FOTOgraphia 110 aprile 2005

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Mensile, 5,70 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano

ANNO XII - NUMERO 110 - APRILE 2005

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Mostralmercato RITRATTI CATANESI DI EMILIANO SCATARZI

FinePix S3 Pro TERZA GENERAZIONE FUJI

TECNICA D’AUTORE L’ESPERIENZA DEI FOTOGRAFI


non è

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SCOPRIRE LA VERITÀ Il Giudice ride. «Tuo padre è grande. È una storia bellissima. E io credo che in essa ci sia anche la tua risposta. Ti è stato insegnato che la ricerca della verità è un lavoro che dura tutta la vita. Io credo che tu debba seguirla, senza preoccuparti delle conseguenze». È buono, stasera, il Giudice. Ho sempre pensato che sarebbe stato un ottimo insegnante. Adesso che mi ha mostrato come la risposta stia già nella mia domanda, mi ricordo di una cosa simile che mi aveva detto una volta Maddy: «Facciamo fotografie per scoprire quello che non riusciamo a vedere, la verità invisibile a occhio nudo». David Hunt (da Il racconto del mago) SOLIDARIETÀ. Il fotografo inglese Nicky Lewin (qui sotto) ha realizzato una mostra con centoventi immagini della tragedia che alla fine dello scorso anno ha colpito il sudest asiatico. Le fotografie della comunità di pescatori di Negombo, nello Sri Lanka, estranea ai clamori che interessano la stampa internazionale, rilevano come lo tsunami abbia letteralmente stravolto e dilaniato l’intera popolazione: seicentocinquanta pescatori vivono da esuli, senza alcuna assistenza da parte della comunità internazionale. Allestita con il fattivo contributo di ICI Imagedata, produttrice delle carte fotografiche per stampa a getto di inchiostro Olmec, e dell’Evening Star, la mostra è stata realizzata a scopo benefico. Con il ricavato dalla vendita delle immagini verranno acquistate barche da pesca e canoe, che consentiranno ai rifugiati di tornare a lavorare e ricostruire la propria esistenza. Per informazioni, o acquisto di immagini: Nicky Lewin; 0044-7812-342114; nickylewin@oal.com.

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COPERTINA Richiamiamo la definita “tecnica d’autore” visualizzando una preziosa e più che rara copia del poco conosciuto Il manuale del perfetto fotoreporter, redatto addirittura da Willy Ronis, una delle più significative personalità della fotografia del secondo Novecento. Proprio a partire da questo ritrovamento, segnalatoci da Gianni Berengo Gardin, ha preso avvio e si è completato (ma sarà poi vero?) il coinvolgente censimento di manuali tecnici scritti da celebri professionisti: Ansel Adams, Andreas Feininger, Berenice Abbott, Mary Ellen Mark e Annie Leibovitz, Toni Nicolini, Giuseppe Pino, Toni Thorimbert, Roberto Carulli, Emilio Frisia, Carl Koch, Peter Gowland e Bunny Yeager. Approfondiamo da pagina 44 3 FUMETTO Dettaglio dalla copertina di Titì, numero 91, del novembre 1982, sul quale è pubblicata l’avventura Silvestro fotografo, che ripropone l’eterno conflitto tra il simpatico gatto nero e l’odioso canarino giallo

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7 EDITORIALE “Centodieci” è stata una delle più significative sigle identificatorie della fotografia moderna. Per quanto priva di riferimenti oggettivi, ha segnato un’epoca della fotografia di largo consumo. Due sole parole, in attesa della prossima scadenza cabalistica con il nostro numero Centoundici: riflessione su dieci/undici anni che hanno sconvolto la fotografia 8 LETTERATURA E FOTOGRAFIA Vincenzo Marzocchini ha realizzato un approfondito studio che evidenzia, esaltandolo, il sottile rapporto che lega la fotografia alla letteratura (e viceversa) 10 NOTIZIE

ISTANTANEA

oi c’è una tessera dell’autobus. Il talloncino è stato sfilato e la tessera serve ora da custodia per una fotografia. Una foto a colori, sicuramente scattata con una instamatic. D’estate, probabilmente in Groenlandia settentrionale, perché l’uomo ha i jeans infilati in un paio di kamik. È seduto al sole, su una pietra. È a torso nudo e al polso sinistro ha un grande orologio nero da sub. Ride in direzione del fotografo, e in quell’istante, con ogni dente e ogni ruga prodotta dal riso, è il padre di Esajas. Da Il senso di Smilla per la neve, di Peter Høeg; Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1994

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Nella vita, tutti abbiamo bisogno di vittorie.

Attrezzature, vicende e altre segnalazioni

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16 SEDUZIONE DEL CORPO In due sessioni successive, personale di Isabel Muñoz

18 DIETRO LE QUINTE Monografia di Federico Motta su cinquant’anni di cinema: Scatti rubati, dall’archivio del Gruppo Olycom

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20 ORO PER IL LANCIO DI PIXMA Prestigioso riconoscimento internazionale a Canon


. APRILE 2005

RRIFLESSIONI IFLESSIONI,, OSSERVAZIONI OSSERVAZIONI EE COMMENTI COMMENTI SULLA SULLA FFOTOGRAFIA OTOGRAFIA

22 ARTE AL MERCATO

Anno XII - numero 110 - 5,70 euro

Una serie di ritratti realizzati da Emiliano Scatarzi racconta il mercato alimentare di Catania, dove torna in forma di mostra. Appunto, Mostralmercato di Paola Riccardi

DIRETTORE

IMPAGINAZIONE Gianluca Gigante

REDAZIONE

28 VITA VISSUTA

Alessandra Alpegiani Angelo Galantini

Ottantenne fotografo cremonese, Ezio Quiresi festeggia anche cinquant’anni di professionismo di Sandro Rizzi

34 PANORAMICHE D’OGGI

FOTOGRAFIE Rouge

SEGRETERIA

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Applicando con maestria le nuove possibilità operative dell’attuale epoca digitale, Battista Sedani interpreta la fotografia panoramica con immutato stile visivo di Angelo Galantini

39 SGUARDO LIBERO Nei racconti fotografici di Antonella Monzoni si riconosce l’essenza di una costruzione visiva libera da schemi e preconcetti. Reportage svolto con sguardo sereno e rispettoso: capace di emozionare e coinvolgere di Alessandra Alpegiani

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Maddalena Fasoli

HANNO

COLLABORATO

Gianni Berengo Gardin Antonio Bordoni Sara Del Fante Antonella Monzoni Franco Sergio Rebosio Ciro Rebuzzini Filippo Rebuzzini Paola Riccardi Sandro Rizzi Emiliano Scatarzi Battista Sedani Antonella Simoni Zebra for You Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it.

44 TECNICA D’AUTORE Tra passato e presente, carrellata su manuali di tecnica fotografica scritti da celebri professionisti di Maurizio Rebuzzini

● FOTOgraphia è venduta in abbonamento. ● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.

53 CENTO ANNI PORTATI BENE Agli Scavi Scaligeri di Verona, retrospettiva dalla Collezione fotografica Fnac: Viaggio attraverso un secolo di Fotografia, con altri cinque eventi a corollario

56 STRADA AUTONOMA

RESPONSABILE

Maurizio Rebuzzini

● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96.

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La reflex digitale professionale Fuji FinePix S3 Pro conferma una scelta tecnica discriminante: il sensore Super CCD, approdato alla Quarta generazione di Antonio Bordoni

● FOTOgraphia Abbonamento 12 numeri 57,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 114,00 euro; via aerea: Europa 125,00 euro, America, Asia, Africa 180,00 euro, gli altri paesi 200,00 euro. Versamenti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 28219202 intestato a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard.

58 DIECI, VENTI, TRENTA!

● Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati. ● È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo). ● Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti.

Zoom Sigma 10-20mm f/4-5,6 EX DC HSM e grandangolare Sigma 30mm f/1,4 EX DC HSM

Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano

60 DA PELLICOLA A FILE Scanner Konica Minolta Dîmage Scan Elite 5400 II

63 AGENDA Appuntamenti del mondo della fotografia

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entodieci. Centodieci numeri di FOTOgraphia, in attesa di una considerazione sui dieci anni trascorsi, che abbiamo programmato per il prossimo Centoundici (111), cifra che si presta a diversi giochi combinatori. Quindi, in attesa di considerare quanto tanto è successo nel decennio appena trascorso, che ha letteralmente stravolto il mondo fotografico, sconvolgendolo, rilassiamoci con un richiamo tecnicamente curioso, appunto sollecitato dal “Centodieci”. Efficace identificazione di una pellicola in uso tempo addietro, 110 è una delle cifre epocali della luminosa storia della fotografia. Nasce nel 1972, quando l’originario caricatore semplificato Instamatic (126 in sigla) venne affiancato dalla miniaturizzazione Pocket Instamatic, appunto siglata con il numerico 110: caricatore di pellicola di piccole dimensioni, con la medesima facilità di inserimento a prova d’errore. Perché 110? Come in tutta la storia della fotografia, nessun riferimento codificato. La cifra fu scelta perché facile da pronunciare in inglese e perché facile da ricordare: nel gioco statunitense di declinazione delle cifre, semplicemente “one-ten” (appunto, uno-dieci). Niente di più, né di diverso. “110” non ha alcun rapporto con la pellicola che ha identificato, al pari delle altre combinazioni numeriche, alcune delle quali ancora attive. Per quanto la codificazione delle pellicole fotografiche presenti numeri che potrebbero indurre in errore (per esempio, l’affinità tra il codice “135” e la pellicola 35mm è casuale), non c’è alcuna combinazione reale o realistica. Tutt’al più, in qualche caso, c’è solo buon senso comune. Ed è proprio il caso del caricatore 135, per esposizioni 24x36mm su pellicola 35mm a doppia perforazione, che nacque nel 1934 per la Kodak Retina; venne pure utilizzato dalle prime Leica e Contax e divenne standard per un ramo della merceologia fotografica allora al decollo. Per un certo periodo circolarono anche numerazioni “235”, “435” e “335”, che visse una propria stagione dal luglio 1952 come particolare confezione di pellicola per venti (doppie) pose stereo sul comune film 35mm. Oggettivamente, va annotato che la necessità di numerare le pellicole è nata a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, quando le varianti erano veramente tante. Le combinazioni numeriche furono attribuite da Kodak ai propri prodotti. Tant’è che, lo ricordiamo bene, il film Rapid, ideato da Agfa per controbattere in qualche modo il caricatore Kodak Instamatic (126), non fu siglato, ma visse sempre come tale: Agfa Rapid e basta. Dieci/undici anni fa si parlava di tecnica fotografica con termini e concetti che oggi non possono essere replicati. Sono stati dieci anni che hanno “sconvolto il mondo fotografico” (parafrasando), quantomeno quello tecnico. Ed è su questo che stiamo per riflettere. Appunto, in occasione della cabalistica scadenza del prossimo Centoundici. Maurizio Rebuzzini

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Rimanendo con i formati fotografici, ricordiamo che il rullo 120 è il più antico tra quanti ancora in commercio. Nasce nel 1901 (!) e all’alba dei suoi novantasei anni di età, nel 1996 venne sottoposto a un sostanziale lifting: in copertina sul nostro numero dell’aprile 1998, il Fuji EasyLoading è un sistema per l’aggancio facilitato e sicuro del supporto di carta di protezione e trascinamento. Gli stessi rulli sono quindi dotati del Barcode System per l’identificazione automatica della sensibilità.

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LETTERATURA E FOTOGRAFIA

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Attento cultore della fotografia, Vincenzo Marzocchini si divide tra l’esercizio attivo, con campi di esplorazione visiva ad ampio raggio (dal paesaggio al nudo, alla sperimentazione), e la riflessione teorica. In questo senso, lo scorso aprile 2004 segnalammo una sua particolare e competente edizione sulla fotografia stenopeica, tra cronaca e storia (appunto: La fotografia stenopeica; 72 pagine 14x5x21,5cm, cartonato; 20,00 euro); quindi, il successivo giugno 2004 ospitammo una affascinante riflessione filosofica sulla lentezza stenopeica, come ragion d’essere e scelta di campo. Ora, in stretta attualità tem-

porale, Vincenzo Marzocchini torna alla ribalta con un altro studio sulla Fotografia (consueta maiuscola), osservata e considerata, come ci piace annotare e definire, di traverso, per traverso. L’attuale Letteratura & Fotografia. Scrittori poeti fotografi è esattamente ciò che il titolo anticipa e promette: «una ricerca organica sui rapporti tra queste diverse ma affini forme espressive; un’ampia disamina dei temi riguardanti tale felice connubio, presentando scrittori e poeti che hanno inserito in vario modo la fotografia nei propri lavori e fotografi che hanno tratto ispirazione dalla letteratura per le proprie opere

creative» (dal frontespizio). Il rapporto tra fotografia e letteratura è ampio e prolifico, tanto che Ferdinando Scianna, fotografo che ha affinato una particolare attenzione filosofica e ideologica sull’azione stessa della fotografia, ha avuto modo di annotare «quanto la fotografia viva di letteratura e quanto la letteratura sia stata influenzata dalla fotografia». Il tema della parola di immagine è affascinante e intrigante: vola alto, a volte sorvola addirittura le intenzioni, è sempre presente nel cosciente impegno di quegli autori che non esauriscono il proprio gesto nella sola opera ufficialmente realizzata e pre-

sentata, ma ne estendono in avanti e oltre l’influenza. Il casellario di Vincenzo Marzocchini, opportunamente ordinato per capitoli conseguenti (in ordine: L’illusione del possesso, Rivelazione, Parole e Immagini), è colto; si basa su apparati che prendono in esame e analisi una serie di testi estremamente eruditi (opportunamente riportati nella Bibliografia finale). Alla resa dei conti, il lungo tragitto dell’autore approda alla conclusione, inevitabile?, dell’intrigante intreccio, che sicuramente era latente nelle intenzioni originarie. Forte e definita da una coerente originalità, la ricerca di Vincenzo Marzocchini, a propria

TAGLIO PIÙ BASSO

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arole sulla fotografia: tema affascinante, che Vincenzo Marzocchini affronta con visione colta nel suo Letteratura e Fotografia. Scrittori poeti fotografi, del quale riferiamo oggi. Come annotiamo, e come spesso abbiamo avuto modo di riferire, attraenti e concentrate riflessioni sulla fotografia si possono individuare anche all’interno di altri contenitori insospettabili, come diciamo di taglio più basso: narrativa di evasione, cinema di largo consumo, fumetti e via discorrendo. Nel concreto, tra il tanto possibile, a titolo di esempio, riprendiamo da Facile da uccidere, romanzo di John Katzenbach genericamente attribuito al noir (pubblicato in Italia da Mondadori; dal 1992, nella collana Oscar bestsellers). Il protagonista è un fotografo, che entra presto in scena.

«Tutti vogliono andare nella terra dei sogni.» Il redattore sospirò. «Libertà di parola, libero amore, orge e droghe. Haight-Ashbury e rock acido.» Poi rise. «Diavolo, non dev’essere tanto male.» Tirò fuori il portafoglio e gli porse due biglietti da venti dollari e due da cinque. «Perché non resti qui ancora un po’ a fare qualche altra foto per noi? Ti pagherò.» «Quanto?» «Novanta la settimana.» Jeffers pensò: A Cleveland fa freddo. Lo disse. «A Cleveland fa freddo.» «Anche a Detroit e a Chicago. New York è insopportabile e Boston è fuori questione. Figliolo, se vuoi stare al caldo, vai a Miami o a Los Angeles. Se vuoi lavoro, prova un po’ qui. Diavolo, è inverno. Ti faccio una proposta: ti darò novantacinque dollari e ti comprerò un giubbotto imbottito e qualche paio di mutandoni di lana.» «Che cosa dovrei fotografare?» «Niente mostre floreali o riunioni alla Camera di Commercio. Altre scene come questa.»

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«Proverò» disse Jeffers. «Bene, figliolo. Ma c’è una cosa.» «Quale?» «Il mio è un gioco d’azzardo. Se la foto di oggi, ecco, è stata un caso fortunato... se non me ne fornisci altre... bene, puoi rimetterti in viaggio per la California. Capito?» «In altre parole, mostrami cosa sai fare.» «Vedo che hai afferrato. Ci stai?» «Sicuro. Perché no?» «Figliolo, con quella mentalità farai strada nel tuo mestiere. E un’altra cosa. Cleveland è una città di colletti blu. Fatti tagliare i capelli.» Jeffers passò undici mesi a Cleveland. Con i capelli corti. Ricordava: Un manifestante pacifista colpito alla schiena da un poliziotto armato di manganello. Foto a 1/250, f-16, con il teleobiettivo, da un isolato di distanza. L’immagine sgranata accentuava la violenza. Un funerale della malavita, con una guardia del corpo che si avventava infuriata contro i fotografi e i cameramen. Aveva scattato in fretta, schivando all’ultimo momento, e aveva colto il gorilla nerovestito mentre sferrava un pugno con i denti digrinati, 1/1000 a f-2,4 con pellicola ad alta velocità. Un altro funerale, la bara coperta dalla bandiera: un pilota che era stato mitragliato sopra Haiphong e aveva guidato il suo F-16 fino all’Oriskany e alla sicurezza del Golfo del Tonchino, e poi aveva perso quota ed era morto nelle acque tiepide e mosse prima dell’arrivo dei soccorritori. I familiari avevano l’aria rassegnata, pensava Jeffers; non c’erano state molte lacrime. Li aveva colti in fila a fissare la tomba, come in una parata, 1/15 a f-22, e aveva lasciato la copia nel bagno un po’ a lungo per far risaltare il grigiore del cielo. Ricordava anche il cadavere irrigidito di un drogato che aveva cercato il tepore in una dose, aveva sfidato una notte di febbraio all’addiaccio ed era morto. Era successo al porto, e la foto aveva inquadrato la luce riflessa del Cuyahoga che rispecchiava un mondo ghiacciato, 1/500 a


Letteratura & Fotografia. Scrittori poeti fotografi; di Vincenzo Marzocchini; Casa Editrice Clueb, 2005 (via Marsala 31, 40126 Bologna; 051-220736, fax 051-237758; www.clueb.com, des@clueb.com); 158 pagine 17x24cm; 15,00 euro.

volta strumento di ricerca per il lettore; si inserisce in un filone di studi e antologie particolarmente prolifico, magari non in Italia. Nel nostro paese, a memoria, ricordiamo tre precedenti significativi: Gli scrittori e la fotografia di Diego Mormorio (Editori Riuniti, 1988); Letteratura e fotografia di Rosella Maliardi (Edizioni Tracce, 2002) e Fotografia co-

me letteratura di Giuseppe Mercenaro (Bruno Mondadori, 2004). A seguire, non possiamo né vogliamo ignorare, una volta ancora, le riflessioni sulla fotografia scritte dagli stessi fotografi. Quindi, ricordiamo ancora l’attuale seconda edizione di Fotografi sulla fotografia, antologia critica curata da Nathan Lyons, pubblicata da Agorà di Torino, della quale riferiamo su questo stesso numero, a pagina 49: testi di ventitré autori, selezionati in base alle rispettive rappresentatività della filosofia individuale di ciascun fotografo e al contributo dato all’evoluzione dell’e-

f-5,6. Ma come sempre, quando ricordava Cleveland, pensava alla ragazza. Era nella camera oscura; nell’angolo suonava la radiolina a transistor acquistata con la prima paga e riempiva la stanza con la musica aspra dei Doors. Ogni volta che accendeva la radio sentiva “Light My Fire”. Aveva passato due afose giornate d’estate seguendo uno degli ultimi poliziotti di ronda a piedi della città. Aveva trovato le foto troppo poco drammatiche e di routine. Il poliziotto era cordiale, estroverso. Dovunque andava veniva accolto con simpatia. Jeffers aveva riso della foto. Dov’era la tensione? Avrebbe voluto che qualcuno sparasse al poliziotto. Se l’era augurato e aveva deciso di passare un altro giorno per le strade. Perduto tra la musica, il buio e i suoi piani, quasi non aveva sentito la voce del redattore fotografico che lo chiamava. «Jeffers, fannullone, esci di lì!» Aveva posato tutto, lentamente. Jim Morrison cantava “So che non sarebbe vero...”. Il redattore fotografico, l’aveva scoperto presto, esisteva solo in due stati: la noia e il panico. «Cosa c’è?» aveva chiesto uscendo. «Un cadavere, Jeffers, morto al cento per cento, proprio agli Heights. Una ragazza bianca di buona famiglia, morta stecchita. Vai, vai, vai. Troverai Buchanan sul posto. Vai!» S’era aggirato, stranamente nervoso, intorno al perimetro formato dalla polizia, tenendosi in disparte dagli altri giornalisti e dai cameramen della televisione che attendevano in gruppo, scherzando e cercando di scoprire qualcosa, ma disposti ad aspettare fino a quando un portavoce o un investigatore fosse venuto a riferire. Dov’è la foto? S’era chiesto. S’era spostato sulla destra, poi sulla sinistra, entrando e uscendo tra le ombre del pomeriggio; e finalmente, quando nessuno gli badava, era salito su un grosso albero cercando di vedere chiaramente. Steso su un ramo come un cecchino, aveva fissato il teleobiettivo e aveva scrutato i poliziotti che lavoravano meticolosamente intorno al corpo della ragazza. Aveva deglutito con uno sforzo nel vedere una gamba nuda, abbandonata per ter-

spressione fotografica contemporanea. In senso lato, Fotografi sulla fotografia appartiene a una prolifica serie di antologie di testi fotografici. Limitandoci all’editoria statunitense, che non è certamente l’unica, seppure quantitativamente la più prolifica, sappiamo di Bernard Shaw on Photography (edizione originaria inglese del 1989), Diana & Nikon (1997), Camera Fiends & Kodak Girls (1989; Secondo volume, 1995), Perspectives on Photography (1986), Classic Essays on Photography (1980), The Privileged Eye (1987), Life Photographers - What They Saw (1998; Alfred Eisenstaedt: «Noi siamo tutti individualisti»), Photo Speak (1998), Photography Speaks e Photography Speaks II (1989 e 1995). Domanda: Quante altre parole ci sono, e quante ci possono es-

sere? Ma, soprattutto, quante dovrebbero esserci? Tornando alla lodevole e meritevole ricerca di Vincenzo Marzocchini, ne ribadiamo il taglio alto, pur nella visione trasversale dell’argomento. Da parte nostra, a complemento, aggiungiamo quel senso della presenza della fotografia nella letteratura (e poi nel cinema, nel fumetto e nella vita quotidiana), che compone un altro capitolo della vicenda. Senza scomodare scrittori di chiara fama, tra le pieghe della narrativa d’evasione spesso incontriamo citazioni fotografiche degne di attenzione e nota: alcune per la propria curiosità, magari un poco fine a se stessa, altre per inattesi e insospettabili approfondimenti. E questo, assieme alla combinazione con fumetto e cinema, confermiamo, è tutt’altro capitolo. M.R.

ra. Jeffers aveva cercato di vedere, febbrilmente, aveva scattato le immagini, inquadrando da vicino la vittima. Doveva vedere i seni, i capelli, l’inguine; regolava l’angolazione e il fuoco e continuava a scattare come se la macchina fosse un’arma, spostandola e manovrandola e accarezzandola perché lo portasse più vicino al cadavere. Si era terso il sudore dagli occhi e aveva premuto di nuovo il pulsante, imprecando ogni volta che un investigatore gli intralciava la visuale. Il motorino ronzava ogni volta che gli si offriva una buona inquadratura. Quelle foto le aveva tenute per sé. Il giornale ne aveva pubblicate altre tre: un’istantanea degli addetti del pronto soccorso che portavano via su una barella il corpo della vittima; un campo lungo a livello del terreno che mostrava gli investigatori inginocchiati sul cadavere, nascosto dalle loro figure, che rivelava soltanto un braccio snello, scostato dal busto e sorretto delicatamente da uno dei poliziotti; e l’immagine di alcune ragazze, attirate dalla paura e dalla curiosità ai margini della scena del delitto, che guardavano piangenti e sorprese mentre la salma veniva portata fuori dai cespugli. Jeffers aveva preferito quell’ultima foto. Aveva abbordato le ragazze per farsi dare i loro nomi, e aveva ottenuto facilmente le informazioni che voleva. La foto, pensava, esprimeva l’effetto del delitto. Una ragazza aveva gli occhi sgranati per lo shock, quella accanto s’era portata le mani alla faccia, con gli occhi che spuntavano sopra le dita irrigidite dalla paura. Una terza era a bocca aperta, mentre una quarta distoglieva il viso. Era, aveva detto il redattore, la più riuscita di tutte. L’avevano pubblicata in prima pagina. «Potrebbe scapparci una gratifica» aveva detto il redattore fotografico; ma Jeffers, ancora soffuso d’eccitazione, pensava che la sua vera gratifica consisteva nello sviluppare le immagini nella camera oscura; e s’era affrettato a tornare alla sua solitudine. Sorrise. Aveva ancora quelle foto, dopo quasi vent’anni. Le avrebbe conservate sempre.

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CANON LEADER. Per il terzo anno consecutivo i risultati di un’indagine condotta dall’International Data Corporation (IDC), una delle più accreditate società di ricerca del mondo della tecnologia, hanno confermato la leadership di Canon nel mercato europeo degli apparecchi digitali. Nel 2004, Canon ha conquistato una quota del 16,8 per cento; in un mercato che ha visto le vendite globali superare venticinque milioni di unità, l’azienda giapponese ha venduto quattro milioni e duecentomila apparecchi digitali, tra reflex e compatte, con un aumento del 66,6 per cento sulle vendite del 2003. Secondo l’indagine IDC, quasi trentanove milioni di famiglie europee possiedono un apparecchio digitale e si prevede che la quantità aumenti ancora nel 2005. Le reflex rappresentano il segmento che cresce più velocemente, esploso soprattutto all’indomani dell’introduzione di configurazioni vendute attorno i mille euro, che hanno permesso a un ampio pubblico di accedere a tecnologie precedentemente accessibili solo ai fotografi professionisti. Nel 2004, in Europa la vendita di reflex digitali è aumentata di oltre il duecento per cento. (Canon Italia, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI).

VISIONI LUMINOSE. Il nuovo visore Horizon HZ100 si segnala per la grande luminosità, perfettamente distribuita su tutto il piano (con temperatura colore 5000 kelvin, più/meno 400K). Con un’area luminosa di 135x180mm, il visore ha dimensioni esterne contenute in 160x252mm e soli 18,5mm di spessore; è alimentabile con

quattro comuni pile a stilo (AA) alcaline da 1,5V o con l’apposito alimentatore di rete HZ105, accessorio opzionale. (Bogen Imaging Italia, via Livinallongo 3, 20139 Milano).

VENTICINQUE. In moltiplicazione esponenziale, la crescita tecnica dei lettori si estende a ogni tipo di scheda in commercio. La recente versione Hama 55117

approda alle schede per telefonia cellulare TransFlash. Così, il lettore è in grado di gestire venticinque differenti tipi di schede di memoria: Compact Flash (Tipo I e II), Microdrive, Microdrive embedded, Magicstore, SmartMedia, MultiMedia, MultiMedia Dual Voltage, RS-MMC, RS-MMC Dual Voltage, RS-MMC Mobile, Secure Digital, Mini Secure Digital, Memory Stick, Memory Stick Select, Memory Stick Magic Gate, Memory Stick Pro, Memory Stick Pro, Magic Gate, Memory Stick Pro Duo Magic Gate, Memory Stick Duo, Memory Stick Duo MagicGate, Memory Stick Pro Duo, Transflash e xD-Picture. Il lettore è dotato di software Photo Impact XL SE, per archiviazione e riproduzione delle immagini su PC, Ulead Photo Explorer 8.5 SE e Inspector, per recupero dati persi. Il dispositivo non necessita di nessun tipo di adattatore per la lettura delle schede. Di uso semplice, è fornito di porta USB 2.0, da 480Mbit/s, e USB 1.1, da 12Mbit/s. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI).

HARD DISK PORTATILE. Compagno di viaggio ideale, da portare sempre con sé, HD-182 è un Photo Hard Disk da 20Gb, che risponde in misura adeguata alla crescente domanda di

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soluzioni di memorizzazione ad alta capacità. Basato su una tecnologia proprietaria, è un’unità di memoria portatile di tipo stand-alone, con lettore di card dieci-in-uno incorporato. L’ampia disponibilità di memoria (20Gb, sufficienti a immagazzinare oltre ventimila immagini standard) è in grado di soddisfare i fotografi più esigenti e ogni tipo di necessità dell’utenza business. Per copiare istantaneamente i dati contenuti nella scheda di memoria e renderla disponibile per nuovi utilizzi, è sufficiente seguire il menu sul monitor LCD retroilluminato da 1,8 pollici.

L’HD-182 è collegabile al computer tramite il cavo USB 2.0 fornito in dotazione, per un trasferimento rapido dei dati. Oltre a questo impiego, il Photo Hard Disk portatile si presta come periferica di back-up per i dati contenuti nel computer. La batteria assicura una lunga autonomia di utilizzo e si ricarica automaticamente con il bus di alimentazione USB 2.0 durante la connessione al computer, oppure tramite l’alimentatore a rete in dotazione. (Nital, via Tabacchi 33, 10132 Torino).

MINIATURIZZAZIONE DIGITALE. L’attuale Rolleiflex Mini Digi prosegue quel cammino di celebrazione della storia della tecnica fotografica che ha già prodotto miniaturizzazioni Leica If, IIIf e M3, Contax I, Nikon F e Rolleiflex 2,8F per pellicola tradizionale in formato Minox 8x11mm (FOTOgraphia, novembre 2000, luglio 2001, settembre 2001 e maggio 2002). La differenza è di sostanza, non di forma: la Rolleiflex Mini

Digi è configurata per acquisizioni digitali su scheda di memoria SD. L’estetica sottolinea quella storia evolutiva della tecnica/tecnologia fotografica nel cui ambito la biottica Rolleiflex ha avuto un ruolo primario, fondamentale e discriminante. L’odierna MiniDigi riprende le forme proprie della Rolleiflex 2,8F, che tanti capitoli ha scritto nella storia del fotogiornalismo internazionale, nella storia del ritratto e, più in generale, della fotografia del secondo dopoguerra. Tra l’altro, e in aggiunta, a giudizio di molti, assieme a quello della configurazione 3,5F (FOTOgraphia, dicembre 1996) il frontale della Rolleiflex 2,8F per esposizioni 6x6cm su pellicola a rullo 120 è uno dei più efficaci disegni della fotografia, capace da solo a evocare sapori, atmosfere e situazioni epocali. La miniaturizzazione Rolleiflex MiniDigi pesa solo cento grammi. L’obiettivo di ripresa di 9mm equivale all’inquadratura della focale standard della fotografia 6x6cm, alla quale la rievocazione si riferisce. Il monitor LCD da 0,9 pollici è collocato sulla parte superiore del corpo, al posto del vetro smerigliato originario della Rolleiflex 2,8F. La messa a fuoco fissa si estende da 70cm all’infinito. Tutte le funzioni sono automatiche, dal controllo dell’esposizione al bilanciamento del bianco. Soltanto l’otturatore conserva una manualità che ri-



chiama con inviolata eleganza l’uso delle Rolleiflex 6x6cm con mirino a pozzetto (peraltro già ripreso dal monitor LCD): il suo caricamento, scatto dopo scatto, è guidato e governato dalla manovella laterale, appunto ripresa dalle Rolleiflex originarie. (Mafer, via Brocchi 22, 20131 Milano).

ORO, ARGENTO E PLATINO. La Digital Imaging Websites Association (DIWA), autorevole organizzazione internazionale composta da pubblicazioni web europee e statunitensi specializzate in digital imaging, ha assegnato il Gold Award alla reflex digitale Konica Minolta Dynax 7D (FOTO graphia, dicembre 2004), il Silver Award alle configurazioni Olympus E-300 e Olympus µmini Digital (FOTOgraphia, febbraio 2005 e novembre 2004)

e il Platinum Award alla compatta digitale Olympus C-8080 Wide Zoom (FOTOgraphia, marzo 2004). Le medaglie corrispondono ai livelli più alti di prestazioni, riscontrate attraverso una serie di rigorosi test. La caratteristica che distingue la Dynax 7D è lo stabilizzatore d’immagine Anti-Shake integrato nel CCD, il primo in assoluto montato su una reflex digitale. I riconoscimenti Olympus hanno puntualizzato la qualità dell’immagine degli otto Megapixel della reflex E-300 e le sue dotazioni esclusive, il design innovativo della µ-mini Digital, con risoluzione di quattro Megapixel e monitor LCD da 1,8 pollici, e le prestazioni della C-8080 Wide Zoom da otto Megapixel, nella categoria prosumer. (Konica Minolta: Rossi & C, via Ticino 40, 50010 Osmannoro di Sesto Fiorentino FI; Olympus:

Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI).

PORTATILE. Minipro 735 è un illuminatore a torcia portatile di nuova generazione, alimentabile a batteria o direttamente dalla telecamera, con lampada dicroica da 10-100W/12V da 3200 kelvin di temperatura colore. Dotato di parabola in alluminio anodizzato, è composto dal corpo in metallo in lega leggera con griglia di raffreddamento, staffa a “U” snodata con attacco a slitta e a vite (10,5x 12x11cm, 480g). A corredo: un filtro dicroico 5600K ribaltabile, quattro alette paraluce, una lampada alogena 100W/12V, un cavo a spirale lungo 120cm con presa Cannon XLR. Accessorio opzionale: Pack ricaricabile di alimentazione, completo di borsa di trasporto in nylon cordura, con spallac-

cio e caricabatteria 220V. La batteria 12V 7Ah ha una durata di circa quaranta minuti con lampada da 100 watt e settanta minuti con lampada da 50 watt. (Bogen Imaging Italia, via Livinallongo 3, 20139 Milano).

SISTEMA DYNAX. Tre zoom in arrivo per la reflex digitale Konica Minolta Dynax 7D (FOTOgraphia, dicembre 2004). Dall’escursione solo grandangolare alla variazione grandangolare medio e lungo tele: Konica Mi-


EPSON® e Epson Stylus Photo™ sono marchi registrati di Seiko Epson Corporation.

Un colore può emozionare. Soprattutto se è l’unico che devi sostituire.

Ci sono cose insostituibili. E poi ci sono i Multifunzione Epson che, oltre ad avere le funzioni di una stampante, di uno scanner e di una fotocopiatrice, sono dotati di una particolare caratteristica: le cartucce di inchiostro singole. Stampare le tue foto non è costoso: ad esempio con Epson Stylus Photo RX425 puoi ottenere fotografie di alta qualità a soli € 0,39 l’una*. Per ulteriori informazioni sui Multifunzione Epson, visita www.epson.it o chiama il numero verde 800-801101. *Costo basato su una confezione di PhotoPack: € 39 Iva incl. - contiene 4 cartucce + 100 fogli carta fotografica 10x15


Profoto Pro-B2 L’innovazione dei flash a batteria Efficace generatore flash da 1200Ws con doppia alimentazione: alla corrente di rete e a batteria!

nolta AF DT Zoom 11-18mm f/4,5-5,6 (D), 18-70mm f/3,55,6 (D) e 18-200mm f/3,5-6,3 (D). Nella sigla identificatoria, l’alfabetico “DT” (Digital Technology) certifica la nuova generazione di obiettivi esclusivamente dedicata alle dimensioni ed esigenze ottiche del sensore CCD di acquisizione, di dimensioni inferiori al tradizionale fotogramma 24x36mm. Utilizzati sulla reflex digitale Konica Minolta Dynax 7D mettono a frutto il dispositivo AntiShake, che assicura correzioni del micromosso con impostazioni di tempi di otturazione sostanzialmente lunghi/allungati, nell’ordine di due o tre valori in più delle consuete combinazioni fotografiche. Operativamente, incorporano un codificatore della distanza, le cui informazioni sulla regolazione della messa a fuoco consentono la misurazione flash ADI (Advance Distance Integration). L’apertura circolare del diaframma è congeniale alla migliore resa delle aree fuori fuoco, rese con gradazioni morbide. Infine, si annota la costruzione con movimento silenzioso dell’autofocus. (Rossi & C, via Ticino 40, 50010 Osmannoro di Sesto Fiorentino FI).

MEDIO TELE. Primo medio tele ad alloggiare un elemento flottante, il Leica Apo-SummicronM 75mm f/2 Asph aggiunge una perla al prestigioso sistema ottico per Leica a telemetro. Compatto e di nuova concezione, è dotato di una lente asferica, nel disegno di sette elementi in cinque gruppi, che corregge alla perfezione le aberrazioni cromatiche. Quindi, la resa omogenea sull’intero campo dell’imma-

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gine è ottenuta tramite l’utilizzo di vetri ad elevata rifrazione, due a parziale dispersione anomala, di cui uno realizzato nel laboratorio del vetro Leitz. Durante la messa a fuoco, l’ultima lente modifica la propria posizione rispetto il sistema ottico, per assicurare la massima qualità di ripresa a ogni distanza di accomodamento, a partire da 70cm. La generosa apertura relativa f/2, peraltro abbinata alla possibilità di impostare tempi di otturazione adeguatamente lunghi (in assenza di specchio reflex), consente riprese in luce ambiente particolarmente debole. Anche alle massime aperture di diaframma si hanno ottimali correzioni ottiche, per una resa qualitativa costante tra centro e bordi del fotogramma. L’utilizzo di una esclusiva tecnologia antiriflesso e l’introduzione all’interno dell’obiettivo di un nuovo rivestimento opaco riducono i riflessi, riportando immagini naturali a ogni distanza e in ogni condizione di illuminazione. Il Leica Apo-Summicron-M 75mm f/2 Asph è fornito di paraluce tele integrato come protezione da riflessi accidentali e dalla polvere. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI).

Per l’uso in location, la batteria di alimentazione offre Fino a 200 lampi a piena potenza Elevata velocità di ricarica: da 0,04 a 1,8 secondi Breve durata del flash, per congelare i movimenti del soggetto: da 1/2200 a 1/7400 di secondo Regolazione della potenza su un’estensione di 8 f/stop (da 1200Ws a 9Ws), con variazioni da 1/2 o 1/10 di stop Distribuzione simmetrica o asimmetrica (con un rapporto di 2:1) della potenza selezionata sulle due prese flash Lampada pilota fino a 250W Lampada pilota continua o a tempo Collegamento radio (ricevitore opzionale), che elimina la necessità di cavi di sincronizzazione

Il generatore Profoto Pro-B2 è integrato al versatile sistema Pro-7. Accetta tutte le torce flash Pro-7, standard o speciali, incluse le ProHead (con lampada pilota da 250W), ProRing (anulare) e ProTwin (da 2400Ws, per il collegamento a due generatori). Inoltre, progettata esclusivamente per il Pro-B2, la torcia Pro-B Head è leggera e portatile (10x22cm, 1,8kg), in modo da integrarsi perfettamente nel concetto di massima libertà operativa.


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A/D imaging srl, viale Sabotino 4, 20135 Milano 02-58430907, fax 02-58431149 • www.adimaging.it • info@adimaging.it


SEDUZIONE DEL CORPO

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Corpo. Il corpo: tema sostanzialmente caro alla fotografia, come ancestralmente presente in ogni forma d’arte. La naturale attrazione che il corpo esercita sulla propria rappresentazione è significativa di un’attenzione che gli viene dedicata al di là di tutti i tempi, tutti i luoghi e tutte le culture. Argomento tematico affascinante e difficile da avvicinare e svolgere, non ha mancato di esercitare la propria seduzione sullo sguardo vivido di Isabel Muñoz, fotografa di rara sensibilità, che da vent’anni (rac)coglie le sfide visive più ardue e le trasforma in poesia. In due occasioni consecutive, Isabel Muñoz, spagnola, classe 1950, esponente di spicco della francese Agenzia VU (FOTOgraphia, giugno 2003), rappresentata in Italia dall’Agenzia Grazia Neri, espone parte della propria opera fotografica dedicata al corpo in una mostra intitolata semplicemente Isabel Muñoz. In combinazione, significative immagini in rigoroso bianconero al platino della serie Surma (Etiopia) e una selezione Retrospettiva sono prima allestite a Milano, negli spazi della Galleria Gruppo Credito Valtellinese, e quindi, in una tappa successiva, alla Galleria Credito Siciliano di Acireale, in provincia di Catania: rispetti-

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Maschio nero rannicchiato su se stesso a braccia incrociate; serie Masa; Abidjan (Costa de Marfil), 1999.

Torso d’uomo con ornamenti di fango; serie Surma; tribù Surma (Etiopia), 2002. Immagine utilizzata per il poster della mostra e la copertina del catalogo italiano.

vamente, ventun stampe al platino 140x114cm (montate su plexiglas) e sessanta stampe al platino incorniciate (trenta 80x80cm e trenta 120x80cm). Isabel Muñoz lavora sul corpo, lo ha sempre fatto nella storia della propria produzione artistica; si interroga in maniera costante e coerente sul ruolo del corpo e sulla storia del ruolo che il corpo ha avuto nelle varie società, quasi una valenza di socialità propria. Isabel Muñoz sa, sente e intuisce che la sensualità e il bisogno di piacere, in un’antitesi tutta umana, alla stessa stregua del fascino del potere, sono valori portanti di moltissime esistenze. Per molti anni, la fotografa ha rivolto le proprie indagini alla danza, nel senso della relativa corporeità. Dal Tango al Flamenco, ad altre espressioni, ne ha cercato -trovandolo- il lato più autentico, più primordiale, lontano il più possibile da significati stratificati dal tempo, dalle culture e dai fenomeni mediatici; così, Isabel Muñoz ne presenta i movimenti tipici ed esclusivi, fantastico prodotto di ambigua valenza del corpo umano in una forma pura, dove le pratiche corporee non sono pervertite dalla mercificazione, ma portano in sé energia di bellezza, emozione e desiderio. È proprio la spinta forte di tali emozioni che guida il continuo, spasmodico cercare modalità nuove da rappresentare. Che si tratti di “sentire” i corpi attraverso l’espressione della danza o con le movenze di raffinati sport o tramite la pra-

tica rituale di una tribù etiope emerge sempre, con ingenua prepotenza, una volontà di risalire alle origini. In un’idea, a quel momento, comune a tutta l’umanità, nel quale il corpo, non ancora assoggettato alle convenzioni sociali, inventa linguaggi propri, parlati e riconosciuti da tutte le cose pure del mondo: il linguaggio della Bellezza universale, del desiderio, della sensualità, senza l’artificioso pudore della colpa, dell’amore. E forse, proprio perché si tratta di un momento, porta in sé, come una condanna, il proprio finire, l’impossibilità di raggiungere questo assoluto. Brava, Isabel Muñoz, che ha riconosciuto tali e tanti linguaggi effimeri, e li ha trasformati in una grammatica visiva che rende leggibili queste questioni, non sempre percepite con chiarezza, sfuggenti, indecifrabili nella propria ambigua posizione. Pensare, che se fossimo capaci di liberarci di ogni orpello moralistico, sarebbe così facile identificarle, vederle e goderne tutti, in ogni momento. Con il proprio raffinato stile, Isabel Muñoz rivendica e dimostra, una volta ancora, che quando si è arrivati alla formula giusta, si è capaci di adattarla e utilizzarla nelle questioni che interessano: si può parlare di qualunque cosa, proprio perché è all’opera una tensione tra etica ed estetica. S.d.F. Isabel Muñoz. A cura di Dominique Stella. Ventun fotografie della serie Surma (Etiopia) e sessanta in Retrospettiva. Catalogo con settantanove illustrazioni; 160 pagine 27x31,5cm; edizione Lunwerg per Fondazione Gruppo Credito Valtellinese. ❯ Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Refettorio delle Stelline, corso Magenta 59, 20123 Milano; 02-48008015; www.creval.it, creval@creval.it. Dal 27 maggio al 30 luglio; lunedì-sabato 10,00-19,00. ❯ Galleria Credito Siciliano, piazza Duomo 12, 26200 Acireale CT; 095-600502. Dal 10 settembre al 30 ottobre.



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DIETRO LE QUINTE

Divi del cinema dal dopoguerra a oggi (sottotitolo esplicativo) sono riuniti in una monografia illustrata che di fatto disegna una lunga stagione della nostra società e socialità. Scatti rubati propone attori, attrici e registi, sia italiani sia stranieri, ripresi in momenti “apparentemente” quotidiani tra set e appuntamenti ufficiali/ufficiosi. A caso: un balzo di Alberto Sordi, improbabile e sorprendente Tarzan mediterraneo colto in volo, sotto lo sguardo perplesso e divertito di una giovane e affascinante Claudia Cardinale (pagina accanto); il regista Al-

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fred Hitchcock che accoglie Grace Kelly (non ancora principessa di Monaco) alla stazione di Cannes, nel 1955 (a destra); Marcello Mastroianni al Festival del Cinema di Cannes, nel 1960, in posa rilassata davanti al manifesto dell’epocale La dolce vita (pagina accanto); una sensuale Brigitte Bardot sul set di Vie privée (Vita privata), in una inquadratura che si attarda su esplicite rivelazioni ed esibizioni di un invidiabile stacco di gambe e uno straordinario fondoschiena (a sinistra). Accompagnate da un testo introduttivo di Paolo Limiti, paroliere e protagonista dello star system italiano, le immagini, che rispecchiano i recenti cinquant’anni di storia del cinema, provengono dall’agenzia fotogiornalistica italiana che nel corso dei decenni ha costantemente seguìto la cronaca del nostro paese. Erede di precedenti esperienze e identificazioni, la milanese Olycom/ Publifoto (in sintesi Gruppo Olycom) dispone oggi di un archivio formato da oltre tre milioni di immagini, relative ai grandi avvenimenti del Ventesimo secolo, avviato da Vincenzo Carrese, geniale pioniere del fotogiornalismo italiano, che nel 1937 fondò l’originaria Publifoto. In sequenza visiva, Scatti rubati rivisita i momenti salienti della cinematografia italiana e straniera, facendo assaporare l’atmosfera di quei momenti e quei film, molti dei quali appartengono a pieno diritto alla socialità. Oltre i set, al di fuori delle ufficialità, le fotografie di vita (quasi) privata rivelano ciò che la macchina da presa non ha potuto registrare, nella formalità del proprio ruolo istituzionale: episodi curiosi, aneddoti, pose inconsuete. Spesso si accede dietro le quinte, nei momenti in cui i divi abbandonano la compostezza del proprio aspetto e atteggiamento carismatico (ma sarà poi vero?): Gwyneth Paltrow che guarda pensierosa al di sopra delle spalle di truccatori e addetti; Marilyn Monroe concentrata nella lettura; Tom Cruise che ride innaffiato da un

Alfred Hitchcock accoglie Grace Kelly che scende dal treno alla stazione di Cannes; 1955.

Kevin Kline e Bill Clinton a New York; 2002.

Brigitte Bardot sul set del film Vie privée ( Vita privata), diretto da Louis Malle; 1961.

appiccicoso liquido verdastro; Nicole Kidman e Russell Crowe in relax. In certi istanti privilegiati, deposti con il costume di scena ruoli, compiti e doveri, i protagonisti del cinema sono senza maschere, indifesi

Scatti rubati. I divi del cinema dal dopoguerra a oggi; testo di Paolo Limiti; Federico Motta Editore, 2005 (via Branda Castiglioni 7, 20156 Milano; 02-300761, fax 02-38010046; www.mottaeditore.it, editor@mottaeditore.it); 224 pagine 24,5x28,5cm, cartonato con sovraccoperta; 58,00 euro. [Isabelle Adjani al Prix de l’Arc de Triomphe; Parigi, 2003].


Claudia Cardinale e Alberto Sordi sul set del film Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata, diretto da Luigi Zampa; 1971.

Marcello Mastroianni al Festival del Cinema di Cannes; 1960.

Insomma, una preziosa monografia che fa tesoro del valore implicito ed esplicito della fotografia, che nello scorrere del tempo dà peso, corpo e valore ai propri istanti. Rivisitando l’archivio del Gruppo Olycom, dalla cronaca alla storia, al costume e ricordo. A.G.

Foto Aldo Castoldi

di fronte agli Scatti rubati: è lo sguardo, come trasognato, di Federico Fellini accanto alla macchina da presa, che sembra non accorgersi di Anthony Quinn al suo fianco; è Dustin Hoffman, appoggiato a una panchina, un grosso sigaro tra le dita, che scherza con i membri della troupe. Certo, sono attimi fuggitivi: Alberto Sordi che bacia Anna Magnani, guardando con un occhio attento e inquieto verso la cinepresa, è l’attore consapevole dentro il proprio ruolo; è necessario che non si accorga della presenza del fotografo per fargli deporre le armi mentre firma un autografo. Ancora, è la differenza che corre tra due istantanee del volto di Marilyn Monroe: da quello troppo teso nello sforzo di conservare la propria immagine, di fronte ai fotoreporter, a quello rilassato, inconsapevole di essere visto, di lei che legge un libro, lasciando finalmente trasparire dolcezza e bellezza.

Mai uno qualunque

valerio@bigano.it

Ogni decisione importante va ben ponderata. Per il fotografo, la validità delle scelte viene messa alla prova ogni giorno e spesso non viene concessa una seconda possibilità. Occhio e creatività sono fondamentali, ma per garantire il risultato tutto deve essere sotto controllo e nulla può essere lasciato al caso, soprattutto nelle riprese digitali. Quantum vi propone un potente sistema di illuminazione e alimentazione compatto e versatile; a tutt’oggi l’unico progettato per la fotografia digitale e al passo con l’evoluzione tecnica delle fotocamere. E allora? Quantum o uno dei tanti?

Quantum è distribuito in esclusiva da:

Bogen Imaging Italia Via Livinallongo, 3 20139 Milano Tel. 02 5660991 www.bogenimaging.it info.foto@it.bogenimaging.com


ORO PER IL LANCIO DI PIXMA

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Parliamo di infrastruttura, di momenti che non raggiungono il pubblico fotografico per via diretta, ma per richiamo indiretto, quali sono, appunto, le conferenze stampa di presentazione dei prodotti, che quindi arrivano al mercato preceduti da richiami di carattere giornalistico: semplici annunci, approfondite considerazioni, analisi dettagliate (a ciascuno, la propria personalità). Oltre le sostanziose risposte di mercato, Canon è stata premiata per l’efficacia della propria presentazione stampa europea della linea di stampanti e multifunzione Pixma (FOTOgraphia, ottobre 2004), che si è svolta nella cornice di Cannes a metà dello scorso giugno. A Canon sono stati assegnati due Gold Awards da ITMA (The Incentive Travel & Meetings Association), rispettivamente per il Miglior Lancio di Prodotto e per i Migliori Beni Durevoli Consumer e Tecnologia. I qualificati, prestigiosi e ambìti ITMA Awards giudicano gli eventi organizzati dalle aziende internazionali sulla base delle proprie performance commerciali e del relativo successo di mercato; i vincitori, che si aggiudicano i premi annuali, devono soddisfare la giuria a diversi livelli, inclusi il valore, la creatività e la logistica. Nello specifico, il lancio della gamma Canon Pixma, che ha introdotto nuovi parametri nella stampa in proprio da file, con qualità di sostanza fotografica, ha affrontato eventi di primo piano in entrambe le categorie, incluse quelle con Land Rover e Renault F1, nell’ambito del Lancio di Prodotto, e con T.Mobile, Orange e Motorola, per quanto riguarda i Beni Durevoli Consumer e Tecnologia. Come annotato nel nostro approfondimento redazionale, al pari di altri nostri interventi declinati in delicato bilico tra la concretezza dei valori ufficiali e le relative/rispettive proiezioni esistenziali e filosofiche che si

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proiettano sull’intero mercato fotografico (ribadiamo, in FOTOgraphia dello scorso ottobre 2004), la nuova gamma di stampanti fotografiche personali e multifunzione Canon Pixma offre un design efficace e minimalista, adatto alla propria presenza in ambienti domestici, la stampa fotografica ad alta velocità con qualità da laboratorio e, per la prima volta, gocce d’inchiostro da due picolitri su una vasta gamma di prodotti. Per il lancio del nuovo marchio, Canon si è affidata al Gruppo TFI, con sede in Gran Bretagna; l’intendimento chiave era quello di creare un forte impatto e un evento degno di nota da parte dei media, che avrebbe generato un’altissima attenzione della stampa e fortificato il brand, oltre a garantire una significativa copertura dopo l’evento stesso. Come anticipato, il lancio europeo di Canon Pixma, nel giugno 2004, si è tenuto a Cannes e ha coinvolto più di cinquecento giornalisti; le location dell’evento hanno incluso spazi e riferimenti di prestigio, dagli alberghi della Prome-

Caratterizzate da un design adatto anche all’uso in ambienti domestici, le stampanti della gamma Canon Pixma (qui sopra la multifunzione iP6000D) hanno avviato una nuova stagione tecnica e commerciale. La presentazione stampa e la loro efficacia sono state premiate con due Gold Awards di ITMA (The Incentive Travel & Meetings Association).

nade alla casa di Pierre Cardin: ambientazioni straordinarie, associate al forte messaggio di design del lancio di Pixma. L’evento si è svolto con una conferenza stampa, un pranzo di gala e successive sessioni di prove pratiche e prese di contatto dirette con i prodotti. In seguito alla manifestazione, è stato conteggiato che la copertura dei media sulle stampanti Canon è aumentata dal 17 al 42 per cento rispetto alla copertura totale sulle stampanti di paricategoria. Nel conferire il doppio oro al Gruppo TFI per il lancio di Canon Pixma, la giuria ITMA ha sottolineato di essere stata favorevolmente impressionata soprattutto dalla creatività dell’evento e dalla abilità con cui sono stati gestiti i complessi elementi di logistica del progetto. A.Bor.



ronologicamente, il progetto nasce come una serie di scatti raccolti in diversi soggiorni a Catania, indotto da innata curiosità per le interazioni umane e da una fascinazione per la forza espressiva e grafica del colore. Ma, nel proprio svolgersi, la mediazione fotografica di Emiliano Scatarzi ha rivelato poter essere molto più che una sola collezione di ritratti, o soltanto una documentazione della quotidianità, riuscendo -con immagini di forte impatto visivo e coloristico- a elevare ad archetipi figure e aspetti significativi della cultura siciliana. Diventandone implicitamente anche un rispettoso omaggio. Nella realizzazione tecnica, l’adozione del “cross processing” è significativa. Si tratta di una tecnica applicata che prevede l’inversione in sviluppo della pellicola diapositiva, trattata come negativo colore, con conseguente particolare saturazione dei colori e maggior contrasto nella resa delle alte luci (con re-

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lativa stampa finale su carta, realizzata con processo manuale dal Fotolaboratorio Fiorentino). Applicato in questo specifico caso, il “cross processing” ha permesso all’autore di sottolineare le intenzioni di una rappresentazione di carattere marcatamente espressionista, elemento stilistico che d’altronde

Allestito in un luogo non deputato, Mostralmercato è un progetto fotografico che esula dalle consuetudini con le quali solitamente si approccia la materia (fotografica). La ricerca visiva realizzata dal fotografo fiorentino Emiliano Scatarzi si manifesta in una collezione di ritratti e istantanee che racconta il mercato alimentare di Catania, al quale ritorna, come in un cerchio, in forma di mostra

ARTE AL MERCATO

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contrassegna tutto il lavoro fotografico, sia artistico sia (professionale) pubblicitario, di Emiliano Scatarzi. Un progetto fotografico e espositivo che valorizza Catania e insieme un patrimonio di tradizioni antiche. Ritrae il mercato cittadino, da cui l’identificazione Mostralmercato, ma restituisce anche l’essenza di una cultura collettiva condivisa. Colte con solo apparente spontaneità da viaggiatore casuale, ed espresse con un linguaggio decisamente contemporaneo, le immagini si rivelano come rappresentazioni simboliche di un mondo e un’umanità universali. Sbocco ultimo e naturale del progetto è proprio l’allestimento in mostra, presentata come installazione in esterni di fotografie posizionate lungo il percorso stesso del mercato che raffigurano, rappresentandolo. I pannelli sono esposti tra i banchi o appesi ai tendoni parasole, proprio a voler riportare le immagini là dove sono nate. Questo per una ragione artistica ed espressiva, ma anche per non voler prescindere dalla relazione con le persone fotografate. Una soluzione espositiva che conduce la mostra fotografica nel cuore di Catania, città amata da Emiliano Scatarzi, secondo le modalità proprie del luogo che rappresenta. La fruizione delle immagini si avvicina il più possibile alla dinamica del mercato: passaggi veloci, una visione distratta, la sosta là dove invece qualcosa attira l’attenzione. In una commistione di “realtà” e “rappresentazione” e con voluta ambiguità tra merce di consumo e opera artistica. Paola Riccardi (Curatrice del progetto e della mostra) Emiliano Scatarzi: Mostralmercato; immagini del mercato alimentare di Catania. Mercato Storico cittadino di Catania, dalla Pescheria Archi della Marina, dietro pazza del Duomo, 95124 Catania. Dall’8 al 22 maggio; lunedì-sabato 7,00-14,00 (orario di apertura del mercato).

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Orlando Bonaldo

degli anni Quaranta. È uno spazio magico: una casa di fine

Lo studio nel centro storico

Settecento con giardino interno,

di Castelfranco Veneto,

che si addice alle esigenze lavorative

in provincia di Treviso, è ricavato

di Orlando Bonaldo (classe 1962);

da una originaria officina meccanica

in più la sua particolare costruzione gli trasmette una forte emozione. Figlio di un fotografo che amava

Professionista con studio dal 1983, Orlan-

ricavata nella cucina dei nonni materni.

mente non vedevano di buon occhio la pro-

do Bonaldo è un fotografo commerciale e

Nel 1994, è uno dei primi fotografi a indiriz-

pria esclusione dal processo produttivo.

pubblicitario in un territorio -quale è il trive-

zarsi verso la gestione digitale delle imma-

Investendo risorse economiche, tempo e

neto- ricco di aziende. All’avvio, la ripresa si

gini, a partire dall’acquisizione con dorsi de-

applicazione ha potenziato i termini ope-

completa con il trattamento in bianconero e

dicati, che mandano in pensione le prece-

rativi del suo progetto digitale originario,

colore in proprio: la prima camera oscura è

denti procedure tradizionali e la sviluppatri-

attraversando le tappe sollecitate dalla tec-

ce per l’invertibile E-6. Con franchezza, Or-

nologia digitale: dai dorsi a scansione è

lando Bonaldo riconosce che l’inizio non è stato facile; soprattutto, ha subìto palesi boicottaggi da parte dei fotolitisti, che ovvia-

A / D i m a g i n g s r l • v i a l e S a b o t i n o 4 , 2 0 1 3 5 M i l a n o • 0 2 - 5 8 4 3 0 9 0 7,


il ritratto realizzato con banco ottico

Alla fine degli anni Settanta collabora

e lastre bianconero 9x12cm,

con i quotidiani La Tribuna di Treviso

con emulsione stesa a mano,

e Il Gazzettino, per i quali

avvicinandosi alla professione

racconta avvenimenti locali.

si è indirizzato allo sport e al reportage.

Abbandonato il fotogiornalismo, si è spostato alla fotografia commerciale e pubblicitaria.

passato a quelli ad area; ha cambiato più

quali ha istaurato un particolare feeling in

te configurazione Aptus 22, che conside-

volte il tipo di illuminazione; ha consuma-

andata e ritorno. In simbiosi, riceve con-

ra il prodotto più innovativo e affidabile

to molte stazioni computer e decine di mo-

crete risposte operative, proporzionali a

oggigiorno proposto dal mercato, si è

nitor. Conservando calma e molta deter-

quanto nel corso del tempo ha dato alla

completato un ciclo di reciproca crescita.

minazione, il tempo e la professionalità lo

professione. In particolare, con la recen-

Attrezzatura stabile, funzionale, semplice

hanno premiato. Oggi vanta un flusso di

nell’uso, il sistema Leaf Aptus 22 gli offre

lavoro stabile e apprezzato, soprattutto dal-

adeguate qualità e versatilità.

le agenzie di pubblicità con cui collabora.

Attualmente in studio ha quattro stazioni

Da anni utilizza dorsi digitali Leaf, con i

di lavoro, una di postproduzione, un server di rete, un server FTP e una stampante digitale che produce prove certificate (www.orlandobonaldo.com).

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VITA VISSUTA ompio ottant’anni, e compio cinquant’anni». Ezio Quiresi si spiega: «L’anagrafe mi ha registrato nel 1925; dal 1955 fotografo la natura e la gente di tutto il mondo». Nei primi mesi dell’anno, una sua mostra dedicata ai violini e a Cremona, sua città natale, ha animato il teatro di Maastricht, con l’accompagnamento dei celebri strumenti di Andrea Amati, il maestro di Stradivari e di tanti altri liutai. Poi, per tenersi in esercizio, sta preparando un libro sulla bicicletta nel dopoguerra e aggiorna il lungo colloquio d’amore con il Po, che dura da mezzo secolo. Mentre, nelle librerie, dalle copertine in formato 24x30cm ammicca il volto di Pirlin, “paradour” del Foro Boario cremonese, uno dei primi espressivi soggetti di quegli anni Cinquanta che segnarono l’inizio della lunga carriera fotografica. Ezio Quiresi è nato a Cremona, nel quartiere, allora un po’ fuori porta, della attuale via Mantova. Il padre, granatiere invalido di guerra, e la madre gestivano una tabaccheria con annessa osteria, La Büsa, perché un po’ sotto il livello della strada. Studente dell’Istituto Industriale Ala Ponzone Cimino, nel 1943 viene arruolato nella contraerea, in una postazione controllata dai tedeschi vicino all’aeroporto veronese di Villafranca.

«C

(pagina accanto) Moschea azzurra, Isfahan, Iran, 1968. Il piccolo vasaro; Grottaglie, Puglia, 1964. Vento in spiaggia; 1953.

Doppio anniversario. Ottantenne fotografo cremonese, che ha cominciato l’attività a metà degli anni Cinquanta, Ezio Quiresi conteggia quest’anno la combinazione di due cifre tonde, quella anagrafica e quella professionale. Paesaggista, attento osservatore dell’esistenza e delicato compositore di superbe inquadrature, ha attraversato le stagioni. Estraneo al circuito dei fotografi-di-cui-si-parla, appartiene a quel fantastico e consistente insieme di autori che raccontano il quotidiano che diventa Storia 28



CONCORSI E PREMI

A

lla maniera della fotografia italiana (soltanto italiana?) dei decenni scorsi, che un mal interpretato modernismo tecnologico sta rapidamente facendoci dimenticare (ne abbiamo già riflettuto), Ezio Quiresi si presenta con ingrandimenti bianconero 30x40cm su cartoncino, rigorosamente baritato. Alcune copie sono attuali, escono fresche dalla camera oscura ancora oggi attiva; la più consistente quantità è d’epoca: oggi diciamo vintage (a certificare la stampa coetanea allo scatto originario). Proprio queste preziose stampe d’epoca, interpretate in un bianconero rigoroso, spesso figlio dei propri tempi (nel corso degli anni il gusto e il senso della stampa bianconero sono cambiati), offrono una seconda testimonianza fotografica di se stesse, ulteriore la prima, principale. Sul retro di molte stampe, inviate a diversi concorsi, appaiono le certificazioni delle singole competizioni che, alla maniera dei timbri redazionali che hanno accompagnato molte immagini di reportage, compongono un capitolo a sé della lunga vicenda della fotografia. A propria volta, percorrendo un binario diverso, più di costume e socialità, compongono un affascinante ulteriore tragitto fotografico: documentazione, prima di tutto, ma anche involontaria e casuale estetica. Ricca di fascino, oltre che di sapore. M.R.

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Nel 1945, poco prima del 25 aprile, quando i tedeschi smobilitano, riesce a scappare. Torna a casa e dà gli esami per il diploma (qualche ingegnere di oggi potrebbe sognare la preparazione pratica di quei periti che sapevano fare di tutto). Le prime macchine fotografiche, da dilettante, sono un’Agfa Karat 36 e un’Agfa Isolette 6x6cm. Quanto al lavoro bisogna arrangiarsi; per un anno e mezzo Ezio Quiresi è ingaggiato in Svizzera, come ala destra nello Zug, vicino a Zurigo, che milita in Seconda divisione, e gli dà il tempo di imparare il tedesco e di industriarsi in una fabbrica di macchine automatiche. Nel 1950 il ritorno a Cremona. Tante piccole attività per sbarcare il lunario e coltivare la passione crescente per la fotografia: Pirlin, ospite fisso del bancone paterno, i bottegai della zona, il nonno sono i modelli ideali, perché gratuiti. Si avvicina al Gruppo Fotografico Cremonese, la “scuola” del medico Antonio Persico, di cui in tanti siamo stati discepoli. Nel 1952 conquista una Rolleiflex; e nel


Un uomo a Paola; Calabria, 1957.

1953, per confrontarsi, manda una fotografia che viene ammessa al Salone Internazionale di Venezia: l’immagine di un cigno che si stiracchia nel lago di Zurigo. Sempre nel 1953, Vento in spiaggia (a pagina 28) gli regala premi a Gorizia e a Lendinara. Tra gli altri concorrenti due giovani, che si chiamano Fulvio Roiter e Gianni Berengo Gardin. La stoffa c’è, ma la fotografia, come tutte le passioni, è costosa. Per sfruttarla bisogna passare al professionismo. Dal 1955 il Comune lo manda a immortalare le vacanze dei bambini nelle colonie marine e montane. I primi viaggi. Nel 1957 lo contatta il Touring Club Italiano per i suoi volumi Attraverso l’Italia. Gli raccomandano di evitare, nelle inquadrature, pali della luce e automobili, perché la fotografia sia il meno possibile “datata” (l’età di una cartolina si deduce anche dai modelli delle vetture). Diventa specialista di interni in luce ambiente: treppiedi e pose lunghe, con una Linhof 4x5 pollici. Nel 1961, l’incontro con Fiorino Soldi, vulcani-

Il porto dei sogni; Costa Amalfitana, 1957. (in alto) Vecchio rumeno; Maramureş, 1962. (al centro) Lucika; 1963. (pagina accanto, a sinistra) Lavorazione del tabacco in un villaggio macedone, Jugoslavia, 1963. (pagina accanto, in alto) Canapa nel ferrarese, 1955. (pagina accanto, al centro) Mercato rionale a Sofia, Bulgaria, 1963.

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CASATO SOLDI

G

iornalista e scrittore, direttore del quotidiano cremonese La Provincia, Fiorino Soldi (1922-1968) è stato anche il fondatore del Casato Soldi, associazione internazionale senza fini di lucro e con scopi di mutua solidarietà, che riunisce tutti i Soldi di cognome del mondo. Avviato il 24 settembre 1950, il Casato ha una massima: essere al servizio del prossimo, cominciando da coloro che più direttamente ne hanno diritto, cioè i propri consanguinei. L’idea originaria di Fiorino Soldi si deve a un fatto avvenuto nei controversi giorni che nell’aprile 1945 precedettero la resa dell’esercito tedesco in Italia. Capo partigiano, Fiorino Soldi trattò con i tedeschi in ritirata il loro passaggio del fiume Oglio: «Consegnate le armi, e vi lasciamo passare il ponte», propose in trattativa. «No, ti facciamo prigioniero, tu precedi la colonna e vediamo se i tuoi compagni avranno il coraggio di attaccarci». Quindi, una volta in salvo, il comandante tedesco minacciò Fiorino Soldi di fucilazione; preventivamente gli chiese il nome... e ne restò colpito. Anche sua madre, italiana, si chiamava Soldi. E questo salvò la vita a Fiorino.

Le coste; via del Canneto, Firenze, 1961.

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Finita la guerra, Fiorino Soldi ricercò quell’ufficiale. Durante questa ricerca, infruttuosa, incontrò tanti “Soldi”, e gli venne l’idea. Doveva la sua vita al fatto di chiamarsi Soldi, e dunque pensò che questo dovesse avere un significato; avviò il suo progetto, che nel corso degli anni si è ingigantito, estendendosi in tutto il mondo. Per chi ha avuto modo (e fortuna) di conoscerlo, nell’ambito fotografico agisce Mario Soldi, cremonese, esponente di spicco del Casato, che vive in Svizzera. Attualmente è contitolare di un’azienda di distribuzione di attrezzature professionali (Light+Byte AG di Zurigo); in un recente passato è stato responsabile internazionale del marchio Balcar, per il quale ha organizzato e svolto incontri in tutto il mondo, Italia compresa. Mario Soldi è l’Ambasciatore ufficiale del Casato, nel cui ambito è Mario XXII; nel corso dei suoi viaggi ha individuato tanti “Soldi”, tra i quali l’argentino Raul Soldi, pittore che ha dipinto la cupola del Teatro Colon di Buenos Aires, e Jorge Soldi, generale dell’Aeronautica peruviana, fondatore e presidente del Casato Sudamericano.

co direttore del quotidiano cremonese La Provincia, apre a Ezio Quiresi le vie del mondo. Fiorino Soldi, fondatore del Casato Soldi (qui sopra), è anche scrittore e si concede, con il Lions, un grande viaggio ogni anno: il reportage, ben impaginato per il suo giornale, e illustrato da Ezio Quiresi, si trasforma, con lo stesso piombo, in un libro (ci vuole

creatività per ammortizzare le spese). C’è poi un viaggio con lo scultore bellunese Augusto Murer, per documentarne le opere realizzate in Romania. Infine, dal 1962, per una quarantina d’anni, ecco Ezio Quiresi in giro nei quattro continenti a fotografare mulini e silos realizzati dalle officine cremonesi Ocrim, del commendator Guido Grassi. Intanto, l’archivio si arricchisce di personaggi, colti sempre nella propria spontaneità (eppure non ha mai usato un teleobiettivo o uno zoom, pochissimo il flash), di scene tipiche di ogni paese, di farfalle, insetti, piccoli animali. Ha pochi rivali nell’arte di “ritrarre” i violini, in ogni sfumatura e riflesso. Nella vita di un fotografo c’è sempre qualche occasione mancata. Nel 1984, a Bali, Ezio Quiresi si è trovato senza pellicola davanti a un tempio dove due processioni religiose si incrociavano in un suggestivo sfolgorio di colori. La borsa con i rullini era nell’auto, a pochi passi, ma irraggiungibile: non si poteva interrompere la sfilata. Due anni fa, sui laghi di Mantova, il fulmineo decollo di uno stormo di aironi cinerini lo ha sorpreso senza dargli in tempo di puntare la macchina. Le fotografie perdute sono ferite che non si rimarginano e che danno spunto a severe autocritiche. Oggi, Ezio Quiresi vive in una casa nel verde a Bonemerse, un villaggio di ex campagna quasi fagocitato dalla città: pianta fiori (da offrire a qualche bella signora), accudisce una decina di cani, coccola Angelino, gatto a tre zampe (incidente), cerca di mettere pace tra tre oche: due bianche in guerra continua con la terza, color caffelatte, della stirpe che salvò il Campidoglio. In compenso loro gli scodellano uova grosse così, che lui dona agli amici più stretti per sontuose frittate. I capelli, ora candidi, gli occhi azzurri sempre scattanti e smaltati di bontà, armeggia in camera oscura, geloso dei propri segreti di stampa del bianconero (il colore lo affida a un laboratorio sicuro); riordina migliaia di negativi e diapositive. La tecnologia digitale la lascia al figlio Paolo, allievo non troppo paziente. Si è arreso da poco al telefonino. Per scaldarsi il brodino della sera ha scoperto, da pochissimo, l’insostituibilità del microonde. Sandro Rizzi


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PANORAMICHE

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D’OGGI

Applicando con maestria le nuove possibilità operative dell’attuale epoca digitale (di ripresa e gestione delle immagini), Battista Sedani interpreta la fotografia panoramica conservando intatte le capacità discriminanti della particolare rappresentazione visiva. Punto di vista, osservazione e racconto

rofessionista che da tempo frequenta con personalità la fotografia panoramica, Battista Sedani di Breno, in provincia di Brescia, ha fatto tesoro e linguaggio delle possibilità operative offerte e proposte dalla tecnologia digitale di gestione delle immagini. Ne abbiamo già accennato tre anni fa, nel giugno 2002, nell’ambito di un compendioso approfondimento tecnico e linguistico della fotografia panoramica, osservata e analizzata da differenti punti di vista, alcuni perfino storici. In particolare, presentammo, commentandole, sue visioni fino a 270 gradi realizzate con la combinazione Olympus Camedia E-10 (in ripresa) e software Camedia Master (in postproduzione). Battista Sedani si conferma frequentatore delle nuove strade della fotografia panoramica con una recente serie di immagini realizzate per conto della Banca di Credito Cooperativa Camuna, in celebrazione dei centodieci anni dalla fondazione: appunto, fotografie panoramiche della Valle Camonica, dal Parco naturale delle Torbiere al Montirolo. L’interpretazione panoramica è ancora in forma digitale: esposizioni originarie con reflex Fuji FinePix S2 Pro (dotata di Nikkor AF-S DX Zoom 17-

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55mm f/2,8 IF-ED) e postproduzione conseguente. Una volta ancora, questa metodologia impone una precisazione dei termini operativi. Per quanto la più pura e autentica fotografia panoramica sottintenda l’uso finalizzato dell’obiettivo rotante, con relativa visione/scansione orbicolare e osservazione coerentemente e costantemente perpendicolare al

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punto di vista/ripresa, non possiamo ignorare la storia antica degli scatti consecutivi in sequenza programmata lungo l’orizzonte: con sistemi autonomi, piuttosto che con autentiche teste panoramiche o congegni analoghi (un tempo presenti nei sistemi fotografici piccolo e medio formato, come proposti in versione universale: per esempio, dall’italiano Manfrotto). In fo-


tografia tradizionale su pellicola, negativa come anche diapositiva, bisogna(va) prestare particolare attenzione alla combinazione/sovrapposizione in fase di stampa analogica tra i bordi destro-sinistro degli scatti consecutivi (come visualizzammo in FOTO graphia del citato giugno 2002 con esempi da medio formato Rolleiflex 6x6cm e piccolo formato Nikon 24x36mm). L’avvento delle tecnologie digitali, dall’acquisizione delle immagini alla relativa gestione al computer, con software sempre più sofisticati e finalizzati, ha offerto nuovi strumenti operativi alla raffigurazione panoramica, come rivelano le immagini di Battista Sedani. Software dedicati semplificano la fusione dei singoli fotogrammi, fino a una composizione panoramica perfetta (spesso anche a partire da compatte di largo consumo). Fino a ieri l’altro discriminata e discriminante, quantomeno dal punto di vista tecnico e da quello finanziario, oggigior-

no la fotografia panoramica è quindi ampiamente a disposizione di ognuno. Questa estensione non è però per se stessa qualificante e sufficiente; contano ancora la capacità e l’abilità dell’operatore (autore). Infatti, non basta guardare in lungo e in largo per essere fotografi panoramici. Servono ancora (e ancora di più!) l’applicazione e la capacità di trasformare la raffigurazione originaria in rappresentazione estetica e, perché no?, culturalmente motivata. Ecco, quindi, che non ci si improvvisa fotografi panoramici: bisogna sempre trovare un ritmo visivo adeguato. Indipendentemente dalla semplificazione dei mezzi, in ogni caso è indispensabile la capacità di usarli e finalizzarli, con immagini che accompagnano/accompagnino l’osservazione. Come rivelano le attraenti interpretazioni di Battista Sedani. Angelo Galantini

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M

uoversi nell’ambito sfumato del fotoreportage è complesso. Quasi indefinibile nella propria accezione, il fotoreportage lascia certamente spazio a modelli interpretativi personali e liberi; lo stesso spazio dove tale seduzione alimenta anche la propria insidia. È in questo territorio, al tempo stesso intrigante e insidioso (esattamente), che agisce Antonella Monzoni, fotografa modenese autodidatta che ha elevato a valore l’apprendimento individuale, per sottrarsi ai condizionamenti imposti (che lo si ammetta o meno) dalle scuole di pensiero e per rispettare la libertà del proprio guardare e vedere. Con queste premesse e tanto spirito ha realizzato il fotoreportage Lalibela, che si è aggiudicato il primo premio alla settima edizione di Portfolio in Villa, nell’ambito della

SGUARDO

LIBERO

nona Internazionale di Fotografia di Solighetto, in provincia di Treviso, lo scorso maggio 2004. È una ricerca realizzata in una suggestiva, quanto sconosciuta, città dell’Etiopia, Lalibela appunto: città santa dove si svolge una festa nazionale religiosa dai particolari toni mistici. Le fotografie del reportage sono raccolte nell’edizione che l’Internazionale di Fotografia dedica al vincitore del primo premio (64 pagine 22x22cm, cartonato); gli ingrandimenti sono allestiti nella mostra che accompagna l’edizione successiva, tra maggio e giugno di quest’anno. La selezione Lalibela, che appartiene a un ampio cor-

Eccellenti reportage non professionali, nel senso che sono svolti senza adempiere a un incarico assegnato, i racconti fotografici di Antonella Monzoni portano alla luce l’essenza di una costruzione visiva libera da schemi e preconcetti. È uno sguardo sereno, certamente complice con il soggetto, che ha diritto di cittadinanza nel vasto disegno del reportage: emozionante e coinvolgente 39


pus fotografico sulle religioni e le proprie liturgie, è uno dei numerosi reportage che Antonella Monzoni ha realizzato, avendo sempre come meta situazioni esterne ed estranee all’interesse dei media. Viaggiando da sola, l’autrice raggiunge luoghi lontani, dall’Africa al Tibet, guidata da una straordinaria voglia di vedere, per raccontare. E il racconto è sempre asciutto, pulito e diretto: patrimonio forte e insostituibile della fotografia non professionale (nell’incarico) quanto estremamente rigorosa e, quindi, professionale (nello svolgimento).

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Ribadiamo, Antonella Monzoni viaggia da sola. Con l’impeto di una grande passione, produce e ri/porta immagini serene, lontane dal disgusto delle guerre o delle miserie, anche se spesso se ne intuisce la presenza. Il reportage rappresenta il suo racconto, i suoi racconti, di realtà, sogni e visioni. Il reportage di Antonella Monzoni non è secco, non è clamoroso, come esige e spesso impone l’illustrazione giornalistica. Il suo reportage lascia spazio all’emozione individuale dell’osservatore: è una visione che trapela da ogni parte, è una combinazione che sintonizza la mente con il cuore. Nel lavoro dell’autrice è rispettata più che mai la funzione rappresentativa affidata alla fotografia, che va oltre l’imprescindibile raffigurazione. È un reportage dell’anima. Sfogliando il libro nel quale sono raccolte le immagini di


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Lalibela, che in selezione proponiamo in queste pagine, o osservando le stampe bianconero di altri reportage di Antonella Monzoni si ha l’impressione di essere lì, di sentire gli odori, le parole, il vento. Si tratta di atmosfere. Sembra di viverle, passate attraverso il filtro dei suoi occhi e restituite allo sguardo dell’osservatore. Chi si trova sulla stessa lunghezza d’onda non ha bisogno di didascalie: “sente”

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le fotografie e se ne riempie lo sguardo a propria volta. Forse, Antonella Monzoni possiede quella capacità rara di indagare nei segreti dei luoghi; forse, ne è capace perché possiede la forza e la tenerezza di mantenere sempre uno sguardo libero, autonomo da schemi. Le sue fotografie hanno forza e morbidezza di donna. Alessandra Alpegiani



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nche se dipende tutto dall’anagrafe, non fa differenza. Infatti, in ogni caso, e comunque si inquadri la problematica, si tratta sempre di anagrafi datate indietro nei decenni. Ci riferiamo, per arrivare al concreto, ai richiami/riferimenti individuali ai fotografi che sono stati anche capaci di trasmettere le proprie conoscenze tecniche. C’è una attuale generazione di fotografi che ricorda perfettamente i manuali di Andreas Feininger, e su questi ha cominciato a formare le proprie conoscenze fotografiche; poi c’è un’altra generazione, altrettanto attuale, moderatamente più giovane (non quanto basta per arrivare a una identificazione “giovane” in assoluto), che ha avuto come nume tutelare Ansel Adams. Ma non ci fermiamo a questa sostanziale divergenza, che poi tale non è. Invece, con l’occasione di un recente ritrovamento, segnalatoci da Gianni Berengo Gardin, torniamo con la memoria e le osserIl manuale del perfetto fotoreporter, di Willy Ronis; Aldo Quinti; Roma, 1953; 124 pagine 12x17cm.

vazioni alla lunga e luminosa stagione dei fotografi che hanno scritto e pubblicato manuali pratici, basati sulla propria esperienza professionale, che non si esaurisce -la stagione- con i riferimenti ai soli Andreas Feininger e Ansel Adams, appena ricordati. L’avvio del censimento, se di questo si tratta, si deve, come abbiamo appena annotato, a Gianni Berengo Gardin, che sul mercato dell’antiquariato bibliografico ha recentemente individuato una preziosa e più che rara copia del poco conosciuto Il manuale del perfetto fotoreporter, scritto nientemeno che da Willy Ronis, una delle più significative personalità della fotografia del secondo Novecento (che ha raggiunto la venerabile età di novantacinque anni).

DA WILLY RONIS Il manualetto, piccolo nelle dimensioni ma grande per i contenuti, è uscito allo scoperto la scorsa estate, all’inaugurazione dell’affascinante retrospettiva di Willy Ronis, intitolata Doni del caso, allestita ai veronesi Scavi Scaligeri (FOTOgraphia, maggio 2004). Si sa, poi, come vanno queste vicende. Quando si possono vantare decenni di esperienza, è inevitabile cadere nel pericoloso gioco dei “ricordi”; meglio, o peggio, del “ti ricordi?”. Parola chiama parola, ricordo evoca ricordo, ed ecco che tra amici, tutti vicini al mondo della fotografia, tutti anagraficamente datati (io sono del 1951), si è arrivati a dare corpo a un autentico fi-

Tra passato e presente (ma soprattutto passato, anche remoto), carrellata su manuali di tecnica fotografica scritti da celebri professionisti. Ricerca retrospettiva che rivela i connotati di un tempo che non dovremmo dimenticare, né contribuire a dimenticare

TECNICA

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D’AUTORE


lone/fenomeno, in precedenza mai affrontato come tale. Infatti, a ben guardare, per quanto limitata alle conoscenze dirette personali, la lista di fotografi manualisti è comunque sostanziosa, sia per quantità sia per valore degli autori, alcuni dei quali insospettabili, a partire magari proprio da Willy Ronis. Ovviamente, ci limitiamo soltanto ai manuali tecnici, senza estenderci agli eventuali articoli pubblicati su riviste, e, soprattutto, senza approdare a quelle riflessioni sui contenuti e la filosofia della fotografia che appartengono ad altro territorio (peraltro ben affrontato da appropriate antologie, tra le quali segnaliamo la recente riedizione di Fotografi sulla fotografia pubblicata da Agorà di Torino; a pagina 49). Ripetiamolo, confermandolo: l’elenco è corposo e l’eterogeneità dei protagonisti quantomeno curiosa. Passerella d’onore, in virtù dei meriti specifici oggi acquisiti, a Willy Ronis.

Pubblicato da Aldo Quinti editore nel 1953 (124 pagine 12x17cm; edizione italiana dell’originaria Publications Paul Montel di Parigi; in questa doppia pagina e in copertina), Il manuale del perfetto fotoreporter di Willy Ronis si completa con centoventun fotografie commentate dall’autore. La progressione tecnica del testo è adeguatamente consequenziale: Il materiale; La caccia alle immagini; Servizi fotografici; Composizione; L’inquadratura; L’angolo di ripresa; I piani; Ambiente e simboli; Facciamo il punto; L’attimo fuggente; Interni; Flash; Astuzie e segreti; Colore; Analisi di due reportages pubblicati; Note supplementari; Breve elenco di soggetti per la Caccia alle immagini; Conclusione. Preceduti da una premessa Al Lettore, i diciotto capitoli comprendono ciascuno ulteriori divisioni in paragrafi mirati. Dalla premessa: «Reportage e caccia alle immagini non sono due termini che si contraddicono. La Una delle più celebri fotografie di Willy Ronis, commentata nel suo manualetto: «La Toilette [ Le Nu Provençal, Gordes, Vaucluse, 1949]. 1/5 di secondo a f/8. Sole debole. Il tono grigio perla di questa fotografia è prodotto dalla luce riflessa dalle pareti e dal pavimento bianchi. [...] La sedia è stata appositamente messa lì per equilibrare gli elementi che sono sulla destra dell’immagine».

Due esempi commentati da Willy Ronis, con relativa visualizzazione delle condizioni di ripresa.

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Berenice Abbott annota di aver ripreso il Chain Building di New York sporgendosi da una finestra con un apparecchio 8x10 pollici a mano libera. Condizione operativa estrema, non consigliata nella pratica fotografica quotidiana. The View Camera Made Simple, di Berenice Abbott; Little Technical Library, Ziff-Davis Publishing Company; Chicago-New York, 1948; 128 pagine 12x17cm, cartonato. (a destra) Schematizzazione dei movimenti dell’apparecchio grande formato a corpi mobili dal manuale di uso di Berenice Abbott.

caccia alle immagini è lo sport e l’arte che pratica chiunque -dilettante o professionista- si serva del proprio apparecchio per fissare gli aspetti fuggevoli del mondo esterno. Il reportage è un’applicazione della caccia alle immagini. [...] Scrivendo questo libretto ho pensato a tutti voi, amici dilettanti che nella affascinante magia della superficie sensibile cercate di fissare per l’avvenire alcuni momenti scelti nel presente». Beh, non male. Parole che da sole giustificano il prezzo del libro, qualsiasi fosse all’epoca, e che promettono bene: «amici dilettanti che nella affascinante magia della superficie sensibile cercate di fissare per l’avvenire alcuni momenti scelti nel presente»! Ribadiamo: «fissare per l’avvenire alcuni momenti scelti nel presente»! Come è fin scontato, il valore pratico del Manuale del perfetto fotoreporter di Willy Ronis, così come quello di quasi tutti, o forse tutti, i testi oggi presentati e commentati, è ormai annullato dall’evoluzione tecnologica degli strumenti. Altrettanto non si può però dire per quanto si trova tra le righe, tipo la perla appena segnalata, o sopra le righe: per esempio, per quanto riguarda i valori assoluti e inviolabili di inquadratura, composizione e approccio. Fino a quel lungimirante Attimo fuggente, che Willy Ronis riferisce ai gesti e alle espressioni del soggetto colto al volo.

INSOSPETTABILI The Photojournalist, di Mary Ellen Mark e Annie Leibovitz; Thames and Hudson / Masters of Contemporary Photography; Londra, 1974; 96 pagine 20,5x27,5cm.

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Gli insospettabili cominciano con tre nomi sopra tutti. Tutti al femminile: Berenice Abbott, cui dobbiamo affascinanti vedute di New York negli anni Trenta e, anche, la scoperta e valorizzazione della fotografia di Eugène Atget, e poi Mary Ellen Mark e Annie Leibovitz in coppia. Berenice Abbott ha compilato un efficace The View Camera Made Simple, manuale di uso degli apparecchi grande formato a banco ottico (qui so-

pra): Little Technical Library, Ziff-Davis Publishing Company; Chicago-New York, 1948; 128 pagine 12x17cm, cartonato (ai tempi, un dollaro). Estremamente semplificato nella propria didattica, come promette (e mantiene) il titolo, il testo non transige sulla linea discriminante che separa quella che allora era considerata autentica fotografia, appunto ripresa con apparecchi grande formato (meglio se 8x10 pollici/20x25cm), dall’istantanea. Del resto, anche il leggendario Andreas Feininger, sul quale si sono formate generazioni di fotografi, considerava il 6x9cm “piccolo formato”. Segno inviolabile dei tempi! L’abbecedario di Berenice Abbott è comune a tutta la fotografia a corpi mobili, con i relativi controlli della nitidezza e prospettiva attraverso la disposizione dei piani anteriore (porta obiettivo) e posteriore (focale). Più personali sono, invece, le considerazioni meno pratiche, che si avvicinano a una sorta di filosofia degli strumenti, in particolare nelle applicazioni al ritratto e all’architettura, dove l’autrice ha modo di esprimere opinioni proprie. Pubblicato nel 1974 da Thames and Hudson nella collana Masters of Contemporary Photography (quali gli altri titoli, gli altri autori?), il concentrato The Photojournalist ha unito le considerazioni spe-


cifiche di due straordinarie fotografe statunitensi contemporanee, che esprimono linguaggi visivi decisamente autonomi, che qui si accostano uno all’altro, integrandosi: Mary Ellen Mark (classe 1940) e Annie Leibovitz (classe 1949). Come precisa il sottotitolo del ben strutturato fascicolo (96 pagine 20,5x27,5cm: di poche parole e tante immagini commentate; pagina accanto), due donne esplorano il mondo attuale e le emozioni dell’esistenza. I punti di vista partono da prospettive diverse. Mary Ellen Mark ha sempre guardato direttamente negli occhi crude vicende del mondo (ne abbiamo scritto in FOTOgraphia del settembre 2004); invece, soprattutto agli inizi della propria carriera, Annie Leibovitz ha agito nell’irreale mondo dello star system. Comunque, due approcci fotografici con i quali sarebbe opportuno confrontarsi ancora oggi, senza dar peso ai decenni che nel frattempo sono trascorsi.

Guida allo sviluppo e ingrandimento per fotodilettanti, di Giuseppe Pino; Il Castello; Milano, 1965; 104 pagine 12x17cm, cartonato.

Tecnica dell’ingrandimento, di Toni Nicolini; Il Castello; Milano, 1965; 272 pagine 14,5x21cm, cartonato.

ITALIANI (ANCORA INSOSPETTABILI) Anche tra i fotografi italiani autori di manuali tecnici si incontrano figure insospettabili: il ritrattista Giuseppe Pino, soprattutto noto per la colta frequentazione del mondo jazz, il fotografo di moda Toni Thorimbert e Toni Nicolini, professionista ad ampio campo, dal reportage alla geografia, dall’arte alla pubblicità. In anni nei quali l’impegno fotografico si è espresso anche, o forse soprattutto, attraverso rigorose capacità in camera oscura, l’editoria tecnica conseguente era adeguatamente florida. Ecco quindi la parola di due grandi interpreti, che hanno codificato la propria esperienza. Con le edizioni Il Castello, per decenni riferimento d’obbligo della tecnica fotografica (con l’inestimabile redazione di Paolo Lazzarin), sono stati pubblicati Tecnica dell’ingrandimento di Toni Nicolini (prima edizione 1965 e edizioni successive: 272 pagine 14,5x21cm, cartonato; in alto, a destra) e Guida allo sviluppo e ingrandimento per fotodilettanti di Giuseppe Pino (prima edizione 1965: 104 pagine 12x17cm; in alto, a destra). Il primo titolo ha un indirizzo professionale, e quindi è più approfondito del secondo, che declina esplicitamente un taglio non professionale. Ma entrambi sono (stati?) preziosi e hanno consentito

a molti di avvicinarsi con sicurezza alla materia. Sempre con le edizioni Il Castello, nel 1981 Toni Thorimbert pubblicò una guida pratica il cui titolo dice già tutto. Fotografare il nudo è esattamente questo: una serie di consigli su uno dei generi più frequentati dalla fotografia non professionale (96 pagine 20x20cm; qui sotto). Ancora, segnaliamo anche Il fotogiornalismo di Roberto Carulli (Il Castello, 1986), uno di quei giovani che attraversarono in modo consapevole la lunga stagione del reportage di impegno sociale (96 pagine 20x20cm; qui sotto).

Dal manuale di Toni Nicolini sull’ingrandimento fotografico, schematizzazione del basculaggio dell’ingranditore Durst Laborator 138S per ottenere in stampa il raddrizzamento delle linee cadenti.

GRANDE FORMATO Scomparso la scorsa estate, Emilio Frisia è stato attento fotografo e apprezzato insegnante. Oltre una certa serie di monografie illustrate, ha compilato un manuale di uso degli apparecchi a banco ottico, ai tempi sollecitato dalla Fatif DS, originariamente progettata dal designer Giò Colombo inFotografare il nudo, di Toni Thorimbert; Il Castello; Milano, 1981; 96 pagine 20x20cm.

Il fotogiornalismo, di Roberto Carulli; Il Castello; Milano, 1986; 96 pagine 20x20cm.

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La macchina fotografica professionale, di Emilio Frisia; Fatif; Milano, 1975 (?); 80 pagine 21x29,5cm, cartonato. Da Emilio Frisia: visualizzazione grafica dell’orientamento del piano di messa a fuoco, con relativa distribuzione della profondità di campo e della nitidezza in una condizione esemplare.

Il libro del sistema Sinar - Manuale della fotografia su grande formato, di Carl Koch; Ippolito Cattaneo; Genova, 1969 (?); 112 pagine 19x23cm.

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sieme all’ingegner Quintino Piana (1969; premio Compasso d’Oro). Proprio la milanese Fatif pubblicò La macchina fotografica professionale di Emilio Frisia, curandone anche la distribuzione (80 pagine 21x29,5cm, cartonato; in alto). La premessa dell’autore è discriminante: «Il presente manuale sull’uso delle macchine professionali è stato scritto da un fotografo e non da un tecnologo». E, ovviamente, ci si riferisce alle esperienze professionali e didattiche che nel testo guidano la presentazione dei movimenti caratteristici del banco ottico, i cui decentramenti e basculaggi sono finalizzati al controllo della prospettiva e della nitidezza. Per tanti versi, a metà degli anni Settanta, il manuale sulla fotografia grande formato a corpi mobili di Emilio Frisia rappresentò la risposta italiana alla

didattica di Carl Koch, fotografo svizzero creatore del sistema Sinar e divulgatore delle tecniche applicate. I manuali di Carl Koch rappresentano ancora oggi pietre miliari del settore. In progressione temporale i titoli sono presto riassunti (in questa doppia pagina): Das goldene Buch der Gebrauchsfotografie: Großformat (1969, manuale originario pubblicato anche in altre lingue, compreso l’italiano: Il libro del sistema Sinar - Manuale della fotografia su grande formato); Il sistema Sinar - Manuale dell’apparecchio fotografico professionale (1974 e 1977); Il grande formato - Manuale del sistema Sinar (con Jost J. e C. Marchesi, 1982, 1986 e 1990); Photo Know-How - L’alta scuola del grande formato (1972); Photo Know-How - Corso di fotografia in grande formato (con Jost J. Marchesi, 1984).


Photo Know-How Corso di fotografia in grande formato, di Carl Koch e Jost J. Marchesi; Mafer; Milano, 1984; 234 pagine 23x29cm.

ALTE RIFLESSIONI saurita da tempo l’edizione originaria del 1990, Agorà di ToEharino, libreria specializzata, spazio espositivo e casa editrice, ristampato il prezioso Fotografi sulla fotografia, antologia critica curata da Nathan Lyons. Oggettivamente, si tratta del primo libro di strumenti critici pubblicato in campo fotografico, che presenta trentanove saggi scritti da maestri della fotografia, in un arco di tempo che va dal 1866 agli anni Sessanta. Soggettivamente, è uno dei volumi che non dovrebbero mancare nella biblioteca personale di chi si interessa alla fotografia. Non da leggere tutti d’un fiato, ma da soppesare in tempi e modi cadenzati, i testi sono fondamentali per la riflessione critica, filosofica e di contenuti della fotografia. Sono stati selezionati in base alle rispettive rappresentatività della filosofia individuale di ciascun fotografo e al contributo dato all’evoluzione dell’espressione fotografica contemporanea. A completamento, il volume contiene note biografiche e bibliografiche di ciascuno dei ventitré fotografi presentati, aggiornate, in questa seconda edizione, al giugno 2004. Fotografi sulla fotografia, antologia critica curata da Nathan Lyons; Agorà Editrice, 2004 (via Santa Croce 0e, 10123 Torino; 011-8394962, fax 011-835973; www.libreriaagora.it, agobooks@tin.it); 250 pagine 12x20,5cm; 24,00 euro.

GLAMOUR Con un clamoroso salto indietro nei decenni, arriviamo alla sfumata fotografia di nudo (e dintorni) statunitense degli anni Cinquanta/Sessanta, e poco oltre, dove incontriamo Peter Gowland e Bunny Yeager. Noto fotografo di nudo soft, Peter Gowland vanta una intensa attività editoriale, ricca di oltre venti titoli a tema scritti in decenni di luminosa carriera, avviata con la rubrica mensile su Popular Photography all’inizio degli anni Cinquanta (riproposta anche dal-

(pagina accanto, al centro) Il sistema Sinar - Manuale dell’apparecchio fotografico professionale, di Carl Koch; Mafer; Milano, 1974 (e 1977); 144 pagine 19x26cm.

l’edizione italiana in coincidenza di date!). Tra tanto materiale possibile, isoliamo due segnalazioni: una abbastanza vicina e una decisamente lontana. Attribuito anche alla moglie Alice, il New Handbook of Glamour Photography è stato ristampato da Crown Publishers di New York nel 1988 (214 pagine 18x25cm, cartonato; a pagina 50): sia le immagini presentate sia il testo richiamano stagioni e stilemi precedenti, con figure femminili di forme procaci tipo anni Sessanta e non oltre. Però, notazione parallela, sulle pagine si intravedono fotografie di scena nelle quali Peter Gowland usa la biottica 4x5 pollici autocostruita Gowlandflex, nota solo a una ristretta cerchia di autentici appassionati e conoscitori della fotografia grande formato. Invece, è datato indietro nei decenni The Art and

(pagina accanto, in basso a sinistra) Il grande formato Manuale del sistema Sinar, di Carl Koch, Jost J. e C. Marchesi; Mafer; Milano, 1982 (e 1986); 148 pagine 21x28cm. (pagina accanto, in basso a destra) Il grande formato Manuale del sistema Sinar, di Carl Koch, Jost J. e C. Marchesi; Mafer; Milano, 1990; 144 pagine 21x28cm.

The Art and Technique of Stereo Photography, di Peter Gowland; Crown Publishers; New York, 1954; 128 pagine 18x25cm.

Quattro esempi di combinazioni stereo con apparecchi Leica a vite proposti nel manuale di Peter Gowland (il volume è del 1954, antecedente la prima M3 con innesto a baionetta degli obiettivi intercambiabili).

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Peter Gowland con la biottica 4x5 pollici Gowlandflex usata a mano libera. New Handbook of Glamour Photography, di Peter e Alice Gowland; Crown Publishers; New York, 1988; 214 pagine 18x25cm, cartonato. Manuali di Bunny Yeager: Photographing the Female Figure (Whitestone; Lousville, 1957; 144 pagine 16,5x23,5cm); How To Take Figure Photos (Whitestone; Lousville, 1962; 112 pagine 16,5x23,5cm); Bunny Yeager’s Art of Glamour Photography; (Chilton Books; New York, 1962; 96 pagine 12x19,5cm). Molta fotografia degli anni Cinquanta/Sessanta, cui appartengono le considerazioni di alcuni dei fotografi manualisti oggi presentati, tra i quali Bunny Yeager, si basa sull’uso del grande formato. Anche nel caso del nudo soft in esterni: banco ottico 8x10 pollici in riva all’oceano!

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Technique of Stereo Photography, che lo stesso Crown Publishers ha editato nel 1954 (128 pagine 18x25cm, cartonato; a pagina 49). Di fotografia stereo abbiamo già scritto tanto, anche in tempi sostanzialmente recenti (fino allo scorso numero di marzo), e dunque non è il caso continuare. Soltanto, annotiamo che queste parole antiche oggi possono essere considerate e conteggiate per il proprio valore di cronaca da ri/leggere in chiave storica. Con Bunny Yeager, modella di nudo passata dal-


Il negativo, di Ansel Adams; Zanichelli; Bologna, 1987; 288 pagine 18,5x25cm, cartonato; 48,00 euro. La stampa, di Ansel Adams; Zanichelli; Bologna, 1988; 224 pagine 18,5x25cm, cartonato; 48,00 euro. La fotocamera, di Ansel Adams; Zanichelli; Bologna, 1989; 216 pagine 18,5x25cm, cartonato; 48,00 euro.

l’altra parte dell’obiettivo, rimaniamo ai decenni trascorsi, che richiamano i sapori di una stagione animata da figure mitiche, a partire dall’intramontabile icona di Betty Page (FOTOgraphia, settembre 1997). Una vasta serie di manualetti si inserirono, in quei tempi, nel prolifico filone del nudo più accomodante; ne citiamo tre (pagina accanto): Photographing the Female Figure (1957; 144 pagine 16,5x23,5cm), How To Take Figure Photos (1962; 112 pagine 16,5x23,5cm) e Bunny Yeager’s Art of Glamour Photography (1962; 96 pagine 12x19,5cm). Volendo poi approfondire la figura professionale di Bunny Yeager fotografa, segnaliamo l’esaustiva monografia Taschen reperibile in distribuzione libraria attuale: Bunny’s Honeys - Bunny Yeager, Queen of Pin-Up Photography; 1994; 160 pagine 22,5x29,5cm; 24,90 euro.

Edizione introvabile! Fotografia in bianco e nero, estratto dai manuali di Ansel Adams, pubblicato nella serie dei manualetti Hasselblad: 28 pagine 14,5x21cm.

CLASSICI Al culmine della lunga cavalcata, concludiamo riallacciandoci all’esordio: Andreas Feininger e Ansel Adams, maestri di tecnica fotografica. A parte le edizioni italiane originarie, segnaliamo i tascabili Garzanti di Andreas Feininger: Il libro della fotografia (1970; a destra), Il libro della fotografia a colori (1971) e La nuova tecnica della fotografia (1977). A seguire sono arrivati La fotografia a colori: nuove tecniche e Il mondo come lo vedo io (non tecnico), cui sono seguite edizioni Vallardi: L’occhio del fotografo (1977), La fotografia: principi di composizione, Luce e illuminazione nella fotografia e Fotografia totale. Tutti titoli ormai fuori catalogo. I testi tecnici di Ansel Adams sono stati invece pubblicati da Zanichelli, cui si deve pure L’autobiografia (1993; 416 pagine 22x26cm, cartonato; 63,50 euro). In consecuzione logica (qui sopra): Il negativo (1987; 288 pagine 18,5x25cm, cartonato; 48,00 euro), La stampa (1988; 224 pagine 18,5x25cm, cartonato; 48,00 euro) e La fotocamera (1989; 216 pagine 18,5x25cm, cartonato; 48,00 euro), reperibili anche in cofanetto. E poi ci sarebbe perfino un estratto Fotografia in bianco e nero, pubblicato nella serie dei manualetti Hasselblad: 28 pagine 14,5x21cm (a destra). Introvabile! Per Andreas Feininger e Ansel Adams non abbiamo parole ulteriori: i due autori si presentano da soli. Maurizio Rebuzzini

Scritto nel 1954, Il libro della fotografia, manuale fondamentale di Andreas Feininger, è stato pubblicato in Italia in diverse edizioni Garzanti, a partire dal 1961. Nell’aprile 1970 uscì nella collezione dei tascabili I Garzanti, dove è stato più volte ripubblicato: un classico senza tempo (sempre che il tempo abbia senso). Oggettivamente: 244 pagine 11x18cm.

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UNA LIBERA DECISIONE: LA VOSTRA. Con la *ist Ds siete voi a realizzare le foto, quelle che più vi piacciono, sfruttando tutte le migliori caratteristiche offerte dalla fotografia digitale. Scegliete l’obiettivo e il tipo di illuminazione, naturale o flash, scegliete i programmi dedicati o il pieno controllo manuale. E tutto questo con la sicurezza di una struttura in acciaio, compatta e robusta, per immagini migliori in ogni momento.

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CENTO ANNI PORTATI BENE

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Cento anni di fotografia sono tanti, soprattutto rapportati all’età anagrafica di poco superiore: infatti, a parte l’origine ufficiale nel 1839, le datazioni oggettive debbono partire dai decenni successivi. La Collezione Fnac rappresenta una preziosa, quanto rara, dimostrazione di cura e dedizione costante alla raccolta di immagini fotografiche lungo un periodo di tempo molto esteso: un secolo, appunto. Da maggio a ottobre, una corposa e qualificata selezione dalla Collezione è esposta nei suggestivi spazi degli Scavi Scaligeri di Verona, in una grande e ambiziosa mostra che copre un periodo storico che va dal 1903 fino al 2004. Intrapreso come Viaggio attraverso un secolo di Fotografia, l’evento è supportato da cinque altre mostre collaterali d’appoggio e richiamo, una per ciascuna Galleria Fnac italiana (qui sotto, a destra): a Genova sono esposte fotografie di Benedict J. Fernandez, a Torino una personale di Gisèle Freund, Napoli propone Duchamp visto da Man Ray, a propria volta in retrospettiva a Verona, mentre a Milano sono presentate le più recenti acquisizioni. La tradizione culturale di Fnac è antica; a partire dal 1978, all’interno di ogni proprio negozio, la ca-

tena di punti di vendita multimediali di origine francese consacra un apposito spazio dedicato esclusivamente alla fotografia, alla propria diffusione e promozione: luogo di rivelazioni e incontri tra i fotografi e il grande pubblico. A questo spirito si ri/collega l’intento dell’attuale esposizione di Verona: sintetizzare e conservare la memoria delle mostre fotografiche, realizzate e presentate nel corso dei decenni.

Operazione non facile, considerato che la Collezione Fnac è composta da oltre duemila opere, che, nel proprio eclettismo, propongono e ripropongono in mostra a Verona una visione soggettiva dei momenti cruciali del Novecento attraverso l’evoluzione del linguaggio e delle tematiche affrontate e trattate dalla fotografia. Con lungimiranza, le fotografie raccolte nella Collezione (e parzial-

Gianni Berengo Gardin, Toscana, 1965.

William Klein, Simone et Antonia dans la rue, New York, 1961.

GALLERIE FNAC

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atena di indirizzi multimediali (ai tempi non identificati in questo modo), Fnac nasce a Parigi nel 1954 con una personalità in pertinente equilibrio tra realtà commerciale e promozione culturale. Per quanto riguarda la fotografia: mostre, proiezioni, incontri con autori e conferenze. Già negli anni Settanta, i punti vendita Fnac si sono estesi su tutto il territorio francese, cominciando al contempo l’espansione oltre i confini nazionali, dove è stata mantenuta la formula originaria di commercio e cultura, soprattutto fotografica. Oggigiorno si conteggiano oltre cento Gallerie Fnac in Francia, Belgio, Spagna, Italia, Svizzera, Brasile, Portogallo e Taiwan, nelle quali lo scambio culturale, l’incontro e la diffusione di esperienze rappresenta ancora e sempre lo scopo primario, sia per la visibilità dei fotografi, sia per la diffusione della cultura fotografica verso il grande pubblico. Nel dettaglio: cinque Gallerie Fnac a Parigi; cinquantotto nel resto della Francia, quattro delle quali indirizzate soltanto alla fotografia digitale; sei in Belgio; nove in Spagna; sette in Portogallo; quattro in Svizzera; sei in Brasile; quattro a Taiwan. Quindi, cinque in Italia: Genova, Milano, Napoli, Torino e Verona. Nell’insieme, ogni stagione le gallerie espongono cinquecento mostre, cinquanta delle quali di nuova produzione.

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Henri Cartier-Bresson, Dans un train, Romania, 1975.

Clark & Pougnaud, L’ascension.

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mente, ma significativamente, messe in mostra) non privilegiano un settore o genere fotografico a scapito di altri, ma rappresentano un ampio ventaglio di espressioni che si muovono in un percorso che prende in considerazione il reportage come il paesaggio, il ritratto e la fotografia di ricerca e di moda: generi completamente diversi, il cui filo conduttore è la poesia stessa delle immagini. Chi sono gli autori delle fotografie appartenenti alla Collezione è presto detto: come per i generi fotografici, Fnac non ha fatto e non fa differenza tra grandi nomi della fo-


Man Ray, Femme aux cheveux longs, 1929.

Sebastião Salgado, Ecuador, 1982.

tografia e giovani autori, spesso sconosciuti al grande pubblico, ai quali viene riservata una opportunità particolare attraverso il premio Attenzione Talento Fotografico e, dal 2003, con il Premio Fnac Europeo per la Fotografia. L’unicità e ricchezza della Collezione Fnac consiste proprio nel saper guardare oltre, nel far coesistere e dialogare esperienze, sguardi e

Marc Riboud, Regard sur la Corne d’Or dans le lointain.

sensibilità diverse, essere attenta alla creazione fotografica internazionale, della quale -fino a poco tempo fa- se ne ignorava la potenza e potenzialità espressiva: per esempio, la fotografia africana, mediorientale, cubana. Ma non solo; l’attenzione Fnac ha saputo affrontare e considerare validi i lavori e le istantanee di autori completamente anonimi, il cui valore espressivo arricchisce la Col-

OLTRE VERONA

C

ome precisato nel corpo centrale, la consistente antologica Viaggio attraverso un secolo di Fotografia ai veronesi Scavi Scaligeri si accompagna con cinque altre mostre collaterali d’appoggio e richiamo, una per ciascuna Galleria Fnac italiana (www.fnac.it). ❯ Benedict J. Fernandez: I have a dream. Galleria Fnac Genova, via XX settembre 46 rosso, 16121 Genova; 010-290111. Dal 2 maggio al 26 giugno; lunedì-sabato 9,30-20,00, domenica 10,00-20,00. Richiamandosi al celebre discorso di Martin Luther King, le fotografie di Benedict J. Fernandez testimoniano eventi e manifestazioni che hanno scosso gli Stati Uniti negli anni Sessanta, in particolare i movimenti per la pace nel Vietnam e l’uguaglianza razziale. Di origine portoricana, newyorkese di adozione, il fotografo ha incontrato Martin Luther King nel 1967 e quindi lo ha seguìto per un anno nelle riunioni e nella vita quotidiana, fino al suo assassinio (1968). ❯ Gisèle Freund: Ritratti di scrittori. Galleria Fnac Torino, via Roma 56, 10121 Torino; 011-5516711. Dal 6 maggio al 26 giugno; lunedì-sabato 9,30-20,00, domenica 10,00-20-00. Grande ritrattista, Gisèle Freund ha lavorato negli anni Trenta e Quaranta con la fotografia a colori, fotografando artisti e scrittori. Nella maggior parte dei casi realizzate in un universo familiare, le fotografie sono testi-

monianze notevoli per emozione e impegno. ❯ Duchamp visto da Man Ray. Galleria Fnac Napoli, via Luca Giordano 59, 80129 Napoli; 081-2201000. Dal 6 maggio al 30 giugno; 10,00-21,00. Due grandi personalità dei primi decenni del Novecento, sovvertitori di forme ed espressioni artistiche, incontrano la macchina fotografica. Nel proprio continuo cercare e sperimentare linguaggi nuovi, si sono influenzati reciprocamente nel campo delle produzioni artistiche. Man Ray, trasferitosi a Parigi, trova sicuramente terreno di spunto fotografico ed espressivo nel ritrarre l’eccentrico amico Marcel Duchamp (FOTOgraphia, marzo 2005). ❯ Man Ray, retrospettiva. Galleria Fnac Verona, via Cappello 34, 37121 Verona; 045-8063811. Dal 6 maggio al 7 luglio; lunedì-sabato 9,30-20,00, domenica 10,30-20,00. In mostra parte della produzione fotografica di Man Ray, grande demistificatore dell’arte in rottura con la tradizione, insaziabile sperimentatore di forme e grande avversario dello spirito di serietà, al contempo pittore, scultore, fotografo e cineasta (FOTOgraphia, marzo 2005). ❯ Collezione Fotografica Fnac: Le nuove acquisizioni. Galleria Fnac Milano, via Torino angolo via della Palla, 20123 Milano; 02-720821. Dal 2 maggio al 26 giugno; lunedì-sabato 9,00-20,00, domenica 10,00-20,00.

lezione con un senso di continuità storica, oltre a essere rappresentativo di documentazione sociologica. A impreziosire la Collezione non mancano testimonianze visive fotografiche di artisti provenienti da altre discipline espressive, come il poeta Allen Ginsberg (FOTOgraphia, febbraio 2005), l’attore Yul Brynner, i registi Wim Wenders e Pedro Almodóvar e il sociologo Jean Braudillard. A.Alp. La Collezione Fnac. Viaggio attraverso un secolo di fotografia. Centro Internazionale di Fotografia, Scavi Scaligeri, Cortile del Tribunale, piazza Dante Alighieri, 37121 Verona; 045-8065857; www.comune.verona.it/scaviscaligeri. Dal 7 maggio al 2 ottobre; martedì-domenica 10,00-19,00.


ull’onda del successo tecnico e commerciale ottenuto con il precedente modello FinePix S2 Pro (FOTOgraphia, marzo 2002), la nuova Fuji FinePix S3 Pro ne raccoglie le principali caratteristiche, che si accompagnano con ulteriori innovazioni sostanziali che la rendono soluzione ideale nell’ambito dell’acquisizione digitale di immagini, con intendimento dichiaratamente professionale. Al pari delle dotazioni originarie, esordite con la prima reflex Fuji FinePix S1 Pro (FOTOgraphia, settembre 2001), l’attuale FinePix S3 Pro conferma il sensore di acquisizione digitale Super CCD (tecnologia proprietaria), ora approdato alla propria Quarta ge-

nerazione SR da dodici milioni di pixel effettivi (6,17 milioni di pixel S più 6,17 milioni di pixel R; pagina accanto). Al proposito, conferiamo e sottolineiamo ancora che nell’ambito dell’acquisizione digitale di immagini non si tratta di considerare la sola azione della luce che colpisce la pellicola, come avviene nel caso della fotografia tradizionale. Invece bisogna prendere in considerazione la doppia azione della luce e dell’elaborazione del segnale. A partire da un sensore di dimensioni genero-

Con la terza generazione della propria reflex digitale a obiettivi intercambiabili, appunto FinePix S3 Pro, Fuji conferma una scelta di fondo discriminante, che si basa su una autonoma interpretazione del sensore di acquisizione: quel Super CCD che rappresenta una soluzione proprietaria e personale

se 4256x2848 pixel (geometricamente 23x15,5mm), le considerazioni progettuali del definito Super CCD si sono orientate verso la più alta risoluzione, senza andare a intaccare gli altri elementi che influiscono sul risultato finale: rapporto ottimale segnale/rumore, tonalità lineare, sensibilità alla luce, fedele riproduzione cromatica,

S

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ampia gamma dinamica. Il Super CCD della genìa Fuji FinePix S Pro, in altre forme adottato anche dalle più qualificate compatte digitali, è stato elaborato partendo dai concetti reali della percezione visiva. Alla fine è stata disegnata una maglia geometrica a quarantacinque gradi che riduce le distanze tra i punti medi, con conseguente maggiore risoluzione: sul sensore arriva più luce, di qualità migliore, con interpretazione ottimale del colore ed eccellente fedeltà tonale. Nel concre-

ne è semplicemente geometrica; sovrapponendo le maglie del Super CCD a sezione ottagonale, il quadrato convenzionale sta all’interno. Quindi il Super CCD riduce le distanze tra i pixel e rileva anche la luce che sta tra i pixel convenzionali. Il nuovo sensore Super CCD di Quarta generazione SR presenta una innovativa configurazione, che produce una gamma dinamica all’incirca quattro volte più ampia rispetto i sensori precedenti. Il Super CCD SR contiene, infatti,

STRADA to, la risoluzione reale non è ottenuta per interpolazione, difficile da ricodificare dal computer, ma di autentica deduzione. Al limite si parli di estrapolazione, perché non si inventa un numero (come fa l’interpolazione), ma si arriva al numero che non può essere un altro: appunto, deduzione. Del resto, la considerazio-

sia pixel di grandi dimensioni ad alta sensibilità (di tipo “S”), sia pixel più piccoli per una gamma dinamica più ampia (di tipo “R”). Combinando le informazioni ricevute da entrambi questi elementi sensibili in base alla composizione della scena, il Super CCD SR è in grado di garantire sia un’elevata sensibilità sia una maggiore gamma dinamica. Il corpo macchina della reflex Fuji FinePix S3 Pro è analogo al modello precedente, ma, per una presa ancora più comoda e sicura, è stato ulteriormente arrotondato e reso più solido ed ergonomico. Un’altra vantaggiosa caratteristica del nuovo corpo macchina è la presenza di due pulsanti di scatto, posizionati per sfruttare a pieno la reflex nel caso di inquadrature orizzontali e verticali. La reflex digitale a obiettivi intercambiabili Fuji FinePix S3 Pro è dotata di innesto


RAPIDAMENTE Sensore CCD Super CCD SR (Quarta generazione); 23x15,5mm Pixel effettivi 12 milioni (sei milioni di pixel S più sei milioni di pixel R) Pixel totali 12,9 milioni (6,45 milioni di pixel S più 6,45 milioni di pixel R) Pixel registrati 4256x2848 pixel (12,12 milioni), 3024x2016 pixel, 2304x1536 pixel, 1440x960 pixel Formato dei file Jpeg (Exif 2.2); DPOF compatibile con CCD-RAW (14 bit) Supporto di memoria xD-Picture Card e CompactFlash (e Microdrive) Innesto obiettivi Baionetta Nikon F (compatibilità estesa alle famiglie ottiche AF-S e AF-VR): AF Nikkor D (tutte le funzionalità disponibili); AF Nikkor non D (tutte le funzionalità, eccetto la misurazione dell’esposizione con il sistema 3D Matrix); obiettivi privi di CPU (utilizzabili in modalità di esposizione manuale: l’esposimetro interno non può essere utilizzato) Fattore di moltiplicazione 1,5x rispetto la lunghezza focale originaria/no-

minale riferita al fotogramma 24x36mm Sensibilità 100, 160, 200, 400, 800 e 1600 Iso equivalenti Tempi di otturazione Da 1/4000 di secondo a 30 secondi Modalità di esposizione Automatismo multi programmato [P]; Automatismo a priorità di tempi [S]; Automatismo a priorità dei diaframmi [A]; Manuale [M] Monitor LCD TFT a bassa temperatura al polisilicio da due pollici (circa 235.000 pixel) Video output PAL/NTSC selezionabile Interfaccia USB 2.0 per il trasferimento dei dati all’archiviazione, IEEE1394 per il trasferimento dei dati all’archiviazione e per lo scatto Alimentazione Quattro batterie ricaricabili Ni-MH AA, oppure adattatore a corrente di rete Dimensioni e peso 148x135x80mm, 835g

AUTONOMA a baionetta Nikon F, pienamente compatibile con gli obiettivi della serie Nikkor AF Tipo D, ed è anche in grado di utilizzare focali della serie non D. A ciò si aggiunge la possibilità di impostare valori a 100, 160, 200, 400, 800 e 1600 Iso equivalenti, che assicurano acquisizioni eccellenti anche in condizioni di luce difficili. Il sistema di flash intelligente, con esposizione DTTL, mette pienamente a frutto le possibilità tecniche dei flash elettronici Nikon della serie DX.

Per assommare numerosi scatti ad alta risoluzione, la Fuji FinePix S3 Pro è dotata di due slot di memoria, uno per le schede xD-Picture Card e l’altro per CompactFlash e Microdrive. Questa peculiarità è utile anche nel senso della moltiplicazione dello spazio di memoria, per salvare file di grandi dimensioni nel formato CCD-RAW, in modo da disporre di dati non elaborati dagli algoritmi interni della reflex, lasciando quindi una gestione libera delle immagini grezze.

Una volta memorizzati, i file immagine possono essere rivisti sull’ampio monitor LCD da due pollici, suddiviso in due aree: una operativa, per visualizzare il soggetto; l’altra di servizio, per avere sempre a disposizione le impostazioni di scatto e poterle eventualmente modificare immediatamente, senza mai perdere d’occhio la scena inquadrata. Nel

momento in cui si desidera trasferire le immagini alla stazione computer (PC Windows o Apple Mac), grazie alla doppia interfaccia rapida è possibile velocizzare il flusso di lavoro via IEEE 1394 (Fire Wire) oppure tramite USB 2.0. (Fujifilm Italia, via dell’Unione Europea 4, 20097 San Donato Milanese MI). Antonio Bordoni

QUARTA GENERAZIONE (PER DUE) in due versioni, Super CCD HR e Super CCD SR, l’esclusivo Fujifilm SuDle, cheperistintoapre CCD di Quarta generazione è un sensore tecnologicamente fondamentala strada a un’eccezionale qualità delle immagini digitali. Il Super CCD HR presenta due varianti: la prima dispone di 6,63 milioni di pixel in un chip da 1/1,7 di pollice, un risultato reso possibile dai nuovi progressi compiuti nel campo della miniaturizzazione. Gli apparecchi dotati di questo nuovo Super CCD HR possono produrre fino a 12,3 milioni di pixel di registrazione, che si traducono in immagini dalla risoluzione particolarmente elevata. L’altra versione del Super CCD HR è da 1/2,7 di pollice e incorpora 3,14 milioni di pixel totali, che producono sei milioni di pixel registrati. Oltre la risoluzione notevolmente incrementata, rispetto al Super CCD di Terza generazione è stata anche migliorata la sensibilità. A seguire, il Super CCD SR, in dotazione con la reflex digitale professionale Fuji FinePix S3 Pro, presenta una nuova configurazione che produce una gamma dinamica all’incirca quattro volte più ampia. Con la dimensione di 23x15,5mm, il nuovo Super CCD SR vanta 12,9 milioni di pixel totali (divisi in 6,45 milioni di pixel S e 6,45 milioni di pixel R). Il Super CCD SR contiene dunque sia pixel di grandi dimensioni ad alta sensibilità (di tipo “S”), sia pixel più piccoli per una gamma dinamica più vasta (di tipo “R”). Combinando le informazioni ricevute da entrambi questi elementi sensibili, in base alla composizio-

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ntrambi dedicati e riservati alle reflex ad acquisizione digitale di immagini, dotate di sensore di dimensioni (fisiche) inferiori al tradizionale fotogramma fotografico 24x36mm, due nuovi obiettivi Sigma si proiettano, rispettivamente, nell’esclusivo ambito della visione fortemente e adeguatamente grandangolare. Sia l’interpretazione zoom Sigma 1020mm f/4-5,6 EX DC HSM sia la focale fissa Sigma

E

agevole, oltre che confortevole. Al solito, con ordine. Lo zoom supergrandangolare Sigma 10-20mm f/4-5,6 EX DC HSM, ribadiamo indirizzato esclusivamente all’impiego con reflex digitali, dotate di sensore di dimensioni inferiori al fotogramma 24x36mm, copre un’escursione di ripresa che esordisce all’angolo di campo di 102,4 gradi, per approdare alla visione a 63 gradi, in riferimento alle dimensioni del sensore digitale, prossimo allo standard APS-C, ormai universalmente adottato. In tali condizioni estreme, che definiscono un’escursione

sentono di raggiungere i migliori risultati fotografici, a ogni distanza di messa a fuoco e a tutte le aperture di diaframma. Inoltre, la costruzione con sistema di messa a fuoco interna mantiene costanti le dimensioni di ingombro dell’obiettivo e minimizza le eventuali aberrazioni residue. La stessa messa a fuoco, peraltro con escursione limitata, considerati i valori di visione angolare, è configurata con motore di accomodamento HSM (Hyper Sonic Motor), rapido, silenzioso ed efficace, sia in autofocus sia in regolazione manuale. A ogni lun-

zoom supergrandangolare, le dimensioni del Sigma 1020mm f/4-5,6 EX DC HSM sono confortevolmente contenute, compatte addirittura, con un peso conseguentemente limitato. Obiettivo grandangolare di eccellente luminosità relativa f/1,4, il Sigma 30mm f/1,4 EX DC HSM propone una costruzione ottica comprensiva di due lenti in vetro a basso indice di dispersione SLD (Special Low Dispersion), che riducono l’aberrazione cromatica, e una lente asferica, che in combinazione assicurano la correzione ottimale di tutte le

Imboccata con piglio e decisione la strada dell’acquisizione digitale di immagini, la giapponese Sigma interpreta con eccellente personalità l’offerta ottica dedicata alle reflex a obiettivi intercambiabili. Due soluzioni consecutive, quantomeno nella propria apparenza aritmetica, per la più ampia inquadratura grandangolare. Rispettivamente zoom Sigma 10-20mm f/4-5,6 EX DC HSM e Sigma 30mm f/1,4 EX DC HSM ad elevata apertura relativa

10-20 Trenta! 30mm f/1,4 EX DC HSM vantano proprie esclusive prerogative e si presentano con una invidiabile personalità di intenti. Lo zoom offre un’escursione tutta grandangolare, che parte da una visione estremamente ampia; la focale fissa è definita da un’apertura relativa assolutamente

ipergrandangolare decisamente record, tre elementi ottici a basso indice di dispersione SLD (Special Low Dispersion), che compensano le aberrazioni cromatiche, e tre elementi asferici (uno di vetro ottico e due ibridi, indirizzati alla correzione della distorsione ottica e di altri tipi di aberrazione) con-

ghezza focale, l’accomodamento parte da 24cm; inoltre, la non rotazione della lente frontale, durante la messa a fuoco, consente l’impiego del paraluce a petali sagomato e di filtri a effetto direzionale, per esempio del filtro polarizzatore circolare. Malgrado si tratti di uno

NEL DETTAGLIO Copertura di campo Scala diaframmi Diaframma circolare Costruzione ottica Angolo di campo A fuoco da Ingrandimento massimo Diametro filtri Dimensioni

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Sigma 10-20mm f/4-5,6 EX DC HSM Sigma 30mm f/1,4 EX DC HSM Sensori digitali di dimensioni inferiori al fotogramma 24x36mm: standard APS-C Da f/4 (10mm) - f/5,6 (20mm) a f/22 Da f/1,4 a f/16 A sei lamelle A otto lamelle 14 lenti in 10 gruppi 7 lenti in 7 gruppi Da 102,4 a 63,8 gradi 45 gradi 24cm 40cm 1:6,7 1:10,4 77mm 62mm 83,5x81mm 55x59mm

aberrazioni. Dalla distanza minima di messa a fuoco di 40cm, l’obiettivo realizza immagini estremamente incise. Dotato di motore di messa a fuoco HSM (Hyper Sonic Motor), per un accomodamento silenzioso e veloce, l’obiettivo passa istantaneamente dall’autofocus alla regolazione manuale volontaria. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI). A.Bor.



ome rivela subito la sigla identificativa, che appunto certifica la seconda generazione, lo scanner per pellicola Konica Minolta Dîmage Scan Elite 5400 II è erede diretto e consequenziale dell’originario modello Dîmage Scan Elite 5400, del quale replica la sostanza delle prestazioni, in una interpretazione tecnica oggettivamente migliorata e incrementata. Prima conferma, la generosa risoluzione di 5400dpi, analogamente richiamata dalla sigla identificativa, che ora produce file di qualità superiore,

C

ge Scan Elite 5400 II unisce e riunisce in dotazione sinergica l’insieme delle tecnologie esclusive, proprietarie e assolute che Konica Minolta ha accumulato nell’ambito della progettazione e produzione fotografica a tutto campo di pellicole, apparecchi (per fotografia tradizionale e acquisizione digitale di immagini) e scanner. Oltre le dotazioni, si registrano efficaci soluzioni operative, che consentono di gestire e correggere le immagini in modo semplice (spesso intuitivo). Nello specifico, la configurazione con Digital ICE4, Pixel Polish, Digital ROC, Digital

duce la qualità dell’immagine al momento dello scatto. A seguire, Digital ROC utilizza un’avanzata analisi della matrice del colore per identificare e restaurare i toni sbiaditi sulle pellicole e sulle diapositive più datate (indietro nel tempo). Quindi, Digital GEM analizza gli schemi delle emulsioni delle pellicole e riduce la grana, preservando l’originaria qualità, il colore e la nitidezza di partenza delle immagini in scansione. Simultaneamente, Digital SHO analizza il contrasto e l’esposizione, per rivelare il massimo dettaglio delle zone di ombra o di alta luce. Infine,

PRATICITÀ

Lo scanner per pellicole Konica Minolta Dîmage Scan Elite 5400 II dispone di tre diversi driver, per supportare un’ampia gamma di intenzioni operative. Si può scegliere un driver in base al risultato e allo scopo: la Easy Scan Utility è una procedura guidata a tre passi, indirizzata ai principianti; la Batch Scan Utility, per scansioni di grandi volumi con meno lavoro, rende più efficace la scansione, permettendo l’acquisizione continua a risoluzioni, esposizioni e correzioni impostate dall’utente; la configurazione standard Dîmage Scan Utility

DA PELLICOLA

A FILE

Collegamento ideale e idoneo tra le tecnologie fotografiche simultaneamente presenti nel mercato attuale, lo scanner per pellicola Konica Minolta Dîmage Scan Elite 5400 II offre prestazioni concilianti. Trasformazione digitale di fotogrammi fotografici con parametri di alta qualità formale e confortevoli applicazioni d’uso grazie a una migliorata riproduzione del colore con nuovo algoritmo, che garantisce scansioni ad alta velocità a venticinque secondi per fotogramma (trenta in ambiente Apple Macintosh). Nella propria configurazione tecnica, lo scanner Dîma-

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GEM e Digital SHO assicura la massima efficienza dello scanner. Come è noto, Digital ICE4 rileva automaticamente e corregge la polvere, i graffi, le impronte digitali, la muffa e altre imperfezioni sulla pellicola. Grazie a una elaborazione veloce ma attenta, ripro-

ultimo ma non ultimo, Pixel Polish regola la luminosità e il colore in base alla scena, al colore e al contrasto di ogni originale; è in grado di correggere le caratteristiche fotografiche di ogni tipo di immagine, ripresa in ogni condizione ambientale.

è ideale per creare lavori personalizzati, perché permette di impostare e correggere le immagini in dettaglio. Il pulsante Quick Scan e un selettore di Messa a Fuoco Manuale sul pannello frontale rendono il lavoro più semplice e veloce. Premendo semplicemente il pulsante Quick Scan si avvia il Dîmage Scan Launcher: facile selezione dell’applicazione migliore per il lavo-


ro da realizzare. Il tempo di lavoro è abbreviato, perché le impostazioni basilari vengono modificate e un solo pulsante attiva la scansione di sei fotogrammi in continuo. Il selettore di Messa a Fuoco Manuale consente di mettere a fuoco le immagini con la massima libertà.

UTILIZZO Il Konica Minolta Dîmage Scan Elite 5400 II non solo dispone di una risoluzione di 42,2 Megapixel, grazie all’adozione di un CCD a colori a tre linee da 5400dpi, ma migliora la riproduzione del colore della pellicola negativa con un nuovo Algoritmo Film Export, con tecnologia photofinishing. Senza dover ricorrere alla regolazione manuale, lo scanner è in grado di riprodurre fedelmente i colori di immagini di diverse caratteristiche di esposizione e bilanciamento del colore dei vari tipi di pellicola negativa. Così, il

Konica Minolta Dîmage Scan Elite 5400 II assicura una alta qualità operativa, sia in intendimento professionale sia in uso non professionale. Grazie alla conversione A/D a 16 bit e all’ampia gamma dinamica di 4,8, il Dîmage Scan Elite 5400 II riproduce fedelmente le ricche variazioni di tonalità della pellicola originaria. La Scansione Multipla migliora la gestione dei dati riducendo il rumore. La dotazione Quick Scan aumenta enormemente l’efficienza del lavoro rispetto i modelli precedenti. Il miglioramento del meccanismo del drive e il perfezionamento dell’elaborazione interna e degli obiettivi hanno altresì ridotto il tempo richiesto per il setup, la scansione e l’autofocus. Questi miglioramenti aumentano la velocità dei precedenti “two-fold”, per garantire tempi brevi di scansione, a partire dai già ricordati venticinque secondi per foto-

gramma (trenta con Apple Macintosh). Un Indice a Caricamento Automatico inizia automaticamente la scansione dell’indice al momento in cui viene inserito il porta pellicola. L’Anteprima ad Alta Velocità permette di controllare istantaneamente il display delle

immagini in anteprima, ingrandite senza la scansione di anteprima. Queste caratteristiche riducono ulteriormente il tempo totale del lavoro, accelerando la selezione e il confronto delle immagini. (Rossi & C, via Ticino 40, 50010 Osmannoro di Sesto Fiorentino FI). A.Bor.



ostra e relativa asta di fotografie alla Galleria Fabbrica Eos appartenenti a un ambizioso, nonché coraggioso, progetto che punta a dare risalto alla dignità umana. Come? Permettendo ad abitanti in zone depresse della Terra di autorappresentarsi, raccontarsi fotograficamente dal proprio punto di vista, mettendo in campo la visione di se stessi in una soggettiva rara nelle logiche della fotografia attuale.

M

Animatrice del progetto, che si estende in più tappe in varie parti del mondo sotto forma di laboratori, è Fotografi Senza Frontiere, un’organizzazione che si è posta come primario scopo proprio la volontà di utilizzare la fotografia come mezzo per comunicare, diffondere la cultura e sensibilizzare l’osservatore al rispetto del diverso, fornendo mezzi, conoscenze e formazione fotografica a

Dignità in asta Progetti di potenzialità nuove giovani svantaggiati ma ricchi di potenzialità comunicative e creative (FOTOgraphia, maggio 2004). Lo dimostrano i risultati già ottenuti. Hasta la Mostra offre opere di due mostre autoprodotte da Fotografi Senza Frontie-

re: R-Esistenze di Giorgio Palmera e Emiliano Scatarzi e Sabbia negli Occhi, collettiva fotografica realizzata dalle allieve del laboratorio fotografico permanente allestito nel campo profughi El Ayoun, nel deserto del Sahara in Algeria, che fa parte di un ampio progetto il cui proseguo verrà finanziato proprio con i proventi di questa vendita all’asta. Hasta la Mostra. A cura Denis Curti, asta e mostra di fotografie di Fotografi Senza Frontiere e degli allievi dei laboratori attivati dall’organizzazione Onlus. Galleria Fabbrica Eos, piazza Baiamonti 2, 20159 Milano; www.fotografisenzafrontiere.org. ❯ Mostra dal 21 al 23 giugno. ❯ Asta 23 giugno, 18,30.

Ieri, oggi, domani

FURIO

DEL

FURIA

Al bivio di applicazioni tecnologiche

radizionale programma fotografico dell’estate italiana, Foianofotografia, a Foiano della Chiana, in provincia di Arezzo, dall’11 al 26 giugno (www.foianofotografia.com), affronta quest’anno un tema monografico di spessore e sollecitazione visiva (e non soltanto). Fotografare nel presente, fotografare nel futuro, con relativo sottotitolo esplicativo Idee e tecnologie fra tradizione e innovazione, tiene esattamente

T

conto dell’ipotesi/momento di svolta che sta invadendo il mondo fotografico, nell’epoca stessa di una propria trasformazione, peraltro annunciata, peraltro evidente: mostre, incontri, workshop e lettura portfolio. Si parte, come necessario, dalla ricerca delle radici con l’esposizione di opere fotografiche delle origini, come gli scatti del foianese Furio del Furia, il cui archivio fotografico, composto di circa cinquemila lastre al bromuro di argento, è conservato presso l’archivio comunale. Accanto la produzione locale, si propone quella inedita e assai meno nota dello scrittore Giovanni Verga, i cui scatti restituiscono l’immagine di una comunità siciliana e dei propri

protagonisti (FOTOgraphia, luglio 2004). Il presente si configura nelle opere di Joel Meyerowitz, Diana Coca, Rossell Meseguer e Mirco Lazzari, fotografo di sport dell’Agenzia Grazia Neri, che espone immagini del Motomondiale. Da corollario al tema principale, una mostra con dimostrazione pratica di Paolo Aldi, che coniuga la riproposizione di tecniche antiche per realizzare effetti innovativi. Quindi, il futuro della fotografia è affrontato attraverso le nuove tecnologie digitali, sperimentate da strumenti una volta inconsueti per la fotografia come i telefoni cellulari. Una specifica sessione di Angelo Mereu è riservata alla realizzazione “in diretta” di scatti con cellulare, ritocchi delle immagini acquisite e relativa stampa in tempo reale. Infine, in collaborazione con il Centro di Studi sui Beni Librari dell’Università di Arezzo, è proposto un corso formati-

vo di dieci giorni sulle tecniche di recupero materiale della fotografia storica (lastre e pellicole) e del restauro virtuale attraverso la ricomposizione delle immagine, resa possibile dalle nuove tecnologie digitali. Un ulteriore workshop è dedicato alla pratica e all’uso della voce nel doppiaggio cinematografico, rivolto all’indagine dell’immagine fotografica e cinematografica e alla definizione iconografica delle scene, a cura di Mario Maldesi, caposcuola indiscusso dell’arte del doppiaggio in Italia.

A seguire 64 Città trasformate 64 Festival a Lecco 65 Visioni d’arte 65 Assoluto naturale 66 Teatro della vita 66 Domenica di scambi 66 Confronto di idee

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Pio Tarantini ha realizzato una interpretazione del territorio fortemente connotata in senso simbolico. Concentrato utilizzo del colore, saturo e pieno, ottenuto da una sapiente conoscenza della luce, per incontrare situazioni solo apparentemente secondarie. Spazi architettonici e luoghi che diventano simboli della nostra epoca, immersi in atmosfere malinconiche, pur se trattati fotograficamente con grande attenzione compositiva. Alessandro Vicario, in ultimo, ha lavorato su un piano di lettura analitica del territorio. Dipana e scandisce gli scatti lungo un asse ideale, che parte dalla prima periferia milanese per proseguire verso le estreme propaggini dell’area metropolitana. Uso del

Festival

❯ 11 giugno, 14,00. La lettura dell’immagine fotografica, incontro con Marcello Bonfanti. ❯ 11 giugno, 16,00. Gli esordi della fotografia. Come nasce e si evolve la fotografia, conferenza di Luigi Erba. ❯ 12 giugno, 10,00. La lettura dell’immagine fotografica, incontro con Marcello Bonfanti. ❯ 12 giugno, 10,00. Sentire la fotografia, incontro con Lorenzo Castore. ❯ 18 giugno, 14,00. Paesaggio e architettura in banco ottico, workshop di Marco Campaci. ❯ 12 giugno, 17,00. Proiezione del film Istantanee, con commento guidato di Claudio Corbetta.

Città trasformate Tre sguardi attorno a Milano

GIANNI MAFFI

talia compresa, da una ventina di anni è in atto una trasformazione serrata nelle aree metropolitane di tutto il mondo. Più di altri luoghi, il vasto territorio che si estende attorno a Milano rappresenta il nuovo modo di concepire gli attuali spazi urbani. Con personali letture, tre autori si sono applicati nel progetto fotografico Peripolis, relativo ai mutamenti e le trasformazioni dell’hinterland milanese. Gianni Maffi propone un lavoro di grande impatto. Visione panoramica per registrare sull’anello delle tangenziali fotogrammi come frammenti di vita ordinaria. Evidente uso del mosso e della sfocatura a sottolineare la precarietà dell’osservazione, così come precari sono tali luoghi di transito.

Peripolis - Intorno alla metropoli, nella città diffusa. Fotografie di Gianni Maffi, Pio Tarantini e Alessandro Vicario.

Galleria Magenta 52, via Crocefisso 2a/b, 20059 Vimercate MI; 039-660768; www.magenta52.it, info@magenta52.it. Dal 30 aprile al 30 maggio; martedì-sabato 10,30-13,30 15,00-19,30. Catalogo con testi di Gigliola Foschi, Nicolò Leotta e Pio Tarantini.

❯ 19 giugno, 10,00. Paesaggio e architettura in banco ottico, workshop di Marco Campaci. ❯ 19 giugno, 15,00. Lettura portfolio con Luigi Erba (fotografo e storico della fotografia), Giovanni Chiaramonte (storico, critico e fotografo), Paola Riccardi (dell’Agenzia Grazia Neri), Sara Munari (organizzatrice del Festival, docente di fotografia), Alessandra Fasola (Admira). ❯ 19 giugno, 17,00. Uso della fotografia nell’arte dell’Ottocento, conferenza di Manuela Beretta, introdotta da Luigi Erba. ❯ 25 giugno, 10,00. La realtà fatta a pezzi, conferenza di

Marco Capovilla. ❯ 25 giugno, 15,00. Il colore della luce - La nuova fotografia americana, conferenza di Francesco Zanot, introdotta da Giovanni Chiaramonte. ❯ 25 giugno, 17,00. L’industria delle immagini, conferenza di Marco Capovilla sugli effetti della globalizzazione sul mercato delle immagini fotografiche in ambito giornalistico, pubblicitario e commerciale. ❯ 26 giugno, 15,00. Fotografia e Pop Art, conferenza di Michele Tavola, introdotta da Luigi Erba. Con proiezione di film di Andy Warhol. ❯ 26 giugno, 18,00. Aperitivo letterario e chiusura del Festival.

colore e del grande formato accentuano l’intenzione di una documentazione di grande rigore stilistico.

Immagini a Lecco rima edizione di LeccoImmagiFestival: mostre e incontri (www.leccoimmagifestival.it). ❯ 5 giugno, 16,00. Monastero di Santa Maria del Lavello, 24032 Calolziocorte LC. Presentazione del Festival e inaugurazione delle mostre. ❯ 5 giugno, 18,00. Aperitivo letterario Bastimento Cammello da Le città invisibili di Italo Calvino; produzione Caratteri Mobili, regia di Claudio Corbetta.

P

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PIO TARANTINI

ALESSANDRO VICARIO

I


ostra organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Berlino in collaborazione con l’Ufficio Culturale di Berlin-Lichtenberg, nell’ambito della presentazione di artisti significativi e/o emergenti del panorama italiano contemporaneo. Bruno Cattani, esponente della riconosciuta scuola emiliana della fotografia contemporanea, è il primo fotografo straniero che accede al prestigioso spazio espositivo Galerie im Kulturhaus Karlshorst, dedicato alla grafica e alla fotografia.

M

Visioni d’arte Raccontate in terra straniera Le fotografie di I luoghi dell’arte fanno parte di un più ampio progetto, cui Bruno Cattani sta lavorando da anni: una vera e propria macchina del tempo, dentro la quale viaggiare per vivere a ritroso la storia passata e ritrovare le radici della nostra cultura. Musei come immensi contenitori di

silenzi e emozioni, dove statue, quadri e oggetti d’arte prendono misteriosa vita propria, in un mondo di movimenti immaginari. Bruno Cattani: I luoghi dell’arte. Galerie im Kulturhaus Karlshorst - Kulturamt Lichtenberg von Berlin, Treskowallee

la Tartaglia visualizzano il marmo, appunto, come materiale di eccellenza, dal quale partire per ulteriori evocazioni.

Assoluto naturale Nella fotografia di materia. Con emozione ell’imponenza delle proprie forme e delicatezza dei suoi scarti, il fascino degli

N

intrecci materici e delle stratificazioni dei segni del marmo è il motivo conduttore della per-

BIANCO E NERO laboratorio fotografico fine - art solo bianco & nero

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112, D-10318 Berlin, Germania. Dal 27 aprile all’8 giugno.

sonale Le forme del marmo. Sessanta immagini di Danie-

Daniela Tartaglia: Le forme del marmo. Palazzo Mediceo, 55047 Seravezza LU. Dal 7 maggio al 5 giugno.


acconto fotografico dell’esperimento che ha coinvolto un gruppo di ragazzi dell’Istituto Penale per Minorenni di Palermo. Supportato dall’associazione Euro, e coordinato da Mela e Simone, il progetto si è concretizzato nella realizzazione di uno spazio teatrale all’interno dell’Istituto Penale, che ha dato vita anche a un vero e proprio Laboratorio teatrale. Il reportage fotografico di Riccardo Scibetta racconta questa esperienza, nella qua-

R

le i ragazzi si sono sentiti per una volta veri protagonisti di una storia. Intitolato Ouragan, il progetto fotografico di Riccardo Scibetta si è affermato all’edizione 2005 del Premio fotogiornalistico in memoria di Yann Geffroy, collaboratore dell’Agenzia Grazia Neri prematuramente scomparso nel 1989 (FOTOgraphia, novembre 2003). In ricordo delle sue qualità di ottimismo e creatività, il Premio viene tradizionalmente attribuito a una sto-

Teatro della vita Tra i detenuti minorenni di Palermo ria che sia positiva nel contenuto, quanto nella forma.

Riccardo Scibetta: Ouragan. Teatro Garibaldi, via Castrofilippo, 90133 Palermo; teatrogaribaldi@hotmail.com. Dal 20 al 29 maggio. All’inaugurazione (20 maggio, 19,00), l’attore teatrale Franco Scaldati legge brani scritti dai ragazzi dell’Istituto Penale per Minorenni di Palermo.

Confronto di idee In una suggestiva cornice estiva erza edizione di Corigliano Calabro Fotografia, prodotta dal locale Assessorato alla Cultura e Turismo, con la direzione artistica di Cosmo Laera: manifestazione culturale di alto profilo, che propone e realizza una fruizione completamente differente del turismo in una delle più suggestive mete della Calabria. Dal 25 giugno al 28 agosto, la fotografia è presente attraverso una serie di eventi con la presenza di qualificati operatori del settore, autori ed esperti, che si confrontano attraverso incontri con il pubblico (25-30 giugno), una tavola rotonda, workshop e mostre nella suggestiva cornice del Castello Ducale, diventato ormai importante punto di riferimento per le attività culturali (piazza Campagna 1; 0983-81635; www.museocastellodicoriglia-

T

Domenica di scambi Fotografie storiche, idee, opinioni ostra mercato nell’autentico senso dei termini. Mercato come luogo di colori e sapori umani, di persone che si incontrano, che vendono e comprano. Luogo popolare per un’arte popolare, che diventa scambio tra appassionati. Scambiare, vendere e comprare fotografie, anche come oggetto d’arte è un atto di cultura, diffusione di idee e interpretazioni della realtà, prima ancora che evento commerciale. Vigevano Photo-Art si propone come mostra mercato di scambio di fotografie. Occasione di incontro con la fotografia statica che induce la riflessione individuale. Immagini da toccare, esporre, mostrare agli altri. Una giornata in

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cui l’immagine diventa protagonista su un solido banco di mercato, camminando per i chiostri freschi di un antico palazzo medioevale. Un luogo in cui si incontrano, prima ancora che acetati e carte fotografiche, le persone e la propria voglia di scambiare immagini e vita. Vigevano Photo-Art. Mostra mercato di vendita e scambio di fotografie, Archivio Storico Comune di Vigevano, via Merula 40, 27027 Vigevano PV. Domenica 26 giugno, 10,00-19,00. Società Fotografica Vigevanese (Sfv), presso Fotomarket, via XX settembre 48, 27029 Vigevano PV; 038177424; fotomarket@tin.it.

no.it; martedì-domenica 9,0013,00 - 16,00-19,00). L’evento centrale di questa terza edizione è affidato alla straordinaria capacità interpretativa di Gabriele Basilico, indiscusso caposcuola di una intera generazione di artisti, che ha realizzato una raccolta di immagini fotografiche su Corigliano Calabro, presentate al pubblico in occasione della serata inaugurale del festival, il 25 giugno. Comune di Corigliano Calabro CS, Assessorato alla Cultura e Turismo; 0983-83209, anche fax. Organizzazione: Associazione Culturale Nicéphore Niépce, via Pola 15, 70011 Alberobello BA; 080-4323291, fax 080-4327217; www.photomediterranea.it, info@photomediterranea.it.


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