progetto, per costruire un rapporto con i miei soggetti. L’intimità è molto importante nelle mie fotografie. Essere donna è spesso un vantaggio nel permettermi di acquisire questa intimità, poiché le persone, soprattutto gli estranei, si sentono meno minacciati da una donna. In Ward 81, le donne dovevano conoscermi e fidarsi di me prima di permettermi di introdurmi nelle loro penose esistenze. Essendo donna, sono riuscita a fotografare le pazienti mentre facevano il bagno e a testimoniare i dettagli più personali delle loro vite. Tiny, da Streetwise, è riuscita a relazionarsi con me in parte proprio perché ero una donna. Nella sua vita, gli uomini erano prevalentemente clienti, e lei aveva una relazione diversa con loro. Le prostitute a Bombay erano molto più aperte verso di me per la stessa ragione. E l’estremamente macho Dean Damm si sarebbe certamente sentito minacciato da un uomo che avesse voluto fotografare la sua famiglia. Ho fotografato la famiglia Damm due volte, la prima nel 1987 e poi ancora nel 1994. Come a volte accade, entrambe le occasioni erano momenti cruciali nelle loro vite. Nel 1987, Linda, Dean, Jesse e Crissy erano stati appena cacciati da un istituto di accoglienza. A volte stavano in un motel durante i week-end, se i Servizi Sociali riuscivano a organizzarlo, ma prevalentemente vivevano tutti nella loro macchina. Sette anni dopo erano ancora disperati e occupavano abusivamente un ranch abbandonato. Jesse e Crissy avevano dodici e tredici anni e non frequentavano la scuola. C’erano altri due bambini: Ashley, sei anni e Summer, quattro. Linda e Dean erano pesantemente dipendenti dalla droga e consumati dalla crescente pressione sulle loro vite. Riuscii a localizzare i Damm per la seconda volta perché, come anche a Tiny, diedi loro il mio numero di telefono dicendogli che avrebbero potuto chiamarmi a spese mie in qualsiasi momento per dirmi cosa era accaduto delle loro vite. Fotografare le stesse persone nell’arco di molti anni può essere un’esperienza davvero intensa. Io preferisco decisamente fotografare persone alle quali tengo. Spesso, i soggetti delle mie fotografie sono diventati amici. Per conquistare la fiducia di qualcuno, un fotografo deve essere veramente onesto. Fotografare il Ku Klux Klan è stato difficile, perché loro erano molto paranoici e non si fidavano veramente di me (forse percepivano che non accettavo il loro credo e che mi sentivo a disagio). Un fotografo deve avere sempre il controllo della situazione. Sia che i soggetti siano sconosciuti o molto famosi, hanno bisogno di potersi fidare di lui. Con i progetti di documentazione, i miei soggetti sanno fin dagli esordi che passeranno molto tempo con me. Non è sempre facile trovare persone che riescono a essere così aperte nel mostrare la propria vita in presenza di una macchina fotogra-

L’AUTRICE

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ary Ellen Mark è nata a Philadelphia, da una famiglia della middle class. Dopo una laurea in Storia dell’Arte, ha frequentato un corso di fotogiornalismo alla Annenberg School of Communication. Grazie a una borsa di studio ha viaggiato per due anni in Turchia, Grecia, Spagna, Italia. Tornata a New York, è passata al professionismo e in breve tempo ha aperto un proprio studio a Manhattan. È il cinema a offrirle, in qualità di fotografo di scena e ritrattista, i primi incarichi. Lavora sui set di diversi film, tra cui Satyricon di Federico Fellini. Dall’incontro con Milos Forman, e dalla collaborazione sul set di Qualcuno volò sul nido del cuculo, nel 1979 nasce Ward 81, viaggio drammatico all’interno della sezione femminile di un manicomio americano. Sensibile al richiamo degli emarginati, Mary Ellen Mark approfondisce i temi più diversi e realizza numerosi reportage raccolti in volume; tra i titoli: Falkland Road (Knopf, 1981), documento sulla prostituzione a Bombay; Mother Teresa’s Mission of Charity in Calcutta (1985), omaggio alla presenza della missionaria nei quartieri poveri della città indiana; Streetwise (1988), reportage sui bambini di strada di Seattle; il volume antologico Mary Ellen Mark: 25 Years (Bulfinch, 1991); Indian Circus (Chronicle, 1993), sguardo appassionato sulla vita circense e i suoi protagonisti; American Odissey (Aperture, 1999), sguardo critico e ironico sugli Stati Uniti negli ultimi trentacinque anni; Mary Ellen Mark 55 (Phaidon, 2001). Il più recente libro cui si è dedicata è Twins, ampio lavoro su coppie gemellari, pubblicato alla fine del 2003. Dalla frequentazione delle celebrità del cinema e della cultura internazionale e dall’amore sincero per gli individui più deboli nasce il volume Portraits, pubblicato in Italia da Federico Motta Editore (1995; FOTOgraphia, novembre 1995). Pamela Anderson, Los Angeles, California, 1998.

fica. I teenager sono interessanti da fotografare perché spesso sono molto meno inibiti degli adulti e ti permettono veramente di vedere chi sono. Tiny (da Streetwise) aveva dodici anni quando ci siamo incontrate ed era completamente candida e aperta di fronte all’obiettivo; a parte la prima volta in cui l’ho vista e fotografata in un parcheggio (pensava che fossi della polizia, urlò e scappò via). Una volta superata questa prima diffidenza, Tiny fu totalmente se stessa. Ora, diciotto anni dopo, ama ancora essere fotografata. Ci siamo incontrate ancora recentemente; è stato circa cinque anni fa quando ci siamo viste l’ultima volta. Lei ora è una madre nubile con cinque bambini, tutti di padri diversi. È ancora bella. Dalla prima volta che l’ho conosciuta ci siamo relazionate l’un l’altra come adulti e persone alla pari. I suoi figli sono fantastici. Io ho legato soprattutto con il dodicenne Shawnee (La Shawdrea),

Sue Gallo Baugher and Faye Gallo, Twinsburg, Ohio, 1998.

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ni: «Voglio essere molto ricca e vivere in una fattoria con un branco di cavalli, i miei animali preferiti, e avere tre yacht o forse più, e diamanti e gioielli e tante altre cose belle». A tredici anni desiderava un uomo che la trattasse bene e che si prendesse cura di lei e, come ogni madre, desiderava una vita migliore per i suoi figli (certamente desiderava diventare ricca, un giorno). Osservare la sua crescita e i cambiamenti nel corso degli anni, conoscere i suoi figli, per me continua a rappresentare un grande privilegio, un’esperienza unica di fiducia e di comprensione che nel tempo è solo aumentata. Dai miei primi giorni da fotografa, molti dei miei soggetti sono state persone al margine o al di fuori della tradizione della nostra cultura. Alcuni di loro erano stati spinti al margine da circostanze penose e, tra loro, alcuni hanno cercato di sopravvivere nonostante indicibili e ingiusti ostacoli posti nel mezzo delle loro vite. Io ho sempre cercato di fare delle mie fotografie una voce per le persone che avevano meno opportunità di parlare per se stesse. A metà degli anni Sessanta, all’inizio della mia carriera, le riviste funzionavano come sponsor o patrocinatori. I servizi documentari occupavano una gran parte delle loro pagine. In quel momento il lavoro per i giornali e il mio lavoro personale si sovrapponevano spesso. Oggi non è più così. Gli assignment documentari sono pressoché inesistenti. Oggi come oggi i soldi per vivere e finanziare i miei progetti personali vengono soprattutto dai ritratti che le riviste mi commissionano, da qualche lavoro commerciale, dall’insegnamento. Ancora oggi, con gli assignment, cerco sempre di trovare qualcosa di peculiare nei miei soggetti, per andare oltre i cliché e scoprire l’elemento umano comune che connette le persone in ogni luogo del mondo. Mi piace pensare che le mie fotografie esistono per se stesse, come singole immagini. In questo senso, non sono veramente una photo-essayist. Io cerco sempre di fare delle fotografie che parlino da sole. Una grande fotografia deve andare oltre il significato letterale della materia trattata. Così come la poesia è bella ed emoziona nella propria astrazione, anche le fotografie devono essere un po’ astratte. In definitiva, desidero che le mie fotografie suscitino un sentimento nelle persone. Guardando indietro a questo viaggio attraverso l’America non ne cambierei niente. Senza la fotografia la mia vita sarebbe stata diversa in modo inimmaginabile. Per nulla al mondo avrei voluto perdere l’incontro con queste persone straordinarie, che hanno dato forma alla mia vita. Sono davvero grata a loro e spero in molti altri anni di fotografie; l’odissea non è ancora finita. Mary Ellen Mark Etta James and Strappy, Los Angeles, California, 1997. Aryan Nations, Hayden Lake, Idaho, 1986.

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ero profondamente toccata dal suo poema autobiografico che ho incluso in questo libro. La vita di Tiny è molto difficile. Cerca strenuamente di farla funzionare, ma sopravvive ancora essenzialmente grazie ai sussidi sociali. Tiny ha ancora molti sogni. Non sono più così grandiosi come quando aveva dodici an-

Mary Ellen Mark: American Odissey. Centro Culturale Claudio Trevi, via Cappuccini 22, 39100 Bolzano. Dal 6 al 28 novembre; lunedì-domenica 9,00-12,00 15,00-19,00. Circolo Fotografico Tina Modotti, via della Roggia 22, 39100 Bolzano; pp.leni@libero.it, francesconi@centroconsumatori.it.


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EVOLUZIONE


Sedici immagini, divise per decadi e riferite a quattro elementi qualificanti dell’evoluzione tecnologica dei grossi camion, raccontano lo scorrere del tempo con la magica concretezza della visualizzazione fotografica. Alfonso Santolero ha applicato una lezione leggera e diretta che raggiunge l’osservatore, coinvolgendolo in una sorta di passaggio degli anni. Autenticamente fotografia, questa serie combina magistralmente la base tecnica con l’intenzione creativa. Dà solido contenuto alla forma, strettamente necessaria

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orma e contenuto. La fotografia è tutta qui, è tutto questo, è solo questo. In apparenza. Infatti, sull’equivoco della propria semplicità, ribadiamo apparente, sono stati costruiti castelli di sabbia, sono state magnificate opinioni e posizioni di inimmaginabile inutilità. Forma e contenuto, oppure tecnica e creatività: a ciascuno il proprio punto di vista e la propria prospettiva. Ma la sostanza non cambia. Dalla semplice rappresentazione del soggetto, la fotografia deve passare alla propria cosciente e concentrata raffigurazione. L’equivoco non è da poco, e in ogni epoca tecnologica ha trovato fertile terreno sul quale fare crescere presupposti e convinzioni tanto assolute quanto totalmente fuori strada. In ogni tempo, c’è stato modo di spostare l’ago della bilancia, in modo da perdere il fine ultimo: la meta fondamentale della comunicazione visiva. Ai nostri giorni, lo sappiamo bene tutti, la diatriba riguarda le tecnologie applicate, con la gestione digitale delle immagini che viene spesso presentata come un’autentica araba fenice, capace di tutto fare, capace di inventare (reinventare?) la fotografia. Niente è vero, e i mezzi di produzione, necessari, sono solo tali: a disposizione di quegli interpreti che sanno distinguere la realtà dall’apparenza, che sanno dare contenuto attraverso forme adeguate, che sanno finalizzare la tecnica alla propria creatività, e la creatività al fine ultimo: ribadiamo, la comunicazione visiva. Tutto questo, e altro ancora, balza prepotentemente alla ribalta nella serie di immagini che il bravo Alfonso Santolero ha realizzato per conto di Mercedes-Benz in comunione di intenti con Uomini e Trasporti, rivista di settore pubblicata da Federtrasporti. La combinazione tra le date della fiera specializzata Transpotec-Logitec, ai padiglioni della Fiera di Verona, i trent’anni di Mer(continua a pagina 38)

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1980 1980 (continua da pagina 35) cedes-Benz in Italia e l’affermazione alla qualificata selezione Truck of the Year 2004 hanno sollecitato una presentazione aziendale a tutto campo. Alfonso Santolero ha lavorato in tre direttive, da cui sono nate le sezioni di una imponente esposizione fotografica allestita all’interno dei padiglioni fieristici. A que-

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1990 1980 sto punto, tralasciamo le vicende fotografiche relative ai concetti di Innovazione e I volti della Stella, che rientrano in un percorso visivo sostanzialmente tradizionale e diretto, per occuparci della serie fotografica che ha sintetizzato l’Evoluzione nei decenni. Di quattro elementi individuati, Volante, Cruscotto, Cambio e Sedili, sono state realizzate particolari interpretazioni fotografiche. E qui sta la concretezza dell’autore, Alfonso Santolero, che non si è perso nei meandri di considerazioni inutili, ma ha messo la propria capacità fotografica a servizio del fine preposto e proposto: la visualizzazione dell’Evoluzione, scandita dal ritmo del Tempo. Operazione di straordinaria concretezza fotografica, che va diritta allo scopo, quella di Alfonso Santolero è stata un’azione mirabile: ha finalizzato il mezzo allo scopo. Ha combinato forma con contenuto. Ha sapientemente supportato la propria creatività d’autore con una solida base tecnica. Alla resa dei conti, tutto è ancora semplice, come sempre semplice è la fotografia (l’abbiamo appena annotato). Mantenendo la medesima inquadratura nei quattro processi evolutivi, del Volante, del Cruscotto, del Cambio e dei Sedili dei camion Mercedes-Benz, dagli anni Settanta agli

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Ottanta, ai Novanta e al Duemila, Alfonso Santolero ha effettuato un doppio scatto fotografico. Il primo, o il secondo, poco conta, su pellicola piana 4x5 pollici, l’altro in polaroid colore, prontamente trattato al trasferimento di immagine su carta comune. A seguire, in postproduzione, Alfonso Santolero ha combinato le due immagini parziali in una composizione miscelata di ambientazione morbida ed evocativa (propria del trasferimento di immagine polaroid) e precisa registrazione degli elementi qualificanti. L’orizzonte dell’immagine finale, i propri confini, sono quelli indefiniti e sfumati del trasferimento polaroid; il soggetto principale è rappresentato dalla concretezza della pellicola piana grande formato. Alternativamente, i toni dell’immagine finale si spostano verso i toni caldi o freddi, dell’azzurro pieno, in modo da evidenziare il senso stesso dell’Evoluzione, dello scorrere del Tempo. Una volta rivelata l’operazione, che chiunque se ne intende intuisce osservando le immagini, la mediazione fotografica diventa palese (agli addetti). Così come è altrettanto riconoscibile il percorso realizzato da Alfonso Santolero. Ma non è questo il problema. La questione è di maggiore spessore e profondità. Riguarda soprattutto, o forse soltanto, la capacità dell’autore fotografo di essere interprete, regista e protagonista di un racconto. Questa è la fotografia, indipendentemente da come e con che mezzi venga eseguita. Il resto sono soltanto parole. Vuote. Forma e contenuto. Tecnica e creatività. Alfonso Santolero è un fotografo che ha capito il proprio mestiere, probabilmente perché lo ama. Di questo gli siamo tutti grati. M.R.

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travolgimento di ambiente e clima. Il regista naturalista australiano Jason Roberts è passato dal clima confortevole della Gold Coast e dalle meravigliose spiagge della sua Terra alle più fredde regioni della Norvegia. Spinto dalla propria straordinaria passione per la vita selvaggia che caratterizza queste regioni, ha affrontato il radicale cambiamento climatico, accompagnato da una dotazione fotografica Canon Eos. «È stato il mio quinto viaggio al Polo Nord, perciò avevo già scattato molte fotografie in quei luoghi. Questa volta ho voluto essere più creativo del solito, quindi ho portato con me un obiettivo fisheye. L’idea era di finalizzare la curvatura dell’obiettivo per dare l’impressione di essere davvero in cima al mondo», ha spiegato Jason Roberts, che si è dotato di un Canon EF 15mm f/2,8 Fisheye: un grandangolare estremo, senza alcuna correzione dell’immagine curva creata dall’elemento ad alta distorsione.

Testimonianza dai confini della Terra. Nel suo più recente viaggio al Polo Nord, il regista naturalista australiano Jason Roberts ha sperimentato qualcosa di diverso. Per dare l’impressione di essere proprio in cima al mondo si è affidato alla curvatura dell’obiettivo fisheye Canon EF 15mm f/2,8 «Per ottenere il meglio da un obiettivo come questo è necessario potenziare al massimo i suoi effetti. Se non lo si fa e si utilizzano solo curvature limitate, può sembrare che le fotografie riprese non abbiano la giusta composizione o che sia stato utilizzato un obiettivo di scarsa qualità».

SUL ROMPIGHIACCIO In una condizione particolare, Jason Roberts ha dovuto adottare misure estreme, per evitare che i suoi

Fotografia ripresa dal ponte del Yamal con il Canon EF 15mm f/2,8 Fisheye. Appunto, un fisheye senza correzioni dell’immagine curvata creata dall’elemento ad alta distorsione.

Avventura

ARTICA

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Jason Roberts con la sua Canon Eos-1V, adatta anche alle condizioni climatiche più proibitive.

In cima al mondo. Neve e nuvole su una calotta di ghiaccio.

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scarponi ricoprissero un ruolo fondamentale all’interno dell’immagine a 180 gradi. «Volevo una fotografia frontale dell’imbarcazione sulla quale mi trovavo, però l’orizzonte doveva risultare curvato. Per ottenerla avevo bisogno di una posizione di scatto abbastanza elevata da comprendere gran parte della nave, perché l’inquadratura non avrebbe potuto includere solo il paesaggio. L’unico modo per ottenerla era quello di sospendermi sopra il ponte, appeso alla gru dell’imbarcazione. Una volta raggiunta quella posizione, la nave avrebbe dovuto ruotare di dieci gradi in direzione del porto per vedere l’orizzonte». Considerando che il mezzo a disposizione era un rompighiaccio dell’ex Unione Sovietica e che la lingua ufficiale dell’equipaggio era il russo, questo compito, di per sé scomodo, è stato ulteriormente ostacolato dalle barriere linguistiche. «Riuscire a realizzare quello che volevo si dimostrò abbastanza complicato. Neppure il mio interprete capiva del tutto quello che si doveva fare. Sicuramente avrà pensato che fossi un po’ matto e che la neve e il freddo mi avessero dato alla testa». Non tutte le navi possono raggiungere il Polo Nord. Per navigare tra ghiacci di quelle dimensioni è necessaria una giusta combinazione tra corpi resistenti e potenze straordinarie. «La nave sulla quale ho viaggiato è il rompighiaccio Yamal ( ), il più potente del mondo. È dotato di due reattori nucleari che producono una potenza di 75.000 cavalli e di un doppio strato di rivestimento di ben 48mm

d’acciaio per evitare la creazione di falle. La nave è stata progettata per lunghi viaggi nelle regioni più remote del pianeta ed è in grado di portare con sé combustibile a sufficienza per una navigazione ininterrotta di cinque anni», annota Jason Roberts.

FREDDO ESTREMO Mentre l’imbarcazione era in grado di tenere al caldo l’intero equipaggio, camminare sul ghiaccio con una borsa piena di macchine fotografiche ha creato alcuni problemi. «Ero abbastanza esperto di lavori al freddo», riferisce il fotografo. «Quando fa così freddo, devi davvero prenderti cura delle tue attrezzature e utilizzare solo quelle più affidabili. Non è importante solo la temperatura, ma anche i cambiamenti del clima, come quando si passa dal caldo della nave al freddo dell’ambiente esterno». In particolare, non è il freddo a causare problemi, ma l’umidità. «La condensa è il vero killer, specialmente se la si lascia congelare. In condizioni normali, sulle attrezzature fotografiche si crea uno strato d’umidità che si congela a contatto con l’aria esterna. Ho scoperto che l’unica cosa da fare è tenere le macchine fotografiche e gli obiettivi sempre al freddo, e quando si passa da un ambiente a un altro bisogna alterare gradualmente la temperatura. Per questo conservo l’attrezzatura in borse riempite con paglia. La borsa impedisce all’umidità di entrare o uscire, mentre la paglia assorbe quella già presente». «È necessario anche essere paziente», aggiunge



Blocchi di ghiaccio sulla scia del rompighiaccio Yamal.

Per cinque mesi il sole non tramonta e le distese ghiacciate si trasformano nelle acque più fertili del mondo, acque nelle quali gli orsi polari nuotano in cerca di prede.

Jason Roberts. «Per “far acclimatare” un lungo tele 400mm f/2,8 che passa dalla temperatura ambiente a quella esterna è necessaria circa un’ora. Nel viaggio, spesso la temperatura esterna era di Zero gradi, ma in certi momenti ho dovuto fotografare anche a meno 38 gradi». Ovviamente queste tempe-

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rature così basse hanno un effetto sulla durata delle batterie e riducono il numero delle immagini che si possono scattare. Proprio per questo Jason Roberts conserva le batterie vicino al corpo, per mantenerle al caldo. «Anche così facendo, si raffreddano subito appena le si utilizza e far funzionare il sistema auto-


focus della Canon Eos-1V in modalità tele diventa veramente difficile; si deve solo fare scorta di batterie».

CONSIGLI PRATICI In riferimento alle intenzioni del fotografo, si potrebbe pensare che un fisheye 15mm sia sufficiente per la maggior parte delle applicazioni. Jason Roberts racconta: «Stavamo riprendendo una mamma e un cucciolo di orso polare durante una passeggiata sul ghiaccio. Ero nascosto dietro un blocco di ghiaccio quando mi passarono vicino. Mi voltai un secondo per sostituire la pellicola, e quando mi rimisi in posizione vidi il cucciolo proprio sopra di me. Era sul blocco di ghiaccio dietro al quale mi stavo nascondendo e mi fissava. Era così vicino che non avrei mai potuto inquadrarlo tutto, anche se non mi avesse spaventato al punto da far cadere me e tutta l’attrezzatura. Un membro dell’equipaggio mi prese in giro dicendomi che avrei avuto bisogno di un obiettivo più grande. In realtà quello di cui avevo bisogno era un bagno». In base alle proprie esperienze, Jason Roberts ha qualche consiglio da dare ai fotografi naturalisti in erba su come ottenere gli scatti migliori senza avvicinarsi troppo agli animali selvaggi. Anzitutto, conoscere il soggetto è estremamente importante: «Per realizzare immagini davvero significative, bisogna capire a fondo la creatura che si sta per fotografare. Non basta fotografare l’animale, bisogna che sia all’opera. Compiendo ricerche preventive, si conoscono le sue abitudini, dove è più probabile trovarlo e quando». «È molto importante essere pazienti. Non ci si

aspetti che succeda qualcosa non appena si arriva. Bisogna attendere lo scatto giusto e aspettare anche che l’animale compaia. Ho compiuto viaggi nei quali non ci siamo mai imbattuti nell’animale che stavamo cercando, ma bisogna sempre essere pronti, perché il soggetto potrebbe apparire in qualsiasi momento. Quando si vede l’animale non bisogna fissarlo, ma iniziare a fotografare. Scattare più fotografie possibili aumenta la probabilità di ottenere qualcosa di prezioso. Utilizzo sempre la mia Canon Eos-1V in modalità Program, con esposizioni particolari per la neve, così non devo pensare alla regolazione dell’apparecchio e posso concentrarmi sul soggetto». Inoltre, Jason Roberts racconta come sia fondamentale imparare dall’esperienza per poter migliore il proprio lavoro. «Bisogna riguardare quello che si è fatto e tentare di capire cosa avrebbe migliorato ulteriormente la fotografia. Se si è ri-

L’equipaggio del rompighiaccio Yamal intorno al Polo Nord.

Con una cilindrata di 23.000 tonnellate, due reattori nucleari in grado di generare una potenza di 75.000 cavalli vapore e uno scafo con una corazza in acciaio di 48mm, il rompighiaccio Yamal non solo è uno dei più potenti e resistenti al mondo.

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Un tricheco si gode l’estate artica.

Jason Roberts vicino al cartello indicante il Polo Nord. Il fotografo finge di trascinare il rompighiaccio negli ultimi metri prima della destinazione: 90 gradi nord, in cima al mondo, il Sacro Graal degli esploratori.

velata perfetta già al primo scatto, si può pensare a nuove impostazioni o nuove angolazioni. Fotografare piccoli animali dal basso e provare sempre a includere anche aspetti dell’ambiente circostante. Oppure scattare fotografie da una posizione e poi spostarsi per avere una visione diversa. Ma soprattutto continuare a scattare: è fondamentale essere sempre pronti».

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Il prossimo viaggio di Jason Roberts sarà al Polo Sud, a caccia di pinguini. «Quando fotografi questi animali devi includere anche le teste, perché spesso sono gli unici elementi che ti permettono di distinguere una razza da un’altra. Senza la testa esistono solo due tipi di pinguini: bianchi quando camminano verso di te, neri quando si allontanano!». Da Canon Inside 4



Il Museo Arte Plastica [MAP] di Castiglione Olona, in provincia di Varese, è ospitato nella residenza restaurata di Palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo (pagina accanto, in alto). La presentazione delle opere, realizzate negli anni settanta nei laboratori Polimero Arte, presso la Mazzucchelli 1849, è stata curata scientificamente dallo storico dell’arte Rolando Bellini. L’allestimento scenico progettato da Sara Frattini combina le architetture originarie con una illuminazione dedicata. Il fotografo Franco Canziani ha documentato l’esposizione permanente dando risalto fotografico alle scenografie: punto di vista privilegiato, oltre che educato.

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All’inizio dell’estate, a Castiglione Olona, in provincia di Varese, è stato inaugurato il Museo Arte Plastica [MAP], dove sono presentate opere realizzate negli anni Settanta nell’ambito di un intelligente progetto artistico. Il fotografo Franco Canziani ha documentato l’esposizione dando risalto alla particolare scenografia: nel rispetto dei soggetti, un punto di vista autonomo che si integra perfettamente con l’allestimento

L’ARTE della

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antastico incontro tra arte e industria, il Museo Arte Plastica di Castiglione Olona, in provincia di Varese, borgo rinascimentale di grande pregio artistico, raccoglie cinquanta opere realizzate da maestri italiani e stranieri tra il 1969 e il 1973 nei laboratori del Polimero Arte, presso la Mazzucchelli 1849, azienda di primo piano nella produzione di materie plastiche. Come testimonia la documentazione/rilevazione fotografica di Franco Canziani, che pubblichiamo in queste pagine, l’allestimento museale nella residenza restaurata di Palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo è particolarmente accattivante. Le opere sono presentate con una straordinaria attenzione alla collocazione e all’illuminazione (Museo curato scientificamente dallo storico dell’arte Rolando Bellini e valorizzato dall’allestimento progettato da Sara Frattini). In questo modo, caso raro nella musealità italiana, troppo spesso casuale, il visitatore viene accolto e accompagnato nella completa comprensione delle singole opere in sé, che si fondono poi le une con le altre nel progetto comune. Le fotografie di Franco Canziani, professionista proprio a Castiglione Olona, sono emblematiche dell’esposizione permanente. A propria volta danno risalto e rilevo alla scenografia, costituendone addirittura un punto di vista privilegiato, oltre che educato. Del resto, senza troppi giri di parole (inutili), è proprio questa la missione della fotografia, che deve svelare all’osservato-


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re una sezione di realtà a un tempo oggettiva del proprio soggetto e personale, in relazione all’individualità dell’autore fotografo, in sintonia con ciò che rappresenta. L’operazione fotografica di Franco Canziani, riuscita alla perfezione, non si presentava certamente semplice. La combinazione originaria è allarmante: museo, opere in plastica, illuminazione dedicata. Una dopo l’altra e tutte insieme, le fotografie di Franco Canziani sono perfette: hanno rispettato e dato adeguato risalto a tutte le componenti, senza perdere per strada alcun elemento significativo. Così, la documentazione fotografica di questa operazione museale vive di vita propria, spostando per un po’ il soggetto, che pur rappresenta. Alla resa dei conti, l’esperienza espressiva di Polimero Arte, ora collocata in una sede espositiva che l’esalta, può godere di una possibile visibilità oltre la messa in scena originaria. Come ha annotato il critico Gillo Dorfles, «è molto interessante notare come -pur utilizzando materiali spesso identici o analoghi- ogni artista abbia saputo evidenziare le proprie caratteristiche personali, giungendo spesso -se non sempre- a creare oggetti decisamente inediti rispetto a quello che era il panorama artistico del momento». E le fotografie di Franco Canziani che raccontano il percorso del Museo Arte Plastica, in acronimo MAP, in logotipo [MAP], tra parentesi quadre, rendono merito all’individualità espressiva dei singoli autori. Ribadiamo: un punto di vista autonomo della fotografia, capace di individuare e percorrere un tragitto originale, allo stesso tempo indipendente e integrato con l’allestimento museale. Maurizio Rebuzzini

Museo Arte Plastica [MAP], Palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo, via Roma 29, 21043 Castiglione Olona VA; 0331-824801; www.museoarteplastica.it, www.comune.castiglione-olona.va.it. Martedì-sabato 9,00-12,00 - 15,00-18,00, domenica 10,30-12,30 - 15,00-18,00 (dal Primo ottobre al 31 marzo, domenica mattina chiuso).

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EISENHOWER 3D

C

Che Ike Eisenhower fosse un appassionato fotografo 3D lo aveva già rivelato anni fa una affascinante carrellata sulla fotografia tridimensionale compilata da Hal Morgan e Dam Symmes: Amazing 3-D, pubblicata da Little, Brown and Company nel 1982. Nel lungo capitolo dedicato alle vicende della Stereo Realist, che negli anni Cinquanta ottenne un certo successo tecnico e commerciale negli Stati Uniti, vengono ricordate le campagne stampa con testimonial di grande spessore: tra i quali gli attori Bob Hope e Fred Astaire e il regista Cecil B. de Mille. Allo stesso tempo, una serie di fotografie tridimensionali realizzate dal generale Eisenhower, tra cui spicca un’istantanea del premier inglese Winston Churchill, è introdotta da un ritratto di un sorridente Eisenhower con tra le mani, appunto, una Stereo Realist.

Dwight David Eisenhower, confidenzialmente Ike, è stato un appassionato della fotografia stereo, come testimonia il servizio pubblicato da Life nella primavera 1952 (fotografie di David Douglas Duncan). Quello stesso anno, l’eroe del fronte occidentale della Seconda guerra mondiale venne eletto presidente degli Stati Uniti (1953-1961).

A distanza di anni, nel solito peregrinare per mercatini e bancarelle dell’usato, siamo incappati in un vecchio numero di Life, che ha attirato la nostra attenzione per un accattivante strillo di copertina. Per alimentare la nostra personale passione per il baseball, confessione dovuta, non abbiamo voluto perdere una intervista a Ty Cobb, uno dei personaggi più controversi e discussi del baseball statunitense (a margine della vicenda dell’Uomo dei sogni, film americano del 1989 con Kevin Costner, viene citata la cattiveria di Ty Cobb, al quale il cinema hollywoodiano ha poi dedicato una pellicola: appunto Cobb, del 1994, con Tommy Lee Jones). Quindi, non passeremmo in secondo piano un altro richiamo di copertina: i segreti di Chaplin al lavoro, fotografati da W. Eugene Smith. Insomma, due piccioni con una fava.

E questa è la vicenda originaria. Poi, per quel caso che viene comunque favorito, se non già determinato (condizionato quasi) dalle strade che si percorrono tutti i giorni, sfogliando la copia di Life in questione, del 17 marzo 1952, abbiamo incontrato il servizio fotografico dal quale venne ripreso il ritratto di Ike Eisenhower con Stereo Realist pubblicato in Amazing 3-D. Anche perché inaspettato, l’incontro è stato folgorante. In toni tanto favorevoli da diventare addirittura consenzienti, viene presentata e commentata la sua abile conduzione delle forze militari della Nato in Europa. Soprattutto vengono lodate le qualità diplomatiche dell’eroe del fronte africano ed europeo della Seconda guerra mondiale, culminato con lo sbarco in Normandia degli alleati (6 giugno 1944), capace di vincere le proprie battaglie anche lonta-


S

oprattutto nelle grandi città, accanto le proposte commerciali consuete o proiettate in avanti si possono incontrare manifestazioni particolari, dense di sapore. Tra queste, le bancarelle e i negozi di libri e riviste di “seconda mano” (almeno) offrono testimonianze del passato che possono risultare preziose. Si possono ritrovare titoli andati perduti, da tempo ricercati, ma si possono fare anche scoperte originali: procedendo a caso, e avendo tempo e modo di soffermarsi per sola e semplice curiosità, magari in quel confortevole perdere tempo che può anche essere per se stesso benefico. Ecco qui, una delle nostre riscoperte d’annata.

no dai campi di combattimento. Ovviamente, la coincidenza di date è poco casuale, anzi non lo è affatto. Nominato dal Partito repubblicano alle elezioni presidenziali, nel novembre di quello stesso 1952, Dwight David Eisenhower, confidenzialmente Ike, divenne il trentaquattresimo presidente degli Stati Uniti (1953-1961). Ma queste sono altre questioni, seppure più importanti della combinazione con l’apparecchio Stereo Realist che interessa il nostro particolare punto di vista. Quindi, quale

Eisenhower in versione stereo è stata la piacevole sorpresa di Life del 17 marzo 1952, avvicinato per gli strilli di copertina relativi al giocatore di baseball Ty Cobb e a un reportage di W. Eugene Smith.

considerazione ispira il ritrovamento di questo servizio fotografico di Life, firmato nientemeno che da David Douglas Duncan, comprensivo di una sequenza di immagini che ritraggono Ike Eisenhower mentre fotografa la basilica bizantina Haghia Sophia di Costantinopoli? Al pari di altre segnalazioni sulla stessa lunghezza d’onda, riportate in prece-

denti numeri di FOTOgraphia, possiamo provocatoriamente pensare: chi se ne frega?! Ovvero, che interesse può avere questo senso/gusto retrospettivo, che va a cercare la fotografia in cronaca, prima che diventi storia? E pensiamo soprattutto ad altri celebri reportage, dei quali non conosciamo mai il primo impiego originario. Ufficiosamente non c’è senso. Ufficialmente ce ne sono infiniti. Soprattutto non bisogna mai dimenticare le radici, le evoluzioni e i percorsi compiuti. Questa coscienza deve essere parte integrante di un mondo, nello specifico del mondo fotografico, indipendentemente dalle impellenze del momento. Il compito non è da svolgere privatamente, come alcuni di noi stanno facendo, ma bisognerebbe convogliare tutti questi sforzi, queste capacità in un contenitore pubblico a completa disposizione di ciascuno. In definitiva, tutti noi siamo la nostra storia. M.R.


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nticipata sui tempi della effettiva realizzazione e commercializzazione, sul mercato dal prossimo dicembre, la soluzione reflex digitale di Leica è ufficialmente annunciata per la Photokina di Colonia di fine settembre, alla quale l’industria fotografica tedesca continua a offrire straordinaria fiducia. Da una parte, e in prima battuta, il Leica Digital-Modul-R, dorso digitale per le reflex Leica R8 e R9 di stretta attualità, rappresenta il piatto forte della passerella della casa di Solms, con contorno di celebrazioni del sistema a telemetro M, approdato ai propri cinquant’anni di vita, dall’originaria Leica M3 del 1954 (ne abbiamo riferito lo scorso luglio). Dall’altra, e in subordine, ma neppure poi tanto, l’interpretazione digitale Lei-

ca nobilita l’intera presenza tedesca in Photokina e dà lustro alla stessa manifestazione fieristica, internazionale fin che si vuole, ma pur sempre in terra tedesca. Di cosa si tratti è presto detto. Il Digital-Modul-R è un dorso digitale che Leica ha realizzato in collaborazione con Imacon e Kodak, divisione ISS (Image Sensor Solutions), per il proprio sistema reflex R8 e R9. In pratica, le due reflex tradizionali per pellicola 35mm, che tra l’altro condividono la configurazione del dorso incernierato, asportabile, si trasformano istantaneamente in reflex digitali, appunto sostituendo la dotazione originaria con il DigitalModul-R. Senza soluzione di continuità, ma con la sola attenzione personale per la protezione del sensore digitale durante le operazioni di inserimento al corpo macchina e

disinserimento, le reflex Leica R8 e R9 diventano così apparecchi fotografici potenzialmente bivalenti: possono essere usate per ripresa su tradizionale pellicola fotografica o per acquisizione digitale con sensore solido.

PRESTAZIONI Ovviamente, le dotazioni tecniche del dorso digitale intercambiabile Leica Digital-Modul-R, per la rapida e istantanea conversione analogico-digitale delle reflex Leica R8 e R9, sono in pertinente ordine con il rigore formale del sistema del quale entra a far parte. Il sensore solido CCD ha un’area attiva di 17,6x26,4mm con risoluzione massima di 3876x2584 pixel, equivalenti a dieci (dieci!) Megapixel totali (attenzione, le dimensioni del sensore, inferiori al fotogramma originario 24x36mm implicano un fattore ottico di conversione 1,37x; per esempio, la focale 28mm viene usata

con angolo di campo e prospettiva 38mm). Si possono impostare e regolare sensibilità equivalenti da 100 a 800 Iso, con relative risposte digitali nelle acquisizioni in condizioni ambientali diverse. Sul supporto di memoria SD Card si possono registrare/memorizzare file in formato grezzo RAW, oppure Tiff o Jpeg a due livelli di compressione. Le quantità di file registrabili dipendono, come sempre, dalla capacità della card: le Secure Digital Card sono disponibili nelle versioni fino a un Giga, ed esistono in configurazione Secure Digital Ultra Card, di maggiore velocità, con capacità attuale di 256 e 512Mb. Dotato di interfaccia IEEE 1394 Firewire, il dorso digitale Leica Digital-Modul-R è completo di display passivo sul quale compaiono le regolazioni impostate sulla reflex Leica R8 o R9, oppure selezionate dagli automatismi di funzione: contapose, sensibi-

Realizzato in collaborazione con Imacon e Kodak ISS, il dorso Leica Digital-Modul-R per reflex R8 e R9 è la prima soluzione tecnica che consente il rapido passaggio del medesimo apparecchio dalla fotografia tradizionale a quella digitale. Una configurazione in linea con un concetto di fotografia concentrata, riflessiva e di alta qualità

IL DIGITALE 54

SECONDO LEICA


lità Iso, eventuale compensazione EV all’esposizione, stato della batteria, segnale di pronto flash, autoscatto, fattore di compressione, risoluzione, filtro moiré on/off, bilanciamento del bianco, profilo utente impostato. Il ricco menu consente, quindi, di attivare i parametri operativi desiderati: definizione, saturazione colore, contrasto, contrasto e luminosità colore nel display, durata di auto review, istogramma immagine on/off, opzioni di stand-by, formattazione card, segnale di allarme, istogramma audio on/off, data, ora, aggiornamento firmware e reset.

NEL CONCRETO (?) All’atto pratico, siamo convinti che il Leica Digital-Modul-R, primo e per ora unico dorso digitale per apparecchi fotografici 24x36mm, offrirà interpretazioni fotografiche di alto livello. Non dovremmo essere lontani dal vero, quando ipotizziamo che un marchio del livello e tradizione di Leica si muova sempre per passi tecnologici approfonditi e consapevoli. Dunque, non serve qui sottolineare la qualità formale delle acquisizioni che ci sono state mostrate in un’anteprima giornalistica a Solms, all’inizio dello scorso luglio. Non serve neppure puntualizzare come la combinazione operativa Leica, Imacon e Kodak ISS abbia lavorato in ogni direzione dell’acquisizione digitale di immagini, con particolare riferimento alle consecuzioni dei rumori di fondo e di quanto interferisce con la registrazione ottimale di immagini, a partire dal sensore solido da dieci Megapixel. E neppure vale la pena soffermarsi su quella semplicità di comandi che facilita il passaggio dalla ripresa tradizionale all’acquisizione digitale con Leica R8 e R9. Ciò che invece preme sottolineare, dal particolare punto di vista che definisce, qualificandola addirittura, la no-

stra personale attenzione fotografica è la filosofia di base, di fondo, che distingue questa soluzione da ogni altra interpretazione digitale presente sul mercato. Per quanto si tratti di una dotazione professionale, sia per propria configurazione sia in relazione e riferimento al sistema reflex Leica R, il Digital-Modul-R scarta a lato le concezioni di un professionismo d’azione, alla più pratica portata di altre interpretazioni reflex digitali specifiche e dedicate (non facciamo finta di niente: Canon, Nikon, Olympus, e poi anche Kodak, Fuji e Sigma). Quello che la dotazione Leica conferma è uno spirito di fotografia a tempi più cadenzati, di massima concentrazione. Pur potendo lavorare fino a due fotogrammi al secondo, fino a dieci acquisizioni in formato RAW, il Digital-Modul-R porta nel mondo digitale un modo di pensare e comporre la fotografia direttamente dipendente e derivato da una lunga storia espressiva. Del resto, per quanto si sia più volte sottolineato come esista una sorta di “fotografia Leica”, andando a intendere l’uso degli apparecchi a telemetro della genìa M, possiamo estendere l’idea, il concetto. Nel sottile e magistrale rapporto che collega tecnica a creatività e che permette all’espressione individuale di manifestarsi in relazione al corretto impiego di strumenti tecnici, quella delle

reflex Leica è sempre stata una fotografia di pensiero, di testa e cuore, lontana dalle scosse emotive momentanee. In questo senso, l’operatività del Leica Digital-Modul-R, oltre le proprie caratteristiche teoriche e prestazioni pratiche, è straordinariamente questo: un efficace utensile della fotografia capace di stare in disparte, per lasciare la scena al fotografo utilizzatore. Con la memoria torniamo alla fantastica campa-

gna internazionale che Leica realizzò un paio di anni fa. La ricordiamo, richiamando la nostra presentazione del settembre 2002: su fondo rigorosamente nero, l’headline The Craft of Photography ha celebrato la Fotografia, prima ancora di riferirsi al prodotto, per quanto implicito, oggettivamente di rimbalzo. Davanti a tutto, Leica mise il fotografo, che esprime la propria capacità di vedere e raccontare emozioni e sensazioni, usando strumenti e mezzi messi a disposizione da analoghe e paritetiche capacità progettuali e costruttive. La linea che collega l’autore con i propri strumenti espressivi è continua, diretta e senza soluzione di continuità. Dai fotografi alla Leica, e ritorno, in un concetto di realizzazione fotografica che può essere considerato effettivamente unico nella particolare storia evolutiva del linguaggio visivo (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI). Antonio Bordoni

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E

voluzione diretta e dichiarata della Easy Share DX6490, particolarmente apprezzata dal pubblico, la nuova digitale Kodak EasyShare DX7590 continua quel percorso di semplificazione della gestione delle immagini avviata con il programma -appunto- EasyShare (FOTO graphia, settembre 2001), basato e costruito su una combinazione dedicata di funzionalità avanzate, alte prestazioni e una facilità di impiego assoluta. Ancora una volta, la proposizione tecnica è esplicita: impiegata in modalità automatica, oppure manuale, la digitale Kodak EasyShare DX7590 promette fotografie di qualità con la semplice pressione del pulsante di scatto (filosofia ripresa dall’originario “You press the botton, we do the rest”, con il quale è nata la fotografia di largo consumo; FOTO graphia, giugno 2004). Come la configurazione da cui deriva, l’attuale Kodak EasyShare DX7590 è dotata un obiettivo di qualità: zoom Schneider Variogon con escursione 10x f/2,8-3,7, equivalente alla variazione grandangolare-tele 38-380mm della fotografia 24x36mm, riferimento d’obbligo. Sono altresì confermati il chip per l’elaborazione delle immagini Kodak Color Science, per un’accurata riproduzione dei colori, il sistema autofocus con doppio sensore ad alta precisione, per situazioni di bassa luminosità, e molteplici modalità di scatto per un controllo ottimale delle acquisizioni. In più, l’attuale versione aggiunge nuove funzionalità, come una risoluzione di cinque Megapixel che assicura ingrandimenti su carta fino a 51x76cm, un mirino EVF (Electronic ViewFinder) ad alta risoluzione (311.000 pixel), regolazioni per la compressione Jpeg standard e fine, compensazione dell’illuminazione con flash e un’elevata rapidità di scatto (solo 0,2 secondi).

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COMPONENTI

La Kodak EasyShare DX7590 integra tra loro alcuni componenti sofisticati, per assicurare una alta qualità anche nelle condizioni di scatto più difficili. In virtù della stretta integrazione tra obiettivo di ripresa, chip per l’elaborazione delle immagini, sofisticato esposimetro e altre funzionalità, in ogni situazione si ottiene una perfetta riproduzione dei dettagli più minuti e delle tonalità delicate, tipicamente associate agli apparecchi re-

dell’inquadratura, abbinata a una agevole combinazione del diaframma (apertura relativa f/2,8-3,7, con regolazione fino a f/8). La variazione focale è rapida: in due secondi si passa dal più ampio al più ristretto angolo di campo. In combinazione, l’ulteriore variazione 3x dello zoom digitale (Kodak Advanced Digital Zoom) porta a 30x l’ingrandimento massimo ottenibile. In alternativa al completo automatismo, la Kodak EasyShare DX7590 consente regola-

zione principali, a priorità dei tempi di otturazione o dell’apertura del diaframma, si combinano con ulteriori sedici modalità di scatto selezionabili. Le modalità colori più saturi, neutro, bianconero e seppia offrono ulteriori opzioni per la realizzazione di composizioni personalizzate, mentre il sistema autofocus con doppio sensore ad alta precisione per bassa luminosità combina la capacità di rilevazione rapida di fase con l’accurata misurazione del contrasto

ANCORA EASY SHARE

La gamma digitale Kodak EasyShare, indirizzata al più ampio pubblico, cui vengono proposte soluzioni tecniche di facile interpretazione e gestione, approda a una interpretazione di taglio alto. La configurazione EasyShare DX7590 è dotata di zoom 10x e offre una risoluzione di cinque Megapixel flex digitali più sofisticati. L’escursione focale dello zoom, dalla visione moderatamente grandangolare (pari alla focale 38mm della fotografia 24x36mm) all’avvicinamento tele (380mm) consente una confortevole variazione

zioni totalmente manuali, per impostare in maniera indipendente l’apertura del diaframma, la velocità dell’otturatore, la compensazione dell’esposizione e dell’illuminazione con flash e la sensibilità equivalente. Gli automatismi di esposi-

TTL, per assicurare il corretto contrasto del soggetto anche in caso di luce scarsa. Il chip per l’elaborazione delle immagini Kodak Color Science unisce la capacità di un componente DSP (Digital Signal Processor) ad alte prestazioni con le tecniche di elaborazione dell’immagine di derivazione professionale (tra cui i noti algoritmi Kodak per il bilanciamento del bianco, comprendenti la nuova opzione “open shade”). A ogni pressione parziale del pulsante di scatto, l’EasyShare DX7590 analizza rapidamente le condizioni di luce e il bilanciamento dei colori, in modo da assicurare l’esatta nitidezza, esposizione ed accuratezza dei colori.


Grazie al potente mirino EVF (Electronic ViewFinder) TTL ad alta risoluzione e all’ampio display LCD da 5,5 centimetri ad alta risoluzione, per la visualizzazione sia in interni sia in esterni, si possono osservare le immagini acquisite e archiviate nella memoria interna da 32Mb o sulla card SD.

SHARE Ovviamente, la digitale Kodak EasyShare DX 7590 replica la funzione Share: basta premere l’apposito pulsante per scegliere immediatamente le immagini da stampare o inviare per posta elettronica, oppure per inserirle all’interno dell’album digitale integrato. Tra le altre funzionalità incorporate si segnalano inoltre comandi con joystick e jogdial, per l’accesso rapido alle regolazioni, opzioni di menu intuitivi e la possibilità di registrare e riprodurre clip video digitali a risoluzione VGA continua comprensivi di audio.

L’EasyShare DX7590 è compatibile con il camera dock Kodak EasyShare 6000, che incorpora il caricabatteria e la funzione di trasferimento delle fotografie a un PC collegato. È inoltre disponibile un nuovo Kodak EasyShare Printer Dock Plus, che offre anche la capacità di produrre stampe Kodak

resistenti all’acqua in formato 10x15cm in un minuto. La nuova versione della Printer Dock permette di stampare da ogni fonte digitale: Kodak EasyShare, macchine fotografiche PictBridge, schede di memoria e telefoni cellulari con obiettivo incorporato. La Kodak EasyShare DX

7590 incorpora la nuova release 4.0 del software Kodak EasyShare per sistemi Windows e Macintosh, che permette di organizzare, ritoccare, condividere e stampare le immagini digitali in maniera del tutto intuitiva. L’esclusiva funzione “One Touch to Better Pictures” sfrutta le tecnologie colore proprietarie sviluppate da Kodak per aiutare gli utenti a ottenere stampe vivaci e realistiche mediante stampanti a getto d’inchiostro. La nuova versione, scaricabile gratuitamente dal sito www.kodak.it, comprende la funzione Express Upload, per mantenere aggiornati gli album on-line Ofoto, la possibilità di ritoccare le immagini mediante applicazioni esterne, rinnovate funzionalità di posta elettronica messe a disposizione da Ofoto, e le funzionalità di scrittura opzionale su Video CD e DVD. (Kodak, viale Matteotti 62, 20092 Cinisello Balsamo MI). A.Bor.


Memoria Alla ricerca dell’isola interiore

iene interpretata simbolicamente come un’isola, la rappresentazione della memoria individuale, messa in mostra presso il Centro Culturale Valdese a Torre Pellice, in provincia di Torino, dal grup-

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po di ricerca fotografica Il Terzo Occhio Photography, composto dai torinesi Valerio Bianco, Franco Bussolino, Marco Corongi, Emilio Ingenito, Giorgio Veronesi e Pier Paolo Viola. Arcipelago

er la prima volta in Italia viene presentata in modo organico l’opera di un grande autore, le cui immagini sono presenti soltanto nelle più qualificate collezioni statunitensi. Figlio del poeta e criti-

Amata luce

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Percorso creativo di Mario Carrieri co d’arte Raffaele, Mario Carrieri, classe 1932, ha attraversato la poesia e l’arte visiva degli anni Cinquanta a Milano, frequentando Eugenio Montale, Lucio Fontana, Gio Ponti, Man Ray. Nel 1959, a ventisette anni di età, pubblica la monografia Milano, Italia, considerata una delle più significative opere fotografiche di quegli anni. Nella coscienza della distan-

za incolmabile tra il proprio modo di operare e le pochezze culturali e ideologiche del nostro paese, Mario Carrieri ha continuato la propria ricerca espressiva in totale solitudine, promuovendo a livello pubblico solo la sua attività professionale svolta tra Europa e Stati Uniti. L’attuale selezione Amata luce, a cura di Giovanni Chiaramonte, è un percorso di im-

propria esistenza in una serie di immagini salvate dalla dispersione, oppure cristallizzate fuori dal flusso continuo dei pensieri. L’isola diviene, come Itaca per Ulisse, la metafora di una partenza, di un viaggio avventuroso e di un tormentato ritorno, così come avviene nelle vite degli uomini. Il Terzo Occhio Photography: Arcipelago delle memorie. Centro Culturale Valdese, via Beckwith 3, 10066 Torre Pellice TO. Dal 18 settembre. Catalogo pubblicato dalla Fondazione Italiana per la Fotografia. magini che attraversa la sua intera opera, spesso concentrata sul tema della natura morta, con straordinarie invenzioni generate dall’alchimia tra processi di ripresa e stampa fuori dall’ordinario. Mario Carrieri: Amata luce. A cura di Giovanni Chiaramonte. Palazzo delle Stelline, Sala del Collezionista, corso Magenta 61, 20123 Milano; 02-45462111, fax 02-45462432; www.stelline.it/ html/fondazione, aklimciuk@ stelline.it. Dal 21 ottobre al 18 dicembre; lunedì 14,00-19,00, martedì-sabato 10,00-19,00.

Wolfgang Thoma: Venezia Neve. Galleria Agfa, via Grosio10/4, angolo viale De Gasperi, 20151 Milano; 02-3074377, fax 02-38000229. Dal 14 settembre al 26 novembre; lunedì-venerdì 9,0018,00. L’amore per la Laguna traspare da ogni scatto. La particolare atmosfera di una insolita Venezia invernale e brumosa rivive in fotografie non consuete.

lano; 02-462590, fax 02-43315067. Dal 22 settembre al 28 ottobre; martedìvenerdì 15,00-20,00; sabato su appuntamento. Affascinante e insolito concept di indagine. Il percorso di ricerca si concentra sull’esplorazione fotografica dell’architettura contemporanea, ma per parlare e trovarne mistiche relazioni e possibili declinazioni simboliche con il tema filosofico del vuoto (dall’ideogramma giapponese mu, il vuoto, il nulla).

Galleria Tina Modotti. Piazza Montessori 25, 80011 Acerra NA; fax 081-

Patrizia della Porta: Mu-seum: 4 musei 4 elementi. Galleria Fotografia Italiana, via Matteo Bandello 14, 20123 Mi-

Luca Gilli: Psyche. Museo di Storia Naturale, strada Farini 90, 43100 Parma; 0521-234082; 0521-236465; mu-

8850793; piero.borgo@libero.it. ❯ Antonio Matacera: Calabria: i luoghi e la gente. Dal 25 settembre al 2 ottobre.

MOSTRE

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delle memorie è un viaggio all’interno del vissuto di ogni autore, un viaggio simbolico per circumnavigare l’isola della propria memoria interiore, quella non accessibile, ma che concede di essere intravista attraverso fotografie che raccontano storie, mostrano luoghi, persone, situazioni legate ai singoli autori. Queste opere non sono una descrizione del mondo, piuttosto il “diario” di chi sta scrutando nelle clessidre del tempo, cercando un proprio patrimonio di sentimenti, stati d’animo e umori, per trasformare lo scorrere della

snat@unipr.it. Dal 25 settembre al 30 ottobre. Imprevedibile contenuto, a dispetto del titolo. Quaranta immagini del più recente progetto fotografico dell’autore, attraverso il quale ha indagato e interpretato il significato di psyche, che per gli antichi greci significava nel contempo anima, vita, soffio, e farfalla.


Fotografie d’artista In insolito contesto urbano finché chi li frequenta ne possa rilevare qualità e natura. Il progetto si modella e struttura in un dialogo con la città che lo ospita. Prato, città dai molteplici aspetti, ben si presta a fare da contesto alla filosofia dell’evento. Nella continuità del progetto, Spread in Prato propone letture e approfondimenti di volta in volta diversi: ha iniziato raccontando un paesaggio, mettendo in luce la città industriale e quella multietnica; ha proseguito indagando la pratica ordinaria delle relazioni. Il tema affrontato quest’anno è il corpo, inteso in senso

pre a ottobre la terza edizione di Spread in Prato, manifestazione annuale a cura di Pierluigi Tazzi, che si avvale dell’impegno di Dryphoto e del contributo di enti pubblici, associazioni di categoria, imprenditori, commercianti e singoli intellettuali. Attraverso percorsi espositivi in combinazione e un ricercato utilizzo di spazi particolari (industriali, uffici, negozi, case private di collezionisti) la rassegna crea sinergie tra il mondo dell’arte e della cultura, il tessuto urbano e il quo-

tidiano. Il manifesto dell’iniziativa può definirsi un oltrepassare i limiti, per portare l’arte in luoghi non deputati, quelli del vivere, produrre, consumare di tutti i giorni. Le opere esposte utilizzano esclusivamente la fotografia, in quanto mezzo di rappresentazione diretto e immediato. Gli oggetti incongrui dell’arte vengono portati dentro i luoghi della produzione (fabbriche, uffici) e del consumo (esercizi commerciali, negozi), così da instaurare una coabitazione degli uni con gli altri af-

uarantacinque immagini dell’artista veneziana Lisa Ferro, classe 1970, espressione di una personale ricerca di affetti familiari. Sguardo intimo nei luoghi di lavoro della produzione del vetro, tra antichi utensili, angoli apparentemente dimenticati, muri corrosi dal tempo e dall’uso. La vecchia fornace sembra in abbandono, tutto è immobile, statico, fermo nella stessa posizione quasi da sempre, ma al tempo stesso centro vitale degli oggetti di vetro. Così l’artista coglie frammenti di memoria, appunto il Memento, ferma il tempo e valorizza il lavoro faticoso dei vetrai muranesi, ma soprattutto avverte

Ricordi e ritorni

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ampio e trasversale: tutte le opere selezionate si riferiscono al corpo analizzandone aspetti e relazioni diverse. Catalogo con testi critici di Pierluigi Tazzi e schede sugli artisti. Spread in Prato 2004. Dal 16 ottobre al 25 novembre. ❯ Mostre in aziende e abitazioni di Prato visitabili su appuntamento, 0574-604939. ❯ Mostra di cartoline appositamente realizzate per Spread in Prato da Connie Dekker, Luca Malgari, Gruppo A12: Spazi espositivi di Dryphoto, mercoledì-sabato 16,00-20,00.

Nei luoghi della produzione del vetro l’esigenza di ripercorrere il proprio passato alla scoperta di ricordi ed emozioni. La fornace racconta di uomini e antiche tradizioni, di lavoro e fatica, di momenti di frenetica attività e altri di totale solitudine. Ne è un esempio il vecchio maglione apparentemente abbandonato sullo stipite di una finestra di legno oppure alcuni stracci, quasi spettrali, che si agitano nel vento. Altrettanto suggestive sono le fotografie che compongono

❯ La foto astronomica. Opere premia-

te e segnalate al Concorso fotografico nazionale. Dal 9 al 16 ottobre. ❯ Gianpaolo Duse: Donna, semplicemente donna. Dal 24 al 30 ottobre. ❯ La foto archeologica. Opere premiate e segnalate al Concorso fotografico nazionale. Dal 7 all’11 novembre. ❯ Lea Coviello: Ritratti. Dal 21 al 27 novembre. ❯ L’erotismo femminile: nudo, glamour, lingerie. Opere premiate e segnalate al Concorso fotografico nazionale. Dal 12 al 18 dicembre.

scorci particolari di esterni e interni, come una porta polverosa che si apre in un silenzioso cortile e un piccolo tavolino su cui sono appoggiati alcuni utensili da lavoro che sembrano uscire dall’inquadratura. Lisa Ferro: Memento. A cura di Enrico Gusella. Galleria Sottopasso della Stua, largo Europa, 35137 Padova. Dal 18 settembre al 23 ottobre; lunedì-sabato 11,0013,00 - 15,00-19,00.

Photo Market Video Gallery. Via Giustizia 49, 30172 Mestre VE; 041915444, fax 041-917050. ❯ Massimo Traverso: NYC Mainstream. Dal Primo al 28 ottobre. ❯ Roberto Alberti: Personale. Dal 29 ottobre al 30 novembre. ❯ Sergio Sartori: Personale. Dal 3 dicembre al 4 gennaio 2005. Giuseppe Fichera: Il Papavero - Messaggio di primavera. Sala Espositiva Le Gru, via Bellini 118, 95025 Valverde CT; 095-524187, fax 095-7210294; www.fotoclublegru.it, presidenza@foto-

A seguire 60 Il pane e le rose 60 L’Ulivo (per Stefano) 62 Fotografia in Puglia 62 James Nachtwey 63 L’Ora della Luce

clublegru.it. Dall’8 ottobre al 5 novembre. Selezione fotografica che dà risalto al soggetto esplicito. L’umile e gioioso papavero è il fiore che più di ogni altro è legato alla primavera, allo splendore dei campi di grano, da dove “fiammeggia” docile sulla carezza del vento. Beniamino Terraneo: Racconti del silenzio. Mostra antologica. Reggia di Colorno, piazza Garibaldi 26, 43052 Colorno PR; 0521-313336, fax 0521521370. Dal 10 ottobre al 7 novembre; martedì-venerdì 15,00-18,00, sabato e domenica 10,00-12,00 - 15,00-18,00.

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ella splendida cornice del Chiostro del Bramante in Roma, una inedita mostra dei Fratelli Alinari dedicata alle donne del Lazio. Donne che hanno vissuto, lavorato e hanno dedicato buona parte della propria vita a questo territorio, arricchendolo con la loro fatica, con i prodotti del loro ingegno. Sono contadine vissute a fine Ottocento, inizi Novecento. Volti rugosi, provati dalla fatica. Mani nodose, assuefatte al lavoro nei campi. Piedi nascosti dalle ciocie, cioè da stracci. O nudi, callosi. Ma anche occhi vivaci, volti fieri. Compaiono soprattutto nei tanti lavori poi cancellati dalla modernizzazione: tra-

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Pane e rose Donne del Lazio nelle Collezioni Alinari

rogetto concepito dall’Agence VU (FOTOgraphia, giugno 2003), realizzato da fotografi provenienti da diverse aree geografiche del bacino mediterraneo, cui

DENIS DAILLEUX

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sportano l’acqua sul capo in giare di rame, lavano bucati propri e altrui al pubblico fontanile. Attingono acqua potabile alla fontanella. Lavorano i campi. Compaiono anche in momenti festivi: in un attimo di riposo dopo la giornata lavorativa, o protagoniste delle tante feste popolari e religiose di cui il Lazio è ricco: feste connesse spesso alla primavera, alle primizie. A cura di Maria Immacolata Macioti, la selezione Il pa-

ne e le rose presenta duecentotrentasei fotografie selezionate dalle Collezioni degli Archivi Alinari: stampe vintage e stampe moderne da lastre originali in un percorso espositivo articolato in sette sezioni. Catalogo Alinari.

è stato chiesto di riportare una propria visione sull’ulivo e su ciò che evoca, oltre alla semplice documentazione. È stato privilegiato lo sguardo, l’atto creativo, affrontato da punti di vista personali, per restituire una realtà che non fosse solo una semplice registrazione di dati visivi. Questa esposizione, con la quale Grazia Neri e Nital ricordano Stefano Mongiovetto, protagonista con noi di tante avventure culturali (editoriale su questo stesso numero, da pagina 7), propone un panorama contemporaneo di un mondo al quale i diversi autori appartengono e del quale raccontano, in piena libertà. Ognu-

L’Ulivo (per Stefano)

Ampia retrospettiva, curata da Paola Riccardi, che raccoglie una significativa selezione di novanta immagini, presentate in raffinate stampe fine-art realizzate personalmente dall’autore, di cui è noto il rigore e la rara abilità tecnica dalla ripresa alla camera oscura. Dalla terra al calice. Un percorso tra viti, uva, feste e folklore. Mostra delle opere selezionate e premiate al Concorso. Istituto Italiano per gli Studi Filosofici in Napoli. Dal 13 novembre al 22 dicembre. Luciano Masini, via fratelli Bandiera 85,

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Il pane e le rose. Donne del Lazio nelle Collezioni Alinari. A cura di Maria Immacolata Macioti. Chiostro del Bramante, Arco della Pace 5, 00186 Roma; 06-

68809035. Dal 21 settembre al Primo novembre; martedì-domenica 10,0019,00, sabato fino alle 22,00.

Dono del Mediterraneo no di loro ha rappresentato il tema attraverso una propria lettura, emozioni e sensibilità personali e scritture fotografiche diverse, dando luogo -con gli altri- anche a un’accattivante rassegna sui modi della fotografia contemporanea. In mostra fotografie di autori affermati e di giovani autori emergenti: Bernard Faucon, Alain Gualina, Razi, José-Manuel Navia, Isabel Muñoz, Fouad El Khoury, Paolo Pellegrin, John Demos, Patrick Box, Paulo Nozolino,

80038 Pomigliano d’Arco NA; 0818845837, 338-24966691; lucianomasini@libero.it, asfoto@libero.it. Fragments of Urban Life. A cura di Mariella Poli con la collaborazione di Filippo Maggia. City Hall Art Space, San Francisco, Usa. Dal 17 novembre al 16 gennaio 2005. Scambio con l’esposizione a Modena degli allievi del San Francisco Art Institute: undici autori italiani. Pedalando nel tempo. Museo di Storia della Scienza, piazza dei Giudici 1, 50122 Firenze; 055-265311; www.

Eric Franceschi, Yto Barrada, Cristina Garcia Rodero, Denis Dailleux, Joseph Marando, Claude Bricage, François Xavier Emery, Klavdij Sluban. Agence VU: L’Ulivo. Galleria Grazia Neri, via Maroncelli 14, 20154 Milano; 02-625271, fax 02-6597839; www.grazianeri.com, photoagency@ grazianeri.com. Dal 9 novembre al 4 dicembre; lunedì-venerdì 9,00-13,00 14,30-18,00, sabato 10,0012,30 - 15,00-17,00.

imss.fi.it, imss@imss.fi.it. Fino al 31 dicembre; mercoledì-lunedì 9,30-17,00; martedì 9,30-13,00. Esposizione di biciclette antiche presso i locali di Palazzo Castellani, sede dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza (Imss) di Firenze.

CONCORSI

Premio Canon Giovani Fotografi. Come consuetudine cinque sezioni (FOTOgraphia, aprile 2004): Miglior Portfolio fotografico, per portfolio composti da dieci a quindici stampe inedite (4000,00 euro e affiancamento di un tutore per


Nel centro storico di Milano, a due passi dal Duomo, il piÚ grande negozio Canon d’Italia


Il Tempo della Natura A Fotografia in Puglia 2004 alcoscenico di qualità, dove si svolge una delle più prestigiose manifestazioni della cultura fotografica italiana. Da fine novembre una serie di eventi (mostre, incontri con gli autori, stage e dibattiti) sono al centro dell’interesse del pubblico che da anni segue l’apprezzato appuntamento pugliese.

L’edizione 2004 di Fotografia in Puglia è dedicata alla relazione tra la Natura e il Tempo e al ruolo che riveste la Fotografia nel testimoniare questo delicato rapporto. Accanto le mostre di autori di grande prestigio sono presentate opere selezionate tra le più coinvolgenti ricerche artistiche del

alazzo Magnani e Reggio Emilia confermano il proprio legame con la fotografia internazionale. Dopo le mostre dedicate ad André Kertész, W. Eugene Smith, Luigi Ghirri, Memoria dei Campi, Li Zhensheng ed Edward Curtis è la volta di James Nachtwey, uno dei più acclamati e coraggiosi fotoreporter del nostro tempo, che si presenta come Fotografo di guerra. Oltre centosessanta immagini, divise in quattordici sezioni tematiche, compongono il percorso di una straordinaria epopea personale. Nato a Syracuse (New York) nel 1948 e cresciuto nel Massachussetts, James Nachtwey è stato profondamente segnato, nella scelta di diventare fotografo, dalle immagini della guerra nel Vietnam e del movimento per i Diritti Civili. Autodidatta, comincia a

Orrori di guerra

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Nelle immagini di James Nachtwey lavorare nel 1976 come fotografo per i quotidiani nel New Mexico; dal 1980 è a New York dove si impegna come freelance per diverse pubblicazioni statunitensi. Nel 1981, il suo primo incarico all’estero lo porta in Irlanda, durante lo sciopero della fame di alcuni militanti dell’IRA (Irish Republican Army). Da allora, James Nachtwey ha continuato a documentare guerre e conflitti sociali con immagini che sfidano la nostra indifferenza e passività, sia per la propria intrinseca bellezza, sia per la propria manifesta attenzione alle persone: «Voglio registrare la storia attraverso il destino di individui. Io non voglio mostrare la guerra in genera-

l’introduzione nel mondo professionale); stesse modalità per la selezione al Miglior Portfolio Digitale, ovviamente riferito a immagini acquisite o elaborate in forma digitale (2500,00 euro e tutore); il Miglior Progetto Fotografico intende un’idea fotografica ancora da ultimare (che Canon supporta con un contributo di 2500,00 euro e tutore); la Borsa di studio di 2500,00 euro è destinata a corsi o scuole di fotografia; infine, tra tutti i partecipanti la giuria sceglie un quinto vincitore che è premiato con un’iscrizione gratuita a un seminario didattico del Toscana Photographic

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settore. All’interno della manifestazione, per la prima volta vengono presentati anche video d’arte realizzati da qualificati fotografi che si sono confrontati con questo linguaggio. La lettura dei portfolio prevede la partecipazione al Premio assegnato al miglior autore esordiente: borsa di studio di 1300,00 euro per la realizzazione di una missione fotografica a Rully (Francia). Il programma completo e tutte le informazioni inerenti sono disponibili sul sito www.

le, né la storia con la “s” maiuscola, ma piuttosto la tragedia di un singolo uomo, di una famiglia». Altrettanto evidente è la tensione morale con cui James Nachtwey si immerge dentro la guerra, la fame, l’annientamento degli esseri umani: «Vorrei che il mio lavoro potesse appartenere alla storia visiva del nostro tempo per radicarsi nella nostra memoria e coscienza collettiva. Sono stato un testimone, e queste fotografie sono la mia testimonianza. Ho dato conto della condizione delle donne e degli uomini che hanno perduto tutto, le proprie case, le famiglie, le braccia e le gambe, la ragione. E al di là e non-

Workshop (FOTOgraphia, maggio 2004). Termine di partecipazione 30 novembre. Il bando di concorso può essere richiesto direttamente a Pronto Canon: 02-82492000. Canon Italia, Premio Giovani Fotografi, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI. L’erotismo femminile, Nudo, Glamour e Lingerie. Concorso nazionale a tema per fotografie a colori, bianconero e immagini digitali. Termine di partecipazione 30 novembre. È previsto anche un Premio Giovani (under

photomediterranea.it. ❯ Alberobello, Noci e Bari dal 26, 27 e 28 novembre al 18 dicembre. ❯ Andria dall’11 e 12 dicembre all’8 gennaio 2005. ❯ Bitonto dal 18 e 19 dicembre all’8 gennaio 2005. Associazione Culturale Nicéphore Niépce, via Pola 15, 70011 Alberobello BA; 0804323291; www.photomediterranea.it, info@photomediterranea.it. ostante tutte queste sofferenze, ciascun sopravvissuto possiede ancora l’irriducibile dignità che è propria di ogni essere umano». James Nachtwey: Fotografo di guerra. Palazzo Magnani, corso Garibaldi 29, 42100 Reggio Emilia; 0522-454437, fax 0522-444436; www.palazzomagnani.it, info@palazzomagnani.it. Dal 17 ottobre al 16 gennaio 2005; martedìdomenica 9,30-13,00 - 15,0019,00 (Natale e Capodanno 15,00-19,00).

25 anni), dedicato a Marilyn Monroe. Piero Borgo, via Zara 45, 80011 Acerra NA; 081-8850793, anche fax; piero.borgo@libero.it. La famiglia oggi, questa sconosciuta. Diciassettesima edizione del Concorso Agfa riservato ai giornalisti. Per stampe analogiche e digitali in bianconero e a colori tra 18x24 e 30x45cm, fino a tre per autore. Termine di partecipazione 31 dicembre. Agfa-Gevaert, via Grosio 10/4, angolo viale De Gasperi, 20151 Milano; 023074377, fax 02-38000229.


Notizie

Contemplazioni interiori In esistenze votate al misticismo restigiosa collocazione per l’esposizione delle opere della fotografa Grazia Lissi, realizzate con lo sponsor tecnico Agfa: la settecentesca sala Federiciana di uno dei più antichi luoghi di cultura italiani, la Bibilioteca Ambrosiana di Milano, fondata dal cardinale Federico Borromeno nel 1609. In una forma strettamente integrata di testi e immagini, quaranta fotografie bianconero di grandi dimensioni, che fanno parte del progetto L’Ora della Luce, raccontano il mondo di chi ha scelto la vita monastica, la contemplazione, la ricerca di Dio in una forma claustrale, in sostanza il mondo di

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coloro che fanno di Dio e della preghiera la propria ragione di vita. La mostra è il risultato finale di una ricerca che si è svolta in passaggi successivi: dalla individuazione dei maggiori ordini religiosi che vantano secoli di tradizione monastica, e di alcune comunità di recente formazione, all’identificazione di un dialogo appropriato per meglio mettere a fuoco il progetto e approfondire con i religiosi stessi la composizione del lavoro. La disponibilità che ha ricevuto, la possibilità di permanenza nei luoghi di culto, il rapporto intimo che si è creato ha consentito a Grazia Lissi di ap-

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prontare al meglio il proprio impegno per mettere in luce aspetti peculiari e tipici di ciascuna comunità. Le fotografie che ne risultano, di uomini e donne in raccoglimento, sia personale sia comunitario, mostrano come la preghiera autentica si incarni in gesti, volti, movimenti, simboli, luci; insomma, in una corporeità che ne risulta trasfigurata. L’esposizione è integrata da una se-

lezione di testi, manoscritti e codici miniati della tradizione liturgica. Monografia pubblicata da Ancora Editore. Grazia Lissi: L’Ora della Luce. Biblioteca Ambrosiana, Piazza Pio XI 2, 20123 Milano; 02-806921, fax 0280692210; www.ambrosiana.it, info@ambrosiana.it. Dal 18 ottobre al 15 novembre; martedì-domenica.


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MISERIA DELLA FOTOGRAFIA

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Miseria della fotografia nella civiltà dello spettacolo... e di alcuni imbecilli dei quali parleremo a breve. La storia della fotografia non è solo storia di prostituzioni mercantili o vaneggiamenti sull’arte come rivoluzione dell’esistenza. La storiografia delle immagini fisse (non importa se analogiche o numeriche, cioè digitali) ha mostrato che una fotografia contiene il ritratto di un’epoca o è il prodotto dell’industria disseminato nei supermercati della civiltà dello spettacolo. Siccome ciascuno è figlio delle proprie opere, non è difficile sostenere che la fotografia italiana, nella quasi totalità, è soltanto un salotto di edonisti che si incensano gli uni con gli altri e sembrano prendere sul serio gli inqualificabili lavori che espongono di mostra in mostra, sin dentro i gabinetti della classe operaia, passando -s’intende- dai sofà della buona borghesia. Tutta roba d’arredamento. Paccottiglia edulcorata. Un umanesimo astratto per entusiasti e «non c’è nulla al mondo che l’entusiasmo dell’imbecille non riesce a degradare» (Nicolas Gomez Devila). Il pane della conoscenza è amaro, quanto il sale della ragione. Nessuno può insegnare nulla se non ciò che già albeggia nella nostra coscienza. La miseria della fotografia italiana è legata allo spettacolo della miseria che fuoriesce da ciò che circola nei “luoghi” della cultura specializzata e la carta stampata, la televisione, la quasi totalità degli operatori del settore sono veicoli di cose che nulla o poco hanno a che fare con la Fotografia. Siccome «lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra individui, mediato dalle immagini» (Guy Debord), la fotografia italiana, compresa

nel proprio insieme, è allo stesso tempo il risultato e il progetto del modo di ri/produzione esistente (non solo delle immagini). Se dal fondo del barile della fotografia italiana togliamo via alcuni autori, non proprio celebrati dal consenso generalizzato (potremmo fare tre o quattro nomi, ma non ci salgono al cuore che fuoriusciti, gente che è morta di fotografia o che si è messa a frequentare “cattive compagnie”, piuttosto che intrupparsi in spettacoli cir-

no fatto il resto, cioè hanno compiuto il più grande genocidio dell’intelligenze mai apparso sulla terra, solo le armi hanno fatto peggio). «L’adulto moderno soffre d’impotenza ludica incurabile, e la morfina televisiva data ai bambini è un frutto di questa buia impotenza. Il teleschermo è un orco, che se li mangia un pezzo alla volta. Orfani di ogni correzione, li invade la paura» (Guido Ceronetti) e già appena nati sono subito “masse”, oggetti e consu-

Per distruggere la fotografia italiana bastano una torcia e un Lazarillo de Tormes, nessuno si accorgerà della sua mancanza, nelle fosse comuni della società dello spettacolo. Anonimo toscano censi o incontri internazionali della fotografia feticista ridotta a merce soltanto), non vediamo altro che protezionismo e protervia, che sono i marcescenti valori di una società (anche fotografica) non solo decadente ma in putrefazione. Affiancandosi a Susan Sontag, in Wanted! Ando Gilardi, maestro e amico, magnifico randagio di un pensiero belligerante e libertario [FOTOgraphia, luglio 2004], ha scritto che «nessuno mai nella storia del mondo ha dato a tante persone l’illusione della conoscenza invece della conoscenza» come la fotografia (gli altri mezzi di domesticazione delle folle han-

matori di fotografia. Nel mortaio raffinato della fotografia italiana ci pestano in tanti, i più non sanno distinguere una prostituta di E.J. Bellocq da un santino della Madonna del Sacro Cuore di Gesù. Del meraviglioso della fotografia abbiamo conosciuto (quasi) soltanto la sua ombra, la strega piuttosto della fata; il giullare di corte e non il cavaliere errante della luna. Dentro e fuori la fotografia non si riconoscono altre regole se non quelle che contribuiscono al progresso dell’esistenza di uomini liberi tra uomini liberi. Una società dà la misura della propria bellezza quando cancella

dalle proprie leggi la parola “guerra”. Non ci sono guerre giuste, né guerre sante o umanitarie. La guerra bruttura l’uomo. La pace lo rende un angelo dell’accoglienza, della fraternità, del rispetto di se stesso e per l’intera umanità. Dopo i Campi non c’è più bellezza nella politica, nella cultura, nelle fedi. Abbiamo imparato a vivere imparando a uccidere e anche la fotografia sovente è salita sulla gogna insieme al boia, non tanto per fissare nella storia un martire, un eroe o un pazzo, quanto per celebrare un assassinio. I profeti, i santi e i menestrelli della fotografia italiana sono in bella mostra in ogni vetrina dove si smercia fotografia. Sono davvero pochi gli sguardi radicali, trasversali, eretici che realmente si sono occupati di fotografia del sociale e hanno raccolto la lezione etica di Lewis Hine, August Sander, Dorothea Lange, Diane Arbus, Tina Modotti, Roman Vishniac o Sebastião Salgado. I più e i più chiacchierati fotografi che sono in circolazione in Italia, sono piuttosto bravi a fare paesaggi colorati, nudi per i calendari dei camionisti o giochetti estetizzanti (di computer o camera oscura), che fanno sorridere perfino l’ultimo degli coglioni che si occupa di transavanguardie fotografiche o pitali immaginari qualificati come “arte”. I fotografi italiani (compresi gli stolti del deserto amatoriale) sembrano non sapere che nel fascio dei linguaggi massmediatici, la fotografia (come la parola, il cinema, la telefonia, la radio, la carta stampata, il computer, le preghiere delle religioni monoteiste -cattolica, ebraica, musulmana-) lavora per conto dell’organizzazione dominante della vita. Non si tratta di mettere la fotografia al

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SELLITTO servizio della disobbedienza, ma piuttosto di fare della poesia il principio di tutti i rovesciamenti di prospettiva di una società omologata nell’apparenza, nella violenza e nella sottomissione. Non c’è superamento della fotografia senza realizzazione della propria caduta mercantile e non si può superare il delirio museale o mondano della fotografia senza realizzare la fotografia come “arte” in favore dell’uomo planetario. La fotografia ereticale della bellezza è tutto ciò che vive nella poesia a venire della Fotografia.

FOTOGRAFIA DELLA MISERIA NELLA CIVILTÀ DELLO SPETTACOLO La civiltà dell’immagine nasce con i campi di sterminio nazisti e la bomba atomica su Hiroshima. L’economia che trasformava il mondo traduceva i morti nello spettacolo e il massacro dei propri simili diveniva specchio di una delazione prolungata. Mano a mano che si allargavano i campi di morte delle guerre, si alzavano i dividendi delle banche e dei mercanti di armi. Alla mano della politica che accarezza, succede sempre la garrotta. Il saccheggio e la distruzione di una civiltà si fonda sulla convinzione che le guerre siano giuste o sante; alcuni sinistrorsi coi baffi alla D’Alema, hanno detto che la loro guerra (in Jugoslavia) era umanitaria. In politica, specie quella istituzionale, per risultare intelligenti, basta confrontarsi con avversari un po’ più stupidi. Nella civiltà dell’immagine tutto è permesso. La politica estera dei paesi ricchi è divenuta esperta in guerre e genocidi perpetrati contro i popoli più poveri del pianeta, e l’intollerabile è che i mezzi audiovisuali del dolore hanno soppiantato le forme popolari del bello con la trucidità del “diritto di cronaca”, visto, ripreso e diffuso sugli stessi moduli (estetici ed etici) della volgarità illusionistica pubblicitaria o della propaganda politica (cartellonistica). Il cuore di un mondo senza cuore è la

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condizione mercantile nella quale anche la fotografia diventa gioco o menzogna, e sono sempre più rari i fotografi del desiderio di trasformazione della miseria dell’umanità in qualcosa di più giusto e più umano. Non è importante fotografare l’uomo che capita davanti alla macchina fotografica, quanto raccontare come vive questo uomo sulla Terra. La fotografia della miseria rispecchia la merce come spettacolo e lo spettacolo è il momento in cui la merce entra a far parte della vita sociale. Non ci sono né complici né spettatori, solo clienti affezionati della dittatura del gusto sparsa nei tinelli dei proletari e nelle “Terrazze Martini” con le olive, dove qualche “nobile” mecenate finge di conoscere le ultime schifezze degli intellettuali più richiesti dalla platea satellitare. «I comunardi si sono fatti uccidere fino all’ultimo perché anche tu possa acquistare un’apparecchiatura stereofonica Philips ad alta fedeltà» (Raoul Vaneigem) o possa partecipare a gettare la calce sulle fosse comuni degli indifesi, dei senza voce, degli ultimi del pianeta, come atto umanitario. La civiltà della fotografia non si fregia né di ideologie, né di modelli, né di dogmi culturali sui quali dissertare, dissentire, rovinare, perché li contiene tutti ed è al loro servizio. La fotografia in forma di poesia è quella che non si straccia la seconda volta che si guarda. Ci commuove la scrittura fotografica che fa della bellezza ereticale, della dolente malinconia amorosa per il diverso da sé, la caduta o il disvelamento della disumanità dominante. Il resto è merda. La fotografia muore di fotografia. La pazzia per la “bella fotografia” nasce da una cattiva educazione all’immagine che il cinema, la televisione e i fabbricatori di pellicole e macchine fotografiche hanno disperso nell’immaginario collettivo. L’ignoranza dei fotografi (specie i

• Corsi sulla stampa bianconero fine art. • Corsi sul Sistema zonale: previsualizzazione del soggetto, test per la sensibilità reale della pellicola, esposizione e sviluppo per ottenere il negativo perfetto. ROBERTO SELLITTO via Cucchi 3 20133 MILANO 02-7380488 più foraggiati dai produttori di apparecchi) è abissale. Credono di sapere tutto sul valore degli attrezzi di lavoro, sulle sensibilità delle pellicole, sull’avanzare del digitale nella presa del potere della fotografia da parte del popolo, e insieme a una marea montante di squinternati che si attaccano al collo, come un giogo, la macchina fotografica e imperversano a ogni angolo delle metropoli, delle campagne (o viaggi specializzati nel turismo sessuale sui bambini), non si accorgono che la loro cecità creativa è una sorta di schiavitù e di genuflessione ai riti e ai dogmi della società dell’apparenza. La storia della fotografia non mostra l’inefficacia delle fotografie per la conquista di un’umanità migliore, ma è soltanto la somma delle vanità mercantili smerciate come “avvenimento” artistico. La caccia alla fotografia d’arte o d’impegno civile (fa lo stesso) è aperta. Quelli che fanno le fotografie d’arte per l’arte sono mezzi fotografi, quelli che fanno fotografie come dice l’industria culturale so-

no degli stupidi che credono davvero che la fotografia possa essere il mezzo con il quale raggiungere la celebrità (visibilità) televisiva, che è il massimo dello squallore. Fino a venti anni tutti scrivono poesie o fanno fotografie, poi restano i cretini e i poeti, diceva Benedetto Croce. Non è sufficiente bruciare i fotografi che hanno fatto della fotografia la sozzura o l’indecenza, il postribolo delle proprie idee genuflesse alla merce, soltanto. Bisogna piuttosto ignorarli o restituirli alle cloache (della “bella borghesia” o del sottoproletariato sinistrorso) dalle quali sono usciti. Di alcuni imbecilli parleremo la prossima primavera di bellezza. Sia lode ora a uomini di fama. Pino Bertelli (23 volte aprile 2004) Mai come in questa occasione sono stato distante dalle visioni di Pino Bertelli, il cui spazio redazionale è libero in senso illuminista: non condivido le sue idee, ma sono disposto a dare la vita affinché lui le possa esprimere. M.R.


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