RASSEGNA DEL 9 MARZO 2020

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L’EMERGENZA. Ilgovernatore attaccail governo eresta inattesa dellemotivazioniscientifichedei provvedimentidi chiusura

Zaia:misureirrazionaliperilVeneto di CRISTINA GIACOMUZZO

L’autonomia è accettare le regole

Non si è fatta attendere la reazione del governatore del Veneto Zaia, così come quella degli altri presidenti di centrodestra, ai provvedimenti del governo. «Fuori il Veneto dal decreto» è la sua richiesta. «Irrazionale inserire Venezia, Padova e Treviso» nelle limitazioni agli spostamenti delle persone che già da oggi saranno in atto, forte della nota del suo Comitato scientifico. Ma opposizione e sindacati non ci stanno, Confindustria invita all’unità e Confartigianato tira un sospiro di sollievo perchè le merci possono viaggiare e gli artigiani spostarsi per lavoro. I contagi sono ancora in salita. > PAG5

di LUCA ANCETTI

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2020

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EDIZIONE DEL LUNEDÌ

L

o ammetto ho paura. E non mi vergogno di scriverlo. Ho paura di questo piccolo nemico invisibile che in poche settimane ha scalfito molte delle mie certezze e negli ultimi giorni mi ha tolto serenità, ma non la voglia di reagire. Ho paura del contagio ma ancor di più di poter contagiare. Io continuo a chiamarla paura, anche se il filosofo Galimberti avverte che è più corretto parlare di angoscia perché il Covid-19 non ha una dimensione determinata, non sappiamo da dove viene e nemmeno chi ci può contagiare. Definitelo come volete questo stato di insicurezza, la sostanza è che il pericolo è reale e che l’emergenza causata dal coronavirus è senza precedenti. Questo non è il momento dei processi sommari o ancora peggio delle strumentalizzazioni elettorali. Non serve dare la caccia a chi, sia nella comunità scientifica che tra i politici, ha sottovalutato la virulenza di questa epidemia, etichettandola come “una normale influenza”, così come è inutile cercare di capire come sia stata possibile la fuga di notizie sulla bozza di decreto che ha creato disinformazione e panico. Adesso serve unità, maturità e senso di responsabilità per far muro contro quello che il responsabile della protezione civile nazionale Borrelli ha definito «il rischio di una disastrosa calamità sanitaria, una guerra che non si potrà vincere se non accetteremo di cambiare il nostro modo di vivere». Nel giorno in cui il presidente del Consiglio Conte chiede alla popolazione di prendere consapevolezza che le drastiche misure del governo sono necessarie per contenere un virus annidatosi ovunque, risulta stonata la presa di posizione del governatore del Veneto Zaia che ha parlato di misure irrazionali chiedendo di poter gestire in proprio l’emergenza. Rivendicazione magari legittima, vista la qualità della sanità del Veneto, ma lo scontro tra Governo e Regione in questa fase non agevola il cammino dell’autonomia e diffonde confusione e sfiducia verso le istituzioni. Quel che serve oggi è far capire a tutti, dentro e fuori le zone di sicurezza, che rinunciare a un pezzetto della propria libertà non può essere più difficile che preoccuparsi della vita di molte persone. •

COSA SI PUÒ FARE DA VICENZA 1 Spostarsi per moti-

vi di lavoro, andare e rientrare a casa

2

3

> CAMPO,PASSARELLA, MATTERA,LAFORGIA, CAVEDAGNA,DUSO,BUSATO, CASSANDRO PAG2-10

5 Muoversi per moti-

> BILLO PAG7

vi di salute

Saltano le udienze BpVi Il coronavirus fa saltare le udienze del maxi processo BpVi. Il ministero della Giustizia ha introdotto, con efficacia immediata, un “periodo cuscinetto” da oggi sino al 22 marzo in cui salve alcune eccezioni previste dal decreto legge varato dal Consiglio dei ministri «le udienze dei procedimenti penali e ci-

vili pendenti in tutti gli uffici giudiziari sono rinviate d’ufficio a data successiva al 22 marzo e dunque non saranno tenute». Salteranno quattro udienze del processo sul crac BpVi, la prima delle quali giovedì quando sarebbe stata prevista la testimonianza dell’imputato Paolo Marin, ex vice direttore generale della banca. Si dovrebbe riprendere il 24. > PAG9

ULSS8

ALTOPIANO

Unminiospedale creatodentro ilSanBortolo > PEPE PAG6

In seguito sarà opportuno che sia l’azienda a fare una dichiarazione

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ILTRIBUNALE SI“SVUOTA”. Fino al22 marzosoloi provvedimentiurgenti

di MATTEO BERNARDINI

Oggi può essere sufficiente avere un’autocertificazione

52CONTAGI

NuovicasiaZanè eSarcedo,acasa eautoisolati

Gli artigiani possono andare al domicilio del cliente

Ammassati perl’assalto allepistedasci > RIGONI PAG7

6 Spostarsi per im-

prorogabili ragioni personali/familiari

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È consentito il trasporto merci sia in entrata che in uscita Si può viaggiare in treno e in aereo attraversando le zone rosse se la motivazione rientra nei punti 1, 5, 6

ARZIGNANO. Letre vasche sonoperoraimpraticabili dopo i prelievieffettuatidall’Ulss

Acquaconibatteri, piscinechiuse Stafilococchioltrei limiti,forse perproblemialdosaggio delcloro di GIORGIO ZORDAN

CI MUOVIAMO INSIEME A TE www.svt.vi.it

Piscina comunale chiusa ad Arzignano a causa della carica batterica dell’acqua. L’Ulss ha rilevato la presenza di stafilococchi patogeni sopra i limiti consentiti, forse per problemi ai dosaggi del cloro. Chiuse le tre vasche principalicon ordinanza dfel sindaco. Il gestore si è attivato per rimediare. > PAG18

BASSANO

Icommercianti chiedonomulte pervandalismi erifiutiincentro Unadelle vaschechiuse inpiscina adArzignano

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8 Primo Piano

L'ARENA

Lunedì 9 Marzo 2020

LaRegioneeilcoronavirus Le reazionisulle zone rosse decisedalpremier Conte

1,5

MILIONIDIFOLLOWERDELLA INFLUENCERTREVIGIANA

Zaiapuntasugliinfluencer:«Ha 15anni,èdiTreviso,sichiama Aliceeha1,5milionidifollower. LeisuInstagramstaspiegando ilcoronavirusaigiovani»

«Inammissibilecheundecreto cosìsiastatofattosenza sentireiterritorieisindaci» MARIOCONTE PRESIDENTEANCIVENETO

L’IRADELGOVERNATORE. Nella nottetra sabato edomenicail Comitatoscientifico stilauna notainviata alpremier: «Eccoperché èinutile»

Zaia:«FuoriilVenetodal decreto» «ÈirrazionaleinserireVenezia, Padovae Treviso Ilgovernohagestito male anchelacomunicazione Abbiamotentato dimodificarlo,mazero risposte» Cristina Giacomuzzo INVIATA MARGHERA

«Spropositato». «Inappropriato». «Inopportuno». Persino «irrazionale». Parole diverse, stesso concetto. Sono quelle che da ieri ha ribadito a oltranza il governatore, Luca Zaia, commentando il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, Dpcm, firmato nella notte tra sabato e domenica. Una notte che è stata durissima per Zaia. Tra mezzanotte e le due di domenica mattina ha anche sbrandato i super esperti del Comitato scientifico - i nove saggi, tutti professori universitari o eminenti esperti del mondo della sanità veneta - per chiedere un parere sulla bozza del Dpcm che ormai da ore girava in Pdf sui telefonini di mezza Italia. La novità che lo ha fatto andare su tutte le furie è che, sorpresa, in quella bozza si includono nella zona rossa - con misure restrittive per bloccare la diffusione del virus - Venezia, Padova Treviso. LA PRESA DI POSIZIONE. Così

Zaia ha chiesto agli esperti di mettere nero su bianco un provvedimento per spedirlo nel cuore della notte al governo. La speranza era di riuscire a modificare il decreto ed escludere il Veneto. Ma niente da fare. Ieri poco prima delle 12 all’unità di crisi della protezione civile di Marghe-

ECgilcondanna «Zaiasbaglia afarepolemiche» EFracasso(Pd): «Cosìcreasolo confusione»

ra il presidente del Veneto era un fiume in piena: «Quel provvedimento è irrazionale. Chiedo poteri per potere gestire l’emergenza. Ma lo chiedo, sia chiaro, non per lesa maestà. Ma perché proprio non va. Anche il modo in cui è uscito. Un decreto così importante andrebbe secretato finché è in bozza. Invece è stato diffuso. Risultato? Al momento ci sono più dubbi e disagi che risposte. Dubbi che noi volevamo sciogliere prima di dare la comunicazione ai cittadini. Così, nel cuore della notte, abbiamo messo al lavoro il comitato scientifico. Ne è uscito un documento in cui si motiva perché quelle tre province non vanno inserite nella zona rossa. Alle 2 il testo è stato inviato al premier, al ministro e alla Protezione civile. Da allora nessuna risposta. E intanto la gente non ha risposte. Neppure io. La palla è in mano ai prefetti». PADOVA PAGA IL CONTO DI VO’. Quali sono le motivazio-

ni scientifiche che hanno convinto Zaia a fare opposizione? La relazione di tre pagine analizza caso per caso. Primo: il cluster di Treviso, dicono gli scienziati, è praticamente l’ospedale Ca’ Foncello, non la città. «Lì tutto è nato, come noto, - spiega Zaia per un degente di geriatria di cui non si sapeva la positività e che ha contagiato altri pazienti e sanitari. Ma la situazione ora è sotto controllo e il reparto è stato sanificato». Il cluster di Venezia (Dolo e Venezia), in realtà, nasce lo stesso per un contagio: cioè i due pazienti che sono transitati prima in uno e poi nell’altro ospedale. «I casi di positività che sono poi emersi - continua - riguardano per quasi la

Veneto,Enrico Carraro,a frenare: «Capiscochesi trattidiun momentoestremamente difficile quellochestiamo vivendocome cittadiniecomeimprenditori- ha esordito-Ecapiscoanche che, di fronteadunacrisi diquesta portata,cisaremmo augurati e aspettatiuna gestione inappuntabiledellasituazione da partedegliorgani digovernoe delleautoritàeistituzioni coinvolte.Tuttavia,trovo la richiestadi dimissionidelGoverno espressaoggi daAssindustria Venetocentroprecipitosanel meritoenellatempistica. Avere unvuotoistituzionaleora, inpiena emergenza,sarebbe deleterioper tutti.Condivido il pensiero di Mattarella:il momentoche attraversiamorichiede condivisione,concordiaeunità». Inunanota ilpresidente di ConfartigianatoVeneto, Agostino Bonomo,commenta: «Finalmente unanotiziapositiva inuna giornatacosìlungaecomplessa. Comehaconfermato ConfartigianatoTrasporti, sulla basediquantopubblicatodai ministeridegli Esteriedei Trasporti,le merci potranno entrareeusciredai territori interessatidal provvedimento (Padova,Treviso eVenezia). Altrettantachiarezzaserveorae subitoper gli spostamentidelle persone». © RIPRODUZIONERISERVATA

© RIPRODUZIONERISERVATA

IL FRONTE DEI PRESIDENTI E LE CRITICHE. Nel pomeriggio

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Dasinistral’assessore Manuela Lanzarin,ilgovernatore,Luca Zaia, e l’assessoreGianpaolo Bottacin

Bonomo:«Benemovimento perle merci»

PdeTv: «Contedimettiti» Carraro: «No, serve unità» Areagiremaleal decretodel premierContenon èstato solo ilgovernatore delVeneto, Luca Zaia.Gli imprenditoridiPadova eTrevisobocciano echiedono ledimissioni delpresidentedel Consiglio,GiuseppeConte. «Questogoverno- èla posizionedi MariaCristina Piovesana,presidentedi AssindustriaVenetocentro che riuniscePadovaeTreviso, appunto-hadimostrato di essereinadeguatoa gestire unaemergenza diquesta portataedinon avereilprofilo diautorevolezza indispensabilea garantire la tenutadel Paesee lasua credibilitàinternazionale.Peril beneditutti ilgoverno si dimetta,si dia spazio adun governoistituzionalechesi assumala responsabilitàdi portareil Paese fuoridaquesta emergenza.Siachiaro. Condividiamol’esigenza prioritariadicontenimento dell’emergenzasanitaria.Ma contestiamol’improvvisazione el’imprudenzacon cui èstata

EnricoCarraro gestitaladefinizione deldecreto conil rincorrersi dibozzee indiscrezionichehanno creato disinformazioneeallarmedando palesedimostrazionedi incapacitànelgestirel’emergenza ele sueimplicazioni.Èil modopiù sbagliatodiaffrontare unafase indubbiamentedifficile».Una posizioneche hacreatonon poche polemiche. Adistanzadiqualche ora, ieri pomeriggio,èintervenutoil presidentediConfindustria

Vo’liberata ACortina pienodituristi Nellanotte tra sabatoe domenicail premierConte ha firmatoildecreto. E quandoi venetiieri mattina sisono svegliati,il provvedimento era giàvigente. Mac’erano tante, troppedomande.Per esempio: sipuòentrareo uscire dalle nuovezonerosse,cioè le intere provincediVenezia,Padovae Treviso.Inrealtà, le risposte nonle aveva nessuno.Per passaredallateoria (ildecreto ierieragià pubblicatoin Gazzetta)allapratica c’è voluta tuttalagiornata. Nel senso che, puressendo invigorela norma, gliagenti delle forzedell’ordine rinviavanoa ulteriori informazioni,chesarebbero arrivatedopo lariunionedei prefettiavvenuta neltardo pomeriggio.I centralinidi polizialocale,polizia e carabinierisono stati subissati ditelefonate. L’impressione eraperò diunainsolitacalma viaggiandoieri mattina lungo l’A4in direzionePadova e Venezia.Masololì. Cortinaèrimasta un’isola felicedell’emergenza sanitaria inVeneto. Ilnuovo Dpcm del governohabloccatoi comprensorisciistici nelle provinceinisolamento, manon Belluno.Quindi, le pistea Cortinaieri eranotutte aperte ec’eraparecchia gente, come confermail sindaco, Gianpietro Ghedina. AVo’si èaddirittura brindato (convinorigorosamente Doc delConsorziodei ColliEuganei) allanuova ordinanzadel premierConteperchédifatto hatoltoil cordone sanitario, dopoduesettimane di completoisolamento,al Comune.La festasi ètenutaal checkpoint 1, dovei residenti sisono lasciati andareai festeggiamenticon bicchierie stuzzichiniimprovvisati. Mala festaèsoloparziale: difatto Vo'confluisce nellagrande zonarossa diPadova. CRI.GIA.

metà operatori sanitari. Anche in questo caso, tutto è sotto controllo», precisa. Terzo: l’intera provincia di Padova paga il conto del focolaio di Vo’ che, da disposizioni in vigore quando è stato scoperto il primo caso, è stata isolata».

il fronte degli scontenti si è allargato. Oltre a Zaia hanno chiesto chiarimenti urgenti al governo anche altri presidenti di Regione: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Sardegna, Piemonte, Sicilia, Abruzzo e Umbria. Si è schierato accanto al governatore il presidente dell’Associazione Comuni del Veneto, Anci, Mario Conte: «Siamo con Zaia - ha esordito - In questo momento complicato i sindaci sono pronti a fare la loro parte, ma è inammissibile che un decreto simile sia stato fatto senza ascoltare i territori. Se il Governo non fa squadra, mette in ginocchio comunità e sistema produttivo». Numerose le critiche per l’uscita di Zaia. Il segretario regionale della Cgil, Christian Ferrari, non ci sta: «Riteniamo sbagliate le polemiche del governatore. Sono un drammatico errore sia nel merito che nel metodo. Non ci possiamo permettere messaggi contraddittori quando si chiedono sacrifici straordinari a tutti i cittadini. Ne va dell'efficacia delle misure e della stessa credibilità delle istituzioni repubblicane». Intervengono poi i consiglieri regionali del Pd, capitanati dal vicentino Stefano Fracasso: «Zaia si fermi. Le sue esternazioni stanno creando solo maggior confusione. C'è un decreto, va spiegato e fatto rispettare». •

Giornatasurreale

ILREPORT. Anticipazionisull’esito del secondotampone aVo’ confermano ilcrollodei testpositividal 3,5 allo0,05%

«Contagi in salita, ma s’inizia a guarire» «Sono4levittime,ecisonopure i primi stubati in terapia intensiva» INVIATA A MARGHERA

Nella giornata in cui cala il cordone sanitario sulla PaTreVe, cioè l’area altamente produttiva delle tre province venete Padova, Treviso e Venezia, con tutti i timori sulle ripercussioni sanitarie ed economiche che ne conseguono, ci sono anche delle belle notizie. Le elenca il governatore del Veneto, Luca Zaia, dalla sede dell’unità di crisi della protezione civile regionale di Marghera. La prima riguarda le guarigioni. «Registriamo i primi “svezzamenti” - dice - cioè i pazienti che sono stati ricoverati in terapia in-

tensiva e intubati nella fase acuta della infezione e a cui ora è stato tolto il respiratore artificiale perché la fase peggiore è passata». Seconda buona notizia: le analisi sul secondo giro di tamponi effettuati nella comunità isolata di Vo’ Euganeo stanno continuando velocemente e i primi risultati rasserenano. «Stanotte (tra sabato e domenica, ndr) - precisa Zaia - ho sentito il noto virologo Andrea Crisante, dell’Università di Padova, per la replica al Dpcm di Conte (vedi sopra). E ha dato in anteprima i dati del secondo tampone sui cittadini di Vo’ vale a dire la base della ricerca scientifica uni-

ca al mondo che l’Università di Padova sta conducendo. Su mille tamponi che sono stati analizzati (sono 3.300 i residenti), l’incidenza dei casi positivi è passata da oltre il 3% riscontrata nei test effettuati dal 21 al 28 febbraio, allo 0,05 degli attuali». Terza buona notizia: «È nato il primo bimbo, Massimo, all’ospedale di Schiavonia, quello da dove è partita l’emergenza perché lì erano ricoverati i primi due degenti (di cui uno deceduto dopo poco) la prima vittima veneta. Quell’ospedale è stato messo in quarantena - stop ricoveri e via alle dimissioni - secondo le indicazioni e le norme in vigore al momento dello scoppio dell’emergenza». «Con la nascita del piccolo Massimo si battezza in pratica la fine del periodo di isolamento e la ri-

presa a pieno ritmo» commenta a distanza il direttore dell’Ulss Euganea, Domenico Scibetta. Ripartono anche gli interventi ordinari. Ma veniamo al report giornaliero sulla diffusione del virus in Veneto aggiornato alle 17 di ieri. I nuovi casi sono saliti ancora, ma il trend continua ad essere lo stesso degli ultimi giorni: vale a dire più 88 casi nelle ultime 24 ore. Si arriva così a quota 686 casi positivi che sono distribuiti così: a Padova sono 171, a Venezia sono 132, a Treviso 126, a Verona 66, a Vicenza 52, a Belluno 23, a Rovigo 6 e il cluster di Vo’ è a quota 87. Di questi 686 positivi risultano ricoverati in 221 (+ 33 in un giorno) di cui 50 in terapia intensiva. Ieri, diciassettesima giornata di emergenza in Veneto, le vittime sono sali-

te di tre (nell’ospedale di Chioggia, una nell’azienda ospedaliera di Padova e due nell’Azienda ospedaliera di Verona) arrivando a 19 dall’inizio dell’emergenza. I dimessi rispetto al giorno precedente restano a quota 29. Il quadro dei degenti è distribuito in questo modo: a Treviso il maggior numero (67), segue l’Azienda ospedaliera di Padova (49), l’ospedale di Mestre (29), Venezia e Verona (11), Vicenza (10), Santorso (5), Legnago (3) Villafranca e Bassano (1). L’ospedale veronese Sacro Cuore don Calabria è a quota 7. Nei giorni scorsi vista la situazione davvero preoccupante della Lombardia (e ben più grave del Veneto) è stata annunciata a livello nazionale la possibilità di trasferire i pazienti non affetti da coronavirus in altri

Sanitariin unospedale nell’areadove sonoricoverati i contagiati

ospedali per riuscire a fronteggiare l’ondata dei casi positivi da Covid 19. Ieri mattina Zaia su questo rassicurava: «Massima solidarietà alla Regione vicina, ma il senso del

provvedimento è di trasferire i pazienti in regioni che non siano nell’emergenza da virus, quindi non in Veneto». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA


LUNEDÌ 9 MARZO 2020 LA NUOVA

PRIMO PIANO

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L’allarme globale: lo scontro politico TAMPONI ESEGUITI NELLA POPOLAZIONE DI VO’ EUGANEO DISTRIBUZIONE PER ETÀ femmine 1.389 tamponi - 50% 75-84 anni

10%

maschi 1.389 tamponi - 50% 85 + anni

3%

0-14 anni

11%

65-74 anni

13%

15-24 anni

9%

25-44 anni

45-64 anni

21%

33%

il parere del coMitato scientifico

«Una misura spropositata epidemia sotto controllo» I cluster di Treviso, Vo’ e Mestre sono stati monitorati Funziona bene l’isolamento fiduciario domiciliare

Il professore Andrea Crisanti con Cristina Vanuzzo a Padova MESTRE. «Non si comprende il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’attuale andamento epidemiologico». È questa la conclusione del documento del comitato scientifico che afferma il suo «parere favorevole allo stralcio delle tre Province di Padova, Venezia e Treviso dal Dpcm». Per la provincia di Padova, con 132 casi

di positività al virus, rientrano anche gli 84 positivi del cluster di Vò, spiegano gli esperti. Di questi 66 sono residenti e i rimanenti sono correlati. Allegato c’è l’esito dei tamponi eseguiti sulla popolazione. Sono state testate 2.778 persone dal 22 febbraio al 5 marzo scorso. 32 persone hanno ripetuto il tampone una o più volte. Dei primi 2778 tamponi, 66

sono positivi ovvero il 2,4 per cento. Con le procedure dei successivi tamponi, dice il rapporto del comitato scientifico, sono risultati positivi complessivamente 70 soggetti su 2.778, pari al 2,5%. Ovviamente il rapporto cita l’approfondimento epidemiologico curato dal professor Andrea Crisanti, dell’Università di Padova, con il secondo tampone a tutti gli abitanti di Vò Euganeo. «Dai primi dati sugli oltre mille tamponi analizzati, si evidenzia come le misure di mitigazione di sanità pubblica applicate, abbiano bloccato il diffondersi dell’infezione passando da circa il 3 per cento di positività allo 0,05%, e ciò è chiaramente correlato oltre che alla diminuzione dell’incidenza della infezione ad una riduzione di eventuali casi gravi». Poi il comitato scientifico cita la situazione di Treviso: cluster «quasi esclusivamente ospedaliero» con 49 soggetti positivi a ieri, tutti operatori sanitari, e gli altri

sono degenti del reparto di Geriatria, contagiati da una paziente ricoverata per lungo tempo e poi deceduta. Viene definito un «cluster prevalentemente nosocomiale che non interessa la popolazione generale della provincia di Treviso». In provincia di Venezia, la relazione evidenzia che i casi di positività riscontrati «interessano quasi per la metà operatori sanitari». In corso anche a Venezia uno studio epidemiologico: una sorveglianza attiva su tutti i soggetti in isolamento fiduciario domiciliare, in tutto a ieri 2.136. Lo studio del trend dei casi e la ricerca dei contatti e il ricorso alla ospedalizzazione sia nei reparti di Malattie infettive che di Terapia intensiva,

I reparti ospedalieri di Malattie infettive e le terapie intensive non sono off limits scrive il comitato scientifico, «dimostrano l’impegno del sistema sanitario regionale che contrasta con una misura di isolamento estremo dei territori individuati, che non ha avuto nessun confronto né scientifico né di lealtà istituzionale con i tecnici della Regione Veneto che da mesi seguono l’evolversi della situazione». Netta la conclusione: «Cluster circoscritti e che non interessano allo stato attuale in maniera diffusa la popolazione». — M.Ch.

la cgil del veneto

Ferrari, serve unità «La priorità è garantire anziani e più deboli» VENEZIA. La Cgil del Veneto

ritiene sbagliate le polemiche del Presidente Zaia nei confronti del governo Conte. «Le consideriamo un drammatico errore sia nel merito che nel metodo. Pensiamo che sia irrinunciabile per le istituzioni tutelare i cittadini, in particolare i più anziani e i più fragili, di fronte a una minaccia molto forte alla loro salute», afferma Christian Ferrari, segretario regionale. «Il pericolo non deriva semplicemente dalle conseguenze fisiche che determina il Coronavirus nei casi più gravi, ma anche dal rischio del collasso delle strutture sanitarie in caso di un eccesso di ricoveri in terapia intensiva. Gli allarmi che arrivano dagli ospedali lombardi dovrebbero indurre tutti alla massima prudenza. La prospettiva di dover scegliere a chi garantire le cure salva-vita sulla base delle aspettative di sopravvivenza, escludendo gli altri, dovrebbe bastare da sola a farci assumere ogni provvedimento utile ad evitarla. Ma i distinguo sono sbagliati anche nel metodo, perché di fronte ad una sfida inedita e così complessa si deve garantire la massima collaborazione tra le isti-

Ferrari della Cgil del Veneto

tuzioni, mettendo da parte le pur legittime opinioni divergenti su questa o quella soluzione. Non ci possiamo assolutamente permettere messaggi contraddittori tra i diversi livelli di governo nel momento in cui si chiedono sacrifici straordinari a tutti i cittadini. Ne va dell'efficacia delle misure e della stessa credibilità delle istituzioni repubblicane. Il fatto che il diffondersi del contagio nei nostri territori non abbia raggiunto i picchi della Lombardia e che i nostri ospedali non siano ancora giunti al punto di rottura di altre aree è una ragione in più per provare a vincere la battaglia contro il virus nel più breve tempo possibile, non una in meno» conclude Ferrari. —© RIPRODUZIONE RISERVATA


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LUNEDÌ 9 MARZO 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

L’allarme globale: lo scontro politico la festa della donna

Casellati: decisivo il ruolo del team di ricercatrici per isolare il Covid-19 PADOVA. «Voglio dedicare la

Sopra il governatore del Veneto Luca Zazia e, a destra, il brindisi ieri mattina al confine territoriale della frazione di Zovon di Vo’ (FOTO NICOLA PIRAN)

ricorrenza dell’8 marzo a tutte le donne italiane che con le loro storie, la loro azione, il loro esempio in famiglia, nel lavoro e nelle istituzioni, hanno costruito l’Italia e ancora oggi danno un contributo fondamentale allo sviluppo della società e della Nazione». Lo dichiara il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in occasione della Giornata Internazionale della Donna. «Anche in questa fase di emergenza l’apporto delle nostre ricercatrici è stato decisivo per isolare il Coronavirus. Nel nostro Paese - continua grandi passi in avanti sono stati fatti nell’affermazione della condizione femminile, ma molto resta ancora da fare, non solo sotto il profilo culturale ed educativo ma anche sul piano normativo per conciliare lavoro e famiglia. Mi auguro che l’8 marzo non si celebri più, perché questo significherebbe che davvero la parità è stata raggiunta», ha concluso la Casellati. Anche per la sindaca di Torino Chiara Appendino, «in questa #festadelladonna il pensiero va a tutte quelle

donne che sono in prima linea per affrontare l'emergenza #COVID19». «Tutte aggiunge in un tweet -. Dalle professioniste della sanità, fino alle nonne e alle mamme che hanno visto trasformarsi l'ordinario in straordinario. Vi siamo vicini». «Grazie in particolare alle tantissime che stanno lavorando nelle corsie degli ospedali e nella nostra sanità per assistere tutte le persone che hanno bisogno di cure»: lo scrive su Fb il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, postando la foto di una mimosa per la festa delle donne. «In questi giorni conclude Bonaccini - la loro forza e professionalità sono ancora più preziose».

Zaia critica il pugno di ferro di Conte «Abolire le 3 zone rosse per il Veneto» Il governatore impegnato tutta la notte nella trattativa con il governo per evitare l’isolamento di Padova, Venezia e Treviso Mitia Chiarin MESTRE. «Abbiamo avuto il de-

creto quando ormai tutti già ce l'avevano. Non è lesa maestà; il problema è che un decreto così importante in bozza, andrebbe secretato elaborato, osservato e dopodiché, per evitare psicosi, panico andrebbe diffuso quando strutturato, consolidato, definito e soprattutto deciso come deve essere comunicato». Comincia con il carico “da novanta” polemico, il punto stampa ieri mattina a Marghera del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Ai giornalisti che chiedono conto delle nuove misure decise dal governo Conte, con la zona rossa nelle province di Venezia, Padova e Treviso, e con la gente che chiede da oggi cosa accadrà con i vari spostamenti, specie per lavoro, lui fa subito capire che non ha risposte pronte da dare. «Andate a chiederlo ai prefetti, non posso dare interpretazioni di provvedimenti non nostri e non è uno scaricabile. Volevamo metterci del nostro, non ci è stato possibile e dato il tempo necessario». E precisa: «Con Fontana e Bonaccini, presidenti di Lombar-

dia ed Emilia Romagna, ci siamo sentiti alle due e 30 di notte e abbiamo lavorato assieme. Eravamo ancora convinti, prima della sorpresa della conferenza stampa del presidente Conte, che ci fosse la possibilità di arrivare al mattino con la chiusura del decreto». Le cose sono andate diversamente. E le domande restano senza risposta. «Le norme vanno applicate altrimenti l’alternativa è il coprifuoco», insiste.

comitato scientifico la classificazione delle tre province di Padova, Treviso e Venezia come tre aree rosse, perché non lo sono», ribadisce il concetto il governatore leghista. «Si tratta di tre cluster: uno a Treviso, che è di tipo ospedaliero. Qui abbiamo isolato 122 persone in totale tra ospedalieri, pazienti e cittadini. Il cluster di Padova è quello di Vò, con i 66 casi del comune isolati per 14 giorni e i nuovi tamponi che ci danno ragione. E poi c’è

«Abbiamo avuto il decreto quando tutti già ce l'avevano Non è lesa maestà»

«Cosa dico alle 600mila imprese della nostra regione? Qui si deve lavorare» L’apertura del blocco a Zovon di Vo’ (FOTO PIRAN)

Comprese quelle di un gruppo di rappresentanti della comunità bengalese veneziana, presenti al punto stampa, per girare un video ai connazionali presenti in città. «Le leggi non possono essere precise al millimetro, però è altrettanto vero che un decreto così importante deve togliere alcuni dubbi. Dubbi che noi volevano chiarire, affrontare e non ci è stato possibile», precisa Zaia. «Abbiamo sem-

pre dimostrato senso di responsabilità, senso delle istituzioni e senso del lavoro di squadra, che vogliamo dimostrare anche oggi. Non è tempo di polemiche politiche però è pur vero che l'obbligo nel decreto, nella parte fondamentale che ci impone di accettare a metà Veneto misure differenti dall'altra metà, c'è molto da ridire». La richiesta a Roma è quella di stralciare dal decreto della zona rossa le

tre province venete. E per dare sostanza alla richiesta, il governatore sempre nella notte di sabato aveva messo al lavoro il comitato scientifico a supporto dell’Unità di crisi che ha inviato un rapporto al governo, indirizzato a Giuseppe Conte e al ministro della salute, Roberto Speranza. Insomma, ribadisce, la richiesta di stralcio nasce da una verifica scientifica dei dati. «Abbiamo contestato con il

il cluster veneziano, anche questo ospedaliero. A fronte di cluster circoscritti, e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende la misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento dell’epidemia». Il concetto viene ribadito. «Roma si metta la mano sulla coscienza. O ci si fida di un comitato scientifico del Governatore oppure no», insiste con i gior-

nalisti che lo incalzano. «Sono convinto che ci volesse un decreto, ma che fosse un decreto che magari dicesse in maniera più chiara le regole. Per interpretare questo decreto ci vorrebbe minimo una circolare attuativa. Così è difficile dare una risposta ai cittadini», insiste nella sua critica a tutto campo il governatore che chiede risposte per le 600mila imprese venete. «Cosa diciamo loro?» insiste. Poi torna a riunirsi con la Unità di crisi nella sede della Protezione civile. Rinviando a possibili novità nel corso di una domenica caotica, preoccupata, e incerta sugli effetti da oggi del provvedimento del governo. Prima di andarsene, si toglie anche qualche sassolino, come la difesa dei giovani come Alice De Bortoli, quindicenne da un milione mezzo di follower su Instagram che stanno collaborando a far passare i messaggi fondamentali della campagna anti Coronavirus (igiene personale, distanze di almeno un metro, via dai luoghi affollati). «Chi critica il fatto che questi giovani ci aiutano a dare messaggi chiari ai coetanei, dimostra visione retrograda». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


8 Primo Piano

L'ARENA

Lunedì 9 Marzo 2020

LaRegioneeilcoronavirus Le reazionisulle zone rosse decisedalpremier Conte

1,5

MILIONIDIFOLLOWERDELLA INFLUENCERTREVIGIANA

Zaiapuntasugliinfluencer:«Ha 15anni,èdiTreviso,sichiama Aliceeha1,5milionidifollower. LeisuInstagramstaspiegando ilcoronavirusaigiovani»

«Inammissibilecheundecreto cosìsiastatofattosenza sentireiterritorieisindaci» MARIOCONTE PRESIDENTEANCIVENETO

L’IRADELGOVERNATORE. Nella nottetra sabato edomenicail Comitatoscientifico stilauna notainviata alpremier: «Eccoperché èinutile»

Zaia:«FuoriilVenetodal decreto» «ÈirrazionaleinserireVenezia, Padovae Treviso Ilgovernohagestito male anchelacomunicazione Abbiamotentato dimodificarlo,mazero risposte» Cristina Giacomuzzo INVIATA MARGHERA

«Spropositato». «Inappropriato». «Inopportuno». Persino «irrazionale». Parole diverse, stesso concetto. Sono quelle che da ieri ha ribadito a oltranza il governatore, Luca Zaia, commentando il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, Dpcm, firmato nella notte tra sabato e domenica. Una notte che è stata durissima per Zaia. Tra mezzanotte e le due di domenica mattina ha anche sbrandato i super esperti del Comitato scientifico - i nove saggi, tutti professori universitari o eminenti esperti del mondo della sanità veneta - per chiedere un parere sulla bozza del Dpcm che ormai da ore girava in Pdf sui telefonini di mezza Italia. La novità che lo ha fatto andare su tutte le furie è che, sorpresa, in quella bozza si includono nella zona rossa - con misure restrittive per bloccare la diffusione del virus - Venezia, Padova Treviso. LA PRESA DI POSIZIONE. Così

Zaia ha chiesto agli esperti di mettere nero su bianco un provvedimento per spedirlo nel cuore della notte al governo. La speranza era di riuscire a modificare il decreto ed escludere il Veneto. Ma niente da fare. Ieri poco prima delle 12 all’unità di crisi della protezione civile di Marghe-

ECgilcondanna «Zaiasbaglia afarepolemiche» EFracasso(Pd): «Cosìcreasolo confusione»

ra il presidente del Veneto era un fiume in piena: «Quel provvedimento è irrazionale. Chiedo poteri per potere gestire l’emergenza. Ma lo chiedo, sia chiaro, non per lesa maestà. Ma perché proprio non va. Anche il modo in cui è uscito. Un decreto così importante andrebbe secretato finché è in bozza. Invece è stato diffuso. Risultato? Al momento ci sono più dubbi e disagi che risposte. Dubbi che noi volevamo sciogliere prima di dare la comunicazione ai cittadini. Così, nel cuore della notte, abbiamo messo al lavoro il comitato scientifico. Ne è uscito un documento in cui si motiva perché quelle tre province non vanno inserite nella zona rossa. Alle 2 il testo è stato inviato al premier, al ministro e alla Protezione civile. Da allora nessuna risposta. E intanto la gente non ha risposte. Neppure io. La palla è in mano ai prefetti». PADOVA PAGA IL CONTO DI VO’. Quali sono le motivazio-

ni scientifiche che hanno convinto Zaia a fare opposizione? La relazione di tre pagine analizza caso per caso. Primo: il cluster di Treviso, dicono gli scienziati, è praticamente l’ospedale Ca’ Foncello, non la città. «Lì tutto è nato, come noto, - spiega Zaia per un degente di geriatria di cui non si sapeva la positività e che ha contagiato altri pazienti e sanitari. Ma la situazione ora è sotto controllo e il reparto è stato sanificato». Il cluster di Venezia (Dolo e Venezia), in realtà, nasce lo stesso per un contagio: cioè i due pazienti che sono transitati prima in uno e poi nell’altro ospedale. «I casi di positività che sono poi emersi - continua - riguardano per quasi la

Veneto,Enrico Carraro,a frenare: «Capiscochesi trattidiun momentoestremamente difficile quellochestiamo vivendocome cittadiniecomeimprenditori- ha esordito-Ecapiscoanche che, di fronteadunacrisi diquesta portata,cisaremmo augurati e aspettatiuna gestione inappuntabiledellasituazione da partedegliorgani digovernoe delleautoritàeistituzioni coinvolte.Tuttavia,trovo la richiestadi dimissionidelGoverno espressaoggi daAssindustria Venetocentroprecipitosanel meritoenellatempistica. Avere unvuotoistituzionaleora, inpiena emergenza,sarebbe deleterioper tutti.Condivido il pensiero di Mattarella:il momentoche attraversiamorichiede condivisione,concordiaeunità». Inunanota ilpresidente di ConfartigianatoVeneto, Agostino Bonomo,commenta: «Finalmente unanotiziapositiva inuna giornatacosìlungaecomplessa. Comehaconfermato ConfartigianatoTrasporti, sulla basediquantopubblicatodai ministeridegli Esteriedei Trasporti,le merci potranno entrareeusciredai territori interessatidal provvedimento (Padova,Treviso eVenezia). Altrettantachiarezzaserveorae subitoper gli spostamentidelle persone». © RIPRODUZIONERISERVATA

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IL FRONTE DEI PRESIDENTI E LE CRITICHE. Nel pomeriggio

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Dasinistral’assessore Manuela Lanzarin,ilgovernatore,Luca Zaia, e l’assessoreGianpaolo Bottacin

Bonomo:«Benemovimento perle merci»

PdeTv: «Contedimettiti» Carraro: «No, serve unità» Areagiremaleal decretodel premierContenon èstato solo ilgovernatore delVeneto, Luca Zaia.Gli imprenditoridiPadova eTrevisobocciano echiedono ledimissioni delpresidentedel Consiglio,GiuseppeConte. «Questogoverno- èla posizionedi MariaCristina Piovesana,presidentedi AssindustriaVenetocentro che riuniscePadovaeTreviso, appunto-hadimostrato di essereinadeguatoa gestire unaemergenza diquesta portataedinon avereilprofilo diautorevolezza indispensabilea garantire la tenutadel Paesee lasua credibilitàinternazionale.Peril beneditutti ilgoverno si dimetta,si dia spazio adun governoistituzionalechesi assumala responsabilitàdi portareil Paese fuoridaquesta emergenza.Siachiaro. Condividiamol’esigenza prioritariadicontenimento dell’emergenzasanitaria.Ma contestiamol’improvvisazione el’imprudenzacon cui èstata

EnricoCarraro gestitaladefinizione deldecreto conil rincorrersi dibozzee indiscrezionichehanno creato disinformazioneeallarmedando palesedimostrazionedi incapacitànelgestirel’emergenza ele sueimplicazioni.Èil modopiù sbagliatodiaffrontare unafase indubbiamentedifficile».Una posizioneche hacreatonon poche polemiche. Adistanzadiqualche ora, ieri pomeriggio,èintervenutoil presidentediConfindustria

Vo’liberata ACortina pienodituristi Nellanotte tra sabatoe domenicail premierConte ha firmatoildecreto. E quandoi venetiieri mattina sisono svegliati,il provvedimento era giàvigente. Mac’erano tante, troppedomande.Per esempio: sipuòentrareo uscire dalle nuovezonerosse,cioè le intere provincediVenezia,Padovae Treviso.Inrealtà, le risposte nonle aveva nessuno.Per passaredallateoria (ildecreto ierieragià pubblicatoin Gazzetta)allapratica c’è voluta tuttalagiornata. Nel senso che, puressendo invigorela norma, gliagenti delle forzedell’ordine rinviavanoa ulteriori informazioni,chesarebbero arrivatedopo lariunionedei prefettiavvenuta neltardo pomeriggio.I centralinidi polizialocale,polizia e carabinierisono stati subissati ditelefonate. L’impressione eraperò diunainsolitacalma viaggiandoieri mattina lungo l’A4in direzionePadova e Venezia.Masololì. Cortinaèrimasta un’isola felicedell’emergenza sanitaria inVeneto. Ilnuovo Dpcm del governohabloccatoi comprensorisciistici nelle provinceinisolamento, manon Belluno.Quindi, le pistea Cortinaieri eranotutte aperte ec’eraparecchia gente, come confermail sindaco, Gianpietro Ghedina. AVo’si èaddirittura brindato (convinorigorosamente Doc delConsorziodei ColliEuganei) allanuova ordinanzadel premierConteperchédifatto hatoltoil cordone sanitario, dopoduesettimane di completoisolamento,al Comune.La festasi ètenutaal checkpoint 1, dovei residenti sisono lasciati andareai festeggiamenticon bicchierie stuzzichiniimprovvisati. Mala festaèsoloparziale: difatto Vo'confluisce nellagrande zonarossa diPadova. CRI.GIA.

metà operatori sanitari. Anche in questo caso, tutto è sotto controllo», precisa. Terzo: l’intera provincia di Padova paga il conto del focolaio di Vo’ che, da disposizioni in vigore quando è stato scoperto il primo caso, è stata isolata».

il fronte degli scontenti si è allargato. Oltre a Zaia hanno chiesto chiarimenti urgenti al governo anche altri presidenti di Regione: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Sardegna, Piemonte, Sicilia, Abruzzo e Umbria. Si è schierato accanto al governatore il presidente dell’Associazione Comuni del Veneto, Anci, Mario Conte: «Siamo con Zaia - ha esordito - In questo momento complicato i sindaci sono pronti a fare la loro parte, ma è inammissibile che un decreto simile sia stato fatto senza ascoltare i territori. Se il Governo non fa squadra, mette in ginocchio comunità e sistema produttivo». Numerose le critiche per l’uscita di Zaia. Il segretario regionale della Cgil, Christian Ferrari, non ci sta: «Riteniamo sbagliate le polemiche del governatore. Sono un drammatico errore sia nel merito che nel metodo. Non ci possiamo permettere messaggi contraddittori quando si chiedono sacrifici straordinari a tutti i cittadini. Ne va dell'efficacia delle misure e della stessa credibilità delle istituzioni repubblicane». Intervengono poi i consiglieri regionali del Pd, capitanati dal vicentino Stefano Fracasso: «Zaia si fermi. Le sue esternazioni stanno creando solo maggior confusione. C'è un decreto, va spiegato e fatto rispettare». •

Giornatasurreale

ILREPORT. Anticipazionisull’esito del secondotampone aVo’ confermano ilcrollodei testpositividal 3,5 allo0,05%

«Contagi in salita, ma s’inizia a guarire» «Sono4levittime,ecisonopure i primi stubati in terapia intensiva» INVIATA A MARGHERA

Nella giornata in cui cala il cordone sanitario sulla PaTreVe, cioè l’area altamente produttiva delle tre province venete Padova, Treviso e Venezia, con tutti i timori sulle ripercussioni sanitarie ed economiche che ne conseguono, ci sono anche delle belle notizie. Le elenca il governatore del Veneto, Luca Zaia, dalla sede dell’unità di crisi della protezione civile regionale di Marghera. La prima riguarda le guarigioni. «Registriamo i primi “svezzamenti” - dice - cioè i pazienti che sono stati ricoverati in terapia in-

tensiva e intubati nella fase acuta della infezione e a cui ora è stato tolto il respiratore artificiale perché la fase peggiore è passata». Seconda buona notizia: le analisi sul secondo giro di tamponi effettuati nella comunità isolata di Vo’ Euganeo stanno continuando velocemente e i primi risultati rasserenano. «Stanotte (tra sabato e domenica, ndr) - precisa Zaia - ho sentito il noto virologo Andrea Crisante, dell’Università di Padova, per la replica al Dpcm di Conte (vedi sopra). E ha dato in anteprima i dati del secondo tampone sui cittadini di Vo’ vale a dire la base della ricerca scientifica uni-

ca al mondo che l’Università di Padova sta conducendo. Su mille tamponi che sono stati analizzati (sono 3.300 i residenti), l’incidenza dei casi positivi è passata da oltre il 3% riscontrata nei test effettuati dal 21 al 28 febbraio, allo 0,05 degli attuali». Terza buona notizia: «È nato il primo bimbo, Massimo, all’ospedale di Schiavonia, quello da dove è partita l’emergenza perché lì erano ricoverati i primi due degenti (di cui uno deceduto dopo poco) la prima vittima veneta. Quell’ospedale è stato messo in quarantena - stop ricoveri e via alle dimissioni - secondo le indicazioni e le norme in vigore al momento dello scoppio dell’emergenza». «Con la nascita del piccolo Massimo si battezza in pratica la fine del periodo di isolamento e la ri-

presa a pieno ritmo» commenta a distanza il direttore dell’Ulss Euganea, Domenico Scibetta. Ripartono anche gli interventi ordinari. Ma veniamo al report giornaliero sulla diffusione del virus in Veneto aggiornato alle 17 di ieri. I nuovi casi sono saliti ancora, ma il trend continua ad essere lo stesso degli ultimi giorni: vale a dire più 88 casi nelle ultime 24 ore. Si arriva così a quota 686 casi positivi che sono distribuiti così: a Padova sono 171, a Venezia sono 132, a Treviso 126, a Verona 66, a Vicenza 52, a Belluno 23, a Rovigo 6 e il cluster di Vo’ è a quota 87. Di questi 686 positivi risultano ricoverati in 221 (+ 33 in un giorno) di cui 50 in terapia intensiva. Ieri, diciassettesima giornata di emergenza in Veneto, le vittime sono sali-

te di tre (nell’ospedale di Chioggia, una nell’azienda ospedaliera di Padova e due nell’Azienda ospedaliera di Verona) arrivando a 19 dall’inizio dell’emergenza. I dimessi rispetto al giorno precedente restano a quota 29. Il quadro dei degenti è distribuito in questo modo: a Treviso il maggior numero (67), segue l’Azienda ospedaliera di Padova (49), l’ospedale di Mestre (29), Venezia e Verona (11), Vicenza (10), Santorso (5), Legnago (3) Villafranca e Bassano (1). L’ospedale veronese Sacro Cuore don Calabria è a quota 7. Nei giorni scorsi vista la situazione davvero preoccupante della Lombardia (e ben più grave del Veneto) è stata annunciata a livello nazionale la possibilità di trasferire i pazienti non affetti da coronavirus in altri

Sanitariin unospedale nell’areadove sonoricoverati i contagiati

ospedali per riuscire a fronteggiare l’ondata dei casi positivi da Covid 19. Ieri mattina Zaia su questo rassicurava: «Massima solidarietà alla Regione vicina, ma il senso del

provvedimento è di trasferire i pazienti in regioni che non siano nell’emergenza da virus, quindi non in Veneto». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA


LUNEDÌ 9 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

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L’allarme globale: la situazione sanitaria nel Bellunese

Un medico bellunese in trincea a Vo’ «Questa non è una normale influenza» Renato Salvador, docente all’Università di Padova, è stato nel paese in quarantena per intervistare i contagiati pone tutta la popolazione che già aveva fatto un tampone nelle scorse settimane. E poi, soprattutto, abbiamo intervistato i cinquantatré cittadini che erano risultati positivi. Abbiamo ricostruito assieme a loro la loro storia clinica, uno ad uno, per capire se avessero pregresse malattie o immunodepressioni, e per capire qual è stata la loro storia in questi quattordici giorni e quale terapia hanno seguito». Intervistato dal Tg2, Salvador ha evidenziato l’ottima affluenza e la collaborazione da parte dei cittadini. «Sono state molto importanti soprattutto le interviste che abbiamo fatto ai positivi. Capire la storia del contagio, dei sintomi, la durata dei sintomi, capire

Nicola Pasuch VO’ EUGANEO. Capire come si è comportato il Coronavirus nel comune padovano di Vo’ Euganeo, isolato da oltre due settimane, per studiare il virus e cercare di dare risposta a qualcuno dei dubbi che esistono attorno ad esso. C’è anche un ricercatore e chirurgo bellunese, Renato Salvador, poco più che quarantenne, di Ponte nelle Alpi, tra coloro che sono impegnati “in trincea” per aiutare a impedire la diffusione del virus. Salvador, che insegna all’università degli studi di Padova (dove oggi, tra l’altro, dal suo studio, presenzierà a distanza alla discussione di una tesi di laurea) e che è ricercatore e chirurgo dell’esofago, sabato si trovava nel comune di Vo’ Euganeo assieme alla Croce Rossa per sottoporre al tampone la popolazione e intervistare coloro che al precedente tampone erano risultati infetti. «Eravamo lì nell’ambito di uno studio che nasce dalla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Padova. Uno studio volto a capire come si sta comportando il virus in un ceppo di popolazione molto ristretto come quello di Vo’ che è stato messo in quarantena fin da subito. Esso rappresenta una fonte d’informazione unica al mondo, perché coloro che abitano lì non hanno avuto contatti con l’esterno per tutto il tempo. In questo momento ci sono tanti punti di domanda. Non sappiamo come si comporta questo virus, se muta nella trasmissione da una persona all’altra, quanto tempo impiega il corpo a trovare le difese». Cosa avete fatto, dunque, nel corso del fine settimana? «Abbiamo sottoposto a tam-

«Non sappiamo ancora come si comporta il Coronavirus e occorre studiarlo»

Qui sopra Renato Salvador, in alto i sanitari a Vo’ Euganeo

chi erano le persone più a rischio al di là dei luoghi di contagio direi che è uno dei punti fondamentali per lo studio». I tamponi sono proseguiti anche nella giornata di ieri. Già nei giorni scorsi il rettore dell’università di Padova Rosario Rizzuto, il governatore del Veneto Luca Zaia, il presidente del consiglio della scuola di Medicina e chirurgia di Padova Stefano Merigliano ed il direttore di Microbiologia e virologia dell’Università di Padova Andrea Crisanti avevano annunciato questo studio di estrema importanza per conoscere più da vicino questo virus. Salvador, che è anche dirigente sportivo (è consigliere regionale della federazione italiana bocce) e giocatore di bocce (capitano del Dolada nel campionato di A2), si espri-

la quaresima

Messe a porte chiuse anche ieri Il vescovo: «Non abbattiamoci» BELLUNO. Messe a porte chiuse

anche ieri. Dalla celebrazione di Marangoni, nella cappella del Centro Giovanni XXIII, alla basilica di Cortina, a tutte le altre chiese. «C’è in tutti noi un germoglio di trasfigurazione», ha cercato di rincuorare il vescovo, spiegando il Vangelo della trasfigurazione. «Non siamo soltanto le inquietudini, le paure, il disorientamento, il “non saper cosa fare” di questi giorni

in cui sembriamo in balia di un virus che è improvvisamente comparso e si muove indifferente, come se esso si prendesse gioco di noi. In ogni situazione in cui qualcosa ci sovrasta, noi percepiamo la nostra fragilità, la condizione di incertezza in cui viviamo. Eppure la vita che abbiamo ricevuto è ben oltre ciò che noi stessi riusciamo a realizzare e gestire». Il vescovo ha sollecitato, «anche in questi giorni, anzi pro-

prio per quello che sta succedendo in questo tempo quel “è bello” riconosciuto da Pietro dinnanzi a Gesù sul monte della trasfigurazione». Un invito a non demoralizzarsi, anzi a reagire positivamente, a dare un senso al cammino ancora da percorrere. Se Marangoni ha celebrato in diretta tv con Telebelluno, nella basilica di Cortina, don Ivano Brambilla si è affidato a Radio Cortina, facendo intendere quanto la

Il vescovo Renato Marangoni durante una messa

me poi sull’opportunità della decisione – presa da gran parte delle federazioni – di fermare i campionati e le manifestazioni sportive. «Sulla questione di aver sospeso i campionati e le manifestazioni che comportano la presenza di pubblico – commenta Salvador – mi trovo assolutamente d’accordo. Anzitutto perché abbiamo ancora troppi punti di domanda su questo virus. Mi rammarico parecchio quando sento che si paragona questo virus ad un semplice virus influenzale. Per quest’ultimo, infatti, ogni anno ti vaccini, sei preparato, è un virus che conosci o quantomeno che ti aspetti. Di questo Coronavirus, invece, non sappiamo davvero troppe cose. Sono pertanto d’accordo con la decisione di sospendere i campionati. Anzi, non avrei fatto alcuna distinzione tra Nord Italia e Sud Italia. Perché è un virus che come si è diffuso al Nord, o in altri Stati europei, potrebbe propagarsi al Sud. Voler credere che sia unicamente circoscritto ad una determinata area è un po’ come mettere la testa sotto la sabbia». C’è chi parla di annullare i campionati della stagione in corso… «In questo momento è troppo presto per sbilanciarsi. Personalmente, come dirigente sportivo, non sarei favorevole all’annullamento dei campionati in corso. Penso, al contrario, che non sia una tragedia se per una volta si terminerà la stagione a giugno, o magari a luglio o ad agosto. Credo invece che annullare i campionati non sarebbe molto rispettoso nei confronti delle società che da molti mesi fanno degli sforzi, ricercano sponsor e si prodigano per portare a termine la stagione sportiva. Sforzi che diverrebbero vani, qualora si annullasse la stagione». —

chiesa fosse vuota. «Ci mancate voi bambini, con quella vostra confusione che qualche volta ci ha sollecitato a chiedere silenzio. Vi chiedo scusa», ha detto il sacerdote. Che poi ha ammesso: «Mi manca la vita, vedendo il vuoto di questa chiesa, mi manca la gente. Mi mancano perfino i cellulari che talvolta squillano durante le mie prediche». Poi un caldo invito alla speranza, nonostante tutto, «per vincere questo momento di disperazione». Non è escluso che i vescovi del Veneto mettano a punto nuove misure di sicurezza in relazione al decreto. Questa sarà la prima Quaresima della storia della Chiesa senza celebrazioni della messa e i riti della via crucis. — F.D.M.


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Primo Piano

IL COMUNE PADOVA Giunta d’emergenza per fare il punto sul decreto del governo che ha istituito la zona rossa anche a Padova e provincia, ieri pomeriggio alle 14 nella sala del consiglio. La stessa sala di Palazzo Moroni oggi ospiterà il consiglio comunale. Questa sera, infatti, con qualche contromisura, si terrà regolarmente la seduta del parlamentino. Una seduta importante visto che si voterà il dimezzamento delle rette degli asili e la proroga dei pagamenti di Tari e Cosap. Durante la giunta di ieri pomeriggio sono state analizzate tutte le ripercussioni pratiche che il dispositivo avrà sulla vita dei padovani da qui al prossimo 3 aprile. Al termine dell’incontro Giordani ha voluto lanciare un appello ai suoi concittadini. Un appello in cui invita tutta la cittadinanza all’unità e alla responsabilità.

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Giordani: «È il momento di rimanere tutti uniti» Il sindaco ieri ha convocato una giunta `Oggi il Consiglio: riduzione delle rette d’urgenza: «Momento duro, ce la faremo» degli asili e rinvio dei pagamenti dei tributi `

L’APPELLO

IL VICE

«Penso che a tutti noi sia capitato di vivere nelle nostre vite momenti di difficoltà: è normale e si possono superare, ma per superarli è bene appoggiarsi all’esperienza di chi può darci un consiglio o una soluzione. Esattamente così capita ora alla nostra comunità – ha esordito ieri pomeriggio - Abbiamo davanti una fase difficile e la supereremo, ma per farlo dobbiamo essere uniti come non mai nel seguire le disposizioni, nel mostrarci coesi, solidali e responsabili oltre a fare affidamento sulle competenze dei medici, degli scienziati e sulle decisioni delle autorità competenti. Questo non è il momento di discutere su quanto ci viene chiesto, ma di applicarlo ponendo come pilastro il nostro senso civico. Adesso viene prima la salute, vengono prima i nostri anziani e le persone più fragili– ha detto ancora il sindaco - Chiedo a tutti di non sottovalutare la situazione e di attenersi alle misure adottate e diffuse; esse attualmente hanno sicuramente

«ADESSO VIENE PRIMA DI TUTTO LA SALUTE E BISOGNA PENSARE AI PIÙ FRAGILI: MI APPELLO AI NOSTRI GIOVANI»

re la situazione. Vi saremo vicini e faremo del nostro meglio». «Abbiamo tutti liberato le agende dagli impegni, da domani ogni nostro sforzo sarà profuso solo a gestire per quanto di nostra competenza e passo dopo passo la fase delicata che abbiamo davanti. Cercheremo di informare solo con le fonti ufficiali man mano che arriveranno. Sempre col vostro aiuto che, lo ripeto, è a noi assolutamente necessario – ha concluso Giordani Come ho già ricordato ieri, al governo deve essere chiaro che le misure messe in atto avranno un forte impatto sulle famiglie e su tutto il nostro sistema ed è quindi assolutamente necessario che lo Stato ci sia vicino con azioni precise e da subito. Adesso però dobbiamo pensare alla nostra salute. Questo è il momento dell’orgoglio, dell’unità, e della responsabilità collettiva. Cara Padova, care e cari padovani, insieme noi ce la faremo e torneremo più forti».

dei margini di incertezza ma sono certo che, nelle prossime ore, saranno via via rese più chiare dal Governo».

LA PROTEZIONE «Proteggiamo i nostri anziani e spieghiamo loro che si devono anche proteggere. A loro dico, dove non necessario, evitate se possibile in questi giorni spostamenti. E mi appello anche ai giovani, voi siete una grande forza e una grande intelligenza della nostra città, aiutateci, evitate assembramenti, rispettate le regole e siate prudenti– ha continuato - Un grazie va ai medici e agli operatori sanitari. Oggi pomeriggio ho riunito tutta la giunta, il mio staff e i collaboratori comunali, per cominciare ad affronta-

L’EMERGENZA Nella foto grande la riunione di giunta convocata ieri d’urgenza dal sindaco dopo l’ultimo decreto del governo. Sotto una serranda che si abbassa

A rivolgersi ai padovani ieri è stato anche il vicesindaco Arturo Lorenzoni. «In questo momento serve agire con spirito di collaborazione e con grande fiducia nelle istituzioni. Servono calma e pazienza, unite a una buona dose di buon senso – ha spiegato il vicesindaco - Stiamo a casa, evitiamo contatti non necessari. Prendiamoci il tempo per riflettere e ricordiamoci di tutelare le persone fragili. Prendiamoci il tempo necessario anche per spiegarlo ai nostri figli, ai nostri amici. Solo se ognuno di noi agisce pensando agli altri possiamo superare questa situazione in fretta». Nonostante l’istituzione della zona rossa, questa sera si terrà comunque la seduta del consiglio comunale. Per evitare il sovraffollamento, i lavori dell’aula saranno preclusi al pubblico. Per garantire la distanza minima tra un consigliere e l’altro, poi, l’aula sarà dotata di sedie supplementari. A.Rod. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LORENZONI: «SERVONO CALMA E PAZIENZA, QUESTO È IL MOMENTO DI AGIRE PENSANDO AGLI ALTRI»

«Mi chiamano negozianti piangendo, non sanno come pagare le bollette» L’ALLARME PADOVA «Continuano a chiamarmi commercianti in lacrime che mi dicono che non saranno in grado di pagare le bollette di marzo». Massimiliano Pellizzari, nonostante la bella giornata, ieri ha passato la sua domenica incollato allo smartphone. «Da questa mattina mi sono arrivati circa 200 messaggi – ha spiegato nel tardo pomeriggio il leader dell’Associazione commercianti del centro storico – a questi vanno aggiunte tutte le telefonate. Qualche negoziante mi ha chiamato in lacrime. Ormai i nostri negozianti non ce la fanno più. Con bar e negozi praticamente sempre vuoti, è impossibile pagare affitto e bollette. Un collega mi ha spiegato che proprio non è in grado di far fronte a una bolletta dell’elettricità da 1.500 euro, dal momento che sono due settimane che non lavora – ha rincarato la dose il presidente dell’Acc – questo accadeva prima dell’istituzione della zona rossa. Figuria-

moci cosa potrà succedere da qui al prossimo 3 aprile. Qui rischia di saltare tutto. Sui provvedimenti del governo, credo abbia perfettamente ragione Zaia - ha detto, ancora, Pellizzari – In Veneto ci sono poche centinaia di contagiati. A fronte di questo, possiamo contare su un sistema sanitario in grado di far fronte all’emergenza. Di conseguenza, ha poco senso far scattare delle misure che, di fatto, limitano le libertà economiche e penalizzano in maniera pesantissima il nostro tessuto economico. Purtroppo il decreto del governo nasce con un peccato originale – ha concluso Pellizzari – Misure di questo tipo andavano abbinate ad un corposo finanzia-

PELLIZZARI DEI COMMERCIANTI DEL CENTRO: «QUESTE MISURE VANNO ACCOMPAGNATE CON I FINANZIAMENTI»

mento per sostenere l’economia reale. Non si può imporre a un locale di chiudere alle 18 senza concedere degli incentivi per bilanciare i mancati introiti. Insomma, siamo di fronte ad un vero e proprio pasticcio». «La prima cosa che chiediamo a Roma è quella di fare chiarezza – ha detto, invece, il presidente dell’Ascom Patrizio Bertin – La gestione dell’uscita del decreto ha creato solo panico e confusione. Esattamente quello di cui non abbiamo bisogno in questo periodo». «Il governo, per uscire da una crisi come questa deve coinvolgere anche le associazioni di categoria – ha continuato Bertin – solo chi, quotidianamente, si rapporta con gli operatori economici, ha le competenze necessarie per individuare le misure necessarie per far fronte ad una situazione di questo tipo». «Credo, poi, serva un po’ di buon senso – ha continuato – chiudere bar e ristoranti alle 18 ha poco senso. Perché invece non si concede ai nostri locali di tenere aperto a patto che vengano mantenute le distan-

ze di sicurezza consigliate dai medici». «Una riflessione va fatta, infine sul comparto del turismo che, più di tutti gli atri, sta soffrendo questa crisi – ha rincarato la dose Bertin – dobbiamo, infatti, essere in grado di mette in piedi un piano di comunicazione in grado di rilanciare questo comparto fondamentale per la nostra economia». «L’errore più grande che si possa fare, infatti, è quello di pensare che, una volta passato il Coronavirus, i turisti torneranno automaticamente ad affollare i nostri monumenti o il bacino termale – ha concluso – purtroppo sarà necessario recuperare l’immagine che abbiamo sempre avuto. Per farlo bisogna mandare dei messaggi chiari in cui si spiega che il nostro territorio, oltre ad essere bellissimo, è assolutamente sicuro sotto tutti i punti di vista. Solo così saremo in grado di ripartire. Diversamente, rischiamo di pagare un conto salatissimo che potrebbe lasciare sul campo centinaia di attività economiche e migliaia di posti di lavoro». Al.Rod.

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SERRANDA ABBASSATA Per i locali ogni giorno dopo le 18


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Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

La stretta anti-virus

Gli esperti: «Sul Veneto scelta sproporzionata» Zaia: «Ma saremo leali» Il Comitato scientifico regionale: «La zona `Il governatore: «Un decreto così importante rossa per le 3 province scelta non razionale» andava valutato e condiviso: non è stato possibile» `

IL GOVERNATORE VENEZIA Sono entrambi leghisti, alla guida di due regioni del Nord alle prese con un’emergenza sanitaria di cui non si ha memoria. Eppure la reazione di Attilio Fontana e Luca Zaia di fronte al nuovo Dpcm che ha “chiuso” tutta la Lombardia e mezzo Veneto è differente. Fontana avrebbe preferito misure più rigide circa «il cosiddetto distanziamento sociale». Zaia, invece, ha bocciato come «esagerata e inopportuna» la decisione di definire “area rossa” le province di Venezia, Padova, Treviso, tanto da chiederne, per ora invano, lo stralcio. Questo non significa che il Veneto non rispetterà le nuove prescrizioni: «Saremo responsabili e leali», dice Zaia. Ma le critiche rimangono.

LA CRITICA Ieri mattina, dopo una riunione dell’Unità di crisi del Veneto nella sede della Protezione civile a Marghera, il governatore Zaia ha spiegato ai giornalisti perché non condivide, nella forma e nella sostanza, il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri. La forma: «È arrivato prima sui siti dei giornali che a noi». La sostanza: «Le province del Veneto devono uscire dalla zona rossa». «Abbiamo avuto il decreto quando ormai tutti già ce l’avevano - ha detto il presidente della Regione del Veneto - Non è lesa maestà. Il problema è che un decreto così importante in bozza, andrebbe secretato, elaborato, osservato e, dopodiché, per evitare psicosi e panico, andrebbe diffuso quando strutturato, consolidato, definito e soprattutto deciso come deve essere comunicato». «Ci sono molte domande sull’applicazione di questo Dpcm che ci arrivano dai cittadini. Le leggi non possono essere precise al millimetro, però è altrettanto vero che un decreto così importante deve togliere alcuni dubbi. Dubbi che noi volevano chiarire, ma non ci è stato possibile. Abbiamo sempre dimostrato senso di responsabilità, senso delle istituzioni e senso del lavoro di squadra, che vogliamo dimostrare anche oggi. Non è tempo di polemiche politiche, però è pur vero che c’è molto da ridire sull’aver tagliato il Veneto a metà».

LA RELAZIONE In nottata il governatore aveva scritto una lettera al premier

SECONDO GLI SCIENZIATI L’ANDAMENTO EPIDEMIOLOGICO NELLA REGIONE NON GIUSTIFICA LE DECISIONI DEL GOVERNO

Conte allegandogli una relazione del Comitato tecnico-scientifico veneto che chiedeva di togliere le tre province venete dalla zona rossa: «L’ho mandata alle due del mattino. Poi ho scoperto che avevano già deciso, firmato e fatto tutto». La relazione spiegava che i “cluster” presenti in Veneto sono tutti ospedalieri, con l’eccezione di Vo’, il comune padovano dove 3500 abitanti erano stati sottoposti il 22 febbraio al tampone: 66 i positivi, pari al 2,4%. «Ora - ha detto Zaia - abbiamo il campione dei primi mille sul totale degli abitanti che si sono riaffidati ad una nuova analisi: il dato è precipitato allo 0,05%. Vuol dire che la tecnica di trovare il contagio, andare a cercare tutti i contatti, isolare gli eventuali positivi, paga. Roma si metta la mano sulla coscienza perché o ci si fida di un comitato scientifico del governatore oppure no». Durissimo il giudizio dei tecnici: “Non si

comprende il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’attuale andamento epidemiologico».

«NON È TEMPO DI POLEMICHE POLITICHE, PERÒ C’È MOLTO DA RIDIRE SULL’AVER TAGLIATO IL VENETO A METÀ»

«H0 MANDATO LA NOSTRA RELAZIONE ALLE DUE DEL MATTINO POI HO SCOPERTO CHE AVEVANO GIÀ DECISO E FATTO TUTTO»

LA RICHIESTA Zaia ha sottolineato che non spetta a lui «dare interpretazioni di un provvedimento che non è farina del nostro sacco. Non ci chiamiamo fuori, non facciamo gli scaricabarili, ma ognuno deve riconoscere la paternità di quello che fa. Volevamo metterci del nostro, non ci è stato possibile. Ho sentito l’ultima volta il governatore della Lombardia Fontana e dell’Emilia-Romagna Bonaccini alle 2,30 di oggi ed eravamo ancora convinti, prima di vedere la sorpresa della conferenza stampa del presidente Conte, che ci fosse la possibilità di arrivare al mattino». «Noi veneti non ci siamo mai tirati indietro, io non mi sono mai permesso di dissentire, anche se c’erano misure che a volte

avrei fatto in un’altra maniera ha detto Zaia - Ma questo decreto per un’interpretazione ha bisogno minimo di una circolare attuativa. Tutto magari ha una ratio, ma per noi veneti, in questo momento no». Zaia ha garantito «responsabilità e leale collaborazione» dal Veneto, ma ha anche chiesto «chiarezza definitiva sul supporto scientifico».

LE REAZIONI «Al posto di Zaia sarei più prudente - ha detto il sottosegretario al ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd) - Il fatto che ci venga detto che la situazione sanitaria in Veneto è al momento sotto controllo non significa che il rischio di diffusione del virus sia scomparso». «È triste vedere l’opposizione solitaria del governatore Luca Zaia, mentre i suoi colleghi, anche dello stesso partito, invocano rigore - ha detto la deputata del

«A VO’ I CONTAGI SONO SCESI ALLO 0,05%, VUOL DIRE CHE LA NOSTRA LINEA DI INTERVENTO FUNZIONA»

PRESIDENTE Luca Zaia, governatore del Veneto

Friuli Venezia Giulia Fedriga: «La nostra regione uscirà più forte» TRIESTE «Da questa difficoltà voglio che la nostra regione ne esca ancora più forte». Lo ha detto il presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga, nel corso di una diretta dal suo profilo Facebook. «È fondamentale iniettare risorse pubbliche per aiutare le imprese - ha continuato - dobbiamo dare una rete di salvataggio alle aziende che stanno vivendo un momento di estrema difficoltà. È sbagliato fingere che il problema non esista ed è sbagliato ugualmente vivere nel panico - ha spiegato Occorre evitare i luoghi accalcati, mantenere una distanza di almeno un metro da altre persone, specie se queste manifestano sintomi parainfluenzali».

M5s Francesca Businarolo - La settimana scorsa chiedeva di aprire le scuole, ora non salga ulteriormente sulle barricate. In questo momento serve unità, non messaggi ambivalenti». «Il presidente Zaia ha dato fino ad oggi prova di equilibrio e ragionevolezza e, dunque, sono abbastanza sconcertanti le dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore e non in linea con la fermezza mantenuta fino a questo momento. È indispensabile non mandare messaggi contrastanti ai cittadini. La situazione è grave e ci sono delle regole che vanno assolutamente rispettate», ha detto Alessia Rotta, vicecapogruppo del Pd alla Camera. Contrastanti i commenti sulla pagina Facebook del governatore dopo la diretta dalla sede della Protezione civile: tra chi appoggia la posizione di Zaia, c’è anche chi ha rialnciato chiedendo la “chiusura” di tutto il Veneto per salvare prima la salute e, di conseguenza, l’economia. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervista Il virologo Andrea Crisanti e blocchi una Regione ci deve essere una ragione. Se la ragione è l’andamento dell’epidemia, devo dire che il Veneto è l’unica Regione in cui la curva si sta appiattendo. Significa che non ci sono grosse variazioni, non ci sono tanti casi positivi in più. Per fare un confronto solo Roma l’altro giorno ha avuto un incremento di 70 casi». È il commento di Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova sul decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

«S

Professor Crisanti secondo lei le misure adottate dal governo sono troppo restrittive? «Bisognava pensarci prima, in particolare nel caso della Lombardia. Non è che chiudendo le persone insieme improvvisamente l’epidemia sparisce. Anzi, si rischia di creare un grosso contenitore in cui l’epidemia esplode. Un po’ come è successo nella nave Diamond Princess». Cosa fare dunque? «L’epidemia sparisce se si eliminano le opportunità di contatto tra gli infetti e i sani. Ci sono due metodi per farlo. Il primo è quello utilizza-

«Se blocchi un’area, serve una ragione: qui non la vedo» to in Cina, semplificando: tutti a casa, esce uno per famiglia e ha dieci minuti per andare a fare la spesa. Tutto ciò con il dispiegamento di forze di polizia ed esercito a controllo della popolazione. Dubito che una democrazia come quella italiana sia in grado di digerire un approccio simile. Poi c’è un altro metodo, quello della sorveglianza attiva che prevede sistematicamente di individuare i focolai. Per farlo bisogna eseguire il tampone a tappeto, capire quali soggetti sono positivi e isolarli».

VIROLOGO Andrea Crisanti, docente a Padova

Per le grandi crisi come alluvioni e terremoti, la società in genere si muove immediatamente con raccolte fondi e aiuti. Non è così per questa emergenza sanitaria: come mai secondo lei? «Perché abbiamo perso settimane e settimane a parlare della crisi dell’economia, come se la priorità principale del Paese fosse quella di

«NORME SEVERE? IN LOMBARDIA BISOGNAVA PRENDERLI PRIMA. ABBIAMO PERSO TEMPO PARLANDO DELLA CRISI DELL’ECONOMIA»

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far ripartire le aziende invece di curare l’epidemia. Sarebbe fantastico se riuscissimo a fare come con Telethon, promuovere una campagna di sensibilizzazione con una serie di trasmissioni televisive sul tema. Sarebbe bello se le banche e gli imprenditori sostenessero la sanità pubblica e la ricerca in questo

momento così importante». Se avesse i finanziamenti necessari, lei farebbe tamponi all’intera popolazione per studiare l’andamento dell’epidemia? «Sì, certo. Sarebbe fondamentale assicurare la cosiddetta sorveglianza attiva, proponendo il tampone a tutti. Prendiamo ad esempio cosa è accaduto nella Diamond Princess, è come fosse una piccola Lombardia. Sono stati portati in ospedale solo coloro che mostravano i sintomi. Se invece avessero fatto il tampone a tutti gli ospiti della nave, avrebbero identificato i positivi con l’obiettivo di isolarli. Se avessero fatto così invece di 700 malati ne avrebbero avuti una quindicina». Domenica è stata una bella giornata, tanti veneti sono andati a passeggiare in mezzo al verde all’aria aperta o sulla spiaggia. Così facendo si sono creati pericolosi assembramenti. Cosa consiglia? «Qualsiasi assembramento di persone non va bene, anche se all’aria aperta è un po’ più difficile che si verifichi il contagio». Elisa Fais ©RIPRODUZIONE RISERVATA


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