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ANNO XV - NUMERO 142 - GIUGNO 2008
Tipa Awards 2008 I PRODOTTI MIGLIORI
Josef Koudelka PRAGA 1968: L’INVASIONE
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È un pericolo costante che corre il fotogiornalismo, quando, dalla propria destinazione originaria sulle pagine di giornali, trasmigra alle eleganti pareti di spazi espositivi: di essere considerato forma d’arte e non comunicazione. Quindi, la superficie deve restare tale, per lasciare tempo e modo di vedere oltre, di sintonizzarsi con i soggetti. È sempre la stessa questione: distinguere tra guardare e vedere (e capire). Appunto. Angelo Galantini su questo numero, a pagina 52
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TORNANDO A CASA (?). Lo scorso maggio abbiamo ri-affrontato il tema della presenza della fotografia al cinema: soprattutto sceneggiatura e trama. Questo argomento è stato più volte presentato sulle nostre pagine, sulle quali abbiamo peraltro avuto modo di approfondire il senso e valore della rassegna a tema Fotografia & Cinema. Fotogrammi celebri, a cura di Maurizio e Filippo Rebuzzini, allestita alla qualificata Galleria Grazia Neri di Milano nel gennaio-febbraio 2007 (FOTOgraphia, dicembre 2007 e maggio 2008). Il ritorno dello scorso maggio è stato sollecitato dalla classifica delle dieci più significative combinazioni fotografia-e-cinema, stilata dall’autorevole American Photo del precedente marzo, che ha richiesto una nostra presa di posizione sulla graduatoria e le dimenticanze. Abbiamo indicato nove titoli a nostro giudizio discriminanti. A seguire, ci è stata contestata la non segnalazione di I ponti di Madison County, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Robert James Waller. Non è stata una dimenticanza, come certificano i richiami al titolo, che hanno accompagnato la nostra analisi; bensì, di una consapevole selezione. Infatti, “fotografico” soltanto in apparenza, I ponti di Madison County è un romanzo/film sull’amore. Complice la fotografia (questo sì), Francesca Johnson-Meryl Streep e Robert Kincaid-Clint Eastwood (anche regista) si incontrano: si amano intensamente, ma poi non hanno la forza di restare assieme. Ognuno torna alla propria vita, che non sarà più quella di prima, con nel cuore la sequenza di quattro giorni che hanno indelebilmente segnato le rispettive esistenze. Punto e a capo. Per questo troviamo stucchevole il tentativo dello scrittore Robert James Waller di rinverdire la vicenda, con un romanzo successivo: La strada dei ricordi, che sottotitola Un ritorno a Madison County (Frassinelli, 2003). Niente da spartire con la trama originale e non ci interessano le esistenze successive dei due protagonisti. I sequel lasciano spesso il tempo che trovano. A.G.
Ci sono cose delle quali si parla sempre, che si mettono perfino in musica, ma che non si fanno mai.
Copertina
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Dalla serie Made in Japan, con la quale l’italiano Fabrizio Cestari (www.fabriziocestari-photography.com) si è imposto nella categoria Pubblicità / Advertising della prima edizione del prestigioso Sony World Photography Award, del quale riferiamo da pagina 40. Fabrizio Cestari è uno dei due italiani vincitori di categoria, insieme a Giacomo Brunelli, che ha primeggiato in Natura / Nature. Con orgoglio, conteggiamo due italiani su undici premi professionali
3 Fumetto Da una vignetta del racconto Quanto vale una foto?, di Jara e Olivera, rispettivamente testo e disegni, pubblicato dal settimanale di fumetti Skorpio, nel numero dell’11 novembre 1999. Per la cronaca, l’azione fotografica è sottolineata dall’onomatopeico “Click”, ormai trasmigrato al computer (a pagina 16)
7 Editoriale 46
Anche se per praticità e altre considerazioni, le fotografie veicolano sempre più spesso in Rete e sono comunque visualizzate su monitor, non possiamo dimenticare che il supporto fondamentale e discriminante rimane quello cartaceo. La fotografia presentata sui libri e attraverso originali in mostra conserva al possibile il proprio supporto originario. La carta, appunto
8 Al direttore Una rettifica e una considerazione relativa all’invio di copie certificatrici della rivista: lettere con risposta
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10 Notizie Attrezzature, vicende e altre segnalazioni
12 De comunicazione visiva Informazione visiva (immagini e parole) alla ricerca di un nemico da colpevolizzare, meglio se immigrato
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14 Colorazione proditoria Una fotografia di Lewis W. Hine, appartenente sia alla storia della fotografia sia alla Storia nel proprio complesso, è stata colorata per esigenze editoriali
16 Reportage 26
Appunti e attualità del fotogiornalismo internazionale A cura di Lello Piazza
GIUGNO 2008
R , RIFLESSIONI IFLESSIONI, OSSERVAZIONI E COMMENTI OSSERVAZIONI E COMMENTI SULLA FOTOGRAFIA SULLA FOTOGRAFIA
20 Paesaggi dell’Uomo
Anno XV - numero 142 - 5,70 euro
Dal nove luglio, la personale Presenze. Paesaggi italiani, di George Tatge, è allestita a Villa Bardini di Firenze
DIRETTORE
IMPAGINAZIONE
24 Riflessioni sulla blogosfera
Gianluca Gigante
REDAZIONE
Internet è il fenomeno sociale più esplosivo nella storia dell’umanità. I risultati di una ponderosa ricerca in Rete
26 I prodotti migliori I prestigiosi, qualificati e ambìti TIPA Awards 2008, assegnati dalla selettiva giuria della Technical Image Press Association, della quale facciamo parte di Antonio Bordoni
Angelo Galantini
FOTOGRAFIE Rouge
SEGRETERIA
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34 Roma e dintorni Autore di spicco della fotografia italiana contemporanea, Mimmo Jodice ha realizzato un avvincente progetto, applicando sulla Capitale lo stilema della sua creatività di Richard Burdett
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40 Che concorso! Lo svolgimento e i risultati della prima edizione del Sony World Photography Award, straordinario appuntamento fotografico che certifica l’impegno della casa giapponese per e con l’immagine d’autore di Maurizio Rebuzzini
Maddalena Fasoli
HANNO
COLLABORATO
Antonio Bordoni Lorenzo Cattaneo Fabrizio Cestari Vincenzo Cottinelli Maria Teresa Ferrario Loredana Patti Lello Piazza Franco Sergio Rebosio Ciro Rebuzzini Filippo Rebuzzini Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it.
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49 Praga 1968: l’invasione
● FOTOgraphia è venduta in abbonamento. ● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 2702-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano. ● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96.
Nel quarantesimo anniversario, l’intera documentazione fotografica di Josef Koudelka dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia: raccolta in monografia da Contrasto Editore ed esposta in mostra a Milano, allo spazio Forma di Angelo Galantini
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54 Povera patria Quaranta fotografie di Vincenzo Cottinelli compongono un percorso (anche doloroso) attraverso il nostro paese di Lello Piazza e Maurizio Rebuzzini
RESPONSABILE
Maurizio Rebuzzini
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60 Nel trentennale
● Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati. ● È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo). ● Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti. Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano
30 giugno 1978: emissione filatelica sull’Informazione fotografica illustrata con una immagine di Tina Modotti
Rivista associata a TIPA
64 Attenti al cane Piacevole raccolta di fotografie storiche. Suggestivo spaccato di vita sociale dei primi decenni del Novecento
66 Slittamento involontario Correzione di uno stravolgimento di testi del mese scorso
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www.tipa.com
C
ertamente amiamo i libri: non possiamo fare finta che non sia così o non sia vero. Sulle nostre pagine ne presentiamo tanti, pur avendo soppresso da tempo la specifica rubrica mensile, e ancora di più ne richiamiamo tra le righe. Dal punto di vista redazionale, non soltanto giornalistico, ma anche critico, su questa rivista i libri fotografici sono argomento a se stante, con doverose passerelle che approfondiscono il senso e valore delle immagini pubblicate, in forma monografica d’autore piuttosto che tema trasversale. Anche su questo attuale numero segnaliamo (almeno) tre titoli, ai quali si possono aggiungere i cataloghi delle mostre d’autore delle quali ci occupiamo (Vincenzo Cottinelli, da pagina 54, e George Tatge, da pagina 20): Invasione. Praga ’68, di Josef Koudelka (con relativa mostra allo spazio Forma, a Milano, dal diciannove giugno), Roma, di Mimmo Jodice, e Dogs, dalla collezione fotografica di Cartherine Johnson. Ancora: su FOTOgraphia le segnalazioni di libri si accompagnano a quelle di mostre fotografiche; ne abbiamo appena ricordate tre, presentate su questo stesso numero. Cosa hanno in comune i libri con le mostre e cosa distingue la combinazione di libri e mostre da altre forme fotografiche dei nostri attuali tempi? Sia le pagine dei libri, sia gli allestimenti delle mostre presuppongono condizioni e situazioni tradizionali per presentare le fotografie, che conservano al possibile il proprio supporto originario: la carta. Non contano tanto le tecnologie sovrastanti, quanto che la fotografia si presenti e offra su carta, in dipendenza delle lavorazioni che via via si sono susseguite negli anni, decenni e secoli (ormai). Rispetto momenti del passato, ai nostri giorni la fotografia veicola soprattutto attraverso altri canali latenti (e latitanti), che sempre più raramente approdano alla stampa su carta. La trasmissione in Rete è pratica e agevole, così come è ormai indispensabile disporre di un computer per la gestione e visualizzazione delle immagini. Io stesso, lo rilevo subito, mi avvalgo di un computer e della proiezione a schermo per le lezioni in Università (corso di Storia della fotografia), che semplifica enormemente la comunicazione con gli studenti. Però, attenzione, accompagno sempre le lezioni con i libri sui quali sono pubblicate le immagini e, a completamento, nel corso dell’Anno Accademico prevedo e organizzo una visita al Museo Nazionale Alinari della Fotografia, la cui mostra storica permanente consente anche di prendere visione diretta con i processi di stampa che si sono alternati, dalle origini. Tutto questo per dire che la fotografia si basa comunque su una propria forma caratteristica, appunto la carta, la cui superficie trasmette l’emozione e il sentimento del manufatto: forma apparente, che raccoglie e invia il contenuto. Il resto è soltanto praticità quotidiana, da prendere e considerare soltanto per questo: praticità quotidiana. Appunto. Maurizio Rebuzzini
Un altro libro: A Book of Books, di Abelardo Morell, del quale abbiamo già presentato il fantastico progetto Camera Obscura ( FOTOgraphia, luglio 2006). Si tratta di una avvincente serie di immagini di libri, spesso antichi, fotografati per se stessi, in dettaglio oppure nel proprio insieme, e nelle proprie collocazioni in libreria. Un inno al libro e alla carta. Appunto. A Book of Books, fotografie di Abelardo Morell; introduzione di Nicholson Baker. Bulfinch Press, 2002; 52 illustrazioni in doppio tono; 108 pagine 30x30,5cm, cartonato con sovraccoperta; 60,00 dollari; edizione 2006 in dimensioni ridotte 23x23cm; 29,48 euro.
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RETTIFICA. Caro direttore, sono rimasta davvero sconcertata leggendo l’articolo Notazioni di merito, apparso sul numero di febbraio di FOTOgraphia, firmato da Giuliana Scimé. La signora Scimé, che da tanti tanti anni si occupa di fotografia, commenta l’edizione 2007 di Paris Photo -nella quale l’Italia è stata l’invitata d’onore- con una grande profusione di dettagli, ma forse con eccessiva fretta, e scivola, purtroppo, su alcune bucce di banana. Per quanto riguarda noi di Admira, il granchio preso assume i cupi connotati di una vera e propria calunnia, che va a ledere gravemente l’ottima reputazione che nel corso degli anni ci siamo guadagnati sul mercato italiano e internazionale, in qualità di private art dealer. Mi riferisco a quella che il famoso critico definisce come «scorrettezza commessa», cioè -cito parola per parola- «[...] stampare in digitale grande formato la celebre Gli italiani si voltano di Mario De Biasi e venderla al caro prezzo di una stampa tradizionale (Admira)». Voglio tenermi fuori dalla sterile polemica, che non riguarda questo specifico caso ed è ormai molto datata, tra dignità della stampa ai sali d’argento su carta baritata e dignità della stampa ai pigmenti di carbone su carta di cotone. Mi basta fare sapere a Giuliana Scimé che la stampa in questione, considerata digitale dal suo occhio esperto, è in realtà un’ottima copia ai sali d’argento su carta baritata (come indicava e certificava l’apposita didascalia che accompagnava l’immagine), eseguita dal noto laboratorio milanese Parolini, con la personale supervisione del maestro Mario De Biasi. Con un poco d’arguzia, l’esperta storica della fotografia, nonché consulente nel mercato del collezionismo, avrebbe potuto evitare questa brutta figura: infatti è vero che siamo stati lo stand più affollato di ParisPhoto 2007, però avremmo sicuramente trovato un attimo da dedicare all’amica Giuliana Scimé, per un caffè e una dettagliata descrizione dei tipi di stampa che abbiamo esposto con l’orgoglio di valorizzare la fotografia italiana. Immagino che vorrai dare spazio a questo mio chiarimento su FOTO
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graphia, rivista sempre molto attenta e di valore, che a mio parere non può far passare una simile gaffe. Enrica Viganò (Admira) Mi scuso, mi scuso tantissimo per l’errore. Per fortuna, commetto errori, mi fa sentire bene. Ho parlato con Patrizio Parolini e Mario De Biasi. Mi scuso con Admira e con i lettori di FOTOgraphia, che non meritano false informazioni. Giustificazioni? È talmente banale, da vergognarsi. Ho preso appunti sui fogli della mia cartella stampa, l’ho appoggiata sul banco della biglietteria, uscendo, l’ho dimenticata, sono ritornata a cercarla... sparita. Anche i francesi rubano. Dei fogli incomprensibili che non servono a nessuno. A casa, ricostruendo gli eventi/visioni, ho confuso un appunto (nel senso di nota di biasimo) con un altro, e non avrei dovuto, conoscendo la puntigliosità e precisione di Mario De Biasi. Ha ragione Enrica Viganò di protestare e chiedere una doverosa rettifica, mi scuso e stra-scuso: ho sbagliato. Però, qualche punta di acidino Enrica Viganò poteva evitarla con signorilità: sono e rimango un’esperta storica della fotografia e con la testa
Lello Piazza considera deturpate le copertine delle copie di FOTOgraphia inviate in forma personalizzata a tutti coloro dei quali si parla e scrive. Propone una diversa posizionatura delle etichette. Sarà?!
quadrata di costanti approfondimenti. Non sono una consulente nel mercato del collezionismo, nessuno mai mi ha chiesto consulenze e l’astuzia, purtroppo, non è fra le mie virtù. Per quanto concerne «dignità della stampa ai sali d’argento su carta baritata e dignità della stampa ai pigmenti di carbone su carta cotone», come scrive Enrica Viganò, provo un certo disagio, pur non essendo affatto un tecnico della fotografia. Credo che la stampa ai pigmenti al carbone, sia un’altra cosa, sempre digitale -con effetto “carbone”, processo di memoria perduta e di sublime qualità tattile- e non una semplice stampa digitale, effetto simile (boh!) ai sali d’argento. E sarebbe stato quantomeno orrorifico stampare Gli italiani si voltano ai pigmenti di carbone su carta cotone. Semmai, il mio problema, qualitativo ed economico, è il malcostume che si sta diffondendo in Italia di stampare con il digitale negativi tradizionali, che non ha nulla a vedere con un processo che digitale inizia e digitale si conclude. Giuliana Scimé
COPERTINE. Caro direttore, con la tua rivista fai una cosa che nessun altro fa: mandi una copia a tutti coloro che sono citati nel nume-
ro. Magnifico, chapeau e grazie. Ma perché rovinare così la copertina nella copia che mandi? Rifletti: la copia spedita non potrebbe essere come nel modello che suggerisco? Comunque, grazie di esistere. Con affetto. Lello Piazza
IL DIRETTORE. Non entro in merito alla vicenda delle stampe digitali, se non per accordarmi e accodarmi alle scuse e stra-scuse di Giuliana Scimé riguardo l’imprecisa relazione da ParisPhoto 2007, peraltro densa di tante rilevazioni di merito e demerito, con le quali la Fotografia dovrebbe fare i propri conti. Se ne dovrebbe parlare, oltre le chiamate in correo. Soltanto, su un tema trasversale, rimando alle considerazioni che sono state riferite in presentazione della mostra Walker Evans. Argento e Carbone, allestita al Mnaf (Museo Nazionale Alinari della Fotografia), all’inizio dello scorso 2006, dopo essere stata precedentemente presentata al Museo di Roma e alla Galleria Carla Sozzani (FOTOgraphia, dicembre 2005). In quell’occasione sottolineammo i princìpi delle immagini di Walker Evans lavorate in tempi recenti, con tecniche di stampa attuali. Il curatore John T. Hill, collega di Walker Evans all’università di Yale e suo esecutore testamentario, ha
compiuto un’opera sulla quale è doveroso soffermarsi, per proiettare le sue considerazioni e il suo modus operandi all’interno di tutto l’ampio contenitore della fotografia contemporanea. Il suo energico testo introduttivo risponde con chiarezza, oltre che apprezzata sinteticità, a una vasta serie di interrogativi di contenuto, attorno i quali da tempo si parla e dibatte, seppure spesso a sproposito e altrettanto frequentemente per soli pregiudizi. Consapevole di ciò che ha realizzato, John T. Hill proietta l’inevitabile mediazione tecnica e formale verso i contenuti dell’immagine, fino alla propria proiezione lessicale (a un tempo, con consecuzione sociale e culturale). Quindi, a seguire, rispondo anche a Lello Piazza, che da sempre ci è vicino e da qualche mese è anche assiduo e apprezzato collaboratore redazionale. Non condivido la sua idea, perché penso che il richiamo alla segnalata ed evidenziata presenza in FOTOgraphia possa prescindere dall’eventuale apprezzamento della sua copertina (che effettivamente si sciupa, togliendo le etichette adesive, che asportano anche la verniciatura protettiva). Però, le copie di FOTO graphia sono a disposizione di chi ne fa richiesta: il più delle volte in forma gratuita, perché incassare una cifra minima in Italia ha costi
aziendali proibitivi: non ne vale la pena, e comunque è una burocrazia estranea alla mia personalità e ai miei intendimenti esistenziali. Ciò detto, mi spiacerebbe che fosse vero che staremmo «facendo una cosa che nessun altro fa». Ci pare il minimo, non fosse altro che dal fronte dell’educazione e rispetto che dobbiamo a noi stessi e a coloro dei quali ci occupiamo, mese dopo mese. Magari, a copertina sciupata, posso sperare che la presa di contatto con FOTOgraphia, appunto inviata in forma personalizzata a tutti coloro dei quali si parla e scrive, possa sollecitare qualche abbonamento in più, che ci serve per continuare a pubblicare. Curiosità finale. Tra tanto quanto facciamo, che è solo il nostro dovere (o metà del nostro dovere, come annotavano i genitori di una volta), sollecitiamo soltanto reazioni “al negativo”, quando qualcosa pare non andare per il verso giusto. Eppure, siamo convinti che molto di quanto scriviamo e analizziamo a proposito di fotografia (e dintorni) sia quantomeno osservato da punti di vista originali e inaspettati, degni di arricchire il dibattito attorno la Fotografia: appunto. Eppure... tra l’indifferenza generale scriviamo e viviamo senza alcuna annotazione aggiunta. Maurizio Rebuzzini
QUARANTA MILIONI. Il ventinove aprile, Canon ha annunciato di aver raggiunto i quaranta milioni di obiettivi EF venduti. Avviata nel 1987, contestualmente alla presentazione della prima reflex Canon Eos, la produzione di questi obiettivi ha raggiunto i dieci milioni di pezzi venduti nell’agosto 1995, i venti milioni a febbraio 2001 (sei anni dopo) e trenta milioni a gennaio 2006 (altri cinque anni). Perciò, è impressionante l’impennata di produzione/vendite nell’ultimo anno e mezzo: dieci milioni di pezzi. Ricordiamo che la baionetta EF ha trasformato la fotografia reflex nel 1987, come appena accennato. quando sostituì con contatti elettrici i classici leveraggi meccanici tra corpo macchina e obiettivo, inserendo altresì un motore per la messa a fuoco automatica all’interno dell’obiettivo. Nonostante le continue evoluzioni dei sistemi di messa a fuoco, delle tecnologie di stabilizzazione dell’immagine, delle lenti e dei materiali che le costituiscono, delle guarnizioni contro le intemperie e altre modifiche che nel corso degli anni si sono succedute, l’innesto a baionetta EF è rimasto inalterato. Ogni obiettivo EF è compatibile con qualsiasi reflex Canon Eos finora prodotta, comprese tutte le nuove reflex digitali Eos. L’attuale linea Canon EF comprende sessantaquattro disegni ottici diversi, con lunghezze focali che vanno da 14 a 1200mm e una gamma di inter-
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pretazioni specialistiche (macro, decentrabili e basculabili, fisheye e teleobiettivi con stabilizzatore di immagine incorporato). Nel sistema si segnalano anche un 50mm f/1,0L USM, l’obiettivo con la massima apertura relativa al mondo, il 75-300mm f/4-5,6 IS USM, primo al mondo a essere equipaggiato con stabilizzatore contro il mosso, e il 400mm f/4 DO IS USM, il primo teleobiettivo al mondo che comprende un elemento ottico difrattivo multistrato per la correzione dei difetti cromatici. La pietra miliare costituita da quaranta milioni di obiettivi EF si aggiunge ai milioni di obiettivi Canon FD prodotti anteriormente al 1987 e sostituiti con l’introduzione dell’innesto EF. A questi bisogna poi sommare le decine di milioni di obiettivi che equipaggiano le compatte e le videocamere Canon, nonché l’ampia gamma di obiettivi TV broadcast. L’evoluzione ottica e progettuale degli obiettivi Canon, la cui storia fotografica cominciò con interpretazioni a telemetro (Kwanon del 1934 e Hansa Canon del 1937), è efficacemente descritta da una serie di tecnologie da primato: primo obiettivo intercambiabile commercializzato con motore a ultrasuoni USM (ora impiegato nella maggioranza degli obiettivi EF); primo disegno ottico con elemento asferico in un obiettivo intercambiabile per reflex, introdotto per eliminare le aberrazioni sferiche che riduco-
no nitidezza e contrasto negli obiettivi convenzionali; introduzione della fluorite (UD e Super UD) in obiettivi intercambiabili per reflex, per correggere le aberrazioni cromatiche; primi obiettivi intercambiabili a incorporare lo stabilizzatore di immagine IS; prima e ancora unica produzione fotografica a incorporare un elemento ottico diffrattivo DO in un obiettivo intercambiabile per reflex (utilizzando la diffrazione al posto della rifrazione come primo stadio di messa a fuoco della luce, il Canon EF 400mm f/4 DO IS USM e l’EF 70-300 f/4,5-5,6 DO IS USM producono una eccellente qualità di immagine, pur essendo più leggeri e piccoli di obiettivi convenzionali con prestazioni analoghe); primo zoom 10x (EF 35-350mm f/3,5-5,6L USM); maggiore lunghezza focale di grande apertura (EF 1200mm f/5,6L USM). Seguendo l’avanzamento nella tecnologia delle reflex, gli obiettivi EF continuano a evolvere. Il profilo delle lenti e il rivestimento Super Spectra sono impiegati per prevenire l’insorgere di riflessi dannosi all’interno dell’obiettivo, favoriti dai sensori presenti nelle reflex digitali, con superficie a specchio molto riflettente. L’innesto EF-S è stato realizzato per trarre vantaggio dai sensori compatti di reflex come Eos 350D e Eos 30D, dando il via a una nuova serie di obiettivi di piccole dimensioni, leggeri e di alta qualità. (Canon Italia, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI).
SILVESTRI CHE VERRÀ. Da tempo, il fiorentino Vincenzo Silvestri, al quale dobbiamo straordinarie interpretazioni fotografiche, fino all’attuale configurazione S5 Micron, nata alla Photokina 2004 (FOTOgraphia, novembre 2004), ha avvitato una stretta collaborazione tecnica con i russi di Zenit, che oltre le proposte fotografiche a tutti note sono specializzati nell’ottica strumentale diversamente indirizzata. Da questa
unione di intenti, esperienze e capacità stanno per nascere progetti che ipotizziamo entusiasmanti, estranei e complementari al percorso odierno della fotografia di largo consumo, nel cui comparto agiscono giganti internazionali. È scontato che questi progetti si rivolgeranno tutti all’acquisizione digitale di immagini, applicata ad ambiti specialistici, riferiti all’impegno professionale e alle più raffinate interpretazioni visive, dove peraltro Silvestri si muove sia con le proprie produzioni sia come distributore nazionale, a partire dalla ancora convincente Horizon, per inquadrature panoramiche a obiettivo rotante (più recente approfondimento in FOTOgraphia del novembre 2005), e Horseman 3D, per fotografia stereo (FOTOgraphia, novembre 2006). Soprattutto due sono le linee ideologiche verso le quali e con le quali è orientata la collaborazione Silvestri-Zenit. Da una parte, registriamo gli studi finalizzati al migliore utilizzo di sensori di acquisizione digitale a matrice; quindi, sottolineiamo le particolari reciproche competenze ottiche, ai giorni nostri finalizzate alla progettazione di disegni indirizzati proprio alle particolari esigenze dell’acquisizione digitale. Cosa e quanto dovremo aspettarci? E, ancora, quando? Già dalla prossima Photokina potrebbe maturare qualcosa, ma i tempi dovrebbero essere più lunghi, dato lo spessore e consistenza dei possibili progetti. Quindi, a tempi adeguatamente brevi, pur non brevissimi, la fotografia digitale professionale e specialistica avrà modo di arricchirsi di straordinarie configurazioni mirate. Straordinarie: ne siamo più che convinti, perché conosciamo bene il puntiglio e le capacità dei due partner associati. (Silvestri, via della Gora 13/5, 50025 Montespertoli FI; 0571675049, fax 0571-675919; www.silvestricamera.com, info@silvestricamera.com).
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DE COMUNICAZIONE VISIVA
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Nei giornali, le figure professionali che si occupano di comunicazione visiva sono comprese in tre definizioni: photo editor (direttore della fotografia, in italiano), picture editor (sarebbe il direttore delle illustrazioni, che non si interessa solo delle fotografie, ma anche di illustrazioni più in generale), art director (direttore artistico, che si occupa della grafica del giornale). Recentemente, pur sempre sotto la supervisione dell’art director, è apparsa la figura dell’infografico, che si occupa di grafici e altri elementi visivi che sintetizzano dati numerici sulla proporzione dei votanti, sul costo della vita e via raccontando. La figura dell’art director è riconosciuta attraverso un esame specifico all’interno dell’Ordine dei Giornalisti, le altre funzioni no. Questo promemoria iniziale serve per richiamare un dato banale e condiviso da tutti: l’informazione non si fa solo con le parole, con i titoli e i sommari, ma anche con la grafica e le illustrazioni. Se il venti aprile, sulla sua prima pagina, un quotidiano pubblica un titolo a sei colonne (su sette), Violenza a Roma, allarme stupri, la notizia ha un peso e le copie vendute anche. Il
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Venti aprile, prima pagina di La Repubblica. A sei colonne (su sette): Violenza a Roma, allarme stupri, «Studentessa accoltellata da un romeno».
Ancora venti aprile, prima pagina del Corriere della Sera. Su quattro colonne (su sette), a centro pagina: Violenza a Roma, è scontro, «arresto di un romeno».
delitto è compiuto da un immigrato romeno clandestino e i romeni stupratori fanno cassetta (dal gergale, sbatti il mostro in prima pagina): appunto, «Studentessa accoltellata da un romeno», in immediato sottotitolo (La Repubblica, qui sopra). In allineamento, anche il Corriere della Sera dello stesso venti aprile mette in prima pagina, come richiamo principale, lo stesso fatto, con considerazioni leggermente diverse. Il titolo su quattro colonne (su sette), a centro pagina, è analogo: Violen-
za a Roma, è scontro. E questa stessa idea, «è scontro politico», si allunga nel breve testo di introduzione, che rimanda all’articolo all’interno. Ovviamente, dopo aver rilevato l’«arresto di un romeno» (a sinistra). Vorrei però segnalare i due pesi e le due misure utilizzate nei confronti dello stupro del diciannove aprile a Roma (sicuramente tragico, sicuramente da “prima pagina”, altrettanto sicuramente strumentalizzato in campagna elettorale per l’elezione del sindaco della capitale), e di un fatto estremamente grave avvenuto la notte tra il Primo e il due maggio a Verona: un ragazzo di ventotto anni viene aggredito a pugni e calci e ridotto in fin di vita (morirà dopo quattro giorni di coma) da cinque bulli locali perché non avrebbe offerto loro una sigaretta (soltanto domenica quattro maggio si scoprirà che si trattava di naziskin, i cui comportamenti sociali si ispirano a una ben precisa e violenta ideologia). A questo fatto, nell’edizione del tre maggio (il due maggio, all’indomani della Festa del Lavoro del Primo maggio, come d’abitudine, i giornali non escono) tre quotidiani da me esaminati non dedicano nulla che abbia un impatto visivo forte, che attragga immediatamente la vista e l’attenzione del lettore, e anche le parole sono relegate in articoletti di poche righe nelle pagine della cronaca. Assolutamente nulla
sulle prime pagine di Repubblica e Corriere della Sera (qui sopra). Solo La Stampa di Torino azzarda uno strillo in prima pagina (a destra). Ovviamente, se fosse stato subito arrestato uno straniero (di quelli senza carta di credito in tasca), sarebbe stato diverso. Qualcuno mi dirà: ma occupati di fotografia! Rispondo: mi occupo di informazione visiva. E, come spero di aver motivato scrupolosamente nelle prime battute di questa notizia, è quello sto facendo. Prendo comunque atto del fatto che, nel corso della giornata di sabato tre maggio e nei giorni immediatamente successivi, giornali radio e telegiornali, hanno cominciato a
dare il giusto e importante rilievo all’avvenimento veronese e che, dal successivo lunedì cinque maggio, anche i giornali si sono allineati: a partire dalle sei colonne sulla prima pagina di La Repubblica (Massacrato dagli ultrà neonazi; qui sotto). Comunque, un’amarezza: il
Solo La Stampa di Torino, sabato tre maggio azzarda uno strillo in prima pagina. (a sinistra, in alto) Sabato tre maggio, né La Repubblica né il Corriere della Sera riportano in prima pagina l’aggressione (successivamente mortale) subita da un giovane di Verona, per un futile motivo. Massacrato dagli ultrà neonazi su sei colonne (su sette), in prima pagina di La Repubblica del cinque maggio.
cambio di ritmo giornalistico (che oggi e qui decodifichiamo dal punto di vista della informazione visiva) è stato innescato dall’appartenenza degli aggressori/assassini, ai quali non facciamo alcuno sconto. Però osserviamo che il giornalismo è legittimamente aggressivo soltanto quando si tratta di criminalizzare una qualsivoglia categoria (così è stato, a Milano, anche per l’incidente stradale con una vittima, nel quale fu coinvolto un fuoristrada: appunto da criminalizzare). Il giornalismo non è mai altrettanto aggressivo con coloro i quali ci sottraggono soldi dalle tasche e vita dal cuore. Insomma: è sempre e solo ricerca (affannosa?) di un nemico certo, cui riferirsi, la cui identità dà sicurezza. E questa è la cultura sociale dei nostri giorni; anche di quella che si costruisce con l’informazione visiva. L.P.
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COLORAZIONE PRODITORIA
L’
L’Editoriale di Gian Antonio Stella pubblicato sul Magazine del Corriere della Sera dello scorso Primo maggio affronta e svolge un argomento spinoso, comunque sia di stretta attualità: il razzismo, che ormai attraversa la nostra penisola, rivolgendosi alla massiccia e incontrollata immigrazione da paesi lontani (e diversi). Come specificato in sommario, Quella puzza d’aglio, titolo dell’Editoriale, riprende e richiama una espressione con la quale, agli inizi del Novecento, il San Francisco Chronicle descriveva il quartiere degli immigrati italiani, che per l’appunto poteva essere “individuato immediatamente” dal lezzo di cipolla e aglio. A distanza di un secolo, rileva l’editorialista, «oggi a “certi” italiani quell’odore serve per fare del razzismo contro gli stranieri». Al solito, non entriamo nel merito dell’opinione giornalistica, che riguarda ambiti esterni ed estranei ai nostri punti di vista, obbligatoriamente mirati. Soltanto, ci limitiamo a commentare l’illustrazione di accompagnamento -1905. New York: immigrati italiani arrivano a Ellis Island-, attribuita all’agenzia che la distribuisce (Bettmann/Corbis) e non al suo autore Lewis W. Hine (Sguardo su, di Pino Bertelli, in FOTOgraphia dell’ottobre 2005), esponente di spicco della storia evolutiva del linguaggio fotografico, che insieme a Jacob A. Riis avviò quella che oggi identifichiamo e riconosciamo come fotografia umanista o sociale. Ma non è ancora la mancanza di credito che ci ha interessato e scandalizzato (ormai?!), quanto la proditoria colorazione del bianconero originario. Anche se l’amico Lello Piazza, che collabora attivamente alla confezione di queste pagine, ha rilevato e rivelato che sul sito di Bettmann/Corbis sono presenti sia la versione originaria (bianconero) sia questa colorata, entrambe identificate dalla stessa didascalia (Italian Family at Ellis Island / Italian immigrant woman and her children arriving at Ellis Island in New York City: la traduzione è su-
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perflua), non possiamo evitare di scandalizzarci per la pubblicazione in giornalismo della seconda versione, che stravolge un percorso fotografico trasparente e lineare. Certo, lo sappiamo, nel cinema la colorazione di film originariamente girati in bianconero è operazione assai frequentata. Però si limita a soddisfare le esigenze di trasmissione televisiva di certi titoli, per esempio delle comiche di Stanlio e Ollio. Non abbiamo ancora visto colorare i capolavori della storia del cinema, che rimangono inviolabilmente in bianconero, da Metropolis, di Fritz Lang (1927), a Viale del tramonto, di Billy Wilder (Sunset Boulevard; 1950), per fare due esempi tra i mille possibili. E neppure sono state mai colorate, per piacere editoriale, le inci-
Senza credito, se non all’agenzia di distribuzione, e con colorazione proditoria, una celebre fotografia di Lewis W. Hine, appartenente alla Storia della fotografia, è apparsa sul Magazine del Corriere della Sera del Primo maggio: illustrazione di un articolo sulla consecuzione immigrazione e razzismo.
sioni di Albrecht Dürer, né, tantomeno, Guernica di Pablo Picasso (FOTO graphia, marzo 2007). Non si tratta tanto di scale gerarchiche o valutazioni di merito e/o demerito, quanto di coerenza. Potremmo anche sorridere e condividere alcune altre colorazioni; per esempio, nel nostro archivio conserviamo cartoline illustrate di Milano, appunto pubblicate in duplice versione: una prima in bianconero e una seconda, successiva, colorata per accontentare il palato di potenziali acquirenti di bocca buona ed esigenze banali. Ma la storia della fotografia è tutt’altra vicenda, come lo è la storia di ogni espressione, culturale e visiva che sia. Questa colorazione che segnaliamo, che accontenta certe semplici-
stiche esigenze (presunte) dell’editoria internazionale, equivale alla traduzione in lingua corrente di classici della letteratura, dai Promessi sposi, di Alessandro Manzoni, alla Divina Commedia, di Dante Alighieri. Oppure, alla trasformazione contemporanea di poesie scritte in lingua sostanzialmente arcaica. Certo, sappiamo che circolano traduzioni appetibili dei Vangeli e della Bibbia, ma nessuno si sognerebbe di cambiare la stesura originaria di testi scritti in modo poco “popolare” (pensiamo ai romanzi italiani di Carlo Emilio Gadda e a certa scrittura di Cesare Pavese). Povero Lewis W. Hine (che sta alla storia della fotografia come Fritz Lang e Billy Wilder a quella del cinema, come Albrecht Dürer e Pablo Picasso a quella dell’arte, come Alessandro Manzoni, Carlo Emilio Gadda e Cesare Pavese a quella della letteratura italiana), poveri noi e povera fotografia, in questa sequenza: tutti insieme sottostiamo a presunte
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esigenze di appetibilità editoriale, che appunto privilegiano il colore rispetto al bianconero, peraltro inevitabile all’inizio del Novecento. Così che, ci domandiamo, se l’autore Lewis W. Hine avesse potuto scegliere, avrebbe scattato a colori? Così che, ci domandiamo, è proprio vero che i giornali debbano essere soprattutto colorati, anche quando non è lecito, né necessario? Così che, ci domandiamo, la fotografia è proprio indegna di rispetto e considerazione? Colorare Lewis W. Hine e ignorare la sua paternità fotografica equivale a richiamare la figura di Napoleone affermando in forma anonima che «È stato. Ma adesso è fermo e fisso, perché è morto, tanto che il suo corpo non dà segni di vita; la notizia è stata diffusa, e la gente pensa a cosa ha mangiato per l’ultima volta questo vip, domandandosi anche quando avremo un’altra celebrità della quale appassionarci». Personalmente, preferisco stare con
Alessandro Manzoni: «Ei fu. Siccome immobile, / dato il fatal sospiro, / stette la spoglia immemore / orba di tanto spiro, / così percossa, attonita / la terra al nunzio sta, / muta pensando all’ultima / ora dell’uom fatale; / né sa quando una simile / orma di piè mortale / la sua cruenta polvere / a calpestar verrà» (così inizia l’ode Il Cinque Maggio). Ma sto anche con le «le figlie senza voglie e le voglie senza sbagli [...] le millecento ferme con i vetri appannati [...] l’occhio alla lambretta e l’orecchio a quei rintocchi che suonano la novena [...] la radio lontana che dà alle nostre due vite i risultati delle ultime partite», di Franco Fortini (da Quella cosa in Lombardia, poesia musicata da Fiorenzo Carpi e cantata da Enzo Jannacci, Mina e Laura Betti), le cui evocazioni non richiedono traduzione in termini inequivocabili: già questi lo sono, senza bisogno di colorazione posticcia. Ma anche proditoria M.R.
Bilal Hussein al momento della liberazione. Accusato di terrorismo, è rimasto in carcere due anni e quattro giorni.
BILAL HUSSEIN LIBERO. Dopo due anni e quattro giorni di detenzione, il sedici aprile è stato liberato Bilal Hussein, il fotografo della Associated Press imprigionato dall’esercito statunitense in Iraq, con l’accusa di terrorismo e collusione con i ribelli iracheni (qui sopra). Dopo la liberazione, Bilal Hussein ha commentato: «Devo ringraziare tutti gli amici di AP. Ho passato due anni in carcere, anche se sono innocente e ringrazio loro per la mia libertà». Il portavoce di Reporters sans frontieres, che tiene monitorata la situazione della stampa nel mondo, ha dichiarato: «Siamo ovviamente contenti della liberazione di Bilal Hussein dopo due anni di detenzione ingiustificata. È stato privato della libertà senza nessuna prova e ci rammarichiamo della lentezza delle autorità statunitensi nel fare chiarezza su quanto è avvenuto». I militari avevano accusato Bilal Hussein di detenere materiale esplosivo, di aver cospirato con gli insorti per riuscire a fotografare i loro attacchi contro le forze americane e di aver partecipato al rapimento del cittadino italiano Salvatore Santoro. Però, nessuna di queste accuse è stata mai discussa in un tribunale o sostenuta con prove delle quali l’accusato sia stato portato a conoscenza.
PERSONALE DI ALEXANDRA BOULAT. Curata da Deanna Richardson e Francesco Zizola, l’otto maggio è stata inaugurata una mo-
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(a destra) Realizza i tuoi sogni con un click: il sito wehavedream.com permette di raccontare i propri sogni. (a destra, in basso) Il fotoreporter Massimo Sestini, considerato l’attuale re dei “paparazzi”, che con abilità ha realizzato moltissimi scoop e straordinari servizi fotogiornalistici. Tra questi, ricordiamo l’avvincente servizio dei funerali di papa Wojtyla, dall’elicottero della Polizia di Stato ( FOTOgraphia, maggio 2005).
Attraverso Lo Specchio. Omaggio a Alexandra Boulat (1962-2007) è una mostra dedicata alla fotogiornalista francese morta per aneurisma lo scorso cinque ottobre ( FOTOgraphia, novembre 2007). A cura di Deanna Richardson e Francesco Zizola, alla 10b Photography Gallery, via San Lorenzo da Brindisi 10b, 00154 Roma.
stra a Roma dal titolo Attraverso Lo Specchio. Omaggio a Alexandra Boulat (1962-2007) (a sinistra, in basso), dedicata alla fotogiornalista francese morta per aneurisma lo scorso cinque ottobre (FOTOgraphia, novembre 2007). La mostra, che fa parte del circuito di Foto Grafia, Festival Internazionale di Roma, arrivato alla sua settima edizione, è stata allestita presso 10b Photography Gallery in via San Lorenzo da Brindisi 10b, 00154 Roma (0697848038; www.10bphotography.com; da martedì a sabato 10,00-13,30 e 15,00-18,00). La stessa 10b Photography Gallery organizza e svolge un’asta delle fotografie esposte, i cui profitti saranno devoluti alla Fondazione Boulat. 10b Photography è un laboratorio (service), una galleria fotografica (che è stata inaugurata proprio con la mostra di Alexandra Boulat) e un luogo di seminari e workshop. ❯ 6-8 giugno: Claudio Palmisano: Base digitale. ❯ 20-22 giugno: Claudio Palmisano: Avanzato digitale. ❯ 24-29 giugno: Samantha Appleton: Conflict Photography. ❯ 30 giugno - 4 luglio: Stefano De Luigi: I classici e gli outsider. ❯ 5-10 luglio: Jean Grarup: Working on Darfur feature. ❯ 12-17 luglio: Pep Bonet: The evolution of a photographic language. ❯ 19-24 luglio. Yuri Kozyrev: War Photography.
CI HANNO RUBATO IL CLICK. Un tempo, l’onomatopeico “click” era (è stato) sinonimo di scatto fotografico: cattura l’attimo con un click! A corto di idee, nella creazione di neologismi, oggi il linguaggio dei computer e di Internet si è impossessato del sostantivo “click”: scarica con un click, clicca col tasto destro, eccetera. Ora promettono addirittura: realizza i tuoi sogni con un click. E non si tratta di un suggerimento fotografico, ma dell’invito a raggiungere il sito www.wehavedream.com, che permette di raccontare i propri sogni, condividerli con altri ed eventualmente entrare in contatto con chi può consentire di realizzarli (a destra, in alto). Il sito è in francese, ma evoca un passaggio della
canzone Imagine di John Lennon (in inglese; FOTOgraphia, dicembre 2001): You may say I’am a dreamer, but I’m not the only one, puoi dire sono un sognatore ma io non sono l’unico. L’esplorazione del sito è lasciata ai fan di Internet.
PAPARAZZI ADDIO. Una sentenza della Cassazione del ventinove aprile ha stabilito che non si possono pubblicare le immagini della vita privata di un politico senza il suo consenso. La sentenza riguarda la vicenda delle fotografie di Silvio Berlusconi in compagnia di alcune ospiti, riprese con lunghi teleobiettivi puntati sul parco della villa La Certosa in Sardegna, pubblicate dal settimanale Oggi e dal Corriere della Sera. Sempre riguardo i rapporti tra giustizia e pressione dei fotogiornalisti sulla vita privata dei personaggi pubblici segnaliamo anche la successiva sentenza del due maggio, che condanna il cantante Gigi D’Alessio e il suo collaboratore Roberto De Maria a nove mesi di carcere per aver aggredito i fotoreporter Alessandro Foggia e Mauro Terranova nei pressi dell’abitazione romana del cantante, all’Olgiata. Lesioni personali aggravate ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone: questi i reati accertati. Il magistrato ha sentenziato la sospensione condizionale della pena solo per Gigi D’Alessio e ha disposto
che i due paghino un risarcimento parziale di duemilacinquecento euro ad Alessandro Foggia, per il danno subìto, che dovrà essere definitivamente quantificato in sede civile. Mauro Terranova aveva invece ritirato la querela e accettato la proposta di risarcimento del cantante pari a venticinquemila euro.
BORSA DI STUDIO. Con l’intenzione di sostenere un progetto, non con il solo scopo di pubblicarlo, ma con quello più nobile e culturale di renderne possibile la realizzazione, il National Geographic Magazine ha assegnato un contributo di cinquantamila dollari al fotogiornalista Jonas Bendiksen, norvegese, trentuno anni, all’agenzia Magnum Photos dal 2006. Il suo progetto fotografico riguarda la crescita della popolazione nelle grandi aree urbane della Terra, in particolare a Chongqing, una città della Cina occidentale, dove si riscontra il più alto il tasso di crescita demografica al mondo. La giuria che ha preso in considerazione le proposte fotografiche era composta da Elisabeth Biondi, visual editor del The New Yorker, Andy Grundberg, direttore amministrativo alla Corcoran School of Art & Design di Washington DC, e Gail Fisher, senior photo editor del National Geographic. Questa è la seconda borsa di studio che la prestigiosa rivista americana assegna alla fotografia; nel 2007, la prima andò a Eugene Richards, per un progetto sui veterani della Guerra in Iraq e sulle loro famiglie.
KOUDELKA SU LA REPUBBLICA. Questa volta onore al merito. Domenica ventisette aprile, La Repub-
blica ha dedicato cinque pagine alle fotografie dell’invasione di Praga da parte dell’esercito sovietico, avvenuta il 21 agosto 1968 (in basso). Le fotografie sono di Josef Koudelka (le presentiamo su questo stesso numero, da pagina 49; e poi ricordiamo anche l’intervista sull’argomento, su Réponses Photo dello scorso maggio, che abbiamo commentato un mese fa). Il bell’articolo-intervista che le accompagna è dell’inviato a New York del quotidiano, l’attento Mario Calabresi, che ha incontrato Josef Koudelka nella sede della Magnum Photos, al 151west 25th street, dove il fotogiornalista ceco stava curando l’edizione statunitense della monografia Invasion. Prague ’68 (edizione italiana pubblicata da Contrasto Editore Invasione. Praga ’68, duecentoquarantanove fotografie in bianconero, 296 pagine 24,5x32cm, 40,00 euro; su questo numero, da pagina 49), che raccoglie l’intera documentazione fotografica di quei giorni; ovviamente, per ragioni di sicurezza, ai tempi l’autore rimase sconosciuto, e fu certificato soltanto anni dopo. Sempre a causa di queste fotografie, che intanto erano state pubblicate in tutto il mondo, Josef Koudelka lasciò la Cecoslovacchia nel 1970, per fare ritorno a Praga nel 1992, dopo un esilio durato più di venti anni.
TETTE A NAPOLI. Il cinque maggio, mentre Napoleone dorme assente e dimenticato nella propria culla di marmo custodita nel sontuoso tempio de Les Invalides, a Parigi, nell’anniversario della morte (con Alessandro Manzoni: Ei fu, Siccome immobile, / dato il fatal
Affissione napoletana con prorompenti tette. Si è parlato di traffico in tilt, causato da automobilisti folgorati, che rallentano e si fermano a guardare. Obiettivo su un alimento mondiale è il concorso fotografico internazionale lanciato dalla Fao e le Nazioni Unite in occasione dell’Anno Internazionale della Patata 2008. Con un articolo di Mario Calabresi, domenica ventisette aprile, La Repubblica ha dedicato cinque pagine alle fotografie di Josef Koudelka dell’invasione di Praga da parte dell’esercito sovietico, avvenuta il 21 agosto 1968. L’intera documentazione fotografica di quei giorni è pubblicata nella monografia Invasione. Praga ’68, pubblicata da Contrasto (su questo numero, da pagina 49).
sospiro, / stette la spoglia immemore / orba di tanto spiro), le agenzie battono e i giornali riprendono una notizia riguardante una affissione a Napoli, sostenuta da tette (seni). Risultato: traffico in tilt, automobilisti folgorati, che rallentano e si fermano a guardare. Nel suo ottimo sito web (www.repubblica.it), La Repubblica dedica alla notizia una galleria di immagini (una delle quali, qui sopra), che raccontano bene il manifesto. Peccato che in nessuna fotografia ci sia traccia dell’ingorgo proclamato.
PATATA. In occasione dell’Anno Internazionale della Patata 2008, la Fao (Food and Agricolture Organization) e le Nazioni Unite lanciano un concorso fotografico internazionale per illustrare l’importanza della patata per l’alimentazione, l’occupazione e il reddito dei paesi in via di sviluppo. Sponsorizzato da Nikon, il concorso fotografico Obiettivo su un ali-
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za c’è tra la copertina dell’edizione italiana del gennaio 2006 e dell’edizione francese del successivo maggio? C’è stata una differenza piccolissima, ma significativa, che potrebbe aprire consistenti contenziosi sull’idea italiana di fotogiornalismo e contorni. L’avete individuata? La differenza riguarda un intervento redazionale: ne valeva la pena? Aspettiamo (aspetteremmo) risposte.
Soluzione: sulla spalla del bambino in primo piano, l’unico a fuoco, è stato ritoccato un impercettibile buco nella maglietta, sulla spalla.
VERO O FALSO? All’inizio di aprimento mondiale si rivolge ai fotografi professionisti e non professionisti di tutto il mondo, che sono invitati a sottolineare la biodiversità, la coltivazione, l’industria di trasformazione, il commercio, il consumo e l’utilizzazione di questo prezioso tubero (pagina precedente e qui sopra). I vincitori saranno scelti da una giuria internazionale. I premi ammontano complessivamente a undicimila dollari e macchine fotografiche Nikon. Termine di partecipazione Primo settembre. Informazioni e dettagli all’indirizzo http://www.fao.org/newsroom/it/ news/2008/1000799/index.html.
UNA PICCOLA (?) DIFFERENZA. Un passo indietro. Quiz: che differenza c’è tra le due copertine identiche di GEO che presentiamo qui sotto? Che piccola (?) differen-
le, giusto dopo le aggressioni dell’esercito cinese contro i monaci tibetani che manifestavano a Lhasa, sulla Rete è circolata una fotografia nella quale si vedono militari cinesi che reggono un fagottello che sembra proprio un vestito da monaco male ripiegato (a destra). Le informazioni che hanno accompagnato la fotografia specificavano: «Londra, 20 marzo. La GCHQ, l’Agenzia governativa di comunicazioni che sorveglia elettronicamente dallo spazio la metà del mondo, ha confermato l’accusa del Dalai Lama, secondo la quale alcuni militari dell’Esercito popolare di liberazione cinese, camuffati da monaci, hanno causato le sommosse che hanno ucciso o ferito alcune centinaia di Tibetani [...]». Qualche riflessione: ovviamente non può trattarsi di una fotografia
Tante controversie hanno accompagnato questa fotografia, che raffigura militari cinesi che reggono un fagottello che sembra un vestito da monaco male ripiegato. False le attribuzioni originarie. Oppure, pensiamola come meglio ci aggrada.
Stessa fotografia sulle copertine dell’edizione italiana di GEO (gennaio 2006) e di quella francese (maggio 2006): che differenza c’è tra le due copertine identiche? Soluzione: sulla spalla del bambino in primo piano, l’unico a fuoco, è stato ritoccato un impercettibile buco nella maglietta, sulla spalla.
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satellitare, per ragioni che sono evidenti a chiunque (a proposito di fotografie satellitari, ricordate la bufala delle riprese da satellite degli impianti nucleari di Saddam Hussein, che permisero a Bush di scatenare la guerra irachena?). Può trattarsi di un fotomontaggio? La qualità veramente scadente della trasmissione rende difficile un’analisi “pixelare”. Certo, i pixel sono organizzati in modo da denunciare troppi successivi salvataggi in formato Jpeg, ma nient’altro. Sul web, le informazioni a riguardo sono confuse. Alla fine, la tesi più credibile, che ha ottenuto anche l’imprimatur di un sito molto vicino al Dalai Lama (http://buddhism.kalachakranet.org/chinese-orchestratingriots-tibet.html), è questa: i soldati nella fotografia (la cui divisa tra l’altro non sarebbe più quella di ordinanza ai nostri giorni) avrebbero recitato come monaci durante le riprese di un film, più di cinque anni fa. La fotografia sarebbe stata utilizzata sulla quarta di copertina dell’Annual Report 2003 del Tchrd (Tibetan Centre for Human Rights and Democracy), e quindi sarebbe vecchia di almeno cinque anni. Su Internet, ho cercato questo Report, ma, oltre ai testi, ho trovato solo la copertina e a bassissima risoluzione. Così, ancora una volta, anche se un fotografia dovrebbe valere più di mille parole, siamo davanti a una decisione individuale: credere o non credere, che dipende soltanto dalla nostra esperienza e dal nostro desiderio di approfondire. A cura di Lello Piazza
I
PAESAGGI DELL’UOMO
Immagini dell’Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia, di una terra satura di rimandi mitologici, storici e religiosi. Non immagini che documentano, ma immagini usate come metafore: pagine di un libro di poesie che raccontano, una per una, storie, frammenti, sensazioni, nel rigore del concentrato bianconero (inviolabile grammatica di un autore che si è formato sui maestri statunitensi del paesaggio e che ha fatto stilema di
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una rappresentazione rigorosamente fotografica, senza compromessi temporali). Immagini che non proclamano verità, ma pongono quesiti. Addirittura sull’Uomo e la propria Presenza su questa Terra. Presenze. Paesaggi italiani è il titolo dell’affascinante (e per certi aspetti filosoficamente inquietante) mostra di George Tatge, uno dei più rinomati e apprezzati fotografi italiani contemporanei (italiano d’adozio-
(a sinistra) Il Po, 2001. Cagliari; 1999. (centro pagina) Matera, 1998. Garfagnana, 2002.
ne), a cura di Walter Guadagnini, che la prestigiosa Villa Bardini di Firenze ospita dal quattordici luglio al ventotto settembre, per la produzione di Ente Cassa di Risparmio di Firenze, con catalogo Polistampa. Nato a Istanbul, educato negli Stati Uniti, prima giornalista e poi fotografo, da venti anni George Tatge si è stabilito in Italia, prima a Todi poi a Firenze, dove ha lavorato a lungo come direttore della fotografia del-
la Fratelli Alinari. Ha pubblicato libri, partecipato a mostre collettive e allestito proprie personali, affermandosi come attento e convinto protagonista dell’espressione fotografica contemporanea, tanto che le sue immagini sono ben considerate e adeguatamente quotate nell’ambito del selettivo e prestigioso collezionismo internazionale. In allineamento con la propria espressività, che si richiama, come accennato, a una colta e raffinata rappresentazione del reale, osservato con connotati di alta espressività visiva, nell’attuale Presenze. Paesaggi italiani George Tatge presenta un album di sessantasei composizioni, nella maggior parte inedite, che si aggiungono al lungo e differenziato progetto, mai abbandonato, al quale l’autore lavora da trenta anni: tema di vitale importanza, che nel corso del tempo si è trasformato in delicato paesaggio interiore. Come annotato, l’insieme di queste immagini esamina essenzialmente il modo con il quale l’Uomo si misura con la Terra: racconto in tre sezioni, che inizia dalla preistoria e approda ai residui della società post industriale dei giorni nostri. La prima sezione, di avvio, pro-
(al centro) Lamiera, 1997. (in basso) Erosione; 2000. Formia, 2002.
pone paesaggi incontaminati: fiumi, boschi, montagne quasi verginali. Una natura che George Tatge avvicina e fotografa con rispetto e devozione, in virtù della sua solidità e Presenza intese come sinonimo di forza e dignità. La seconda sezione, interlocutoria ma proiettata alla con-
clusione, esplora i modi nei quali l’Uomo ha trasformato la Terra, facendola propria (e a propria immagine), con colture e insediamenti sovrapposti, che addirittura definiscono confini ed erigono barriere. Nella terza sezione, di approdo, il paesaggio naturale si riempie delle molte diverse strutture che l’Uomo ha edificato attorno a sé. In una sorta di celebrazione della Land Art, immagini che ritraggono le tracce dell’Uomo, la sua personalità. Ad evitare equivoci, va rilevato e precisato che Presenze. Paesaggi italiani non è assolutamente una raccolta fotografica di denuncia del degrado ambientale, che spetta ad altro tipo di raffigurazioni e intenzioni sociali, quanto una sorta di trasparente poema epico. Come spesso annotiamo -e ancora è necessaria la ripetizione del concetto-, George Tatge si rivolge all’osservatore, che con riguardo viene accompagnato in un lieve e palpitante viaggio dall’Innocenza all’Esperienza, durante il quale esplora simboli, sacre geometrie e archetipi visivi, ossia le Presenze che animano il mondo e caratterizzano il lungo e complesso rapporto di convivenza tra Uomo e Terra. George Tatge ha sempre frequentato e svolto una fotografia ricca di simboli ed epifanie, aperta a più strati di interpretazione: ogni imma-
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Alta Lombardia, 2000.
Emilia, 2001.
gine deve essere quindi letta a lungo, affinché se ne possano cogliere i dettagli, fino a penetrare la superficie apparente, per approdare a ciò che effettivamente rappresenta. In questo senso, il lessico fotografico dell’autore è chiaro e diretto, e si basa su una irrinunciabile qualità artigiana, dalla ripresa (previsualizzazione) ai tempi dell’ingrandimento e stampa in camera oscura, che conferisce alle singole immagini l’indispensabile nitidezza dei particolari e la sicura ricchezza dei toni, che invitano a uno sguardo lungo e meditativo. Poco a poco, diventa chiaro come ogni inquadratura, oltre a raffigurare un luogo, diventa riflesso dell’anima. Lo specchio, appunto, di un paesaggio interiore. Infine, una annotazione tecnica, ma anche di procedura e fonte di linguaggio espressivo, che chi comprende sa ben apprezzare: George Tatge inquadra e compone dal vetro smerigliato di una Deardorff
grande formato (13x18cm, nel suo caso; FOTOgraphia, maggio 1998). E ancora sarebbe opportuno riflettere sulla consecuzione tra tecnica e creatività, tra strumento fotografico e linguaggio relativo e conseguente. Chi sa, non ha bisogno di altre parole; chi non sa, non è raggiungibile da nessun approfondimento e alcuna altra meditazione. Tanto basti. A.G. George Tatge: Presenze. Paesaggi italiani. A cura di Walter Guadagnini; con il contributo di Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Villa Bardini, corso San Giorgio 2, 50125 Firenze; 055-243140; www.bardinipeyron.it, info@bardinipeyron.it. Dal 14 luglio al 28 settembre; 8,15-19,30 (luglio e agosto), 8,15-18,30 (settembre), chiusura primo e ultimo lunedì del mese. Catalogo Polistampa (via Livorno 8/32, 50142 Firenze; 055-737871; www.polistampa.com, info@polistampa.com): 122 pagine 24,5x28cm; 24,00 euro.
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RIFLESSIONI SULLA BLOGOSFERA Come esempio del meglio del meglio sulla guerra in Iraq, la scrittrice e giornalista Beverly Spicer, esperta di media, suggerisce di visitare il sito www.pbs.org/wgbh /pages/frontline/ bushswar/ della televisione pubblica statunitense Pbs.
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Eric Horvitz, ricercatore Microsoft, e il suo assistente Jure Leskovec hanno pubblicato una ponderosa ricerca, Worldwide Buzz: Planetary-Scale Views on an Instant-Messaging Network, che confermerebbe la tesi dei “sei gradi di separazione”. La tesi sostiene che ogni persona al mondo può raggiungere qualsiasi altra attraverso una media di sei intermediari. Questo è stato verificato almeno per il campione analizzato, duecentoquaranta milioni di persone sparse per il pianeta, che hanno chattato in circa trenta miliardi di conversazioni, passate attraverso i server Microsoft Messenger di messaggistica istantanea (la media esatta sarebbe 6,6). Le conclusioni della ricerca, che è stata ufficialmente presentata a fine aprile all’International World Wide Web Conference di Pechino, sono state raggiunte analizzando le intestazioni (e non i contenuti, assicurano i ricercatori) di un miliardo di conversazioni al giorno, per un mese: 4,5 Terabyte di dati (venti volte la capacità media di un personal computer di oggi). Considerando che ogni chattista ha una rubrica di circa cinquanta nominativi, utilizzando la “proprietà transitiva” delle relazioni, i ricercatori hanno verificato che ognuno è separato da ogni altro mediamente da 6,6 contatti, come appena conteggiato. Internet, blogosfera, W3, cyberspace, the Web, World Wide Web,
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la Rete, o come diavolo volete chiamarlo, è il fenomeno sociale più esplosivo mai verificatosi nella storia dell’uomo. Online ci sono sessanta milioni di blog, e ogni giorno ne nascono altri centosettantacinquemila. Matthew Hurst, uno scienziato dei Microsoft Live Labs (http://datamining.typepad.com/), ha incrociato dati per sei settimane e ha tracciato una mappa suggestiva della blogosfera, constatando che la maggior parte dei blog sono isolati o praticamente inattivi. Su Internet si è creato uno spazio per trasmissione di notizie, dibattiti politici e altre infinite forme di comunicazione, che per manifestarsi superano ogni limite geografico e prescindono da una struttura editoriale classica. La scrittrice e giornalista Beverly Spicer, esperta di media, ha recentemente osservato che «Solo il cyberspazio garantisce l’esistenza al citizen journalism [il giornalismo dei cittadini, ndr]. Considerazioni e opinioni che un tempo erano pubblicate soltanto (e non sempre) nelle definite Lettere al direttore, visibili per un solo giorno, spesso ignorate dal pubblico, ora rimangono visibili per tempi lunghissimi e possono raggiungere milioni di persone. Coloro che producono queste considerazioni/opinioni sono in piccola parte veri professionisti dell’informazione, ma in stragrande maggioranza per-
sone comuni, che non sono né giornalisti né esperti. Ciononostante la capacità di questi citizen journalist di influenzare il pubblico con le proprie osservazioni, opinioni e notizie sta crescendo esponenzialmente. Così finisce che la Information Superhighway offre the best of the best and the worst of the worst (il meglio del meglio e il peggio del peggio)». Per inciso, tra il meglio del meglio, come esempio del best of the best sulla guerra in Iraq, Beverly Spicer suggerisce di visitare il sito www.pbs. org/wgbh/pages/frontline/bushswar/ della televisione pubblica statunitense Pbs (a sinistra). L.P.
Mappa “sentimentale” della blogosfera. I punti bianchi rappresentano i blog, dimensionati a seconda della propria importanza. Le linee verdi figurano le connessioni che avvengono in un solo senso (il blog A si connette al blog B, ma non viceversa); mentre le linee blu visualizzano connessioni reciproche (da A a B, e viceversa). Le cifre sottolineano i siti principali, segnalati da Matthew Hurst, uno scienziato dei Microsoft Live Labs. 1) http://dailykos.com/: uno dei blog più popolari al mondo, visitato da circa mezzo milione di persone ogni giorno; il che gli garantisce anche una notevole capacità di convogliare pubblicità. 2) http://boingboing.net/: una directory di link che rimandano a siti di news riguardanti aspetti marginali del mondo reale; soprattutto, il sito propone indiscrezioni su gadget di vario tipo e novità tecnologiche. 3) http://www.livejournal.com/: sito online che si può usare come diario privato, blog, forum di discussione, network sociale. 4) http://michellemalkin.com/: sito che rappresenta una agorà elettronica per dibattiti politici.
Aver scelto una reflex digitale Nikon significa voler raggiungere livelli superiori di qualità e prestazioni. Ma per ottimizzare tutti gli aspetti della tua fotocamera e raggiungere la perfetta combinazione di performance è necessario disporre di ottiche di altissimo livello.In questo caso, la scelta ha un solo nome: Nikkor. PerchÊ? Perchè soltanto le ottiche Nikkor sono progettate appositamente per gli apparecchi Nikon di oggi e di domani, sulla base di conoscenze e specifiche disponibili soltanto al nostro interno. Solo Nikon può fornire tale tipo di sicurezza e competenza. Gli obiettivi Nikkor, sinonimo di qualità ottica, oltre ad utilizzare le materie prime migliori, di avvalersi dei procedimenti piÚ avanzati e delle tecniche progettuali piÚ sofisticate, incorporano un microprocessore che lavora in abbinamento al sistema computerizzato del corpo camera Nikon AF, per lo scambio delle informazioni che assicurano una messa a fuoco rapidissima, la misurazione Matrix dell’esposizione, il fill-flash bilanciato e le altre innovazioni funzionali che caratterizzano le reflex Nikon. Obiettivi Nikkor: gli unici a permetterti di sfruttare al massimo le potenzialità della tua reflex Nikon.
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Sony α200 (Alpha 200): Reflex digitale entry level.
Canon Eos 450D: Reflex digitale advanced.
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ncora, come già lo scorso anno (FOTO graphia, maggio 2007), i prestigiosi e ambìti TIPA Awards 2008, i premi che identificano i migliori prodotti della tecnologia fotografica dei nostri giorni, si sono allungati su trentasei categorie merceologiche, che vivisezionano l’offerta tecnica evocandone anche la sostanza commerciale. Così, per collegamento e continuazione, possiamo sottolineare che, curiosamente, questa cifra di “trentasei” attraversa la fotografia, richiamando quel riferimento alle trentasei pose della pellicola 35mm (appunto), che per decenni ha rappresentato l’elemento principale e principe dell’azione fotografica nel proprio insieme. In questo senso, se lo vogliamo anche fare, non possiamo non sottolineare che l’attenta e qualificata associazione giornalistica di categoria TIPA (Technical Image Press Association), che riunisce
Valutati tra i prodotti arrivati sul mercato nell’ultimo anno, dall’aprile 2007 al marzo 2008, i TIPA Awards 2008 confermano la personalità di queste significative attribuzioni, affermatesi stagione dopo stagione. Sono i più prestigiosi, qualificati e ambìti premi della fotografia, assegnati dalla selettiva giuria della Technical Image Press Association, composta dai redattori e/o direttori di ventisette attente e valide riviste europee di fotografia, di undici paesi. In sequenza serrata presentiamo i trentasei TIPA Awards 2008, distribuiti su ventiquattro marchi
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ventisette riviste europee di settore, persiste nel registrare anche le evoluzioni tecnologiche tradizionalmente fotosensibili: migliore pellicola dell’anno la linea Kodak T-Max 400 Professional. Ma non è certo questo che esprime la sostanza dell’intera sequenza dei TIPA Awards, assegnati dalla giuria composta da direttori e/o redattori delle testate del cartello (del quale, dall’Italia, facciamo parte, assieme a Fotografia Reflex; comunque, a pagina 29 l’elenco completo delle riviste). Casomai, la coincidenza del trentasei rappresenta soltanto una nota di costume e contorno. Nel concreto, la nota caratterizzante è ben altra, e va appunto individuata altrove: soprattutto, le indicazioni dei TIPA Awards sottolineano le condizioni attuali della tecnologia fotografica, andando anche a rilevare le relative possibilità e potenzialità in proiezione futuribile. Da una parte, lo spessore del giudizio espresso si può conteggiare sulla straordinaria qualifica dei giornalisti TIPA, che osservano il mercato con doppia attenzione analogamente indirizzata: sia verso l’espressione tecnologica vera e propria, sia verso la sua effet-
I PRODOTTI MIGLIORI
tiva proiezione nell’esercizio quotidiano della ripresa fotografica (dal punto di vista formale: diversamente, i contenuti espressivi sono tutt’altra questione, e non dipendono da alcun rapporto statico con gli strumenti). Dall’altra, non va sottovalutata la distribuzione geografica degli stessi giornalisti in giuria, che compone i tratti di esperienze personali adeguatamente diverse e integrate tra loro. Dalle quali consegue una visione media e ponderata (come la valutazione dei più efficaci esposimetri, ancora in similitudine).
GIUDIZIO AUTOREVOLE Come già rilevato in altre occasioni, e la ripetizione si impone, statisticamente parlando, l’eterogeneità dei punti di vista dei membri TIPA (Technical Image Press Association) assicura la fondatezza dei giudizi espressi e meriti accordati, che appunto derivano e dipendono da una confortevole e concentrata osservazione tecnica a giro tondo, senza soluzione di continuità. La configurazione TIPA evita ogni possibile predominanza e preconcetto. Addirittura, risulta benefica, oltre che straordinariamente efficace, la comunione di intenti tra riviste dichiaratamente tecniche, che con competenza elevano le relative condizioni a valore assoluto e inviolabile, e riviste rivolte all’immagine, che subordinano il momento originariamente tecnico all’interpretazione creativa (se proprio vogliamo rilevarlo, FOTOgraphia, che porta in TIPA la propria particolare esperienza e visione, è ancora altro: riflessione, analisi, approfondimento anche del linguaggio e degli stilemi espressivi). Confermiamo, ribadendolo, che le riviste TIPA rivendicano un ruolo di competenza fuori dal comune, capace di analizzare il mercato fotografico che dal proprio presente si proietta in possibili e potenziali scenari del futuro, immediato ma anche più
lontano. A diretta conseguenza, così profondamente studiati e motivati, i TIPA Awards si affermano come i più qualificati e prestigiosi premi della tecnica e tecnologia fotografica, e per questo sono ambìti. Ogni anno, i TIPA Awards scompongono il mercato, identificando al proprio interno categorie merceologiche significative per se stesse e nell’insieme che disegnano e definiscono. A differenza delle analisi commerciali compilate su schemi adeguatamente oggettivi, il punto di osservazione dei vivaci e brillanti TIPA Awards è assolutamente meno asciutto: soprattutto, è guidato da una competente visione reale e realistica del mercato fotografico, che dalla tecnica si proietta all’uso e, quindi, all’espressione creativa individuale.
Nikon D300: Reflex digitale expert. Nikon D3: Reflex digitale professionale. Sinar Hy6: Sistema digitale medio formato.
ACQUISIZIONE DIGITALE A diretta conseguenza, le categorie individuate e sottolineate non procedono soltanto per parametri freddamente numerici, ma in qualche misura sono trasversali. Nel proprio insieme, le categorie indicate nella consistente sequenza dei trentasei TIPA Awards 2008 (elenco completo e relative motivazioni, da pagina 30) definiscano il grande mondo della fotografia dei giorni attuali, che si rivolge sia ai professionisti (della ripresa come anche del trattamento con-
Samsung NV24HD: Ultra compatta digitale.
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Canon EF-S 55-250mm f/4-5,6 IS: Obiettivo entry level. Nikkor AF-S 14-24mm f/2,8G ED: Obiettivo professionale.
Sigma DP1: Apparecchio di prestigio.
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to terzi) sia al pubblico potenzialmente più ampio (il più vasto possibile), verso i quali indirizza una diversificata serie e quantità di prodotti. Dall’origine dei TIPA Awards, nel lontano 1991, diciassette anni fa (pochi o tanti, dipende dai riferimenti), sono trascorse stagioni di stravolgente trasformazione tecnica, che si è altresì proiettata sulle indicazioni degli stessi Premi. Il mercato attuale è diverso da quello di diciassette anni fa, almeno tanto quanto siamo a propria volta diversi tutti noi. Allora vivevamo e lavoravamo in altro clima tecnologico, che oggi appare assolutamente remoto: pochi i computer in uso quotidiano (e oggi nessuno si muove senza il proprio portatile in valigia), niente telefoni cellulari, assenza di globalizzazione immediata e, soprattutto, vivacità di una fotografia saldamente vincolata all’esposizione di pellicola fotosensibile, che i TIPA Awards analizzavano, ricordiamolo, scomponendola tra bianconero, colore negativo e invertibile (!). La progressione della tecnologia ad acquisizio-
Anche alla prossima edizione della Photokina di Colonia, dal ventitré al ventotto settembre, all’interno dei padiglioni espositivi verrà allestita la presentazione dei trentasei TIPA Awards 2008, come fu già fatto nel 2006, sul lungo Boulevard di collegamento Nord-Sud, passaggio obbligato di e per tutti i visitatori ( FOTOgraphia, novembre 2006).
ne e gestione digitale delle immagini ha via via determinato e definito anche il cammino dei TIPA Awards, che stagione dopo stagione hanno registrato la sistematica identificazione e distinzione di categorie merceologiche. Attualmente, la scomposizione degli apparecchi ad acquisizione digitale di immagine scandisce il ritmo di quattro categorie reflex (soltanto l’anno scorso erano tre): Entry Level (l’accattivante Sony α200, alla base di un sistema adeguatamente differenziato), Advanced (appunto la nuova categoria 2008: Canon Eos 450D, una reflex d’esordio consistentemente proiettata in avanti), Expert (Nikon D300, in configurazione versatile) e Professional (Nikon D3, con sensore full frame e tanto altro ancora). Il discorso della ripresa digitale professionale si completa con l’attribuzione del Premio per la migliore configurazione medio formato: Sinar Hy6, che dal proprio annuncio, nell’ambito della scorsa Photokina 2006, ha focalizzato l’attenzione internazionale del mondo fotografico (FOTOgraphia, novembre 2006). A seguire, si è invece contratta la scomposizione delle compatte digitali, dalla cui merceologia è uscita l’identificazione Multimedia (presente lo scorso 2007): diciamo che ormai, da una certa fascia di prezzo in su, tutte le compatte digitali sono sostanzialmente multimediali, con possibili e potenziali combinazioni differenziate, che superano la sola e originaria ripresa fotografica. Quindi, in assoluto, anche le loro prestazioni di base sono adeguatamente differenziate e amplificate, fino a includere quella gestione del sorriso del soggetto inquadrato alla quale si è riferito l’Editoriale dello scorso numero di FOTOgraphia: ancora e anche qui, pur coscienti che il discorso non si esaurisce in pochi accenni, ma implica ben altre considerazioni conseguenti, confermiamo che si sta esprimendo una autentica novità progettuale della fotografia, per la prima volta rivolta e indirizzata al soggetto e non alla sola propria esecuzione tecnica. A parte queste digressioni, i tre TIPA Awards per le compatte digitali: Ultra Compact (Samsung NV24HD), Compact (Panasonic Lumix DMC-FX500) e Superzoom (Fujifilm FinePix S100FS). Per osser-
vare la trasformazione tecnica e commerciale, sottolineandone le personalità, leggiamola anche così: a differenza del comparto reflex, inviolabilmente frequentato da marchi storici, che arrivano dalla fotografia argentica (Sony è erede della genìa Minolta e Konica-Minolta), la proiezione verso il mercato di più largo consumo è definita dalla presenza di qualificati marchi che provengono dall’elettronica (Samsung e Panasonic), che si aggiungono a quelli storicamente fotografici (in questo caso, Fujifilm). A queste indicazioni fanno corte, ancora, altre configurazioni ad acquisizione digitale di immagini, individuate altrove e altrimenti: la compatta Sigma DP1 (categoria Prestige), di affascinante eleganza, oltre che adeguata configurazione tecnica, e la compatta Casio Exilim Pro EX-F1 (categoria Imaging Innovation), forte di personali interpretazioni fotografiche. A seguire, sono inesorabilmente digitali il contorno e la gestione dell’immagine, dalle stampanti agli scanner, dai supporti di memoria ai software e ai sistemi di stampa in proprio e conto terzi; per non parlare, poi, della videoripresa.
TRANSIZIONE
In un certo senso, gli obiettivi intercambiabili per reflex possono essere considerati e conteggiati anche come ponte di collegamento tra le tecnologie conseguenti della pellicola fotosensibile (fotografia argentica) e dell’acquisizione digitale di immagini. Quantomeno, questo è vero per i due obiettivi premiati nelle categorie Entry Level (Canon EF-S 55-250mm f/45,6 IS) e Professional (Nikkor AF-S 14-24mm f/2,8G ED), che appunto sono adatti alla copertura del fotogramma 24x36mm e, a maggior ragione, del sensore digitale di dimensioni inferiori.
La terza categoria degli obiettivi, quella Expert, ha indicato l’Olympus Zuiko Digital ED 12-60mm f/2,8-4 SWD dello standard QuattroTerzi, progetto inviolabilmente dedicato all’acquisizione digitale di immagini, come tutti gli obiettivi telecentrici di questa specifica tecnologia. Altrettanto di collegamento è il flash elettronico portatile Metz Mecablitz 48 AF-1 Digital (categoria Accessory), che dialoga con le reflex digitali di ultima generazione, aprendo altresì spiragli di combinazione con reflex analogi che di altrettanta recente generazione. Mentre il flessibile supporto Manfrotto ModoSteady 585 (categoria Innovative Design) è completamente meccanico nell’impiego, esteso a tutta la fotografia e alla videoripresa nel proprio complesso, senza alcuna soluzione di continuità.
Canon CanoScan 8800F: Scanner piano. Manfrotto ModoSteady 585: Design innovativo. Epson Stylus Photo R1900: Stampante fotografica expert. Canon Pixma MP970: Stampante fotografica multifunzione.
A SUPPORTO Per quanto l’offerta merceologica di scanner sia in sostanziale contrazione quantitativa -una sola categoria ai TIPA Awards 2008 (Flatbed Photo Scanner / scanner piano: Canon CanoScan 8800F)-, si amplifica quella delle stampanti, che richiedono una scomposizione a passi tecnici e commerciali adeguatamente cadenzati. Così che, si registrano quattro categorie in successione: Small Format (HP Photosmart A826), Expert (Epson Stylus Photo R1900), Multifunction (Canon Pixma MP970) e Large Format (Epson Stylus Pro 11800). (continua a pagina 32)
TIPA (TECHNICAL IMAGE PRESS ASSOCIATION)
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entisette qualificate riviste europee di fotografia, di undici paesi, compongono l’associazione di categoria TIPA (Technical Image Press Association; www.tipa.com): l’Italia è rappresentata dalla nostra testata e da Fotografia Reflex di Roma, mensile diretto da Giulio Forti. Ogni anno, i responsabili delle singole testate, riuniti in Assemblea Generale, analizzano i valori tecnici del mercato fotografico e indicano quali sono, a proprio giudizio, i migliori prodotti della stagione. Su indicazione di una attenta commissione interna, l’esperta e valida giuria TIPA, composta dai direttori e/o redattori delle riviste associate, prende in considerazione i prodotti fotografici arrivati sul mercato europeo dall’aprile dell’anno precedente al marzo dell’anno in questione: nello specifico dei TIPA Awards 2008, dall’aprile 2007 al marzo 2008. La riunione per i TIPA Awards 2008 si è svolta a metà aprile a Roma. Erano presenti i rappresentanti delle ventisette riviste associate: Réponses Photo (Francia); Digit!, Foto Hits, Inpho, Photographie, PhotoPresse e ProfiFoto (Germania); Photographos e Photo Business (Grecia); Digital Photo, Practical Photography, Professional Photographer e Which Digital Camera? (Inghilterra); Fotografia Reflex e FOTOgraphia (Italia); Fotografie, FotoVisie e P/F (Olanda); Foto (Polonia); Foto/Vendas Digital (Portogallo); Arte Fotográfico, Diorama, Foto/Ventas Digital, FV/Foto-Video Actualidad e La Fotografia Actual (Spagna); FOTOintern (Svizzera); Digitális Fotó (Ungheria).
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Quando il marchio dei TIPA Awards appare in un annuncio pubblicitario, un pieghevole o sulla confezione di un prodotto, potete esser certi che è stato meritato. I TIPA Awards sono un motivo di orgoglio per chi li attribuisce e per coloro che li ricevono.
■ Best D-SLR Entry Level Sony α200 (Alpha 200) La Sony α200 (Alpha 200) è una macchina fotografica da sogno per i principianti che vogliono mettere a frutto tutti i benefici della fotografia con le reflex digitali; facile da usare e trasportare, è in vendita a un prezzo molto conveniente, con uno zoom 18-70mm. Il suo sensore da 10,2 Megapixel garantisce un’elevatissima qualità delle immagini fino a 400 Iso equivalenti e oltre, e il sistema autofocus è veloce e preciso. Il grande monitor LCD permette di rivedere le immagini su un display chiaro e luminoso. Sia il sistema di stabilizzazione delle immagini sia quello anti polvere sono molto efficaci. Una reflex fantastica, a basso prezzo e facile da usare, nonché una degna vincitrice di questo premio. ■ Best D-SLR Advanced Canon Eos 450D La Canon Eos 450D è una reflex eccellente per chi vuole fare un passo avanti nella fotografia digitale: con il suo sensore da 12,2 Megapixel, regolazioni di sensibilità che variano da 100 a 1600 Iso equivalenti, un sistema autofocus reattivo e una qualità superba delle immagini. In offerta con un obiettivo 18-55mm f/3,5-5,6, è dotata di funzioni avanzate, come Live View, e adotta un eccellente monitor LCD, che mostra con precisione immagini pulite e ben definite. Leggera e compatta, la Eos 450D è facile da usare e anche molto veloce, essendo in grado di scattare fino a 3,3 fotogrammi al secondo. ■ Best D-SLR Expert Nikon D300 Grazie alla sua linea solida, una maneggevolezza eccellente e alla costruzione robusta e resistente alle intemperie, la Nikon D300 offre la qualità delle reflex professionali a un prezzo più conveniente. Il sensore CMOS da 12,3 Megapixel fornisce risultati strepitosi, anche a 1600 Iso equivalenti, e, in caso di necessità, può arrivare fino a 6400 Iso equivalenti (Hi 1.0). Reflex dotata di un sistema autofocus veloce e sensibile, con mirino che offre una copertura del cento per cento; mentre il monitor da tre pollici mostra immagini luminose e chiare. Presenti tutte le funzioni di fascia alta, come Live View, connettività HDMI e protezione anti polvere. Come se queste funzioni eccezionali non bastassero, la D300 è in grado di scattare alla velocità di sei fotogrammi al secondo, fino ad acquisire cento immagini Jpeg in sequenza o ventitré immagini RAW (file grezzo). ■ Best D-SLR Professional Nikon D3 Questa reflex digitale professionale è una pietra miliare per Nikon. È la prima con sensore ad acquisizione digitale pieno formato FX da 23,9x36mm. Ciò significa che ogni pixel presente sul sensore CMOS da 12,1 Megapixel ha dimensioni maggiori, tanto da consentire notevoli prestazioni anche in condizioni di luce scarsa. La Nikon D3 può essere facilmente usata impostando 6400 Iso equivalenti; e, in caso di necessità, la sensibilità raggiunge lo straordinario livello/valore di 25.600 Iso equivalenti. Il telaio in lega di magnesio significa robustezza, mentre sequenze di nove scatti al secondo in modalità pieno formato garantiscono la velocità necessaria al più esigente dei professionisti. ■ Best Medium Format D System Sinar Hy6 L’introduzione della configurazione Sinar Hy6
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ha portato il mercato degli apparecchi digitali professionali a un nuovo livello. Si tratta di un sistema medio formato innovativo, progettato e predisposto sia per dorsi digitali ad alta risoluzione sia per pellicola a rullo. Copre i medio formati 4,5x6cm e 6x6cm (la classica composizione quadrata), assicurando opzioni future per dorsi digitali dotati di sensori CCD di dimensioni superiori agli attuali. L’otturatore centrale arriva al tempo di otturazione di 1/1000 di secondo, mentre il nuovo concetto di guida elettromagnetica dello specchio assicura un operatività a basse vibrazioni. L’impugnatura ergonomica, rotante e dotata di display LCD integrato, assicura un’ottima presa e un preciso controllo delle impostazioni. ■ Best Ultra Compact Digital Camera Samsung NV24HD Questa innovativa compatta, il cui prezzo si aggira intorno ai trecento euro, è dotata di zoom grandangolare Schneider da 24mm (equivalente alla fotografia 24x36mm), che approda alla lunghezza focale medio tele 86,5mm (sempre equivalente). Per ridurre le vibrazioni viene utilizzato uno stabilizzatore a doppia immagine, mentre il sensore da 10,2 Megapixel è in grado di offrire una sensibilità massima di 3200 Iso equivalenti. Tra le altre innovazioni, si registrano le modalità Blink Detection, che riconosce il battito delle palpebre e scatta tre fotogrammi consecutivi in modo che si possano escludere quelli con gli occhi chiusi, e Auto Contrast Balance, per ottenere immagini esposte correttamente in condizioni di controluce. Ancora: monitor da 2,5 pollici Amoled, con un angolo visuale di 190 gradi, e opzione per registrare filmati ad alta definizione. ■ Best Compact Digital Camera Panasonic Lumix DMC-FX500 La Panasonic Lumix DMC-FX500 è la prima di una nuova famiglia di compatte digitali dotate di obiettivo zoom 5x, completo di stabilizzatore di immagine, a coprire l’escursione 25125mm, ideale per qualunque soggetto, dai paesaggi grandangolari ai ritratti con il teleobiettivo. Le immagini acquisite dal sensore da 10,1 Megapixel vengono elaborate dal nuovo motore Venus Engine IV, e la sensibilità varia da 100 a 1600 Iso equivalenti, e da 1600 a 6400 Iso equivalenti in modalità High Sensitivity. Il monitor LCD da tre pollici touch-control permette di rivedere e ricomporre facilmente le immagini. Per i più esperti, la FX500 offre un vero sistema di controllo manuale con l’innovativa barra touch-screen MASP. ■ Best Superzoom Digital Camera Fujifilm FinePix S100FS La Fujifilm FinePix S100FS è una compatta “bridge”, che offre una serie di funzioni che si trovano sulla reflex digitale Fujifilm FinePix S5 Pro. Il sensore Super CCD di ottava generazione dispone di 11,1 Megapixel e la compatta è semplice da utilizzare anche in manuale, per coloro i quali amano curare l’esposizione fotografica personalizzata. Dotata di zoom stabilizzato 28-400mm f/2,8-5,3, la S100FS può affrontare tutti i temi classici della fotografia, anche grazie al monitor da 2,5 pollici, regolabile per fornire l’angolo migliore per l’inquadratura. Le modalità dedicate Film Simulation emulano il contrasto e la saturazione delle pellicole Fujifilm Velvia e Provia; infine, un formato grezzo RAW permette il più concentrato controllo delle immagini. ■ Best Entry Level Lens Canon EF-S 55-250mm f/4-5,6 IS Tele zoom dall’impressionante gamma focale, dotato di uno stabilizzatore ottico che permette di guadagnare circa quattro stop di luminosità. Questa funzione compensa la modesta apertura relativa f/4-5,6, trasformando, in termini di utilizzo pratico, un obiettivo standard in uno luminoso. Lo schema ottico con dodici lenti in dieci gruppi assicura la nitidezza e una distorsione ben controllata. Utilizzato su una reflex digitale Canon con sensore di dimensioni inferiori al fotogramma fotografico 24x36mm, offre una escursione zoom equivalente 80-400mm. Tutto ciò in un peso di soli 390 grammi, così da risultare abbastanza leggero per essere portato sempre con sé, come parte del proprio kit fotografico.
■ Best Expert Lens Olympus Zuiko Digital ED 12-60mm f/2,8-4 SWD Questo zoom fa parte del sistema/standard QuattroTerzi, e perciò propone una gamma di focali equivalenti 24-120mm (in riferimento alla fotografia 24x36mm). L’apertura relativa f/2,8-4 si adatta a tutte le condizioni di luce, mentre la tecnologia SWD aumenta la rapidità dell’autofocus quando viene utilizzato con le più recenti reflex digitali Olympus. Questo robusto obiettivo si compone di quindici elementi in undici gruppi, che forniscono un eccellente controllo della nitidezza fino ai bordi dell’inquadratura. In grado di mettere a fuoco a soli 25cm, e con un peso ben bilanciato di 435 grammi, rappresenta una avvincente opzione per coloro i quali hanno adottato il sistema digitale QuattroTerzi. ■ Best Professional Lens Nikkor AF-S 14-24mm f/2,8G ED Zoom ultra-grandangolare, che offre una vastissima gamma di opportunità di scatto per tutti i fotografi, professionisti e non, che ricercano una qualità ottica superba. Questo obiettivo consiste di quattordici elementi in undici gruppi, con due lenti di vetro ED e tre lenti asferiche. Un nuovissimo rivestimento Nano Crystal Coating riduce gli effetti di luce parassita e fantasma tra gli elementi dell’obiettivo e il sensore. L’apertura massima del diaframma, costante f/2,8 per tutte le focali, consente di scattare agevolmente in luce scarsa; distanza minima di messa a fuoco da soli 28cm. L’apertura del diaframma a nove lamelle produce uno sfocato più naturale (effetto Bokeh). Il motore SWM (Silent Wave Motor) garantisce un autofocus silenzioso e rapido e correzioni manuali immediate in ogni momento. ■ Best Prestige Camera Sigma DP1 La Sigma DP1 è la prima compatta digitale equipaggiata con un sensore di dimensioni consistenti, lo stesso adottato dalla reflex Sigma SD14. La tecnologia Foveon consente di ottenere immagini di alta qualità nel formato grezzo RAW, con impostazioni fino a 200 Iso equivalenti, e tuttavia la sua sensibilità può essere aumentata fino a 800 Iso equivalenti. Grazie all’obiettivo grandangolare 28mm f/4 (equivalente), le immagini prodotte dalla DP1 hanno una qualità paragonabile a quella di alcune reflex digitali. Elegante, di tendenza e piacevole da usare, propone un mirino esterno e una messa a fuoco manuale ben congegnata, per il più preciso controllo dell’inquadratura e composizione. Questa compatta di lusso è una base di partenza per le compatte digitali e sfoggia una linea molto promettente per il futuro. ■ Best Innovative Design Manfrotto ModoSteady 585 Il Manfrotto ModoSteady 585 è un supporto efficace e versatile per apparecchi fotografici e video, che può essere usato in molti modi. Essenzialmente, si tratta di uno stabilizzatore a contrappeso da usare con le videocamere. Tenendo conto del peso e del baricentro del camcorder in uso, quando è bilanciato diventa uno stabilizzatore a tutti gli effetti, che garantisce riprese dolci e senza vibrazioni quando si effettuano riprese panoramiche lungo l’orizzonte. Funziona anche da supporto da spalla: basta posizionare i suoi componenti base, per ottenere uno stabile supporto a spalla per la videocamera. Se tutto questo non fosse abbastanza, può anche essere usato come treppiedi da tavolo, con comando che si apre in tre sezioni. Il ModoSteady è un supporto multifunzionale, che non offre solo grande versatilità, ma funziona perfettamente in tutte le proprie collocazioni. ■ Best Flatbed Photo Scanner Canon CanoScan 8800F Il Canon CanoScan 8800F fornisce una soluzione per tutte le necessità di archiviazione fotografica, con la possibilità di scansionare fino a dodici diapositive o negativi 35mm, oltre ai documenti e le immagini su carta. La risoluzione ottica massima è di 4800x9600dpi. Il CanoScan 8800F è equipaggiato con la tecnologia Film Automatic Retouching and Enhancement (Fare) Level 3, che aiuta la riduzione
automatica di polvere, graffi, scolorimento delle immagini e granulosità. Il CanoScan 8800F è il primo scanner Canon equipaggiato con luce bianca LED ad alta luminosità, tecnologia che elimina virtualmente i tempi di riscaldamento e permette di iniziare le scansioni istantaneamente dalla modalità di riposo. ■ Best Small Format Photo Printer HP Photosmart A826 - Home Print Centre Con il suo monitor da sette pollici e la forma unica da “piccola TV”, la stampante domestica HP Photosmart A826 si distingue all’interno di un’offerta commerciale quantitativamente vasta. Il lettore di schede integrato accetta tutti i formati di card presenti sul mercato: basta semplicemente inserire una scheda, per visualizzare rapidamente le immagini che contiene. Il touch-screen sostituisce i pulsanti di navigazione che si trovano sulla maggior parte delle piccole stampanti, e tutti i comandi di selezione, stampa e manipolazione delle immagini vengono impostati sfiorando lo schermo con un dito o con il pennino in dotazione. Con la bella linea e il design intrigante, la Photosmart A826 fornisce stampe di qualità eccellente per uso famigliare. ■ Best Expert Photo Printer Epson Stylus Photo R1900 La Epson Stylus Photo R1900 è una stampante A3+ (32,9x48,3cm) creata per gli utenti più esigenti e dotata di sette colori separati. Le dimensioni delle copie arrivano fino a 33cm di larghezza per 111cm di lunghezza su una vasta gamma di supporti, tra i quali carta lucida, opaca, tela e carta fine art. I 1440 ugelli della sua testina permettono una risoluzione massima di 5760x1440dpi. Nella stampa di ritratti, il nuovo sistema di inchiostri Epson UltraChrome Hi-Gloss 2 consente di ottenere una gamma più ampia dei toni naturali dell’incarnato; quindi, con il passaggio lucido dell’inchiostro Extra Gloss Optimizer si ottengono stampe di affascinante finitura. Gli inchiostri addizionali rosso e arancione contribuiscono a una autentica esplosione di colori. Tra le funzioni aggiuntive, si registrano l’opzione per stampare su CD e DVD e il supporto per le stampe in dimensione panorama. ■ Best Multifunction Photo Printer Canon Pixma MP970 Fotografie e non solo! La configurazione portabandiera delle stampanti multifunzione Canon a getto di inchiostro combina capacità di stampa fotografica di alta qualità con funzioni di scansione e fotocopiatrice. Questo strumento multifunzione utilizza sette inchiostri in cartucce separate, per una resa del colore naturale; mentre le testine Canon FINE da 9600x2400dpi assicurano una qualità superba in termini di riproduzione del colore, dettagli e nitidezza. La funzione scanner della MP970, che si connette alle stampanti via USB o reti Ethernet, offre una risoluzione massima di 4800ppi. Gli utenti possono anche scegliere la stampa diretta dalla macchina fotografica, via PictBridge o tramite la scheda di memoria. Il display da tre pollici a colori e il pulsante Scroll Button garantiscono un efficace controllo delle operazioni. ■ Best Large Format Printer Epson Stylus Pro 11880 La Epson Stylus Pro 11880 è una stampante professionale progettata e prodotta per applicazioni in grandi dimensioni, tra le quali la stampa d’arte, l’ingrandimento fotografico e prove di stampa. La larghezza massima di stampa è di 64 pollici (162,5cm). La Epson Ultrachrome k3 Vivid Magenta Ink Technology offre due nuovi inchiostri magenta, per assicurare una riproduzione del colore più precisa, in particolare per le aree difficili dello spettro (rosse e blu). A seconda del supporto di stampa utilizzato, la stampante offre canali dedicati per gli inchiostri nero fotografia e opachi. Le testine Epson Micro Piezo Thin-Film Print Head erogano circa 40.000 gocce di inchiostro al secondo, per una stampa ad alta velocità. Dotata di un supporto che facilita il caricamento della carta, la Stylus Pro 11880 è in grado di stampare su supporti di spessore fino a 1,5mm, tra cui carte lucide, opache, fine art, standard e passepartout.
■ Best Fine Art Inkjet Paper Ilford Galerie Gold Fibre Silk In linea con la transizione del mercato fotografico dalla camera oscura analogica all’arena digitale, Ilford ha raggiunto un nuovo standard: nell’ambito della tecnologia di stampa a getto di inchiostro propone l’equivalente di una carta baritata classica. Ilford Galerie Gold Fibre Silk è una carta per stampanti a getto di inchiostro da 310g, che contiene il tradizionale strato di solfato di bario. Il bario esalta bianchi cremosi e neri vellutati, che fanno parte dell’aspetto esclusivo di una vera stampa fotografica su carta in fibra. Questo supporto è in grado di produrre immagini ad altissima definizione, con una gamma tonale molto estesa, un “must” per le stampe da esposizione, sia nel caso del colore più acceso sia in quello del bianconero più forte. ■ Best Imaging Storage Media SanDisk Extreme Ducati Line Personalizzata con i colori e richiami alla scuderia italiana affermatasi nel campionato mondiale MotoGp 2007 (con il ventunenne australiano Casey Stoner, giovane talento emergente), la gamma di schede di memoria SanDisk Ducati offre prestazioni più veloci, per adeguarsi alle richieste di coloro i quali scattano sempre più fotografie e riprendono video ad alta risoluzione. Le schede CF e SD e le Memory Stick USB 2.0 della linea Ducati offrono il massimo della velocità tra le schede SanDisk. La SanDisk Extreme Ducati Edition SD Plus è allo stesso tempo sia una scheda da 4GB ad alta velocità sia un drive USB: una cerniera protegge una presa USB 2.0, che permette la connessione diretta al PC. Le impressionanti velocità di lettura/scrittura arrivano fino a 20MB al secondo. La scheda SanDisk CompactFlash Extreme Ducati Edition, ottima scelta per i professionisti, è disponibile da 4GB e 8GB, con velocità di lettura/scrittura che raggiunge i 45MB al secondo. ■ Best Storage Back-up LaCie 2big Triple LaCie 2big Triple è un sistema si archiviazione ad alte prestazioni, dotato di tre interfaccia per il trasferimento dati ad alta velocità: FireWire 800, FireWire 400 e USB 2.0. Il 2big Triple può essere configurato a piacere, per prestazioni o sicurezza. Se sono richieste velocità e capacità ottimali, la modalità Fast (Raid 0) può essere preferita per la scrittura su entrambi i dischi. Se è primaria la sicurezza dei dati, la modalità Safe 100 (Raid 1) copia automaticamente i dati suddividendoli in due volumi identici. Così, se un disco dovesse malauguratamente danneggiarsi, l’inserimento automatico di un nuovo disco ricostruirebbe automaticamente i dati. ■ Best Imaging Innovation Casio Exilim Pro EX-F1 Grazie alla sua incredibile velocità di ripresa, la Casio Exilim Pro EX-F1 apre nuovi orizzonti nella fotografia. Questa interpretazione digitale acquisisce fotografie pieno formato da sei Megapixel alla velocità di sessanta fotogrammi al secondo e video clip di dimensioni moderatamente più ridotte fino a 1200 fotogrammi al secondo. In questo modo, l’utente è in grado di catturare ogni attimo decisivo e tutti quei movimenti che l’occhio umano non riesce normalmente a percepire. La funzione esclusiva Slow Motion View permette di registrare i momenti cruciali durante le riprese fotografiche. In questo modo, è possibile scattare mentre, sul monitor LCD viene mostrato al rallentatore ciò che accade davanti ai propri occhi. Un notevole balzo in avanti tecnico, per il vincitore del premio Best Imaging Innovation. ■ Best Photo Software Apple Aperture 2 Al giorno d’oggi i fotografi devono affrontare la sfida di gestire e organizzare un efficiente flusso di lavoro digitale, dall’acquisizione fino ai più svariati utilizzi delle fotografie. Apple Aperture 2 è una soluzione elaborata per rendere tutto ciò possibile. Oltre a una interfaccia migliorata e più semplice da usare, e una gestione evoluta dei passaggi, Aperture 2 presenta una serie di nuovi strumenti per il recupero delle alte luci, la vivacità del colore, la ge-
stione locale del contrasto, ritocchi delicati, controllo della vignettatura e raffinate regolazioni dei file grezzi RAW. La nuova modalità Quick Preview permette di sfogliare velocemente le immagini in modo da poter paragonare tra loro e valutare più velocemente le immagini. Inoltre, la libertà di installare plug-in consente di usare software prodotti da terzi direttamente all’interno del programma. ■ Best Colour Management System X-Rite ColorMunki Photo Il ColorMunki Photo aumenta il controllo dei fotografi sulle proprie immagini. È stato progettato per il flusso di lavoro digitale dei professionisti e non professionisti, ed è dotato di una soluzione integrata per far combaciare i colori dal monitor del computer fino alla stampa finale. Il sistema è costituito da uno spettrofotometro e un programma facile da usare. Lo strumento può calibrare schermi, proiettori e stampanti, e misura anche la luce ambiente, oltre a catturare colori spot. L’AppSet Utility inclusa attiva automaticamente il profilo stampante misurato per le varie applicazioni supportate. ColorMunki Photo viene venduto con strumenti addizionali per la creazione del colore e la comunicazione, come ColorPalette, adatto all’esaltazione del colore. L’Utility DigitalPouch aiuta ad assicurare una visione delle immagini in condizioni di colore “sicuro”. ■ Best Accessory Metz Mecablitz 48 AF-1 Digital Con il flash digitale 48 AF-1, Metz ha mostrato che i lampeggiatori elettronici dotati di tutte le funzioni possono essere prodotti a prezzi abbordabili. Questo flash, con Numero Guida 48 (a 100 Iso e focale 105mm), è compatibile con tutte le reflex digitali. La testa autozoom è predisposta per coprire le lunghezze focali da 24 a 105mm; mentre il suo orientamento variabile consente utilizzi creativi, come la luce riflessa dall’alto o di lato. Inoltre, è fornito di un riflettore aggiuntivo e di un diffusore che aumenta la copertura fino alla focale ipergrandangolare 18mm. Il tempo di ricarica varia tra 0,1 e 4 secondi. Il firmware per l’unità può essere aggiornato attraverso l’interfaccia USB integrata, così che l’utente è sicuro che il suo flash garantisca buone prestazioni anche in futuro. ■ Best Digital Accessory Wacom Cintiq 12WX Il Wacom Cintiq 12WX è un display interattivo che unisce la tecnologia wireless-pen a un monitor LCD ad alta risoluzione. Le immagini possono essere lavorate direttamente sullo stesso monitor, per garantire un flusso di lavoro più intuitivo quando si ritocca o si disegna. Con 1280x800 pixel, 180 candele/mq e un rapporto di contrasto 600:1, il Cintiq 12WX offre una interfaccia visiva che lascia sbalorditi. Il metodo a risonanza elettromagnetica utilizzato garantisce una risoluzione di 5080 linee per pollice e una risposta velocissima di soli venticinque millisecondi. La serie di strumenti touch-control accanto la tavoletta permettono di attivare le diverse funzioni; inoltre, è possibile personalizzare le ExpressKeys con funzioni e comandi tastiera. Il Cintiq 12WX supporta anche degli ambienti multi schermo. ■ Best Photo Frame Sony DPF-V900 e DPF-V700 Le cornici digitali Sony DPF-V900 (riquadro da nove pollici, circa 23cm) e DPF-V700 (riquadro da sette pollici, circa 18cm) offrono una risoluzione WVGA (800x480 pixel) oltre a un rapporto delle dimensioni di 16:9 (sedici-noni). Il processore Sony Bionz, dotato di una tecnologia che riconosce i volti, consente di mostrare velocemente file di grandi dimensioni e fornisce la correzione delle immagini: come una riduzione della sfocatura e degli occhi rossi e una correzione dell’esposizione. Le immagini digitali possono essere caricate sulla memoria interna dalle più diffuse schede di memoria oppure via cavo USB dal computer o dalla macchina fotografica. Le cornici digitali DPFV900 e DPF-V700 sono in grado di gestire formati Jpeg, Tiff, Bmp e Sony Raq, e le funzioni possono essere gestite a distanza tramite il telecomando incluso.
■ Best Expert Photo Projector Panasonic PT-AX200E Il proiettore digitale Panasonic PT-AX200E è l’ideale per vedere i film o per proiezioni di “diapositive digitali”. La potente luminosità da 2000 lumen e la nuova tecnologia Light Harmonizer 2 assicurano immagini dinamiche e vibranti, anche se in ambienti non finalizzati alla proiezione professionale. Le tecnologie avanzate di Panasonic migliorano la riproduzione del colore nei film, proiettando immagini degne della “qualità di Hollywood”, che rendono questo proiettore ideale cuore di un sistema di cinema domestico. Il sofisticato profilo colore rende possibile adattare le proiezioni alle preferenze dell’utente, oltre a garantire una riproduzione neutrale delle fotografie sullo schermo. ■ Best Professional Photo Projector JVC DLA-HD100 Il nuovo modello di alta fascia JVC DLAHD100, che si basa sul modello DLA-HD1 già vincitore dello stesso TIPA Award 2007 di categoria, è dotato di strumenti full HD D-ILA migliorato da 0,7 pollici e motore ottico wire grid. In questo modo, il proiettore è in grado di migliorare il contrasto fino a due volte il rapporto dei migliori proiettori convenzionali e ottiene un impressionante livello di contrasto originale di 30.000:1, senza utilizzo di diaframma. Il DLA-HD100 è compatibile con le più recenti specifiche HDMI versione 1.3 (Deep Colour), che permettono di usare miliardi di colori e riprodurre le sfumature di grigio più tenui. Gli incredibili dettagli delle immagini, grazie alla risoluzione 1080ppi, e l’eccezionale rapporto di contrasto originale assicurano straordinaria vivacità e precisione del colore. ■ Best Film Kodak T-Max 400 Professional La più recente versione della famosa emulsione bianconero di Kodak è la prova che la pellicola ha ancora molto da offrire ai fotografi. Gli aggiornamenti sono sottili più che spettacolari, ma i miglioramenti nella sensibilità e nella nitidezza sono chiari. Per la sua nuova struttura di grana fine, questa pellicola da 400 Iso può competere con facilità con pellicole da 100 Iso. Grazie a ciò, la nuova T-Max 400 è una pellicola versatile e da utilizzare in ogni occasione. La sua sensibilità Iso permette di scattare ad alta velocità con luce scarsa, ma allo stesso tempo la sua grana fine cattura i dettagli come richiesto dai fotografi paesaggisti. Una pellicola eccellente, apprezzata dai devoti del bianconero di tutto il mondo. ■ Best Camcorder Panasonic HDC-SD9 Con questa videocamera full HD da tre CCD, Panasonic introduce nel mercato un modello molto compatto. Oltre alla eccellente qualità delle immagini, questa videocamera offre anche funzioni avanzate, come il riconoscimento dei volti e la guida Intelligence Shooting esclusiva. Nonostante le dimensioni contenute, presenta ben cinque microfoni per un suono fantastico. La Panasonic HDC-SD9 ha una risoluzione full HD di 1920x1080 pixel; mentre l’obiettivo Leica Dicomar e l’avanzato OIS assicurano immagini nitide e vivaci. Tra le altre funzioni c’è la capacità di operare con una illuminazione minima di soli 5 lux, una qualità delle immagini superba in formato 16:9 (sedici-noni), uno zoom ottico 10x e un monitor LCD da 2,7 pollici. La videocamera registra su scheda SD e pesa soltanto 275 grammi. ■ Best Mobile Imaging Device Nokia N82 Il Nokia N82 è un autentico computer multimediale compatto che incorpora telefono, GPS, Internet, video e musica, oltre a una macchina fotografica da 5 Megapixel con obiettivo autofocus ad alta velocità f/2,8. Il Carl Zeiss Tessar mette a fuoco da 10cm e produce stampe nitide fino al formato A4 (21x29,7cm). È anche dotata di uno zoom digitale 20x per avvicinare ulteriormente il soggetto e, nonostante sia automatica, si può compensare l’esposizione fino a più/meno 2EV. Come in una macchina fotografica digitale, si possono selezionare diverse regolazioni per acquisire colori preci-
si anche con illuminazioni fluorescenti o al tungsteno. Sono anche disponibili diverse modalità scena per finalizzare l’N82 al ritratto e alla fotografia notturna. Questo computer multimediale compatto da 112 grammi adotta un flash allo Xenon e viene venduto con una memoria interna di 100MB, che può essere espansa fino a 8GB con una scheda microSD. ■ Best Retail Finishing System Kodak Adaptive Picture Exchange (Apex) Il sistema Kodak Apex garantisce ai negozianti una facilità di utilizzo, flessibilità e scalabilità mai viste prima, permettendo di disporre di prodotti fotografici di alta qualità e remunerativi, minimizzando i costi e le complicazioni. Apex presenta un design completamente innovativo tra i sistemi dry lab, progettato per incontrare le necessità sempre mutevoli dei negozianti di ogni dimensione e in ogni canale. I rivenditori possono connettere le attuali Kodak Order Station al sistema per completare gli ordini di stampe normali, ma possono anche sfruttare la capacità del sistema ad accettare, gestire e produrre ordini di prodotti particolari, come poster, album fotografici, calendari, collage, cartoline di auguri e Kodak Picture Movie DVD. ■ Best Photo Kiosk Sony Compact Picturestation Photo Printing Kiosk Questa nuova stazione per la stampa consente ai negozianti di disporre di maggior spazio, grazie alla minore superficie richiesta e al sistema kiosk espandibile. Il Sony Compact Picturestation Photo Printing Kiosk può produrre fino a ottocento copie per ora, un volume che può facilmente essere incrementato a più di duemila stampe orarie. In aggiunta, è l’unico kiosk di tipo compatto a disporre di uno scanner integrato e capace di stampare i più comuni formati (dalla cartolina al 20x30cm). Il sistema può essere allestito come unità da banco o con la sua colonna base per una migliore funzionalità. ■ Best Photographic Monitor Samsung SyncMaster XL20, XL24, XL30 LED BLU I monitor Samsung SyncMaster XL20, XL24 e XL30 sono stati progettati per le applicazioni commerciali che dipendono dal colore, come editoria elettronica, fotografia, video editing e grafica. Questi monitor dalle alte prestazioni sono dotati di un pannello Back Light Unit (BLU) Light Emitting Diode (LED) da trenta pollici. Diversamente dalla tecnologia convenzionale di retroilluminazione, il LED migliora i livelli di nero ed aumenta quello generale di contrasto. L’alta risoluzione di questi monitor (fino a 2560x1600 pixel) si combina a un rapporto di contrasto di 1000:1; in questo modo la gamma SyncMaster XL mostra immagini e video chiare e nitide. Grazie al processore colore da 14-Bit e da 10-Bit in output, i monitor XL coprono l’intera gamma/spazio di colore Adobe RGB. Il tutto viene migliorato da un sistema di gestione del colore che permette una calibrazione così precisa da soddisfare il più esigente dei professionisti. ■ Best Photo Service CeWe Photobooks I photobook stanno diventando sempre più diffusi tra gli appassionati, che vogliono ottenere sempre di più dalle proprie immagini. Con la sua interpretazione, CeWe offre una soluzione completa per creare e ordinare photobook di alta qualità da qualsiasi paese europeo. Le fotografie digitali possono essere montate su sfondi, testi e pagine personalizzate, e il programma CeWe per i photobook è gratuito e intuitivo. La gamma di temi standard in offerta include bozzetti per Viaggi e Cronache, così che gli utenti possano creare dei photobook velocemente e con facilità a seconda delle proprie necessità. Per gli utenti più esperti, esiste una versione professionale del programma con funzioni potenziate. Una volta che il photobook è stato creato, l’ordine può essere caricato online o salvato su un CD e consegnato a un qualunque rivenditore associato CeWe. www.tipa.com
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Epson Stylus Pro 11880: Stampante grande formato. Nokia N82: Telefonino fotografico [e altro]. Kodak T-Max 400 Professional: Pellicola.
(continua da pagina 29) In collegamento, l’indispensabile carta per stampa a getto di inchiostro (Fine Art) Ilford Galerie Gold Fibre Silk. E poi, come sintetizzato sia in riassunto formale (per premi e per marchi, pagina accanto) sia nella sequenza delle motivazioni (da pagina 30), ancora le indicazioni di una ulteriore serie di migliori prodotti dell’anno: che si allungano sul video e la proiezione, verso il servizio conto terzi e i servizi aggiuntivi, i software e altro ancora nell’ambito della filiera attuale dell’esercizio e gestione della fotografia.
CIÒ A DIRE
Metz Mecablitz 48AF-1 Digital: Accessorio. Samsung SyncMaster XL20, XL24, XL30 Led Blu: Monitor. Sony DPF-V900 e DPF-V700: Cornice digitale.
SanDisk Extreme Ducati Line: Supporto di memoria.
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I trentasei TIPA Awards 2008 sono stati assegnati a ventiquattro marchi della fotografia (furono venticinque lo scorso 2007, differenza insignificante). Cioè, come al solito, più marchi si sono affermati in più categorie. Obbligatorie, a questo punto, segnalazioni e sottolineature in questa chiave di lettura. Al solito è consistente la presenza Canon: quatto premi lo scorso anno, in coincidenza con l’allineamento delle celebrazioni coincidenti di settant’anni di produzione fotografica (1937-2007), cinquanta di Canon Europa (1957-2007) e venti di Canon Eos (1987-2007), e altrettanti quattro quest’anno. Sostanziale la differenza rispetto la stagione scorsa, quando Canon si affermò nelle categorie di reflex digitale professionale (Eos1D Mark III), obiettivo professionale (EF 16-35mm f/2,8L II USM), stampante fotografica piccolo formato (Selphy ES1) e stampante multifunzione (Pixma MP810). Infatti, i TIPA Awards 2008 per Digital Reflex Advanced (Canon Eos 450D), Entry Level Lens (Canon EF-S 55-250mm f/4-5,6 IS), Flatbed Photo Scanner (Canon Cano Scan 8800F) e Multifunctional
Photo Printer (Canon Pixma MP970) stabiliscono la presenza della casa giapponese in ogni ambito della fotografia dei nostri giorni, dalla ripresa all’acquisizione in camera chiara, alla stampa delle copie. A quota tre premi troviamo un altro marchio storico della fotografia (Nikon) e due produzioni che sono approdate alla fotografia provenendo dall’elettronica di consumo e dintorni (Sony e Panasonic, che per catalogo, orientamento e tanto altro ancora declinano in chiave moderna attuale l’antico antagonismo fotografico LeicaContax, peraltro curiosamente sottolineato anche dalle rispettive adozioni di obiettivi Leica e Zeiss, rispettivamente per Panasonic e Sony, per le proprie linee fotografiche di profilo alto). Quindi, anche Nikon conferma la quantità dei tre TIPA Awards 2008 che replicano le affermazioni 2007 (quando, in coincidenza dei novant’anni di sua storia [FOTOgraphia, dicembre 2007], si affermarono la Nikon D40x, la Nikon Coolpix P5000 e il Nikkor AF-S DX VR 55200mm f/4-5,6G IFED). A differenza, tre Premi in categorie di vertice (ammessa, e non concessa, una sorta di classifica meritoria all’interno del contenitore complessivo): Digital Reflex Professional (Nikon D3), Digital Reflex Expert (Nikon D300) e Professional Lens (Nikkor AF-S 14-24mm f/2,8G ED). Tre TIPA Awards anche per Sony e Panasonic. Sony: Digital Reflex Entry Level (Sony α200), Photo Kiosk (Sony Compact Picturestation Photo Printing Kiosk) e Photo Frame (Sony DPF-V900 e DPF-V700). Panasonic: Compact Digital Camera (Panasonic Lumix DMC-FX500), Camcorder (Panasonic HDC-SD9) e Expert Photo Projector (Panasonic PT-AX200E). Due Tipa Awards 2008 a tre marchi. Epson: Expert Photo Printer (Epson Stylus Photo R1900) e Large Format Printer (Epson Stylus Pro 11800). Kodak: Retail Finishing System (Kodak Adaptive Picture Exchange / Apex) e Film (Kodak T-Max 400 Professional). Samsung: Ultra Compact Digital Camera (Sam-
TIPA AWARDS 2008 IN DETTAGLIO Reflex digitale entry level . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sony α200 (Alpha 200) Reflex digitale advanced . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Canon Eos 450D Reflex digitale expert . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nikon D300 Reflex digitale professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nikon D3 Sistema digitale medio formato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sinar Hy6 Ultra compatta digitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Samsung NV24HD Compatta digitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Panasonic Lumix DMC-FX500 Compatta digitale superzoom . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fujifilm FinePix S100FS Obiettivo entry level . . . . . . . . . . . . . . . . . Canon EF-S 55-250mm f/4-5,6 IS Obiettivo expert . . . . . . . . . Olympus Zuiko Digital ED 12-60mm f/2,8-4 SWD Obiettivo professionale . . . . . . . . . . . . . . . Nikkor AF-S 14-24mm f/2,8G ED Apparecchio di prestigio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sigma DP1 Design innovativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Manfrotto ModoSteady 585 Scanner piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Canon CanoScan 8800F Stampante fotografica piccolo formato . . . . . . . . . . . . . HP Photosmart A826 Stampante fotografica expert . . . . . . . . . . . . . . . . Epson Stylus Photo R1900 Stampante fotografica multifunzione . . . . . . . . . . . . . . Canon Pixma MP970 Stampante grande formato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Epson Stylus Pro 11880 Carta inkjet Fine Art . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ilford Galerie Gold Fibre Silk Supporto di memoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . SanDisk Extreme Ducati Line Dispositivo di archiviazione e back-up . . . . . . . . . . . . . . . . . LaCie 2big Triple Innovazione Imaging . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Casio Exilim Pro EX-F1 Software . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Apple Aperture 2 Gestione del colore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . X-Rite ColorMunki Photo Accessorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Metz Mecablitz 48 AF-1 Digital Accessorio digitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Wacom Cintiq 12WX Cornice digitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sony DPF-V900 e DPF-V700 Proiettore expert . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Panasonic PT-AX200E Proiettore professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Jvc DLA-HD100 Pellicola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Kodak T-Max 400 Professional Camcorder . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Panasonic HDC-SD9 Telefonino fotografico [e altro] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nokia N82 Minilab digitale [e altro] . . . . . . . . . Kodak Adaptive Picture Exchange (Apex) Chiosco fotografico . . . . . . . Sony Compact Picturestation Photo Printing Kiosk Monitor . . . . . . . . . . . . . . . . Samsung SyncMaster XL20, XL24, XL30 Led Blu Fotoservizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CeWe Photobooks
sung NV24HD) e Photographic Monitor (Samsung SyncMaster XL20, XL24, XL30 Led Blu). E poi, diciassette TIPA Awards ad altrettante produzioni fotografiche. Per un anno, i vincitori dei prestigiosi e ambìti TIPA Awards possono vantare questa assegnazione, che impone la ripetizione della conclusione che riferiamo ogni anno in occasione della presentazione commentata dei qualificati Premi. Dall’aggiudicazione, cui fa seguito la cerimonia ufficiale della consegna dei premi (in occasione della Photokina del prossimo settembre), per un anno, fino a marzo 2009, le aziende produttrici e distributrici possono combinare la presentazione dei relativi vincitori di categoria con l’identificazione ufficiale dei TIPA Awards 2008: «Quando il marchio dei TIPA Awards appare in
Apple Aperture 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Software Canon Eos 450D . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Reflex digitale advanced Canon EF-S 55-250mm f/4-5,6 IS . . . . . . . . . . . . . . . . . Obiettivo entry level Canon CanoScan 8800F . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Scanner piano Canon Pixma MP970 . . . . . . . . . . . . . . Stampante fotografica multifunzione Casio Exilim Pro EX-F1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Innovazione Imaging CeWe Photobooks . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fotoservizio Epson Stylus Photo R1900 . . . . . . . . . . . . . . . . Stampante fotografica expert Epson Stylus Pro 11880 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stampante grande formato Fujifilm FinePix S100FS . . . . . . . . . . . . . . . . . . Compatta digitale superzoom HP Photosmart A826 . . . . . . . . . . . . . Stampante fotografica piccolo formato Ilford Galerie Gold Fibre Silk . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Carta inkjet Fine Art Jvc DLA-HD100 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Proiettore professionale Kodak T-Max 400 Professional . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pellicola Kodak Adaptive Picture Exchange (Apex) . . . . . . . . . Minilab digitale [e altro] LaCie 2big Triple . . . . . . . . . . . . . . . . . Dispositivo di archiviazione e back-up Manfrotto ModoSteady 585 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Design innovativo Metz Mecablitz 48 AF-1 Digital . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Accessorio Nikon D300 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Reflex digitale expert Nikon D3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Reflex digitale professionale Nikkor AF-S 14-24mm f/2,8G ED . . . . . . . . . . . . . . . Obiettivo professionale Nokia N82 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Telefonino fotografico [e altro] Olympus Zuiko Digital ED 12-60mm f/2,8-4 SWD . . . . . . . . . . . Obiettivo expert Panasonic Lumix DMC-FX500 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Compatta digitale Panasonic HDC-SD9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Camcorder Panasonic PT-AX200E . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Proiettore expert Samsung NV24HD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ultra compatta digitale Samsung SyncMaster XL20, XL24, XL30 Led Blu . . . . . . . . . . . . . . . . Monitor SanDisk Extreme Ducati Line . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Supporto di memoria Sigma DP1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Apparecchio di prestigio Sinar Hy6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sistema digitale medio formato Sony α200 (Alpha 200) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Reflex digitale entry level Sony Compact Picturestation Photo Printing Kiosk . . . . . . . Chiosco fotografico Sony DPF-V900 e DPF-V700 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cornice digitale Wacom Cintiq 12WX . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Accessorio digitale X-Rite ColorMunki Photo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Gestione del colore
un annuncio pubblicitario, un pieghevole o sulla confezione di un prodotto, potete essere certi che è stato meritato. I TIPA Awards sono un motivo di orgoglio per chi li attribuisce e per coloro che li ricevono». Antonio Bordoni
Sony Compact Picturestation Photo Printing Kiosk: Chiosco fotografico.
Kodak Adaptive Picture Exchange (Apex): Minilab digitale [e altro].
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HORTI LICINIANI) DEGLI
MINERVA MEDICA (NINFEO DI
TEMPIO
otograficamente parlando, Roma non è certo un soggetto facile, tanto da essere raramente affrontato e svolto. A parte le connotazioni turistiche, che si risolvono in sé e non hanno alcun diritto di ospitalità in un discorso approfondito (pur vantando propria personalità autonoma, degna delle proprie intenzioni), raramente Roma ha richiamato l’attenzione di autori fotografi. Addirittura, c’è chi a Roma non è riuscito a ripetere quanto espresso in altre situazioni. Pensiamo soprattutto al sostanzioso divario tra l’epocale New York, di William Klein (pubblicata nel 1956, alla quale ha fatto successivamente seguito una riedizione internazionale New York 1954.55, curata per l’Italia da Peliti Associati, che abbiamo presentato in FOTOgraphia del febbraio 1997), e la successiva raccolta Roma, del 1958, assolutamente più fragile e di poca consistenza, nonostante l’apporto di colti testi a sostegno. Clamorosamente, l’attuale pubblicazione della convincente ed emozionante monografia Roma, di Mimmo Jodice, Johan & Levi Editore, sovverte e stravolge queste considerazioni, rivelando un’anima che solo un occhio attento e partecipe può individuare e trasmettere con il linguaggio diretto ed esplicito della fotografia d’autore. Illustrato con novanta immagini riprodotte in generose dimensioni e presentate in impeccabile riproduzione litografica (raffinata stampa in bicromia), il volume si completa con due saggi di accompagnamento, in italiano e inglese: introduzione Svelare l’essenza, di Richard Burdett, Centennial Professor di Architettura e Urbanistica alla London School of Economics, e postfazione Alla ricerca del passato, di Cornelia Lauf, storica dell’arte e curatrice, con un dottorato alla Columbia University di New York, docente presso la facoltà di Design e Arti Visive allo Iuav di Venezia. Proprio l’introduzione di Richard Burdett offre pertinenti chiavi di identificazione e riconoscimento di questo progetto fotografico di Mimmo Jodice. Quindi, a seguire, riproponiamo integralmente il testo Svelare l’essenza. M.R.
F
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Autore di spicco della fotografia italiana contemporanea, proiettato in campo internazionale, Mimmo Jodice ha realizzato un avvincente progetto, applicando sulla Capitale lo stilema caratteristico della sua documentazione visiva: un altro capitolo che si aggiunge alla sua affascinante ricerca sul mito del Mediterraneo. Raccolte in volume monografico da Johan & Levi Editore, queste immagini compongono i tratti di una osservazione concentrata, con la quale è giocoforza sintonizzarsi
FORO ROMANO
oma fu probabilmente la prima vera grande città cosmopolita. La sua configurazione urbana rispecchia il ruolo della città come crocevia di flussi globali di capitale, culture e popoli. Il suo DNA reca l’impronta di stratificazioni di storia millenaria. In esso la vita sociale ed economica della città, con la sua architettura urbana, si intreccia con lo spessore, la complessità e la bellezza. Le immagini di Mimmo Jodice rivelano in modo singolare il DNA territoriale di Roma, mettendo a fuoco la giustapposizione del tempo che non ci risulta altrimenti visibile allorché camminiamo per strada, distratti dal panorama umano. Egli ci mostra Roma per quello che è e non per quello che sembra: una sequenza di scenari composti da elementi architettonici di epoche e stili diversi che costituiscono la sua ricca matrice urbana. Roma ha giocato un ruolo importante nella mia vita come urbanista agli esordi. Sono cresciuto in questa città e ho vissuto in molti dei luoghi colti dall’occhio di [Mimmo] Jodice. Tuttavia, non li ho mai visti come egli li vede. Dalla rigida eleganza del Foro Italico e delle strutture monumentali dell’EUR ai paesaggi urbani del Tevere, le cupole classiche, i fori imperiali e l’indistinta periferia cittadina, il percorso di [Mimmo] Jodice coglie la realtà strutturale di questa suggestiva città, modellata e scolpita dalla luce mediterranea. Le sue fotografie ricompongono l’esperienza spaziale collettiva di Roma, svelandone l’essenza. Le pagine di questo libro sono costellate di esperienze analoghe. In un angolo trascurato della città accanto alla Stazione Ter-
CASTEL SANT’ANGELO
R
ROMA
E DINTORNI
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PONTE
DELL’INDUSTRIA
(PONTE
DI FERRO)
CHIESA DIVES
IN
MISERICORDIA
mini, pezzi delle antiche Mura Aureliane crollano rovinosamente e alla rinfusa in un desolato ingresso rinascimentale, che a sua volta si scontra con il modernismo spietato dell’interminabile facciata anni Cinquanta della stazione. Attraverso gli occhi di [Mimmo] Jodice è possibile scorgere, oltre il caos, un’equilibrata composizione che si sviluppa nel tempo. Da giovane, percorrevo sempre quell’incrocio in auto, distratto dalle sollecitazioni della vita quotidiana e inconsapevole del suo potenziale formale.
Roma, di Mimmo Jodice; testi di Richard Burdett e Cornelia Lauf, in italiano e inglese; Johan & Levi Editore, 2008 (via Valosa di Sopra 9, 20052 Monza MI; 039-7390330, fax 039-7390221; www.johanandlevi.com, info@johanandlevi.com); 90 fotografie in bicromia; 192 pagine 32x32cm, cartonato con sovraccoperta; 80,00 euro.
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CONGRESSI - EUR DEI
PALAZZO
Altrove, nei sobborghi, [Mimmo] Jodice immortala l’imponente struttura geometrica di un antico acquedotto sotto il quale si insinua un binario ferroviario nel suo percorso attraverso la periferia anonima del Ventesimo secolo. La precisa collocazione della macchina fotografica di [Mimmo] Jodice evidenzia la solidità e la certezza di una struttura millenaria che sparisce in un lontano punto di fuga urbano, segnando il territorio in modo tipicamente romano. Questa composta e meditata monografia di Roma ci permette di reinterpretare quelle che sono diventate immagini inflazionate di una delle città più fotogeniche al mondo [noi pensiamo esattamente il contrario, ndr]. Quale altro luogo offre un senso così profondo della sottile stratificazione storica quanto il Foro di Traiano ritratto da [Mimmo] Jodice, dove elementi antichi, medievali, rinascimentali e barocchi si sovrappongono e si fondono in un tutto perfettamente armonico? Soltanto l’occhio maturo ed esperto di [Mimmo] Jodice poteva afferrare la sobrietà monumentale di una gamma così varia di frammenti urbani: dall’autostrada che corre sopraelevata nelle zone periferiche a un muro romano bucherellato lungo la Via Appia; dal prestigioso Palazzo dei Congressi all’EUR di Alberto
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Libera alla suggestiva chiesa di Tor Tre Teste di Richard Meier. L’incantevole immagine della Pietà di Michelangelo, scolpita dalla luce, rivela il virtuosismo della sua tecnica fotografica così efficacemente applicata al variegato panorama romano. Per un urbanista che come me si occupa di indagare la violenza, i contrasti e il caos della città globale contemporanea, Roma assume un significato più vasto, assurgendo a pietra di paragone della cultura urbana. Così come avvenne per Roma nel periodo di massimo splendore, Shanghai, Lagos e Mumbai sono oggi le città con il tasso di crescita più alto al mondo. Ma al contrario di Roma, i nuovi paesaggi urbani delle metropoli moderne sono unidimensionali, privi di spessore sociale, complessità spaziale e bellezza architettonica. Le fotografie di [Mimmo] Jodice sono una dichiarazione di ciò che Roma ha da offrire al Ventunesimo secolo. Ci rammentano che il potere politico e la crescita economica possono contribuire alla creazione di manufatti urbani di spessore, complessità e bellezza tali da durare nel tempo. E, come suggerisce la prima immagine, [Mimmo] Jodice è lì per aiutarci a scoprire questa città archetipica. Richard Burdett
CHE Affermatasi nella categoria Ritratto, Vanessa Winship è la vincitrice assoluta della prima edizione del Sony World Photography Award. Peraltro già vincitori nella categoria Portraits Stories al World Press Photo 2008 (FOTOgraphia, aprile 2008), i ritratti di Sweet Nothings raffigurano le allieve di una scuola di un villaggio rurale della Turchia. (pagina accanto) Selezione finale del Sony World Photography Award e mostra delle fotografie finaliste: a Cannes, sulla Costa Azzurra, a fine aprile.
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anco a dirlo: i risultati finali dei concorsi fotografici dipendono in larga misura dalla composizione della giuria selezionatrice, che sentenzia in relazione alle proprie opinioni, maturate sulle rispettive esperienze individuali. Così che, registriamolo subito, ancora prima dei commenti sul suo svolgimento e le sue conseguenti proiezioni, al primo Sony World Photography Award, prestigioso riconoscimento internazionale, si è imposto un portfolio di ritratti che tali sono soltanto in apparenza formale (anche a questo ci riferiamo più avanti). La serie Sweet Nothings dell’inglese Vanessa Winship, dell’Agence Vu (FOTOgraphia, giugno 2003), è ritratto di stampo e intendimento giornalistico, non certo ritratto classico, a dispetto della categoria nella quale ha primeggiato e dalla quale si è proiettata verso il primo premio assoluto: appunto conquistato. Diciamolo, è più giornalismo di quanto sia ritratto [qui sopra]; tanto che, registriamo che prima di questa affermazione lo stesso servizio ha ottenuto il primo premio nella categoria Portraits Stories, alla recente edizione 2008 del World Press Photo, contenitore asso-
luto del fotogiornalismo internazionale, scomposto in tematiche di riferimento e richiamo, ma inviolabilmente fotogiornalismo (FOTOgraphia, aprile 2008). A questo punto è necessario certificare la composizione della giuria del Sony World Photography Award, appuntamento fotografico che ci ha emozionati e al quale vanno il nostro incondizionato plauso e il nostro convinto apprezzamento: lo diciamo subito, per evitare equivoci e fraintendimenti. Forte di nomi di prestigio e ai vertici della fotografia contemporanea, in rigoroso ordine alfabetico, la giuria ha coinvolto Stephen Cohen, gallerista statunitense, fondatore e curatore di prestigiose manifestazioni d’arte fotografica, Bruce Davidson, fotogiornalista (Magnum Photos, agenzia-testimonianza Sony dai primi istanti del suo ingresso nel mondo della fotografia reflex digitale), Elliott Erwitt, fotogiornalista (Magnum Photos), Martine Franck, fotogiornalista (Magnum Photos, moglie del compianto Henri Cartier-Bresson, va detto), Nan Goldin, fotografa di riferimento dell’espressione artistica dei nostri giorni, Mary-Ellen Mark, fotogiornalista, Susan Meiselas, fotogiornalista (Magnum Photos), Martin Parr, documentarista sociale e altro ancora (Magnum Photos), Rankin, ritrattista, e Tom Stoddard, fotogiornalista. Quindi, tra membri Magnum Photos (cinque) e indipendenti, sei fotogiornalisti su dieci, che arrivano a sette, con l’aggiunta di Martin Parr, culturalmente vicino al linguaggio espressivo del fotogiornalismo. Ciò a dire che, pur non entrando in alcuna diatriba di merito o demerito delle attribuzioni ai vincitori di categoria e a quello assoluto (quella assoluta), siamo perfettamente coscienti che i risultati sarebbero stati diversi con altre giurie: diversi, ma altrettanto orientati. È lecito e doveroso che ognuno di noi esprima se stesso in ogni occasione. E questa è una delle tante possibili.
SONY PHOTOGRAPHY AWARD Dopo le conclusioni, con percorso curiosamente inverso, raccontiamo di cosa stiamo parlando: del primo Sony World Photography Award, lanciato lo scorso autunno e arrivato alla sua fastosa conclusione alla fine di aprile, appunto con le attribuzioni dei premi, che stiamo per sottolineare. Ancora con percorso rovescio, poi procederemo cronologicamente, ribadiamo il nostro riepilogo, confermando la nostra opinione. Si è trattato di un concorso fotografico di livello straordinariamente alto, certificato dalla giuria convocata per l’occasione e da altro ancora, che conferma l’impegno di Sony nel mondo della fotografia consapevole (non solo fotoricordo: argomento per se stesso affascinante, ma estraneo
CONCORSO! all’azione fotografica riferita al proprio linguaggio espressivo), nel quale la casa giapponese è entrata all’indomani dell’acquisizione delle linee produttive Konica-Minolta, con la propria famiglia di reflex α / Alpha (tra le quali l’α200 / Alpha 200, TIPA Award di categoria; su questo stesso numero, da pagina 26). Al concorso, promosso soprattutto in Rete, ma non soltanto, sono arrivate settantamiladuecentottantasei immagini (70.286), inviate da dodicimiladuecentonovantaquattro autori (12.294) provenienti da centosettantotto paesi, che significano un contatto stimato con sessantotto milioni di appassionati di fotografia di tutto il mondo! Già da sole, queste cifre sarebbero impressionati, almeno quanto alto è lo standard dei finalisti di categoria arrivati alla selezione conclusiva, dove sono stati proclamati i vincitori di ogni categoria prevista e il vincitore assoluto (nello specifico, la vincitrice assoluta). Ma il conforto dei numeri, che sicuramente compensa l’investimento economico Sony, non è il solo valore della manifestazione, che fin da questa sua prima edizione si impone nel panorama internazionale non solo per la quantità, ma soprattutto per la qualità delle immagini: e ragioniamo alla luce dei finalisti, raccolti in un ben allestito catalogo e riuniti in una avvincente e affascinante mostra (a Cannes, a fine aprile; speriamo che la stessa mostra possa essere in qualche modo itinerante in altre occasioni, magari anche italiane: ammesso e non concesso che l’establishment della fotografia nazionale ne possa capire il valore universale e promozionale... per la fotografia nel proprio complesso). Ma la differenza non la fa tanto la quantità, ripetiamolo, quanto la qualità. Congratulazioni e complimenti a Sony, che è entrata in un mondo nuovo con passo deciso e intelligente (dote rara nel commercio della fotografia), ribadendo che gli impegni o si prendono o si lasciano stare. Se si prendono, ci possono stare tanti diritti e benefit, ma soprattutto ci sono altrettanti doveri. Da svolgere con competenza e decisione. Nel caso di Sony, sono stati anche svolti con apprezzata coerenza e modestia: che ci ha profondamente colpiti. Al positivo.
Gratificanti per gli organizzatori, le ragguardevoli cifre che quantificano lo straordinario successo della prima edizione del Sony World Photography Award costituiscono una unità di misura oggettiva. A questa, si aggiunge il valore qualitativo delle fotografie inviate. A conclusione, da una ristretta rosa di tre autori per categoria sono stati scelti gli undici vincitori professionisti, più uno non professionista. E poi, tra tutti è stato indicato il vincitore assoluto. Al femminile: la vincitrice assoluta
Nell’ambito della fotografia non professionale del Sony World Photography Award si è imposto l’indiano Arup Ghosh con il ritratto di un barbiere di paese. (a destra, in alto) Astratto: Anita Cruz-Eberhard (Usa). Fabio Rota (Italia): finalista in Astratto.
Pubblicità: Fabrizio Cestari (Italia).
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CATEGORIE E DINTORNI Le settantamiladuecentottantasei fotografie inviate al primo (avvincente!) Sony World Photography Award, come già detto in rappresentanza di dodicimiladuecentonovantaquattro autori da centosettantotto paesi, sono state iscritte nelle undici categorie professionali previste e nel contenitore complessivo della fotografia non professionale. In cifre: 70.286 fotografie, 12.294 autori, 178 paesi. Secondo modalità, giurie locali hanno segnalato vincitori parziali, tra i quali, per ognuna delle dodici categorie (undici professionali e una non professionale), sono stati scelti tre lavori fotografici da sottoporre alla giuria internazionale finale, composta come già ricordato. In occasione di una cena di gala conclusiva, sono stati rivelati i vincitori di categoria e il vincitore assoluto. Ne riferiamo a seguire; ma subito qui sottolineiamo con orgoglio l’affermazione di due italiani su undici (!): Fabrizio Cestari nella categoria Pubblicità e Giacomo Brunelli in quella della Natura. Nell’ambito della fotografia non professionale, con finalisti scomposti in otto categorie -Astratto, Architettura, Moda, Musica/Performance, Natura, Ritrat-
to, Scienza e Sport-, si è imposto l’indiano Arup Ghosh con il ritratto di un barbiere di paese [a sinistra]. Alla selezione conclusiva è approdato anche l’italiano Tommaso Awerbuch, con una delicata interpretazione della Moda. E questa affermazione di Arup Ghosh si accoda a quella della vincitrice assoluta Vanessa Winship, che abbiamo già anticipato, altrettanto proveniente dalla categoria ritratto, della fotografia professionale. Questa coincidenza significa qualcosa? Probabilmente sottolinea l’interesse per l’Uomo, consapevole protagonista delle proprie azioni e presenza sulla Terra. Ancora: ha un qualche significato aggiuntivo che entrambi i vincitori si siano affermati con fotografie bianconero (peraltro massicciamente presenti in tutta la selezione finale, trasversalmente a ogni categoria)? Diremmo di sì, e saremmo pure tentati di avanzare ipotesi sull’essenza e consistenza dell’espressività fotografica del bianconero, che attraversa indenne le stagioni e le tecnologie, imponendosi come autentico linguaggio autonomo della fotografia, a propria volta linguaggio dei nostri tempi. Però, non è sede né momento per farlo: qui e ora è sufficiente la rilevazione e sottolineatura; a ciascuno, le consecuzioni, deduzioni e riflessioni personali al proposito. Sia per il contenitore delle categorie non professionali, appena ricordate, sia per quello delle categorie professionali, che stiamo per presentare, rileviamo subito che i confini identificatori del Sony World Photography Award non sono stati sempre netti e definitivi. L’interpretazione individuale dei singoli autori si è spesso basata su scarti di significato rispetto i valori canonici, tanto che, alla luce della selezione finale, alcune attribuzioni/iscrizioni sono risultate perfino distanti dai termini ufficiali della propria categoria. E questo, se vogliamo vederla anche così, la dice lun-
ga sulla vivacità della fotografia contemporanea, sempre meno circoscrivibile per identificazioni certe e assolute: in generale, si registra una alta attenzione per la figura inserita nell’ambiente. L’abbiamo già rilevato: è questa l’essenza dei ritratti-reportage della vincitrice Vanessa Winship [a pagina 40] e di alcune interpretazioni dell’architettura, che non si sono limitate alla sola registrazione di edifici e costruzioni, come manifesta l’intero servizio della vincitrice di categoria, la messicana Livia Corona, oltre l’immagine simbolo della sua serie [qui sopra]. E questo potrebbe sollecitare una riflessione sulla fotografia dei nostri giorni, che dal contenitore del Sony World Photography Award si allunga in avanti: però, ripetiamo, non è il caso di farlo qui e adesso.
se Anita Cruz-Eberhard, con una serie di visioni grafiche in dettaglio di forme individuate nella vita quotidiana [pagina accanto]. In questa categoria, segnaliamo la presenza dell’italiano Fabio Rota (www.fabiorota.it) tra i tre finalisti: con affascinanti astrazioni in bianconero del corpo, appunto Paesaggi corporei [ancora pagina accanto]. Italiano è il vincitore della categoria Pubblicità (Advertising): Fabrizio Cestari (www.fabriziocestari-photography.com). L’abbiamo già richiamato e qui commentiamo la sua serie Made in Japan: (ancora!) ritratti notturni di giapponesi, ripresi a Tokyo e Kyoto, rappresentativi di un delicato rapporto tra tradizione e innovazione, che attraversa il paese, caratterizzandolo ai nostri occhi [pagina accanto e in copertina]. Uno strutturato reportage su un’area del Messico, dove sono state promesse (ed edificate?) due milioni di nuove abitazioni, fotograficamente documentate sia dal punto di vista autenticamente architettonico sia da quello sociale degli abitanti, ha primeggiato nella categoria Architettura (Architecture). Ancora una vincitrice al femminile (commentiamo in chiusura): la già menzionata Livia Corona [a sinistra]. Nell’ambito della Moda (Fashion), comprendiamo come la giuria non abbia avuto il coraggio di sostenere fino alla vittoria finale la provocatoria serie del-
Architettura: Livia Corona (Messico).
Andrea Massari (Italia): selezionato in Moda.
VINCITORI PROFESSIONISTI Eccoci alle undici categorie nei quali il Sony World Photography Award ha scomposto la fotografia professionale. Nell’Astratto (Abstract ) si è imposta la statunitenModa: Valeska Achenbach e Isabela Pacini (Germania e Brasile).
Eunice Lieveld (Olanda): finalista in Moda.
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Musica/Performance: Eduard Meltzer (Svizzera).
(a destra, al centro) Nudo: Natalie Bothur (Germania).
Natura: Giacomo Brunelli (Italia).
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l’olandese Eunice Lieveld, scandita sulla rappresentazione dalle tinte forti di donne che fanno la maglia a gambe divaricate, sedute su una sedia di fronte a una scenografia evocativa. Tutte sostanzialmente nude, ognuna interpreta una figura dell’universo donna [a pagina 43] (per una questione morale, che nonostante tutto ci appartiene, avremmo preferito che si fosse evitata la simbologia della suora nuda). Allo stesso tempo, ci rammarica che l’italiano Andrea Massari (www.andreamassari.com) non abbia avuto accesso all’Olimpo dei tre finalisti, arrivando alla soglia della nomination [ancora a pagina 43]; e dunque registriamo l’affermazione della coppia Valeska Achenbach e Isabela Pacini (Germania e Brasile), con una sequenza di impostazione, diciamola così, etnica [sempre a pagina 43]. A margine, e con l’occasione, richiamiamo ancora le osservazioni, già ripor-
tate, sulle interpretazioni scartate a lato rispetto le identificazioni ufficiali delle categorie del concorso. Nessuna deviazione possibile per Musica/Performance (Music/Performance), che non ammette, né concede, deviazioni dal tema rigorosamente indicato. Casomai, se può servire a qualcosa, sottolineiamo la vittoria di un bianconero, su altri due finalisti a colori: lo svizzero Eduard Meltzer [in alto]. Italia e bianconero, annotazioni complementari, nella categoria Natura (Nature), nella quale si è perentoriamente affermata la forte personalità delle visioni e raffigurazioni fotografiche di Giacomo Brunelli (www.giacomobrunelli.com): animali osservati con occhio e attenzioni particolari, significative (oltre che rispettose) dei soggetti [a sinistra]. Ancora sopra le righe il Nudo (Nude), uno dei temi più classici dell’intera storia della fotografia, frequentato senza soluzione di continuità, né di tempo né di interpretazioni, da autori che si sono mossi ed espressi con proposte straordinarie, purtroppo assenti nella selezione finale di questo concorso. Registriamo,
quindi, l’affermazione della tedesca Natalie Bothur, che con occhio formalmente lontano si tiene distante da ogni precedente esperienza, ma che, alla resa dei conti, non riesce a convincere [pagina accanto]. Tutto al contrario del reportage del peruviano, cittadino statunitense, residente a Brooklyn, Moises Saman, primo premio per il Fotogiornalismo (Photojournalism/Documentary). Capace e apprezzato corrispondente dai fronti di guerra, con una coinvolgente sequenza di bianconero dalle tinte fosche ha registrato la realtà delle bande che infestano El Salvador, componendo i tratti di una socialità tragica: una delle tante piccole-grandi tragedie dei nostri attuali giorni [in alto]. Scelta difficile, questa, ma è la dura legge dei concorsi. Così ne hanno fatto le spese i convincenti ritratti dei bambini di un villaggio delle Filippine, del tedesco Hartmut Schwarzbach [a destra], assolutamente meritevoli. Però, ancora si sarebbe trattato di reportage in forma di ritratto (per il quale richiamiamo il nostro approfondimento Identità incerte, in FOTOgraphia dello scorso settembre 2007), oggettivamente meno trascinante del reportage vincitore. A completamento, un altro argomento di meditazione: questi ritratti di Hartmut Schwarzbach sono stati realizzati con composizione quadrata Hasselblad (lo certificano le tacche caratteristiche al bordo sinistro del fotogramma), che da tempo sta definendo un certo reportage dal passo lieve, trasversale anche a molti vincitori di categoria del World Press Photo. Come già rivelato, i ritratti di Sweet Nothings dell’inglese Vanessa Winship si sono affermati nella propria categoria (Ritratto / Portraiture), e hanno fatto guadagnare all’autrice anche il primo premio assoluto al Sony World Photography Award. Non ripetiamo le nostre considerazioni sul fatto che non si tratti tanto di ritratto classico, quanto di ritratto fotogiornalistico (sullo stile, ancora, delle Identità incerte considerate lo scorso settembre 2007, appena richia-
mate). Invece qui è il caso di precisare che si tratta di un servizio fotografico di profilo e svolgimento alto, che fa tesoro e valore delle lezioni di quel linguaggio fotografico riconducibile all’originaria esperienza degli Uomini del XX secolo di August Sander, straordinario interprete, in questo caso applicato alle allieve di una scuola di un villaggio rurale della Turchia [a pagina 40]. Niente da eccepire sullo spessore di questo reportage... scusate, di questi ritratti. E poco da contestare riguardo la mancata affermazione dei ritratti degli ultimi conducenti di risciò di Calcutta, dell’italiano Simone Donati (www.terrapro-
Hartmut Schwarzbach (Germania): finalista in Fotogiornalismo. (in alto) Fotogiornalismo: Moises Saman (Usa).
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Simone Donati (Italia): finalista in Ritratto. (a destra) Scienza: Thomas Deerinck (Usa). (a destra, al centro) Anil Risal Singh (India): finalista in Scienza. (a destra, in basso) Vladimir Nefedov (Russia): finalista in Scienza.
Oltre la partecipazione dei giurati che hanno assegnato i premi, la serata di gala conclusiva del primo Sony World Photography Award ha avuto come ospite d’onore Phil Stern, classe 1919, uno dei più grandi fotografi contemporanei. Più conosciuto per i suoi ritratti dello star system hollywoodiano, e meno per i suoi reportage dai fronti della Seconda guerra mondiale, Phil Stern è stato accolto da una spontanea standing ovation di apprezzamento e referenza, che, se servisse ancora sottolinearlo, ha contribuito a dare spessore e consistenza all’intero svolgimento del concorso. (Presentiamo Phil Stern con un ritratto eseguito dal regista e produttore cinematografico Brett Ratner, nella cui residenza, a Hollywood, è collocata una cabina per fototessere automatiche nella quale si esprimono i suoi ospiti, tra i quali lo stesso Phil Stern. Raccolte nella monografia Hilhaven Lodge, appunto il nome della villa, che fu di Ingrid Bergman durante la Seconda guerra mondiale e Kim Novak negli anni successivi, queste giocose fototessere sono state commentate in FOTOgraphia dell’ottobre 2005).
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ject.net) [pagina accanto], che hanno ceduto il passo alla vincitrice assoluta del concorso. In relazione alla categoria della Scienza (Science) ci permettiamo di rilevare come la partecipazione di fotografie (appunto) scientifiche a concorsi fotografici prescinda dal loro originario valore e riferimento. Cioè, si esula dal significato scientifico per dare spazio alla sola e pura estetica dell’immagine, estrapolata da ogni contesto di riferimento. Così che le composizioni astratte dello statunitense Thomas Deerinck [pagina accanto] finiscono per ammaliare per i propri colori e non certo per il senso del soggetto rappresentato e abbondantemente ignorato dai non addetti. Diciamolo con franchezza: forme pure, che in questa occasione si sono imposte sugli altri due finalisti, rispettivamente e in semplificazione sui circuiti elettronici dell’indiano Anil Risal Singh e sulle gocce in esplosione (stile Harold Edgerton) del russo Vladimir Nefedov [entrambi ancora pagina accanto]. Infine, lo Sport, in relazione al rigoroso ordine alfabetico delle identificazioni originarie delle categorie del primo Sony World Photography Award. Ancora uno slittamento verso il reportage sociale, con i calciatori disabili, mutilati di guerra di una delle tante carneficine che da tempo insanguinano l’Africa. L’olandese Robin Utrecht ne offre una visione partecipata, che si proietta sull’osservatore [in alto].
CON TUTTO Dopo le necessarie burocrazie giornalistiche, che hanno fatto registrare, passo dopo passo, lo svolgimento di questa prima edizione del Sony World Photography Award, bisogna approdare a una con-
clusione che non si limiti all’ufficialità della vicenda, ma che da questa prenda avvio. A parte e oltre il nostro apprezzamento personale, già espresso, si impone una ulteriore riflessione: che riguarda l’impegno di Sony nella fotografia di alto profilo. A nostro giudizio l’organizzazione e svolgimento di un evento di tanta e tale portata ha almeno due significati, due valori da sottolineare (e sottoscrivere). Da una parte, rivela come Sony intenda affermarsi nell’ambito della fotografia internazionale di qualità, nel cui comparto è entrata con un sistema reflex ben allestito, edificato attorno le prestazioni delle proprie configurazioni ad acquisizione digitale di immagini α (Alpha); dall’altra, sottolinea la vocazione leader della stessa Sony. Cioè, per quanto ultima arrivata nel mondo della fotografia reflex, Sony è niente affatto intimidita dalla radicata storicità di altri marchi, e si offre e propone come interlocutore (almeno) alla pari, capace di sostenere un dialogo a tutto tondo, dal commercio quotidiano alla cultura dell’immagine. Quindi, rientrando tra i confini del concorso, un’ultima annotazione parallela. La presenza di cinque fotografe tra i vincitori delle undici categorie professionali può essere letta in due maniere. La prima è che si tratta di una clamorosa eccezione, rispetto la regola quotidiana, che registra soprattutto un lavoro/impegno al maschile (comunque, in giuria, quattro donne su dieci). La seconda è che questo rapporto stia a indicare una nuova realtà della fotografia internazionale. Francamente, speriamo che sia giusta la seconda interpretazione. Maurizio Rebuzzini
Sport: Robin Utrecht (Olanda).
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PRAGA 1968 L’INVASIONE ome possiamo raccontare la storia ai nostri figli, ai giovani, continuando a tacere la cronaca di molti avvenimenti dei quali siamo stati testimoni generazionali? Come possiamo ricordare che la data dell’Undici settembre ha un tragico precedente, che l’attacco alle Twin Towers del 2001 hanno relegato in soffitta? Penso al colpo di stato militare, che l’11 settembre 1973 concluse la legittima presidenza socialista del cileno Salvador Allende, momento peraltro consegnato alla Storia dalla drammatica ultima fotografia del presidente democraticamente eletto, davanti al Palacio de La Moneda di Santiago, arma alla mano, elmetto in testa, circondato dai suoi fedeli, alcuni istanti prima della morte (World Press Photo of the Year 1973; FOTOgraphia, febbraio 2006). Come possiamo cancellare lontane scelleratezze che, in cronaca, hanno accompagnato avvenimenti tragici del nostro mondo? Come possiamo limitare le evocazioni del Sessantotto alla fantastica e utopistica stagione che ha attraversato l’Europa e il mondo, tralasciando di ricordare che quell’estate, dall’alba del ventuno agosto, è stata consumata una vergognosa infamia politica! A breve, il giornalismo internazionale si allungherà nelle celebrazioni del quarantesimo anniversario dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia, che represse nel sangue quella che era stata la ventata di speranze sociali ed esistenziali della definita “Primavera di Praga”, innescata dal premier Alexander Dubc̆ek, che riunì attorno il suo programma (di abbandono del modello sovietico) un folto gruppo di politici e intellettuali riformatori. Qualcuno ha già cominciato a farlo: in relazione alla personalità fotografica, abbiamo ricordato l’intervista a Josef Koudelka, partecipe testimone fotografico di quei giorni (ne stiamo per scrivere), pubblicata sul numero dello scorso maggio dell’attento mensile francese di settore Réponses Photo (riferendone proprio un mese fa); ancora, su questo stesso numero, a pagina 17, segnaliamo le cinque pagine di La Repubblica di domenica ventisette aprile. Dopo queste avvisaglie, il grosso si materializzerà nei giorni caldi a cavallo tra luglio e agosto.
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© JOSEF KOUDELKA / CONTRASTO
Oggi celebrato autore, membro dell’agenzia Magnum Photos dal 1974, nell’agosto 1968 il trentenne Josef Koudelka ha testimoniato l’occupazione militare della Cecoslovacchia, che represse nel sangue la stagione della “Primavera di Praga”: i carri armati sovietici tra le strade, la rabbia della gente, l’azione di coloro i quali si opposero alle armi con la sola loro presenza fisica, le manifestazioni, il pianto e la disperazione. Nella ricorrenza dei quaranta anni, per la prima volta l’intera documentazione fotografica di Josef Koudelka viene pubblicata in volume e allestita in mostra: monografia Invasione. Praga ’68, di Contrasto Editore, ed esposizione allo spazio Forma di Milano, da metà giugno a settembre
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Invasione. Praga ’68, fotografie di Josef Koudelka; Contrasto Editore, 2008 (www.contrastobooks.com); 249 fotografie in bianconero; 296 pagine 24,5x32cm; 40,00 euro.
La reazione della popolazione all’arrivo dei mezzi blindati presso la Radio cecoslovacca.
Ebbene, un consiglio: diffidate dei pomposi toni che evocheranno l’eroismo di un popolo, il sacrificio di una nazione. In cronaca, ai tempi, per contingenti interessi politici e connivenze, pochi si schierarono dalla parte della Cecoslovacchia, che venne lasciata al proprio destino. E dunque, come possiamo rimediare a quei colpevoli silenzi?
PRAGA ’68
(pagina precedente) Per due volte i praghesi hanno sgombrato piazza Venceslao; 22 e 23 agosto.
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Per quanto possa anche farlo, la fotografia diventa preziosa alleata alla ricerca di verità, di testimonianza e riconoscimento. Autentico linguaggio visivo del Novecento, il primo secolo che può contare su un racconto quantomeno realistico (per quanto possiamo esprimere distinguo sulla realtà del documento fotografico, soltanto presunta), la fotografia dei giorni di Praga racconta sia gli aspetti macroscopici, sia quelli di contorno, che -insieme- tratteggiano il coraggio e la dignità di un popolo schiacciato, oltre le conseguenze (le solite) della violenza. A Praga, quella estate, c’era Josef Koudelka, oggi celebrato autore (nell’agenzia Magnum
Photos dal 1974), allora trentenne di talento, fotografo curioso dello svolgimento della vita (Sguardo su, di Pino Bertelli, in FOTOgraphia del febbraio 2002). Inevitabile fu la sua azione, quando l’esercito “alleato” (ironia dei termini) occupò militarmente le strade della capitale. Senza sosta, né pausa, la sua attenzione lo ha portato a condividere l’offesa dei suoi concittadini, alla quale ha dato voce visiva: i carri armati collocati in posizioni strategiche, la rabbia della gente, l’azione di coloro i quali si oppongono alle armi con la sola loro presenza fisica, le manifestazioni, il pianto e la disperazione. (Ricordiamo che proprio a causa di queste fotografie, pubblicate in tutto il mondo dopo essere arrivate clandestinamente negli Stati Uniti -e originariamente accreditate in forma anonima “Fotografo praghese”, per proteggere l’incolumità dell’autore-, Josef Koudelka dovette lasciare il proprio paese, dal quale uscì il 20 maggio 1970, vivendo da esule nel mondo per oltre venti anni). Il corpo di queste fotografie è sostanzioso, nella quantità, ma soprattutto nella qualità dell’osservazione e testimonianza. Oggi, nella ricorrenza dei quaranta anni da quella estate 1968, per la prima volta l’intera documentazione fotografica di Josef Koudelka dei giorni dell’invasione sovietica in Cecoslovacchia viene pubblicata in un volume monografico. È un’opera sostanziale e fondamentale, sia per la Storia sia per la Fotografia, in reciproca comunione di intenti e rapporti (nei due sensi: dare e ricevere, senza soluzione di continuità). È una monografia pubblicata in tutto il mondo, che ancora oggi, soprattutto oggi, colpisce per la forza, dignità e umanità delle immagini; edizione italiana di Contrasto: Invasione. Pra-
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ga ’68, duecentoquarantanove fotografie in bianconero; 296 pagine 24,5x32cm; 40,00 euro.
PAGINE COINVOLGENTI Introdotto da una commossa dedica di Josef Koudelka, «Ai miei genitori, che non hanno mai visto queste fotografie», in un percorso di esperienze inverso rispetto quello evocato in apertura («come possiamo raccontare la storia ai nostri figli»), Invasione. Praga ’68 è un volume che eleva la fotografia a ruolo di narratrice oggettiva di fatti e accadimenti. Così che, i tanti testi a corredo, dalla lunga introduzione e cronologia dei fatti di Jir̆í Hoppe, Jir̆í Suk e Jarosav Cuhra, acuta analisi politica di quella stagione, alle testimonianze del tempo che si alternano e accostano alla messa in pagina delle immagini, scorrono per proprio conto, su un binario parallelo. Non aggiungono nulla alle immagini, non ne completano il senso, che è compiuto da sé, ma confezionano un altro racconto, che è appunto quello delle parole. L’unico contatto, non certo minimo, né da sottovalutare, riguarda l’accordo e corrispondenza tra fotografia e parole. Ognuna per sé, ed entrambe insieme, colpiscono prima il cuore, per raggiungere poi la mente. Attenzione: né le fotografie di Josef Koudelka, in veste di fotogiornalista partecipe agli avvenimenti e coinvolto negli avvenimenti, né le parole di testimonianza, da quelle raccolte lungo la strada a quelle ufficiali dei comunicati politici, mirano mai alla pancia. Tutto è declinato con straordinaria e apprezzata trasparenza di intenti. Non ci sono forzature, né
visive né di tono vocale, perché la realtà parla già da se stessa, per se stessa e di se stessa. A questo punto, una annotazione che allinea la forma della raccolta fotografica Invasione. Praga ’68 al racconto per immagini: la messa in pagina è incessante e allestita con avvincente cura. Immagini riprodotte su doppia facciata si alternano a coerenti sequenze di più fotografie accostate in ritmo serrato. Lo svolgimento è tale da prendere per mano l’osservatore, lo rileviamo tante volte (qui una di più), per accompagnarlo nel cammino, scandito da una cadenza non sol-
Viale Vinohradská, presso la Radio cecoslovacca.
Carro armato sovietico circondato dalla folla.
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IN MOSTRA Lo stesso corpo di immagini della monografia è allestito anche in mostra: Invasione. Praga ’68 è esposta a Milano, a Forma, Centro Internazionale di Fotografia, dal diciannove giugno al sette settembre (all’inaugurazione, alle 19,00 del diciannove giugno, è annunciata la presenza di Josef Koudelka). Ne riferiamo in anticipo, ma siamo certi che l’esposizione fotografica non può che riprendere e ripetere l’emozione che individualmente si prova sfogliando le pagine della monografia. A differenza, alle pareti dell’autorevole spazio espositivo milanese, la Fotografia in quanto tale
SPAZIO FORMA
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restigioso e qualificato indirizzo della fotografia contemporanea, Forma è un’iniziativa di Fotospazio, una società costituita da Fondazione Corriere della Sera e Agenzia Contrasto, con consistente collaborazione di ATM (l’azienda dei trasporti pubblici milanesi), che ha concesso i locali espositivi ricavati all’interno dello storico deposito dei tram del quartiere Ticinese. Forma si avvale dell’indispensabile partecipazione di Canon Italia e American Express, oltre che del supporto di Coop. Forma, Centro Internazionale di Fotografia, piazza Tito Lucrezio Caro 1, 20136 Milano; 02-58118067; www.formafoto.it.
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© JOSEF KOUDELKA / CONTRASTO
Difesa della Radio cecoslovacca.
tanto temporale, ma soprattutto emozionale. Già avremmo dovuto farlo allora, e qualcuno di noi non lo fece per speculazione preconcetta (la presunta difesa del socialismo reale), e ora Josef Koudelka impone di abbandonare i pregiudizi e abbracciare l’umanità di un popolo ingiustamente annichilito e umiliato. Il suo è un racconto che non lascia indifferenti, non può lasciare indifferenti, ma richiede partecipazione: quella che si deve sempre e comunque ai deboli e oppressi. La sua è una lezione fotografica che non si esaurisce nel proprio esercizio e nella corrispondente manifestazione, ma proietta il linguaggio espressivo e visivo verso quelle intenzioni che danno spirito e corpo alla partecipazione. Per quanto possiamo essere fisicamente comodi tra le confortevoli pareti domestiche, pagina dopo pagina usciamo dal nostro egoismo per condividere il destino della gente che piange, si dispera, reagisce nelle inquadrature di Josef Koudelka. Qui e adesso il tempo scorre all’inverso, e le lancette della Storia tornano indietro di quaranta anni. Di fronte a questa indelebile testimonianza, simbolo della resistenza, segno incancellabile nella storia, siamo tutti a Praga, siamo tutti per la strada, siamo tutti indignati. Con e da Ferdinando Scianna: «forza e potenza della fotografia che si propone e offre come traccia del mondo, intuizione, folgorazione nel riconoscimento di istanti di vita, che proprio questa fotografia, vero linguaggio della modernità, ha introdotto in modo rivoluzionario nel panorama culturale dell’uomo contemporaneo».
(formalità della propria presentazione in copia stampata) ha modo di manifestare anche i valori della propria personalità convenzionale. Così che c’è tempo e modo per attardarsi sulla superficie apparente degli ingrandimenti. Per quanto questo sia anche un passaggio inevitabile, ci permettiamo di esprimere pubblicamente una nostra opinione personale. Dato il soggetto delle immagini, visitando Invasione. Praga ’68, appuntamento fotografico da non perdere, non ci si lasci deviare da feticismi di maniera. Sì, si apprezzi anche il valore apparente degli ingrandimenti, ma non lo si sovrapponga al senso e significato delle fotografie. Sì, ci si fermi per un istante sulla preziosità delle composizioni e inquadrature, ma non le si anteponga al racconto visivo ed espressivo. È un pericolo costante che corre il fotogiornalismo, quando, dalla propria destinazione originaria sulle pagine di giornali, trasmigra alle eleganti pareti di spazi espositivi: di essere considerato forma d’arte e non comunicazione. Quindi, la superficie deve restare tale, per lasciare tempo e modo di vedere oltre, di sintonizzarsi con i soggetti. È sempre la stessa questione: distinguere tra guardare e vedere (e capire). Appunto. Angelo Galantini Josef Koudelka: Invasione. Praga ’68. Forma, Centro Internazionale di Fotografia, piazza Tito Lucrezio Caro 1, 20136 Milano; 02-58118067; www.formafoto.it. Dal 19 giugno al 7 settembre; martedì-domenica 11,00-21,00, giovedì e venerdì fino alle 23,00.
Quaranta immagini di Vincenzo Cottinelli compongono un percorso fotografico doloroso, a volte ironico, attraverso il nostro paese. Appunti visivi a tema che vanno oltre le notizie in cronaca, sulle quali spesso si specula, e si muovono a ridosso delle vicende nazionali, alle quali rimandano. Un passo scandito con coerenza, ma anche amarezza. Quella di molti, dei quali l’autore bresciano si fa interprete e portavoce
Fondata sul lavoro
POV PAT ercorso fotografico costruito con immagini di tracce, graffiti, insegne stradali, manifesti, vetrine, giocattoli, oggetti buttati, cose di mercatini, ma anche con rappresentazioni di luoghi collettivi (palazzi di giustizia, archivi, biblioteche, stazioni di metropolitana, aule scolastiche) e pochissime figure umane. Una selezione allestita in mostra, alla raffinata galleria La Stanza delle Biciclette di Brescia, che si propone di provocare pensieri sull’Italia di oggi (e un po’ anche sul mondo che ci circonda). Con intenti dichiaratamente provocatori, le fotografie di Vincenzo Cottinelli, riunite nell’identificazione Povera patria, da
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Fondata sul lavoro
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Fondata sul lavoro
ERA RIA un noto motivo di Franco Battiato del 1991 (parole cantate da Come un cammello in una grondaia; a pagina 57), ai cui versi non sono sovrapponibili -va precisato-, evocano storia, memoria e rimozione, fascismo e revisionismo, incultura e censura, libertà e viltà di stampa, superstizione, violenza e fanatismo, stragi impunite e giustizia sfasciata, potere politico e interessi privati, lavoro massacrante, condizione della donna. Sono appunti per un lavoro più ampio, raccolti in tempi e luoghi diversi, per lo più discreti e allusivi, qualche volta urtanti: una mostra non comune, purtroppo di attualità. Ma anche una selezione fotografica (allestita in mostra) vo-
Maschilismo
lontariamente provocatoria, esplicitamente indirizzata (già a partire dal titolo di richiamo), come abbiamo appena annotato. Poiché c’è un soggetto dietro l’obiettivo, che lo dirige e orienta, e, ancora, un soggetto che sceglie e accosta, creando un ritmo visivo dai tempi scanditi secondo proprie finalità, c’è anche e soprattutto un gioco di esibizione e seduzione tra tutte le immagini prese in considerazione da Vincenzo Cottinelli, tra mille altre possibili e mostrate al loro posto: un gioco complicato di fantasie, interessi e, talvolta, rischi. Al proposito, e in richiamo, ricordiamo la fantastica mostra fotografica allestita alla prestigiosa Concoran Gallery of Art di
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Disprezzo per la cultura
No a limiti sulle armi
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CON FRANCO BATTIATO
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ibadiamo quanto espresso nel corpo centrale dell’attuale intervento redazionale. Per la sua selezione di fotografie rappresentative di una condizione sociale e politica individuata, allestita con intenti dichiaratamente provocatori, Vincenzo Cottinelli si richiama a un motivo di Franco Battiato del 1991. Da Come un cammello in una grondaia, le parole cantate di Povera patria si muovono in altra direzione, rispetto le fotografie proposte dall’autore: immagini che evocano storia, memoria e rimozione, fascismo e revisionismo, incultura e censura, libertà e viltà di stampa, superstizione, violenza e fanatismo, stragi impunite e giustizia sfasciata, potere politico e interessi privati, lavoro massacrante, condizione della donna. Ovvero, fotografie che esulano dai versi, ai quali non sono sovrapponibili. Con tutto, è doveroso proporre il testo del motivo di Franco Battiato: ripetiamolo, parole in musica. Povera patria (Franco Battiato) Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Questo paese è devastato dal dolore... ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore? Non cambierà, non cambierà no cambierà, forse cambierà. Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali. Me ne vergogno un poco, e mi fa male vedere un uomo come un animale. Non cambierà, non cambierà sì che cambierà, vedrai che cambierà. Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature se avremo ancora un po’ da vivere... La primavera intanto tarda ad arrivare.
Washington DC, che nel 1999 visualizzò un parallelo che oggi è congeniale. Propaganda & Dreams è stata una comparazione tra la fotografia sovietica e statunitense degli anni Trenta: ciascuna a proprio modo, entrambe caratterizzate da spiriti politici forti ed evidenti, oltre che dichiarati: da una parte la Propaganda di regime, dall’altra i Sogni di uno stile di vita da proporre al mondo intero (ne abbiamo approfondito in FOTOgraphia del luglio 2004). La curatrice Leah Bendavid-Val ha lavorato con efficienza, puntualizzando bene la contrapposizione tra due stili fotografici, ognuno in linea con se stesso e con le proprie intenzioni. Però, a ben guardare, partendo dai medesimi presupposti (e preconcetti), un curatore sovietico avrebbe potuto raggiungere i medesimi risultati, invertendo l’ordine dei fattori: Sogni di una nuova vita avviata dalla Rivoluzione e Propaganda di una vita ormai compromessa dal nuovo vento dell’Est. Comunque, a completamento, per una eventuale presa di contatto individuale, ricordiamo che la selezione Propaganda & Dreams è stata raccolta anche in un ben allestito volume, pubblicato da Edition Stemmle di Zurigo. A questo punto, a partire dalla Povera patria di Vincenzo Cottinelli, ed oltre la sua stessa proiezione culturale, si impone una riflessione conclusiva sul valore implicito ed esplicito della fo-
In God We Trust
Muro del pianto
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Roma 2006, lo statista
Affari e politica
Sguardo d’intesa
Italia da bere
Capaci
tografia, espressione visiva che mostra la realtà senza apparenti mediazioni (e da qui, forse, si è imposta la propria diffusione e popolarità anche come documento). La consecuzione delle immagini di Vincenzo Cottinelli, il cui insieme è suddiviso in tre capitoli conseguenti (Princìpi e valori, Guerra e pace e Storia, memoria e giustizia), compone una sostanziosa e sostanziale rappresentazione per sottrazione, che indubbiamente costituisce una modalità di messa in scena più invasiva del-
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la ricostruzione fisica dello spazio rappresentato. Anche le identificazioni delle immagini sono in sintonia: da Fondata sul lavoro a No alla ricerca, da Disprezzo per la cultura a Gabbie e misteri, da No al controllo delle nascite a Affari e politica, da Dietro la maschera a Italia da bere, che conclude emblematicamente il tragitto. Tanto che, ribadiamo e confermiamo, questa fotografia esprime un fantastico e inatteso senso di verità. La stessa con la quale facciamo i nostri conti. Giorno dopo giorno. Lello Piazza e Maurizio Rebuzzini Vincenzo Cottinelli: Povera patria. A cura dell’Associazione per il bianconero. Galleria La Stanza delle Biciclette, via delle Battaglie 16, 25122 Brescia; 030-3773269; www.vincenzocottinelli.it, v.cottinelli@alice.it. Dal 12 giugno al 20 luglio; martedì-domenica 18,00-19,30 (altri orari su prenotazione).
NEL TRENTENNALE
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All’anagrafe, Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini; in fotografia, semplicemente Tina Modotti: una delle figure più emblematiche della storia della fotografia, allo stesso momento misteriosa e intrigante. Tra le due date ufficiali di nascita e morte (Udine, 17 agosto 1896 - Città di Messico, 5 gennaio 1942; altrove sedici agosto / sei gennaio), la sua vita è stata adeguatamente controversa e avventurosa: dall’emigrazione ne-
gli Stati Uniti alle prime frequentazioni del cinema hollywoodiano (attrice in The Tiger’s Coat, di Roy Clements, del 1920, Riding with Death, di Jacques Jaccard, del 1921, e I Can Explain, di George D. Baker, del 1922: anni di Rodolfo Valentino), dall’avvicinamento al mondo artistico della California alla vocazione fotografica, all’esperienza messicana, alla partecipazione al movimento comunista internazionale. Tanto che la segnalazione delle sue biografie è sostanziosa. Limitandoci alle sole edizioni italiane, non tutte ancora reperibili in libreria, registriamo in ordine cronologico decrescente: ❯ Modotti. Una protagonista del secolo breve (a fumetti), di An-
Linee del telefono (Messico, 1925) è la fotografia di Tina Modotti riprodotta sul francobollo italiano celebrativo dell’ Informazione fotografica, emesso il 30 giugno 1978: trenta anni fa.
FOTOGRAFIA USA
N
ello stesso giugno 1978 del francobollo italiano dedicato all’Informazione fotografica, l’Amministrazione postale statunitense ha emesso un proprio francobollo esplicitamente dedicato alla Fotografia. Come raccontato nell’approfondimento pubblicato in FOTOgraphia dell’ottobre 2003, dal ventisei del mese sono stati stampati 163.200.000 esemplari (contro i dieci milioni del francobollo italiano, illustrato con una immagine di Tina Modotti), finalizzati all’affrancatura di 15 centesimi, ai tempi tariffa base del servizio. Il soggetto è manifesto e dichiarato: in una costruzione grafica con richiamo alla composizione giallo-magenta-ciano dei colori, si riconoscono inconfondibili elementi fotografici, a partire da una intrigante Deardorff 8x10 pollici in legno.
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gel de la Calle; 001 Edizioni, annunciato per il giugno 2008 (144 pagine 17x24cm; 16,00 euro); ❯ Modotti. Una donna del Ventesimo Secolo (a fumetti); di Angel de la Calle; 001 Edizioni, 2008 (128 pagine 17x24cm; 16,00 euro); ❯ Tina Modotti. Vita, arte e rivoluzione. Lettere a Edward Weston 1922-1931, a cura di Valentina Agostinis; Abscondita, 2008 [riedizione della pubblicazione originaria; Feltrinelli, 1994] (234 pagine; 24,00 euro); ❯ Tina Modotti. Fra arte e rivoluzione, di Letizia Argenteri; Franco Angeli, 2005 (320 pagine; 24,00 euro); ❯ Tina, di Pino Cacucci; Feltrinelli, 2005 [riedizione della pubblicazione originaria; Interno Giallo, 1991] (240 pagine; 8,00 euro); ❯ Julio Antonio Mella e Tina Modotti contro il fascismo, di Froilán González e Adys Cupull; Achab Editrice, 2005 (224 pagine; 12,00 euro); ❯ Tina Modotti. Fotografa irregolare, di Elisa Paltrinieri; Selene, 2004 (137 pagine; 13,50 euro); ❯ Vita di Tina Modotti. Fuoco, Neve e ombre, di Patricia Albers; Postmedia, 2003 (320 pagine; 18,80 euro) [FOTOgraphia, luglio 2003]; ❯ Tina Modotti. Verità e leggenda, di Christiane Barckhausen; Giunti Editore, 2003 (256 pagine; 10,00 euro); ❯ Tina Modotti. Ritratto di donna, di Vittorio Vidali; Arti Grafiche Friulane, 2002 (128 pagine; 12,50 euro); ❯ Tina Modotti, Arte Vita Libertà, di Riccardo Toffoletti; Il Ramo d’Oro Editore, 2001 (220 pagine 29x 30,5cm, illustrato; 31,00 euro); ❯ Tinissima, di Elena Poniatowska; Frassinelli, 1997 (422 pagine; 14,98 euro); ❯ Tina Modotti, una vita nella storia, atti del Convegno Internazionale di Studi, a cura del Comitato Tina Modotti; Arti Grafiche Friulane, 1995 (352 pagine; 30,95 euro);
❯ Tina. La vita di una donna straordinaria: Tina Modotti, di Pino Cacucci; Edizioni Teadue, 1995 (seconda edizione 2001; 202 pagine); ❯ Tina Modotti. Vita, arte e rivoluzione. Lettere a Edward Weston 1922-1931, a cura di Valentina Agostinis; Feltrinelli, 1994 (152 pagine) [rieditato da Abscondita nel 2008]; ❯ Tina Modotti: gli anni luminosi, di Valentina Agostinis; Bibliote-
tografia sociale, di Marta Madotto [nomen omen], Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia, Facoltà di lettere e filosofia, Corso di Diploma in Scienze dei Beni Culturali, Anno Accademico 2006/2007, relatore professor Maurizio Rebuzzini, correlatore professor Francesco Tedeschi. E tante altre tesi di laurea su Tina Modotti attraversano tutte le università italiane, allargandosi anche oltre i nostri confini nazionali.
ca dell’Immagine, 1992 (246 pagine 23,5x27,5cm, illustrato; 30,00 euro). ❯ Tina, di Pino Cacucci; Interno Giallo, 1991 (202 pagine) [rieditato da Feltrinelli nel 2005]. A queste, si aggiunge una consistente quantità (e qualità? non sempre) di tesi di laurea dedicate a Tina Modotti. Per conoscenza diretta, ne segnaliamo almeno una: Tina Modotti: percorso artistico dalla fotografia estetica alla fo-
LA TINA MODOTTI DI PABLO NERUDA
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uando voglio ricordare Tina Modotti devo fare uno sforzo, come se si trattasse di afferrare un pugno di nebbia. Fragile, quasi invisibile. L’ho conosciuta o non l’ho conosciuta? Era ancora molto bella: un ovale pallido circondato da due ali nere di capelli raccolti, grandi occhi di velluto che continuano a guardare attraverso gli anni. Diego Rivera ci ha lasciato la sua figura in uno dei suoi murales, aureolata da coronazioni vegetali e da lance di mais. Questa rivoluzionaria italiana, grande artista della fotografia, arrivò in Unione Sovietica tempo fa col proposito di ritrarre folle e monumenti. Ma lì, attratta dal prorompente ritmo della creazione socialista, gettò la sua macchina fotografica nella Moscova e giurò a se stessa di consacrare la sua vita ai più umili compiti del partito comunista. Mentre adempiva a questo giuramento la conobbi in Messico e la sentii morire quella notte. Accadde nel 1941. Suo marito era Vittorio Vidali, il celebre Comandante Carlos del Quinto Reggimento. Tina Modotti è morta di un attacco cardiaco nel taxi che la riportava a casa. Lei sapeva che il suo cuore non stava bene, ma non lo diceva affinché non le riducessero il lavoro rivoluzionario. Era sempre disposta a fare quello che nessuno vuol fare: scopare gli uffici, andare a piedi nei posti più lontani, passare le notti in bianco scrivendo lettere o traducendo articoli. Nella guerra spagnola fece l’infermiera per i feriti della Repubblica. Aveva avuto un episodio tragico nella sua vita, quando era la compagna del grande dirigente della gioventù cubana Julio Antonio Mella, allora in esilio in Messico. Il tiranno Gerardo Machado mandò dall’Avana alcuni sicari per uccidere il dirigente rivoluzionario. Stavano uscendo dal cinema un pomeriggio, Tina al braccio di Mella, quando questi cadde sotto una raffica di mitra. Caddero insieme a terra, lei spruzzata dal sangue del suo
compagno morto, mentre gli assassini fuggivano ben protetti. E il colmo fu che gli stessi funzionari di polizia che avevano protetto i criminali volevano accusare Tina Modotti dell’assassinio. Dodici anni dopo si esaurirono silenziosamente le forze di Tina Modotti. La reazione messicana cercò di far rivivere l’infamia coprendo di scandalo la sua morte, come prima aveva voluto coinvolgerla nella morte di Mella. Intanto, Carlos ed io vegliavamo il piccolo cadavere. Vedere soffrire un uomo così robusto e coraggioso non è uno spettacolo gradevole. Quel leone sanguinava nel ricevere sulla ferita il veleno corrosivo dell’infamia che voleva macchiare Tina Modotti ancora una volta, dopo morta. Il Comandante Carlos ruggiva con gli occhi arrossati; Tina era di cera nella sua piccola bara di esiliata; io tacevo impotente di fronte a tutta l’angoscia umana riunita in quella stanza. I giornali riempivano intere pagine di immondizia da romanzo d’appendice. La chiamavano «la donna misteriosa di Mosca». Alcuni aggiungevano: «è morta perché sapeva troppo». Impressionato dal furioso dolore di Carlos presi una decisione. Scrissi una poesia minacciosa contro quanti offendevano la nostra morta. La mandai a tutti i giornali senza alcuna speranza di vederla pubblicata. Oh, miracolo! Il giorno dopo, invece delle nuove e favolose rivelazioni che avevano promesso il giorno prima, comparve su tutte le prime pagine la mia indignata e straziata poesia. La poesia s’intitolava Tina Modotti ha muerto. La lessi quella mattina al cimitero di Città di Messico, dove lasciammo il suo corpo e dove giace per sempre sotto una pietra di granito messicano. Su quella pietra sono incise le mie strofe. Quella stampa non scrisse mai più una riga contro di lei. Pablo Neruda (da Confesso che ho vissuto)
Tina Modotti ha muerto Tina Modotti, sorella, non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la rosa nuova. Riposa dolcemente, sorella. La nuova rosa è tua, tua è la nuova terra: ti sei messa un nuovo vestito di seme profondo e il tuo soave silenzio si colma di radici. Non dormirai invano, sorella. Puro è il tuo dolce nome, pura è la tua fragile vita: d’ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma; d’acciaio, linea, polline, si costruì la tua ferrea, esile struttura. Lo sciacallo sul tuo prezioso corpo addormentato protende la penna e l’anima insanguinate come se tu potessi, sorella, levarti sorridendo al di sopra del fango. Nella mia patria ti porto perché non ti sfiorino nella mia patria di neve perché alla tua purezza non giunga l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto: laggiù starai in pace. Lo senti quel passo, un passo pieno di passi, qualcosa di grandioso che viene dalla steppa, dal Don, dal freddo? Lo senti quel passo fiero di soldato sulla neve? Sorella, sono i tuoi passi. E passeranno un giorno dalla tua piccola tomba prima che le rose di ieri appassiscano; passeranno per vedere quelli di un giorno, domani, dove stia ardendo il tuo silenzio. Un mondo marcia verso dove andavi tu, sorella. Ogni giorno cantano i canti delle tue labbra sulle labbra del popolo glorioso che tu amavi. Col tuo cuore valoroso. Nei vecchi focolari della tua patria, sulle strade polverose, una parola passa di bocca in bocca qualcosa riaccende la fiamma delle tue adorate genti, qualcosa si sveglia e comincia a cantare. Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il nome tuo noi che da ogni luogo delle acque e della terra col tuo nome altri nomi taciamo e pronunciamo. Perché il fuoco non muore. Pablo Neruda (da Tre residenze )
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IN FOTOgraphia Anche FOTOgraphia si è occupata della personalità di Tina Modotti. Soprattutto, sono due i richiami obbligatori. Subito ricordiamo l’efficace tavola con la quale, nel febbraio 1996, il bravo Pino Antonelli avviò la serie Storia a strisce, cominciando proprio con una tenera ed efficace rievocazione a fumetto di Tina Modotti. Come avrebbe successivamente fatto anche per le altre Storie, Pino Antonelli combinò interpretazioni di immagini celebri con testi originari. Con l’occasione ribadiamo un rammarico che abbiamo già avuto modo di esternare. Ancora oggi pensiamo alla straordinaria vicenda della Storia a strisce di Pino Antonelli, che abbiamo erroneamente interrotto nel 2000, come a una delle più concrete del nostro percorso redazionale. L’abbiamo già detto, ma la ripetizione si impone: tra i tanti (troppi?) nostri rimorsi c’è soprattutto quello di aver chiuso quell’appuntamento. Quindi, rimarchiamo come il piombinese Pino Bertelli, caustico fustigatore della banalità di molti riti della critica fotografica e dintorni, abbia liquidato la lunga sequenza di (tante/troppe) parole scritte su Tina Modotti. Nel proprio Sguardo su del settembre 2001, spazio redazionale di concentrata e autorevole analisi di personalità fotografiche, come sempre Pino Bertelli è stato esplicito e diretto. Rileggiamo quelle rilevazioni: «Le sciocchezze che sono state scritte su Tina Modotti come fotografa e come rivoluzionaria si sprecano. C’è chi l’ha deificata come “maestra in tutto” (Adys Cupull), chi ha subìto il suo fascino di donna che “ama gli uomini, ecco tutto. Li accoglie in sé finché diventano carne della sua carne” (Elena Poniatowska). Altri si sono lasciati prendere il cuore dal suo senso di trasgressione del prestabilito (Pino Cacucci). C’è chi ha trovato nelle lettere di Tina a Edward Weston “un essere femminile luminoso e singolare, che assorbe il meglio della molteplicità delle culture attraversate” (Valentina
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Agostinis). Per molti era solo una puttana, una donna disponibile e priva di ogni morale. «Le cose più stupide su Tina Modotti, come donna e come artista però le ha dette il suo ultimo compagno, Vittorio Vidali... quel “leggendario comandante Carlos del Quinto Reggimento, che costituì il nucleo dell’esercito popolare in difesa della Spagna democratica contro l’attacco fascista” (Attilio Colombo). Una bufala. La storia “disgelata” di questo spietato sicario, per niente leggendario, è un’altra».
FRANCOBOLLO DEL 1978 Nell’anniversario esatto, ripetendo una segnalazione già riferita, torniamo a Tina Modotti per segnalare una emissione filatelica italiana di trenta anni fa, coincidente con un’analoga edizione statunitense, che richiamiamo in un apposito riquadro pubblicato a pagina 60, dopo averla doverosamente presentata nell’ottobre 2003, con contorno di preziosi annulli. Il 30 giugno 1978, l’Amministrazione delle Poste e delle Telecomunicazioni emise un fran-
Annullo filatelico del giorno di emissione (30 giugno 1978) del francobollo con il quale le Poste Italiane hanno celebrato l’ Informazione fotografica. Questa edizione dedicata, in forma di cartolina illustrata, fu realizzata da Ippolito Cattaneo di Genova, ai tempi distributore del marchio Leica: una antica Leica Compur è accostata a una moderna Leica R3 Electronic, di attualità tecnica in quell’estate di trenta anni fa. Per questo regalo ringraziamo ancora Lorenzo Cattaneo.
cobollo celebrativo dell’Informazione fotografica, a seguito del precedente decreto del Presidente della Repubblica del 29 marzo 1977, numero 268, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 153 del 7 giugno 1977. Il francobollo, del valore di 120 lire, ai tempi tariffa base del servizio postale nazionale, fu stampato dall’Officina Carte Valori dell’Istituto Poligrafico dello Stato in rotocalco, su carta fluorescente, non filigranata. Sulla dimensione complessiva di 30x40mm, il formato di stampa occupa 26x36mm e la dentellatura è del tipo tecnicamente definito 131/4x14. Il francobollo è stato tirato in dieci milioni di esemplari, su fogli da cinquanta soggetti, in policromia a tre colori. Eccoci! Il soggetto riproduce una fotografia di Tina Modotti, Linee del Telefono (Messico, 1925). Oltre la fotografia di Tina Modotti, soggetto principale, il francobollo italiano dell’Informazione fotografica è completato dall’immagine stilizzata di un obiettivo di macchina fotografica (a pagina 60 e in questa pagina, in un annullo filatelico che stiamo per commentare). La combinazione visiva tra la fotografia di Tina Modotti e la raffigurazione grafica è terribile, di dubbio gusto formale ed estetico: ma questo è il francobollo, e così va annotato e storicizzato, ci piaccia o meno. A completamento, si leggono, infine, i richiami ufficiali a “Italia”, in alto, e all’“Informazione fotografica”, verticalmente a destra, appena sopra il valore di “120 lire”. A completamento, registriamo e illustriamo (a centro pagina) una iniziativa filatelica curata da Ippolito Cattaneo di Genova, ai tempi importatore del marchio Leica, che produsse una cartolina illustrata, appositamente affrancata, con relativo annullo del giorno di emissione, appunto 30 giugno 1978 (la nostra copia, qui riprodotta, ce l’ha regalata Lorenzo Cattaneo, che ancora ringraziamo per questo e tanto altro ancora). Sul fronte, oltre il logotipo “Leica”, sono visualizzate una antica Leica Compur e una più moderna Leica R3 Electronic, allora di stretta attualità tecnica. M.R.
ATTENTI AL CANE
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Una raccolta di fotografie di cani non può che comprendere un testo, nello specifico in postfazione, di William Wegman, che della fotografia (e video) dei suoi cani di razza Weimaraner (cani da ferma della famiglia dei bracchi) ha fatto tesoro: professione, arte e affari. Sostanzialmente, le sue sono le uniche parole che accompagnano l’edizione libraria di Dogs, che poi comprende anche una stringatissima annotazione di Catherine Johnson, qui in veste di collezionista di fotografie di cani, che ha selezionato le quattrocentocinquanta immagini riunite nel volume. Ovviamente, si tratta soprattutto, se non già soltanto, di fotoricordo di tipo familiare, che appartengono all’ampia categoria della fotografia anonima, che abbiamo affrontato lo scorso febbraio. Non ci riferiamo al fotogiornalismo di autori anonimi delle due affascinanti raccolte Anonymous - Enigmatic Images from Unknown Photographers, a cura di Robert Flynn Johnson, e Picture Ma-
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chine - The Rise of American Newspictures, a cura di William Hannigan e Ken Johnston, che hanno costituito l’ossatura dell’intervento redazionale richiamato, quando, più specificamente, alle raccolte Snapshots, a cura di Christian Skrein, e Photo trouvée, a cura di Michel Frizot e Cédric de Veigy. Alla stessa maniera di questi due titoli, indipendentemente dal filo conduttore che lega e collega tutte le immagini presentate, ma anche in subordine a questo, l’attuale Dogs conferma e ribadisce la profondità del senso e valore delle fotografie familiari, scattate con esclusiva intenzione di fotoricordo, estranea sia al proposito di condividere a più ampio respiro sia a qualsivoglia intenzione estetica. Così che Dogs arricchisce proprio l’avvincente capitolo della stessa fotoricordo. Le fotografie ordinate dalla collezione di Catherine Johnson, ri-trovate in mercatini, recuperate da album familiari, oppure individuate in quelle scatole nelle quali si accumulano i ricordi personali, sollecitano proprio la riflessione sul pregio e merito della fotografia privata, nel cui ambito si possono individuare
Bambino che osserva un cane abbigliato con sciarpa e cappello attraverso una macchina fotografica. Vecchia signora con il proprio cane.
straordinari racconti sociali. Sia chiaro che nessuna delle quattrocentocinquanta fotografie presentate ha senso per se stessa, ma, tutte insieme, compongono i tratti di una consistente socialità, assolutamente lontana e diversa dagli ordinati cani di Elliott Erwitt e dalla visione con la quale il toscano Gabriele Caproni documenta, fotografandola, la combinazione di cani che accompagnano la vita dei propri padroni (FOTOgraphia, maggio 2007). Questi dell’attuale raccolta Dogs sono tutti cani osserva-
COLLEZIONISTA E ALTRO
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atherine Johnson, dalla cui collezione fotografica sono state selezionate le immagini di Dogs, è presidente del Photography Committee del National Arts Club di New York. Ha esordito nel mondo della fotografia in qualità di rappresentante negli Stati Uniti del fotografo inglese Norman Parkinson, mancato nel 1990 a settantasette anni, ancora in piena attività fotografica. Oltre altre opere tangenti alla fotografia, ha curato le raccolte Stieglitz and the PhotoSecession 1902 (2002), Sex and Humor: Selections from the Kinsey Institute (con Betsy Stirratt; 2002), Feminine Persuasion: Art and Essays on Sexuality (ancora con Betsy Stirratt; 2003) e Karl Bissinger. The Luminous Years: Portrait at Mid-Century (2003). Vive a New
ti con l’amore, magari miope, di chi li ama, avendoli in casa e condividendone i momenti delle rispettive esistenze accomunate e associate. Innegabilmente, il cane ha sempre avuto uno spazio importante nella vita di molte persone (di tutti gli uomini?): la sua fedeltà e amicizia lo hanno reso parte della famiglia e gli hanno riservato un posto privilegiato nella vita e nei ricordi personali. Così, attraverso la straordinaria collezione fotografica allestita da Catherine Johnson, l’incessante sequenza delle fotoricordo di Dogs rivela e sottolinea le relazioni tra l’uomo e il cane all’interno della famiglia. Se invece ci basta restare in superficie, pur senza approdare alle banalità delle collane illustrate di basso profilo, che richiamano un pubblico analogamente posizionato (numerosi i titoli sugli animali domestici), questa attenta monografia offre una confortevole sequenza di inquadrature curiose, divertenti e inusuali, che non si rivolgono solo agli amanti degli animali, ma si allungano -lo confermiamo- a coloro i quali antepongono le considerazioni sulla rappresentazione fotografica al soggetto raffigurato. Nell’eclettica selezione si trovano cani nelle pose più disparate: sotto il tavolo del banchetto natalizio, che nuotano nel
Dogs; dalla collezione fotografica a tema di Catherine Johnson. Phaidon Press Limited, 2007 (www.phaidon.com); 450 illustrazioni; 240 pagine 17,2x24,5cm, cartonato; 14,95 euro.
mare, che marciano con l’esercito, in posa per il ritratto di famiglia, oppure stretti tra le braccia di bambini. Immagini d’epoca, di piccole dimensioni, anonime e senza pretese, che offrono un suggestivo spaccato di vite familiari, dagli inizi del Novecento avanti fino agli anni Cinquanta, rimarcando come il fascino del cane non abbia tempo. E neppure lo ha quello della fotografia, qui in dimensione di onorevole fotoricordo. A.G.
L’orgoglio di “Ma” e “Pa” con i loro sei cuccioli.
Bambina angelica con il suo cane sul letto.
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SLITTAMENTO INVOLONTARIO
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Per quanto la veicolazione digitale sia utile all’editoria dei nostri giorni, tanto da non poterne più fare a meno, si può incorrere in incidenti di percorso, assolutamente incontrollabili. Nonostante l’attenzione della messa in pagina, distribuita su una consecutiva serie di controlli, alla fine si possono verificare incompatibilità di trascrizione, che si rivelano a giochi fatti. Sullo scorso numero di maggio, nell’ambito della presentazione dei presunti autoritratti di avvenenti modelle, raccolti da Uwe Ommer nell’affascinante monografia Do it yourself, il testo di un riquadro è stato mal codificato in fase di stampa litografica (qui accanto). Sono slittate in avanti righe di testo, che hanno mortificato le nostre osservazioni, lasciandole sospese nel vuoto. Per quanto possibile, qui rimediamo. A.G.
ALTRA STORIA
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riginariamente pubblicati dalla stampa periodica tedesca, e ripresi dall’edizione italiana di Marie Claire del marzo 1996, autoscatti liberatori di giovani donne berlinesi sono stati raccolti in volume da Edition Stemmle di Zurigo. Ideata dal fotografo André Rival, l’operazione corre su un binario oggettivamente multiplo, che qui richiamiamo a margine di Do it yourself di Uwe Ommer, di tutt’altro indirizzo. Da una parte, ci si deve riferire alla psicologia personale e sociale, e in questo senso si esprimono i colti testi a commento (in inglese); dall’altra, c’è chi ha puntualizzato soprattutto l’aspetto involontariamente erotico dell’insieme delle immagini: anche se, per il vero, la stampa italiana che se ne è occupata in cronaca non ha mancato di sottolineare una ipotesi più realistica di “eros ironico” (per esempio, il milanese Corriere della Sera del 20 febbraio 1996). Per nostro punto di vista, educato e maturato con frequentazioni fotografiche concentrate e rigorosamente attente, indipendentemente dal gesto autoreferente, la raccolta Self-Images: 100 Women è distante sia dalla serie di Uwe Ommer, di erotismo allegro e complice, sia dallo spessore dell’autentico autoritratto introspettivo al femminile (ottimamente censito in In/Sights. Self-Portraits by Women, a cura di Joyce Tenneson Cohen, del 1978). Queste autoraffigurazioni vanno soprattutto incluse nel compendioso territorio della fotografia antropologica, che per il solito è ignorata dalla critica ufficiale: fototessere,
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fotografia giudiziaria e quanto viene composto con metodologie ripetitive e schematiche di tipo documentativo. Come altri progetti, tra i quali ricordiamo l’incessante sequenza di Yellow 2.0 (FOTOgraphia, settembre 1994), anche questa libertà ufficiale della quale hanno potuto godere le cento donne berlinesi finisce per delineare i contorni esatti e inequivocabili del casellario, addirittura trasuda il proprio intendimento segnaletico. Infine, un doveroso chiarimento tecnico e di procedura. Il giovane fotografo franco-tedesco André Rival ha allestito un set con fondo bianco-luce, e ha disposto un apparecchio fotografico con inquadratura fissa. Un collegamento video con il mirino di visione della Mamiya 6x7cm ha consentito alle ragazze/soggetto di controllare su monitor la composizione fotografica. Quindi, munite di un cavo di buona lunghezza, collegato al pulsante di scatto, hanno scelto le proprie pose e scattato nei tempi e modi che hanno voluto: qualcuna lo ha fatto in fretta, altre si sono attardate delle ore. Come anticipato, il risultato è intrigante, con piani di lettura molteplici e stratificati. Un libro da non sottovalutare. Self-Images: 100 Women, ritratti liberatori di giovani donne berlinesi; testi in inglese; Edition Stemmle, Zurigo 1996; 152 pagine 24x29,5cm, cartonato con sovraccoperta; 39,98 euro.
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