FOTOgraphia 114 settembre 2005

Page 1

Mensile, 5,70 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano

ANNO XII - NUMERO 114 - SETTEMBRE 2005

.

Claudio Amadei INDUSTRIA CON STILE

James Whitlow Delano LA CINA È VICINA?

FABRIZIO JELMINI FERROVIA LOCALE IN BRASILE


non è

venduta in edicola. Per averla hai una sola possibilità: sottoscrivere l’abbonamento annuale.

12 numeri

57,00 euro .

Solo in abbonamento Compilare questo coupon (anche in fotocopia), e inviarlo a: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano MI (02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it)

.

Abbonamento a 12 numeri (57,00 euro) ❑ Desidero sottoscrivere un abbonamento a FOTOgraphia, a partire dal primo numero raggiungibile ❑ Rinnovo il mio abbonamento a FOTOgraphia, a partire dal mese di scadenza nome

cognome

indirizzo CAP

città

telefono MODALITÀ DI PAGAMENTO

fax

❑ ❑ ❑

e-mail

Allego assegno bancario non trasferibile intestato a GRAPHIA srl, Milano Ho effettuato il versamento sul CCP 28219202, intestato a GRAPHIA srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano Addebito su carta di credito ❑ CartaSì ❑ Visa ❑ MasterCard

numero data

provincia

firma

scadenza



COMPRENSIONE Nei dodici anni di esercizio, il giudice Huskey si era spesso meravigliato della compassione che provava per i comuni cittadini che avevano commesso reati gravi. Vedeva l’aspetto umano delle loro sofferenze. Vedeva il senso di colpa divorarli da dentro. Aveva mandato in prigione centinaia di persone che, se solo ne avessero avuto la possibilità, uscendo libere dall’aula giudiziaria non avrebbero più commesso un reato, nemmeno minore. Lo animava il desiderio di aiutare, trasmettere comprensione e perdono. John Grisham (da Il partner)

Molte volte, il Tutto risulta essere Niente. Eppure notiamo soddisfazioni totali, dalle quali traiamo lezione: è meglio aspirare a qualcosa, che essere ciecamente e impotentemente felici. La morale di questa visione è presto rivelata: è una visione che stimola ad avere aspirazioni, che insegna agli altri ad averne.

Copertina L’occhio guarda, la mente vede. Ciò che distingue il fotografo, che lo qualifica e ne traccia i connotati esistenziali, è una sfumatura minimale ma fondamentale. È una scelta di vita, uno stile da incoraggiare e sostenere. A margine di un più ampio e dettagliato reportage dal Brasile, Fabrizio Jelmini ha colto lo spirito ed essenza di una ferrovia locale. Ne riferiamo da pagina 29

ILLUSTRAZIONE D’EPOCA. Ancora un ritrovamento storico, recuperato in uno dei mercatini d’antiquariato nei quali ricerchiamo testimonianze antiche della fotografia.

3 Fumetto 44

Dettaglio dalla copertina di un Giallo Mondadori (Poodle Springs, ottavo romanzo con Philip Marlowe, iniziato da Raymond Chandler e completato da Robert B. Parker). Trama complessa e coinvolgente, nella quale, come evidente, la fotografia gioca un proprio ruolo

7 Editoriale 19

Saluti da. A diretta conseguenza delle nuove forme di comunicazione rapida, non soltanto veloce, sta scomparendo la cartolina illustrata, che nel corso dei decenni è stato un fantastico esempio di illustrazione popolare: traccia e testimonianza del Tempo

8 Ricoh con Mamiya Pur in pessime condizioni di usura, il fascicolo ’54, Prego sorrida, ovviamente dedicato a una retrospettiva di fatti dell’anno, sottolinea la propria combinazione fotografica con un celebre ritratto di Weegee, qui finalizzato a un richiamo di taglio decisamente basso, sicuramente inferiore alla statura del grande autore statunitense. In effetti, l’indirizzo fotografico di Weegee, reporter della cruda cronaca nera newyorkese degli anni Quaranta e Cinquanta, è ben lontana dal “prego sorrida”, e questo rimproveriamo a chi, cinquant’anni fa, ha combinato questo richiamo. Quindi, la nostra attuale segnalazione ne prende le distanze e si limita all’iscrizione in quel capitolo dei richiami e riferimenti alla fotografia che andiamo compilando da tempo (tra l’assoluta indifferenza di coloro i quali, enti e indirizzi museali, sarebbero preposti alla classificazione delle fenomenologie della fotografia).

4

La produzione fotografica Ricoh è ora distribuita da Mamiya Trading: attualità con richiami storici

10 Notizie Attrezzature, vicende e altre segnalazioni

50

16 Sognando di volare I fantastici personaggi che ogni anno si incontrano a Begnor Regius, in Inghilterra, per un raduno di Birdmen. Poetico e dolce reportage di Dod Miller

18 A tutta fotografia Continuando il censimento della presenza della fotografia nel cinema, possiamo ora allargarci a segnalazioni senza confini. In questo caso da Ray a Scuola di Polizia

22 Digitale con competenza 35

Fotografia digitale reflex è un concentrato e approfondito manuale di uso scritto dal qualificato Giuseppe Maio


. SETTEMBRE 2005

RRIFLESSIONI IFLESSIONI,, OSSERVAZIONI OSSERVAZIONI EE COMMENTI COMMENTI SULLA SULLA FFOTOGRAFIA OTOGRAFIA

24 Indagine sui sensi

Anno XII - numero 114 - 5,70 euro

Melina Mulas, in mostra a Modena: Il Terzo occhio. I Lama del Tibet: l’antica saggezza di Nalandia

DIRETTORE

IMPAGINAZIONE

26 Canon con DIWA e TIPA Le reflex digitali Canon, e non solo quelle, sono state premiate dalle selettive giurie DIWA e TIPA (2005)

RESPONSABILE

Maurizio Rebuzzini Gianluca Gigante

REDAZIONE

27

29 Ferrovia locale

Alessandra Alpegiani Angelo Galantini

FOTOGRAFIE Rouge

SEGRETERIA

Fabrizio Jelmini ha realizzato una toccante serie fotografica, ispirata dalla sua apprezzata capacità di riconoscere ciò che l’occhio guarda e la mente vede di Maurizio Rebuzzini

Maddalena Fasoli

HANNO

COLLABORATO

A partire da una selezione di ritratti di fotografi, realizzati da Michel Auer, sostanziosa analisi dell’argomento di Alessandra Alpegiani

Claudio Amadei Maurizio Bachis Pino Bertelli Antonio Bordoni James Whitlow Delano Sara Del Fante Fabrizio Jelmini Franco Sergio Rebosio Ciro Rebuzzini Filippo Rebuzzini Antonella Simoni Zebra for You

46 Figure d’esposizione

Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it.

34 Industria con stile Claudio Amadei ha illustrato una monografia celebrativa con una combinazione particolare: Holga e 20x25cm

55

41 Fotografi fotografati

L’interpretazione fotografica di Maurizio Bachis non propone soluzioni definitive, ma risveglia ricordi

50 La Cina è vicina?

● FOTOgraphia è venduta in abbonamento.

16

Intenso reportage di James Whitlow Delano, i cui toni visivi sottolineano la complessità della materia affrontata

● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96.

54 Fotografia in Villa

● FOTOgraphia Abbonamento 12 numeri 57,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 114,00 euro; via aerea: Europa 125,00 euro, America, Asia, Africa 180,00 euro, gli altri paesi 200,00 euro. Versamenti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 28219202 intestato a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard.

Mostre, incontri e corsi autunnali a cura di Click Art’s

56 Rinforzo di sostanza La Dynax 5D disegna il sistema digitale Konica Minolta di Antonio Bordoni

58 Per piccina che sia Reflex digitale Pentax *istDL, sempre più compatta

22

60 Agenda Appuntamenti del mondo della fotografia

65 Jacob A. Riis Sguardi su un ladro di immagini (per dire) di Pino Bertelli

● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.

47

● Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati. ● È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo). ● Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti. Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano


FOTOLABORATORIO PROFESSIONALE E AMATORIALE SERVICE COMPUTER GRAFICA • Sviluppo e stampa amatoriale a colori e bianconero • Stampe professionali a colori e bianconero • Sviluppo e stampa diapositive • Gigantografia su carta e pellicola • Montaggi e plastificazioni • Riproduzioni • Riversamenti • Immagine elettronica • Service per sistemi MS-DOS, Windows, Macintosh • Fotoritocco • Montaggio tavole di aerofotogrammetria • Scansione di originali trasparenti e opachi, positivi e negativi fino a 5000dpi • Restituzione su negativo o diapositiva di immagini elettroniche e pellicola piana 10x12cm • Masterizzazione su CD-ROM • Stampa gigantografie con sistema Lambda 130 • Stampa di qualsiasi formato da file

Fratelli De Giglio snc - via De Samuele Cagnazzi 34a - 70125 BARI 080.5013811 - fax 080.5020206 - www.degiglio-kolt.it - cg@degiglio-kolt.it


pesso e volentieri bisogna tornare sulle proprie considerazioni, per aggiornarle in relazione a osservazioni che si aggiungono e sovrappongono. Nei giorni dell’estate è così balzata evidente una riflessione parallela alle nuove forme di comunicazione, spontanee o indotte qui non serve annotarlo, che conseguono alla diffusione capillare di telefoni cellulari, con annessi e connessi (dai messaggi alle immagini), e della posta elettronica. Tutto questo sta mandando in pensione precedenti espressioni, tra le quali, eccoci!, annotiamo la scomparsa della cartolina illustrata, che per lunghi decenni ha rappresentato una forma diffusa di immagine “popolare”. A conseguenza, non per nostalgia né malinconia, diventa obbligatorio meditare sul ruolo che la cartolina ha svolto fino a qualche mese fa. Ci riferiamo, ovviamente, ai classici “Saluti da”, che testimoniavano un viaggio condiviso con amici e parenti. Diversa da tanta altra fotografia, l’illustrazione turistica è sempre stata connivente: declinando un linguaggio visivo complice, ha perennemente addolcito la realtà, senza mai venire a compromessi con una sorta di verità: ecco il punto. Lo dobbiamo e vogliamo costatare: mai considerati dalla Storia evolutiva della fotografia, anonimi operatori hanno applicato straordinarie abilità, scegliendo punti di vista accomodanti, realizzando inquadrature consenzienti e visualizzando una realtà a volte poco realistica, ma sempre vera e autentica. Tanto che, con simpatia, rileviamo che le cartoline dei luoghi non vanno mai prese troppo sul serio. Poi, a distanza di Tempo, tratteggiano i termini di un racconto avvincente. Universalmente ignorati, i fotografi da cartolina hanno scritto un capitolo fondamentale della documentazione geografica. Lo testimonia lo spessore e valore visivo di una significativa collezione di cartoline a tema che si sta alternando nelle vetrine di Giovenzana, fotonegozio del centro di Milano, in forma di ingrandimenti fotografici. La città degli anni Cinquanta e Sessanta, che queste cartoline raffigurano, non c’è più, ma i relativi connotati sono ancora identificabili (a differenza delle documentazioni fotografiche più remote; per esempio, quella realizzata dagli Alinari nell’Ottocento). Il fascino visivo è alto e coinvolgente. Tutto sommato, è proprio questo il senso stesso della Fotografia: raffigurare luoghi estranei e luoghi amati (e persone), per riportarli/le a casa nostra. Nelle mani (e mente) di autori dotati di sentimento e spirito di osservazione, la Fotografia ha un potere unico: è un impareggiabile mezzo per fissare nel Tempo attimi, fisionomie e luoghi, restituendo l’immagine del passato (qualsiasi passato; anche ieri l’altro) con un’energia che nessun altro mezzo espressivo possiede. Insomma, è anche questa la lezione che ci viene dalle cartoline illustrate, ovvero dagli anonimi operatori che le hanno realizzate: lo spessore della rievocazione che ciascuno attiva di fronte all’immagine, lasciando libera la propria mente. Maurizio Rebuzzini

S

Saluti da Milano. Saluti da una città che si è rapidamente trasformata. Soprattutto le cartoline illustrate dei decenni scorsi (qui corso Buenos Aires, da Porta Venezia, all’inizio degli anni Cinquanta?) raccontano un passato con il quale riconoscersi e confrontarsi. A ciascuno, le proprie riflessioni. [Ovviamente, Milano è solo un esempio, a portata di mano: e come tale venga inteso. Le stesse considerazioni valgono per ogni città e luogo, senza alcuna distinzione geografica].

7


RICOH

A

Attento marchio della fotografia, che ha interpretato fantastiche soluzioni tecniche e ha saputo progredire in sistematica sintonia con l’evoluzione tecnologica, il giapponese Ricoh approda alla distribuzione Mamiya Trading, che accresce così il proprio portafoglio di rappresentanze: Mamiya, Sigma, Hama, SanDisk, Samsonite e B+W. Protagonista di straordinarie stagioni (che rievochiamo a parte), Ricoh offre oggi una consistente gamma di compatte digitali identificate nella famiglia Caplio. In attesa di novità che si profilano all’orizzonte, la punta di diamante dell’attuale proposizione tecnica è la Ricoh Caplio GX8 con sensore CCD di acquisizione digitale di immagini con risoluzione di 8,24 Megapixel effettivi. Sul sensore di 1/1,8 di pollice, l’escursione 5,8-17,4mm f/2,5-4,3 dello zoom 3x equivale alla variazione da grandangolare a medio tele 28-85mm della fotografia tradizionale 24x36mm (riferimento d’obbligo). A fuoco da 30cm, l’obiettivo dispone anche della selezione macro, per accomodamenti da un centimetro (da dieci centimetri, in posizione tele). Dal punto di vista digitale, si annota la possibilità di acquisizioni fotografiche in qualità Jpeg Ottima, Normale e Non compressione a 3264x2448 pixel, 2592x1944 pixel, 2048x1536 pixel, 1280x960 pixel e 640x480 pixel (testi a 3264x2448 pixel e 2048x1536 pixel) e filmati a 320x240 pixel e 160x120 pixel: su scheda di memoria SDTM (fino a un Giga), Multi Media Card o memoria incorporata da 26Mb. Oltre l’automatismo, si possono impo-

8

CON

MAMIYA


STRAORDINARIE STAGIONI

S

orvolando su altre interpretazioni fotografiche, tra le quali ricordiamo una Ricohflex TLS 401 con sistema reflex a specchi (invece del tradizionale pentaprisma), l'identificazione Ricoh è soprattutto riferita a due compatte che, in tempi diversi, hanno stabilito i connotati di efficaci configurazioni. Più lontana nei decenni, fino alla seconda metà dei Settanta, la Ricoh G è stata una compatta discriminante dal punto di vista commerciale. Di piccole dimensioni, per l'epoca, ma eccellenti prestazioni, veniva venduta a un prezzo tanto accattivante da fare l'autentica differenza. Fu uno dei riferimenti ai quali si dovettero adeguare gli altri marchi fotografici. In un passato prossimo c'è stata una fantastica Ricoh GR1 (poi GR1S), microcompatta di altissima qualità fotografica, dotata di fantastico grandangolare 28mm f/2,8 (e poi registriamo una successiva versione GR21 con grandangolare estremo 21mm f/3,5!, premiata dall'autorevole giuria TIPA; FOTOgraphia, settembre 2001). Anche la Ricoh GR1 è stata premiata dalla giuria TIPA (FOTO graphia, ottobre 1997), che puntualizzò soprattutto l'eccezionalità dell'obiettivo di ripresa, che in tempi successivi è stato addirittura realizzato in montatura a vite passo Leica 39x1 (FOTOgraphia, giugno 2000; qui sotto). A parte l'insieme delle sue prestazioni, che la collocarono a un livello qualitativo di vertice, capace di controbattere alla pari con apparecchi reflex e con dotazioni fotografiche più strutturate (tanto da essere stata adottata da una qualificata schiera di fotoreporter!), la Ricoh GR1 è stata una compatta autofocus che ha offerto una caratteristica esclusiva, già in precedenza frequentata da altri costruttori e inspiegabilmente abbandonata. Quando si inserisce il rullo 35mm, alla chiusura del dorso, la pellicola viene completamente estratta dal caricatore, nel quale rientra dopo ogni scatto (FOTOgraphia, maggio 2001; in basso, a destra). Invece, non ha molta storia italiana una efficiente compatta del 1958 (FOTOgraphia, luglio 1999; in alto, a destra). Costruita a metà della decade che la storiografia fotografica giapponese identifica come periodo della Crescita (1954-1964), la Ricoh 500 si colloca all'apice di quella progressione di apparecchi a telemetro che la casa di Tokyo aveva avviato fin dal 1954, con l'originaria Ricolet. In particolare, il momento di autentica svolta di questa produzione fotografica si può datare a cavallo tra il 1955 e il successivo 1956, quando la Ricoh 35 (1955), con otturatore centrale dotato di tempi fino a 1/200 di secondo, si trasformò presto in Ricoh 35 Deluxe I (e derivati; dal 1956). A parte l'apparente e tangibile similitudine tra le due definizioni successive, appun-

L’attuale sistema di compatte digitali Ricoh si configura nella gamma di Caplio, con caratteristiche tecniche in progressione.

stare sensibilità a 64, 100, 200, 400, 800 e 1600 Iso equivalenti. Analoghe sono, quindi, le prestazioni della compatta digitale Ricoh Caplio GX5, da 5,13 Megapixel effettivi. E poi, a seguire, il sistema comprende le configurazioni Ricoh Caplio R2, Caplio RZ1 e Caplio R1V.

to da Ricoh 35 e basta a Ricoh 35 Deluxe I, i due apparecchi sono profondamente diversi tra loro. Curiosamente, la Ricoh 35 è erede della linea evolutiva originaria, classificata a partire dalla prima Ricolet già citata, mentre -all'opposto- la Ricoh 35 Deluxe I dà avvio a una nuova linea estetica, più sobria ed efficace, capace di imporsi non soltanto sul mercato interno, ma dotata di quei valori formali che mettono in bella luce le efficaci caratteristiche tecniche dell'apparecchio. Nei tre anni di sistematica evoluzione, dalla Ricoh 35 Deluxe I alla Ricoh 500, il ritmo dei miglioramenti funzionali degli apparecchi Ricoh a telemetro segue l'atmosfera dell'intera industria fotografica giapponese, che smette di riferirsi all'esperienza primitiva tedesca per affermare una propria vigorosa personalità commerciale. Vicende di ieri, che hanno influito sulla storia fotografica dei nostri giorni.

Rispettivamente: con risoluzione di quattro Megapixel e zoom 3x equivalente alla variazione 35-105mm della fotografia 24x36mm (le prime due); e risoluzione di cinque Megapixel e zoom 4,8x, che parte dalla visione grandangolare equivalente all’inquadratura 28mm per approda-

re all’avvicinamento tele 135mm (la Caplio R1V). Disponibili in finiture di diverso colore, l’insieme delle compatte digitali Ricoh Caplio vanta un conveniente rapporto tra qualità e prezzo di acquisto. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI). A.Bor.

9


CELEBRATIVA. Per ricordare cinquant’anni di eccellenza nella fotografia panoramica a obiettivo rotante, la classica RoundShot 28-220 su pellicola a rullo (appunto 220) è stata realizzata in una particolare versione Champagne Edition: produzione limitata a cinquanta esemplari numerati. L’elegante finitura, che riveste le alte prestazioni proprie e caratteristiche del modello, è stata ottenuta con un esclusivo processo di anodizzazione. La dotazione è offerta in kit con mirino a traguardo e borsa. Ogni distributore nazionale sceglie un personaggio di spicco della fotografia panoramica cui dedicare l’unico esemplare destinato al proprio paese, il cui nome viene inciso sull’apparecchio accanto lo speciale logotipo commemorativo. Domanda: a chi è dedicata la RoundShot celebrativa italiana? (Bogen Imaging Italia, via Livinallongo 3, 20139 Milano).

LOCATION KIT. Basata su due monotorcia Gemini 500 con lampade pilota e cavi di alimentazione, la combinazione di acquisto di flash elettronici da studio Bowens si completa con due stativi, un soft box

10

60x60cm, un cavo di sincronizzazione, una parabola per ombrello e un ombrello riflettente bianco/argento di 90cm. Il tutto contenuto in una valigia di trasporto. Ricordiamo che i flash elettronici monotorcia della famiglia Bowens Gemini, da 250, 500 e 750Ws dispongono della possibilità di collegamento alla nuova batteria Travel Pak. (Gruppo BP, via Cornelio Tacito 6, 20137 Milano).

ANCORA QUATTRO. Vivitar rinnova la gamma delle proprie compatte digitali con quattro nuovi modelli indirizzati al più ampio pubblico: dalla Vivicam 3788, la meno sofisticata della serie, con risoluzione di tre Megapixel, zoom digitale 3x e batteria ricaricabile, alla Vivicam 5340, top di gamma, con risoluzione cinque Megapixel, zoom

ottico 3x e docking station per il collegamento al computer. Le ridotte dimensioni della Vivicam 3788 prevedono un monitor LCD da 1,8 pollici, slot per card SD più una comoda memoria interna da 16Mb, che permette di avere sempre una riserva di archiviazione. La Vivicam 4345 è adatta a chi vuole un apparecchio completo ma semplice da utilizzare. Assimilabile a un apparecchio compatto per fotografia tradizionale, il design la rende familiare anche a chi è al primo approccio con la fotografia digitale. Risoluzione di quattro milioni di pixel, zoom ottico 3x e digitale 4x, registrazione video in formato AVI, memoria interna da 16Mb e scheda di memoria SD. La Vivicam 3950 ha una risoluzione di cinque milioni di pixel, uno zoom ottico 3x e digitale 5x, un ampio monitor LCD da due pollici e può registrare immagini in movimento a trenta fotogrammi al secondo con au-

dio. Infine, al top della gamma si registra la Vivicam 5340 da cinque milioni di pixel, ampio monitor da due pollici, zoom ottico 3x e digitale 4x, possibilità di registrazione di immagini in movimento in formato Mpeg4 con audio e una memoria interna con 10Mb di capacità, oltre lo slot per card SD. Una comoda “docking station” consente di avere l’apparecchio sempre pronto all’utilizzo: basta alloggiare l’apparecchio sulla base e automaticamente avviene il collegamento al computer oppure al monitor televisivo, per scaricare le immagini. Contemporaneamente all’operazione di download delle immagini avviene la ricarica della batteria. (Fowa, via Tabacchi 29, 10132 Torino).

toritocco. Epson Stylus Photo RX700 presenta inoltre l’esclusivo display Epson con tecnologia Photo Fine, già presente in Epson P-2000 Multimedia Storage Viewer (premio TIPA 2005; FOTOgraphia, maggio 2005). Questo display LCD di 2,5 pollici permette di visualizzare in anteprima fotografie in alta definizione, nitide e con colori brillanti, consentendo di verificare la qualità e la composizione della immagini prima di stamparle, e tutto senza l’utilizzo del computer. (Epson Italia, via Viganò De Vizzi 93-95, 20092 Cinisello Balsamo MI).

STAMPA IN PROPRIO. Epson Stylus Photo RX700 è il nuovo multifunzione fotografico di ultima generazione, che unisce qualità elevata a un ricco corredo di funzioni. Con Epson Stylus Photo RX700 è possibile ottenere alta qualità fotografica e alte prestazioni di scansione, a 3200dpi con il lettore di diapositive e negativi integrato, fino al nuovo display LCD di anteprima che completa le prestazioni stand-alone. Le immagini ottenute in stampa sono vivaci, nitide, ricche di dettagli grazie alla goccia di inchiostro di appena 1,5 picolitri e alla elevata risoluzione di 5760dpi. In più, le sei cartucce a colori separate assicurano una confortevole durata. Tra le altre caratteristiche si segnala PhotoEnhance, una funzione automatica che permette di calibrare contrasto e colori in relazione al tipo di immagini, permettendo così di ottenere la migliore qualità fotografica anche senza l’utilizzo di software di fo-

LETTORE MULTIPLO. Simple Tech FlashLink è un lettore per ogni card attualmente in commercio: ventitré-in-uno (23 in 1) è la formula facile con la quale precisa le proprie prestazioni. Cioè permette di “leggere” ventitré supporti di memoria digitali agendo su una o più memory card simultaneamente per una rapida lettura/scrittura. I dati possono anche essere trasferiti da una scheda all’altra, garantendo in questo modo comodità e sicurezza all’utente. Tramite l’interfaccia High-Speed USB 2.0 i dati si trasferiscono alla velocità di 60Mb al secondo. Grazie all’alimentazione diretta dalla porta USB del computer, non sono necessari supporti energetici esterni e SimpleTech FlashLink può essere inserito/rimosso direttamente al computer, senza riavvii. (Nital, via Tabacchi 33, 10132 Torino).

MULTIFUNZIONE. Canon LaserBase MF5770 è un multifunzione per stampare, acquisire, copiare e inviare fax. In stampa raggiunge la velocità di venti pagine al minuto. La tecnologia Smart Compression Architecture assicura tempi di avvio estremamente brevi, mentre la tecnologia On-De-



mand Fixing permette al multifunzione di stampare immediatamente, perché non necessita di preriscaldamento. Capace di stampare con una risoluzione di 1200dpi interpolata, LaserBase MF5770 è idoneo per la stampa di testi e grafici. Per la copiatura digitale è prevista un’ampia gamma di impostazioni, come la creazione di più copie da una singola acquisizione o la copia di due documenti su un unico foglio. La copiatura arriva al formato Uni A4 (21x29,7cm). Lo scanner a colori del Laser Base MF5770 utilizza un sensore CCD per ottenere immagini ad alta risoluzione (1200x2400 dpi). Una profondità colore 48/ 24 bit assicura una accurata riproduzione dell’originale. (Canon Italia, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI).

MASSIMA SICUREZZA. L’efficace ed efficiente linea di valige Peli per il contenimento e trasporto sicuro di (preziosa) attrezzatura fotografica si accresce del modello 1560, che conferma le prerogative e alte prestazioni della propria famiglia. La solida costruzione, con chiusu-

12

re ermetiche e tenuta da polvere e umidità, si accompagna con ruote in poliuretano che semplificano il trasporto della valigia di 56,01x45,52x26,44cm (interno 51,79x39,17x22,86cm). Solide maniglie sono collocate su entrambi i lati, per il trasporto in verticale o orizzontale. Virtualmente indistruttibile, nella propria costruzione in polipropilene, e disponibile in nero, giallo, grigio e arancio, la valigia Peli 1560 dispone di divisori interni regolabili, per la più proficua distribuzione e protezione del contenuto. Al solito, agendo sulla guarnizione o-ring perimetrale, una valvola di presurizzazione evita la condensa e facilita l’apertura in ogni condizione ambientale, anche dopo significativi sbalzi climatici (con escursione tollerata da meno 23 a più 99 gradi); per esempio, dopo un trasporto aereo. (Mafer, via Brocchi 22, 20131 Milano).

GRAN PREMIO. Dopo aver ricevuto il DIWA Gold Award (FOTOgraphia, aprile 2005) l’EISA Award, assegnato alla tecnologia Anti-Shake come innovazione fotografica dell’anno, la Konica Minolta Dynax 7D (FOTOgraphia, dicembre 2004) ha vinto il Camera Grand Prix 2005, un premio fra i più prestigiosi che un apparecchio fotografico possa ricevere, tenuto in altissima considerazione dall’industria giapponese del settore. Promosso dal Camera Press Club, ogni anno, dal 1984, il Camera Grand Prix rappresenta il riconoscimento per la migliore macchina fotografica in vendita sul mercato nipponico. Oltre i giornalisti provenienti dalle tredici più autorevoli testate giapponesi di fotografia, che nel 1963 hanno fondato il Camera Press Club, la selezione ha impegnato esperti selezionati dal

comitato direttivo. La Dynax 7D ha prevalso su centonovantadue apparecchi in gara, tutti introdotti sul mercato tra il Primo aprile 2004 e il 31 marzo 2005. La giuria ha sottolineato soprattutto la priorità che Konica Minolta ha dato, in fase di progettazione, alla semplicità di utilizzo da parte dell’utente e l’alto livello di sviluppo tecnologico servito per raggiungere questo scopo. Innanzitutto l’elaborazione dell’Anti-Shake, l’esclusivo sistema di compensazione del CCD integrato nel corpo macchina. Con la Dynax 7D, Konica Minolta ottiene per la sesta volta questo premio, che in passato ha visto protagoniste la 7000 (1985), la Dynax 700si (1994), la TC-1 (1996), la Dynax 9 (1999) e la Dynax 7 (2001). (Rossi & C, via Ticino 40, 50010 Osmannoro di Sesto Fiorentino FI).

ENERGIA PER NIKON. Per le reflex digitali professionali è essenziale una alimentazione potente e di lunga autonomia. Le Nikon D2H e D2HS (FOTOgraphia, settembre 2003 e marzo 2005), con le proprie notevoli possibilità di scatto in sequenza rapida, sono esempi lampanti di queste esigenze, per le quali Quantum ha realizzato i Turbo Compact e Turbo 2x2. Simultaneamente danno energia alla reflex digitale e al relativo flash elettronico professionale; e tengono sempre informati sullo stato di carica degli accumulatori e garantiscono un’autonomia significativamente superiore a quella delle batterie interne standard. Corredati dell’apposito cavo per le reflex digitali Nikon D2H e D2HS, gli alimentatori Turbo riconoscono automaticamente la tensione da fornire. (Bogen Imaging Italia, via Livinallongo 3, 20139 Milano).

ACCORDO. Barbieri Electronic e Tecnologie Grafiche hanno stretto un accordo di collaborazione destinato a fornire ai clienti la massima qualità e competenza nell’ambito del Color Management, in particolare nella creazione e gestione dei profili colore per le periferiche di stampa digitale e convenzionale, nel settore delle arti grafiche. La collaborazione prevede la commercializzazione da parte di Tecnologie Grafiche delle soluzioni d’avanguardia offerte da Barbieri Electronic per il settore delle arti grafiche: il nuovo spettrofotometro Spectro LFP e l’affermato spettrofotometro Spectro 50XY, unitamente al proprio software per la creazione di profili colore ICC RGB e CMYK. La certificazione delle prove colore, della stampa convenzionale e digitale, in conformità con il nuovo standard internazionale ISO 12647, è assicurata anche mediante la lettura dei Color Target ECI-2002, misurabili in soli dieci minuti con i sistemi prodotti da Barbieri Electronic (membro di ICC - International Color Consortium). (Tecnologie Grafiche, via Velino 28, 37136 Verona; 0458620353, fax 045-8621817; www.tecnologiegrafiche.com, info@tecnologiegrafiche.it - Barbieri Electronic, via Seidner 35, 39042 Bressanone BZ).

DOPPIO USO. La nuova MVX4i è la prima videocamera Canon caratterizzata da un sensore di 4,29 Megapixel, zoom ottico 10x con lenti asferiche, per un ottimo contrasto e una minima distorsione, e molte caratteristiche dei più avanzati apparecchi digitali. Di fatto, si tratta di due configurazioni in una, considerando che le fotografie scattate con la nuova MVX4i possono essere stampate fino al formato Uni A4 (21x29,7cm) senza perdita di qualità. Dotata della modalità 16:9 ad alta risoluzione, flash incorporato e monitor LCD a colori da 2,5 pollici Super Bright, il nuovo “ibrido” Canon utilizza un filtro RGB a colori primari e



Profoto Pro-B2 L’innovazione dei flash a batteria

il processore Digic DV per una superba riproduzione dei colori e un’accurata gradazione dei toni. MVX4i è dotata anche di una luce Mini Video, stabilizzatore elettronico d’immagine (EIS) e interfaccia USB 2.0 Hi-Speed, per il trasferimento veloce di immagini Jpeg e Motion Jpeg dalle schede di memoria SD e MMC. Compatibile PictBridge, la videocamera è dotata del pulsante “Stampa/Condivisione”, che consente di stampare direttamente da stampanti fotografiche compatibili, senza bisogno di utilizzare il computer, e di scaricare facilmente le fotografie sul computer o via Internet. (Canon Italia, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI).

pale è per l’incoraggiante alta risoluzione di 5,1 Megapixel. Dal punto di vista operativo, la compatta digitale Concord 5340Z si basa sulle prestazioni ottiche dello zoom 3x di alta luminosità relativa (2,9-17,18mm, equivalente all’escursione 35103mm della fotografia tradizionale 24x36mm) e sull’efficacia del monitor/display LCD TFT a colori da due pollici. L’opportuna combinazione tra l’escursione 3x, in nove passi, dello zoom ottico di ripresa e l’ulteriore incremento dimensionale 4x dello zoom digitale incorporato nell’apparecchio porta al ragguardevole ingrandimento totale 12x del soggetto inquadrato e fotografato. Oltre allo slot per card Secure Digital, la compatta digitale Concord 5340Z dispone di una memoria interna di 16Mb, utile per archiviazioni di sicurezza. (Unionfotomarket, viale Certosa 36, 20155 Milano; e filiali a Torino, Genova, Verona, Bologna, Udine e Ancona).

ANCORA MEMORY CARD.

QUALITÀ/PREZZO. L’attuale compatta digitale Concord 5340Z anticipa i valori di un’offerta fotografica che si preannuncia ricca e autorevole. L’ampio assortimento Concord di interpretazioni tecniche sarà interamente e completamente definito da ciò che già oggi distingue la 5340Z all’interno del mercato: consistente convenienza nel rapporto tra qualità delle prestazioni e prezzo di vendita/acquisto. A un prezzo di fascia bassa, prestazioni di classe estremamente superiore. In un design confortevole e accattivante, sono confezionate e contenute prestazioni fotografiche e digitali di assoluto rispetto. Anzitutto, il riferimento princi-

14

SimpleTech propone le MMC mobile Memory Card, nuovi supporti di memoria che si contraddistinguono per l’elevata capacità e l’interfaccia ad alte prestazioni. Sono card disegnate per tutti coloro che utilizzano prodotti tecnologici di piccole dimensioni, come i telefoni cellulari, compresi quelli che permettono la realizzazione di filmati; sono completamente compatibili con le MMC Card e, grazie a un adattatore, possono essere utilizzate negli slot dedicati. Con una velocità di trasferimento di 17Mb al secondo in lettura e 14Mb al secondo in scrittura, le nuove piccole card (24x18x1,4mm) si distinguono per la propria maneggevolezza, robustezza e varietà di applicazioni. Oltre ai telefoni cellulari, appena ricordati, sono adatte a apparecchi digitali, registratori digitali, lettori MP3 e palmari. All’avvio, sono disponibili nelle capacità di 128 e 256Mb. (Nital, via Tabacchi 33, 10132 Torino).

Efficace generatore flash da 1200Ws con doppia alimentazione: alla corrente di rete e a batteria!

Per l’uso in location, la batteria di alimentazione offre Fino a 200 lampi a piena potenza Elevata velocità di ricarica: da 0,04 a 1,8 secondi Breve durata del flash, per congelare i movimenti del soggetto: da 1/2200 a 1/7400 di secondo Regolazione della potenza su un’estensione di 8 f/stop (da 1200Ws a 9Ws), con variazioni da 1/2 o 1/10 di stop Distribuzione simmetrica o asimmetrica (con un rapporto di 2:1) della potenza selezionata sulle due prese flash Lampada pilota fino a 250W Lampada pilota continua o a tempo Collegamento radio (ricevitore opzionale), che elimina la necessità di cavi di sincronizzazione

Il generatore Profoto Pro-B2 è integrato al versatile sistema Pro-7. Accetta tutte le torce flash Pro-7, standard o speciali, incluse le ProHead (con lampada pilota da 250W), ProRing (anulare) e ProTwin (da 2400Ws, per il collegamento a due generatori). Inoltre, progettata esclusivamente per il Pro-B2, la torcia Pro-B Head è leggera e portatile (10x22cm, 1,8kg), in modo da integrarsi perfettamente nel concetto di massima libertà operativa.


www.adimaging.it

info@adimaging.it

A/D imaging srl, viale Sabotino 4, 20135 Milano 02-58430907, fax 02-58431149 • www.adimaging.it • info@adimaging.it


SOGNANDO DI VOLARE

D

Da anni, a fine estate, nella piccola città costiera di Begnor Regius, nell’East Sussex, in Inghilterra, si incontrano e radunano inventori che condividono un fantastico sogno: quello di volare per almeno cento metri con un mezzo proprio. Nata a Selsey Bill in forma autonoma, la manifestazione dei Birdmen rappresenta oggigiorno un fenomeno, che richiama ventimila persone, la stragrande maggioranza delle quali semplice pubblico di contorno. A lungo ignorata, come un caso di eccentricità all’inglese, tendente al ri-

16

Delicatamente registrato e documentato da Dod Miller, Birdmen è un raduno inglese di personaggi che cercano di volare con mezzi propri: dalle ali a marchingegni più o meno efficaci.

dicolo, con il tempo la competizione si affermata come significativo appuntamento sul quale si accendono i riflettori di un attuale consistente interesse. Siccome nessuno è ancora riuscito nell’impresa (il primo volo del biplano Flyer I dei fratelli Wilbur e Orville Wright, pionieri dell’aviazione, fu di trentasei metri), il raduno proietta in avanti tutto il proprio fascino originario. I contendenti si moltiplicano, come pure i marchingegni con i quali si cimentano nell’impresa, tanto che la gara ha assunto toni estremamente differenziati, con suddivi-

sione in diverse categorie. Sulla base di un originario reportage di Don McCullin di oltre vent’anni fa, il fotografo Dod Miller (classe 1960) ha realizzato una intensa serie di immagini che rivelano, sottolineandola, la leggerezza del sogno di volare, che si manifesta ancora oggi sulla scorta di visioni ancestrali (da Icaro a Leonardo da Vinci) che appartengono all’Uomo. In puro stile britannico, a un tempo distaccato ma sostanzialmente partecipe, tanto da essere coinvolgente, Dod Miller ha composto un divertente e ironico percorso fotografico, raccolto in una mostra esposta in Italia in due tempi successivi: prima alla Galleria Grazia Neri di Milano (nella sede dell’Agenzia che lo rappresenta nel nostro paese), poi a Bolzano. Con la propria affascinante serie di composizioni rigorosamente qua-


drate, in raffinato bianconero dai toni soavi, Birdmen è un reportage che si presenta leggero e sostenibile. In un’epoca di tragedie che dilaniano la vita quotidiana, richiamando l’attenzione della stampa e del coerente fotogiornalismo, appare e si propone come pausa poetica. Di fronte alle immagini, ognuno può essere indotto a condividere il sogno di chi vuole volare. Magari non sopra il cielo infinito, ma sopra le vicissitudini di ogni giorno. A.G. Dod Miller: Birdmen. ❯ Galleria Grazia Neri, via Maroncelli 14, 20154 Milano; 02-625271, fax 02-6597839; www.grazianeri.com, photoagency@grazianeri.com. Dal 19 ottobre al 20 novembre; lunedì-venerdì 9,00-13,00 - 14,30-18,00, sabato 10,00-12,30 - 15,00-17,00. Con il contributo di Nikon (Nital). ❯ Muflone Rosa, via della Roggia 22, 39100 Bolzano. Dal 5 al 31 dicembre; 9,00-23,00. A cura del Circolo Fotografico Tina Modotti; cf-modotti@virgilio.it.

www.metalli-lindberg.com

Il raduno dei Birdmen si ripete ogni anno, perché nessuno è riuscito ad effettuare il volo di cento metri previsto dal regolamento. Annotiamo che il primo volo del biplano Flyer I dei fratelli Wilbur e Orville Wright, pionieri dell’aviazione, fu di trentasei metri.

www.gitzo.com

perfectly compact Il nuovo treppiedi Gitzo in fibra di carbonio Compact G0027 è il compagno di viaggio ideale. Chiuso, è talmente compatto e leggero da poter essere contenuto anche in piccole borse fotografiche senza avvertirne il peso, mentre una volta esteso è il supporto perfetto per la vostra fotocamera in ogni occasione.

Gitzo è distribuito in esclusiva da:

Bogen Imaging Italia Via Livinallongo, 3 20139 Milano Tel. 02 5660991 Fax 02 5393954 www.bogenimaging.it info@it.bogenimaging.com


A TUTTA FOTOGRAFIA

D

Della presenza della fotografia nel cinema abbiamo scritto molto tempo fa. È passato un decennio, addirittura, da quando fummo sollecitati ad affrontare la materia dal centenario del cinema (1895-1995), analizzando quella che è la partecipazione consapevole e convinta, oltre che spesso colta, della fotografia e dei fotografi all’interno di vicende raccontate nei film. Ancora og-

gi, aggiornato a ulteriori esempi, questo rimane un consistente capitolo della sociologia fotografica, osservata per contorno: oltre il cinema, pensiamo alla fotografia nei fumetti (che visualizziamo ogni mese, con interpretazione grafica volontariamente ingrandita al retino tipografico), nella letteratura e in altre manifestazioni quotidiane (per esempio, nella pubblicità: richia-

Kodak Brownie tra le mani di Jeff Brown (l’attore Clifton Powell), amico/consigliere di Ray Charles (l’attore Jamie Foxx, che ha vinto l’Oscar per questa interpretazione). In Ray, di Taylor Hackford, l’apparecchio popolare compare alla nascita del figlio di Ray Charles (1955 o 1956) e all’ingresso nella nuova casa.

mando il ruolo della Leica M3 in uno spot Nescafé di qualche anno fa). A questo punto, volendo continuare sulla traccia, va sottolineato un aspetto reso oggi possibile dalle tecnologie digitali di gestione delle immagini, che consentono di estrapolare fotogrammi utili da film in DVD (snapshot). Per quanto, anche ieri e ieri l’altro sarebbe stato possibile farlo, agendo sulla pellicola 35mm originaria, la diffusione capillare dei DVD, rispetto appunto le “pizze” professionali, semplifica l’operazione, consentendo un comodo censimento a dir poco minuzioso e analitico dal proprio computer. La differenza, se lo consentite, non è piccola: addirittura, è sostanziale. Infatti, fino a ieri/ieri l’altro, l’impossibilità o difficoltà oggettiva di reperire materiale illustrativo adeguato ha sistematicamente ristretto il campo d’azione, limitandolo, appunto, alla macroscopicità dei riferimenti: ribadiamo la cosciente presenza della fotografia, in quanto tale, e del fotografo, in quanto protagonista, nella vicenda. Oggi, la semplificazione dei mezzi tecnici permette un sistematico allargamento della visione, non più e soltanto circoscritta alla sola macrovisione, ma estesa alla micropresenza, comunque sia significativa, comunque sia socialmente e fenomenologicamente rappresentativa.

PIÙ TEMPI Speed Graphic e Nikon F all’arrivo di Ray Charles in Georgia (1961).

18

Da cui consegue una moltiplicazione dei punti di osservazione. Sintetizziamoli. Da una parte sopravvive e si rafforza l’argomento principe e principale, quello della fotografia nel cinema, significativa di se stessa, e


Speed Graphic e Nikkormat, con parata di flash: elettronici e a bulbo. Stazione di Polizia per il primo arresto di Ray Charles per uso di sostanze stupefacenti (1961).

dei fotografi nel cinema, caratteristici del proprio ruolo. Per intenderci, pensiamo a Blow-up di Michelangelo Antonioni (1966), La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock (1954), Pretty Baby di Louis Malle (1978), I ponti di Madison County di Clint Eastwood (1995; FOTOgraphia, novembre 1995) e Occhio indiscreto di Howard Franklin (1992). Ma anche a One Hour Photo di Mark Romanek (2002; FOTOgraphia, novembre 2002) e Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet (2001). Dall’altra, possiamo allargare il campo visivo e di analisi e osservazione alla fotografia di complemento, che compare nella vicenda cinematografica come (indispensabile?) accessorio scenografico. In questo senso, l’ampliamento arriva ad essere addirittura esponenziale, approdando a tutti i passaggi di macchina fotografica. In prima battuta, questo modo di vedere mirato produce un casellario di indicazioni: titolo del film e presenza dell’apparecchio fotografico. Proseguendo nell’indagine, si approda a scomposizioni/ricomposizioni dettate da un punto di vista adeguatamente educato. Anzitutto si può rilevare, rivelandola, la correttezza (o meno!) della presenza della fotografia all’interno della scenografia cinematografica, a margine e completamento della vicenda narrata. Per esempio, è il caso, al quale stiamo per approdare, del recente film Ray, biografia cinematografica di Ray Charles, che è valso l’Oscar all’interprete Jamie Foxx: Kodak Brownie, Speed Graphic, Nikon e flash elettronici in sistematico ordine con i tempi della narrazione (in queste pagine). Così come, all’opposto, è il caso dell’italiano La chiave di Tinto Brass (1983), che anticipa agli anni veneziani della Seconda guerra mondia-

le (e ancora prima) l’uso della fotografia polaroid a sviluppo immediato, che invece sarebbe stata disponibile dalla fine degli anni Quaranta.

Dopo di che, in prosecuzione logica, non ci si limita al solo censimento, ma si possono attivare collegamenti e consecuzioni. Proprio

19


UN PASSO INDIETRO

G

razie alla possibilità di sintetizzare fotogrammi da film in DVD, torniamo a una sequenza cinematografica di oltre vent’anni fa. Dal primo episodio della lunga serie di Scuola di Polizia (Police Academy, di Hugh Wilson, del 1984), che si è allungata in sette puntate, fino al 1994 (!), registriamo le vessazioni che la banda di quartiere riserva a Leslie Barbara (l’attore Donovan Scott), che a seguito di questo si arruola nella Polizia. Gestore di un chiosco Kodak di ritiro/consegna di stampe fotografiche, sagomato come una macchina fotografica (che vorremmo possedere), lo sfortunato Leslie Barbara viene caricato su un camioncino e gettato nel fiume da un ponte. Senza la possibilità di visualizzare la sequenza, questa citazione della fotografia si sarebbe esaurita in sé; invece, ora la possiamo presentare in tutto il proprio fascino di riferimento al nostro piccolo/grande mondo fotografico.

l’appena citato Ray, al quale stiamo avvicinandoci, ha sollecitato idee. Una sopra tutte: la sequenza di fotogrammi che arrivano al colpo di flash (giornalistico o non professionale), come anche la consecuzione di apparecchi in relazione agli anni di riferimento narrativo. Ma non è tutto, la mente corre libera e leggera. Potendo disporre di fotogrammi ripresi direttamente dal film (con ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini, autentico mae-

20

Curiosa sequenza dall’originario Scuola di Polizia del 1984, con apprezzata citazione fotografica.

stro della sintesi cinematografica), possiamo non lasciarci sfuggire nulla e incasellare argomenti diversi. Ancora esempi: le fotoricordo in posa (molte insospettabili e minimali, ma dal nostro punto di vista significanti) da Il pianeta delle scimmie (di Franklin J. Shaffner, 1968) a Soldati a cavallo (di John Ford, 1959), a Il buono, il brutto, il cattivo (di Sergio Leone, 1966; con gesto dell’esposizione che va sottolineato, e lo sottolineeremo), a

Amarcord (di Federico Fellini, 1974; con annesso dialogo).

A PARTIRE DA RAY Come rivelato, la linea discriminatoria individuale della combinazione tra fotografia e cinema è passato attraverso la visione di Ray. L’originario apprezzamento delle ottime citazioni della fotografia si è, quindi, sposato con la possibilità tecnica di sintetizzare i fotogrammi da DVD attraverso sem-


plificate procedure al computer. In Ray (di Taylor Hackford, 2004), i momenti fotografici sono presto identificati. Prima di tutto c’è un attimo personale, durante il quale fa capolino una Kodak Brownie biottica (anni Cinquanta), che l’amico/consigliere Jeff Brown (sullo schermo, l’attore Clifton Powell) usa per fotografare il primogenito di Ray Charles appena nato (a pagina 18); e poi, fa lo stesso quando Ray Charles e la moglie

entrano nella loro nuova casa (ancora a pagina 18). A seguire, registriamo una successione di fotoreporter attorno a The Genius, come è stato ribattezzato il celebre musicista: all’arrivo in Georgia (1961), per un concerto che verrà annullato causa la segregazione dei neri, e costerà a Ray Charles l’espulsione dallo Stato (a pagina 19); al primo arresto per uso di sostanze stupefacenti (1961; ancora a pagina 19); e durante la ce-

Tra i lampi dei reporter, fa capolino una Nikon F Photomic. 7 marzo 1979, riabilitazione in Georgia di Ray Charles.

rimonia pubblica di solenne riammissione di Ray Charles in Georgia (7 marzo 1979; qui sopra). In tutte queste circostanze registriamo la pertinente dotazione tecnica dei reporter, armati di Speed Graphic con flash a bulbo e reflex Nikon F, Nikkormat e Nikon F Photomic (in successione) con elettronico Strobomatic. Perfetto, ottima cura del dettaglio, pertinente consecuzione tecnico-storica delle macchine fotografiche. M.R. Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini


DIGITALE CON COMPETENZA

G

Già ricca di significativi titoli sulle tecniche di ripresa digitali, la collana di manuali pubblicati dalle Edizioni Fag di Assago, alle porte di Milano, si accresce con un testo capace di fare l’autentica differenza. Il valore aggiunto del recente Fotografia digitale reflex si basa e costruisce sulla concreta autorevolezza del suo autore. Infatti, Giuseppe Maio vanta una decennale esperienza tecnica, maturata come responsabile tecnico della divisione reflex digitali della torinese Nital, che distribuisce in Italia il marchio Nikon. Da cui ne consegue una trattazione della materia ben lungi dall’essere soltanto teorica o presunta. Nello specifico, tutto quanto annota l’autore Giuseppe Maio è assolutamente e inviolabilmente reale, non soltanto realistico. Del resto, come abbiamo annotato in tante occasioni, e come non ci stanchiamo mai di ripetere, quella della fotografia digitale si presenta come vicenda controversa, in tempi nei quali l’apparire sopravanza l’essere. Al contrario, e invertendo con decisione l’ordine dei fattori, il testo di Giuseppe Maio è tutt’altro che latente o apparente: è consistente e solido. Nella pratica, ci si può far prendere per mano e accompagnare all’interno di condizioni e situazioni presentate e affrontate con il piglio e la decisione che derivano dalla competenza assoluta. Personalmente, siamo fermamente convinti che molti dei sistemi digitali attualmente presenti sul mercato, dagli apparecchi ai programmi di gestione, siano validi e adeguati alla risoluzione delle esigenze operative di ciascuno, professionali o non professionali. Allo stesso momento, siamo altresì convinti che non si tratta mai di affrontare l’argomento con metodologie antiche, che andavano bene, che sono andate sicuramente bene in altri tempi e con altre interpretazioni tecnologiche, consolidate indietro nei decenni. La materia digitale richiede che su solide basi di competenza fotografica ciascuno coltivi l’appro-

22

Fotografia digitale reflex; di Giuseppe Maio; Edizioni Fag, 2005 (via Garibaldi 5, 20090 Assago MI; 02-4885241; www.fag.it; www.digitallifestyle.it); 256 pagine 15x21cm; 22,00 euro.

fondimento pratico e costante con i mezzi. E questa, sopra tutte e prima di tutte, è la condivisa lezione di Giuseppe Maio, sereno e tranquillo nella propria trattazione, ribadiamo edificata su una esperienza quotidiana a dir poco studiata a fondo. Pagina dopo pagina, nella successione logica degli argomenti, forte dei propri contatti quotidiani con gli utenti e le relative problematiche di impiego, Giuseppe Maio non dà nulla per scontato. Affronta tutto dalla radice, con spiegazioni e considerazioni in pertinente equilibrio tra la semplificazione delle parole e l’approfondimento delle considerazioni. Ciò che l’autore racconta e condivide si basa, come abbiamo sottolineato, sulla somma di incontri che nel corso degli anni hanno costruito un invidiabile bagaglio di esperienze e competenze. Suo tramite, dalle pagine di Fotografia digitale reflex, ciascuno entra in diretto contatto con un mondo vero, nel quale si sono manifestate vicende reali e approntate soluzioni idonee. Se la vogliamo vedere anche così, il testo di Giuseppe Maio è una sorta di lungo diario professionale, scritto a diretto contatto con la fotografia digitale esercitata non in spazi teorici (magari quelli della nostra scrivania), ma in momenti attivi e autentici. Come annotato da altri, in presentazione ufficiale, si tratta di «un

“vademecum” per chi desidera scattare con una reflex digitale: infatti sono svelati molti piccoli segreti di questo mondo, un tempo prerogativa dei professionisti. [...] I segreti di una splendida fotografia risiedono, oggi come sempre, nella conoscenza della materia, nella padronanza del mezzo e in una minima, ma indispensabile, dose di espressività e capacità compositiva. Trattando sia gli aspetti tecnici sia i suggerimenti di stile e creatività, questo libro soddisfa le esigenze di un’utenza ormai alquanto eterogenea: quelle di chi muove i primi passi nella nuova tecnologia e vuole imparare a conoscere bene il proprio strumento; quelle di chi è già abbastanza esperto, ma vuole impadronirsi di tecniche e finezze da professionista». In sequenza e conseguenza Giuseppe Maio affronta la materia dalle radici, lui che ne ha seguìto il percorso tecnologico ed espressivo fin dalle origini (neppure tanto lontane nel tempo): dallo stato dell’arte della tecnologia digitale, con le relative differenze (e analogie?) con la fotografia tradizionale su pellicola, alla materialità di formati e supporti di memorizzazione; dalle compatte digitali all’interpretazione reflex. Quindi, in rispetto del titolo Fotografia digitale reflex, la fotografia digitale reflex dalla (proverbiale) A alla Z: analisi dei componenti e funzionamento; impostazioni di ripresa e composizione dell’immagine; esposizione, colori, bilanciamento del bianco; uso dei flash; obiettivi e filtri; suggerimenti, regole e accorgimenti per uno scatto perfetto; dalla memorizzazione alla stampa. Inviato gratuitamente a coloro i quali registrano la loro nuova Nikon D50 attraverso il sito www.nital.it, il manuale è letteralmente indispensabile per tutti coloro che si muovono nell’ambito della fotografia digitale reflex. È uno di quei testi che reputiamo e indichiamo come “irrinunciabili”. È un libro che si iscrive nel ristretto e selettivo casellario dei testi tecnici sui quali basare la propria educazione. M.R.



INDAGINE SUI SENSI

N

Nell’ambito del modenese Festivalfilosofia sono allestite due iniziative complementari, culturalmente ed emotivamente intriganti, curate da Angela Vettese. La selezione fotografica di Melina Mulas Il Terzo occhio. I Lama del Tibet: l’antica saggezza di Nalanda si accompagna con Cittadellarte dell’artista contemporaneo Michelangelo Pistoletto (della quale riferiamo a parte). La simultaneità dei due eventi, esposti negli spazi della Galleria Civica di Modena, richiama gli espliciti intendimenti del tema di questa edizione di Festivalfilosofia: i sensi. Prodotta con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la mostra di Melina Mulas, che per ragioni istituzionali ci interessa più direttamente, presenta sessanta immagini bianconero scattate in tempi diversi come testimonianza dei volti dei Lama buddisti. L’imponente lavoro di ricerca, iniziato quattordici anni e fa e terminato nel 2002, ha avuto come guida nientemeno che il Dalai Lama, che ha orientato l’autrice verso i maestri più rappresentativi e l’ha aiutata a raggiungerli attraverso l’India, il Sikkim, la Francia, l’Austria, il Nepal, la Svizzera e l’Italia. Protagonista della mostra è senz’altro la rappresentazione dell’anti-

Dalle immagini di Melina Mulas della serie Il Terzo occhio. I Lama del Tibet: l’antica saggezza di Nalanda traspare con eloquenza l’attitudine al guardare, anche in senso figurativo, attraverso lo sguardo di occhi particolarmente educati a vedere.

ca tradizione spirituale tibetana, sopravvissuta e trasmessa nella propria integrità mediante l’insegnamento, la severa disciplina e un profondo attaccamento alle radici. La caparbietà dei maestri, rifugiati in esilio dopo la conquista del Tibet da parte della Cina nel 1959, si manifesta nei loro ritratti, nei quali non manca, come elemento forte, lo sguardo: quello che ognuno di noi rivolge all’esterno e quello che riceviamo. Così significativo, nella cultura dei

Lama, il concetto di terzo occhio, capacità superiore di intuire e vedere, è stimolata e presente nelle pratiche meditative e attraverso un’educazione costante. Dalle immagini di Melina Mulas traspare con eloquenza questa attitudine al guardare, anche in senso figurativo, attraverso lo sguardo di occhi particolarmente educati a vedere. Semplicemente sfiorando l’obiettivo di Melina Mulas, gli sguardi dei maestri si ripropongono all’osser-

MICHELANGELO PISTOLETTO

A

nche se esula dallo specifico della fotografia, segnaliamo l’evento artistico parallelo alla mostra fotografica di Melina Mulas, analogamente allestito all’interno del modenese Festivalfilosofia. Ideata e guidata da Michelangelo Pistoletto, Cittadellarte presenta alla Palazzina dei Giardini di Modena una installazione di grandi tavoli specchianti a forma di mare Mediterraneo, geografia assunta a simbolo, in quanto crogiuolo di mille culture e intesa come luogo di scambio, negoziato e colloquio tra persone e idee. I tavoli sono metafore di una tolleranza e di un’unità crescente, che si fondano sul pensiero comune, anche se assai composito e arricchito dalle diversità religiose, linguistiche e politiche che oggi stanno costruendo l’Europa. Michelangelo Pistoletto è un artista contemporaneo eclettico, che spazia dall’iniziale produzione di quadri nei quali è protagonista la figura umana, valorizzata con l’inserimento di elementi di forte personalità, alle interpretazioni, installazioni, performance e più vaste opere, tutte con il denominatore comune di coinvolgere il pubblico nell’idea di arte come momento di scambio di opinioni e pensieri: in una ipotesi di creatività collettiva, con realista assunzione di responsabilità sociale.

24


vatore con la propria forza intatta, che l’autrice ha colto con sapienza. Non ha avuto bisogno di effetti spettacolari aggiuntivi, o emotivamente accattivanti; il suo lungo lavoro si dipana, essenziale, in una serie di immagini in bianconero, stampate senza essere rielaborate, apposta per spogliare questa misteriosa e forte cultura da sapori esotici o turistici, che avrebbero deviato il percorso visivo primario. In un gioco reciproco di sguardi, allo stesso tempo queste fotografie pongono ciascuno in condizione di sentirsi osservato e osservare. È tale reciprocità, il mistero e segreto: la mutua osservazione genera tolleranza e conoscenza. E la fotografia, per propria natura azione non violenta, diventa un mezzo privilegiato e veicolo per un più vasto incoraggiamento all’osservazione e comprensione. La mostra si accompagna con ulteriori fotografie (a colori), che danno idea del contesto in cui

si è andata manifestando e ancora vive la cultura tibetana. A.Alp. Melina Mulas: Il Terzo occhio. I Lama del Tibet: l’antica saggezza di Nalanda. Galleria Civica di Modena, Palazzo Santa Margherita, corso Canalgrande 103, 41100 Modena; 059-2032911, fax 059-2032932; www.comune.modena.it/galleria. Dal 16 settembre al’8 gennaio 2006; martedì-venerdì 10,30-13,00 - 15,0018,00, sabato e festivi 10,30-18,00 (25 e 26 dicembre e Primo gennaio 2006 15,00-18,00). Catalogo 5 Continents Editions.


CANON CON DIWA E TIPA

C

Come già annotato, in FOTOgraphia dello scorso aprile, la Digital Imaging Websites Association (DIWA) è un gruppo in continua crescita, formato da specialisti indipendenti, concentrati sulle pubblicazioni in Rete dedicate al digital imaging. Ogni stagione, i premi attribuiti da DIWA sono stabiliti in relazione all’analisi dei diversi punteggi totalizzati dai prodotti nel corso di test effettuati da collaudatori che provano più campioni del medesimo prodotto. Viene impiegata una procedura di assegnazione dei punteggi dettagliata e standardizzata, attentamente calibrata per ogni categoria merceologica. A seconda del punteggio ottenuto, i prodotti testati vengono premiati con medaglie d’oro, d’argento o di bronzo. Una volta l’anno, al migliore tra i vincitori delle medaglie d’oro viene riconosciuto il DIWA Platinum Award. Quest’anno DIWA ha conferito tre premi a Canon: la reflex digitale Eos 20D (FOTOgraphia, febbraio 2005) ha ricevuto la medaglia di platino come miglior Digital System Camera del 2004, mentre la compatta Digital Ixus 40 e la reflex Eos 350D (FOTOgraphia, marzo 2005) si sono rispettivamente aggiudicate medaglie d’oro per le categorie Compatta Digitale Mini e Reflex Digitale non professionale. Ovviamente, il Platinum Award per il migliore apparecchio digitale si deve alla combinazione delle caratteristiche tecniche della Eos 20D: nuovo sensore CMOS da 8,2 Megapixel di seconda generazione, velocità di scatto di cinque fotogrammi al secondo, sistema flash Canon E-TTL. Dalla motivazione del premio: «Eos 20D ha fatto passi da gigante nel processo di crescita, miglioramento e perfezionamento tecnologico, elevando la qualità dell’immagine e le performance della reflex digitale verso nuovi standard. I professionisti e gli amanti della fotografia plaudono con lo stesso entusiasmo per il suo eccezionale rapporto qualità/prezzo».

26

Canon Eos 20D: medaglia di platino DIWA come miglior Digital System Camera 2004.

Medaglia d’oro per la categoria Compatta Digitale Mini, la convincente Digital Ixus 40 beneficia delle conquiste scientifiche nel campo dei materiali per gli obiettivi, che la rendono la più piccola configurazione in grado di sfoggiare uno zoom ottico 3x. Per una alta qualità dell’immagine e una velocità senza pari, tutte le funzioni primarie sono gestite dal processore Digic II, ereditato dalle reflex digitali professionali della serie Eos. La motivazione DIWA ha sottolineato che la compatta offre «convincenti prestazioni, a dispetto delle dimensioni estremamente contenute». Altra medaglia d’oro alla Canon Eos 350, nella la categoria Reflex Digitale non professionale. Reflex digitale entry-level, offre specifiche superiori alla propria categoria commerciale: sensore d’immagine CMOS a basso disturbo da otto Megapixel, potente processore Digic II, scatto continuo, elaborazione e memorizzazione dell’immagine ad alta velocità. La Canon Eos 350D può scattare una sequenza di quattordici fotografie a tre fotogrammi al secondo. In più, la Eos 350D è dotata di un sistema di messa a fuoco automatica altamente sensibile, è compatibile con gli obiettivi Canon del sistema otti-

co EF ed EF-S e presenta il sistema flash E-TTL.

ANCHE TIPA La leadership Canon nell’ambito dell’innovazione e produzione fotografica è altresì confermata da quattro premi TIPA (Technical Image Press Association), assegnati dai rappresentanti di trentun riviste specializzate europee (tra le quali la nostra testata; FOTOgraphia, maggio 2005). «Questi premi provano l’importante investimento a lungo termine effettuato da Canon in ricerca e sviluppo», ha sottolineato Mogens Mølgaard Jensen, vicepresidente esecutivo dell’area Consumer Imaging di Canon Europa. «La leadership nella tecnologia dell’imaging è fondamentale per il nostro business e ne rappresenta il cuore. Dall’input all’output ci impegniamo a realizzare i migliori prodotti al mondo. Siamo davvero lieti che i membri di TIPA abbiano riconosciuto questi meriti». Da FOTOgraphia dello scorso maggio; dai premi TIPA 2005. Migliore Reflex digitale entry level: Canon Eos 350D [ FOTOgraphia, marzo 2005]. «Con il proprio sensore CMOS da 8,2 Megapixel e il processore Digic II, la Canon Eos 350D rappresenta l’apparecchio reflex digitale più compatto e avanzato della categoria, offerto a un prezzo molto attraente. Di facile impiego, dispone comunque di tutti i più recenti perfezionamenti già proposti sui modelli di alta gamma. La si può usare in modo completamente automatico o, alternativamente e a scelta, personalizzandola a piacere in relazione ai propri intendi-


Canon Eos-1D Mark II: Migliore Reflex digitale professionale 2005 per la giuria TIPA.

menti fotografici. Inoltre, la 350D accede al grande sistema di obiettivi Canon EF e EF-S». Migliore Reflex digitale professionale: Canon Eos-1Ds Mark II. «Vero evento del 2005, la Eos-1D Mark II ha permesso alla fotografia digitale di stabilire un nuovo punto di riferimento qualitativo nel raggiungere una dimensione di immagine di 16,7 Megapixel! In questo modo è possibile ottenere invidiabili gigantografie di 60x90cm, nello stesso tempo in cui i professionisti possono anche reinquadrare l’acquisizione originaria senza perdita di qualità effettiva. Inoltre, il sensore CMOS utilizzato è un “autentico” 24x36mm pieno formato, ciò che permette di conservare il rapporto coerente con la lunghezza focale degli obiettivi, un autentico vantaggio soprattutto con l’inquadratura grandangolare. Terzo punto forte: un’eccellente resta dei dettagli anche in alta sensibilità, al-

Canon Eos 350D: medaglia d’oro DIWA come Reflex Digitale non professionale 2004; Migliore Reflex digitale entry level 2005 per la giuria TIPA.

meno fino a 800 Iso». Migliore Stampante formato A4: Canon Pixma iP8500 [FOTOgraphia, ottobre 2004]. «La Canon Pixma iP8500 offre ai fotografi un nuovo standard di qualità e velocità. Infatti, produce una copia A4 (21x29,7cm) in soli trentacinque secondi, fornendo sempre una qualità superba. Il sistema a otto inchiostri fotografici ChromaPlus, che comprende un rosso e un verde addizionali, espande in modo significativo la gamma cromatica delle copie, particolarmente nelle aree giallo-rosse e nei verdi. La Pixma iP8500 suppor-

ta lo standard PictBridge, la stampa diretta da CD/DVD e dispone di un accessorio duplex per la stampa fronte retro». Migliore Videoproiettore: Canon XEED SX50. «Il nuovo Canon XEED SX50 è un proiettore portatile non troppo costoso, dotato dell’ultima generazione di pannelli Lcos. Con una effettiva risoluzione SXGA+ di 1400x1050 pixel, un contrasto di 1000:1 e una luminosità di 2500 lumen segna un nuovo livello di qualità nella propria classe. Il Canon XEED SX50 consente un ampio controllo del contrasto, della luminosità e del colore. La facilità di impiego e di interfaccia, aggiunta alla capacità di proiettare dettagli molto fini, lo rende ideale per la presentazione di immagini fotografiche e lavori di grafica». A.Bor.



FERROVIA

LOCALE Q ual è il succo che qualifica il fotografo, distinguendolo come tale, appunto fotografo? La consapevolezza, assecondata, che la sua sia una scelta di vita, uno stile da incoraggiare e sostenere. Indipendentemente dalle ore riservate allo svolgimento del mestiere, secondo canoni che dipendono da infiniti fattori, prima di tutto l’ambito entro il quale si svolge la professione, il fotografo autentico non subordina se stesso allo scorrere delle lancette sul quadrante dell’orologio. È fotografo anche senza macchina fotografica, è fotografo perché ha educato il proprio modo di guardare la vita, vedendola. Insomma, non è solo un lavoro, ma un ac-

A margine di un reportage su una particolare area del Brasile, Fabrizio Jelmini ha realizzato una toccante serie fotografica, ispirata dalla sua capacità di riconoscere ciò che l’occhio guarda e la mente vede. Lungo i binari di una ferrovia locale, che è poi strada di collegamento tra villaggi distanti, si svolge una intensa vita fatta di passaggi e movimento. Vicenda minimale, che solo il sano reportage ha modo di elevare a storia raccontata

29


«Scatto dopo scatto, inquadratura dopo inquadratura, Fabrizio Jelmini prende per mano l’osservatore, e con discrezione lo accompagna in una situazione inattesa, non conosciuta, ma densa di umana consistenza. È quasi indefinibile questo suo esserci e non esserci allo stesso tempo; essere presente, in punta di piedi, con la propria personalità fotografica; non essere in alcun modo intrusivo, non prevaricare i soggetti inquadrati».

30

cumulo di emozioni ed esperienze esistenziali, in qualità/quantità dipendente dagli indirizzi (dal reportage alla moda, alla pubblicità, alla fotografia di cerimonia o industriale, alla fotografia di strada). Ciò che il fotografo incontra si converte sempre in insegnamento. Come afferma Fabrizio Jelmini, fotoreporter (e altro ancora) che ha ispirato queste riflessioni (ne stiamo per scrivere), «la fotografia ti mette sempre in discussione; l’ansia dell’incarico, piuttosto che della conclusione di un iter fotografico progettato in proprio, ti porta a ragionare. A conseguenza, analizzando al meglio le azioni in svolgimento, riesci a comunicare ciò che effettivamente vedi, e come lo vedi». L’insieme di questi pensieri, sulla personalità del fotografo, che è tale sempre per scelta personale, mai per imposizione, è stato sollecitato da una serie di immagini che Fabrizio Jelmini ha realizzato a margine di un reportage in Brasile. Nella propria azione, il fotografo ha rivelato di essere tale, indipendentemente dall’incarico professionale. Ha visto, sapendo guardare, e ha colto il senso di un racconto, di una storia. Per quanto minimale nella propria essenza, la sequenza di immagini che Fabrizio Jelmini ha ripreso lungo la linea ferroviaria locale che attraversa i luoghi del suo reportage è illuminante sia per se stessa, ovvero per la storia che racconta, sia per e della capacità del fotografo di cogliere il senso di una vicenda, che lo ha portato a ragionare, per comunicare la propria emozione e, forse, il proprio stupore.

Il dietro-le-quinte di questa serie di fotografie, che ci è piaciuto definire ferrovia locale, è presto rivelato. Fabrizio Jelmini si è trovato in Brasile per un incarico assegnatogli da un’associazione onlus che


intendeva realizzare una mostra fotografica sulla vita di una particolare area del Brasile, per raccogliere i fondi necessari all’edificazione di una serie di servizi sociali in loco: ambulatorio, scuola per bambini e panificio. Facendo base a Passagem dos Texeiras, a quaranta chilometri da Salvador da Bahia, ogni giorno, in ore diverse del giorno, Fabrizio Jelmini si spostava verso Gongo, la località appunto individuata per la realizzazione della serie fotografi-

ca. Insieme a Pio, l’accompagnatore assegnatogli dall’autorevole Mae de Santo locale, la sacerdotessa della religione di origine africana Candonble, diffusa in tutta l’area, Fabrizio Jelmini ha percorso più volte il tratto di strada tra le due località, lungo la linea ferroviaria locale, dove passa un solo convoglio al giorno: una volta in andata e l’altra in ritorno. Lungo i binari si svolge la vita della gente del luogo. A ogni ora del giorno si registra un movimento di persone che vanno e vengono per le proprie incombenze quotidiane. Così, è nata un’altra serie fotografica: appunto il racconto coinvolgente e appassionante di questo angolo di mondo, sconosciuto ma vitale, che è visualizzato soltanto grazie all’impegno individuale e all’attenzione di un fotografo che ne ha saputo cogliere l’essenza, le note caratteristiche e il senso complessivo. Come ogni reportage di Fabrizio Jelmini, anche questo è in bianconero, nonostante sia stato realizzato con attrezzatura ad acquisizione digitale di immagini (reflex Nikon D100). Perché? «Perché il bianconero è indispensabile al reportage, è la sua cifra stilistica. Se ne è scritto tanto, e non serve ribadire discorsi ormai noti. Così come non serve confermare che il reportage è sempre e comunque un modo di vedere e osservare. Soltanto, puntualizzerei come la visualizzazione in tempo reale delle immagini acquisite in forma digitale sia stata utile nello svolgimento dell’intero servizio, permettendomi di comu-

«Il fotografo autentico non subordina se stesso allo scorrere delle lancette sul quadrante dell’orologio. È fotografo anche senza macchina fotografica, è fotografo perché ha educato il proprio modo di guardare la vita, vedendola. Insomma, non è solo un lavoro, ma un accumulo di emozioni ed esperienze esistenziali, in qualità/quantità dipendente dagli indirizzi».

31


«Come ogni reportage di Fabrizio Jelmini, anche questo è in bianconero, nonostante sia stato realizzato con attrezzatura ad acquisizione digitale di immagini (reflex Nikon D100): “perché il bianconero è indispensabile al reportage, è la sua cifra stilistica”».

32

nicare direttamente con le persone coinvolte. Si è presto creato un clima di fiducia e rispetto, che mi ha permesso di approfondire l’argomento affrontato». Posto tutto questo, che rivela i modi del lavoro (con adeguati ulteriori approfondimenti non soltanto logistici), la serie della ferrovia locale brasiliana di Fabrizio Jelmini è fotograficamente esemplare di un reportage costruito con partecipazione diretta e voglia e capacità di comunicazione. Pur nel completo e assoluto rispetto dell’intimità dei propri soggetti, il fotografo ha applicato una vena narrativa non certo modesta, anzi è addirittura vero il contrario. Non si tratta mai di qualcosa che è stato soltanto guardato, così come si presenta al naturale, ma addirittura visto. E tra guardare e vedere, la differenza è di sostanza. Scatto dopo scatto, inquadratura dopo inquadratura (che qui presentiamo in quantità oggettivamente ridotta rispetto l’editing di trenta fotografie, a propria volta isolate da un corpus originario ancora più consistente), Fabrizio Jelmini prende per mano l’osservatore, e con discrezione lo accompagna in una situazione inattesa, non conosciuta, ma densa di umana consistenza. È quasi indefinibile questo suo esserci e non esserci allo stesso tempo; essere presente, in punta di piedi, con la propria personalità fotografica; non essere in alcun modo intrusivo, non prevaricare i soggetti inquadrati. Così assistiamo a una sostanziosa e sostanziale lezione di reportage, diverso dalla cronaca, costruito con stilemi che appartengono alla storia lessicale del genere, che si richiamano a autori che nel corso degli anni e decenni hanno saputo raccogliere e trasmettere umanità. Svolto in tempi attuali, per il solito frettolosi e spesso insolenti, questo re-

portage di Fabrizio Jelmini è cauto, sereno, tranquillo e partecipe. A pieno diritto deve essere collocato in quel lungo filone della storia della fotografia che merita ed è capace di resistere allo scorrere del tempo, per consegnare al futuro una commovente e toccante storia del presente. Maurizio Rebuzzini



INDUSTRIA 34


AUGUSTO RIZZA/2

A

sciutta, diretta, efficace. La monografia realizzata per celebrare i cinquant’anni della Ferriera Valsabbia, nata nel novembre 1954 come Laminatoio Valsabbia e approdato all’attuale identificazione nel 1963, è un raro e apprezzato esempio di comunicazione aziendale. Poche parole, addirittura pressoché assenti, e tante illustrazioni raccontano l’attuale realtà industriale. In 50. FerrieraValsabbia, titolo altrettanto asciutto, diretto ed efficace, l’uso dell’immagine è a dir poco esemplare. A parte una intensa documentazione fotografica conclusiva della festa dei cinquant’anni (realizzata da Augusto Rizza), impaginata in forma di ben ritmato mosaico, l’insieme si divide in due parti distinte e intenzionalmente consecutive, sulle quali ci soffermiamo. In entrambi i casi, le fotografie sono di Claudio Amadei, professionista della sala di posa (e altro) con intense frequentazioni della fotografia espressiva e creativa, spesso riportata e riproposta negli edificanti confini del mestiere. È esattamente il caso della registrazione visiva delle intense fasi di lavorazione della Ferriera Valsabbia, nucleo portante della mo-

nografia dei cinquant’anni, realizzata con Fotografia Holga (FOTOgraphia, febbraio 1998); ovvero declinata con un linguaggio fotografico contemporaneo, che ha profondi debiti di riconoscenza e dipendenza con la più rigorosa applicazione dei princìpi classici della composizione, inquadratura e mediazione/meditazione fotografica di sempre.

UNO: HOLGA Ancora una volta, aggiornati e sintonizzati sull’idea della condizione attuale della Fotografia, che nello spirito -già sotto-

Professionista con frequentazioni esterne al mestiere, Claudio Amadei ha illustrato la monografia celebrativa 50. Ferriera Valsabbia con una particolare e personale combinazione stilistica e di linguaggio fotografico. La documentazione industriale in Fotografia Holga si accompagna e abbina con una applicazione finalizzata della posa in grande formato. Una volta ancora, e una di più, è fotografia a tutto campo

CON STILE 35


LA FERRIERA

P

er il mercato del tondo da cemento armato, la Ferriera Valsabbia costituisce un punto di riferimento internazionale. Per me è molto di più. È il sogno di mio padre, che fin da bambino gli ho visto realizzare, e la promessa che gli ho fatto e che continuo a mantenere. È la realtà che ha reso grande un piccolo paese di montagna e l’impegno che, dopo tanti anni, ancora ci tiene uniti. È l’amicizia e il rispetto reciproco di chi crede nel valore e dignità del proprio lavoro, di chi si sente parte di una grande squadra sempre pronta a nuovi traguardi. Questa è la Ferriera che presento: un’azienda che produce qualità, perché ha alle spalle uomini di qualità. Ruggero Brunori (Amministratore Delegato) Ferriera Valsabbia, via Marconi 15, 25076 Odolo BS; 0365-8270, fax 0365-826150; www.ferrieravalsabbia.com, info@ferriera-valsabbia.com.

36


lineato- del “liberi tutti” concede forme espressive a trecentosessanta gradi, senza soluzione di continuità, questo ennesimo concreto esempio di Fotografia Holga conferma l’estrema varietà di comunicazione propria della nostra epoca. In un certo senso, che sottolineiamo, si tratta di qualcosa di diverso dalle timide esperienze Holga originarie, alcune delle quali (non certo quelle di Claudio Amadei) hanno finito per rinchiudersi in se stesse, nella sola apparenza delle proprie forme caratteristiche. A completa differenza, fin dai propri albori, la Fotografia Holga di Claudio Amadei si è espressa con convinzione e maturità d’autore, come abbiamo sottolineato in tempi adeguati: Visioni siciliane, nel febbraio 1998, È corsa, nel giugno 2001, Holga mon amour, nel marzo 2002. Nell’efficace dietro-lequinte della Ferriera Valsabbia, questa particolare visione, dagli specifici connotati, si è messa al servizio di un coinvolgente racconto visivo. Con sicurezza e alta personalità di intenti, la fotografia industriale scopre con Claudio Amadei una strada nuova, una strada capace di essere allo stesso momento esplicita ed evocativa: esplicita della propria irrinunciabile materia documentativa, evocativa nei toni e composizioni. Alla resa dei conti, valore niente affatto secondario, l’insieme di queste immagini si rivolge simultaneamente sia agli

37


addetti, che qui individuano propri riferimenti canonici, sia a un più ampio pubblico di osservatori, altrimenti indirizzato e sollecitato: chi dalla fotografia pura in quanto tale, chi dalla narrazione, chi da ulteriori richiami individuali. Ovviamente, anche la cultura fotografica, quella che antepone gli stilemi del proprio linguaggio a ogni altra intenzione, ha materia sulla quale riflettere e pensare. Può isolare le fotografie di Claudio Amadei dal contesto originario della Ferriera Valsabbia, per considerarle in modo asettico, appunto esclusivamente fotografico. Allora l’infrastruttura operativa diventa sovrastruttura; materia di dibattito non manca: dal raffinato bianconero (gestito in postproduzione digitale da negativi fotografici bianconero o colore: lo si deduce dalle incisioni sul bordo pellicola, saggiamente mantenuto come cornice all’inquadratura) alla composizione per terzi di attenzione visiva, dall’inquadratura quadrata ai punti di vista esplicativi.

38


DUE: VENTIVENTICINQUE Come già precisato, la monografia 50. FerrieraValsabbia comprende quindi una seconda parte illustrata, che completa idealmente l’approfondita documentazione fotografica delle fasi di lavorazione industriale. Con adeguata messa in pagina, quattro facciate del volume si dispiegano per dare adeguato spazio visivo alla rituale foto-di-gruppo: in posa, cinquecentosessanta persone distribuite su più file (da tre a cinque; a pagina 35 visualizziamo un paio di backstage realizzati da Augusto Rizza). In questo caso, l’operazione fotografica ha chiamato in causa un banco ottico Sinar 8x10 pollici, venti per venticinque centimetri, in modo da avere consistente materia “fotografica” sulla quale ritagliare l’inquadratura panorama definitiva, appunto al centro di un fotogramma di venticinque centimetri di estensione. A seguire, nel rispetto delle tradizioni, allo scatto originario, effettuato in tempi di (altrui) raccoglimento religioso, si è aggiunta una seconda posa, con le maestranze di cultura islamica.

Ribadiamo: liberi tutti. Quindi, nella più versatile disponibilità di mediazioni tecniche, Claudio Amadei ha combinato l’espressività contemporanea della Fotografia Holga, adottata per la parte documentativa/interpretativa del lavoro fisico, con il più antico dei gesti fotografici: treppiedi, vetro smerigliato di generose dimensioni, panno nero e cadenza propria e caratteristica della fotografia grande formato. Ancora: messa in posa del soggetto (con abile regia di cinquecentosessanta persone, ciascuna con la propria individualità di fronte all’obiettivo), inquadratura e composizione, esposizione, impostazione dei valori operativi sull’obiettivo (apertura di diaframma e regolazione del tempo di otturazione), ritualità dello châssis, successione degli scatti preventivi polaroid a sviluppo immediato. Senza soluzione di continuità, indipendentemente dalle due mediazioni fotografiche, ovvero in loro consapevole e volontaria dipendenza, una straordinaria lezione di stile in due tempi distinti, ma coerentemente coincidenti. Maurizio Rebuzzini

39


LUCIANO CANTARINI Nato a Colfiorito (PG), inizia a fotografare con una Kodak compatta, per poi passare successivamente a Canon AE1, Nikon F60, Nikon F80, attualmente usa una Nikon D100. Legge riviste di fotografia assimilando le prime tecniche per fotografare. Nel 2000 inizia a frequentare la scuola di fotografia Graffiti partecipando al alcuni corsi che lo aiutano a migliorare la tecnica e a trasferire l’attimo fuggente nell’ immagine. Passando al digitale scatta le sue foto in raw elaborandole, il meno possibile, con i più noti programmi di grafica

“Roma tra arte arredo urbano e pubblicità” DAL 27 AGOSTO AL 22 SETTEMBRE La mostra vuole sottolineare l’ingerenza mediatica della pubblicità sull’arredo urbano e sui monumenti, il costante contrapporsi di messaggi pubblicitari anche non relazionati trà loro. L’uomo della strada è continuamente bombardato dalle immagini pubblicitarie che troppo spesso vanno a sovrapporsi alle bellezze della Roma monumentale alterandone il fascino millenario.

Sabato 24 - 09 - 2005

Workshop di Roberto Rocchi Franco Marocco Arpad Kertesz

Attualmente collabora come supporto alla docenza nella Scuola Permanente di Fotografia e Associazione Culturale “Graffiti” e nell’Agenzia Graffitipress come free lance.

Per iscrizioni telefonare al numero 06 5344764


FOTOGRAFI FOTOGRAFATI enza andare troppo per le lunghe, ma, allo stesso momento, senza ignorare le tappe evolutive del linguaggio fotografico, ribadiamo uno dei concetti principe e portante della lunga storia dell’espressione visiva, che dà particolare valore, peso e spessore al ritratto: che, a propria volta, la fotografia ha ereditato dalla lunga storia dell’arte. Di ritratto fotografico si parla spesso, e sempre si sottolinea che l’abilità dell’autore dipende dalla propria capacità di andare oltre l’apparenza, oltre la semplice raffigurazione del volto, o della persona, per rappresentarne l’animo e la personalità. Quindi, ribadiamo, senza an-

HORST P. HORST, 1983

S

A partire da una selezione di ritratti di fotografi realizzati da Michel Auer, esposta a cavallo dell’anno a Vevey, in Svizzera, annotiamo una significativa sequenza dello stesso argomento. All’interno del contenitore del ritratto fotografico, il ritratto di fotografi ha una propria dimensione autonoma. Tra istantanee e pose


PETER HUJAR, 1983

dare troppo per le lunghe, questo è l’abbecedario di tutto il ritratto fotografico nel proprio insieme. A seguire, c’è un aspetto del ritratto fotografico che si manifesta per un ulteriore temperamento visivo e rappresentativo: il ritratto di fotografi. Prima di richiamare esperienze precedenti, che compongono un casellario ricco per quantità e qualità (ne stiamo per riferire), ci ancoriamo alla stretta attualità di una selezione di ritratti di fotografi realizzati dallo svizzero Michel Auer (fotografo, collezionista, storico, ricercatore e altro; a pagina 44), raccolti in mostra ed esposti nelle qualificate sale del Musée suisse de l’appareil photographique di Vevey, sul lago di Ginevra, uno dei più prestigiosi indirizzi internazionali della fotografia storica e contemporanea.

DALL’ENCYCLOPAEDIA L’attuale serie di ritratti di fotografi è sostanzialmente datata indietro nei decenni. Il corpo principale dei cento ritratti non supera la prima metà degli anni Ottanta, tanto è vero che comprende anche volti di fotografi che nel frattempo sono venuti a mancare. La ripresa e riproposizione di questo lavoro, già raccolto nel contenitore The International Encyclopaedia of Photographers from 1839 to the Present (due volumi del 1985 e CD-Rom del 1997), è sollecitata dalla realizzazione di un sito dedicato, in costituzione. Allo stesso momento, i cento ritratti stanno per essere riuniti in un volume a parte: Photographers Encyclopaedia Portraits (224 pagine; Editions M+M, rue du Couchant, CH-1248 Hermance, Svizzera; auer@auerphoto.com). Da cui, l’allestimento espositivo di Vevey Michel Auer Photographer (troppo generico?), che verrà riproposto alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi nel 2007. I ritratti di fotografi realizzati da Michel Auer, sempre accompagnato dalla moglie Michèle, sono stati realizzati per l’originaria edizione dell’Encyclopaedia. Per compiere questo immane lavoro, i coniugi hanno contattato, incontrato e frequentato numerosi fotografi, che sarebbero poi stati presentati sul volume. Prima sulle pagine del libro, poi in edizione digitale, ogni autore è commentato con un esempio del suo lavoro fotografico, un ritratto e la riproduzione della propria firma o del

42

RITRATTI E AUTORITRATTI

S

ollecitati a compilare un casellario dall’attuale esposizione di ritratti di fotografi allestita a Vevey con il (generico) titolo di Michel Auer Photographer, ripercorriamo il fenomeno, completando quanto commentato nel corpo centrale di questo odierno intervento redazionale. ❯ On the Other Side of the Camera, di Arnold Crane (1995; già ricordato nel testo), è un ponderoso volume che subito dal titolo sottolinea il senso del ritratto di fotografi, appunto dall’altra parte dell’obiettivo (macchina fotografica). ❯ Faces of Photography, di Tina Ruisinger (2002; già ricordato nel testo), riunisce cinquanta maestri della fotografia contemporanea, incontrati, intervistati e fotografati. ❯ The Camera I (1994; già ricordato nel testo): autoritratti di fotografi dalla collezione di Audrey e Sydney Irmas. ❯ Flesh & Blood (1969): ritratti di fotografi in famiglia, con un punto di vista soltanto statunitense. ❯ Celebrating the Negative, a cura di John Loengard (1994; FOTOgraphia, maggio 1995), è una raccolta di negativi di immagini che appartengono alla storia della fotografia, ognuno tenuto tra le mani sopra un piano luminoso. ❯ Halsman at Work, a cura di Yvonne Halsman (1989): la moglie di Philippe Halsman racconta affascinanti dietro-le-quinte di celeberrime sessioni fotografiche, complete di immancabili foto di scena. ❯ Photographers and their Images, a cura di Fi McGhee (1989), riunisce un nutrito gruppo di fotografi interpellati dal curatore, che si è premurato di ritrarli durante il loro colloquio: ogni fotografo indica la propria immagine preferita, e commenta la propria scelta. ❯ I fotografi e il loro apparecchio (1995) è un fascicolo realizzato dalla svizzera Sinar, che sottintende un filo conduttore indiscutibile: l'apparecchio in questione è sempre e comunque il banco ottico Sinar. ❯ Self-Portrait in the Age of Photography (1985) è stata una sorta di anticipazione del ricordato The Camera I. Ancora si tratta di autoritratti di fotografi, e ancora si tratta di un volume-catalogo: della mostra itinerante che prese avvio con le esposizioni in Texas nel marzo e aprile 1986, alla Sarah Campbell Blaffer Gallery dell'Università di Houston e al San Antonio Traves Park Plaza. ❯ Camera, settembre 1978: monografia di autoritratti in polaroid. All'alba del Polacolor 8x10 pollici, usato da molti autori, una autentica selezione internazionale, con significative presenze italiane: Gian Paolo Barbieri, Pepi Merisio, Will McBride (che allora viveva in Italia) e Oliviero Toscani. ❯ Masters of Light, di Abe Frajndlich (1990), è un’altra raccolta di ritratti di fotografi, presentata in mostra alla Photokina di Colonia del 1990. ❯ Photographers Photographed, di Bill Jay (1983): fotografi fotografati. ❯ The Craft of Photography, campagna stampa Leica realizzata con testimonianze dirette di autori, rappresentati dalle proprie mani che tengono un apparecchio Leica M o R; per esempio, Sebastião Salgado / Leica M7: «Per me il fotoreportage riguarda la dignità umana» (FOTOgraphia, settembre 2002). ❯ In good hands, di Michael Agel: ritratti di fotografi con le proprie Leica (in Leica World 1/2003 e Leica Magazine 4/2003). Volendoci allargare, si potrebbero includere in questo casellario altre due segnalazioni, che però meritano altro spazio autonomo: ne riparleremo. Prima di tutto, ricordiamo la raccolta Camera Crazy (2004), nella quale il fotografo di moda Arthur Elgort ha riunito una sostanziosa quantità di immagini dove compaiono sempre apparecchi fotografici, tra le mani di colleghi piuttosto che nella casualità di istantanee stradali. Quindi, torniamo ai raduni di fotografi di fama internazionale che Olympus ha organizzato e svolto in tempi successivi: 1979, 1983 e 2004. In ognuna di queste riunioni, ogni fotografo ha fotografato gli altri (personalmente abbiamo in archivio la serie bianconero di Gian Paolo Barbieri del 1979: ed è un’altra storia); in particolare, il periodico e-Magazine ha pubblicato le fotografie del 2004 nel proprio primo numero (FOTOgraphia, maggio 2004).

timbro impresso per autenticare le proprie creazioni. Curiosamente, le uniche difficoltà operative riguardarono il ritratto dei singoli fotografi (spesso il calzolaio ha le suole bucate; a volte, in casa del falegname le sedie sono rotte). In genere, gli Auer hanno dovuto fare i propri


ANDRÉ KERTÉSZ, 1983 JACOB TUGGENER , 1983

conti con ritratti non adeguati, troppo lontani nel tempo, di dimensioni e pose non omogenee, di stili non omologabili. Da cui, l’idea (di necessità, virtù) di produrre personalmente un ritratto di ogni fotografo contattato, che sarebbe stato presentato nell’Encyclopaedia. Munito di Leica M2 e Summicron 50mm f/2, Michel Auer ha realizzato i ritratti durante le interviste e gli incontri, in sessioni molto naturali e informali ma ricche dell’espressività propria di ciascun autore, ognuno bravo a interpretare se stesso.

ANALOGHE TENTAZIONI Quando il fotografo è davanti all’obiettivo crea una sorta di percezione deviata dall’ordine naturale delle cose. Il ritratto di un fotografo, che lo si voglia o no, attira sempre uno sguardo particolare, suscita un interesse forte che rimanda a un che di morboso, come si guardasse dal buco della serratura. Quasi si volesse restituire al fotografo lo stesso sguardo che lui, per definizione, impone sempre, con nonchalance, ai propri soggetti. Il tema del fotografo raffigurato, attualizzato dalla selezione di Michel Auer esposta a Vevey, non è nuovo alle indagini e ricerche fotografiche; una tentazione presente e latente per chiunque faccia della fotografia materia di sguardo, per chiunque sappia riconoscere quella innocente e maliziosa arte del guardare (e del guardarsi). Innumerevoli esperienze, molte delle quali raccolte in volume, hanno preceduto o accompagnato il

progetto di Michel Auer. Andiamo a memoria. Significativa, nonché impegnativa monografia, On the Other Side of the Camera (1995; anche in edizione francese De l’autre côté de l’objectif ), riunisce e raccoglie un elaborato progetto visivo del newyorkese Arnold Crane, professionista e grande appassionato e cultore del mondo della fotografia. Dal 1967, in un arco di ventotto anni ha frequentato fotografi di grande fama. Vivendo

43


MICHEL AUER

N

pria carriera con la fotografia pubblicitaria; dopo un breve periodo in cui apre e gestisce un laboratorio di gigantografie, abbandona entrambe le attività per dedicarsi e consacrarsi, dal 1961, alla collezione di macchine fotografiche e fotografie. Contemporaneamente collabora alla rivista Camera. Quando organizza una mostra storica di apparecchi fotografici che parte dalla sua collezione, nel 1971 semina anche il germe per la futura creazione dell’attuale Musée suisse de l’appareil photographique di Vevey. Dal 1973 pubblica numerose opere, tutte a carattere storico, aventi per soggetto le macchine fotografiche delle proprie collezioni, la loro storia, il loro significato e senso nella lunga traccia evolutiva. Insomma, analisi e guide utili per districarsi anche negli aspetti tecnici paralleli alla contemplazione visiva della fotografia. Citiamo i più importanti: Histoire illustrée des appareils photographiques (Edita Denoël, 1975), Le Livre-Guide des Appareils Photo Anciens (Camera Obscura, 1990), 150 Years of Cameras (1989). A questi si aggiunge la guida mercato con quotazioni economiche sistematicamente aggiornate (Editions Frédéric Hoch): la più recente edizione è del 2003.

oto al mondo della fotografia quanto a quello del collezionismo, lo svizzero Michel Auer è personaggio dalle infinite risorse. Nato a Zurigo, inizia la pro-

ROBERT MAPPLETHORPE, 1983

con loro per periodi più o meno lunghi, seguendoli nelle occupazioni giornaliere, nel lavoro, in studio, durante il tempo libero, li ha sistematicamente fotografati. Così, Arnold Crane ha composto ed edificato un autentico monumento di valore visivo inestimabile, nonché di catalogazione storica di autori-simbolo del nostro tempo (ventiquattro, da Berenice Abbott e Ansel Adams a Paul Strand, Minor White e Garry Winogrand, pescando dall’ordine alfabetico; FOTOgraphia dicembre 1996). Del tutto simile è la più recente raccolta Faces of Photography (Edition Stemmle, 2002): ancora cinquanta maestri della fotografia contemporanea, incontrati, intervista-

44

ti e fotografati da Tina Ruisinger. In questo caso si segnalano due particolarità. Da una parte, ogni fotografo è presentato con una galleria di almeno due intensi ritratti bianconero, non didascalici, non documentativi, ma proprio ritratti. A seguire, sono riprodotte simil-pagine di bloc-notes, dove altre istantanee (estese agli ambienti di vita dei singoli fotografi: cucina, citofono, scrivania, poltrona) si completano con annotazioni scritte, graffette di trattenimento, pinzature. All’interno di questa selezione di “cinquanta maestri”, ci gratifica sottolineare tre presenze italiane: Mario Giacomelli (incontrato a Senigallia il 22 gennaio 1998), Gianni Berengo Gardin e Mario De Biasi. Da qui, rimandiamo alla sintesi di altri titoli coincidenti, pubblicata a pagina 42. Non prima di accennare che il ritratto fotografico, anche nel proprio specifico di ritratto di fotografo, ha una sorta di contraltare nell’autoritratto. Dunque, ricordiamo un altro volume: The Camera I (1994) è una raccolta-catalogo di un’omonima esposizione di autoritratti di fotografi provenienti dalla collezione di Audrey e Sydney Irmas. La sequenza delle autoraffigurazioni della collezione parte da lontano, da Roger Fenton (1855), André Adolphe Eugène Disdéri (1860), Nadar (1863), per arrivare, attraverso i decenni, alle rappresentazioni dei giorni moderni. Il valore di tale proposta monografica risiede nella possibilità di tratteggiare e leggere il senso delle rispettive epoche attraverso l’autorappresentazione dei fotografi. Alessandra Alpegiani Michel Auer Photographer (ritratti di cento fotografi contemporanei, incontrati fino alla prima metà degli anni Ottanta). Musée suisse de l’appareil photographique, Grande Place 99, CH-1800 Vevey, Svizzera; 0041-21-9252140, fax 0041-21-9216458; www.cameramuseum.ch, cameramuseum@vevey.ch. Dal Primo ottobre al 26 febbraio 2006; martedì-domenica 11,00-17,30, lunedì solo festivi.



N Non soggetti definiti e identificati, per quanto riconoscibili, ma accenni di sogno e ricordo. L’interpretazione fotografica di Maurizio Bachis non propone soluzioni definitive, ma risveglia ricordi. È la materia di cui è fatto il sogno. Prima di risvegliarci, e tornare alla realtà, una confortante pausa individuale di forte emozione

onostante l’apparenza e la forte personalità possano orientare altrimenti, le immagini “distorte” di Maurizio Bachis sono dichiaratamente e completamente fotografiche: nella forma, per processo realizzativo, e -soprattutto- nel contenuto. La loro realizzazione si basa su una educazione visiva costruita in tempi successivi, sia concentratamente fotografici (percorso scolastico e specializzazione nel bianconero), sia artistici: folgorante incontro con esponenti dell’Accademia d’Arte Albertina. Con mezzi e strumenti della fotografia, oggi assolutamente differenziati, Maurizio Bachis evoca visioni di sogno e sogni da visualizzare nella concretezza della stampa fotografica. Finora, i suoi elaborati sono stati esposti in mostra, e osservati in forma di originali d’esposizione; speriamo, ci auguriamo, gli auguriamo che per tempo vengano raccolti in volume, per potersi arricchire (è il caso) della cadenza ritmica della messa in pagina, delle pagine sfogliate una dopo l’altra. La concretezza di queste immagini, che attraversano orizzonti certi per indicare spazi individuali incerti, è confortante. Maurizio Bachis affida al procedimento fotografico un compito niente affatto secondario (anzi!). Con pas-

FIGURE D’ESPOSIZIONE 46


saggi ovviamente consecutivi, dalla ripresa originaria, nella calma della postproduzione, durante la quale pensieri e ripensamenti possono avviare forme adeguate, raggiunge un risultato suo proprio. Probabilmente ha in mente le scenografie delle animazioni disneyane; se vogliamo alzare il tiro ha negli occhi (e nel cuore) molta pittura surrealista. Ahinoi (?), non è questo che discrimina e indirizza le sue immagini. Oltre le intenzioni originarie, Maurizio Bachis realizza manufatti fotografici che non si esauriscono nella sua propria azione, ma sono messi a disposizione dell’osservatore, cui l’autore non sovrappone il proprio pensiero. Infatti, alla resa dei conti, non importano tanto le sue intenzioni intime, quanto è fondamentale il rapporto personale che ciascuno stabilisce con queste immagini. In un certo senso, l’autore applica uno degli stilemi espressivi fondamentali della fotografia non documentaria, non oggettiva (nelle intenzioni), che per facilità e semplificazione identifichiamo come “di ricerca”. È appunto ricerca a doppio senso: prima dell’autore stesso, che arriva fino al proprio elaborato; poi dell’osservatore, che parte dal medesimo elaborato per un nuovo tragitto. Gira e rigira, l’impegno in fotografia non prescinde mai dalla cultura del proprio linguaggio. E la cultura, a propria volta, non prescinde mai dal rapporto di dare per dare, dare senza necessariamente dover anche ricevere. Esponendole in mostra, mostrandole in occasioni pubbliche e in altri momenti, Maurizio Bachis regala le proprie osservazioni, senza peraltro chiederne immediata e manifesta condivisione emotiva. Al caso, le emozioni individuali fanno incamminare l’osservatore per altre strade personali, non necessariamente palesate, di coincidenza oppure divergenza. Personalmente, non vorremmo stare qui a svelare gli in-

tendimenti dell’autore; cosa vuole dirci ci pare chiaro: sii te stesso. Quindi, rimaniamo con noi stessi, per cullarci sui richiami che questa fotografia di Maurizio Bachis ha risvegliato. Se non controllato, rischia di essere un cammino crudo, e anche crudele: si torna indietro negli anni, magari anche nei decenni, a sapori e umori che si credevano dimenticati per sempre. Riuscendolo a fare, ci si proietta verso sensazioni positive e gratificanti: la vivacità di queste fotografie lo imporrebbe. Indietro, indietro nel tempo, fino a un pomeriggio nell’orto dei nonni, fino a momenti di speranze da coltivare, fino al raggio di sole che illumina il volto di mia madre (come non credevo di ricordare), fino a momenti di assoluta spensieratezza. Se questo è un valore, dobbiamo essere grati alla fotografia di Maurizio Bachis. M.R.

47


Massimo Sestini

Ha iniziato la sua attività con La Nazione, prima di avviare

Tra i più noti e affermati fotografi

la propria agenzia di fotogiornalismo.

italiani, Massimo Sestini

Presente sui più “caldi” fronti di guerra

è nato a Prato il 24 aprile 1963.

degli ultimi anni, testimone di eventi storici in ogni angolo della Terra, con i suoi scatti ha immortalato innumerevoli fatti, personaggi

La fama internazionale di Massimo Sesti-

annota: «Resto sempre un fotoreporter,

la più efficace rappresentazione del dram-

ni e il relativo accredito dei più diffusi quo-

ma cerco anche altro. Vorrei essere con-

matico fatto. Lo stesso è accaduto in nu-

tidiani e settimanali con i quali collabora

siderato come un fotografo che sta docu-

merose altre occasioni: il giorno dell’inci-

gli aprono le porte dei luoghi più esclusi-

mentando la storia». Il giorno della tragi-

dente sul Pirellone di Milano lui era lì, sul-

vi, e sono molti i potenti della Terra che si

ca strage di Capaci, sull’unico elicottero

l’edificio, a raccontare con tutta la forza

contendono i suoi ritratti. Sul suo lavoro

“estraneo” che sorvolava la zona dopo l’e-

dei suoi scatti la cronaca delle conse-

splosione, c’era proprio lui, che dall’alto

guenze del violento impatto dell’aereo su

scattò indimenticate fotografie del luogo.

uno dei simboli di Milano. Più recente-

Quelle immagini fecero il giro del mondo e rimasero nella memoria di molti come

A / D i m a g i n g s r l • v i a l e S a b o t i n o 4 , 2 0 1 3 5 M i l a n o • 0 2 - 5 8 4 3 0 9 0 7,


e situazioni di cronaca. Nel suo palmares si possono enumerare autentici scoop, come il primo bikini di Lady Diana, del 1991. Papi, capi di Stato, teste coronate, personalità di rilievo e divi di ogni genere hanno posato per lui.

TUTTE LE FOTOGRAFIE DI CRONACA/REPORTAGE E ILLUSTRAZIONE QUI PRESENTATE SONO STATE REALIZZATE CON ILLUMINAZIONE FLASH PROFOTO PRO-B2

mente, è stato su uno degli elicotteri del-

che questa realtà ricca di mistero esiste

scatto è stato realizzato un servizio ecce-

la Polizia per documentare dall’alto i so-

ed è tangibile, per un giorno intero ha

zionale di oltre quattrocento fotografie,

lenni funerali di papa Woityla.

puntato il suo flash d’eccezione (il gene-

scattate in otto ore di impegno ininterrot-

Nella lunga lista dei suoi scoop, Massimo

ratore Profoto Pro-B2 a batteria) sull’Area

to. Oltre la pubblicazione su Sette, le mi-

ne predilige uno recente. Per Sette, il set-

54 e sulla sede di Verona. Scatto dopo

gliori immagini sono destinate a creare

timanale del Corriere della Sera, ha illu-

una galleria a dir poco suggestiva. Gli am-

strato l’articolo relativo al Viaggio su Mar-

bienti e i soggetti preferiti? «L’“infermeria”

te e alla GiraMondo, pubblicato di recen-

dell’astronave e la zona di ricarica degli

te. Per testimoniare con le sue fotografie

“androidi”», tutti illuminati con l’efficacia delle torce flash Profoto. Massimo Sestini è un fotogiornalista a tutto campo. La vastità dei suoi servizi è sintetizzata nel sito www.massimosestini.it.

f a x 0 2 - 5 8 4 3114 9 • w w w. a d i m a g i n g . i t • i n f o @ a d i m a g i n g . i t


Venditore di canne da zucchero tra i manichini in stile occidentale nel quartiere dei negozi di abbigliamento (Shanghai, 2000).

Vicolo ingombro (Yangshuo, 1998).

50

M

algrado l’esplicito richiamo del progetto fotografico dello statunitense James Whitlow Delano (Impero. Impressioni dalla Cina: monografia e mostra), per la cui presentazione ci stiamo incamminando in un tragitto quantomeno disagevole e faticoso, oggigiorno si può parlare di Cina senza scomodare antiche esperienze politiche e sociali autenticamente imperiali. Per quanto potrebbe essere utile per decifrare segni del presente, è legittimo soprassedere

sul passato remoto della nazione-continente, per concentrare le osservazioni su una realtà edificata all’indomani della Repubblica popolare del 1949 (Primo ottobre). È questa la Cina che si proietta sul mondo, anche se taluni richiami folcloristici (a partire dalla miriade di ristoranti) cercano ancora di far sopravvivere i segni e le note distintive di una storia antica, ormai morta e sepolta. Per quanto di Cina si parli in continuazione, pochi reportage hanno affrontato l’essenza del racconto autentico e condivisibile. Per mille ragioni, prima dell’attuale e coerente Impero di James Whitlow Delano, rappresentato in Italia dall’Agenzia Grazia Neri di Milano, si sono potute vedere soltanto fotografie, diciamo così, omologate e complici. Il motivo è semplice: più e con maggiore personalità di altre geografie, il socialismo cinese avviato da Mao Zedong ha sempre imposto inviolabili scelte di campo. Quindi, e a conseguenza, i reportage dalla Cina dei decenni scorsi sono stati soprattutto svolti, declinati e presentati per glorificare l’edificazione di uno stato socialista tendente alla perfezione (nei sogni di molti). In questo senso, le fotografie di autori occidentali, inviati o invitati, non si sono mai tanto discostate dalla favolistica raffigurazione di regime, che in anni di impegno politico si potevano sfogliare sulle pagine del mensile La Cina, appunto, pubblicato dalla casa editrice del Partito in tutte le lingue del mondo e capillarmente diffusa in tutti i paesi, con evidente intento promozionale (usando un concetto preso a prestito dalla comunicazione commerciale e pubblicitaria).


Oggi è un’edizione libraria di stretta attualità. Domani, quanto domani?, la monografia Impero di James Whitlow Delano, che sottotitola Impressioni dalla Cina, si aggiungerà al lungo elenco di titoli di saggi e racconti fotografici attraverso la cui sequenza i sociologi e politologi del futuro (quanto futuro?) comporranno il filo di una storia scritta attraverso contraddittorie e oggi poco decifrabili manifestazioni della cronaca. Le immagini di James Whitlow Delano, raccolte anche in mostra, compongono uno dei più concentrati tasselli di un discordante e incoerente puzzle

LA CINA È VICINA?

51


DIVERSI GENERI DI TEMPO

S

crivere di fotografia è diventato molto più complicato negli anni, dall’ultima volta che ho tentato di mettere insieme un tipo di commento che non producesse imbarazzanti cliché. L’avvento del digitale ha aumentato la velocità, o piuttosto il volume, ma si potrebbe replicare che ha lasciato poco tempo per pensare. Ma pensare non è la parola giusta. Non mi piace pensare, meglio reagire mentre si fotografa. Mi sto riferendo alla riflessione che viene dopo. C’è meno tempo per questa riflessione, ora. È più difficile oggi lasciare il lavoro senza censure. Ci sono meno sbocchi imparziali. Le opere inalterate sono più rare, e di conseguenza sono molto più preziose rispetto a dieci o anche solo cinque anni fa. Immergersi nei vicoli senza farsi notare, anche da straniero, è diventato un privilegio ancora più grande quando nella macchina fotografica c’è una pellicola. Bisogna inserire il rullino e poi riavvolgerlo, sviluppare la pellicola e poi stamparla a mano. Ciò richiede un tempo di tipo differente, il tempo di accumulare osservazioni. Un tempo penalizzato dalla fretta, anche quando sembra che qualsiasi altra cosa debba essere velocizzata. Non sono sicuro del perché un tipo di tempo è dannoso e l’altro non lo è, ma una mente allenata sa riconoscere la differenza. C’è una differenza anche fra la velocità e la fretta. È ancora possibile insinuarsi e scorrere piano insieme alla vita che si osserva. Non penso che ciò cambierà mai. In questo caso la velocità è tutto. Passi lenti ma una rapida reazione per registrare la transitorietà di una visione sfuggevole: è l’unico modo di fotografare la vita, la vita di strada, senza modificarla con la propria intrusione, prima che

(pagina precedente) La casa da tè Wuxingting al crepuscolo (Shanghai, 1994).

52

IERI L’ALTRO

vengano indossate tutte le maschere. Mi rimprovero, spesso a voce alta, se un momento simile viene mancato e, ovviamente, perso per sempre. Queste intersezioni mancate non ritorneranno mai. Altre volte, c’è un certo conforto nel sapere che alcune devono sfuggire, e la gente può semplicemente andare avanti ignorando ciò che è appena successo. Avere un punto di vista e conoscere il proprio soggetto può catalizzare la capacità di avvicinarsi e di rafforzare impercettibilmente un’immagine con l’ironia o la contraddizione. Ma senza compassione o almeno rispetto per coloro che si rappresentano, il risultato suonerà completamente vuoto. Tanto si fa per avvicinarsi sempre di più. In questo caso l’enfasi è vera. Più ci si avvicina più c’è energia. Il passaggio del tempo è già evidente nella serie di Impero, perché così tanto di ciò che è stato registrato nelle fotografie è già diventato storia. Il cambiamento è l’unica costante, ma un cambiamento come quello della Cina potrebbe non ripetersi più, almeno nella nostra esistenza. Impero prevede il prossimo stadio che la Cina ha già raggiunto. I ricchi e i poveri si sono allontanati ancora di più. Le tensioni stanno affiorando sempre più evidenti. Il nazionalismo sta crescendo e diventa sempre più difficile da contenere. Quindi, questa forza e questa tensione iniziano a interagire e la grande domanda è: dove si è diretti? Io tornerò con una macchina fotografica a testimoniare questi cambiamenti, ma nel corso della mia vita sarò in grado di assistere solo a una parte di essi. James Whitlow Delano

Non stiamo parlando per sentito dire. Quello che affermiamo, nel completo rispetto di tutti, e quindi anche delle nostre personali esperienze esistenziali, si basa sulla conoscenza diretta di un’epoca nella quale la Cina (la Repubblica popolare cinese fondata e governata per decenni da Mao) è stata discriminante. A cavallo degli anni Sessanta/Settanta non era ammessa l’indifferenza: si doveva stare con o contro la Cina. Punto e basta. E le osservazioni venivano declinate a diretta conseguenza, comunque sia in relazione e base a preconcetti assoluti e inviolabili. Giorno dopo giorno, con segni e opinioni politiche opposte, ma di identica prevenzione, l’edificazione del socialismo cinese è passata per il setaccio della propaganda, piuttosto che della delazione. La (Grande) Rivoluzione culturale del 1965 fu presa a esempio da entrambe le fazioni; e non siamo lontani dal vero quando attribuiamo a quell’ondata rinnovatrice le basi ideologiche del Sessantotto occidentale, propagatosi con autonome manifestazioni dall’Europa agli Stati Uniti (dove vestì soprattutto gli abiti dell’avversione alla guerra che si stava combattendo in Vietnam). In quei momenti, la fotografia di regime, forte di visioni di masse sorridenti, in marcia verso luminose primavere (di bellezza), fu estremamente prolifica. Dalla capitale Pechino arrivavano immagini di raduni oceanici, inimmaginabili in occidente, e dalle regioni periferiche si accumulavano immagini di straordinari traguardi sociali e politici: campagne e fabbriche votate a una produzione ispirata dal Pen-

siero di Mao, capace di sollevare montagne, abbattere ostacoli, piegare la natura, diffondere felicità. Poi, qualche dubbio. Poi, qualche domanda. Risposte latitanti. Così, prima timidamente, quindi con decisione sempre più ferma, la fotografia ha smesso di essere di regime, per cedere il passo a espressioni visive della dissindenza, che hanno cominciato a far trapelare una Cina meno solare. Negli ultimi anni abbiamo potuto vedere fotografie diverse, fotografie che hanno raccontato giornate e situazioni meno edificanti. In particolare, tra il tanto materiale filtrato a occidente, citiamo la consistente esperienza di Li Zhensheng, le cui immagini di un discriminante decennio cinese abbondante (dalla prima metà degli anni Sessanta alla seconda metà dei Settanta) sono arrivate come un fulmine a ciel sereno. Una mostra è stata esposta in diverse sedi italiane (o forse soltanto a Bologna), e l’editore inglese Phaidon ha pubblicato una straordinaria monografia, anche in lingua italiana: Colore rosso soldato di notizie (sottotitolo L’odissea di un fotografo cinese attraverso la rivoluzione culturale), ricco di testi a commento; 316 pagine 18,5x24,5cm; 39,95 euro.

OSSERVAZIONI SERENE A conseguenza, l’autentico pericolo e rischio odierno è che certa fotografia serva per ri/edificare una completa revisione storica, che faccia piazza pulita di esperienze politiche e sociali, comunque sia né completamente e assolutamente positive, né completamente e assolutamente negative: più realisticamente, è ora di osservare e guardare senza filtri aprioristici.


In questo senso, per quanto è dato di conoscere, il reportage di James Whitlow Delano è esemplare. Pur nel timore delle declinazioni assolute, che sempre ci accompagna e guida, osiamo affermare che si tratta di un primo esempio di fotoreportage sulla Cina realizzato e svolto così come siamo abituati a intendere il fotogiornalismo dei nostri giorni. Senza sovrastrati devastanti, che possono alterare il punto di vista, James Whitlow Delano si è comportato da autentico fotografo cosciente della proiezione della cronaca sulla storia, consapevole che talune manifestazioni del presente sono proiettate verso un significativo futuro. Il popolo cinese sta cambiando con straordinaria perseveranza il volto del proprio paese, spesso a mani nude. A volte sembra che neppure un minuscolo pezzetto di terreno resti non rivoltato o sia lasciato improduttivo. I mutamenti sono tanto rapidi e prolifici che il fotografo si è ritrovato costantemente un passo indietro in cerca di ricordi. Gli antichi ritmi della Cina, un tempo ritenuti eterni, vengono soffocati mentre il paese comincia a sembrare sempre più uno dei tanti della nuova Asia. Il cambiamento è l’unica costante, e James Whitlow Delano lo osserva con sentimenti confusi. In Cina la luce viene offuscata dall’onnipresente fumo di carbone che crea un effetto evanescente. Le persone hanno i volti sporchi e gli occhi bramosi e ambiziosi di coloro che lavorano con le mani. Questa generazione sarà anche rude, ma sta salendo la china e sacrificandosi per i figli e i nipoti: sta costruendo una nazione. Tuttavia, per quanto la Cina si stia trasformando, resterà sempre un certo grado di “cinesità”. La domanda è: in che misura? Per James Whitlow Delano inserirsi in un paese significa vagare tranquillamente per le stradine di città, paesi e villaggi. È ancora possibile introdursi in un posto o osservare una situazione senza farsi notare, almeno brevemente. Passa rapido e silenzioso per cogliere la spontaneità che cerca, prima di disturbare la scena: se non è abbastanza veloce, quell’attimo è perduto per sempre. Le sue immagini sono una significativa esplorazione fotografica di ciò che si trova sotto la superficie del soggetto, uno studio di luci, forme, energie ed emozioni, e delle reazioni cinesi all’intrusione di un osservatore straniero. Il reportage (raccolto in volume e presentato in mostra) offre una visione critica, a volte ironica, ma sempre informata, della nazione e della sua gente. L’incessante lavoro di fotografo ha portato James Whitlow Delano dalle foreste pluviali del Sudest asiatico all’antica via della seta nell’estremo Ovest della Cina. In particolare, si è concentrato sulle tradizioni asiatiche, che vanno scomparendo davanti alla rapida industrializzazione. E queste riflessioni sono state elaborate dallo stesso fotografo. Le riportiamo nella pagina accanto, annotando, al contempo, anche il concentrato valore dei testi a commento riportati nella monografia. Sono di Orville Schell e Colin Jacobson. Orville Schell è preside della Graduate School of Journalism dell’Università di California a Berkeley, la sua vita professiona-

Impero. Impressioni dalla Cina, di James Whitlow Delano; introduzione e testi di Orville Schell e Colin Jacobson; 5 Continents Editions, 2005 (via Canonica 13, 20154 Milano; 02-33603276, fax 02-312377; www.5continentseditions.com, info@5continentseditions.com); 75 fotografie; 128 pagine 28x24cm, cartonato; 30,00 euro.

le è stata dedicata ai reportage, agli scritti e ai libri sull’Asia, in particolare sulla Cina. Colin Jacobson, attualmente a capo dei programmi del corso di laurea in fotografia del Falmouth College of Arts in Cornovaglia, ha scritto numerosi articoli sulla fotografia contemporanea ed è stato due volte presidente della giuria del World Press Photo. Maurizio Rebuzzini [anche in ricordo di Domenico Strangio, cui debbo mille scuse: questa di oggi, in coda a tutte]

Mendicante senza tetto, vestita di cenci, si trascina appoggiandosi a un bastone in una gelida giornata (Pechino, 2001).

James Whitlow Delano: Impero. Impressioni dalla Cina. Palazzo della Triennale, viale Alemagna 6, 20121 Milano; 02-72434241, fax 02-89010693. Dal 21 ottobre al 20 novembre; martedì-domenica 10,00-20,00. Volume-catalogo pubblicato da 5 Continents Editions.

53


FOTOGRAFIA IN VILLA

A

Attiva nel promuovere la fotografia d’autore, la fotografia giovane e la documentazione del territorio, l’Associazione Culturale per la Fotografia Click Art’s di Castellanza, in provincia di Varese, allestisce significativi programmi in pertinente equilibrio tra la riflessione (mostre e incontri) e la didattica (corsi e seminari). In particolare, si segnala l’appuntamento con Fotografia in Villa, che il prossimo autunno-inverno approda alla propria terza edizione annuale. È prevista una serie di esposizioni (a Villa Pomini di Castellanza) e proiezioni (nella Sala Conferenza della Biblioteca Civica di Castellanza), simultanee a seminari e corsi propedeutici: a cura di Click Art’s Fotografia, piazza Soldini 8, 21053 Castellanza VA; 3338095717; www.clickarts.info, info@clickarts.info.

MOSTRE D’AUTUNNO A Villa Pomini, via don Testori 14, 21053 Castellanza VA; martedì-venerdì 17,00-19,00, sabato 15,0019,00, domenica 10,00-12,30 15,00-19,00. ❯ Beppe Bolchi: Architettura: nuovi approcci visivi. Dal 7 al 23 ottobre; conferenza Nuovi approcci visivi, venerdì 7 ottobre, 21,15. Partendo da un’idea già abbozzata in passato, l’autore ha elabo-

Bambini neri, di Giovanni Mereghetti: senza ricorrere a facili espedienti visivi, si racconta la vita dei bambini africani, spesso scalzi e dalla faccia sporca, cresciuti per strada, troppo in fretta, senza comunque perdere la forza di sorridere.

Terra di Lombardia, collettiva di autori Click Art’s: per il costituente Archivio Fotografico Terra di Lombardia, paesaggi, architetture, storia, arte, costume e vita quotidiana (fotografia di Claudio Argentiero).

54

rato un proprio percorso di documentazione visiva che ribalta il concetto di mera riproduzione delle opere architettoniche, e non soltanto di queste. L’approccio visivo di Beppe Bolchi, autore che si muove soprattutto (ma non soltanto) nell’ambito della fotografia a sviluppo immediato polaroid, consiste nello scomporre il soggetto in porzioni, che poi vengono ricomposte in un nuovo insieme (pagina accanto). Di fatto, si propone un nuovo spunto di analisi, un nuovo approccio e la possibilità di osservare e vedere il soggetto sotto angolazioni, luci e tempi diversi, che si richiamano a teorie ed esperienze cubiste. Ogni osservatore può aggiungere qualcosa di proprio, magari considerando che l’assoluto non è tale (assoluto), perché ci si può sempre aspettare una diversa interpretazione, un diverso punto di vista. Soltanto considerando tutte le angolazioni e sfaccettature, si possono apprezzare appieno le cose. E capirle. ❯ Click Art’s: Jazz: espressività e ritmica del gesto. Dal 30 ottobre al 20 novembre; intrattenimento musicale jazz, domenica 30 ottobre, 11,00. Da tempo, diversi fotografi dell’Associazione Click Art’s seguono i festival jazz che si svolgono in Italia, documentandone lo svolgimento e ricercandone sempre una interpretazione personale. Questa selezione presenta il lavoro di più autori, che si confrontano sul diver-

so modo di “sentire visivamente” la musica jazz (pagina accanto). Rassegna di immagini che restituisce l’energia che scaturisce da una musica spesso basata sull’improvvisazione, nella quale l’espressività e la mimica mutante dei musicisti, la gestualità e la ritmica del movimento sono interpretate attraverso identificate applicazioni linguistiche della fotografia: dal mosso ai tagli decisi di inquadratura. Composizioni fotografiche di intenso vigore espressivo. ❯ Giovanni Mereghetti: Bambini neri. Dal 13 al 27 novembre; presentazione dell’omonimo volume, domenica 13 novembre, 11,00. Esposizione inserita nell’ambito della Settimana dell’Infanzia: viaggio nel mondo di bambini sfortunati, colmi di dignità e desideri. Viene raccontato il lavoro minorile, in particolare di quello dei “piccoli schiavi del fango”, curati a vista da un guardiano armato di bastone. Molte ore di lavoro massacrante, per produrre i tanti mattoni che servono a edificare quella che è definita l’“Africa del Terzo Millennio”. Sperimentato fotoreporter, Giovanni Mereghetti offre immagini assolutamente rispettose di un mondo, nel quale la considerazione del prossimo è lacerata da prepotenza. Senza ricorrere a facili espedienti visivi, si racconta la vita dei bambini africani, spesso scalzi e dalla faccia sporca, cresciuti per strada, troppo in fretta, senza comunque perdere la forza di sorridere (qui sopra). ❯ Collettiva Click Art’s: Terra di Lombardia. Dal 27 novembre al 18 dicembre; conferenza di presentazione del progetto Immagini per un Archivio del Territorio, domenica 27 novembre, 11,00. Si gettano le fondamenta del costituente Archivio Fotografico Terra di Lombardia, creato dall’Associazione Click Art’s Fotografia e dal Comune di Castellanza, che raccoglie/raccoglierà le approfondite ricerche sul territorio lombardo realizzato dai fotografi dell’Associazio-


Architettura: nuovi approcci visivi, di Beppe Bolchi: scomposizione del soggetto e ricomposizione in un nuovo insieme.

ne: paesaggi, architetture, storia, arte, costume e vita quotidiana (riferimento a Busto Arsizio, in provincia di Varese, qui sotto). L’attivazione e gestione dell’Archivio, con sistematica catalogazione iconografica, è una delle attuali priorità dell’Associazione, che diventa custode e interprete della memoria del territorio, in rapida evoluzione. Tra i progetti collegati, si segnalano la pubblicazione annuale di un volume a tema, con relativa mostra itinerante, l’acquisizione di immagini storiche, il coinvolgimento dell’istituzione scolastica, la collaborazione con altri archivi ed Enti pubblici e privati e la progettazione e realizzazione di campagne fotografiche mirate.

Jazz: espressività e ritmica del gesto, collettiva di autori Click Art’s: gestualità e ritmica della musica sono interpretate attraverso identificate applicazioni espressive (fotografia di Cristiano Fabris).

SGUARDI SULLA CITTÀ

C

ontemporaneamente all’ampio programma/contenitore di Fotografia in Villa, l’Associazione Click Art’s è impegnata su un altro fronte espositivo, inserito nell’ambito dell’Archivio Fotografico del Territorio di Busto Arsizio. Composta da cento immagini realizzate da fotografi dell’Associazione, Sguardi sulla città. Busto vista dai fotografi di Click Art’s offre una significativa lettura del paesaggio cittadino (nella provincia di Varese), che compone il primo fondo di immagini contemporanee dell’Archivio, alla partenza già ricco di un patrimonio di circa quarantamila lastre d’epoca. In occasione della mostra (dal 22 ottobre al 13 novembre al Museo del Tessile, via Volta 6-8, 21052 Busto Arsizio VA; martedì-domenica 16,00-19,00), è presentato il primo libro fotografico dell’Archivio, che comprende tutte le immagini esposte.

PROIEZIONI Sguardi nel mondo: programma di esperienze di viaggio attraverso la fotografia. Presso la Sala Conferenza della Biblioteca Civica, piazza Castegnate 2bis, 21053 Castellanza VA; 21,20. ❯ 0-4000: tra Terra e Cielo. La montagna vista da Cristiano Fabris. Giovedì 3 novembre. ❯ La nostra India. Prima parte. Vent’anni di viaggi in India; reportage di Claudio Tirelli, Roberta Ceolin e Franco Carpi. Giovedì 17 novembre. ❯ La nostra India. Seconda parte. Vent’anni di viaggi in India; reportage di Claudio Tirelli, Roberta Ceolin e Franco Carpi. Giovedì Primo dicembre, con presentazione del libro India Sconosciuti.

DIDATTICA A cura di Click Art’s Fotografia, piazza Soldini 8, 21053 Castellanza VA; 333-8095717; www.clickarts.info, info@clickarts.info. ❯ Fotografia naturalistica. Corso tenuto da quattro fotografi specializzati, profondi conoscitori del Parco del Ticino, autori di numerose iniziative e mostre. Teoria: giovedì 6, 13 e 20 ottobre (20,45-23,00), all’Ex Dogana Austriaca di Tornavento, in provincia di Varese; pratica: domenica 9, 16 e 23 ottobre, all’interno del Parco del Ticino. Raccontare la natura in tutte le proprie forme non rappresenta soltanto un impegno fotografico, ma anche salvaguardia naturale. Cogliere il linguaggio della natura, fatto di fruscii, aliti di vento, zampilli e suoni discreti è compito del buon fotonaturalista, che deve limitare al minimo la propria ingerenza e invadenza, muovendosi con accuratez-

za e sapienza, non trascurando la tecnica fotografica e le attrezzature più idonee. Quota di iscrizione 120,00 euro (Laura Rodolfi: 3338095717; laurarodolfi@libero.it). ❯ Fotografia digitale. Corso tenuto da Cristiano Fabris. Venerdì 7, 14, 21 e 28 ottobre (20,45-23,15), al Centro Civico, piazza Soldini 8, Castellanza VA. Nozioni base, per un approccio teorico, pratico e culturale con le attuali tecnologie di acquisizione e gestione dell’immagine. Approfondimento delle caratteristiche e prerogative degli apparecchi, download delle immagini sul computer e trattamento con programmi di fotoritocco. Salvataggio e archiviazione su supporti mobili e stampa su carta. Quota di iscrizione 90,00 euro (Cristiano Fabris: 347-7122082; crisfab@fastwebnet.it). ❯ Tecniche creative polaroid. Seminario tenuto da Beppe Bolchi. Sabato 8 ottobre (10,00-18,00), a Villa Pomini, via don Testori 14, Castellanza VA. Seminario orientato a fotografi che hanno già una consistente base tecnica e pratica e vogliono sperimentare nuovi modi di espressione, con applicazioni di tecniche e materiali assolutamente creativi. La possibilità di effettuare direttamente e tenere sotto controllo l’intero processo consente di elaborare una creatività limitata soltanto dalla propria inclinazione e passione. Quota di iscrizione 20,00 euro (Beppe Bolchi: 348-7267965; bolchig@yahoo.com). ❯ Bianco & Nero. Corso di ripresa, sviluppo e stampa tenuto da Erminio Annunzi. Venerdì 4, 11, 18 e 25 novembre (21,00-23,00), sabato 26 novembre (9,00-12,00) e venerdì 2 dicembre (21,00-23,00), al Centro Civico, piazza Soldini 8, Castellanza VA. Per fotografi con una conoscenza di base della tecnica. Analisi degli aspetti della ripresa in bianconero e relativo trattamento della pellicola: materiali e attrezzature. Valutazione dei risultati e tecniche di sviluppo modificato, finalizzato al controllo dell’effetto fotografico finale. Quota di iscrizione 150,00 euro (Laura Rodolfi: 333-8095717; laurarodolfi@libero.it). S.dF.

55


ubito un chiarimento, che è d’obbligo: la nuova Dynax 5D ha debiti di riconoscenza relativi rispetto l’originaria Dynax 7D, con la quale ha preso avvio il sistema reflex digitale Konica Minolta (FOTOgraphia, dicembre 2004). Infatti, pur riprendendone l’essenza e consistenza di note caratteristiche di particolare personalità, l’attuale Dynax 5D non deve essere intesa “al posto di”, ma “insieme a”. Cioè si tratta di una configurazione sostanzialmente compatta, che estende il sistema andando a rivolgersi a un pubblico di diverso intendimento, quantitativamente più ampio: appunto avvicinato anche da una combinazione di

S

prezzo particolarmente favorevole, inferiore alla fatidica soglia dei mille euro nella propria combinazione con lo zoom standard AF DT 18-70mm f/3,5-5,6 (D) e scheda CompactFlash da 256Mb. La Konica Minolta Dynax 5D garantisce immagini eccellenti grazie all’esclusiva tecnologia proprietaria Anti-Shake, celebrata anche da una consistente sequenza di premi internazionali, che impiega un dispositivo di compensazione del CCD per impedire la sfocatura delle immagini provocata dalle vibrazioni, anche quando si scatta con poca luce, alla luce naturale con teleobiettivi o in macro, quando la massima stabilità è essenziale per la buona riuscita dell’imma-

gine. L’innovativa tecnologia Anti-Shake, che può essere intesa come una forma di stabilizzazio-

56

ne estesa a tutti gli obiettivi della gamma (essendo inclusa nel corpo macchina Konica Minolta, sia Dynax 7D, sia Dynax 5D), garantisce l’effetto correttivo equivalente a tempi di otturazione fino a due o tre stop più lunghi di quelli standard.

DESIGN FUNZIONALE Oltre alle alte prestazioni, la nuova Dynax 5D è caratterizzata anche da un design compatto, con una costruzione elegante e leggera. L’impugnatura gommata rende la presa più comoda e più sicura. La qualità delle acquisizioni si basa sulla combinazione tra sensore CCD da 6,1 Megapixel effettivi (23,5x15,7mm) chipset LSI, per una gestione dell’immagine ad alta velocità, e tecnologia di elaborazione dell’immagine CxProcess III, una esclusiva tecnologia Konica Minolta perfetta per rendere al massimo il dettaglio e i colori delle immagini. Il CxProcess III agisce su quattro elementi essenziali: uno, nitidezza, per sfruttare a pieno l’avanzata tecnologia ottica incorporata nell’obiettivo; due, riproduzione del colore, per garantire che i colori siano resi così come li percepisce l’occhio; tre, riproduzione delle gradazioni, per rendere tutte le sfumature delle alte luci e delle zone di ombra; quattro, riduzione del rumore, per la massima naturalezza delle trame delle immagini. Per un più facile controllo delle immagini scattate e ac-

quisite, la reflex è dotata di ampio display/monitor LCD da 2,5 pollici, che permette una navigazione semplice tra i menu e le opzioni di impostazione. L’LCD semplifica anche il controllo dell’apparecchio, perché mostra i dettagli delle regolazioni oltre le immagini scattate. Per una maggiore comodità e semplicità di utilizzo, la Dynax 5D dispone di un Selettore del Programma Digitale Soggetto, che sceglie automaticamente l’esposizione e il programma di elaborazione ottimali tra cinque scene fotografiche usate più comunemente. La reflex dispone anche di una ampia gamma di funzioni semplici da usare, che permettono una regolazione di precisione di tutte le impostazioni in qualsiasi situazione di scatto. Nonostante le funzioni ad alte prestazioni, che soddisfano le richieste creative

Nato con l’originaria Dynax 7D, il sistema reflex digitale di Konica Minolta segnala ora la configurazione compatta Dynax 5D, che ne ripropone l’essenza delle prestazioni in una versione indirizzata al più ampio pubblico

RINFORZO DI SOSTANZA


degli utenti più esperti, la reflex è semplice da usare e adatta anche ai neofiti. Secondo necessità, sulla scheda di memoria CompactFlash Tipo I e II o Ibm Microdrive (oppure SD e MultiMedia, con adattatore opzionale SD-CF1) si registrano file in formato Jpeg o RAW (DCF 2.0 compatibile, DPOF supportato da funzioni di stampa in versione 1.1, Exif 2.21).

CREATIVITÀ Il Selettore Programma Digitale Soggetto offre cinque comode opzioni: Ritratti, Sport, Paesaggi, Tramonti e Visione notturna. Usando il selettore modalità esposizione, basta scegliere l’opzione appropriata per la scena inquadrata, e la Dynax 5D imposta automaticamente i corretti parametri di controllo esposizione, modalità AF e programma elaborazione immagine. Questa funzione permette di scattare in libertà, senza dover impostare complicate funzioni. Aggiungendo un gradino di creatività e flessibilità, il Controllo Effetti Digitali permette di scegliere un’opzione tra dieci diversi tipi di scene, di modificare i parametri secondo le preferenze personali, e salvare tali impostazioni. Una volta selezionata una condizione, la Dynax 5D imposta automaticamente la giusta elaborazione immagine e i corretti parametri immagine. È possibile selezionare manualmente l’esposizione per

ANTI-SHAKE

T

ecnologia proprietaria, esordita con l’originaria Dynax 7D, con la quale ha preso avvio il sistema reflex digitale Konica Minolta, Anti-Shake è un dispositivo di compensazione del CCD che è compatibile con tutti gli obiettivi del sistema ottico Dynax. In un certo senso, come già annotiamo nel corpo centrale dell’odierno intervento redazionale, la pluri premiata tecnologia Anti-Shake si propone e offre come stabilizzazione estesa a tutti gli obiettivi, che sopperisce al micromosso della combinazione fotografica tra apparecchio e, appunto, obiettivo. Questa tecnologia garantisce un effetto di compensazione equivalente a due o tre tempi di otturazione superiori ai valori standard. È così possibile ridurre il mosso provocato dalle vibrazioni involontarie, anche quando si scatta con poca luce, con luce naturale, con teleobiettivo e nella macrofotografia, senza dover aumentare l'impostazione Iso equivalente, o usare un flash o un treppiedi. L'Anti-Shake ri-

personalizzare i parametri del contrasto, della nitidezza e della saturazione all’interno di cinque step rispetto ai valori di default, per creare l’esatto aspetto desiderato. Oltre al bilanciamento del bianco automatico (Awb), al bilanciamento del bianco preimpostato (Pwb), al bilanciamento del bianco personalizzato e all’impostazione temperatura colore, la Dynax 5D offre ulteriore libertà creativa con gli effetti filtri CC (Compensazione Colore) e regolazione fine della temperatura colore con incrementi di 100 kelvin. Le regolazioni G9 (Green) M9 (Magenta) permettono aggiustamenti di precisione del bilanciamento del bianco nelle condizioni difficili di luce.

sponde velocemente sia ai movimenti più evidenti del corpo macchina sia ai movimenti ad alta frequenza, tipici della mano del fotografo che impugna l’apparecchio. Volontariamente, è sempre possibile spegnere o attivare la funzione Anti-Shake tramite un interruttore dedicato sul lato posteriore della Konica Minolta Dynax 5D, e nel mirino viene mostrato un indicatore Anti-Shake di informazione.

Con un livello in più di comodità ed efficienza, la funzione di bracketing sul bilanciamento del bianco consente di effettuare uno scatto con diverse temperature colore, con due opzioni. In base alla portata, la Dynax 5D registra contemporaneamente tre fotografie per ogni scatto, perché si possa scegliere quella giusta dopo lo scatto. Infine, caratteristica ereditata dalla Dynax 7D, la cattura tonale delle alte luci e delle ombre estende la gamma dinamica del sensore CCD e regola le curve tonali, per garantire una riproduzione precisa delle gradazioni e per eliminare il rumore negli scatti con poca luce. Per esempio, usando la modalità alte luci per scattare fotografie di cerimonia sotto la luce diretta del sole è possibile riprodurre fedelmente i fiori bianchi della sposa, del vestito e dello strascico. Allo stesso modo, usando la modalità delle basse luci è possibile catturare i dettagli di un abito nero in una stanza scura, senza rumore aggiunto.

FUNZIONI FOTOGRAFICHE Il sistema autofocus ad alte prestazioni della Konica Minol-

ta Dynax 5D garantisce un’alta precisione con un sensore centrale a croce, nove sensori su otto linee che permettono il Controllo Predictive dell’AF e il Rilevamento del Soggetto ad alta velocità per mettere a fuoco accuratamente i soggetti in movimento. Lo Scatto Continuo fluido arriva fino a dieci fotogrammi alla velocità di tre fotogrammi al secondo (in modalità Jpeg Large e Fine). L’alta velocità di registrazione permette di continuare a scattare senza soluzione di continuità. Il mirino nitido e luminoso mostra i parametri essenziali di scatto alla base dell’inquadratura, fornendo tutte le informazioni necessarie per impostare velocemente modifiche creative. Dispone anche di uno schermo di messa a fuoco Acute Matte sferico, per un controllo accurato e critico della messa a fuoco. La Konica Minolta Dynax 5D impiega un sistema ottico di nuova progettazione, con piegatura in avanti e un pentaprisma a tetto a specchio, per ridurre le dimensioni del corpo macchina. (Rossi & C, via Ticino 40, 50010 Osmannoro di Sesto Fiorentino FI). Antonio Bordoni

57


revedibile evoluzione della Pentax *istDs (FOTOgraphia, novembre 2004 e febbraio 2005), reflex digitale a obiettivi intercambiabili che ha continuato il sistema avviato con l’originaria *istD, la nuova configurazione *istDL si orienta verso quei canoni che possono essere spesi sul mercato che si rivolge sistematicamente a un pubblico sempre più ampio (possibile). Con un corpo macchina compatto e leggero, una notevole praticità d’uso e un eccellente rapporto prezzo/prestazioni, la *istDL propone la fotografia reflex digitale di qualità e la possibilità di cambiare gli obiettivi ai fotografi di tutti i livelli, compresi quelli che non hanno ancora alcuna esperienza di fotografia reflex. Concepita come dotazione idonea e ideale per iniziare con la fotografia reflex, la *istDL ha perfezionato ulteriormente i concetti di “praticità operativa” e “armonia tra semplicità d’uso e portabilità”, da decenni caratteristica portante dei sistemi Pentax (e anche Asahi

P

Pentax in innesto a vite 42x1: straordinari ricordi personali, che nulla e nessuno potranno estirparci; FOTOgraphia, giugno 1996), oggi estesa anche alla fotografia digitale dei nostri giorni. Perfino più compatta e leggera della Pentax *istD originaria, la nuova *istDL è dotata di sensore CCD di acquisizione digitale da 6,1 Megapixel effettivi, ampio monitor LCD a colori da 2,5 pollici e offre la compatibilità con la maggior parte degli obiettivi intercambiabili Pentax.

AUTOMATISMI E SEMPLIFICAZIONI Combinando elevata qualità dell’immagine con un funzionamento particolarmente intuitivo, la Pentax *istDL si propone anche agli utenti che si avvicinano per la prima volta alla fotografia digitale, oltre a coloro che, dopo esperienze maturate con apparecchi compatti, vogliono passare a forme più evolute di ripresa creativa. L’innovativa modalità Auto Picture sceglie automaticamente e istantaneamente la modalità di ripresa più appro-

priata, tra i programmi di cui la reflex è dotata (Standard, Ritratti, Paesaggi, Macro o Azione), assicurando la combinazione ottimale tra diaframma, tempo di otturazione, bilanciamento del bianco, saturazione, contrasto e definizione del soggetto. In più, il flash automatico si attiva automaticamente nelle situazioni di luce insufficiente e nei controluce. Dal selettore multifunzione a quattro vie alla pratica ghiera di selezione elettronica Av/Tv, all’ampia e comprensibile ghiera delle modalità, sulla *istDL tutti i comandi sono distribuiti con efficienza e funzionalità, tanto da garantire sempre la piena padronanza delle operazioni. Anche l’impugnatura ergonomica contribuisce a una presa sicura e confortevole. Il display/monitor LCD a colori straordinariamente ampio da 2,5 pollici, dotato di circa 210.000 pixel, visualizza con grande dettaglio le fotografie registrate. Inoltre, con lo zoom digitale è possibile ingrandire l’immagine visualizzata fino a dodici volte. In questo modo risultano facilitate tanto la ve-

rifica delle immagini appena scattate e acquisite quanto la selezione dei menu in fase di ripresa e editing.

PROGETTO COMPATTO La reflex digitale a obiettivi intercambiabili Pentax *istDL è costruita attorno un compatto e rigido telaio in acciaio inossidabile, ed è dotata di un mirino compatto e luminoso, che combina l’originale penta-mirror elaborato da Pentax con un nuovo schermo di messa a fuoco. Le soluzioni tecniche orientate all’estrema miniaturizzazione includono circuiti elettronici a dieci strati e tecnologie di montaggio ad alta densità. Grazie all’ampio sensore immagine CCD ad alte prestazioni (23,5x15,7mm), la *istDL può sfruttare al meglio i 6,1 Megapixel effettivi di cui è dotata. Abbinando questo sensore alla tecnologia per il trattamento delle immagini digitali, si ottengono fotografie ad alta definizione, ricche di toni e saturazione. Per adattarsi alle preferenze individuali o alle diverse circostanze, è possibile scegliere tra una resa “brillan-

PER PICCINA Fedele alla propria storia evolutiva, che affonda le radici nell’originaria serie delle Spotmatic con innesto a vite 42x1, che hanno di/segnato un’epoca, la giapponese Pentax ribadisce inviolabili scelte di campo, ridimensionando ancora l’ingombro della propria interpretazione reflex digitale. Il sistema avanza e prosegue con l’attuale configurazione *istDL

58


ALTRE CARATTERISTICHE ❯ Diciotto funzioni personalizzabili. ❯ Funzione di riduzione del rumore, per ridurre al minimo il fastidioso distur-

bo elettronico sull’immagine nelle riprese prolungate. ❯ Doppia possibilità di alimentazione, a scelta tra due accumulatori al Litio CR-

V3 oppure quattro pile a stilo (anche ricaricabili). ❯ Pratico trasferimento dei dati al computer tramite porta USB 2.0. ❯ Utili funzioni di riproduzione delle immagini, compresa la visione ingrandita fino a dodici volte e la visualizzazione simultanea di nove miniature. ❯ Scelta di formati immagine tra Jpeg (Ottimo, Migliore e Buono) e RAW. ❯ Quattro filtri digitali (bianconero, seppia, slim e soft in tre varianti), per una elaborazione semplice dell’immagine dopo la ripresa. ❯ Software Pentax Photo Laboratory 2.1, per il trattamento dei file RAW, e Pentax Photo Browser 2.1, per la visione delle immagini. ❯ Compatibilità PictBridge.

te” e la regolazione “naturale”. La Pentax *istDL dispone di una pratica e completa guida operativa sul display, che offre descrizioni dettagliate delle modalità di ripresa, visualizza le impostazioni di scatto, del flash e del bilanciamento del bianco usando testo e immagini di esempio. L’ampio monitor da 2,5 pollici visualizza anche l’elenco completo di tutte le impostazioni dell’apparecchio. Un evoluto sistema esposimetrico a sedici segmenti assicura misurazioni di precisio-

desiderata, scegliendo tra AF Singolo (che blocca la messa a fuoco premendo a metà corsa il pulsante di scatto) e AF Continuo (che adatta la messa a fuoco al movimento del soggetto). L’autofocus Continuo è disponibile nelle modalità P-Programma, Tv-Automatismo a priorità dei tempi, Av-Automatismo a priorità dei diaframmi e M-Manuale, mentre è impostato automaticamente quando viene selezionata l’Azione nelle modalità Auto Picture e Picture. Tempi di otturazione fino a

CHE SIA ne, anche nelle condizioni di illuminazione più impegnative. Per applicazioni specifiche, sono disponibili anche la lettura media ponderata al centro e la misurazione spot. Dotata di un efficace sistema autofocus provvisto di tre sensori AF con lettura a croce su un’area allargata, la Pentax *istDL seleziona automaticamente il sensore più adatto in base al soggetto. L’utente può anche scegliere di limitare la messa a fuoco al sensore centrale per applicazioni specifiche. Il menu consente di selezionare la modalità di messa a fuoco

1/4000 di secondo, con corrispondente sincronizzazione flash su 1/180 di secondo, più posa B, per esposizioni prolungate. Si possono realizzare sequenze ad alta velocità, fino a 2,8 fotogrammi al secondo, fino a un massimo di cinque immagini (Jpeg alla massima risoluzione). Come supporto di memoria, la *istDL utilizza le diffuse schede di SD (Secure Digital), che assicurano un’elevata velocità nella registrazione e lettura dei dati. (Protege - Divisione Foto, via Pratese 167, 50145 Firenze). A.Bor.

BIANCO E NERO laboratorio fotografico fine - art solo bianco & nero

UMICINI GIOVANNI VIA VOLTERRA 39 - 35143-PADOVA

PH.& FAX 049 720 731 e-mail : gumicin@tin.it

SELLITTO • Corsi sulla stampa bianconero fine art. • Corsi sul Sistema zonale: previsualizzazione del soggetto, test per la sensibilità reale della pellicola, esposizione e sviluppo per ottenere il negativo perfetto. ROBERTO SELLITTO via Cucchi 3 20133 MILANO 02-7380488

59


Seduzioni del corpo Che evocano ricordi e sottili sensazioni orme del corpo su cui si posa lo sguardo e si sofferma. Forme del corpo che diventano altro: paesaggio, luce. Lo spagnolo Rafael Navarro indaga il corpo femminile con elegante delicatezza, scegliendo angoli prospettici inusuali e inquadrature ravvicinate. Le sue immagini evocano ricordi tattili dimenticati e sensazioni sottili. La pelle rivelata dalla luce e nascosta dall’ombra diventa

l’orizzonte immaginario su cui proiettare i propri sogni e le proprie fantasie. Sensualità e desiderio si insinuano tra la pieghe dei corpi, della pelle. Ogni figura si rivela solo in parte e subito diventa pura forma.

molteplici possibilità proiettive del segno.

WPPD 2005

F

Bianchi silenzi (e neri) Fotografie e installazioni in combinazione elle intenzioni dell’autore, Di bianco silenzio è una risposta al nostro tempo, rumoroso di immagini. La ricerca di Pietro Bologna, che porta al bianco come risultato, passa per una fotografia di paesaggio che sceglie l’albero come elemento paradigmatico. Il silenzio è cercato nella notte e

N

60

nei tempi lunghi di un’esposizione che si avvale di una piccola fonte di luce che, muovendosi lenta, svela le forme dell’albero. Diciassette soggetti, una notte per ognuno. Le immagini positive, nere, rivelano le qualità plastiche e sensuali della materia. Il bianco, sublimazione del nero, offre le

Pietro Bologna: Di bianco silenzio. Fotografie e installazioni. Azibul Spazio Espositivo, corso Garibaldi 34, 20121 Milano; 02-865159, fax 02-45498778; www.azibul.it, info@azibul.it. Dal 13 ottobre all’11 novembre; lunedì-venerdì 16,00-18,30. Carnet Azibul / 3 con testo di Elio Franzini. ❯ Serata con l’autore: martedì 8 novembre, 18,0020,00.

Rafael Navarro: Ellas. Istituto Cervantes, via Dante 12, 20121 Milano; 02-72023450. Dal 29 settembre al 5 novembre.

Stenopeico rande successo del Worldwide Pinhole Photography Day 2005, quinta Giornata internazionale della fotografia a foro stenopeico che si è svolta lo scorso 26 aprile (FOTOgraphia, marzo 2005). In coincidenza di intenti (promuovere la fotografia senza obiettivo), hanno partecipato cinquantadue nazioni, tra le quali gli Emirati Arabi, alla loro prima adesione. Oltre cento manifestazioni nel mondo, con milleottocentoquindici partecipanti. Appassionante galleria fotografica online (www.pinholeday.org e www.pinholeday.org), tradotta in diciassette lingue: significativi risultati tecnici, estetici e di contenuto; un evidente passo avanti qualitativo, non solo quantitativo, nella generalità dell’esposizione rispetto le edizioni precedenti. Dall’Italia hanno partecipato cinquantatré autori, quattordici dei quali donne, e sono state organizzate sei iniziative locali. Prossimo appuntamento: 30 aprile 2006.

G


ersonali dedicate ai due fotografi cubani, José J. Martì e Reinaldo Alvarez, presenti in Galeria Cubana (www.galeriacubana.net), una galleria online che promuove la diffusione delle arti visive e della produzione artistica locale. José J. Martì, protagonista dell’attuale panorama fotografico cubano, presenta un’idea di sogno, visto come forma primaria di un viaggio, che può essere quindi vissuto anche solo con la mente oppure mimato, come può fare un bambino con il proprio aereo giocattolo.

P

Proiezioni autunnali (al coperto) ❯ Enrico Mascheroni: La forza di un sorriso. ❯ Sergio Banfi: Hiltribes. ❯ Canon Italia CPS: Venice Star Award 2005 (le fotografie selezionate al prestigioso Concorso fotografico). In proiezione, lavori fotografici di Ivano Bolondi, Michael Hoyer, Enrico Mascheroni, Boris Gradnik, Guido Forino, Fulvia e Pierluigi Bortoletto, Johan Werbrouk, Gigi Borsani, Antonio Danieli, Lido Andreella e Janos Dozvald (ungherese, grande guru dell'audiovisivo internazionale).

Dia Sotto le Stelle 2005. Padiglioni di MalpensaFiere, 21010 Busto Arsizio VA. 14 e 15 ottobre. Andreella photo; www.andreella.it, www.diasottolestelle.it, www.3dphoto.it.

ria@officinafotografica.com. Dal 14 al 29 settembre; lunedì-giovedì; 15,00-18,00 e su appuntamento.

Due autori in esposizione simultanea Reinaldo Alvarez, habanero di nascita, vive da alcuni anni a Milano, capitale europea del design e della moda. Sequenza di volti e corpi che ostentano un’idea cosmetica di perfezione. Dell’immagine iniziale rimangono solo alcune porzioni, che delicatamente si porgono all’occhio dello spettatore, che viene portato, quasi per

Scatti di donne che vogliono vedere al dicembre 2000, la Cooperativa Sociale Cerchi d’Acqua si occupa di violenza contro le donne all’interno della famiglia. In collaborazione con Avon Cosmetics, azienda impegnata in iniziative a tutela e sostegno dell’universo femminile, organizza il concorso fotografico Cerchi cerca scatti, con richiamo Scatti di donne che vogliono vedere,

A corollario, i FotoClub della provincia di Varese presentano i nuovi progetti per l'inverno; di mattina sono programmate proiezioni riservate alle scuole superiori della zona; sabato 15 ottobre si tengono due workshop, uno sulla fotografia stereo e l’altro sulle tecniche foto-

Visioni cubane

Cerchi d’acqua

D

grafiche di Ivano Bolondi, autore Fiaf 2005; ancora sabato 15 ottobre sono allestite due sale di posa con attrezzature Canon Eos (e relativo check-up gratuito su tutti gli apparecchi fotografici Canon).

Dia Sotto le Stelle

riservato alle donne, fotografe professioniste e non. Termine di partecipazione 30 ottobre. Le tre fotografie vincitrici, premiate con prodotti Avon, saranno utilizzate come immagini simbolo per una campagna/iniziativa pubblica e materiale divulgativo della Cooperativa Sociale Cerchi d’Acqua e/o di Avon Cosmetics. Mostra delle opere selezionate

istinto, a completarle con l’immaginazione. ❯ José J. Martì: Sueños, inicio de un viaje. ❯ Reinaldo Alvarez: Still Shadow. A cura di Cristina Guerra. Officina Fotografica, via Farini 6, 20154 Milano; 02-6571015, fax 02-65589265; www.officinafotografica.com, galledal 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza alle donne. Il concorso è una importante azione di comunicazione su un problema, quello della violenza alle donne all’interno della famiglia, molto grave e ancora sottovalutato nel nostro paese. E, soprattutto, vuole essere un forte messaggio di positività: il percorso di uscita dalla violenza è possibile. Cooperativa Sociale Cerchi d’Acqua, via Piacenza 8, 20135 Milano; 02-54107608; www.cerchidacqua.org.

JOSÉ J. MARTÌ

onsolidato appuntamento di proiezioni di alta qualità, formale e di contenuti, originariamente programmato in serate estive all’aperto, da cui la definizione. Da qualche anno, Dia Sotto le Stelle, arrivato alla quattordicesima edizione, ha cambiato veste. Immagini, colori, ritmi e suoni in date autunnali, in spazi coperti: 14 e 15 ottobre ai padiglioni di MalpensaFiere a Busto Arsizio, in provincia di Varese. L'evento è basato su proiezioni di audiovisivi e mostre di autori scelti tra significativi rappresentanti della fotografia contemporanea, italiana e internazionale, professionale e non professionale. Quattro le mostre esposte: ❯ Ivano Bolondi: Punti di fuga.

C

A seguire 62 Foto & Photo 1 62 Foto & Photo 2 63 L’angelo della storia 63 Gente che passa

61


sue fattezze e sensualità. ❯ Il paese degli orsi che danzano. Incontro e proiezione con Eugenio Manghi, in collaborazione con il Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano). Palazzo Arese Borromeo, Sala Aurora; giovedì 27 ottobre, 21,00. Serata dedicata alle etnie a rischio di estinzione, al popolo Inuit e al proprio am-

Foto & Photo 1 Manifestazioni collaterali e altro

62

si de la Repubblica. Palazzo Arese Borromeo, Sala Aurora; giovedì 13 ottobre, 21,00. Il tema del vero e falso nella fotografia giornalistica e documentaria è indubbiamente intrigante e attuale. Partendo dalle dispute in corso sulla crisi di credibilità dell’immagine fotografica dopo l’avvento delle manipolazioni digitali, Michele Smargiassi ripercorre “a balzi” la storia della fotografia, cercando di dimostrare che la manipolazione, volontaria o implicita, è carattere costitutivo e inevitabile della costruzione tecnica e intellettuale dell’immagine fotografica. ❯ Immagine, memoria, pensiero. Convegno in collaborazione con la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, che ha sede proprio all’interno di Palazzo Arese Borromeo. Palazzo Arese Borromeo, Sala dei Fasti Romani; martedì 18 ottobre, 15,00. Le strade della comunicazione sono oggi molto complesse e incontrollabili, e la capillarità della produzione iconografica (ogni proprietario di telefono cellulare può oggi produrre e diffondere le proprie immagini) e la velocità di diffusione planetaria disegnano un mondo che nessun "grande fratello" può sognarsi di controllare. ❯ Notte bianca con Marilyn. Conferenza, proiezione film, mostra di memorabilia e cocktail in tema con il mito di Marilyn Monroe. Cinema Teatro Excelsior, via San Carlo 20; venerdì 21 ottobre, dalle 19,00 a notte fonda. Marilyn evanescente e intima allo stesso tempo, donna più che intoccabile dea, personificazione terrena e raggiungibile dell’eros. Una conferenza svela i misteri della tragica fine dell’icona femminile più conosciuta, mentre pellicole storiche rievocano le

Foto & Photo 2005. Fotografia a Cesano Maderno MI; www.cesanofotoephoto.it, cultura@cesano.it. Dal 24 settembre al 20 novembre.

Foto & Photo 2 Il Festival Off (a complemento) lla propria quinta edizione, Foto & Photo dedica ancora più spazio alla fotografia emergente, che “invade” Cesano Maderno, diventando protagonista negli spazi del quotidiano e nei luoghi di incontro, per respirare l’atmosfera del festival anche al di fuori degli spazi istituzionali, che ospitano le mostre della sezione ufficiale (FOTOgraphia, luglio 2005). In collaborazione con l’Assessorato al Commercio e alle Attività Produttive e l’Agenzia per il Turismo e la Cultura di Cesano Maderno. ❯ Attilio Tripodi. Iceberg Cafè, corso Roma 20. ❯ Carolina Donzelli. Ristorante Il Fauno, via Borromeo 29. ❯ Ilaria Turba. Torrefazione Mariani, via Dante 5. ❯ Gianluca Bucci. Teatro

A

GIORGIO GHISOLFI

radizionalmente, la variegata manifestazione Foto & Photo, curata da Enrica Viganò per l’Assessorato alla cultura del Comune di Cesano Maderno, in provincia di Milano, che si estende dal 24 settembre al 20 novembre, accompagna il consistente programma di mostre d’autore (FOTO graphia, luglio 2005) con ulteriori iniziative di contorno. ❯ Professione fotografo, incontro con Rafael Navarro, autore spagnolo, presente a Foto & Photo 2005 con la personale Dipticos (Palazzo Arese Jacini, piazza Arese). Palazzo Arese Borromeo, Sala Aurora; giovedì 29 settembre, 21,00. Incontro “didattico” rivolto soprattutto ai giovani, nel quale l’autore e spiega come avvicinarsi alla fotografia da un punto di vista artistico. ❯ Rafael Navarro: Ellas. Istituto Cervantes, via Dante 12, 20121 Milano; 02-72023450. Dal 29 settembre al 5 novembre (su questo stesso numero, a pagina 60). ❯ Nightshifts. Presentazione del progetto web di Meris Angioletti, a cura del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma. Palazzo Arese Borromeo, Sala Aurora; giovedì 6 ottobre, 21,00. Tentativo di sperimentare i confini tra fotografia, immagine scientifica e struttura informatica alla base della visualizzazione di alcuni dati. Nightshifts mette online ogni giorno le immagini scattate durante la notte precedente dal Telescopio Nazionale italiano Galileo, situato nelle isole Canarie. (02-6605661; www.museofotografiacontemporanea.org/netshot). ❯ Il vero e il falso in fotografia. Conferenza con proiezione di Michele Smargias-

T

biente. Proiezione di un dossier documentario, andato in onda su RaiDue, che rivela gli usi e i costumi di un popolo tanto distante dalla nostra realtà.

Cafè, via Quattro novembre 2. ❯ Alan Maglio e Gabriele Pesci. Eidos Cafè, via Borromeo 6. ❯ Giorgio Ghisolfi. Pasticceria Borromeo, via Borromeo 29. ❯ Sirio Magnabosco. La Giara, via Dante 29. ❯ Agnese Micheluzzi. Caffetteria del Palazzo, via Arese 8. E poi: Brianza d’autore, iniziativa in collaborazione con l’Assessorato per l’Attuazione della Provincia di Monza e Brianza. Viene avviata una collezione di immagini che documentano il territorio. Foto & Photo 2005. Fotografia a Cesano Maderno MI; www.cesanofotoephoto.it, cultura@cesano.it. Dal 24 settembre al 20 novembre.


L’angelo della storia: Mario Dondero (?) Ritratti e reportage: Francesco Biamonti nella sua terra ue sezioni, a cura di Antonio Ria: Ritratti e reportage (fotografie scattate tra il 1958 e il 1999; catalogo Elr Edizioni Le Ricerche di Losone, Svizzera) e Francesco Biamonti nella sua terra. Immagini esposte per la prima volta, diario inedito del lungo rapporto di amicizia lo scrittore e il fotografo Mario Dondero. «Chi è Mario Dondero?», si era chiesto Francesco Biamon-

ti, presentando in un catalogo le sue fotografie. E aveva così risposto: «Un uomo [...] che fugge di continuo. Si è messo in testa di avere un forte, definitivo appuntamento con l’angelo della storia e corre qua e là a cercarlo, tre macchine fotografiche logore, consumate, appese alle spalle». E aveva osservato: «L’angelo della storia consuma la vita di chi lo guarda di continuo o di chi gli va con-

MARIO DONDERO (FOTOGRAFIA DI ANTONIO RIA)

D

Gente che passa Con coinvolgimento emotivo (e altro) uotidiano andirivieni di gente, persone isolate e quasi imbalsamate nel proprio spontaneo e inconsapevole passaggio davanti a un fon-

PIAZZA DEL DUOMO, FIRENZE, 21 SETTEMBRE 2002

Q

dale bianco, opportunamente posizionato dal fiorentino Marco Lanza tra le pieghe delle città: dai marciapiedi alle spiagge, dalle piazze ai musei, da Firenze a Miami, da New York a Tokyo. La sfilata si concretizza in uno sguardo concentrato su gesti e movimenti compiuti nell’atto di attraversare la strada, come nel ritratto grottesco di due attempate signore identiche nelle fattezze e nell’abbigliamento. Osservazione della vita in delicato equilibrio tra sponta-

tinuamente incontro per cercare di fermarlo in un’istantanea. È un angelo penitenziale. Non dà tregua. E spesso si cela. E quando appare è anche polvere e sogno. [...] Ogni fotografia è uno scacco. Vano tentativo di fermare qualcosa che si muove per osmosi. [...] Dondero sembra saperlo e fa una lotta in cui si prodiga, e sorride di ciò che fotografa». In un’intervista, così Mario Dondero ha commentato queste osservazioni: «Francesco Biamonti, seppur poco frequentato per ragioni geografiche, era un grande amico, [...] persona capace di rifilarti delle frasi veramente taglienti. Per me “l’angelo della storia” è quello di Paul Klee. È l’angelo di Walter Benjamin, che diceva, per esempio, che una fotografia vale molto di più di tante parole. Nell’aspetto penitenziale non mi ritrovo. È vero invece che ho sempre inseguito l’angelo della storia per la mia curiosità, per il mio neità e sollecitazione mirata. Allo stesso tempo, lo sguardo del fotografo è ironico e complice: «io amo queste persone -afferma l’autore; è come se mi facessero un regalo ogni volta che le colgo in un gesto peculiare, un gesto da aggiungere alla mia collezione». Ne sono un esempio le immagini di piazza del Duomo a Firenze, nelle quali viene fissata l’espressione incerta e incuriosita di un uomo “aggredito” da un piccione, o di Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca, nelle quali due ragazzini corrono, sporchi di sabbia e armati di paletta e secchiello. Emerge un campionario umano variegato e composito, al

desiderio di essere sempre presente nei momenti storici più importanti». [E se in alcuni magici istanti l’angelo della storia avesse assunto la personalità fotografica di Mario Dondero? Angelo e Storia allo stesso momento?]. Mario Dondero: L’angelo della storia. A cura di Antonio Ria. Sala Ubastu, Centro storico, 18030 San Biagio della Cima IM. Dal 3 al 25 settembre; mercoledì-domenica 17,00-20,00 e su appuntamento. Associazione Amici di Francesco Biamonti, 18030 San Biagio della Cima IM; 0184285044; www.francescobiamonti.it, francescobiamonti@libero,it. quale Marco Lanza si sente profondamente affine. Come sottolinea Enrica Viganò, che ha curato la mostra, il fotografo «nutre una forte simpatia per l’umanità, che è bizzarra e della quale si sente membro a tutti gli effetti, stravaganze, capricci e tic inclusi». Marco Lanza: La sfilata. In collaborazione con l’Agenzia Marka. Galleria clicArt, Zucchi Duomo, via Foscolo 4 (angolo piazza del Duomo), 20121 Milano; 02-439221; www.marka.it, www.zucchicollection.org. Dal 4 ottobre al 19 novembre; lunedì 13,30-19,30, martedì-sabato 9,30-19,30. Con monografia Marka Magazine per clicArt.

63



JACOB A. RIIS

D

Del linguaggio fotografico e altre trasgressioni (non solo fotografiche). Nella civiltà dello spettacolo ogni parola, immagine o silenzio che accompagna la nostra esistenza è un’enunciazione forte, e nessuno è innocente del proprio dolore o della mancanza d’amore autentico per una condizione umana ferita a morte. Il sentimentalismo arrota il filo della lama che sgozza il diverso, perché ha calpestato le rose del giardino, ubriaco; l’immaginazione è la via maestra del desiderio che libera la bellezza e comincia col fare del piacere il princìpio d’ogni disobbedienza. La bellezza non è in vendita in nessuna galleria, museo, collezione privata o tempio del signore (ebraico, cristiano o musulmano): semmai lì muore. Il mercantile, le divise o le fedi degenerano nell’idolatria e sono oggetto di stupro all’intelligenza. La bellezza è nel cuore di chi guarda, è nell’accoglienza del diverso da sé, è nell’amabile che si fa opera d’arte e rende immortale l’amore e la sensibilità -tutta panica- che gli spiriti liberi hanno per la politica della bellezza. Quando l’applauso degli stolti riempie il mondo di nefandezze etiche ed estetiche, ogni profeta si trascolora in clown. Soltanto canaglie originarie alla Jules Bonnot, Gilles de Rais o Margherita Porete sono predestinate a liberare le passioni e fare della vita ordinaria l’apologia del desiderio di esistere in una terra tra liberi e uguali.

LO SPECCHIO ROVESCIATO DELLA POVERTÀ

Nella storia della fotografia, o nella messe di note, informazioni, schede, immagini che sono state assemblate nei libri, le pagine dedicate ai “poeti maledetti” della fotografia sociale sono ripetitive, informative, insostituibili nella prassi uni-

versitaria come in quella del mercimonio iconografico, e i redattori sovente sono anche sinceri, gli elogi per tutti i maestri della fotografia sociale sono sperticati e quasi sempre gli stessi: così nessuno sbaglia e tutti sono d’accordo con tutti. Ci sono però alcuni randagi della fotografia dolente che non sono proprio amati o elogiati mai abbastanza per il proprio impegno di difesa dei diritti dell’uomo, e uno di questi disertori del successo d’arredamento

di New York How the Other Half Lives (Come vive l’altra metà della città). A corredo dei suoi scritti, inserì trentacinque fotografie, diciassette delle quali (sulle cattedre universitarie ancora si dibatte se erano sedici o diciassette) furono stampate in modo abbastanza artigianale e le restanti riprodotte come disegni e incisioni. Per lo stesso editore, nel 1892 pubblicò Children of the Poor (I figli dei poveri). Con queste opere, Jacob A. Riis si pose accanto agli ultimi, ai mi-

Colui che arde non ha freddo, e colui che annega non ha sete. Queste anime ardono talmente nella fornace del fuoco d’amore, che sono divenute propriamente fuoco, e così non sentono affatto il fuoco, essendo fuoco in se stesse, per la virtù d’Amore che le ha trasformate in fuoco d’amore. Margherita Porete, beghina, eretica, arsa sul rogo a Parigi nel 1310 è Jacob August Riis (18491914), un immigrato di origine danese che fece del linguaggio fotografico una rivoluzione. Le solite note amministrative. Dopo un originario impegno giornalistico nel South Brooklyn News, nel 1877 Jacob A. Riis divenne cronista di nera per il quotidiano New York Tribune, e l’anno successivo passò al New York Evening Sun. Da queste esperienze comprese presto l’importanza della macchina fotografica come testimonianza sociale; il fotogiornalismo nasce con le sue inchieste nelle periferie urbane di New York. Nel 1890 riuscì a pubblicare per l’editore Charles Scribner’s Sons

granti, a chi non aveva voce. Nel 1947, per conto del Museum of the City of New York, il fotografo Alexander Alland lavora sui negativi originari in lastra di vetro di Jacob A. Riis e realizza stampe stupende, che restituiscono la fulgida bellezza e l’importanza radicale della fotografia civile e della tenerezza umanitaria dell’autore.

UN LADRO DI IMMAGINI Jacob A. Riis iniziò a fotografare gli slums della metropoli. Si aggirava come un “ladro di immagini” nella miseria profonda dei quartieri poveri, e riuscì a scippare alla realtà martoriata e vilipesa della storia lo specchio

rovesciato della povertà. Fu tra i primi fotografi a usare il lampo [Blitzlichtpulver, una mistura di magnesio e cloruro di potassio inventata nel 1887 in Germania da Adolf Miethe e Johannes Gaedicke, modificata da Henry G. Piffard, per renderla meno pericolosa] e le fotografie Il nascondiglio di Mulberry Bend o La banda Growler dell’East Side di New York mostrano non solo la spregiudicatezza, il coraggio o l’incoscienza del cronista d’assalto; quanto emerge da una lettura attenta delle immagini sono l’attenzione formale e il senso profondo del coinvolgimento del fotografo in ciò che ha scippato al reale celato, e suggerisce una pratica della solidarietà, dell’accoglienza o della bellezza, che smaschera il moralismo camuffato dei politici, dei mercanti e dei preti. A proposito della fotografia sociale di Jacob A. Riis, Beaumont Newhall (da qualche parte della sua Storia della fotografia) scrive: «La luce accecante rivela con impietosa minuzia i sordidi interni, ma illumina quasi con tenerezza i visi delle persone condannate a viverci dentro. Guardò sempre con simpatia la gente, sia che fotografasse i ragazzi di strada arabi che rubavano da un carretto, o gli abitanti del vicolo noto come Bandits’ Roost (Covo dei banditi) che fissavano con arroganza l’apparecchio dalle porte, dai balconi, dalle finestre. Queste fotografie sono importanti non solo come fonte di informazione, ma anche per la loro forza emotiva. Sono nello stesso tempo interpretazioni e testimonianze; pur non essendo più attuali, hanno qualità che dureranno fintanto che l’uomo si interesserà dei suoi fratelli». Beaumont Newhall si sbaglia. E di non poco. Le fotografie di Jacob A. Riis non hanno niente

65


a che fare con l’attualità, la cronaca o la pietistica dei migranti; le sue immagini non riguardano le periferie invisibili di New York: sono icone universali e figurano il malessere esistenziale, la povertà, la miseria profonda nelle quali milioni di esseri umani si trovano ai margini di tutte le metropoli. È esattamente per questa “visione inattuale”, non malgrado, che dureranno (giustamente!) fin quando l’uomo si interesserà dei propri fratelli.

SULLA FOTOGRAFIA DA MARCIAPIEDE

Sulla fotografia degli slums o da marciapiede. Una buona fotografia non vale la leccata di un cane bastardo sulle lacrime (secche) di un bambino africano che muore per fame. Nessuno può comprare un sorriso. La fotografia da marciapiede o degli slums non è un genere o un linguaggio fotografico definito, è piuttosto una rivisitazione del quotidiano e un comportamento del fotografo di fronte alla realtà o alla vivenza di un’epoca. La fotografia da marciapiede non è sempre “intonata” alle richieste del mercato, né vuole il riscatto di un tempo mortificato dalle ingiustizie, dalle guerre, dai terrori d’ogni sorta: è uno specchio o canto o grido contro le ingiustizie dell’uomo sull’uomo e, quando è grande, si chiama fuori da ogni forma di ideologia, propaganda o sociologismo massmediatico. La fotografia da marciapiede mostra l’aberrazione di un mondo alla rovescia e sostiene che la sola ricchezza dell’uomo è la sua creatività e ribellione all’impero dei segni. Non ci può essere nessuna conoscenza dove c’è soltanto consenso, genuflessione e oppressione. La fotografia da marciapiede di Jacob A. Riis non tiene conto né dell’immediatezza né della penetrazione o dell’affabulazione occasionale (come è stato scritto anche sui tendaggi delle mense sindacali o sulla cassetta delle offerte vaticane). Jacob A. Riis si aggirava nelle “fogne” di

66

New York con la propria ingombrante attrezzatura fotografica come un rapinatore di immagini e guardava con umana fraternità l’estrema esistenza di una popolazione costretta a vivere nell’ombra dei grandi palazzi, a raccattare ciò che veniva gettato dalla tavola dei privilegi e reagire con ogni mezzo alle costrizioni dei valori istituiti sulla pelle di grandi “pezzi di popolo”. Il linguaggio fotografico è una “scatola degli arnesi”, e contiene in sé una filosofia della differenza (che è l’autentica creazione artistica) o l’omologazione dell’indifferenza all’abdicazione del mondano (che è soltanto un simulacro, un condizionamento, una forma illusoria della cosa fotografata). In questo senso, le icone di Ernesto Che Guevara, Pier Paolo Pasolini o bambini massacrati nei campi di sterminio nazisti o comunisti entrano in società sulle passerelle degli stilisti italiani o sulle magliette sporche dei ragazzi “alternativi” d’ogni strato sociale; la tendenza è la stupidità, il dissenso è un’altra cosa. Montaigne avrebbe detto: questo genere di umanità non merita di abbeverarsi nemmeno all’ultimo libro della mia biblioteca, dunque è meglio bruciarla. A sfogliare le fotografie di Jacob A. Riis si colgono testimonianze, nascono riflessioni, sorgono dubbi sull’avanzare della società dello spettacolo, e possiamo comprendere meglio la perdita delle radici, la paura dell’ignoto, ma anche il coraggio del divenire con i quali i migranti di fine Ottocento (ma non sono molto diverse le situazioni nelle quali si trovano i diseredati del nostro tempo) hanno scoperto il Paese dei propri sogni. In un dormitorio di Rivington Street, circa 1892, mostra un uomo e il suo giaciglio. Qualche balla come coperta, un bidone per fare del fuoco (spento), la pipa in bocca (spenta), un paio di vecchi stivali attaccati alla parete di legno, un bricco, una sega, un pentolino, un manifesto strappato, una sacca di iuta. L’uomo ha

il cappello appassito in testa e sotto un altro cappellaccio, abiti sdruciti; il fotografo ne coglie la miseria profonda, ma anche il suo sguardo dritto verso macchina fotografica e un accenno di sorriso, come per condividere o omaggiare quell’attenzione. Siccome la bellezza è nell’occhio che osserva, le immagini radicali di Jacob A. Riis toccano i sentimenti nel profondo, rovesciano l’economia della bruttezza (tipica della “fotografia impegnata” italiana) in bellezza della forma; più ancora, esprimono uno spirito del tempo che contiene l’anima del mondo. I bambini fotografati da Jacob A. Riis (che giocano nelle strade, lavorano in fabbrica o sono a scuola) sembrano essere “toccati” dalla comprensione o all’indignazione del fotografo (per esempio: La strada, unico campo di gioco dei ragazzi, 1892, La piccola Susie al lavoro, circa 1888, o Una classe della scuola dell’Essex Market, che aveva bisogno di illuminazione a gas durante il giorno, 1902) e ciò che più emerge dalla loro lettura è l’abitudine all’apatia e l’iconologia di chi non ha gioia e rigetta ogni forma di genuflessione. Jacob A. Riis non separa l’ordinario dallo straordinario, ma guarda l’ordinario con la fascinazione dello straordinario. Qui l’estetico e il morale si fondono e ciò che questo fotografo da marciapiede ha interpretato con la macchina fotografica non è proprio l’“estetica della miseria”, dalla quale parte, ma è la manifestazione e il canto iconografico di intere comunità abbrutite dai codici imposti dalle menzogne del potere economico e politico. L’immagine mercantile o del clamore della fotografia dominante è una forma di de/realizzazione della realtà. «Una cosa è soffrire, un’altra vivere con le immagini fotografate della sofferenza, che non rafforzano necessariamente la coscienza o la capacità di avere compassione. Possono anche corromperle. Una volta che si sono viste queste immagini, si è im-

boccata una strada che porta a vederne altre, e altre ancora. Le immagini paralizzano. Le immagini anestetizzano» (Susan Sontag). La fotografia, sovente, è un’aggressione infinita alle anime belle e solo la collera degli imbecilli riempie le vetrine edulcorate del “villaggio globale”. Questa collera non è funesta perché produce violenza, ma «perché è collera degli imbecilli, collera di bassa qualità, che non ha origine in una vera indignazione, in una necessità morale, e produce una violenza armata soltanto dall’imbecillità» (Guido Ceronetti). Basta guardarsi intorno per comprendere le miserie nelle quali versa una grande parte di umanità. Le demonologie totalitarie della politica hanno lasciato il posto alle demonologie totalitarie dell’economia, e i campi di concentramento del mercato planetario sono già approntati; e tutto questo fa sì che milioni di persone, in tutto il mondo, muoiono per fame o sotto le bombe di guerre neocoloniali, sostenute dai trattati internazionali. Per non dimenticare: al tavolo dell’Onu siedono i maggiori paesi produttori d’armi e di morte ecologica. La fotografia da marciapiede o del sociale è una dichiarazione di guerra all’ordine costituito. La fotografia così fatta o scritta contiene l’epifania dell’immaginazione liberata e fa di ciò che è scippato al momento storico una presenza eterna. Jacob A. Riis ha rischiato una poetica dell’eccesso, ha rotto i valori del pregiudizio ed è andato a scavare agli estremi per raggiungere il Palazzo della saggezza (come sosteneva William Blake). Non importa quanto consapevole, Jacob A. Riis ha applicato alla Fotografia il concetto kantiano dell’estetico come “finalità senza fine”, ed è a cominciare dall’eliminazione d’ogni forma di repressione che possiamo intraprendere il cammino verso un’umanità della bellezza. Pino Bertelli 18 volte luglio 2005


■ BELGIO Photo Video Audio News ■ FRANCIA Chasseur D´Image • Responses Photo ■ GERMANIA Digit! • Inpho • Photographie • PhotoPresse • PixelGuide • ProfiFoto ■ GRECIA Photographos • Photo Business ■ INGHILTERRA Digital Photo • Practical Photography • Professional Photographer • Which Camera? ■ ITALIA Fotografia Reflex • FOTOgraphia ■ OLANDA Digitaal Beeld • Foto • Fotografie • Fotovisie • P/F ■ POLONIA Foto ■ PORTOGALLO Foto/Vendas Digital ■ RUSSIA Photomagazin ■ SPAGNA Arte Fotografico • Diorama • Foto/Ventas • FV/Foto Video Actualidad • La Fotografia Actual ■ SVIZZERA Fotointern

THE TROPHY IS BRONZE.

THE VALUE IS

GOLD!

www.tipa.com

Se vuoi sapere quale sia miglior prodotto fotografico, video o dell’imaging da comperare, e vuoi un consiglio da esperti, dai un’occhiata ai prodotti che espongono il logo TIPA Awards. Ogni anno, i redattori di 31 riviste di fotografia e imaging leader in Europa decidono quali nuovi prodotti sono i migliori nel loro settore. I TIPA Awards considerano qualità, prestazioni e valore, e rappresentano una sicurezza per i consumatori.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.