FOTOgraphia 113 luglio 2005

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Mensile, 5,70 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano

ANNO XII - NUMERO 113 - LUGLIO 2005

Douglas Levere da Berenice Abbott NEW YORK CHANGING

Foto & Photo 2005 AUTORI CONTEMPORANEI

OBIETTIVOUOMOAMBIENTE LE RISORSE DEL PIANETA


non è

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ANCORA KODAK (BIANCONERO). Per il secondo anno consecutivo, sono arrivate notizie devastanti riguardo la produzione Kodak, nel mirino di certo giornalismo guastatore. Un passo indietro. Come annotato e commentato lo scorso marzo 2004, nel precedente gennaio La Stampa di Torino diede grande risalto a una notizia che, se vera, avrebbe casomai meritato ancora più spazio, ancora maggiore clamore: confondendo un’originaria comunicazione relativa alla sola pellicola Aps, fu scritto a caratteri cubitali che Kodak avrebbe dismesso la produzione di pellicola fotografica! A metà giugno, di fronte alla comunicazione che Kodak smette la produzione di carta bianconero, i telegiornali nazionali (Rai, soprattutto) hanno annunciato che “Kodak smette di produrre pellicola bianconero”. Per quanto limitata alle colpevoli pagine della Stampa, la notizia dello scorso anno è stata squilibrante, con consecuzioni sul commercio e il lavoro di tanta brava gente (a caduta, a partire dai fotonegozianti), quella di quest’anno è la sua esatta replica: amplificata dal potere mediatico dei telegiornali di prima serata. Kodak Italia sottolinea che, avendo annotato l’imprecisione, telegiornali successivi agli originari avrebbero commentato la presenza di Kodak nel mercato, senza peraltro chiedere scusa per l’errore precedentemente commesso. In altre situazioni geografiche, qualche giornalista, reo di inadempienza professionale e terrorismo ideologico (ribadiamo, con relative ripercussioni sull’intero mercato), avrebbe quantomeno perso il proprio posto di lavoro, dopo aver magari chiesto scusa per l’errore commesso. Tutto sommato, non ci interessa che questo avvenga. Ci interesserebbe soltanto che la fotografia non venisse sempre e comunque maltrattata dagli organi di informazione, gli stessi, costa ammetterlo, ai quali le industrie di settore fanno corte serrata e sui quali ambiscono a pubblicare propri annunci pubblicitari. Personalmente, so nulla del ritorno di notizia su Kodak, a parziale correzione dell’errata e devastante informazione originaria. Invece, sono perfettamente cosciente di aver ricevuto numerose telefonate allarmate, a fronte della notizia di partenza (in prima serata, con le famiglie riunite per la cena). Tutti hanno memorizzato solo questo; ignorando la (non) “rettifica”, chiedono ormai “che fine fa la fotografia bianconero, oggi che non ci sono più pellicole?”. Le pellicole rimangono, così come i malcostumi e le leggerezze giornalistiche. Confermiamo: in Italia, della Fotografia si può dire ciò che si vuole, addirittura nel non rispetto del mercato e relativi posti di lavoro. Tanto, chi sarebbe preposto alla difesa d’ufficio -industria, associazioni di categoria e amici varise ne interessa meno di quanto se ne disinteressano gli estranei. Tant’è! M.R.

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Forse, non ci eravamo mai resi conto prima di scrivere quanto fosse importante. Ogni mese assembliamo gli argomenti da presentare sulla rivista, compiamo sacrifici che lasciano fuori parole e immagini, per arrivare a una selezione che sia confortevolmente omogenea. Il risultato ci pare sempre onesto e adeguatamente approfondito. Non ci avevamo mai pensato, prima di metterci a scrivere e ricordare.

COPERTINA Bambini giocano tranquillamente su prati radioattivi, dalla serie Se la Terra diventa l’inferno. Immagine di Gerd Ludwig (Agenzia Grazia Neri), dal programma di mostre allestite da Lello Piazza a Viterbo, nell’ambito di ObiettivoUomoAmbiente, diversificato convegno organizzato e svolto dall’Accademia della Tuscia su temi ambientali, che raggiunge il grande pubblico attraverso la fotografia [particolare; a pagina 38, l’inquadratura completa]

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3 FUMETTO Dettaglio dalla copertina di un terribile fumetto italiano del gennaio 1989: prima apparizione di un personaggio che non ha avuto seguito. Con l’aspetto di Umberto Smaila (ex Gatto di vicolo Miracoli, oggi intrattenitore televisivo), Minimo Nullo è un Paparazzo, da cui la testata, che arriva in edicola alla fine della lunga stagione di fumetti sexy italiani 7 EDITORIALE La combinazione e consecuzione di una concentrata serie di esposizioni fotografiche collettive, presentate su questo numero, non esprime soltanto se stessa, ma si allunga sul consueto approfondimento fotografico

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9 OSTAGGI CON NOKIA Sceneggiato dal romanzo di Robert Crais (FOTOgraphia, giugno 2005), Hostage è un film che fa abbondante uso di telefonini Nokia, sinonimo stesso di telefonino 12 NOTIZIE Attrezzature, vicende e altre segnalazioni

18 IMMAGINI DEL GUSTO Progetto fotografico frutto della collaborazione tra la Fiaf e l’associazione internazionale Slow Food di Alberto Moioli

20 SPAGHETTI WESTERN 20

Pubblicata da Federico Motta Editore, la retrospettiva Il western all’italiana si basa sul racconto fotografico


. LUGLIO 2005

RRIFLESSIONI IFLESSIONI,, OSSERVAZIONI OSSERVAZIONI EE COMMENTI COMMENTI SULLA SULLA FFOTOGRAFIA OTOGRAFIA

22 CAMBIAMENTI A NEW YORK

Anno XII - numero 113 - 5,70 euro

A settant’anni di distanza dall’originaria Changing New York di Berenice Abbott, Douglas Levere è tornato negli stessi luoghi, con medesima metodologia fotografica. Documentazione di New York Changing di Maurizio Rebuzzini

DIRETTORE

IMPAGINAZIONE Gianluca Gigante

REDAZIONE Alessandra Alpegiani Angelo Galantini

29 REPORTAGE AL GIORNO D’OGGI L’edizione 2005 di Visa pour l’Image riflette sulla tragica vicenda dei fotoreporter vittime sui fronti di guerra di Lello Piazza

34 TUTTO ATTORNO ALLA NATURA Organizzato dall’Ateneo della Tuscia, il diversificato convegno su temi ambientali ObiettivoUomoAmbiente raggiunge il grande pubblico attraverso al fotografia di Lionel Park

FOTOGRAFIE Rouge

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Al Museo di Fotografia Contemporanea, doppia mostra che sottolinea gli aspetti del ritratto: collettiva storica e personale di Federico Patellani (e il cinema) di Angelo Galantini

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Attraverso la simbologia evocativa di Atmospheres, Francesco Nonino attiva la sfera emotiva dell’osservatore

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60 AGENDA Appuntamenti del mondo della fotografia

65 FOTOGRAFIA DI STRADA Della fotografia di strada come teologia di liberazione di Pino Bertelli

● FOTOgraphia è venduta in abbonamento. ● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.

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58 ANCHE IN CONDIZIONI LIMITE Concrete dotazioni tecniche semplificano e versatilizzano l’uso della compatta digitale Olympus µ Digital 800

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Pino Bertelli Antonio Bordoni Sara Del Fante Alberto Moioli Lionel Park Lello Piazza Franco Sergio Rebosio Ciro Rebuzzini Filippo Rebuzzini Antonella Simoni Zebra for You

● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96.

54 TRA TERRA E CIELO

Avanzata tecnologia applicata alla nuova compatta digitale Canon PowerShot S2 IS, con zoom ottico 12x di Antonio Bordoni

Maddalena Fasoli

Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it.

46 FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA

56 RAPIDAMENTE EFFICACE

SEGRETERIA HANNO

40 VOLTI IN FOTOGRAFIA

Le otto mostre di Foto & Photo 2005 danno risalto a particolari visioni dei nostri giorni: dal fotogiornalismo alla ricerca d’ambiente, al Mito, alla pura rilassatezza di Alessandra Alpegiani

RESPONSABILE

Maurizio Rebuzzini

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Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano


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ompletamente autonomi, assolutamente indipendenti, quasi certamente ognuno all’oscuro dell’altro, a cavallo dell’estate (Volti al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, e Visa pour l’Image, a Perpignan, in Francia; rispettivamente su questo numero, da pagina 40 e 29) o nei mesi immediatamente seguenti, che si allungano verso l’autunno (ObiettivoUomoAmbiente a Viterbo e Foto & Photo a Cesano Maderno, in Lombardia; da pagina 34 e 36) sono straordinari appuntamenti nazionali e internazionali della fotografia: ognuno per sé e tutti insieme. Intenzionalmente, li abbiamo trattati in rapida successione, mettendoli in pagina consecutivamente, ma senza alcun ordine di merito. Su questo numero della rivista, si accompagnano a un progetto fotografico di spessore eccezionale: da Changing New York di Berenice Abbott alla reinterpretazione, a settant’anni di distanza, New York Changing di Douglas Levere (da pagina 22). Così facendo, sottolineiamo il filo conduttore che unisce in forma latente quel concentrato impegno con l’Immagine (maiuscola), che resta sempre il punto di arrivo di tante parole, le nostre tra le altre. Il minimo comune denominatore di iniziative fotografiche ufficialmente distanti, tanto quanto lo sono le singole geografie e mire, è proprio questo: la dedizione alla buona fotografia, che comunica e si propaga per canali di emozione, coinvolgimento, partecipazione. Annotiamolo. Dal reportage di Visa pour l’Image, che istituzionalmente si riferisce all’assoluta contemporaneità, alla retrospettiva di Volti, allestita con materiale d’archivio, dall’impegnativo programma di ObiettivoUomoAmbiente, diversificato convegno su temi ambientali che raggiunge il pubblico attraverso la fotografia, a Foto & Photo, eterogeneo palcoscenico di generi e applicazioni fotografiche, a Changing New York che diventa New York Changing, la Fotografia si esprime con la forza, potenza e valore di se stessa e del proprio esclusivo linguaggio. Lo sappiamo bene, non è facile muoversi per incontrare di persona queste iniziative. Non è possibile seguire tutto direttamente. Quindi, consideriamo indicative, non certo esaustive (non siamo presuntuosi), le nostre annotazioni a margine, appunto pubblicate in sequenza serrata su questo numero. Ovviamente, non sottovalutiamo la nostra divulgazione. L’insieme di questi articoli sia inteso non solo come segnalazione in tempo, ma anche come guida critica delle singole manifestazioni e di una più ampia riflessione sulla Fotografia. Nel proprio insieme, a concludere, gli stessi interventi redazionali compongono il corpo di un’opinione sulla Fotografia che una volta ancora guarda direttamente negli occhi l’attuale realtà dell’Immagine. Complementarmente, dal reportage alla ricerca espressiva, dal ritratto alla documentazione scientifica, alla cronaca, alla rigorosa ricognizione ambientale, la fotografia è un fantastico mezzo di unione e comprensione. E questo ci pare veramente tanto (seppure, non troppo). Maurizio Rebuzzini

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Identificata Changing New York, e riunita in monografie pubblicate e ripubblicate a distanza di anni (qui una edizione completa del 1997), la campagna fotografica realizzata dalla trentunenne Berenice Abbott sul finire degli anni Trenta è stata recentemente rivisitata da Douglas Levere, che ne ha replicato le inquadrature. Oltre la consistenza delle immagini, il suo modus operandi, è stato esemplare (da pagina 22).

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OSTAGGI CON NOKIA

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Sullo scorso numero di giugno abbiamo censito due richiami all’attuale sociologia/costume del telefonino, in forma semplice per chiamate a distanza e in configurazione allargata a funzioni fotografiche. Dopo aver rilevato come l’onnipresenza del telefonino sia ormai tale da dover essere presa in considerazione anche dalla narrazione letteraria e dalle sceneggiature cinematografiche, abbiamo segnalato due combinazioni (primigenie) che consideriamo inviolabilmente discriminanti. Da una parte, abbiamo richiama-

Da Hostage, regia di Florent Emilio Siri, dal romanzo di Robert Crais, telefonini Nokia tra le mani di Kevin Pollack (Walter Smith), Bruce Willis (Jeff Talley), Tina Lifford (Laura Shoemaker), Ransford Doherty (Mike Anders) e Jonathan Tucker (Dennis Kelly).

to la forte e decisa presenza del telefonino all’interno della vicenda del romanzo poliziesco L’ostaggio di Robert Crais (Mondadori: collana Omnibus, giugno 2002, e Giallo nel settembre 2004; titolo originale Hostage, del 2001). In particolare, abbiamo sottolineato che nel racconto il marchio Nokia è usato come sinonimo di telefonino (lo ripetiamo: tanto che verrebbe la tentazione di scrivere in minuscolo “nokia”; sostantivo elevato di grado e significato). L’autore Robert Crais non dice mai che i personaggi usano il telefonino, che per un certo svolgimento della vicenda è addirittura fondamentale per un intreccio di contatti a distanza; più specificamente fa loro usare il Nokia: per esempio, «Tal-

ley gli diede il numero del Nokia». Nella stessa occasione, lo scorso giugno, abbiamo anche segnalato che le funzioni fotografiche del telefonino compongono la base di un episodio della seguìta serie televisiva CSI Miami, la cui indagine si basa appunto su una serie di fotografie scattate con il telefonino dagli spettatori di un concerto Rap. A un mese di distanza, torniamo sugli stessi argomenti per un doveroso aggiornamento. Il romanzo di Robert Crais, che abbiamo preso in considerazione per la sostantivazione del marchio Nokia, è stato recentemente sceneggiato per un film interpretato e prodotto da Bruce Willis (regia di Florent Emilio Siri; sceneggiatura di Doug Richard-

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ABSOLUTAMENTE

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ue interpretazioni Nokia fanno il verso alla celebre campagna Absolut, della quale ci siamo occupati in occasioni successive: soprattutto nel dicembre 1997 (prima presentazione del fenomeno), nel luglio 1998 (Mail Art), nell’ottobre 1999 (Absolut Stories), nel novembre 2001 (Absolut Anniversary e Absolut FOTOgraphia) e lo scorso maggio (Absolut Cinema). Torniamo alla combinazione con due soggetti realizzati da Charlie X. Rispettivamente, Absolut MMS. e Absolut Nokia. combinano la leggendaria bottiglia di vodka svedese e il relativo stilema pubblicitario con telefonini della prestigiosa casa finlandese.

son; nomination al Golden Trailer nella sezione Best Thriller). Presentato a New York in prima nazionale lo scorso 8 marzo, il film è arriva-

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to in Italia all’inizio di giugno in formato DVD: in vendita e noleggio. La trasposizione cinematografica replica il titolo originario del ro-

manzo, Hostage, che tale e quale resta anche nel passaggio italiano. Ovviamente, a differenza del libro, il film accelera un poco sull’azione,


Ancora Nokia: Kevin Pollack (Walter Smith) e Bruce Willis (Jeff Talley). (pagina accanto) Anche Jimmy Bennett (Tommy Smith) e il misterioso ricattatore.

tanto per offrire spettacolari combinazioni visive. La storia di Robert Crais è sostanzialmente immutata;

del resto, l’autore del romanzo è anche un abile sceneggiatore, specializzato in serie televisive

(Jag, LA Law, Miami Vice e Hill Street giorno e notte), quindi il suo racconto regge il passaggio cinematografico, ben interpretato da Bruce Willis, nella parte del protagonista Jeff Talley, con la consistente partecipazione di Kevin Pollak (uno dei Soliti sospetti). Nel film non si cita mai il marchio dei telefonini usati, che hanno una parte importante nella vicenda, ma si tratta sempre e solo di modelli Nokia. Appunto, come nel libro. A.G. Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini


ANCORA STAMPA. Stylus Photo R320 è la nuova ink jet che, sulla scia di una delle più note stampanti fotografiche Epson, la precedente Stylus Photo R300, ne riprende caratteristiche e prestazioni, arricchendole con ulteriori novità tecniche. Oltre una stampa fotografica di alta qualità e un’assoluta semplicità di utilizzo, Epson Stylus Photo R320 integra ora anche un display LCD a colori da 1,4 pollici per visualizzare in anteprima le fotografie da memory card o con tecnologia Bluetooth. In questo modo non è più necessario stampare l’indice per scegliere le immagini ed è più semplice reinquadrare parti di immagine (cropping) usando le maschere in dotazione. Epson Stylus Photo R320 conferma la propria estrema versatilità grazie al supporto della tecnologia PictBridge e USB Direct-Print, che ne consente la compatibilità con la maggior parte degli apparecchi digitali oggi in commercio. Può essere utilizzata con i più diffusi tipi di memory card, senza dover ricorrere ad adattatori. In più, le fotografie possono essere trasferite alla stampante mediante l’interfaccia ad alta velocità USB 2.0, Bluetooth e anche wireless con LAN 802.11b, che permettono di stampare le immagini direttamente da telefoni cellulari o apparecchi digitali compatibili. Grazie ai più innovativi software di stampa fotografica e di editing Epson, Stylus Photo R320 offre inoltre numerosi formati e utili funzioni di trasferimento file da scheda di memoria a dispositivo esterno USB. Anche sul fronte della velocità le prestazioni sono di alto livello. Con Epson Stylus Photo R320 è possibile ottenere una

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copia colore 10x15cm in soli trentanove secondi, con risoluzione di 5760dpi, anche in modalità stand-alone. Inoltre, la tecnologia della testina di stampa Epson MicroPiezo e le gocce da tre picolitri garantiscono stampe ad alta definizione. (Epson Italia, via Viganò De Vizzi 93-95, 20092 Cinisello Balsamo MI).

RICARICHE UNIVERSALI. Tre nuovi caricabatteria si aggiungono alla gamma di accessori Hama per fotografia tradizionale e digitale: Delta Slim, Delta Bravo e Migno 2/4. Il caricatore Delta Slim, per batterie ricaricabili NiCd e NiMh, comprende quattro batterie ricaricabili Hama tipo AA da 2500mAh NiMh; può caricare contemporaneamente e in maniera indipendente da una a quattro batterie tipo AA e AAA, con controllo della ricarica per ciascun canale con interruttore Minus-Delta-U e controllo di sicurezza della temperatura. Nell’uso, permette la ricarica contemporanea di batterie di differenti tipi, capacità e stato di ricarica, in completa sicurezza e senza alcuna perdita di energia. Ancora comprensivo di quattro batterie ricaricabili Hama AA 2500mAh NiMh, il caricatore Delta Bravo è dotato di adattatore esterno principale da 230V, per l’uso in interni, oppure da 12V con presa accendino d’automobile. Un processore controlla lo stato di carica Minus, Delta e U, per sicurezza contro i sovraccarichi; mentre il temporizzatore di sicurezza assicura la carica di mantenimento per batterie cariche. Infine, analogamente completo di quattro batterie Hama Mignon AA 2300mAh NiMh, il caricatore Migno 2/4, per batterie

AA al NiCd e NiMh, è un’unità compatta per due o quattro batterie simultanee. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI).

AGGIORNAMENTO DYNAX 7D. Dal sito www.konicaminoltasupport.com si può scaricare l’aggiornamento alla versione 1.10e del firmware della reflex digitale Konica Minolta Dynax 7D (FOTOgraphia, dicembre 2004). In forma completamente gratuita, si può scaricare anche il Dîmage Transfer, software per Windows 2000/XP con cui diventa possibile trasferire le fotografie appena scattate con la Dynax 7D direttamente sull’hard-disk del proprio computer. Il software permette anche di visualizzare subito le immagini sul monitor sotto forma di thumbnails, per poi ingrandirle, selezionarle e raggrupparle a piacimento. Usato in studio, risulta quindi un utile strumento per scattare molte fotografie ad alta risoluzione senza doversi preoccupare della capacità di memoria della scheda. Per gli aggiornamenti sulle novità riguardanti la Konica Minolta Dynax 7D ci si iscriva alla newsletter dedicata (in italiano) sul sito www.konicaminoltaeurope.com. (Rossi & C, via Ticino 40, 50010 Osmannoro di Sesto Fiorentino FI).

PROPOSTE YASHICA. Due compatte digitali rivolte al più ampio pubblico si aggiungono alla famiglia Yashica EZ-Digital. La Yashica EZ-Digital 3011 è una ultraslim dotata di sensore CMOS da tre Megapixel (2560x 1920 pixel); grazie alla tecnologia a interpolazione firmware può acquisire immagini anche a sei Megapixel (2976x2232 pixel); inoltre può avvicinare il soggetto tramite lo zoom digitale 4x. Sia per riprese fotografiche sia per registrazioni video (alla risoluzione di 320x240 pixel, a venticinque fotogrammi al secondo), ha una memoria interna di 32Mb ulteriore all’impiego di schede di memoria SD. Il

monitor LCD TFT ha una dimensione di 1,5 pollici. Di taglio tecnico e commerciale superiore, la Yashica EZDigital 5030 è dotata di sensore CCD da cinque Megapixel (2560x1920 pixel), zoom ottico 3x f/5,6-16,8 (con escursione equivalente alla variazione 36108mm della fotografia 24x 36mm), zoom digitale 5x, monitor da 1,8 pollici. Ancora, memoria interna di 16Mb e slot per con schede di memoria SD / MMC. Cinque modalità scene predefinite (Sport, Paesaggio notturno, Ritratto notturno, Museo, Controluce), bilanciamento del bianco automatico o manuale (Sole, Nuvoloso, Luce artificiale al tungsteno, Luce fluorescente) e sensibilità da 100 a 400 Iso equivalenti. (Fowa, via Tabacchi 29, 10132 Torino).

OLYMPUS ARCHEOLOGICA. Tramite il distributore italiano Polyphoto, Olympus collabora a Percorsi Archeologici della Preistoria, progetto che valorizza le risorse del territorio gardesano e la cui finalità si concretizza nella creazione di un evento turistico-culturale alternativo e inedito: l’apertura al pubblico del sito archeologico del Lavagnone, uno tra i più importanti del Nord Italia. L’intento è quello di favorire un turismo volto alla valorizzazione delle risorse del territorio scoprendo itinerari insoliti ma, allo stesso tempo, ricchi di fascino. Sempre vicina a iniziative culturali indirizzate a sensibilizzare l’attenzione al patrimonio storico-ambientale del territorio italiano, Olympus ha aderito al progetto promosso dall’associazione Lacus, con la collaborazione della Cattedra di Preistoria e Protostoria dell’Università degli Studi di Milano. A luglio prendono avvio visite gui-



Profoto Pro-B2 L’innovazione dei flash a batteria date durante le quali è possibile visitare gli scavi in corso nel sito archeologico del Lavagnone, accompagnati dagli archeologi dell’Università degli Studi di Milano. È inoltre possibile degustare i prodotti enogastronomici tipici gardesani e visitare il Museo Rambotti di Desenzano del Garda. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI).

A COLPI DI INCHIOSTRO. Epson presenta un nuova tecnologia applicata agli inchiostri a pigmenti: UltraChrome K3 si presenta e offre come nuovo standard nel settore fotografico fine art e delle prove colore. La novità degli inchiostri Epson UltraChrome K3 a otto colori è rappresentata dai tre inchiostri neri, oltre alla gamma degli inchiostri a colori, per stampe a colori e in bianconero di alta qualità. I tre inchiostri neri offrono gradazioni più neutre nelle stampe in bianconero e a colori, con risultati che riproducono fedelmente le sfumature della carnagione, requisito indispensabile per i fotografi professionisti. Il terzo inchiostro nero, il Nero Light Light, consente di migliorare le gradazioni della scala di grigi e ottenere sfumature più omogenee e morbide per stampe in bianconero e a colori di eccellente qualità. Grazie alle otto taniche, gli inchiostri UltraChrome K3 offrono una vasta gamma di colori per riproduzioni accurate di colori saturi e una precisa e affidabile simulazione degli standard per il settore per le prove colore. Offrono inoltre stampe di qualità valutabile in qualsiasi condizione di illuminazione (grazie all’eliminazione del fenomeno del metamerismo, che si può verificare nelle stampe ink jet in bianconero) e finitura professionale anche su supporti lucidi. La tecnologia degli inchiostri UltraChrome K3 risponde a molte delle esigenze che si trovano a dover affrontare i professionisti del settore foto-

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grafico, della fine art e delle prove colore. Inoltre, una finitura lucida di qualità anche per immagini caratterizzate da valori Dmax più elevati restituisce ombre di un nero pieno e profondo. Infine, grazie alla esclusiva modalità avanzata per il bianconero, inclusa nel driver di stampa, fotografi e artisti possono controllare appieno l’aspetto delle stampe in bianconero, mentre gli inchiostri Nero Photo e Nero Matte intercambiabili permettono di stampare con risultati superbi su supporti lucidi per la fotografia o su supporti opachi ad alto spessore per la fine art. (Epson Italia, via Viganò De Vizzi 93-95, 20092 Cinisello Balsamo MI).

ASSOLUTAMENTE COMPATTE. Canon Prima Zoom 115u II Date e Prima Zoom 90u II Date sono compatte in ogni senso, che rivitalizzano lo stagnante mondo della fotografia analogica 24x36mm. Rispettivamente dotate di zoom 3x 38-115mm e 2,4x 38-90mm, offrono tecnologia di messa a fuoco selettiva AiAF a tre punti, cinque modalità di scatto tra le quali scegliere (Azione, Ritratto Notturno, Ritratto, Macro e scatto in Tempo Reale), accomodamento da 45cm e altre impostazioni completamente automatiche. (Canon Italia, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI).

RELEASE CAPTURE 4.3. Il più recente aggiornamento del potente software di fotoritocco e postproduzione Nikon è disponibile per il download. La release Capture 4.3 offre nuovi strumenti di regolazione delle immagini. Sono state migliorate le varie funzioni di editing del pro-

Efficace generatore flash da 1200Ws con doppia alimentazione: alla corrente di rete e a batteria!

Per l’uso in location, la batteria di alimentazione offre Fino a 200 lampi a piena potenza Elevata velocità di ricarica: da 0,04 a 1,8 secondi Breve durata del flash, per congelare i movimenti del soggetto: da 1/2200 a 1/7400 di secondo Regolazione della potenza su un’estensione di 8 f/stop (da 1200Ws a 9Ws), con variazioni da 1/2 o 1/10 di stop Distribuzione simmetrica o asimmetrica (con un rapporto di 2:1) della potenza selezionata sulle due prese flash Lampada pilota fino a 250W Lampada pilota continua o a tempo Collegamento radio (ricevitore opzionale), che elimina la necessità di cavi di sincronizzazione

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gramma ed è stato ulteriormente perfezionato il flusso di lavoro riguardante gli esclusivi file NEF (Nikon Electronic Format). In particolare, sono state riviste l’elaborazione dei dati delle immagini RAW, l’editing, la gestione, la regolazione e l’attività di rifinitura finale. Inoltre è stato aggiunto anche il supporto per la nuova reflex digitale Nikon D50 (FOTOgraphia, maggio 2005). La versione Capture 4.3 introduce alcune novità che vanno ricordate, come, nel campo dell’editing, la funzione di Controllo Aberrazione Colore e la Correzione Occhi-rossi. Il Controllo Aberrazione Colore sfrutta i vantaggi offerti dal formato file NEF nella fase di costruzione digitale dell’immagine, per rilevare e ridurre sensibilmente il “color fringing”. Le aberrazioni cromatiche percepite sui forti contrasti di dettaglio, sono un tipico limite fisico/ottico causato delle diverse lunghezza d’onda dei colori che si espandono maggiormente sui lati delle singole lenti, e quindi maggiormente marcate man mano che si raggiunge il bordo dell’inquadratura. L’aberrazione viene eliminata tenendo in considerazione le specifiche caratteristiche di ogni obiettivo usato, al valore impostato di diaframma. Importante è notare che non si tratta di una correzione, ma dell’eliminazione dell’effetto all’origine sui dati grezzi prima della costruzione d’immagine. Quindi, questo conferisce anche una generalizzata maggior nitidezza d’immagine. La nuova funzione che permette la Correzione Occhi-rossi compensa automaticamente l’effetto delle pupille rosse introdotte negli occhi del soggetto (fenomeno abbastanza diffuso, che si può verificare quando si utilizza un flash sull’asse ottico). La Correzione Occhi-rossi può essere applicata sia ai file Jpeg e TIFF sia ai file NEF (RAW). La finestra Multi Immagine, che offre varie modalità di visualizzazione e correzione anche di immagini multiple, è più facile da

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usare. Si possono attribuire titoli intuitivi alle cartelle preferite, senza modificare il nome effettivo delle cartelle originali. (Nital, via Tabacchi 33, 10132 Torino).

RAPIDE E ACCESSORIATE. Le nuove teste a sfera Gitzo G1178M, G1278M G1378M combinano la compattezza e leggerezza della linea di testa a sfera in magnesio con una rinnovata e confortevole precisione di movimenti, grazie anche al rivestimento in Teflon sulle sfere dei modelli “2” e “3”. Inoltre, sono realizzate con il sistema a piastra intercambiabile, a rapido sgancio e aggancio. L’adattatore a sgancio rapido G2285M riceve sia le nuove piastre quadrate (nelle versioni con innesto a vite 1/4 e 3/8 di pollice) sia le piastre video, con dimensione adatta al perfetto bilanciamento della videocamera. (Bogen Imaging Italia, via Livinallongo 3, 20139 Milano).

VERBATIM CON ROSSI. Produzione leader nei supporti per l’archiviazione dati, prodotti consumabili e accessori per computer, Verbatim arriva al settore fotografico con la distribuzione Rossi & C (Konica Minolta, Tamron, Tamrac, Delkin Devices, Sanyo Energy). In base all’accordo commerciale, si prevede di espandere la presenza delle schede di memoria per apparecchi digitali, di CD e DVD registrabili e riscrivibili e Pen Drive USB Verbatim presso i fotonegozianti specializzati. (Rossi & C, via Ticino 40, 50010 Osmannoro di Sesto Fiorentino FI).

A TUTTA SCANSIONE. I nuovi scanner Canon LiDE 60 e LiDE 25 si presentano ultrasottili, compatti, eleganti e futuristici, complementi ideali per ambien-

ti di lavoro e/o domestici. Profondi rispettivamente solo 40 e 34mm, offrono funzioni quali Scan to PDF, acquisizioni, copiatura e invio al programma di posta elettronica come allegato. Entrambi vantano una risoluzione di 1200x2400 dpi, 48 bit di profondità colore e l’innovativa tecnologia Canon con sensore LiDE (LED Indirect Exposure). Inoltre, non necessitano d’alimentazione separata e di installazione dei software. Canon LiDE 60 e LiDE 25 vantano la pratica funzione Scan to PDF (Portable Document Format), che consente di acquisire documenti e di convertirli direttamente in formato PDF. Lo scanner crea anteprime delle pagine PDF acquisite sul desktop del computer che, in questo modo, possono essere composte e ordinate come si desidera. Grazie alla funzione di Riconoscimento Ottico dei Caratteri (OCR), viene individuato il testo incorporato nel file PDF per un’elaborazione e una ricerca migliori. Il versatile coperchio, completamente integrato nel design degli scanner, è dotato dello snodo a “Z” Canon a doppia cerniera, che consente di acquisire da libri e riviste come fossero fogli singoli, grazie a una pressione omogenea sull’intera superficie. La modalità Multi-Photo permette di creare file separati da più fotografie disposte sul piano di vetro e acquisite in un singolo passaggio distinguendo, tagliando e raddrizzando automaticamente ogni singola immagine. Per una maggiore funzionalità e un valore addizionale, gli scanner Canon LiDE 60 e LiDE 25 sono dotati di software imaging e OCR di elevata qualità: Arc Soft PhotoStudio e ScanSoft OmniPage SE. Il driver ScanGear presenta QARE (Quality Automatic Retouching and Enhancement) Level 3, un’opzione intelligente per la correzione e il miglioramento dell’immagine, che ripara le fotografie sbiadite o danneggiate per ripristinare la lo-

ro luminosità originaria. QARE Level 3 rimuove la polvere e i graffi, ripristina la saturazione originaria del colore e riduce la grana della pellicola. Per la prima volta, ScanGear può essere usato come driver stand-alone, per acquisire a salvare le immagini senza aprire un’applicazione Twain-compatibile. (Canon Italia, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI).

SUPER A3. Epson Stylus Photo 2400 è una innovativa stampante ink jet in formato Uni A3+ (anche identificato come A3 Plus o Super A3: 32,9x48,3cm), per la stampa di fotografie a colori e in bianconero, che adotta la nuova tecnologia degli inchiostri UltraChrome K3 a otto colori (stabile alla luce per settantacinque anni per le stampe a colori e per oltre cento anni per il bianconero). La testina di stampa Epson MicroPiezo assicura risultati superiori. L’inchiostro viene erogato da ugelli microscopici, di dimensioni pari a una frazione di un capello, e la stampante può riprodurre con precisione immagini dettagliate. Epson Stylus Photo 2400 integra anche la tecnologia Epson Variable-sized Droplet, che regola in automatico le dimensioni delle gocce in base al contenuto dell’immagine. (Epson Italia, via Viganò De Vizzi 93-95, 20092 Cinisello Balsamo MI).



IMMAGINI DEL GUSTO

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Progetto fotografico frutto della collaborazione tra la Fiaf (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e l’associazione internazionale no profit Slow Food, Immagini del gusto si concretizza in un volume e un’esposizione fotografica a Bibbiena, in provincia di Arezzo, al Centro Italiano della Fotografia d’Autore, voluto proprio dalla Fiaf (FOTOgra-

Enrico Genovesi: Vacca Maremmana.

Aldo Manias: Aglio di Vessalico.

(pagina accanto) Mario Beltrambini: Sale marino artigianale di Cervia. Walter Ferro: Lonzino di fico.

Giulio Montini: Violino di capra della Valchiavenna.

phia, maggio 2005). Il Centro raccoglie opere dei maggiori fotografi italiani, formando la colonna vertebrale di un archivio storico di grande valore artistico e documentaristico. Il tutto è conservato nell’ex-casa mandamentale della cittadina, dove sta per essere appunto allestita la rassegna Immagini del gusto. L’inaugurazione del prossimo 3 settembre prevede l’apertura delle esposizioni e la presentazione della monografia pubblicata dalla stessa Slow Food Editore con la dichiarata intenzione di restituire dignità e diritti al piacere del vino, del cibo e della convivialità. Il ruolo degli autori Fiaf

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è stato quello di fotografare i luoghi in cui Slow Food ha predisposto appositi presidi, ben centocinquanta solo in Italia, al fine di tutelare la biodiversità attraverso speciali osservatori su specifici prodotti (per esempio i limoneti del Gargano) o intere zone agricole produttive. L’azione di Slow Food è sostenuta direttamente dal ministero dell’Agricoltura e contiene, in tutta la sua attività in difesa del prodotto alimentare italiano, una convinta presa di posizione filosofica espressa anche nel manifesto ufficiale dell’associazione: «La molteplicità regionale dei prodotti dà un contribu-


FOTO CONFRONTI

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anifestazione organizzata dal Circolo Fotografico Avis di Bibbiena, che conclude il ciclo di incontri inseriti nel Premio Portfolio 2005 (finale a Prato, a dicembre, con proclamazione del vincitore dell’anno): dal 24 al 26 settembre al Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena, in provincia di Arezzo. Nello splendido paesaggio casentino, i Foto Confronti 2005 prevedono la lettura di portfolio (sabato 24 e domenica mattina 25) e sono accompagnati da approfondimenti fotografici, con convegni e incontri tecnici-teorici. Largo spazio alle opere di autori emergenti, tra i quali Massimo Mazzoli e Renato Colangelo, vincitori del Premio Bibbiena al Festival Foto 2004 di Savignano sul Rubicone, Antonella Monzoni (FOTOgraphia, aprile 2005), Gianluca Groppi, Stefania e Italo Adami, autori dei migliori lavori visionati nella lettura portfolio della scorsa stagione. Espongono i vincitori di Crediamo ai tuoi occhi - Sezione Percorsi e del Trofeo Città di Bibbiena - Sezione Portfolio.

to fondamentale alla qualità della vita individuale e alla qualità del gusto», in contrapposizione netta con la tendenza all’industrializzazione di massa e al conseguente livellamento mondiale. Cibo e cultura, connubio che contraddistingue Slow Food e che trova ottimale la spalla offerta dalla forza comunicativa della fotografia. Aldo Manias, Mario Beltrambini, Fabrizio Tempesti, Walter Turcato, Walter Ferro, Giulio Montini e Enrico Genovesi sono alcuni dei venticinque autori Fiaf che hanno offerto la propria attenzione fotografica per un catalogo e una mostra che ha il grande pregio di andare oltre l’immagine in quanto tale, affacciandosi con decisione ai contenuti socio-politici dell’era moderna. A margine dell’evento ha grande risalto la specifica manifestazione culinaria promossa da Slow Food e le attività del Centro Italiano della Fotografia d’Autore, con laboratori e convegni che si estendono fino al successivo fine settimana 11 settembre. Alberto Moioli Immagini del gusto. Mostra fotografica al Centro Italiano della Fotografia d’Autore, via delle Monache 2, 52011 Bibbiena AR; 0575-383109, fax 0575-383239; www.centrofotografia.org, www.fiaf-net.it, paola@immediaarezzo.it. Dal 3 all’11 settembre; lunedì 15,3018,30, martedì-sabato 9,30-12,30 15,30-18,30, domenica 10,00-12,30.

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SPAGHETTI WESTERN

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Pubblicato nella collana Tools di Federico Motta Editore (FOTOgraphia, dicembre 2000), Il western all’italiana non è propriamente un volume fotografico. Almeno non lo è in un senso preciso e ufficiale: infatti, la collana Tools si rivolge al pubblico (“più curioso”, secondo le intenzioni originarie), richiamandolo soprattutto per l’argomento trattato; anzi, forse soltanto per questo. Cioè non si tratta di monografie fotografiche, d’autore piuttosto che di argomento, quanto di tematiche, più o meno accattivanti. Per farlo, eccoci!, i Tools sono confezionati con un ricco apparato fotografico. Ovvero, sono libri che parlano attraverso le immagini (che, quindi, consideriamo infrastrutturali e non di sovrastruttura: ma pur sempre immagini). Dunque, come i precedenti titoli della collana, e quelli che ancora seguiranno, pur non essendo un volume propriamente fotografico, Il western all’italiana è comunque un libro che fa un buon impiego della fotografia, autentico filo narrativo della vicenda.

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Storicamente, il western all’italiana è un genere cinematografico che viene datato dal 1964, quarant’anni fa, con l’esplosione del film Per un pugno di dollari di Sergio Leone (che ha consacrato Clint Eastwood, invenzione del regista -evocato nella copertina della raccolta che stiamo commentando-, e rivelato, semmai fosse stato necessario, le eclettiche capacità interpretative di uno dei più grandi attori italiani, immotivatamente dimenticato: Gian Maria Volonté). Altre vicende ambientate nel West, realizzate pure in Italia, l’avevano preceduto, ma è proprio con questo titolo che il genere si afferma come tale, appunto “western all’italiana”, gergalmente nominato “spaghetti western” (all’origine probabilmente in tono spregiativo). Lo stesso Sergio Leone ha poi raffinato il proprio modo di raccontare il West, andando ad allungare i tempi cinematografici e arrivando a straordinarie favole; e si segnala anche l’esplosione del maestro Ennio Morricone, autore di indimenticabili musiche: Per qualche dollaro in più (1965), Il buono, il brutto, il cattivo (1966), C’era una volta il West (1968) e Giù la testa (1971). A ben guardare, e senza lasciarsi coinvolgere da quella revisione culturale che sta nobilitando tanto cinema spazzatura (a partire dalle orride commediole sexy degli anni Sessanta e Settanta, che sarebbe lecito lasciare perdere), per quanto il western all’italiana si sia segnalato come genere, siamo perplessi sui titoli che completano il casellario. Per mille motivi, segnaliamo ancora soltanto Il mio nome è nessuno di Tonino Valerii, riflessione semiparodica sulla mitologia del western americano, ricca di citazioni (dal Mucchio selvaggio al regista Sam Peckinpah), avvallata dalla presenza di Henry Fonda nel cast. Però, fatti salvi i distinguo, il genere cinematografico è esistito e si è affermato. Tanto che lo scorso marzo 2004 Studio Universal, il canale satellitare di Sky, ha program-

C’era una volta il West, regia di Sergio Leone, 1968. Claudia Cardinale (Jill).

Il western all’italiana; di Alberto Castagna e Maurizio Cesare Graziosi; fotografie dall’Archivio Immagini Cinema, Roma; Federico Motta Editore, 2005 (via Branda Castiglioni 7, 20156 Milano; 02-300761, fax 02-38010046; www.mottaeditore.it, editor@mottaeditore.it); 384 pagine 12,5x18,5cm; circa 230 illustrazioni; 19,90 euro. [Clint Eastwood in Per un pugno di dollari, di Sergio Leone, 1964].

Lo chiamavano Trinità, regia di E.B. Clucher (Enzo Barboni), 1970. Bud Spencer e Terence Hill.

mato una rivisitazione, completata da apparati aggiunti, a partire dall’inevitabile combinazione con Tex Willer, l’eroe del fumetto western italiano creato da Gianluigi Bonelli nel 1948, ancora oggi in edicola. Tutte queste sono premesse e condizioni favorevoli per l’edizione di Il western all’italiana, come ab-


C’era una volta il West, regia di Sergio Leone, 1968. Henry Fonda, Claudia Cardinale, Charles Bronson, Jason Robards e, dietro di loro, Sergio Leone.

biamo annotato rievocazione corredata da uno sfizioso apparato iconografico. La cronistoria di Alberto Castagna e Maurizio Cesare Graziosi aggiunge materiali originali e inediti a quanto già pubblicato sull’argomento. In particolare, lo svolgimento riferisce l’esperienza cine-

matografica italiana alla decadenza del western americano, cui è conseguita la nascita dei western tedeschi (serie Winnetou) e di quelli italo-spagnoli. Quindi, dal successo di Per un pugno di dollari, inaspettato e incredibile per un “filmetto” che avrebbe dovuto raggranellare giu-

ANCORA WESTERN

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eografie di produzione a parte, il western è un genere cinematografico dalla storia altalenante. Convenzionalmente il primo film a tema viene considerato The Great Train Robbery (in Italia, Assalto al treno), di Edwin S. Porter, del 1903. Ideologicamente, i riferimenti sono soprattutto per la lunga stagione statunitense che si è allungata nei decenni, a partire dagli anni Venti. In genere, si riferisce anche un’altra data: quel Soldato blu (in origine Soldier Blue, di Ralph Nelson) del 1970, che per la prima volta cambiò la presentazione degli indiani d’America, in precedenza soltanto selvaggi assetati di sangue. Recentemente, il western non è molto apprezzato. Dagli anni d’oro e dal western all’italiana di Sergio Leone a oggi si possono segnalare pochi titoli (se sorvoliamo su Gli spietati, con il quale Clint Eastwood, passato alla regia, si è imposto agli Oscar del 1992: film, regia, attore non protagonista Gene Hackman e montaggio). Volendo, se ne distingue uno sopra tutti; ben realizzato dal regista Walter Hill, certamente uno dei grandi di Hollywood, I cavalieri dalle lunghe ombre, del 1980, è un film degno di Sam Peckinpah. Inoltre ha un valore ag-

giunto in più. Per narrare e celebrare le gesta della banda di Jesse James, formata da nuclei familiari, ha allestito un cast di attori imparentati come lo erano i personaggi originari: rispettivamente i fratelli Stacy e James Keach, David, Keith e Robert Carradine (il cui padre John Carradine fu nel cast dell’epocale Ombre rosse di John Ford, 1939), Dennis e Randy Quaid e Christopher e Nicholas Guest interpretano i fratelli James (due), Younger (tre), Miller (due) e Ford (ancora due). Recentemente, un certo ritorno del film western si deve a quattro titoli americani del 2003-2004: Open Range (Terra di confine) di Kevin Costner, Hidalgo (Oceano di fuoco) di Joe Johnston, Cold Mountain (Ritorno a Cold Mountain) di Anthony Minghella e The Missing di Ron Howard. A questi si aggiungono una produzione australiana, Ned Kelly di Gregor Jordan, e due francesi tratte da fumetti di culto: Les Dalton di Philippe Haïm (da Lucky Luke di Goscinny e Morris) e Blueberry (creato da Moebius) di Jan Kounen. Infine, quest’estate Enzo G. Castellari dirige Franco Nero in Gli implacabili, western-omaggio a Sergio Leone.

sto qualche soldo in Italia nelle sale di provincia (invece, tre miliardi di lire di incasso nel 1965!), si approda all’esplosione selvaggia del filone e alla propria inevitabile decadenza. A seguire, si segnala la trasformazione nel cosiddetto “fagioli western”, con i “western commedia” della serie di Trinità, a partire dall’originario Lo chiamavano Trinità. La morte ufficiale del western all’italiana è datata al 1978, con il film Sella d’argento di Lucio Fulci. Il compatto Il western all’italiana (384 pagine 12,5x18,5cm, circa duecentotrenta illustrazioni) è organizzato in ordine cronologico per titolo: di ogni film sono fornite le immagini del variegato materiale pubblicitario che ha accompagnato l’uscita della pellicola (locandine, manifesti, fotobuste), una scheda tecnica e una vasta serie di fotografie di scena e di backstage. Si tratta di una pubblicazione esaustiva che, a differenza di altri volumi già usciti sull’argomento, presenta uno straordinario apparato iconografico, composto anche da materiale inedito. Il volume è arricchito da testimonianze di prima mano, raccolte per l’occasione, e da brevi notazioni sociologiche (il quindicennio 1964-1978 è stato alquanto significativo per l’Italia, e non solo). Il titolo si proietta sul panorama internazionale quest’estate, in occasione di una presentazione mirata a Los Angeles, nell’ambito della mostra Sergio Leone and the Italian Western all’Autry Museum of Western Heritage, appunto dedicata a Sergio Leone e ai suoi western. A.G.

Per qualche dollaro in più, regia di Sergio Leone, 1965 (SAC, Roma).

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A settant’anni di distanza dall’originaria rilevazione fotografica di Berenice Abbott, raccolta in Changing New York, documentativa dei cambiamenti della megalopoli tra le due guerre mondiali, Douglas Levere è tornato negli stessi luoghi. Ha ripetuto le inquadrature e visioni con un rigore formale che dà spessore e valore a un progetto fotografico dai tanti meriti: in volontaria inversione di termini New York Changing (con cambiamenti urbani meno sostanziali)

New York Changing Revisiting Berenice Abbott’s New York, fotografie di Douglas Levere; testi di Bonnie Yochelson; introduzione di Paul Goldberger; Princeton Architectural Press, 2004 (37east Seventh street, New York, New York 10003); 192 pagine 21,5x28cm, cartonato; 40,00 dollari.

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lla fine dello scorso anno, la qualificata Princeton Architectural Press di New York ha pubblicato una raccolta fotografica di assoluto prestigio e straordinario taglio. Avviato a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, e completato nel 2003, il progetto fotografico di Douglas Levere è meritorio sotto diversi punti di vista, che stiamo per puntualizzare e sottolineare. Coma rivela subito il titolo, conservato nell’edizione libraria, realizzata in collaborazione con il Museum of the City of New York (e stiamo per vedere perché), New York Changing è un’analisi fotografica approfondita dei cambiamenti urbani e architettonici di una delle più accattivanti e mutevoli megacittà del mondo, in continua e sistematica trasformazione: traduciamo in libertà con


CAMBIAMENTI

A NEW YORK

Wall Street District, dal tetto di One Wall Street; Berenice Abbott 1938 e Douglas Levere 1997.

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Henry Street e Market Street, verso ovest; Berenice Abbott 1935 e Douglas Levere 1998. (al centro) Manhattan Bridge; Berenice Abbott 1936 e Douglas Levere 2001.

I cambiamenti di New York. Il riferimento visivo tra il presente e il passato non è casuale, e neppure fortuito, né marginale; il sottotitolo è esplicito: Revisiting Berenice Abbott’s New York, ovvero Rivisitando la New York di Berenice Abbott.

BERENICE ABBOTT Qui corre l’obbligo riferirsi all’originale, prima di sottolineare i meriti del progetto odierno. Changing New York, della quale oggi sono stati volontariamente invertiti i termini, fu la campagna fo-

UN PAESE, VENT’ANNI DOPO

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er quanto diverso sia negli intendimenti sia nello svolgimento, Un paese vent’anni dopo di Gianni Berengo Gardin e Cesare Zavattini può essere idealmente accostato all’odierno New York Changing di Douglas Levere. Le due serie fotografiche, quella di Gianni Berengo Gardin e quella di Douglas Levere, condividono uno spirito: il ritorno fotografico su luoghi noti, precedentemente fotografati da altri autori. L’operazione di Gianni Berengo Gardin, sull’originario Un paese di Paul Strand, ha però evitato la ripetizione statica e passiva delle immagini (a parte un paio di significative citazioni). Ha fotografato Luzzara nel 1974, appunto vent’anni dopo Paul Strand. Come annotato in introduzione, per Gianni Berengo Gardin rivisitare Luzzara insieme a Cesare Zavattini, ai tempi partner di Paul Strand, «ha voluto dire ritrovare i luoghi e le persone fotografate dal “vecchio fotografo americano con il treppiedi e la macchina a cassetta” (così la gente lo ha sempre ricordato, anche se nessuno ne sapeva il nome), che ci ha lasciato del paese e dei propri abitanti immagini piene di poesia. Mi sono accostato con intento diverso da quello che era stato di Paul Strand, che ci aveva mostrato un paese della provincia italiana privilegiandone l’aspetto agricolo-contadino; ho voluto darne una versione meno lirica, più obiettiva della realtà di Luzzara, che è sì un paese agricolo, ma anche urbanistica, architettura, mondo operaio, interni di case. Questo libro rappresenta per me il primo tentativo di dar corpo a un più vasto progetto inseguito da tempo: realizzare una immagine fotografica, il censimento di un paese nella propria interezza (strade, case, abitanti, oggetti); un documento illustrato della nostra epoca, che rimanga e abbia valore nel futuro».

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tografica realizzata dalla trentunenne Berenice Abbott (1898-1992) sul finire degli anni Trenta. La fotografa avviò la propria documentazione visiva nel gennaio 1929, al suo ritorno a New York dopo un lungo soggiorno europeo. Già vicina al mondo dell’arte d’avanguardia del primo dopoguerra (con frequentazioni personali di Marcel Duchamp e Man Ray, sopra tutti), all’inizio degli anni Venti, Berenice Abbott lasciò gli Stati Uniti, per studiare scultura a Parigi e Berlino. Nel 1923 diventa assistente di Man Ray, presso il cui studio parigino si avvicina alle tecniche della fotografia. A seguire, la cronologia degli avvenimenti impone la segnalazione di un proprio studio per il ritratto a Parigi, dal 1925, e una prima esposizione personale alla galleria Au Sacre du Printemps (al cui annuncio Jean Cocteau contribuì con un poema). Soprattutto, è però doveroso ricordare che nel proprio vivere la fotografia, Berenice Abbott in-


contrò Eugène Atget, allora sconosciuto, «poeta della fotografia di strada (o “pura”), che vive di stenti» (Sguardo su Atget di Pino Bertelli, in FOTOgraphia del dicembre 2003), del quale acquista l’intero archivio nel 1928, all’indomani della scomparsa del fantastico autore-visionario, salvando così l’opera di uno dei più espressivi e grandi pionieri della fotografia moderna. Sicuramente influenzata dalla Parigi di Atget, tornando negli Stati Uniti, Berenice Abbott è colpita/folgorata dai cambiamenti avvenuti a New York in meno di un decennio. Così, come annotato, all’alba di quel crollo della borsa (29 ottobre 1929) che diede avvio alla Depressione, inizia a documentare questa rapida trasformazione, applicando una lezione visiva rigorosa ma partecipe, emotiva quanto oggettiva. Sostenuto dal Federal Art Project (espressione dell’ampio programma nazionale Works Projects Administration), con il fattivo contributo finanziario e ideologico del Museum of the City of New York (che oggi è proprietario delle immagini: ecco rivelato il senso dell’odierna partecipazione alla serie di Douglas Levere, che stiamo per commentare), il lavoro di Berenice Abbott ha prodotto trecentocinque significative immagini di New York, rappresentative della vitalità architettonica ed esistenziale della città. Nell’aprile 1939, novantasette di queste fotografie sono state raccolte in volume da E.P. Dutton & Co: con testi di Elizabeth McCausland, l’originaria edizione di Changing New York fu usata come volume-guida per i visitatori della Fiera Mondiale di New York. A seguire, nei decenni successivi, sono state pubblicate tante altre raccolte omonime, tra le quali preme ricordare l’ottima edizione completa del 1997 (del Museum of the City of New

York, con testi di Bonnie Yochelson), ancora reperibile presso le librerie specializzate. Anche se l’insieme delle fotografie di Berenice Abbott evita il sensazionalismo, non va sottovalutato che, nonostante la Depressione e le migliaia di disoccupati, in quegli anni New York era comunque viva e vitale. Il proibizionismo fece proliferare una inconsueta vita notturna, che si proiettò nei locali di Harlem (a partire dal celebre Cotton Club) e a Broadway. Nel 1930 e 1931, in rapida successione, sono stati completati il Chrysler Building e l’Empire State Building. Nel 1933, Fiorello La Guardia inizia il pri-

Blossom Restaurant, 103 Bowery; Berenice Abbott 1935. Everyware Co. Inc., 103 Bowery; Douglas Levere 1998.

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LA FOTOGRAFIA IN DOPPIO

Timothy H. O’Sullivan: Canyon de Chelly; 1873. Ansel Adams: White House Ruin, Canyon de Chelly; 1942.

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el proprio svolgimento, così rigoroso e rispettoso del riferimento alle visioni originarie di Berenice Abbott, New York Changing di Douglas Levere richiama alla memoria altri tanti esempi di comparazioni fotografiche. Medesimi soggetti visti da fotografi diversi, in tempo congiunto o in separazione di anni, composizioni fotografiche analoghe (casuali o volontarie) e richiami espliciti arricchiscono la storia della fotografia. I casi sono così tanti, e spesso eclatanti, da poter essere anche raccolti in uno studio a tema. Ci limitiamo a segnalarne qualcuno, tra quanti ne ricordiamo a memoria.

Eugène Atget: Maison d’André Chénier en 1793, 97 rue de Cléry, Paris; 1907. André Kertész: Paris; 1928. Ansel Adams: St. Francis Church, Ranchos de Taos, New Mexico; circa 1929. Paul Strand: Church, Ranchos de Taos, New Mexico; 1931.

mo dei suoi tre mandati di sindaco, che hanno segnato un’epoca. Il Primo maggio 1939 si inaugura il Rockefeller Center.

CHANGING NY CHANGING Come abbiamo annotato, in volontaria inversione di termini (da Changing New York a New York Changing), l’attuale progetto di Douglas Levere,

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classe 1966, è esplicitamente e dichiaratamente riferito alla serie originaria di Berenice Abbott, della quale riprende e ripropone lo spirito e l’essenza. Lo abbiamo già detto: questa attuale vicenda è meritoria da diversi punti di vista. Anzitutto rivela, semmai ve ne fosse bisogno, quanto in altre geografie il discorso fotografico non si inaridisca, come accade troppo spesso nel nostro paese, attorno i “se”, le “ipotesi”, i “presupposti” e l’improvvisazione (questa senza virgolette). Negli Stati Uniti, il referente istituzionale è attento alla comunicazione visiva, così come lo è per ogni altra forma espressiva. Quindi, l’autore Douglas Levere ha potuto vantare sostegni intelligenti, anche solo morali (ma non è così), che hanno fatto tesoro di questa ricerca, che arricchisce il patrimonio fotografico di una istituzione pubblica newyorkese preposta alla propria Storia. Ne riferiamo spesso, e la ripetizione è più che mai dovuta: non importa tanto il come (che pure è discriminante: lo stiamo per vedere), ma il perché. E così, a distanza di settant’anni, attraverso la visione e mediazione fotografica, New York riflette una volta ancora su se stessa e i propri mutamenti ambientali, che poi sono anche sociali. Quello di Douglas Levere è un autentico omaggio a Berenice Abbott e alla sua fotografia. Invece di andare a rilevare e rivelare i più moderni e attuali cambiamenti di New York, che pure sono sostanziali, anche solo limitandoci alle trasformazioni del più recente decennio, Douglas Levere ha ripetuto le inquadrature di Berenice Abbott degli anni Trenta. Materia nuova, materia moderna non gli sarebbe mancata. Infatti, è caratteristico di New York recuperare aree cittadine dismesse per attività redditizie e produttive. Negli ultimi decenni, i magazzini di SoHo, TriBeCa e Chelsea si sono sistematicamente trasformati in gallerie d’arte, ristoranti, centri della moda, attirando attorno a sé rinnovate socialità. E adesso, tanto per la cronaca, siamo in attesa del “risanamento” delle aree attorno la Quattordicesima strada, nel West Side, da dove sono emigrati gli originari magazzini del mercato delle carni. (Attenzione: in molti casi, dati i soggetti obbligati, le visioni attuali di Douglas Levere non rivelano cambiamenti sostanziali rispetto le fotografie di Berenice Abbott. Addirittura, e neppure tanto paradossalmente, sono più le conferme architettoniche, a settant’anni di distanza, degli sconvolgimenti urbani. Ma questo non compromette la cifra stilistica dell’odierno progetto fotografico).

RIVISITAZIONE Il secondo merito individuato di New York Changing di Douglas Levere si basa, quindi, su questa prosecuzione/consecuzione fotografica ideale, a partire dalle immagini di Berenice Abbott. Il che significa che si tratta di visioni note, che appartengono alla memoria collettiva dei newyor-


kesi, prima che a quella degli esperti di fotografia, alle quali è legittimo riferirsi. Ovvero, se le fotografie di Berenice Abbott fossero conosciute soltanto dagli addetti, e non dalla gente comune, l’intero richiamo di Douglas Levere non avrebbe avuto senso. Invece, si tratta di una confortante conferma di una consistente quotidianità della fotografia d’autore, presente nella socialità statunitense (e non solo in questa) tanto quanto è assente da quella del nostro paese. A seguire, un altro merito: nel completo spirito della riproposizione, Douglas Levere ha agito replicando i modi originari di Berenice Abbott, fino ad arricchire l’odierno perché di un identico come operativo, dal quale dipende lo stile narrativo dell’attuale progetto fotografico. Distribuendo le proprie sessioni fotografiche dal 1997 al 2003, prima di tutto Douglas Levere è tornato nei luoghi originariamente fotografati da Berenice Abbott, nello stesso periodo dell’anno, cercando di ripeterne perfino le condizioni luminose. Però, ha soprattutto individuato il medesimo punto di vista e realizzato inquadrature pressoché identiche, appunto comparabili a distanza di settant’anni abbondanti. Ancora meritoriamente, per quanto possibile, Douglas Levere ha lavorato con una Century Universal 8x10 pollici identica a quella usata da Berenice Abbott negli anni Trenta. Lo certifica nel suo testo introduttivo, dando così immediato valore e consistente ragion d’essere a quella me-

diazione tecnica che noi consideriamo influente sul linguaggio fotografico. In chiusura di libro, Douglas Levere torna sull’argomento, specificando di aver anche usato, in pochi casi, una folding Linhof 4x5 pollici. Comunque, in relazione alle inquadrature, la Century Universal 8x10cm mutuata dalla dotazione tecnica originaria di Berenice Abbott è stata usata con obiettivi Goerz Dagor di diverse lunghezze focali: 7 pollici f/5,6 (175mm), 9,5 pollici f/6,7 (240mm), 10,75 pollici f/6,8 (275mm), 12 pollici f/6,8 (300mm) e 14 pollici f/7,7 (355mm). In particolare, la dote tecnica discriminante dell’antico disegno ottico Dagor, una delle leggende della fotografia del passato remoto, riguarda il suo ampio cerchio immagine, che consente significativi movimenti dei corpi dell’apparecchio grande formato. In inquadrature dal basso verso l’alto, ne consegue una consistente possibilità di controllo delle linee verticali, grazie a generosi decentramenti dei piani. Così, in conclusione, ancora registriamo il cambiamento architettonico e urbano di New York, cui conseguono mutamenti di ordine e carattere sociale, andando a confrontare tra loro documenti fotografici distanti nel tempo. Forza e potere dell’Immagine (la maiuscola è d’obbligo), che consentono riflessioni personali grazie le quali si approfondiscono gli approcci individuali all’esistenza. A ciascuno, le proprie. Maurizio Rebuzzini

Panificio (A. Zito Bakery e A. Zito & Sons Bakery), 259 Bleecker Street; Berenice Abbott 1937 e Douglas Levere 1998.

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REPORTAGE

Il Festival Internazionale di Fotogiornalismo Visa pour l’Image è occasione per riflettere sulla cronaca che si allunga sulla storia: a Perpignan, dal 27 agosto all’11 settembre. Oltre le parole, diciassette mostre raccontano storie che vediamo raramente sui magazine. Quest’anno si affronta la tragica vicenda dei fotoreporter che muoiono, svolgendo il proprio lavoro dagli innumerevoli fronti di guerra dei nostri giorni

AL GIORNO D’OGGI

«U

craina, Costa d’Avorio, Iraq [...]. Il mondo gira e le cose si ripetono, pazze come sempre. E la gente continua a dire (e quanto è doloroso per noi sentirlo dire) che il fotogiornalismo è morto e che, se proprio non è morto, sta almeno morendo. Ma ciò corrisponde a verità?». Queste parole costituiscono l’incipit della presentazione dell’edizione 2005 di Visa pour l’Image a Perpignan, alle pendici dei Pirenei, da parte del suo direttore/inventore, del suo padre/padrone, Jean-François Leroy.

La sua presentazione prosegue elencando i fatti di cronaca più importanti degli ultimi dodici mesi, lo Tsunami, la morte del papa, la morte di Rafik Hariri a Beirut, le nozze di Carlo e Camilla, la scomparsa del principe Ranieri. Ricorda questi eventi per dire che senza fotogiornalismo, ma -allargando il discorso- io direi senza giornalismo, noi non ne sapremmo niente. A questo proposito, Furio Colombo ha scritto una illuminante osservazione, in un fondo pubblicato sull’Unità, dedicato alla “felpata strategia inglese del silenzio” con cui alla stampa è stato negato l’accesso ai luoghi della strage di Londra: «sapere tutto era Da Extreme Middle Est di Patrick Baz (Agence France Presse). Già a capo dell’AFP in Israele e nei territori occupati, da dieci anni il fotografo francese segue le vicende del Medio Oriente: Libano, Iran, Iraq, Palestina e Israele.

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Da Deaths in the Family - The Aids Cycle in Southern Africa di Kristen Ashburn (Contact Press Images). Zimbabwe: terra-zero dell’epidemia di Aids nel mondo.

Da DMZ (Demilitarized Zone) / Two Koreas di Michael Yamashita ( National Geographic Magazine). Tra le due Coree, due mondi distanti/vicini vengono a contatto.

Da Gaza - Funeral Days, una fotografia di Mohammed Salem (Reuters): nella striscia di Gaza, ogni giorno è un giorno di sepoltura.

la politica anti-fascista del tempo, in una spaventosa guerra in cui hanno perduto coloro che non sapevano nulla, che conoscevano solo la propaganda». Torniamo a Visa pour l’Image e alla sua importanza per l’informazione. Come ci ha detto il fotogiornalista Pep Bonet, in un’intervista rilasciataci lo scorso anno [FOTOgraphia, aprile 2004], a volte i reporter devono accontentarsi di pubblicare i propri lavori sui muri delle gallerie fotografiche per farli conoscere al pubblico, perché i giornali non ne vogliono sapere. E di questi muri-giornali a Perpignan ce ne sono moltissimi, per ospitare diciassette mostre che raccon-

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tano storie che vediamo raramente sui magazine (a pagina 32). Basti pensare, per convincersene, che la bomba che ha ucciso Rafik Hariri a Beirut, in un territorio cruciale per il mondo, ha avuto una copertura inferiore a quella del matrimonio di Carlo e Camilla. In verità, si assiste a un assurdo. Da una parte, molti reporter, di penna e immagine, rischiano la vita e a volte la perdono per portare sotto i nostri occhi le storie del mondo. Dall’altra, editori e direttori consenzienti, con la schiena curva come direbbe Carlo Azeglio Ciampi, fanno di tutto per negarcele. Come confrontare gli eroismi di tanti reporter con

le ottuse strategie degli editori e dei direttori? Giuliana Sgrena e Florence Aubenas sono le due eroine che tutti hanno in mente. Parlando al telefono con Jean-François Leroy un mese prima della liberazione di Florence, lui si augurava di poterla invitare, finalmente liberata, a Perpignan. Ma per due eroine da prima pagina, quanti altri oscuri reporter hanno lasciato la pelle per informarci? L’annuale rapporto di Reporters sans Frontières, presentato il 3 maggio in occasione della Giornata Internazionale per la Libertà di Stampa, parla di cinquantatré morti e novecentosette imprigionati. Un anno nero, il 2004, per i giornalisti del mondo. A cominciare dall’Iraq, con i suoi cinquantasei giornalisti uccisi e ventinove rapiti dall’inizio dei combattimenti. Dunque, per i reporter, un conflitto più sanguinoso di quello del Vietnam, dove ci furono sessantatré vittime, ma in un arco di vent’anni, tra il 1955 e il 1975. Non si muore solo in Iraq. In Asia i morti registrati nel 2004 sono sedici, sei dei quali nelle Filippine. Do-

Da If your pictures aren’t good enough, you’re too close di David Burnett (Contact Press Images). (in alto) Da A forgotten world revived di Claude Dityvon. (a sinistra, dall’alto) Da Maya underworld di Stephen Alvarez ( National Geographic Magazine). Da The Rape of a Nation di Marcus Bleasdale. Dalla personale di Yuri Kozyrev (Time Magazine). Da Gaza - Funeral Days di Suhaib Salem (Reuters).

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DICIASSETTE MOSTRE

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el proprio insieme, Visa pour l’Image propone incontri, tavole rotonde, premi e dibattiti sul fotogiornalismo, ogni anno osservato e interpretato alla luce di quanto si è manifestato nell’arco degli ultimi dodici mesi. Il programma pubblico del Festival del fotoreportage, il più concentrato e significativo al mondo, autentico crocevia di problematiche e osservazioni a tema, si completa quindi con una serie di mostre di alto livello, che a volte presentano lavori che hanno trovato tiepida accoglienza sull’ottusa stampa internazionale. Casualmente, la diciassettesima edizione di Visa pour l’Image allestisce diciassette esposizioni. ❯ Stephen Alvarez (National Geographic Magazine): Maya underworld. La religione di Maya è sopravvissuta a tutte le conquiste e a un certo numero di tentativi di sradicarla; ci sono ancora sette milioni di fedeli che si riuniscono in caverne per adorare i loro dei, come i loro antenati [a pagina 31]. ❯ Kristen Ashburn (Contact Press Images): Deaths in the Family - The Aids Cycle in Southern Africa. La trentaduenne Kristen Ashburn ha vinto il premio Canon 2004 per il fotogiornalismo femminile. Nello Zimbabwe, dove sopravvive il ruolo della famiglia estesa, non esiste il concetto di orfano, ma la catastrofe dell’Aids sta minando l’intera società. In quattro viaggi nello Zimbabwe, dal 2001, la fotografa statunitense ha documentato quella che è definita terra-zero dell’epidemia di Aids nel mondo [a pagina 30]. ❯ Patrick Baz (Agence France Presse): Extreme Middle Est. Già a capo dell’AFP in Israele e nei territori occupati, da dieci anni il fotografo francese segue le vicende del Medio Oriente: Libano, Iran, Iraq, Palestina e Israele [a pagina 29]. ❯ Marcus Bleasdale: The Rape of a Nation. La violenza di una nazione. La Repubblica democratica del Congo potrebbe essere uno dei paesi più ricchi in Africa, ma la popolazione sta soffrendo da anni, ironicamente a causa di tutta questa ricchezza. L’esercito controlla le regioni minerarie dove oro, diamanti e altri preziosi sono estratti in condizioni di lavoro estreme [a pagina 31]. ❯ Heidi Bradner (Panos Pictures): Chechnya - A Decade of War. Il conflitto più lungo dell’Europa; la guerra in Cecenia pare dimenticata. Da dieci anni, un territorio equivalente al Galles sta sopravvivendo alle invasioni russe, condotte terrorizzando la popolazione. ❯ David Burnett (Contact Press Images): If your pictures aren’t good enough, you’re too close. Riprendendo un assioma di Robert Capa, «se le tue immagini non sono abbastanza buone, non sei stato abbastanza vicino», lo statunitense David Burnett, cinquantotto anni, raccoglie oltre trent’anni di fotogiornalismo, che sono sintesi della storia del mondo contemporaneo [a pagina 31]. ❯ Claude Dityvon: A forgotten world, revived. Immagini da un mondo dimenticato del socio fondatore dell’Agenzia Viva, una delle più attente al reportage di forte impegno sociale. Fotografie dal 1967 al 1977 presentate come tributo a un grande autore [a pagina 31]. ❯ Jérôme Equer (Vu): Gaza, la vie en cage. Cosa sta realmente accadendo

Da Diamond Matters di Kadir van Lohuizen (Vu). Viaggio del diamante, dalle miniere africane ai gioiellieri e finanzieri internazionali.

nella striscia di Gaza? Come vivono quasi un milione e mezzo di palestinesi, vittime della violenza e di una povertà severa, che ha ripartito un territorio soltanto tre volte più ampio di Parigi? La vita quotidiana di due comunità che dovrebbero convivere: palestinesi e coloni. ❯ Paul Fusco (Magnum Photos): Bitter fruit. Argomento tabù, affrontato con decisione: la sepoltura dei soldati statunitensi uccisi in Iraq. La verità dura rivelata dalla fotografia (frutta amara) sottolinea che le vittime provengono tutte da famiglie sostanzialmente povere. ❯ Yuri Kozyrev (Time Magazine). Da tempo conosciamo le immagini dalla Cecenia di questo reporter russo, al seguito dell’esercito di Mosca, che non nasconde la propria simpatia per le popolazioni occupate [a pagina 31]. ❯ L’Oeil Public. Collettiva del gruppo di fotografi spesso celebrati a Visa pour l’Image: Samuel Bollendorff, Philippe Brault, Julien Daniel, Guillaume Herbaut, Stéphane Remael, Johann Rousselot, Frédéric Sautereau e Michael Zumstein si presentano nel decimo anniversario del loro sodalizio. ❯ Reuters: Gaza - Funeral Days. Da anni, nella striscia di Gaza, ogni giorno è un giorno di sepoltura. Ahmed Jadallah (trentacinque anni), Suhaib Salem (ventisei) e Mohammed Salem (venti) sono tre fotografi palestinesi che lavorano per l’agenzia internazionale. Inoltre sono culturalmente coinvolti. L’impegno professionale impone loro di seguire la cronaca della propria Terra. Conoscono personalmente le vittime delle quali debbono inevitabilmente documentare le esequie [a pagina 30 e 31]. ❯ Jérôme Sessini: Iraq : March 2003 - January 2005. Arrivato a Baghdad all’inizio dei bombardamenti, ha seguìto i combattimenti fino alle prime elezioni democratiche irachene, registrando il caos di una situazione che sta sfuggendo di mano. ❯ Kadir van Lohuizen (Vu): Diamond Matters. Viaggio del diamante, dalle miniere africane ai gioiellieri e finanzieri internazionali [qui sotto]. ❯ Michael Yamashita (National Geographic Magazine): DMZ (Demilitarized Zone) / Two Koreas. Originariamente discendenti dai nomadi dell’Asia nordoccidentale, etnicamente i coreani sono una delle popolazioni più pure del mondo. Condividono la stessa storia e geografia, ma sono divisi da una linea artificiale stabilita cinquant’anni fa. Circa due milioni di persone sono separate dalla zona demilitarizzata tra Nord e Sud. Le fotografie raccontano questi luoghi, dove due mondi distanti/vicini vengono a contatto [a pagina 30]. ❯ Daily Press. I giornali che partecipano al premio Visa d’Or. ❯ World Press Photo. Inevitabilmente, le più appariscenti fotografie premiate al World Press Photo sottolineano le tragedie del mondo. È un prezzo da pagare alla cronaca che diventerà Storia: straordinario occhio testimone, come abbiamo già avuto modo di sottolineare in altre occasioni [FOTOgraphia, marzo 2005].

dici reporter morti nel 2004 in America Latina, contro i sette dell’anno precedente. Per quanto riguarda la detenzione di chi esercita la libertà di stampa è la Cina il paese più repressivo, con ventisette giornalisti in carcere, seguita da Cuba, con ventidue. L’informazione è dunque sempre di più a rischio, di morte sul campo, di morte nelle redazioni, nel mirino del potere becero, che a volte si presenta sotto le vesti di terrorismo. Grazie dunque a chi, come quelli di Visa pour l’Image, ci aiutano a tenerla viva. Lello Piazza Visa pour l’Image. Diciassettesimo Festival Internazionale di Fotogiornalismo. Perpignan, Francia. Dal 27 agosto all’11 settembre (professionale: 29 agosto - 4 settembre). 2e Bureau, 13 rue d’Aboukir, F-75002 Paris, Francia; 0033-1-42339318; mail@2e-bureau.com.

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O Da Biodiversità, di Frans Lanting (Grazia Neri). Uno scienziato illumina un lenzuolo su cui si posano piccoli esseri che abitano la foresta pluviale del Costa Rica. Alcune delle specie osservate sono completamente sconosciute.

biettivoUomoAmbiente si tiene a Viterbo dal 23 settembre al 2 ottobre. È una manifestazione “nuova”, che inaugura un diverso approccio nell’ambito delle strategie di comunicazione utilizzate dalle istituzioni accademiche per entrare in rapporto con il pubblico. Si tratta di un grande convegno, articolato in venticinque incontri, nei quali dibattere temi che riguardano l’ambiente (desertificazione, risorse, biodiversità) e l’uomo (nomadismo, lingue che scompaiono, difesa dei beni culturali). Partecipano numerosi esperti e personalità internazionali, tra cui tre premi Nobel: Wangari Maathai, Nobel per la Pace 2004, Paul Crutzen, Nobel per la Chimica 1995, e Mikhail Gorbaciov, Nobel per la Pace 1990. Solitamente, sono i giornalisti che fanno da tramite tra le aule degli accademici e la curiosità del pubblico. Qui il tramite è la fotografia, con il proprio linguaggio universale, il proprio valore di testimonianza, la propria capacità di coinvolgimento emotivo. Perciò sono allestite molte mostre, ventinove per la precisione, tutte di taglio giornalistico, con presentazioni e didascalie di analogo taglio giornalistico, e con l’idea che i muri delle sale dove le fotografie vengono esposte si trasformino in grandi giornali, in tatzebao dei tempi moderni. La manifestazione -nel cui ambito il ruolo svolto dalla fotografia è tanto importante da giustificare il nome per esteso dell’evento: ObiettivoUomoAmbiente,

Prima Biennale Internazionale di fotografia e dibattiti tra scienza e cultura- affronta, come già accennato, le grandi tematiche ambientali, culturali e sociali del mondo contemporaneo, secondo un’idea di sviluppo sostenibile e di dialogo tra le culture. Temi nei quali da diversi anni -in particolare per quel che riguarda lo studio dei cambiamenti climatici, l’elaborazione di nuove politiche agro-alimentari, la difesa e valorizzazione dei beni culturali e ambientali- l’Ateneo viterbese della Tuscia occupa una posizione di eccellen-

Organizzato dall’Ateneo della Tuscia, a Viterbo si svolge ObiettivoUomoAmbiente, che si identifica come Prima Biennale Internazionale di fotografia e dibattiti tra scienza e cultura: diversificato convegno su temi ambientali che raggiunge il grande pubblico attraverso la fotografia. Ventinove mostre e altro ancora, che si impongono attraverso il linguaggio universale dell’immagine: valore di testimonianza e capacità di coinvolgimento emotivo

TUTTO 34

ATTORNO AL


za nel campo della ricerca, in Italia e all’estero. Qui ci limitiamo a parlare di ciò che a Viterbo è dedicato alla fotografia, rimandando chi sia interessato agli argomenti degli incontri scientifici al sito www.obiettivouomoambiente.net. Le mostre fotografiche, la maggior parte delle quali rappresentano una prima mondiale o europea, e i cui autori sono stati scelti tra i grandi nomi del fotogiornalismo italiano e internazionale, affrontano cinque tematiche: Ambiente, Uomo, Risorse, Natu-

ra e Patrimonio Culturale, per un totale di settecentosettantasette immagini (!), cui se ne aggiungono altre ottanta di ulteriori due mostre complementari. In successione: Terra in fiamme: il riscaldamento globale del pianeta di Gary Braash, I giganti e il mistero delle foreste scomparse dell’Isola di Pasqua di Stéphane Compoint, Paesaggi immaginari di Franco Fontana, Se la Terra diventa l’inferno di Gerd Ludwig, Acqua dalle viscere del deserto di Daniele Pellegrini, Vanishing di Antonin Kratochvil, Viaggio negli Is-

LLA NATURA

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COMMENTI

R

apida presentazione delle ventisette mostre allestite nell’ambito di ObiettivoUomoAmbiente, a Viterbo dal 23 settembre al 2 ottobre, che nell’insieme affrontano cinque tematiche: Ambiente, Uomo, Risorse, Natura e Patrimonio Culturale. Si arriva a ventinove mostre con due ulteriori esposizioni collegate; in totale sono esposte settecentosettantasette fotografie. ❯ Ambiente (centosettanta fotografie) • Terra in fiamme: il riscaldamento globale del pianeta, di Gary Braasch (trenta fotografie). Lavoro importante e unico da cui emerge la conferma che il rapido e distruttivo cambiamento del clima è già in atto, e non è semplicemente una teoria da verificare. • I giganti e il mistero delle foreste scomparse dell’isola di Pasqua, di Stéphane Compoint / Grazia Neri (venti fotografie). Gli archeologi, e in particolare l’italiano Giuseppe Orefici, la cui ultima campagna di scavi risale al 2001, hanno svelato i segreti dei moai, i colossi di pietra della civiltà Rapa Nui, che vegliano sull’isola di Pasqua da secoli. Con immagini suggestive viene ricreata la magica atmosfera di questa isola mitica, che mille diverse leggende volevano colpita da una misteriosa maledizione. Oggi sappiamo che l’isola di Pasqua non è stata distrutta da maledizioni ma da una catastrofe ecologica. • Paesaggi immaginari, di Franco Fontana (trenta fotografie). Risultato di una creazione realizzata al computer, componendo pezzi di immagini classiche di paesaggio: non riproducono dunque luoghi reali, ma mondi che esistono solo nella mente dell’artista che li ha creati. • Se la Terra diventa l’inferno, di Gerd Ludwig / Grazia Neri (trenta fotografie). Immagini brutali, che tali devono essere perché narrano due storie: quella di una violenza consumata distruggendo l’ambiente di vastissime zone dell’ex Unione Sovietica e quella della terribile vendetta che l’ambiente ha poi rivolto contro l’uomo [in copertina e a pagina 38]. • Acqua dalle viscere del deserto, di Daniele Pellegrini (trenta fotografie). Le Oasi dell’Algeria da un progetto delle Nazioni Unite e dell’Università della Tuscia. Le oasi del Sahara algerino sono come isole che emergono dal letto di grandi fiumi sotterranei coperti da un vasto mare di sabbia. • Vanishing, di Antonin Kratochvil / VII / Grazia Neri (trenta fotografie). Dove il mondo scompare. Lungo viaggio, iniziato sedici anni fa, e proseguito nell’inferno del mondo. Le fotografie ritraggono luoghi generalmente per noi invisibili, perché raramente i mass media si occupano di loro. Laggiù tutto è appeso a un filo. Sono appese a un filo la vita degli uomini che ci vivono, la vita dell’ambiente dove vivono, la vita del fotografo che documenta. Laggiù niente tornerà come prima: le guerre, tra nazioni o tra etnie, l’inquinamento, la ferocia o l’ingordigia dell’uomo sono passati come un rullo compressore. ❯ Uomo (duecentoventiquattro fotografie) • Viaggio negli Islam del mondo, di Abbas / Magnum Photos / Contrasto (novantanove fotografie). Lungo, completo e irripetibile reportage che per sette anni ha portato il celebre autore attraverso il mondo islamico. Spinto dal deside-

Da Pianeta petrolio, di Paolo Woods. Lavoratore dei giacimenti petroliferi di Bibi Heybat, presso Baku, nell’Azerbaigian. Cento anni fa Baku era la capitale mondiale dell’oro nero. (pagina accanto) Da I tesori di Luxor, di Sandro Vannini. La tomba di Tutankhamon.

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rio di comprendere e mostrare le tensioni interne, presenti in ogni società musulmana, ha evidenziato i conflitti esistenti tra le istanze politiche, che cercano ispirazione in un cammino mistico, e la voglia di modernizzazione evidente all’interno delle diverse realtà del mondo islamico. Alla mostra è associato il libro Viaggi negli Islam del mondo (Contrasto, 2002). • Quashqai: i pastori erranti delle steppe della vecchia Persia, di Pablo Balbontin (venti fotografie). Viaggio di un fotografo che predilige l’approfondimento antropologico e culturale, che inizia a sud di Shiraz, capitale della provincia Fars, culla dei gradi poeti persiani, e termina a nord dell’Iran, tra le montagne. Transumanza di due famiglie Quashqai, Arabcharpanlou e Alamdarlou, che tutti gli anni, a marzo e aprile, spostano le proprie greggi percorrendo quasi ottocento chilometri. • Ai confini del mondo, di James Delano / Grazia Neri (trenta fotografie). Immagini suggestive, scattate in bianconero e poi stampate con una speciale tecnica che permette di riprodurre i soggetti come se fossero avvolti in una atmosfera di sogno. Tecnica particolarmente indicata per un viaggio ai confini del mondo. • L’uomo e il senso di Dio, di Andrea Pistolesi (venti fotografie). Dalla venerazione della montagna sacra o del paesaggio infinito fino ai complessi rituali delle grandi religioni, l’uomo ha percorso un lungo cammino nel proprio rapporto con il più grande dei misteri che accompagnano l’umanità: Dio. • Gnawa: la danza e il furore dell’estasi, di Stefano Torrione (venticinque fotografie). Sequenza intera di un rito della Lila ripreso a Marrakesh nel 2004. La Lila è la cerimonia più importante e spettacolare dei Gnawa del Marocco, musicisti e danzatori che praticano una complessa liturgia che riattualizza il sacrificio primordiale e la Genesi dell’universo. • Né quelque part / Born Somewhere, di Francesco Zizola (trenta fotografie). Immagini commoventi, realizzate nell’arco degli ultimi tredici anni in ventisette paesi. Con civile e profonda sensibilità, Francesco Zizola, uno dei più bravi fotogiornalisti italiani, ha girato il mondo per documentare le condizioni in cui vivono i bambini dell’uomo, coloro che dovrebbero avere nelle loro mani il futuro del nostro pianeta [a pagina 38]. ❯ Risorse (centocinque fotografie) • Anche le lingue si estinguono, di più autori (quindici fotografie). Come gli esseri viventi, le lingue si estinguono. A volte si estinguono perché il popolo che la parla si estingue, ma altre volte le parole si spengono senza che gli uomini che le pronunciavano debbano sparire dalla faccia della Terra. • Insetti a colazione, pranzo, cena, di Peter Menzel / Grazia Neri (trenta fotografie). Entomofagia, un’abitudine alimentare che in Occidente rappresenta quasi un tabù, mentre in Asia, Africa, Oceania e America Latina è ancora praticata da milioni di persone. La ragione? Nutrizionale. Si pensi, per esempio, che per soddisfare il fabbisogno calorico di un uomo occorrono tremila grammi di gamberetti contro i soli cinquecento di termiti alate [a pagina 38]. • Pianeta petrolio, di Paolo Woods (venti fotografie). Classico reportage fo-

lam del mondo di Abbas, Quashqai: i pastori erranti delle steppe della vecchia Persia di Pablo Balbontin, Ai confini del mondo di James Whitlow Delano, L’uomo e il senso di Dio di Andrea Pistolesi, Gnawa: la danza e il furore dell’estasi di Stefano Torrione, Né quelque part / Born somewhere di Francesco Zizola, Anche le lingue si estinguono di più autori, Insetti a colazione, pranzo, cena di Peter Menzel, Pianeta petrolio di Paolo Woods, L’oro trasparente: il problema dell’acqua di Peter Essick, Il Sole con fotografie della Nasa e Corbis, Biodiversità di Frans Lanting, Il labirinto magico della foresta pluviale di Christian Ziegler, Sotto il ghiaccio antartico di Norbert Wu, Il dodo e l’isola di Mauritius. Incontri immaginari di Harri


togiornalistico di inchiesta sull’industria del petrolio. Dal lavoro è stato tratto un libro (Un monde de brut, Seuil, 2003; edizione italiana Pianeta petrolio, Il Saggiatore, 2004) con testi dei giornalisti francesi Serge Enderlin e Serge Michel. Dodici paesi in quattro continenti, dalle gelide steppe della Siberia agli infuocati deserti iracheni, alla ricerca dei punti nodali di produzione e di smistamento del greggio [qui sotto, a sinistra]. • L’oro trasparente: il problema dell’acqua, di Peter Essick (trenta fotografie). Tema drammaticamente di attualità, svolto con mano lieve e felice. Già oggi, sia per uso civile nelle città, sia per l’agricoltura, l’uomo sta pompando acqua dal sottosuolo in quantità superiore a quella che può ridepositarsi in modo naturale nelle falde. • Il Sole (dieci fotografie Nasa dal satellite Soho/Solar & Heliospheric Observatory e di fenomeni naturali di autori rappresentati dall’agenzia Corbis). Nel corso degli ultimi anni, la possibilità di eseguire riprese da satellite ha permesso di realizzare immagini spettacolari delle grandi esplosioni solari e della realtà fisica intorno alle macchie. ❯ Natura (centotrentotto fotografie) • Biodiversità, di Frans Lanting / Grazia Neri (trenta fotografie). La biodiversità rappresenta la ricchezza più straordinaria della Terra, unico pianeta dell’universo che, allo stato delle conoscenze, è in grado di ospitare esseri viventi. Attraverso un intricatissimo processo evolutivo, la vita si è manifestata in una miriade di forme diverse. E questa diversità è la migliore garanzia per la sua sopravvivenza [a pagina 34]. • Il labirinto magico della foresta pluviale, di Christian Ziegler (trenta fotografie). Immagini scattate all’interno del progetto A magic web, finanziato dal prestigioso Smithsonian Tropical Research Institute e durato quindici mesi, raccolto in omonima monografia. Tutte le immagini sono state riprese sull’isola di Barro Colorado a Panama, la foresta tropicale più studiata del mondo, dove si fa ricerca naturalistica da un secolo. • Sotto il ghiaccio antartico, di Norbert Wu (cinque fotografie). Una visione fulminante: solo cinque immagini di fondali del Continente Antartico, che rivelano una vita inaspettata, piena di colori e di forme fantasmagoriche. Autore un fotografo cinese, naturalizzato statunitense, specialista dei mari ghiacciati. • Il dodo e l’isola di Mauritius. Incontri immaginari, di Harri Kallio (venti fotografie). Straordinario lavoro che, attraverso la fantasia e la fotografia, riesce in una impossibile operazione di resurrezione. Fino a trecentocinquanta anni fa sull’isola di Mauritius viveva tranquillo un piccione gigante, il dodo, che sarebbe poi diventato famoso in tutto il mondo grazie alle Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie. Tra il 1662 e il 1693, dopo l’arrivo dei primi colonizzatori, iniziò una caccia senza tregua al dodo, che cessò solo quando finirono i dodo. Purtroppo questo uccello viveva solo lì; così, passando attraverso l’apparato digerente dell’uomo, un’altra specie si è estinta. Oggi il dodo è tornato virtualmente a Mauritius [FOTOgraphia, dicembre 2004]. • L’invisibile folletto del Mediterraneo, di Emanuele Coppola / Panda

Photo (venti fotografie). Le immagini di foca monaca (Monachus monachus), una specie che negli anni Settanta veniva descritta dagli esperti come fatalmente condannata a sparire dal Mediterraneo, rappresentano una documentazione unica al mondo su un mammifero marino indicato come in grave pericolo di estinzione dall’Uicn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Gli esemplari superstiti sono infatti ormai meno di quattrocento. • Natura virtuale, di Tim Fitzharris (trenta fotografie). Immagini digitali, alcune gustose e inverosimili, altre truffaldine proprio perché assolutamente false ma irriconoscibili: con questa inquietante galleria, l’autore statunitense, grande fotografo della natura, diverte e ammonisce sulle potenzialità degli strumenti legati al computer. • Tsunami: Dies irae (tre fotografie AFP/Grazia Neri). Un biblico giorno dell’ira di Dio: si muove il fondo del mare e nell’oceano si alza un’onda gigantesca che spazza la Terra e gli uomini. Tre fotografie per ricordare. ❯ Patrimonio Culturale (sessanta fotografie) Morte e rinascita di Shanghai e Pechino, di Alessandro Digaetano (dieci fotografie). Terzo premio nella categoria Contemporary Issue del World Press Photo 2005, le immagini sono state scattate in Cina, a Pechino e Shanghai: « Le città mi sono sempre apparse come entità viventi, con segni particolari, rughe, cicatrici che raccontano vita, storia e segreti dei propri abitanti, non solo di quelli che appartengono al mondo presente, ma anche di quelli del mondo passato. In Cina ciò che più mi ha colpito non è tanto che stia scomparendo uno stile di vita, ma che vengano cancellati anche pezzi di città a questo legati». • I tesori di Luxor, di Sandro Vannini (venti fotografie). Lavoro straordinario, ai limiti dell’impossibile, di un autore italiano che si può ritenere uno dei grandi specialisti mondiali di fotografia archeologica in Egitto. Con l’ausilio di una speciale attrezzatura, di propria progettazione, sta realizzando una preziosa catalogazione iconografica dei tesori di Luxor, le tombe magnifiche della Valle dei Re e della Valle dei Nobili [qui sotto, a destra]. • I siti protetti dall’Unesco e i problemi del turismo, di Stefano Amantini, Massimo Borchi e Guido Cozzi / Agenzia Atlantide (trenta fotografie). L’elenco dei beni sotto la protezione dell’Unesco include ottocentododici siti, di cui i naturali sono centosessanta, i culturali seicentoventotto e quelli sia naturali sia culturali ventiquattro, situati in centotrentasette stati (www.unesco.org). ❯ In combinazione (ottanta fotografie) • Focus on Your World, a cura di Unep (United Nations Environment Programme/Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) e Canon (cinquanta fotografie). Immagini dal Concorso fotografico internazionale realizzato con il dichiarato scopo di sensibilizzare il pubblico a contribuire alla tutela del mondo che ci circonda. • Scavi egiziani tra Diciannovesimo e Ventesimo secolo (trenta fotografie). Ingrandimenti da negativi su lastra di vetro di vari formati, da 6x9 a 18x24cm, fortunosamente e sorprendentemente ritrovati all’inizio del 2005 in Egitto. Collezione di fotografie dei siti archeologici intorno al Cairo scattate da fotografi egiziani tra il 1875 e il 1930.

Kallio, L’invisibile folletto del Mediterraneo di Emanuele Coppola, Natura virtuale di Jim Fitzharris, Tsunami: Dies irae con tre fotografie a memoria, Morte e rinascita di Shanghai e Pechino di Alessandro Digaetano, I tesori di Luxor di Sandro Vannini, I siti protetti dall’Unesco e i problemi del turismo di Stefano Amantini, Massimo Borchi e Guido Cozzi. Infine, due mostre speciali: Focus on Your World (Unep - United Nations Environment Programme/Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) realizzata da Canon e Nazioni Unite e Scavi egiziani tra Diciannovesimo e Ventesimo secolo. Le mostre fotografiche sono allestite nei luoghi più suggestivi di Viterbo, a partire dal complesso di

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Da Né quelche part / Born Somewhere, di Francesco Zizola. Chongquing, nella provincia cinese del Sichuan, sorge sullo Yangtze River. Questa città è una delle più industrializzate e inquinate della Cina. Pare un mondo infernale senza speranza. Ma un bimbo, come un piccolo angelo, sembra custodire un migliore futuro nel segreto del suo rudimentale aquilone. Da Insetti a colazione, pranzo, cena, di Peter Menzel (Grazia Neri). Sok Khun, venditrice di tarantole, morde un delicato boccone di una tarantola fritta, che vende a lato della strada del mercato a Kampong Cham Province, Cambogia. Da Se la Terra diventa l’inferno, di Gerd Ludwig (Grazia Neri). Musluimovo (Russia). La regione del fiume Techa, nei pressi di Chelyabinsk (Urali), è ancora fortemente inquinata da uno stato di elevata radioattività a causa di mancanza di controlli e incidenti vari accaduti negli anni Cinquanta e Sessanta nel vicino impianto di produzione di armi nucleari sovietiche. Mentre tutta la popolazione che abitava in un piccolo villaggio sulla riva del fiume è stata evacuata, a Musluimovo i bambini giocano tranquillamente sui prati radioattivi.

Santa Maria in Gradi, sede dell’Ateneo, in un percorso all’interno del centro storico medievale della città. Direttore artistico della rassegna fotografica è Lello Piazza, photoeditor della rivista Airone, considerato tra i massimi esperti italiani di fotografia. Sempre alla fotografia sono dedicate alcune Conversazioni Impossibili, organizzate con la logica dei talk-show televisivi, con la presenza di esperti del settore. I titoli sono: Fotografia e ambiente: le immagini possono aiutare la natura?, La storia della tecnologia fotografica, Il copyright fotografico, Il dovere delle aziende nei confronti del-

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l’ambiente, l’esempio di Canon e Il workflow digitale. Infine, segnaliamo le Proiezioni in piazza: tutte le sere, a cominciare da sabato 24 settembre fino a sabato Primo ottobre, molti dei fotografi autori delle mostre presentano il proprio lavoro. Il calendario delle conversazioni e delle proiezioni è disponibile in rete: www.obiettivouomoambiente.net. Ultimo, ma non ultimo, gli sponsor. Danno un grande contributo e vogliamo segnalarli: Canon, De Agostini Editore, Agenzia Grazia Neri e Giorgio Mondadori Editore. Lionel Park


www.photo.it

Attrezzature e materiali per la fotografia digitale e professionale via Stradivari 4 (piazza Argentina 4), 20124 MILANO Tel. (02) 29405119 - Fax (02) 29406704 LunedĂŹ: 15,00-19,30 MartedĂŹ - Sabato: 9,00-12,30 - 15,00-19,30


Federico Patellani: Totò (Antonio de Curtis), 1948 (Fondo Federico Patellani / Regione Lombardia).

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oggetto principe, seppur non principale, della fotografia di tutti i tempi, il ritratto impegna attenti autori fin dalle origini. Straordinari sono gli esempi dell’Ottocento, e non meno significativi sono i ritratti fotografici che si sono susseguiti nei decenni successivi, per tutto il Novecento, fino ai nostri giorni, nei quali sta sopravvenendo un certo disincanto, dovuto alla semplificazione e banalizzazione di alcuni dei mezzi tecnologici attuali. Estemporaneità a parte, per

S

la quale si renderebbero necessarie altre riflessioni e osservazioni, il ritratto fotografico manifesta due anime distinte, quanto coincidenti, che poi sono tre: in studio, di ricerca, da reportage. Il ritratto vero e proprio in studio sottintende l’isolamento del soggetto da ogni contesto reale. La posa, la distribuzione delle luci, la staticità dell’inquadratura sono canoni che si ripetono fin dall’Ottocento, con interpretazioni via via personalizzate e “ammodernate”. In questo senso, il ritratto fotografico ha


preso il posto di quello (precedente) pittorico, sollecitando anche considerazioni di carattere sociale. È a questa democratizzazione che si sono riferiti molti storici e critici, a partire da Gisèle Freund, che così sottolineò l’intuizione di André Adolphe Eugène Disdéri, che a metà Ottocento realizzò e cominciò a utilizzare il formato carte de visite, che corrisponde all’incirca all’attuale 6x9cm. Come sappiamo, o dovremmo sapere, la macchina fotografica originaria per carte de visite disponeva di quattro obiettivi che in tempi successivi utilizzavano una lastra standard 16x21,5cm, per un totale di otto scatti 5,5x8cm accostati, esposti singolarmente, a coppie oppure in due serie da quattro (FOTOgraphia, ottobre 1994). Riducendo il formato di esposizione e adottando la lastra di vetro, invece della lastra metallica, Disdéri cominciò a produrre negativi adatti a stampare numerose copie su carta. Contro i circa cento franchi di un ritratto “d’autore”, per venti franchi Disdéri consegnava ai propri clienti dodici fotografie. In stretti termini quantitativi, ma non solo in questi, è quindi opportuno riconoscere a Disdéri di aver reso effettivamente popolare il ritratto fotografico.

in studio c’è il volto nella ricerca artistica: spesso indagato in modo introspettivo, nelle proprie profonde accezioni psicologiche, scrutato anche nelle proprie pieghe più oscure, problematizzato o negato nella propria identità. Infine, ma non è detto che questa classificazione in tre tempi sia completa né esaustiva (le sfumature e sfaccettature possono estendersi ben oltre, quasi all’infinito), si deve considerare il ritratto derivato dal reportage di taglio sociale, che presenta la persona in modo diretto, immediato, in un contesto di vita che, in relazione a tagli di tipo sociologico o antropologico, ne coglie momenti esistenziali caratteristici.

VOLTI Tutto questo, e altro ancora, è puntualizzato nella doppia selezione Volti, allestita dal Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, che fino al prossimo 9 ottobre ha in cartellone una mostra in doppio. Nelle sale del Museo,

Federico Patellani: Federico Fellini e Giulietta Masina nei panni di Gelsomina sul set del film La strada, 1955 (Fondo Federico Patellani / Regione Lombardia).

RITRATTO Comunque, annotazioni storiche a parte, il ritratto in sala di posa tende a dare del soggetto, della persona, un’immagine assoluta, talvolta nella direzione di vere e proprie icone, che mirano a creare il “personaggio”. E lo stesso fa, per estensione, il ritratto fotografico realizzato in situazioni reali, dal vivo, comprensive di contesto attorno alla sola figura, non più isolata ma ambientata. In ogni caso, sempre e comunque ritratto consapevole e complice, con il soggetto che partecipa attivamente, con gesti, posa e coscienza alla sessione fotografica. Quindi, a seguire nella disamina, oltre il ritratto

VOLTI IN FOTOGRAFIA Realizzata dal Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, una mostra in doppio, oppure una doppia mostra, sottolinea gli aspetti del ritratto, genere molto amato, dalle forme variegate, che è stato praticato in ogni ambito della comunicazione visiva. Il contenitore comune di Volti si divide tra un allestimento museale che pone l’accento sulla contemporaneità del ritratto e una proposta di immagini di Federico Patellani, rivolta al più ampio pubblico

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Leslie Krims: Senza titolo, anni Settanta (Fondo Colombo / Regione Lombardia). Ferdinando Scianna: Canto in osteria, Mondaro di Pezzaze (BS), 1976 (Fondo Mondo Popolare / Regione Lombardia). Elio Luxardo: Senza titolo, anni Trenta (Fondo Colombo / Regione Lombardia).

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all’interno dell’affascinante Villa Ghirlanda, l’ampio e complesso tema del ritratto viene presentato nella selezione Volti. Ritratti dalle collezioni; all’aperto, nella vicina piazza Gramsci, il più ampio pubblico, magari anche di passaggio casuale, è richiamato dalla serie Volti. Federico Patellani e il cinema. Complementari e coincidenti nelle intenzioni, le due rassegne sono completamente autonome, sia per forma sia per approfondimento. Lo rileviamo subito: l’esposizione del Museo, realizzata con stampe vintage (e dintorni), sollecita ampie riflessioni e osservazioni sulla materia, mentre quella all’aperto è intenzionalmente più leggera (seppure, a propria volta, potrebbe non esserlo: ma è un altro discorso). Nell’allestimento di Volti. Ritratti dalle collezioni (del Museo), ottanta fotografie di trentacinque autori italiani e internazionali del Novecento visualizzano diverse rappresentazioni del ritratto: complessità del volto umano e, allo stesso momento, molteplici codici della fotografia. Con particolare attenzione sulla contemporaneità, il percorso pone l’accento sia sulla posa in studio (da Elio Luxardo a Enzo Nocera, da Elisabetta Catalano a Attilio Del Comune, a David Bailey all’esperienza del milanese Studio Tollini), sia

alla ricerca espressiva, o artistica (tra cui si segnalano Paolo Gioli, Mario Giacomelli, Mario Cresci, Roberto Signorini, Leslie Krims, Paul Graham, Maurizio Buscarino, Klaus Zaugg, Roberto Marossi), sia al ritratto derivato dal reportage di taglio sociale (tra gli autori presenti Letizia Battaglia, Mario Dondero, John Philips, Ferdinando Scianna, Leonard Freed, Mary Ellen Mark, Federico Patellani). Primo lavoro di ricerca e combinazione all’interno delle molte aree tematiche presenti nel patrimonio delle collezioni del Museo, che conta più di un milione di immagini catalogate, Volti. Ritratti dalle collezioni è una selezione che sollecita subito


concentrate considerazioni e relativi approfondimenti, che dovrebbero coinvolgere l’insieme degli operatori culturali della fotografia italiana (ma dubitiamo che questo accada). Dall’introduzione di Roberta Valtorta all’opuscolo che accompagna la mostra: «Proprio questo significato profondo -il persistere dell’esistenza- risiede nella più modesta delle fototessere, in qualunque volto riprodotto sulla pagina di un giornale, in ogni fotoricordo, ben riuscita o mal riuscita che sia, così come nel più importante ritratto realizzato da un grande artista. E ancora sulla profondità del ritratto fotografico nei suoi legami con il tema del tempo e della morte, della maschera e dell’apparenza interviene Roland Barthes nella Camera chiara [...]. E proprio l’osservazione del volto umano riprodotto fotograficamente porta Barthes ad affermare che non dalla pittura nasce la fotografia, ma dal teatro. Genere molto amato, apparentemente facile, sicuramente attraente, nel tempo il ritratto fotografico non solo è entrato in tutte le case (dall’album di famiglia alle immagini incorniciate e appese al muro del salotto o della camera da letto), ma è stato anche prodotto e impiegato in ogni ambito della comunicazione: dal racconto giornalistico all’utilizzo editoriale, dall’uso pubblicitario alla documentazione industriale, dalla moda alla ricerca artistica. Il ritratto fotografico, nei propri risvolti di tipo fisionomico, spirituale, fisico, si è legato ai temi dell’identità, della memoria, del doppio, così radicati e mescolati nell’ampia questione della verosimiglianza, base indiscussa della fotografia».

FEDERICO PATELLANI Simultaneamente all’allestimento museale di Volti. Ritratti dalle collezioni, all’interno della propria sede istituzionale, il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo si proietta al proprio esterno. A cura di Kitti Bolognesi e Giovanna Calvenzi, Volti. Federico Patellani e il cinema è allestita all’aperto, a

disposizione del più ampio pubblico (non necessariamente di addetti, anzi è giusto vero il contrario): nella centrale piazza Gramsci, recentemente ristrutturata da Dominique Perrault nell’ambito del progetto di pedonalizzazione e valorizzazione del centro storico della città. In sequenza, cinquanta immagini del grande fotografo, uno dei massimi esponenti del reportage italiano, del quale il Museo conserva l’intero archivio di circa settecentomila soggetti. Tra i molti temi affrontati da Federico Patellani (1911-1977), il mondo del cinema è stato uno dei più significativi per una analisi del costume e dei modelli di comportamento sociale nel nostro paese: da un la-

David Bailey: Fred Astaire, 1976 (Fondo Colombo / Regione Lombardia). Mario Cresci: Barbarano Romano, 1979; da Movimenti (Fondo Colombo / Regione Lombardia). Enzo Nocera: Luigi De Ambrogi, 1980 (Fondo Nocera / Provincia di Milano).

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John Phillips: Alcide De Gasperi, Roma, 1953 (Fondo Colombo / Regione Lombardia). Paolo Gioli: Dietro il grigio, 1994 (Fondo Paolo Gioli / Comune di Cinisello Balsamo / Collezione Vampa). (in alto, a destra) Letizia Battaglia: Centro storico, Palermo, 1980 (Fondo Colombo / Regione Lombardia).

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to, si segnala la nota serie dedicata ai concorsi di bellezza (quando Miss Italia era un autentico trampolino di lancio: Lucia Bosé, Gina Lollobrigida, Eleonora Rossi Drago, Elsa Martinelli, Sofia Scicolone/Sophia Loren), dall’altra si incontrano i molti scatti sui set di film fondamentali, che hanno creato le basi per la rinascita del cinema italiano dal secondo dopoguerra. In mostra sono presentate fotografie che datano dalla fine degli anni Trenta ai primi anni Sessanta, che restituiscono volti e atteggiamenti dei personaggi più amati e popolari del cinema. Attori, attrici e registi molto noti: da Sophia Loren a Totò, da Gina Lollobrigida a Marina Vlady, da Silvana Mangano a Roberto Rossellini, da Giulietta Masina a Luchino Visconti, da Vittorio De Sica a Ingrid Bergman, a Kirk Douglas, a Anthony Quinn, a Federico Fellini. L’allestimento in espositori illuminati di grandi dimensioni richiama lo schermo cinematografico. Ampie didascalie invitano alla lettura: un ricordo in bianconero di tempi e modi passati per chi c’è stato; una presenza di figure profondamente diverse da quelle contemporanee per chi, per diritto di anagrafe, non c’era. Senza generalizzare, l’essenza di Volti. Federico Patellani e il cinema si manifesta anche nel proprio proporre Fotografia (maiuscolo!) in luoghi e spazi della vita quotidiana. Angelo Galantini Volti. Fino al 9 ottobre. ❯ Volti. Ritratti dalle collezioni. Museo di Fotografia Contemporanea, Villa Ghirlanda, via Frova 10, 20092 Cinisello Balsamo MI; 02-6605661; www.museofotografiacontemporanea.org. Giovedì 15,00-23,00, venerdì e sabato 15,00-19,00, domenica e festivi 10,00-19,00. ❯ Volti. Federico Patellani e il cinema. Mostra all’aperto, piazza Gramsci, 20092 Cinisello Balsamo MI.



Le otto mostre allestite nel festival Foto & Photo 2005, presentate a Cesano Maderno, in provincia di Milano, danno risalto a particolari visioni dei nostri giorni. C’è fotogiornalismo, tragicamente di guerra, e riflessione giornalistica; c’è ricerca d’ambiente e sull’ambiente; c’è celebrazione del Mito; c’è rilassatezza. Insomma, c’è fotografia a tutto campo

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uinta edizione di Foto & Photo, differenziato programma espositivo che si svolge in autunno a Cesano Maderno, in provincia di Milano, affermatosi a livello internazionale: è l’unico appuntamento italiano inserito nel circuito Festival of Light, nel quale si riconoscono qualificati e prestigiosi appuntamenti fotografici mondiali. Come tradizione, le mostre di Foto & Photo 2005 sono allestite in spazi pubblici e privati della città, che per due mesi, dal 24 settembre al successivo 20 novembre, si propongono come riferimento privilegiato e di qualità della fotografia.

FOTOGRA FIACONTEM PORANEA 46


Confermando le intenzioni già manifestate ed espresse nelle precedenti edizioni (FOTOgraphia, settembre 2004), la varietà di autori, temi, soggetti e punti di vista affronta un discorso fotografico senza soluzione di continuità, capace di combinare assieme la stretta attualità (seppure tragica: fotografie di guerra di James Natchwey) alla ricerca (con Gabriele Basilico), la leggerezza (dei ritratti di Marilyn Monroe scattati da Douglas Kirkland) alla riflessione (la collettiva di sei autori sulla raffigurazione del “soldato”). Nel concreto, otto mostre offrono un intenso e concentrato panorama della fotografia contemporanea, attraverso espressioni e impressioni tra loro complementari. Il percorso allestito dalla curatrice Enrica Viganò è avvincente: sia nella forma originaria, sia nella consueta raccolta in volume-catalogo, arricchito di testi a commento. Confermando una propria tradizione, anche la quinta edizione di Foto & Photo propone una immagine-simbolo, che compare sulla copertina del catalogo e su ogni materiale promozionale della manifestazione (pagina accanto). Si tratta di una fotografia che ritrae James Natchwey mentre fotografa una scena di guerra (di David Turnley, per gentile concessione di Corbis/Contrasto): e su questa immagine ci attardiamo in un riquadro pubblicato a pagina 51. Confermiamo: tutte le esposizioni sono localizzate a Cesano Maderno, in provincia di Milano, a nord del capoluogo: dal 24 settembre al 20 novembre; ingresso libero (0362-513550; www.cesanofotoephoto.it). ❯ James Nachtwey: War. Dieci fotografie 50x60cm; libri di riferimento War: Usa, Afghanistan, Iraq (edizione VII) e Civil Wars (Te Neus Publishing Company). Palazzo Arese Borromeo; mercoledì-venerdì 15,00-18,00, sabato e festivi 10,00-18,00. La selezione è incentrata sull’evento che più profondamente ha segnato l’inizio del Terzo millennio: l’attentato al World Trade Center dell’11 settembre 2001 e i conseguenti conflitti in Afghanistan e Iraq (FOTOgraphia, dicembre 2001). Lo straordinario occhio e coraggio del fotoreporter statunitense James Nachtwey, il più accreditato fotografo di guerra dei nostri giorni, ne danno una visione particolare, coltivata in decenni di impegno fotografico “sul campo” [a pagina 48]. Dal 1976, quando ha iniziato la propria carriera, ha affrontato gli scenari di tutti i conflitti che hanno impegnato il mondo: dal Kosovo a Israele, dalla Cecenia al Rwanda, fino all’Afghanistan e all’Iraq, dove è stato gravemente ferito nel dicembre 2003 (FOTOgraphia, febbraio 2004). James Nachtwey vive e interpreta la professione come una missione, e di questo si caricano di tanta intensità le sue immagini: «Sono stato un testimone, e le mie immagini sono la mia testimonianza. Gli eventi che ho documentato non dovrebbero essere dimenticati, e assolutamente non devono ripetersi». ❯ Nina Berman, Romano Cagnoni, Giorgia Fiorio, Jonathan Torgovnik, Juan Travnik, Francesco Cito: Soldati/Soldiers. Ottanta fotografie di dimensioni diverse. Palazzo Arese Borromeo; mercoledì-venerdì 15,00-18,00, sabato e festivi 10,00-18,00.

La collettiva Soldati sottolinea la volontà di soffermarsi sull’essere umano che sta dentro la divisa che indossa, e che si trova a combattere, uccidere, essere ucciso. Quali siano le ragioni che portano un uomo (una donna) a combattere in guerra, la mostra si propone di svelarne il lato umano, così necessariamente nascosto. In un tempo nel quale la guerra è tornata a essere presenza quotidiana, la collettiva scarta a lato la propria rappresentazione, offrendo una chiave di lettura (interpretativa?) complementare. I dittici di Jonathan Torgovnik mostrano la duplice personalità dei riservisti israeliani, in abiti civili e in divisa [a pagina 51]; in Purple Hearts, Nina Berman ha fotografato i militari statunitensi feriti, rimpatriati dal-

Gabriele Basilico: da L’esperienza dei luoghi. (pagina accanto) Immagine-simbolo di Foto & Photo 2005: James Natchwey fotografa una scena di guerra (fotografia di David Turnley; cortesia Corbis/Contrasto). Crushed Cars, Tacoma, 2004, di Chris Jordan: da Bellezza intollerabile.

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Douglas Kirkland: da Una notte con Marilyn. Davanti alle rovine del World Trade Center di James Natchwey: da War. (in alto a destra) Raphael Navarro: da Dipticos.

l’Iraq [pagina accanto]; Romano Cagnoni offre una galleria di ritratti in bianconero di feroci guerriglieri ceceni, composti e inquadrati in studio come consumati attori [pagina accanto]; altri ritratti dell’argentino Juan Travnik riportano alla ribalta la guerra delle Malvinas (Isole Falkland, 1982), con primi piani di soldati che hanno combattuto contro l’esercito inglese; Legio Pa-

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tria Nostra è una ricerca di Giorgia Fiorio sulla Legione Straniera e gli uomini che ne fanno parte, a un tempo protagonisti e sottomessi a riti e tradizioni immutati da decenni [a pagina 50]; Francesco Cito, del quale si conosce e riconosce il grande impegno con cui ha affrontato, in occasioni successive, la guerra in Palestina (e altri tanti conflitti), espone i suoi Combattenti d’Oriente [a pagina 50]. ❯ Gabriele Basilico: L’esperienza dei luoghi. Trentacinque fotografie (30x40, 50x60 e 100x80cm); libro di riferimento L’esperienza dei luoghi (Galleria Gottardo). Biblioteca Civica, via Borromeo 5; martedì-sabato 10,00-12,00 15,00-18,00, festivi 15,00-18,00. Avviata all’inizio degli anni Ottanta, la ricerca di Gabriele Basilico, architetto e fotografo di fama internazionale, condotta in un bianconero rigoroso, si concentra sul paesaggio urbano contemporaneo nel delicato passaggio da età industriale ad epoca post-industriale [a pagina 47]. In mostra, una selezione rappresentativa dell’originaria esposizione alla Galleria Gottardo (FOTO graphia, giugno 1994), curata da Roberta Valtorta, cui si deve anche il volume-catalogo appena ricordato. L’insieme è formato da quattro importanti lavori, da Milano - Ritratti di fabbriche (ricognizione dell’architettura industriale povera, nella periferia milanese) a Centro città (ricerca sulle strutture e gli edifici dei nuclei storici urbani), da Vedute (la parte del lavoro dell’autore che corrisponde alla percezione ampia dello spazio, dei paesaggi umani e industriali, «Alla scoperta -come ha annotato lo stesso Gabriele Basilico- di grandi visioni d’insieme, dei punti di fuga che avvicinano l’orizzonte, del gioco dialettico dei vari piani») a Beyrouth (documentazione della capitale libanese sconvolta dalla guerra; FOTOgraphia, marzo 1995).


❯ Raphael Navarro: Dipticos. Dodici fotografie 100x140cm; libro di riferimento Le forme del corpo (edizione Museo Ken Damy). Palazzo Arese Jacini, piazza Arese; lunedì-venerdì 10,00-12,00 - 15,0018,00, sabato 10,00-13,00, festivi 15,00-18,00. L’opera dello spagnolo Raphael Navarro rivela un delicato formalismo. I suoi dittici in bianconero, nei quali si incontrano suggestivi paesaggi naturali e presenze umane, ritraggono un mondo elegantemente ordinato, dove ogni elemento pare avere una rispondenza, un senso. Al centro di ogni dittico, formato da due esposizioni originarie su pellicola piana grande formato (della quale sono conservati i bordi caratteristici), un orizzonte fittizio: la linea precisa che unisce e divide le due singole immagini. Si crea così un sottile dialogo all’interno delle composizioni, di volta in volta imperniato su una relazione di equivalenza, complementarietà, contrasto o mutazione [pagina accanto]. ❯ Douglas Kirkland: Una notte con Marilyn. Ventitré fotografie (89x117, 60x90 e 50x60cm);

libro di riferimento Una notte con Marilyn (Federico Motta Editore). Cinema Teatro Excelsior, via San Carlo 20; giovedì-sabato 15,00-18,00, festivi 10,00-12,00 - 15,00-18,00. Realizzata con la collaborazione di Grazia Neri e Elena Ceratti dell’Agenzia Grazia Neri, che rappresenta in Italia Douglas Kirkland, la mostra raccoglie una particolare serie di immagini, che le vicende storiche hanno investito di epocalità (FOTOgraphia, dicembre 2002). La storia è nota, ma va ripresa. Il 17 novembre 1961, circa nove mesi prima della prematura scomparsa di Marilyn, il giovane Douglas Kirkland, agli inizi della propria carriera, fu inviato a Hollywood per fotografare l’attrice, già affermata nell’Olimpo dello star system, per il numero speciale dei venticinque anni di Look Magazine. I dettagli dell’incontro sono rivelati nel volume che raccoglie le immagini. Ovviamente, il gioco sta tutto nel contrasto tra l’inesperienza e l’emozione di un giovane fotografo (allora ventiseienne) e la sicurezza (?) e personalità di una autentica diva. Si dice che fu la stessa Marilyn Monroe a togliere d’impaccio il giovane fotografo, avendo intuita l’immagine che Douglas Kirkland avrebbe voluto rappresentare [pagina accanto]. Testuale: «Mi trovavo in una situazione conflittuale: la parte maschile del fotografo voleva dire: “tu entri in questo letto che abbiamo preparato senza niente addosso e poi vediamo. Punto e basta!” Invece il lato di me più timido, da bravo ragazzo che

Eugenio Manghi: da Il paese degli orsi che danzano. (a sinistra) Fotografia curiosa di John Drysdale: da Comic Photos.

Guerrigliero ceceno, di Romano Cagnoni: da Soldati/Soldiers. (a sinistra) Sergente Joseph Mosner, di Nina Berman: da Soldati/Soldiers.

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3˚ R.E.I., compagnie d’éclairages et d’appui, C.E.F.E., stage commando, Regina, Guyane, luglio 1995, di Giorgia Fiorio: da Soldati/Soldiers.

Mullah con corano e guerriglieri, Afghanistan 1980, di Francesco Cito: da Soldati/Soldiers.

va a messa la domenica, non permetteva a quelle parole di uscire. Ma poi lei, con il suo dolce intuito, rese tutto semplice, dicendo: “D’accordo, ho capito cosa ci serve. Abbiamo bisogno di un letto con le lenzuola bianche di seta e nient’altro. Funzione-

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rà”. Aveva fatto la fatica per me: aveva capito le mie idee e, anima gentile, le aveva espresse meglio di come avrei mai potuto fare io». Ecco, il servizio è tutto qui. Una serie di fotografie a tema unico, tra le quali si sarebbe scelta la posa migliore, ovvero quella (oppure quelle: due o tre al massimo) adatta alla messa in pagina e allo spirito della presentazione giornalistica. Douglas Kirkland scattò in 6x6cm con la propria Hasselblad (in tempi di Kodak Ektachrome da sviluppare nel Process E-2!), e la mostra rispetta le composizioni quadrate originarie, ingrandite e stampate con un esclusivo procedimento di impressione su tela. ❯ Comic Photos. Quarantatré fotografie (18x24 e 24x30cm); libro di riferimento Komische Fotos (Lappan). Palazzina Quattrocentesca, via Garibaldi; martedì-sabato 15,00-18,00, festivi 10,0012,00 - 15,00-18,00. Tutto da ridere. Immagini curiose e divertenti dall’archivio dell’agenzia tedesca Voller Ernst Fotoagentur (rappresentata in Italia dall’Agenzia Grazia Neri), che oltre il corpo delle immagini di stock generico e generale vanta due personalità particolari: una di impronta storica, con particolare riferimento alle vicende europee (tra cui ricordiamo la questione della bandiera rossa issata sul Reichstag; FOTOgraphia, giu-


TRA JAMES NATCHWEY E LEE MILLER

D

ell’edizione italiana del partecipe racconto dall’interno delle vicende del fotogiornalismo degli ultimi cinquant’anni, scritto da John G. Morris, abbiamo riferito per tempo, nel dicembre 2000. In prima battuta abbiamo sottolineato il valore della testimonianza di uno dei protagonisti del giornalismo del secondo Novecento: corrispondente da Hollywood per Life, editor fotografico di Life da Londra durante la guerra, editor fotografico di Ladies’ Home Journal (un periodico che ha contribuito a tracciare il moderno stilema di illustrazione fotografica), primo direttore dell’agenzia Magnum Photos, editor fotografico al Washington Post e al New York Times, redattore e corrispondente di National Geographic. Nella stessa occasione abbiamo anche sottolineato due incongruenze dell’edizione libraria italiana, che ci è parsa sottotono rispetto l’originaria di Random House. Per quanto il testo sia prezioso e qualificato, il titolo italiano Sguardi sul ‘900. Cinquant’anni di fotogiornalismo scarta a lato il significato implicito del

gno 2005), e l’altra di fotografie di carattere curioso, che strappano il sorriso a chi le osserva. Autori noti, tra cui spicca l’ironia di Robert Doisneau, e umorismi spontanei in una carrellata che gioca il proprio effetto sui contrasti compositivi oltre che su volontari giochi prospettici [a pagina 49]. ❯ Chris Jordan: Bellezza intollerabile. Dieci fotografie 112x142cm; libro di riferimento Intolerable Beauty (Cenveo). Chiesetta di Sant’Antonio e dei Santissimi Angeli Custodi, via Borromeo; martedì-sabato 15,00-18,00, festivi 10,00-13,00 - 15,00-18,00. Con le sue monumentali fotografie a colori, sempre esposte in generose dimensioni, lo statunitense Chris Jordan indaga al di là della facciata dell’american dream, scavando negli effetti della società consumistica, improntata a un frenetico “usa-e-getta”, attraverso montagne di barattoli e bottiglie di plastica, distese di telefonini usati, cumuli di auto pressate [a pagina 47]. Ogni immagine rimanda alle proporzioni gigantesche del consumo di massa, e conduce inevitabilmente a una riflessione sulle sue conseguenze, sia ambientali sia culturali. È proprio la proiezione culturale che interessa maggiormente l’autore: «Non mi stupisce che l’indice di soddisfazione e felicità individuale stia diminuendo costantemente dagli anni Cinquanta, quando la gente lavorava meno ore e consumava meno della metà di ciò che si consuma al giorno d’oggi». ❯ Eugenio Manghi: Il paese degli orsi che danzano. Trenta fotografie (70x100 e 70x150cm); libro di riferimento Nord (Gribaudo); con il patrocinio del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano). Associazione Magister Ludi, via Dante 55; sabato 15,00-18,00, festivi 10,00-12,00 - 15,00-18,00. Vita quotidiana e suggestivo paesaggio di Nu-

racconto. Banalizzando i richiami del volume, per richiamare un pubblico potenzialmente più vasto, si è corso il rischio di distogliere l’attenzione dalla sostanziosa concretezza della corrispondenza di John G. Morris, in origine Get the Picture: A Personal History of Photojournalism (ovvero Procurati la foto: una personale storia del fotogiornalismo; premiato nel 1998, anno di edizione, dalla United Nations Society of Writers and Artists). Dopo di che, soprattutto il nudo di copertina (anche se si tratta di Lee Miller, prima modella e poi corrispondente di guerra per Vogue, fotografata da Man Ray) non c’entra nulla con il libro nel proprio insieme; tanto che, alla presentazione pubblica alla Libreria Feltrinelli di Milano, l’autore ha osservato che non avrebbe mai pensato che un suo libro venisse editato con un nudo in copertina. Il volume originario è illustrato con l’immagine di James Natchwey in azione, oggi presa a simbolo di Foto & Photo 2005 (di David Turnley, per gentile concessione di Corbis/Contrasto).

navut, il “paese degli orsi che danzano”, dopo una lunga battaglia col governo canadese, dal 1999 ufficialmente riconosciuta come patria del popolo Inuit [a pagina49]. Meglio noti come “eschimesi”, appellativo in realtà dispregiativo che significa “mangiatori di carne cruda”, gli Inuit, gli “uomini”, sono dediti alla caccia e pesca, oggi come mille anni fa. Vivono nei villaggi di igloo, in esemplare armonia con la natura che li circonda. Nella propria terra, il Nunavut, una volta all’anno si assiste alla migrazione delle mamme e dei cuccioli di orso polare. Alessandra Alpegiani

Daniel Riba, di Jonathan Torgovnik: da Soldati/Soldiers.

Foto & Photo 2005. Fotografia a Cesano Maderno MI; www.cesanofotoephoto.it, cultura@cesano.it. Dal 24 settembre al 20 novembre. Catalogo delle mostre.

51


Studio Controluce di Sebastiano e Pierluigi

che si estendono su una superficie di trecentocinquanta metri quadrati, idonei per gli allestimenti scenici

Lo studio di via Martiri Oscuri 22

degli arredamenti che fotografano.

a Milano, in zona Stazione Centrale,

Sebastiano e Pierluigi, insieme come

è composto da due sale di posa,

Studio Controluce, sono un efficace esempio di collaborazione professionale, in sicura

L’impegno professionale di Studio Contro-

adeguate tappe professionali, comincian-

anni trascorsi con Edoardo Mari, che anco-

luce, di Sebastiano e Pierluigi, riflette una

do dalla metà degli anni Settanta come

ra oggi giudicano come la loro esperienza

concezione classica e rassicurante del

assistenti presso strutturati e affermati

più importante, determinante addirittura.

mestiere in fotografia. Avendo percorso

studi milanesi, hanno edificato una solida

A conseguenza, grazie anche a un effi-

impalcatura professionale, propria e ca-

ciente staff di collaboratori, nell’attuale

ratteristica di una generazione che inter-

struttura Sebastiano e Pierluigi (Controlu-

preta la fotografia con impegno, convin-

ce) realizzano ambientazioni accurate su

zione e straordinaria applicazione. In questo senso, considerano fondamentale per le proprie formazioni professionali gli

A / D i m a g i n g s r l • v i a l e S a b o t i n o 4 , 2 0 1 3 5 M i l a n o • 0 2 - 5 8 4 3 0 9 0 7,


e adeguata coincidenza di intenti.

di rispettivi percorsi professionali,

Hanno attivato l’attuale sala di posa,

casualmente avviati,

le attuali sale di posa, al plurale

ciascuno per conto proprio.

(è meglio), nel 1993, al culmine

Entrambi hanno compiuto strade analoghe presso diversi studi fotografici milanesi, prima di unirsi in società, appunto Studio Controluce.

disegni di architetti e come richiesto dai

In ordine con le finalità delle proprie ripre-

gitali. In particolare, i valori dei dorsi digi-

clienti. Operano nella fotografia di arreda-

se, Sebastiano e Pierluigi fotografano con

tali Leaf Valeo 17 e Leaf Valeo 22, utiliz-

mento, con clienti di spessore (MDF, Ari-

procedimenti tradizionali e con mezzi di-

zati con apparecchi medio e grande for-

ston, Ideal Standard e Colombo Design,

mato, sono congeniali alle necessità tec-

per esempio), per i quali realizzano effica-

niche della messa in pagina e dell’ingran-

ci raffigurazioni: secche nell’inquadratu-

dimento di qualità dei file di immagine.

ra, minimali nella composizione. Così

La mediazione dei mezzi tecnici è in ordi-

agendo, interpretano le esigenze dei ca-

ne, ma più esattamente subordine, alle

taloghi di prestigio che illustrano.

spiccate capacità fotografiche di Sebastiano e Pierluigi: Studio Controluce (www.controlucephoto.it).

f a x 0 2 - 5 8 4 3114 9 • w w w. a d i m a g i n g . i t • i n f o @ a d i m a g i n g . i t


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TRA TERRA E CIELO

Protagoniste assolute della ricerca fotografica di Francesco Nonino sono le Nuvole, o, se si vuole estendere il termine in un’ampiezza metaforica, oltre che reale, ci si può riferire a tutto il Cielo, cui le nuvole danno materia. Inconsistente e immaterico, immenso, eppure invisibile. Difficile da definire, ancora più difficile da fotografare. Francesco Nonino ha affrontato questo soggetto-non soggetto realizzando una serie di paesaggi in bianconero, dall’emblematica definizione Atmospheres: in mostra alla Galleria Grazia Neri, dalla cui Agenzia, l’autore è rappresentato. Nella propria duplice accezione di scientificità, quando ci si riferisce all’involucro gassoso che circonda la Terra, e figurativa, quando si vuole invece indicare l’impalpabilità di un clima psicologico, proprio di una sfera emotiva, il progetto Atmospheres nasce dal fascino per i significati della natura e per la ostinata volontà dell’uomo di decifrarli e dare loro un nome. È in questa direzione che le immagini, di impatto visivo altamente suggestivo ed emozionale, portano come titolo la denominazione scientifica del tipo di nube che vi compare: per esempio, Cirrus, Cirrostratus, Stratocumulus. Così viene evidenziato il bisogno umano di categorizzare la realtà, bisogno di rigore scientifico proprio nel territorio sovrano della mutevolezza e della casualità rappresentato dalle formazioni nuvolose. Elemento di indagine non nuovo alla fotografia, il Cielo è stato affrontato come soggetto, giusto per la propria simbologia evocativa, da fotografi di autorevole levatura, lungo un percorso storico distribuito nel tempo. Negli anni Venti, con gli Equivalents, Alfred Stieglitz spostò ideologicamente il senso della fotografia: da descrittiva a interpretativa; nei Settanta si registrano le Verifiche di Ugo Mulas, con la relativa sperimentazione dell’ingrandimento; quindi si approda all’Infinito di Luigi Ghirri, dove il compianto autore emiliano dimostra l’impossibilità di raccontare il Cielo. A differenza di queste ricerche,

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Stratocumulus cumulogenitus; Udine, 1989.

Cirrus fibratus, Cumulus mediocris; Udine, 1989.

Atmosfera (at-mo-sfé-ra) sostantivo femminile / 1. Involucro gassoso di varia composizione e natura che circonda la Terra e altri pianeti / figurato Clima psicologico proprio di un determinato ambiente o di particolari circostanze.


Cirrus vertebratus; Bologna, 1995.

che a pieno diritto appartengono alla Storia della fotografia, nelle quali l’elemento è pregnante di un significato proprio e metaforico, le odierne immagini di Francesco Nonino hanno un comportamento diverso e preciso. Sono una serie di Cieli fortemente ancorati alla Terra: la scena terrestre dà corpo e definisce sempre il punto al di sopra del quale si sviluppa il Cielo, in-

terpretato di volta in volta da imprevedibilità nuvolose diverse. Come se la Terra fosse la piattaforma sulla quale sta appoggiato il Cielo, fornendogli la concretezza necessaria per esistere. Una sottile striscia di terra, dove l’autore rende riconoscibili elementi del vissuto quotidiano, forti di un potere certificante e rassicurante di una realtà che, comunque sia, esiste. A.Alp.

Francesco Nonino: Atmospheres. Galleria Grazia Neri, via Maroncelli 14, 20154 Milano; 02-625271, fax 02-6597839; www.grazianeri.com, photoagency@grazianeri.com. Dal 21 settembre al 14 ottobre; lunedìvenerdì 9,00-13,00 - 14,30-18,00 sabato 10,00-12,30 - 15,00-17,00. Catalogo Damiani Editore: prefazione di Roberta Valtorta; 96 pagine 31,5x24cm; 35,00 euro.


owerShot S2 IS, una delle più potenti e versatili compatte digitali Canon, è dotata di sensore CCD da cinque Megapixel e zoom ottico di ben 12x, con stabilizzatore ottico di immagine; oltre la fotografia, permette riprese video con audio a trenta fotogrammi al secondo fino a sessanta minuti. Fornita dello stesso potente microprocessore Digic II presente nelle reflex digitali professionali Canon Eos, PowerShot S2 IS è in grado di scattare in sequenza fino a 2,4 fotogrammi al secondo, con tempi di avvio e di messa a fuoco due volte più veloci rispetto al modello che l’ha preceduta, l’originaria PowerShot S1 IS. Tra le altre caratteristiche importanti, si segnalano diciotto modalità di

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scatto, una velocità massima dell’otturatore di 1/3200 di secondo e l’interfaccia USB 2.0 Hi-Speed, per rapidi trasferimenti dei file.

ZOOM STABILIZZATO Lo zoom ottico f/2,7-3,5 presente nella PowerShot S2 IS, il più potente che abbia mai

equipaggiato una compatta digitale Canon (con escursione equivalente alla variazione 36432mm della fotografia tradizionale 24x36mm, riferimento d’obbligo), è dotato dello stabilizzatore ottico di immagine, che evita sfocature dovute al micromosso dell’apparecchio e immagini tremolanti nelle ri-

prese video a mano libera. Una lente a dispersione ultra ridotta (UD) minimizza l’aberrazione cromatica presente con le lunghe focali, assicurando immagini dettagliate e dai colori naturali. Lo stabilizzatore può essere regolato sulle modalità Spento, Continuo (sempre in funzione) oppure su Scatto (si attiva solo durante l’esposizione); inoltre può essere impostato su Panning, per correggere solo i movimenti verticali, consentendo di effettuare spostamenti sul piano orizzontale. Permettendo di guadagnare circa due o tre stop rispetto le dotazioni tecniche convenzionali, lo stabilizzatore consente di impiegare tempi più lunghi senza sfocature: utile quando si scatta con poca luce e in occasione di eventi particola-

RAPIDAMENTE

EFFICACE 56

Grazie all’avanzata tecnologia Canon che incorpora, la digitale PowerShot S2 IS è in grado di soddisfare anche gli utenti più esigenti


ri, durante i quali il lampo del flash non è gradito, oppure non permesso. Oltre a garantire una risposta pressoché istantanea dello zoom, il motore a ultrasuoni USM è estremamente silenzioso e non interferisce con la registrazione stereo del suono nelle riprese video o quando si fotografano animali nell’ambiente naturale. La modalità SuperMacro permette la messa a fuoco fino a contatto con il soggetto, mentre la lente Close-up 500D (58mm; accessorio opzionale) consente affascinanti visioni in macrofotografia. Per coprire ulteriori angoli di ripresa, gli aggiuntivi ottici grandangolari e tele, analogamente opzionali, consentono di spostare l’escursione zoom: addirittura 24x, da 27mm a 648mm (sempre in riferimento al formato fotografico tradizionale 24x36mm). Senza aggiuntivi di conversione, PowerShot S2 IS offre un ingrandimento totale 48x, quando si attiva anche il moltiplicatore digitale (4x), sia in fotografia sia in video.

ALTE PRESTAZIONI Il microprocessore Digic II, di cui è dotata la Canon Power Shot S2 IS, provvede a tenere sotto controllo tutti i parametri critici relativi all’elaborazione delle immagini e a velocizzare un insieme di funzioni operative (quali la riproduzione e lo scorrimento delle immagini) e permette, inoltre, di acquisire immagini fisse alla massima risoluzione persino quando è in corso una ripresa video. PowerShot S2 IS è in grado di scattare in sequenza rapida fino a 2,4 fotogrammi al secondo, fino al totale riempimento della scheda di memoria, offrendo nuove opportunità per le fotografie d’azione o in caso di sequenze in rapido svolgimento. Sia in fotografia sia in video, è sempre disponibile la messa a fuoco manuale. La registrazione sonora stereo di alta qualità può essere impo-

stata su diversi stadi di fedeltà: colonna sonora di un video, registrazione sonora a sé stante o annotazione vocale di una fotografia. Il filtro antivento, selezionabile, migliora l’audio nelle registrazioni all’aperto quando l’atmosfera non è del tutto calma. La riproduzione sonora mono, prodotta dall’altoparlante incorporato nell’apparecchio, si trasforma in stereo quando si attua una connessione via cavo (in dotazione) a un dispositivo video stereo. Altri accorgimenti significativi apportati alla nuova Power Shot S2 IS riguardano l’ampliamento del monitor LCD a 1,8 pollici, la funzione Night Display, molto utile in condizioni di luce scarsa, la luminosità regolabile su due livelli nel mirino elettronico EVF e il controllo manuale di sollevamento sul flash integrato.

FOTOGRAFIA E VIDEO Semplicemente premendo il pulsante di scatto. la nuova funzione Photo-in-Movie consente di catturare alla massima risoluzione fotografie mentre si sta girando un video. Mentre l’immagine fotografica viene acquisita dal sensore, la ripresa video è temporaneamente sospesa. L’immagine fotografica e la ripresa video sono memorizzate separatamente e la sequenza video interrotta può essere ricongiunta grazie a una particolare opzione del menu Edit del software ZoomBrowser EX 5.2/ ImageBrowser 5.1. La compatta digitale dispone di diciotto modalità di scatto, tra le quali quella manuale, sei preselezioni di scene speciali e la visione Panorama per realizzare immagini panoramiche dall’unione di più scatti. Canon PowerShot S2 IS mantiene invariato il pulsante dedicato alla ripresa video, evitando di dover navigare nel menu e assicurando all’utente di cogliere all’istante i momenti più importanti. Inoltre, è possibile anche rivedere fil-

SOFTWARE ella dotazione della compatta digitaNle Canon PowerShot S2 IS sono inclusi i software ZoomBrowser EX 5.2 (per PC), Image Browser 5.1 (per Mac) e ArcSoft PhotoStudio, per la gestione dell’archivio di immagini e il montaggio di fotografie e video. Quindi, PhotoStitch serve a creare visioni panoramiche orbicolari da scatti singoli e PhotoRecord è utile alla gestione della stampa. La Canon PowerShot S2 IS supporta PTP, per il trasferimento dei file a Windows XP o Mac OS X senza driver. I driver presenti nel software in dotazione sono Twain (Windows 98/2000) e Wia (Windows Me).

mati direttamente “in camera”, e la funzione My Colors permette di applicare nove effetti colore in tempo reale mentre si scattano fotografie o si riprendono video. Infine, la compatta digitale PowerShot S2 IS è dotata del pulsante Stampa/Condivisione, che consente di stampa-

re o trasferire sul computer le immagini scattate: collegamento diretto tramite connessione con cavo USB a una stampante PictBridge compatibile o a un computer Windows o Apple Macintosh. (Canon Italia, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI). Antonio Bordoni


ANCHE IN

CONDIZIONI ell’elegante corpo robusto e impermeabile della compatta digitale µ Digital 800, disponibile in blu scuro lucido o argento, Olympus ha inserito un gran numero di funzioni innovative in grado di offrire la massima libertà espressiva. Lo zoom ottico 3x e la risoluzione di otto milioni di pixel consentono affascinanti scatti ad alta definizione. E per rivedere i risultati in tutta la propria bellezza, l’apparecchio è dotato di un monitor LCD di generose dimensioni: 2,5 pollici (6,4cm), con risoluzione di 215.000 pixel. La tecnologia HyperCrystal permette di visualizzare l’immagine anche con una elevata angolazione, sempre con una nitidezza straordinaria, anche in pieno sole, fino a 160 gradi di inclinazione. In unione alla tecnologia Bright Capture, esalta notevolmente la visione e la ripresa in tutte quelle situazioni nelle quali la luce dovesse essere scarsa. Il luminoso zoom ottico 3x, costituito esclusivamente con lenti in vetro, assicura la massima qualità dell’immagine. Grazie all’alta risoluzione, i soggetti possono anche essere ingranditi usando lo zoom digitale 4x (ingrandimento totale 12x). La qualità dell’immagine e la velocità

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LIMITE La risoluzione di otto Megapixel è il valore discriminante e di riferimento della nuova compatta digitale Olympus µ Digital 800, che offre una concreta serie di dotazioni tecniche che favoriscono e semplificano la ripresa fotografica. Dalla configurazione del monitor da 2,5 pollici all’efficace processore True Pic Turbo, una opportuna consecuzione di prestazioni


IN SINTESI ❯ Risoluzione di otto Megapixel. ❯ Corpo in metallo impermeabile, con superficie lucida in argento o blu scuro. ❯ Luminoso zoom 3x f/2,8-4,9 (equivalente all’escursione 38-114mm della fotografia tradizionale 24x36mm). ❯ Tecnologia Bright Capture, per prestazioni inalterate in condizione di scarsa illuminazione. ❯ Monitor LCD HyperCrystal extra-large da 2,5 pollici (6,4cm), con angolo di visuale di 160 gradi in orizzontale e verticale. ❯ Diciannove programmi di ripresa; più modalità automatiche programmata, a priorità dei diaframmi e a priorità dei tempi. ❯ Scatto in sequenza High-speed. ❯ Funzione filmati con audio (in qualità VGA). ❯ Macro e SuperMacro, a partire da 3cm in modalità SuperMacro. ❯ Processore di immagine TruePic Turbo. ❯ Funzione Calendario. ❯ PictBridge compatibile. ❯ In dotazione: batteria al Litio e caricabatteria, cavo USB, cavo AV e software Olympus Master.

operativa sono ulteriormente assicurate dal processore di immagine TruePic Turbo. Oltre allo scatto in completo automatismo, si può scegliere tra diciannove programmi di ripresa, a tutto vantaggio della creatività. Le modalità automatiche a priorità dei tempi e dei diaframmi sono sempre a portata di mano, così come il Macro e il SuperMacro. A seguire, è anche possibile la registrazione di filmati col sonoro in qualità VGA. Tutte queste opzioni, tuttavia, non impediscono anche ai principianti di utilizzare la compatta senza problemi, grazie

alla funzione Guida, che è in grado di analizzare le condizioni di ripresa e suggerire direttamente sull’LCD gli strumenti operativi più adatti. Le immagini si salvano sia nella memoria interna da 19Mb sia su schede di memoria xD-Picture Card (attualmente disponibili con capacità fino a un Giga). L’utile funzione Calendario permette di ritrovare facilmente gli scatti memorizzati. La compatibilità PictBridge permette di stampare senza bisogno di computer. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI). A.Bor.

IN MUSICA Olympus µ Digital 800 arrivata in Europa è stata regalata ai DuDuran, impegnati in un tour mondiale per promuovere il loro ultimo alLbumrana prima Astronaut. Alla tappa di Amburgo, Nick Rhodes, leader del gruppo e appassionato fotografo, ha ricevuto l’apparecchio. La combinazione sottolinea come questa compatta digitale sia particolarmente adatta per realizzare fotografie in condizioni di luce critiche, come per esempio durante un concerto. In situazioni di scarsa illuminazione, l’LCD integrato aumenta automaticamente la luminosità per garantire un’accurata inquadratura e riportare immagini adeguatamente brillanti.

BIANCO E NERO laboratorio fotografico fine - art solo bianco & nero

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Filo d’acqua All’interno di una visione multimediale rogetto e realizzazione di Roberta Fossati, Strade bianche 2005: a Casale Marittimo, in provincia di Pisa, nell’immediato entroterra della costa toscana, il 23 luglio dalle 18,30. Le strade esistono solo nel momento in cui le percorriamo: spettacoli teatrali, musica, arti visive, un

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susseguirsi ritmato di eventi, incontri, contaminazioni. Nell’arco di una giornata l’arte, declinata in ogni propria forma, dà vita a Un festival lungo un giorno. Tra i programmi, inaugura la mostra Un filo d’acqua, che rimane esposta per tutto agosto: riflessioni sul tema dell’ac-

qua e sulle problematiche ecoambientali connesse di Massimo Bartolini, Alessandra Cassinelli, Roberto Conz, Marco Porta, Dubravka Vidovic.

Un filo d’acqua. Il fondo, via di Mezzo 1, 56040 Casale Marittimo PI; 335-6810109. Dal 23 luglio al 31 agosto; lunedì-sabato, 16,00-19-00.

Fotografia e progetto GABRIELE BASILICO

Al Portfolio di Savignano sul Rubicone

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❯ Premio Marco Pesaresi 2004: Tommaso Bonaventura e Theo Volpatti. ❯ La parola all’immagine: progetto didattico di dialogo con il territorio e di interscambio culturale. ❯ Incontri: Gabriele Basilico,

❯ In piazza: Lettura dei portfolio; Tavole rotonde, incontri e conversazioni; Librerie in piazza; Spazio Fiaf; Proiezioni. Portfolio in Piazza. Savignano sul Rubicone FO; 9, 10 e 11 settembre. Segreteria presso Vecchia Pescheria, corso Vendemini 51, 47039 Savignano sul Rubicone FO; 0541-941895; info@ portfolioinpiazza.it.

Collezione d’autore Con la forza della passione ollezione fotografica in mostra, Collezione di prestigio, sia come valore effettivo sia come valore di scelte. La Collezione fotografica è quella di Luisella d’Alessandro, presidente della Fondazione Italiana per la Fotografia, esposta per la prima volta al pubblico. Non ha la presunzione di offrirsi come raccolta museale, ma propone il privilegio di far trasparire il nucleo più intimo di un collezionista: le scelte di una vita, le passioni, gli umori e gli amori. Da sempre impegnata con la fotografia, con la mostra Gamberi di fiume. Una col-

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lezione come un’altra… Luisella d’Alessandro offre spunto per una riflessione su cosa muove un amante e conoscitore della fotografia a scegliere un’opera piuttosto che un’altra. Nel suo caso, traspare sicuramente l’impulsività che ha segnato una vita e l’istinto che l’ha fatta scegliere sempre secondo la propria indole e mai in base al gusto del mercato. Insidia che mina, col proprio potere, il senso ultimo della fotografia e dell’arte in generale. Gamberi di fiume. Una collezione come un’altra...

NADAR

ppuntamento di prestigio, Portfolio in Piazza, a Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì, si accompagna con eventi collaterali. Curatore dal 2001, Denis Curti propone quest’anno di esplorare un argomento a un tempo preciso e vasto, quale Fotografia e progetto: riflessione sulla progettualità che sta dietro l’immagine, ma, soprattutto, dietro un percorso creativo. Il progetto definisce la fotografia: ne costituisce il segno distintivo ed eleva l’immagine a pensiero, suggestione, valore. L’autore connota l’esperienza della visione e così crea, attraverso la formalizzazione dell’idea, un fondamento progettuale che porterà solo successivamente all’azione di costruzione dell’immagine e alla propria rappresentazione. ❯ Mostre: Gabriele Basilico, Mario Cresci, Nino Migliori e Carmelo Nicosia. ❯ Progetto speciale: Andrea De Carlo. ❯ Premio Festivalfoto 2004: Marcello Bonfanti, Enrico Genovesi e Simone Martinetto.

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Mario Cresci, Nino Migliori, Carmelo Nicosia, e Andrea De Carlo, insieme agli altri fotografi presenti, si confrontano con altri creativi del mondo dell’arte, dello spettacolo, della cultura, della letteratura, dell’editoria e della progettazione del territorio. ❯ Premi: Festivalfoto Portfolio in Piazza; Borsa di studio Marco Pesaresi; Premio Bibbiena; Premio Portfolio Italia; Premio HF Libreria in Piazza.

Collezione fotografica di Luisella d’Alessandro. Galleria Carlina, piazza Carlo Emanuele II 17, 10123 Torino. Dal 15 settembre al Primo ottobre; martedì-sabato 10,3012,30 - 16,00-19,30.


Il Memorial uinta edizione del qualificato e prestigioso Concorso Fotografico Nazionale Memorial Mario Giacomelli, organizzato dal Circolo Fotografico Sannita di Benevento per ricordare la figura del grande fotografo italiano, scomparso il 25 novembre 2000: borsa di studio di mille euro offerta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Morcone. In simultanea, Seconda borsa di Studio Memorial Mario Giacomelli, con il patrocinio dell’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Si richiede una ricerca, nello spirito della fotografia di Mario Giacomelli (anima, emozione, partecipazione), completa di titolo su un unico tema composta da quindici-venti fotografie: stampe a colori o in bianconero (tra 15x18cm e 20x30cm), diapositive e fotografie a sviluppo immediato polaroid e fu-

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ji. In un secondo momento, il vincitore deve fornire stampe in dimensioni adeguate all’allestimento di una mostra fotografica. Le immagini, accompagnate da un curriculum vitae, devono essere inviate entro il 12 ottobre al Circolo Fotografico Sannita. Quota di partecipazione 15,00 euro (conto corrente postale 21852835, intestato a Cosimo Petretti, via Pianello 10, 82026 Morcone BN; 0824-957042). La giuria è composta da Grazia Neri, titolare dell’omonima Agenzia, Gianni Berengo Gardin, fotografo, Roberto Mutti, critico, Maurizio Rebuzzini, direttore di FOTOgraphia, Luigi De Francesco, assessore alla Cultura del Comune di Morcone, Cosimo Petretti, presidente del Circolo Fotografico Sannita. Premiazione a Benevento, il 26 novembre. Circolo Fotografico Sannita, via Pianello 10, Casella Postale 37, 82026 Morcone BN; 0824-957042, anche fax; www.cfsannita.com, cosimo. petretti@virgilio.it.

Il quotidiano Con rigore estetico e concettuale

ntologica di Giampaolo Romagnosi, proposta nell’ambito del programma culturale Gruppo Mignon. In mostra ottanta fotografie, per la maggior parte inedite, fedeli alla filosofia del Gruppo, attenta alle espressioni della fotografia di strada. Immagini capaci di sottolineare sia il dettaglio sia l’insieme, realizzate con rigore intellettuale. Dando valore al lato estetico, armonia di

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passaggi tonali attraverso i quali si percepisce il gusto del bello, in linea con un personale sentire e fotografare. L’esposizione si avvale anche di una installazione multivisiva che accompagna il visitatore. In occasione della mostra viene pubblicato il terzo titolo Mignon Photographers. Giampaolo Romagnosi. Antologica di fotografie inedite. Museo di Villa Breda, via San Marco 219, 35020 Ponte di Brenta PD; 049-8935600; www.mignon.it, info@mignon.it. Dall’8 al 23 ottobre; martedìsabato 15,30-19,30, domenica 10,00-12,00 - 15,30-19,30.

MAURO FIORESE: PIAZZA BRA, SULLO SFONDO IL PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA

Giacomelli

Centenario veronese Tra cultura e amore per la città nsolito modo per onorare il proprio centenario: niente meno che una mostra fotografica allestita nella centrale piazza Bra a Verona, proposta dalla storica Azienda Vicenzi, che compie, appunto, cento anni. Le immagini sono raccolte in una monografia pubblicata da Contrasto. Verona nel cuore di Vicenzi, suggestive fotografie realizzate da tre autori, Carl De Keyzer, Stefano De Luigi e Mauro Fiorese, e accompagnate dalle parole di Andrea De Carlo. Così, questo originale nonché culturale modo di festeggiare un compleanno risulta un’occasione per raccontare Verona e metterla in mostra, a disposizione di tutti, per tutta l’estate, presso i giardini di piazza Bra. Un autentico omaggio alla città, un progetto sostenuto dal presidente dell’azienda, Giuseppe Vicenzi, per documentare Ve-

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rona attraverso i propri aspetti più caratteristici e suggestivi: la gente, l’arte, la storia, la quotidianità e l’economia, per narrare le emozioni che i visi e i luoghi esprimono, guardando al recupero del passato e alla ricerca dell’ispirazione di uno slancio per il futuro. Verona nel cuore di Vicenzi. Sguardi inediti tra la gente e i luoghi scaligeri. Mostra all’aperto ai Giardini di piazza Bra, 37100 Verona. Dal 2 luglio al Primo settembre.

A seguire 62 Per strada 62 Elogio della lentezza 62 Ritorno in Sicilia 63 Sguardi brasiliani 63 Oltre i luoghi comuni 63 Rifiuti (Foto/Riciclati)

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Ritorno in Sicilia Fiera delle attrezzature professionali sposizione merceologica di attrezzature fotografiche professionali, organizzata dall’associazione di categoria Apif (Associazione Produttori e Importatori Fotoprofessionali), Click-Up si svolge sempre in città diverse, in modo da toccare sistematicamente tutto il territorio italiano. A dieci anni dall’ultimo appuntamento siciliano, la ventiduesima edizione di Click-Up torna sull’isola: al Centro Fieristico-Congressuale-Culturale Le Ciminiere di Catania. Ex raffineria di zolfo, è questo un simbolo dello sviluppo economico, sociale e culturale dei nostri giorni, un prezioso esempio di archeologia industriale valorizzata dall’amministrazione provinciale grazie a un’accurata opera di recupero e ristrutturazione. Con la propria memoria storica e il suggestivo segno architettonico, oggi il Centro Le Ciminiere rappresenta una vetrina ideale sul Mediterraneo e sul

E Per strada Bellezza e stupore di realtà quotidiane embro dell’Associazione Culturale Mignon, indirizzata alla Street Photography, Ferdinando Fasolo ne incarna pienamente gli intenti. Con la raccolta Fotografie di strada, insegue nella scena quotidiana la bellezza, lo stupore, indaga l’indifferenza, la banalità e l’emarginazione, per scoprire e mettere insieme «situazioni completamente scombinate tra loro in modo armonico». Trenta fotografie bianconero di personale scrittura fotografica raccontano situazioni, mo-

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tivi inconsueti e incontri inattesi. Scatti vibranti che svelano affascinanti porzioni del reale, istanti nei quali la strada coincide con la vita. Ferdinando Fasolo: Fotografie di strada. Associazione Ricreativa Culturale Galluzzo, Aula Consiliare, Palazzo Podestà, via del Podestà 161, 50124 Galluzzo FI; 055605978; www.mignon.it, info@mignon.it. Dal 2 al 14 ottobre; giovedì e sabato 16,0019,00, domenica 10,00-12,00.

Elogio della lentezza Per ritrovare tempi e ritmi dimenticati ento suggestive immagini raccolte in dieci anni di ricerca, che con la propria capacità evocativa mettono in sintonia l’osservatore con le intenzioni di Michael Kenna, noto autore di fotografia contemporanea. Con ritmo calmo e cadenzato, le immagini di Retrospective Two 19942004 conducono in luoghi silenziosi, inaspettati, sussurrati, dove il frenetico e convulso vivere contemporaneo non è contemplato, è relegato per un po’ in luoghi estranei, altri. In questa indagine, l’autore ha rinunciato alla velocità per sintonizzarsi su canali di paci-

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fica convivenza con i luoghi frequentati e fotografati, fino a che le immagini si “sentono” visivamente: atmosfere lontane, rumori e luoghi non più appartenenti alla memoria. Michael Kenna: Retrospective Two 1994-2004. A cura di Mauro Fiorese. Centro Internazionale di Fotografia, Scavi Scaligeri, Cortile del Tribunale, piazza Dante Alighieri, 37121 Verona; 045-8007490; www.comune.verona.it/scaviscaligeri/. Dal 29 ottobre all’8 gennaio 2006; martedì-domenica 10,00-19,00. Catalogo edito da Nazraeli Press.

mondo, per attività espositive, fieristiche, congressuali, culturali e didattiche. Raggiungibile in pochi minuti dal porto, dall’aeroporto, dalle autostrade e dalla tangenziale, è servito da tutti i mezzi di trasporto pubblico. In anno dispari, quando non si svolge la Photokina di Colonia, Click-Up rappresenta una straordinaria occasione per verificare la progressione tecnologica del settore, alla luce delle relative singole offerte merceologiche tradizionali e digitali: dalla ripresa alla gestione, per la sala di posa e tanto altro ancora. Click-Up. Centro FieristicoCongressuale-Culturale Le Ciminiere, viale Africa, 95129 Catania. Dal Primo al 3 ottobre; sabato e domenica 10,0018,00, lunedì 10,00-16,00. Apif (Click-Up), segreteria, via Cantello 8, 21050 Clivio VA; 0332-816788, fax 0332816816; www.click-up.it.


Sguardi brasiliani Di un celebre autore contemporaneo opo esposizioni in gallerie di prestigio, prima personale dedicata da un museo italiano al fotografo statunitense Ralph Gibson. Realizzata in occasione della pubblicazione dell’omonima monografia, Brazil presenta le più recenti immagini del celebrato autore, che raccontano dettagli senza tempo di uno dei più affasci-

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nanti paesi sudamericani, realizzate appositamente per la raccolta in volume (pubblicato da Damiani Editore). L’iniziativa espositiva si colloca come evento collaterale della seconda edizione di Artelibro, Festival del Libro d’Arte, in programma a Bologna dal 22 al 26 settembre, con presentazione della monografia sabato 24 settembre.

Oltre i luoghi comuni Fotografie di scena in nuove idee

otografia in nuovi e alternativi spazi. PierGiuseppe Moroni inaugura la 7.24x0.26

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Gallery, ricavata nel piacevole ingresso del suo salone di hair stylist, con un’esposizio-

Ogni fotografia di Ralph Gibson somiglia a un frammento classico, monumentale, remoto nel tempo. Le città, il mare o la foresta del Brasile vivono di forti contrasti e hanno il potere di captare la frazione di un evento, collocandolo al di fuori di ogni dimensione temporale e spaziale. Formalista della fotografia, Ralph Gibson (classe 1939) si avvicina a luoghi e persone unendo la propria visione del mondo a un’attenzione costante per la composizione e per le proporzioni delle immagini. Ralph Gibson: Brazil. A cura di Valerio Dehò. Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Villa delle Rose, via Saragozza 228-230, 40135 Bologna. Dal 24 settembre al 23 ottobre. Volume-catalogo pubblicato da Damiani Editore (051-6350805; www.damianieditore.it): 160 illustrazioni; 176 pagine 24x30,5cm. ❯ Sabato 24 settembre, 16,00, Cappella Farnese, Palazzo d’Accursio, Bologna: incontro con Ralph Gibson e Valerio Dehò. ne di fotografie in cui è protagonista il volto più espressivo del cinema italiano, quello di Monica Vitti. Fotografie di scena, selezionate appositamente per questo evento, che ritraggono l’attrice in quattro celebri film, fornite dalle Agenzie Photo 12 e Grazia Neri. Lungimirante e sensibile al potere espressivo dell’immagine, con questa area espositiva, concettuale e nitida, di dimensioni insolite (si estende per 7,24 metri lineari), PierGiuseppe Moroni dà un ulteriore contributo al sostegno e alla celebrazione della fotografia. Monica Vitti. 7.24x0.26 Gallery, via San Pietro all’Orto 26, 20121 Milano; www.piergiuseppemoroni.com, info@piergiuseppemoroni.com. Dal 22 settembre.

Rifiuti Foto/Riciclati pesso, quanto vive ai margini del nostro paesaggio subisce una selezione visiva aprioristica e inconscia; viene automaticamente censurato, non considerato, semplicemente non visto. Su questa attitudine propriamente umana, Margherita Del Piano compie la propria indagine fotografica che sfocia nella mostra Rifiuti. Cartacce, bottiglie di plastica, pacchetti di sigarette e involucri di prodotti di consumo vengono riposizionati dall’autrice al centro della percezione, conferendo loro un nuovo ruolo. I rifiuti dialogano con il paesaggio naturale, ne fanno parte, assumendone colori e consistenza; pensare a un paesaggio incontaminato non è possibile. Da questa considerazione, scomoda ma realistica, Margherita Del Piano impiega la fotografia per creare un’allegoria visiva: immagini come metafora di una più ampia riflessione sui problemi dell’ambiente, in una lettura che si presta a interpretazioni individuali.

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Margherita Del Piano: Rifiuti. Polifemo, Fabbrica del Vapore, via Luigi Nono 7, 20154 Milano; 02-36521349; www.polifemo.org, info@polifemo.org. Dal 22 settembre al 4 ottobre; lunedì-sabato 15,00-18,30.

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FOTOGRAFIA DI STRADA

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Uno. Mio padre e mia madre mi hanno insegnato ad amare il diverso, il povero, l’escluso e mi dicevano, vicino al fuoco, mentre il pesce azzurro arrostiva nel sale, che nessuno può comprare un sorriso. E ancora, una mosca quando muore soffre quanto un re. E quando fuggivo sul tetto a guardare le stelle, a cercare la regina degli stracci sulla Via Lattea, fai quello che vuoi, ma quello che fai fallo con amore, perché quand’anche avessi tutti i mari e i cieli della Terra, e tutto l’onore degli uomini, se non ho l’amore non sono niente. E quando penso a mio figlio e al figlio suo che sta per nascere, penso a tutta la cattiveria alla quale andranno incontro, alla mediocrità, alla rapacità, alla violenza della quale è capace una grande parte dell’umanità ricca. È a quel bambino che penso e ai poveri della Terra; e allora sogno di andare a costruire un mondo in cui ogni uomo, senza eccezione di razza, religione e nazionalità possa vivere una vita pienamente umana, liberata dalle schiavitù che gli vengono da altri uomini. Fuori dall’amore non c’è salvezza. Due. La (nostra) Teologia della fotografia di strada si riconosce nella pedagogia degli oppressi, che unisce teoria e prassi e, secondo l’insegnamento di Paulo Freire, tende a modificare la relazione tra l’uomo oppresso e l’ambiente che lo circonda. La coscienza critica della fotografia di strada come teologia di liberazione trova un proprio linguaggio e diventa essa stessa icona o traccia di trasformazione radicale della società ingiusta. «Indicami qualcuno che ami, ed egli comprenderà quello che sto dicendo. Dammi qualcuno che desideri, che cammini in questo deserto, qualcuno che abbia sete e so-

spiri per la fonte della vita. Mostrami questa persona ed ella saprà quello che voglio dire» (Agostino, il berbero). La Teologia della fotografia di strada si oppone alla violenza istituzionalizzata e non si scandalizza che contro la violenza ingiusta degli oppressori possa sorgere la violenza giusta degli oppressi. Quando l’ingiustizia ha posto al proprio servizio la legalità, l’ordine, il diniego, e poi le classi povere private del diritto alla voce, alla dignità, alla

ra gli schiavi, fa crollare gli imperi e solleva gli oppressi. Il silenzio o l’accettazione dello sfruttamento dei deboli da parte dei potenti passa attraverso il consenso massmediatico, e le preghiere di sterminio sono deposte sugli scaffali dei supermercati e nei parlamenti; si tratta di cogliersi come uomini planetari non ancora realizzati, che rifiutano di vivere in una società alienata e si schierano a fianco degli esclusi. La liberazione degli affamati,

La teologia della liberazione, che cerca di partire dall’impegno per abolire l’attuale situazione d’ingiustizia e per costruire una società nuova, deve essere verificata dalla pratica dello stesso impegno. [...] Tutte le teologie politiche della speranza, della liberazione, della rivoluzione, non valgono un gesto di solidarietà con gli uomini, con le classi e con i popoli oppressi. Gustavo Gutierrez presenza, allora alla fotografia di strada non resta che lavorare per un’educazione liberatrice e passare dalle condizioni di vita inumane a condizioni più umane, con ogni mezzo. Tre. La Teologia della fotografia di strada esprime -sotto ogni forma- la denuncia dell’ingiustizia e delegittima il sangue versato e rimasto impunito dell’ordine dominante. È l’amore dell’uomo per l’uomo che libe-

degli offesi, degli umiliati è, prima di ogni cosa, un atto politico. È la rottura con una realtà di sfruttamento e di povertà estrema; l’inizio della costruzione di quella società giusta e fraterna che molti uomini tengono nel cuore. La liberazione degli oppressi passa dalla difesa dei diritti fondamentali dei poveri, il castigo degli oppressori e la restituzione dei beni che hanno loro sottratto in se-

coli e secoli di vessazioni, saccheggi e genocidi. Quattro. La Teologia della fotografia di strada non ha altra bellezza se non quella di aiutare a spezzare le catene della malvagità, sciogliere i legami del giogo, dare libertà agli oppressi; dividere il tuo pane con l’affamato, vestire chi è nudo e non voltare le spalle al tuo simile, diceva Isaia. È ricordare a ogni essere umano che la liberazione autentica sarà opera degli oppressi o non sarà. Una teologia della speranza è, nel contempo, una teologia della risorgenza. Non c’è storia della politica se non c’è storia della libertà. La teologia dell’utopia è il canto più estremo della liberazione dell’uomo da se stesso. L’utopia non è solo il sogno di uguaglianza nella diversità e godimento dei beni comuni, che non prevede, nella propria affabulazione, né servi né padroni; l’utopia è anche una denuncia dell’ordine esistente e l’eresia più concreta che sta al fondo dell’utopia è rifiutare la brutalità dei valori correnti e annunciare le “primavere di bellezza” che saranno e che ancora non sono: il presagio di una comunità differente e di una differente società di armonia. La Teologia della fotografia di strada lavora sull’immaginario liberato. Il passaggio dalla poesia alla vita quotidiana impone un salto di qualità, una rottura con l’ordine dell’ingiustizia, l’intervento dell’immaginazione contro i disegni salvifici della civiltà dello spettacolo e dice: la mia parola è no! Cinque. La Teologia della fotografia di strada, o di liberazione dell’immaginario assoggettato, esprime una poetica che include il punto di vista dei poveri. La Teologia della fotografia di strada è anche una teologia dei diritti umani che

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disvela il sistema dei poteri politici e mostra che la politica coloniale è figlia della politica industriale. Non esiste nessun uso innocente dell’immagine e della libertà. Potere significa oppressione, dominazione, costrizione. La democrazia dell’uguaglianza ha per fine la partecipazione degli uomini alla vita comune. In una società di liberi e uguali, ciascuno è l’espressione della propria capacità di amare l’altro, ed è parte fondante della società di mutuo soccorso alla quale aspira. La Teologia della fotografia di strada emerge dalla lezione etica di poeti del disagio rovesciato come Jacob-August Riis, Lewis W. Hine, August Sander, Roman Vishniac, Robert Capa, Tina Modotti, W. Eugene Smith, Henri Cartier-Bresson, Dorothea Lange, Walker Evans, Ben Shahn, Diane Arbus, Weegee,

L’uomo nasce libero ed ovunque è in catene Jean Jaques Rousseau Robert Frank, Joseph Koudelka, Sebastião Salgado. Contiene una teoretica della dissidenza che si scontra con l’ortodossia o sovra-identità delle democrazie dello spettacolo, che distruggono legami sociali e seppelliscono culture e memorie storiche. «Un popolo che venga generalmente maltrattato contro ogni diritto non deve lasciarsi sfuggire l’occasione in cui può liberarsi delle proprie miserie, scuotendo il pesante giogo che gli viene imposto con tanta ingiustizia [...] dimodoché le rivoluzioni [...] non si verificano in uno Stato per colpe leggere commesse nell’amministrazione degli affari pubblici. [...] Quando

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in realtà si verificano colpe gravi, il popolo ha il diritto di resistere e difendersi» (Hannah Arendt). Ogni forma di rivoluzione è sempre, in primo luogo, distruzione dell’antico regime. Sei. La fotografia, tutta la fotografia, «porta il proprio referente con sé» (Roland Barthes), e quando è grande coglie il significante fotografico. La cattiva fotografia marcisce di banalità splendenti e permea l’oggetto della propria attenzione nella celebrazione del mondano (Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Minor White, Heinrich Kühn, Helmut Newton, David Hamilton, Wilhelm von Gloeden, Nobuyoshi Araki, David LaChapelle, Andy Warhol e la quasi totalità della fotografia italiana). Ogni fotografia è una traccia della propria cultura o della propria stupidità. A leggere le opere dei grandi maestri si comprende che la Fotografia non si riconcilia con la società nel mito spettacolarizzato, bensì ne disvela le brutture o l’effimero. La storia della fotografia come stupore rimanda al cambiamento del luogo comune e fa del dolore degli altri (direbbe Susan Sontag) l’istante di un’adesione o, meglio ancora, il vero bene, che è un atto morale. Scoprire il nostro non-sapere nell’uguaglianza del sentire è un gesto d’accoglienza. La fotografia randagia accetta i propri limiti e getta uno sguardo radicale al di là del visibile. La fotografia di strada è desiderio di qualcosa che non si possiede e a cui si aspira. Rifiuta i simulacri che riconoscono la politica, la fede o la cultura come criteri del successo che legittimano la sola felicità possibile nella società data. La fotografia di strada custodisce lo sguardo, come il ribelle l’utopia; l’una e l’altro

sono depositari dell’indicibile e l’attimo della propria diserzione da tutto quanto è merce o ideologia, segna l’interrogazione dell’ordine costituito. Sette. La fotografia di strada, o quella più genericamente di “impegno sociale”, coglie ciò che emerge dall’apoteosi dell’apparenza. In questo senso, tutta la fotografia non addomesticata è una sorta di denuncia del quotidiano aggredito e lavora alla sovversione dell’immagine, della parola, della legge. La fotografia che affronta il sangue dei giorni passa attraverso l’arbitrarietà d’una scelta, che sovente si presenta come linguaggio rovesciato. La fotografia esiste per rompere l’egemonia della quotidianità impoverita o per prolungarla, diceva. La fotografia di strada ha la capacità straordinaria di rompere il tempo della replica, di liberare il tempo fertile del falciare ciò che è stato coltivato e divampa dalla brace della sovversione dei generi. Niente è sacro, tutto si può profanare. L’istante inchiodato dalla fotografia nella storia dell’uomo è parola, strappo, disaffezione con il silenzio prolungato del dire; non c’è fotografia del sociale se non al prezzo d’una rinuncia. La fotografia come distruzione dell’immaginario edulcorato è una seminagione di bellezza, un segno eversivo, una magnifica ossessione che travalica i limiti della realtà eccessiva o un’audacia visionaria che sborda fuori dai confini improvvisati della genuflessione artistica. C’è eternità solo nel desiderio, nel piacere, nella passione dei bastardi senza patria che vivono e muoiono al di qua o al di là di tutte le frontiere, perché sanno bene che «il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie» (Orizzonti di gloria, di Stanley Kubrick). La fotografia di strada arrossa la vergogna del potere e mostra il divenire dell’umanità in un letamaio. Pino Bertelli




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