FOTOgraphia 186 novembre 2012

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Mensile, 6,50 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano

ANNO XIX - NUMERO 186 - NOVEMBRE 2012

Leica e Nikon e Hasselblad RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI E CONTORNI


Non è venduta in edicola. Per averla hai una sola possibilità: sottoscrivere l’abbonamento annuale. 12 numeri 65,00 euro

Abbonamento 2012 (nuovo o rinnovo) in omaggio 1839-2009

Dalla Relazione di Macedonio Melloni alla svolta di Akio Morita M A U R I Z I O

R E B U Z Z I N I

1839-2009 Dalla Relazione di Macedonio Melloni alla svolta di Akio Morita

Come dire, dal dagherrotipo all’acquisizione digitale di immagini. E consecuzioni

INTRODUZIONE

DI

GIULIANA SCIMÉ

F O T O G R A P H I A L I B R I



prima di cominciare E DOMANI E DOMANI E DOMANI. Tra i mille e mille e mille intrecci e collegamenti e richiami che definiscono ogni numero di FOTOgraphia -molti dei quali da non decifrare, perché soltanto formali e privi di significato-, questa volta ne vanno annotati due, almeno due. Uno è da rivelare e rilevare per sottolineare la connessione fondante dell’intera edizione, in larga misura occupata dalle relazioni dalla Photokina 2012, svoltasi a fine settembre, per la quale esprimiamo una serie di opinioni che consideriamo (e speriamo) spunti utili e proficui a coloro i quali si occupano di fotografia, vivono nel suo mondo. A partire dal titolo dell’introduzione generale a tutto, da pagina 26, prontamente ribadito in copertina, in numerose occasioni abbinate, oggi abbiamo sistematicamente declinato la triplice “e” di collegamento, peraltro adottata anche qui, in questa nota. L’altro è un collegamento e richiamo che approfondisce i concetti di Fotografia dei nostri giorni, soprattutto alla luce di quanto annotato con l’occasione della Photokina 2012, comunque sia appuntamento capitale della tecnologia fotografica applicata. Per l’appunto, approfondiamo nell’articolo introduttivo, appena ricordato (E domani e domani e domani, da pagina 26), ribadendone in Editoriale e riaffermandolo tra le righe di tutte le considerazioni sollecitate dallo svolgimento della Fiera.

Quando la realtà è più brutta della favola, si fotografa la favola. Pino Bertelli; su questo numero, a pagina 65 Alla luce della mutevole realtà attuale, è ancora possibile intendere una sola Fotografia? Oppure, come ci pare più sensato, non è il caso di registrarne personalità diverse e proprie e autonome, ciascuna delle quali l’intende in modo personale? Maurizio Rebuzzini; su questo numero, a pagina 36 Si deve superare l’autoreferenzialità della fotografia, per allargare la sua Storia verso la socialità e la vita, dalle quali la fotografia riceve indicazioni e sollecitazioni e sulle quali proietta proprie infinite personalità. Angelo Galantini; su questo numero, a pagina 42 La fotografia, in qualunque modo è realizzata, è tanto più umana quanto più è libera. La fotografia che resta è quella che permette di salire più in alto, verso la verità, la giustizia, la bellezza, laddove la libertà è l’opera. Pino Bertelli; su questo numero, a pagina 66

Copertina Le bandiere che hanno celebrato la Photokina (2012), all’ingresso Sud della Fiera di Colonia, in Germania. A differenza dei colori sgargianti delle edizioni precedenti, che sottolinearono la combinazione con i programmi culturali fotografici della città (nostra copertina dello scorso settembre), il grigio di quest’anno è a dir poco appropriato al clima di incertezze che si respira nel mercato fotografico internazionale. Da pagina 26, articoli di commento e riflessione

3 Altri tempi (fotografici) Da un annuncio pubblicitario Romualdo Brandazzi, di Milano, degli anni Trenta, che avrebbe potuto essere ripetuto per decenni e decenni. Infatti, l’otturatore universale Silens è rimasto immutato fino all’altro ieri Così che, è giocoforza riprendere la copertina di un annuario giapponese di apparecchiature fotografiche, che per la sua edizione 2011 confezionò una illustrazione lungimirante, per non dire profetica: uno smartphone abbinato a un avvincente dispositivo di raffinata regolazione di un obiettivo di ripresa classico (nello specifico per reflex Hasselblad 6x6cm) certifica l’attualità della ripresa fotografica, che ha allargato i propri orizzonti e le proprie interpretazioni. Nessuna ripetizione di quanto già scritto, dove appena ricordato, ma il discorso merita successivi e prossimi approfondimenti.

7 Editoriale A partire dal proprio gesto, la fotografia dei nostri giorni è diversa da quella che abbiamo conosciuto per tanto tempo, dalle origini. Nuovi equilibri si affacciano alla ribalta, trasformando l’uso quotidiano dell’immagine

8 George Eastman Nel centoventicinquesimo anniversario di una lettera autografa. In ripetizione d’obbligo, nella ricorrenza

10 Notizie Attrezzature, vicende e altre segnalazioni


NOVEMBRE 2012

R , RIFLESSIONI IFLESSIONI, OSSERVAZIONI E COMMENTI OSSERVAZIONI E COMMENTI SULLA FOTOGRAFIA SULLA FOTOGRAFIA

12 Che copertina! Straordinario Newsweek: lezione di giornalismo

14 Altra copertina Dopo Newsweek, anche Time Magazine (Europa)

Anno XIX - numero 186 - 6,50 euro DIRETTORE

RESPONSABILE

Maurizio Rebuzzini

IMPAGINAZIONE Maria Marasciuolo

REDAZIONE

17 Simil Weegee Prima di tutto, il richiamo esplicito e implicito nel film Occhio indiscreto; quindi, ulteriori attraversamenti Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini

Angelo Galantini

FOTOGRAFIE Rouge

SEGRETERIA Maddalena Fasoli

HANNO

22 Sondaggio TIPA 2013 Tra i lettori delle ventinove riviste associate a TIPA

26 E domani e domani e domani Dalla Photokina 2012: spunti utili e proficui sia al comparto tecnico e commerciale sia al mondo della fotografia espressiva. Introduzione generale di Antonio Bordoni Angelo Galantini e Maurizio Rebuzzini

34 Io sono fotografia (dalla Photokina 2012)

COLLABORATO

Pino Bertelli Antonio Bordoni Chiara Lualdi Franco Sergio Rebosio Ciro Rebuzzini Filippo Rebuzzini Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604 www.FOTOgraphiaONLINE.it; graphia@tin.it. ● FOTOgraphia è venduta in abbonamento.

Con una presenza forte, soprattutto allestita a partire da una consistente quantità e qualità di mostre, Leica è perentoria nella propria personalità fotografica di Maurizio Rebuzzini

● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.

40 Il paese dei balocchi (dalla Photokina 2012)

● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96.

In configurazione tecnica Android 2.3, la compatta Nikon Coolpix S800c stabilisce un inviolabile parametro di riferimento dei nostri tempi. Ecco qui, la novità assoluta di Angelo Galantini

44 Fior da fiore (dalla Photokina 2012) Hasselblad Lunar è una interpretazione fotografica che eleva la forma oltre la consistenza dei propri sostanziosi contenuti. Per il nuovo comparto Luxury di Antonio Bordoni

48 Altro ancora (dalla Photokina 2012) Non casellario: casi esemplari, che consentono di riflettere su momenti significativi della tecnologia fotografica applicata di Antonio Bordoni

54 Mostre a complemento (dalla Photokina 2012) Qualcosa dall’Internationale Photoszene Köln 2012 di Angelo Galantini

● FOTOgraphia Abbonamento 12 numeri 65,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 130,00 euro; via aerea: Europa 150,00 euro, America, Asia, Africa 200,00 euro, gli altri paesi 230,00 euro. Versamenti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 28219202 intestato a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard. ● Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati. ● È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo). ● Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti. Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano

Rivista associata a TIPA

60 L’Uomo ragno Edizione 1997 ad alto tasso fotografico

64 Noris Lazzarini Sguardo su una randagia della fotografia stenopeica di Pino Bertelli

www.tipa.com



editoriale ANGELO GALANTINI

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iunti a questo punto, è tempo di stabilire e definire i termini di un discorso fotografico sovrastante. Ancora, mi riferisco a quanto è disegnato dalle applicazioni quotidiane di tecnologie che, dai più recenti decenni, hanno radicalmente trasformato sia il profilo, sia il palcoscenico della Fotografia. Prima di altre valutazioni, che sto per richiamare, sono necessarie due precisazioni. Una (la solita di sempre): rimango estraneo alle diatribe di contrapposizione tra l’attualità digitale e la lunga storia fotochimica della fotografia. Due: è ovvio che la Fotografia non rappresenti alcuna avanguardia sociale, ma interpreti soltanto la realtà dei tempi, anche tecnologici, entro i quali si manifesta (per questo, quanto sto per riferire alla Fotografia può essere altrettanto declinato per ogni altro comparto -soprattutto a base elettronica- dei nostri giorni). Eccoci qui, proprio oggi, in un numero della rivista sostanziosamente occupato da riflessioni e considerazioni maturate nell’ambito del fondamentale appuntamento fieristico internazionale della Photokina (2012): volente o nolente, momento focale e di sintesi dell’intero comparto fotografico, a partire dalla propria condizione tecnico-commerciale originaria (da pagina 26, sei interventi in consecuzione). Se è vero, come effettivamente è vero, che sono particolarmente interessato a come e quanto la fotografia influenzi (abbia influenzato) la vita e la società, agendo peraltro in un tragitto di andata e ritorno, senza alcuna soluzione di continuità (da-a, nei due sensi), non posso ignorare le attuali infinite personalità dell’immagine, né censurare quelle che non assolvono le condizioni della più consapevole Fotografia: grammatica della sua composizione, sintassi della sua realizzazione. Quindi, registro la plausibilità e legittimità di ogni manifestazione odierna della Fotografia, ognuna delle quali si esprime con intenzioni proprie, ognuna delle quali percorre un cammino autonomo, persegue finalità attinenti. Tanto che, oggi rilevo come e quanto il contenitore Fotografia si sia esteso oltre i termini che per decenni ne hanno identificato una sola identità, approdando a interpretazioni quotidiane che fanno parte della vita attuale: a partire dalle condivisioni attraverso i social network. Non c’è più una sola Fotografia, ma ne esistono tanti svolgimenti, secondo proponimenti e finalità individuali. Ora! Non serve commentare se tutto questo sia bene o male. In altri spazi e tempi si dovranno approfondire condizioni e conseguenze (possibili e prevedibili). Per adesso è solo necessario prendere atto di questo equilibrio, per capire e considerare lo stato dell’arte. Ovverosia, per comprendere l’eterogeneità di una offerta tecnico-commerciale che sta scandendo modi estremamente dilatati e allungati. Ci piaccia o meno -a ciascuno, il suo-, prima ancora di procedere verso altre analisi, è soprattutto necessario pensare alla fondatezza di qualsivoglia idea di Fotografia ognuno frequenti. Oggi. Maurizio Rebuzzini

Fotoricordo tra le mostre che Leica ha allestito al Padiglione Uno della Photokina 2012 [su questo numero, da pagina 34]. Soprattutto, le più recenti applicazioni tecnologiche della fotografia hanno modificato il suo gesto caratteristico, che non si basa più sul mirino (reflex e non) portato all’altezza dell’occhio, ma sull’osservazione a debita distanza di un monitor. Non è certo questo che definisce la sostanza delle trasformazioni, ma questo è il suo segno distintivo, che -tra tanto altro- stabilisce il passaggio epocale dalla fotografia consapevole e convinta (declinata a conseguenza) alla fotografia automatica e banalizzata. C’è tanto da riflettere al proposito. Non qui, non ora: per adesso, solo una annotazione sovrastante.

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Centoventicinque anni fa di Maurizio Rebuzzini

GEORGE EASTMAN

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Pubblicata nel 1887 nella collana Photographic Series, dell’editore newyorkese Scovill Manufacturing Company, l’History of Photography, di W. Jerome Harrison, affronta la materia da un punto di vista, diciamo così, di stretta attualità. A meno di cinquant’anni dalla data ufficiale del 1839, alla quale riferiamo la nascita della fotografia, i fatti sono raccontati di prima mano, basandosi su documentazioni originarie e non già su resoconti successivi, comunque sia filtrati, come accade inevitabilmente oggi. A parte la validità storica del testo, e la preziosità bibliografica del pregevole volumetto, altresì arricchito da una copertina di grande fascino, annotiamo che la copia arrivata fino a noi, regalataci da Lino Manfrotto, è associata a una lettera che offre un proprio valore aggiunto significativo. Eccolo qui. Inviata dalla Eastman Dry Plate and Film Co un anno prima del primo apparecchio Kodak (Box Kodak, per il quale fu coniata la celebre espressione You Press the Button, We Do the Rest / Voi schiacciate il bottone, noi facciamo il resto [tante rievocazioni in FOTOgraphia]), la lettera autografa è firmata nientemeno che dallo stesso George Eastman, in anticipo sulla Eastman Kodak Company, che sarebbe nata l’anno successivo. Il 16 novembre 1887, esattamente centoventicinque anni fa, accompagnò l’invio della copia dell’History of Photography alla Church & Church, di Washington. Si tratta di una corrispondenza professionale, che fa riferimento al portapellicola in legno Eastman-Walker, successivamente adattato sulla prima macchina fotografica Kodak, ragionevolmente il soggetto implicito della comunicazione. Church & Church furono i pro-

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Signori, in risposta alla vostra lettera del 12 novembre, vi spediamo in allegato una copia di History of Photography, che fa riferimento a una pubblicazione della Bombay Photographic Society, del 1855, dove viene descritto il dispositivo portapellicola. Se potete usarla traendone qualche profitto, vi prego di farlo. Se non riuscite a trovare una copia delle note e delle specifiche nella biblioteca di Washington, possiamo provare a procurarcene una da Mr. Walker. Sarebbe meglio che voi preparaste una esposizione basata sulla lettera di Mr. Walker, nel caso sia menzionato qualcosa di brevettabile. Pensando che non sareste stati in grado di trovare lo scritto al quale si riferisce l’History of Photography, abbiamo richiesto delle copie a Mr. Walker. Nel frattempo, probabilmente il vostro ufficio dovrà ritardare l’azione legale in attesa del loro arrivo. Cordialmente, George Eastman.

curatori legali che all’inizio del 1888 depositarono il brevetto della Kodak originaria, della Box Kodak. Al proposito, la approfondita biografia scritta da Elizabeth Brayer (per l’appunto, George Eastman. A Biography; The Johns Hopkins University Press, Baltimora, 1996) annota che verso la fine del gennaio 1888, George Eastman scrisse ai propri procuratori: «Vi invio due apparecchi Kodak da utilizzare come modelli per i disegni da allegare ai brevetti. Per cortesia, esaurite tutto il rullo e inviatecelo per lo sviluppo [...]. Fate una ricerca [...]. Secondo voi viola qualche altro brevetto?». Attenzione: il riferimento in questa lettera rappresenta il primo uso pubblico del nome “Kodak”. La traduzione testuale della (nostra) lettera autografa. «Signori, in risposta alla vostra lettera del 12 novembre, vi spediamo in allegato una copia di History of Photography, che fa riferimento a una pubblicazione della Bombay Photographic Society, del 1855, dove viene descritto il dispositivo portapellicola. Se potete usarla traendone qualche profitto, vi prego di farlo. Se non riuscite a trovare una copia delle note e delle specifiche nella biblioteca di Washington, possiamo provare a procurarcene una da Mr. Walker. Sarebbe meglio che voi preparaste una esposizione basata sulla lettera di Mr. Walker, nel caso sia menzionato qualcosa di brevettabile. «Pensando che non sareste stati in grado di trovare lo scritto al quale si riferisce l’History of Photography, abbiamo richiesto delle copie a Mr. Walker. Nel frattempo, probabilmente il vostro ufficio dovrà ritardare l’azione legale in attesa del loro arrivo. «Cordialmente, George Eastman». ❖



Notizie a cura di Antonio Bordoni

CHE ESCURSIONE! Con sensori di acquisizione digitale di immagini di dimensioni inferiori al full frame, ovverosia alle dimensioni del fotogramma fotografico tradizionale 24x36mm (riferimento sempre d’obbligo), la focale nominale Sigma 17-70mm f/2,8-4 DC Macro OS HSM equivale alla versatile escursione 25,5105mm: da una consistente visione grandangolare a un confortevole avvicinamento tele. Una generosa apertura relativa f/2,8 (e poi f/4 alle lunghezze focali sistematicamente superiori) si accompagna con una dimensione sostanzialmente compatta, adeguata all’allineamento con ogni reflex di ultima generazione: diaframma minimo f/22.

Disegnato e progettato per configurarsi come obiettivo generale da portare sempre con sé, questo zoom risolve innumerevoli situazioni e combinazioni fotografiche. Tanto più che la sua messa a fuoco da soli 22cm, a ogni focale, definisce la possibilità di fotografia a distanza sostanzialmente ravvicinata, peraltro certificata nella sua identificazione, per l’appunto comprensiva della specifica “Macro”: e così è, con rapporto di riproduzione che approda al sostanzioso e confortevole rapporto di 1:2,9, con relativa precisazione sul barilotto esterno. La stabilizzazione ottica OS, tecnologia proprietaria, offre l’ef-

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ficace compensazione di circa quattro stop, che evitano il micromosso tipico e caratteristico della fotografia a mano libera: sia in condizioni di ripresa standard, sia in inquadratura ravvicinata/macro. Così come l’utilizzo di vetri ottici a basso indice di dispersione (FLD), di elementi alla fluorite e di ulteriori vetri ottici SLD (Special Low Dispersion) è finalizzato alla massima correzione cromatica e di ogni ulteriore possibile aberrazione ottica. Quindi, in un disegno di seduci lenti divise in quattordici gruppi, tre lenti asferiche prevengono l’astigmatismo, per garantire la migliore resa e la più adeguata nitidezza. (M.Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI; www.m-trading.it).

RICOH IN CASA FOWA. Fondata nel 1958, e diretta per decenni dalla stupefacente signora (Helga) Winkler, mancata un anno fa, la torinese Fowa è a tutti gli effetti la più radicata società italiana di distribuzione fotografica, che ha gestito prestigiosi marchi e fatto vivere entusiasmanti stagioni al nostro mercato. Ora, il suo carnet di rappresentanze si arricchisce dell’offerta fotografica Ricoh, a propria volta ben consolidata nel nostro comparto. Soprattutto sempre indirizzata a soluzioni per il più ampio pubblico potenziale, Ricoh ha sempre interpretato con gusto, raffinatezza e competenza la tecnologia fotografica, proponendo sistematicamente interpretazioni originali e avvincenti. Con la memoria, torniamo all’epopea della leggendaria compatta Ricoh 500G a telemetro, con Rikenon 40mm f/2,8 e tempi di otturazione da 1/8 di secondo a 1/500 di secondo, che negli anni Settanta ottenne un successo a dir poco superlativo. In precedenza, dal 1958, si registrò la fantastica Ricoh 500, ad alto tasso fotografico [FOTO graphia, luglio 1999]. Gli attuali tempi digitali hanno abilmente reinterpretato le stupefacenti doti della genìa avviata con la compatta a obiettivo grandangolare 28mm f/2,8 Ri-

PER IL VIDEO. Benro HK-25

coh GR1 (premio TIPA di categoria, nel 1997), obiettivo che è stato peraltro anche proposto in montatura a vite Leica 39x1 [ FOTOgraphia, marzo 2000]. Così che, anche la convincente Ricoh Caplio GX100 originaria ottenne un ambìto e prestigioso TIPA Award, nel 2007. Dallo scorso ottobre 2011, Ricoh ha acquisito il marchio e la produzione Pentax, creando la Pentax Ricoh Imaging, società costituita allo scopo di gestire l’intero business consumer delle due realtà: dalla progettazione e sviluppo dei sistemi fotografici Pentax e Ricoh alla loro distribuzione. L’acquisizione di Pentax da parte di Ricoh va interpretata nel desiderio delle due realtà di rilanciare lo storico brand fotografico, già distribuito in Italia da Fowa. Quindi, il passaggio di distribuzione dei prodotti Ricoh a Fowa si colloca in una intenzione di affinamento distributivo. Ricoh va ad aggiungersi alle attrezzature e consumabili per la stampa Kodak [FOTOgraphia, luglio 2012], agli obiettivi Zeiss, alla fotografia e video Panasonic, alle borse e treppiedi Vanguard, ai flash Metz, ai filtri Kenko e Cokin, agli scanner e prodotti audio e video Braun/Reflecta e alle strumentazioni Oregon Scientific. La fotografia Ricoh si presenta in tre serie, unite dall’unico comun denominatore della qualità dell’immagine, semplicità di uso, compattezza del corpo camera e design elegante: le efficaci CX, per ispirare e per cogliere l’attimo con velocità e qualità; le potenti GR-D, capaci di stimolare la creatività con semplicità ed elevata qualità; il sistema fotografico di punta GXR, a obiettivi intercambiabili provvisti di proprio sensore dedicato. (Fowa, via Tabacchi 29, 10132 Torino; www.fowa.it).

è un convincente ed efficace treppiedi indirizzato alla ripresa video. Come ogni configurazione della propria gamma dedicata, ulteriore a quella dei treppiedi fotografici, è dotato di sistema di livellamento rapido e predisposto per teste oleopneumatiche a due movimenti, con frizione e blocco. Ovviamente, è particolarmente adatto alle reflex di ultima generazione, che consentono di riprendere video Full-HD. Per quanto i treppiedi Benro A1573FS2 e A2573FS4, altrettanto video, rivelino la propria derivazione fotografica, l’HK-25 di vertice fa storia a sé, proiettandosi per utilizzi anche professionali: gambe a doppio tubo a tre sezioni (altezza massima 150cm), stabilizzatori centrali e carico massimo di cinque chilogrammi, piastra con attacco “quick” a slitta di ampie dimensioni (per offrire solido ancoraggio anche alle videocamere di dimensioni più importanti; comune a tutti i treppiedi video Benro) e predisposizione per i Remote Control RM25X e R2, che consentono di controllare tutte le principali funzioni della videocamera. (Rinowa, via di Vacciano 6f, 50012 Bagno a Ripoli FI; www.rinowa.it). ❖



Giornalismo di Angelo Galantini

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CHE COPERTINA!

Datato diciassette settembre, il numero dell’edizione europea del settimanale statunitense Newsweek è arrivato in distribuzione con una copertina a dir poco fantastica, sulla quale vale la spesa riflettere. Anzitutto, è d’obbligo il riferimento al giornalismo periodico italiano, da anni distante da qualsivoglia richiamo che non sottintenda banalità quotidiane, soprattutto richiamate e ricavate dal palinsesto televisivo, imperante e dominante sulla nostra vita di tutti i giorni (ahinoi!). Quindi, non possiamo sottovalutare l’ardire e il coraggio che si è espresso in duplice maniera: con una copertina composta di ritratti e fototessere del passato remoto e un richiamo a un argomento a dir poco ardito. Per non parlare di una edizione di cinquantasei pagine dense di informazioni, ben più consistenti e corpose (le pagine e le relative informazioni) di quelle dei newsmagazine italiani, apparentemente, solo apparentemente, con fogliazione più consistente. Altro discorso: comunque sia, discorso che prima o poi dovrà pur essere affrontato. Analogamente, al pari dell’intero impianto fotografico del settimanale, l’apertura dell’articolo richiamato in copertina è stata altrettanto coraggiosa e efficace: il ritratto di una bambina colpita da malformazione, che usa le gambe e i piedi per azioni solitamente svolte dalle braccia e dalle mani. Secondo Newsweek, e noi sentiamo il dovere di accodarci, l’abuso incontrollato di esperimenti e droghe da parte dei nazisti, nei tempi del proprio dominio in Germania, sarebbe uno degli scandali di tutti i tempi. Ovvero, un illecito parallelo alla follia del nazismo nel proprio complesso, che estese a presunte ricerche mediche e farmacologiche la propria demenza e alienazione: con terribili conseguenze negli anni e decenni a seguire, funestati da deformità causate -per l’appunto- da esperimenti medici sostanzialmente anomali e pervertiti, a partire dall’abuso sfrenato di talidomide: farmaco che fu venduto ancora fino agli

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ha fatto copertina e articolo principale, ignorando la pletora di vicende che in Italia danno motivo di esistere a giornali e informazione televisiva: soubrette, veline, calciatori, personaggi di dubbia fama e nessuna morale (per non parlare dell’etica), politici corrotti (tutti!)... parvenu dell’ultima ora. A parte le considerazioni a noi più care (come e quanto la fotografia partecipi alla nostra vita, sopra tutte), a parte l’emozione per un giornalismo di indagine e approfondimento, a parte le inclinazioni personali (queste e altre ancora), nella propria tragicità, che induce e solle-

L’edizione europea del settimanale statunitense Newsweek, dello scorso diciassette settembre, ha richiamato il servizio centrale del numero: le nefande conseguenze degli esperimenti farmacologici del nazismo, che fece abuso del talidomide, con tragiche conseguenze sulla nascita di bambini penalizzati da malformazioni.

anni Sessanta, come sedativo, antinausea e ipnotico, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza. In realtà, come hanno sempre saputo gli addetti, per quanto si sia trattato di un farmaco definito e caratterizzato da un bilancio rischi/benefici estremamente favorevole rispetto altri medicinali disponibili all’epoca per lo stesso scopo (per esempio, i barbiturici), produceva teratogenicità di uno dei suoi enantiomeri: le donne trattate con talidomide davano spesso alla luce neonati con gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti, ovvero amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti), generalmente più a carico degli arti superiori che di quelli inferiori, e quasi sempre bilateralmente, pur con gradi differenti. Attenzione: il talidomide venne ritirato dal commercio alla fine del 1961, dopo essere stato diffuso in tutti i paesi del mondo con identificazioni commerciali diverse. Questi i fatti, dei quali Newsweek dello scorso diciassette settembre

cita riflessioni (a partire dal dolore degli altri, che diventa anche nostro), questa copertina di Newsweek ha comunque avuto un effetto corroborante: quello di riconciliarci con una idea di giornalismo con la quale vorremmo vivere e confrontarci, sconfortati da quanto esprime il nostro triste paese (oggi, soprattutto). Dunque, indipendentemente dalle connessioni tra il nazismo e terribili esperimenti genetici e farmacologici, ma neppure tanto indipendentemente, una lezione della quale fare prezioso tesoro. In un tempo nel quale l’approfondimento, la curiosità e la voglia di conoscenza paiono venire meno -in Italia in misura sconfortantemente particolare-, beneficiamoci di letture e visioni che aiutano il nostro cuore, che fanno di noi persone sempre e sistematicamente migliori. Una volta ancora, una di più, mai una di troppo: come e quanto la fotografia accompagna le nostre esistenze. E il fotogiornalismo e il giornalismo in correlazione. Grazie tante. ❖



Ancora giornalismo di Angelo Galantini

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ALTRA COPERTINA

In aggiunta a quanto rilevato nel precedente articolo, con segnalazione di una copertina del settimanale Newsweek (a pagina 12), nei giorni di fine ottobre, è circolata la notizia che il controverso calciatore italiano Mario Balotelli, in gergo Super Mario, da qualche stagione in forza al team inglese Manchester City, allenato da Roberto Mancini, è l’argomento di copertina del settimanale Time Magazine, in distribuzione con data ufficiale del dodici novembre. Come per altri casi analoghi e altrettanto italiani (dall’effimero di Giorgio Armani alla cronaca nera del ritrovamento del cadavere dell’onorevole Aldo Moro, con fotografia di Gianni Giansanti [soprattutto, FOTOgraphia, dell’aprile 2009, in occasione della prematura scomparsa del giovane fotogiornalista]), ancora va sottolineato che si tratta dell’edizione europea, medio orientale e africana del prestigioso settimanale statunitense, peraltro replicata anche per l’Asia e il Sud Pacifico; invece, la coeva edizione originaria ha dedicato la propria copertina alle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti. Precisazioni a parte, comunque sia doverose, una notazione foto-

grafica, perché altre non ci interessano: a partire dalla personalità dello stesso calciatore (che sia degno del talento naturale che gli è stato donato dal destino: lavorare e guadagnarsi la vita di tutti i giorni è ben

Dodici novembre: Mario Balotelli sulla copertina di Time (Europa). Sull’edizione statunitense originaria, le elezioni presidenziali.

altro). Per cui, dal nostro punto di vista mirato, ci soffermiamo sulla eccellente confezione della copertina, illustrata con una fotografia appositamente realizzata, non con una semplificata fototessera, che avrebbe potuto essere utilizzata da qualche periodico italiano. Controluce, distribuzione di effetti cromatici e intensità espressiva. Condivisibile o meno, questa realizzazione la dice comunque lunga sull’educazione fotografica che attraversa il giornalismo statunitense, senza peraltro intaccare le banalità del nostro. Peccato! ❖




Cinema

di Maurizio Rebuzzini - Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini

SIMIL WEEGEE

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Indipendentemente da molto, e a parte il soggetto fotografico, che a noi interessa in modo particolare, Occhio indiscreto, di Howard Franklin (The Public Eye; Usa, 1992), è un buon film, che merita di essere guardato e riguardato, anche solo per se stesso. In ogni caso, e oltre il suo valore assoluto, è un film ad alto tasso fotografico. Però, e clamorosamente, è stato escluso dalla lista dei dieci film a soggetto fotografico compilata dall’autorevole periodico American Photo, nel marzo 2008, nell’ambito di un concentrato Tributo alla fotografia e al cinema (adeguatamente commentato in FOTOgraphia, del successivo maggio). Soprattutto, Occhio indiscreto è una sostanziosa evocazione sceneggiata -e per questo da considera-

Come certificano i posati dell’attore protagonista Joe Pesci (qui sopra e alle pagine seguenti 18 e 19), il fotografo del film Occhio indiscreto, di Howard Franklin, del 1992, è stato disegnato a ispirazione della figura del celebre Weegee, fotocronista newyorkese degli anni Trenta e Quaranta. In Occhio indiscreto sono state rievocate molte situazioni reali riconducibili a Weegee.

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Cinema

Il più celebre e noto ritratto di Weegee, del 1942, lo ritrae in posa con la Speed Graphic dotata di flash a lampadine e sigaro tra i denti. Stessa combinazione per altre due raffigurazioni analoghe e coincidenti, sempre con Speed Graphic, flash e sigaro: autoritratto del 1940 (circa) e ritratto eseguito da Lisette Model, nel 1945, all’indomani della pubblicazione di Naked City. Quindi, posato di Joe Pesci, protagonista di Occhio indiscreto, che replica la sostanza della raffigurazione di Weegee.

re con indulgenza e comprensionedella figura di Weegee, fotocronista newyorkese degli anni Trenta e Quaranta [FOTOgraphia, luglio e settembre 2008, e poi, ancora, marzo 2011, in occasione dell’edizione italiana della sua appassionante autobiografia]. Purtroppo, per motivi che ci sfuggono, in Italia non è stato pubblicato in Dvd, così che il suo reperimento è limitato all’edizione originaria statunitense -appunto in Dvd-, e a qualche riversamento italiano da videocassetta, che circola clandestinamente. Nel 1992, quando Occhio indiscreto arrivò sugli schermi italiani (meteora presto svanita), se ne parlò tanto. Siccome molto cade sempre più precipitosamente nel dimenticatoio (forse tutto), all’indomani del proprio momento di gloria e notorietà, la vicenda a sfondo fotografico si è presto esaurita in se stessa. La locandina dell’epoca e la confezione della videocassetta non ammettono equivoci. Non ci si può sbagliare, il richiamo è esplicito: «Omicidi. Scandali. Crimini. Non è importante su cosa punta l’o-

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Ancora un posato dell’attore Joe Pesci, nei panni di Leon Bernstein (Bernzy o Grande Bernzini), fotografo del film Occhio indiscreto, disegnato sulla personalità del fotocronista Weegee. In una situazione scenograficamente abbondante, fotografie di cronaca nera evidenziano la sceneggiatura a base fotografica: per l’appunto. Le scenografie che richiamano la camera oscura fotografica sono sempre intonate in rosso: più comprensibile delle luci di sicurezza reali.


Cinema

Posato di Joe Pesci, nei panni di Bernzy, fotografo protagonista di Occhio indiscreto, allo studio ambulante nel portabagagli della propria automobile, che riprende e ripropone la realtà di Weegee, che attrezzò la sua Chevrolet per agire tempestivamente nella cronaca nera newyorkese degli anni Trenta e Quaranta.

biettivo, lui scatta solo delle foto[grafie]...». Non c’è alcun dubbio, e lo ribadiamo: si tratta della messa in scena di un reporter anni Quaranta sullo stile di Weegee, il celebrato fotografo di cronaca nera newyorkese che nella propria autobiografia didascalizzò un mandato di pagamento di Time Incorporated, relativo alla fotografia di due assassinati come “L’omicidio è stato il mio lavoro” (Weegee by Weegee; Ziff-Davis Publishing Company; New York, 1961 / Weegee di Weegee. Un’autobiografia; traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini; Contrasto, 2011; 176 pagine 15x21cm; 78 illustrazioni; 19,90 euro). Così come l’originale Weegee, anche il cinematografico Bernzy o Grande Bernzini (Leon Bernstein) si muove nel sottobosco newyorkese: in una città violenta, nella quale ogni notte si rinnova la sfida della vita, e dove il valore dell’esistenza non supera i tre dollari a cadavere con i quali i giornali di nera pagano ogni fotografia di morti ammazzati. Sullo schermo, un ottimo Joe Pesci replica bene modi, gesti e atteggiamenti nei quali ognuno è disposto a individuare il leggendario Weegee, a partire dall’immancabile sigaro tra i denti, anche quanto il mirino della Speed Graphic è portato all’occhio. E non mancano, sia chiaro, consistenti riflessioni sulla fotografia, che contornano la vicenda principale, di altro indirizzo. Da cui: un film di alto spessore cinematografico, al quale riservare una attenzione particolare. Sarebbe un film da non perdere.

Weegee davanti al manifesto del film The Naked City, di Jules Dassin, del 1948, ispirato dalla e alla sua raccolta di immagini, per l’appunto Naked City, originariamente pubblicata da Essential Books, di New York, nel 1945. Alcune di queste immagini, non tutte, fanno parte della produzione fotografica di Weegee accolta e celebrata dalla critica internazionale, e sono sistematicamente riproposte nelle monografie sull’autore; altre rimangono vincolate a questo racconto, uno dei più efficaci della storia della fotografia.

ALTRO FILM (WEEGEE) Collegando Weegee al cinema, nel senso di Occhio indiscreto, non si può dimenticare un sostanzioso precedente, ancora cinematografico. La prima raccolta di fotografie di Weegee, Naked City, pubblicata nel 1945 (edizione originaria Essential Books; riedizioni Da Capo Press del 1975 e 1985), ispirò l’omonimo film poliziesco di Jules Dassin (Usa, 1948; in Italia, La città nuda), al quale lo stesso Weegee fece da consulente e fotografo di scena. Proprio su questo set, Stanley Kubrick, allora fotoreporter inviato da Look Magazine, incontrò Weegee, che nel 1963 volle come fotografo di scena per il suo Dr. Strangelove or: How I Learned to

Locandine della edizione italiana del film Occhio indiscreto e di quella originaria The Public Eye, di Howard Franklin, del 1992.

Stop Worrying and Love the Bomb (in Italia, tradotto letteralmente in Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba). Nota di costume: l’accento anglotedesco di Weegee è stato copiato da Peter Sellers per caratterizzare il personaggio dello scienziato nazista pazzo che ama la bomba. Il film di Jules Dassin ha replicato lo spirito e il clima della raccolta fotografica originaria. A propria volta, dal film fu derivata una avvincente serie televisiva, che è andata in onda negli Stati Uniti dal 1958 al 1963, registrando quattro stagioni successive. La serie ha vinto quattro Emmy per serial televisivi di prima serata e ottenuto una consistente serie di altri riconoscimenti. Come ricorda lo scrittore Lawrence Block, in Mille modi di morire (traduzione risicata dell’originario Eight Million Ways To Die; Il Giallo Mondadori / 1803, del 21 agosto 1983), alla fine del telefilm una voce dai toni profondi e drammatici recitava: «Ci sono otto milioni di storie nella città nuda. Questa è una di quelle».

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Cinema

Check for Two Murders (1939 circa): riproduzione di una ricevuta di Time Incorporated, per la fotografia di due morti assassinati. Weegee l’ha didascalizzata come Murder was my business: l’omicidio è stato il mio affare (il mio lavoro). Ricordiamo che Murder is My Business (è il mio affare, è il mio lavoro) è il titolo di una mostra che Weegee ha esposto alla newyorkese Photo League, nel 1941.

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Due momenti del film Occhio indiscreto. A conclusione di una intricata vicenda criminale, il fotocronista Leon Bernstein (Bernzy o Grande Bernzini), interpretato da Joe Pesci, affronta una strage di mafia. Ovviamente, il film prevede anche sfumature romantiche: per esempio, il rapporto tra il fotografo e la bella Kay Levitz (l’attrice Barbara Hershey).

Personalmente, consideriamo Naked City una delle più significative e incisive raccolte della Fotografia, con la quale confrontarsi per decifrare e considerare l’essenza del suo stesso linguaggio espressivo. A book is born, un libro è nato, recita il primo dei diciotto capitoli nel quale l’insieme è scomposto (diciassette di immagini e uno, conclusivo, di annotazioni tecniche). Sulla pagina a fronte, a sinistra, l’imperterrito ritratto di Weegee con la Speed Graphic tra le mani e il sigaro tra i denti, didascalizzato: Weegee and his Love - his Camera. Ovvero, Weegee con il suo amore, la sua macchina fotografica: binomio indissolubile, segno di un’esistenza votata alla fotografia di cronaca. In Naked City sono raccolte fotografie di archivio, che Weegee ha rivisto e riaccostato tra loro in sequenze e collegamenti diversi dai rispettivi utilizzi originari, dividendole in capitoli tematici. Esaurite le rispettive cronache newyorkesi di origine, non solo di nera, ma soprattutto di nera, le immagini raccontano con un ritmo visivo nuovo e innovativo. E nel film Occhio indiscreto, il fotografo protagonista Leon Bernstein, detto Bernzy o Grande Bernzini (ottimamente caratterizzato da un credibile Joe Pesci), è alle prese con la messa in pagina di un suo libro... che è proprio Naked City. Successivamente, molte di queste fotografie sono state riproposte in raccolte monografiche d’autore, andando a comporre i tratti di una personalità tra le più straordinarie della fotografia del Novecento. Tutte queste monografie moderne (e sono tante, mai troppe) sono state prodotte con particolare attenzione, tanto da vantare, tra l’altro, un’ottima riproduzione litografica, che non qualifica, invece, Naked City. Quindi, se si vogliono avvicinare le fotografie di Weegee nella propria alta qualità formale sono indispensabili le raccolte successive: tanti i titoli tra i quali scegliere. Però, la sequenza originaria di Naked City mette a diretto contatto con lo spirito dell’autore. Diciamola anche così, in paragone: un conto sono i CD che riuniscono i presunti brani migliori dei Beatles (in compilation), tanto per fare un esempio, e un altro è ascoltare la consecuzione dei motivi degli album originari, quali Revolver (1966), Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band

Stanley Kubrick, regista, e Weegee, fotografo di scena, sul set del film Il dottor Stranamore (1963): tra le mani di Weegee una Rolleiflex insonorizzata, che richiama l’attenzione del regista.

(1967), oppure Abbey Road (1969). Ancora oggi, a distanza di sessanta anni abbondanti, è emozionante sfogliare Naked City.

PERCHÉ WEEGEE Ovviamente, Weegee è un soprannome. Il fotografo di cronaca nera newyorkese degli anni Trenta e Quaranta è nato Usher Fellig, a Zloczów, vicino a Lemberg (Austria-Galizia; oggi Zolochiv, Ucraina), il 12 giugno 1899, per diventare Arthur Fellig, arrivando a New York, nel 1909 (o 1910). È vissuto nel Lower East Side, di New York, assieme a tanti altri immigrati. Fonti accreditate e autorevoli annotano che il fortunato soprannome Weegee, attribuitogli all’inizio della sua carriera giornalistica, nasce da una trascrizione fonetica (onomatopeica) di Ouija (un tavolo con le lettere dell’alfabeto, usato per la divinazione). Si deve al suo arrivo sulla scena del crimine, di incendi o altre situazioni di emergenza, pochi minuti dopo la segnalazione alle autorità. A volte, Weegee si è attribuito il conio del soprannome, altre volte lo ha accordato alle receptionist dell’agenzia Acme Newspictures e a un funzionario di polizia. In ogni caso, in larga misura, la tempestività del suo fotogiornalismo nella cronaca nera newyorkese si è basata, se non già addirittura costruita, sullo studio ambulante nel portabagagli della sua Chevrolet, attivo dal 1935. Weegee aveva anche ottenuto il permesso di installare una ricetrasmittente sintonizzata sulle onde radio della polizia. ❖



tipa.com La Technical Image Press Association (TIPA) è un’associazione non-profit registrata in Spagna.

QUINTO SONDAGGIO TIPA 2013 Sondaggio tra i lettori delle ventinove riviste associate alla Technical Image Press Association

LA VOSTRA OPINIONE VALE Ogni due anni, TIPA rileva e valuta le opinioni e tendenze dei lettori delle ventinove riviste associate, in tema di fotografia. Partecipare al sondaggio significa fornire all’Associazione utili spunti e importanti informazioni, che -analizzate dall’istituto WIP, di Colonia, Germaniasaranno presentate alle maggiori industrie del settore, per offrire alla loro attenzione l’orientamento dei clienti finali. Tra tutti i lettori delle riviste TIPA partecipanti al Sondaggio 2013 saranno estratte a sorte presso uno studio notarile di Madrid quattro macchine fotografiche* insignite dai TIPA Awards 2012. * le tre reflex Canon Eos-1Dx, Nikon D800 e Nikon D5100 in palio sono solo corpo: quindi, senza obiettivo, che appare nelle illustrazioni per motivi puramente ed esclusivamente estetici. Eventuali tasse o imposte sono a carico del vincitore; regolamento completo (in inglese e spagnolo) alla pagina http://www.tipa.com/italian/archivie_2010.php?idnews=100.

TRA TUTTI I PARTECIPANTI AL SONDAGGIO TIPA 2013 IN PALIO QUATTRO MACCHINE FOTOGRAFICHE PREMIATE CON I TIPA AWARDS 2012 Best Digital SRL Professional Canon Eos-1Dx (solo corpo)

Best Digital SRL Expert Nikon D800 (solo corpo)

Best Digital SRL Entry Level Nikon D5100 (solo corpo)

Best CSC-Compact System Camera Advanced Panasonic Lumix GX1 (con Lumix GX Vario 14-42mm f/3,5-5,6 Asph)

Le reflex sono visualizzate complete di obiettivo per motivi puramente estetici

Estratto dal regolamento. Al Sondaggio TIPA 2013 partecipano i lettori della riviste associate alla TIPA, compilando il presente questionario (anche in fotocopia) o rispondendo ai quesiti online direttamente su http://presseforschung.de/FOTOgraphia. Tra i partecipanti verrano estratti i quattro premi sopra indicati. Non è ammesso l’invio per email. TIPA garantisce la privacy e si riserva il diritto di sostituire il premio con prodotto di analogo valore e prestazioni, in caso di indisponibilità di quello proposto e di sospendere limitare, modifi-

care o cancellare l’iniziativa in qualunque momento. TIPA e FOTOgraphia (Graphia srl) non sono responsabili per qualsivoglia disguido, perdita o danno riconducibile al sondaggio o a qualunque altra circostanza o inconveniente. I vincitori saranno informati via posta entro il 31 marzo 2013. L’elenco dei vincitori sarà disponibile sul sito tipa.com e pubblicato su questa rivista. Eventuali tasse o imposte relative ai premi vinti a seconda della legislazione del paese di residenza sono a carico del vincitore.


QUINTO SONDAGGIO TIPA 2013 COMPILA IL QUESTIONARIO (ANCHE IN FOTOCOPIA) E INVIALO PER POSTA. PARTECIPI ALL’ESTRAZIONE DI UNA DELLE QUATTRO MACCHINE FOTOGRAFICHE* PREMIATE CON I TIPA AWARDS 2012. * le tre reflex Canon Eos-1Dx, Nikon D800 e Nikon D5100 in palio sono solo corpo: quindi, senza obiettivo, che appare nelle illustrazioni per motivi puramente ed esclusivamente estetici. Eventuali tasse o imposte sono a carico del vincitore; regolamento completo (in inglese e spagnolo) alla pagina http://www.tipa.com/italian/archivie_2010.php?idnews=100.

È POSSIBILE PARTECIPARE ANCHE ONLINE SU http://presseforschung.de/FOTOgraphia 01 Scatto fotografie ❏ Da privato ❏ Da semi-professionista ❏ Da utente professionale (libero professionista: architettura, designer, altro) ❏ Da fotografo professionista 02 Mi riconosco nelle seguenti definizioni da completamente vero

Partecipo spesso ai concorsi La mia attrezzatura deve essere in linea con le ultime tecnologie Spendo in accessori tanto quanto per le macchine fotografiche Regolarmente, do consigli per l’acquisto di un prodotto fotografico

a non vero

03 Scatto le mie fotografie con Apparecchio Micro QuattroTerzi Apparecchio con sensore APS-C Reflex con sensore digitale a pieno formato Reflex con sensore digitale medio formato In particolare Con apparecchio analogico (in pellicola) In formato grezzo RAW In formato compresso Jpeg

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04 Scatto circa .................... fotografie al mese (inserire la quantità) Per le riprese, uso .................... macchine fotografiche Stampo circa .................... fotografia (personalmente) circa .................... % più grandi di mezza pagina di rivista Ordino circa .................... stampe a un laboratorio/negozio circa .................... % più grandi di mezza pagina di rivista

07 Uso le funzioni della macchina fotografica Video Modalità Scena / Arte Program Priorità ai diaframmi Priorità ai tempi di otturazione Manuale

spesso

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mai

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08 Mi informo regolarmente sui prodotti fotografici 1. Su riviste di fotografia 2. Su riviste di computer 3. Su riviste di tecnica varia (foto digitale / video / audio) 4. Presso il mio negoziante 5. Alle fiere specializzate 6. Su dépliant dei distributori 7. Su Internet Tra tutte, mi fido di più della fonte numero ....................

❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏

09 FOTOgraphia pubblica dieci numeri all’anno Ne leggo .................... numeri all’anno Questa è la prima volta che la leggo

10 Ottengo FOTOgraphia (indicare solo la più pertinente) Sono abbonato Come saggio promozionale La leggo quando altri l’hanno già letta

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11 Sfoglio o leggo ogni numero di FOTOgraphia circa .................... volte

05 Per presentare le mie fotografie utilizzo Facebook Flickr SmugMug Picasa Photobucket 500px Il mio sito personale Altri siti Internet

06 In un anno creo e stampo circa .................... photo book

spesso

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12 Di ciascun numero di FOTOgraphia leggo Tutte o quasi tutte le pagine Circa tre quarti della rivista Circa la metà della rivista Circa un quarto della rivista Solo alcune pagine della rivista

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13 Leggo una copia di FOTOgraphia per un totale di .................... minuti 14 Oltre a me, altre .................... leggono ogni numero di FOTOgraphia

PER LA PRIVACY, L’AREA TRATTEGGIATA CON I DATI PERSONALI VERRÀ SEPARATA AL RICEVIMENTO SE NON VOLETE RITAGLIARE QUESTE PAGINE, FOTOCOPIATE LE DUE FACCIATE IL QUESTIONARIO (FRONTE E RETRO) DEVE PERVENIRE ENTRO L’8 FEBBRAIO 2013 È POSSIBILE INVIARE IL QUESTIONARIO IN FORMA ANONIMA, RINUNCIANDO ALL’ESTRAZIONE Potete evitare di fornire i vostri dati (che comunque non sarebbero riferiti a terzi). Però, in questo modo, rinunciate alla possibilità di partecipare all’estrazione di una delle quattro macchine fotografiche in palio. L’anonimato è garantito, perché questa parte del questionario verrà separata dalle risposte.

Elaborati dall’istituto WIP di Colonia, i risultati saranno pubblicati sul sito tipa.com, su FOTOgraphia e su Fotografia Reflex. L’estrazione delle quattro macchine fotografiche avverrà entro marzo 2013, presso uno studio notarile a Madrid, in Spagna (attenzione: eventuali tasse o imposte sono a carico del vincitore).

Regolamento (in inglese e spagnolo) alla pagina http://www.tipa.com/italian/archivie_2010.php?idnews=100


15 Considero FOTOgraphia

19 La pubblicità che appare su FOTOgraphia da completamente vero

Un’importante rivista di fotografia Fonte di ispirazione (riflessione) Di grande aiuto pratico Molto attendibile e competente Dà ottimi consigli per l’acquisto di attrezzatura Dà ottimi consigli per l’acquisto di accessori Rende il mercato fotografico più trasparente Se FOTOgraphia non ci fosse, mi mancherebbe

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16 Una versione formato digitale di FOTOgraphia da completamente vero

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17 Nei prossimi ventiquattro mesi (due anni) intendo acquistare Reflex digitale Sistema digitale medio formato Compatta digitale a obiettivi intercambiabili (CSC / Mirrorless) Compatta digitale Software per gestione colore Obiettivi intercambiabili Software foto / grafico Luci da studio Scanner Stampante fotografica Treppiedi Proiettore Accessori

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18 Leggo la pubblicità che appare su FOTOgraphia sempre ❏ spesso ❏ di rado

più volte una volta ogni al mese al mese 2-3 mesi

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Per tenermi aggiornato Per gli argomenti di fotografia Per la cultura della fotografia

mai

21 Io viaggio Per lavoro, almeno Per piacere, almeno 21 Informazioni personali Sono maschio ❏ Stato civile Sono single Sposato / convivo Ho figli minori Sono in pensione

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meno spesso

mai

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ogni mese

ogni tre mesi

due volte all’anno

di rado

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22 La disponibilità mensile netta della mia famiglia è (facoltativo) Inferiore a 1000,00 euro Tra 1000,00 e 1499,00 euro Tra 1500,00 e 1999,00 euro Tra 2000,00 e 2499,00 euro Tra 2500,00 e 2999,00 euro Tra 3000,00 e 3499,00 euro Tra 3500,00 e 3999,00 euro Tra 4000,00 e 4499,00 euro Superiore

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indirizzo

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femmina ❏ Ho .................... anni Dove vivo ❏ In una grande città ❏ ❏ In una città media ❏ ❏ In un paese ❏ ❏ In campagna ❏

COMPILAZIONE FACOLTATIVA (rinunciando all’estrazione dei premi)

CAP

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20 Visito il sito FOTOgraphiaONLINE.it di FOTOgraphia

Grazie per aver partecipato al SONDAGGIO TIPA 2013

nome

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La troverei attraente L’acquisterei al posto di quella cartacea L’aggiungerei al mio abbonamento, con funzioni addizionali a pagamento

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Ha un valore informativo Mi ha già spinto a chiedere più informazioni Mi ha già spinto a fare un acquisto

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provincia fax INVIATE IL QUESTIONARIO A

FOTOgraphia - Sondaggio TIPA via Zuretti 2a - 20125 MILANO MI

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DALLA PHOTOKINA 2012

E DOMANI E DOMANI E DOMANI

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di Antonio Bordoni, Angelo Galantini e Maurizio Rebuzzini inviati alla Photokina 2012 ncora, e inevitabilmente, occorre richiamare la trasversalità che, quattro anni fa, all’indomani dell’edizione 2008 della fiera internazionale della fotografia (World of Imaging), ha definito l’ossatura del compendioso saggio Alla Photokina e ritorno, pubblicato dalla nostra casa editrice. In un tempo nel quale le novità tecnico-commerciali sono annunciate giorno dopo giorno, senza attendere passerelle periodiche, e arrivano immediatamente sul mercato, l’appuntamento con la Photokina biennale (nell’autunno degli anni pari) non può più interpretare il ruolo che le è stato congeniale in epoche passate, antecedenti l’attualità digitale della tecnologia fotografica. Indipendentemente da questo (e dalle novità che pure vengono proclamate, per onor di firma e dovere espositivo), i giorni della Photokina rimangono comunque l’espressione più chiara, trasparente e concreta di una indicativa serie di intrecci, legami e collegamenti. Photokina non sono i soli strumenti della fotografia, che pure ne concretizzano l’ossatura di richiamo. Alla Photokina e con la Photokina, l’intero mercato della fotografia manifesta spiriti e filosofie trasversali, da decifrare per allineare e finalizzare ogni personalità commerciale quotidiana; anche quelle giornalistiche, sia chiaro. Da cui e per cui, una volta ancora e una di più -mai una di troppo-, ribadiamo che, giornalisticamente parlando e scrivendo, non si tratta tanto di compilare alcun casellario, ordinato per alfabetico piuttosto che per merceologie o altri richiami ancora, ma è doveroso andare sottotraccia, per valutare e presentare quanto si esprime oltre l’apparenza a tutti evidente. In questo senso, il giornalismo di settore contribuisce a una educazione commerciale che si estende oltre i soli riferimenti tecnici, per comprendere la definizione di un commercio rivolto all’applicazione attiva di un interesse: sia che si tratti di semplice e gratificante fotoricordo domenicale, sia che si tratti di impegno individuale più sostanzioso (quel fotoamatorismo, anche organizzato, frequentato da molti), la fotografia è un hobby diverso dagli altri. Diverso, perché migliore: sempre e comunque attivo e non passivo. Il valore del Tempo che l’attraversa non è certo questione da poco. Con declinazioni proprie, lo stesso vale anche per le innumerevoli personalità della fotografia professionale, testimone dello scorrere della Vita e dell’Esistenza. Un dubbio. Forse dovremmo lasciar perdere e raccontare i fasti e le meraviglie di un mondo (ideale?). Forse dovremmo rimanere alti, sulla superficie a tutti visibile, e glorificare con ammirazione e entusiasmo gli splendori del mondo fotografico, senza introdurre altre considerazioni e riflessioni. Forse. Invece, ma non al contrario e non per spirito avverso, preferiamo ribadire le nostre riflessioni sottotraccia: ovvero, riflessioni, osservazioni e commenti

ALBERTO DUBINI

A

MAURIZIO REBUZZINI

Indipendentemente da altre considerazioni sovrastanti, i giorni e il clima della Photokina rimangono comunque l’espressione più chiara, trasparente e concreta di una indicativa serie di intrecci, legami e collegamenti: oltre i soli strumenti della fotografia, che pure ne concretizzano l’ossatura di richiamo, alla Photokina e con la Photokina, l’intero mercato della fotografia manifesta spiriti e filosofie trasversali, da decifrare per allineare e finalizzare ogni personalità commerciale quotidiana del mondo fotografico. E domani e domani e domani

La nostra ventesima Photokina, senza soluzione di continuità dall’edizione 1974, mille e mille e mille anni lontana dal presente, è stata la prima senza la signora Helga Winkler (signora Winkler, e basta), che ci ha lasciati il ventidue ottobre di un anno fa [ FOTOgraphia, novembre 2011]. Nel nostro cuore, il suo ricordo è costante e continuo: tanto le deve il mercato fotografico italiano; altrettanto le dobbiamo a livello personale. Abbiamo visitato la Photokina 2012 con l’amarezza della sua assenza. Ne abbiamo sentita la mancanza. Qui la ricordiamo una volta ancora, una di più, mai una di troppo, nella serena convinzione delle nostre azioni e visioni della fotografia, che non si basano solo sugli oggetti e gli strumenti, ma includono la comprensione delle persone.

In assenza/mancanza di combinazione con i programmi culturali allestiti in città, all’ingresso Sud della fiera, le bandiere di richiamo della Photokina 2012 sono state grigie e neutre: diverse dalle esuberanze cromatiche delle edizioni precedenti [copertina di FOTOgraphia, dello scorso settembre].

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MAURIZIO REBUZZINI

DALLA PHOTOKINA 2012

Al solito! Immancabile autoritratto in ombra (di Maurizio Rebuzzini), che riprende e replica la copertina di Alla Photokina e ritorno, pubblicato quattro anni fa in riferimento alla Photokina 2008 e contorni. (centro pagina) Senza premeditazione alcuna, senza essere andati a cercare vuoti proditori, il corridoio di ingresso Sud della Photokina 2012. Quest’anno, non si sono verificate le concentrazioni di pubblico delle edizioni passate: segno del cambio dei tempi e di altre indicazioni/situazioni economiche contingenti. (pagina accanto) Tre avvincenti e convincenti presentazioni della Photokina 2012: Impossible ha rilanciato l’emulsione 8x10 pollici (20,4x25,4cm) a sviluppo immediato, in bianconero; Arca Swiss ha realizzato un banco ottico 11x14 pollici (27,9x35,5cm); Fujifilm ha allestito una apprezzata galleria di autori contemporanei (Stephen Shore, Nan Goldin, William Eggleston e Ryan McGinley).

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sulla Fotografia, in consueta maiuscola volontaria e consapevole, oltre che onnicomprensiva. In ogni caso, e senza alcuna soluzione di continuità, spunti utili e proficui sia al comparto tecnico-commerciale sia al mondo della fotografia espressiva e creativa. Questo è tutto.

QUALE FOTOGRAFIA? Alla luce della quotidianità, che in momenti recenti è stata sostanzialmente trasformata dalle innumerevoli tecnologie che si sono proiettate sulla vita di tutti i giorni (quantomeno nel mondo occidentale, di riferimento d’obbligo), la domanda è niente affatto retorica. Di quale fotografia stiamo parlando? In consecuzione inevitabile: a chi, ancora, vogliamo venderla? I commercianti che stilano programmi e previsioni, dal conforto delle proprie asettiche scrivanie, hanno mai passeggiato tra la gente? Saprebbero riconoscere un cliente potenziale tra i passeggeri di un mezzo pubblico? Hanno mai decifrato i mutamenti sociali, con le inevitabili conseguenze? Con l’occasione della sua più avvincente passerella (per l’appunto, la Photokina 2012, a Colonia, in Germania, dal diciotto al ventitré settembre scorsi), che ha impegno soprattutto gli addetti al lavoro -per quanto offra vetrine al pubblico-, a personale avviso, la fotografia dei nostri giorni ha rivelato di possedere qualsivoglia risposta tecnologica possibile... senza peraltro conoscere, né avere idea, delle eventuali domande. Ovvero, ormai si può fare di tutto e predisporre apparecchi fotografici finalizzati a risolvere e assolvere ogni condizione possibile, ma con quale sollecitazione si possono richiamare clienti potenziali, oltre i valori numerici che esprimono rispettive capacità, a partire dalla risoluzione dei pixel e dalle sfumature di interpretazione dell’immagine acquisita?

In questo senso, una nota dolente, perché negativa, è stata condizionata dalla conosciuta e palese crisi economico-finanziaria che attraversa inviolabilmente (?) l’intero pianeta. All’interno dei propri padiglioni, la Photokina 2012 non ha allestito il programma culturale di fotografia in mostra, che da tempo è stato identificato come Visual Gallery (con annessi e connessi di rito: ne abbiamo riferito in tutte le relazioni dalle edizioni precedenti). In un certo modo, questa assenza/mancanza è stata compensata da una sontuosa presenza Leica, che ha occupato lo stesso spazio sempre preposto, il Padiglione Uno, con una quantità e qualità di mostre a propria cura: commentiamo, spingendoci oltre, su questo stesso numero, immediatamente a seguire, da pagina 34. E poi, in sovramercato, la Photokina 2012 non si è combinata con il programma di mostre in città, allestite in date coincidenti con il suo svolgimento. Così, diversamente dagli appuntamenti immediatamente precedenti, fino allo scorso 2010, l’intensa ventunesima Internationale Photoszene Köln, ricca di sessantacinque mostre fotografiche, ha fatto corsa a sé (relazioniamo, su questo stesso numero, da pagina 54): assente dalle comunicazioni “Photokina”, come rivelano anche le bandiere di richiamo alla Fiera, quest’anno neutre e grigie, diversamente dalla combinazione con i toni caldi dell’ampio programma fotografico di Colonia (confronto tra la nostra copertina odierna e quella dello scorso settembre: dalla Photokina 2012 alla Photokina 2010). In effetti, questo è almeno un nodo della questione, pur non proponendosi come il solo nodo. Se si intende la Fotografia come esercizio appassionato e convinto, la somma dei suoi risultati (per l’appunto, le fotografie) è sostanzialmente determinante. Se, invece, si mira a un più vasto pubblico, numericamen-


ANTONIO BORDONI (4)

te consistente, bisogna fare i propri conti con l’intero comparto del tempo libero: in concorrenza diretta con richiami accattivanti e ben proposti, a partire dalle infinite personalità della televisione dei nostri giorni, che richiede e occupa spazi e tempi. Da capo: a chi vogliamo vendere i nostri prodotti tecnico-commerciali? Il pubblico di base, appunto quantitativamente illimitato, assolve e risolve con le applicazioni connesse allo smartphone, oggetto indispensabile della vita odierna (sempre nel mondo occidentale): dunque, una certa serie di compatte è praticamente morta, defunta. Quello di fascia appena più alta va sollecitato: non soltanto con i prodotti in sé, ma con i risultati che consente di ottenere. Ecco quindi che la compatta Android Nikon Coolpix S800c, sulla quale ci soffermiamo più avanti, proseguendo le considerazioni dalla Photokina 2012 (e domani e domani e domani ), su questo stesso numero, ancora immediatamente a seguire (Il paese dei balocchi, da pagina 40), può essere considerata l’autentica e sovrastante novità di questo momento. Qui in fretta, prima di approfondire, come appena anticipato: se e quando una configurazione Android arriva da altri produttori, con diversa storia e personalità distinta, potremmo anche non farci caso, e considerarla nella naturale evoluzione dei tempi e modi. Ma se la realizza Nikon, indiscutibile riferimento della fotografia più concentrata, con radici ben salde nella storia evolutiva della tecnologia applicata, bisogna ragionare e riflettere altrimenti. In altrettanta fretta: in un certo senso, proponendo una dotazione allineata con le molteplici connessioni Android, necessarie e indispensabili alla condivisione e trasmissione delle immagini nei e sui social network (lasciamo stare la definizione “fotografia”, con quanto di diverso comporta per molti di noi),

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DALLA PHOTOKINA 2012

Uno dei motivi conduttori dell’attuale tecnologia applicata è quella (meccanica!) dei supporti di sostegno per utilizzare adeguatamente le funzioni video delle attuali reflex (qui, le proposte Benro). (centro pagina) Nei giorni della Photokina 2012, sui mezzi pubblici di Colonia -efficaci come non lo sono quelli italiani, va rilevato!-, è stata concentrata una incessante campagna promozionale delle reflex Canon Eos, che il fotonegoziante locale Foto Gregor ha proposto a prezzi particolarmente accattivanti. Per l’occasione, il richiamo alla fiera commerciale è stato esplicito nell’identificazione CologneKina 12.

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pertinentemente configurata per assolvere al meglio le condizioni basilari della ripresa propriamente fotografica, Nikon è chiara ed esplicita. Ecco qui: tiene conto della realtà attuale e la asseconda.

UNA, DIECI, CENTO Quindi, questa affermazione e questo riconoscimento aprono uno scenario plausibile: Fotografia non è soltanto quanto inteso dai frequentatori consapevoli, ma il mondo odierno applica e utilizza una sua parvenza (commedia?) come infrastruttura della propria esistenza quotidiana. Più che in passato, oggi convivono tante ipotesi di Fotografia (una, dieci, cento), molte delle quali estranee al mondo tecnico-commerciale statutario. Del resto, in misura chiaroveggente, il video C’era una volta... Storia della fotografia dal 1839 ad oggi, proiettato in continuo all’interno del Museo Nazionale Alinari della Fotografia (Mnaf), di Firenze, si conclude proprio con questa considerazione. Ne abbiamo riferito in cronaca, nell’ottobre 2008, e qui -in altra attualità- ne riprendiamo i termini salienti. «Oggigiorno, la fotografia sta abbandonando la pellicola sensibile alla luce, erede dei processi originari avviati dal 1839. Oggigiorno, la fotografia è soltanto ad acquisizione digitale di immagini: sia a livello professionale sia in ambito della fotoricordo. Una data è certa. Il 24 agosto 1981, Akio Morita, presidente Sony, ha presentato il prototipo originario della prima digitale: Sony Mavica, oppure Sony EX-50, con sensore solido CCD di acquisizione delle immagini: cinquanta a colori su cassettina magnetica. «Nel corso degli ultimi venti anni, con un ritmo sempre più forsennato, sono migliorate le prestazioni degli apparecchi e si sono raffinate le combinazioni per la gestione delle immagini: stampan-

ti per la produzione delle copie su carta, software di controllo e manipolazione, trasmissioni a distanza e tanto altro ancora. Apparecchi compatti e reflex si susseguono incessantemente: ogni novità tecnica afferma innovazioni sempre più sostanziose, che annullano i valori tecnici immediatamente precedenti. La quantità è tale, da non consentire cronologie plausibili. A questo proposito, basti pensare che nei più recenti sei-sette anni, ogni dodici mesi sono state presentate sul mercato oltre cinquecento novità tecniche: più di una al giorno! «Sulla stessa lunghezza d’onda, si registra anche l’integrazione di funzioni fotografiche all’interno delle differenziate prestazioni degli attuali telefoni portatili [oggi, smartphone]. E qui, non siamo al culmine di una storia, di un percorso avviato con le date ufficiali del 1839. È diverso, molto diverso: la libertà di fotografia indotta dalle funzioni fotografiche abbinate al telefonino (oggetto individuale, ormai indispensabile nel mondo occidentale) potrebbe non appartenere alla lunga storia evolutiva della fotografia, dalle origini ai giorni nostri. «Questa tecnologia applicata manifesta e rivela altri debiti di riconoscenza, esterni ed estranei -appunto!- alla consecuzione fotografica. Non nasce nel mondo dell’immagine, ma declina l’immagine nel mondo quotidiano. E la differenza non è da poco. «È l’inizio di un’altra storia». Già: è l’inizio di un’altra storia, da affrontare con modalità proprie, differenti da quelle che hanno definito molti equilibri del mercato fotografico di stagioni temporalmente precedenti. Tanto che, anche qui e ancora qui, corre l’obbligo di mettere in guardia su visioni e previsioni che taluni presunti esperti stanno ancora oggi contrabbandando come vangelo. Anni fa, si valutava che in altri paesi europei, vicini all’Italia e


allineati su standard di vita acquisita, si consumassero più pellicole che da noi. Oggi, lo stesso ragionamento viene riportato, pari pari, sul possesso di compatte: quantitativamente più presenti nelle famiglie inglesi, francesi e tedesche di quanto non lo siano in quelle italiane (con un rapporto equivalente al divario di consumo di pellicole del passato). Sarà anche vero, è anche vero. E perciò, in quanto vero, questo dato non presuppone un potenziale margine di crescita del mercato italiano, come viene decifrato con colpevole pressappochismo, quanto fotografa (è il caso) stabilità sociali, usi e costumi che distinguono tra loro i paesi europei, che sono omogenei soltanto sulla carta e nella testa di coloro i quali non sanno neppure di cosa stiano parlando. Dal microcosmo della fotografia, un osservatorio significativo è offerto dalle riviste di settore: si confrontino le testate dei paesi appena richiamati con le nostre. Si confronti la vitalità delle altre nazioni, rispetto la nostra apatia: che si misura anche conteggiando sia la presenza di pagine pubblicitarie (di marchi e prodotti non promossi in Italia, dove sono peraltro ufficialmente presenti), sia le tirature e vendite, ben superiori a quelle che si registrano da noi. Le cifre commerciali sono esplicite e non alterabili, salvo piccoli ritocchi. La realtà rivela che, per quanto potenzialmente gratificante, almeno in Italia, l’hobby fotografico non riesce ad esprimere altre potenzialità a raggiungere nuovi clienti. Per cui, lo sforzo progettuale della fotografia si scontra oggi con una tale quantità di utilizzi del tempo libero (nel mondo occidentale), che ogni nazione rivela di aver raggiunto la propria quota possibile e potenziale: a meno di una sostanziosa rivoluzione nella comunicazione e nel coinvolgimento. Ripetiamo, ribadendolo: la concorrenza commercia-

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MAURIZIO REBUZZINI

Incontro fortuito, incontro affascinante. Sabato sera ventidue settembre, dopo una intensa giornata riservata alla visita a una consistente quantità di mostre allestite in città (delle quali riferiamo, su questo stesso numero, da pagina 54), in attesa dell’ennesimo tram-metropolitana, per il definitivo ritorno giornaliero alla base (all’accogliente Hotel Franco Maugeri, in Peter-Stühlen-Straße 118-120: un’isola di conforto estranea al circuito dei grandi alberghi turistici della città), abbiamo assistito alla rimozione di una affissione di richiamo della Photokina 2012, in conclusione ufficiale la domenica immediatamente successiva. Niente di che, sia chiaro, ma qualcosa di dovuto, oltre che lecito... ma in qualche misura simbolico e rappresentativo. Che non si tratti soltanto della conclusione dell’edizione 2012, ma dell’esaurimento di un ruolo, ormai messo in discussione da tante evoluzioni sociali e di comunicazione e d’altro tanto? Che si sia trattato -magari- della nostra ultima Photokina? Questo nel quale stiamo vivendo non è certo più un paese per vecchi, ammesso che mai lo sia stato: forse, noi siamo diventati vecchi (non soltanto anagraficamente), e per questo incalzati e superati da ritmi ai quali ci sentiamo estranei. In effetti, a parte gli approfondimenti e le considerazioni espresse in queste pagine generali sulla Photokina 2012, che precedono altre passerelle, immediatamente a seguire, e a parte la nostra serena considerazione sugli equilibri tecnico-commerciali-sociali della Fotografia dei nostri giorni... qualcuno di noi che sta ancora qui a fare? Non servono più né conoscenza, né -tanto meno- competenza. Quello che oggi serve, a noi importa poco. Da cui e per cui. Da cui e per cui, ancora una volta!

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Arrivederci alla prossima Photokina 2014: dal sedici al ventuno settembre: ammesso, ma non ancora concesso, che ulteriori sommovimenti non travolgano anche l’essenza degli appuntamenti fieristici periodici e faraonici. A risentirci (?). (centro pagina) Due interpretazioni fotografiche senza tempo, che dal passato remoto sono ancora oggi presenti nell’attualità tecnico-commerciale della fotografia (e per qualcuno, noi compresi, si tratta di valori irrinunciabili, di un passato sul quale abbiamo edificato il nostro stesso presente): biottica Rolleiflex e Carl Zeiss Makro-Planar T* 100mm f/2 (in configurazione ZE), declinato in chiave di allestimento scenico.

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le della fotografia dei nostri giorni non riguarda tanto la contrapposizione di marchi e prodotti (l’un contro l’altro armati), ma il confronto con tutto quanto ci circonda, dagli smartphone alla televisione a ogni accessorio elettronico si possa prevedere. Confronto, ma soprattutto conflitto: sia detto per inciso.

AFFATICAMENTI In un momento di crisi di identità, soprattutto del mercato italiano (con i dovuti distinguo), dobbiamo fare i conti anche con la prepotente crisi economica che attraversa l’intero mondo occidentale (e oltre). E tra le sue tante indicazioni, la Photokina 2012 ha offerto anche la misura di scelte obbligate. Nei padiglioni, meno espositori: come hanno sottolineato anche gli spazi vuoti nei parcheggi auto loro riservati. È sparita la marea di piccole firme, soprattutto orientali, ma non soltanto, che hanno animato la Fiera fino alla precedente edizione 2010. Così come, con e per motivazioni personali analoghe, in qualche caso assolutamente incomprensibili, sono mancati alcuni nomi di alto prestigio e casato internazionale (anche dall’Italia!). Tra i padiglioni, meno pubblico. Nessuna ressa agli ingressi, nessun sovraffollamento. Ovviamente, non richiamiamo qui tempi ormai improponibili, che negli anni Settanta e Ottanta e Novanta, hanno spinto verso la Photokina ondate di visitatori, ma solo riferendoci a tempi prossimi... la differenza è stata palpabile e tangibile. Non servono le cifre ufficiali che l’organizzazione ha diffuso, magari ritoccando qualche valore; ci è bastata la desolazione di corridoi vuoti, di ingresso mattutino lineare, di ristoranti interni che non hanno neppure aperto i battenti, di tavoli liberi nei ristoranti attivi (e solo due anni fa non si trovava posto per mangiare), di parcheggi desolati.

Tutto al negativo? No, certamente no. Però, bisogna prendere atto dei nuovi equilibri e delle nuove esigenze del pubblico, al quale forse non basta offrire apparecchiature dalle prestazioni esponenzialmente vaste (che rimangono inutilizzate, come accade per l’intero comparto elettronico attorno a noi). Del resto, gli spazi espositivi di maggiore richiamo tecnico (niente nomi, per cortesia, tanto li conosciamo e riconosciamo tutti) hanno registrato autentica ressa. Dunque, materia d’azione c’è. Bisogna soltanto, non soprattutto, individuarla e assecondarla. Non è il nostro mestiere, e dunque non siamo qui a raccontare a nessuno come deve vivere. Però, siamo fermamente convinti che qualcosa debba essere fatto. Vada fatto... perché -lo ripetiamo- «Sia che si tratti di semplice e gratificante fotoricordo domenicale, sia che si tratti di impegno individuale più sostanzioso (quel fotoamatorismo, anche organizzato, frequentato da molti), la fotografia è un hobby diverso dagli altri. Diverso, perché migliore: sempre e comunque attivo e non passivo. Il valore del Tempo che l’attraversa non è certo questione da poco. Con declinazioni proprie, lo stesso vale anche per le innumerevoli personalità della fotografia professionale, testimone dello scorrere della Vita e dell’Esistenza». Ancora una lettura, in ulteriore ripetizione d’obbligo: «I giorni della Photokina rimangono comunque l’espressione più chiara, trasparente e concreta di una indicativa serie di intrecci, legami e collegamenti. Photokina non sono i soli strumenti della fotografia, che pure ne concretizzano l’ossatura di richiamo. Alla Photokina e con la Photokina, l’intero mercato della fotografia manifesta spiriti e filosofie trasversali, da decifrare per allineare e finalizzare ogni personalità commerciale quotidiana». È tutto. ❖



DALLA PHOTOKINA 2012

di Maurizio Rebuzzini

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ertamente, nei modi formali della realizzazione, all’interno della Photokina 2012, la presenza fotografica di Leica è stata convenuta con l’organizzazione fieristica di Colonia, ente ospitante. Come annotato altrove, ancora e anche qui, esprimiamo il nostro rammarico per la sospensione (speriamo temporanea) della fantastica combinazione che, in edizioni appena precedenti, ha sempre accostato l’area propriamente tecnico-commerciale della fotografia con una concentrata proposta di immagini. Soprattutto, lo scorso autunno, non è stata approntata la rituale Visual Gallery, che da tempo si è sostituita all’originaria Sezione Culturale, predisposta dal compianto Fritz Gruber, mancato il 30 marzo 2005, a novantasette anni. Comunque, va rilevato che la città è stata tuttavia coinvolta nella Ventunesima Internationale Photoszene Köln, ricca di sessantacinque mostre fotografiche allestite in date sovrapposte alla settimana della Photokina (dal diciotto al ventitré settembre), quest’anno 2012 senza il patrocinio della Fiera, come è invece stato per le precedenti edizioni (nello specifico, su questo stesso numero, da pagina 54: Mostre a complemento). In assenza/mancanza della Visual Gallery, l’intero Padiglione Uno della Photokina, che in anni recenti, dalla nuova collocazione dell’area fieristica (dal 2006), ha ospitato le mostre istituzionali, è stato occupato da Leica, che ha chiaramente concordato con l’organizzazione fieristica una propria presenza di sostanza. Non abbiamo certificato i fatti, anche perché gli interessati avrebbero sicuramente e legittimamente sviato l’argomento, ma pensiamo che si siano svolti (circa) così: a fronte di un possente spazio espositivo, vasto per dimensione e privilegiato per collocazione, ottenuto a prezzo di favore, se non già gratuitamente, Leica si è impegnata a compensare in modo e misura efficaci lo spirito e i contenuti della Visual Gallery di riferimento. Cioè, il tan-

Con una presenza forte, in pertinente combinazione tra area tecnicocommerciale e più ampio spazio riservato a una concentrata selezione di mostre fotografiche, con l’occasione della Photokina 2012, Leica ha puntualizzato l’aspetto fondante della sua personalità fotografica, che affonda le proprie radici indietro negli anni e anni e anni. È stata, ed è!, perentoria: ha affermato e certificato Io sono fotografia. Parliamone

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IO SONO


to spazio a disposizione è stato scomposto tra un’ampia area dedicata a una consistente quantità e qualità di mostre fotografiche -a partire dalla Hall of Fame, edificata con immagini di Nick Ut e Horst Faas dalla guerra in Vietnam-, e una relativa passerella tecnico-commerciale, con un rapporto di settanta a trenta a favore delle immagini. E possiamo quantificare con le stesse misure il party/conferenza stampa della sera di lunedì diciassette settembre, in anticipo temporale sull’apertura ufficiale dei padiglioni espositivi della Pho-

tokina 2012, la mattina successiva: emozionante e rincuorante coinvolgimento sul valore e i contenuti della Fotografia (maiuscola volontaria e consapevole), con ospiti di prestigio assoluto (stiamo per parlarne), e qualche residua e rapida presentazione delle novità tecnologiche. Da cui, e per cui, indipendentemente dagli accordi preventivi con l’organizzazione della Fiera di Colonia, ininfluenti su quanto stiamo per rilevare, annotare e sottolineare, Leica ha puntualizzato l’aspetto fondante della sua personalità fotografica,

L’intero Padiglione Uno della Photokina 2012, che nelle precedenti edizioni ha ospitato la Visual Gallery, è stato occupato da Leica, che ha allestito un programma culturale che ha degnamente rappresentato l’attualità espressiva della Fotografia. In ingresso, un richiamo in forma di ologramma.

FOTOGRAFIA

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DALLA PHOTOKINA 2012 Sul palco, la sera dell’inaugurazione della consistente galleria fotografica a cura di Leica, la dirigenza del nobile marchio ha accolto una qualificata schiera di fotografi: Nick Ut, David Burnett, Steve McCurry e Barbara Klemm, accompagnati da Kim Phuc, la bambina con la schiena bruciata dal napalm, nel Vietnam del Sud, l’8 giugno 1972, oggi donna, e un testimone della vita professionale di Horst Faas, il fotogiornalista tedesco, photo editor per l’Associated Press durante la guerra del Vietnam, mancato lo scorso dieci maggio. Si sono respirati coinvolgenti e appassionanti momenti di storia contemporanea. (centro pagina, in basso) Il confortevole allestimento delle mostre Leica ha adeguatamente annullato il contenitore fiera circostante.

PER L’APPUNTO, FOTOGRAFIA Ecco che, riannodando i fili che definiscono la nostra attuale relazione sullo stato della fotografia nel proprio insieme e complesso, compilata a partire dall’osservazione mirata, trasversale e sottotraccia di quanto espresso in occasione della Photokina 2012, è giocoforza riprendere un concetto già riferito in introduzione a tutto. La questione è subito ribadita: alla luce della mutevole realtà attuale, è ancora possibile intendere una sola Fotografia? Oppure, come ci pare più sensato, non è il caso di registrarne personalità diverse e proprie e autonome, ciascuna delle quali l’intende in modo personale? Infatti, all’indomani della rivoluzione digitale -non soltanto fotografica in senso proprio e stretto-, la definizione Fotografia (coniata nel 1839 da sir John Frederick William Herschel, che combinò i termini greci Phos / luce e Grapho / scrittura, per unificare tra loro l’eliografia di Joseph Nicéphore Niépce, il dagherrotipo di Louis Jacques Mandé Daguerre e il disegno fotogenico di William Henry Fox Talbot, offrendo una casa comune nella quale convivere), la definizione Fotografia, da capo, comprende oggi applicazioni e utilizzi disparati, che spesso hanno poco in comune tra loro. Ammesso e non con-

cesso che ancora se ne declini la definizione ufficiale, ciò che è Fotografia per i giovani nativi digitali di Facebook e social network in parata non è la Fotografia che racconta le vicende del mondo. Ancora, ciò che è Fotografia nel senso di serena e avvincente fotoricordo non è la Fotografia della moda e pubblicità, e, men che meno, della affascinante progettualità espressiva. In tutto questo, con personalità perentoria, l’affermazione di princìpio di Leica è assoluta, inviolabile e inderogabile: Io sono fotografia; io ho contribuito a scrivere capitoli fondamentali della sua

ANTONIO BORDONI (3)

Nell’ambito della rievocazione di Horst Faas, photo editor per l’Associated Press durante la guerra del Vietnam, è stato proiettato un video inedito del bombardamento statunitense a seguito del quale si deve la fotografia epocale di Nick Ut.

che affonda le proprie radici indietro nei decenni: dal 1925 dell’originaria Leica I, presentata alla Fiera di Primavera di Lipsia, oppure dal 1913 (o 1914) del prototipo UR-Leica, evocato in tutte le Storie, da cui è altresì partito il fotogramma 24x36mm su pellicola 35mm a doppia perforazione (va detto!). Ovvero, oltre le innumerevoli diatribe dei nostri giorni e le altrettanto molteplici sfumature tecnico-commerciali, Leica è stata, ed è!, perentoria: ha affermato e certificato Io sono fotografia.

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tografia canonica, dal suo lessico implicito ed esplicito e persino dalla sua Storia. Si accetti di buon grado che la Fotografia non appartiene più e soltanto ai suoi convinti e consapevoli interpreti. Ma! Ma! Ma, la Fotografia che proviene dal lungo e affascinante cammino del suo linguaggio (dalle origini, nel 1839, ai giorni nostri), la Fotografia inviolabilmente tale, la Fotografia che non dipende da sovrastrutture effimere e transitorie... questa Fotografia è altro. È se stessa, e continua e continuerà ad esserlo, con tragitto autosufficiente rispetto qualsivoglia altra personalità si affacci accanto alla sua ribalta, anche carpendone alcuni dei suoi tratti peculiari: quelli della sola apparenza, non certo quelli autenticamente distintivi.

MAURIZIO REBUZZINI

LA FOTOGRAFIA LEICA

storia evolutiva, che a propria volta si sono proiettati anche in capitoli altrettanto capitali e nodali della Storia del mondo contemporaneo. Nello spirito che ci è particolarmente caro del come e quanto la fotografia influenzi e abbia influenzato la vita, il fotogiornalismo del Novecento è stato scritto in punta di Leica (soprattutto!). Dunque, si lasci pure che l’idea fotografica venga anche declinata altrove e altrimenti. Si prenda atto che oggigiorno esistono e si manifestano anche applicazioni dell’immagine (in forma oggettivamente fotografica), che esulano dai princìpi originari della fo-

Se fino a qualche stagione fa si è potuto identificare come “Leica” una fotografia composta con garbo e riflessione, di soggetti avvicinati quasi in punta di piedi, inquadrati con la solennità e delicatezza del mirino esterno (con inviolabile accoppiamento alla messa a fuoco a telemetro), all’indomani del balzo in avanti ideologico della presenza Leica alla Photokina 2012 -qui approfondita-, dobbiamo aggiungere altro ancora. Sì, certo, ammesso e concesso che esiste una Fotografia Leica, definita dai connotati appena richiamati, esiste ora un’altra Fotografia Leica che attraversa con piglio deciso e consapevole la Storia della stessa fotografia e del mondo. Entrambe queste Fotografia Leica sono realizzate e interpretate da autori capaci di raccontare la vita nel proprio svolgersi, capaci di trasmettere emozioni e sentimenti, capaci di cogliere quell’attimo decisivo che Henri Cartier-Bresson (inviolabile testimonial Leica, mancato il 3 agosto 2004, ricordato e celebrato da Le Monde come L’occhio del secolo e da Il Manifesto come Lo scatto del secolo) ha motivato e teorizzato fin dalla sua epocale raccolta fotografica originaria.

Nell’allestimento scenico delle mostre organizzate e svolte da Leica alla Photokina 2012, la celeberrima fotografia (epocale!) di Nick Ut, della bambina con la schiena bruciata dal napalm, nel villaggio di Trang Bang, nel Vietnam del Sud, l’8 giugno 1972, è stata accompagnata dalla riproduzione della prima pagina del New York Times, del nove giugno, di prima pubblicazione giornalistica.

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DALLA PHOTOKINA 2012 Straordinaria fotogiornalista tedesca, colpevolmente ignorata da molte Storie, Barbara Klemm ha avuto una propria sostanziosa retrospettiva tra le mostre d’autore che hanno animato la galleria fotografica Leica alla Photokina 2012. Le sue testimonianze dei recenti decenni hanno composto capitoli sostanziosi delle vicende politiche contemporanee.

Da Images à la Sauvette, del 1952, con edizione statunitense coeva e coincidente The Decisive Moment : «Nella fotografia esiste un nuovo genere di plasticità prodotta dalle linee istantanee, composte dai movimenti del soggetto. Noi lavoriamo all’unisono con il movimento, come se fosse un presentimento del modo nel quale si svolge la vita. Ma all’interno del movimento esiste un momento nel quale gli elementi dinamici si equilibrano. La fotografia deve fissare questo istante e mantenerne immobile l’equilibrio. L’occhio del fotografo deve sempre vagliare [...]. Avvicinando o allontanando la macchina fotografica dal soggetto, estrae un dettaglio che può essere subordinato, o che, a propria volta, può invece opprimerlo. [...] Aspettate e aspettate, e allora finalmente scattate: ve ne andate con la sensazione (sebbene non sappiate perché) di aver realmente realizzato qualcosa. [...] Se l’otturatore ha scattato nel momento decisivo, avete istintivamente fissato uno schema geometrico, senza il quale la fotografia sarebbe risultata informe e senza vita». In semplificazione: «A volte c’è un’unica immagine la cui struttura compositiva ha un tale vigore e una tale ricchezza, e il cui contenuto irradia a tal punto al di fuori di essa, che questa singola immagine è in sé un’intera narrazione». Appunto, è il momento decisivo, che Henri Cartier-Bresson ha fatto suo, riprendendo un pensiero del Cardinale de Retz (1613-1679): «Non vi è alcunché a questo mondo che non abbia un momento decisivo».

momenti di storia contemporanea (circa). Sul palco sono saliti i fotografi Nick Ut, David Burnett, Steve McCurry e Barbara Klemm, accompagnati da Kim Phuc, la bambina con la schiena bruciata dal napalm, nel villaggio di Trang Bang, nel Vietnam del Sud, l’8 giugno 1972 (fotografia epocale di Nick Ut [anche in queste pagine]), e un testimone della vita professionale di Horst Faas, il fotogiornalista tedesco, photo editor per l’Associated Press durante la guerra del Vietnam (che si è battuto proprio per la diffusione e pubblicazione della fotografia di Nick Ut e di quella precedente, di Eddie Adams, al-

CHE EMOZIONE! In anticipo sugli allestimenti di avvincenti mostre, nella emozionante serata che Leica ha organizzato e svolto lunedì diciassette settembre, per presentare la propria partecipazione alla Photokina 2012, si sono respirati coinvolgenti e appassionanti

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VÜ BÍCH HÔNG (HONG ROSY)

INCONTRO CON LA STORIA

Ovviamente, non ho potuto lasciar perdere l’occasione di una fotoricordo insieme con il fotografo Nick Ut e la bambina vietnamita Kim Phuc, della sua celeberrima immagine del 1972, oggi donna. Dopo uno scambio di chiacchiere, abbiamo posato tutti e tre assieme davanti a un ingrandimento in dimensioni generose della stessa fotografia, presentata nell’ambito della Hall of Fame di Leica, al Padiglione Uno della Photokina 2012, che ha esaltato le figure professionali affini di Nick Ut (per l’appunto) e del fotogiornalista tedesco Horst Faas, scomparso lo scorso dieci maggio [FOTOgraphia, settembre 2012], che da photo editor per l’Associated Press durante la guerra del Vietnam si impegnò per la diffusione e pubblicazione di questa stessa fotografia e di quella precedente, di Eddie Adams, altrettanto epocale, dell’esecuzione sommaria, per strada, di un presunto vietcong (Primo febbraio 1968). Ricordiamo che la biografia di Kim Phuc è stata pubblicata in italiano da Codice Edizioni, come presentammo e commentammo nel dicembre 2004: La bambina nella fotografia (La storia di Kim Phuc e la guerra del Vietnam), di Denise Chong; traduzione di Paola Bonini e Susanna Bourlot; Codice Edizioni, 2004 (via Carlo Alberto 43, 10123 Torino; M.R. www.codiceedizioni.it); 328 pagine 14,5x21,5cm; 22,00 euro.


del fotogiornalismo sia stata scandita soprattutto da fotografie scattate con apparecchi a telemetro Leica, indirizzati da autori che hanno agito senza soluzione di continuità sul palcoscenico mondiale, Leica si è calata con gentilezza in un ruolo protagonista, che ha fatto suo. Lo hanno ribadito anche le mostre presentate in quel Padiglione Uno della Photokina 2012, che ha così mantenuto lo spirito culturale delle Visual Gallery delle edizioni degli scorsi anni.

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ALLE PARETI (E OLTRE)

trettanto epocale, dell’esecuzione sommaria, per strada, di un presunto vietcong, a Saigon, il Primo febbraio 1968), mancato lo scorso dieci maggio [FOTOgraphia, settembre 2012]. Accompagnate da fotografie proiettate alle loro spalle, le loro parole, le loro testimonianze hanno composto i tratti di una sostanziosa affermazione di status della fotografia: autentico linguaggio, non solo visivo, del Novecento e dal Novecento. In tutto questo, Leica non è stata soltanto ospite passiva, ma protagonista trasversale dell’intera vicenda. Consapevole di come e quanto l’essenza

In un clima espositivo confortevole, che ha adeguatamente annullato il contenitore-fiera circostante, con allestimenti impeccabili, le mostre Leica non hanno certo fatto rimpiangere i programmi fotografici svolti e sintetizzati dalle Visual Gallery delle più recenti stagioni della Photokina. Per quanto particolarmente indirizzata alla fotografia del vero e dal vero, la Fotografia Leica è stata scandita con tempi e ritmi convenientemente onnicomprensivi, oltre che significativi nella contemporaneità del linguaggio fotografico applicato. In esposizione, portfolio di Rankin, Platon, Horst Faas, Nick Ut, Elliott Erwitt, Barbara Klemm, Frank H. Day, Steve McCurry, Jacob Aue Sobol, Piotr Zbierski, Araki, Andreas Gursky, Tomas Dworzak, Anthony Suau, Dominic Nahr, Danny Wilcox Frazier, Debbie F. Caffery, Moises Samman, Stanley Greene, Hubertus von Hohenlohe e Carlos Javier Ortiz. Quindi, una significativa quantità di autori in mostra (e non in mostra) ha anche partecipato a incontri programmati con il pubblico: Nick Ut (con la bambina della sua celebre fotografia del 1972, oggi donna, Kim Phuc), Steve McCurry, Richard Seymour, Jacob Aue Sobol, Anthony Suau, Carlos Javier Ortiz, Norbert Rosing, Bob Hamilton, Danny Wilcox Frazier, Stanley Greene, Stuart Franklin, Nick Rains, Eva Brinkmann, Tom Stoddard, Peter Turney, Nomi Baumgartl, Sven Nieder, Florian Wagner. A giro tondo: Leica, Io sono fotografia. ❖

È doveroso. È più che doveroso sottolineare che tra le novità tecniche di Leica, immancabilmente annunciate in occasione della Photokina 2012, di sua magistrale presenza culturale, spicca la nuova configurazione Leica M (M, come Pietra Miliare), conteggiata come la più innovativa e versatile dell’attuale sistema fotografico derivato dal telemetro di tutti i tempi. Soprattutto: sensore Cmos pieno formato, ad alta risoluzione (ventiquattro Megapixel); processore innovativo; Live View; video Full-HD. Ne riferiremo a breve.

Ancora sulla fotografia epocale di Nick Ut, presenza di spicco della galleria Leica alla Photokina 2012. Oltre a un ingrandimento di dimensioni sostanziose (sul fondo, a parete), è stata presentata anche una stampa vintage, impreziosita da un allestimento scenico autonomo.

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DALLA PHOTOKINA 2012

di Angelo Galantini

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iprendendo un concetto già espresso in introduzione generale della nostra analisi tecnico-commerciale, sollecitata dal punto fermo stabilito dallo svolgimento della Photokina 2012 (E domani e domani e domani, da pagina 26), e confermato in Editoriale, ribadiamo che la declinazione Android della nuova Coolpix S800c non rappresenta soltanto una novità tecnologica Nikon -come pure è-, ma stabilisce una ulteriore indicazione. Almeno una, sottolineata peraltro dall’autorevolezza fotografica della casa giapponese (leader planetaria di mercato), della quale tenere conto e sulla quale ragionare assieme. Ufficialmente, la Coolpix S800c è una delle tante novità tecnologiche di Nikon, che -come ogni produzione fotografica- movimenta il comparto commerciale con continuità e assiduità. Ufficiosamente, la sua configurazione Android 2.3 esige considerazioni giornalistiche che vadano oltre la sola e semplice esposizione di caratteristiche tecniche, per approdare a considerazioni di fondo che abbraccino il mercato fotografico nel proprio complesso. In un certo modo, risponde al quesito che abbiamo espresso in introduzione generale: quale Fotografia? A chi intendiamo vendere i nostri prodotti! Più e diversamente di altre configurazioni fotografiche dei nostri giorni, la Coolpix S800c identifica subito un proprio pubblico potenziale. Quello che non intende più la Fotografia come esercizio consapevole e convinto (assolto da strumenti adeguatamente finalizzati), ma applica l’immagine (che è fotografica per sola convenienza) nella vita che il mondo occidentale si è disegnato attorno a sé, a partire dalla frenetica frequentazione dei social network.

IN CONSECUZIONE

Ciò rilevato, la decifrazione consequenziale della sua configurazione tecnica non si limita (non si deve limitare) alla sola lettura, ma approfondisce (deve approfondire) sottotraccia... e si proietta (deve proiettare) oltre: appunto, verso quella socialità quotidiana che affronta e applica la Fotografia con modalità contemporanee, spesso/sempre diverse e divergenti da quelle applicazioni che appartengono alla lunga, straordinaria e avvincente Storia del suo linguaggio espressivo. Oppure, con considerazioni adeguatamente mirate, anche questo attuale è un capitolo significativo di una lunga vicenda. Per quanto l’immagine (fotografica) realizzata per la condivisione immediata di emozioni e stati d’animo («Guarda dove sono, con chi sto e cosa sto facendo») sia costruita senza tenere conto dei parametri grammaticali che distinguono una banale bella fotografia in una fotografia bella (perché efficace e coinvolgente, secondo intenzioni dell’autore che raggiungono l’osservatore), rimane il fatto che questo invio attraverso i social network sia comunque significativo dell’ipotesi sovrastante -a noi particolarmente cara- di come e quanto la fotografia influisce sulla nostra vita.

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In configurazione tecnica Android 2.3, la nuova compatta Nikon Coolpix S800c stabilisce un inviolabile parametro di riferimento dei nostri tempi. Tra tante altre considerazioni, proprio l’origine Nikon definisce i tratti di una autentica differenza tecnico-commerciale. Si prende atto della personalità sociale della fotografia in condivisione, propria dei nostri tempi, alla quale si offrono parametri di utilizzo autenticamente fotografici. Discorso ampio, discorso che verrà affrontato e approfondito in tempi immediatamente prossimi: le mille e mille e mille personalità dell’immagine fotografica dei nostri giorni. E di quelli a venire

NEL PAESE

BALOCCHI


ANGELO GALANTINI (2)

DALLA PHOTOKINA 2012

Le prestazioni Android della nuova compatta Nikon Coolpix S800c sono state sottolineate scenograficamente in spazi espositivi appositi, collocati attorno a un grande cuore (simbolo Nikon), formato da monitor accostati. Per come certifica l’attualità del momento fotografico, abbiamo elevato questa configurazione tecnica (ma anche commerciale, ma anche sociale) a un certo simbolo e significato della Photokina 2012: non possiamo certo stare qui seduti a vedere il mondo che scorre e avanza! Ovviamente, non abbiamo rinunciato a una raffigurazione I AM Paparazzo, prontamente condivisa sui social network. Circa.

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Sì, confermiamo, riallacciandoci ancora alla profetica conclusione della Storia della Fotografia, in forma di video, che fa parte del percorso narrativo del Museo Nazionale Alinari della Fotografia (Mnaf), di Firenze. Sì: l’osservazione che l’accorpamento di funzioni fotografiche al telefonino (smartphone), complemento esistenziale ormai indispensabile nel mondo occidentale, non abbia debiti di riconoscenza con la Storia della Fotografia (conclusione del video C’era una volta... Storia della fotografia dal 1839 ad oggi [FOTOgraphia, ottobre 2008]) è legittima e persino vera: «Questa tecnologia [...] non nasce nel mondo dell’immagine, ma declina l’immagine nel mondo quotidiano. [...] È l’inizio di un’altra storia». Ma! Ma qui e ora si deve superare l’autoreferenzialità della fotografia, per allargare la sua Storia verso la socialità e la vita tutta, dalle quali la fotografia riceve indicazioni e sollecitazioni e sulle quali proietta proprie infinite personalità. Tra le quali, questa “Android” dei nostri (confusi) giorni.

CHE DIRE? Personalmente, siamo distanti da questo mondo e viviamo lontani dai suoi ritmi e dalle sue logiche. Professionalmente, da un punto di partenza e vista irrinunciabilmente giornalistico, dobbiamo (e vogliamo) occuparcene. Lo facciamo senza preconcetti di sorta, declinando sempre e comunque un dialogo che possa risultare utile e proficuo. L’azione che definisce la Nikon Coolpix S800c, in configurazione Android 2.3, è chiara ed esplicita, tanto da definire una personalità che supera se stessa, per disegnare condizioni mercantili di richiamo e riferimento: peraltro sottolineate da uno dei marchi storici della fotografia senza tempo, che affonda le proprie radici indietro nei decenni, dal 1917 di partenza, dal 1948 della Nikon I originaria e dal 1959 della reflex Nikon F [FOTOgraphia, dicembre 2007 e novembre 2008].

Dotata di funzioni Android 2.3, la Coolpix S800c è comunque una compatta ben attrezzata dal punto di vista squisitamente e pertinentemente fotografico. Le immagini sono acquisite con un efficace sensore Cmos da sedici Megapixel; lo zoom Nikkor 10x vanta una escursione focale da grandangolare a tele (25250mm equivalenti); il suo disegno ottico, comprensivo di lenti ED a basso indice di dispersione, offre una qualità formale superba, altresì assicurata dalla riduzione delle vibrazioni incorporata; l’ampio monitor Oled ad alta risoluzione da 3,5 pollici (8,7cm) è confortevole ed efficace sia nelle fasi attive della ripresa, sia in quelle passive/attive della gestione e condivisione dei file (Facebook e dintorni); l’alta sensibilità fino a 3200 Iso equivalenti risolve anche condizioni avverse di luce; il processore di immagini Expeed C2, tecnologia proprietaria, gestisce in rapidità e con efficienza le immagini acquisite, registrate e memorizzate su schede SD e SDHC. Ancora: scatto rapido fino a 8,1 fotogrammi al secondo; funzione Panorama semplificata e istantanea, per raffigurazioni orbicolari a centottanta e trecentosessanta gradi; GPS incorporato; registrazione video Full-HD (1080p), con modalità aggiuntiva di ripresa rapida fino a duecentoquaranta fotogrammi al secondo (VGA). E altro. Quindi, l’indirizzo commerciale di questa Nikon Coolpix S800c, il cui significato tecnico va oltre la sua proposizione di partenza, è rivolto a quel pubblico -soprattutto giovane (nativo digitale?), primariamente giovanile- che declina l’immagine nei tempi e ritmi della propria esistenza quotidiana, indipendentemente dalle consapevolezze grammaticali della Fotografia (in consueta maiuscola volontaria e convinta). Nulla di quanto offre la Nikon Coolpix S800c vale l’educazione verso i contenuti lessicali della stessa fotografia: inquadratura, composizione, distribuzione di aree, centro di interesse, invito al soggetto implicito. Ma, allo stesso tempo, tutto si indirizza alla migliore qualità formale delle proprie immagini da condividere, in condivisione.

IN RETE È esplicito: preso atto di questo attuale mondo Android -la cui essenza va considerata e dibattuta altrove (e altrimenti), con analisi e riflessioni adeguate-, Nikon non interviene sul perché, ma finalizza il come. Cioè, ferma restante la condizione Android di base, riferimento e richiamo, Nikon offre la possibilità di registrare immagini di alta qualità formale, sostanzialmente superiore (assolutamente superiore!) a quella propria e caratteristica degli smartphone di oggettivo riferimento tecnico-commerciale. In definitiva, nel concreto, immagini che si impreziosiscono della qualità fotografica dello zoom ad ampia escursione focale, dell’alta sensibilità alla luce e di tanto altro ancora. Sì: è l’inizio di un’altra Storia, meno fotografica e più sociale di quella che è stata scritta nei decenni trascorsi, dalle origini. Meno fotografica, sia detto per inciso, ma altrettanto Storia. Anche questo è il punto. ❖



DALLA PHOTOKINA 2012

Hasselblad Lunar è una configurazione fotografica che eleva la forma oltre la consistenza dei propri contenuti (su base Sony Nex-7). Non sono tanto vantate le sue prestazioni, in linea con lo stato dell’arte dei nostri giorni, quanto il raffinato e colto design dell’italiano Luca Alessandrini, che ha realizzato un insieme a dir poco stupefacente. Concretamente, questa interpretazione si indirizza al comparto identificato come Luxury, per il quale i valori formali hanno più significato di quelli operativi (che comunque sono di alto livello). E forma e forma e forma, per un contenuto che proietta la fotografia oltre i propri confini istituzionali, per approdare alla fastosità. Senza arrivare all’ostentazione. Sia chiarito subito

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unga e articolata. La storia degli “accessori uomo” che hanno stabilito i connotati e la fisionomia del lusso è antica, oltre che ricca di esteriorità recenti, che via via si sono alternate le une alle altre sul variegato palcoscenico dell’effimero. La Fotografia vi ha partecipato soltanto di traverso, senza declinare esplicitamente -prima di quello che sta facendo orai termini dichiarati e lampanti di “lusso”; meglio, di Luxury: comparto commerciale che si è ufficialmente affacciato alla ribalta in occasione della Photokina 2012, richiamato da diversi brand del settore. A parte la sua descrizione ufficiale, che andiamo a scartare a lato, Luxury significa puntare in alto: a un pubblico che non bada a spese, perché può permetterselo. In ogni caso, a un pubblico che non sta lì a lesinare gli euro / le lire, quando deve acquistare qualcosa (come accade all’intero comparto fotografico, da sempre). Certamente, comunque vadano le cose, si tratta, e sempre si tratterà, di un segmento risibile, statisticamente non significativo, che non apparirà in alcuna sintesi percentuale di vendite, altrove e altrimenti alimentate. Però, allo stesso momento e tempo, rappresenta un impegno del quale le case fotografiche interessate possono andare fiere: di un onere/onore che vale prestigio e credito per quanto pesa (e anche di più). Prima di approdare all’Hasselblad Lunar, soggetto esplicito di queste note, sono necessari alcuni richiami fotografici antecedenti.

MAURIZIO REBUZZINI

UN PASSO INDIETRO In tempi lontani, si sono già registrati apparecchi fotografici di lusso, che hanno sistematicamente interpretato le tecnologie correnti con accurate livree e finiture, con affascinanti soluzioni non soltanto esteriori. Senza richiamare anche gli apparecchi fotografici di particolare grazia e attrattiva, a memoria, evochiamo tre esempi relativamente recenti. Anzitutto, la Nikon 35Ti, compatta del 1993, con abbondante presenza di indicazioni analogiche che

ARCHIVIO FOTOGRAPHIA

di Antonio Bordoni

L’attuale denominazione Hasselblad Lunar celebra e richiama i cinquant’anni di collaborazione tra Hasselblad e la Nasa, l’ente spaziale statunitense, avviata con la missione Mercury 8 / Sigma 7 (Walter Marty Schirra Jr; 3 ottobre 1962: sei orbite attorno la Terra). Il 20 luglio 1969, Hasselblad è sbarcata sulla Luna, con Apollo 11. Nel 1988, la fotografia dell’astronauta Alan L. Bean sulla Luna (secondo sbarco, con Apollo 12), con Hasselblad al collo, è stata usata per un francobollo svedese.

Business Development Manager di Hasselblad, l’italiano Luca Alessandrini ha diretto e guidato lo staff (tutto italiano) che ha realizzato il raffinato e prezioso design dell’Hasselblad Lunar, la configurazione fotografica che dà avvio al (nuovo?) comparto tecnico-commerciale Luxury.

FIOR DA

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DALLA PHOTOKINA 2012

pretare l’ipotesi Luxury alla propria radice: oltre le prestazioni fotografiche, soprattutto la leggiadria e delicatezza (in senso concreto, la bellezza esteriore) di un design realizzato con particolare cura, impegno e dedizione. E altro ancora.

MAURIZIO REBUZZINI

HASSELBLAD LUNAR

Afferma Luca Alessandrini, il designer dell’Hasselblad Lunar: «Lunar celebra la passione che il fondatore della società, Victor Hasselblad, nutriva per la fotografia. Abbiamo maturato un design dedicato e finalizzato in modo tradizionale, usando prototipi in legno fatti a mano, allo scopo di assicurare un’ergonomia e funzionalità superiori [sulla pagina accanto, due disegni progettuali introducono la versione Hasselblad Lunar Leather Grip Tuscany Naturally Tanned Leather]. Ne consegue uno strumento sia per i fotografi più concentrati nel proprio impegno, sia per gli appassionati che aspirano a scattare con una Hasselblad».

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visualizzano le sue sostanziose prestazioni automatiche. Quindi, non abbiamo scordato l’Olympus O-Product, del 1988, con corpo macchina in alluminio e combinazione di design tra forme quadrate e circolari, in edizione di diecimila esemplari per il mercato interno giapponese e diecimila in distribuzione planetaria. Immediatamente a seguire, ci fu anche l’Olympus Ecru, del 1991, ancora squadrata e inusuale, realizzata in altrettante quantità. A questi, si aggiungono poi tutte le edizioni speciali/commemorative, molte delle quali dorate, che hanno attraversato l’intero comparto fotografico, senza soluzione di continuità fino agli esposimetri (Sekonic) e agli obiettivi grande formato (Schneider). In questo campo, la fa da padrona la tedesca Leica, che ha celebrato tutte le proprie date e ricorrenze, e qualcuna addirittura di più, andando a comporre i tratti di una propria storia evolutiva parallela e complice di quella ufficiale, avviata con l’originaria Leica I del 1925 [FOTOgraphia, giugno 1995 e marzo 2003]. Ancora Leica è stata sempre particolarmente attenta alle proprie matricole, destinando a personalità internazionali i propri numeri chiusi [FOTOgraphia, aprile 2006]. Per l’attualità del segmento Luxury, qualcuno a noi vicino ha teorizzato che tutto è partito dalla consecuzione Fujifilm X100 e X-Pro 1 [FOTOgraphia, marzo e aprile 2012], il cui consistente successo commerciale avrebbe rivelato l’esistenza e sostanziale consistenza di un pubblico fotografico di profilo alto, che in precedenza si è stati soliti riferire soprattutto (se non già soltanto) al telemetro Leica in tutte le configurazioni che si sono susseguite negli anni e nei decenni. Può essere, ma quanto stiamo per registrare ora va ben oltre l’oggettività di sofisticate funzioni di uso mirate, per inter-

Basata su corpo macchina Sony Nex-7 (che consente anche la registrazione di video Full-HD), in relazione a un accordo tecnico-commerciale a più ampio raggio tra i due marchi, l’Hasselblad Lunar è inviolabilmente una configurazione Luxury, che fa bandiera e motivo del proprio raffinato design. La sua definizione richiama i cinquant’anni di collaborazione tra Hasselblad e la Nasa, l’ente spaziale statunitense, avviata con la missione Mercury 8 / Sigma 7 (3 ottobre 1962: sei orbite attorno la Terra), per la quale l’astronauta Walter Marty Schirra Jr, fotografo per passione, che già conosceva e utilizzava il sistema Hasselblad, raccomandò agli scienziati della Nasa la 500C, che fu acquistata presso un negozio di Houston. Poche modifiche resero il suo impiego più comodo nel ristretto spazio della cabina di pilotaggio. Con quell’Hasselblad a bordo della capsula Mercury 8 / Sigma 7 iniziò il capitolo spaziale della storia Hasselblad, che alla fine degli anni Sessanta sarebbe sbarcata sulla Luna, con Apollo 11, il 20 luglio 1969 [le più recenti rievocazioni in FOTOgraphia, del luglio 2009, nel quarantesimo anniversario, e dello scorso ottobre, in commemorazione della scomparsa di Neil A. Armstrong, il primo Uomo sulla Luna]. Il raffinato e prezioso design dell’Hasselblad Lunar, sul mercato all’inizio del prossimo anno, in vendita a cinquemila euro (previsti), è dell’italiano Luca Alessandrini, nuovo Business Development Manager di Hasselblad, il cui curriculum comprende già una frequentazione fotografica, nello staff Gitzo. Richiamando radici profonde, Luca Alessandrini ha rilevato che «Lunar celebra la passione che il fondatore della società, Victor Hasselblad, nutriva per la fotografia. Abbiamo maturato un design dedicato e finalizzato in modo tradizionale, usando prototipi in legno fatti a mano, allo scopo di assicurare un’ergonomia e funzionalità superiori. Ne consegue uno strumento sia per i fotografi più concentrati nel proprio impegno, sia per gli appassionati che aspirano a scattare con una Hasselblad». Ancora: «[Su base Sony Nex-7, CSC - Compact System Camera, già Mirrorless, con sensore di acquisizione in dimensioni APS-C di 24,3 Megapixel di risoluzione], Lunar può essere usata in modalità interamente automatica o completamente manuale; è stata concepita per essere facile da usare e versatile, ma dotata di tutta la tecnologia avanzata presente nelle reflex di livello superiore. Per la prima volta, sul mercato, viene proposto un apparecchio fotografico che combina la tradizionale acquisizione di immagini secondo i selettivi standard Hasselblad alle incantevoli e straordinarie caratteristiche del design italiano». E per la prima volta sono stati usati fibra di car-


bonio, titanio, legno, pelle e metalli preziosi, incluso l’oro. L’impugnatura dell’Hasselblad Lunar offre una ergonomia impareggiabile e senza precedenti, ed è stata realizzata per accogliere sia obiettivi compatti con innesto E, sia obiettivi professionali di dimensioni maggiori, utilizzabili tramite l’impiego di appositi e previsti anelli adattatori, a partire dal prestigioso sistema ottico Sony A, delle reflex α-Alpha. Nell’interpretazione severa della propria configurazione Luxury, che fa della forma abito a consistenti contenuti, l’Hasselblad Lunar è disponibile in una selezione di modelli standard, più diverse esclusive impugnature. [A proposito di forma e contenuto: da e con il pittore russo Vasilij Vasil’evič Kandinskij (1866-1944), creatore della pittura astratta, che percepiva la realtà come un’immensa partitura musicale nella quale ogni suono, ogni strumento, avesse un colore e una forma e il tutto fosse armonicamente amalgamato. La questione della “forma”, come ricerca di equilibrio e armonia, è stata sempre al centro del suo processo di maturazione artistica].

LUSSI SFRENATI A conclusione delle considerazioni sull’Hasselblad Lunar, che da par suo si accompagna con una depliantistica altrettanto raffinata e di colta manifattura (da avere e conservare!), richiamiamo note parallele e trasversali, che si riallacciano all’avvio in senso di Luxury della fotografia. In effetti, e alla resa dei conti, per quanto abbiamo anche ricordato precedenti fotografici, questa di Hasselblad Lunar è una proposizione commerciale della fotografia assolutamente inconsueta e innovativa. Infatti, per propria personalità, l’“accessorio uomo” di valore e prestigio, che mantiene il proprio valore nel tempo, a volte incrementandolo perfino, si esprime in altri ambiti, dall’automobile all’orologio soprattutto. Allo stesso momento, i cinquemila euro preventivati di acquisto/vendita dell’Hasselblad Lunar si indirizzano a un pubblico di gusto, o che vive accanto a chi ha gusto: forse, la fotografia è estranea ai sapori di questo mondo, così come le proprie attuali configurazioni tecniche sono lontane dalla stabilità nel tempo; addirittura, sono in costante e continua rapida evoluzione (così è e sarà per la Sony Nex-7, di base). Però, al pari del leggendario Rolex Daytona, uno dei riferimenti sostanziosi tra gli orologi da polso, anche questa Hasselblad Lunar è qualcosa di vero e autentico, non soltanto un asettico soprammobile. Per cui, siamo convinti che chi di dovere abbia maturato i propri conti in modo corretto, con un occhio sia alla potenzialità di un mercato elitario (ma redditizio), sia alla variegata passione per l’oggetto che attraversa il pianeta, percorrendo soprattutto strade lastricate di soldi facili (Asia e Medio Oriente dei ricchi). In tutto questo, noi italiani possiamo manifestare l’orgoglio che l’Hasselblad Lunar sia presentata come design e materiali preziosi della nostra tradizione. Con quanto ne consegue. E ne siamo fieri. ❖

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ALTRO ANCORA

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di Antonio Bordoni

iamo d’accordo, non ci sono dubbi, né esitazioni. Ancora richiamiamo quanto osservato e sottolineato dal nostro direttore Maurizio Rebuzzini, nella sua compendiosa riflessione in forma di saggio di quattro anni fa, all’indomani della Photokina 2008. Da Alla Photokina e ritorno, che con il passare del tempo non ha perso alcuno dei contenuti espressi, che potrebbero calzare ancora all’attuale edizione 2012, così come hanno già confermato la precedente 2010 [FOTOgraphia, novembre 2010]. Richiamiamo, per ribadire le attestazioni fondamentali, confortate dalla visita a venti edizioni (nove delle quali per FOTOgraphia, dal 1994), svolgendone relazioni giornalistiche dal 1974. «Come ho sostanziosamente rilevato, da tempo la Photokina non è più Fiera di novità tecniche: che ci sarebbero state anche senza mettere in piedi una tale kermesse e che si sarebbero conosciute comunque, indipendentemente dall’appuntamento ufficiale di Colonia, in Germania, della fine di settembre [...]. Non è più un problema di novità di mercato, come è stato fino a qualche anno fa, quando si andava in Photokina per annotare le nuove interpretazioni fotografiche realizzate e proposte dall’industria, che avrebbero caratterizzato il mercato dei mesi/anni immediatamente a seguire. [...] Mentre nei decenni

scorsi si andava a Colonia per registrare l’insieme delle novità tecniche, da annotare come tali e valutare per quanto rappresentavano nel proprio complesso, oggi si deve osservare con altro occhio, con differente attenzione. Le novità tecniche non attendono più l’appuntamento biennale della Photokina per essere annunciate e, addirittura, proposte al mercato. Per quanto riguarda la comunicazione, il tempo reale della rete Internet assolve egregiamente e risolve. A conseguenza, alla Photokina più che guardare, sentire e dedurre, si deve soprattutto annusare: sollevare la superficie per guardarvi sotto, per trarre altre deduzioni e, addirittura, conclusioni. [...] «Qual è, a mio avviso (a mio avviso) lo spirito fotografico che la Photokina dei nostri tempi evidenzia, fino ad elevarlo a cifra stilistica di un settore? Soprattutto è quello di un’industria produttrice che si è perfettamente resa conto che l’elemento fotografico non dipende soltanto dalle statistiche commerciali e dai volumi di vendita, ma a monte di tutto sta il fatto che l’esercizio della fotografia, a ogni proprio livello, dalla semplice fotoricordo all’impegno altamente professionale, non può prescindere dalla soddisfazione personale e individuale. Ovvero, come abbiamo annotato in tempi antecedenti a oggi, in tempi non sospetti, il valore aggiunto è proprio questo: la fotografia finale che ciascuno realizza. [...] «La Photokina non è più un insieme di novità, da raccontare per settori merceologici o censire in

Non certo un censimento esaustivo delle tante novità tecniche, comunque sia, annunciate e presentate in occasione della Photokina 2012, in proiezione commerciale sui prossimi mesi. Ma, diversamente, annotazioni su alcuni aspetti che rivelano qualcosa oltre se stessi, che indicano percorsi o che ne ribadiscono l’essenza e l’essenza e l’essenza. Casi esemplari, che consentono di riflettere una volta ancora e una di più, mai una di troppo, su momenti significativi della tecnologia fotografica applicata

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MAURIZIO REBUZZINI (2)

MA ALCUNE NOVITÀ Ciò ricordato, in declinazione attuale, che conferma pre-visioni di anni fa, dopo aver già commentato le personalità pronunciate da Leica (Io sono fotografia, da pagina 34), Nikon (Nel paese dei balocchi, da pagina 40) e Hasselblad (Fior da fiore, da pagina 44), vanno comunque annotate alcune novità tecnologiche attuali, annunciate con l’occasione della Photokina 2012 -dal cui svolgimento riferiamo-, che esprimono valori e intenzioni oltre se stesse. Ovviamente, tante altre ce ne sono state, nel continuo e irrinunciabile progresso tecnologico della fotografia e dei suoi strumenti, ma queste che qui commentiamo -confermiamolo- non si limitano alla sola propria autoreferenzialità. In tutti i casi, poche caratteristiche tecniche, per le quali ci riserviamo altri tempi e mo-

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stretto ordine alfabetico, a ciascuno la propria relazione, ma definisce e delinea lo spirito di un intero mercato. Cioè, la Photokina ha un rapporto relativo con le novità che i produttori annunciano e presentano. L’anima, il senso e lo spirito attuali della Photokina prescindono, quindi, dalla quantità e qualità di novità espresse nei suoi giorni, che pure ne compongono l’irrinunciabile ossatura. In un tempo tecnologico e commerciale come è l’attuale, le alternanze ed evoluzioni tecniche (e commerciali) prescindono ormai da un qualsiasi appuntamento fieristico: per cui è più che grottesco circoscrivere e limitare il valore della Photokina a questo. Sia alla luce del ritmo con il quale i prodotti fotografici si inseguono sugli scaffali di vendita, sia in considerazione dei nuovi/innovativi veicoli di informazione verso il pubblico (a partire dalla già ricordata rete Internet), la tecnica fotografica è un divenire continuo e inarrestabile. Soprattutto per questo, ma non soltanto per questo, la Photokina si esprime e manifesta al di là della somma algebrica delle novità annunciate con la sua occasione, delle quali ne sollecita e favorisce soltanto la presentazione. [...] La Photokina è oggi l’espressione più chiara, trasparente e concreta di intrecci, legami e collegamenti. Photokina non sono i soli strumenti della fotografia. «Alla Photokina e con la Photokina, l’intero mercato della fotografia manifesta spiriti e filosofie trasversali, da decifrare per allineare e finalizzare ogni personalità commerciale quotidiana».

Animazione Olympus nella centrale piazza del Duomo, di Colonia, nei giorni (meglio, nelle sere) della Photokina 2012: consistente attrazione, che ha sollecitato numerose certificazioni fotografiche da parte dei passanti (tanti!). Anche così si promuove la fotografia, oltre gli scontati benefici di marchio. Gabriele Gargiani, preziosa eminenza grigia della produzione italiana Silvestri Fotocamere, con la nuova configurazione modulare Bicam III, appunto terza generazione di una interpretazione rigorosa e inviolabile della ripresa fotografica, con resa prospettica controllata. E, quindi, Vincenzo Silvestri con la versione definitiva della panoramica Horizon D-L3, realizzata in collaborazione con la fabbrica storica russa di Krasnogorsk, alle porte di Mosca.

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La compatta di prestigio Sony Cyber-shot DSC-RX1, con obiettivo grandangolare fisso Carl Zeiss Sonnar T* 35mm f/2 di alto credito fotografico e sensore full frame 24x36mm, è una interpretazione fotografica che si indirizza e orienta verso una fascia commerciale inedita, appena individuata ed esplorata: quella Luxury, degli apparecchi di lusso, che propongono propri valori formali aggiuntivi, a monte di prestazioni superlative.

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di (oltre all’informazione in tempo reale diffusa dai singoli produttori), ma soltanto letture sottotraccia. Anzitutto, va segnalato che, approdando al sensore di acquisizione full frame, pieno formato 24x36mm (inviolabile riferimento e richiamo della fotografia senza tempo), Sony lo ha esteso a tre proprie configurazioni, due delle quali fotografiche più una terza video: reflex Sony α99, compatta di prestigio Sony Cybershot DSC-RX1 (ancora Luxury, come già l’Hasselblad Lunar, su questo stesso numero, da pagina 44) e videocamera Full-HD Sony Handycam Nex-VG900E. Indipendentemente dalle rispettive e relative caratteristiche tecniche e di uso, tutte proiettate in avanti, molto avanti, sono particolarmente significative due considerazioni, almeno due. Subito, sottolineiamo come l’adozione del sensore a pieno formato sia congeniale alla massima qualità delle acquisizioni fotografiche e video, e allo stesso tempo ribadisca quel sostanzioso passo tecnologico che scandisce le proprie modalità tecniche anche attraverso la successione delle dimensioni dello stesso sensore, comunque lo si consideri, parametro assoluto di riferimento (e richiamo), autentico cuore pulsante dell’acquisizione digitale di immagini.

Così, nel momento nel quale anche Sony, dopo Canon e Nikon, certifica il full frame, la progressione è ufficiale, confermata e ribadita; in sequenzialità dall’alto: sensori pieno formato per le reflex top di sistema, residui sensori di dimensioni inferiori per le reflex di medio e basso livello commerciale, stessi sensori di dimensioni APS-C (circa) per le compatte di prestigio e per il settore CSC-Compact System Camera (nato Mirrorless) e sensori di piccole dimensioni per le compatte di fascia larga (la cui base tecnico-commerciale sta soffrendo l’incalzare degli smartphone, che assolvono egregiamente le condizioni basilari della fotografia di esordio, soprattutto nella propria declinazione attuale della condivisione in Rete: ne scriviamo giusto nell’ambito di queste nostre osservazioni a partire dalle annotazioni sollecitate dallo svolgimento della Photokina 2012). Quindi, seconda rilevazione, oltre la versatile reflex Sony α99, che va a collocarsi al vertice del differenziato sistema fotografico, va sottolineata la consistenza della compatta di prestigio Sony Cybershot DSC-RX1 a obiettivo grandangolare fisso Carl Zeiss Sonnar T* 35mm f/2 di alto credito fotografico. Come accennato, si tratta di una configurazione che si indirizza e orienta verso una fascia commerciale inedita, appena individuata ed esplorata: quella degli apparecchi di lusso (Luxury ), che propongono propri valori formali aggiuntivi, a monte di prestazioni superlative. Certamente, non è finita qui. Anzi, qui comincia. Infatti, sia il design del corpo macchina, raffinato e prossimo a una lunga tradizione fotografica, che affonda le proprie radici indietro nei decenni [FOTO graphia, aprile 2012], sia la conformazione tecnica lasciano intendere che si tratti di un primo passo Sony in un comparto di eccellente redditività: quello delle configurazioni telemetro-derivate, a obiettivi intercambiabili, che può sempre contare su una sostanziosa e convincente risposta commerciale, sia in senso professionale, sia nella personalità di fotografi non professionisti che applicano con convinzione e coerenza il proprio interesse. Inutile evitare la menzione: si tratta di un comparto nel quale la Leica -presente da sempre, con consecuzione lineare e indolore dalla pellicola fotosensibile all’acquisizione digitale di immagini- è stata affiancata dalla affascinante Fujifilm X-Pro1 [FOTOgraphia, marzo 2012].


Altrettanto, considerazioni analoghe si riferiscono alla videocamera Full-HD Sony Handycam NexVG900E, che si assume persino l’impegnativo onere di risollevare le sorti di un comparto commerciale che è stato travolto dalle più recenti interpretazioni fotografiche anche video, e che dunque necessita di una propria ridefinizione: magari, giusto a partire dal sensore full frame, di massima resa qualitativa.

ULTERIORI CADENZE Assieme alla sostanza di una serie di novità concrete e tangibili, tra le quali spiccano la reflex Eos 6D, la compatta PowerShot S110 e la stampante Selphy CP900, che si aggiungono alla CSC-Compact System Camera Eos M, anticipata nelle settimane precedenti l’appuntamento fieristico di Colonia [FOTOgraphia, settembre 2012], Canon compie un passo a lato, che è soprattutto un passo indicativo e rilevante nell’interpretazione della fotografia dei nostri giorni. Canon ha lanciato una nuova piattaforma di gestione delle immagini, identificata come Project 1709 (Progetto 1709), per il momento in fase beta di finitura, affrontata con rapporti diretti e continui con una quantità e qualità di utenti potenziali. Realizzato per governare intere collezioni fotografiche individuali e personali, il sistema facilita la memorizzazione e l’accesso alle immagini, a prescindere dalla collocazione nella quale sono state salvate e archiviate. Con un’unica e funzionale indicizzazione di tagging, si può facilmente trovare qualsiasi immagine memorizzata e condividerla con gli amici, attraverso i social network, integrandola con i servizi del tipo Facebook e dintorni. «Con l’avvento della fotografia digitale, è cambiato anche l’approccio all’immagine, realizzabile con diversi dispositivi, oltre quelli propriamente fotografici, che ora appartiene alla vita quotidiana. In talune condizioni, è problematico gestire e utilizzare queste immagini secondo proprie intenzioni», ha osservato Rainer Fuehres, responsabile Consumer Imaging di Canon Europa. «Con Project 1709 abbiamo realizzato una soluzione unica che rende facile gestire fotografie raccolte su diverse piattaforme. Questa soluzione è stata progettata per il fotografo dei nostri giorni: fornisce accesso immediato a intere collezioni fotografiche, dove e quando si desidera. Siamo stuzzicati alla prospettiva di lavorare con i fotografi a questo progetto [nella propria fase beta], che propone una interpretazione in continua evoluzione, sempre al passo con i tempi e le necessità che potranno maturare». Perfetta per memorizzare, rintracciare, accedere, migliorare e utilizzare le immagini, la piattaforma offre consistenti semplificazioni nella ricerca e gestione. A differenza di qualsiasi altra configurazione, Project 1709 integra raccolte di immagini difformi, indipendentemente da come sono state acquisite e dove sono memorizzate. La sua visua-

lizzazione a tessere fornisce una efficace visualizzazione, comprensiva di opzioni di selezione basate su Tag di ricerca e individuazione. Canon Project 1709 si basa su cinque princìpi fondamentali. ❯ Store consente di memorizzare una vita di immagini. Usando l’uploader dedicato o direttamente dalla pagina web, è possibile caricare file da qualsiasi dispositivo. Anche se la stessa immagine è stata memorizzata in più riferimenti, la tecnologia Image Matching identifica i duplicati, che possono essere volontariamente rimossi o confermati. ❯ Find (Cerca) è la funzione di ricerca intuitiva che consente di filtrare rapidamente un insieme, per individuare l’immagine desiderata. Attraverso molteplici modalità di ricerca, all’interno dell’interfaccia, possono essere ricercati Tag significativi creati dall’utente, così come Dati Exif, informazioni complementari, date e geo-tag. Addirittura, è possibile stabilire anche una cronologia, per accostare consequenzialmente immagini collegabili in senso temporale o per altre chiavi comuni. ❯ Improve (Migliorare) conserva una biblioteca di immagini e una panoramica concisa dei dati Exif, tra i quali il modello della macchina fotografica, i tempi di otturazione, l’apertura del diaframma e la sensibilità Iso equivalente: in modo da sottolineare e visualizzare le impostazioni tecniche delle immagini preferite, o meglio riuscite. Ancora, è possibile costruire una vita di immagini, attraverso una vasta raccolta di dati di contesto che possono essere utilizzati a tema. ❯ Enjoy (Piacere?) conferma e ribadisce come la piattaforma semplifichi la più opportuna gestione di immagini digitali e ne faciliti la condivisione dei nostri giorni attuali. ❯ Access sottolinea l’accesso istantaneo -per l’appunto- a qualsiasi immagine, in qualsiasi mo-

Attuale ammiraglia del differenziato sistema reflex, la Sony α99 è una delle tre nuove configurazioni con sensore di acquisizione a pieno formato 24x36mm: assieme alla compatta di prestigio Cyber-shot DSC-RX1 (pagina accanto) e alla videocamera Full-HD Handycam Nex-VG900E. Le sue prestazioni di profilo alto la proiettano ai vertici tecnico-commerciali del mercato fotografico.

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DALLA PHOTOKINA 2012

Per il momento in fase beta di finitura, la piattaforma di gestione delle immagini Canon Project 1709 si propone di governare intere collezioni fotografiche individuali e personali. Il sistema facilita la memorizzazione e l’accesso alle immagini, a prescindere dalla collocazione nella quale sono state salvate e archiviate.

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mento, utilizzando un browser web. Ciò assicura che nessuna propria immagine potrà essere persa o dimenticata, ma tutte sono sempre pronte e disponibili per le azioni con i social network.

SAPORE ITALIANO In un momento nel quale altri produttori italiani, anche propriamente leader e di riferimento e richiamo internazionale, hanno disertato la Photokina 2012 (ciascuno con e per proprie motivazioni legittime, tutte dipendenti dalla dicotomia che separa l’ipotesi di investimento dal concetto di spesa), Vincenzo Silvestri, di Montespertoli, in provincia di Firenze, ha onorato l’appuntamento fieristico con il consueto piglio e la sua proverbiale gentilezza, condivise dal suo staff (a Colonia, insieme con Silvia, la figlia, e Gabriele Gargiani, indispensabile eminenza grigia). Due le novità di sostanza di Silvestri Fotocamere, una propria e autonoma, l’altra in collaborazione con i russi di Krasnogorsk, alle porte di Mosca, dove per decenni sono state prodotte le reflex Zenit e le panoramiche a obiettivo rotante per pellicola 35mm Horizont/Horizon (ancora sul mercato, successive alla primigenia FT-2, del 1958-1965

[FOTOgraphia, maggio 1994]). Entrambe esprimono qualcosa di fotografico che va oltre. Anzitutto, la configurazione modulare Bicam III, per l’appunto approdata alla sua terza generazione, conferma il rigore e la disciplina della fotografia realizzata secondo i parametri inviolabili della più pertinente e controllata resa prospettica, soprattutto nella applicazione al paesaggio e all’architettura. Da cui, Silvestri Fotocamere rimane quel baluardo della Fotografia (in maiuscola sempre volontaria e consapevole), che ribadisce lezioni raffigurative e rappresentative che hanno composto i tratti di un linguaggio e lessico senza compromessi. Le raffinate regolazioni micrometriche di decentramento e basculaggio dell’obiettivo rispetto il piano immagine, oggi inviolabilmente per dorsi ad acquisizione digitale di immagini, per quanto ancora si registrino applicazioni con pellicola fotosensibile, medio formato 6x7 e 6x9cm, sono appunto da decifrare in questo senso: indirizzata soprattutto al conveniente impiego di obiettivi grandangolari, Silvestri Bicam III è un concetto di strumento che sta al centro di un articolato sistema fotografico professionale che offre una ampia gamma di soluzioni, per interpretazioni visive sempre avvincenti e convincenti. In combinazione, per quanto con tragitto tecnico-commerciale autonomo e proprio, la panoramica Horizon D-L3, come annotato progetto fotografico congiunto tra la produzione fotografica storica russa di Krasnogorsk e Silvestri Fotocamere, ribadisce altrettanto scrupolo. Ne abbiamo riferito sullo scorso numero di ottobre, e qui annotiamo altro. La pertinente combinazione di tre obiettivi accostati Zenitar 28mm f/3,5 (focale equivalente), opportunamente orientati (uno verso il centro e gli altri due verso destra e sinistra), che inquadrano un campo di quarantacinque gradi in verticale e centoventi lungo l’asse orizzontale (120x45 gradi), è finalizzata all’autentica fotografia orbicolare, che è qualcosa di diverso, perché meglio, delle opportunità analogamente panoramiche alla portata di molte configurazioni di altro profilo. Se serve ribadirlo, questi sono princìpi di visione lungo l’orizzonte; le interpolazioni software sono soltanto imitazioni. Qui, i tre scatti sono simultanei, così che la panoramica è utilizzabile a mano libera, anche con soggetti in movimento, per composizioni finali che tengano adeguatamente conto della successiva combinazione in un file unico che è somma delle tre acquisizioni singole e indipendenti. Conclusione d’obbligo, in doverosa ripetizione: per quanto «da tempo la Photokina non sia più Fiera di novità tecniche [...], definisce e delinea lo spirito di un intero mercato. [...] L’anima, il senso e lo spirito attuali della Photokina prescindono, quindi, dalla quantità e qualità di novità espresse nei suoi giorni, che pure ne compongono l’irrinunciabile ossatura. [...] Alla Photokina e con la Photokina, l’intero mercato della fotografia manifesta spiriti e filosofie trasversali, da decifrare per allineare e finalizzare ogni personalità commerciale quotidiana». Sia esplicito e chiaro. ❖



DALLA PHOTOKINA 2012

di Angelo Galantini

Ovviamente, come annotato, si tratta di mostre di diverso spessore, sia per contenuto sia per allestimento scenico: dalle imponenti esposizioni nei musei cittadini e nelle gallerie istituzionali dell’arte alle iniziative di spazi minori, ma non per questo inferiori nell’intenzione e nello spirito. Così che trovano conferma, e non soltanto conforto, le considerazioni secondo le quali la Photokina va anche annusata, respirata e vissuta in profondità, per ricavarne sia indicazioni utilitaristicamente commerciali, sia sollecitazioni di più ampio respiro. Cocciutamente, con un ostinato senso del dove-

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ibadiamolo anche qui, ancora una volta. Limitare le considerazioni sulla Photokina alla sola relazione sulle novità tecniche annunciate e presentate dalle singole case fotografiche è quantomeno colpevole. Non importa quanto possano essere approfondite le analisi giornalistiche, dal semplice elenco delle novità -magari in ordine banalmente alfabetico- alla loro indagine motivata, per settori merceologici o linee di tendenza. Come già detto in tante occasioni, in queste pagine, la Photokina dei nostri giorni non è più una semplice e sola Fiera merceologica, come pure è anche, ma il suo svolgimento ha allargato gli orizzonti che fino a qualche anno fa erano ampiamente sufficienti. In conferma: le novità tecniche ci sarebbero comunque state, senza dover mettere in piedi una tale kermesse (e impegnare finanziamenti di sostanza), e ne saremmo stati informati comunque: tutti. A differenza delle più recenti edizioni, purtroppo quest’anno la Photokina 2012 non si è abbinata alle manifestazioni culturali che nelle edizioni precedenti ne hanno fatto contorno, e neppure ha allestito la propria Visual Gallery (peraltro sostituita da una consistente presenza Leica: Io sono fotografia, su questo stesso numero, da pagina 34). In ogni caso, a Colonia, a settembre, con copertura dei giorni di fiera, dal diciotto al ventitré, si sono svolti i programmi della Ventunesima Internationale Photoszene Köln: corsi, dibattiti, workshop, conferenze e -soprattuttomostre. Addirittura, sessantacinque mostre, di diverso peso, distribuite su tutto il territorio urbano. In questo modo, con l’occasione dell’appuntamento Photokina, è stata sottolineata la particolarità fondante che distingue il mercato fotografico da ogni altro comparto del tempo libero: ampio spazio e fiato è stato dato al risultato conseguente dell’uso degli strumenti fotografici. Ovvero, è stata esaltata la Fotografia in quanto espressione della creatività d’autore e passione degli utilizzatori non professionisti.

MOSTRE A


Come già annotato, niente Visual Gallery alla Photokina 2012 (con degna sostituzione a cura di Leica). Comunque, consueto intenso programma di mostre fotografiche allestite in date coincidenti con la fiera, polverizzate sull’intera città. Di sessantacinque allestimenti dell’Internationale Photoszene Köln siamo riusciti a raggiungerne una dozzina: specchio di una attenzione fotografica che non ha molti eguali in nessuna altra occasione. Così che, e fotografia e fotografia e fotografia, si ribadisce come e quanto oltre gli strumenti ci sia qualcosa di più: gratificante e appagante. E altro ancora

COMPLEMENTO

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Per quanto il Museum Ludwig abbia partecipato alla Ventunesima Internationale Photoszene Köln con una modesta selezione American Places, la visita non è stata inutile: coinvolgente l’illustrazione di Art Spiegelman per The New Yorker celebrativa dell’attentato alle torri gemelle, di New York, presentata nella retrospettiva Co-Mix, in scena negli stessi giorni. Quindi, quattro incontri di sostanza (dal centro e sulla pagina accanto, dall’alto): Lotte Jacobi Photographien; Tage in Peking, di Martin Claßen; Architekturfotografie Made in China; Pimp the Timp Volume II. (doppia pagina precedente) Convincente e affascinante LomoFloor, sul piazzale antistante la stazione centrale di Colonia, nelle immediate vicinanze di piazza del Duomo. Tutti i passanti l’hanno fotografato a propria volta. E ancora e ancora e ancora.

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re, dopo aver visitato gli stand merceologici, divisi e ordinatamente scomposti nei padiglioni della Photokina 2012 e le mostre allestite da Leica all’interno del suo perimetro, ci siamo allungati verso la fotografia in città. Certo, non abbiamo avuto modo, né tempo, di raggiungere tutti gli indirizzi, e ci siamo limitati ai richiami più congeniali (purtroppo non arrivando a tutto quanto avremmo voluto), che ci hanno portato in ogni quartiere della città.

SOPRA TUTTO Per spessore fotografico assoluto e inviolabile, non strettamente limitato all’occasione specifica, a titolo di esempio isoliamo tre esposizioni, il cui valore è autenticamente universale e generale: Architekturfotografie - Made in China, massiccia collettiva di autori internazionali e cinesi al prestigioso Museum für Angewandte Kunst Köln (Makk), l’avvincente antologica Decade by Decade, di Walker Evans, uno degli autori fondamentali della Storia, all’elegante SK Stiftung Kultur, e la convincente retrospettiva Lotte Jacobi Photographien, al Käthe Kollwitz Museum Köln. In un certo senso, Architekturfotografie - Made in China è stato parte di una più ampia osservazione sulla Repubblica popolare, alla luce delle sue stravolgenti trasformazioni, che in una dozzina di anni l’hanno proiettata ai vertici dell’economia mondiale, con passaggio rapido e non certo indolore dal feudalesimo al maoismo, al capitalismo attuale (su basi socialiste?). La fotografia contemporanea si è soffermata su luoghi (soprattutto) e persone. Oltre a Architekturfotografie - Made in China, che ha vi-

sualizzato la metamorfosi urbana della Cina, spaziando in lungo e largo e offrendo un panorama adeguatamente convincente, vanno quindi segnalati altri tre allestimenti coincidenti. Anzitutto, due personali di autori peraltro presenti nella collettiva principe al Museum für Angewandte Kunst Köln (Makk): Tage in Peking, del bravo Martin Claßen, nel suo elegante Atelier in Im Klapperhof 37, e Assembly Halls, di Shao Yinong e Mu Chen, all’eclettico Forum für Fotografie. Quindi, Pimp the Timp Volume II, all’intrigante Ehemaliseg Hotel Timp. I richiami dei primi due titoli sono adeguatamente chiari ed espliciti. Martin Claßen ha definito un concentrato viaggio nella capitale, privilegiando luoghi a persone e rintracciando palpitanti testimonianze residue del recente passato (maoista). I cinesi Shao Yinong e Mu Chen hanno applicato il rigore di visioni cliniche e sterilizzate (frontali e rigorose) alle sale delle riunioni politiche collettive, appunto assembleari, che hanno fatto parte dei momenti derivati dalla Grande rivoluzione culturale proletaria, avviata dal presidente Mao Zedong, nel 1966, ormai in disuso, ormai lasciate, ormai in completo sfacelo, ma ugualmente testimoni di una storia prossima, appunto sottolineata proprio dallo stesso abbandono. Invece, Pimp the Timp Volume II ha affrontato il pianeta Cina in equilibrio (precario?) tra interpretazioni d’arte e visioni quotidiane: il soggetto è stato sintetizzato da una serie di immagini eterogenee, dall’arte al fotogiornalismo, alla pubblicità, in modo da comporre un insieme caotico, esplicativo delle contraddizioni attuali della Repubblica popolare.


MAURIZIO REBUZZINI (3)

È STORIA

In indirizzi museali di prestigio e richiamo (cittadino), le due suggestive e coinvolgenti retrospettive antologiche dello statunitense Walker Evans (1903-1975) e della tedesca Lotte Jacobi (1896-1990) -rispettivamente Decade by Decade, al SK Stiftung Kultur, e Lotte Jacobi Photographien, al Käthe Kollwitz Museum Köln- hanno mantenuto le promesse, offrendo panoramiche d’autore di grande spessore, altresì allestite in spazi idonei, predisposte con garbo e competenza: due autori di spessore, per i quali non c’è nulla da aggiungere, perché tanto è già stato detto e scritto su di loro. In entrambi i casi, due incontri a dir poco emozionanti e coinvolgenti, due momenti di fotografia che appartiene sia alla sua Storia, sia a quella del mondo e della società. Analoghe considerazioni sociali, questa volta circoscritte alla Germania nazista degli anni Trenta, hanno definito l’appassionante portfolio storico di Walter Ballhause, la cui Der unsichtbare Fotograf è stata presentata dalla attenta Galerie Arbeiterfotografie, soprattutto indirizzata verso la fotografia d’autore del vero e dal vero, soprattutto concentrata sulla fotografia tedesca. Il quotidiano di parate di nazisti di ogni età -perfino bambini-, intimidazioni alla comunità ebraica, scene di vita stradale, affanni individuali disegna il clima nel quale sono maturati gli eventi bellici successivi, che avrebbero sconvolto l’Europa e il mondo di lì a qualche anno. Occhio vigile, occhio attento, occhio critico, che fissa il Tempo nel quale! In tono dimesso rispetto esposizioni fotografiche degli anni precedenti, l’autorevole Museum Ludwig ha partecipato alla Ventunesima edizione (2012) di

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Già presentato nell’ambito della Sezione Culturale della Photokina 1990, nell’allestimento Masters of Light, Abe Frajndlich ha replicato per l’ Internationale Photoszene Köln 2012 la sua raccolta di ritratti di fotografi, raffigurati in relazione ai rispettivi stili espressivi. Concludiamo con due richiami di diverso spessore e intenzioni autonome: l’antologica Decade by Decade, di Walker Evans, uno degli autori fondamentali della Storia, all’elegante SK Stiftung Kultur (dove è proibito fotografare: qui documentiamo dall’esterno dell’allestimento) e l’intrigante Kamera-Recycling, alla Lambertin Galerie, di piazza del Duomo, nei pressi dei locali di vendita del celebre fotonegoziante di Colonia.

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Internationale Photoszene Köln con la modesta selezione American Places : una manciata di autori dalla prestigiosa collezione di Fritz Gruber, a proprio tempo donata al Museo, che ora fa parte del suo dipartimento fotografico (peraltro censita nella preziosa monografia Fotografia del XX secolo, pubblicata da Taschen Verlag). Francamente, poca cosa, soprattutto tenuto conto dell’indirizzo; in compenso, nelle stesse date, abbiamo potuto visitare la retrospettiva Co-Mix, di Art Spiegelman (tra tanto altro, autore della fantastica copertina di The New Yorker all’indomani dell’attentato alle Twin Towers, dell’11 settembre 2001 [FOTOgraphia, maggio 2011]). Invece, assolutamente affascinanti i Total Desaster, di Boris Becker, alla Galerie Heinz Holtmann. Nello stile della fotografia contemporanea che osserva lo svolgimento della vita, offrendone interpretazioni e rappresentazioni rigorosamente cliniche, una serie di visioni che esaltano il linguaggio fotografico, entro il quale ciascuno può individuare qualcosa che si trova oltre l’apparenza, che sta nel proprio cuore.

SOSTANZIALI AUTOREFERENZIALITÀ Già presentato nell’ambito della Sezione Culturale della Photokina 1990, nell’allestimento Masters of Light, lo statunitense Abe Frajndlich ha replicato la sua raccolta di ritratti di fotografi, che -ovviamentesi è ampliata negli anni. Estremamente prolifica, più di quanto si possa superficialmente credere, la lunga storia dei fotografi fotografati è ricca di capitoli entusiasmanti, dei quali abbiamo anche avuto modo di scrivere (soprattutto, in FOTOgraphia del settembre 2005 e marzo 2006). La serie di Abe Frajn-

dlich presenta una consistente quantità/qualità di fotografi internazionali contemporanei, raffigurati in relazione ai rispettivi stili espressivi. In un certo senso, quello che sempre cerchiamo tra le pieghe delle ufficialità e oltre la sola apparenza delle immagini, queste affascinanti fotografie si inseriscono anche nell’altrettanto variegato fenomeno del Superitratto, sul quale ci siamo soffermati nel 1999 con interventi successivi (marzo, aprile, giugno e ottobre). Se questi ritratti rivelano anche un retrogusto autoreferenziale, della fotografia che guarda se stessa e verso se stessa, altrettanto si può esprimere per le opere di Kamera-Recycling, esposte alla Lambertin Galerie, in piazza del Duomo, nei pressi dei locali di vendita del celebre fotonegoziante di Colonia. Si tratta di quadri -come tali si presentano-, realizzati con combinazioni di parti di apparecchi fotografici, recuperate dall’oblio della loro dismissione. Alcuni sono particolarmente affascinanti, altri proprio banali, per non dire dozzinali, ma l’idea rimane comunque piacevole, magari da realizzare in proprio, fornendosi dagli scarti dei servizi di manutenzione degli apparecchi fotografici. Anche il LomoFloor, che ha pavimentato la piazza antistante la stazione centrale di Colonia, nelle immediate vicinanze di piazza del Duomo, è stato in qualche misura autoreferenziale, nel senso che ha celebrato l’azione fotografica in quanto tale, nello specifico declinata nello spirito delle tessere Lomo. Al solito, non conta alcuna delle stampe dell’insieme, ma l’intera combinazione: con le proprie intenzioni di emozione e, perché no?, condivisione. Punto, a capo. ❖



Fumetto di Maurizio Rebuzzini

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L’UOMO RAGNO

Supereroe della scuderia Marvel Comics, una delle major dell’editoria a fumetti, l’Uomo ragno, in originale Spider-Man, è stato creato da Stan Lee, indiscutibilmente il più fertile sceneggiatore di storie a fumetti, che ha inventato personaggi di natura complessa e con personalità sfaccettate, che hanno fatto la fortuna della stessa casa editrice, che anche grazie a lui è diventata una grande azienda multimediale.

L’avventura Un bambino aspetta, pubblicata in L’Uomo Ragno Classic - Speciale 10, inizia con Peter Parker (l’Uomo ragno) che fotografa durante un party mondano.

Originariamente disegnato da Steve Ditko, l’Uomo ragno ha esordito nel 1962 e, come tutti i supereroi della scuderia, è successivamente approdato al cinema, con avventure in coerente sequenza. Nella vita di tutti i giorni, quando non è chiamato a risolvere intricate questioni, che a volte presuppongono anche di salvare il mondo, l’Uomo ragno è il cittadino Peter Parker, di professione fotografo. Tante sue avventure visualizzano

gli aspetti del suo mestiere, per lo più finalizzati a avvincenti scenografie di sostanziale contorno. Il tutto, a differenza dell’italiana Valentina, del bravo e compianto Guido Crepax [FOTOgraphia, settembre 2003], per la quale la professione di fotografa è stata motivo conduttore di molte sue storie, e per la quale la fotografia non è soltanto un contorno accessorio, ma spesso un elemento fondante e fondamentale. Invece, e lo ribadiamo,

per Peter Parker (non in veste di Uomo ragno) la fotografia è assolutamente complementare e di supporto: niente di più, né di diverso. Però, in una avventura, appunto introdotta dallo svolgimento quotidiano della vita di Peter Parker, la fotografia è meglio presente, e si ritaglia un proprio ruolo. Pubblicato nell’albo L’Uomo Ragno Classic Speciale 10, del maggio 1997, l’episodio Un bambino aspetta, di Chris Claremont (storia) e Sal Buscema e Eduardo Barreto (disegni), prende proprio avvio con Peter Parker fotografo a un ricevimento, prima di svolgere la vicenda, nella quale l’Uomo ragno agisce con un altro supereroe, la Donna invisibile. Per l’appunto, tutto inizia su un

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Fumetto terrazzo, dove gli invitati chiacchierano tra loro. Tra i tavoli, si aggira un annoiato Peter Parker - fotografo [pagina accanto]: «“Ah, cosa non si fa per i soldi...” pensa Peter Parker, grande fotografo del Daily Globe. La sua fama si fonda sulle migliori foto[grafie] dell’Uomo ragno in azione mai scattate da chiunque» [ovviamente, con l’autoscatto] / «La sua fortuna di essere sempre al posto giusto nel momento giusto non ci sorprende, visto che Peter è lo stupefacente Uomo ragno» / «Fra le tante celebrità, troviamo il biofisico Henry Pym e sua moglie Janet (alias i vendicatori Calabrone e Wasp) e Susan Storm Richards, più nota come la Ragazza invisibile...» / «... Membro fondatore dei Fantastici quattro» / «Domanda: perché un bravo fotografo come lui fa il paparazzo in un pranzo mondano a Central Park e scatta foto[grafie] alla gente “in” della grande mela?». La risposta alla pagina successiva [ancora, pagina accanto], che introduce almeno due considerazioni quotidiane. La prima, semplificata, ma realistica: «La risposta è semplice, caro lettore: per pagarsi l’affitto». E qui, i pensieri del fotografo, nella classica nuvoletta codificata dallo stilema dei fumetti: «Che noia! / La solita fortuna dei Parker: è una giornata fantastica e io devo passarla al chiuso a scattare foto[grafie] per la cronaca rosa del Globe!» / «Non mi piace neanche il cibo! Caviale... uova di pesce crude. Yuck!». Quindi, una considerazione etica, che attraversa tutta la cronaca rosa nel proprio complesso, e non soltanto questa; ancora i pensieri di Peter Parker - fotocronista: «Non sono fatto per questo tipo di lavoro / Ogni volta che scatto una foto[grafia]...». Eccoci qui: «... Penso a come mi sentirei io se un qualche buffone mi fotografasse». Perché: «Tengo troppo alla mia privacy» [qui accanto]. Da cui «Non mi piace disturbare quella degli altri. / E invece lo faccio». A questo punto, esaurite le introduzioni, inizia l’avventura autentica. Susan Storm Richards, la Donna invisibile, è stata chiamata al telefono e la sua conversazione è concitata. Peter Parker se ne accorge e rende conto: «Cos’è successo?! D’un tratto mrs Richards è diventata bian-

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Fumetto

ca come un lenzuolo. Non c’è bisogno del senso di ragno per capire che c’è qualche problema!». Ancora avanti, e alla terza tavola della storia entra in campo l’Uomo ragno [qui sopra]: «Forse non potrò aiutarla... / ... Ma, per sicurezza, è meglio seguirla. / Qualunque cosa sia...» / «... L’ha proprio sconvolta. / Sta andando verso Central Park Drive». Peter Park raggiunge la donna e le applica un rilevatore di movimenti alla borsetta: «Fatto!» / «Era così preoccupata che non mi ha visto attaccare una ragno spia alla sua borsa. Ora, finché la porta...» / «... Posso seguirla ovunque». Siamo avvertiti: «Più tardi, dopo un rapido cambio...» entra in scena l’Uomo ragno, che alla fine aiuterà a risolvere la vicenda. La fotografia esce di scena, per lasciare il campo ad altro, ovverosia

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Dopo il preambolo fotografico, riportato sulle pagine precedenti 60 e 61, con evidenziazione della vignetta specifica della riflessione fotografica di Peter Parker, l’avventura Un bambino aspetta si svolge con l’ Uomo ragno che agisce con un altro supereroe, la Donna invisibile.

al fumetto nella propria brillante sceneggiatura. La sua presenza è stata in qualche misura significativa. Scenografia a parte, sottolineata nella pagina precedente così come abbiamo già fatto in altre occasioni, altrove e altrimenti (fumetto di apertura di FOTOgraphia, del dicembre 2000, e fumetto commentato, in www.FOTOgraphiaONILE.it, dallo scorso agosto), non si sottovaluti quel sottile pensiero etico e morale che attraversa la riflessione di Peter Parker, in veste di fotocronista: «Ogni volta che scatto una fotografia, penso a come mi sentirei io se un qualche buffone mi fotografasse. Tengo troppo alla mia privacy». È un discorso da addetti, che ha trovato ospitalità in una forma popolare e diffusa di comunicazione. Niente male, davvero. ❖


a cura di Filippo Rebuzzini e Maurizio Rebuzzini; trentadue visioni piÚ una, con accompagnamento di centonovantotto altre pose che rivelano lo splendore dell’epopea di Betty Page; Graphia, 2011; 88 pagine 16,5x23cm; 18,00 euro.


Sguardi su

di Pino Bertelli (Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 27 volte settembre 2012)

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NORIS LAZZARINI

Nell’epoca del cretinismo fotografico diffuso nella civiltà dell’immagine o dell’apparenza: «Prendetene tutti e fotografate», diceva, forse, un impostore di successo finito a fare il clown su santini e crocifissi. Ciascuno si esibisce per quello che è... uno stupido o un vassallo dell’ordine imperante del mercimonio. Pochi, davvero pochi, imbracciano l’utensile fotografico (come un “ferro” partigiano, Ando Gilardi diceva), per conoscere o approfondire il disagio sociale che ci circonda, e nemmeno si accorgono che -ai quattro angoli del mondo- l’immaginazione radicale della fotografia continua ad affrancarsi a rivolte popolari, schiere di indignati e insurrezioni generazionali che (attraverso il valore d’uso dei social network, anche) fanno del mezzo fotografico la testimonianza più acuta del proprio tempo. Il movimento delle occupazioni a Wall Street, gli indignados di Puerta del Sol, le rivolte arabe sulle coste del Mediterraneo e i vagiti insurrezionali altrove chiedono -con tutti i mezzi necessari- la fine di un’oligarchia finanziaria (complice con i governi delle democrazie consumeriste e dei regimi “comunisti”), che strozza nella miseria interi popoli: oppongono alla dismisura dei mercati globali (che continuano a intrecciare guerre, merci e dividendi delle banche) la possibilità di una decrescita felice, come alterità e cambiamento conviviale tra le genti del pianeta blu.

SULLA DITTATURA DEL CRETINISMO FOTOGRAFICO La politica ha gettato la maschera. La corruzione nel tessuto economico, la connivenza con le mafie, le ladrerie e i privilegi dei governanti esprimono un attentato alla democrazia, e la democrazia che viene

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tradita è l’anticamera dell’autoritarismo. Etica, diritto, giustizia sono parole sconosciute ai politici di professione. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948!) è carta straccia per i partiti. L’urgenza della soppressione dei partiti è ormai una necessità imprescindibile dal rinnovamento, per la creazione di una comunità multietnica nella quale la ragione è dappertutto e la discriminazione da nessuna parte. L’abolizione dei partiti politici (auspicata da Simone Weil, nel 1950), in favore di un mutamento radicale delle forme di partecipazione democratica, è un primo passo verso la possibilità di conoscere la democrazia autentica, diretta o consiliare, che non può che nascere nell’uguaglianza sociale e politica di uomini liberi. La proliferazione della cultura sommaria o catechistica (non solo) in fotografia si allatta a superficialità e conformismi artistici di notevole imbecillità, camuffati da intelligenza prezzolata. La Rete (usata male) è l’avanspettacolo della blogosfera, quell’invenzione meravigliosa che rende milioni di persone protagonisti della propria stupidità narcisistica/comunicazionale. Ogni cretino ha il proprio blog, e la cretineria collettiva è la dottrina con la quale i funesti demiurghi di regimi autocratici tengono a catena i nuovi schiavi. Tutto s’intende per una planetaria libertà d’espressione, benedetta e santificata dai saprofiti della Borsa internazionale: l’audience universale è servita.

SULLA FOTOGRAFIA IN SCATOLA O LA REALTÀ MAGICA DEL FORO STENOPEICO

Di Noris Lazzarini: per qualche curioso dell’amore perduto della fotografia in forma di poesia. La magnifica randagia della fotografia stenopeica nasce a Mi-

lano, nei primi anni Cinquanta. All’esplosione libertaria del Sessantotto è giovanissima, tuttavia ne percepisce la voglia di cambiamento e festa, che saranno le caratteristiche principali delle sue scelte di vita. Malgrado sia ostacolata dalla famiglia nel percorrere studi artistici, non abbandona la propria vena creativa, cimentandosi con tecniche di disegno e pittura. Scopre la fotografia nel 1978, e subito diventa parte della sua esistenza. Nel 1981, collabora con Il Diaframma, di Milano -prima galleria europea interamente dedicata alla fotografia-, come coordinatrice nella realizzazione di mostre, progetti speciali ed editoriali. In dieci anni, organizza centinaia di esposizioni, conosce i più grandi fotografi italiani e stranieri, e resta affascinata, tra gli altri, da autori come Mario Giacomelli, Luigi Veronesi, Paolo Gioli, Josef Sudek, dice. Lavora principalmente all’organizzazione di fotografie altrui, ma non smette di ricercare una propria via espressiva, che s’intensifica quando si trasferisce a Parigi, nel 1992. Nel 1993, a Montmartre, nel celebre atelier d’arte Bateau-Lavoir, al 13 di place Émile-Goudeau, realizza il suo primo ritratto con il foro stenopeico: da allora, privilegerà questa tecnica per rappresentare il mondo attraverso semplici scatole, camere obscure, di varie forme e colori [FOTOgraphia, ottobre 1998]. A Parigi, collabora con la rivista Revue Noire alla Prima Biennale di Fotografia Africana, tenutasi a Bamako, capitale del Mali, nel dicembre 1994. Nel 1995, come curatrice dell’opera del fotografo colombiano Leo Matiz [FOTOgraphia, aprile 1997 e febbraio 2000], presentato in prima assoluta alla galleria Il Diaframma, nel 1992, organizza una seconda imponente mostra

alla Maison européenne de la photographie, di Parigi, che varrà all’autore il riconoscimento della Legion d’onore, oltre che decretarne l’importanza sulla scena internazionale. Nel 1995, ritorna in Italia, pur spostandosi per lunghi periodi all’estero. Tra il 1998 e il 2000, soggiorna per diversi mesi in Colombia, dove realizza il progetto Afuera pasa el siglo: ritratti con la tecnica del foro stenopeico. In tandem con un’altra curatrice, Monica Fresco, in Sudafrica, nel 1998, seleziona l’opera, cura e realizza il volume e la mostra itinerante Alf Kumalo. Fotografo sudafricano. Pubblicato da Leonardo Arte, il catalogo riceve dalla biennale Modena per la Fotografia il Premio Oscar Goldoni per il miglior libro fotografico dell’anno. Riprendendo la tradizione dei fotografi itineranti della seconda metà dell’Ottocento, dal 2001, gira con un camper completamente attrezzato a laboratorio fotografico e a “macchina fotografica” gigante. Negli ultimi anni, la sua ricerca personale con la fotografia stenopeica è diventata la sua principale espressione artistica. La scrittura fotografica senza obiettivo (foro stenopeico o pinhole) ha origini antiche. Molti studiosi del settore fanno risalire questa tecnica al solito Leonardo da Vinci. Vero niente. Questa rivista [FOTOgraphia] si occupa spesso della magia della Camera Obscura, e ha affermato che le descrizioni dello strumento risalgono all’antichità, riferendosi in particolar modo e misura agli studi dello scienziato arabo Alhazen (Ab Al al-Hasan ibn al-Hasan ibn alHaytham; 965-1038: uno dei più importanti e geniali scienziati del mondo islamico, e in genere del principio del Secondo millennio, considerato l’iniziatore dell’ottica moderna).


Sguardi su «Adesso io voglio rendere omaggio alla grande Ambulante Stenopeica, scrivendo per lei una voce per una enciclopedia che non c’è. Noris Lazzarini è l’erede diretta della fotografa statunitense Gertrude Käsebier, figura tra i più importanti esponenti della corrente del pittorialismo, che proponeva un approccio unico umano possibile alla Fotografia come arte completa e indipendente, al pari della pittura e della scultura. La Ragione Pura dell’Arte PTRLS oggi, nella descrizione semantica, prende nuova forma astronomica nella “fotografia” digitale, che ha il suo Forellino in Photoshop: non è facile da capirlo, ma è proprio così. Per raggiungere esiti espressivi, i pittorialisti ricorrevano a vari accorgimenti tecnici, come per esempio la messa a fuoco imprecisa, per sfumare l’immagine (fluidificazione). Il foro stenopeico, l’assenza cioè dell’obiettivo, raggiunge lo scopo nel modo più puro. Che Noris non sia oggi in Italia famosa e in cima alla lista degli Artisti Fotografi veri è ancora una prova della miseria incredibile della nazionale cultura» Ando Gilardi «Per non parlare, poi, della conoscenza dell’azione della luce e formazione dell’immagini: nel IV secolo aC, Aristotele osserva che i raggi del sole che passano per una piccola apertura producono un’immagine circolare; un secolo prima (V aC), anche il cinese Mo Ti aveva annotato lo stesso fenomeno» (FOTOgraphia, marzo 2012). Michele Smargiassi, acuto critico dell’immagine fotografica, sostiene -a ragione- che «Il fo-

tografo stenopeico si riprende in grandissima parte i compiti e le prerogative creative che da quando esiste l’industria dei materiali fotografici viene abitualmente delegata ai fabbricanti» (FOTOgraphia, settembre 2012). Tutto vero. Nel medesimo numero della rivista, dello scorso settembre, il nostro direttore Maurizio Rebuzzini ci va giù duro: «Con la fotografia tutta (anche stenopeica, soprattutto stenopeica -senza però aggiunge-

re alcun credo assoluto e riduttivo-), è legittimo approdare a un effettivo riconoscimento di una fotografia che non vale solo per sé, e le proprie intenzioni e/o necessità di partenza, ma per qualcosa di altro che ciascuno trova prima di tutto in se stesso». Esemplare. A noi non interessa ripercorrere le tappe storiche della Camera Obscura, né dei suoi fantastici pionieri o alfieri dell’antitecnologia pinhole: molto sia-

mo interessati all’uso poetico del foro stenopeico come visione autentica/magica della realtà, della sua capacità di illuminare la vita concreta. Quando la realtà è più brutta della favola, si fotografa la favola.

DELLA FOTOGRAFIA SENZA OBIETTIVO

Noris Lazzarini è un’ostinata ricercatrice, affabulatrice, incantatrice della fotografia senza obiettivo. Viaggia con un ludo-

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Sguardi su BIANCO E NERO laboratorio fotografico fine - art solo bianco & nero

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camper, lavora con varie scatole, pellicola, carta, chimici... e cattura immagini della quotidianità che sono di una straordinaria bellezza aurorale. Di più... ad entrare giocosamente nelle sue fotografie misteriose, scorgiamo angoli del reale che di solito sfuggono allo sguardo di molti, ed è come tornare alla visione del fantastico che appartiene a infanzie intramontabili: il futuro, come il passato, sono impressi nelle sue immagini (e nei suoi sguardi), e ciascuna icona è parte di un’eticapoetica innalzata a regola di vita. La fotografia, in qualunque modo è realizzata, è tanto più umana quanto più è libera. La fotografia che resta è quella che permette di salire più in alto, verso la verità, la giustizia, la bellezza, laddove la libertà è l’opera. I gruppi, gli interni, esterni di case, facciate, persone fotografate con le Scatole Magiche di Noris Lazzarini (di foggia e dimensioni varie) conservano quella surrealtà del meraviglioso propria all’incantamento dei poeti di strada o dei bambini che tirano i sassi alla Luna (o a un carro armato). Ciò che per molti fotografi

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è bruttura, per questa zingara del foro stenopeico è bellezza. A leggere con cura le sue immagini (assemblate o singolari), si resta stupiti di tanta compiutezza formale. Alcuni esempi. Il gruppo di fotografi ripresi davanti al Duomo di Milano (il titolo della fotografia è R-esistenza per la LiberAzione), una bambina che sembra un angelo malinconico, esterni e interni di case, la Carovana Balacaval e “pezzi” di Mediterraneo... sono schegge di quotidianità che evidenziano la forza identitaria della fotografa, e ogni fotografia si trascolora in una cartografia di sentimenti e passioni disseminate ai bordi del sogno a occhi aperti. Il fotografo autentico è il fotografo libero, quello che costruisce la fotografia su un fondamento interiore tutto suo, sulla sua consapevole e autonoma personalità. Ecco perché ci sono tanti fotografi che fotografano come cani e pochi “cani randagi” che realizzano grandi fotografie (mi si passi l’iperbole). È solo il linguaggio inappropriato (inautentico) del fotografo che può rendere la fotografia stupida. L’autenticità della fo-

tografia designa il rapporto tra il linguaggio fotografico (anche magico) e la realtà. Il compito della fotografia autentica è quello di trovare la via più breve tra la forca (la menzogna) e la bellezza (la verità). Tutto qui. Le immagini stenopeiche di Noris Lazzarini aderiscono al presente, lo leggono per quello che è, esprimono un’interpretazione onesta della realtà, ma la spostano in una visione fantastica/soggettiva del mondo. La forza ideativa della fotografa si vede, ed è un bene: non occulta la propria soggettività... lascia al mistero della luce l’esplosione della compiutezza. La grande fotografia (anche stenopeica) rinvia a qualcosa che è al di là della sua materialità ed è la sorgente di verità e giustizia in grado di trasformare una vita falsa in una vita vera. Ci sono delle immagini di interni (o facciate) di Noris Lazzarini (Casa Baladin, il Museo Vincenzo Vela) che sono di una bellezza quasi archetipale... passaggi o tracce di qualcosa che resta nella memoria e porta la luce dell’invisibile nella visibilità della storia. I frammenti di Mediterraneo esprimono un’ebbrezza dionisiaca che è stupore del bello (come anima dello sguardo e liberazione del cuore), e sottolineano che desiderio e piacere abitano il palazzo della creatività. Meno riuscita -ci sembra- la ritrattistica ricercata (per esempio, le coppie che si baciano), che nulla aggiunge all’impianto poetico della fotografa. Nelle fotografie realizzate con le scatole (non solo di Noris Lazzarini) c’è una simbologia cosmogonica (un’etica del ricordo) che riporta all’origine della fotografia, forse alle origini dell’Uomo. Quando i segni, i dipinti, i graffiti erano la comunicazione... tutto era impalpabile ma tutto era fermo... coscienza e conoscenza di qualcosa che si definiva nel tempo... la comunità era immaginazione e ogni opera d’arte corrispondeva la bisogno profondo di bellezza.

Nulla era deciso prima, tutto era indefinitamente possibile. L’immagine stenopeica rimanda a un accadere, un avvento, un’epifania del “caso”. L’impronta della luce che imprigiona nella scatola un’immagine è una sorta di situazione travolgente che implica un intreccio, un’interazione, un incontro tra la bellezza che nasce e lo sguardo che la coglie. Noris Lazzarini costruisce la trasfigurazione di un istante in una posa più lunga e lascia all’imprevisto (della luce) lo stupore dell’inatteso. Del mai uguale. Il “soffio” (o il “respiro”) della fotografia stenopeica è un percorso spirituale che imprime nella percezione visuale del bello una cosmologia del vero che si fonda sul bene comune (anche). Non ci può essere verità senza bellezza, né giustizia. La fotografia autentica (non importa con quale “utensile” sia realizzata) attiene all’innocenza, alla verità, alla provocazione e dove la trovo, lì è la mia casa. La “cornucopia” della fotografia stenopeica racchiude e dissemina il trionfo gentile, felice dell’innocenza e fa della propria attività fenomenica la visione “pura” o “disvelata” della cattiva bellezza come rappresentazione mercantile dell’esistente. La fotografia stenopeica contiene la visione dionisiaca degli eretici del piacere (filosofi epicurei del desiderio di vivere tra liberi e uguali), che non cantano lodi per la posterità, ma denunciano le malvagità della mediocrità, le sofferenze o la bellezza tradita della vita quotidiana, sopra ogni cosa. La fotografia stenopeica esce dall’indistinto fotografico, dall’indefinito etico, e il carattere di smisuratezza soltanto è ciò che la rende dionisiaca. L’infrenare il momento della passione dionisiaca riporta questa scrittura fotografica a una manifestazione fenomenica che assume il carattere simbolico dell’interiorità, e nel senso più vasto del comunicare canta la bellezza liberata o rivelata dell’umanità. ❖




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