Mensile, 6,50 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano
ANNO XIX - NUMERO 182 - GIUGNO 2012
Tipa Awards 2012 QUARANTA PREMI
Paparazzo ETIMOLOGIA
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Abbonamento 2012 (nuovo o rinnovo) in omaggio 1839-2009
Dalla Relazione di Macedonio Melloni alla svolta di Akio Morita M A U R I Z I O
R E B U Z Z I N I
1839-2009 Dalla Relazione di Macedonio Melloni alla svolta di Akio Morita
Come dire, dal dagherrotipo all’acquisizione digitale di immagini. E consecuzioni
INTRODUZIONE
DI
GIULIANA SCIMÉ
F O T O G R A P H I A L I B R I
prima di cominciare AL CUORE, PAUL... AL CUORE. Che reportage straordinario! Che eccezionale modo di testimoniare la storia del mondo, considerandolo con partecipazione delicata e lieve. Nel giugno 1968, quarantaquattro anni fa, Paul Fusco ha fotografato la gente comune schierata lungo il percorso del treno funebre che ha trasportato la salma di Robert Francis Kennedy (fratello del presidente John Fitzgerald, ucciso a Dallas, il 22 novembre 1963, a propria volta in corsa per le presidenziali) dalla Penn Station, di New York, alla Union Station, di Washington. Una osservazione di lato, che certifica il proprio tempo meglio di quanto possano averlo fatto tante altre fotografie di quegli anni. Immagini che colpiscono il cuore e raggiungono la mente, riunite in una monografia illustrata che compone i tratti di un fotogiornalismo da antologia. Paul Fusco RFK è una raccolta da non perdere, irrinunciabile addirittura. Monografia importante, assolutamente rilevante per coloro i quali osservano il fotogiornalismo. Una delle monografie che non dovrebbero mancare sugli scaffali delle librerie che manifestano e completano le frequentazioni fotografiche consapevoli e convinte. È una monografia che presenta e offre un fantastico esempio di reportage, rimasto brillante nonostante il trascorrere dei decenni, e sono passati quarantaquattro anni. In realtà, si tratta di due edizioni, moderatamente diverse tra loro: la prima -che a propria volta circola con due copertine differenti, ma coincidenti- è intitolata RKF Funeral Train, con testi di Norman Mailer e Evan Thomas e tributo del senatore Edward M. Kennedy (il terzo fratello, mancato nell’agosto 2009); la seconda è presentata come Paul Fusco RFK, e ha aggiunto un testo di Vicky Goldberg, apprezzata critica statunitense di valore mondiale, che ha spostato l’equilibrio dello stesso volume più verso l’ambito fotografico (al quale tutti noi rivolgiamo la nostra attenzione indirizzata e finalizzata) che a quello sociale, politico e di costume della prima messa in pagina.
Con la fotografia a fare da collante, da filo narrativo: con Susan Sontag... davanti al dolore. Angelo Galantini; su questo numero, a pagina 32 Ora, in queste centrali, finalmente tutto tace. Con i problemi che l’energia nucleare comporta, questa notizia mi fa guardare al futuro con maggiore ottimismo. Lello Piazza; su questo numero, a pagina 18 La divergenza di opinioni e considerazioni deve essere intesa sia come ricchezza di linguaggio applicato sia come indicazione per coltivare quel processo imitativo che deve guidare l’industria produttrice che promuove la fotografia: in questa veste e chiave, mai cultura asettica, ma avvincente coinvolgimento. Maurizio Rebuzzini; su questo numero, a pagina 38
Copertina Violentata per ricavare una inquadratura verticale adatta alla impaginazione in copertina (e a pagina 42 è presentata nella propria composizione originaria), a nostro personale giudizio, questa fotografia dell’italiano Fulvio Pellegrini, esclusa dai vincitori della sezione Open dei Sony World Photography Awards 2012, del cui svolgimento riferiamo da pagina 34, è la più affascinante e convincente dell’intero concorso fotografico. Se pensiamo alla fotografia per se stessa -se vogliamo, svincolata da qualsivoglia proprio contesto narrativo e/o documentativo-, è eccezionale e straordinaria. Fantastico punto di vista, avvincente composizione, inquadratura impeccabile
3 Altri tempi (fotografici) Da un annuncio pubblicitario Leica, dell’inizio degli anni Trenta, con distribuzione Ippolito Cattaneo, di Genova: casellario di prerogative di uso e impiego espresso con linguaggio asciutto e diretto. D’altri tempi
7 Editoriale Ciò che conta (e interessa noi tutti) è sempre e comunque la fotografia: per la quale siamo disposti a dibattere e riflettere. In questo caso, ribadiamo la non opportunità di certo ritratto fotogiornalistico, invece di svolgimenti più adeguati e consoni
8 Ha preso Forma Dietro-le-quinte di una sessione d’asta organizzata per sostenere l’impegno fotografico della prestigiosa Fondazione Forma: aggiudicazioni e altro ancora Paul Fusco RFK; testi di Vicky Goldberg, Norman Mailer e Evan Thomas; tributo del senatore Edward M. Kennedy; Aperture, 2008; 120 fotografie a colori; 224 pagine 30x24,5cm, cartonato con sovraccoperta; 50,00 dollari.
12 Notizie Attrezzature, vicende e altre segnalazioni
GIUGNO 2012
R , RIFLESSIONI IFLESSIONI, OSSERVAZIONI E COMMENTI OSSERVAZIONI E COMMENTI SULLA FOTOGRAFIA SULLA FOTOGRAFIA
14 Paparazzo! Genesi del personaggio del film La dolce vita, di Federico Fellini, dal quale è nato il neologismo Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini
18 Ici Bla Bla Appunti e attualità della fotografia internazionale a cura di Lello Piazza
22 Sul filo della guerra Pubblicati dall’ottobre 1944 all’estate 1946, i nove fascicoli del fumetto americano Camera Comics -di dichiarata personalità fotografica- hanno sostenuto lo sforzo bellico degli Stati Uniti, impegnati sui fronti europeo e del Pacifico della Seconda guerra mondiale
28 Abicí della guerra Una consistente quantità di sessantanove epigrammi fotografici di Bertolt Brecht è riunita in una raccolta fotografica inviolabilmente fondante dell’avvincente idea e convinzione della fotografia che accompagna e influenza la nostra vita. Da cui, una ipotesi: perché non rideclinare nello svolgimento attuale della vita? C’è di che riflettere di Angelo Galantini
34 Fotografia di vertice Gli autorevoli Sony World Photography Awards 2012 stabiliscono anche un punto chiaro e inequivocabile della fotografia contemporanea. In visione equilibrata tra fotografia professionale e non professionale di Maurizio Rebuzzini
44 Souvenirs d’Italie Inquadrature meditate con elegante efficacia. Raffaela Mariniello compone i tratti di una megalopoli globale nella quale la finzione fotografica esprime straordinarie potenzialità visive e interpretative
Anno XIX - numero 182 - 6,50 euro DIRETTORE
RESPONSABILE
Maurizio Rebuzzini
IMPAGINAZIONE Maria Marasciuolo
REDAZIONE Angelo Galantini
FOTOGRAFIE Rouge
SEGRETERIA Maddalena Fasoli
HANNO
COLLABORATO
Pino Bertelli Antonio Bordoni Chiara Lualdi Raffaela Mariniello Angelo Pepe Lello Piazza Franco Sergio Rebosio Ciro Rebuzzini Filippo Rebuzzini Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604 www.FOTOgraphiaONLINE.it; graphia@tin.it. ● FOTOgraphia è venduta in abbonamento. ● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano. ● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96. ● FOTOgraphia Abbonamento 12 numeri 65,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 130,00 euro; via aerea: Europa 150,00 euro, America, Asia, Africa 200,00 euro, gli altri paesi 230,00 euro. Versamenti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 28219202 intestato a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard.
52 Il meglio della tecnologia
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TIPA Awards 2012: quaranta premi di prestigio di Antonio Bordoni
Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano
Rivista associata a TIPA
62 Dalla Cina Storia della fotografia in Cina, di Marco Meccarelli e Antonella Flamminii, svela un mondo sconosciuto
64 Amico e maestro In ricordo di Ando Gilardi, mancato il cinque marzo di Pino Bertelli
www.tipa.com
editoriale F
ermo restante che anche qui, che ancora qui, ribadisco e confermo che le sentenze delle giurie vanno accettate, mi riservo un ulteriore commento dallo svolgimento dei Sony World Photography Awards 2012, che presentiamo, su questo stesso numero, da pagina trentaquattro. Come annotato nel corso della relazione, due serie di ritratti si sono imposte in categorie che richiederebbero altri svolgimenti: Contemporary Issues e Sport. La consecuzione è doppia, almeno: uno, sottolineo lo slittamento delle definizioni, sollecitato dalla continua trasformazione della fotografia contemporanea; due, ribadisco un certo abuso del ritratto, là dove e quando non si hanno capacità di affrontare gli argomenti con esposizioni adeguate (ne abbiamo riflettuto, nel settembre 2007, rilevando l’essenza di Identità incerte). Ora e qui è doveroso entrare nel dettaglio. Le evanescenti ragazzine del fotoreportage di Kasia Bielska, la cui rarefazione intellettiva è accentuata da una interpretazione fotografica in toni alti, starebbero a raccontare l’ambizione a entrare nel mondo della moda, che sta invadendo i paesi dell’Est europeo: primo premio Photojournalism & Documentary - Contemporary Issues. Davanti a un fondo neutro, ragazzine diafane hanno posato in biancheria intima, rivelando corpi ancora acerbi, ancora immaturi: svolgimento veramente povero, che fa il paio con l’altrettanta miseria espressiva del reportage dell’inglese Anastasia Taylor-Lind, sullo stesso argomento, terzo posto in Photojournalism & Documentary - Arts & Culture. In sovramercato, l’affermazione di Kasia Bileska è andata a scapito del bravo italiano Alessandro Grassani e del convincente argentino Gustavo Jononovich, terzo e secondo di categoria con rispettivi reportage di ben altra intensità. Tali e quali i ritratti di pugili, in dittico con testimonianze concettuali del loro sforzo atletico, degli inglesi Palmer + Pawel, che nel Photojournalism & Documentary - Sport hanno sopravanzato un paio di autentici reportage a tema: lo sport nei propri gesti atletici effettivi e identificabili come tali. Orbene: che dire? che pensare? Ancora una volta non posso trattenere la mia completa e integra perplessità sul (banale) ritratto posato che si sostituisce al racconto fotogiornalistico, senza avere effettivi requisiti narrativi e interpretativi. Da cui, riprendo quanto Jean-François Leroy, inventore e direttore di Visa pour l’Image, ha confessato a Michele Smargiassi (La Repubblica, del 17 agosto 2008) e in molte altre circostanze ufficiali: la noia (!) lo assale ogni anno, mentre sfoglia le immagini da selezionare per le mostre e i premi da assegnare. Di noia, il fotoreportage potrebbe morire, afferma Jean-François Leroy, e aggiunge: «non ne posso più di tutti questi ritratti, ritratti, e ritratti di gente che ha in mano ritratti». Il problema della povertà urbana? Un po’ di ritratti di homeless. La guerra in Iraq? Una galleria di ritratti di marines. Lo tsunami? Ritratti di sopravissuti che mostrano ritratti di vittime. È proprio vero: non se ne può più! Maurizio Rebuzzini
Primo premio Professional Photojournalism & Documentary Contemporary Issues ai Sony World Photography Awards 2012: Kasia Bielska (Polonia).
Primo premio Professional Photojournalism & Documentary Sport ai Sony World Photography Awards 2012: Palmer + Pawel (Inghilterra).
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In asta di Lello Piazza
HA PRESO FORMA
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Recentemente, la Fondazione Forma, high light milanese (e nazionale) dedicata alla fotografia ha organizzato una pubblica asta, con sessantotto opere donate da collezionisti privati o dagli stessi autori, per raccogliere risorse indispensabili per il proprio futuro. Con il richiamo La Fotografia prende Forma, che nel 2005 accompagnò la nascita di Forma, madre dell’attuale Fondazione, l’asta si è tenuta il dodici aprile scorso, presso la sede di Sotheby’s, in via Broggi 19, a Milano. «La quotazione più alta è stata raggiunta dal Ritratto di Keith Richards, di Albert Watson, del 1988, aggiudicato a 4000,00 euro [stampa bianconero 76x61cm, firmata, intitolata, datata e numerata sul retro; ventiduesima copia di una tiratura di venticinque]. Tra gli italiani, ha spiccato la fotografia Gran Bretagna, di Gianni Berengo Gardin, del 1977, con 3800,00 euro [stampa bianconero 50x60cm, firmata, intitolata, datata, timbri sul retro]». Queste righe, estratte dal comunicato stampa conclusivo, unite alla cifra importante di 113.900,00 euro complessivi, raccolti e interamente devoluti alla Fondazione, danno l’idea del successo dell’iniziativa. Delle opere battute in asta, oltre alle due già citate, elenco in ordine alfabetico di autore, quelle che hanno raggiunto o superato la quota di duemila euro, segnalando altresì la cifra di aggiudicazione: Gabriele Basilico, Fort Mahon, 1985 (2200,00 euro); Gianni Berengo Gardin, Milano, 1986 (2000,00 euro); Piergiorgio Branzi, Ragazzo con l’orologio, 1955 (2200,00 euro); René Burri, Che Guevara, 1963 (2400,00 euro); Robert Capa, Riso Amaro, 1949 (2400,00 euro); Mario De Biasi, Gli italiani si voltano, 1954 (2100,00 euro); Elliott Erwitt, New York, 1974 (3200,00 euro); Franco Fontana, Passaggio Urbano (2000,00 euro); Maurizio Galimberti, New York studio 10…, aprile 2011 (2600,00 euro); Mario Giacomelli, Io non ho mani che mi accarezzano il volto, 1961-63 (3500,00 euro); Ernst Haas, Albuquerque, New Mexico,
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Svoltasi il dodici aprile, presso la sede milanese di Sotheby’s, in via Broggi 19, l’asta La Fotografia prende Forma ha aggiudicato tutte le sessantotto fotografie proposte, donate da collezionisti privati o dagli autori: sono stati raggiunti 113.900,00 euro, interamente devoluti alla Fondazione Forma.
All’asta La Fotografia prende Forma, la quotazione più alta è stata raggiunta dal Ritratto di Keith Richards, di Albert Watson, del 1988, aggiudicato a 4000,00 euro: stampa bianconero 76x61cm, firmata, intitolata, datata e numerato sul retro; ventiduesima copia di una tiratura di venticinque.
In asta 1969 (2000,00 euro); ancora Ernst Haas, Traffic, New Mexico, 1963 (2000,00 euro); Mimmo Jodice, Acitrezza III, 1993 (3500,00 euro); Irene Kung, Casa Ruggeri, 2007 (2200,00 euro); Herbert List, At the mediterranean sea, Liguria, 1936 (2400,00 euro); ancora Herbert List, Via Krupp, Capri, 1933 (2000,00 euro); Nino Migliori Il Tuffatore, 1961 (2400,00 euro); Arno Rafael Minkkinen, Oulunjärvi afternoon, Paltaniem, Finlandia, 2009 (2200,00 euro); Martin Parr, Galway, 1977 (2200,00 euro); Ferdinando Scianna, Marpessa a Ibla, 1987 (2600,00 euro); ancora Ferdinando Scianna, Collesano, Venerdì Santo 1954 (2000,00 euro); Dennis Stock, The Observer. A Girl dances at the Venice Beach Rock Festival, 1968 (2200,00 euro); Paolo Ventura, Behind the Walls #2, 2011 (2800,00 euro); Massimo Vitali, Marina di Pietrasanta # 3793, 2009 (2200,00 euro). Invece, non sono riusciti a raggiungere i duemila euro, Henri Cartier-
Ufficialmente intitolata Gran Bretagna, la celebre fotografia dell’auto parcheggiata sulla riva di un lago inglese, realizzata da Gianni Berengo Gardin nel 1977, è stata aggiudicata a 3800,00 euro all’asta La Fotografia prende Forma: stampa ai sali d’argento 50x60cm, firmata, intitolata, datata, timbri sul retro.
Le sessantotto fotografie messe all’asta dalla Fondazione Forma a sostegno delle proprie iniziative ( La Fotografia prende Forma, Sotheby’s, Milano, dodici aprile) sono state riunite in un ben allestito catalogo, compilato con parametri museali di definizione delle singole opere: autore, titolo, data, caratteristiche della copia fotografica.
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In asta
Ancora una aggiudicazione che ha superato la quota di duemila euro all’asta La Fotografia prende Forma, battuta lo scorso dodici aprile: 2200,00 euro. Ragazzo con l’orologio, di Piergiorgio Branzi, del 1955: stampa gliclée su carta cotone 60x60cm, firmata, intitolata, datata, numerata, timbro sul retro; settima copia di una tiratura di dieci.
Bresson, con la sua fotografia Italia, del 1933 (1800,00 euro), piuttosto bruttina in verità, una bellissima immagine di Elliott Erwitt, Paris, del 1988 (i soci Magnum Photos in posa, ciascuno con le proprie mani sugli occhi; 1400,00 euro), e Praying to Mixe God, Oaxaca, Messico, 1980, di Sebastião Salgado (1900,00 euro). Sottostimate, a mio parere, alcune fotografie significative del linguaggio fotografico contemporaneo: Black in White America, Maryland, 1963, di Leonard Freed (900,00 euro); Il cane bianco, del 2000, di Mario Lasalandra (800,00 euro); Marilyn Monroe, Los Angeles, 1953, e Sinatra, JFK Inaugural Gala, del 1961, entrambe di Phil Stern (rispettivamente, 1400,00 e 1300,00 euro).
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Del bel catalogo pubblicato in occasione dell’asta, piccolo di dimensioni ma consistente nei contenuti, per dovere di cronaca, segnalo due errori: uno, a pagina 17, riguarda la data del ritratto di Che Guevara, di René Burri, che non può ovviamente essere stato realizzato nel 1933, ma è del 1963; e il nome del presidente Pertini, a pagina 55, fotografato da Carlo Orsi, non è Carlo, ma Sandro. Due considerazioni su Forma (www.formafoto.it) [in occasione dei primi cinque anni, in FOTOgraphia, del settembre 2010]. Nata per un’iniziativa di Contrasto, la nota agenzia di fotogiornalismo che ha sedi a Roma e a Milano, con il supporto della Fondazione Corriere della Sera e dell’Atm, azienda Trasporti Mi-
lanesi, nei suoi sette anni di vita ha organizzato più di settanta mostre dedicate ai grandissimi della fotografia mondiale (impressionante l’elenco completo, che si trova a www.formafoto.it/_com/asp/list.asp? g=m&s=a&l=ita). La sua sede in piazza Tito Lucrezio Caro 1, a Milano, è all’interno di un’ala ristrutturata dello storico deposito dei tram del quartiere Ticinese. Oltre al programma delle mostre, sempre molto ricco, Forma offre spazi per proiezioni e organizza dibattiti e attività didattiche. Avvincenti anche la libreria specializzata in fotografia, la Galleria, che raccoglie opere destinate alla vendita, e il be*Coo Bar, che propone un servizio di caffetteria, brunch e panini. ❖
Notizie a cura di Antonio Bordoni
CON CHE TESTA. Già TIPA Award di categoria (su questo stesso numero, da pagina 52), la testa a sfera Vanguard BBH200, dotata dell’esclusivo “Rapid Level System”, ha ricevuto anche il riconoscimento di Product Design 2012, nell’ambito del contest internazionale Red Dot Design Award. Lo stesso premio è stato assegnato anche alla testa per treppiedi con impugnatura a pistola Vanguard GH-100.
GH-100 consente di orientare l’apparecchio fotografico in qualsiasi direzione e bloccarlo saldamente, una volta rilasciata la leva ergonomica di trattenimento. Inoltre, l’impugnatura può essere collocata in otto posizioni, in modo da soddisfare qualsiasi stile ed esigenza di ripresa. Caratterizzata da un design all’avanguardia, la testa offre un sistema di rotazione a intervalli di cinque gradi, che rende più semplice e accurata la fase operativa in ripresa, per un eventuale successivo montaggio delle immagini con software predisposti. (Fowa, via Tabacchi 29, 10132 Torino; www.fowa.it).
ESTREMA! Tough TG-1, la nuo-
Organizzato e svolto dal Nordrhein Westfalen Design Center, di Essen, in Germania, il Red Dot Design Award è una delle più prestigiose competizioni di design al mondo. Dal 1955, ogni primavera, i prodotti presentati sul mercato nei due anni precedenti vengono valutati da un panel di esperti, che giudicano secondo criteri severi, quali il livello di innovazione, la funzionalità, l’ergonomia, la resistenza e l’eco-compatibilità. Nell’edizione 2012, le due innovative teste Vanguard per treppiedi sono state selezionate tra quattromilacinquecentoquindici (4515) proposte inviate dai migliori creativi al mondo e provenienti da ben cinquantotto nazioni. La testa con impugnatura a pistola Vanguard
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va ammiraglia di compatte Olympus, si distingue per la qualità delle immagini e per caratteristiche di assoluto rilievo. Prima di altro, si segnala lo zoom 4x 4,5-18mm (25-100mm equivalente) estremamente luminoso: f/2 alla focale grandangolare, e poi f/4,9 all’estremo tele. Quindi, non va sottostimata -ed è vero l’esatto contrario- la sua impermeabilità fino a dodici metri di profondità. Dunque, impermeabile anche per affrontare condizioni ambientali avverse, nelle quali si fanno
valere persino prerogative antiurto (caduta da due metri), a prova di freddo e antischiacciamento (resistente fino a una pressione di cento chilogrammi). Da cui e per cui, si offre e propone come dotazione fotografica adatta e indirizzata a tutti coloro i quali agiscono in situazioni estreme, che vogliono anche documentare con appaganti fotoricordo. L’Olympus Tough TG-1 mette a disposizione la tranquillità di un’elegante costruzione completamente metallica e perfettamente sigillata, senza dimenticare la varietà di utili innovazioni high tech. Per i fotografi più esigenti, sono disponibili aggiuntivi ottici subacquei fisheye e tele (tramite adattatore opzionale). La Tough TG-1 impiega le tecnologie Olympus iHS (Intelligence, High Sensitivity e High Speed), un display da tre pollici Oled antiriflettente, che spicca per la brillantezza dei colori e l’elevato contrasto, il GPS e la bussola elettronica, oltre a tre nuove modalità di ripresa: Luce Scarsa, Super Sport e Super Macro. Il sensore Cmos da dodici Megapixel registra anche video Full-HD a 1080p. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI; www.polyphoto.eu).
CONSISTENZE OTTICHE. Nata con una dotazione di tre focali fisse (Fujinon XF 18mm f/2 R, XF 35mm f/1,4 R e XF 60mm f/2,4 R Macro, rispettivamente equivalenti a 27mm, 53mm e 91mm della fotografia 24x36mm, inevitabile riferimento d’obbligo), la fantastica Fujifilm X-Pro1 annuncia la crescita del proprio sistema ottico. Apprezzata ed efficace configurazione fotografica, che abbiamo debitamente presentato lo scorso marzo, per replicare in un certo modo ad aprile, questa fantastica mirrorless a obiettivi intercambiabili ha già lasciato il segno: sul mercato, anzitutto, dove ha conquistato consistenti quote commerciali; quindi, presso gli esperti, affermandosi come Mirrorless professionale dell’anno agli ambìti e autorevoli TIPA Awards 2012 (su questo stesso numero, da pagina 52). Per l’autunno, sono previsti due nuovi obiettivi Fujinon XF; altri cinque arriveranno nel corso del prossimo 2013, per un totale di dieci opzioni ottiche. In autunno, ancora una focale fissa e il primo zoom del sistema: grandangolare estremo di alta luminosità relativa Fujinon XF 14mm f/2,8 (21mm equivalente) e zoom Fujinon XF 1855mm f/2,8-4 (27-83mm equivalente). Nel corso del 2013, si renderanno disponibili altre tre focali fisse e due zoom: Fujinon XF 56mm f/1,4 (84mm equivalente), Fujinon XF 27mm f/2,8
Notizie Pancake (41mm equivalente), Fujinon XF 23mm f/1,4 (35mm equivalente), Fujinon XF 55200mm f/3,5-4,8 OIS (83300mm equivalente) e Fujinon XF 10-24mm f/4 OIS (15-36mm equivalente). (Fujifilm Italia, Strada Statale 11 - Padana Superiore 2b, 20063 Cernusco sul Naviglio MI; www.fujifilm.it).
INVIOLABILMENTE MIRRORLESS. Mentre l’α Nex-7 si è appena imposta ai TIPA Awards 2012 come migliore Mirrorless expert (su questo stesso numero, da pagina 52), il programma tecnico-commerciale Sony annuncia una nuova configurazione Nex-F3, che arricchisce la ben diversificata gamma a obiettivi intercambiabili. In sintesi: sensore di acquisizione APS-C da 16,1 Megapixel effettivi di risoluzione; monitor LCD orientabile fino a centottanta gra-
di, per agevolare gli autoscatti; flash integrato, per scattare anche in condizioni di scarsa luminosità; funzione Ritratto Automatico, finalizzata alle migliori prestazioni specifiche; video di qualità eccellente in formato AVCHD (50i/25p); funzione di zoom digitale estremamente potente (Zoom Clear Image), per raddoppiare la lunghezza focale mantenendo invariato la quantità/qualità dei pixel; modalità Superior Auto, per ottenere massimi risultati con il
minimo sforzo; autonomia energetica fino a quasi cinquecento scatti fotografici e facilità di ricarica via USB. Con le sue dimensioni tascabili, la mirrorless a obiettivi intercambiabili Nex-F3 presenta la medesima struttura compatta di altre configurazioni fotografiche della avvincente gamma Sony con innesto a baionetta E. Di gran lunga più potente di quello di
compatte pari categoria, il sensore di acquisizione è di tipo Cmos Exmor APS HD da 16,1 Megapixel effettivi: registra molta più luce, per consentire scatti fotografici impeccabili a basso rumore e video Full-HD perfettamente dettagliati (50i/25p). Proprio come con le reflex tradizionali, è possibile creare suggestivi effetti di sfocatura attorno al soggetto perfettamente a fuoco. Così come è semplice realizzare gli autoscatti. Basta orientare la Sony Nex-F3 verso se stessi e ruotare di centottanta gradi il monitor LCD, per controllare l’inquadratura e la composizione. La funzione Ritratto Automatico identifica la posizione del soggetto e taglia lo sfondo, per creare ritratti ad alta risoluzione con una composizione ottimale. (Sony Italia, via Galileo Galilei 40, 20092 Cinisello Balsamo MI; www.sony.it). ❖
Cinema
di Maurizio Rebuzzini - Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini
G
Già! Affrontando la presenza della fotografia nel cinema, non ci siamo mai specificamente e direttamente occupati di uno dei film fondamentali: La dolce vita, di Federico Fellini, che oltre ad averlo diretto, lo ha anche scritto e sceneggiato con Ennio Flaiano (soprattutto) e Tullio Pinelli (e poi, anche con Brunello Rondi, accreditato come collaboratore alla sceneggiatura, e Pier Paolo Pasolini, non accreditato). Tutt’al più, il film è stato evocato all’interno di altre considerazioni, ma mai trattato a se stante. Uno dei collanti di questa storia che racconta un certo clima romano della fine degli anni Cinquanta, la cui controversa prima cinematografica -con tanto di ingiurie agli autori e qualcosa d’altro, tra cui sputi e aggressioni fisiche- data al 5 febbraio 1960, è proprio la fotografia, che mette in scena la fotocronaca rosa della Roma del divismo cinematografico internazionale. Addirittura, dal film nasce un neologismo abbondantemente utilizzato dalla lingua italiana, spesso e volentieri in senso negativo e dispregiativo: Paparazzo, dal nome dell’intrigante fotogiornalista (interpretato da Walter Santesso) che nel film è compagno inseparabile del giornalista protagonista Marcello Rubini (interpretato da Marcello Mastroianni). Così che, più che della presenza della fotografia nella sceneggiatura e scenografia di La dolce vita (film più che noto e dibattuto), vale la spesa richiamare proprio i termini di “Paparazzo”, e a questo limitarsi. Riprendiamo da annotazioni di Ennio Flaiano, che ha firmato il soggetto di La dolce vita insieme a Federico Fellini e Tullio Pinelli. Invitato a raccontare come si sia arrivati a delineare il personaggio di Paparazzo, Ennio Flaiano ha compiuto una disamina illuminante. Ha scritto: «Una società sguaiata, che esprime la sua fredda voglia di vivere più esibendosi che godendo realmente la vita, merita fotografi petulanti. Via Veneto è invasa da questi fotografi. Nel nostro film ce ne sarà uno, compa-
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PAPARAZZO!
Il 23 ottobre 1999, l’amministrazione comunale di Catanzaro ha posto una lapide che testimonia l’incontro tra lo scrittore George Gissing e l’albergatore Coriolano Paparazzo, dal quale è nato uno dei più celebri neologismi della nostra epoca. Fin dal proprio inizio, La dolce vita, di Federico Fellini, del 1960, introduce l’elemento narrante e coagulante della presenza di fotocronisti, che nella Roma di fine anni Cinquanta si proponevano intriganti e petulanti.
Cinema Concitato arrivo della diva Sylvia (interpretata dall’attrice Anita Ekberg) all’aeroporto di Roma, con inevitabile concentrazione di fotocronisti.
Narrando il clima e la socialità del divismo cinematografico nella Roma della fine degli anni Cinquanta, il film La dolce vita sottolinea la complicità del giornalista Marcello Rubini (Marcello Mastroianni) con i fotocronisti: Paparazzo (Walter Santesso) e altri, tra i quali quello interpretato da Enzo Cerusico.
(prossima pagina) La messa in scena del film La dolce vita, di Federico Fellini, ha ripreso anche situazioni reali della fotocronaca romana della fine degli anni Cinquanta: come da raffigurazioni fotografiche ampiamente note.
gno indivisibile del protagonista. Fellini ha ben chiaro in testa il personaggio, ne conosce il modello: un reporter d’agenzia, di cui mi racconta una storia abbastanza atroce [ed è accreditata la versione che si sarebbe trattato di Tazio Secchiaroli, mancato il 24 luglio 1998, a settantatré anni]. Questo tale era stato mandato al funerale di una personalità rimasta vittima di una sciagura, per fotografare la vedova piangente; ma, per una qualche distrazione, la pellicola aveva preso luce e le fotografie non erano riuscite. Il direttore dell’agenzia gli disse: “Arrangiati. Tra due ore portami la vedova piangente o ti licenzio e ti faccio anche causa per danni”. Il nostro reporter si precipitò allora a casa della vedova e la trovò che era appena tornata dal cimitero, ancora in gramaglie, e vagante da una stanza all’altra, istupidita dal dolore e dalla stanchezza. Per farla breve: disse alla vedo-
va che se non riusciva a fotografarla piangente, avrebbe perso il posto e quindi la speranza di sposarsi, perché s’era fidanzato da poco. La povera signora voleva cacciarlo: figurarsi che voglia aveva di fare la commedia, dopo aver pianto tanto sul serio. Ma qui il fotografo, in ginocchio, a scongiurarla di essere buona, di non rovinarlo, di piangere solo un minuto, magari di fingere!, solo il tempo di scattare un’istantanea. Ci riuscì. La povera vedova, una volta presa al laccio della pietà, si fece fotografare piangente sul letto matrimoniale, sullo scrittoio del marito, nel salotto, in cucina. «Ora dovremmo mettere a questo fotografo un nome esemplare, perché il nome giusto aiuta molto e indica che il personaggio “vivrà”. Queste affinità semantiche tra i personaggi e i loro nomi facevano la disperazione di Flaubert, che ci mise due anni a trovare il nome di Mada-
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Cinema ANTE LITTERAM
Le declinazioni e attribuzioni del neologismo di “paparazzo” sono infinite. Addirittura, ricordiamo anche una linea di carta per fotocopie individuata qualche anno fa negli Stati Uniti. E poi non mancano gli errori storici, come la definizione del fotografo Robert (interpretato da Elliott Gould, fotografo anche in Piccoli omicidi, di Alan Arkin, del 1971), in Il mistero della signora scomparsa (in originale, The Lady Vanishes [qui sotto], del 1979, remake di una più sofisticata commedia di Alfred Hitchcock (La signora scompare): nei panni di Robert, fotogiornalista di Life, Elliott Gould viene appellato “paparazzo” in una vicenda ambientata nel 1939, vent’anni prima della Dolce vita, di Federico Fellini.
me Bovary, Emma. Per questo fotografo non sappiamo che inventare: finché, aprendo a caso quell’aureo libretto di George Gissing che si intitola Sulle rive dello Ionio troviamo un nome prestigioso: “Paparazzo”. Il fotografo si chiamerà Paparazzo. Non saprà mai di portare l’onorato nome di un albergatore delle Calabrie, del quale Gissing parla con riconoscenza e con ammirazione. Ma i nomi hanno un loro destino».
Raccolto in La solitudine del satiro - Fogli di via Veneto (Rizzoli Editore, Milano, 1973, e successive ristampe; quindi, La solitudine del satiro, nella Piccola Biblioteca Adelphi, dal 1996), tutto questo è stato scritto nel giugno 1958; La dolce vita fu girato di lì a poco e arrivò nelle sale cinematografiche all’inizio del 1960. Da nome proprio, Paparazzo è diventato nome comune. A ciascuno, il suo. ❖
Ici Bla Bla a cura di Lello Piazza
A PROPOSITO DI GIORNALISTI. Lo scorso quattro maggio, dopo sessantasette anni, l’Associated Press si è scusata con il defunto Edward Kennedy (niente a che vedere con il fratello di John e Robert Kennedy), allora capo della redazione parigina, licenziato in tronco nel 1945, perché il sette maggio non rispettò l’embargo imposto da Harry S. Truman (presidente degli Stati Uniti) e Winston Churchill (primo ministro inglese) sulla notizia della firma della resa dei tedeschi. Edward Kennedy comunicò la notizia al New York Times, che la lanciò immediatamente in prima pagina, l’otto maggio [in alto]. L’embar-
In base alla notizia diffusa da Edward Kennedy, capo della redazione parigina dell’AP, l’annuncio dell’armistizio sul fronte europeo della Seconda guerra mondiale sul New York Times, dell’8 maggio 1945. La storia professionale di Edward Kennedy, licenziato dall’AP, nel maggio 1945, per non aver rispettato l’embargo sulla notizia della firma della resa dei tedeschi, è stata raccontata dalla figlia Julia: Louisiana State University, 2012; 202 pagine; 26,08 euro. Il quattro maggio è stato spento l’ultimo reattore nucleare giapponese: quello di Tomari.
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go era dovuto a un accordo dei due statisti occidentali con il leader sovietico Stalin, per dargli il tempo di raggiungere la Berlino liberata, dove avrebbe dato, in contemporanea a loro, l’annuncio della pace. «Fece la cosa giusta», ha ammesso oggi il presidente e direttore esecutivo dell’AP, Tom Curley. «Una volta che la guerra è finita, non puoi nascondere un’informazione come questa. Il mondo deve sapere». «Era troppo evidente l’assurdità di tenere nascosta una notizia così enorme», dichiarò Edward Kennedy a commento della sua decisione. Ciononostante, sulle prime, il giornalista rispettò l’embargo. Ma quando scoprì che alcuni ufficiali tedeschi avevano diffuso la notizia via radio, Edward Kennedy ruppe ogni indugio e, utilizzando un telefono militare non soggetto ai controlli della censura, comunicò l’armistizio al New York Times. Edward Kennedy è mancato nel 1963, in un incidente stradale. Gli è sopravvissuta la figlia Julia, che ha raccolto la biografia del padre in una pubblicazione recente [a sinistra], che ha dichiarato: «Queste scuse avrebbero significato molto per lui».
IL GIAPPONE SPEGNE L’ULTIMO REATTORE. Dal quattro maggio, per la prima volta dopo quarantadue anni, non c’è più nessun reattore nucleare funzionante nel paese del Sol Levante. L’ultimo reattore, quello di Tomari, nel distretto di Furuu, nella prefettura di Hokkaido [qui sotto], è stato spento per sempre. È evidente che questa decisione è una conseguenza del disastro nucleare di Fukushima, provocato dal terribile tsunami che ha colpito il nord del Giappone, nel marzo 2011.
Questa rubrica riporta notizie che sono appartenute alla cronaca. Però, nel loro richiamo e riferimento molti motivi ci impediscono di essere tempestivi quanto la cronaca richiederebbe. Ciononostante riteniamo giusto proporle, perché siamo convinti che non abbiano perso la propria attualità, e continuino a offrire spunti di riflessione. Per spiegare l’incommensurabile portata del provvedimento, ricordiamo che fino allo scorso marzo 2011, il Giappone era la seconda potenza economica mondiale, superata dalla Cina solo nell’estate 2011. Il Giappone è un’isola il cui territorio è molto aggressivo: vulcani, terremoti, fumarole velenose. Inoltre, è l’unico paese al mondo che è stato vittima di un doppio bombardamento nucleare, meno di settanta anni fa. Dunque, rappresenta un miracolo economico e sociale, per la realizzazione del quale è stata necessaria una enorme disponibilità di energia elettrica. Per questo, quarantadue anni fa è partito un piano, poi completato, per la realizzazione di cinquantaquattro centrali nucleari. Ora, in queste centrali, finalmente tutto tace. Con i problemi che l’energia nucleare comporta, questa notizia mi fa guardare al futuro con maggiore ottimismo.
MUNCH VERSUS GURSKY. Versus è la preposizione che si usa negli Stati Uniti per indicare due diverse fazioni che si affrontano (l’una contro l’altra). Si utilizza negli incontri di box, Pippo versus Pluto, nel football americano e nel baseball, Diavoli versus Angeli, ma si usa anche in statistica, Ipotesi nulla versus Ipotesi alternativa. Qui la uso per un confronto senza storia, quello dell’opera fotografica Rhein II, del fotografo tedesco Andreas Gursky, aggiudicata in un’asta da Christie’s, l’11 novembre 2011, per 4,3 milioni di dollari (3,3 milioni di euro; FOTOgraphia, aprile 2012), versus L’urlo, del pittore norvegese Edvard Munch, venduto il tre maggio, a New York, in un’asta di Sotheby’s, per centoventi milioni di dollari (91,7 milioni di euro) [pagina accanto]. La trattativa è durata dodici minuti, a colpi di dieci milioni di dollari al minuto. Un anonimo collezionista
Ici Bla Bla
si è aggiudicato il pastello del 1895, una delle quattro versioni esistenti di uno dei quadri più famosi della pittura moderna, L’urlo, appunto. Le altre tre versioni stanno nel museo di Oslo interamente dedicato alle opere di Edvard Munch. Da cui, pittura versus fotografia: 120 a 4,3 (milioni di dollari). Non è comunque record. Che spetta a I giocatori di carte, di Paul Cézanne, pittore francese che ha lavorato a cavallo tra il Romanticismo e l’Impressionismo, acquistato l’anno scorso dalla famiglia reale del Qatar per duecentocinquanta milioni di euro. Sarebbe pittura versus fotografia: 250 a 3,3 (milioni di euro).
Una delle quattro versioni esistenti di L’urlo, di Edvard Munch, venduta il tre maggio, a New York, in un’asta di Sotheby’s, per centoventi milioni di dollari (91,7 milioni di euro).
VIETATO O ASSOLUTAMENTE VIETATO. Una ripetuta e saggia os-
Vietato e severamente vietato: quale la differenza? Non solo fonetica, anche concettuale. In Italia, almeno.
servazione del direttore, Maurizio Rebuzzini, sulla inadeguatezza dei cartelli di assolutamente vietato [o è vietato, o non lo è: “assolutamente” non aggiunge nulla, o non dovrebbe farlo; a destra] viene ribadita da un post del blog di Beppe Grillo. Lo propongo integralmente, comprese le convincenti conclusioni che ne trae lo stesso Beppe Grillo.
«Lo disse il magistrato Piercamillo Davigo, anni fa. In Italia, il divieto ha bisogno di essere rafforzato per essere preso sul serio. Il semplice “Vietato fumare” è ignorato, è un invito quasi gentile. È necessario l’uso dell’avverbio intimidatorio: “È assolutamente vietato fumare”, per attrarre l’attenzione. Le bollette che entrano nelle nostre case sono diventate delle minacce che persino un criminale incallito si guarderebbe bene dall’esprimere con una tale violenza di linguaggio: “Da pagarsi improrogabilmente entro il...”, “Esecuzione forzata...”. Nelle cartelle di Equitalia, l’intimidazione è riportata addirittura in chiaro, in modo esplicito: “La presente cartella ha valore anche di INTIMIDAZIONE ad adempiere l’obbligo...”. «Le minacce sono seguite da azioni che hanno l’obiettivo di stroncare ogni resistenza da parte dell’inadempiente. Non paghi l’acqua e l’elettricità? Ti è sequestrata la casa! Non vuoi saldare i canoni arretrati per la Rai di Minzolini e sentirti cornuto e mazziato? Ti viene sottratta la macchina. Lo schema è lo stesso del pizzo. Se non paghi tutto e subito, ti incendiano il negozio, ti fanno saltare l’abitazione, ti tagliano le gomme. Il linguaggio intimidatorio, accompagnato da sanzioni sproporzionate, è l’unico rapporto possibile tra Stato e cittadini. Più uno Stato è debole, più deve alzare la voce. La mafia, in quanto credibile, non fa minacce, ma semplici richieste. Salva almeno le forme. «L’italiano, però, è avvezzo a tutto. Sopravvivrebbe anche a un olocausto nucleare accompagnato da uno tsunami e dall’eruzione contemporanea del Vesuvio, dell’Etna e di Stromboli. E quindi non si fa intimidire. Se è necessario, paga; ma solo se è messo con le spalle al muro. Altrimenti, cestina. Neppure una lettera con una sequenza di avverbi spaventosi come improrogabilmente, anastaticamente, coartatamente, contenziosamente e cannibalescamente lo allarmerebbe. Ci è abituato e se ne frega. «L’italiano è naturalmente simmetrico. Più il divieto è intimidatorio, più fa il contrario. Un cartello con “Divieto assoluto di depositare rifiuti”, messo in un prato, è il modo miglio-
re per creare una discarica dal nulla. Un avviso con “Proibito a chiunque raccogliere funghi porcini in questa proprietà” scatenerà una massa di fungaioli mai visti a casa vostra. La simmetria dell’italiano può essere però sfruttata con l’intimidazione contraria. Cartelli con “Obbligatoriamente fumare in questo locale” o “Fate cagare necessariamente i cani sul marciapiede” produrrebbero l’effetto contrario: nessuno fumerebbe più e i cani diventerebbero tutti stitici».
CI SALVI CHI PUÒ. In una recente intervista, Roberto D’Agostino, sessantadue anni, inventore del fortunato, esplosivo e intrigante sito Dagospia (www.dagospia.com, attivo dal 22 maggio 2000), ha affermato: «Ci hanno tolto Dio, il Diavolo, la Rivoluzione, il Sesso Porcone, il telefono a gettoni... Ci resta la cafonalizzazione della nostra vita. Un tema monumentale che tutti -Destra, Sinistra e Centro storico- riconoscono come inevitabile riflesso condizionato, pulsione primaria, quasi un modo giovane per stare insieme, da prendere sempre sul serio, magari in quel posto». E in un’altra: «Se miri a diventare la fiction di te stesso, hai un’unica possibilità. Uscire dall’anonimato. Come? Per farlo, mostrare il culo è una meravigliosa scorciatoia. L’età della monnezza nasce dal bisogno di sentirsi vivi e ingozzarsi; sdraiarsi su un buffet e mostrare le scarpe con le perle, illude sul non essere dimenticati». Non è la filosofia che sta sotto Ultra Cafonal, di Roberto D’Agostino e Umberto Pizzi (Mondadori; 576 pagine 23x26,5cm, cartonato con sovraccoperta; 40,00 euro [prossima pagina]), ma ne è certo l’analisi sociologica. In questa raccolta, grottesca rappresentazione dei costumi e delle frequentazioni dei cosiddetti vip italiani, siano essi politici o personaggi televisivi, potrete ammirare, attraverso le immagini scattate da Umberto Pizzi, trenini allestiti nelle notti romane, ragazze disinibite che lasciano intravedere la jolanda (secondo la felice definizione di Luciana Littizzetto), direttori di catene televisive in atteggiamenti che un tempo non si perdonavano nemmeno ai peggiori burini. Notevoli, per crudezza e puntualità, le fotografie di Umberto Pizzi, straor-
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Ici Bla Bla dinario paparazzo del sito Dagospia. Secondo Roberto D’Agostino, questo volume, che arriva due anni dopo la fortunata edizione di Cafonal, dello stesso team, è «fottoromanzo» che racconta per immagini la nuova «mignottocrazia» del nostro (povero) paese.
ENERGIA NUCLEARE. A proposito di un tema trattato da uno dei quattro referendum votati in Italia (2011), che si è concluso con il rifiuto da parte dei cittadini italiani di questa forma di energia (56,99 percento i votanti; 94,55 percento contrari al nucleare). Dal rapporto 2010 del GSE (Gestore Servizi Energetici; www.gse.it) sull’energia solare in Italia risulta che attualmente nel nostro paese è installata una potenza pari a 3,5 milioni di kW di energia solare fotovoltaica, che sono equivalenti a due centrali nucleari e mezzo, che sarebbero pronte tra venti anni, se cominciassimo a costruirle adesso.
QUOTIDIANI IN CRESCITA. Uno studio pubblicato su un supplemento del prestigioso e autorevole settimanale inglese Economist fa il punto sulla situazione del venduto dei quotidiani nel mondo. Confrontando la situazione del 2009 con quella del 2005, riporta dati su alcuni paesi, quali, per esempio, Stati Uniti, Giappone, Inghilterra Cina e India (con dati rielaborati da noi, nei nostri grafici abbiamo aggiunto gli indici relativi all’Italia; a destra). Osserviamo che, complessivamente, nel mondo e nel periodo in esame, c’è stata una crescita media del sei percento (+6%), raggiunto grazie al più quaranta percento (+39,7%) dell’India, dove si registrano centodieci milioni di copie vendute giornalmente, e al più dieci per-
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Dal 2005 al 2009, le vendite dei quotidiani nel mondo sono cresciute del sei percento, con le fluttuazioni continentali qui sintetizzate.
Ultra Cafonal, di Roberto D’Agostino e Umberto Pizzi; 576 pagine 23x26,5cm, cartonato con sovraccoperta; 40,00 euro. In copertina, il senatore Umberto Bossi.
cento (+10,4%) della Cina, con centonove milioni di copie al giorno. Anche se non scientificamente dimostrata, appare chiara una fortissima correlazione tra le economie più performanti e la circolazione dei quotidiani nel paese. Nel mondo occidentale, si assiste a una progressiva perdita di copie vendute dei quotidiani (probabilmente compensata in parte dagli accessi a Internet). Fa comunque piacere rilevare un incremento del cinque percento di vendite in Sud America (+5%), sempre nell’arco temporale 2005-2009, e, addirittura, un aumento del trenta percento in Africa (+30%). ❖
Fumetti (e altro) di Maurizio Rebuzzini
SUL FILO DELLA GUERRA
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Non è facile farlo, alla luce della socialità dei nostri giorni, elaborata ed edificata anche su condizioni tecnologiche esuberanti. Bisogna immedesimarsi in uno spirito lontano, sia geograficamente (Stati Uniti) sia nel tempo (gli anni finali della Seconda guerra mondiale). Bisogna farlo, per comprendere appieno la logica e le intenzioni sottotraccia dell’edizione di un curioso fumetto pubblicato negli Stati Uniti dall’ottobre 1944 all’estate 1946: Camera Comics, che ovviamente osserviamo prima di altro per la sua personalità fotografica, esplicita e subito dichiarata. Diversamente che per altri fumetti, altrettanto affrontati su queste stesse pagine, per Camera Comics (in traduzione logica Fumetti fotografici) la sola componente fotografica, che pure lo definisce, non è sufficiente. In approfondimento necessario, il fumetto richiede ed esige una propria collocazione storica e sociale, alla quale la fotografia ha offerto efficaci spunti scenografici. Camera Comics è stato pubblicato in nove fascicoli periodici, che si sono allungati dall’ottobre 1944, di origine, all’estate 1946, di inevitabile conclusione. Realizzato dallo stesso editore del mensile specializzato U.S. Camera (da cui le edizioni U.S. Camera Publishing Company), è stato un fumetto di tipo propagandistico, che ha sostenuto a proprio modo e con i propri mezzi (popolari) lo sforzo bellico degli Stati Uniti, ai tempi impegnati sui fronti della Seconda guerra mondiale: senza soluzione di continuità, da quelli europei, indirizzati alla demolizione dell’esercito nazista, a quelli del Pacifico, in opposizione all’Impero giapponese. Non certo per caso, la copertina del primo fascicolo di partenza [in questa pagina] raffigura un gesto fotografico che ha stretti legami di parentela, quantomeno visiva, quantomeno logistica, con una azione di guerra. Infatti, per quanto attribuibile alla genìa di una vasta serie di configurazioni tecniche analoghe e coincidenti, a partire da quella più nota,
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Fumetti (e altro)
Realizzati da U.S. Camera Publishing Company, dall’ottobre 1944 all’estate 1946, i nove numeri del fumetto Camera Comics hanno sostenuto lo sforzo bellico degli Stati Uniti, impegnati sui fronti europeo e del Pacifico della Seconda guerra mondiale. La prima storia a fumetti introduttiva del numero Uno di Camera Comics entra presto in argomento: la Seconda guerra mondiale.
prodotta dalla statunitense Fairchild Aerial Camera Company, l’apparecchio fotografico tenuto tra le mani dell’intrepido aviatore ha tratti in comune con una qualsivoglia mitragliatrice: da cui, l’identificazione superficiale potrebbe essere stata sviata dall’argomento fotografico annunciato all’azione di guerra evocata. Non certo per caso, ancora, nella fascicolazione delle cinquantadue pagine dello stesso primo numero (e la fogliazione è rimasta immutata per tutti i nove numeri di Camera Comics) si alternano soprattutto, e quasi soltanto, storie di guerra, che danno gloria a gesti eroici. Altrettanto dicasi per gli annunci pubblicitari, analogamente evocativi [a pagina 26]. Così che, deduciamo con facilità e probabilità: Camera Comics si profila come una delle tante iniziative a
sostegno e supporto di uno sforzo bellico, quello della Seconda guerra mondiale, che nell’autunno 1944 di sua prima edizione cominciava ad avere il fiato corto. Tanto che è fin scontato il parallelo con la finalizzazione della celebre fotografia della bandiera statunitense issata sul monte Suribachi, sull’isola di Iwo Jima, di Joe Rosenthal, del febbraio successivo. Come sottolinea bene la sceneggiatura dell’ottimo film Flags of Our Fathers, diretto da Clint Eastwood, in cronaca, la fotografia fu indirizzata anche, e forse soprattutto, a una intensa campagna di raccolta di fondi a favore dell’economia di guerra, che dopo tre anni di conflitti e dopo gli entusiasmi iniziali rischiava di languire ed esaurirsi in se stessa. Ancora, e in consueto sovramercato, va rilevato che questo contributo vi-
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Fumetti (e altro)
tale, in forma di fumetto (linguaggio popolare), arriva dalla costola di una rivista di fotografia; e negli Stati Uniti, non fingiamo di ignorarlo, il commercio fotografico è sostanziosamente controllato dalla comunità ebraica, più di altre (tragicamente) coinvolta nelle vicende europee della Seconda guerra mondiale. Di fatto, pur divagando ad ampio raggio, ognuno dei nove numeri di Camera Comics ha mantenuto alta l’attenzione sulle vicende belliche, con storie sceneggiate a misura (e così, negli stessi anni, fu per molte sceneggiature cinematografiche, altrettanto declinate in chiave propagandistica): citazione d’obbligo per la copertina del numero tre del fumetto, sulla quale un’intrepida fotografa militare statunitense abbatte un soldato tedesco, colpendolo
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Fumetti (e altro) (pagina accanto) Tra le tante vicende a fumetti raccolte nei nove numeri di Camera Comics si segnalano anche presentazioni di personaggi storici della fotografia; dal secondo numero, con partenza d’obbligo: George Eastman. (pagina accanto, in basso) L’U.S.N. Crash Photographer Bob Scott è uno dei personaggi che sono apparsi regolarmente su Camera Comics. George Ferguson, dal numero Uno, è stato un personaggio saltuario: storia di spionaggio. (a destra) Quattro personaggi stabili della fogliazione di Camera Comics: Kid Click, Linda Lens, Jim Lane e Art Fenton. Anche gli articoli illustrati di Camera Comics, complementari alle avventure a fumetti, sono stati sempre declinati in riferimento esplicito a vicende belliche.
con la propria macchina fotografica (a pagina 23). In tutti i casi, la struttura di ogni numero si è replicata costantemente. Subito, per piacere nostro, registriamo una consistente quantità e qualità di incontri storici (soprattutto statunitensi), in forma di fumetto: George Eastman, sul secondo numero, Mathew B. Brady, fotografo della Guerra civile americana, o di secessione, nel terzo, Eadweard Muybridge, nel quarto, Louis Jacques Mandé Daguerre, nel quinto, William Henry Fox Talbot, nel sesto, Frederick Scott-Archer, nel settimo, Richard Leach Maddox, nell’ottavo, e i fratelli Bausch e Henry Lomb, nel nono (pagina accanto). Quindi, rileviamo che, oltre i fumetti, la parte centrale di ogni numero di Camera Comics ha presentato argomenti a sfondo bellico, in forma di articoli illustrati (qui sotto). Infine, annotiamo i personaggi costanti delle sceneggiature a fumetti, ulteriori alle storie di guerra immancabilmente messe in pagina: Jim Lane, investigatore assicurativo con abbondante uso di macchina fotografica; Kid Click (onomatopeico), attento fotografo della vita quotidiana; Linda Lens (ancora onomatopeico, quasi: Lens, nel senso di Obiettivo fotografico), fotogiornalista professionista (in anticipo su altre eroine fotografe che sarebbero arrivate nei decenni a seguire: sopra tutte, Valentina, di Guido Crepax); Art Fenton, for-
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se in omaggio al primo fotografo di guerra, accreditato come tale, Roger Fenton (a pagina 25). Ovviamente, l’intento propagandistico -sottolineato anche dagli annunci pubblicitari declinati a misura e conseguenza- ha sostanzialmente condizionato le sceneggiature delle singole storie a fumetti, che dopo quasi settant’anni mostrano l’implacabile azione del tempo, del gusto e della socialità: sono così lontane dai fumetti attuali, da apparire grottesche nel proprio ricercato eroismo senza macchia, né paura (e lo stesso possiamo affermare per analoghe sceneggiature cinematografiche, altrettanto minate, altrettanto senza alcun senso... attuale). In conclusione, d’obbligo, due annotazioni: anzitutto, la segnalazione di una edizione a fumetti esplicitamente richiamata e riferita alla fotografia, per quanto in chiave di propaganda bellica (alla quale la fotografia ha offerto tutti i canoni della propria leggenda in forma stereotipata); in subordine, la sottolineatura di una pubblicazione che appartiene a pieno diritto al costume della stessa fotografia. Con la propria forte personalità, Camera Comics, che abbiamo avvicinato, studiato e raccontato su segnalazione originaria
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Anche gli annunci pubblicitari pubblicati sulle pagine di Camera Comics sono stati declinati in chiave sostanzialmente bellica.
di Angelo Pepe, fotografo non professionista, socio del Circolo Fotografico Le Betulle, di Milano, contribuisce alla edificazione di quelle lievità fotografiche nelle quali ci siamo specializzati, che -come ha avuto modo di sottolineare l’autorevole Giu-
liana Scimé, in una occasione specifica- «sono brillanti mezzi per alleviare la tensione di un argomento fin troppo serio, e trattato con la più assoluta consapevolezza del sapere». Una volta ancora, una di più... mai una di troppo. ❖
ABICÍ DELLA GUERRA Una consistente quantità di sessantanove epigrammi fotografici di Bertolt Brecht è riunita in una raccolta fotografica che conteggiamo come inviolabilmente fondante della avvincente ipotesi e convinzione della fotografia che accompagna e influenza la nostra vita. La vicenda è temporalmente distante dai nostri giorni: si svolge negli anni della Seconda guerra mondiale. Ma la sua lezione non si esaurisce nella sola propria manifestazione esplicita, ma sottintende una pratica che si potrebbe esercitare ancora oggi, sempre e comunque, giorno dopo giorno. L’esempio di partenza è altisonante, è determinante... ma perché non rideclinarlo nello svolgimento attuale della vita? C’è di che riflettere di Angelo Galantini
P
ubblicato da Einaudi, in metodiche edizioni successive, con copertine sistematicamente aggiornate, che non è il caso riproporre (a ciascuno, la sua), dalla fine degli anni Sessanta, L’Abicí della guerra, di Bertolt Brecht, è una raccolta di immagini che si propongono in una veste assolutamente e inviolabilmente particolare. La sua costruzione, che risponde a una genesi originaria, è stata identificata come epigramma fotografico, che il poeta tedesco ha successivamente fre(continua a pagina 32)
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(continua da pagina 28) quentato per anni, con soggetti coerentemente aggiornati. Riprendendo i termini di Die Veränderte Welt, di Ernst Jünger (a cura di Edmund Schultz), del 1933 [la cui anastatica con traduzione italiana Il mondo mutato, a cura di Maurizio Guerri, del 2007, è stata presentata e commentata in FOTOgraphia, del dicembre 2007], Bertolt Brecht ha declinato due ambiti di proprio interesse, che ha fatto convergere assieme: quello per le immagini, e in particolare le illustrazioni tratte dai giornali (una volta ancora: come e quanto la fotografia accompagna la nostra vita, influenzandola) e quello per la poesia epigrammatica. Da cui, per l’appunto, epigramma fotografico, al quale, nel dopoguerra, Bertolt Brecht diede poi una pertinente struttura, e lo articolò cronologicamente e tematicamente, dal riarmo della Germania fino alla sconfitta del nazismo: ecco qui la consistenza di L’Abicí della guerra, facilmente reperibile in libreria, nella collana Einaudi Tascabili (oppure Einaudi Letteratura, dipende dagli anni e dalle edizioni che si sono susseguite). La pubblicazione originaria è del 1955, ed è attribuita a Eulenspiegel Verlag, di Berlino (ai tempi, Est), che la realizzò una volta superate le resistenze della Repubblica democratica tedesca, dove ha vissuto e da dove ha agito Bertolt Brecht. Nonostante i giudizi storico-politici oggi superati (?), la raccolta conserva il valore della testimonianza, del bisogno intellettuale di fare i conti con l’orrore della guerra, con le stridenti contraddizioni dell’esistenza. Come svelano e rivelano le pagine qui proposte -in selezione dal totale-, si tratta sempre di fotografie ritagliate da giornali negli anni della Seconda guerra mondiale, a margine di ognuna delle quali Bertolt Brecht ha annotato riflessioni in forma poetica. L’essenza e personalità dei fatti raffigurati sono esplicite, e non richiedono ulteriore decifrazione, oltre una breve presentazione dei fatti; soltanto alcune delle sessantanove fotografie totali, meno dirette di altre, hanno sollecitato un chiarimento, riportato alla fine della raccolta, che si presenta in forma editoriale di saggio: centosessantadue pagine 12,4x20,5cm. Commento di Michele Serra, dalla presentazione di L’Abicí della guerra, di Bertolt Brecht, sul sito Einaudi: «L’immagine della guerra, per noi che abitiamo l’epoca della televisione, è una poltiglia veloce e luminosa. Per scovare, in questo continuum sminuzzato e frammisto ad altri milioni di luci, un’epica, cioè un racconto, noi dobbiamo ricorrere ogni giorno alla morale. Trovando dentro di noi, quasi fossero antidoti o addirittura trucchi, dei “valori” in grado di ricondurre al dolore, al lutto, alla violenza ciò che il video compita, minuto dopo minuto, come puro spettacolo. Alle radici di ciò che la critica dandy chiama “buonismo” c’è anche lo sforzo, così inane da sembrare vizioso, di restituire un capo e una coda all’indistinto, all’interrotto, al non pensato, in una parola sola al subìto. Riumanizzare il disumanizzato è la fatica quotidiana del nostro sguardo, perché il terribile, lo spaventoso, il cruento sono ormai norma di consumo, scaffale mediologico, abitudine del metabolismo visivo. È di morte che si sta parlando: ma il difficile non è neanche (più) capire di che cosa si sta parlando, quanto capire che si sta (ancora) parlando di qualcosa». Con la fotografia a fare da collante, da filo narrativo: con Susan Sontag... davanti al dolore. Ma non è tutto qui, non è soltanto qui: perché non riprendere lo stilema di questi epigrammi fotografici, per ricondurli alla vita quotidiana dei nostri giorni. Spesso con sollecitazioni meno pressanti, più leggere, altre volte con richiami analogamente emotivi, dai giornali e dal rincorrersi delle esistenze... riflessioni su base fotografica. Perché no? ❖
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di Maurizio Rebuzzini Fatto salvo l’ Iris d’Or Mitch Dobrowner, sia di dovere giornalistico sia di assoluta condivisione (considerazione secondaria), illustrato sulla prossima pagina 36 e richiamato in basso, a destra, la nostra relazione sui Sony World Photography Awards 2012 si sofferma su fotografie a nostra scelta, indipendentemente dai riconoscimenti attribuiti.
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onsiderazione di fondo, che dallo svolgimento degli ambìti, qualificati e prestigiosi Sony World Photography Awards, approdati alla propria quinta edizione, si proiettano sulla fotografia nel proprio insieme e complesso. Riprendendo i termini di altri svolgimenti, magari a partire dalla affascinante notte degli Academy Awards del cinema (l’assegnazione annuale degli Oscar), anche il SWPA prevede una sfarzosa cerimonia di conferimento, con tanto di nomination, tra le quali vengono individuati i vincitori di categoria, e -al culmine di tutto- il vincitore assoluto, premiato con l’Iris d’Or.
MAURIZIO REBUZZINI (4)
Una volta ancora, una di più, mai una di troppo, lo svolgimento degli autorevoli Sony World Photography Awards stabilisce anche un punto chiaro e inequivocabile della fotografia contemporanea. Fatti salvi identificati distinguo individuali, ininfluenti sullo svolgimento del concorso, l’attribuzione dei premi individua e riconosce l’essenza del linguaggio espressivo dei nostri tempi. In visione equilibrata tra fotografia professionale e non professionale
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FOTOGRAFIA
Ovviamente, tutto è già stato stabilito, tanto da essere riassunto e raccontato nella monografia di sintesi, disponibile dalla mattina dopo (a pagina XX). Alla serata di premiazione sono invitati e partecipano i fotografi che hanno ottenuto le nomination (e sono all’oscuro delle assegnazioni), giornalisti di settore provenienti da tutto il mondo, o quasi, e delegati delle filiali Sony, che per il proprio solito frequentano la fotografia in termini commerciali, riservandosi un ruolo generale e generico per quanto riguarda l’affiliazione al suo linguaggio espressivo (e dunque si profilano come utile e confortevole “pubblico” generico e generalizzato). Ciò detto e precisato, in sala, si concretizza una eterogeneità di visioni della quale tenere conto: quantome-
La mostra delle fotografie vincitrici ai Sony World Photography Award 2012, quinta edizione del più autorevole e qualificato concorso internazionale di fotografia (con benefica proiezione anche verso la fotografia non professionale), è stata allestita alla prestigiosa Somerset House, nel centro di Londra, dal ventisette aprile al venti maggio. Straordinaria passerella e promozione della Fotografia.
DI VERTICE
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36 HONEYBUNN PHOTOGRAPHY
no per le considerazioni che stiamo per svolgere. Dunque, prima degli annunci che assegnano i singoli premi, le fotografie dei finalisti di categoria -nei termini che stiamo per rivelare-, sono presentate a una eterogeneità di spettatori che spaziano da addetti al lavoro (immagine) a non addetti: nel breve lasso di tempo (teatrale) che passa tra la proiezione degli elaborati fotografici e la notificazione del vincitore, molti dicono la propria, molti si esprimono a favore dell’uno o dell’altro. Qual è, a questo punto, la differenza di giudizio che si potrebbe raccogliere (e si raccoglie)? Semplice: quella che separa -e ci mancherebbe altro- due modi diversi di intendere e affrontare l’espressività esplicita della fotografia. Senza considerare alcuna gerarchia di merito o demerito (che proprio non ci interessa, né ha diritto di ospitalità), resta il fatto che, raramente, i giudizi degli addetti coincidono con quelli dei fruitori generici: i primi valutano con criteri maturati su considerazioni approfondite, gli altri con salutare spontaneità. Ribadiamo: nessuna scala di valori, perché entrambe le posizioni sono assolutamente legittime e -insieme- compongono i fantastici tratti di una comunicazione visiva che si manifesta in mille modi e raggiunge i destinatari in altrettante mille manie-
Secondo premio Professional Fine Art Portraiture: Paolo Marchetti (Italia).
(pagina accanto, in alto) Primo premio Professional Fine Art Landscape e Iris d’Or 2012: Mitch Dobrowner (Usa).
(pagina accanto, in basso) Secondo premio Professional Photojournalism & Documentary Arts & Culture: Mattia Vacca (Italia).
Terzo premio Professional Photojournalism & Documentary Contemporary Issues: Alessandro Grassani (Italia).
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Primo premio Open - Split Second e vincitore assoluto Open: Tobias Bräuning (Germania).
Primo premio Open - Architecture: Filippo Di Rosa (Italia).
Primo premio Open - Nature & Wildlife: Giovanni Frescura (Italia).
re. Tanto più che, va rilevato, spesso gli addetti tendono a salire in cattedra, per giudicare con parametri autoreferenziali che non tengono in alcun conto come e quanto la fotografia sia un linguaggio universale. Ma, soprattutto, non sempre considerano che il linguaggio fotografico esprime una fantastica combinazione di regole logiche e usi arbitrari. Così che, tornando con la memoria allo svolgimento dei Sony World Photography Awards 2009, l’Iris d’Or David Zimmerman (FOTOgraphia, maggio 2009) fu liquidato da un giornalista di settore (giornalista? autentico conoscitore? autentico esperto?) come banale applicazione della regola compositiva dei due/terzi! Diamine, no! La serie allora affermatasi nella categoria del Paesaggio, inserita nell’ambito della Fine Art, è una straordinaria rilevazione dei deserti al sud-ovest degli Stati Uniti. Ambienti di totale ecosistema estremamente fragili, seriamente minacciati da inquinamento atmosferico, inadeguata gestione federale e pressioni per un utilizzo più intensivo, soprattutto turistico. Questa colta documentazione fotografica è stata realizzata con l’intenzione dichiarata di influenzare la conservazione, attraverso la sensibilizzazione del pubblico e delle istituzioni. E lo ha fatto applicando un raffinato e pragmatico linguaggio fotografico di eccezionale leggerezza
espressiva, ma altrettanto unica forza visiva. Però, rientrando in seminato, la divergenza di opinioni e considerazioni deve essere intesa sia come ricchezza di linguaggio applicato sia come indicazione per coltivare quel processo imitativo che deve guidare l’industria produttrice che promuove la fotografia: in questa veste e chiave, mai cultura asettica, ma avvincente coinvolgimento. Chi poi volesse approfondire e sollecitare altre visioni, di profilo indirizzato (agli addetti), trovi e frequenti altri spazi, a questo preposti.
SWPA Ecco, dunque, che l’anima dei Sony World Photography Awards 2012 conferma una attenzione fotografica che si è ormai distesa sulle cinque edizioni del premio, dal 2008 di origine: in pertinente e coraggioso equilibrio tra manifestazioni forti e decise della fotografia professionale e esperienze altrettanto significative di quella non professionale, con ulteriori corollari che ne completano lo svolgimento (in sintesi, qui sotto). Per quanto l’Iris d’Or, ovverosia il vincitore assoluto, sia sempre distillato con polso fermo, in modo da esprimersi al pari di ogni altro prestigioso e qualificato premio della fotografia professionale, tutto lo svolgimento dei Sony World Photography
SONY WORLD PHOTOGRAPHY AWARDS 2012 Quattordici categorie professionali, in tre contenitori sovrastanti (con indicazione di vincitore, secondo e terzo posto), dieci Open, studenti, giovani, video, 3D e libro fotografico. In sintesi. Professional Fine Art ❯ Architecture: David Airob (Spagna), Simon Norfolk (Inghilterra), Igor Chirikov (Russia). ❯ Conceptual: Manuel Geerinck (Belgio), Cristina De Middel (Spagna), Luis Mallo (Usa). ❯ Landscape: Mitch Dobrowner (Usa) [a pagina 36], Lee Chee Wai (Malesia), Rona Chang (Usa). ❯ Portraiture: Irina Werning (Argentina), Paolo Marchetti (Italia) [a pagina 37], Lei Liu (Cina). ❯ Still life: Helen Thompson (Inghilterra), Renan Cepeda (Brasile) [a pagina 40], Rena Effendi (Azerbaigiàn). Professional Commercial ❯ Campaign: Peter Franck (Germania), Laura Pannack (Inghilterra), Javier Ancenillas (Spagna). ❯ Fashion: Peter Franck (Germania), Elizaveta Porodina (Germania), Jayden Tang (Cina). ❯ Travel: Luis Henry Agudelo Cano (Colombia), Peter Franck (Germania), Jan Brykczynski (Polonia). Professional Photojournalism & Documentary ❯ Arts & Culture: Rob Hornstra (Olanda), Mattia Vacca (Italia) [a pagina 36], Anastasia Taylor-Lind (Inghilterra). ❯ Contemporary Issues: Kasia Bielska (Polonia), Gustavo Jononovich (Argentina), Alessandro Grassani (Italia) [a pagina 37]. ❯ Current Affairs: Donald Weber (Canada), Fernando Alfonso Brito (Messico), Rémi Ochlik (Francia). ❯ Nature & Wildlife: Jacek Kusz (Polonia), David Chancellor (Inghilterra), Palani Mohan (India). ❯ People: Simon Norfolk (Inghilterra), Maja Daniels (Svezia), Alejandro Cartagena (Messico). ❯ Sport: Palmer+Pawel (Inghilterra), Pawel Kopczynski (Polonia), [a pagina 41] Andrew McConnel (Irlanda).
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Iris d’Or 2012 allo statunitense Mitch Dobrowner, primo nella categoria Fine Art - Landscape. Dieci categorie Open, con unico vincitore assoluto: Tobias Bräuning (Germania), vincitore nella categoria Split Second. ❯ Architecture: Filippo Di Rosa (Italia) [pagina accanto]. ❯ Arts & Culture: Sanket Khuntale (India) [a pagina 40]. ❯ Enhanced: Victor Vargas Villafuerte (Messico). ❯ Low Light: Natalia Belentsova (Russia). ❯ Nature & Wildlife: Giovanni Frescura (Italia) [pagina accanto]. ❯ Panoramic: Denise Worden (Usa). ❯ People: Ana Gregoriä (Slovenia). ❯ Smile: Piotr Stasiuk (Polonia). ❯ Split Second: Tobias Bräuning (Germania) [pagina accanto]. ❯ Travel: Krzysztof Browko (Polonia). Student Focus Asef Ali Mohammad (Middlesex University; Inghilterra). Youth Award (giovani da dodici a diciannove anni) Sergey Kolyaskin (Russia). Moving Image Award Dead Languages, di Natasha Nicholson e Michael McDougall (Canada). 3D Award Nick Saglimbeni (Usa). Kraszna-Kraus Book Awards ❯ Photographic Book: Carleton Watkins: The Complete Mammoth. ❯ Movin Image Book: Resistance in Alain Resnais’s Night and Fog, di Max Silverman e Griselda Pollock. ❯ Outstanding Contribution to Publishing: Dewi Lewis Publishing (Inghilterra).
Awards rivela una capacità di osservazione a tutto tondo raramente riscontrabile altrove e altrimenti (a proposito: Iris d’Or 2012 è lo statunitense Mitch Dobrowner, vincitore di categoria in Fine Art - Landscape). Da cui, e per cui, la conferma di una nostra opinione solida, motivata e pronunciata: tra i tanti concorsi e premi per la fotografia, il SWPA ha un merito che lo distingue da tutti e lo colloca al vertice di una ipotetica classifica. A conti fatti, è il più eterogeneo e stimolante appuntamento internazionale della fotografia, che svolge mirabilmente il proprio intento e compito, nello stesso momento nel quale si propone come fantastica promozione della fotografia nel proprio insieme (magari proiettandosi anche su auspicate consecuzioni commerciali, perché no?). Dalla esposizione pubblica dei finalisti e vincitori, alla autorevole Somerset House, di Londra, dal ventisette aprile al venti maggio, all’ottima monografia che li presenta in modo a tutti confortevole, alle relazioni giornalistiche (questa nostra, tra tutte) esce vincitrice soprattutto, e forse soltanto, la fotografia! E di questo bisogna tenere conto.
SWPA 2012 In questa quinta edizione dei Sony World Photography Awards più che nelle precedenti quattro, non abbiamo condiviso molte delle aggiudicazioni dei premi. A conoscenza delle shortlist che hanno preceduto la graduatoria dei finalisti, abbiamo individuato fotografie che ci sarebbero parse opportune di segnalazione (e non certo per caso la nostra odierna copertina presenta un autore italiano non professionista escluso dalla rosa finale); ancora, siamo rimasti perplessi da qualche scelta tra le nomination. Ma! Ma, come annotiamo anche per i TIPA Awards 2012 tecnici, su questo stesso numero, da pagina 52, bisogna sempre accettare le sentenze delle giurie. Se di competizione si tratta, si deve acconsentire al solo vincitore, anche quando il giudizio è meritorio, come nel caso dei SWPA 2012, che stiamo commentando, e non “oggettivamente” atletico: tanto più che la giuria di questo premio è formata da personalità più che qualificate, al di sopra di ogni sospetto. Distinguo individuali a parte, sui quali non ci soffermiamo, né allunghiamo, per quanto caricate anche di valori trasversali e complementari, sui quali dovrebbe riflettere l’industria fotografica nel proprio complesso (?), le indicazioni dei vincitori ai Sony World Photography Awards 2012 sono comunque esemplari dello stato dell’arte della fotografia contemporanea: professionale e non professionale. Anche se non si vuole, o può andare oltre, di traverso e sottotraccia, questi segnali bastano e avanzano per leggere il presente, magari in conveniente proiezione futuribile. E ora, la doverosa cronaca, non prima di ribadire ancora come e quanto i Sony World Photography Awards, approdati alla quinta edizione, dal 2008 di origine, confermano e ribadiscono lo spessore delle proprie indicazioni, opportunamente scomposte
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Primo premio Open - Arts & Culture: Sanket Khuntale (India).
Secondo premio Professional Fine Art Still life: Renan Cepeda (Brasile).
(pagina accanto) Secondo premio Professional Photojournalism & Documentary - Sport: Pawel Kopczynski (Polonia).
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e suddivise per categorie consequenziali. Lo svolgimento è standardizzato: dato il bando di concorso, vengono valutate tutte le fotografie pervenute, che quest’anno 2012 hanno quantificato un record di presenze (oltre centododicimila immagini, inviate da centosettantuno paesi). Quindi, le qualificate giurie indicano la rosa dei finalisti professionali (tre per categoria), i vincitori delle sezioni Open (fotografia non professionale) e i finalisti e vincitori delle ulteriori diramazioni dei qualificati premi. In una serata conclusiva, quest’anno a Londra, il ventisei aprile, sono annunciati i quattordici vincitori professionali, il vincitore assoluto Open (tra i vincitori in ognuna delle dieci categorie previste) e i corollari: in riassunto, a pagina 38. Ancora, è previsto un riconoscimento alla carriera, che premia un fotografo contemporaneo significativo sull’evoluzione del linguaggio. Quest’anno, il rituale e consueto Outstanding Contribution to Photography è stato consegnato a William Klein, i cui meriti sono assolutamente sostanziosi. Primo nella categoria professionale Fine Art Landscape, per la sua serie in bianconero Storms, lo statunitense Mitch Dobrowner è stato insignito del primo premio assoluto, Iris d’Or 2012 (Sony World Photography Awards Photographer of the Year). Ricevendo l’onorificenza, ha dichiarato che «Nella fotografia paesaggistica, ogni momento è unico e irripetibile. Desidero che le mie immagini “parlino” per poter esprimere questi istanti. Questo è quello che la fotografia riesce a fare». Da tutto questo, nota amara, sono stati esclusi i finalisti italiani, rimasti al palo: gli Open Filippo Di Rosa e Giovanni Frescura, rispettivamente vincitori di categoria per Architecture e Nature & Wildli-
fe, i fotogiornalisti Mattia Vacca (secondo posto in Photojournalism & Documentary - Arts & Culture) e Alessandro Grassani (terzo posto in Photojournalism & Documentary - Contemporary Issues) e il ritrattista Paolo Marchetti (secondo posto di categoria). È un autentico peccato, oseremmo affermare “uno scandalo”, considerato lo spessore dei singoli progetti fotografici, che avrebbero meritato altra attenzione... se soltanto la giuria non si fosse rivelata anglocentrica, e, comunque sia, poco incline a considerare la fotografia italiana. E questo è un prezzo salato da pagare, nel momento in cui si partecipa a qualsivoglia competizione meritoria, mediata da visioni nazionali che si manifestano con forza e impertinenza. Così è, ci piaccia o meno... e non ci piace proprio.
ALLA FIN FINE In ogni caso, più che in altre circostanze, rimane una consolazione: che le opere vincitrici sono allestite in una mostra internazionale itinerante, che ha esordito alla già menzionata Somerset House, di Londra, dal ventisette aprile al venti maggio. E questa, comunque la si consideri, e a parte qualsivoglia distinguo, rimane una sostanziosa promozione della fotografia, nel proprio insieme e complesso. Evviva! A seguire, come da avvio di argomentazione, si potrebbero registrare altre considerazioni. Anzitutto, una volta ancora, pur non avendo intenzione di farlo, i Sony World Photography Awards 2012 hanno sottolineato una delle contraddizioni attuali della fotografia professionale, che deve essere definita per contenitori certi e identificati, ma che alla fin fine sconfina oltre: tanto che le dissonanze di certificazione risultano spesso più evidenti delle armo-
Il volume-catalogo dei Sony World Photography Awards 2012 comprende le fotografie selezionate nelle categorie professionali e una passerella non professionale ( Open). Oltre i dieci vincitori di categoria, proprio la sezione Open è arricchita da una consistente presentazione di fotografie segnalate, riprodotte in piccole dimensioni e alta quantità, che rivelano come e quanto sia fiorente l’esercizio della fotografia.
Sony World Photography Awards 2012; World Photography Organization, 2012; 216 pagine 22x29cm, cartonato; 35,00 sterline.
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PREMIO ALLA CARRIERA
ANTONIO RIA
Violentata in copertina di questo stesso numero, per la quale è stata ricavata una inquadratura verticale al centro della composizione orizzontale originaria, a nostro personale giudizio, questa fotografia dell’italiano Fulvio Pellegrini, esclusa dai vincitori e considerata nella Shortlist della sezione Open - Architecture, è la più affascinante e convincente dei Sony World Photography Awards 2012. Se pensiamo alla fotografia per se stessa -se vogliamo, svincolata da qualsivoglia proprio contesto narrativo e/o documentativo-, è eccezionale e straordinaria. Fantastico punto di vista, avvincente composizione, inquadratura impeccabile. Tutto questo è quanto chiediamo sempre alla fotografia, che deve arricchire e allietare i nostri cuori.
Onore e merito a William Klein, consacrato Outstanding Contribution to Photography ai Sony World Photography Awards 2012: certificazione sacrosanta, che ha tenuto conto di una parabola fotografica che si è estesa sui decenni, a partire dagli anni Cinquanta della folgorante e fondamentale monografia New York, che ha influenzato il fotogiornalismo a seguire (titolo completo Life is good & good for you in New York, ovvero La vita è bella, ed è bella per te, a New York).
nie. Per esempio, due serie di ritratti si sono imposte in categorie che richiederebbero altri svolgimenti: Contemporary Issues e Sport [in Editoriale] Così come altre categorie hanno rivelato deviazioni dal percorso stabilito. Sia chiaro, non è responsabilità, né tantomeno colpa, né dei fotografi che inviano le proprie immagini (iscrivendole in categorie), né delle giurie chiamate al giudizio. Ahinoi, non ci sono colpe e/o oneri sovrastanti, perché è la fotografia professionale che si manifesta e svolge in un continuo divenire di elaborazioni e interpretazioni, che, ora per ora, giorno per giorno, scandiscono tempi sempre innovativi, sempre interpretativi di una vita in trasformazione incessante. C’è tempo per parlarne? C’è motivo di farlo, oltre l’appagamento filologico degli addetti? No. Si deve soltanto prendere nota di ciò che è, non di quanto dovrebbe o potrebbe essere. Quindi, conclusione d’obbligo, conclusione definitiva: onore e merito ai Sony World Photography Awards (2012). Volente o nolente sono lo specchio più fedele e brillante della fotografia contemporanea... ammesso (e non concesso) che da parte dell’industria fotografica, sia produttrice sia distributrice, esista la volontà di osservare la realtà della fotografia, alla quale offrire prodotti a misura e gratificazione. ❖
SOUVENIRS D’ITALIE di Angelo Galantini
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PIAZZA NAVONA, ROMA, 2006 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
utte dialettiche, tutte correlate tra loro, tutte maturate in decenni di osservazioni mirate, tutte intensamente frequentate e vissute, mille e mille convinzioni accompagnano e sostengono la nostra frequentazione fotografica, che qui -su queste pagine- si esprime in confortevole equilibrio tra giornalismo e approfondimento (che non sono sempre sinonimi). Tra le tante, due in particolare: una riguarda la ferma
convinzione che la fotografia sia esercizio e manifestazione di “illusione”, accogliente apparenza che nulla ha da spartire con l’“inganno” (che quando si manifesta come tale appartiene a tutt’altro discorso); la seconda annota come e quanto la fotografia del vero e dal vero, della quale stiamo occupandoci ora, sia tale -vero- in misura sostanziosamente marginale, perché tra la realtà e la sua raffigurazione ci stanno i propositi rappresentativi dell’autore, guidato dalle proprie intenzioni, esperienze e, perché no, convinzioni... oltre che dai propri legittimi pre-giudizi.
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Souvenirs d’Italie 2006-2011, di Raffaela Mariniello; testi di Achille Bonito Oliva, Giovanni Fiorentino e Valeria Parrella; Skira, 2012; 114 illustrazioni a colori; 144 pagine 24x28cm; 29,00 euro.
LITTLE ITALY #4, 2010 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
Pose a lungo meditate. Inquadrature composte con elegante efficacia. Composizioni che danno spessore a una intenzione espressiva esplicita. Declinando con straordinaria efficienza un linguaggio fotografico votato all’immaginario, Raffaela Mariniello compie un’autentica azione d’arte, per la quale e nella quale la rappresentazione fotografica assume significati innovativi, tutti coinvolgenti. Dal vero, non per il vero, i suoi Souvenirs d’Italie compongono i tratti di una megalopoli globale nella quale la finzione fotografica manifesta l’insieme delle proprie potenzialità visive e interpretative
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LITTLE ITALY #14, 2010 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
SENZA TITOLO, MILANO, 2011 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
Esposta in mostra a Villa Pignatelli, Casa della Fotografia, di Napoli, lo scorso inverno, la serie Souvenirs d’Italie, di Raffaela Mariniello, è universalmente disponibile nella sua trasposizione libraria: monografia edita da Skira, arricchita di consistenti testi di introduzione e accompagnamento di Achille Bonito Oliva, Giovanni Fiorentino e Valeria Parrella. Ufficialmente, sono fotografie dal vero; a conti fatti, non sono fotografie del vero. Da cui, se proprio vogliamo, una terza annotazione, dopo le prime due appena riferite. Per quanto, troppo spesso, si cerchino etichette confortanti, entro le quali circoscrivere e localizzare ciascuna espressione fotografica, molte volte le azioni degli autori sconfinano e divergono da qualsivoglia definizione. È giusto il caso di Raffaela Mariniello, che combina assieme formalismi fotografici provenienti da ambiti diversi (in base alle etichette ufficiali). Per quanto la sua sia anche una fotografia di documentazione, la mediazione lessicale con la quale agisce è ereditata da altre espressività della fotografia: prima tra tutte, la rigorosa inquadratura frontale (soprattutto) e l’avvincente composizione spolvera-
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LITTLE ITALY #11, 2010 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
PIAZZA DELLA SIGNORIA, FIRENZE, 2007 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
ta da ogni elemento superfluo che hanno scandito i tempi di tanta fotografia contemporanea, a partire dalle lezioni della (sopravvalutata) Scuola di Düsseldorf, alla quale fanno sempre capo tutte le considerazioni relative alla identificata nuova oggettività. Ma questi sono soltanto richiami generalizzati, utili per incamminarsi lungo un percorso visivo riconoscibile. Perché, in effetti, il gesto di Raffaela Mariniello dipende poco, o nulla addirittura, da influenze esterne, quanto da una capacità individuale di osservare e raffigurare in forma fotografica: fino a uno stilema personale che non ha altri riscontri se non nella consistenza e consecuzione delle sue opere (una delle quali, identificata come Napoli, veduta immaginaria, Rione Sanità, motociclette sequestrate, è stata recentemente battuta all’asta La Fotografia prende Forma, svoltasi a Milano, lo scorso dodici aprile [ne riferiamo, su questo stesso numero, da pagina 8]). E proprio nella descrizione della stampa bianconero appena evocata, nella quale compare il concetto esplicito di “veduta immaginaria” / “immaginazione” / “illusione” sta il
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NATALE AL COLOSSEO, ROMA, 2007 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO DI
PIAZZA SAN MARCO, VENEZIA, 2007 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
ALBERO
senso dell’espressività dell’autrice, che finalizza situazioni reali al proprio intervento creativo, ovverosia artistico. Avviato nel 2006, e condotto per una mezza dozzina di anni, il progetto Souvenirs d’Italie è tale per quanto supera l’apparenza dei luoghi raffigurati -per lo più centri storici delle città italiane-, per offrirne una interpretazione che è personale, almeno tanto quanto lo è la fotografia realizzata con intenzioni d’arte (identificazione che decliniamo con tanta prudenza, ma qui è proprio il caso). Da e con Achille Bonito Oliva, dal suo testo nel volume-catalogo pubblicato da Skira: «Non figurativa, ma figurabile, è l’immagine di Raffaela Mariniello, al limite tra riconoscimento e sviamento, affermazione e perdita di senso. Questa immagine rappresenta il tragitto del significato dalla sua fondazione alla sua astrazione, un percorso realizzato con l’astuzia di un gioco linguistico estremamente controllato». Personalmente, avremmo evitato l’ipotesi di “gioco”, a favore di quella della declinazione di un linguaggio fotografico estremamente controllato. In ripetizione (d’obbligo) da altre tante evocazioni analoghe, ribadiamo che la fotografia è
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PIAZZA PLEBISCITO, NAPOLI, 2007 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
HOTEL PICCADILLY, RIMINI, 2008 / © 2012 RAFFAELA MARINIELLO
raffigurativa per propria natura, essendo vincolata a un soggetto (reale o costruito che sia) presente davanti all’obiettivo, ma è rappresentativa per scelta e intenzione. È giusto il caso dei Souvenirs d’Italie, di Raffaela Mariniello, nei quali una intenzione d’autrice annulla le differenze tra i luoghi fotografati, fino a comporre un’omogeneità visiva alla quale tutto si riconduce. Atmosfere surreali e composizioni oniriche rimandano a un inconscio collettivo, del quale l’autrice è al tempo stesso ispirazione e interprete. Indipendentemente da tanto d’altro, ciascuno di noi è dotato di una propria facoltà immaginativa, che può concepire le cose che non sono, e nella quale le cose reali non sono. L’artista compie un ulteriore passo in avanti (ed è l’attuale caso di Raffaela Mariniello); da e con Giacomo Leopardi (da Zibaldone, diario personale di riflessioni e considerazioni): «L’anima s’immagina quello che non vede». Da cui, L’infinito: «Sempre caro mi fu quest’ermo colle, / e questa siepe, che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. [...] / Così tra questa / immensità s’annega il pensier mio: / e il naufragar m’è dolce in questo mare». ❖
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Renata Gyorfi Fotografa Lensbaby dall’11 luglio 2011
I TIPA Awards sono motivo di orgoglio per chi li attribuisce e per coloro che li ricevono.
Come tradizione, da ventuno anni, l’autorevole associazione di categoria TIPA (Technical Image Press Association), che attualmente riunisce ventinove riviste di fotografia e imaging, leader nel mondo, ha indicato i prodotti tecnico-commerciali che si sono distinti nelle proprie rispettive categorie: quaranta riconoscimenti che stabiliscono lo stato dell’arte della tecnologia dei nostri giorni. Come sottolinea un apposito annuncio pubblicitario (che tale è solo in parte... è più informativo, che altro), «I TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potersi fidare». Ecco qui, i premi del 2012 di Antonio Bordoni
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isogna accettare le sentenze delle giurie (e replichiamo anche per i Sony World Photography Awards, su questo stesso numero, da pagina 34). Se di competizione si tratta, si deve certificare il solo vincitore, anche quando il giudizio è meritorio, come nel caso dei TIPA Awards 2012, e non “oggettivamente” atletico. Quindi, aderiamo alle quaranta aggiudicazioni dei premi di quest’anno, sia in senso assoluto sia come partecipanti alla giuria di assegnazione, composta da direttori e/o redattori di ventinove riviste internazionali di fotografia e imaging. A questo proposito, subito un’attenzione: nata europea, da due stagioni, l’associazione giornalistica TIPA (Techical Image Press Association) si è allargata all’intero pianeta, includendo riviste nordamericane (Stati Uniti e Canada), australiane, sudafricane, cinesi e giapponesi (in collaborazione con il Camera Journal Press Club). Ciò premesso, va comunque espressa e riferita una perplessità individuale, una almeno, per l’assenza dai quaranta premi della fantastica Nikon 1 [FOTOgraphia, ottobre e dicembre 2011], che non avrebbe dovuto passare inosservata: sia in relazione alle proprie prerogative tecniche, sia in dipendenza del clamore suscitato, a tutto beneficio dell’intero mercato fotografico (oltre che di se stessa, e ci man-
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TECNOLOGIA
cherebbe altro), nello specifico riferito al comparto Mirrorless di richiamo ufficiale. Ma, tant’è! Dunque, e in assoluto, onore e merito ai vincitori: nella logica irrinunciabile che uno solo arriva primo, arriva al premio. Da cui, quaranta assegnazioni che, come sempre, hanno esplorato e definiscono l’attualità della tecnologia fotografica (e dintor-
ni), determinata e composta per ripartizioni che hanno tenuto conto della rapida evoluzione dei nostri giorni, che impone suddivisioni adeguate al rapporto con il pubblico consumatore, ovverosia con gli utilizzatori. Per questo, ogni anno si registrano slittamenti e nuove indicazioni, sempre adeguate ai tempi, sempre attente alle scomposizioni commerciali e tecniche che si esprimono e manifestano all’interno dell’intero mercato fotografico.
MIRRORLESS (?) Un esempio sopra tutti riguarda la tecnologia Mirrorless, che non riesce ad approdare a una propria
definizione soddisfacente. Da una parte, esprime valori sostanziosi, che potrebbero fare una qualche differenza commerciale, magari andando ad ampliare le cifre (non soltanto a rosicchiare dalle reflex e dalle compatte, come invece sta facendo, quantomeno in Italia, mantenendo inalterato il volume complessivo di vendite); dall’altra, non si riesce a individuare quale pubblico richiamare al consumo fotografico. Infatti, “Mirrorless” è per se stessa una definizione e identificazione sviante: presuppone che si sia consapevoli della presenza “Mirror” nelle reflex, delle quali si offrono le prestazioni in sua assenza, appunto “less”. Ma il pubblico fotograficamente consapevole non può esprimere le abbondanti quantità di vendita delle quali ha bisogno il mercato (in subordine alle necessità e redditività commerciali dei singoli produttori). Per rivolgersi a una utenza amplificata, servirebbe una certificazione diversa, anche perché taluni passaggi tecnici dalle compatte verso le reflex, che invece si vorrebbero indirizzare in questa interpretazione tecnica d’attualità e intermedia (Mirrorless), presuppongono appunto l’appagamento individuale attraverso un consistente apparecchio reflex, distante dall’impiego di un succedaneo razionale ed efficace. Allora, come definire questo comparto? Verso chi indirizzarlo (ovviamente spiegandolo in modo chiaro e adeguato, oltre che diretto)? Probabilmente, non serve neppure la definizione corrente CSC, acronimo di Compact System Camera, che nelle proprie note ufficiali è stato adottato anche dagli attuali TIPA Awards 2012, sia per quanto riguarda gli apparecchi sia per gli obiettivi intercambiabili che li accompagnano e completano. Insomma, un intrigo che l’industria fotografica deve risolvere al più presto, per indirizzare al meglio e più proficuamente i propri intendimenti commerciali, (continua a pagina 56)
Leica M9-P: Apparecchio di prestigio.
(centro pagina) Canon Eos-1D X: Reflex professionale.
Canon Eos 5D Mark III: Video con reflex.
(pagina accanto) Nikon D800: Reflex expert.
Sony α SLT-A65: Reflex advanced.
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Iso equivalenti. Il sistema AF di nuova concezione, a sessantuno punti, con quarantuno sensori a croce, è il più veloce e preciso di sempre: consente alla reflex di rilevare e seguire soggetti in movimento rapido, anche in condizioni di scarsa luminosità. La registrazione video Full-HD 1080p e l’Ethernet integrata completano la configurazione professionale.
Quando il marchio dei TIPA Awards appare in un annuncio pubblicitario, un pieghevole o sulla confezione di un prodotto, potete esser certi che è stato meritato. I TIPA Awards sono un motivo di orgoglio per chi li attribuisce e per coloro che li ricevono. ■ Best DSLR Entry Level Nikon D5100 Con il suo sensore da 16,2 Megapixel, la qualità delle immagini ad alta sensibilità Iso equivalenti e l’eccellente definizione del monitor posteriore, la Nikon D5100 permette ai principianti di conoscere la qualità di una vera reflex e agli utenti più esperti di avere una reflex molto completa a un prezzo intrigante. Grazie al comodo accesso alle impostazioni manuali e al notevole monitor LCD ad angolazione variabile, è facile scattare fotografie. In aggiunta al divertimento di usare la reflex, ci sono numerose modalità di effetti speciali in-camera, tra le quali l’HDR. Inoltre, la D5100 offre funzionalità di ripresa Full-HD a 1080p. ■ Best DSLR Advanced Sony α SLT-A65 Combinando l’innovazione con un sensore di alto livello da 24,3 Megapixel, la tecnologia Translucent Mirror della Sony α SLT-A65 consente di scattare dieci fotogrammi al secondo alla massima risoluzione e Live View con capacità di messa a fuoco a rilevamento di fase, disponibile in tutte le modalità, compreso il video Full-HD. La giuria TIPA è rimasta particolarmente colpita dalla qualità del mirino elettronico Oled (primo nel mondo), con anteprima di regolazione in “tempo reale”. Questa impressionante esperienza visiva (2359k pixel) rappresenta un significativo passo avanti nella chiarezza ad altissima risoluzione. Inoltre, la reflex offre tre modalità di video FullHD, tra le quali la ripresa progressiva a 24p e 60p. Per i videografi web, la Sony α SLT-A65 consente di registrare anche video MP4. ■ Best DSLR Expert Nikon D800 Definita reflex “multimediale”, la Nikon D800 offre un incredibile sensore 24x36mm (full frame) da trentasei Megapixel, che consente di acquisire immagini di qualità impressionante. La dimensione del file d’immagine inizia a rivaleggiare con l’output finale delle dotazioni digitali di medio formato e consente di stampare le proprie immagini in grandi dimensioni. La sua modalità video Full-HD si rivolge anche ai fotografi più esperti, che esigono video di qualità. Ben costruita, ma non troppo pesante, agile da usare e dotata di tutte le funzioni essenziali, la D800 offre un audio stereo, una sensibilità fino a 6400 Iso equivalenti (espandibile fino a 25.600 Iso equivalenti) e velocità di scatto di quattro fotogrammi al secondo. Per la giuria TIPA, questa reflex rappresenta senza dubbio la migliore miscela di richieste elevate ed esigenze degli appassionati di fotografia. ■ Best DSLR Professional Canon Eos-1D X Il nuovo vertice Canon della linea reflex professionale combina i vantaggi creativi di un sensore full frame (24x36mm) con l’alta velocità e la tecnologia ad alta sensibilità, per soddisfare le esigenze di fotogiornalisti, fotografi di sport e natura (e non soltanto). Dotata di un sensore Cmos da diciotto Megapixel e alimentata da processore di immagine dual Digic 5+, la Eos-1D X offre un pacchetto equilibrato di qualità dell’immagine e velocità di scatto, che può arrivare fino a quattordici fotogrammi al secondo. La sua gamma standard di sensibilità alla luce da 100 a 51.200 Iso equivalenti può essere espansa fino a 50 e 204.800
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■ Best CSC Entry Level Olympus Pen E-PL3 Dotata di un nuovo sensore Live MOS da 12,3 Megapixel, dedicato all’utilizzo con obiettivi M.Zuiko, stabilizzazione dell’immagine incorporata, AF estremamente veloce, con trentacinque punti di messa a fuoco, e scatto rapido a cinque fotogrammi al secondo, la Olympus Pen E-PL3 definisce uno standard elevato per la categoria Mirrorless (ovvero, CSC - Compact System Camera). A completare le caratteristiche di utilizzo, il video Full-HD 1080p 60i, una vasta gamma di filtri artistici integrati e una nuova modalità universale di scatto 3D standard. Per facilitare la ripresa creativa e le opzioni di riproduzione, l’apparecchio sfoggia un nuovo widescreen LCD inclinabile da tre pollici, più un auto upload delle immagini attraverso un opzionale PP-1 Penpal o una scheda Eye-Fi. ■ Best CSC Advanced Panasonic Lumix GX-1 La Panasonic Lumix GX-1, in formato Micro QuattroTerzi, è compatibile con obiettivi Lumix G e Leica DG. Il sensore Live MOS, da sedici Megapixel, incorpora un sistema avanzato di riduzione del rumore, per esposizioni fino a 12.800 Iso equivalenti, con un sistema multicampione a centoquarantaquattro zone. La giuria TIPA è rimasta impressionata dalla struttura della Lumix GX-1, oltre che dai suoi sistemi Light Speed AF e Precise Contrast AF e dalla capacità di scatto a 4,2 fotogrammi al secondo (compresa una velocità di venti fotogrammi al secondo, per output a una risoluzione abbassata). Altre caratteristiche degne di nota includono video Full-HD, Touch AF, una vasta gamma di controlli creativi e un brillante Live View Finder a 1.444.000 pixel (opzionale). ■ Best CSC Expert Sony α Nex-7 La Sony α Nex-7 è una Mirrorless (CSC - Compact System Camera) con obiettivi intercambiabili, che fornisce la stessa qualità di una reflex di alta qualità. Pur mantenendo dimensioni compatte e offrendo un comodo monitor articolato EVF di tipo Oled, ha lo stesso sensore da ventiquattro Megapixel della reflex di alto profilo Sony α SLT-A77. Completato da una struttura in metallo, il suo elegante design la distingue dagli altri modelli. Dotata di numerose modalità di effetti speciali, come Sweep Panorama e Auto HDR, la Nex-7 può acquisire fino a dieci fotogrammi al secondo; in più, offre numerose opzioni per i video Full-HD. Per la giuria TIPA, la Nex-7 riunisce un’eccellente qualità di immagine con una reattiva ed entusiasmante esperienza fotografica. ■ Best CSC Professional Fujifilm X-Pro1 Dopo il grande successo della X100, Fujifilm è entrata nel campo delle compatte a obiettivi intercambiabili (CSC - Compact System Camera) con la X-Pro1, che mantiene l’impegno produttivo della casa giapponese con l’emozionante e altamente funzionale Hybrid Multi Viewfinder: a scelta, tra mirino elettronico o ottico. Inoltre, la X-Pro1 presenta un sensore Cmos X-Trans, nuovo e rivoluzionario, che si basa sulla matrice irregolare della pellicola in argento. Su un sensore di 23,6x15,6mm, l’elevata risoluzione da 16,3 Megapixel consente di ottenere immagini di alta qualità; il tutto rafforzato da un progetto che presta particolare attenzione alla compatibilità tra il sensore e gli obiettivi che lo accompagnano. ■ Best General Compact Camera Samsung MV800 La nuova Samsung MV800 anticipa il futuro delle compatte “Smart”. Introduce l’interfaccia Smartouch 3.0, con “filtri” per effetti speciali, smart album e filmati. Questa ricca funzionalità è combinata con un display flip-out altamente versatile e reattivo, da tre pollici, con controllo touch
screen. Inoltre, lo zoom 5x Schneider Kreuznach 26-130mm e la rapida elettronica hanno contribuito al giudizio favorevole della giuria TIPA. ■ Best Expert Compact Camera Canon PowerShot G1 X La qualità dell’immagine è spesso associata a obiettivi intercambiabili, ma la verità è che queste due condizioni non sono necessariamente collegate. Canon ha compreso che molti fotografi vogliono una qualità di immagine reflex in un corpo compatto, con un eccellente obiettivo zoom fisso. La PowerShot G1 X dispone di un ampio sensore Cmos con rapporto 4:3, da 14,3 Megapixel, che misura 18,7x14mm, analogo ai sensori APS-C adottati da alcune reflex Eos. Ne risulta una compatta che offre una qualità di immagine superiore, anche quando opera in condizioni di scarsa luminosità. ■ Best Superzoom Camera Fujifilm X-S1 Fujifilm ha sempre progettato compatte superzoom (bridge), nel cui comparto ha indicato strade e soluzioni. Questa vasta esperienza ha dato i propri frutti con la realizzazione della X-S1, che offre l’ergonomia e le caratteristiche di una reflex full-optional con la comodità di un obiettivo integrato. La dotazione comprende una miriade di funzioni e controlli, che si rivolgono a una vasta gamma di fotografi utilizzatori. Le caratteristiche sono completate da un eccellente zoom Fujinon Super EBC 26x 24-624mm (con tecnologia Intelligent Digital Zoom) e dalle alte prestazioni del sensore EXR Cmos, da due terzi di pollice, convincente soprattutto in condizioni di elevata sensibilità Iso equivalente e scarsa luminosità. La configurazione presenta anche controlli manuali completi e supporto del formato grezzo Raw, così come eccellenti video Full-HD a 1080p, con audio stereo. ■ Best Rugged Compact Camera Pentax Optio WG-2 La più recente versione della comprovata famiglia Pentax WG è disponibile con o senza la funzione GPS (geotagging). Realizzata per un uso robusto, la WG-2 resiste alle cadute fino a 1,5 metri e sopporta pesi fino a 100kg. È ben preparata all’uso subacqueo, per profondità fino a dodici metri, e per climi polverosi, nonché condizioni gelide, fino a meno dieci gradi. È dotata di zoom ottico 5x 28-140mm (equivalente). Il sensore Cmos retroilluminato da sedici Megapixel consente di fotografare ad alta risoluzione, così come di registrare video Full-HD 1080p, a trenta fotogrammi al secondo con compressione ad alta qualità H.264. La giuria TIPA ha apprezzato il microscopio digitale supportato da luci Led, per soggetti più vicini di un centimetro. ■ Best Premium Camera Leica M9-P Offrendo le stesse specifiche tecniche dell’originaria M9 di grande successo, la nuova Leica M9-P combina le dimensioni compatte, il sensore full frame da diciotto Megapixel, una sofisticata elaborazione delle immagini e la robusta struttura Leica M con nuove funzionalità pensate per il fotografo professionista. La M9-P include un nuovo design resistente ai graffi e la copertura del monitor LCD in cristallo zaffiro. Il rivestimento esterno del corpo macchina presenta una nuova finitura, che garantisce una presa sicura durante lo scatto, facendo sentire la M9-P particolarmente al sicuro e protetta. ■ Best CSC Entry Level Lens Tamron 18-200mm f/3,5-6,3 Di III VC Progettato esclusivamente per la line-up di Mirrorless Sony E-mount (può essere usato anche sulla videocamera Sony Nex-VG10 HD), questo zoom leggero e compatto offre l’equivalente dell’escursione 27-300mm (nel formato fotografico 24x36mm), con peso contenuto di soli 44,6g. Impostando al massimo la focale tele, mette a fuoco da ventidue centimetri; per facilitare le riprese ravvicinate e a grande distanza, è equipaggiato con la funzione Vibration Compensation a bobina mobile, appositamente progettata. Il comando AF ha un motore passo-passo ottimale, per l’utilizzo con il sistema AF a rilevamento di contrasto di Sony.
■ Best CSC Expert Lens Panasonic Lumix G X Vario PZ 14-42mm f/3,5-5,6 Asph Composto da nove elementi in otto gruppi, con quattro lenti asferiche e due ED, lo zoom Micro QuattroTerzi Lumix G X Vario PZ 14-42mm (con escursione focale equivalente a 28-84mm) è ideale sia per fotografia sia per registrazione video. La leva dello zoom elettronico è completata da una ulteriore leva di messa a fuoco manuale. Un’avanzata funzione integrata di stabilizzazione ottica dell’immagine Power OIS supporta la qualità di registrazione, e la tecnologia Nano Surface Coating si traduce in una drastica riduzione di effetti ghost e flare. La capacità di messa a fuoco da vicino è a soli venti centimetri con le impostazioni più ampie, e appena superiore alla focale tele estrema. ■ Best CSC Fixed Focus Lens Olympus M.Zuiko Digital ED 12mm f/2 Rifinito in metallo, l’Olympus M.Zuiko Digital ED 12mm f/2 offre un angolo di campo equivalente alla visione grandangolare 24mm (nel formato 24x36mm). La sua ampia apertura relativa f/2 è perfetta per scattare fotografie in condizioni di scarsa luminosità, nelle quali è proibito il flash; ancora, la stessa apertura generosa consente di ottenere una profondità di campo controllata e relativa nei ritratti e nella fotografia naturalistica creativa e accoppiare velocità di otturazione alte, quando l’azione è fondamentale. Grazie alla tecnologia Olympus MSC e ben strutturato, l’obiettivo offre una altissima qualità di immagine e un autofocus veloce. Leggero (130g) e discreto, consente inquadrature ravvicinate (da venti centimetri). È un obiettivo avvincente per molte applicazioni e interpretazioni di fotografia creativa. ■ Best Entry Level DSLR Lens Sigma 18-200mm f/3,5-6,3 II DC OS HSM Alle reflex con sensore in formato APS-C, il Sigma 18-200mm f/3,5-6,3 II DC OS HSM offre uno zoom che -con ogni probabilità- soddisfa tutte le esigenze di ripresa. Arricchito dall’originale sistema di Stabilizzazione Ottica Sigma e dal movimento HSM, che lo rende estremamente versatile, nell’uso pratico esprime una escursione equivalente di 27-300mm. A parere della giuria TIPA, Sigma rende possibile l’utilizzo di questo obiettivo per una vasta gamma di soggetti, offrendo uno zoom compatto e altamente soddisfacente per paesaggi, ritratti e anche fotografia naturalistica. ■ Best Expert DSLR Lens Sigma Apo Macro 180mm f/2,8 EX DG OS HSM Questo teleobiettivo è il primo macro stabilizzato 180mm al mondo, con un rapporto di riproduzione 1:1 (al naturale) e un’apertura relativa f/2,8. Inoltre, beneficia dell’originale sistema di Stabilizzazione Ottica Sigma, che permette un guadagno di circa quattro stop. Tre vetri ottici speciali FLD (“F” Low Dispersion) garantiscono un’eccezionale correzione delle aberrazioni cromatiche. Il trattamento Super Multi Strato riduce il “flare” e le immagini fantasma, e crea immagini nitide e contrastate anche alle massime aperture di diaframma. ■ Best Professional DSLR Lens Canon EF 8-15mm f/4L Fisheye USM La configurazione fisheye permette di scattare fotografie spettacolari, con interpretazioni visive estreme. In combinazione con una reflex con sensore full frame 24x36mm, lo zoom Canon EF 815mm f/4L Fisheye USM consente immagini sia a pieno formato sia circolari fisheye; con i sensori di dimensioni inferiori, copre l’intero formato immagine. Il suo campo visivo a 180 gradi offre eccezionali funzionalità di acquisizione creative. Questo obiettivo Canon serie L è caratterizzato da un disegno ottico perfettamente configurato, qualità e resistenza. Il trattamento brevettato SWC (SubWavelength Coating) riduce effetti fantasma e flare, mentre il rivestimento aggiuntivo al fluoro consente una facile pulizia della lente frontale di grandi dimensioni. ■ Best Photo Printer Epson Stylus Photo 1500W La Epson Stylus Photo 1500W è una stampante fotografica A3+ (329x483cm) wireless, che uti-
lizza inchiostri dye a sei colori Epson Claria. Offre una risoluzione di 5760x1440dpi, con una piccolissima dimensione delle gocce da 1,5pl, consentendo di produrre stampe estremamente curate nei dettagli e con gradazioni tonali e cromatiche assolutamente regolari. La giuria TIPA ha notato specialmente la comodità della connettività wireless, una funzionalità non fornita dalle altri stampanti fotografiche A3+ paricategoria. Questo le consente di essere posizionata ovunque, nello studio o al lavoro; in più, attraverso la Epson iPrint app, supporta la stampa da dispositivi iOS e Android. ■ Best Multifunction Photo Printer Canon Pixma MG8250 Con un design elegante e connettività avanzata, che include l’accesso al nuovo Pixma Cloud Link e la stampa wireless da dispositivi mobili, la Canon Pixma MG8250 realizza stampe con qualità da fotolaboratorio, a una velocità impressionante: copie 10x15cm dai colori uniformi in soli venti secondi. La testina di stampa produce goccioline da 1pl e offre una risoluzione di stampa fino a 9600dpi. Il sistema a sei inchiostri include pigmento nero, nero, magenta, ciano, giallo e grigio, che producono una grana fine. In aggiunta al pacchetto, è incluso uno scanner CCD, che consente l’acquisizione di pellicole 35mm a 4800x9600 dpi, rendendo questa multifunzione uno strumento molto desiderabile per tutti gli appassionati di fotografia. ■ Best Fine Art Inkjet Paper Ilford Galerie Prestige 310gsm Le nuove carte Ilford Galerie Prestige Smooth Gloss 310gsm e Smooth Pearl 310gsm sono definite da un peso maggiore e mantengono tutte le caratteristiche tecniche che le hanno rese i supporti di riferimento sia nel mondo della stampa professionale sia tra i non professionisti. Totalmente compatibili con tutte le stampanti professionali a getto di inchiostro, consentono la creazione di stampe di alta qualità e di archiviazione superiore agli standard precedenti, con una riproduzione eccellente della gamma dei colori. Le nuove versioni di 310gsm migliorano la sensazione delle copie e danno maggiore peso alle immagini stampate. ■ Best Photo Projector Epson EH-TW9000W Questo strumento di punta Full-HD 3D di Epson dispone di una impressionante quantità e qualità di specifiche, sufficienti a completare anche il più ambizioso sistema home cinema. La massima luminosità dell’Epson EH-TW9000W, di 2400 lumen, con rapporto di contrasto di 200.000:1 e frequenza di aggiornamento a 480Hz, lo distinguono dai proiettori 3D tradizionali. L’attuale versione W offre la trasmissione wireless HD; nelle proprie confezioni di vendita, sia l’EH-TW9000 sia l’EH-TW9000W sono dotati di due paia di occhiali 3D attivi. ■ Best Photo Software Adobe Photoshop Elements 10 Adobe dimostra che un potente pacchetto software fotografico non deve essere difficile da usare. Photoshop Elements 10 offre tre livelli di interfaccia utente: super semplice Quick Edit, per utilizzatori inesperti; Guided Edit, per chi vuole saperne di più; Full Edit, per utilizzatori avanzati, che desiderano il controllo completo per ottenere i risultati migliori. Photoshop Elements 10 include un potente organizer, con caratteristiche uniche, come Object Search, che trova automaticamente i soggetti nelle fotografie. L’Organizer può anche rilevare automaticamente le fotografie duplicate, così gli utenti possono rapidamente raggrupparle o ripulire i propri archivi. ■ Best Mobile Photo App Nik Snapseed Nella vastissima gamma di applicazioni editing di immagini per tablet e smartphone, la giuria TIPA ha convenuto che Nik Snapseed offre un set originale e completo di strumenti: si distingue per un ricco pacchetto di funzionalità comuni ed effetti creativi, oltre a una interfaccia unica, che consente la gestione intuitiva delle fotografie, con dispositivi touch screen. Snapseed offre una autentica scelta “fotografica” di effetti di imma-
gine per colore, tono, definizione e nitidezza; inoltre, tutti gli effetti possono essere combinati tra loro. Selezionando in verticale e orizzontale, l’utente può scegliere quale parametro interattivo dell’immagine sarà influenzato e quanto fortemente l’effetto sarà applicato all’immagine. Strumenti intuitivi per ritagliare e raddrizzare completano la consistente serie di funzioni. ■ Best Colour Management System X-Rite i1Display Pro I fotografi professionisti e i veri appassionati sanno che un monitor calibrato e profilato è un elemento critico nel flusso di lavoro digitale. Nessuno vuole passare tempo al computer per perfezionare le proprie immagini, solo per scoprire che il monitor non ha mostrato correttamente i colori delle fotografie. Quello che si vede su un monitor o con un proiettore deve corrispondere alla fotografia quanto più possibile. L’X-Rite i1Display Pro è la più recente soluzione per professionisti creativi, che richiedono una soluzione di gestione del colore che sia facile da usare e potente, per ottenere la migliore precisione dei colori. ■ Best Accessory Vanguard BBH-200 (testa a sfera) Avere la macchina fotografica perfettamente livellata quando si utilizza una testa a sfera è sempre stata una sfida. Nella nuova testa a sfera Vanguard BBH-200, la dotazione “Rapid Level System” rende la vita più facile ai fotografi: premendo semplicemente il cursore arancione sulla parte anteriore della testa del treppiedi, si blocca velocemente l’apparecchio fotografico, in modo che sia perfettamente livellato con la base. La BBH200 è una testa a sfera leggera, ma robusta, che può facilmente gestire una reflex professionale con un lungo teleobiettivo, rendendola un ottimo complemento di ogni treppiedi. ■ Best Digital Accessory Wacom serie Intuos5 Con il suo design ergonomico, che è ugualmente praticabile da utenti mancini e destrorsi, la sottile Wacom Intuos5 permette ai professionisti della creatività di agire e operare in modo comodo e intuitivo. Le nuove caratteristiche includono il controllo gestuale multi-touch, la funzionalità wireless e display Express View, per aiutare gli utenti a memorizzare e ricordare le proprie impostazioni ExpressKey, specifiche dell’applicazione. Basta appoggiare un dito su uno dei tasti, per mostrare le impostazioni sullo schermo, che svaniscono quindi in pochi secondi. Le tavolette Intuos5 possono essere convertite in wireless, installando il kit opzionale Wireless Accessory, eliminando così la necessità di mantenere la tavoletta fisicamente collegata al computer, per una maggiore comodità di uso. ■ Best Trippod Gitzo serie New Systematic I treppiedi modulari Gitzo New Systematic migliorano ulteriormente la robustezza, la sicurezza, la velocità e la facilità di installazione. La piattaforma superiore modulare Systematic consente l’utilizzo dei treppiedi con una colonna centrale orientata o scorrevole, un disco piatto, un adattatore semisferico video, un dispositivo di livellamento e altre componenti centrali specifiche. La sua forma triangolare distribuisce il peso in modo più efficace e uniforme sulle gambe in fibra di carbonio. Per esempio, un treppiedi Serie 5 può tranquillamente sostenere fino a 40kg di attrezzature fotografiche, il doppio della versione precedente. ■ Best Imaging Storage Media Sony XQD Memory Card Attualmente disponibile a 16GB e 32GB di capacità, le Sony XQD Memory Card sono realizzate per le elevate esigenze dei professionisti e dei videografi reflex. Dotata di velocità di lettura/scrittura fino a 125MB al secondo (attualmente, quando usata con Nikon D4s), la scheda da 16GB registra approssimativamente cento immagini grezze Raw, in modalità di scatto continuo. La giuria TIPA è stata favorevolmente colpita dalla struttura robusta e dai pin a inserimento delle schede, così come dall’interfaccia PCIe e dal controller, che supera ogni scheda di memoria CompactFlash convenzionale.
■ Best Video DSLR Canon Eos 5D Mark III La precedente Canon Eos 5D Mark II ha cambiato il panorama della fotografia digitale. Fotografia e video non sono più due mondi separati, frequentati con due sistemi ben distinti. Ora, gli utenti possono decidere se scattare fotografie o registrare video (o entrambi), portando con sé solo una dotazione tecnica. La nuova Eos 5D Mark III migliora ulteriormente questa esperienza, con un sistema AF di nuova concezione a sessantuno punti, un sistema di misurazione a sessantatré aree e un nuovo sensore da ventidue Megapixel, con una sensibilità Iso equivalenti incredibilmente elevata. Funzioni video aggiuntive includono il controllo manuale dell’esposizione e una gamma avanzata di opzioni di compressione video ad alta velocità di trasmissione, con il supporto di entrambi i metodi intraframe (ALL- I) e interframe (IPB). ■ Best Professional Video Camera Canon Eos C300 Per implementare la rivoluzionaria C300, Canon si è avvalsa delle competenze provenienti da diversi campi, tra i quali sensori, processori di immagine e obiettivi. Il risultato è un punto di riferimento per la tecnologia delle videocamere, disponibile in due versioni: Eos C300, con baionetta EF per gli obiettivi intercambiabili, e Eos C300 PL, con innesto PL. Per il sistema, è stato appositamente elaborato un sensore ad alta risoluzione Cmos Super 35mm, da 8,3 Megapixel. Entrambe le versioni sono dotate di un’architettura modulare e sono accompagnate da una nuova gamma di obiettivi video. ■ Best Mobile Imaging Device Samsung Galaxy Nexus Lo smartphone Samsung Galaxy Nexus dispone di applicazioni intelligenti, tra le quali molte funzionalità di acquisizione immagini di alto livello. Il nuovo display HD Super Amoled offre una risoluzione impressionante di 720p (1280x720 pixel). L’innovativo display permette di visualizzare fotografie e video in alta risoluzione, con un ampio angolo visuale. La macchina fotografica integrata offre una discreta qualità fotografica per l’uso quotidiano: fotografie con risoluzione da cinque Megapixel, inclusa la modalità panorama, video Full-HD 1080p. Lo zero-shutter-lag aiuta a scattare istantanee spontanee. Galaxy Nexus è dotato di ingegnosi effetti di editing delle immagini, come deformazione dei volti e sostituzione dello sfondo. Basato sul sistema operativo Android 4.0 “Ice Cream Sandwich”, lo smartphone offre un moderno ambiente informatico, per sofisticate applicazioni correlate all’acquisizione di immagini. ■ Best Professional Flash System Nikon SB-910 Elaborato sul Nikon Creative Lighting System (CLS), tecnologia proprietaria, il nuovo flash elettronico SB-910 incorpora un avanzato funzionamento intuitivo e interfaccia utente grafica (GUI). Lo Speedlight SB-910 copre le lunghezze focali più utilizzate nella fotografia professionale e non professionale e ha un sistema di identificazione integrato dei formati FX/DX, che finalizza le impostazioni zoom basate sul corpo della reflex. Questo nuovo flash prevede anche un utilizzo più efficiente della batteria, nonché un’avanzata funzione Thermal Cut-Out, che ritarda i tempi di ricarica quando l’unità si riscalda, anziché spegnerlo completamente finché non si raffreddi. L’SB-910 propone un nuovo tipo di filtri rigidi, per la compensazione del colore e per bilanciare fluorescenza e incandescenza, che possono modificare automaticamente l’impostazione del bilanciamento del bianco della reflex. ■ Best Photo Bag Vanguard serie Heralder La serie di borse a tracolla Vanguard Heralder combina un accesso rapido e facile all’attrezzatura con capienza sufficiente per includere tutto ciò che è necessario per la fotografia professionale e le sue dotazioni ormai indispensabili. Disponibile in tre misure, l’Heralder incorpora una caratteristica di “accesso rapido”, che antepone l’attrezzatura essenziale a portata di mano. È compreso un pratico supporto per treppiedi, perfetto
per i fotoreporter video. La borsa è stata progettata con un’ampia tracolla imbottita antiscivolo e una tasca interna estraibile; in più c’è uno scomparto rimovibile per portatile/tablet. ■ Best Photo Monitor Samsung SyncMaster S24/27 A850 (PLS) La nuova tecnologia Samsung Led Pls (Plane to Line Switching) offre colori più accurati e un angolo di visione molto più ampio dei monitor standard: il tutto, a un prezzo accessibile. La serie SyncMaster A850 è disponibile in due dimensioni, con risoluzione 1920x1200 pixel (modello 24 pollici) e 2560x1440 (modello 27 pollici) e un veloce tempo di risposta 5ms GTG. La tecnologia Led Pls offre il cento percento dei colori sRGB, per immagini ben rese, ottimamente definite e un fotoritocco accurato. Samsung ha incluso sul monitor un hub con tre porte USB 3.0; e c’è anche un sensore di luce ambientale, per la regolazione automatica della retroilluminazione, a seconda delle condizioni di lavoro. ■ Best Photo TV Display Samsung Smart TV Oled Samsung Smart TV Oled vanta le ultime novità nella qualità delle immagini, visualizzazione vivida e realistica sia in 2D sia in 3D, diventando così l’apparecchio TV ideale per appassionati di fotografia e video dei nostri giorni. In confronto anche alle migliori TV Led, offre un rapporto di contrasto eccezionalmente elevato e una quasi perfetta resa cromatica. Dato che la tecnologia Super Oled utilizza sub-pixel RGB self-emitting, che non richiedono una retroilluminazione, pesa il trenta percento in meno di una TV Led standard, mentre il suo design elegante è convenientemente più sottile. ■ Best Service Fujifilm Fotoservice Pro Dato che molti servizi fotografici online si servono di sRGB per le immagini caricate, i fotografi che preferiscono usare uno spazio colore più ampio sono abbandonati: devono convertire in sRGB le proprie fotografie, sbiadendole e togliendo loro vitalità. Fujifilm Fotoservice Pro offre una gestione completa del colore, per stampe online, book e altri prodotti fotografici, consentendo agli appassionati di fotografia di utilizzare un flusso di lavoro completo di gestione dei colori, quando si lavora con un service di stampa online. La giuria TIPA è consapevole del fatto che -al momento- questo servizio è disponibile solo in Germania, ma confida che il riconoscimento/premio incoraggerà Fujifilm a renderlo disponibile a livello mondiale, il più presto possibile. ■ Best DSLR Video Accessory OConnor O-Focus Dual Mini I dispositivi follow focus sono un must per la produzione video professionale e seria. Questo doppio direct drive offerto da OConnor è finalizzato sia a obiettivi fotografici sia a ottiche cine-style. Ogni versione dei dispositivi 0-Focus Dual Mini, vale a dire Photo Set e Cine Set, ha il proprio rapporto di trasmissione, ed entrambi hanno bassi profili per adattarsi a obiettivi di grande diametro. Il dispositivo condivide il design e la fattura di molti accessori OConnor CFF-1, e la giuria TIPA lo interpreta come un aiuto prezioso per i professionisti più esigenti. ■ Best Immaging Innovation Nokia PureView (tecnologia) Spesso, i telefoni cellulari con funzioni fotografiche sono stati criticati per la scadente qualità delle immagini. Ma quei giorni sono finiti, ora che è arrivata la tecnologia Nokia PureView. Nel pionieristico Nokia 808 PureView è stato implementato un sensore relativamente grande -sia in termini di dimensione fisica (1/1,2 pollici) sia di risoluzione (quarantuno Megapixel)-, che opera da chiave per prestazioni fotografiche da mondo reale. Inoltre, la tecnologia Nokia PureView utilizza avvincenti tecniche di sovracampionamento dei pixel per zoom digitale, senza perdita di qualità e fotografie e video senza rumore. La tecnologia Nokia PureView è solo l’inizio di una rivoluzione nel campo dell’acquisizione mobile delle immagini, che, in futuro, Nokia promette di estendere ad altri prodotti.
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Nikon D5100: Reflex entry level.
(continua da pagina 53) che si basano su condizioni tecniche e tecnologiche di assoluto conforto per gli utilizzatori possibili e potenziali. Potrebbe essere anche nostro dovere giornalistico indicare enunciazioni ben declinate... ma sappiamo bene che non verremmo ascoltati da chi di dovere (e diritto). Per cui, come spesso annotiamo da queste pagine, a ciascuno il proprio (compito).
QUARANTA, PER VENTUNO Scanditi come riepilogato nelle sintesi tabellari pubblicate qui sotto, rispettivamente a partire dai premi e dalle case produttrici, i quaranta TIPA Awards 2012 sono stati assegnati a ventuno marchi. Come spesso è già accaduto, soprattutto all’indomani della cancellazione delle pellicole fotosensibili dai conferimenti, Canon la fa da padrone, a misura della sua onnipresenza in tutto il comparto fotografico, senza soluzione di continuità dalla ri-
TIPA AWARDS 2012: PREMI E VINCITORI
Reflex entry level ......................................................................... Nikon D5100 Reflex advanced ................................................................... Sony α SLT-A65 Reflex expert .................................................................................. Nikon D800 Reflex professionale ............................................................. Canon Eos-1D X Mirrorless entry level ..................................................... Olympus Pen E-PL3 Mirrorless advanced ................................................. Panasonic Lumix GX-1 Mirrorless expert ....................................................................... Sony α Nex-7 Mirrorless professionale ........................................................ Fujifilm X-Pro1 Compatta ................................................................................ Samsung MV800 Compatta expert ....................................................... Canon PowerShot G1 X Compatta superzoom ................................................................. Fujifilm X-S1 Compatta resistente (Rugged) ....................................... Pentax Optio WG-2 Apparecchio di prestigio ............................................................... Leica M9-P Obiettivo Mirrorless entry level .................................... Tamron 18-200mm f/3,5-6,3 Di III VC Obiettivo Mirrorless expert ...................... Panasonic Lumix G X Vario PZ 14-42mm f/3,5-5,6 Asph Obiettivo Mirrorless a focale fissa ................................................... Olympus M.Zuiko Digital ED 12mm f/2 Obiettivo entry level .............. Sigma 18-200mm f/3,5-6,3 II DC OS HSM Obiettivo expert .......... Sigma Apo Macro 180mm f/2,8 EX DG OS HSM Obiettivo professionale .................. Canon EF 8–15mm f/4L Fisheye USM Stampante fotografica expert ......................... Epson Stylus Photo 1500W Stampante fotografica multifunzionale ................ Canon Pixma MG8250 Carta inkjet Fine Art .................................... Ilford Galerie Prestige 310gsm Proiettore ........................................................................ Epson EH-TW9000W Software ......................................................... Adobe Photoshop Elements 10 Applicazione fotografica ........................................................... Nik Snapseed Gestione colore ............................................................... X-Rite i1Display Pro Accessorio ................................................ Vanguard BBH-200 (testa a sfera) Accessorio digitale ........................................................ Wacom serie Intuos5 Treppiedi .............................................................. Gitzo serie New Systematic Dispositivo di archiviazione ................................ Sony XQD Memory Card Video con reflex ........................................................ Canon Eos 5D Mark III Videocamera professionale .................................................. Canon Eos C300 Smartphone fotografico ......................................... Samsung Galaxy Nexus Sistema flash professionale ...................................................... Nikon SB-910 Borsa fotografica ..................................................... Vanguard serie Heralder Monitor ................................................. Samsung SyncMaster S24/27 A850 Display fotografico ................................................. Samsung Smart TV Oled Servizio fotografico conto terzi ............................ Fujifilm Fotoservice Pro Accessorio Video con reflex ......................... OConnor O-Focus Dual Mini Innovazione imaging ...................................... Nokia PureView (tecnologia)
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Adobe Photoshop Elements 10 ......................................................... Software Canon Eos-1D X ............................................................. Reflex professionale Canon Eos 5D Mark III ........................................................ Video con reflex Canon EF 8-15mm f/4L Fisheye USM .................. Obiettivo professionale Canon PowerShot G1 X ....................................................... Compatta expert Canon Pixma MG8250 ................ Stampante fotografica multifunzionale Canon Eos C300 .................................................. Videocamera professionale Epson Stylus Photo 1500W ......................... Stampante fotografica expert Epson EH-TW9000W ........................................................................ Proiettore Fujifilm X-Pro1 ........................................................ Mirrorless professionale Fujifilm X-S1 ................................................................. Compatta superzoom Fujifilm Fotoservice Pro ............................ Servizio fotografico conto terzi Gitzo serie New Systematic .............................................................. Treppiedi Ilford Galerie Prestige 310gsm .................................... Carta inkjet Fine Art Leica M9-P ............................................................... Apparecchio di prestigio Nik Snapseed ........................................................... Applicazione fotografica Nikon D5100 ......................................................................... Reflex entry level Nikon D800 .................................................................................. Reflex expert Nikon SB-910 ...................................................... Sistema flash professionale Nokia PureView (tecnologia) ...................................... Innovazione imaging OConnor O-Focus Dual Mini ......................... Accessorio Video con reflex Olympus Pen E-PL3 ..................................................... Mirrorless entry level Olympus M.Zuiko Digital ED 12mm f/2 .......................................... Obiettivo Mirrorless a focale fissa Panasonic Lumix GX-1 ................................................. Mirrorless advanced Panasonic Lumix G X Vario PZ 14-42mm f/3,5-5,6 Asph .......................... Obiettivo Mirrorless expert Pentax Optio WG-2 ....................................... Compatta resistente (Rugged) Samsung MV800 ................................................................................ Compatta Samsung SyncMaster S24/27 A850 ................................................. Monitor Samsung Smart TV Oled ................................................. Display fotografico Samsung Galaxy Nexus ......................................... Smartphone fotografico Sigma Apo Macro 180mm f/2,8 EX DG OS HSM .......... Obiettivo expert Sigma 18-200mm f/3,5-6,3 II DC OS HSM .............. Obiettivo entry level Sony α SLT-A65 ................................................................... Reflex advanced Sony α Nex-7 ....................................................................... Mirrorless expert Sony XQD Memory Card ................................ Dispositivo di archiviazione Tamron 18-200mm f/3,5-6,3 Di III VC ............................... Obiettivo Mirrorless entry level Vanguard BBH-200 (testa a sfera) ................................................ Accessorio Vanguard serie Heralder ..................................................... Borsa fotografica Wacom serie Intuos5 ........................................................ Accessorio digitale X-Rite i1Display Pro ............................................................... Gestione colore
presa alla stampa e al video. Sei TIPA Awards 2012 per Canon: Canon Eos-1D X (Reflex professionale), Canon Eos 5D Mark III (Video con reflex), Canon EF 8-15mm f/4L Fisheye USM (Obiettivo professionale), Canon PowerShot G1 X (Compatta expert), Canon Pixma MG8250 (Stampante fotografica multifunzionale) e Canon Eos C300 (Videocamera professionale). Quattro TIPA Awards 2012 per Samsung, che spazia oltre la ripresa e stampa (dove, peraltro, è assente), per approdare ai monitor televisivi: Samsung MV800 (Compatta), Samsung SyncMaster S24/27 A850 (Monitor), Samsung Smart TV Oled (Display fotografico) e Samsung Galaxy Nexus (Smartphone fotografico). Tre TIPA Awards 2012 per Fujifilm, Nikon e Sony. Rispettivamente: Fujifilm X-Pro1 (Mirrorless professionale), Fujifilm X-S1 (Compatta superzoom) e Fujifilm Fotoservice Pro (Servizio fotografico conto terzi, per ora solo in Germania); Nikon D5100 (Reflex entry level), Nikon D800 (Reflex expert) e Nikon SB-910 (Sistema flash professionale); Sony α SLT-A65 (Reflex advanced), Sony α Nex-7 (Mirrorless expert) e Sony XQD Memory Card (Dispositivo di archiviazione). A quota due TIPA Awards 2012, incontriamo Epson, Olympus, Panasonic, Sigma e Vanguard. Ancora, rispettivamente: Epson Stylus Photo 1500W
(Stampante fotografica expert) e Epson EH-TW9000W (Proiettore); Olympus Pen E-PL3 (Mirrorless entry level) e Olympus M.Zuiko Digital ED 12mm f/2 (Obiettivo Mirrorless a focale fissa); Panasonic Lumix GX-1 (Mirrorless advanced) e Panasonic Lumix G X Vario PZ 14-42mm f/3,5-5,6 Asph (Obiettivo Mirrorless expert); Sigma Apo Macro 180mm f/2,8 EX DG OS HSM (Obiettivo expert) e Sigma 18200mm f/3,5-6,3 II DC OS HSM (Obiettivo entry level); Vanguard BBH-200 (Accessorio; testa a sfera) e Vanguard serie Heralder (Borsa fotografica). Dunque, dieci marchi per ventinove premi, ai quali fanno seguito altri undici marchi fotografici (e dintorni), ognuno con un riconoscimento TIPA Award 2012: Adobe Photoshop Elements 10 (Software), Gitzo serie New Systematic (Treppiedi), Ilford Galerie Prestige 310gsm (Carta inkjet Fine Art), Leica M9-P (Apparecchio di prestigio), Nik Snapseed (Applicazione fotografica), Nokia PureView (Innovazione imaging; tecnologia), OConnor O-Focus Dual Mini (Accessorio Video con reflex), Pentax Optio WG-2 (Compatta resistente / Rugged), Tamron 18-200mm f/3,56,3 Di III VC (Obiettivo Mirrorless entry level), Wacom serie Intuos5 (Accessorio digitale) e X-Rite i1Display Pro (Gestione colore).
Fujifilm X-S1: Compatta superzoom.
Sony α Nex-7: Mirrorless expert.
(centro pagina) Pentax Optio WG-2: Compatta resistente (Rugged).
Fujifilm X-Pro1: Mirrorless professionale.
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mercato fotografico che dal proprio presente si proietta verso possibili e potenziali scenari del futuro, immediato ma anche più lontano. A diretta conseguenza, così profondamente studiati e motivati, i TIPA Awards si affermano come i più qualificati e prestigiosi premi della tecnica e tecnologia fotografica, e per questo sono ambìti. Ogni anno, i TIPA Awards scompongono il mercato, identificando al proprio interno categorie merceologiche significative per se stesse e nell’insieme che disegnano e definiscono. A differenza delle analisi commerciali compilate su schemi adeguatamente oggettivi, (ovvero statistiche di vendita, con rigorose indicazioni percentuali), il punto di osservazione dei vivaci e brillanti TIPA Awards è assolutamente meno asciutto: soprattutto, è guidato da una competente visione reale e realistica del mercato fotografico, che dalla tecnica si proietta all’uso e, quindi, all’espressione creativa individuale. Canon PowerShot G1 X: Compatta expert.
(centro pagina) Sigma 18-200mm f/3,5-6,3 II DC OS HSM: Obiettivo entry level.
Sigma Apo Macro 180mm f/2,8 EX DG OS HSM: Obiettivo expert.
(centro pagina) Olympus Pen E-PL3: Mirrorless entry level.
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ATTRIBUZIONI QUALIFICATE Come già rilevato in altre occasioni, e la ripetizione si impone, statisticamente parlando, l’eterogeneità dei punti di vista dei membri dell’autorevole Technical Image Press Association (TIPA; in elenco, a pagina 66) assicura la fondatezza dei giudizi espressi e meriti accordati, che derivano e dipendono da una confortevole e concentrata osservazione tecnica a giro tondo, senza soluzione di continuità. La configurazione TIPA evita ogni possibile predominanza e preconcetto. Addirittura, risulta benefica, oltre che straordinariamente efficace, la comunione di intenti tra riviste dichiaratamente tecniche, che con competenza elevano le relative condizioni a valore assoluto e inviolabile, e riviste rivolte all’immagine, che
subordinano il momento originariamente tecnico all’interpretazione creativa (se proprio vogliamo rilevarlo, FOTOgraphia, che porta in TIPA la propria particolare esperienza e visione, è ancora altro: riflessione, analisi, approfondimento anche del linguaggio e degli stilemi espressivi). Confermiamo, ribadendolo, che le riviste TIPA rivendicano un ruolo di competenza fuori dal comune, capace di analizzare il
Nik Snapseed: Applicazione fotografica. (centro pagina, in alto) Tamron 18-200mm f/3,5-6,3 Di III VC: Obiettivo Mirrorless entry level.
Tra l’altro, vanno sottolineate le identificazioni tecnico-commerciali che si affacciano sul mercato, anno dopo anno, una stagione dietro l’altra. Per esempio, i TIPA Awards 2012 hanno consapevolmente tralasciato i comparti delle videocamere, presenti nelle aggiudicazioni degli anni precedenti, sottolinenando altresì la novità saliente dell’opportunità tecnologica del Video con reflex (aggiudicato a Canon Eos 5D Mark III). Ancora, oltre altro, sono stati eliminati gli scanner, non si sono presi in considerazione i chioschi fotografici e -ovviamente- niente più pellicole fotosensibili (lo scorso anno, il negati-
(al centro, in basso) Canon EF 8-15mm f/4L Fisheye USM: Obiettivo professionale. Canon Eos C300: Videocamera professionale.
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VENTINOVE VOCI
Nata ventuno anni fa come associazione europea, da un paio di stagioni il cartello TIPA (Technical Image Press Association) comprende testate fotografiche di tutto il mondo. In alfabetico per nazioni: Camera (Australia); Photo Life (Canada); Chinese Photography (Cina); Réponses Photo (Francia); digit!, Foto Hits, Inpho Imaging & Business, Photographie, Photo Presse e ProfiFoto (Germania); in collaborazione con Camera Journal Press Club (Giappone); Photographos e Photobusiness (Grecia); Digital Photo, Photography Monthly, Practical Photography e Professional Photographer (Inghilterra); Fotografia Reflex e FOTOgraphia (Italia); Fotografie F+D, FotoVisie e P/F (Olanda); Foto (Polonia) Arte Fotográfico, Diorama, FV/Foto-Video Actualidad e La Fotografia Actual (Spagna); PiX Magazine (Sudafrica); Shutterbug (Stati Uniti d’America); Digitális Fotó (Ungheria).
Nikon SB-910: Sistema flash professionale.
(centro pagina) Canon Pixma MG8250: Stampante fotografica multifunzionale.
(centro pagina, a destra) Vanguard BBH-200: Accessorio (testa a sfera).
Olympus M.Zuiko Digital ED 12mm f/2: Obiettivo Mirrorless a focale fissa.
(centro pagina, a destra) Vanguard serie Heralder: Borsa fotografica.
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vo colore Kodak Professional Portra 160 ha segnato la fine di una lunga e straordinaria epopea). Allo stesso tempo, come già annotato, si è enormemente esteso il comparto Mirrorless (CSC Compact System Camera): da quattro livelli tecnico-commerciali di apparecchi a tre tempi di obiettivi intercambiabili. Per il resto, gli altri TIPA Awards 2012 hanno ripreso la sostanza delle classificazioni degli anni precedenti. Valutati tra quanti sono stati introdotti sul mercato nell’ultimo anno, dall’aprile 2011 al marzo 2012, i TIPA Awards 2012 confermano la personalità di
queste attribuzioni significative, affermatesi stagione dopo stagione. Ripetiamolo, per ribadirlo ancora una volta: sono i più prestigiosi, qualificati e ambìti premi della fotografia tecnico-commerciale, assegnati dalla selettiva giuria della Technical Image Press Association, composta da direttori e/o redattori di trentanove qualificate riviste di fotografia del mondo. La nota caratterizzante è presto individuata: soprattutto, le indicazioni dei TIPA Awards sottolineano le condizioni attuali della tecnologia fotografica, andando anche a rilevare le relative possibilità e potenzialità in proiezione futuribile. ❖
Storia di Angelo Galantini
C
Come abbiamo annotato più volte, e una in più -mai una di troppo- non guasta di certo, la storia della fotografia è stata raccontata soltanto dal punto di vista occidentale, soprattutto americanocentrico. In questo senso, non ci siamo scostati troppo dal racconto assoluto e generale della Storia, che è soprattutto intesa come storia del mondo occidentale, con rimbalzi tra Europa e Stati Uniti, e poco di più. Il resto del mondo è sempre stato trattato con superficialità e -in assoluto- si sono imposte soltanto le retrovisioni più forti (sia dal punto di vista politico, sia da quello economico), che hanno raccontato ciò che hanno voluto e come hanno inteso farlo. Ciò detto, quando osserviamo che le storie fotografiche manifestatesi in altre geografie, e da lì provenienti, sono comunque ininfluenti sul racconto generale (e lo abbiamo ribadito giusto sullo scorso numero di maggio, commentando e presentando tre monografie che raccontano la fantastica epopea fotografica del Giappone), esprimiamo anche -o forse, soprattutto?- un tumultuoso rammarico: che nasce dal constatare che, volente o nolente, dobbiamo accettare questo stato di cose, con tutto il proprio bagaglio di contraddizioni, incoerenze, sconvenienze e illogicità. Ma, tant’è! Altre Storie della fotografia non sono disponibili, perché quelle esistenti sono figlie del luogo comune che eleva il mondo occidentale sopra tutto e tutti. Così, l’incontro con altre espressività e creatività fotografiche, esterne ed estranee al cammino sempre raccontato, può soltanto arricchire gli individui -magari, noi tra questi-, senza influire sul pensiero generale, senza avere modo di modificarlo, ma neppure suggestionarlo. Ahinoi! Tutto questo per sottolineare che la sorprendente e ottima Storia della fotografia in Cina, ben raccontata da Marco Meccarelli e Antonella Flamminii, e pubblicata da Novalogos / Ortica Editrice, di Aprilia, in provincia di Latina (www.novalogos.it), può solo appagare conoscenze individuali, sen-
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DALLA CINA
Storia della fotografia in Cina - Le opere di artisti cinesi e occidentali, di Marco Meccarelli e Antonella Flamminii; Novalogos, 2011 (www.novalogos.it); 105 illustrazioni; 304 pagine 13,8x22,8cm; 27,00 euro.
za purtroppo potersi inserire in discorsi di maggiore respiro. Da cui, e per cui, bisogna sapersi accontentare, e agire sulla propria autoreferenzialità fotografica, che da qui ha modo di uscire eccezionalmente arricchita di una esperienza a dir poco sconosciuta. Fino a ieri, quantomeno. Marco Meccarelli, storico dell’arte orientale, cultore della materia presso La Sapienza Università di Roma, e Antonella Flamminii, storica dell’arte occidentale, specializzata in Archeologia Orientale presso la stessa autorevole istituzione accademica, hanno compilato un’opera vigorosa (nei contenuti), che trasporta in un mondo fotografico di incredibile vivacità e affascinante creatività. Non intendiamo la Cina dei nostri giorni, che per mille motivi (alcuni dei quali dichiaratamente mercantili) si è affacciata sul palcoscenico dell’arte contemporanea internazionale, ma sottolineiamo che quello raccontato è proprio un tragitto storico, dalle origini.
Ovviamente, non mancano le collocazioni sociali e politiche, così che anche la Cina fotografica ha attraversato le controverse stagioni che dal feudalesimo imperiale hanno portato alla Repubblica popolare, alla società su basi comuniste e alla successiva demaoizzazione (si dirà proprio così?) della nazione. Ancora, l’ufficialità dichiara di trattarsi di Repubblica popolare, ma gli avvenimenti degli ultimi decenni, all’indomani delle proteste in piazza Tienanmen, a Pechino, dell’estate 1989 (avviate spontaneamente il quindici aprile e represse nel sangue il successivo quattro giugno), indicano ben altre socialità, ben altra politica, ben altre intenzioni: tanto è vero che, al giorno d’oggi -stridenti contraddizioni a parte, delle quali tenere comunque conto-, la Cina è senza dubbio una delle più potenti nazioni al mondo: sia dal punto di vista finanziario sia da quello politico. Ma questa, come tante, è un’altra storia. Quella che invece raccontano Marco Meccarelli e Antonella Flamminii conserva il proprio centro di equilibrio e interesse sulla fotografia, il cui tragitto è scandito per passi adeguatamente cadenzati. Ecco quindi che, dividendosi i compiti, i due autori hanno tracciato una linea perfettamente coerente, logica e limpida. La scomposizione non è solo cronologica, ma soprattutto ideologica e di contenuti: da riferire prontamente. Dopo una concentrata prefazione di Alida Alabiso, docente di Archeologia, Storia dell’Arte e Filosofia dell’Asia Orientale alla Sapienza Università di Roma, comincia Marco Meccarelli: Nota introduttiva, cinque capitoli (Le origini, in quattro paragrafi, Le indagini sul linguaggio fotografico tra teoria e pratica, in altrettanto quattro paragrafi [e la consecuzione tra teoria-pratica-teoria è stato anche un insegnamento di Mao Zedong], La fotografia di propaganda invade la Cina, in due paragrafi, L’altra fotografia e La svolta degli anni Settanta) e Nota conclusiva. A seguire, i due capitoli essenziali di Antonella Flamminii (Ad occidente e L’occidente guarda
Storia Dopo il racconto scomposto in capitoli consequenziali, la Storia della fotografia in Cina, di Marco Meccarelli e Antonella Flamminii, si completa e conclude con un affascinante corollario di centocinque immagini di rimando (molte delle quali menzionate nel testo).
a Oriente, in undici paragrafi tematici), che pure completa con una Nota introduttiva e una conclusiva, sono anticipati dall’inserimento di un capitolo di collegamento, L’oriente guarda a Occidente. Un fotografo cinese in Europa: Fu Bingchang, comprensivo di una avvincente Nota introduttiva di Yee Wah Foo, senior lecturer in Relazioni Internazionali alla University of Lincoln, in Inghilterra, e membro onorario del Nanjing Museum (Museo di Nanchino, di storia e arte). Questa Storia della fotografia in Cina è raccontata soprattutto a parole, con un corollario di centocinque immagini di rimando (raccolte alla fine del libro). Ribadiamo, confermiamo e concludiamo: scrittura piacevole e lettura proficua... quantomeno per coloro i quali frequentano la fotografia con convinzione e partecipazione. Condizioni e requisiti sempre indispensabili, per andare coerentemente oltre l’ovvio e le minestre sistematicamente riscaldate. ❖
Ricordo
di Pino Bertelli (Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 15 volte marzo 2012)
L
AMICO E MAESTRO
L’ho conosciuto bene Ando Gilardi... mi è stato amico e maestro... ci siamo frequentati per quasi vent’anni... scambiati lettere, opinioni, invettive sull’uso politico o poetico della fotografia... lo andavo a trovare, una o due volte l’anno... lassù nei boschi dove aveva fatto il partigiano, in quella casa in fondo al paese... colorata delle sue opere sparse dappertutto... si mangiava qualcosa con Luciana, sua moglie, e poi ci si rinchiudeva nella sua stanza/studio... fascinosa... piena di cose, libri, stampe digitali delle sue fotografie surreali... accendevo il registratore e fermavo nel tempo le nostre lunghe discussioni sulla politica, la fotografia, la Shoah, la resistenza sociale. Eretico dell’eresia, sosteneva, a ragione, che per chi scrive o fotografa a un certo grado di qualità è sempre aperto il reparto degli incurabili dell’utopia... quindi, «Meglio ladro che fotografo» diceva. Le nostre conversazioni, scambi di idee, e-mail quasi giornaliere... sono poi finite in un pamphlet (che sarà pubblicato a ottobre): Dio non esiste! La fotografia sì! (Merde de photographe), il titolo è di Ando. Sin da quando tiravo i sassi alla celere di Scelba, che bastonava gli operai in sciopero della città-fabbrica dove vivevo (e vivo ancora), ho sempre pensato che ciò che non mi uccide, mi fortifica.
MEGLIO LADRO CHE FOTOGRAFO... Le metafore ciniche di Ando mi graffiavano l’anima... mi accompagnavano in sentieri poco battuti della fotografia sociale, e le sue provocazioni sulla mia ingenua ostinazione a lavorare con la fotografia argentica (forse per paura di non maneggiare bene il mezzo, tenermi a distanza dalla fotografia numerica, e mi sbagliavo)... mi han-
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no aperto un mondo: quello dell’immagine digitale sporca, mossa, sgranata dei telefonini, videocamere, usa-e-getta... fatta dai protagonisti stessi delle insurrezioni sociali che hanno debuttato nel mondo (non solo) arabo nel 2011... attraverso i social network hanno riversato nell’intero pianeta il diritto degli oppressi ad avere diritti. Queste fotografie dell’indignazione mostrano che la storia della fotografia non ha più bisogno di eroi, di santi né di profeti specializzati (spesso a libro paga dei padroni dei mass-media o sprezzanti architetti dello scoop sanguinolento, che tanto piace a galleristi e mercanti d’armi), ma è affabulata dai medesimi insorti che osano sfidare i potenti della Terra e s’incamminano verso la conquista di una società più giusta e più umana. Ando aveva compreso (e teorizzato nei suoi molti e straordinari libri) che i fotografi o sono randagi dell’immagine poetica o inservienti dell’industria culturale... tutto vero. Un giorno, accesi il sigaro toscano all’anice e seduto sul lettino della sua stanza/covo (mentre fuori nevicava da matti), gli dissi con la mia solita ironia da osteria di porto: «Chi conosce la forca, non sempre sa fotografare; e chi sa fotografare, non sempre conosce la forca, anche se qualche volta la meriterebbe!». Ando sorrise sulla sedia a rotelle («mi fai ridere anche il catetere numero sei o dieci», disse, non ricordo bene) e, carezzando il suo cane che teneva sulle gambe, aggiunse (quasi con queste parole): «Fotografare, in fondo, significa disfarsi dei propri rancori, vomitare i propri misteri, e il fotografo davvero grande è uno squilibrato che si serve delle immagini per guarire la propria stupidità». E io: «La maggior parte della fotografia è riconducibile a un cri-
mine di leso linguaggio, a un crimine contro la decenza (non solo fotografica)». Ando: «Sei un figlio di puttana... non è indecente esibire i propri segreti, le proprie lacerazioni; indecente è sterminare milioni di ebrei e fare finta che sia stato l’errore di un pazzo e non la pianificazione del male operato dai grandi poteri. Pino, sei simpatico, sei di un’ingenuità commovente. Non è che tu non capisca, non ti hanno mai detto le due o tre cose fondamentali... ecco... prima di tutto se per ebreo s’intende uno con la “E” maiuscola, ad Auschwitz non ce n’era nemmeno uno. Te l’ho raccontata la mia famosa... sai che io sono autore di barzellette antisemite (raccontane qualcuna, dico). Ti racconto questa: ci sono due ebrei, uno è un vecchio sionista, sono a Tel Aviv, passeggiano, chiacchierano del più e del meno, l’altro è un ebreo normale. A un bel momento, il sionista lancia un grido di dolore, si piega in due, si stringe all’inguine, si contorce... l’altro gli chiede “cosa ti succede?”. Il sionista: “mi hanno dato un calcio proprio qui”. “Ma se non c’è nessuno”, risponde l’altro. Il sionista, “ma non lo sai che i nostri coglioni sono ad Auschwitz” (sorridiamo insieme). «È così. Perché poi se c’è una storia da conoscere, interessante da conoscere, è quella delle vicende dell’ebraismo, soprattutto degli ebrei europei, dal Portogallo agli Urali, degli ultimi duecento anni. I libri, i testi, i trattati che preannunciavano la Shoah... è come il titolo di quel film, Un assassinio annunciato, mi pare... è stata prevista, annunciata, minacciata per decenni e decenni». «Ando, ogni uomo, in ogni epoca, possiede una realtà o una verità solo grazie proprie esagerazioni, alla capacità di santificare i propri dèi». La sua
replica: «Sei proprio un coglione... uno stupido trova sempre qualcuno più stupido di lui da venerare, e così sia!» (ridiamo, e Ando beve finalmente la tisana preparata da Luciana, un paio di ore prima). Scese la sera... montai in auto e andai giù per la discesa con queste parole in testa. A una curva, l’auto scivolò sul ghiaccio; per non cadere in un burrone, mi buttai in una stradetta, e mi avvicinai alla casa di una famiglia che stava cenando davanti al telegiornale; dopo un po’ di naturale scompiglio, furono gentili con la mia confusione. Dissi che ero amico di Ando Gilardi, mi accolsero alla loro tavola, mangiai fagioli e salsicce, vino frizzante della loro vigna, poi ripresi la strada. Detti anche un passaggio a una graziosa puttana infreddolita (mi ricordava Anna Karina di Questa è la mia vita, un film di Jean-Luc Godard); la portai dove abitavano i suoi genitori (Acqui Terme); entrai con la ragazza in una cucina che odorava di buono. I genitori della ragazza (facce di carbonai d’altri tempi) cucinarono spaghetti aglio, olio e peperoncino... che accompagnarono con vino rosso e un liquore di non so quali erbe. Su una parete, c’era il ritratto di un ragazzo ammazzato dai nazi-fascisti in un imboscata, uno della famiglia, mi dissero. Ripresi la strada, cantando Bella ciao. Quando arrivai a Piombino era l’alba, ma non riuscivo a trovare la via dove abitavo... così mi addormentai a Marina, vicino alle Fonti delle serpi in amore... mi svegliò un pescatore... chiese se avevo bisogno di aiuto. Diavolo di un Ando, pensai (ogni volta che vado a trovarlo, mi smonta certezze e utopie; e la sua belligerante intelligenza mi resta attaccata alla pelle come un amore passionale). Impugnai
Ricordo la macchina fotografica, scattai un paio di ritratti al pescatore (vennero un po’ mosse) e, parlando a un gatto affamato che mi leccava gli stivali, dissi tra me e lui: è la fotografia bellezza, e nessuno ci può fare nulla! Ando si è trovato spesso a scrivere dei miei libri, qualche volta è sceso (dai monti) tra gli uomini a presentarli. Era un’emozione sentirlo parlare e leggere cosa scriveva dei linguaggi fotografici, poi significava entrare nel bordello senza muri della fotografia, senza bavagli... giocava con le parole, i paradossi, le provocazioni. Ecco cosa ha detto in apertura a un mio fotolibro: «La Fotografia ha bisogno dei Pino Bertelli, e i Pino Bertelli hanno bisogno della Fotografia. Siccome attraverso l’ultima fase della senilità megalomane (sia benedetta l’arteriosclerosi che offre motivazioni a delinquere più di tutte le ideologie), aggiungo che la Fotografia e i Pino Bertelli hanno bisogno di me. Tutto così si risolve in un piccolo clan di quarantaquattro gatti, ma anche questo deserto è un vanto per noi e la Fotografia. Tanto io che Pino Bertelli facciamo ogni sforzo possibile per vivere ai margini della società, solo che io -onestamente- lo affermo e Pino Bertelli -ingenuamente- lo nega, anzi afferma il contrario e per farlo credere, e crederci, si serve della Fotografia. «Con la Fotografia, Pino Bertelli inventa una società che non esiste: dove le donne hanno un’anima e la rivelano con occhi belli e profondi da Sante e Puttane; dove i proletari sono pelosi e pensosi e indossano la coscienza di classe; dove nelle rughe che scavano il volto dei vecchi c’è incisa tanta saggezza. È il massimo dell’assurdo poetico! L’assurdo nasce specialmente dal fatto che, come dice Bertelli, i suoi sono ritratti “di strada”: presi, figurati, alla gente comune! Per questo la sua risulta “fotografia come stupore o invettiva contro il fascio evangelico dell’ordine culturale/costituito”».
«Bisogna avere molto caos dentro di sé, per partorire una stella danzante. Un po’ di veleno ogni tanto: ciò rende gradevoli i sogni. E molto veleno, alla fine, per morire gradevolmente. Si continua a lavorare, perché il lavoro intrattiene. Ma ci si dà cura che il trattenimento non sia troppo impegnativo. Non si diventa più né ricchi né poveri: ambedue le cose sono troppo fastidiose. Chi vuole ancora governare? Chi obbedire? Ambedue le cose sono troppo fastidiose. Nessun pastore e un sol gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono eguali: chi sente diversamente va da sé al manicomio. “Una volta erano tutti” - dicono i più raffinati e strizzano l’occhio. Oggi si è intelligenti e si sa per filo e per segno come sono andate le cose: così la materia di scherno è senza fine. Sì, ci si bisticcia ancora, ma si fa pace al più presto - per non guastarsi lo stomaco. Una vogliuzza per il giorno e una vogliuzza per la notte salva restando la salute. “Noi abbiamo inventato la felicità” - dicono gli ultimi uomini e strizzano l’occhio» Friedrich W. Nietzsche, il dinamitardo di tutte le morali
Ogni volta che mi capita di leggere ciò che Ando ha scritto su di me, come su altri, penso che non c’è storia che non sia dell’anima e non c’è anima bella o santificata che valga quanto una risata tra amici fraterni o sabotatori della pubblica opinione. Anche io ho scritto di lui (senza un filo di pudore, che forse era necessario), così: «La fotografia digitale di Ando Gilardi ci sorprende. E non poco. Senza uscire dalla propria tana sui boschi piemontesi, Gilardi è riuscito a produrre immagini elettroniche di notevole bellezza. Sono fotografie che attraversano la storia dell’arte e la riconducono a nuovi orizzonti estetici e politici. Interrogano i fantasmi dell’esistenza quotidiana e sovente accompagnano furori iconoclasti gettati contro le banalità del male (di ogni potere). Gilardi détourna i maestri della pittura, viola i codici della prospettiva, fa di ogni donna una Gioconda coi baffi, ed è soprattutto lo stupore ludico del colore improbabile che lascia il segno nelle sue opere. L’insieme del suo lavoro annuncia un viatico che si allunga tra l’utopia possibile e la grazia dell’apocalisse. «La scrittura (non solo) fotografica digitale di Gilardi è allegorica, grottesca, surreale... deriva dal sogno teurgico, qabbalico o chassidico di Maimonide (o della mistica ebraica), Martin Buber, Hannah Arendt [Maimonide e la mistica ebraica, di Moshe Idel, Il Melangolo, 2000; Profezia e politica. Sette saggi, di Martin Buber, Città Nuova, 1996; Ebraismo e modernità, di Hannah Arendt, Unicopli, 1986, e Feltrinelli, 2011] quanto dall’insubordinazione degli utopisti libertari che hanno trapassato il cuore dei secoli in cerca di una vita che valesse la fatica di vivere. Il linguaggio della diserzione di Gilardi, annoda la surrealtà amorosa di André Breton [I vasi comunicanti, Lucarini, 1990], con la crudeltà dell’amore di Anto-
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Ricordo nin Artaud [Van Gogh, il suicidato della società, Adelphi, 1988], e quel che più conta li attraversa entrambi, non per giungere a un particolare luogo emozionale dell’anima, ma per demistificare tutto ciò che viene eretto e idolatrato a simulacro artistico. Nella decostruzione dell’arte digitale di Gilardi c’è un pensiero androgino che non bada alla perfezione del nulla, ma canta l’elogio del margine. Cabalista di segni, “dagherrotipista” di colori, masnadiero di visioni controcorrente (à rebours) [Controcorrente (À rebours), di JorisKarl Huismans, Garzanti, 2000], Gilardi dispiega nelle sue opere lo stupore e l’innocenza di una lunga infanzia e dissemina nella magia contaminata del-
le forme, l’immaginazione ludra [nota a piè pagina] poetica del sogno [Poetica del fuoco, frammenti di un lavoro incompiuto, di Gaston Bachelard, Red Edizioni, 1990], che rende reale tutto ciò che si trascolora in poesia. «Per noi, Gilardi è un profanatore di segni, un trovatore d’eresie, un incendiario dell’immaginario... l’oblio della suo fare-fotografia elettronica lo porta a scardinare le verità dell’ordine e le sue iconologie, anche le più cattive o coinvolgenti, giocano sulla limpidezza del ludico e la loro trasparenza amorosa li trascolora in pietre. La filosofia della dis/apparenza che Gilardi butta contro il fascio del mercato delle immagini, porta la “fotografia digitale” fuori dalla norma e porge a
Nota Per immaginazione ludra, intendiamo quel pensiero ereticale, sovversivo, anarchico che -come l’olio buono di Nietzsche- fuoriesce dall’orlo dell’otre e va a insinuarsi negli anfratti più celati dell’ordine costituito… lì prende fuoco e di colpo illumina la caverna di Platone. La civiltà dello spettacolo nasce tra quelle ombre e quelle luci. La rêverie che fa divampare il fuoco blu dei cavalieri erranti della luna e la stessa rêverie che vuole spegnerlo e renderlo innocuo. Le gesta eversive (non sospette) della Compagnia del libero spirito di fra’ Dolcino sono ancora cantate ai quattro venti della Terra e -insieme al mito di Prometeo- ci ricordano la tentazione a disobbedire. Il fiore di rosso e nero vestito di Buenaventura Durruti si schiuderà ancora: «Noi cambieremo il mondo, perché portiamo un mondo nuovo dentro di noi. E mentre vi sto parlando, il mondo sta già cambiando». L’obbedienza non è mai stata una virtù.
ciascuno l’inclinazione o il bisogno di pensare. L’immaginazione è la più chiara delle visioni, «ci permette di vedere le cose sotto il loro vero aspetto, di porre a distanza tutto ciò che è troppo vicino in modo da comprenderlo senza parzialità né pregiudizi» (Hannah Arendt). In questo senso, il lavoro di Ando Gilardi è una “teca” d’immagini che ha molti inizi e nessuna fine. Di ciò che vedi tu farai la tua scrittura e di quanti ti amano o ti odiano sarà la tua lettura, diceva». Sia lode ora a uomini di fama. Per amore, solo per amore della nostra amicizia stellare ti porto con me, Ando, là dove finisce il mare e comincia il cielo... dove i ragazzi con i piedi scalzi nel sole o con la pioggia sulla faccia tirano i sassi alle stelle... mi hai insegnato quanto è dura la vita di colui che chiede amore e riceve indifferenza... tuttavia devo ancora incontrare un ignorante, un folle, un “quasi adatto” o un bandito per necessità le cui radici non affondino nel mio cuore. Ricordi quando mi citavi un passo di non so quale libro?: «Possiamo cambiare con le stagioni, ma le stagioni non possono cambiare noi». Mi hai fatto comprendere che l’uomo e il fotografo guardano nella medesima dire-
zione, e fanno della libertà e della giustizia il principio di ogni bellezza o non sono nulla. Mi hai lasciato in dono la vita sognata degli angeli ribelli e il canto della loro disperata utopia racchiusa in queste parole: «Lontano da me la saggezza che non sa piangere con gli ultimi della Terra. La filosofia che non ride della politica che la uccide e la stupidità che non abbassa la testa davanti a un bambino massacrato dalle guerre». Ogni forma d’arte celebra il sublime che insorge contro l’ipocrisia del proprio tempo e rompe le proprie catene. Anche l’ultimo degli stupidi, forse, sa ormai che la rivoluzione del pane amaro riporta l’arte di vivere o morire nella strada e il bene comune nella società di liberi e uguali che viene. A memoria di ubriaco, chi non ricorda che il profumo dei gelsomini può mutare il corso delle costellazioni? Il genio ha inizio sempre col dolore. Ti abbraccio teneramente, à bonne lumiere Ando, con chi ami e chi ti ama... là dove le nostre lacrime s’incontrano, i nostri cuori si danno del tu! Ciao (lasciami il posto alla tua sinistra, a destra ci mettiamo un corona di spine d’acacia e ci facciamo sedere chi sappiamo noi). Ciao a te, Pino. ❖