Libretto gifraintondo le nostre radici

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gi.fraintondo …”le nostre radici”anteprima IFP TEATRO CANZONE Da un’idea del gruppo musicale fpr dialoghi di Agostino Sammarco musiche e liriche gruppo musicale francescano

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fpr-

Francesco povero ricco

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PERSONAGGI: •

gruppo musicale francescano – fpr – francesco povero ricco

COREOGRAFO E CORPO DI BALLO: sentire Serena SCENE: A – stanza riunione “incontro campo studio, campo scuola” con sedie a cerchio, nel nostro caso a semicirconferenza per una questione scenica. OGGETTISTICA: SCENA A – sedie – gigantografia bibbia colore oro (sentire Fabio, mi sembra che ad un Christian Festival l’aveva fatta uno dei gemellI) – coriandoli a forma di petali -

PRESENTAZIONE: Il tutto si svolge all’interno di una “sala riunione” tipo campo Nazionale o semplicemente stanza degli incontri gi.fra. La struttura della narrazione è simile a quella del “teatro canzone” dove il dialogo a due oppure il monologo anticipa o posticipa il brano. Il percorso è diviso in 3 eventi – i personaggi non sono stati ancora individuati se non in alcune scene per motivi sia tecnici che di logistici.

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PROGRAMMA:

Intro & Scena I SI! LA gi.fra Crescendo (prima parte recitato) Le tue ali le nostre ali

Scena II & Anteprima IFP Mercenari della Parola Semini vento Gran Fragili

Scena III & gi.fraintondo monologo

- Le nostre Radici

della Perfetta Letizia Francesco: ‌ un povero ricco

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Scena prima Stanza riunioni - Sala Riunioni Coreografia ? (scena buia ed al centro del palco una sedia) mentre Fabio entra in scena ed inizia ad accordare la chitarra, si odono fuori campo le voci di gioia ed allegria di ragazzi che intonano canti (usare wav preregistrato). Il tutto per creare quelle situazioni di incontri di gruppi giovanili, tipici “campi scuola” o “campi studio”. Inoltre la scena va preparata per creare qual dialogo che facilita la presentazione dei singoli partecipanti all’interno di “gruppi studio” con le classiche domande e risposte. … Io mi chiamo Luca, sono di Pistoia, ho conosciuto la gi.fra grazie a mio cugino … oggi sono qui, ma non so’ cosa farò dopo … se continuerò a partecipare agli incontri gi.fra oppure no. Vediamo! (questo pezzo lo recita la voce fuori campo) … Io mi chiamo Agostino sono di Torre del Greco della Provincia di Napoli … sono venuto qui con una gita organizzata, poi vi ho visto suonare e cantare e mi sono imbucato nel vostro … come lì chiamate … campo studio. Tengo a precisare che il pulman della gita è già partito, quindi stasera se vi fa piacere mangio e dormo con voi … sempre da imbucato … s’intende! (questo pezzo lo recita la voce fuori campo) ... A questo punto in scena si sono già preparati tutti, prendendo postazioni davanti ai microfoni ed agli strumenti, continuando così le presentazio. Caalotta

( recitando tutto d’un fiato e con fare snob) Ciao a tutti, io mi chiamo N. sono della gi.fra di Marte ho 16 anni, in fraternità siamo circa 100; 102 per l’esattezza. Si respira sempre un’aria di forte ed intensa amicizia. Ci incontriamo per la formazione due volte a settimana. Il lunedì discutiamo con una “lectio divina” curata nei minimi dettagli dal nostro (marcando con solennità gli aggettivi qualificativi) bravissimo, illustrissimo, teologissimo, PadreG. (ancora una volta, tutto d’un fiato) Mentre il giovedì la fraternità apre le porte ai tutti; siamo quasi 500; 507 per l’esattezza ed il nostro (marcando con solennità gli aggettivi qualificativi) bravissimo, illustrissimo teologissimo, PadreG. propone gli incontri sulle differenze tra le comunità di Venere e di Plutone facendo precisi accenni a quelle che sono le religioni intergalattiche nello scisma tra la cometa di Halley e la nebulosa di Orione.

A questo punto un file audio wav con inciso suono tipo “atterraggio astronave” interrompe il I° personaggio; tutti hanno un atteggiamento sbalordito e rintronato dopo l’intervento di questo personaggio che prosegue, sempre tutto d’un fiato, concludendo … Carlotta

… poi, concludiamo la settimana, (sottolineando a mò di maestrina) com’è giusto che sia, i momenti di fraternità all’interno della s.messa della domenica. Siamo quasi 5000; 5008 per l’esattezza, ed il nostro (marcando con solennità gli aggettivi qualificativi) bravissimo, illustrissimo teoligassimo, PadreG. per non fare sentire escluso nessuno, ha fato spianare il Monte Arart ed ha eretto una struttura che può ospitare tutta la nostra poverissima ed umilissima, e sottolineo umilissima gi.fra di Marte. 4


Alice

(con aria “normale”) Io mo chiamo N, ho 16 anni e sono in cammino con la gi.fra della Terra. Il nostro assistente spirituale PadreG. ed i suoi confratelli, tanto che hanno aperto le porte del convento a tutti … (brevissima pausa) gli hanno portato via tutto, compreso il tetto (facendo il gesto con la mano del “rubare”)

Carlotta

(tutto d’un fiato) Non ho capito bene quanto tu hai detto sul discorso del tetto aperto a tutti … comunque avrei piacere di aiutarti … dirò tutto al nostro (marcando con solennità gli aggettivi qualificativi) bravissimo, illustrissimo teoligassimo, PadreG e sono sicura che la nostra poverissima ed umilissima e sottolineo poverissima (mostrando la gigantografia di una bibbia in oro) fraternità di Marte, può spianare un piccolo colle ( con fare di onnipotenza) sul quale costruire una nuova chiesa con navate organi a canne, e dare così un nuovo tetto a tutti!

(mentre tutti guardano stupiti il I° personaggio, si odono squilli di tromba e campane a festa, mentre sul palco sale una figura vestita con un mantello d’orato, uno scettro in mano e petali di fiori vengono lanciati al suo ingresso) I° personaggio

(proclama, marcando con solennità gli aggettivi qualificativi).. ecco a voi il nostro bravissimo, illustrissimo teoligassimo, PadreG . Inchinatevi! Inchinatevi terrestri.

(continua il suono delle campane a festa e sulla melodia delle trombe già esistenti nell’arrangiamento del brano Si! La gi.fra, inizia il I°brano)

01 SI!LA gi.fra Batterai le mani al salvatore nella gloria immensa verrà sparirà dal mondo il dolore, vinto è. Si, tornerai e sarà tale gioia immensa, qui tra di noi brillerai: Gesù star

(senza interruzione … utilizzando un passaggio di accordi melodici, inizia l’arpeggio del brano “Crescendo” . Questo brano verrà recitato sullo strumentale dell’arrangiamento, dall’inizio, fino alla fine del primo ritornello, poi nella seconda parte inizia il cantato e si tiene la struttura del brano inalterata)

02 Crescendo

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Scena seconda Stanza riunioni - Sala Riunioni Coreografia… (il figurante/figura vestita con un mantello d’orato inizia a svestirsi oppure piega il mantello che precedentemente si era tolto) Daniele

(rivolgendosi alla platea …) Solo per essere chiaro e così continuare senza malintesi, queste vesti, le ho indossate solo per una questione di copione, di scena. (intanto si riavvicina al mantello che aveva precedentemente appoggiato sulla sedia) Il personaggio da interpretare doveva poter trasmettere un certo senso di fierezza – di valore supremo – di orgoglio – Ed io, è ovvio ( con sarcasmo) che non ho nulla a che vedere con questo. Però, non voglio negarvi (riprende in braccio il mantello) che questo mantello, pian piano, può dare, un senso di (rullo di tambui e crasch) potenza - (rullo di tambui e crasch) fierezza -(rullo di tambui e crasch) altezza - …

Luca

(sul crachs interrompendo con uno scappellotto ed ammonendo Agostino) … bassezza! Ba-sse-zza (ad ogni sillaba con la solita mano che ha dato lo scappellotto fa il gesto di “misurare” Agostino)

Daniele

(gli casca il mantello) … sarà meglio mettere via queste vesti, prima di farsi male. Oh … dicevamo? (toccandosi il capo si rivolge a Luca) … e meno male che doveva essere uno scappellotto finto! Va bè ! Anzi fa male! Comunque, mi è ritornata il mente una frase letta molto tempo fa, chissà dove? (Luca si riavvicina ad Agostino per rendergli un altro scappellotto, ma…) fermo … fermo. Mi sono ricordato: la frase diceva: … Fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce. Fa più scena spianare, demolire, appianare un monte per creare spazi per 5000 persone, anzi, 5008 per l’esattezza. Che aiutarne semplicemente una. Spianare, demolire, appianare, altro sinonimo è appiattire, livellare; ma! Non sarà mica che è più facile appiattirci la nostra vita, arrivando magari per la troppa bravura a fare le cose in automatico? Ma così, l’abitudine, non fa si che ci nasconda il vero aspetto delle cose! (rivolgendosi a Luca …) io dico Luca, che quello scappellotto mi ha fatto proprio male …

Fabio

(insieme … ) eh! Si! Davvero!

Daniele

… non dovevo mica dire questo?

Tutti

(insieme … ) eh! No! Sicuro!

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Alice

(ironica .. ) ricordi? Oggi è (data evento) i due PadreG; quello fiero e trionfatore della gi.fra di Marte, e l’altro; che ci ha dato un tetto, un luogo dove vivere, un posto dove trovare risposte e conoscere la gi.fra. Quello di cui abbiamo prima cantato (intonando)... Prova a farmi le domande e cercherò di darti la verità. Ed ancora, ci ha cresciuto, guidato ed accompagnato all’altare nei tanti matrimoni … che ci ha insegnato a volare e crescendo cercare la luce (intonando) … crescendo e cercando ho incontrato te.

Daniele

( --- ) … ecco … si! C’è la posso fare! L’albero, la foresta che cresce; ok, adesso ricordo … spero! (rivolgendosi di nuovo a Luca) Te comunque fatti un pò più in là. Sapete è meglio non invitare il matto alle sassate, specialmente se ha le mani grandi come delle pale. Però, più che parlare di uno o dell’altro, io parlerei dei volti. Che poi, per essere chiari( mettendo la mano davanti alla bocca per non fare sentire a chi è sul palco e rivolgendosi alla platea), prima, all’inizio, più parlere di due persone, parlavamo dei nostri dubbi, ingigantendone il discorso. O forse e meglio dire che raccontavamo delle nostre scappatoie per essere accettati …

( al microfono uno alla volta, dando effetto eco …) … io prego tre ore al giorno … io ho un elenco di priorità … la mia famiglia è al primo posto! …

Alice

( continua riflessiva ) … troppi, io, nei nostri discorsi. (buttandola sullo scherzo) Eravamo ragazzi!!!!! Ci interrogavamo sull’esistenza di un qualcosa che non avevamo ancora capito cosa fosse. Ecco a me in questo Padre Gabriele, con il suo “vogliatevi bene” mi ha insegnato molto. E’ così che abbiamo iniziato a togliere qualche “io” ed abbiamo iniziato ad inserire qualche “noi”in più.

Agostino

E per questo motivo, che vorrei parlare di volti; di quei volti che ci hanno segnato dentro, come una lama di rasoi. Quei volti che ci hanno cresciuto, che abbiamo incontrato all’interno di questa enorme sala d’attesa che è la vita. Dove i volti, le persone, arrivano, partono, si fermano, ripartono. D’altra parte l’esperienza vocazione della gioventù francescana è un continuo susseguirsi di nuovi incontri. Un cammino che è condivisione di esperienze. Però dobbiamo stare attenti, perché non è il cammino dell’assoluta verità. Spesso, qualche volta, può succedere, che durante il percorso, ci si sieda in questa enorme sala d’attesa, forse perché stanchi, ed iniziamo a fare gli scerlocoms … incrociando i volti dei passanti, i loro sguardi, tu ti chiedi: ma dove l’ho visto? Da dove viene e dove andrà? 7


Alice

Questa stanchezza, che ti fa stare fermo lì, a sedere, non ti fa continuare il viaggio, anzi può farti pensare che il tuo viaggio sia alla meta. E visto che hai viaggiato tanto, inizi a dare pillole di saggezza.

Daniele

Ma come si fa? Si può arrivare alla saggezza senza la presunzione di sentirsi arrivati? Poi, magari, inizi anche a dire a quei volti, quale treno prendere, quale bagagli portare. Oppure addirittura, cosa mettere nel bagaglio. No, no, stiamo ritornando a farci troppe domande che aprono quegli inutili discorsi dove tutti abbiamo ragione. Dove tutti conoscono le risposte senza ascoltare le domande.

( al microfono uno alla volta, dando effetto eco …) … io parlo di speranza … io di coraggio … non capite è la realtà dei fatti … la Parola, quella con P maiuscola, è Verità (tipo P.Michele alla consacrazione) Alice

In realtà, diventiamo, Mercenari; non vogliamo ascoltare quello che abbiamo dentro, perché in realtà dentro di noi c’è una tempesta e lo sappiamo: Seminiamo vento in un cielo già blu. Pretendiamo di colmare grandi distanze in poco tempo. Il realtà, non vogliamo accettare di essere “Gran Fragili”

Anteprima Musical IFP 03 Mercenari 04 Semini vento 05 Gran Fragili

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Scena terza Stanza riunioni - Sala Riunioni Coreografia ? Spiegazione •

“gi.fra in tondo” (spiegazione a 360° - percorso a tutto tondo -

e “le nostre radici” (anche se abbiamo radici forti dobbiamo sempre ricordarci da dove veniamo, dobbiamo fare i conti con il nostro passato

– finale con i brani:

monologo teatro canzone:

Gi.fra in-Tondo Gi.fra, gi.fra in tondo in questo mondo, la gi.fra vivrà Gi.fra, gi.fra in tondo in questo segno, la gi.fra vivrà Daniele

Mi ricordo si discute della vita, della politica, della scuola, del lavoro, degli affetti. In somma si parlava, ci si confrontava (pausa) “anche troppo! Molto! C’era, chi parlava del proprio timore di dire agli altri che poteva fare una vita molto agiata, ma si sentiva in difficoltà perché Francesco d’Assisi invece si era fatto povero. Il tennis, il calcio, la piscina, il maestro di pianoforte a casa. Io pensavo tra me e me, è qualche volta, tra me e chi mi stava accanto, ed adesso lo confesso a voi: “ma per essere ricchi, bisogna essere per forza imbecilli? “

Agostino

No! Però aiuta! Gi.fra, gi.fra in tondo in questo mondo, la gi.fra vivrà Gi.fra, gi.fra in tondo in questo segno, la gi.fra vivrà

Agostino

Un’altra strana cosa che poteva capitava, anzi che facevamo capitare. Era parlare dei primi amori, i primi baci. L’età oggi non conterebbe e noi non la diciamo; comunque ci ritrovavamo in tre o quattro a fare i soliti e scontati discorsi da ragazzi; qualcuno direbbe: “erimo lì”, “eravamo soli”, “una lettura tira l’altra”, “la samaritana aveva sete” così io: le ho portato da bere; e poi per timidezza cercando di trovare una scusa plausibile: Ma Francesco e Chiara oppure Leone e la badante (stropiccinadosi le mani e ammiccando) l’avranno fatto anche loro? 9


Daniele

No! Ma dai! Cosa dici imbecille!

Agostino

C’era sempre quello che faceva il puritano. E poi, imbecille io? Imbecille era lui, che mi chiedeva sempre di riaccompagnargli a casa la sorella. Gi.fra, gi.fra in tondo in questo mondo, la gi.fra vivrà Gi.fra, gi.fra in tondo in questo segno, la gi.fra vivrà

Alice

Negli anni siamo cresciuti; sicuramente di età anagrafica, per il resto spero di si. Non vi sto a raccontare o meglio ad annoiarvi su quella che era la voglia di costruire qualcosa; cercare di essere quella piccola goccia d’acqua nel mare dell’umanità. O di quale fervore venivamo assaliti nel passate le serate a sfogliare 1000 libri per preparare gli incontri di formazione. (sempre più annoiato) Bello! Bellissimo! Che bello (brividi) (fare il segno di: che palle). Comunque ecco cosa succedeva: dalle 21:00 alle 22:30 c’era questa lettura serrata dove si sfogliavano libri, si prendevano appunti; domande; pensieri; di tutto di più. Poi verso le 22:35…

Carlotta

“Mi dai un bicchiere di acqua, sai ho un pò di raschiore (fare gesto: ma quando mai)

Daniele

“ ok” si può fare anche un caffè, poi tra 5 minuti si riparte!

Carlotta

oh bene si va via, abbiamo finito?

Daniele

no! No! Riprendiamo!

Alice

ed è durante il caffè che inizia così il vero “incontro”…

Daniele

…ieri ho messo la bibbia sulla finistra (pausa) ma la parabola non prende

Carlotta

…io invece ho visitato una Moschea… era piena di zanzare

Agostino

…io ho visto un binario morto che aspettava di essere sepolto

Alice

E poi l’ultima battuta, quella che ti fa capire che è tempo di smettere e di tornare a casa.

Daniele

Ho spiegato le vele al vento; il vento , non capì! Gi.fra, gi.fra in tondo in questo mondo, la gi.fra vivrà Gi.fra, gi.fra in tondo in questo segno, la gi.fra vivrà

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Agostino

… cantare gi.fra in tondo vuole esprimere un cammino vocazionale a 360°… ma, gi.fra in tondo è anche il segno di mettersi in cerchi e sedersi l’uno accanto all’altro mettendosi così, tutti, sul solito piano. In un cerchio non ci sono spigoli, non ci sono smussature, possiamo guardarci e vedere tutti, da ogni punto del cerchio. Pensiamo per un attimo alla legenda di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda. Tutti in cerchio perché in una tavola rotonda non ci sono capotavola. Tutti alla pari, nel comune impegno a servire per il bene comune. Negli anni trascorsi al convento dei frati cappuccini a Pistoia o comunque in cammino tra le fraternità francescane di parte dell’Italia, abbiamo sempre cercato di rispettare questo segno del mettere le sedie in cerchio; ma vi dirò di più, forse sarebbe stato opportuno lasciare le sedie in cerchio anche dopo gli incontri … come segno di presenza. Ed in questo prendo spunto dalla liturgia, ricordando che un forte segno di quello che è accaduto durante la celebrazione, anche nella liturgia resta, ed è la tovaglia sull’altare. Un altare sempre “apparecchiato” è il segno del banchetto che non avrà mai fine. Così come chi entra in chiesa avrà dinnanzi un segno concreto, quello dell’unione tra cielo e terra, così le sedie in cerchio, potevano, potrebbero, potranno essere segno di una fraternità che non finisce al termine delle riunioni, degli incontri, ma una fraternità sempre pronta a ritrovarsi insieme e soprattutto una fraternità sempre pronta ad accogliere l’altro, nei momenti di bisogno. Ecco perché il segno di un cerchio ch’è l’unione di tanti punti che si uniscono per intraprendere un unico cammino, ci potrebbe aiutare a rotolare verso l’alto.

( inchino … applauso e continuo del brano) Potrebbe essere vita che nasce potrebbe essere amore che cresce potrebbe essere gioia che vive che spalanca le porte alla verità Gi.fra, gi.fra in tondo in questo mondo, la gi.fra vivrà Gi.fra, gi.fra in tondo in questo segno, la gi.fra vivrà per sempre vivrà

della Perfetta Letizia Francesco: … un povero ricco

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