Mensile, 6,50 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano
ANNO XVIII - NUMERO 173 - LUGLIO 2011
FOTOgraphiaONLINE DIETRO LE QUINTE Dal Swpa 2011 ANCORA OPEN
Non è venduta in edicola. Per averla hai una sola possibilità: sottoscrivere l’abbonamento annuale. 12 numeri 65,00 euro
Abbonamento 2011 (nuovo o rinnovo) in omaggio 1839-2009
Dalla Relazione di Macedonio Melloni alla svolta di Akio Morita M A U R I Z I O
R E B U Z Z I N I
1839-2009 Dalla Relazione di Macedonio Melloni alla svolta di Akio Morita
Come dire, dal dagherrotipo all’acquisizione digitale di immagini. E consecuzioni
INTRODUZIONE DI GIULIANA SCIMÉ F O T O G R A P H I A L I B R I
prima di cominciare QUELLE BELLE FOTOGRAFIE. Da pagina otto, su questo stesso numero, ricordiamo l’attore Peter Falk, mancato lo scorso ventitré giugno. Obbligatoriamente (?), ne evochiamo la caratterizzazione più celebre e riconosciuta: quella televisiva del tenente Colombo, che si è allungata su tredici stagioni, dal 1971 al 2003; e sottolineiamo come dal 1989 si sia trattato più che altro di una mera ripetizione dello stereotipo. Qui e ora, vorrei richiamare qualcosa d’altro, sempre in riferimento a Peter Falk, sempre con sostanzioso richiamo fotografico. Il film in questione è Una strana coppia di suoceri, dall’originario The In-Laws, di Arthur Hiller, del 1979. I due consuoceri, che si incontrano qualche giorno prima del matrimonio dei rispettivi figli, sono Peter Falk, nei panni dello sconcertante Vincent J. Ricardo, e Alan Arkin, attore con consistente palmarès, in quelli del compito dentista Sheldon S. Kornpett. Alla cena durante la quale le due famiglie si incontrano, Peter Falk / Vincent J. Ricardo, caratterizzato da una trasandatezza apparente ereditata dal tenente Colombo (già in onda da otto anni), racconta improbabili aneddoti della propria vita e professione. In realtà, evita accuratamente di far trasparire la verità: è un agente della Cia, che si occupa principalmente degli affari statunitensi in Sudamerica. Riporta storie tanto inverosimili, da creare profondo imbarazzo e disagio a tavola. Al culmine di tanto, arriva a riferire che il suo lavoro si svolge in un piccolo centro sudamericano, molto povero e vessato da mosche di dimensioni gigantesche, che -testuale- all’imbrunire planano sul villaggio rapendo i bambini con il loro becco. Se, fino a questo momento, i consuoceri hanno sorvolato su tutto, non riescono a digerire quest’ennesima balordaggine, ed esprimono dubbi sulla sua veridicità, visto che neanche il Reader’s Digest, autentica bibbia della classe media statunitense, ha mai riferito nulla al proposito. A questo punto -ecco dove abbiamo inteso approdare-, interviene Jean, la moglie di Vincent J. Ricardo, interpretata dall’attrice Arlene Golonka. Per suffragare le parole del marito, per certificare l’autenticità del fatto, afferma testualmente: «Ma sì, caro, [ciò che dici] è vero; tanto che scattasti quelle belle fotografie... che poi non vennero». Straordinaria espressione e ipotesi: già la fotografia, come sappiamo bene, non è raffigurativa di alcuna realtà certa (a dispetto di quello che si pensa comunemente). Se poi, le “belle fotografie” non sono neanche “venute”... Ma nel film, questo basta e avanza per supportare le parole del disorientante Vincent J. Ricardo. Arrivederci, Peter Falk. M.R.
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La tensione dell’uomo è: guardare alla “cosa” pensando a un’idea della “cosa”, mancando, in tal modo, puntualmente la relazione con la “cosa in sé”. Il risultato è che si finisce con l’appioppare alla “cosa” ciò che intimamente non le appartiene. Andrea Villanis; su questo numero, a pagina 15 Il dissenso non bisogna ammetterlo, bisogna esigerlo. Robert Kennedy; su questo numero, a pagina 7 Subito detto: una vita in fotografie, con le fotografie, per le fotografie. In ordine non necessariamente tale. Silvia Zotti; su questo numero, a pagina 27 Ultimamente, a proposito di etica e fotografia, siamo sull’orlo di un precipizio. Ogni giorno vediamo esempi di fotografi che alterano proditoriamente il proprio lavoro. La realtà è lontana. Grazia Neri; su questo numero, a pagina 18 Non un rapitore, ma un fotografo, annota Colombo, può avere una tale accortezza, un così alto amor proprio. Maurizio Rebuzzini; su questo numero, a pagina 11
Copertina Ritratto di Linda McCartney, nata Linda Eastman (soltanto omonimia con George Eastman, nulla di più). Taschen Verlag ha pubblicato una consistente monografia delle sue opere: Linda McCartney: Life in Photographs, una vita di fotografia, in edizione standard e in due edizioni speciali. Ne riferiamo da pagina 26
3 Altri tempi (fotografici) Dalla copertina del dépliant Kodak vi consiglia..., con illustrazione estiva (e richiamo in inglese alla pellicola Verichrome), del luglio 1951: sessanta anni fa (e il richiamo è doppio, uno personale). All’interno, le presentazioni di quattro apparecchi: Browie C, Browie Reflex, Duaflex e Retinette
7 Editoriale Tutti si voltarono a guardar Franti. E quell’infame sorrise. Il dovere di pubblicare (soprattutto?) voci discordanti, che arricchiscano il pensiero e la vita di ciascuno di noi
8 Addio, Colombo L’attore statunitense Peter Falk, che qualcuno ha ipotizzato di origine italiana (non è vero), è mancato lo scorso ventitré giugno. La sua caratterizzazione più nota è stata quella del tenente Colombo, dal 1971 protagonista di una lunga stagione televisiva. Un ricordo, nella nostra consueta chiave fotografica di Maurizio Rebuzzini Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini
LUGLIO 2011
R , RIFLESSIONI IFLESSIONI, OSSERVAZIONI E COMMENTI OSSERVAZIONI E COMMENTI SULLA FOTOGRAFIA SULLA FOTOGRAFIA
12 Notizie Attrezzature, vicende e altre segnalazioni
Anno XVIII - numero 173 - 6,50 euro DIRETTORE RESPONSABILE Maurizio Rebuzzini
14 Giovani contadini Davanti alla nota fotografia di August Sander, realizzata nel 1914. Considerazioni ad ampio giro di Andrea Villanis
IMPAGINAZIONE
Maria Marasciuolo
REDAZIONE
Angelo Galantini
FOTOGRAFIE Rouge
17 Etica e dintorni
SEGRETERIA
Valutazioni su una certa attualità del fotogiornalismo, alla luce di una lunga e lunga esperienza personale di Grazia Neri
HANNO COLLABORATO
21 Ici Bla Bla Appunti e attualità della fotografia internazionale a cura di Lello Piazza
26 All you need is love «Una buona fotografia per me è... qualcosa che ti farà reagire, fermare e guardare e pensare davvero». Monografia Linda McCartney: Life in Photographs, pubblicata dall’immancabile Taschen Verlag di Silvia Zotti
Maddalena Fasoli Pino Bertelli Gian Paolo Barbieri Gianni Berengo Gardin Antonio Bordoni Chiara Lualdi Grazia Neri Lello Piazza Franco Sergio Rebosio Ciro Rebuzzini Filippo Rebuzzini Andrea Villanis Silvia Zotti Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604 www.FOTOgraphiaONLINE.it; graphia@tin.it. ● FOTOgraphia è venduta in abbonamento.
34 Gente di Milano Cinquant’anni di fotografie a tema (esplicito) di Gianni Berengo Gardin: storia di luoghi e persone raccontata con passo lieve e attenzione straordinaria
40 Integrazione in Rete / 1 Dietro-le-quinte del sito www.FOTOgraphiaONLINE.it. In particolare, si sottolineano gli aggiornamenti quotidiani, settimanali e mensili. Ma non soltanto questi, sia chiaro di Angelo Galantini
52 Integrazione in Rete / 2 Una Storia della Fotografia così come è presentata in una docenza che risponde alla Facoltà di Lettere e Filosofia, con sintesi e approfondimenti sul web di Antonio Bordoni
58 Dal SWPA 2011
● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano. ● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96. ● FOTOgraphia Abbonamento 12 numeri 65,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 130,00 euro; via aerea: Europa 150,00 euro, America, Asia, Africa 200,00 euro, gli altri paesi 230,00 euro. Versamenti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 28219202 intestato a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard. ● Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati. ● È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo). ● Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti. Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano
Rivista associata a TIPA
Fotografie non professionali, segnalate nelle sezioni Open Action e Open After Dark dello strepitoso Sony World Photography Award 2011. Altre a seguire
64 Gian Paolo Barbieri Sguardi sulla leggiadra fotografia della seduzione di Pino Bertelli
www.tipa.com
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editoriale F
rancamente, lo ammetto, lo riconosco, lo certifico. Non necessariamente condivido ciò che viene espresso in tutti gli articoli pubblicati su questa rivista. Me ne assumo la responsabilità, anche in termini di legge, ma non mi sento obbligato a spartire con gli autori le loro opinioni a proposito della Fotografia. Però, è legittimo che ciascuno si esprima nei termini che ritiene opportuni e che ha maturato e coltivato con le proprie esperienze. L’ho già rivelato in altre occasioni, e qui ribadisco, replicando: (con Voltaire e il pensiero illuminista) non condivido le tue opinioni, ma sono disposto a dare la vita [si fa per dire] affinché tu possa esprimerle. Raramente sono d’accordo con Pino Bertelli, che da tempo conclude la fogliazione di FOTOgraphia con i suoi mirabili, entusiasmanti ed esemplari Sguardi su. Lui lo sa, e l’ho già ufficializzato anche qui. Però! Però, che straordinario pensiero è il suo, che ammirevole capacità di ragionamento è la sua, che cuore, anima e amore trasudano dai suoi testi! Vorrei possedere un sentimento analogo al suo, per riempire tanti vuoti che definiscono il mio isolamento esistenziale (volontario e cosciente?), anche solo per dargli senso e motivo. È un autentico onore per me poter arricchire questa rivista con i suoi testi, indipendentemente dalla mia condivisione o meno, che conta nulla. Avanti in questo senso. Dallo scorso maggio, si è aggiunta una collaborazione redazionale, per certi versi allineata con lo spirito delle riflessioni di Pino Bertelli. Con i suoi testi eccezionalmente avvincenti, Andrea Villanis, che firma la neorubrica Davanti a una fotografia -esordita con il ritratto di sir John Frederick William Herschel, realizzato da Julia Margaret Cameron, e proseguita con un’immagine di Lewis W. Hine, e oggi è la volta dei giovani contadini di August Sander-, si mette altrettanto in discussione. In attualità, a proposito della trasposizione romanzata della fotografia di Sander, alla quale Andrea Villanis si riferisce, da pagina quattordici, non condivido. La mia opinione al proposito è diversa, addirittura opposta, ma soltanto mia: è legittimo e doveroso pubblicare una voce discordante. Non andiamo troppo lontano, non andiamo oltre: l’amore di libertà, dolce e inebriante (forse irraggiungibile), impone di ospitare tutte le voci di chi sa esprimere considerazioni. Forza, fermezza e dignità individuali servono sempre e comunque a scardinare ogni vincolo o pressione. In FOTOgraphia, non trovano ospitalità soltanto gli interessi di parrocchietta. Tutto qui, e non è certo poco: ogni voce arricchisca il pensiero e la vita di ciascuno di noi. Insomma. Per quanto utopistica, la libertà impone, sollecita e richiama una condizione: la dignità di se stessi e delle proprie azioni. Nessuna miseria intellettuale. Nessuna meschinità. Nessuna perfidia. Sempre e comunque, il pensiero autonomo sulla Fotografia espresso da chi segue il proprio cuore, da chi rivela quell’amore che è assolutamente indispensabile. Maurizio Rebuzzini
«Il dissenso non bisogna ammetterlo, bisogna esigerlo»: Robert Kennedy agli studenti di Berkeley, in rivolta, il 22 ottobre 1966.
A proposito del romanzo Tre contadini che vanno a ballare..., di Richard Powers, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri, dal 1991, la mia opinione è assolutamente diversa da quella espressa da Andrea Villanis, nella sua rubrica Davanti a una fotografia, su questo numero, da pagina quattordici. Addirittura opposta: per me, la vicenda, che trae origine dalla celebre fotografia di August Sander, è sostanziosamente positiva ed esemplare. A ciascuno, le proprie opinioni. FOTOgraphia si fa dovere di rispettare il pensiero di chiunque.
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Ricordo
di Maurizio Rebuzzini - Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini
ADDIO, COLOMBO
A
Anche se negli Stati Uniti hanno tentato una serie televisiva (presto fallita) con protagonista la moglie del tenente Colombo, una delle figure leggendarie della televisione moderna, esordita nel 1971, io ho una convinzione radicata: il tenente Colombo è scapolo (non single, proprio scapolo). Ovvero, penso che il tormentone della moglie sia un’abile invenzione di una sceneggiatura che ha caratterizzato la figura del tenente trasandato nel vestire e nel comportamento (in apparenza). Del resto, Colombo ha totalmente cambiato e trasformato l’idea di poliziesco televisivo: si conosce subito l’assassino, e si tratta soltanto di seguire le orme del tenente, nella sua cocciuta indagine. C’è da sottolineare un’altra componente della fortunata serie, non prima di averne rilevato la datazione indietro nei decenni, in tempi non ancora odiosamente “politicamente corretti” (nella complessità ed eterogeneità delle puntate originarie degli anni Settanta, precedenti le speculazioni sul personaggio, avviate nel 1989 e proseguite per una dozzina di anni ancora, non compare un personaggio afroamericano, neanche a pagarlo). Comunque, sottolineiamo che l’eccezionalità del tenente Colombo sta nel fatto che gli assassini sono sempre personalità di spicco della società, per lo più ricchi, che uccidono per mantenere i propri privilegi: e vengono smascherati da uno sciatto e dimesso italo-americano. Nelle tredici stagioni ufficiali, dal 1971 di partenza al 2003 di conclusione (ma dal 1989 è stata inscenata una mera ripetizione dello stereotipo; mentre fino al 1978 possiamo ipotizzare che si sia trattato di un archetipo), il tenente Colombo è stato caratterizzato in modo straordinario dall’attore Peter Falk, mancato lo scorso ventitré giugno. Ora, non voglio ricordare le fotografie che sono circolate qualche tempo fa, che lo hanno mostrato spaesato tra le strade di Los Angeles, minato dall’Alzheimer. Mi interessa sol-
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ta dai distributori italiani, ricavai dall’episodio L’omicidio del professore (Mind Over Mayhem), sesto della terza stagione di Colombo, del 1974. Dialogo tra il bambino prodigio Steve Spielberg e il tenente: «Che bello! Non avevo mai visto un cane poliziotto»; «Non l’hai visto neanche stavolta. Questo è il cane di un poliziotto».
PROFILO ALTO
Da Scacco matto a Scotland Yard, del 1972, un tenente Colombo turista a Londra, con Argus C2 o C3: nei pressi di Buckingham Palace, si precipita fuori dall’automobile di servizio, lanciandosi verso immancabili fotoricordo.
Peter Falk negli inconfondibili panni del tenente Colombo, fortunata serie televisiva avviata nel lontano 1971. Ritratto ufficiale realizzato da Douglas Kirkland.
tanto tenere nel cuore (sì, nel cuore) una delle figure virtuali che sono state determinanti nella mia vita. Spesso annoto che il tenente Colombo è uno dei miei maestri di pensiero (maître à penser): guida morale e intellettuale che con la sua saggezza quotidiana mi ha profondamente orientato. Non sto affatto scherzando. Tanto che, nella compilazione della differenziata riflessione Alla Photokina e ritorno, scritta e pubblicata all’indomani dell’edizione 2008, ma ancora oggi valida e attuale (sull’edizione 2010, di certo; su quelle future, molto probabilmente), ho usato un suo dialogo a sommario-introduzione-decifrazione preventiva di uno dei tredici capitoli in consecuzione più uno. Per E venne il giorno (?), nel quale si osserva con amarezza lo stato della nonpromozione della fotografia esercita-
Il ricordo del tenente Colombo, che deve tutto all’interpretazione di Peter Falk, non può, né tantomeno vuole, ignorare fantastici dietro-le-quinte, che ne hanno caratterizzato la personalità televisiva/cinematografica. Così, prima di approdare, come è legittimo, alle combinazioni con la fotografia, d’obbligo su queste pagine, non mi astengo dal segnalare qualche sostanziosa curiosità. Anzitutto, il primo episodio ufficiale, immediatamente successivo al “pilota” Ransom for a Dead Man (Riscatto per un uomo morto), del Primo marzo 1971, è stato diretto nientepopodimeno che da Steven Spielberg, prima dei suoi film (conteggiati da Duel, dello stesso 1971): Murder by the Book (Un giallo da manuale), del 15 settembre 1971. Quindi, tanti gli attori celebri che hanno dato volto agli assassini e gustose le partecipazioni complici di amici: John Cassavetes, maestro di musica assassino in Studio in nero (1972); Donald Pleasance, viticultore assassino in L’uomo dell’anno (1973); Johnny Cash, sostanzialmente se stesso, cantante country assassino in Il canto del cigno (1974); Ben Gazzara, regista di Un amico da salvare (1974) e Assassinio a bordo (1975); Shera Danese (moglie di Peter Falk), coprotagonista in Vino d’annata (1978); Gena Rowlands, coprotagonista in Playback (1975); Ruth Gordon, amabile vecchietta assassina in Prova a prendermi (1977). Proprio in questo Prova a prendermi sta la diversa interpretazione della propria umanità, che distingue, per esempio, Colombo da Maigret (altro mio maestro di pensiero). Co-
Ricordo lombo comprende le ragioni, per mille motivi legittime, che hanno guidato il gesto della scrittrice di successo Abigail Mitchell, che vendica l’uccisione della propria nipote, ma rileva che il suo compito finisce lì: lui deve individuare gli assassini, non giudicarli. Invece, in due romanzi, Maigret va oltre: comprendendo, lascia che il colpevole se ne vada via, sfugga alla giustizia.
CON FOTOGRAFIA Ufficialmente, la combinazione fotografica del tenente Colombo si limita al secondo episodio della quarta stagione: Una mossa sbagliata ( Negative Reaction; 15 ottobre 1974), con Dick Van Dye, fotografo assassino della moglie. Ne abbiamo già riferito nel maggio 2009, e stiamo per ripetere. Prima, però, vorrei richiamare altri attraversamenti fotografici del tenente Colombo: almeno tre, ma poi quattro. Uno: sessione di fotobottone da fiera, con provvidenziale identificazione del secondo piano del soggetto (alla maniera di Blow up, di Michelangelo Antonioni, e Ciao Valentina!, di Guido Crepax), in Doppio gioco (Identity Crisis, del 1975). Due: giovane assassino con hobby della fotografia, e Nikon F costantemente al collo, in Mio caro nipote (Short fuse, del 1971). Tre, di sostanza: in Misteriose impronte digitali (Death Hits the Jackpot, 1991), il tenente Colombo approda alla soluzione del caso osservando la scala dei diaframmi dell’obiettivo della Pentax del giovane assassinato (non rivelo altro). E poi, in illustrazione in queste pagine-ricordo, c’è una quarta fotografia: in forma di Argus C2 o C3 (esteriormente identiche), degli anni Trenta, che il tenente Colombo utilizza per le sue fotoricordo londinesi, in Scacco matto a Scotland Yard (Dagger of the Mind, del 1972). La stessa Argus C2 o C3 è stata considerata cinegenica in almeno altri due film: Sky Captain and the World of Tomorrow, del 2004 (FOTOgraphia, dicembre 2005), e Harry Potter e la camera dei segreti, del 2002.
CHE FOTOGRAFIA!
Per quanto trasversale anche ad altre sceneggiature e scenografie di Colombo, come appena sintetizza-
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La lunga sequenza ricavata da Scacco matto a Scotland Yard, nella quale il tenente Colombo (Peter Falk) è raffigurato come turista a Londra, attirato dal cambio della guardia davanti all’ingresso di Buckingham Palace, è scandita da tempi consequenziali: tutti declinati nel rispetto dell’apparente goffaggine del personaggio.
(a sinistra) Il tenente Colombo è alle prese con le regolazioni della sua Argus C2 o C3, degli anni Trenta, avuta in prestito dall’immancabile nipote di turno.
(a destra) Facendosi largo tra i turisti che assistono al cambio della guardia davanti all’ingresso di Buckingham Palace, il tenente Colombo conquista una posizione favorevole per scattare immancabili fotoricordo da turista a Londra.
(pagina accanto) Argus C2 o C3 all’occhio, il tenente Colombo è un perfetto turista a Londra. Una volta esaurite le fotoricordo di rito, abbandona Buckingham Palace, non senza rammarico, e rientra nei panni dell’investigatore.
Ricordo to, la fotografia è autentica protagonista di Una mossa sbagliata (Negative Reaction), del 1974, secondo episodio della quarta stagione, che si è altresì aggiudicata l’Emmy Award 1975, ventiseiesimo dall’origine. Diretto da Alf Kjellin, su sceneggiatura di Peter S. Fischer, l’episodio verte attorno l’omicidio di un fotografo professionista, Paul Galesko, interpretato dal bravo Dick Van Dyke, che uccide la propria moglie Frances, dopo averne inscenato un finto rapimento. La mossa sbagliata del titolo, corrispondente all’originaria negative reaction, è giusto quella che commette l’assassino, che, al solito, si smaschera e rivela alla fine dell’avventura, quando, tra tanti reperti di prova archiviati nell’apposita sala, individua e indica la macchina fotografica con la quale è stata scattata la fotografia della rapita. Per la cronaca, si tratta di una elegante Polaroid delle origini, erede della genìa avviata con la prima Polaroid 95 (e forse è proprio una Polaroid 95). Ma non è questo il punto, quantomeno oggi. Invece, affondando fino ad altra profondità (di pensiero e concetto), nel ricordo di Colombo-maestro di pensiero, oggi sottolineo qualcosa di diverso, che esula dalla combinazione cinematografica con apparecchi fotografici, che caratterizza, fino a definirle, tante nostre considerazioni in merito, puntualmente presentate su queste pagine e imperiosamente riunite in avvincenti mostre a tema, tutte a cura di Maurizio e Filippo Rebuzzini (responsabili anche delle corrispondenti segnalazioni redazionali di FOTOgraphia). Cosa porta il tenente Colombo sulle tracce del marito assassino? Il fatto che sul luogo del delitto recupera una polaroid di scarto, alla quale ha poi fatto seguito quella che ha accompagnato la falsa richiesta di riscatto. Ancora: cosa lo insospettisce e indirizza? Il fatto che questa precedente polaroid è stata scartata perché imperfetta nell’inquadratura e composizione, come peraltro sottolinea lo stesso fotografo-assassino, cadendo nella prima delle numerose trappole che l’imperturbabile tenente confeziona a misura di presunzione e insolente arroganza (da professionista). Non un rapi-
tore, ma un fotografo, annota Colombo, può avere una tale accortezza, un così alto amor proprio. Ed ecco qui la mia riflessione. La sceneggiatura fa declinare un’osservazione fotografica -a un tempo consistente e profonda- a un “personaggio comune”, non a un esperto di fotografia. Questa combinazione è impensabile in una sceneggiatura italiana che, traendo altrettanta ispirazione dalla vita quotidiana, non approderebbe mai a tanto. A conclusione... addio, Colombo. Arrivederci, Peter Falk. ❖
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Notizie a cura di Antonio Bordoni
DIA SOTTO LE STELLE. Ventesima edizione del Festival Internazionale Arti Audiovisive, nato in forma analogica ed ora espresso in tecnologia attuale. Nato nel cortile del Comune di Busto Arsizio, dal 2003 negli spazi di MalpensaFiere, sempre in provincia di Varese: fine settimana, venerdì sedici e sabato diciassette settembre. Con una partecipazione di millecinquecento spettatori a serata, Dia Sotto le Stelle si è affermato come uno dei più seguìti e prestigiosi festival di arti audiovisive, tanto da aver ottenuto il prestigioso riconoscimento Auspices Fiap, conferito dalla Fédération Internationale de l’Art Photographique. Come di consueto, l’attuale edizione 2011 si svolge in due giornate (sedici e diciassette settembre). Venerdì sera, sedici settembre, si possono ammirare mostre e multivisioni realizzate da fotografi italiani e stranieri. Dalle 15,30 di sabato pomeriggio, diciassette settembre, i visitatori e i fotografi hanno a disposizione sale di posa attrezzate, dove sono allestiti soggetti fotografici di effervescente richiamo. In questo modo, i fotografi, professionisti non professionisti, possono esercitare la propria fantasia creativa. Sponsor tecnico della manifestazione, Canon mette a disposizione attrezzature fotografiche di assoluta novità ed esegue check-up gratuiti agli apparecchi (realizzati da Camera Ser-
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vice Milano). Alla manifestazione aderiscono anche fotoclub della provincia di Varese e dell’alto milanese, che espongono opere realizzate dai propri soci. Dalle cinque della sera di sabato diciotto settembre sono programmati incontri con fotografi professionisti, e la sera vengono proiettati audiovisivi di prestigio internazionale: Gianluca Colla (National Geographic), Johan Werbouck (audiovisivi), Ivano Bolondi (veterano di Dia Sotto le Stelle), Oasis Photo Contest (ottanta fotografie selezionate dalle oltre diecimila inviate all’omonimo concorso), Denis Palbiani (campione del mondo di fotografia subacquea). Come lo scorso anno, la serata di sabato è conclusa dalle affascinanti interpretazioni in 3D del Team La Salle, gruppo internazionale di fotografi speleologi. Come sempre, l’ingresso al Festival è totalmente gratuito (Andreella Photo, piazza XXV aprile 11b, 21052 Busto Arsizio VA; 0331-679350; www.andreella.it, info@andreella.it).
DI TUTTI I COLORI. Con l’arrivo dell’estate, la gamma Pentax
sconvolge (in un certo senso) la propria proposizione fotografica, andando a colorare vivacemente le reflex e compatte del variegato e convincente sistema. Giallo limone, rosa acceso e cioccolato sono alcune delle nuove livree della pluripremiata reflex Pentax K-r; la compatta Optio S1 viene proposta nella versione Red Passion e l’indistruttibile Optio WG-1 GPS in Shiny Orange. Assolutamente anticonformiste, le nuove colorazioni interpretano la proiezione della macchina fotografica verso un pubblico potenzialmente ampio, estraneo alle tradizioni che da tempo si sono affermate, ma desideroso di frequentare la fotografia negli stessi termini nei quali vive la propria vita quotidiana, anche con strumenti tecnologici dei nostri giorni (che appaiono sempre meno tali, tecnologici, per abbracciare una forma brillante, che veste contenuti consistenti). Grazie alle cinque nuove colorazioni, che vanno ad aggiungersi alle versioni nera, bianca e rossa, già da tempo presenti sul mercato, la reflex Pentax K-r si propone di definire uno stile unico e inconfondibile, per affermare con decisione la perso-
Ancora, la ultra compatta Pentax Optio S1 è disponibile in versione Red Passion. Caratterizzata da una finitura rosso fuoco e da un cuore ultra-tecnologico, grazie ai quattordici Megapixel di risoluzione, questa convincente configurazione fotografica garantisce acquisizioni di qualità.
nalità di ogni singolo utilizzatore. Da chi ama i colori estivi, come il giallo limone e il blu oltremare, a chi preferisce l’eleganza del viola lavanda, passando per coloro i quali potrebbero puntare con decisione sulla versione color cioccolato. Ideate appositamente da un pool di creativi estremamente fantasiosi, le innovative tonalità Pentax non hanno alcun tipo di limite.
Infine, la compatta outdoor “indistruttibile” Pentax Optio WG-1 GPS, con la tecnologia GPS per il Geotagging, già disponibile nelle versioni in giallo e nero, si propone anche in livrea Shiny Orange. Ideale per gli sport estremi, come il surf e il bungee jumping, è adatta a immersioni fino a dieci metri di profondità e resiste a cadute da 1,5 metri d’altezza e a una pressione di centocinquanta chilogrammi. (Fowa, via Tabacchi 29, 10132 Torino; www.fowa.it). ❖
Tanti esclusivi colori anche per la Pentax Optio RZ10, dotata di potente zoom ottico grandangolare 10x, che consente di cogliere ogni singolo dettaglio di persone e paesaggi, persino da distanze considerevoli. Altrettanto dotata di sensore da quattordici Megapixel, funzione video HD e modalità Auto Picture di nuova generazione, per una selezione totalmente automatica del modo di ripresa più appropriato, è disponibile nelle varianti viola, rosso e lime.
Davanti a una fotografia di Andrea Villanis
GIOVANI CONTADINI
C
Comincio con una dichiarazione: in questa sessione non faccio riferimento alcuno alla biografia dell’autore preso in considerazione, perché ciò che stiamo affrontando prescinde dalle singole vite di singoli individui, i quali altro non hanno fatto che rendersi veicolo di chiarificazione di un’epoca di massa, procedendo in una direzione “archetipica dell’uomo”. Aprendo un qualsivoglia libro di storia della fotografia, consultando a caso siti che trattino autori fotografici lungo una linea diacronica, è facile accorgersi che, quasi sempre, in un capitolo ideale (a propria volta, quasi archetipico), che potremmo intitolare “Fotografia del reale”, ci sono tre personalità che incarnano tre incognite sempre uguali eppure sempre opposte tra loro: Lewis W. Hine, August Sander e Walker Evans. Uno di questi tre personaggi (Lewis W. Hine) è stato affrontato nel numero precedente di FOTOgraphia, dello scorso giugno. Oggi, August Sander. Come Lewis W. Hine, August Sander interpreta lo spirito del proprio tempo tracciando una serie di ritratti, un catalogo della società tedesca durante la Repubblica di Weimar, che avrebbero dovuto inscriversi in una raccolta: Uomini del XX secolo. Perché? È memoria? È un racconto? No. Lewis W. Hine necessita del racconto, dell’urlo silenzioso della denuncia, non Sander. A questo punto, non posso prescindere da una piccola digressione di ordine storico, sociale e politico. È il Novecento: fu il Novecento! La parabola che a partire da fine Ottocento si staglia lungo tutto il Novecento e oltre disegna una linea precisa, precisissima... potrebbe essere fotografata in tre punti, tappe fondamentali di un processo: elusione, illusione, delusione. Per eludere un sistema,
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Davanti a una fotografia ci si getta in una illusione che degenererà necessariamente in una delusione. È stato così per il Risorgimento italiano, per il fascismo/nazismo/comunismo, per il sogno americano e via dicendo. Tutti gli elementi posti in campo si ripeteranno ciclicamente. La vita di August Sander si inscrive nel limbo che precede la tappa della delusione. Iniziamo dal princìpio. Novecento: secolo della deflagrazione del linguaggio e dell’uomo; secolo del progresso e della moltiplicazione infinita; secolo della corsa disperata verso il “ritrovare un senso possibile”. Si corre, si corre e basta, e questi passi, incessanti, incalzanti, si occupano solo di “andare”. Vanno dalla campagna alla città, incontrano la Grande guerra, le migliaia di morti nell’illusione, per l’illusione. Concetto chiave: eludere la miseria e l’assenza di senso del reale. Correndo ancora e ancora, incrociando di volta in volta illusioni sempre più sottili, menzognere e fittizie. Inciampare, urtare, sbattere contro la Seconda grande guerra e la caccia all’uomo e lo sterminio e ancora e ancora. Via. Scappare. Non guardare. Il rapporto tra memoria e dimenticanza diviene capitale: è questione di vita o di morte. Il Novecento, secolo della scoperta della memoria in senso medico: l’elaborazione della psicoanalisi e la scoperta di un morbo che attacca l’uomo in ciò che lo rende “uomo”, la memoria... il morbo di Alzheimer. In questa corsa all’infinito, alcuni “corridori” si stagliano primeggiando sulla massa (le Avanguardie), mentre altri si staccano, risvegliati. Di fronte all’imminente disastro, annusano l’“odore di pioggia” e se volessimo analizzarli ci accorgeremmo dei due atteggiamenti complementari, dei due tipi di sguardo che assumono: reale e surreale. Troppo spazio occorrerebbe per trattare in modo compiuto entrambe le tipologie visuali, per cui ci soffermeremo solo sullo “sguardo della/sulla realtà”, che di reale ha ben poco.
Se fossi nel mentre di una corsa sfrenata... se fossi all’interno di una mandria e all’improvviso ti fermassi, cosa succederebbe? Cosa succederebbe al tuo corpo? Partendo dal presupposto che l’uomo agisce per opposizione di forze, quasi ad espletare l’ossimoro, la dicotomia sottesa (corpo-anima, luce-ombra), si potrebbe dire che alla corsa del corpo corrisponde una particolare lentezza della percezione (altrimenti la velocità si tramuterebbe in ansia: sensazione fisico-mentale derivata dalla perversione, dal per-vertirsi della reazione, che muta il proprio senso di marcia per procedere nella medesima direzione dell’azione). Il tempo rallenta, quasi si sospende. Tutto si ovatta e la vista sembra particolarmente acuta, precisa, puntuale... gli occhi si spalancano su una finestra naturale, compiendo un atto biologico: fermano, prendono, assumono... ma per com-prendere, per prendere con sé, gli occhi necessitano di un ulteriore passaggio, quello del senso, velato o rivelato che sia. Questo è il punto nel quale prende forma l’operazione di August Sander: la fotografia di un’epoca, attraverso coloro i quali abitano quell’epoca, senza scopo di denuncia sociale o storica (al contrario di Lewis W. Hine), senza velleità propagandistiche o di militanza attiva, bensì quale veicolo antropologico per qualcosa di oltre, di altro, che possa dare senso. «Ho incominciato i primi lavori della mia opera Uomini del XX secolo nel 1911, a Colonia, mia città d’adozione. Ma è nel mio paesetto del Westerwald che sono nati i personaggi della cartella. Queste persone delle quali io conoscevo le abitudini fin dall’infanzia mi sembravano, anche per il loro legame con la natura, designati apposta per incarnare la mia idea di archetipo. La prima pietra era così posta, e il tipo originale servì da referente per tutti quelli che ho trovato in seguito per illustrare nella loro molteplicità le qualità dell’universale umano». Come avrebbe potuto il regime nazista non ribellarsi a uno sguar-
do del genere?! Uno sguardo su l’“universale umano”, laddove il valore della razza ducit et docet! Lo sguardo da esterno si ripiega su se stesso e fotografa l’Altro, solo per scoprire qualcosa in più di sé. Dal particolare all’universale, non più correndo, ma scorrendo e scorgendo attraverso il volto di un contadino, il volto del contadino! La fotografia che indaghiamo in questa sessione è una delle più famose dell’autore: Giovani contadini. A questa fotografia è stato dedicato perfino un romanzo (Tre contadini che vanno a ballare..., di Richard Powers), compiendo, a mio avviso, un vero e proprio abominio! Quest’affermazione necessita d’essere articolata: il termine “abominio” è indirizzato non tanto al romanzo in sé o all’autore, ma alla sua operazione velleitaria e altamente onanistica. Tutto l’esatto opposto di ciò che intendeva compiere Sander, in modo più o meno inconscio... che senso avrebbe avuto sennò parlare di archetipi? A mio avviso, il romanzo parte dalla domanda segreta che potrebbe essere sintetizzata nel seguente modo: «Chi sono questi tre contadini? Qual è la loro vita?
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Dove vanno?». La risposta più immediata è: «E chi se ne frega?!». Ma il punto non è questo; il punto è che la risposta August Sander l’ha data attraverso la sua opera, solo che è difficile dialogare con “qualcuno” in modo onesto. È vero che un autore (quando davvero è tale) dice sempre molto più e, contemporaneamente, molto meno di quanto espliciti. La tensione dell’uomo è: guardare alla “cosa” pensando a un’idea della “cosa”, mancando, in tal modo, puntualmente la relazione con la “cosa in sé”. Il risultato è che si finisce con l’appioppare alla “cosa” ciò che intimamente non le appartiene. Più difficile trattare oggetti, persone, situazioni vedendoci all’interno né più né meno di quello che sono, lasciando che si rivelino (quindi si velino due volte) o si svelino (cioè si tolgano i veli). Con questo, intendo dire che ho la profonda convinzione che se la domanda «Chi sono questi tre contadini?» fosse stata posta all’autore, probabilmente la risposta sarebbe stata: «Che domanda? Sono contadini!», includendo in questa affermazione una risposta altamente più sottile: «Che domanda? Sei tu!». ❖
Parliamone di Grazia Neri
ETICA E DINTORNI
N
Nel 1954, quando avevo diciotto anni, nel mio primo posto di lavoro -un’agenzia giornalistica e fotogiornalistica-, ebbi l’occasione di incontrare e frequentare fotografi di attualità e di essere coinvolta nella camera oscura. In quei tempi, ebbi il primo incontro con l’etica della fotografia. Un fotografo, del quale ricordo solo il cognome, ahimè, Dalla Casa, stampava copie bianconero 30x40cm, per poi ritagliarle con le forbici e inquadrare la sua composizione secondo l’estetica e il messaggio che intendeva convogliare. Gli altri fotografi erano indignati. C’era chi celebrava i provini, a propria volta da inquadrare prima della stampa definitiva, e c’era chi sosteneva che la fotografia dovesse essere composta già in ripresa. Questo è stato il mio primo incontro con l’etica della fotografia. In quegli anni, il mio lavoro era di tipo giornalistico, ma cominciai ad appassionarmi alla situazione della commercializzazione della fotografia, tanto arretrata in Italia. Realizzai allora quanto fosse enorme la responsabilità personale del fotografo di attualità (che si estendeva alle prime agenzie). Naturalmente, ai tempi, non c’era ancora la legge della privacy (datata agli anni Novanta). I fotografi erano o artigiani dipendenti o “freelance”, espressione e identificazione mitica, allora, ma che è diventata ormai designazione di lavori indipendenti, e -come scontato- a rischio. Non solo rischio di trovarsi senza lavoro, ma anche enorme rischio personale su come produrre e diffondere il proprio prodotto. Secondo me, l’etica è più sentita nel freelance. Mi spiego: una professione incerta dà più responsabilità; i fotografi che lavorano da soli, o per agenzie, non sono stipendiati, e -a mio avvisoil loro lavoro è superiore al fotografo dipendente di una casa edi-
trice (ora, comunque, non ce ne sono più). Per quale motivo? Perché, vivendo una professione aleatoria, ed essendo responsabile della propria esistenza economica e -soprattutto- professionale, il fotografo indipendente amplia le proprie conoscenze e competenze specifiche non solo alla produzione, ma alla giusta commercializzazione, perché la sua reputazione, il suo “pubblico” è sempre a rischio. Attraverso questa considerazione, condivisa dal grande critico dell’immagine Allan Douglass Coleman, in quegli anni, nacque la passione della difesa del copyright e dell’etica nella produzione, diffusione e archiviazione delle fotografie. Negli anni Sessanta, iniziai a occuparmi di fotogiornalismo; in proprio, come agenzia, dal 1965. Immediatamente, fui coinvolta nella necessità di un’etica dell’immagine. Allora, il nostro paese era abbastanza retrogrado sul fotogiornalismo. Giornali che pubblicavano fotografie senza firmare il credito del fotografo, giornali che “tagliavano” le fotografie ricevute dai fotografi o dalle agenzie, giornali che cambiavano le didascalie originarie, giornali che non restituivano le fotografie, conservandole per ulteriori usi, falsificando la didascalia originaria, e via di seguito. Ci si potrebbe intrattenere per ore sugli aneddoti di queste situazioni. Storie ignobili, storie divertenti, storie tragiche, processi. Ricordo che da ragazza -come lettrice accanita di quotidiani- ero stata influenzata dall’uso dei ritratti dei (presunti) colpevoli prima di un processo, senza alcuna pietà per la presunzione di colpa (il caso di Rina Fort, sopra tutti: chi lo ricorda?). Quando aprii la mia agenzia, dopo alcuni anni di lavori freelance giornalistici, mi accorsi di applicare un’etica presto riassunta: responsabilità fotografo e agente. Ovvero: responsabilità verso
ciò che il fotografo intende comunicare con la sua fotografia; responsabilità verso la persona o l’avvenimento fotografato (tra tanto altro, veridicità); responsabilità verso il pubblico che riceve le fotografie; responsabilità verso l’eventuale committente. Queste poche regole sembrano semplici, ma non è così. Si pensi agli anni Sessanta, quando uno dei problemi che mi trovai ad affrontare era rappresentato dalle scelte legate all’etica dell’immagine. Per esempio: si può offrire in vendita una fotografia, senza offendere il pubblico che le vedrà (attualità dolorose, raccapriccianti, invasive del privato e altro ancora)? senza offendere la persona fotografata? Quali sono i limiti? Allora, non c’era alcuna legge sulla privacy e mi trovai spesso coinvolta in situazioni nelle quali ho dovuto prendere decisioni discriminanti (il cadavere di Aldo Moro, fotografato da Gianni Giansanti, Pasolini, Contact Colombia Fournier, Stanley Green, Don McCullin). E le fotografie dei disordini politici-studenteschi dal Sessantotto a metà anni degli anni Settanta, come distribuirle? Come salvaguardare la didascalia originaria? Allora, con amici avvocati, stesi i famosi buoni di consegna e vendita delle fotografie, nei quali erano elencate alcune “barriere” nell’utilizzo delle fotografie. Visto e considerato che in Italia l’utilizzo delle fotografie di reportage era privo di regole, ispiratrici di queste regole sono state l’Asmp (American Society of Media Photographers, Stati Uniti), Bapla (British Association of Picture Libraries and Agencies) e altre associazioni di categoria, oltre al comportamento delle agenzie straniere dell’epoca. Imparavo sul campo e ogni giorno mi scontravo con comportamenti arroganti e scorretti
da parte dei giornali, e molti giornalisti mi criticavano per la mia pervicacia nel difendere il copyright. La figura dell’agente non era popolare in Italia, perché nuova e innovativa; inoltre, è sempre esistita una feroce concorrenza tra la comunicazione visiva e quella scritta. Tutto questo durò dagli anni Sessanta alla fine dei Settanta, quando si instaurò un rapporto di collaborazione tra le agenzie e i giornali, perché la legge del copyright era finalmente entrata a far parte degli usi delle redazioni. Per e nel suo utilizzo (didascalie sbagliate, perdita di originali, utilizzo di fotografie in archivio in contesti diversi dall’originario, mancanza di crediti, utilizzi scorretti e tanto altro ancora), ci sono stati momenti molto tristi per il fotogiornalismo di qualità. Tuttavia, grosso modo, posso affermare che negli anni Ottanta e Novanta diventarono realtà, addirittura necessità per le agenzie e i fotografi, le regole deontologiche elaborate negli Stati Uniti dalla National Press Photographers Association, relative alla produzione e commercializzazione del fotogiornalismo (le più corrette). Le elenco, perché sono ancora valide e spesso non sono rispettate. Certo, occorrerà aggiungere altre regole e suggerimenti, che richiamo più avanti. ❯ I fotogiornalisti hanno la responsabilità di documentare la società, riportarne visivamente gli eventi e preservare la memoria attraverso le immagini. ❯ Il loro scopo primario è la rappresentazione fedele, accurata e completa del soggetto o evento fotografato. Debbono prestare attenzione a non essere manipolati da occasioni fotografiche frutto di messe in scena. Debbono fornire una adeguata contestualizzazione dei soggetti fotografati. ❯ Debbono evitare gli stereoti-
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Parliamone pi nella rappresentazione sia degli individui, sia dei gruppi, trattando tutti i soggetti con rispetto e dignità, e devono riservare attenzione particolare ai soggetti deboli e alle vittime di eventi tragici. L’intrusione nell’intimità nei momenti di grande dolore è ammessa soltanto quando il pubblico ha un prevalente e giustificato bisogno di vedere. ❯ Nel fotografare eventi non è ammissibile fornire un contributo attivo al proprio verificarsi, né influenzarli o tanto meno alterarli o cercare di alterarli. ❯ Non è ammesso manipolare le immagini in alcun modo che possa ingannare chi guarda o che possa dare una rappresentazione falsata dei soggetti. A queste regole, che in realtà celebrano il buon senso, l’etica personale, l’empatia verso le persone fotografate, si sono aggiunte altre regole e suggerimenti di comportamento professionale che, a mio avviso, sono un grande aiuto per i giovani fotografi. Tra queste, alcune professionali legate al copyright dovrebbero essere insegnate nelle scuole. Durante lo svolgimento di corsi professionali, mi capita di incontrare studenti digiuni di copyright e diritti. La loro immissione nel mercato è pericolosa per gli altri fotografi. Non conoscere tariffe, diritti e doveri morali dei fotografi danneggia la categoria. Alla fine degli anni Novanta, l’affermazione della tecnologia digitale, la coincidente nascita di due agenzie statunitensi particolarmente agguerrite dal punto di vista commerciale, Getty Images e Corbis Images, e la crisi editoriale hanno in gran parte distrutto il prezioso lavoro del copyright. Anche se le regole sono rimaste valide, non sono più applicate. Per esempio, in decenni lontani, i quotidiani inglesi e francesi sono stati noti per la precisione del credito. Non è più così. Al giorno d’oggi, in Inghilterra, il settanta percento delle pagine stampate dai quotidiani non porta più il credito con il nome del fotografo autore, solo il credito di Corbis e Getty. Questo è gravissi-
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mo. Alle due agenzie globalizzate, che detengono il sessanta percento del mercato internazionale, non costerebbe nulla inserire la clausola che salvaguardi il credito del fotografo. Il credito del fotografo è importante perché permette al fotografo di affermarsi, ai photo editor di seguire il suo lavoro, ai ricercatori iconografici di attribuire uno stile o un contenuto a un autore, magari per riutilizzare la sua fotografia o assegnargli altri incarichi. Non mi soffermo su questa circostanza tragica, e confesso che seguo con passione le poche associazioni rimaste per proteggere il copyright, nella speranza che con l’immissione, tra poco, su tutti i siti web di tutte le riviste del mondo, le stesse agenzie preparino un regolamento per non perdere il copyright. Veniamo ora alla tecnologia digitale e alle manipolazioni, oggigiorno alla comoda e facile portata di ognuno: diversamente dalle discriminanti tecniche e operative dei decenni scorsi, delle stagioni più lontane. Sulle alterazioni della fotografia ne sento parlare dal lontano 1954, ma mai come ora, con le opportunità semplificate offerte dalla tecnologia digitale. Certo, in passato, W. Eugene Smith e altri celebri fotografi hanno alterato le proprie fotografie per renderle più significative. Ma, come posso dire, la verità del contenuto è sempre rimasta integra. Ultimamente, come scrive Paul Melcher sull’ineguagliabile blog Thoughts of a Bohemian, a proposito di etica e fotografia, siamo sull’orlo di un precipizio. Ogni giorno vediamo esempi di fotografi che alterano proditoriamente il proprio lavoro. La realtà è lontana. Se lo fanno per ripulire un prato, per rendere più bella un’attrice o un attore, per correggere un colore, si può chiudere un occhio (forse); ma se, al contrario, diamo per valido che una fotografia giornalistica di contenuto editoriale deve descrivere onestamente un momento nel tempo e nello spazio, non ci siamo, né con il ritocco, né con la manipolazione.
Negli ultimi anni, sulla stampa internazionale, abbiamo incontrato esempi scandalosi di alterazioni della realtà. Su una copertina, il settimanale Time rese O.J. Simpson più nero del suo naturale; National Geographic ha avvicinato le Piramidi (poco male, in assoluto, non in quello relativo dell’autorevolezza del mensile); Paris Match ha eliminato un braccio tra le vittime dell’attentato di Madrid; la scorsa estate 2010, Reuter ha diffuso una fotografia trasformando un dettaglio, che dà significato all’immagine: soldato israeliano ferito e al fianco un palestinese inerme (nella fotografia originaria, il palestinese aveva un coltello tra le mani). Sono infinite soprattutto le manipolazioni fotografiche della guerra in Iraq. Fortunatamente, spesso le manipolazioni sono riconosciute o dal giornale stesso o da altri fotografi o dal pubblico, e giustamente punite: spesso con il licenziamento dei responsabili. Nel 2009, al World Press Photo, il fotografo Stepan Rudik aveva vinto un Premio nella sezione Sport. Riconosciuta come manipolata, la fotografia è stata esclusa e la direzione della competizione ha annullato il Premio. Sempre riguardo l’etica del mestiere del fotoreporter occorre anche accennare alle fotografie “costruite”. Nel reportage di tutti i tempi, ci sono state e ci sono diverse fotografie messe in scena. Lo ha fatto persino W. Eugene Smith; come forma espressiva, lo fa il grande artista Jeff Wall; e ne ho viste moltissime altre, soprattutto scattate nei paesi asiatici e africani da fotografi occidentali. Nei campi profughi, tra i diseredati della Terra, basta spostare cose e persone per creare una fotografia più accattivante. Non va fatto, non andrebbe mai fatto, perché nella ricerca di un’estetica del dolore si offendono le persone fotografate e il pubblico. Le fotografie di W. Eugene Smith sono meravigliose, ma forse anche senza la famosa immagine di Minamata lo avremmo apprezzato lo stesso. Comunque, occorrerebbe segna-
lare sempre la messa in scena. Ma nessuno lo fa. Viene certificato solo nella fotografia artistica, come in quella dell’appena citato Jeff Wall. Come ci si difende nella grande crisi di identità del fotogiornalismo (troppi fotografi, troppe fotografie, troppi cattivi fotografi, troppo pochi photo editor nei giornali, che non hanno tempo per scegliere e negoziare)? Solo e soltanto creando un brand che dia sicurezza e salvaguardia alla fotografia semplice, onesta, diretta, tralasciando nuovi stili che si rivelano falsamente artistici. I giornali avranno sempre più bisogno di fonti sicure. A me, ombre, fotografie sfocate, fotografie inutilmente sovraesposte o sottoesposte rivelano soltanto che il fotografo non sa fotografare correttamente o vuole impressionare. La fotografia non deve essere emozionale, ma offrirmi emozioni. Come ho appena annotato, nella catastrofe spesso annunciata del fotogiornalismo potrà sopravvivere il fotografo che cura con determinazione e competenza il proprio prodotto, lavora in modo onesto e corretto, consegna materiale valido. Approdando ora alla discussione etica al centro dell’attenzione dei media, del mondo della fotografia, e da anni discussa e ridiscussa, che concerne il ruolo del fotografo di fronte al dolore del mondo e alle situazioni di possibile intervento del fotografo stesso, voglio segnalare alcuni argomenti. Philip Jones Griffith, noto fotografo di guerra mancato due anni fa, è stato esplicito: «Ho detto spesso che un fotografo non può mettere a fuoco se ha le lacrime agli occhi. Il mio parere è che un fotografo emotivo è inutile come un chirurgo che sviene alla vista del sangue. Io posso avere versato fiumi di lacrime su quello che ho visto, ma solo dopo, quando ho editato e stampato le immagini». Quando Walker Evans diede il primo assegnato a Robert Frank, per il giornale Fortune (seguire e documentare fotograficamente
Parliamone gli spostamenti dei lavoratori pendolari da New York City a Washington), consigliò il suo illustre allievo -allora agli inizi- di usare i dettagli, il cuore e una visione poetica della vita quotidiana, che poi portò Robert Frank a creare il mitico libro Gli americani. Nel1993, Kevin Carter si trovava in Sudan. Camminando in un villaggio, si imbatté in una bambina che stava morendo di fame e che aveva alle spalle un avvoltoio che attendeva la sua morte. Vinse il premio Pulitzer per il suo lavoro. Ma dopo due mesi si suicidò [questa vicenda è inclusa nella rassegna Controverses. Una storia giuridica ed etica della fotografia, presentata lo scorso maggio da FOTOgraphia, in occasione del suo passaggio italiano al Mnaf (Museo Nazionale Alinari della Fotografia)]. Cosa dire? Veniamo a un ulteriore comportamento etico, quello legato alla legge sulla “privacy”. Rispetto molti temi, in realtà, la legge sulla privacy stabilisce una scelta etica guidata da regole dell’etica del buon senso. Tuttavia, un suo articolo in difesa delle persone comuni fotografate per strada o in luoghi pubblici ha cancellato una fetta della produzione più avvincente e convincente dei fotografi, quella che si de-
finisce street photography. Pensate alle fotografie che fino a una decina di anni fa si potevano scattare, per raccontare lo svolgimento della vita, fotografie importanti del nostro stile di vita, della nostra società. Ecco, queste fotografie non si possono più scattare. Per me è gravissimo. Non più le belle fotografie di Gianni Berengo Gardin, che illustrano la nostra vita quotidiana. Non più la mirabile fotografia dell’emigrante, nei pressi della Stazione Centrale di Milano, davanti al palazzo della Pirelli (oggi “Pirellone”), fotografato da Uliano Lucas. Ora, se si incontra una situazione significativa, occorrerebbe contattare le persone che vogliamo fotografare, ottenerne l’autorizzazione e poi rimetterle in posa. Tremendo ma è così. Avremo illustrazioni di situazioni ricreate e non più fotografie spontanee. La scorsa estate 2010, alla Tate Modern Gallery è stata allestita una affascinante mostra: Fotografia, controllo e voyeurismo da Brassaï ai nostri giorni. Fotografare senza essere visti, fotografare senza la legge della privacy. Tante fotografie da Robert Frank a Garry Winogrand, da Weegee a Nan Goldin, Henri Cartier-Bresson, Lee Miller e tanti altri. Queste fotografie, che hanno scandito i tem-
pi della Storia (non solo della fotografia), non ci saranno più, o saranno tutte fotografie di soggetti messi in posa. La stessa fotografia di Marilyn Monroe mentre le si solleva l’abito, oggi non potrebbe essere scattata. Questo è un problema aperto proprio nel momento nel quale le fotografie sono diventate una massa incontrollata. I processi in corso sulla privacy sono meno del previsto, sia per la lentezza della nostra giustizia, sia per l’elevato costo degli avvocati; non si può ancora stilare un bilancio di quello che i fotografi rischiano. Così, a un giornalista è permesso descrivere a parole, e nei dettagli, una problematica sociale, ma al fotografo è impedito di fotografarla. Ultimamente, le problematiche di etica e privacy sono al centro dell’attenzione. Mi auguro che anche le scuole di fotografia inseriscano queste tematiche nel proprio insegnamento. Però, vorrei aggiungere un’importante considerazione e informazione. La Fep (Federazione Europea dei Fotografi Professionisti) ha adottato una regola per la protezione del copyright. Ha chiesto regole riassuntive, una specie di “Dieci Comandamenti” rivolti a chi utilizza le fotografie. Questo significa che sia i fotografi sia
gli utilizzatori delle immagini necessitano entrambi di queste regole. I primi, le debbono esigere; i secondi, applicarle. Regole che mi hanno accompagnato dagli inizi del mio lavoro, quando non esistevano, ma il buon senso mi ha aiutato. Le ricordo. 1. Rispettare il diritto d’autore dei fotografi. 2. Chiedere sempre il permesso al fotografo se si desidera utilizzare una sua fotografia. 3. Verificare la validità del titolare dei diritti (esempio: Agenzia, che deve essere conosciuta e rispettabile). 4. Chiarire sempre in anticipo l’utilizzo dell’immagine e il compenso. 5. Utilizzare la fotografia solo per lo scopo concordato. 6. Cercare sempre di trovare il detentore del copyright, altrimenti non utilizzare la fotografia. 7. Indicare il nome del fotografo accanto alla sua fotografia. 8. Non modificare in alcun modo una fotografia senza il permesso dell’autore. 9. Garantirsi dei diritti delle persone fotografate (privacy). 10. Dare sempre al fotografo una copia della pubblicazione. Molte regole in questa riflessione: in loro mancanza (assenza), il fotografo non può continuare a creare nuove fotografie. ❖
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Ici Bla Bla a cura di Lello Piazza
1993. Nei pressi del villaggio di Ayod, una bambinetta si trascina faticosamente verso un punto di approvvigionamento, seguita da un avvoltoio.
KEVIN CARTER
MIE FOTOGRAFIE PREFERITE. Per il proprio numero di dicembre 1999, ipotizzando una fine del mondo a cavallo del millennio, sotto il titolo Cronaca di una morte annunciata e un occhiellone Salviamo il salvabile, FOTOgraphia ha invitato personaggi del settore a indicare cosa, fotografia, libro o macchina fotografica, avrebbe salvato se avesse dovuto conservare qualcosa per testimoniare ai posteri l’esistenza della nostra civiltà, del nostro mondo fotografico. Ciò, naturalmente, in previsione del disastro universale incombente (con la loro in-
capacità a gestire le date del terzo Millennio, sarebbero stati i computer a mandare tutto a Patrasso). In un certo senso, chi ha scelto una fotografia da salvare ha ovviamente indicato la sua preferita. Io trovai un escamotage, e indicai l’istantanea (istantanea per modo di dire, perché era stata scattata con una Linhof 4x5 pollici) del mio figlioletto nella culla. Nessuno avrebbe potuto mettere in discussione la mia scelta: “preferita” ha coinciso con l’immagine della persona più amata. Ma cosa vuol dire preferita? In una recente chiacchierata, mi è capitato di trovarmi di fronte a una situazione imbarazzante. Ciò che io ho indicato come fotografia preferita è la testimonianza visiva di una situazione terrificante. Dunque, è buon italiano definire quell’immagine come preferita? Probabilmente, no; probabilmente, sarebbe stato più corretto definirla un’immagine forte, importante nella storia del reportage di guerra,
Soweto, Sudafrica, 15 settembre 1990. Un uomo identificato come un sostenitore degli Zulu Inkatha è linciato dai membri dei rivali dell’African National Congress, che poi gli danno fuoco.
GREG MARINOVICH
Questa rubrica riporta notizie che sono appartenute alla cronaca. Però, nel loro richiamo e riferimento molti motivi ci impediscono di essere tempestivi quanto la cronaca richiederebbe. Ciononostante riteniamo giusto proporle, perché siamo convinti che non abbiano perso la propria attualità, e continuino a offrire spunti di riflessione.
devastante nella storia della ferocia e della cattiveria dell’umanità. Certo, preferita non è l’aggettivo corretto, ma io conservo quell’immagine nell’archivio di quelle che mi hanno colpito di più. Insieme, per esempio, a un paio di altre, che vedete qui a sinistra, entrambe premiate con un Pulitzer: quella di Kevin Carter, del 1994, e quella di Greg Marinovich, che il Premio lo vinse nel 1991. [A proposito di Kevin Carter (evocato anche nella riflessione sull’etica nel fotogiornalismo, di Grazia Neri, su questo stesso numero, da pagina 17), riprendiamo da Controverses, rassegna-mostra, presentata lo scorso maggio da FOTOgraphia, in occasione del suo passaggio italiano al Mnaf (Museo Nazionale Alinari della Fotografia), di Firenze: «Nel 1993, il fotografo sudafricano Kevin Carter si trova in Sudan per un’inchiesta sugli effetti della guerra civile e della carestia che affliggono il paese. Giunto nei pressi del villaggio di Ayod, fotografa una bambinetta che si trascina faticosamente verso un punto di approvvigionamento, seguita da un avvoltoio. L’immagine viene pubblicata sul New York Times. Il successo della fotografia è folgorante. Al giornale giungono migliaia di lettere preoccupate per la sorte della bambina. Ma a Carter arrivano anche voci che mettono in discussione il suo atteggiamento. I critici arrivano al punto di paragonarlo all’avvoltoio della sua terribile fotografia (ma necessaria: ancora con Michele Smargiassi, dal suo blog Fotocrazia / Lontano dagli occhi, dello scorso quattordici febbraio, riportato in FOTOgraphia di marzo: il dovere del fotografo è fotografare). L’immagine gli assicura tuttavia grande celebrità, culminata con il conferimento del Premio Pulitzer, nel 1994. Kevin Carter, tuttavia, si suicida due mesi dopo aver ricevuto il riconoscimento. La sua vicenda è un esempio drammatico delle problematiche del coinvolgimento del fotografo nella situazione della quale è testimone. Deve intervenire o limitarsi a testimoniare?»]. Quella di Greg Marinovich la volli assolutamente nella mostra Flash! AP fotografa il mondo, della quale fui uno dei curatori, che circolò in Italia in occasione dei centocinquanta anni della agenzia di stampa statunitense. Quando l’Associated Press si offrì di
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Ici Bla Bla regalarmi un paio di immagini in mostra, come ricordo del lavoro svolto, una delle due fotografie che scelsi fu proprio questa (l’altra era quella di Matty Zimmerman, scattata a New York, il 9 settembre 1954, a Marilyn Monroe, mentre posa su una grata nella metropolitana, in replica della famosa scena di Quando la moglie è in vacanza, a uso dei fotografi presenti alla conferenza stampa di lancio del film). A chi chiedesse cosa c’entrano due immagini così distanti, rispondo che mi sembrano entrambe importanti. E che sono entrambe tra le mie fotografie preferite.
gina 21]. Accanto a Greg Marinovich e Kevin Carter, anche lui già presentato [sempre a pagina 21], ci sono due fotogiornalisti operativi sul campo, il sudafricano Ken Oosterbroek e il portoghese João Silva. Quasi a mettere il proprio imprimatur sull’informazione visiva narrante la storia del Sudafrica, nonostante accanto a loro fossero operativi anche fotogiornalisti del calibro di James Nachtwey, in quegli anni, i quattro si riuniscono in gruppo con l’identificazione di Bang-Bang Club (il nome originale sarebbe stato BangBang Paparazzi, ma presto, e saggiamente, cambiarono “Paparazzi” con “Club”, rendendosi conto che la prima denominazione non avrebbe adeguatamente esplicitato in cosa consistesse il loro impegno fotografico). Oggi, a testimonianza di questo gruppo rimangono soltanto due libri (The Bang-Bang Club: Snapshots from a Hidden War, Greg Marinovich e João Silva, introduzione di Desmond Tutu, Basic Books 2011 [a sinistra]; e Bang-Bang Club, Greg Marinovich, Arrow 2001), un film (The Bang-Bang Club, adattamento dal primo dei due libri appena citati, regia e sceneggiatura del sudafricano Steven Silver) e un sopravvissuto e mezzo. Ken Oosterbroek è morto il 18 aprile 1994, in Sudafrica, durante gli scontri a Tokoza, a sud di Johannesburg, che hanno preceduto le elezioni dello stesso anno. Probabilmente, è stato colpito dal fuoco amico dei militari delle forze di peacekiping. Come già ricordato nella nota precedente, Kevin Carter si è suicidato po-
CHE FINE HA FATTO IL BANGBANG CLUB? Quanto sto per scrivere non appartiene all’attualità, neppure alla semiattualità recente, ma ci sono accadimenti che non è male riportare alla memoria. Dal 1990 al 1994, il Sudafrica è stato devastato da un passaggio epocale del potere, che esce dalle mani dei bianchi e entra, poco poco piano piano, anche nelle mani dei neri. Nelson Mandela lascia il carcere nel 1991 e, sfidando Frederik Willem de Klerk, diventa presidente del paese nel 1994. Nel 1993, Mandela e de Klerk vincono il Nobel per la Pace, grazie al proprio operare congiunto per l’abolizione dell’apartheid. In quegli anni, i massacri sono stati all’ordine del giorno: non solo bianchi uccisi dai neri e neri uccisi dai bianchi, ma anche neri che si sono trucidati tra loro, come mostra la fotografia di Greg Marinovich, richiamata nella nota precedente [a paThe Bang-Bang Club: Snapshots from a Hidden War, Greg Marinovich e João Silva, introduzione di Desmond Tutu; Basic Books 2011; 296 pagine; 19,44 euro.
Stop talking, start planting: campagna internazionale con personaggi di rilievo zittiti da un ragazzino. Basta parlare, cominciare a piantare (alberi).
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chi mesi dopo, il 27 luglio 1994, ucciso dalle “ferite che si è portato dentro”. Mentre era in Afghanistan per il New York Times, il 23 ottobre 2010, una mina dei talebani ha falciato entrambe le gambe di João Silva. Unico intero, ma coperto di ferite, è Greg Marinovich. Oltre al Pulitzer, ha vinto un Visa d’Or (1990) e un Leica Award for Excellence (1990).
IL MONDO SALVATO DAI RAGAZZINI. Nel 1968, Elsa Morante, una delle maggiori scrittrici italiane, ha pubblicato la raccolta di poesie Il mondo salvato dai ragazzini. Nell’ultima poesia, proprio quella che dà il titolo alla raccolta, Elsa Morante suggerisce l’idea che siano solo i ragazzini a interessarsi di fatti importanti, mentre gli adulti si occupano di argomenti senza valore. A quasi quarant’anni di distanza, nel 2007, a sostanziale conferma di quel suggerimento, da una ricerca scolastica di quelle che si danno da svolgere come compito, una riflessione sulla crisi climatica compilata da Felix Finkbeiner, alunno di una scuola di Starnberg (Baviera, Germania), che all’epoca aveva nove anni (nove, sic!), fa nascere l’organizzazione Plant-for-thePlanet (www.plant-for-the-planet.org/it). Felix Finkbeiner ha sottolineato che Wangari Maathai, ambientalista keniana e premio Nobel per la pace nel 2004, in trenta anni aveva piantato trenta milioni di alberi. Nella sua ricerca, ha lanciato un appello ai bambini del mondo affinché piantassero, nel proprio paese, un milione di alberi. Og-
Ici Bla Bla gi, Felix Finkbeiner ha tredici anni: in Germania, il milionesimo albero è stato piantato il quattro maggio dello scorso anno e alla cerimonia erano presenti politici e ministri dell’Ambiente di ben quarantacinque nazioni. Oggi, Plant-for-the-Planet è sostenuta dall’Unep (United Nations Environmental Protection) ed è presente in più di settanta paesi, con lo slogan esortativo Stop talking, start planting (Basta parlare, incominciamo a piantare). Prossima meta: raggiungere il trilione di nuovi alberi piantati in dieci anni. Nota: il comunicato stampa italiano non specifica se si intende trilione in senso europeo cioè pari a 1.000.000.000.000.000.000, o 1018, cioè un miliardo di miliardi, oppure in senso anglosassone, cioè pari “soltanto” a 1.000.000.000.000, o 1012, cioè mille miliardi. In ogni caso, una quantità astronomica. Parliamo di Plant-for-the-Planet non solo perché l’idea è fantastica, non solo perché è venuta a un ragazzino, ma anche perché l’organizzazione ha lanciato una campagna promozionale basata su ritratti di personaggi internazionali di rilievo (star del cinema, della cultura o della politica, e tra questi ricordiamo Harrison Ford, la modella brasiliana Gisele Bündchen, il filosofo Hans Küng, la principessa Haya Bint Al Hussein, il principe Alberto di Monaco, il tennista Michael Stich, il premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, il presidente dell’Ecuador Rafael Correa, l’artista inglese John Watts), con accanto un ragazzino che gli tappa la bocca, invitandolo evidentemente a smettere di parlare e cominciare a piantare [pagina accanto].
SULLA COPERTINA, UN UOMO SOTTO PROCESSO. Il numero dello scorso undici giugno del settimanale inglese Economist ha dedicato la copertina a un uomo sotto processo: Silvio Berlusconi. Lo strillo è: «The man who screwed an entire country», l’uomo che ha fottuto un intero paese (sottolineo, fottuto, non fregato, come hanno scritto alcuni quotidiani italiani, perché, in inglese, screwed è ancora più rozzo e volgare di fuck) [al centro, in alto]. Cosa ha portato la bibbia settimanale della economia e finanza internazionale a realizzare una lunga inchiesta su Berlusconi e il belusconismo,
Emilio Fede [al centro, in basso]. Contrariamente a quella dell’Economist, della nota immediatamente precedente, dedicare una copertina a una persona sotto processo mi sembra del tutto demenziale. Quale interesse può avere Condé Nast, casa editrice per altro dignitosa, che pubblica ottime testate, come Vanity Fair, a concedere la storia di copertina a un personaggio di tale fatta? Ne parlo perché, anche se a prima vista potrebbe non sembrare, la fotografia di copertina ha un ruolo fondamentale per il marketing. Non solo per i suoi contenuti, ma anche per il suo intrinseco appeal. Quindi, scegliere Nicole Minetti non può essere casuale. Il ritratto è di Max & Douglas.
dedicandogli la copertina? Ai politologi, l’ardua sentenza. Ci limitiamo a prendere atto che il capitalismo internazionale vede il nostro paese come una vittima corporale di un solo uomo. In precedenza, l’Economist (fuor di metafora, tutt’altro che un covo di comunisti) ha dedicato altre cinque copertine a Silvio Berlusconi: 17 maggio 2001 (So, Mr Berlusconi…), 28 luglio 2001 (Unfit to lead Italy), 31 luglio 2003 (Dear Mr Berlusconi...), 6 aprile 2006 (Basta), il 17 aprile 2008 (Mamma mia) [a destra].
NEW YORK TIMES: CITAZIONE DEL GIORNO. Il quindici giugno, il
SULLA COPERTINA, UNA DONNA SOTTO PROCESSO. Mi segnalano, e per l’incredulità mi fiondo in edicola a verificare, che il numero di giugno del mensile GQ (Condé Nast), ha la copertina dedicata a Nicole Minetti, la tanto chiacchierata igienista dentale del premier, imposta tra gli eletti al consiglio regionale di Lombardia, personaggio chiave del caso Ruby Rubacuori, sotto processo a Milano per sfruttamento della prostituzione, insieme a Lele Mora e Silvio Berlusconi in cinque precedenti copertine dell’inglese Economist.
(in alto, al centro) The Economist, 11 giugno: L’uomo che ha fottuto un intero paese.
Nicole Minetti in copertina di GQ di giugno.
sito web del più importante quotidiano statunitense, The New York Times, ha pubblicato questa dichiarazione, presa dall’edizione cartacea, come espressione più importante della giornata: «Il nostro desiderio era che nostra figlia potesse avere tutto quello che non avevamo avuto noi. Per questo abbiamo lavorato duramente. Per questo abbiamo fatto finta di non accorgerci che la fabbrica dove lavoravamo ci stava avvelenando. Ora ci dicono che anche nostra figlia è avvelenata: non possiamo descrivere cosa ci passa dentro». È Han Zongyuan che parla, dal villaggio di Mengxi, nella provincia di Zhejiang, duecento chilometri da Shanghai, dove approssimativamente trecento persone tra adulti e bambini sono risultati avvelenati per inquinamento da piombo, generato nello stabilimento Zhejiang Haijiu Battery Factory. Non è fotografia, ma è importante lo stesso.
MONIKA BULAJ NEL TED GLOBAL FELLOWS. Nel febbraio 2010, abbiamo segnalato che la fotogiornalista polacca Monika Bulaj, da anni basata in Italia [a pagina 24], si era aggiudicata l’Aftermath Project 2010, con il suo piano di lavoro Afghanistan: Not Only The War, che si propone di narrare le piccole realtà al di fuori della eterna guerra del più martoriato dei paesi asiatici. Oggi, segnaliamo che Monika Bulaj è entrata in un olimpo di autorevoli personaggi del mondo contempora-
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Ici Bla Bla neo, il TED Global Fellows program. Questo programma ha lo scopo di aggregare personaggi considerati worldchanging innovators (innovatori capaci di cambiare il mondo), per aiutarli a realizzare i propri progetti. Dall’undici al quindici luglio, a Edimburgo, Monika Bulaj parla della popolazione civile nelle zone di guerra. I suoi interventi sono arricchiti da due proiezioni fotografiche, con immagini tratte dai suoi lavori sull’Afghanistan e sul Sudan. I fellows provengono da diverse aree culturali. L’elenco completo del 2011 si trova a www.ted.com/pages/tedglobal2011_fellows; tra tutti, c’è un solo altro fotografo: lo statunitense Jon Lowenstein, dell’agenzia Noor, che si dedica a progetti a lungo termine sul potere, la povertà e la violenza.
COSÌ VEDO L’ITALIA. Dallo scorso nove maggio fino alla successiva domenica quindici, le immagini premiate nell’undicesima edizione del concorso fotografico di Intercultura Così vedo l’Italia sono state esposte nelle vetrine dei negozi di via Quattro Martiri, a Ivrea, in Piemonte. I vincitori sono stati selezionati da una giuria composta da tre fotografi professionisti, Lorenza Casilio, Paolo Defaveri e Pino La Monica, e da alcuni volontari di Intercultura del centro locale di Ivrea. I primi tre classificati -la romena Jullia Birsan, il belga Thomas Deprez e la cilena Manuela Razeto [al centro, in alto]- e altri quattro ragazzi menzionati dalla giuria, provenienti da Germania, Paraguay, Brasile e Turchia, sono rimasti a Ivrea una settimana, ospiti in famiglie del Canavese. L’idea che, più di dieci anni fa, ha ispirato il concorso sta nella convinzione di Intercultura che la fotografia sia uno strumento immediato e universale di comunicazione tra ragazzi di diverse provenienze geografiche. Quindi, sia lo strumento più adat-
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tanti giovani di ogni nazione che trascorrono un periodo di vita nelle nostre famiglie e nelle nostre scuole.
INAUDITO STOP A UNA MOSTRA DEL WORLD PRESS PHOTO. È a tutti noto che le fotografie pre-
I primi tre classificati al concorso fotografico di Intercultura Così vedo l’Italia sono rimasti a Ivrea una settimana: la romena Jullia Birsan, il belga Thomas Deprez, e la cilena Manuela Razeto (qui a destra, nello stesso ordine, le loro fotografie vincitrici). La fotogiornalista polacca Monika Bulaj, da tempo basata in Italia, è entrata nel TED Global Fellows program, che aggrega personaggi considerati innovatori capaci di cambiare il mondo.
Da A Journey Through Time and Place, del fotografo israeliano Amit Sha’al, terzo premio Arts and Entertainment Stories, al World Press Photo 2011, sgradito alle autorità libanesi.
to per narrare, attraverso scatti fotografici, la propria personale visione del nostro paese. Intercultura (www.intercultura.it) è un’organizzazione no-profit nata nel 1955, che si basa su un ampio lavoro di volontariato ed è presente in ogni angolo d’Italia. La sua missione è quella di promuovere scambi ed esperienze interculturali, inviando ogni anno oltre millecinquecento ragazzi delle scuole secondarie italiane a vivere un’esperienza di studio all’estero e accogliendo nel nostro paese altret-
miate nella competizione fotografica annuale, la più importante a livello mondiale nel settore fotogiornalistico (FOTOgraphia, marzo 2011), vengono allestite in avvincenti mostre itineranti, esposte in diversi paesi del mondo. Una di queste, quella aperta a Beirut, in Libano, lo scorso dodici maggio, che sarebbe dovuta durare fino al Primo giugno, è stata chiusa anticipatamente il venti maggio. La ragione sta nel fatto che gli organizzatori hanno ricevuto pressioni dalle autorità libanesi affinché fosse eliminata dall’esposizione l’opera di Amit Sha’al, fotogiornalista israeliano. Il direttore del World Press Photo, Michiel Munneke, ha dichiarato: «Eliminare anche solo una delle fotografie premiate rappresenta per noi una forma di censura inaccettabile. In questo caso, l’unico modo a nostra disposizione per rimanere fedeli alla missione di promuovere la libertà di informazione nel mondo è stato solo quello di chiudere la mostra. Siamo dispiaciuti e speriamo che questa mostra, e quelle delle future edizioni, possano di nuovo essere ospitate in Libano». A propria volta, Amit Sha’al ha rilevato che A Journey Through Time and Place, titolo del reportage premiato, non è assolutamente pro Israele. Nelle sue immagini si vedono strade di città israeliane fotografate oggi con una inquadratura comprendente una mano che regge, in primo piano, una immagine di molti anni fa [qui sotto]. In alcuni casi, tanti di quegli anni fa, da riportare a quando lo stato di Israele non era ancora nato. ❖
«Una buona fotografia per me è... qualcosa che ti farà reagire, fermare e guardare e pensare davvero... una fotografia vale [effettivamente] più di mille parole». Tra pensieri noti e consolidati (l’allineamento alle proverbiali mille parole) e riflessioni individuali, è il testamento che Linda McCartney ha lasciato, in accompagnamento a un eccezionale archivio di immagini più che affascinanti. Una consistente selezione è stata raccolta e pubblicata nella monografia Linda McCartney: Life in Photographs, che il colto e intraprendente Taschen Verlag propone in esclusive (e discriminanti) edizioni d’élite. Ma anche in edizione adeguatamente standard e economicamente abbordabile
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di Silvia Zotti
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ubito detto: una vita in fotografie, con le fotografie, per le fotografie. In ordine non necessariamente tale, ben inteso. Pubblicato dall’immancabile Taschen Verlag, Linda McCartney: Life in Photographs (duecentottanta pagine 26,5x37,4cm, cartonato con sovraccoperta; 49,99 euro) è un doveroso e rigoroso omaggio all’opera della fotografa statunitense, scomparsa nell’aprile 1998 a causa di un tumore al seno. Una monografia di dimensioni imponenti, che rende giustizia della bellezza e intensità delle immagini.
Oltre l’edizione commerciale, definita dai valori appena riferiti, la raccolta è disponibile in altre due confezioni, adeguatamente impreziosite (come da tradizione Taschen, da una decina di anni), entrambe in raffinata custodia personalizzata: settecentocinquanta Collector’s Edition (duecentosessantaquattro pagine 31,2x44cm; 1250,00 euro) e duecentocinquanta Art Edition (duecentosessantaquattro pagine 31,2x44cm; 2500,00 euro), ciascuna con una stampa originaria 30x40cm, numerata e firmata dal marito sir Paul McCartney [ne stiamo per parlare] (due i soggetti, entrambi su carta ai pigmenti Hahnemuehle: da 1 a 125, Stella and James, Scotland, 1984; da 126 a 250, Paul, Jamaica, 1971). Nata Linda Eastman (solo omonimia, nessun rapporto di parentela con George, il fondatore della Eastman Kodak Company, dal 1888), quindi Linda McCartney, dal 12 marzo 1969, quando ha sposato Paul McCartney, e prematuramente mancata nel 1998, come appena rilevato, è stata una straordinaria fotografa in equilibrio tra il (proprio) mondo della musica rock e raffinate visioni personali. L’ex Beatle Paul McCartney si è sempre molto prodigato per la memoria e conservazione del patrimonio artistico della moglie, collaborando assieme alle figlie alla selezione delle immagini, da un archivio che conta oltre duecentomila fotografie. Curato da Elison Castle, in aggiunta a quelli di Paul, Stella e Mary McCartney, il volume include testi introduttivi di Martin Harrison e Annie Leibovitz. Una selezione delle immagini d’archivio costituisce inoltre il corpo di due esposizioni, rispettivamente alla Phillips de Pury & Company, di Londra, lo scorso giugno, e alla Bonni Benrubi Gallery, di New York, da giugno a luglio. Entrando nel pieno del discorso su Linda McCart-
The Beatles; Londra, 1968.
ALL YOU NEED
IS LOVE
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ney, è doverosa una premessa: in occasioni rare ed eccezionali, Arte e Vita coincidono, e spesso in maniera tutt’altro che travagliata, ma con serenità e amore. Osservando le immagini della raccolta, leggendo le dichiarazioni della fotografa, dei suoi familiari, dei soggetti da lei ritratti risulta evidente che nel caso di Linda McCartney la fotografia è stata realizzata per amore e con amore. Non mero esercizio di stile, né affannosa ricerca di fama, ma memoria di una bella vita vissuta intensamente, del Caso (sì, proprio lui, tirato spesso in ballo nella costruzione di memorie epiche), che si intreccia a una forte determinazione, e forse anche a un felice intuito. Grazie anche alle testimonianze di chi l’ha conosciuta, amata e apprezzata, sono ricostruite la vita e la carriera di una donna, una fotografa, una moglie, una madre.
FOTOGRAFIE DI VITA
Stallion and Standing Stone; Scozia, agosto 1996.
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Linda Eastman nasce nel 1941, da una famiglia dell’alta borghesia di New York. Un carattere libero e indipendente, una condizione piuttosto agiata, contatti con lo stimolante ambiente culturale newyorkese (per esempio, il pittore Willem de Kooning, conoscente di famiglia, che ritrarrà nel suo studio) la spingono alla laurea in storia dell’arte all’Università dell’Arizona. Per sua stessa confessione (in un’intervista del 1994, alla Bbc, riportata in prefazione a Linda Mc Cartney: Life in Photographs), si avvicina alla fotografia per caso. Durante il periodo trascorso in Arizona, agli inizi degli anni Sessanta, accompagna un’amica a un corso di fotografia. Il rischio di una meccanica e banale introduzione all’utilizzo della macchina fotografica, da lei fortemente temuto, è scongiurato dalla visione di immagini di fotografi famosi: Ansel Adams, Dorothea Lange, Walker Evans. Il confronto con esempi così elevati di fotografia “vera”, lontana dal mondo patinato che non le suscita alcun interesse, la spingono a sperimentare e eseguire ritratti della figlia Heather, nata dal primo matrimonio. Martin Harrison, che ha curato anche la precedente raccolta fotografica di Linda McCartney, Light from within: Photojournals (Bulfinch Press Book, 2001), e sue mostre, tra le quali le due recenti appena menzionate, storico d’arte e fotografia, sottolinea come il gusto e lo stile fotografico affondino le proprie radici giusto nella sua formazione come storica dell’arte. Un senso estetico coltivato sugli stimoli ricevuti dalle amicizie tra gli artisti di New York, e poi, appunto -come lei stessa ha avuto modo di sottolineare-, dall’osservazione viva e partecipata del lavoro dei grandi maestri: come sempre il migliore metodo per imparare a guardare con occhi ben predisposti. La svolta professionale e artistica nella carriera di Linda McCartney (ancora Eastman) avviene durante un breve incarico come receptionist presso la rivista Town & Country, a New York, nel 1966. Un invito a una festa promozionale dei Rolling Stones si trasforma nella prima occasione di rendere la sua passione per la fotografia un autentico indirizzo di vita. Ammessa al party esclusivo a bordo di uno yacht sul fiume Hudson, inquadra i giovani Brian Jones e Mick Jagger, due dandy annoiati, pronti ad of-
frirsi alla fama, con piglio già cosciente. Lo sguardo curioso di sottecchi di Brian Jones (che morirà presto, ventisettenne, nel 1969), con le mani sollevate quasi in un gesto di sfida, sembra dire “vieni a prendermi, se ci riesci”. E Linda ne è capace, coglie l’attimo giusto, con passione [a pagina 30]. Annie Leibovitz ricorda come in questo primo periodo della sua carriera, Linda McCartney fosse già molto affascinante, bella e intelligente; ragion per cui, «In those early pictures of musicians, they aren’t looking at a photographer. They are in love with the woman with the camera. They’re flirting. Engaged» (In queste prime fotografie di musicisti, non stanno guardando a un fotografo, ma sono innamorati della donna con la macchina. Stanno flirtando. Sono rapiti). È un’occasione diversa dal sogno di tante ragazze dell’epoca, ammaliate dall’incontrare le rockstar, a tutti i costi, anche diventarne le amanti, o come si solevano definire groupies. No. Linda lascia che la musica diventi ispiratrice delle sue fotografie... e viceversa. Paul McCartney annota in prefazione:
«The difference between Linda and many of her contemporaries was that she knew what she was photographing whereas other photographers would have to ask her “Who is the lead singer?” and “What’s the name of the group?”» (La differenza tra Linda e molti dei suoi contemporanei era che lei sapeva cosa stava fotografando, mentre altri fotografi avrebbero dovuto chiederle “Chi è il cantante?” e “Qual è il nome del gruppo?”). La lista degli eroi che Linda ha fotografato è lunga: Janis Joplin, The Who, Jefferson Airplane, Neil Young, Grateful Dead, Bob Dylan, Tim Buckley, Frank Zappa (e tanti da scoprire sulle pagine Linda McCartney: Life in Photographs). Un suo ritratto di Eric Clapton diventa la prima copertina dell’autorevole mensile Rolling Stone realizzata da una fotografa. Primato importante, in un mondo (quello del rock) dominato da figure maschili -ieri, soprattutto-, e traguardo epocale anche per l’ambito fotografico, che a quei tempi contava rare presenze professionali femminili attive a tempo pieno (e oggi?).
IDENTITÀ IN FOTOGRAFIA
Come fotografa, la figlia Mary, la prima avuta da Paul McCartney, che ha intrapreso la stessa carriera artistica della madre, tiene a sottolineare che da Linda ha imparato a ricercare e ottenere quella fiducia particolare che si instaura con il soggetto, in maniera naturale. Un rispetto che non le ha fatto mai sfruttare l’altro, nemmeno quando si tratta di un personaggio famoso. Inoltre, Mary McCartney ritiene che la naturalezza delle immagini realizzate dalla madre sia il risultato di una padronanza della tecnica e una profonda conoscenza delle regole della fotografia che le hanno permesso un approccio calmo e rilassato al momento dello scatto, un aspetto che lei stessa ha pienamente compreso solo quando ha cominciato a praticare la fotografia, a propria volta. Linda McCartney è stata consapevole del medium; dunque, ha trasmesso lo stesso approccio rilassato anche ai suoi soggetti; ha lasciato che ognuno di loro “scoprisse se stesso” nella fotografia. Appunto: «She spent ti-
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Brian Jones e Mick Jagger (The Rolling Stones); New York, 1966.
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me to making connections with her sitters, they were allowed to ease themselves into her photographs» (Trascorreva il tempo a creare connessioni con i suoi soggetti, e li metteva a proprio agio nelle sue fotografie). Difatti, sono rare, se non del tutto assenti, le pose; o, perlomeno, gli atteggiamenti formali e artefatti di fronte al suo obiettivo. Delle rockstar più istrioniche, è riuscita a far emergere il lato meno prevedibile. Lei stessa svela retroscena che solo un occhio attento potrebbe cogliere, forse: come quando racconta di un Jimi Hendrix dolce e timido, insicuro come solo i geni possono essere, costretto dalla fama a inscenare di sé e della propria arte un aspetto spettacolarizzato, che lei non condivideva (bruciare bandiere o suonare la chitarra con i denti), per paura di perdere il contatto col pubblico. Un altro mito del rock (e oltre), Jim Morrison: agli occhi di Linda tutto sembra, fuorché il sex symbol osannato dai media: piuttosto, un poeta incompreso e desideroso di mostrare la propria vera personalità, anche a costo di sembrare l’esatto contrario. Ancora, la compianta Janis Joplin, la bruttina, sgraziata cantante dalla voce straordinaria, che per salire sul palco e affrontare le proprie incertezze
aveva bisogno della bottiglia di Southern Comfort, immortalata da Linda in un ritratto dolce-amaro.
LA FORZA DEL DESTINO L’incontro di Linda McCartney con il suo destino di donna e artista avviene in Inghilterra, dove era arrivata nel 1967 per documentare il fermento artistico della intrigante Swinging London. Per la promozione dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band [FOTOgraphia, giugno 2007], viene organizzata una seduta fotografica a casa dell’agente dei Beatles, il leggendario Brian Epstein. Nervosa per la presenza di altri fotografi, e per l’atmosfera tutt’altro che intima nella quale non è abituata a lavorare, Linda si dichiara insoddisfatta del lavoro, eccezion fatta per una sola fotografia: quella nella quale John Lennon e Paul McCartney si stringono la mano, perché tra loro c’è interazione e intesa [a pagina 26]. Chissà... forse il suo fine intuito aveva già captato tensioni sotterranee, non percepibili a prima vista. Sposa Paul McCartney il 12 marzo 1969, e oltre a crescere i loro quattro figli (Mary e Stella, l’ultimo nato James, e Heather, del matrimonio precedente, che Paul riconosce), dopo lo scioglimento dei
Beatles, condividono il palco con il nuovo gruppo dei Wings, nel quale Linda è chiamata a dare un contributo musicale (mediocre?, di sicuro sentito). La presenza massiccia, e perfino ingombrante, del famosissimo marito tra le sue fotografie, a partire dall’immagine ammiccante sulla copertina di Linda McCartney: Life in Photographs, potrebbe fuorviare e indurre a considerarla come una fotografa dalla fortuna sfacciata, piuttosto che dotata di talento personale, la cui memoria è onorata in quanto moglie e madre molto amata (moglie-di). Assolutamente, non è così. Non bisogna fermarsi a questo, né lasciarsi intimorire da una tale e tanta biografia. Prima di tutto, Linda Eastman, coniugata McCartney, è stata un’ottima fotografa, dotata di istinto e passione. Che abbia vissuto una vita sorprendente, costellata di incontri eccezionali e personalità memorabili non va a demerito della sua arte, né deve andarne. Tutt’altro. Nella sua introduzione alla convincente monografia Linda McCartney: Life in Photographs, Martin Harrison fa inoltre notare come gli accidenti della straordinaria esistenza di Linda abbiano creato un legame profondo e a doppio senso con la sua esperienza fotografica (per dirla con parole a noi care, fotografia non come arido punto d’arrivo, ma straordinario s-punto di partenza). L’aver sposato Paul McCartney si è rivelato momento di non-ritorno, anche per il semplice fatto di non aver più beneficiato di un relativo anonimato per potersi muovere indisturbata con la macchina fotografica. Dunque, che fare? Per esempio, fotografare dal finestrino dell’automobile, sperimentando fino all’eccesso l’“one-shot” da lei tanto amato. Oppure, concentrarsi sull’ambiente strettamente vicino: la famiglia, ripresa in innumerevoli momenti nei luoghi più disparati, in viaggio tra Stati Uniti, Scozia, località esotiche, in tour e nelle fattorie acquistate, condividendo con il marito e i bambini un infinito amore per gli animali (convinta animalista, crea addirittura una linea di alimenti vegetariani). Presenti in innumerevoli inquadrature, soprattutto i suoi adorati cavalli [a pagina 28]. Già, fotoricordo... Le scattiamo tutti, le scattano anche i professionisti della fotografia: e qui ricordiamo anche la più che straordinaria raccolta A Photographer’s Life: 1990-2005, di Annie Leibovitz, comprendente anche commoventi fotoricordo della compagna Susan Sontag, fotografata nell’intimità della vita, fino alla sua tormentata fine, minata da un male inguaribile. Belle e brutte, ma sempre fotoricordo, che per ciascuno di noi hanno immenso valore. La freschezza, la naturalezza nel raccontare il mondo che la circonda, non le impedisce di continuare a sperimentare, come per la serie di immagini del cavallo Shadow, realizzate utilizzando la tecnica delle fotografie solari, che tanto colpisce l’ammirazione di Annie Leibovitz, qui in veste di commentatrice. La sua persona è presente ovunque, eppure così rara, intesa come figura tangibile. Relativamente poche sono le inquadrature che la autoritraggono, immancabilmente con la macchina fotografica davanti al viso o impugnata nell’atto di scattare. La
Linda McCartney: Life in Photographs; a cura Alison Castle; testi di Paul McCartney, Mary McCartney, Stella McCartney, Annie Leibovitz e Martin Harrison; Taschen Verlag, 2011; 280 pagine 26,5x37,4cm, cartonato con sovraccoperta; 49,99 euro.
Linda McCartney: Life in Photographs; a cura Alison Castle; testi di Paul McCartney, Mary McCartney, Stella McCartney, Annie Leibovitz e Martin Harrison; Taschen Verlag, 2011; 264 pagine 31,2x44cm, cartonato con sovraccoperta, in custodia. ❯ Collector’s Edition: 750 copie; 1250,00 euro. ❯ Art Edition: 250 copie; con stampa originaria 30x40cm su carta ai pigmenti Hahnemuehle, numerata e firmata dal marito sir Paul McCartney; da 1 a 125, Stella and James, Scotland, 1984; da 126 a 250, Paul, Jamaica, 1971; 2500,00 euro.
figlia Stella dichiara che è proprio questa l’immagine della madre che le si è impressa nella memoria come uno dei suoi primi ricordi: con la macchina fotografica tra le mani. Fino alla fine, fino alla malattia e alla morte prematura: come ricorda Annie Leibovitz, sua grande ammiratrice, nell’ultimo periodo della sua vita, «She was using photography to try to hold on to existence. As well all do. Photography offers us the assurance that we will not be forgotten» (Stava usando la fotografia, per trattenere l’esistenza. Come meglio poteva. La fotografia offre la certezza che non saremo dimenticati). Alla resa dei conti, resta uno sconfinato archivio della memoria, e un prezioso documento di una vita fotografata con amore, come le semplici, conclusive e illuminanti le parole della stessa Linda McCartney: «A good photograph to me is... something that will make you react, stop and look and think really... a picture is worth a thousand words». Una buona fotografia per me è... qualcosa che ti farà reagire, fermare e guardare e pensare davvero... una fotografia vale [effettivamente] più di mille parole. Per il resto, All you need is love. ❖
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Gian Paolo Barbieri con FOTOgraphia di aprile 2011 ne abbiamo parlato
di Silvia Zotti
Gente di Milano, fotografie di Gianni Berengo Gardin; 24 Ore Cultura, 2011; 160 fotografie in bianconero; 240 pagine 22x28cm, cartonato; 65,00 euro.
Vita in casa di ringhiera; anni Settanta. In periferia, uno dei vecchi motti fascisti; anni Sessanta. Via Montenapoleone; anni Sessanta.
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ubblicata alla fine della scorsa primavera, Gente di Milano compone un avvincente (e delicato) racconto fotografico, che si allunga su cinquanta anni del capoluogo lombardo. Autore delle fotografie è un celebre e apprezzato testimone visivo del nostro tempo, Gianni Berengo Gardin: ligure di nascita, veneziano di origini, dal 1965 milanese d’adozione. Simultaneamente all’edizione della monografia, a cavallo tra marzo e aprile, una selezione di Gente di Milano è stata esposta in mostra all’accreditata Galleria Bel Vedere, di Milano (appunto). La raccolta completa, così come l’ha intesa l’autore Gianni Berengo Gardin, che ha selezionato dal suo capace archivio, è riunita in una consistente monografia, realizzata da 24 Ore Cultura. Nella presentazione delle fotografie messe in pagina, un’ottima introduzione di Corrado Stajano, autorevole scrittore e giornalista italiano, segue il filo dei decenni. Ma al di là della scansione prettamente cronologica, è significativo rilevare tratti comuni e temi a-temporali che bene esemplificano i cambiamenti sociali, culturali, antropologici (?), a volte impercettibili, a volte clamorosamente rivelatori. [Attenzione: come osservato e rilevato da Grazia Neri, fondatrice e titolare dell’omonima Agenzia, che ha attraversato quattro decenni, fino al 2009 (FOTOgraphia, novembre 2009), che giusto su questo numero, da pagina 17, commenta l’etica in fotografia, le attuali leggi sulla privacy impediscono oggi questo tipo di rac-
GENTE DI
Per conoscere una grande città e i suoi abitanti, si può suggerire una via alternativa alle classiche guide turistiche? Confezionata dal capace archivio di Gianni Berengo Gardin, Gente di Milano è una raccolta fotografica lungo cinquanta anni di vita, suddivisi per decenni: dai Cinquanta al Duemila inoltrato. Immediatamente, il titolo rivela la volontà di osservare le persone, la “gente comune”, oltre i luoghi. Nel proprio mutare ed evolversi, gli spazi possono conservare una grande riconoscibilità: più difficile è osservare e cogliere i cambiamenti sociali, le vite, i volti che sembrano essere eterni e allo stesso tempo diversissimi tra loro, in continua metamorfosi. Non un esercizio di stile, come pure è (non soltanto appare), ma un concreto e tangibile casellario sociale. Il Tempo e la Vita che hanno tracciato incancellabili segni di esistenze... di uomini di fama (da e con Walker Evans)
I MILANO
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Periferia in costruzione; anni Settanta.
Periferia; anni Sessanta.
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conto fotografico della vita, dalla vita. Testuale: «Non più le belle fotografie di Gianni Berengo Gardin, che illustrano la nostra vita quotidiana. Non più la mirabile fotografia dell’emigrante, nei pressi della Stazione Centrale di Milano, davanti al palazzo della Pirelli (oggi “Pirellone”), fotografato da Uliano Lucas. Ora, se si incontra una situazione significativa, occorrerebbe contattare le persone che vogliamo fotografare, ottenerne l’autorizzazione e poi rimetterle in posa. Tremendo ma è così»]. Anzitutto, i milanesi osservati da Gianni Berengo Gardin sono estremamente diversi: sia per condizione economica, sociale, età (e tempo), sia per attitudine alla vita (se così la vogliamo vedere, anche noi, e dire). Le chiavi di lettura si offrono molteplici; per esempio, volendo, si può compiere un viaggio attraverso le età della vita; sopra tutte, l’infanzia. E da qui cominciamo. Nelle inquadrature di Gianni Berengo Gardin ci
sono molti bambini, di estrazione sociale eterogenea, luoghi in avvicendamento ed epoche in successione. Anni Sessanta: pargoli spinti da eleganti tate vecchio stile, su carrozzine di lusso, in via Montenapoleone (e dove, altrimenti?). Più avanti, un bambino in controluce, in un androne di un palazzo addobbato con paramenti funebri. Prima ancora della cronologia scandita dalle pagine del libro, la locandina cinematografica lì accanto data l’immagine, ma la composizione conserva e sottolinea un gusto arcaico di vita che scorre, di ruota instancabile che gira, oltre le esistenze particolari. Ancora, bambini di fine anni Novanta intenti ad ascoltare una lezione alla Pinacoteca di Brera; bambini che giocano in strada, tra i casermoni che durante gli anni Sessanta sono spuntati come funghi a definire la nuova geografia della periferia. Sono storie di milanesi, storie di gente (già, Gente di Milano), ma, allo stesso momento, è un racconto di città: infatti, è la città che si rivela, come un essere in continuo cambiamento, che dialoga o si contrappone, incompreso e incomprensibile agli abitanti più fragili ed esposti: non c’è che desolazione e senso di inquietudine per il bambino che vaga, con lo sguardo sperduto, in una periferia in costruzione, con file di palazzi che paiono chiudere l’orizzonte vitale, non soltanto quello delimitato dall’inquadratura. Periferie composte di case di ringhiera e palestre da box di viscontiana memoria: impossibile non pensare al grande affresco di Rocco e i suoi fratelli del grande regista (al proposito, omaggio a Visconti e alla città è stata l’esposizione tenutasi tra la metà aprile e maggio alla boutique Raspini, allestita con le fotografie di scena del film, realizzate dal Paul Ronald [ennesimo ritrovamento casuale nel magaz-
zino di un rigattiere: straordinario dono del Caso]). Una certa sequenza di fotografie rivela la Milano che «muore di malinconia / di sole che tramonta là in periferia», come Francesco Guccini canta in Samantha (dall’album Parnassius Guccinii, del 1993). Ma non c’è malinconia, né solo la periferia: anche se potrebbe sembrare un «altro mondo» (sempre con Guccini), il centro è costellato di quiete passeggiate al parco, all’ombra del Castello, che domina e si erige a simbolo. Del rito dell’aperitivo, delle feste. O le piazze, la piazza per eccellenza, quella del Duomo, gremita per celebrare menestrelli e ricorrenze politiche, di gusto perduto, piene di bandiere e simboli ormai lontani. Come l’immaginario comune suggerisce, e lo stereotipo a volte marchia, Milano è una città soprattutto identificata con l’idea del lavoro e dei lavoratori, diversi per ambiente e mansioni. Anni Cinquanta: l’immagine di un carbonaio, che ormai pare così remota, mestiere duro ma reso nella fotografia (e dalla fotografia) con un rigore, una bellezza formale che nulla hanno a che vedere con il pietismo (si ravvisano qui riferimenti a un grande della fotografia americana, Walker Evans, che assieme a Dorothea Lange, come ricorda Corrado Stajano in introduzione, sono stati riferimento per la costruzione del gusto e l’arricchimento del bagaglio visivo del giovane Gianni Berengo Gardin). Una consistente quantità di visioni riguarda il lavoro operaio, dalle rivendicazioni di piazza degli anni Sessanta all’impegno in cantiere durante gli anni Settanta. Allora, ecco gli omini che si aggirano tra ingranaggi giganteschi della Fabbrica, ripresi sempre da punti di vista particolari, inaspettati, spesso dall’alto, a suggerire l’immagine di formi-
che operose/oberate. Le fabbriche saranno poi dismesse, come dimostrano le fotografie del nuovo millennio, riguardanti lo smantellamento delle acciaierie Falk: una scala d’emergenza sembra indicare solo la via d’uscita, e non ritorno. Ma del lavoro ci sono sfumature anche più “leggere” e sognanti, nel vero senso della parola. L’inquadratura è ancora spiazzante: ripresa dall’alto di un cielo che ha sostituito la terra, e sul quale fluttuano gli addetti alle scenografie del Teatro alla Scala. Non più “chapliniani” tra ingranaggi giganteschi, ma mani al lavoro per la fantasia, tra statue egizie surreali. C’è anche il fermento culturale di una città che non si ferma mai, e ci sono volti noti, inclusi nella generalità della “gente” suggerita dal titolo: il lavoro di artisti e intellettuali, personaggi come Gillo Dorfles, Gio Ponti, Ugo Mulas e il gallerista Le Noci assieme a Christo, in piazza Duomo, con uno scorcio della Galleria ammantata nella nebbia, qua-
Emigranti; anni Settanta.
Operaio metalmeccanico; anni Settanta.
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neghina. Il vecchio che stride col nuovo che avanza: un antico motto fascista “noi siamo contro la vita comoda”, con di fronte una coppia in vespa, simbolo del nuovo benessere economico. Non si vive, dunque, di solo lavoro: Gianni Berengo Gardin è sicuramente attratto anche dal costume sociale; spesso, le donne sono protagoniste dei cambiamenti, nella vita privata così come in quella pubblica: ingioiellate e un poco eccentriche animatrici di vernissage e mostre negli anni Settanta, quindi minimali e pensierose visitatrici del salone del mobile nel Duemila; ragazze che mostrano le gambe, raffinate signore impellicciate, le classiche “sciure”, culturiste anni Ottanta, amanti di un nuovo gusto estetico del corpo. Anche gli abbracci cambiano, i saluti: la stazione ferroviaria, città nella città, è spesso al centro di visualizzazioni che sfidano lo spazio-tempo. C’è la gente che sicuramente non è di Milano, ma vi transita. La stazione come microcosmo nella città: luogo di addii e incontri, di nuove speranze e nuovi Ugo Mulas; anni Sessanta.
Moda, dietro le quinte; anni Settanta.
Giorgio Armani e la sorella Rossana; anni Ottanta.
si come il monumento equestre a Vittorio Emanuele II impacchettato dall’artista. C’è anche la gente che lavora nella moda, la grande industria della bellezza e del lusso che ha fatto di Milano uno dei centri mondiali per eccellenza. Allora, Giorgio Armani con la sorella Rossana, nei favolosi anni Ottanta del boom del “Made in Italy”, ma anche la routine di un retro-passerella negli anni Settanta. E come sono cambiati gli usi, con le modelle intente a truccarsi da sole, senza l’aiuto di professionisti. Piccoli gesti, particolari che non sfuggono alla curiosità di Gianni Berengo Gardin, non sembrano mai spunti casuali, ma piuttosto ammiccanti riferimenti al “cogliere l’attimo”, che tanto profuma di Henri Cartier-Bresson, il mito, l’idolo, ma anche amico ed estimatore di Gianni Berengo Gardin (che comunque preferisce essere allineato a Willy Ronis). Ecco allora, un funerale in pompa magna, con tanto di cartello “lavori in corso”, quasi uno sberleffo alla morte (o alla vita?), carica di ironia cinica, tutta meorizzonti, verso paesi lontani, altre mete, con la Madonnina a benedire i viaggiatori. Non è un caso che, dopo una serie di fotografie di migranti, ci sia una raffigurazione dello stesso Gianni Berengo Gardin con famiglia, tra scatoloni, in un interno: “trasloco”, anche mentale, per uno abituato a essere in viaggio, e vagare con la sua arte alla scoperta dell’altro, in alcuni casi dei nomadi per eccellenza (straordinari i suoi reportage sugli zingari di Firenze e Palermo). In introduzione, Corrado Stajano rivela e rileva che Gianni Berengo Gardin «ha dedicato sì fotografie su luoghi e persone della città dove ha molto vissuto, tra un viaggio e l’altro, e dove vive. Questo Gente di Milano, che rompe il lungo silenzio fatto forse di pudori, è il suo primo libro organico. Tutta la città ne è protagonista, più di mezzo secolo tra grandi e piccoli eventi». E chissà che lo “zingaro” non si sia dunque fermato. A Milano. ❖
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Il sito www.FOTOgraphiaONLINE.it è adeguatamente ricco e variegato: soprattutto, ribadisce l’impostazione di curiosità a trecentosessanta gradi che da tempo definisce l’edizione FOTOgraphia cartacea. In particolare, oltre le linee generali, si sottolineano gli aggiornamenti quotidiani, settimanali e mensili, che danno vita a una osservazione a tutto campo: al solito, riflessioni senza soluzione di continuità, che prendono s-punto dal contenitore fotografico di riferimento, ma non si esauriscono in e con questo. E poi, a seguire e in collegamento esplicito, la Storia della Fotografia così come è presentata in una docenza che risponde alla Facoltà di Lettere e Filosofia: non una storia autoreferenziale, ma la consueta rilevazione di come e quanto la fotografia influenzi la vita, e l’abbia influenzata. Anche in questo caso, con proiezione in Rete (da pagina 52)
La home page del sito www.FOTOgraphiaONLINE.it è scomposta in tre colonne, almeno: a sinistra e destra, la presentazione di alcune sezioni di primo piano, ulteriori a quelle selezionabili nella stringa immediatamente sotto la testata; al centro, una serie di argomenti, con aggiornamento periodico serrato.
INTEGRAZIONE
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IN RETE /1
Appuntamento quotidiano, Accadde oggi si offre in una finestra, in alto a destra della home page, nella quale scorrono i nati e morti (della fotografia) del giorno. Selezionando l’area, al centro si apre l’elenco completo degli avvenimenti e accadimenti del giorno: a centro pagina, a titolo di esempio, ecco il Primo luglio.
di Angelo Galantini
A
ttivo dalle 10,00 del 10 ottobre 2010, ovverosia in una serrata sequenza di cinque cifre uguali (10.10.10.10.10, e lo stesso accadrà altre due volte ancora: alle 11,11 del prossimo undici novembre e alle 12,12 del dodici dicembre dell’anno prossimo), il sito www.FOTOgraphiaONLINE.it replica in Rete la sostanza delle riflessioni e osservazioni che stanno definendo l’attuale personalità editoriale di FOTOgraphia cartacea. La rivista è nata nel maggio 1994, con intendimenti rivolti alle espressioni e agli utensili della fotografia professionale, affrontati con piglio e competenza oggettivamente diversi dagli standard italiani dell’editoria di settore: dobbiamo ammetterlo, senza inutili false modestie. Quindi, nel corso del tempo, causa soprattutto le evoluzioni tecnologiche, con quanto hanno comportato nell’esercizio stesso della fotografia professionale e nell’approccio fotografico (e anche nella Vita), abbiamo deviato verso quei commenti che antepongono quanto la fotografia partecipi alla Vita. Così è, anche per il sito web. Gli argomenti presentati sono scomposti entro espliciti contenitori di riferimento, e per la home page ne vengono selezionati a rotazione. Molto è estratto da FOTOgraphia cartacea, di riferimento; qualcosa è proposto in forma originaria. A contorno, sono consistenti i richiami, riferimenti e rimandi alla stessa edizione cartacea, sia in attualità temporale, sia in retrovisione (attenzione: FOTOgraphia si offre e propone più come pubblicazione, magari da conservare, che rivista usa-e-getta; per cui, gli argomenti trattati non risentono dello scorrere del tempo, ma impongono l’attenzione e puntualità di quanto analizzato e approfondito).
Attore della settimana, la prima di luglio. Doveroso ricordare Peter Falk, nei panni del tenente Colombo, mancato il ventitré giugno. In Scacco matto a Scotland Yard, in originale Dagger of the Mind, del 1972 (quarto episodio della seconda stagione), Colombo è a Londra in visita ufficiale, ma si comporta da turista tra le strade della città: tra le mani, una Argus C2 o C3 (esteriormente sono identiche), della fine degli anni Trenta [su questo stesso numero, da pagina 8]. Quindi, gli attori immediatamente precedenti: un’altra Argus, in Harry Potter e la camera dei segreti, del 2002.
GIORNO, SETTIMANA, MESE Tra le pieghe di un contenitore diversificato, oltre che ricco (opinioni e considerazioni di merito che (continua a pagina 46)
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ACCADDE OGGI (IN LUGLIO)
1 luglio 1955 Nasce Augusto De Luca 1932 Nasce Kenneth Josephson 1831 Nasce Théodule Devéria 1904 Nasce Fritz Brill 1969 Sul numero di luglio di Twen, viene pubblicata la serie Siddartha, di Will McBride. 1960 Sul numero di luglio di Esquire, viene pubblicato il reportage The Vertical Journey, di Diane Arbus. 1955 Sul numero di luglio di Fortune, viene pubblicata la straordinaria serie Beauties of the Common Tool, la bellezza degli utensili comuni, di Walker Evans. 2005 In Italia, esordisce la prima stagione della serie televisiva Dr House. 2005 Gli esperti della National Gallery, di Londra, annunciano il ritrovamento di un disegno precedente, attribuito a Leonardo da Vinci, sotto il suo dipinto La Vergine delle Rocce (olio su tavola 189,5x120cm, databile al 1494-1508), analizzato ai raggi infrarossi: si tratta di una rappresentazione dell’adorazione di Gesù. 2004 A San Giovanni Rotondo, nella provincia pugliese di Foggia, viene inaugurata la chiesa di Padre Pio, progettata dall’architetto Renzo Piano. 2004 Marlon Brando muore a Los Angeles, per una fibrosi polmonare. 2004 Lanciata il 15 ottobre 1997, con il compito si studiare il sistema di Saturno, la sonda Cassini-Huygens, in missione congiunta Nasa, Esa e Asi, entra nell’orbita del pianeta. 1997 Il Regno Unito cede la sovranità su Hong Kong alla Repubblica popolare cinese. 1996 Viene finalizzata la release 1.0 di PGN, concorrente open source del formato per immagini GIF. 1991 Viene disciolto il Patto di Varsavia, alleanza militare tra i paesi del blocco sovietico, fondata nel 1949 in contrasto con l’alleanza atlantica Nato. 1968 A Ginevra, in Svizzera, viene siglato il trattato di non-proliferazione nucleare: vi aderiscono sessanta nazioni. 1951 In Italia, esce il primo albo del fumetto Capitan Miki. 1948 A New York, viene inaugurato l’aeroporto Idlewild Field, subito ribattezzato New York International Airport e successivamente intitolato John F. Kennedy International Airport. 1942 Durante la Seconda guerra mondiale, inizia la Prima battaglia di El Alamein, in Egitto: si fronteggiano l’Afrika Korps (italo-tedesco), al comando di Erwin Rommel, e l’Ottava Armata britannica, al comando di Claude Auchinleck: combattimenti fino a ventisette del mese. 1931 Inaugurazione della Stazione Centrale, di Milano. 1921 A Shanghai, fondazione del Partito Comunista Cinese. 1908 Il segnale SOS viene adottato come richiesta internazionale di soccorso. 1903 Prima tappa del primo Tour de France, vince il ciclista italiano naturalizzato francese Maurice Garin, che alla fine si aggiudicherà anche il Tour. 1881 Prima chiamata telefonica internazionale tra St. Stephen (New Brunswick, Canada) e Calais (Maine, Usa). 1862 A San Pietroburgo, viene fondata la Biblioteca russa. 1861 A Roma, inizia le pubblicazioni il quotidiano L’Osservatore Romano, fondato dagli avvocati Nicola Zanchichi e Giuseppe Bastia. 1457 Sotto la direzione di Bertola da Novate, a Milano, iniziano i lavori per il Naviglio della Martesana, canale navigabile largo dai nove ai diciotto metri e lungo 38,7km, che collega la città con il fiume Adda. 2 luglio 1894 Nasce André Kertész 2005 Roma, Londra, Parigi, Berlino, Tokyo, Johannesburg, Filadelfia e Mosca ospitano i concerti del Live 8, organizzati da Bob Geldof per sensibilizzare i protagonisti della riunione del G8 sui problemi africani. 2002 Steve Fossett è il primo uomo al mondo a com-
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piere in solitaria il giro della Terra in mongolfiera. 2001 Vengono immessi sul mercato computer dotati di Pentium 4, a 1,6Ghz. 2001 AbioCor, il primo cuore artificiale autosufficiente viene impiantato nello statunitense Robert Tools, che sopravvive altri centocinquantuno giorni, fino al trenta novembre. 1990 Alla Mecca, millequattrocentoventisei (1426) pellegrini muoiono schiacciati dalla folla. 1987 Leonilde Iotti, del Partito Comunista Italiano, è la prima donna presidente della Camera dei deputati italiana. 1984 Con un Decreto del Presidente della Repubblica, il vino Chianti è a Denominazione di origine controllata e garantita (DOCG). 1976 Il Vietnam del Nord e del Sud si uniscono nella Repubblica Socialista del Vietnam. 1947 (Altre fonti datano all’otto luglio) Subito smentito dal Governo statunitense, il Roswell Daily Record annuncia che un Ufo è precipitato nei pressi di Corona, vicino a Roswell, nel New Mexico, e il 509° Gruppo Bombardieri ne avrebbe recuperato i resti: inizia una leggenda. 1939 In Italia, negli Albi dell’audacia, esordisce il fumetto di Superman (come Nembo Kid). 1900 Primo volo del dirigibile Zeppelin, sul Lago di Costanza, vicino a Friedrichshafen, in Germania. 1897 A Londra, Guglielmo Marconi brevetta la radio. 1849 Dopo un mese di assedio, le truppe francesi, guidate dal generale Nicolas Charles Victor Oudinot, entrano vittoriose a Roma. 3 luglio 1979 Muore François Kollar 1944 Nasce Lynne Cohen 1907 Nasce Erich Comeriner 1964 Il presidente statunitense Lyndon B. Johnson firma il Civil Right Act, che proibisce la segregazione nei luoghi pubblici. 1953 L’alpinista tirolese Hermann Buhl raggiunge la vetta de Nanga Parbat (8125 metri). 1938 In Inghilterra, la Mallard, della Pacific A4 Class, ufficialmente N. 4468, nota anche come Germano Reale, stabilisce il record del mondo di velocità per una locomotiva a vapore: 203 km/h. 1844 Vengono uccisi gli ultimi due esemplari di Alca Impenne (Pinguinus impennis), grosso uccello alto circa 75cm e inabile al volo.
4 luglio 2000 Muore Shoji Ueda 1969 Muore Erwin Blumenfeld 1943 Nasce Ferdinando Scianna 2007 A cinquant’anni dal lancio del primo modello, con uno show spettacolare, sul Po, viene lanciata la Fiat Nuova 500. 2003 La rivista Physycal Review Letters pubblica un articolo sull’evidenza sperimentale dei pentaquark (particella subatomica composta da un gruppo di cinque quark, rispetto ai tre quark dei normali barioni e ai due dei mesoni), la cui esistenza era stata ipotizzata nel 1986; a seguire, il 17 marzo 2004, in Germania, tramite l’acceleratore Gera, viene osservato il primo pentaquark, contenente un quark charme. 1997 La sonda spaziale Pathfinder, della Nasa, atterra sulla superficie di Marte. 1991 La finlandese Radiolinja lancia la prima rete commerciale GSM (Global System for Mobile Communications), standard di seconda generazione di telefonia mobile e cellulare. 1957 Viene presentata al pubblico l’originaria Fiat 500. 1918 (Data del Calendario giuliano; altre fonti datano al diciotto luglio) A Ekaterinburg, i Bolscevici uccidono lo zar Nicola II di Russia e la sua famiglia. 1865 Viene pubblicato Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, di Lewis Carroll (pseudonimo del ma-
tematico e reverendo inglese Charles Lutwidge Dodgson), anche fotografo. 1855 A Brooklyn (New York), viene pubblicata la prima edizione della raccolta di poesie Leaves of Grass, di Walt Whitman. 1776 Il Congresso Continentale approva la Dichiarazione d’indipendenza dal Regno Unito, formando gli Stati Uniti d’America. 1300 Nell’universo fittizio della tragedia shakespeariana Romeo e Giulietta, Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti si incontrano e innamorano, durante i festeggiamenti del Carnevale, a casa Capuleti. 1054 Esplode la supernova che porta alla formazione della Nebulosa del Granchio: osservata e descritta da astronomi cinesi, che affermano che la supernova sarebbe rimasta visibile in pieno giorno per parecchi mesi. 5 luglio 1968 Muore André Vigneau 1947 Nasce Donigan Cumming 1940 Nasce Chuck Close 1931 Nasce Peter Knapp 1928 Nasce Ricard Terré 1833 Muore Joseph Nicéphore Niépce 2005 Il quotidiano inglese The Indipendent pubblica lo studio sulle orme di Homo sapiens trovate vicino al lago Valsequillo, in Messico, nel novembre 2003: i ricercatori delle Università di Liverpool e Bournesmouth calcolano che le orme risalirebbero a trentotto-trentanovemila anni fa, mentre, in precedenza, si è sempre creduto che l’America non fosse stata raggiunta prima di undicimila cinquecento anni fa. 1996 Nei laboratori del Roslin Institute, di Edimburgo, Scozia, nasce la pecora Dolly, il primo mammifero frutto di clonazione. 1954 Prima registrazione di Elvis Presley: That’s All Right (Mama) e Blue Moon of Kentucky. 1951 Assieme a John Bardeen e Walter Houser Brattain, il fisico statunitense William Bradford Shockley inventa il primo transistor: per questo, i tre sono insigniti del Premio Nobel per la Fisica, nel 1956. 1950 La Knesset, parlamento israeliano, vota la Legge di ritorno, che garantisce a tutti gli ebrei il diritto di immigrare in Israele. 1928 A bordo di un Savoia-Marchetti S.64, Arturo Ferrarin e Carlo Del Prete si aggiudicano il primato di volo su distanza in linea retta: 7188km, tra Montecelio (Roma) e Port Natal (Brasile). 1865 Assieme alla moglie Catherine Mumford, il predicatore inglese metodista William Booth fonda la Missione Cristiana, movimento con scopi evangelici e umanitari, in seguito rinominato Esercito della salvezza. 1865 In Inghilterra, viene promulgata la prima legge al mondo sui limiti di velocità. 1841 L’imprenditore e pastore protestante inglese Thomas Cook organizza il primo pacchetto turistico in senso moderno: con la sua Thomas Cook and Son, poi Thomas Cook Group, nasce il turismo organizzato. 1687 Viene pubblicato il Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, di Isaac Newton, opera in tre volumi ancora oggi considerata una delle più importanti del pensiero scientifico: qui vengono enunciate le leggi della dinamica e la legge di gravitazione universale. 6 luglio 2005 Muore Claude Simon 2004 Muore Walter Frentz 2003 Muore René-Jacques 1989 Muore Willi Moegle 1942 Nasce Raymond Depardon 1883 Nasce Charles Sheeler 1984 In Italia, prima cinematografica di C’era una volta in America, l’ultimo film di Sergio Leone. 1964 Prima cinematografica di A Hard Day’s Night, primo film dei Beatles.
1956 John Lennon e Paul McCartney si incontrano per la prima volta: formano un gruppo musicale, che poi diventerà i Beatles. 1917 Truppe arabe guidate dal tenente colonnello Thomas Edward Lawrence, agente segreto conosciuto con lo pseudonimo di Lawrence d’Arabia, conquistano Aquaba, scacciandovi i turchi. 1912 Viene riconosciuto il primo record dei cento metri maschili: lo statunitense Don Lippincott, in 10,6 secondi. 1885 Il chimico e biologo francese Louis Pasteur testa con successo il suo vaccino contro la rabbia: il paziente è Joseph Maiser, un ragazzo morso da un cane rabbioso. 1785 I neonati Stati Uniti d’America (4 luglio 1776) adottano il dollaro come propria valuta: è la prima moneta con sistema decimale. 7 luglio 2007 Muore John Taddeus Szarkowski 1993 Muore Nancy Newhall 1983 Muore Fedele Toscani 1957 Muore Kiyoshi Koishi 1944 Muore Erich Salomon 1925 Muore Clarence Hudson White 1859 Nasce Robert Demachy 2007 Si svolge la catena di concerti Live Earth, organizzati per sensibilizzare l’umanità sul surriscaldamento globale: vi partecipano centocinquanta star della musica rock contemporanea. 2005 Una serrata sequenza di attacchi terroristici sconvolge Londra, causando cinquantasei morti e centinaia di feriti: è il primo avvenimento documentato con fotografie da telefonino, da parte dei citizen journalist. 1970 Prima puntata della trasmissione radiofonica Alto gradimento, di Gianni Boncompagni e Renzo Arbore. 1966 Dalla fusione di Montecatini ed Edison, in Italia, nasce il colosso della chimica Montedison. 1960 Durante scontri tra polizia e lavoratori, a Reggio Emilia vengono uccisi cinque operai: storicizzato come Strage di Reggio Emilia, ha dato nome a una piazza della città (piazza Martiri del 7 luglio) e ispirato la canzone Morti di Reggio Emilia, di Fausto Amodei. 1954 Due giorni dopo la registrazione, cinque luglio, la stazione radio WHBQ, di Memphis, nel Tennessee, è la prima a trasmettere un disco di Elvis Presley. 1946 La missionaria madre Francesca Saverio Cabrini, nata a Sant’Angelo Lodigiano, in Lombardia, il 15 luglio 1850 e mancata a Chicago, il 22 dicembre 1917, fondatrice della congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, è la prima santa americana ad essere canonizzata. 1881 Sul Giornale dei bambini, pubblicazione della prima puntata di Le avventure di Pinocchio, di Carlo Collodi (all’anagrafe, Carlo Lorenzini). 1647 A Napoli, scoppia la rivolta di Masaniello (Tommaso Aniello d’Amalfi) contro il vicereame spagnolo. 8 luglio 1984 Muore Brassaï (Gyula Halász) 1939 Nasce Gilles Caron 1936 Muore Rudolf Koppitz 1894 Nasce Carlo Ludovico Bragaglia 1864 Nasce Fred Holland Day 2003 Wikipedia avvia le versioni in ebraico e ungherese. 1947 (Altre fonti datano al due luglio) Subito smentito dal Governo statunitense, il Roswell Daily Record annuncia che un Ufo è precipitato nei pressi di Corona, vicino a Roswell, nel New Mexico, e il 509° Gruppo Bombardieri ne avrebbe recuperato i resti: inizia una leggenda. 1889 Esce il primo numero del Wall Street Journal, quotidiano di economia. 1497 Vasco de Gama salpa da Lisbona, alla volta dell’India. 9 luglio 1937 Nasce David Hockney 1908 Nasce Minor White 1830 Nasce Henry Peach Robinson
1968 Inaugurazione della Hayward Gallery, nel South Bank, di Londra. 1942 La famiglia Frank, con la piccola Anna, si nasconde nell’attico sopra l’ufficio del padre, in un magazzino di Amsterdam. 1793 Con la votazione dell’Atto contro la schiavitù, viene proibita la tratta di schiavi in Canada. 1789 A Versailles, viene formata l’Assemblea Nazionale Francese, che inizia a stilare la Costituzione: è il preludio della Rivoluzione del quattordici luglio. 10 luglio 2000 Muore Gertrud Arndt 1995 Muore Attilio Boccazzi Varotto 1851 Muore Louis Jacques Mandé Daguerre 1999 Le poste francesi emettono la serie di sei francobolli che illustrano Les œuvres des grands photographes français (alla lettera Opere dei grandi fotografi francesi, introdotti da un riferimento a Niépce e Daguerre, padri riconosciuti e ufficiali della fotografia (non solo francese, ma tant’è); i sei valori postali evocano rispettive opere, significative delle singole personalità d’autore: Robert Doisneau, Brassaï, Jacques-Henri Lartigue, Henri Cartier-Bresson, Eugène Atget e Nadar. 2002 A un asta di Sotheby’s, il dipinto Il massacro degli innocenti, di Pieter Paul Rubens, viene aggiudicato per 49,5 milioni di sterline. 1997 Scienziati inglesi divulgano i risultati di analisi sul Dna di uno scheletro di Uomo di Neanderthal, che avvalorano le teorie dell’evoluzione umana fuori dall’Africa, collocando l’Eva africana a cento-duecentomila anni fa. 1985 A seguito di una autentica sollevazione popolare, la Coca-Cola torna alla propria formula originaria, abbandonando quella della New Coke. 1976 Fuoriuscita di una nube tossica di diossina del tipo TCDD, una tra le sostanze tossiche più pericolose, dall’Icmesa di Meda, con ingenti danni a luoghi e persone della Brianza, in particolare di Seveso; da cui, l’identificazione acquisita di Disastro di Seveso. 1943 Seconda guerra mondiale: le truppe anglo-americane sbarcano in Sicilia (con loro, è Robert Capa). 1938 L’imprenditore, regista, aviatore e produttore cinematografico statunitense Howard Robbard Hughes Jr, celebrato nel film The Aviator, con Leonardo DiCaprio, stabilisce un record aeronautico, compiendo un volo di novantuno ore attorno al mondo. 1925 Viene fondata la Tass, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Unione Sovietica. 11 luglio 1949 Nasce Richard Laurence Misrach 1918 Muore Hugo Henneberg 1906 Nasce Georges Hugnet 1896 Nasce Charlotte Susanne Rudolph 2007 Nelle sale cinematografiche, esce il quinto film della saga di Harry Potter: Harry Potter e l’ordine della Fenice. 2004 (Altre fonti datano al ventiquattro luglio) Alle 22,21, viene scaricato legalmente da iTunes Music Store il centomilionesimo brano musicale; il primo è stato scaricato quattrocentoquarantuno giorni prima, il 28 aprile 2003, tanto da quantificare una media di duecentoventimila brani scaricati al giorno. 2002 La rivista Nature presenta i resti fossili di una nuova specie di ominidi scoperta in Ciad, il 19 luglio 2001: Sahelanthropus thadensis, più familiarmente Toumai. 1987 Secondo le Nazioni Unite, la popolazione mondiale ha superato i cinque miliardi. 1975 Archeologi cinesi scoprono un immenso luogo di sepoltura, contenente seimila statue di argilla raffiguranti guerrieri, risalenti al 221 avanti Cristo. 1962 Prima trasmissione televisiva transatlantica via satellite. 1955 Su tutte le banconote statunitensi viene aggiunta l’espressione In God We Trust (Noi confidiamo in Dio). 1936 A New York, viene aperto al traffico il Triborough Bridge.
1899 A Torino nasce la Fabbrica Italiana Automobili Torino: Fiat. 1895 I fratelli Auguste (Marie Louis Nicholas) e Louis (Jean) Lumière mostrano un film a degli scienziati; la prima proiezione pubblica, dalla quale si conteggia la nascita del cinema, il successivo ventotto dicembre. 1893 L’imprenditore giapponese Kōkichi Mikimoto ottiene la prima perla coltivata. 1848 A Londra, apre la stazione ferroviaria di Waterloo. 1811 Lo scienziato italiano Amedeo Avogadro pubblica i suoi studi sul contenuto molecolare dei gas. 1798 Negli Stati Uniti, viene istituito il corpo dei Marines. 12 luglio 1979 Muore René Zuber 1915 Nasce Otto Steinert 1897 Nasce Maurice Tabard 1886 Nasce Raoul Hausmann 1854 Nasce George Eastman 1954 Nel centenario della nascita di George Eastman, fondatore della Eastman Kodak, le poste statunitensi emettono un francobollo celebrativo, utilizzando un ritratto eseguito dall’inglese Nahum Ellen Luboshez, il 27 giugno 1921; pari alla tariffa base del servizio postale dell’epoca, il valore di tre centesimi determina l’alta tiratura di ben centoventotto milioni di esemplari. 2010 A Venezia, entra in regime la prima Centrale elettrica alimentata a idrogeno del mondo, con produzione industriale. 1986 Allo stadio londinese di Wembley, viene registrato il doppio album dei Qeen Live at Wembley ’86. 1963 Con un Decreto Legge (numero 930), il Marsala è il primo vino italiano a ricevere il riconoscimento DOC (Denominazione di Origine Controllata). 1962 Al Marquee Club, di Londra, esordio dei Rolling Stones. 1956 Nell’angolo sud-ovest di piazza Duca d’Aosta, di Milano, di fronte alla Stazione Centrale, viene posata la prima pietra del Grattacielo Pirelli, oggi definito Pirellone, progettato da una équipe di architetti coordinati da Gio Ponti (tra i quali, Pier Luigi Nervi e Alberto Rosselli). 1903 A Roma, viene aperta per la prima volta al pubblico Villa Borghese. 1555 Dopo la pubblicazione della Bolla Cumnimis absurdum, papa Paolo IV istituisce il primo ghetto ebraico di Roma. 1290 Su ordine di re Edoardo I, gli ebrei sono espulsi dall’Inghilterra. 13 luglio 2002 Muore Yousouf Karsh 1986 Muore Ralph Steiner 1951 Nasce Frans Lanting 1946 Muore Alfred Stieglitz 1923 Nasce Erich Lessing 1921 Muore Gabriel Lippman 2009 Microsoft rilascia la Release to manufacturing di Windows 7 e Windows Server 2008 R2. 1985 A Londra e Filadelfia, si svolgono simultanei concerti di beneficenza Live Aid. 1977 Venticinque ore di blackout energetico a New York: saccheggi, disordini e… nove mesi dopo boom di nascite. 1936 (Altre fonti datano al diciassette luglio) Inizia la Guerra civile spagnola. 1908 Per la prima volta, alle Olimpiadi (di Londra) gareggiano atlete donne. 1862 Con la legge numero 710/1862, in Italia, viene istituito il Monopolio di Stato sui tabacchi. 1859 A Firenze, esce il primo numero del quotidiano La Nazione. 1814 A Torino, viene istituito il Corpo dei Carabinieri Reali, attuale Arma dei Carabinieri. 1709 A Colonia, in Germania, nasce la prima fabbrica di profumo: Johann Maria Farina gegenüber dem Jülichs-Platz (Giovanni Maria Farina di fronte alla piazza Jülichs).
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14 luglio 1963 Muore Martin Munkacsi 1951 Nasce Maurizio Rebuzzini 1937 Nasce Humberto Rivas 1934 Nasce Lee Friedlander 1839 In polemica con François Arago, che dà credito soltanto a Louis Jacques Mandé Daguerre e al suo dagherrotipo (annuncio il sette gennaio, presentazione il diciannove agosto), Hippolyte Bayard espone a Parigi trenta immagini realizzate con il suo metodo positivo su carta. 1970 Insurrezione a Reggio Calabria, dopo la decisione di collocare il capoluogo di regione a Catanzaro, con relativa istituzione di enti regionali. 1965 La sonda statunitense Mariner IV raggiunge per la prima volta Marte, inviando a Terra ventuno fotografie. 1951 Il George Washington Carver National Monument, di Joplin, Missouri, è il primo monumento nazionale statunitense dedicato agli afroamericani. 1948 Lo studente universitario Antonio Pallante spara quattro colpi di pistola contro Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano, tre lo feriscono gravemente; l’attentato a Togliatti causa gravi disordini, che sfiorano la guerra civile (si dice che la maglia gialla di Gino Bartali, al Tour de France, abbia in qualche misura placato gli animi). 1938 Viene pubblicato il Manifesto degli scienziati italiani razzisti: Il fascismo e i problemi della razza fornisce una (ipotetica e curiosa) base scientifica per le teorie razziste del regime. 1916 Prima serata pubblica del Cabaret Voltaire, di Zurigo, durante la quale Hugo Ball recita il manifesto del movimento Dada, la cui concezione e nascita si data da questa esibizione. 1902 A Venezia, crolla il Campanile di San Marco, risalente al Decimo secolo. 1789 La popolazione di Parigi insorge; assalta e conquista la prigione della Bastiglia, simbolo del potere assolutista del re: da questa data si fa cominciare la Rivoluzione francese. 15 luglio 2000 Muore Christian Borchert 1994 Muore Raymond Voinquel 1960 Muore Anton Giulio Bragaglia 1936 Nasce John Blakemore 1892 Nasce Walter Benjamin 2003 Sulle ceneri della Netscape Communications Corporation, della AOL Time Warner, nasce Mozilla Foundation. 1997 A Miami, in Florida, Andrew Cunanan uccide lo stilista italiano Gianni Versace: tanti dubbi, incongruenze e non verità. 1989 Davanti a trecentomila spettatori, concerto dei Pink Floyd nella laguna di Venezia. 1799 Nel villaggio egiziano di Rosetta, il capitano francese Pierre-François Bouchard trova una lastra in basalto di 114x72cm, che pesa circa settecentosessanta chilogrammi, che riporta un’iscrizione con tre differenti grafie: è la Stele di Rosetta, in geroglifico, demotico e greco. 16 luglio 1997 Muore Dora Maar 1926 Nasce Franz Christian Gundlach 1889 Nasce Emmanuel Sougez 1883 Nasce Charles Sheeler 2005 Un anno prima della sua scomparsa (15 settembre 2006), Orianna Fallaci pubblica il suo ultimo articolo sul Corriere della Sera: Il nemico che trattiamo da amico. 1969 Alle 13,32, ora locale, dal John F. Space Center, di Cape Canaveral, sull’isola Merritt, in Florida, parte la missione spaziale Apollo 11, la prima con destinazione Luna; a bordo, tre astronauti: Neil A. Armstrong, il comandante e primo uomo a camminare sulla Luna, Ed-
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win E. Aldrin Jr (Buzz), pilota del modulo lunare, e Michael Collins, pilota del modulo di comando. 1965 Alla presenza dei presidenti di Italia e Francia, Giuseppe Saragat e Charles de Gaulle, inaugurazione del traforo del Monte Bianco. 1951 Viene pubblicato il romanzo Il giovane Holden, di Jerome David Salinger. 1945 Test per il successivo uso sul Giappone: al culmine del progetto Manhattan, gli Stati Uniti fanno esplodere nel deserto del New Mexico la prima bomba atomica. 1942 Su ordine del governo della Francia di Vichy, guidata da Perre Laval, agenti della polizia francese rastrellano dai tredicimila ai ventimila ebrei, che imprigionano nella capitale, nel Vélodrome d’Hiver. 1918 (Data del Calendario giuliano; altre fonti datano al quattro luglio) A Ekaterinburg, i Bolscevici uccidono lo zar Nicola II di Russia e la sua famiglia. 612 Inizio del calendario islamico, in connessione all’Egira effettuata dal profeta Maometto. 17 luglio 1909 Nasce Fedele Toscani 1898 Nasce Berenice Abbott 1883 Nasce James Edward Abbe 1995 Per la prima volta, l’indice Nasdaq chiude sopra i mille punti. 1976 In occasione della cerimonia di apertura della XXI Olimpiade, di Montreal, in Canada, la televisione italiana inizia le trasmissioni sperimentali a colori, con il formato PAL. 1975 Una navetta spaziale statunitense Apollo e una sovietica Sojuz si agganciano in orbita: è il primo aggancio tra velivoli spaziali di due nazioni. 1955 A Anaheim, nei pressi di Los Angeles, in California, inaugura il parco di divertimenti Disneyland. 1945 Conferenza di Potsdam, tra i tre principali capi alleati, che concordano i termini del dopoguerra: Harry S. Truman, per gli Stati Uniti, Josif Stalin, per l’Unione Sovietica, Winston Churchill, per la Gran Bretagna. 1936 (Altre fonti datano al tredici luglio) Inizia la Guerra civile spagnola. 1902 L’ingegnere e inventore statunitense Willis Aviland Carrier realizza il primo impianto di aria condizionata. 1505 Martin Lutero entra in convento a Erfurt, in Germania; diventerà sacerdote due anni dopo. 18 luglio 1816 Nasce Charles Marville 1997 Grazie allo statunitense Dave Winer, viene sviluppato il software che darà vita ai blog. 1925 Adolf Hitler pubblica il suo credo: Mein Kampf. 1898 I chimici e fisici Marie (Maria Sklodowska) e Pierre Curie annunciano la scoperta di un nuovo elemento e propongono di chiamarlo Polonio. 1620 Aizzati da predicatori fanatici francescani e domenicani, inviati da san Carlo Borromeo, nel corso della notte, i cattolici della Valtellina attaccano e uccidono tutti i seicento protestanti locali: l’eccidio è storicizzato come il Sacro Macello di Valtellina. 19 luglio 1951 Nasce Andreas Muller-Pohle 1934 Nasce Ulrich Mack 1834 Nasce Edgar Degas 2001 In Ciad, vengono scoperti i resti fossili di una nuova specie di ominidi: Sahelanthropus thadensis, più familiarmente Toumai; la loro presentazione, sulla rivista Nature, l’11 luglio 2002. 1992 Pochi mesi dopo la strage di Capaci, ventitré maggio, durante la quale persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, viene ucciso a Palermo il procuratore della Repubblica Paolo Borsellino. 1975 Sul lago di Garda, nella provincia di Verona, viene inaugurato il primo parco di divertimenti stabile italiano: Gardaland.
1966 Storica sconfitta ed eliminazione della nazionale italiana ai Campionati mondiali di calcio in Inghilterra: la Corea del Nord è la prima nazionale asiatica ad approdare ai quarti di finale. 1942 Primo bombardamento aereo su Roma: seicentodiciassette morti; papa Pio XII lascia il Vaticano e soccorre le vittime. 69 Nella notte dal diciotto, incendio di Roma, ai tempi dell’imperatore Nerone: Dies nefastus. 20 luglio 1995 Muore Helmut Gernsheim 1992 Muore Walter Boje 1973 Muore Robert Smithson 1895 Nasce László Moholy-Nagy 1819 Nasce Edmond Fierlants 2001 A Genova, durante gli scontri in piazza in occasione del vertice del G8, viene ucciso il giovane manifestante Carlo Giuliani: «Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare respiro al largo, verso l’orizzonte. […] Dentro gli uffici uomini freddi discutono la strategia e uomini caldi esplodono un colpo secco, morte e follia. Si rompe il tempo e l’attimo, per un istante, resta sospeso, appeso al buio e al niente, poi l’assurdo video ritorna acceso» (Francesco Guccini, da Piazza Alimonda). 1969 Alle 22,56, ora di New York, il modulo Eagle della missione spaziale Apollo 11, separatosi dalla nave madre Columbia, alluna nella parte meridionale del Mare della Tranquillità, a circa venti chilometri a sud-ovest del cratere Sabine D: Neil A. Armstrong è il primo uomo a mettere piede sulla Luna. 1944 Adolf Hitler sopravvive al Complotto del venti luglio, tentativo di assassinio guidato dall’alto ufficiale Claus von Stauffenberg. 1940 La rivista Bilboard pubblica la sua prima Hit Parade discografica. 21 luglio 1934 Nasce David Hurn 1903 Nasce Raymond Lecuyer 1901 Nasce Marta Astfalck-Vietz 1810 Nasce Henri-Victor Regnault 1954 A Groton, nel Connecticut, Mamie Eisenhower, moglie del presidente della repubblica Dwight D., vara il primo sottomarino nucleare, l’USS Nautilus. 1924 Muore Vladimir Lenin (Vladimir Ilych Ulyanov), padre della rivoluzione bolscevica; dopo l’eliminazione, anche fisica, dei possibili avversari, a capo dell’Unione Sovietica approderà Josif Stalin. 1921 In scissione dal Partito Socialista Italiano, a Livorno, fondazione del Partito Comunista d’Italia, sezione italiana della III Internazionale, guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci. 1911 Prima edizione del Rally di Montecarlo. 1908 Dalla Tour Eiffel, di Parigi, viene inviato il primo messaggio radio a lunga distanza. 1899 Viene fondata la fabbrica di automobili Opel. 1871 In Italia, viene approvata la legge che trasferisce la capitale da Firenze a Roma. 1793 Re Luigi XVI viene ghigliottinato in piazza della Rivoluzione, a Parigi. 22 luglio 1975 Muore Cas Oorthuys 1918 Nasce Christer Stromholm 1789 Nasce Jean-Chearles Langlois 1942 Inizia la deportazione sistematica degli ebrei dal ghetto di Varsavia. 1934 Il “Nemico pubblico numero 1”, John Dillinger, viene ucciso da agenti dell’Fbi all’esterno del Biograph Theatre, di Chicago. 1933 Wiley Post è il primo a volare in solitaria attorno la Terra: 25.000km in sette giorni, diciotto ore e quarantacinque minuti. 1927 Dall’unione di Fortitudo, Alba e Roman, nasce l’Associazione Sportiva Roma (AS Roma). 1894 Si svolge quella che è conteggiata come pri-
ma competizione automobilistica della storia: da Parigi a Rouen. 776ac Secondo alcune ricostruzioni storiche, inizio dei primi giochi olimpici. 23 luglio 1967 Nasce Giorgia Fiorio 1925 Nasce Burt Glinn 2003 A Cascina, in provincia di Pisa, si inaugura l’esperimento Virgo, indirizzato alla rivelazione delle onde gravitazionali. 1992 A Città del Vaticano, una commissione di alti prelati presieduta dal cardinale Ratzinger (dal 2005, papa Benedetto XVI), sancisce che non solo è doveroso, ma addirittura necessario limitare i diritti degli omosessuali e delle coppie non sposate. 1962 La Telstar trasmette il primo segnale televisivo transoceanico. 1929 In Italia, il regime fascista bandisce l’uso di termini stranieri da ogni comunicazione scritta e orale. 1926 La Fox Film acquista il brevetto del sistema sonoro Movietone, per la registrazione dell’audio nei film. 1914 L’impero austroungarico dichiara guerra alla Serbia, dando così inizio alla Prima guerra mondiale. 1904 A St. Louis, in Missouri, viene inventato il cono gelato. 1903 La prima Ford Modello A viene venduta a Chicago, in Illinois, al dottor Ernst Pfenning. 1829 Lo statunitense William Burt brevetta la prima macchina per scrivere. 24 luglio 1998 Muore Tazio Secchiaroli 1995 Muore George Rodger 1982 Muore Florence Henri 1928 Nasce Dennis Stock 2010 A Duisburg, in Germania, nel Land della Renania, durante la Loveparade, muoiono diciannove persone: gli organizzatori annunciano che non verranno realizzate altre edizioni. 2004 (Altre fonti datano all’undici luglio) Alle 22,21, viene scaricato legalmente da iTunes Music Store il centomilionesimo brano musicale; il primo è stato scaricato quattrocentocinquantasette giorni prima, il 28 aprile 2003, tanto da quantificare una media di duecentomila brani scaricati al giorno. 1969 Rientro a Terra dell’Apollo 11, la prima allunata (il venti luglio): ammaraggio nell’Oceano Pacifico. 1923 Edoardo Agnelli è eletto presidente della Juventus: inizia il sodalizio tra la famiglia Agnelli e la squadra di calcio. 1911 L’esploratore, archeologo e politico statunitense Hiram Bingham scopre Machu Picchu, la città perduta degli Inca. 1908 Stremato dalla fatica, l’italiano Dorando Pietri taglia per primo il traguardo della maratona olimpica, di Londra; sorretto da due giudici di gara negli ultimi metri, viene squalificato e gli viene tolta la medaglia d’oro. 25 luglio 2000 Muore Julia Pirotte 1965 Nasce Nick Waplington 1957 Nasce Thomas Florschuetz 1904 Nasce Roger Schall 1903 Muore Prosper Henry 1844 Nasce Thomas Eakins 2004 Oltre centomila oppositori al piano di disimpegno del Primo ministro israeliano Ariel Sharon partecipano a una catena umana che si estende da Gush Katif (sede delle comunità ebraiche adiacenti alla Striscia di Gaza) fino al Muro occidentale, a Gerusalemme: novanta chilometri. 2000 Un Concorde dell’Air France si schianta dopo il decollo da Parigi: centonove morti a bordo e cinque a terra; una sola sopravvissuta. 1984 La cosmonauta sovietica Svetlana Evgen’evna
Savickaja (Salyut 7) è la prima donna a camminare nello spazio. 1978 Nasce Louise Brown, la prima dei cosiddetti bambini in provetta. 1968 Papa Paolo VI promulga l’enciclica Humanae Vitae, che specifica la dottrina sul matrimonio definita dal Concilio Vaticano II e ribadisce il rifiuto cattolico dell’aborto, dei metodi contraccettivi non naturali, della sterilizzazione e dell’eutanasia. 1956 A circa ottanta chilometri da Nantucket Island, isola degli Stati Uniti a sud di Cape Cod, nello stato del Massachusetts, il transatlantico italiano Andrea Doria affonda, dopo essersi scontrato nella nebbia con il transatlantico svedese Stockholm: cinquantuno vittime e tante polemiche negli anni e decenni a seguire. 1943 Il Gran Consiglio del fascismo vota l’ordine del giorno Grandi, che depone Benito Mussolini, che viene arrestato a Villa Savoia dai capitani dei Carabinieri Paolo Vigneri e Raffaele Aversa, e sostituito a capo del governo da Pietro Badoglio: è la caduta del fascismo. 1920 Prima trasmissione radio atlantica bidirezionale. 1909 Il pioniere dell’aviazione francese Louis Blériot compie il primo volo in aeroplano attraverso la Manica: da Calais a Dover, in trentasette minuti. 1987 Sul Philadelphia Inquirer, viene pubblicato il servizio di Donna Ferrato sulla violenza domestica. 26 luglio 1971 Muore Diane Arbus [in estrazione, accadimento del mese considerato a sé e approfondito nell’apposito spazio redazionale del sito www.FOTOgraphiaONLINE.it; a pagina 47] 1928 Nasce Elliott Erwitt 1869 Nasce Joseph Turner Keiley 1856 Nasce George Bernard Shaw 1805 Nasce Abel Niépce de Saint-Victor 1963 Da Cape Canaveral, viene lanciato Syncom 2, il primo satellite geosincrono del mondo. 1887 Il medico, linguista e glottoteta polacco Ludwik Lejzer Zamenhof pubblica Unua Libro (Linguaggio internazionale del Dott. Esperanto), che getta le basi dell’esperanto, la lingua ausiliaria internazionale più parlata al mondo. 1803 Storicizzata come prima ferrovia pubblica al mondo, la Surrey Iron Railway apre a sud di Londra. 1755 Papa Benedetto XIV promulga l’enciclica Allatae sunt, sul rispetto dei riti orientali. 27 luglio 1992 Muore Max Dupain 1977 Muore Lee Miller 1939 Nasce William Eggleston 1903 Nasce Wanda Wulz 1892 Nasce Edmund Kesting 1863 Nasce Hugo Henneberg 1986 I Queen si esibiscono a Budapest, capitale dell’Ungheria: è il primo gruppo rock occidentale a esibirsi in un paese dell’Europa dell’Est (comunista). 1942 Durante la Seconda guerra mondiale, finisce la Prima battaglia di El Alamein, in Egitto, cominciata il Primo luglio: si sono fronteggiati l’Afrika Korps (italotedesco), al comando di Erwin Rommel, e l’Ottava Armata britannica, al comando di Claude Auchinleck. 1940 Il coniglio Bugs Bunny debutta nel cartone animato A Wild Hare. 1921 Ricercatori dell’Università di Toronto, guidati dal biochimico Frederick Banting, isolano per la prima volta l’ormone insulina. 1794 Maximilien Robespierre, uno dei padri della Rivoluzione francese, viene arrestato dopo aver incoraggiato e sentenziato l’esecuzione di oltre diciassettemila “nemici della rivoluzione”: viene ghigliottinato il giorno dopo. 28 luglio 1947 Nasce Chris Steele-Perkins 1887 Nasce Max Burchartz
1887 Nasce Marcel Duchamp 1874 Nasce Agustin-Victot Casasola 1996 Nei pressi di Kennewick (Washington), vengono ritrovati i resti di un uomo preistorico: l’Uomo di Kennewick. 1995 La Network Solutions annuncia una nuova politica di protezione su Internet dei marchi registrati. 1992 L’album What’s the 411?, di Mary J. Blige, viene conteggiato come il primo dell’hip-hop soul. 1976 La Corte Costituzionale italiana sancisce l’illegalità del monopolio Rai: inizia l’epoca delle televisioni private, che cambia, trasformandolo radicalmente, il panorama mediatico italiano. 1904 A Roma, inaugurazione della sinagoga: il Tempio Maggiore. 1794 Arrestato il giorno prima, viene ghigliottinato Maximilien Robespierre, uno dei padri della Rivoluzione francese. 29 luglio 1935 Nasce Charles Harbutt 1922 Nasce Erich Hartmann 1925 Nasce Franco Pinna 1902 Nasce Jacques-Andrè Boiffard 2004 Dopo centoquarantatré anni di coscrizione, dall’Unità d’Italia, viene abolito il servizio militare di leva; l’arruolamento è solo per volontari; ultimo giorno di naja il 30 giugno 2005. 1981 Solenne matrimonio reale: l’erede al trono d’Inghilterra, Charles Philip Arthur George MountbattenWindsor, principe di Galles, sposa lady Diana Spencer. 1976 Nominata ministro del Lavoro, la democristiana Tina Anselmi è la prima donna a entrare nel Governo italiano. 1958 Il Congresso degli Stati Uniti crea la National Aeronautics and Space Administration (Nasa), finalizzata all’esplorazione dello Spazio. 1900 A Monza, nei pressi di Milano, l’anarchico Gaetano Bresci uccide Umberto I di Savoia, re d’Italia. 30 luglio 1882 Muore Gustave Le Gray 2003 Dalle catene di montaggio in Brasile esce l’ultimo esemplare della Volkswagen Maggiolino. 1945 A Torino, esce il primo numero del quotidiano sportivo Tuttosport. 1930 Battendo quattro a due l’Argentina, a Montevideo, la nazionale di casa vince il primo Campionato mondiale di calcio, fino al 1970 identificato con la Coppa Rimet (assegnata definitivamente al Brasile, vincitore in tre edizioni). 1733 In quelli che diventeranno gli Stati Uniti d’America, apre la prima loggia massonica. 31 luglio 1985 Muore Germaine Krull 1967 Muore Fritz Kuhn 1906 Nasce Horacio Coppola 1996 Lo standard informatico MIL-STD-1750A viene dichiarato obsoleto e non più utilizzabile sulle nuove generazioni di computer. 1976 La Nasa, l’ente spaziale statunitense diffonde la celebre fotografia della Faccia su Marte, scattata dalla sonda Viking 1 sei giorni prima: complice l’illuminazione radente, gli altopiani disseminati nella regione di Cydonia si presentano con fattezze umane, e fanno nascere leggende e credenze. 1954 Prima ascesa del K2, nel gruppo del Karakorum, alto 8611m, la seconda montagna più alta al mondo, dopo l’Everest: la spedizione italiana è guidata da Ardito Desio, e sulla vetta arrivano effettivamente Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. 1941 Il famigerato Herman Göring inizia a pianificare la Soluzione finale della questione ebraica. 1790 Primo brevetto registrato negli Stati Uniti: all’inventore Samuel Hopkins, per l’ottenimento della potassa.
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La Galleria del mese di luglio. Al solito, sei autori: Nasa, Carlo Cerchioli, Luigi Tazzari, George Tatge, Uwe Ommer e Bernd Hagemann. E poi, le precedenti Gallerie. (pagina accanto, a sinistra) Le quarantasei tavole della avvincente Storia a strisce, che Pino Antonelli ha realizzato per FOTOgraphia dal 1996 al 2000, sono riunite e visibili nel sito www.FOTOgraphiaONLINE.it: qui, la tavola dedicata a Weegee. Indietro fino al numero 100, dell’aprile 2004, tutti i numeri di FOTOgraphia cartacea sono sfogliabili dal sito www.FOTOgraphiaONLINE.it. Visualizzazione in miniatura dell’intera rivista e pagine che si possono scorrere in avanti e indietro.
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(continua da pagina 41) ci sono state esternate), www.FOTOgraphiaONLINE.it presenta anche una serie di argomenti costantemente aggiornati: alcuni, quotidianamente; altri, settimanalmente; altri ancora, mensilmente. Eccoli qui, nel medesimo ordine. ❯ Accadde oggi. Quotidianamente indichiamo gli accadimenti storici del giorno, con scorrimento continuo dei nati e morti della fotografia visibili direttamente in home page; poi, di seguito, selezionando l’apposita area, in alto a destra della stessa home page, si accede agli avvenimenti, distinti tra quelli propriamente fotografici e quelli generali (con selezione in equilibrio tra Storia, costume e visioni personali: le nostre) [a pagina 41, le illustrazioni dedicate; da pagina 42, gli accadimenti di luglio]. ❯ Pensiero del giorno. Avviato da un apparecchio Polaroid storico in doppio tempo, il secondo con flash, che cambia ogni mese (anche questo potrebbe essere conteggiato tra le alternanze periodiche), in una cornice Polaroid SX-70, ogni giorno scorre un pensiero quotidiano, per lo più fotografico, ma non sempre fotografico [per esempio, nei primi giorni del sito: 10 ottobre, «È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citan-
Accadde nel mese: Diane Arbus si è tolta la vita il 26 luglio 1971. Nei mesi precedenti: l’ultima partita di Babe Ruth, il 13 giugno 1948, in una fotografia di Nat Fein, premio Pulitzer; la Sacra Sindone, fotografata per la prima volta da Secondo Pia, il 28 maggio 1898.
do la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo)», FOTOgraphia, dal maggio 1994; 11 ottobre, «Se me lo dicevi prima», Enzo Jannacci, 1989; 12 ottobre, «Niente è ciò che sembra», Maurizio Rebuzzini, 2009; 13 ottobre, «A quanti oggetti inutili, poveri nella propria sostanza, superflui nella assoluta inconsistenza, leghiamo i nostri ricordi? i nostri sogni? le nostre emozioni? All’opposto: quanti oggetti della vita quotidiana ci danno dolore, perché ricordano momenti felici che se ne sono andati per sempre, e che, nel proprio manifestarsi originario, non avevamo decifrati come felici, sereni e appaganti», Angelo Galantini, 2010]. ❯ Attore della settimana. Fotogramma dal cinema, con attore che impugna un apparecchio fotografico: si indica l’attore e il film nel quale compare. ❯ Autore del mese. Ipotetica mostra d’autore, allestita in spazi virtuali: ogni mese, uno spazio diverso, allineato alla serie di immagini presentate. ❯ Galleria del mese. Sei autori, ognuno con una decina di immagini e un breve testo introduttivo. Con copertina complessiva. ❯ Accadde nel mese. In estrapolazione dagli accadimenti segnalati quotidianamente, ne viene isolato e approfondito uno, generalmente per il pro-
Fumetto del mese di luglio: da La vendetta di Tiger Jack (numero 389 di Tex, del novembre 1984), Timothy H. O’Sullivan fotografa la storica firma del trattato tra il Governo degli Stati Uniti e il capo Cheyenne Appanoosa.
L’ Autore del mese di luglio è Dennis Hopper [ FOTOgraphia, dicembre 2009]. La sua osservazione dell’America ribelle degli anni Sessanta è adeguatamente ambientata. Immediatamente in precedenza, i vincitori del Sony World Photography Award 2011 [ FOTOgraphia, giugno 2011] e Yoshiyuki Akutagawa.
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prio consistente tasso fotografico, ma non sempre, né necessariamente. ❯ Fumetto commentato. Qui il richiamo fotografico è assoluto, oltre che indispensabile. Mese dopo mese, si sta componendo una galleria in elegante equilibrio tra biasimo, costume, ironia e storia. Tutto come sempre (per FOTOgraphia e affiliati). In sintesi: quotidianamente, Accadde oggi e Pensiero del giorno; settimanalmente, Attore della settimana; mensilmente, Autore del mese, Galleria del mese, Accadde nel mese e Fumetto commentato (e apparecchio Polaroid del Pensiero del giorno).
Sistematicamente accresciuto nella quantità dei soggetti presentati, il casellario di Gadget della fotografia, da una Collezione di quattordicimila pezzi, scorre nel monitor di una Nikon Coolpix, selezionabile tra quattro colori (rosso, blu, nero e grigio): a scelta, avanzamento comandato o slideshow in continuo.
FOTOgraphia Ovviamente, e come già annotato, tra le pieghe dell’intero sito, fanno capolino la cronaca e la storia di FOTOgraphia cartacea. Almeno questo, sopra tutto: in attualità, estratti da articoli dei numeri recenti o sezioni identificate della rivista (per esempio, la rubrica Ici Bla Bla, a cura di Lello Piazza, una delle più intriganti dell’intera fogliazione); in retrovisione, la possibilità di sfogliare le edizioni precedenti, a partire dal fatidico numero 100, dell’aprile 2004. Ma anche le copertine e qualcosa d’altro... da scoprire, ognuno per sé. Quindi, da tempo assente dalla rivista, dove per mille motivi non trova più spazio, la segnalazione di mostre fotografiche è trasmigrata sul sito (a cura di Filippo Rebuzzini). Ancora, nel sito si proiettano altri personalismi che definiscono, caratterizzandola, la nostra intera personalità. In questo senso, sottolineiamo il casellario di Gadget della fotografia, che cresce settimana dopo settimana, mese dopo mese, con inserimenti continui e costanti. Visualizzati nel monitor di una Nikon Coolpix (attribuzione doverosa), con livrea selezionabile tra quattro colori (rosso, blu, nero e grigio), scorrono oggetti a richiamo fotografico, individuati all’interno di una più che consistente Collezione, a tutt’oggi ricca di oltre quattordicimila pezzi: fotografie di Chiara Lualdi [qui a sinistra, un campionario sostanzioso]. E poi, sono stati ordinati i Fumetti in dettaglio volontariamente ingrandito che da tempo danno avvio a ogni numero della rivista: sul sito, sono completi dell’originale di partenza e certificati dai relativi dati di identificazione (basta selezionare il fumetto dalla presentazione complessiva, che li riunisce tutti assieme). In allungo, ma con ben altro spessore, sono state recuperate le Storie a strisce, di Pino Antonelli, pubblicate in FOTOgraphia dal febbraio 1996 (Tina Modotti) al luglio 2000 (Paul Strand), e poi malauguratamente cessate: è uno dei nostri grandi rimpianti. Decisione sicuramente sbagliata! Bravo illustratore -e uno- e attento conoscitore della storia della fotografia e della sua espressività -e due, poi ci sono ancora tanti altri meriti-, Pino Antonelli ha realizzato un’opera di grande, grandissimo valore, unica nel proprio genere. Oltre al sito, vorremmo potere offrire a questa serie una legittima visibilità, anticamera dell’apprezzamento che merita. Questo, e non soltanto questo, fino a oggi. Poi, domani e domani e domani. Altro. ❖
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KATIA BRIGIARI
FABIO IACUITTI
ALFONSO ARANA
MARCO ANCARANI
ELENA GIANESSI
PINO VALGIMIGLI
Questa riflessione di Pier Paolo Pasolini nei confronti del dialetto ha due motivazioni: la prima è legata al carattere campagnolo dell’ambiente familiare contadino delle origini; l’altra è politica, di opposizione al paradigma che considera il dialetto come autonomia regionale, come frammentazione nazionale. Il dialetto è una grande ricchezza culturale. È l’anima nobile di un popolo, è il cuore pulsante. Il dialetto è una lingua che è esistita prima di noi; quindi, guai a cancellarlo! Pasolini, “coltivava” il friulano con affetto, come ha poi fatto con altri dialetti: il romanesco (Accattone, Una vita violenta, Ragazzi di vita), il napoletano (Decameron), il calabrese, il lucano, l’abruzzese (Vangelo secondo Matteo) e le lingue e i dialetti africani e orientali. Ne temeva la fine, anzi la preannunziava, apparendogli imminente la fine di ogni civiltà contadina e artigiana in ogni parte del mondo. Si accostava al dialetto come ci si accosta a una lingua straniera; non come a un accorgimento letterario, per aggiungere “colore”, ma con il rispetto riservato a una cultura da difendere dall’imbarbarimento.
I dialetti non si debbono perdere nell’oblio dell’uguaglianza globalista: sarebbe molto grave perdere un tale patrimonio di usi, costumi, tradizioni e idiomi, che si usano ancora in molte parti d’Italia, trasmettendo alle future generazioni un bagaglio estremamente ricco di storia e letteratura. Basta pensare alla lingua veneziana, a quella napoletana, al sardo, alle opere di Goldoni, Belli, Totò, Trilussa, per ricordare quanto sia importante il dialetto. I dialetti rappresentano un legame indissolubile, che riporta ai nostri padri, ai nostri nonni, radici della nostra terra che non dovremmo mai recidere. Svolta questa premessa, con il pensiero di uno dei maggiori artisti e intellettuali del Novecento, ho sollecitato una contaminazione di poesie dialettali, scritte da poeti contemporanei, con la fotografia a sviluppo immediato del Polaser. Il Gruppo Polaser ha soci sparsi su tutto il territorio nazionale, dal Sud al Nord, dalla Sicilia al Piemonte, alla Lombardia, al Friuli, passando da Sardegna, Toscana, Umbria e Emilia Romagna; quindi, straordinaria occasione per “abbracciare” tutto il paese a centocinquanta anni dall’Unità d’Italia (1861-2011). In collaborazione con un poeta dialettale vivente, della stessa area geografica, ogni autore fotografo ha “illustrato” un verso dialettale, descrittivo della propria terra. Questa contaminazione di due arti, poesia-fotografia dialettale, e di due artisti, poeta-fotografo, è stata esposta in anteprima, a maggio, ad ArtePhoto 2011, nel Castello della Rocca di Cento, in provincia di Ferrara (con catalogo di settantadue pagine 16x16cm). Dal ventinove ottobre al ventisette novembre, La mia terra, composta da ventisei fotografie polaroid di autori Polaser e ventisei poesie collegate, sarà allestita a Forlì. Pino Valgimigli
«Dùciu a san che, fuor di un incendi, di na pesta, e da l’invasion dai Turcs, i sincsènt àins da la nustra parrocchia, a no recuàrdin nuja. La so storia a è duta lì, lavorà, preà, patì, murì» Pier Paolo Pasolini
www.polaser.org
«La limitazione dei mezzi determina lo stile, dà vita a nuove forme e dà impulso alla creatività» Georges Braque Questa citazione dal pittore Georges Braque aiuta a comprendere lo slancio e spirito che guida e ispira gli artisti del Gruppo Polaser, eterogenei per interessi artistico-culturali e per provenienza da molte città italiane e anche dall’estero, accomunati dalla ricerca e sperimentazione di nuove possibilità espressive nelle molteplici forme dell’arte, dalla fotografia alla pittura, scultura, design, architettura, ceramica, letteratura, teatro, a altro ancora.
INTEGRAZIONE
IN RETE /2 di Antonio Bordoni
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all’Anno Accademico 2005-2006, Maurizio Rebuzzini, direttore di FOTOgraphia e www.FOTOgraphiaONLINE.it, è docente a contratto di Storia della Fotografia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia. Anno dopo anno, il gradimento del suo Corso è cresciuto, fino a raggiungere l’attuale iscrizione di circa novanta allievi. Una folla di giovani interessati alla conoscenza della fotografia; alcuni vi approdano avendo già cognizioni proprie e individuali; i più ne sono a digiuno. Però ognuno è fortemente motivato, tanto che in sei anni accademici conclusi, Maurizio Rebuzzini è stato relatore di una ventina di tesi, alcune autenticamente sostanziose (sia nel percorso universitario triennale, sia nel successivo percorso specialistico). Maurizio Rebuzzini svolge un Corso suddiviso in due semestri consequenziali l’uno all’altro: percorso cronologico ragionato e successivo approfondimento di movimenti e autori; ogni lezione comprende, quindi, riferimenti e richiami in attualità. Per non dare la sensazione di solo passato remoto e storia antica, presenta e commenta anche vicende contemporanee della fotografia, che si proietta sulla società e la vita quotidiana. Lo spirito è anche quello della partecipazione della fotografia alle vicende della società e il suo essere componente vivace della stessa società (come e quanto la fotografia influenza e cambia la nostra vita). L’assenza di autoreferenzialità di questa Storia della Fotografia dipende così sia dalla natura del docente, formata in parti uguali da cultura (?) e istinto, sia dal contenitore di riferimento: Lettere e Filosofia. Inoltre, in linea con la parola d’ordine trasversale al mondo attuale della fotografia, condivide con gli studenti dell’Università Cattolica sia argomenti autenticamente fotografici, complementari e paralleli alla didattica finalizzata all’esame e al percorso accademico, sia osservazioni di carattere educativo ed esistenziale. In questo senso, oltre le lezioni in aula e a loro integrazione, ha suddiviso la sua Aula Virtuale web in spazi appositamente allestiti.
Farebbe piacere che se ne prendesse visione: www.unicattolica.it.
ANNO ACCADEMICO 2010-2011 Come quelli delle stagioni precedenti, il contenitore Materiale didattico dell’Anno Accademico 20102011 è stato scomposto in aree specifiche. ❯ 2010-2011 Grazie, ragazzi. Grazie (in ripetizione ogni fine Corso) è rivolta e indirizzata agli allievi dello scorso Anno Accademico, che si concluderà ufficialmente con gli appelli di esame del prossimo settembre. Tra insegnamento e apprendimento della Fotografia (verso la Vita), Maurizio Rebuzzini si augura di aver offerto loro (e agli allievi di ogni Corso) almeno tanto quanto ne ha ricevuto. Ne ha anche relazionato, in pubblico, a Milano, nell’incontro che ha svolto, lo scorso ventotto novembre, nell’ambito di Fotografica 10, avvincente e convincente programma allestito e realizzato da Canon e Fondazione Forma per la Fotografia: appunto, Tra insegnamento e apprendimento della Fotografia, verso la Vita.
Dopo considerazioni sulle Verifiche di Ugo Mulas, e l’epopea della pellicola fotosensibile, in allungo, l’ultima lezione dell’Anno Accademico 2010-2011 del corso di Storia della Fotografia di Maurizio Rebuzzini si è riallacciata alle origini: la natura che si fa di sé medesima pittrice, con la presentazione di una eccezionale serie di immagini realizzate da Danilo Pedruzzi con carta fotosensibile esposta al Sole e soltanto fissata (sulla pagina accanto, un esempio significativo, e poi ne riparleremo), e relativa ripetizione dell’esperimento, in aula, alla maniera dei pionieri dell’inizio dell’Ottocento.
Dopo le osservazioni e rilevazioni sul sito www.FOTOgraphiaONLINE.it, nelle pagine immediatamente precedenti, un’altra presentazione dalla Rete web. Una Storia della Fotografia così come è presentata in una docenza che risponde alla Facoltà di Lettere e Filosofia: non una storia autoreferenziale, ma il consueto riscontro di come e quanto la fotografia influenzi la vita, e l’abbia influenzata. Dall’indirizzo www.unicattolica.it, un percorso a dir poco coinvolgente, entusiasmante e, soprattutto, originale. Un attraversamento dei decenni, che sottolinea quanto la fotografia sia effettivamente l’autentico linguaggio, non soltanto visivo, del Novecento. E oltre 53
Dalla home page del sito www.unicattolica.it, immediatamente accanto il logotipo istituzionale, a destra, si accede alla richiesta Docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
In Ricerca per cognome basta digitare “Rebuzzini”, non serve la ricerca per facoltà, che presuppone una preconoscenza.
Selezionando la dizione Rebuzzini Maurizio si accede all’ Aula Virtuale, scomposta in diverse sezioni didattiche (nessuna cura per gli spazi istituzionali di autopresentazione: curriculum e via discorrendo).
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❯ Sistematicamente aggiornato, 2010-2011 Avvisi, Mostre e dintorni completa la Bacheca delle comunicazioni di svolgimento del Corso. A fine maggio è stato rimosso, ma nel proprio quotidiano, durante l’Anno Accademico, comprende avvisi agli allievi: da quelli puramente logistici ad altre attualità fotografiche, alcune delle quali a scadenza. ❯ Esplicito nella proposizione, 2010-2011 Storia della fotografia Programma anticipa i tempi dello svolgimento del Corso. È stato inserito per tempo, la primavera 2010, per dare modo di prendere contatto con la materia; è su queste premesse che gli allievi si sono iscritti per l’Anno Accademico 2010-2011. ❯ 2010-2011 Storia della fotografia Lezioni rappresenta la sequenza delle lezioni svolte (caricate nel sito il giorno dopo lo svolgimento, il lunedì pomeriggio di ogni semestre). In questo modo, e così facendo, il docente Maurizio Rebuzzini sollecita e consente la massima attenzione in aula, durante la lezione stessa, quando gli studenti possono ascoltare e non distrarsi dal prendere appunti e copiare i dati in proiezione [pagina accanto]. La lezione è presentata così come si è svolta: si comincia con la citazione (a volte, le citazioni) che fa (fanno) da incipit alla stessa lezione e si prosegue con lo svolgimento: a sinistra, le parole; a destra, le immagini collegate, via via presentate (numerate in sequenza ed evidenziate in rosso/grassetto), e gli oggetti e libri che hanno fatto parte della lezione (in nero), che porta con sé e lascia per consultazione. A seguire, a completamento della lezione, nello stesso spazio, sono riassunte le immagini presentate in aula (in videoproiezione); i provini delle immagini (in mancanza di diritti di autore per fornirle nella propria forma originaria) servono come testimonianza tangibile, documentazione visiva concreta ed eventuale ricerca in proprio. ❯ 2010-2011 Storia della fotografia Complementi intende materiale complementare agli argomenti storici già affrontati in aula, di ulteriore analisi e/o approfondimento. ❯ La sezione 2010-2011 Storia della fotografia Argomenti paralleli offre altre visioni della fotografia, estranee al percorso storico-didattico, ma utili per la competenza della materia. ❯ Ultimo, ma non certo ultimo (in graduatoria), 2010-2011 Nostra piccola vita, nostro grande cuore è un contenitore extra didattico, extra accademico: si tratta di riflessioni esistenziali (di sempre e solite) di carattere educativo e formativo, oppure solo per conoscenza. Con aggiornamento costante e continuo.
2010-2011 Storia della fotografia Lezioni: sequenza delle venti lezioni svolte, presentate così come si sono svolte (per esempio, l’inizio delle Lezioni 05 e 10 e una pagina interna, la quindici, della Lezione 04): si comincia con la citazione (a volte, le citazioni) che fa (fanno) da incipit alla stessa lezione e si prosegue con lo svolgimento: a sinistra, le parole; a destra, le immagini collegate, via via presentate (numerate in sequenza ed evidenziate in rosso/grassetto), e gli oggetti e libri che hanno fatto parte della lezione (in nero). A seguire, a completamento della lezione, nello stesso spazio, sono riassunte le immagini presentate in aula (in videoproiezione); i provini delle immagini servono come testimonianza tangibile, documentazione visiva concreta ed eventuale ricerca in proprio: qui a sinistra, esemplifichiamo dalla Lezione 05, in presentazione di Nadar.
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2010-2011 Storia della fotografia Argomenti paralleli: altre visioni della fotografia, estranee al percorso storico-didattico, ma utili per la competenza della materia.
2010-2011 Storia della fotografia Complementi: materiale complementare agli argomenti storici affrontati in aula, di ulteriore analisi e/o approfondimento.
2010-2011 Nostra piccola vita, nostro grande cuore: contenitore extra didattico, extra accademico; riflessioni esistenziali (di sempre e solite) di carattere educativo e formativo, oppure solo per conoscenza.
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TANTO MATERIALE PROPOSTO
Ora, le cifre dell’Anno Accademico 2010-2011, durante il quale sono state svolte venti lezioni, di tre ore ciascuna (sessanta ore totali). ❯ Lezioni: gli studenti hanno ricevuto quattrocentodiciannove pagine di testo (419; in media 20,95 per ogni lezione), che, tradotte in formato standardizzato di scrittura giornalistica di milleottocento battute, equivalgono a seicentocinquanta cartelle di testo (648,85; a quantificazione, rileviamo che ogni numero di FOTOgraphia ne richiede circa cinquantacinque; dunque, quasi dodici numeri di rivista!). ❯ Illustrazioni: sono state presentate e visualizzate duemilanovecentosessantatré immagini/fotografie (2963; 155,95 in media ogni lezione, conteggiando diciannove lezioni, più una di incontro con il fotografo Claudio Amadei [FOTOgraphia, novembre 1997, febbraio 1998, giugno 2001, marzo 2002 e settembre 2005]). Qui e ora, e in questo ambito, non ci si sofferma sulla loro preparazione fisica (tutte in formato uguale, adatto alla decifrazione ottimale in videoproiezione), e neppure sottolineiamo il loro reperimento e la loro messa in ordine: soltanto, richiamiamo la qualità/quantità del tragitto storico della fotografia. ❯ Oggetti: per lo più libri, inerenti gli argomenti via via affrontati, ma anche fotografie e altro. Trecentocinquantasei, in totale (356, con media di 19,78 a lezione; conteggiando “uno” sei dagherrotipi, ancora “uno” trenta carte-de-visite e altri multipli, e considerando diciotto lezioni in aula, più due di visita al Museo Nazionale Alinari della Fotografia, a Firenze). ❯ Complementi: le venti lezioni sono state integrate da duecentoventisei complementi (226, con media di 12,56 a lezione svolta in aula). ❯ Argomenti paralleli: trecentoquarantotto totali, scomposti in quindici contenitori di riferimento primario (Archivi fotografici - 8, Autore - 40, Autore in arte - 8, Concorsi e Rassegne - 12, Curiosità - 14, Da conoscere - 28, Fotogiornalismo attuale e Giornalismo - 28, Fotogiornalista - 26, Fotografia arbitraria - 6, Riflessione - 42, Scienza - 3, Sguardi su / di Pino Bertelli - 48, Storia a strisce / di Pino Antonelli - 46, Storia fotografia - 32, Storia tecnica - 7). Quindi, le istruzioni per accedere a tutto questo materiale (a disposizione di chiunque, non soltanto degli studenti iscritti e frequentanti): sintesi visiva e sequenza dei passaggi a pagina 54. Dalla home page del sito www.unicattolica.it, immediatamente accanto il logotipo istituzionale, a destra, si accede alla richiesta Docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. In Ricerca per cognome basta digitare “Rebuzzini”, non serve la ricerca per facoltà, che presuppone una preconoscenza. Selezionando la dizione Rebuzzini Maurizio si accede all’Aula Virtuale, scomposta come già precisato (nessuna cura per gli spazi istituzionali di autopresentazione: curriculum e via discorrendo). In sequenza, come appena commentato, le singole sezioni sono illustrate in queste pagine. ❖
JOEL DEVLIN (INGHILTERRA): PROFESSIONAL STILL LIFE - COMMERCIAL (SEGNALATA)
SWPA
DAL201 1
a cura di Angelo Galantini
OPEN Action e After Dark
Dello svolgimento del Sony World Photography Award 2011 abbiamo ampiamente riferito sullo scorso numero di giugno, andando sottotraccia e approfondendo connessioni e considerazioni opportunamente cadenzate e scandite. Per quanto già adeguatamente considerata, la sezione non professionale del fantastico concorso fotografico internazionale, per l’occasione identificata come Open, non esprime tutto il proprio esemplare valore con la sola segnalazione dei dieci vincitori di categoria, tra i quali è poi indicato il vincitore assoluto. Dunque, e per completezza di informazione, dopo aver doverosamente registrato le attribuzioni di vertice al ritmo di dieci vincitori (per l’appunto, lo scorso giugno), è opportuno continuare, presentando anche fotografie segnalate, che confermano, ribadendola a gran voce, la nostra considerazione assoluta: straordinari esempi di fotografia (non professionale); avvincenti visioni che promuovono la fotografia; convincenti conferme che la fotografia è una passione (un hobby) diversa da ogni altra... perché migliore. Da cui, in cinque appuntamenti consecutivi, fino al prossimo dicembre, esauriamo le fotografie segnalate nelle dieci categorie Open del Sony World Photography Award 2011, al ritmo di due alla volta. Cominciamo con Action e After Dark Sony World Photography Award 2011 Open - Action: vincitore di categoria (e poi, vincitore assoluto), Chan Kwok Hung (Hong Kong). Sony World Photography Award 2011 Open - After Dark: vincitore di categoria, Chumlon Nikon (Thailandia).
Sempre dalla sezione Open del Sony World Photography Award 2011 (fotografia non professionale), sui prossimi numeri di FOTOgraphia, non necessariamente in questo ordine: Architecture e Panoramic, Arts and Culture e Fashion, Nature and Wildlife e Travel, People e Smile.
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ALEX GOH CHUN SEONG (MALESIA): OPEN ACTION
STANISLAW PYTEL (POLONIA): OPEN ACTION
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MARCOS CALAMATO (USA): OPEN AFTER DARK
LEE SIE (USA): OPEN ACTION (SEGNALATA)
ROBERT GUHNE (GERMANIA): OPEN ACTION
FEDERICO MODICA (ITALIA): OPEN ACTION
ANTON MUKHAMETCHIN (RUSSIA): OPEN ACTION
JAMES KYDD (SUDAFRICA): OPEN ACTION
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IBERE L. RANIERE JR (BRASILE): OPEN AFTER DARK
JUERGEN BUERGIN (GERMANIA): OPEN AFTER DARK
ATLE GAARDER (NORVEGIA): OPEN AFTER DARK
Sguardi su
di Pino Bertelli (Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 29 volte marzo 2011)
GIAN PAOLO BARBIERI
C
Contro la fotografia della società dello spettacolo. Ouverture in forma di indignazione. Ci si può immaginare un fotografo che non abbia un’anima d’assassino, imbecille o poeta? È sempre ciò che detestiamo a qualificarci come servi o cacciatori di sogni. È inconcepibile amare il prossimo che conosciamo, complice di guerre, colonialismi o violazione dei diritti umani più elementari. Alla frequentazione di un qualsiasi fotografo che si autocelebra senza conoscere nulla di sé, né della fotografia che dispensa come “arte” a storici, critici, mercanti dell’ovvio e dell’ottuso, preferiamo di gran lunga stare in compagnia di un ritardato mentale. C’è sensibilità autentica nei suoi svantaggi, mentre nell’artista che si fa “maledetto” c’è una stupidità senza confronti. Solo chi ha trovato la saggezza nelle stelle merita di essere ascoltato. Dove c’è l’ossequio, non c’è arte. Il passaggio tra il cretinismo e il genio è stretto, e solo chi si interpone tra la Genesi dell’indecenza e l’Apocalisse dell’indignazione comprende che la falsificazione e l’impostura in fotografia (e dappertutto) sono mezzi di privazione del piacere di vivere tra liberi e uguali (e ridere di tutti i poteri). Secoli di false speranze crollano di fronte a un frammento di verità e a cinque minuti di gioia autentica, quando i popoli in rivolta chiedono che l’arte del sopruso si trasformi in arte della vita quotidiana.
SULLA FOTOGRAFIA LEGGIADRA Non si abita la fotografia impunemente, si abita una lingua, anche estrema, che fa dell’anima in volo il principio di tutte le bellezze o la fine di tutte le ingiustizie della Terra. La fotografia è un orizzonte senza frontiere e nient’altro. Ogni volta che il divenire mi sembra crollare sulle nefandezze del presente -imposte dai governi ricchi ai po-
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poli impoveriti- e guardo le immagini leggiadre di Gian Paolo Barbieri (specie la ritrattistica antropologica), ho l’impressione di essere visitato dalla grazia. Detto meglio: come la poesia immaginifica di John Keats, la fotografia di verità spirituale di Gian Paolo Barbieri contiene una dolcezza sconosciuta a chi della fotografia fa merce soltanto. Gian Paolo Barbieri ama il principio di bellezza in tutte le cose, e le sue immagini contengono
là dei produttori di eterne miserie. Secondo la tradizione ebraica della Kabbalah, l’opera dell’uomo precede il mondo della conoscenza e dell’arroganza di duemila anni... o forse mi sbaglio! Sono le parole che mi ha lasciato in sorte uno stregone africano cieco, che ho conosciuto nel deserto etiopico, mentre mangiava foglie di acacia e beveva acqua di pozza... sono le leggi, i codici, le morali che creano i destini e l’infelicità del genere umano.
«L’ironia è gioco col gioco per fare emergere il serio, in forma paradossale, là dove non lo si aspettava più. Essa destabilizza per consolidare, distrugge per costruire» Michel Onfray la gentilezza degli angeli ribelli. La sua poetica della grazia avversa il pittoresco e costruisce, sotto un certo taglio, anche ereticale (del non convenzionale galleristico o dell’avanguardia del cattivo edonismo), la rivincita del bello sul crepuscolo del mondano. Ciò che vi è di più arcaico nella fotografia è la bellezza, vale a dire la più vitale visione politica dell’esistenza. A parte la fotografia della verità ferita a morte o della bellezza dispersa nel disinganno universale, la fotografia che corre o viene insegnata è solo mediocrità (che sia numerica o argentica fa lo stesso). Gli stupidi vanno a finire sempre in paradiso. La fotografia della grazia si chiama fuori dalla percezione dell’impotenza e dai lavatoi dell’arte da centro commerciale. Da nessuna parte è il vero, se non nella poesia della bellezza che svela il senso profondo della storia e implica un’idea di avventura che porta al di
Se avessi ascoltato i miei impulsi giovanili, sarei finito in galera o impiccato. È stata la fotografia leggiadra di E.J. Bellocq, August Sander, Diane Arbus e Pietro Gori a farmi comprendere che non c’è Dio né Stato per il quale valga la pena uccidere o essere uccisi. Schopenhauer, Nietzsche e Artaud hanno appreso la loro filosofia stellare nei bordelli o nell’intuizione dell’istante come poetica del fuoco rubato agli dèi. Nell’odore (nauseabondo) dell’incenso delle chiese, o in quello di carogna dei parlamenti, le verità sono divenute irrespirabili. È grazie alla sofferenza, e a nient’altro, che la facciamo finita di essere schiavi e -di utopia in utopia- rivendichiamo la conquista della felicità di tutti gli uomini (con tutti i mezzi necessari, Malcom X, diceva). Motto di spirito! Quando ho un appuntamento con le loro opere in mostra, mi assale la voglia di bruciare i fotografi della società spettacolare. Ci vado sempre con
la certezza di incontrare Dio che vomita benevolenza e ottimismo sulla sua ultima creazione. Non ho incontrato un solo artista disturbato che non creda in Dio o nella firma sugli assegni. Dio parla solo a sé e ai ragazzi di bottega che alla sua tavola si sono mangiati tutto il pane, hanno bevuto tutto il vino; e uno di loro si è venduto il maestro per un pugno di dollari, poi si è impiccato, per timore dell’insuccesso. Sbarazzarsi della fotografia è privarsi del piacere di riderne.
SULLA FOTOGRAFIA DELLA SEDUZIONE Il senso del sublime (in molta) della fotografia di Gian Paolo Barbieri è “cosa” per coloro che lo capiscono. Volteggia sul princìpio di affinità elettive e a vedere bene non tiene molto di conto gli incensamenti che la cultura consumerista veicola nelle griffe di “sarti di successo” (Armani, Versace, Dolce & Gabbana, Valentino), che concepiscono la fotografia come prolungamento della merce. Nulla è al di sopra, nulla è al di sotto del sublime egualitario dell’arte autentica. Non è vero che tutto è possibile col consenso dell’altro. In margine alle istituzioni e fuori dalle convenienze resta l’arte della capacità di differire e fare del piacere e della cultura di sé il princìpio spirituale di ogni bellezza convulsiva. In ogni forma espressiva, il sublime raggiunge la grandezza universale nella rinuncia alle connivenze collettive. Il sublime estetico/etico di Gian Paolo Barbieri è un lavoro del fare-anima che espelle l’entusiasmo degli stolti e si attesta nell’inguaribile malinconia che abita le grandi opere d’arte, sempre. Gian Paolo Barbieri nasce a Milano, dicono le note che lo riguardano, nel 1938, in una famiglia di buona levatura. Nel magazzino di tessuti del padre (è già un buon inizio), acquisisce mol-
Sguardi su to di ciò che lo aiuterà poi a lavorare nella fotografia di moda (su crinali espressivi non banali). Nel 1955-56 si iscrive alla scuola di recitazione del Teatro dei Filodrammatici e insieme ad alcuni amici fonda la compagnia Il Trio. Ottiene una piccola parte nella Medea, di Luchino Visconti, e con la sua bandiglia di compagni di palcoscenico fa l’attore, costumista, operatore nel rifacimento di film come La via del tabacco, La vita di Toulouse Lautrec e Viale del tramonto: opere che hanno segnato la storia del cinema. Negli anni della “dolce vita”, un eufemismo inventato da Federico Fellini e dalla stampa imperniata sulle cronache rosa, Gian Paolo Barbieri è a Roma. Sopravvive realizzando fotografie per aspiranti attori/attrici. Qualcuno si accorge che è bravo e gli consiglia di lavorare per la fotografia di moda. Si trasferisce a Parigi e diventa assistente di Tom Kublin (per alcuni un maestro del genere). Nel 1964 è di nuovo a Milano; comincia a pubblicare su Vogue Italia, e dal 1973 su Vogue Paris. Nel 1978 è già tra i grandi fotografi che si occupano della sontuosità (a volte deplorevole) del “made in Italy” nel mondo (come chiosano i giornalisti televisivi). Realizza campagne importanti per Elizabeth Arden, Chanel, Dolce & Gabbana, Mikimoto. Lavora per Valentino, Ferrè, Versace. Degli anni Ottanta compie viaggi in Madagascar, Tahiti, Seychelles, Polinesia. Pubblica straordinarie ed esemplari monografie di volti, corpi, simbologie di quei popoli. Intreccia (dicono) il glamour della fotografia di moda con la fotografia etnografica, vero niente. L’iconologia antropologica di Gian Paolo Barbieri ritorna alla fascinazione dionisiaca dei corpi e, alla maniera della poesia straordinaria di Baudelaire, affabula una regalità dei gesti, un’ironia mitografica e una seduzione dell’istante che trabocca nel reale tutta la lucentezza erotica (mai volgare) di un trovatore di emozioni. I riconoscimenti al fotografo milanese sono planetari. Le espo-
sizioni antologiche al Victoria and Albert Museum, di Londra, e nel Kunsforum, a Vienna, lo confermano maestro della purezza “alchemica”, che è un fattore della realtà. E molti mangiatori di utopie e assertori del bello come educazione estetica considerano, a giusta ragione, la sua scrittura fotografica, un invito all’arte come ponte verso la felicità. A proposito di Gian Paolo Barbieri, Maurizio Rebuzzini, acuto osservatore dei linguaggi fotografici, scrive nella rivista che dirige (FOTOgraphia, settembre 2007): «Oltre alle affermazioni e gli appassionati apprezzamenti professionali nel mondo della moda, che frequenta dai luminescenti anni dell’alta moda, con tutto il proprio relativo contorno di fascino, mistero, seduzione, esclusività e rappresentazioni fotografiche in sintonia, Gian Paolo Barbieri, approda ora a una consacrazione fotografica assoluta e inviolabile [l’occasione è la mostra antologica, a cura di Martina Corgnati, esposta a Palazzo Reale, di Milano]». Tutto vero. Ancora. L’immaginale fotografico di Gian Paolo Barbieri, specie nella ritrattistica “esotica”, emerge da eventi, epifanie, costruzione di situazioni che lavorano sull’archetipico, sul preesistente, sul mitologico che ancora affiora dai corpi, sguardi, gestualità. Fotografie che sono tracce, segni, sentieri in utopia nelle quali essere significa rinascere. Ciò che sborda in questa fotografia di Gian Paolo Barbieri annulla la storia e dà volto a metafore sulla diversità che diventano “stile”. La sua psicologia del profondo rivela una parte per il tutto; e come l’uomo delle origini incide l’osso, intaglia il legno, scolpisce la pietra, lui cammina nei sogni e fa della fotografia un’etica/estetica che dà forma alla materia e la libera in nuove forme del comunicare. La scrittura fotografica di Gian Paolo Barbieri è un rizomario di idee che si riappropriano del Tempo e dello Spazio, e nell’eversione poetica lavorano alla riattualizzazione dell’immaginario. Sono fotografie di un filatore di bel-
lezze che hanno molto a che vedere con la figurazione dei grandi pittori del Rinascimento (Antonello da Messina, Andrea Mantegna, Bronzino, Masaccio, Caravaggio), senza tuttavia dimenticare la semiologia del cinema in forma di poesia di Pier Paolo Pasolini, l’affresco storico di Luchino Visconti e, sotto un taglio più celato, la filmografia con pochi eguali di John Ford. A leggere con attenzione la ritrattistica di moda di Gian Paolo Barbieri si scorgono fotografie che travalicano la commissione per la quale sono realizzate, e, al di là della certificazione divistica (Anjelica Huston, Mariolina Della Gatta, Benedetta Barzini, Veruska, Audrey Hepburn, Monica Bellucci e altre celebrità, anche maschili, che non importa menzionare), in questo fare-fotografia c’è una sorta di ebbrezza dei corpi, dei segni, dei graffiti, che rimanda alla trasfigurazione dell’irrealtà dell’istante e nella cartografia di eleganze strutturali e armonie segrete: si comprende che il gusto e la maniera esigono coraggio e sfida, dispendio e risentimento del talento, e mirano alla restaurazione della sovranità artistica e al godimento di sé. Il linguaggio fotografico di Gian Paolo Barbieri incanta e inaugura stagioni di memorie dimenticate, che coincidono con le tracce in amore del poeta che inventa la malinconia per non morire di verità (storiche) insopportabili. «Quando si fantastica profondamente, non si è mai finito di cominciare», Novalis, diceva. Di più. Sotto molti aspetti, la geografia iconografica di Gian Paolo Barbieri inventa l’intimità del mondo, supera gli schemi di una sessualità schiavizzata nei codici del “buon costume” e inchiodata alle bassure delle morali dominanti. Il suo fotografare sfugge ai segni del tempo che consuma e la sostanza della propria unicità piange lacrime di dolcezze sconosciute. È un’archeologia espressiva che riprende la cosmogonia magica dei sentimenti struccati e si compenetra nella filosofia androgina/antropologica dei gran-
di valori. Ciascuno è il pane che mangia e l’amore che vive. La fotografia di seduzione di Gian Paolo Barbieri contiene l’innocenza del divenire e l’eresia di tutte le inquisizioni. Le sue ricerche creative (Silent Portraits, 1984; Tahiti Tattoos, 1982; Madagascar, 1994 e 1997; Equator, 1997; Body Haiku, 2007) sono ciò che più interessa alla nostra fame di bellezza e di giustizia, che difficilmente circola sul boccascena della fotografia internazionale. I filamenti discorsivi di Gian Paolo Barbieri si accostano a corpi, sguardi, gesti, e in una sorta di intima complicità con chi è fotografato, superano la posa... costruiscono il rapporto del fotografo con la verità che accade davanti alla macchina fotografica... mostrano che la fotografia nasce dalla meraviglia o non è niente. In molte delle fotografie di “gente selvatica”, per così dire, di Gian Paolo Barbieri si apprende il bene del corpo e il candore del passato. La rivelazione artistica coincide con il ritorno alle visioni primordiali dell’uomo; e fuori da ogni spirito di santità, il fotografo rifiuta tutti i princìpi di autorità e si cala all’altezza dell’anima e del suo destino. Il suo fare-fotografia qui è un movimento evolutivo, «è l’azione dello Spirito, che soffia dove vuole e che conduce le coscienze sempre più verso la luce della verità» (Vito Mancuso). Espresse le dovute eccezioni per Diane Arbus, Tina Modotti, August Sander, Roman Vishniac e la Banda Bonnot, a memoria di ubriaco non si era mai visto fotografare gli “invisibili” con tanta regalità, là dove il corpo parla e l’anima si fa gioco di ogni autorità temporale. Le zattere della libertà fotografica di Gian Paolo Barbieri sono gremite di uomini, donne in amore; solo autori del dissidio (non solo fotografico), come Robert Mapplethorpe, Sebastião Salgado e Oliviero Toscani (la sua fotografia della ragazza anoressica, censurata dalla cecità delle istituzioni, resterà un’icona tra le più grandi e maledette del nostro tempo), sono riusciti a scardinare il tanfo del
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Sguardi su colonialismo culturale e riportare la fotografia sulla punta dell’anima. Le immagini di Gian Paolo Barbieri contengono, appunto, l’uguale lacerazione dell’esistente e mostrano che la verità (come la bellezza) abita nell’uomo interiore. Detto meglio: attraverso la visione surreale dei soggetti e la relazione amorosa tra fotografo e corpi che scintillano nel suo immaginario libertario/libertino, la forma/materia dei corpi diventa corpo e anima dell’umanità. L’arte della seduzione nelle scritture fotografiche di Gian Paolo Barbieri è parte di un’immaginazione raffinata, che ridesta emotività, fantasia; l’attività onirica, i suoi personaggi interpretano la bellezza come anomalia e sembrano resuscitare il senso/forma come destino. A sfogliare le fotografie in bianconero di uomini denudati, che portano sulle spalle teste di bufalo, trasportano una manta, o il ritratto (senza testa) di un giovane e un filo di sangue (o sudore, ma vogliamo pensare che sia sangue) che gli corre sul petto baciato dal sole, vediamo che queste immagini androgine, scolpite in una grazia estetica/etica esemplare, trascendono la realtà dell’istante a vanno a costruire una sinfonia della gioia visuale che è anche rimorso per qualcosa che è andato definitivamente perduto, l’innocenza della rêverie. «Il mondo è costituito dall’insieme delle nostre ammirazioni. La nostra massima potrebbe essere: ammira subito, capirai dopo» (Gaston Bachelard). La poetica della rêverie di Gian Paolo Barbieri rimanda alla dottrina dell’esordio. Prima di ogni cosa, gli uomini hanno molto sognato e liberato il sensibile in una filosofia del gioco che educava a vedere il bello in uno sguardo e non c’è nulla al mondo che brilla di autenticità più di uno sguardo in amore. Declinata anche con citazioni da film (Da qui all’eternità, Casablanca, Improvvisamente l’estate scorsa), dei grandi pittori (La libertà che guida il popolo, di Eugène Delacroix) e invenzioni mitologiche (rivisitazioni della tragedia greca), la filosofia di seduzio-
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ne che attraversa l’intera opera di Gian Paolo Barbieri è una visione poetica che contrasta ogni forma di ordine e lascia emergere il desiderio contro tutte le pretese e le certezze dell’ortodossia (religiosa, politica, economica)... rovescia le verità costituite. Seduzione e femminilità si confondono e vanno a elaborare atti nobiliari del comunicare, dove estetica e metafisica favoriscono il disincanto, il gioco, l’eresia e si riversano in una critica graffiante, anche, del pensiero dominante. «La seduzione è sempre all’erta, pronta a distruggere ogni ordine divino, foss’anche quello della produzione o del desiderio. Per tutte le ortodossie, la seduzione continua a rappresentare il maleficio e l’artificio, una magia nera che perverte tutte le verità, una congiura di segni, un’esaltazione dei segni nella loro utilizzazione malefica. Ogni discorso è minacciato da questa improvvisa reversibilità o assorbimento nei propri segni, senza traccia di senso. È per questo che tutte le discipline, il cui assioma sia costituito dalla coerenza e dalla finalità del proprio discorso, non possono che esorcizzarla. Ed è qui che seduzione e femminilità si confondono, si sono sempre confuse» (Jean Baudrillard). Le fotoscritture di Gian Paolo Barbieri trasgrediscono l’oggettualità fotografica e l’identità occasionale. I soggetti dei suoi ritratti sono l’epifania di un gioco di specchi e “dicono” che ogni legge, regola o dottrina è fatta per essere disconosciuta. I suoi nudi esotici non sono per nulla esotici... sono belli... di una bellezza antica, rivissuta fuori dalla società omologata (Pasolini, diceva). Quei corpi “ingenui” ci osservano, diventano riflesso delle nostre capacità di leggere e amare, accogliere e condividere. Acquistano così una potenza autonoma e invitano al viaggio fantastico contro il pregiudizio: alla maniera di Nietzsche, insegnano che l’eterno ritorno lo si vive tutti i giorni, e fuori dalla banalità addomesticata che non ha strategie fatali e fa dell’enigmatico e dell’incomprensibile il suc-
cesso della propria mediocrità. L’etica del dispendio disseminata nella fotografia di Gian Paolo Barbieri porta a conoscere l’uomo e alla riconciliazione del suo dolore (storico) col mondo. Non c’è sovranità di nulla, se non c’è piena consapevolezza della bellezza. Il principio del piacere si scontra contro il principio di realtà, ed è nella trasmutazione dei valori che la filosofia dionisiaca del fotografo fa della preminenza dell’istante costruito il carattere degli istanti perduti e l’inaugurazione del linguaggio simbolico/liberato delle passioni. Per chiudere, ma non per finire, il “cristo velato” di Gian Paolo Barbieri non è un’icona idolatrata, ma desacralizzata: un’immagine tra le più importanti della storiografia fotografica moderna. Il Cristo del Mantegna, quello di Pasolini (Una vita violenta) e Ernesto Che Guevara, ammazzato e disteso sul tavolo di una scuola boliviana [FOTOgraphia, giugno 2011] sono i riferimenti -anche inconsci, forse- ai quali rimanda la fotografia di Gian Paolo Barbieri. È accettabile tutto ciò che procura piacere ed esecrabile tutto quanto è fonte di sofferenze: «il solo peccato da condannare è la stupidità» (Oscar Wilde, diceva). Il desiderio smaschera, disvela, rovescia l’indifferenza e la ragione imposta. Elogio del desiderio significa godere e far godere, scegliere piuttosto l’incanto e la gioia contro le confessioni e le punizioni delle fedi monoteiste o le forche del dissidio delle ideologie. Il “Cristo velato” (che non si titola così) di Gian Paolo Barbieri, in bianconero, lascia intravedere il sesso... senza esibizione. Il pudore del fotografo svuota l’immagine di tutti gli incensi bruciati alla sua sacralità e si schiera apertamente con le pulsioni misteriose della vita. Il principio selettivo del bello che questa fotografia contiene definisce la grandezza dell’uomo e autorizza ciascuno al disincanto della favola delle sacre scritture. La padronanza estetica del fotografo non teme infingimenti e trasforma, modifica, ri-
orienta i punti di riferimento ordinari. Lo sforzo della sua potenza prometeica è evidente e coincide con lo stupore e l’ammirazione del Cristo che si fa Uomo: riporta al dolore di Achille davanti al cadavere di Patroclo. Gian Paolo Barbieri si fa ribelle fino in fondo e adagia il Cristo/Uomo nella morale egualitaria dove tutti gli uomini sono prossimi alla bellezza e a nient’altro che alla bellezza. L’inumanità del reale è l’accettazione di vivere l’eros come confortorio di istanze sociali codificate (famiglia, patria, lavoro) e fare della servitù volontaria la gogna o i ceppi di un’educazione del dolore e della salvezza eterna. Dunque, il Cristo svelato di Gian Paolo Barbieri lascia le spoglie del santo e si fa uomo tra gli uomini! Può amare ed essere amato (da donne o uomini, fa lo stesso). Gian Paolo Barbieri riporta il Cristo sulla Terra e fuori da ogni imbalsamazione trascendentale: sembra dire che niente è immorale se ciò che fai è fatto con amore. Non importa chi ami, quale sesso abbia, ciò che conta è buttare «il proprio corpo nella lotta» (Pasolini, diceva), e mia nonna partigiana annotava, sui miei pantaloni strappati di ragazzo di strada: «Ciascuno è l’amore che vive». L’immagine androgina del Cristo di Gian Paolo Barbieri è un florilegio di pathos che rimanda a infanzie felici (o infelici), educazioni trascurate o ludiche, seminagioni di sentimenti, desideri o timori, dove nessuno è obbligato a rispettare promesse né a onorarle, se non a se stesso. La conoscenza di sé è l’opera temporale e la virtù di chi fa del sentimento del presente il sentimento della vita. I limiti, come i maestri, esistono per essere violati. L’amore, come la libertà, non è mai innocente. L’amore e solo l’amore ha la capacità di metterci in contatto diretto col mondo che è dentro e fuori di noi. L’amore è la presenza dell’Altro all’origine di ogni flusso esperienziale o artistico. Chi ha molto amato, amato ❖ sarà sempre.
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