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MARTEDÌ 10 MARZO 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
L’allarme globale: la stagione dello sci
Il Governo chiude tutti gli impianti da oggi piste deserte ovunque Dolomiti Superki aveva scelto come segno di responsabilità di terminare domani. In serata la decisione del ministro Boccia ti domani», aveva cercato di confortare il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher. «Diciamocelo, era stata una stagione fantastica, abbiamo il coraggio di interromperla», aveva aggiunto Lazzari, «pensiamo che questo passo sia fondamentale per arginare, per quanto possibile anche nei nostri territori ad altissima densità turistica, il propagarsi del coronavirus, abbiamo lavorato per guadagnare fiducia e affidabilità, ora è il momento di pensare alla salute di tutti». «Così abbiamo deciso», spiegava ancora Lazzari, «di comune accordo con le associazioni degli albergatori e in coordinamento con le autorità politiche, considerando il rapido
Francesco Dal Mas LIVINALLONGO. La neve «è fantastica», ma Dolomiti Superski ha deciso di chiudere. Per evitare che sulle piste arrivi il contagio maledetto. Almeno 10 milioni di mancati introiti, da oggi a dopo Pasqua. Ma, a poche ore dall’annuncio del fermo da domani, è arrivato da Roma un ulteriore anticipo. «Abbiamo deciso di chiudere tutti gli impianti sciistici del Paese da martedì mattina con un’ordinanza di Protezione civile», ha detto ieri sera il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. «Visto che in alcune aree il messaggio non è passato con l’autodisciplina», ha detto, «abbiamo deciso all’unanimità Regioni e Governo di chiudere tutte le stazioni sciistiche del Paese». Quindi lo stop è da stamani, martedì mattina. «Meglio così», è la prima reazione di Renzo Minella, presidente regionale degli esercenti impianti a fune Anef. «Chiuderanno tutti, senza eccezioni, anche coloro che volevano continuare. In questo modo evitiamo qualche polemica di troppo». Ma quel che è più importante – annota Minella – è che la responsabilità di chiudere se la assume il Governo, garantendo gli ammortizzatori sociali per il personale e assumendosi l’oneri di rimborsi e altri costi. Tutti chiusi, dunque, gli impianti da stamane: da Arabba al Nevegal, passando per il San Pellegrino e il Comelico Superiore, ma soprattutto per Cortina, dove c’era qualche intenzione di tenere aperto. «Da domani siamo tutti a casa», diceva ieri Sandro Lazzari, il presidente del Dolomiti Superski, annunciando la chiusura prevista per domani. «Più oggi siamo disciplinati e responsabili, più ne usciremo for-
Solo a Cortina alcuni intendevano portare avanti il periodo di apertura
Da oggi impianti di risalita fermi in tutta Italia per decisione del Governo
il retroscena
Zaia e Caner hanno premuto per convincere gli impiantisti BELLUNO. Per tutta la giornata di ieri, anzi ad iniziare da domenica, il presidente regionale Luca Zaia e l’assessore al turismo, Federico Caner, hanno sviluppato un’azione di moral suasion nei confronti degli impianti e degli albergatori per chiudere anticipatamente la stagione. Caner, che cosa avete scritto nella lettera inviata ieri mattina?
«Nessuna lettera, per la verità, ma abbiamo invitato gli operatori turistici a prendere atto della situazione, prima che arrivasse un’ordinanza di chiusura da Roma». La risposta? «Abbiamo trovato una straordinaria disponibilità negli impiantisti, che, già sensibili alla problematica, hanno preso letteralmente paura dell’assalto di sciatori
di sabato. Un assalto ingovernabile, nonostante il personale impiegato. Ci vuole un niente per la trasmissione del virus a distanza ravvicinata». Gli albergatori hanno reagito allo stesso modo? «In gran parte sì. D’altro canto, se i viaggi per turismo e per il commercio sono interrotti, che senso ha tenere aperto un albergo?». Si dice che la perdita per
il turismo veneto sarà di 3, forse 4 miliardi. Per il “circo bianco” di quanto sarà? «Un mese e mezzo di mancata apertura incide sicuramente sul bilancio di una stagione. Ma non abbiamo fatto conti di questo tipo. Anche perché ci sono molte voci da considerare, non solo gli introiti degli impianti e degli alberghi, ma anche quelli del vasto indotto, dai servizi diretti ai bar, ristoranti e il vasto commercio che si regge sul turismo». E poi ci sono migliaia di lavoratori che vanno in cassa integrazione. «Speriamo, perché non abbiamo ancora ricevuto risposta alla richiesta di ammortizzatori sociali. La Re-
propagarsi del coronavirus Covid-19 sul territorio italiano e i potenziali rischi per i turisti, il personale e la popolazione locale in tutte le aree sciistiche servite dagli impianti». Minella di Anef confessa che questa decisione ha cominciato a maturare già sabato, quando le presenze agli ingressi delle piste erano così abbondanti che il personale delle società non riusciva ad organizzarle. «Ad Alleghe», racconta al riguardo Sergio Pra, albergatore ed impiantista, «abbiamo registrato episodi di insolenza unica, con gli ultimi arrivati fra gli sciatori che rispondevano male o addirittura insultavano il personale addetto a garantire le distanze di sicurezza. Ma quando, domenica sera, si è palesato sui social l’ultimo Dpcm del Governo, la decisione di andare quanto prima
gione interverrà ma in misura necessariamente contenuta». Dica la verità, avete chiuso per il timore che il coronavirus infetti anche le Dolomiti? «Purtroppo è già presente nell’area alpina, per fortuna non in quella veneta. Ma è
«Abbiamo invitato a chiudere la stagione prima che da Roma arrivasse un ordine» meglio prevenire. È una questione di buon senso». Adesso non resta che attendere la stagione estiva. «Appunto. Albergatori ed
alla chiusura è stata immediata». Ieri mattina alcuni operatori hanno cercato di resistere, ma dalla Regione sono intervenuti Luca Zaia, il presidente, e Federico Caner, l’assessore. «È stata una decisione saggia», commentava Leandro Grones, sindaco di Livinallongo ed albergatore di Arabba. «Buona parte degli alberghi stavano chiudendo, era assurdo tenere aperti gli impianti. Ma per una semplice ragione. Siamo circondati dall’infezione. E noi dobbiamo avere a cuore il bene primario della salute, che va ben oltre la considerazione del nostro fatturato». La salute, appunto. Pra è rimasto sorpreso, lui stesso, quando domenica si è presentata una coppia di trevigiani per pernottare due giorni. «“Ma come?”, mi sono chiesto, “costoro non sanno che non possono muoversi dalla zona rossa”. Mi sono affidato all’Altissimo, oltre che a una serie di informazioni, per accoglierli. Si sappia, in ogni caso, che anche il personale degli alberghi e degli impianti ha diritto alla tutela della propria salute». Pra è indignato per quanto ha visto sabato e già domenica ha deciso di chiudere lo storico hotel Posta a Caprile, tendo aperto solo l’ambiente di Alleghe. Aperto, però, soltanto per qualche giorno. Minella ed altri operatori ora saranno alle prese con il personale (l’intero comparto ha 30 mila dipendenti): parecchio è stagionale, potrà godere probabilmente degli ammortizzatori sociali che verranno messi in campo. «Ma studieremo anche come fare in modo che, nonostante l’interruzione di un mese e mezzo, possa in qualche misura godere di tutte le aspettative che s’era dato». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
impiantisti si sono dimostrati responsabili, nella condivisione di questa scelta, proprio per evitare maggiori danni rispetto all’estate. Chiudere significa prevenire. E darci tempo per immaginare un rilancio in chiave estiva. È una scelta etica che va loro riconosciuta. Nessuno li obbligava ad interrompere la stagione. Lo fanno per garantire la salute pubblica: della comunità in cui operano e della stessa clientela. Proviamo solo ad immaginare con quale stato d’animo si allontana anzitempo un cliente… No, possiamo essere solo ammirati di comportamenti come questo». — F.D.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
12
MARTEDÌ 10 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: la diffusione della malattia
Zaia: «A rischio anche ragazzi e giovani» Il governatore fa dietrofront: mai chiesto di stralciare Padova, Venezia e Treviso dalla zona arancione, il decreto è poco chiaro Albino Salmaso VENEZIA. Luca Zaia tira il freno, corregge la rotta, stempera la polemica con Palazzo Chigi e lancia un messaggio ai giovani perché rispettino l’ordinanza “coprifuoco”: su 744 contagiati, ci sono 34 ragazzi da zero a 24 anni. Poco meno del 5 per cento, ma anche il popolo dello spritz e della movida è a rischio. Quindi ci vuole massima cautela, come dicono gli scienziati. Discorso un po’ diverso per i ricoverati, che sono 264 con 61 in terapia intensiva su 771 contagiati: la fascia d’età più colpita è quella tra i 75 e gli 84 anni con 76 “ospedalizzati” seguita da quella dai 45 ai 64 anni con altri 70 ricoveri. I ragazzi fino a 24 anni per fortuna non hanno mai varcato la soglia del pronto soccorso e proprio per questo il loro stile di vita non è cambiato. Ma che fine ha fatto la richiesta di stralciare dal decreto le province di Venezia, Padova e Treviso, scritta su una lettera di poche righe inviata al premier per ribadire che in Veneto la situazione è sotto controllo? Ieri il presidente della giunta regionale ha fatto dietrofront. «Il caso non si è mai aperto né chiuso. Ho detto solo che il Dpmc prevede il parere delle Regioni e sabato notte non c’è stato il tempo per una consultazione dettagliata. Il collegamento con Palazzo Chigi è durato fino alle 2 di notte e in mezz’ora siamo stati messi di fronte al fatto compiuto. Ho solo voluto sapere su quale base scientifica è stata firmata l’ordinanza restrittiva per la Lombardia e le altre 14 province. Ho chiesto di valutare bene i tre cluster di Padova, Venezia e Treviso perché i nostri consulenti scientifici dicono che la situazione è sotto controllo. Siamo stati i primi a creare l’isolamento fiduciario e tutti hanno seguito lo stesso iter. Io vivo nel Trevigiano, nella zona arancione, e i bar hanno chiuso alle 6 del pomeriggio, con il massimo rispetto dell’ordinanza. I veneti sono gente seria, che rispetta le leggi». Eppure a Roma, si sono fatti un’idea diversa: quella di Luca Zaia allineato con Confindustria Padova-Treviso, poco incline ad accettare il giro di vite che mette a rischio l’economia. Il braccio di ferro è durato lo spazio di una notte, quanto basta perché il grido di dolore arrivasse fino a Palazzo Chigi. Alle 11 del mattino, nella sede della Protezione civile di Marghera, Zaia evita ogni polemica e dà l’aggiornamento del bollettino sanitario: 744 persone positive, 237 degenti ricoverati, 51 in terapia intensiva, con 30 dimessi. Le cure funzionano. Solo 20 i deceduti. Poi spiega il miracolo d’efficienza di Vo’ e Schiavonia, sottolinea l’ottima intesa con il professor Andrea Crisanti in missione a Londra. «Abbiamo 450 posti nelle terapie intensive, 51 sono occupati da malati di coro-
navirus. Non ci sarà la paralisi perché nei nostri ospedali forniamo 60 milioni di prestazioni sanitarie l’anno e si va avanti. Il modello funziona bene grazie alla gestione pubblica, il Veneto non ha mai ceduto ai privati la sovranità di interi settori» come la Lombardia di Formigoni. Parte subito l’appello alla responsabilità: «La vera e migliore terapia intensiva siamo noi. Se rispettiamo le regole la diffusione del virus verrà bloccata. Bisogna evitare gli assembramenti», spiega Zaia. Se il governo ha deciso di chiudere i bar e i ristoranti alle 18 è perché tra i teen agers non esiste la percezione vera del pericolo. Ecco quindi che è stata creata la pagina “Viral veneto” su Instagram con gli influencer chiamati a dialogare con chi (purtroppo) non legge i giornali: Federica Pellegrini, Sammy Basso, Red Canzian dei Pooh, Alice De Bortoli e Sa-
brina Salerno sono gli alfieri della “peer education”, gli opinion leader antiCovid19. «Anche i ragazzi sono positivi, ma i loro anticorpi funzionano alla meraviglia e guariscono naturalmente. Per mettere fine alle polemiche, i gestori degli impianti da sci hanno deciso di chiudere in tutto il Veneto come segnale di responsabilità». E la polemica con Roma, sul decreto che impone la blindatura? Zaia “ecumenico” dà la sua interpretazione: «Purtroppo l’ordinanza non è chiara e ho ricevuto duemila lettere di cittadini allarmati. Le merci possono circolare? barbiere può lavorare? Certo, ma nel rispetto del droplet: con la distanza di 1 metro, la cura della persona è consentita». Il gioco delle parti continua: Zaia “buono” che difende i veneti dal governo “cattivo” che impone i divieti fino a quando durerà? —
CASI POSITIVI E RICOVERATI PER FASCE D’ETÀ Distribuzione per età dei 744 casi risultati Positivi 9,16%
1,48% 2,96% 17,52%
16,71% 14,56% 37,60%
Classe d’età
N.
0-14 anni
11
15-24 anni
23
25-44 anni
130
45-64 anni
283
65-74 anni
107
75-84 anni
122
85+ anni
68
Ricoverati per coronavirus suddivisi per fascia d'età 0-14
Altri reparti Terapia intensiva
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-
15-24 25-44 45-64
-
7 2
54 16
65-74 75-84
31 14
58 18
85+
Totale
36 1
186 51
Valori aggiornati alle ore 9.00 del 9 marzo 2020, fonte Regione Veneto
Sfiora il 20 per cento l’incremento dei casi più gravi. In tutta la regione sono 771 le persone risultate positive al test
Saliti a 61 i malati in Terapia intensiva Altre due vittime, 37 i pazienti dimessi IL BOLLETTINO
A
umenta ancora il numero dei contagiati dal coronavirus arrivato dalla Cina. Risultavano 771 al fixing pomeridiano delle 17, l’undici per cento in più del giorno precedente; rispetto a domenica vanno annotati anche altri due decessi di persone risultate affette dal Covid19, uno avvenuto all’ospedale di Treviso – che consolida il triste primato regionale – e l’altro a Mestre. Per contro 8 persone sono state dimesse, portando a 37 il numero totale degli ex pazienti che per vincere la battaglia contro la malattia hanno avuto bisogno di cure ospedaliere. E a questo proposito va annotato il forte aumento dei malati che stanno ricevendo cure in Terapia intensiva: sono attualmente 61, erano “solo” 50 domenica: in questo caso il tasso d’incremento è del 18 per cento. Rispetto a ieri la Regione ha modificato la formulazione della tabella, che non indica più i degenti totali evidenziando quelli fra loro in Terapia intensiva, ma riporta gli affetti da Sars-Cov-2 in area non critica e quelli invece ricoverati in terapia intensiva, fornendo il dato d’incremento solo di questi ultimi. La somma ieri sera dei degenti era 264, rispetto ai 237 del giorno prima: l’incremento, in questo caso è praticamente del dieci per cento. —
TUTTI I CONTAGI IN VENETO (variazioni rispetto allo 08.03 ore 17)
CASI SARS-CoV-2 POSITIVI al 09.03 ore 17
RESIDENZA
Casi
TOTALE
Belluno 27 +4 Padova 186 +15 Rovigo 6 0 Treviso 142 +16 Venezia 145 +13 Verona 87 +21 Vicenza 56 +4 Cluster residenti Comune di Vo' * 88 +1 Lombardia 5 +1 Assegnazione in corso 29 +10 TOTALE REGIONE VENETO 771 +85 * CLUSTER: aggregazione di casi che si verifica in un luogo e in un intervallo temporale circoscritti (definizione tratta da: www.cdc.gov Principles of epidemiology) *Tale cluster è stato rimodulato considerando solo i residenti del Comune di Vo', ed escludendo i residenti dei comuni limitrofi
CASI RICOVERATI al 09.03 ore 17
STRUTTURA DI RICOVERO Azienda Ospedale Università Padova Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno ULSS 1 - Ospedale di Feltre ULSS 2 - Ospedale Treviso ULSS 2 - Ospedale Conegliano ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ULSS 2 - Ospedale Castelfranco ULSS 3 - Ospedale Mestre ULSS 3 - Ospedale Venezia ULSS 3 - Ospedale Mirano ULSS 3 - Ospedale Dolo ULSS 3 - Ospedale Chioggia ULSS 5 - Ospedale Rovigo ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco ULSS 7 - Ospedale di Santorso ULSS 7 - Ospedale di Bassano ULSS 8 - Ospedale Vicenza ULSS 9 - Ospedale Legnago ULSS 9 - Ospedale Villafranca Ospedale Sacro Cuore Don Calabria - Negrar (Vr) TOTALE REGIONE VENETO
(variazioni rispetto allo 08.03 ore 17) Pazienti in TI (rispetto Dimessi Deceduti con positività Pazienti Sars-Cov2 in area TERAPIA a monitoraggio dal 21.2 per Sars-Cov2 dal 21.2 NON CRITICA INTENSIVA precedente) Totale 35 24 0 8 1 63 1 1 5 21 8 2 2 1 4 0 4 2 1 5 4 3 8 203
16 2 1
5 8 10 3 5 1 1 7 2 61
0 +2 +1 0 0 0 +5 0 0 +1 -1 +2 0 0 0 0 0 0 0 +1 0 0 0 11
25
3 2
9
1 2
2
4 1 1 1
4 3
37
21
0 0
0 0 +1 0 0 0 +1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: l’attacco delle imprese a Roma
Il governo a Confindustria: prima la salute Il sottosegretario Variati replica a Maria Cristina Piovesana: «L’economia non può essere anteposta alla sicurezza pubblica» VENEZIA. Il governo non fa un passo indietro, ma due avanti ed estende la zona rossa all’Italia intera. Il modello Lombardia da Bolzano a Palermo. Ma resta la polemica con il Veneto che domenica aveva fatto la voce grossa, con il governatore Zaia e Assindustria Veneto Centro contrari al giro di vite. A loro rispondono Achille Variati, sottosegretario agli Interni e il ministro Federico D’Incà (con l’intervista qui a fianco). «Vedo emergere dal Veneto una tesi pericolosa, sbagliata e anche miope: quella che antepone alle preoccupazioni per la sicurezza e la salute pubblica quelle per l’economia. Per cui la priorità diventa continuare la vita di tutti i giorni. Questo gravissimo errore non emerge solo dalla confusione delle discussioni sui social: fa capolino anche nelle parole polemiche di figure politiche, amministratori, rappresentanti di categoria. Domanda: ma allora siamo in quarantena? No, e “quarantena” è una parola sbagliatissima che non dovremmo usare, perché ha un significato molto chiaro e forte che speriamo non diventi la nostra realtà. Non c’è quarantena neanche nelle zone di contenimento venete, le province di Padova,Treviso, Venezia. Merci e lavoratori possono circolare. Questo era importante chiarirlo, e lo abbiamo chiarito già ieri. Si può circolare, se necessario. Ma bisogna evitare di farlo, se possibile. Non è il momento delle polemiche, dei protagonismi. Per questo mi chiedo: quando il presidente della regione Veneto Luca Zaia polemizza duramente con le misure di emergenza varate dal Governo sta facendo un buon servizio o un cattivo servizio all’interesse pubblico? Ha senso contestare le valutazioni del comitato scientifico nazionale proponendo letture diverse da parte di altri esperti?». In serata arriva la nota dopo la decisione del premier Conte. «Siamo tutti chiamati a una grande prova di responsabilità e maturità. La zona rossa si estende a tutta Italia. Misure eccezionali ma necessarie: il contagio continua a crescere, come continuano i comportamenti irresponsabili di troppi. Si può circolare solo se necessario, bisogna evitare di farlo ogni volta che è possibile. Si potrà continuare a circolare per ragioni di lavoro; per situazioni di necessità, come gli acquisti di beni essenziali; per ragioni di salute o di emergenza. Per farlo basterà l’autocertificazione», conclude Variati. Corregge la rotta anche Zaia che condivide la decisione del governo, mentre il ministro D’Incà, commosso, dice: «Grazie a i nostri medici, infermieri al personale sanitario e alla protezione civile per l’instancabile lavoro di questi giorni e di tutti i prossimi. Grazie ai sindaci e alle amministrazioni comunali in prima linea». — Albino Salmaso © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il ministro Federico D’Incà
Il giorno dopo la polemica sulla presunta improvvisazione nelle misure anti virus Piazza San Marco in tempi di coronavirus resta semideserta
Il ministro dei Rapporti con il Parlamento: «È come una guerra Bene ha fatto il premier a estendere l’ordinanza a tutta l’Italia»
D’Incà: «La presidente ha sbagliato non ha la percezione del pericolo» L’INTERVISTA
Albino Salmaso
M
inistro D’Incà, Assindustria Veneto Centro Padova-Treviso critica duramente l’ultimo provvedimento del governo e parla di “improvvisazione”. Anzi, arriva persino a chiedere le dimissioni del governo per dare vita a un esecutivo istituzionale: lei come pensa di rassicurare gli imprenditori? «Conosco Maria Cristina Piovesana e la stimo per la sua at-
tenzione ai temi sociali e non solo economici. Con lei non voglio polemizzare e nemmeno con Finco, ma credo che questa volta abbiano sbagliato: chi ha scritto quel documento di accusa al governo, non ha la percezione esatta del pericolo che stiamo correndo, sotto il profilo sanitario. La priorità assoluta è arginare la diffusione del virus, prima vinciamo questa battaglia prima l’economia potrà ripartire con slancio. Alternative non ce ne sono. Siamo di fronte a un’emergenza mai vista e il governo ha attivato tutte le procedure straordinarie come se fossimo in guerra. Sì, questa è proprio una guerra
contro un’epidemia che si è manifestata in Italia e ora sta contagiando tutta l’Europa. L’Oms loda il nostro impegno, la Germania e la Francia stanno adottando le stesse misure». Purtroppo non c’è il vaccino e siamo indifesi, o no? «Vero. L’unica strada per salvare i nostri nonni e le fasce sociali più deboli è ridurre i contagi e quindi bisogna stare a casa, limitare la nostra libertà per non creare problemi agli altri. Chi ci critica non ha capito che questa malattia ha una crescita esponenziale. Raddoppia: 2-4-8-16-32 casi e via così all’infinito. Bisogna assolutamente spegnere il virus e
per farlo dobbiamo azzerare le relazioni sociali». Come siete arrivati a definire la Lombardia e le 14 Province “zona rosso-arancione” con il divieto di spostarsi se non per ragioni di lavoro e di salute? «Il governo ha deciso dopo aver consultato il comitato scientifico che affianca il ministro della Salute, sulla base di pareri oggettivi legati ai cluster iniziali. Non c’è alcun divieto per chi deve andare al lavoro e credo che la decisione più saggia l’abbiamo presa per la Lombardia e le 14 Province chiuse fin da domenica, quindi sotto massima tutela. Oggi sono convinto che dovevamo estenderla subito a tutto il Veneto e non solo a Padova, Venezia e Treviso. Non possiamo correre il rischio che le province meno colpite finiscano in emergenza com’è successo a Bergamo, che ha oltre 1200 contagiati, più di Lodi. Agli imprenditori dico: conviene ridurre la nostra libertà individuale di movimento in tutto il Veneto per sconfiggere il virus prima possibile. E poi si riparte. Prevenire è meglio che curare. Tant’è vero che in queste ore il premier Conte sta prendendo delle misure che coinvolgono l’Italia intera». Quindi bar e ristoranti chiusi alle 18 e scuole ferme sino al 3 aprile anche a Roma e in tutte le altre città e regioni del Centro-Sud. «Sì. Trovo giusto che il presidente Conte abbia deciso di estendere l’ordinanza emanata sabato notte a tutto il Paese. Basta con le polemiche. Non è una stretta, ma un provvedimento di assoluta garanzia adottato sulla base delle segnalazioni del Comitato scientifico dell’Iss e del ministero della Salute. Siamo tutti consapevoli che le strutture sanitarie del Mezzogiorno non sono efficienti come quelle del Nord, anche se l’emergenza mi porta a dire che bisogna correggere profondamente la struttura decisionale del Pae-
Il premier Conte: nessun rinvio per le elezioni regionali
PADOVA. Un rinvio delle elezioni regionali per via dell’emergenza coronavirus? «Per ora non è contemplato»: lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un'intervista sul quotidiano
spagnolo El Pais. «Il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari è stato rinviato sine die. Esiste la possibilità di rinviare anche le elezioni regionali?», chiede l’intervistatore. «Al momento questa possibilità non è contemplata», risponde Conte. Qualche ora più tardi, però, il capo politico reggente del M5s Vito Crimi al termine di un incontro a Genova,
in vista delle regionali, ha corretto la rotta. «Lo slittamento delle regionali è sicuramente una questione all’ordine del giorno, non è campata in aria perché per poter votare a maggio, andrebbe deliberato adesso. Credo che non ci siano le condizioni per poter deliberare. Il voto a maggio significherebbe presentare le liste a metà aprile, raccogliere le firme con i banchetti tra la gente in piazza e biso-
«L’unica strada per salvare nonni e fasce deboli è ridurre i contagi restandosene a casa» ducia dei virologi e in medicina va fatto sempre prevalere il principio di massima cautela e precauzione. Fin da sabato sera si doveva estendere la zona rossa a tutto il Veneto. Ora il problema non si pone più. Tutta l’Italia è sotto tutela». Quali provvedimenti intendete adottare per far ripartire l’economia? «Il governo ha stanziato i primi 7,5 m iliardi per garantire la cassa integrazione straordinaria a tutti, in primis al turismo. Abbiamo deciso di aumentare i reparti di terapia intensiva con 1,5 miliardi e di assumere medici e infermieri con procedura d’urgenza. Ci sarà la moratoria sui mutui e la sospensione degli obblighi fiscali, l’Europa è pronta a darci una mano. Domani lo scostamento di bilancio verrà portato al Senato e alla Camera per essere approvato, subito dopo il decreto con le azioni concrete. Il premier Conte sta consultando i partiti d’opposizione e mi auguro che ci sia la massima condivisione: è in gioco il futuro di tutti noi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
gna farci un pensierino. C’era l’idea di votare a metà maggio e probabilmente, alla luce di quello che sta succedendo, dovremo rivedere la posizione». La data non è ancora stata fissata ma è proabbile che si finisca per votare a giugno, sia per il referendun costituzionale sia per le amministrative. Non ci sono solo le regionali, ma anche i sindaci da rinnovare, a partire dalla città di Venezia. Intanto il Pd del Veneto ha deciso di annullare tutte le riunioni fino al 3 aprile. Dopo che Nicola Zingaretti è finuta in quarantena, ma prudenza è una virtù che viene dispensata a tutti i dirigenti del Pd. E le elezioni? Si attende la decisione di Roma. —
il rebus delle aMMinistratiVe
Ma il capo politico del M5s Vito Crimi ribadisce che non ci sono i tempi per la raccolta delle firme e chiede uno slittamento
se. L’autonomia non può essere confusa con la proliferazione di provvedimenti contraddittori regione per regione. La decisione di Conte di uniformare con la stessa ordinanza i comportamenti delle persone da Bolzano a Palermo è un passo fondamentale, che io condivido completamente». Il governatore del Veneto Luca Zaia sostiene di non essere stato consultato e che le province di Padova Treviso e Venezia possono essere escluse perché la situazione sanitaria è sotto controllo... «Storia finita. A Zaia dico che il suo ottimismo si può dissolvere. Dobbiamo avere tutti fi-
Schede per le elezioni
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La Voce
.PRIMO PIANO
... Martedì 10 Marzo 2020
CORONAVIRUS Aumentano i casi. In serata il premier Conte annuncia la zona rossa in tutta Italia
In Veneto 21 vittime e 771 contagi Il virus continua a moltiplicarsi, anche Zaia ammette: “In arrivo restrizioni più pesanti” Ancora contagi, ancora vittime, ancora paure. Ma per fortuna anche guarigioni. In Veneto il coronavirus continua a macinare numeri come nel resto d’Italia ed anche nel primo giorno lavorativo di istituzione della zona rossa il numero dei contagi, nella nostra regione, è aumentato di un centinaio. Fra le vittime anche una persona contagiata di Chioggia. E nella serata di ieri, con la conferenza stampa del premier Conte, è arrivata l’estensione della zona rossa in tutta Italia. Misure e restrizioni, quindi, diventano omogenee in ogni parte del Paese, un modo anche per dire che se si vuole uscire da questa situazione occorre lavorare, soffrire, e impegnarsi, tutti assieme e allo stesso modo. E d’altra parte lo stesso presidente del Veneto, Luca Zaia nel pomeriggio di ieri aveva detto: “Escludo che nei prossimi giorni ci possa essere un alleggerimento delle restrizioni decise, non posso escludere invece che ci possa essere un aggravamento delle stesse. Ho chiesto che le norme possano essere uniformi da Nord a Sud, perché questa situazione a macchia di leopardo non può dare i risultati sperati”. Il governatore veneto ha
FRONTE DEL VIRUS
Accordo banche-imprese per una moratoria sui finanziamenti
Il contagio da coronavirus non si ferma anche detto che “le buone notizie sono che abbiamo i primi 30 dimessi e dimissioni fanno capire che tutte le attività fatte ottengono risultati. Ma la buona notizia è anche che ieri è nato il primo bimbo a Schavonia, l’ospedale riaperto ieri dopo essere stato svuotato a seguito dei primi due casi di positività dello scorso 20 febbraio a Vò. Siamo ripartiti con una nuova vita quindi direi un buon segno”
Sono 21 i morti in Veneto e salgono a 771 i casi accertati di contagio da coronavirus nella nostra regione, 203 quelli ricoverati, 61 dei quali in terapia intensiva. Padova è la provincia più colpita con 186 casi (15 più di domenica); Treviso ne ha 142, Venezia 145. C’è un nuovo morto a Mestre che fa salire a 21 il numero di persone decedute di cui era stata verificata la positività con il tampone: 3 a Padova, 2 a Verona, 9 a Treviso, 4 a
Mestre, 1 a Venezia, 1 a Chioggia e 1 a Schiavonia (tutti avevano gravi patologie pregresse); scendono i ricoveri, che sono 237 sono i ricoveri, 18 in meno rispetto a domenica; 61, però, sono in terapia intensiva (dieci in più rispetto al mattino). Dal 21 febbraio sono 37 le persone che hanno lasciato l’ospedale: 25 a Padova, 1 a Mestre, 2 a Venezia, 2 a Rovigo, 4 a Santorso e 3 a Vicenza.
Le banche a sostegno delle imprese per sconfiggere le conseguenze dell’emergenza coronavirus. Abi e le Associazioni di impresa aggiornano e rafforzano le moratorie. Viene estesa ai prestiti al 31 gennaio 2020 la possibilità di chiedere la sospensione o l’allungamento. La moratoria è riferita ai finanziamenti alle micro, piccole e medie imprese danneggiate dall’emergenza epidemiologica Covid-19. La sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti può essere chiesta fino a un anno. La sospensione è applicabile ai finanziamenti a medio lungo termine, anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie e alle operazioni di leasing. In questo secondo caso, la sospensione riguarda la quota capitale implicita dei canoni di leasing. Per le operazioni di allungamento, è invece previsto che l’estensione della durata del finanziamento può arrivare fino al 100% della durata residua dell’ammortamento. Nell’accordo è previsto che, ove possibile, le banche possono applicare misure di maggior favore per le imprese rispetto a quelle previste nell’Accordo stesso e si auspica che, al fine di assicurare massima tempestività nella risposta, si accelerino le procedure di istruttoria. L’Abi e le associazioni di rappresentanza delle imprese firmatarie si impegnano a promuovere, presso le competenti autorità europee e nazionali, una modifica delle attuali disposizioni di vigilanza riguardo le moratorie (c.d. forbearance), necessaria in una situazione emergenziale, come quella attuale. L’Abi e le associazioni di rappresentanza delle imprese richiedono, inoltre, di ampliare l’operatività del Fondo di garanzia per le Pmi e misure aggiuntive per agevolare l’accesso al credito. All’accordo hanno aderito anche le banche del gruppo Cassa centrale, fra cui RovigoBanca. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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CARCERE Stoviglie contro le sbarre, poi interviene la direttrice
Urla e protesta, poi la pace Alberto Garbellini
Una cella del carcere di Rovigo
ROVIGO - La protesta nelle carceri ha sfiorato anche Rovigo. Non una rivolta come avvenuto in tanti penitenziari italiani, con scontri, vittime, fughe e caos, ma una protesta con stoviglie e pentole sbattute contro le sbarre delle celle. Una protesta che fortunatamente non è sfociata in qualcosa di più grave grazie all’intervento della direttrice del carcere di Rovigo Romina Taiani. Le lamentele alla struttura che sorge lungo la tangenziale sono divampate domenica pomeriggio.
Un frastuono che si è propagato in diversi settori del carcere, soprattutto fra i detenuti del secondo piano e di parte del primo. Pentolini e tegami sbattuti contro le sbarre delle finestre con sequenza ritmata per fare il massimo del rumore, il tutto condito da urla e rivendicazioni. Alla base della protesta, come anche in altri istituti di pena, le restrizioni imposte al regime carcerario per l’emergenza coronavirus e il pericolo di diffusione del contagio. Soprattutto la sospensione e la limitazione dei colloqui dei detenuti. Poche ore dopo lo scoppio della protesta ieri mattina, la direttrice del
carcere è andata direttamente al confronto con i detenuti. Romina Taiani è così riuscita a placare gli animi dei reclusi, facendo, in questo modo, rientrare le rumorose polemiche, ed impedendo che la protesta sfociasse in rivolta o in forme di dissenso più acceso o addirittura violento. Nel carcere di Rovigo i detenuti sono circa 260 mentre gli agenti di polizia penitenziaria sono poco meno di 120. Secondo i rappresentanti delle guardie il personale avrebbe bisogno di rinforzi, almeno una sessantina di agenti in più. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Porto Viro Rosolina Corbola
Martedì 10 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Ghezzo: «Esiste un solo Delta, quello veneto» `L’ex sindaco
accusa le leggi e la politica regionale ROSOLINA
PORTO VIRO I cavalli della cooperativa sociale “Don Sandro Dordi” sono nel centro Corte Santi Angeli in località Ca’ Cappello
Cavalli con un ruolo sociale Il Comune spende 15mila euro l’anno `La coop Dordi e l’associazione Le Redini per i sei animali ospitati a Ca’ Cappello li usano a scopo terapeutico riabilitativo `
PORTO VIRO A dispetto dell’età che avanza, prosegue placidamente la vita dei sei cavalli di proprietà comunale che sono affidati alla Cooperativa sociale don Sandro Dordi. A cadenza trimestrale, l’amministrazione comunale destina loro le risorse necessarie per il mantenimento - 3.660 euro, per un importo complessivo che sfiora di poco i 15mila euro su base annuale - e, di tanto in tanto, delle spese sanitarie necessarie per mantenerli in salute: la visita del fabbro per la pareggiatura degli zoccoli o quella del veterinario per pareggiare la tavola dentaria. Sono decisamente lontani gli anni in cui, loro malgrado, era stati al centro di un caso che aveva diviso le forze politiche e la città. La scadenza della convenzione che legava Comune e la Cooperativa sociale don Sandro Dordi, la dismissione nel 2015 del centro ippico e delle opere abusive che sorgevano in Borgo Mimose con tanto di battaglie legali, la decisione dell’amministrazione Giacon di collocare i cavalli, otto all’epoca, presso un’azienda agricola ad Ariano Polesine,
per arrivare a fine 2017 quando gli animali tornarono in città, nel nuovo centro Corte Santi Angeli in località Ca’ Cappello, per volontà dell’amministrazione Veronese. In sei, visto che due cavalli erano nel frattempo deceduti per vecchiaia.
LE ATTIVITÀ In questo lasso di tempo, attorno agli equini sono proseguite, ed anzi hanno preso slancio, le attività della cooperativa sociale don Sandro Dor-
di e dell’associazione Le Redini. Non solo corsi di equitazione per adulti e bambini, ma anche per disabili e cercando d’inserire nel mondo del lavoro le persone svantaggiate. Perché fin dal 2003, attorno al centro ippico nell’ex vivaio Le Dune prima e a Corte Santi Angeli ora, la cooperativa don Sandro Dordi ha sempre cercato di realizzare un percorso riabilitativo e terapeutico, per ridare dignità alle persone coinvolte nei vari progetti portati avanti con Regione, Comu-
Corbola
Consiglio comunale a porte chiuse (A. Nan.) Consiglio comunale a porte chiuse per Corbola. Oggi alle 21 i consiglieri si riuniranno per discutere uno snello ordine del giorno. Si parte con la lettura ed approvazione dei verbali della seduta precedente, cui seguirà l’approvazione della convenzione per la creazione dell’ufficio personale associato tra i comuni di Castelguglielmo, Corbola, Ariano nel Polesine e il Ciass.
I consiglieri saranno poi chiamati a discutere la modifica del regolamento per la difesa e l’assetto idraulico del territorio, nonché il rinnovo della convenzione per la gestione degli alloggi di edilizia pubblica residenziale per il periodo che va dal 2020 al 2024. In chiusura infine si parlerà dell’adesione alla campagna CooBEEration – Apicoltura Bene Comune.
ne, Ente Parco, Ulss, Aitsam-associazione italiana tutela salute mentale e tanti altri. Il tutto senza dimenticare il turismo o i corsi di equitazione per adulti, per bambini con pony games e per le persone diversamente abili.
LE PROSPETTIVE Perché cavalcare non è semplicemente fare un tipo di sport, ma significa assumere un autentico stile di vita. Il centro ippico, nella prospettiva portata avanti dalla cooperativa don Sandro Dordi, è insomma un luogo di incontro e aggregazione che svolge funzioni culturali e sociali, facendo da punto di riferimento per persone svantaggiate o diversamente abili. Un progetto che si integra e si espande in altre nuove direzioni con la Fattoria sociale Corte Santi Angeli, realtà in cui è stato realizzato un luogo in cui le persone con disabilità o svantaggio sociale più o meno grave, attraverso il lavoro agricolo, possono vivere esperienze concrete di crescita personale sotto il profilo umano, la cooperazione, il rapporto costante con adulti significativi, l’apertura al contesto territoriale e alle realtà sane della nostra società. Enrico Garbin
«Esiste un unico Delta del Po e si trova interamente in Veneto, mentre l’operazione con cui dal 1988 l’Emilia Romagna sta valorizzando la sua fascia costiera dal Po di Goro a Cervia è una furba appropriazione di un marchio che la politica regionale non sa o non vuole valorizzare». Ad affermarlo è l’ex sindaco e politico di lungo corso Ermenegildo Ghezzo in una ricerca, sintetizzata in un cliccatissimo video pubblicato sulla web tv Made in Polesine. «Siamo stati defraudati dalle leggi regionali e nazionali e dagli stessi amministratori che sono disinteressati - spiega Ghezzo - i dati che ho esposto sono tutti tratti da leggi, documenti e atti non contestabili. Anche per me è stata una sorpresa scoprire che con il Parco non stiamo creando opportunità di sviluppo del nostro territorio, ma stiamo regalando opportunità ai comuni della costa nord emiliana che si sono appropriati».
LA RICERCA Vero e proprio progetto di sviluppo economico, sociale e culturale, la ricerca di Ghezzo parte dall’analisi delle parole, con la definizione da dizionario del delta fluviale come zona alluvionale a forma triangolare dove, ironicamente, viene portato proprio l’esempio del Delta del Po. Quindi, carta geografica alla mano, mostra la forma sostanzialmente triangolare realizzata tra la foce del Po di Levante e quella del Po di Goro, confrontandola con la linea retta della costa emiliana sotto la foce del Po di Goro fino a Cervia. A dispetto di queste evidenze, sono state però le leggi a sancire l’esistenza di un Delta diviso in due: nel 1988 l’Emilia Romagna istituì il suo Parco del Delta del Po e tre anni dopo la legge quadro nazionale sui parchi 394/91 recepì tale affermazione, imponendo al Veneto il coordinamento dei due parchi regionali attraverso un organismo interregionale. Parco veneto che vide la luce
solo nel 1997, preceduto però nel 1994 dall’approvazione del Piano d’Area -strumento di tutela ambientale e di sviluppo che l’Ue premiò quale migliore e più equilibrata misura con cui si andava a tutelare ambiente e sviluppo- che si pose quale limite per i vincoli che doveva avere la neo istituita area protetta.
INTERREGIONALITÀ Ma senza mettere in discussione un’interregionalità che non aveva ragione di esistere. «Nel Delta polesano sono poi state individuati cinque siti d’interesse comunitario, cinque zone di protezione speciale e infine nel 2015 è arrivato il riconoscimento come riserva della biosfera del programma Mab dell’Unesco eppure, se si guarda l’elenco dei siti Unesco della Regione Veneto, il Delta del Po non compare. E in quello nazionale viene collocato in Emilia Romagna, unito alla città di Ferrara quale città del rinascimento e il suo Delta del Po». Insomma, chi ha il Delta non lo sa valorizzare e chi non ce l’ha se ne sta appropriando. Addirittura, Iolanda di Savoia, che fa neppure parte del Parco del Delta del Po emiliano, ma ne utilizza il marchio per il suo riso! “Ma questa è solo la prima parte del lavoro che sto portando avanti -chiosa Ghezzo- nella seconda parte parlerò di come sia possibile valorizzare il nostro territorio attraverso il marchio del Parco del Delta del Po, citando esempi di quello che è stato fatto altrove. La mia è una battaglia per la verità e per creare opportunità di sviluppo per il territorio». Enrico Garbin
ROSOLINA L’ex sindaco Ermenegildo Ghezzo
Raccolta di alimenti per l’Opera Sant’Antonio Una giornata per pulire PORTO VIRO Raccolta di prodotti alimentari, e non solo, a beneficio dell’ Opera della Provvidenza Sant’Antonio” a Sarmeola di Padova. La visita organizzata dall’Unità pastorale di Donada, Fornaci, Taglio di Donada era stata programmata per raggiungere l’Opera “Provvidenza Sant’Antonio” il 22 marzo. Il Coronavirus ha fatto slittare il programma a data da destinarsi. Non tutto invece è saltato perché continua la raccolta di beni alimentari e altri articoli funzionali alle caratteristiche di questa Opera che accoglie e si prende cura di chi ha grave disabilità intellettiva, decadimento cognitivo e anziani non autosufficienti. Una struttura voluta dall’allo-
ra vescovo di Padova mons. Girolamo Bortignon coadiuvato da mons. Francesco Frasson. Opera di cui è stata benedetta la prima pietra il 23 ottobre 1956 dal futuro papa Giovanni XXIII in quel di Sarmeola. Attualmente la struttura comprende 10 unità residenziali composte da 30 nuclei cui si aggiungono altri 4 nuclei residenziali tra cui un poliambulatorio, una infermeria e palestre ed un teatro.
LA STRUTTURA In questo ambiente, è bene ricordarlo per capirlo, operano le Suore terziarie Francescane Elisabettiane ed un gruppo di suore indiane del Tamil Nadu. E tanti professionisti e volontari. Al centro del complesso si erge la chiesa. Il tutto in un parco di circa 200.000 metri quadri. In fine,
PORTO VIRO Gli alimenti donati all’Opera Provvidenza
da pochi anni, è presente una Casa “Madre Teresa di Calcutta” ed una “Casa san Massimiliano Kolbe” e, di rilevante valore spirituale, la presenza delle suore Clarisse Francescane del Kerala. Quest’anno l’Opera festeggia i 60 anni di vita (1960 – 2020) e a questa festa vuole essere presente anche l’Unità pastorale facendosi “Provvidenza” con il donare quanto raccolto per tutta la Quaresima in un maxi scatolone posizionato davanti all’altare dedicato a Sant’Antonio. Spiega il parroco don Stefano: «La struttura ci è relativamente molto vicino ed è molto conosciuta a noi preti che l’abbiamo visitata in diverse occasioni. E’ un luogo “educativo” per grandi e piccoli per lo stile con il quale si vive l’attenzione al debole e fragile». Francesco Ferro
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la spiaggia di Albarella ROSOLINA Anche ad Albarella ci sarà una giornata dedicata alla pulizia della spiaggia e alla raccolta della plastica. L’iniziativa, frutto della collaborazione tra l’Associazione comunione Isola di Albarella e l’associazione PlasticFree, si terrà domenica 29 marzo a partire dalle 10.30, con partenza dalla scogliera di Capo Nord per arrivare al Centro sportivo e fare quindi ritorno a Capo Nord dove per i partecipanti ci sarà una sorpresa. Le spiagge di Albarella, in realtà, anche nei mesi invernali sono costantemente pulite dai rifiuti portati dal mare. Però, nell’ambito del progetto “Immersi nel-
la natura” e con lo scopo di sensibilizzare sui temi ambientali i proprietari e i loro ospiti, oltre naturalmente a favorire l’aggregazione e la socializzazione, è stata proposta anche qui un’iniziativa che in queste settimane è stata proposta praticamente su tutto il litorale polesano. Il messaggio è quindi quello per cui tutti devono prendersi cura del proprio territorio, come primo passo per andare poi a rivedere i propri comportamenti. Rivolta principalmente ai proprietari dell’isola, alla giornata plastic free potranno aderire al massimo venti persone, che dovranno obbligatoriamente iscriversi chiamando o inviando un messaggio al 347-7893431. E. Gar.
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L'ARENA
Martedì 10 Marzo 2020
Veronaeilcoronavirus
Bancaetica, accessilimitati
Le iniziativedi professionisti, medicievolontari
Anche Banca Etica, con in piazza San Zeno 1, invita tutte le persone che hanno scelto la finanza etica a collaborarecon“icolleghielecolleghe per garantire la massima sicu-
rezza”.Siinvitanoiclientiavisitare le sedi della banca solo per motivi urgenti, l’accesso sarà consentito solo ad un numero di clienti tali da garantire sempre la distanza di al-
meno 1 metro e mai superando 2 clienti in attesa, da domani ’accesso in Filiale e gli incontri con i BanchieriAmbulantisarannoconsentitisolosuappuntamento. C.G.
L’INTERVISTA. Ilprimariodel reparto diMalattieinfettive all’Aoui,EvelinaTacconelli, faparte delComitatoregionale
«L’11settembredellasanità Megliorestaretuttiincasa» «L’unicadifesa efficaceèquelladell’autoresponsabilità:inquesta faseèfondamentale il comportamento della gente. Prima di quattro settimane difficile arrivare a soluzione» se i sintomi peggiorano bisogna chiamare il proprio medico. Il contagio, ripeto, è veicolato dai contatti umani.
Camilla Ferro
È considerata la nemica dei virus più preparata a Verona, ma non solo. Tanto che per fronteggiare l’epidemia Coronavirus, è stata chiamata dal presidente Luca Zaia nel Comitato scientifico Covid 2019 della Regione. Evelina Tacconelli, primario del reparto di Malattie infettive all’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, direttore dell’unità di ricerca clinica Dzif dell’Università tedesca di Tubingen, docente per sette anni alla Bidmic and Harvard Medical Schools di Boston, ha dedicato la sua vita professionale a studiare, ricercare e per prima la Cina e, da lì, 65 Paesi nel mondo. L’Italia è tra quelli più colpiti dal contagio, il nord più del sud, con Veneto e Lombardia che detengono il triste palmares dei cittadini positivi. Per la scienza, le prossime settimane saranno le peggiori. Professoressa, a che punto siamo? Vicini all’apice della curva o ancoralontani dal raggiungerla?
Parliamo di Verona. Nella conta degli infettati stiamo reagendo, mi si passi il termine, bene, con un andamento più contenuto rispetto ad altre province. Naturalmente abbiamo ogni giorno un delta più, cioè registriamo sempre nuovi pazienti che hanno contratto il virus. Dire per quanto ancora l’infezione continuerà a diffondersi e quindi fare un modello predittivo preciso dei malati di Sars-Cov 2, è impossibile. Lo stesso, per le stime di mortalità, dopo i primi due decessi registrati l’altro giorno al Policlinico, non si può fare alcuna previsione: il virus è nuovo, stiamo imparando a conoscerlo.
Passeràallastoriacomeunaepidemia drammatica questa del Covid2019?
È la prima volta per molti, soprattutto per i più giovani, che ci troviamo di fronte ad una emergenza sanitaria di così vaste proporzioni e con un bilancio, in fieri, che lascerà molte croci sulla strada. Mi viene da dire che se l’11 Settembre sarà per sempre ricordata come una delle più grandi tragedie dell’umanità, anche questa Sars-Cov 2, rispetto alle pesti che hanno colpito il mondo, avrà purtroppo il suo bel posto.
EvelinaTacconelli L’unica difesa efficace è quella dell’auto responsabilità: l’ordine è rispettare le misure imposte dallascienza.
Esatto. Di sicuro, in questa fase, è fondamentale il comportamento della gente: stare a casa è la miglior prevenzione possibile che ciascuno di noi possa fare. Se invece continuano gli assembramenti, se non si capisce di evitare i luoghi pubblici chiusi, che è fondamentale rispettare il metro di distanza, se non si applicano le norme igieniche dettate dal Ministero della Salute e dall’Oms, allora anche il lavoro e gli sforzi quasi disumani che ogni giorno, negli ospedali, noi operatori facciamo, è vanificato. E sarà più complicato uscirne. Il sistema sanitario di Verona, quantopotrà reggereancora?
Stiamo lavorando da settimane a ritmi insostenibili, per 18-19 ore al giorno, tutti: dai medici agli infermieri, dagli Oss agli amministrativi. La squadra dell’Aoui è in prima linea contro il Coronavirus, eroicamente, per dare la miglior risposta possibile ai malati. Solo nel reparto che dirigo si tratta di 50 persone, ma siamo in 600-700 operatori,
Tra quanto sarà pronto il vaccino?
Iclienti stretti stretti all’esternodi unbar
in tutta l’Azienda, dai colleghi del Pronto Soccorso ai microbiologi, a svolgere un lavoro fondamentale che fino ad oggi ha rappresentato, ne sono certa, una buona barriera per Verona. Lo dicono i numeri. Ripeto, quanto tutto questo possa tenere, dipende anche da «fuori», dal contributo personale dei singoli. Lagente non ha capitola gravità dellasituazione?
Non tutti. I più giovani, ad esempio, forti del fatto che l’infezione colpisce più gli anziani ed è potenzialmente letale per chi già soffre di altre patologie, si sentono imbattibili: “Se lo prendo, è poco più di una influenza“. Il problema è che questo virus è molto
contagioso e il rischio non è tanto se lo prendono loro ma se viene trasmesso alle fasce più fragili della popolazione, magari i loro stessi nonni o parenti con altre malattie. E poi non è vero, ad esempio, che i bambini non sono contagiati. C’è qualche caso pesante anche tra i piccoli. Quandopotremotirareunsospirodisollievo?
Non lo so con precisione ma avremo risposte più chiare non prima di 4 settimane. Intanto, raccomando ancora l’igiene delle mani, i disinfettanti, i fazzoletti monouso, il droplet, lo starnuto nell’incavo del gomito, soprattutto se si ha qualche linea di febbre è fondamentale stare in casa e
Israele e gli Stati Uniti ci stanno lavorando, ne stanno sviluppando uno in tempi più rapidi della norma. La pressione economica sulle aziende è ad un tale livello che spinge i ricercatori a fare il più in fretta possibile. Non credo avremo la profilassi, comunque, prima di tre mesi. Sarebbe già un tempo record. Unultimo appello?
Le solite raccomandazioni, tutti sanno cosa fare. Vorrei invece, tornando al paragone con l’11 settembre del 2001, dire che come allora i pompieri divennero gli eroi nazionali, oggi lo sono i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, tutti quelli che lavorano in prima linea negli ospedali per combattere questo virus. Hanno paura, ma non si tirano indietro. Hanno famiglia a casa, non la vedono più. Hanno figli che potrebbero contagiare, genitori anziani, ma fanno lo stesso il loro dovere. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Ilprimo decreto delpresidente delConsiglio,che ha definitomisurepreciseper com
Rapportodi Medicinad’urgenza
Malatidivisiin5categorie conmetodidicuradiversi Cinquecategorie dipazienti divisiper gravità,eper ognuna sonoindicate la destinazione piùopportuna eiltrattamento. Èquantocontenuto nel RapportoPrima Linea Covid-19pubblicatodalla Societàitalianadimedicina di emergenzaurgenza. Laprimacategoria: febbre senzainsufficienza respiratoriaecon radiografia deltorace normale.Indicata l’auto-quarantenainattesa dell’esitodeltampone. Laseconda: febbre con radiografiadeltorace o l’emogasanalisiindicativiper il focolaioo per l’insufficienza respiratoriamodesta. Per loro èprevistal’ossigenoterapia o l’osservazionebreveintensiva oil ricoveroindegenza ordinaria.
Laterza: febbre con insufficienzarespiratoria moderata-gravedocumentata dall’emogasanalisi.Perloro ossigenoterapia,ventilazione meccanicaa pressionepositiva (Cpap),ricoveroindegenza ordinariao terapiasubintensiva. Laquarta: pazienti in insufficienzarespiratoria con sospettasindromedadistress respiratorioacuto (Ards)infase inizialeo con polmonite complicata.Perloroterapia d’ossigeno,ventilazione meccanica,intubazione orotracheale(Iot)eventilazione invasiva,con ricoverointerapia subintensivao intensiva. Laquinta: pazienti chehanno un Ardsall’esordio.Per loro ventilazionemeccanica(oIot) e ventilazioneinvasiva con ricovero interapiasubintensiva ointensiva.
L’ODISSEA. Oggii tamponi percinque alpinistiveronesiancora bloccatiin Tagikistan acausadell’epidemiadi Covid-19
«Aspettiamo di tornare ma sarà dura» Sboarina:«Erano in viaggio persolidarietà, coinvolgo i parlamentari». Comencini: «Allavoro per lasoluzione» Paolo Mozzo
Sono in quarantena. E con un’incognita pesante sulla data del ritorno in patria. I cinque alpinisti veronesi del Cai «Cesare Battisti» bloccati al rientro dall’Afghanistan, dove avevano condotto a buon fine la seconda fase del progetto solidale «Le nevi del Wakhan», sono ora alloggia-
ti in piccole stanze nel General Hospital di Chorug, in Tagikistan. «Oggi faremo gli esami per la positività al Covid-19», racconta al telefono Andrea Micheli (del gruppo fanno parte anche Giuliana Steccanella, Annapaola Perazzolo, Giorgio Bonafini e Fabio Bullio). Sono stati per due settimane tra i 4 e i 5mila metri di altitudine, isolati, fuori dal mondo e dal contagio. «Intorno si stanno chiudendo le frontiere. A quarantena conclusa come torneremo a casa?». Era andato tutto bene. «Abbiamo trovato il gruppo
dell’anno scorso motivato e con due nuovi allievi. Tutti desiderosi di imparare e nonostante la neve non “perfetta“ eravamo riusciti a fare progredire i “ragazzi“, fino a una gara finale, giustamente agonistica». I cinque istruttori della scuola di scialpinismo «Renzo Giuliani» erano partiti quando l’emergenza per il «coronavirus» non era ancora tale. «Ora sono bloccati in una condizione non facile, nonostante i buoni uffici della Farnesina e del viceconsole di Taskent, Fabrizio Bielli», spiega il direttore Cristiano Tedeschi, impegnato con
Icinque istruttori veronesie un’infermiera inospedale aChorug
il presidente del Cai «Cesare Battisti», Maurizio Menozzi, in una sorta di «unità di crisi» artigianale: decine di telefonate e contatti. «Dell’emergenza ci siamo resi conto solo al rientro dal “Corridoio del Wakhan“, quando siamo stati fermati sulla frontiera afghana. Le trattative consolari e l’aiuto dei “nostri“ ci hanno portati a Chorugh. Siamo trattati bene, come lo eravamo stati in Afghanistan, nell’isolato Wakhan e alla frontiera, dove i soldati ci hanno ospitati e rifocillati», racconta Andrea Micheli. La vicenda ora è anche sul tavolo del sindaco, Federico Sboarina: «Siamo vicini agli istruttori della scuola “Renzo Giuliani“ del Cai che, dopo la
missione di volontariato, stavano tornando in famiglia e alle loro vite: solidarietà a ciascuno di loro. Coinvolgerò i parlamentari veronesi perché, visto il valore sociale del loro viaggio, si predisponga quanto prima un rientro in Italia. Sono in contatto con il segretario della commissione Affari esteri della Camera, Vito Comencini per arrivare a un “lieto fine“». Servirà molta diplomazia. «Stiamo lavorando, per i nostri alpinisti e un concittadino bloccato in Iran. La situazione è difficile: voli cancellati e frontiere chiuse. Ma l’Italia ha buoni rapporti con molti Paesi e stiamo cercando la soluzione», spiega il deputato della Lega. Resta un’odissea ma il vento pare girare a favore. •
Primo Piano 3
L'ARENA
Martedì 10 Marzo 2020
L’adolescenza neitempidifficili
Un'adolescenza sospesa per decreto.Gliannipiùspensieratisotto sorveglianza per fare fronte ad un nemico invisibile quanto insidioso. Essereteenageraitempidelcoro-
navirusèanchequesto:vedereprecipitaregli anni dellacuriosità, delle amicizie, dei primi amori e della fisicità in giorni asettici e reclusi conicontattirarefatti,lavitasocia-
le al grado zero e una quotidianità tutta dareinventare. Allo stop delle scuole ora si sono aggiunte le chiusuredipalestre,piscine,bar,discoteche. Al bando feste e, ancor
di più, rave. Insomma l'intero pantheondeidivertimentiteencongelato. «Il 20 febbraio qui si viveva normalmente,lamattinadopoeravamo in quarantena», scrive Giulia,
liceale di Codogno, su twitter. «La mia vita è molto cambiata - dice Chiara18 anni, V annoin un liceo in provincia di Roma- non vedo più i miei compagni di scuola ma solo il
mio ragazzo e una mia amica. Ma soprattuttohoriscopertolamiafamiglia, il piacere di parlare con i mieigenitori,leggereunlibro.Bisognasfruttarealmeglio il tempo».
LAPRIMA LINEA. Ilnord delPaesesotto pressione, ilMezzogiorno siprepara alprevedibileaumento deicontagi
Gli ospedali lanciano l’allarme Timoriperl’impattoalSud Leterapieintensive dellaLombardia alcollasso Sicerca diliberare postilettopreziositrasferendo inaltrestrutture ipazienti che nonsono infettati
Appellidai governatori
Preoccupailgrandeesodo Ilmeridionetemeilmorbo
Manuela Correra ROMA
RobertoGualtieri
in tempi rapidi sia per contenere l'epidemia sia per tamponarne gli effetti sulle attività economiche, grazie ad «adeguate» misure di sostegno a famiglie, imprese e lavoratori. Misure che dovrebbero arrivare già domani, do-
po che il Parlamento avrà votato, con numeri contingentati per ridurre il rischio contagio ma probabilmente all'unanimità, il via libera al finanziamento in deficit degli interventi. Nella relazione già inviata al Parlamento si chiede di portare il rapporto deficit-Pil dal 2,2% al 2,5% , per mettere in campo misure che varranno 7,5 miliardi (e 6,3 di indebitamento). Ma già si teme che le risorse possano non bastare e nelle file dell'esecutivo c'è chi definisce «inevitabile» il ricorso a maggior deficit. Il governo «farà tutto quello che servirà. Se serviranno cifre superiori, chiederemo al Parlamento scostamenti su cifre superiori» dice il viceministro all'Economia Antonio Misiani. •
È ormai una lotta contro il tempo. I reparti di Terapia intensiva al Nord, soprattutto in Lombardia, sono al collasso e per recuperare posti preziosi si sta procedendo, in queste ore, a trasferire ove possibile i pazienti ricoverati non affetti da Covid-19 in altre strutture anche fuori dalla Regione. I contagi, e di conseguenza anche i casi più gravi che necessitano di essere intubati nelle Rianimazioni pari a circa il 10% del totale aumentano infatti di giorno in giorno ed il sistema, avvertono i medici, non potrà reggere ancora a lungo. Se il Settentrione è allo stremo, con qualche eccezione, il Sud Italia si prepara invece ad affrontare un prevedibile e sostenuto aumento dei contagi. Con un monito: «Il Meridione non reggerebbe al trend attuale dei casi con necessità di ricovero in Terapia intensiva». La situazione più grave è in Lombardia, che registra il maggior numero di contagi e decessi. Al momento, nella Regione sono 497 i posti in Terapia intensiva per i pazienti con Covid-19 ma «stiamo provando a recuperarne altri», afferma l'assessore al Welfare Giulio Gallera. I posti nelle Rianimazioni occupati da questi pazienti, il 28 febbraio «erano 57, adesso sono 399, il 700% in più e cosa succederà fra dieci giorni?», si chiede l'assessore. Parla di
Mediciedesperti denunciano unasituazione drammatica nellabattaglia quotidianaalmale
ControllidellaPoliziaai gate dellastazioneCentrale di Milano ANSA
Personalesanitariosi prepara inun grandeospedale ANSA
«situazione satura» anche il presidente dell'Ordine dei medici di Lodi, Massimo Vajani. Ed una denuncia forte arriva dal suo omologo di Bergamo, Guido Marinoni: «Qui la situazione è drammatica. Le terapie intensive sono piene; si riesce ancora a ricoverare i pazienti più gravi con insufficienza respiratoria, ma molti con polmonite bilaterale vengono rinviati al domicilio per essere seguiti dai medici di base e al momento sono circa duemila. Su vari di questi pazienti non si riesce però a eseguire il tampone, che viene destinato in primis ai ricoverati, nonostante possano essere potenzialmente positivi. E la cosa grave è che i medici di base che devono curarli spesso non hanno ancora a disposizione i dispositivi di protezione». Attualmente, «nella ber-
cucina BENVENUTI
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FINO AL 28 MARZO
gamasca ci sono 4 medici ricoverati e 40 in quarantena». Intanto si cerca, laddove possibile, di mantenere liberi i posti in Rianimazione: pazienti dell'ospedale di Cremona sono stati portati con l'elicottero militare in terapia intensiva a Sondalo, in Valtellina. Altri 4 pazienti sono in trasferimento in queste ore dai reparti della Lombardia e ieri ne sono stati trasferiti altri 13. Migliore è invece la situazione del Veneto: «Abbiamo ancora una tenuta ragionevole per la terapia intensiva», ha detto il presidente Luca Zaia. Il Paese, attualmente, appare diviso in due ed in questi giorni il Sud - dove i contagi sono in minor numero - si prepara facendo tesoro dell'esperienza del Nord, pur consapevole che uno tsunami di nuovi casi sarebbe difficilmente sostenibile. •
Crescelapreoccupazione nelle regionidelSud per l'esodo in massadallezonea rischio coronavirusdelNordItalia: solo inSiciliasono rientrate oltre 11.500milapersone einPuglia 9.200,il boomnel weekend appenatrascorso.E cosìsi moltiplicanogliappelli di governatoriesindaci che invitanochiunquerientri dalla Lombardiaedalle14province arischioadautosegnalarsi alle autoritàsanitarie ea porsiin isolamentovolontariocome stabilitodal decreto del presidentedelConsiglioedalle ordinanzedelle singoleRegioni. Nonsolo.Gli amministratori stannolanciando appelli continuiaffinché i cittadini rispettinole indicazionidi prevenzione,evitando assembramenti,localipubblici, festeemovida. Richiamial buonsenso ancheperchéin diversezonevengonosegnalati comportamentiirresponsabili, conle prime denunce. Lapaura delcontagioèaltissima. «Siamopreoccupatiper i casi positiviaggiuntivi chesi possonodeterminareper l'esodoverso ilSud», avverte l'assessoreallaSalutein Sicilia,
RuggeroRazzanonostante nell'isolaicasi aumentinodipoche unitàal giorno (sono54).Nel giro di24ore sonorientrate inPuglia 2.545persone, eil governatore MicheleEmiliano commenta: «Compilandoil modulo per segnalareil loroarrivodifatto questepersone simettono in isolamentoacasa per14 giorni». Fortel'allarme inToscana,col governatoreEnrico Rossiin allerta:«Isindaci ci riferisconoche ierièstata presad'assalto l'isola d'Elba,tuttala costa toscanae anchel'Aretinodapersone che vengonodallaLombardia. Anche l'Abetone(Pistoia),dachi viene da Modena.Chiediamo atutti di tornareneiloro paesi,nelleloro città.Serve unattodi responsabilità.Il contenimento è fondamentale».InCampania,dove sonostati registraticentinaia di arrivi,sono inisolamento domiciliare1.318 persone, di questecirca 110sono positiveal coronavirus,per lo piùsenza sintomi.Nel Casertano gli arrivi sonooltre400. «Chièarrivatodal Nordhal'obbligo disegnalare all'Asldiappartenenzail domicilio elapresenza sul territorio»,dice intantoil governatoreVincenzo DeLuca.
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