16-MAR-2020 Estratto da pag. 27 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 27 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 32 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 11 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 5 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 16 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 5 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 5 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 6 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 6 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 7 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 5 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 5 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 5 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 4 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 10 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 10 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 12 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 17 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 17 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 7 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 7 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 6 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 6 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 6 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 25 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 25 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 4 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 4 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 11 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 12 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 15 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 15 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 25 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 23 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
16-MAR-2020 Estratto da pag. 5 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
4
PRIMO PIANO
LUNEDÌ 16 MARZO 2020 LA NUOVA
L’allarme globale: la sanità le regioni
Pressing governatori, Zaia «Rischio collasso» Da Nord a Sud appelli per mezzi e personale. Pace Fontana-governo. Sicilia e Calabria chiedono i soldati. Val d’Aosta chiusa Francesco Rigatelli MILANO. «Un errore». Il giorno dopo il presidente della Lombardia Attilio Fontana derubrica a incidente di percorso la polemica sulle mascherine di scarsa qualità spedite da Roma. «Capisco però l’arrabbiatura del mio assessore alla Salute, Giulio Gallera, perché noi facciamo conto sulle forniture. Anche se finora ce le siamo sempre procurate da soli e continueremo così». Stesso discorso per gli ambiti respiratori, che non fanno dormire amministratori e primari: «Ho avuto conferma dal
nuovo commissario, Domenico Arcuri, che tra una settimana ce ne arriveranno 140 da Roma per gli ospedali esistenti, mentre per il nuovo spazio in Fiera mi farà sapere martedì». Anche su questo Fontana si dimostra più conciliante col governo: «Si fa fatica a trovare gli apparecchi, perché tutti i produttori esteri li tengono per i loro Paesi. Noi andiamo avanti a cercarli in parallelo». E oggi arriva a Milano il superconsulente Guido Bertolaso, che vuole vedere subito i due padiglioni della Fiera in centro città da trasformare in terapie intensive. Si tratta di un paio di capannoni, origina-
riamente destinati alla produzione Rai, uno sopra l’altro, da 500 posti totali dove mancano solo personale, letti e soprattutto macchinari. Fontana evidenzia come sia «un’opera potenzialmente utile a tutta l’Italia», ma è chiaro che al momento potrebbe salvare gli ospedali di Bergamo, Brescia e Milano. Paradossalmente più polemico del collega lombardo ieri è sembrato Stefano Bonaccini, che ha chiesto al governo nuovi macchinari, adeguate protezioni per medici e infermieri e maggiori controlli nelle aziende rimaste aperte, «altrimenti meglio chiudere tutto». Un concetto, questo della serrata
totale, che potrebbe tornare presto al nord se i numeri lo rendessero inevitabile. «I prossimi giorni saranno i più difficili perché continuano ad aumentare i contagiati e purtroppo i decessi», teme il presidente dell’Emilia-Romagna. Di coprifuoco parla anche Luca Zaia, presidente della terza regione più contagiata, il Veneto: «Siamo vicini alla fine dei letti in rianimazione. Per realizzare progetti alternativi servono i respiratori. La Protezione civile non li trova e noi tentiamo altre strade. Gli spazi e i medici ci sono, ma purtroppo mancano le macchine. Il contagio aumenta e se non si
seguono le regole si rischia il collasso sanitario e prima di questo il coprifuoco». Intanto gli amministratori del sud si preparano all’ondata e si mettono avanti nella richiesta di macchinari. Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha già tutto pronto per «2mila contagiati, mille ricoverati, di cui 200 in terapia intensiva, ma se dovessero essere di più abbiamo gli spazi necessari, ma non i ventilatori». La Puglia si prepara ad aiutare anche le regioni del Sud meno reattive. Il guaio sono quei 30mila arrivati dal nord, portatori potenziali del virus: «Un disastro senza precedenti
– accusa Emiliano – causato dall’autonomia della Lombardia nel chiudere scuole e università per prima e dalla mancata decisione in anticipo del governo centrale». Oltre a mettersi in coda per i respiratori, i governatori della Sicilia, Domenico Musumeci, e della Calabria, Jole Santelli, chiedono l’aiuto dell’esercito per i controlli agli arrivi e per trasportare il materiale. Contrario Emiliano: «Facciamo prendere l’infezione pure ai soldati?». Tornando al Nord, la Valle d’Aosta si blinda. Scatta il blocco totale d’ingresso ai non residenti. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Mail, sms, whatsapp: i racconti angosciati dalla città dove sfilano bare L’impegno di chi lavora fino alla fine: facciamo solo il nostro dovere
Le voci dal silenzio di Bergamo isolata «Siamo in guerra ma vinceremo noi» LA STORIA
MATTIA FELTRI tai lontano da questo lazzaretto», mi scrive Cesare, vecchio amico dei nostri esordi. Usare la parola dramma è perfino riduttivo, scrive. Le voci dal silenzio mi arrivano sull’iPad, sul telefonino, sulla mail, via social, da una Bergamo muta, paralizzata, allibita, mai arresa. «Situazione drammatica, sono al collasso. Sono a casa da lunedì con febbre e tosse e faccio fatica a respirare. Mi tengono monitorata la situazione sanguigna. Mi raccomando, non fate i nostri errori, restate isolati», mi scrive Paolo. Gli ospedali stanno come sapete, allo stremo delle forze e al limite delle possibilità. «Vediamo passare tutto il giorno i sarcofagi», scrive Beppe che lavora alla manutenzione dei macchinari all’ospedale Papa Giovanni. I sarcofagi contengono i corpi di chi esce dalla terapia intensiva e non ce l’ha fatta. È morto il padre di Mirco, da Colzate: «Aveva 77 anni, diabetico e cardiopatico, ma non era in fin di vita. Senza questo virus non sarebbe morto. Ma devo dirti che negli ospedali abbiamo degli an-
«S
geli dietro ogni mascherina, per i modi con cui rispondono, la delicatezza». A Bergamo siamo a oltre tremila contagiati, due terzi dell’intera Francia. Cinquanta, sessanta morti al giorno. Al cimitero c’è una sepoltura ogni mezzora, anche di notte e non basta. Alcuni vengono cremati a Varese. «Sento in giro di figli che hanno tenuto in braccio madri e padri nel momento dell’addio», aggiunge Mirco. Alla clinica Gavazzeni le pompe funebri non ritirano più le salme, non ce la fanno. «Oggi ho sentito almeno trenta ambulanze, tra Seriate e Brembate. Non tutte vanno di corsa», mi scrive @Confucio. Scrivono tutti delle sirene. Barbara: «Anche quando ti estranei per recuperare un briciolo di serenità, ti riporta alla realtà il suono delle sirene». Carmela: «Il primo suono che sento alla mattina è quello delle sirene. Poi quello degli uccellini. C’è silenzio, c’è dignità». Caterina: «Si prega, si sentono troppe sirene». @Simobelo: «Qui sul lago si sentono solo sirene e campane a morto». @Hermion: «Contiamo le ambulanze. Stamattina diciotto. Quattordici nel pomeriggio». Alex: «I bambini contano le ambulanze: oggi erano contenti, due meno di ieri». Bergamo è una città in cui i bambini
sono scomparsi. Annamaria: «La cosa più dolorosa è che per strada non c’è nessuno, ma da settimane non vedo un bambino». Le bibliotecarie di Bergamo hanno aperto una pagina Facebook – Storie per chi le vuole – per leggere favole ai bimbi. Mary: «Mia figlia guarda dalla finestra e conta le persone che passano». Spediscono le foto. Viale Papa Giovanni deserta. Via XX Settembre deserta. Piazza Pontida deserta. Città Alta deserta. Si vive di reclusione e di lavoro instancabile. Luca e Francesco girano la provincia dalle 8 alle 23 («abbiamo più di cento chiamate al giorno») per fare radiografie a domicilio. Diego, 46 anni, operatore del 118, si sentiva come se fosse stato investito da un tir, ma ha rassicurato la moglie e nella notte è morto. «Alla fine ci diremo, come sempre, di aver fatto solo la metà del nostro dovere», scrive Alberto. «Sono veneto, ho lavorato in Val Seriana. Da voi ho imparato a rispettare valori come l’onestà e la forza di mettersi al lavoro ogni giorno. Sono con voi, Grazie», scrive @Moka. «Mi sono lamentato tante volte della fissazione per il lavoro e il sacrificio della nostra gente, fin da piccolo quando qualcuno moriva ho sempre sentito elogiarlo con parole come “ha sempre lavo-
L’arrivo continuo di ambulanze all’ospedale Bolognini di Seriate (Bergamo)
rato tanto”. Nonostante sapessi nel profondo che anche noi siamo un popolo generoso e gentile, mi è sempre sembrato un peccato. Ma è in questi giorni che, di notte, mi sale lo sconforto. Ritrovo un silenzio innaturale, non sento i rumori del turno di notte della vicina azienda meccanica, delle auto sulla provinciale, nessun segno dell’operosità della mia terra. Ed è in quel silenzio innaturale che mi si gela il sangue», mi scrive @TassBurrfoot. Bergamo non è una città di smancerie. «Siamo in guerra, e contro un nemico che ammazza senza sparare un solo colpo. Ma alla fine sarà lui a crepare», scrive Giorgio. E la rudezza si sposa sempre con la generosità e la tenerezza. «La mia compagna lavora in una farmacia in provincia di Brescia. Non possiamo più vederci. Mi manca tantissimo e ho paura per lei. Abbiamo un solo modo: testa bassa e lavorare, senza lamentarci», scrive Marco. «Sono dell’Aquila e mi ricordo i volontari berga-
maschi dopo il terremoto, instancabili, di poche parole, sempre con la mano tesa per aiutare gli altri. Forza, sono con voi», scrive Camilla. Il mio computer è travolto di grazie, di per piacere, se potesse. «Un ragazzo disabile dopo aver superato la fase critica è stato dimesso, anche se ancora positivo. Non poteva tornare in comunità. Lo abbiamo accolto noi nella nostra piccola cooperativa. Lo abbiamo assistito in tre, con tutte le prudenza del caso. Speriamo. Dovete sapere che noi non ci arrendiamo», scrive Giuseppe. Josip Ilicic ha messo all’asta il pallone con cui ha fatto quattro gol a Valencia, in Champions League, e quel che arriva andrà in beneficenza. I tifosi dell’Atalanta hanno donato all’ospedale i 60mila euro di rimborsi che gli spettavano per l’annullamento della trasferta in Spagna. Decine di negozi, chiusi, hanno scritto al Comune offrendosi di preparare pasti per i vecchi e per le famiglie in difficoltà. Cinquecento volontari
ogni giorno si muovono per fare e consegnare la spesa a chi non può, o per tenere compagnia a chi è solo. «Confesso che quando sono stata chiamata stamattina e mi è stata assegnata un’anziana a cui portare delle cose dalla rosticceria e con cui fare due chiacchiere avevo un po’ di paura. Per lei, per me, per mia nonna. Poi però ho deciso di non annullare l’impegno preso e sono andata dalla signora Bruna che ha 85 anni e tanta voglia di chiacchierare con qualcuno. Mi sono scusata per la maschera e i guanti e lei mi ha sorriso dolcissima, dicendomi che l’importante era avermi lì. Io col tempo ho smesso di chiedermi se valga o meno la pena prendersi cura degli altri, dell’amica che poi ti tradisce, dello sconosciuto, perché in mezzo a mille batoste c’è sempre il sorriso che ti cambia la giornata. Grazie Bergamo, sono fiera di noi», scrive Grazia mentre altri voci, dal silenzio, continuano ad arrivare. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
10 Primo Piano
L'ARENA
Lunedì 16 Marzo 2020
IlVenetoelalottaalvirus Iprovvedimenti annunciatiper lafase piùcritica
2.246 IPOSITIVI AL CORONAVIRUS INVENETO DALL’INIZIO
Sonosalitiieriseraa2.246i positivialCoronavirusregistrati inVeneto,conunaumentodi74 casirispettoallarilevazione precedente.
123
IPAZIENTI DIMESSI IERI DAGLIOSPEDALI DELVENETO
Lepersonedecedutesono66. Sono136ipazientiricoveratiin terapiaintensiva(+7)e123i dimessi.Ilpiùaltonumerodi decessièaTrevisocon27unità
VERSOILPICCO. Ilgovernatorespiegalemisure straordinarie in vistadel piccodi contagiati
Pianoanti-Covid19 5milaletti inpiù eospedali dedicati Sonoundici lestrutture (due private)che sarannogradualmente svuotatedai degenticon altrepatologieperospitare i malatigravi Cristina Giacomuzzo
Il piano Marshall per contrastare l’emergenza coronavirus c’è. Si divide in tre parti che scatteranno a tappe per fronteggiare l’arrivo dell’onda d’urto, cioè il numero crescente di veneti ammalati. Ecco in che cosa consiste. Primo. Attrezzare 2985 posti letto nei vari ospedali veneti potenziando i reparti che servono: cioè malattie infettive, terapia intensiva e semi intensiva. Secondo. Attivazione di ospedali riservati solo ai pazienti covid. Sono 11 le strutture individuate che saranno gradualmente svuotate di degenti affetti da altre patologie per rendere disponibili 1.327 posti. Qui entreranno in gioco anche due ospedali privati. Terzo. Riapertura di nosocomi dismessi o chiusi parzialmente: Valdobbiadene (140 posti), Monselice (204), Bussolengo (170), Isola della Scala (120) e Zevio (106) per altri 740 posti. Totale: 5052 posti in più. PICCO E MODELLI. «I modelli
matematici dei nostri esperti - ha dichiarato ieri Luca Zaia, governatore, dall’unità di crisi della Protezione civile di Marghera - ci dicono che dobbiamo insistere con l’isolamento. Quindi, torno a chiedere ai veneti di stare a casa perché è l’unica arma che abbiamo contro il virus». Il picco di malati in terapia intensiva è stimato tra il 20 e il 28 marzo». Quindi, non resta che organizzare le difese. Come? Zaia ha semplificato: «È come fare una valigia: porti via tutto ciò che serve anche se dovesse piovere, giusto? È quello che stiamo facendo noi. Ci stiamo preparando al brutto tempo attrezzandoci per aumentare i posti letto in terapia intensiva. Lo facciamo con prudenza e visione. È il Piano di emergenza per garantire i pazienti Covid che aumentano, ma anche le altre emergenze ospedaliere delle categorie U (urgenti) e B (brevi), le materno-infantili e le oncologiche. Sfruttare i capannoni dismessi come in altre regio-
ni? Sono l’estrema razio. No, per ora noi cerchiamo di curare negli ospedali. Se, poi, quel maltempo dovesse trasformarsi in uragano, significherà che non basteranno più i letti. Ma vorrà anche dire che abbiamo perso la collaborazione dei veneti che non sono stati a casa». PIÙ LETTI, OVUNQUE. Il piano
Marshall di Zaia prevede una prima parte di potenziamenti in tutti gli ospedali veneti così divisi. Terapia intensiva: oggi i posti a disposizione sono 494 letti e arriveranno 825, cioè più 310 (di cui 21 in strutture private). Pneumologia semi-intensiva: oggi sono 85 arriveranno a 383 (di cui 38 privati). Malattie infettive: attualmente sono 165. Si arriverà a quota 1.777 (di cui 322 da ospedali privati). ECCO I COVID HOSPITAL. Se-
conda tappa. Ogni provincia avrà il suo “Hospital Covid“, cioè l’ospedale totalmente dedicato ai malati di coronavirus per un totale di 1327 posti (266 di terapia intensiva, 212 di semi intensiva e 1327 di malattie infettive). A Vicenza è stato identificato l’ospedale di Santorso con 402 posti letti in tutto (vedi più avanti). A Verona saranno invece due le strutture: il Borgo Roma, con 78 posti, e quello di Villafranca, con 148. E ancora. L’ospedale di Belluno farà eccezione perché avrà un piano dedicato (65 posti in tutto) mentre il resto dell’ospedale resterà operativo. Nel Trevigiano due le strutture scelte: l’ospedale di Vittorio Veneto (238) e quello privato di San Camillo (122); nel Veneziano l’ospedale di Dolo (271) e il privato Villa Salus (217). Per l’Ulss Orientale l’ospedale di Jesolo (84) e per il rodigino l’ospedale di Trecenta (149). In tutte queste strutture al momento sono operativi anche altri reparti che saranno destinati ad essere trasferiti altrove (per esempio da Santorso convoglieranno al San Bassiano) nel momento in cui ce ne saràlane-
cessità. Ciò non avviene all’ospedale di Schiavonia dove il trasferimento è già iniziato perché è già l’ospedale covid per tutta Padova. LA RABBIA. Ieri mattina Zaia
ha voluto sentire tutti i dg, la Protezione civile e il ministro alla sanità, Roberto Speranza prima di illustrare il piano. «Noi - ha dichiarato - lavoriamo con il modello predittivo alla mano. Abbiamo già avuto l’autorizzazione a dismettere e trasferire i pazienti». Poi lo sfogo del presidente: «Fin dall’inizio abbiamo sentito una montagna di esperti. Avete mai sentito dire che servono mascherine e respiratori meccanici da qualcuno? Nessuno. Avete mai sentito dire che i pazienti covid hanno bisogno di 40 volte più ossigeno di un paziente normale in terapia intensiva? No. E che tali portate fanno congelare gli impianti di distribuzione di ossigeno perché passa troppo gas? No. Guai quindi- ribadisce Zaia - a farci passare per lazzaroni se non ci sono mascherine o respiratori». TAMPONI. Sul fronte dei tam-
poni, arrivati a quota 32.996, Zaia conferma un ulteriore rafforzamento alla “caccia” del positivo asintomatico capace di contagiare 2,4 persone di media. Il programma nel dettaglio verrà presentato stamattina. Un’idea che trova il plauso anche da Susanna Esposito, presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e disordini immunologici (Wadid). INUMERI. I numeri del bolletti-
no delle 17 di ieri vedeva una crescita di 252 casi positivi in un giorno per 2.246 in tutto il Veneto. I ricoverati in area non critica sono 487 (+71 rispetto al giorno prima); in terapia intensiva sono 136 (+11). Continua a crescere anche il numero delle vittime: 66. Sono 123 i guariti dall’inizio emergenza, lo scorso 21 febbraio. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Spisal SCATTANOI CONTROLLI ATAPPETO SU TUTTE LEAZIENDEAPERTE Daoggi scattano i controlli atappeto nelle aziende.«I lavoratorivannotutelati». Loha dichiarato ieriLuca Zaia,presidentedella RegioneVeneto, dalla centraleoperatività di Marghera.«Hodato mandatoa tuttigli uffici provincialidelloSpisal, servizioprevenzione igienesicurezza ambienti dilavoro,di controllare a tappetotutteleaziende, a partiredaquelle più grandi,perverificareche sisiano dotatedi tuttii dispositiviperlamessa in sicurezzadei dipendenti. Sonopreviste multee zero scontiachi non rispetta la salute».ChristianFerrari, segretariogenerale Cgil Veneto,inuna nota ricorda:«Domani(cioè oggi,ndr)potranno riapriresolo leaziendein gradodimettere in massimasicurezzai lavoratoridal pericolo contagio.Chipensadi potermettere a rischioi propridipendenti si sbaglia.Utilizzeremo tutti glistrumentia disposizioneperevitare abusiirresponsabili,se necessarioanche lo sciopero.Èstato sottoscrittoun protocollo nazionaletrai sindacati,il Governoe lepartidatoriali cheprevede misure inderogabili.Èstato sottoscrittoun accordoal tavolodella Regione VenetotraCgil CisleUil regionalie tuttele organizzazionidatoriali perrendere immediatamente operativesututto il nostrotessuto produttivo lenuovestringenti misure». Trei punti: 1)Leattività produttivepossono proseguiresoloin presenzadelle condizioni disalute e sicurezza di tutti.2)Il confronto preventivoconle rappresentanzesindacali nelconcordarecon l'aziendale misureda applicarepernon far corrererischi ailavoratori. 3)L’impegnodi ricorrere allaCigperiltempo necessarioa metterein sicurezzaambienti e processo produttivo. CRI.GIA.
“Illuminiamol’Italia”: luci accese ancheaBassano peressere vicini aimediciin primalinea FOTOCECCON
FOCUS. LaRegionepropone laletteradicredito peri fornitoriprivati
Mascherineintrovabili Per il “Made in Veneto” mancal’okdelpremier Chiestal’autorizzazioneinderoga aprodurre FranceschidiGraficaVeneta hagiàimacchinari Di carta o di tessuto. L’importante è che mascherine siano perché valgono come l’oro ormai. Più di un imprenditore veneto ha fiutato l’affare. Ma non è solo quello. Si tratta di rispondere ad un grido disperato di tantissimi, medici e sanitari, che lavorano in prima linea in questa guerra al covid e devono farlo quasi a mani nude. Nel senso che i presidi per difendersi - a cominciare dalle mascherine, che sono davvero introvabili - dovrebbero essere cambiati anche più volte al giorno. Ma non si può. Si va a risparmio. Anche se, quando si tratta di salute, non si dovrebbe. Allora c’è chi, come annuncia Il Mattino di Padova, ha già acquistato tutti i macchinari per iniziare la produzione e la distribuzione. E non è neppure la prima volta che il noto imprenditore veneto Fabio Franceschi, titolare di Grafica Veneta di Trebaseleghe diventata famosa per la stampa multilingue dei romanzi di Harry Potter, si attiva a fianco della Regione per riuscire ad aiutare. Anche in occasione della tempesta Vaja, per esempio. «Ciascuno fa la propria parte con responsabilità - commenta il titolare di Grafica Veneta -. Abbiamo messo in campo tutta la professionalità e tecnologia per poter rispondere alla richiesta impellente di misure di contenimento secondo le nuove disposizioni e ordinanze legate all’emergenza sanitaria». Come Franceschi ci sono altri imprenditori pronti alla produzione. E perché non si parte? L’ha spiegato ieri il governatore Luca Zaia: «Dobbiamo attendere l’autorizzazio-
ne dall’Istituto superiore della sanità per avere il via libera sul prototipo alla produzione. Ci vuole tempo. Così abbiamo chiesto al governo di poterci aiutare». E infatti nella bozza del decreto ministeriale che ieri pomeriggio è entrato in Consiglio dei ministri c’era un articolo, il numero 15, in cui esplicitamente si dava «l’autorizzazione in deroga a produrre e distribuire mascherine chirurgiche». Insomma, un modo per dare far produre mascherine che in teoria dovrebbero essere conformi alle caratteristiche tecniche di quelle approvate con tutti i sacri crismi. L’impressione però è che ci voglia ancora tempo per avere l’ok su questo. Sempre in tema di mascherine che non si trovano, Zaia ha lanciato un altro appello al premier Conte: «Tutti i fornitori ci chiedono il pagamento anticipato. Noi enti pubblici chiediamo al Governo di essere messi nelle condizioni di poterlo fare nella misura del-
la lettera di credito. In questo modo potremo garantire al cinese piuttosto che al brasiliano la certezza del pagamento. Stiamo parlando di partite che valgono 6 milioni di euro con il rischio serio, come è successo ad altri presidenti di Regione, di vedersi recapitare sì gli scatoloni, ma vuoti. E il problema non è da poco visto che poi c’è il rischio di vedersela con la Corte dei conti che giustamente verifica come sono stati spesi i soldi pubblici. Ora, essendo un momento di emergenza, serve un decreto che ci permetta di poter spendere subito per avere un presidio che ci viene chiesto da tutti gli operatori sanitari che hanno tutto il diritto di proteggersi e di cambiare anche più volte al giorno la mascherina». Attualmente, spiegano i tecnici, ne sono state ordinante 2 milioni e mezzo e ne stanno arrivando poche, ma costantemente. Comunque sempre non abbastanza. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA
«Tamponiedispositivialle casediriposo» «Nellestrutture residenzialiperanziani cresconoicasi diospiti e lavoratoripositivi al virus, comepurtroppo era prevedibileconsiderando lafragilità e lamaggior vulnerabilitàalvirus degli ospitianziani. Per questosi devedarepriorità assoluta edisposizioni rigorosea tuttele strutture residenzialiperanziani nell’usodeidispositiviper i lavoratori,aldilà dalla
presenzao meno diospiti con testpositivo», è larichiesta di IvanBernini,Segretario generaleFpCgilVeneto. «In moltestrutture è altissima l’attenzionecheledirezioni hannoavutonel metterein attole raccomandazioni necessarie.Chiediamoperò allaRegione didarepriorità alladistribuzionedei dispositivi,l’indicazionedi farleindossare atutti e di eseguirei tamponia ospitie dipendenti».
LUNEDÌ 16 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
9
L’allarme globale: la situazione sanitaria nel Bellunese la riorGanizzazione
il servizio
Al San Martino un Covid Hospital triplicati i posti letto intensivi
Farmaci a domicilio con Cri e Federfarma
In arrivo 56 nuove postazioni tra pneumologia, terapia intensiva e malattie infettive (erano 23) Cristina Contento BELLUNO. Si spostano i repar-
ti, si allestiscono i posti letto di terapia intensiva e sub intensiva. I reparti di rianimazione e quelli infettivologi ne conteranno più del doppio degli esistenti: alla fine della riorganizzazione saranno 56 contro i 23 odierni, strutturati soprattutto al San Marino di Belluno. Anche nelle aree ospedaliere dell’Usl 1 Dolomiti si lotta contro il tempo per allestire nuovi posti destinati ad accogliere i potenziali pazienti affetti da Covid19: potenziali, perchè il Bellunese fortunatamente fino ad ora sembra avere una marcia inferiore rispetto ad altre aree venete o del nord Italia. È quanto prevede il Piano Ospedaliero del Veneto della giunta Zaia per fronteggiare l’emergenza coronavirus. L’obiettivo è preparare l’intero sistema sanitario, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale e dei posti letto, all’ipotesi di maggior pressione possibile da Covid19. In regione i posti letto totali, sommando quelli di terapia intensiva, terapia subintensiva e malattie infettive, passeranno da 744 a 2.985: 825 di terapia intensiva (a regime normale sono 494), 383 di terapia subintensiva respiratoria (a regime sono 85), 1.777 di malattie infettive (a regime sono 165). A questi si aggiungono 740 posti letto da dedicare alle degenze “normali”, che verranno ricavati con la riattivazione di cinque ex ospedali e 110 posti letto nelle cosiddette “strutture intermedie”. Ecco la nuova “radiografia” degli ospedali bellunesi. Attualmente sono disponibili 18 posti in terapia intensiva
I DESTINATARI
Possono richiedere il servizio le persone con più di 65 anni, alle quali è caldamente sconsigliato uscire, ma anche i soggetti non autosufficienti e coloro che presentano una sintomatologia da infezione respiratoria e febbre superiore a 37,5 gradi, chi è sottoposto alla quarantena o, comunque, è risultato positivo al Covid 19. COME FUNZIONA
L’ingresso dell’ospedale San Martino di Belluno
In Rianimazione ne sono stati aggiunti altri sei, 40 in malattie infettive (9 al S. Martino, 2 a Pieve di Cadore e 7 al S. Maria del Prato): si aggiungeranno 6 posti di rianimazione a Belluno. Dieci i posti letto a Belluno per Pneumologia sub intensiva, creati dal nulla: in questa area sarà come essere in rianimazione, con i noti ventilatori. In malattie infettive, sempre al San Martino, si aggiungono 40 posti letto (oltre i cinque attuali). In tutto, ai 23 po-
sti di area intensiva/infettiva se ne sommano altri 56 per un totale di 79 posti letto. «A Belluno non si prevedono le riattivazioni di vecchie strutture ospedaliere», spiega l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, «ma vengono creati altri posti letto. L’Usl aveva messo in preventivo l’allestimento di un Punto medico avanzato» sul fronte sud dell’ospedale San Martino (la zona prospiciente viale Europa). «Ma per ora andiamo a creare solo nuovi posti letto», continua l’assessore regionale alla protezione civile. «L’ala dove c’è malattie infettive viene destinata a Covid19».
Belluno Covid hospital al suo interno avrà aree totalmente isolate dal resto della struttura, come a Vittorio Veneto, Dolo, Jesolo, Trecenta, Schiavonia, Santorso, Villafranca e Borgo Roma a Verona. Una riorganizzazione che ha visto l’Usl e il suo personale lavorare senza sosta. Per recuperare spazi, solo al S. Martino sono state compattate al terzo piano del blocco chirurgico le degenze di Chirurgia, Nefrologia e Urologia; le degenze della Pneumologia sono state collocate al secondo piano del blocco medico e i 16 letti lasciati liberi sono a disposizione di pazienti Covid19. —
valbelluna
Verifiche alla casa di riposo di Sedico C’è attesa per il test su un ospite Ieri mattina una persona aveva la febbre e la situazione è stata segnalata subito all’Usl La persona è stata messa in isolamento per precauzione SEDICO. Il coronavirus potreb-
be essere arrivato anche nella casa di riposo di Sedico. Ieri mattina un ospite aveva la febbre, la sua situazione è stata segnalata all’Usl e si attende che venga eseguito il tampone per capire se la persona
Federfarma stringe un accordo con Croce Rossa: ora i farmaci sono consegnati a domicilio. Il servizio coinvolge tutte le farmacie del territorio e i gruppi della Croce Rossa, che d’ora in avanti lavoreranno in sinergia per assicurare la consegna a casa di beni essenziali come i medicinali. Il numero verde a cui rivolgersi per prenotare la consegna gratuita è 800 065510. BELLUNO.
ha contratto il virus. Potrebbe anche trattarsi di un’alterazione della temperatura dovuta ad altre ragioni, solo il test dirà se si tratta di Covid-19. «Le strutture come le case di riposo hanno l’obbligo di comunicare ogni giorno, entro le 9.30, l’andamento delle strutture all’Usl», spiega la direttrice del centro anziani di Sedico, Daniela Piccoli. «Un ospite aveva la febbre e
La casa di riposo di Sedico
L’assessore Gianpaolo Bottacin
lo abbiamo prontamente segnalato. La persona è stata messa subito in una camera singola, in isolamento». Un’operazione precauzionale, per evitare eventuali altri contagi nella struttura. «Sono in corso verifiche», conclude la direttrice. Fino a ieri pomeriggio il tampone non era ancora stato eseguito. È probabile che venga effettuato oggi. Ci vorrà poi qualche ora per avere i risultati. Dopo il caso dei contagi avvenuti in casa di riposo ad Alano di Piave, quello di Sedico (in caso di esito positivo del tampone) sarebbe il secondo ad interessare strutture per anziani. — Alessia Forzin © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervento di un volontario della Croce Rossa può essere richiesto solo al numero verde dedicato, 800 065510, senza limiti orari. Il servizio è attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Nel momento della richiesta la persona dovrà indicare il proprio indirizzo per il ritiro della ricetta e la consegna del bene. Una volta ricevuta la chiamata, il personale Cri in uniforme ritira la ricetta all’indirizzo indicato e poi si reca alla farmacia più vicina al domicilio del richiedente, salvo diverse indicazioni, per l’acquisto del farmaco. Se l’utente è una persona affetta da Covid 19 e in quarantena, il personale Cri preavvisa il farmacista e anticipa il costo del medicinale che, poi, viene consegnato in busta chiusa all’utente. Il servizio di consegna è completamente gratuito. Attraverso la consegna a domicilio è anche possibile richiedere lo scontrino fiscale “parlante” da utilizzare per le detrazioni fiscali, fornendo ai volontari Cri la tessera sanitaria o il codice fiscale. IL SERVIZIO COMUNALE
Oltre all’accordo con la Croce Rossa, per i residenti del Comune di Belluno si mobiliteranno anche i volontari di Protezione civile, con mezzi forniti dal Centro servizi per il volontariato. Per richiedere la consegna dei farmaci a casa nel capoluogo si potrà dunque fare riferimento, oltre al numero verde sopra indicato, anche allo sportello di ascolto “Io resto a casa...e ci sentiamo” attivato da qualche giorno: 0437.913404. —
II
Primo Piano
Lunedì 16 Marzo 2020 www.gazzettino.it
I giorni del virus
Villa Salus a Mestre Jesolo e Dolo nuovi fronti anti Covid-19 L’ospedale sul litorale riqualificato: 84 posti La casa di cura mestrina accoglierà 217 pazienti: letto in più, la terapia intensiva sale a 14 una sorta di maxi reparto di malattie infettive L’ORGANIZZAZIONE JESOLO L’ospedale di Jesolo - ma anche Villa Salus a Mestre e l’ospedale di Dolo - diventano Covid Hospital: in tempo di emergenza coronavirus, la struttura di via Levantina, dove da alcuni giorni è attiva a Terapia intensiva, sarà tra i punti di riferimento della provincia, dato che soprattutto se nei prossimi giorni si prevede un aumento di contagiati e ricoverati.
PIANO D’EMERGENZA La struttura di Jesolo è stata inserita dalla Regione nel piano di emergenza per il coronavirus in Veneto annunciato ieri dal governatore del Veneto Luca Zaia: «Se fra una decina di giorni l’andamento sarà questo si rischia di andare in crash», ha detto, per cui bisogna essere preparati. E allora, nel nostro territorio, oltre a 84 posti aggiuntivi a Jesolo, ne sono stati reperiti 265 a Dolo e 217 a Villa Salus di Mestre tra terapia intensiva, pneumologia semintensiva e malattie infettive. In totale ci saranno quasi 3 mila posti in più in tutta la regione. A Villa Salus,. in seguito all’incontro fra il dg dell’Ulss 3 Giuseppe Dal Ben e il direttore Mario Bassano, si è stabilito che i posti letti liberati dai pazienti dimessi saranno via via occupati dai malati di Covid-19; si tratterà di pazienti non gravi e che non necessitano della terapia intensi-
I FEDELI MESTRE È stata un’altra domenica surreale, quella di ieri, la terza del tempo di Quaresima che prepara alla Pasqua, per i credenti che abitualmente frequentano le parrocchie. “Ci manca molto la Messa, soprattutto la possibilità di accostarci alla Comunione”, racconta più di qualcuno. Molti, soprattutto le persone più avanti con gli anni, la celebrazione festiva la seguono in tv. Le chiese sono comunque aperte per chi voglia entrare per pregare in solitudine, talvolta con le porte spalancate per evitare il contatto con le maniglie (da capire se anche l’andare in chiesa faccia parte delle condizioni di necessità che, assieme alle comprovate ragioni di lavoro e i motivi di salute, permettono di muoversi da casa). I parroci lasciano disponibili i leggii con le letture del Vangelo della giornata, offrono piccoli sussidi e, se riescono, continuano a pubblicare i foglietti settimanali dove i fedeli possano trovare qualche notizia utile. Le misure precauzionali sono precise: oltre
va. Quanto a Dolo, sarà probabilmente riutilizzato il vecchio monoblocco, dove alcuni piani risultano attualmente vuoti.
L’ORGANIZZAZIONE Quanto a Jesolo, il nuovo annuncio di Zaia arriva dopo l’attivazione nei giorni scorsi di un’area di terapia intensiva con 8 posti letto e di un reparto per il ricovero di pazienti Covid-19 positivi con 11 posti letto. Del resto i due nuovi reparti, allestiti in appena 96 ore, da subito sono entrati in funzione a pieno regime ricevendo pazienti da tutto il Veneto. E di fronte alla delicatezza del momento, la Regione ha pensato nuovamente a Jesolo per ricavare nuovi posti letto, sfruttando quelle parti dell’ospedale ad oggi inutilizzate ma che possono essere attrezzate in poco tempo. Nel dettaglio gli 84 nuovi posti letto saranno divisi tra 50 posti letto per pazienti Covid-19 che necessitano di essere ricoverati, 20 per l’area di pneumologia semi intensiva e 14 di terapia intensiva. «Siamo pronti ad allestire i nuovi reparti – commenta Car-
NEL NOSOCOMIO DOLESE 265 POSTI LETTO, PROBABILMENTE RIUTILIZZANDO SPAZI DEL VECCHIO MONOBLOCCO
GOVERNATORE La struttura di Jesolo è stata inserita nel piano di emergenza come annunciato ieri dal presidente del Veneto Luca Zaia
lo Bramezza, direttore generale dell’Ulss4, avvisato della decisione dal presidente Zaia in videoconferenza -. L’ospedale di Jesolo ha delle aree che ad oggi non sono utilizzate ma che si prestano a questa funzione e che verranno attrezzate quanto prima». Per quanto riguarda la situazione nel Veneto Orientale, il direttore dell’Ulss 4 ribadisce che è delicata ma sotto controllo. «La decisione della Regione – ribadisce Bramezza – è stata assunta per far fronte a quello che potrebbe accadere
nei prossimi giorni. Nella nostra area territoriale la situazione rimane sotto controllo. Ad oggi stiamo seguendo circa mille persone in isolamento domestico che non sono contagiate e che non hanno sintomi, ma che hanno riferito di aver avuto dei contatti con persone a rischio o infette. Si tratta di casi che monitoriamo quotidianamente con il nostro personale del dipartimento di prevenzione. Le persone contagiate che stiamo seguendo, tra ricoveri e isolamenti, sono 58. In ogni caso il
nostro impegno è massimo, al pari del livello di prevenzione: proprio per questo, nelle prossime ore a tutto il nostro personale sarà effettuato l’esame del tampone, in modo da essere ancora più sicuri al nostro interno». Bramezza ha poi ribadito l’importanza della collaborazione dei cittadini: «L’invito è sempre lo stesso – conclude il direttore generale dell’Azienda ospedaliera – ed è quello di rimanere a casa. Anche al nostro interno
OSPEDALE JESOLO Arriva il Covid Hospital: in tempo di emergenza coronavirus, la struttura di via Levantina sarà tra i punti di riferimento dell’intera provincia di Venezia
CELEBRAZIONI SEGUITE DAL COMPUTER DI CASA IN STREAMING PER PREPARARSI ALLA PASQUA
nendo dai balconi delle case. Anche il Patriarcato, a livello centrale, si è molto attivato per questo periodo: sul sito diocesano c’è una pagina con le indicazioni e le proposte pastorali per la Quaresima e la Pasqua, dove sono disponibili sussidi per la preghiera tra cui quello della
I fedeli senza la messa si affidano a internet per continuare a ritrovarsi agli avvisi ormai scontati di “Messe sospese”, sui banchi qualcuno ha messo dei cartelli chiedendo “di non toccare le superfici”, le acquasantiere sono tutte svuotate da giorni. Il numero delle Confessioni, già di per sé in crisi, accusa il colpo. Gli oratori sono chiusi, le attività di gruppo sospese. Il vuoto regna sovrano. Il silenzio diventa assordante. L’unico rumore vivo, che diventa ancora più vibrante, è quello delle campane che scandiscono la giornata tra quanti vivono nella stessa parrocchia, la
CHIESE APERTE MA SOLO PER ANDARE A PREGARE MANTENENDO LE DISTANZE DI SICUREZZA
STREAMING Chiese vuote e fedeli on line per le cerimonie
“chiesa tra le case vicine”. Nei giorni del contatto personale vietato, pullulano quelli virtuali, con i messaggini che si accavallano sulle chat dei vari gruppi. Sugli smartphone viaggiano preghiere, meditazioni, spunti di riflessione: un modo per sentirsi vicini, nonostante la lontananza. Più di qualcuno fa videochiamate in call. “I preti – spiegano i fedeli – si stanno dando da fare per stare comunque tra la gente, sfruttando la tecnologia: col telefono (per prender contatto con i più bisognosi, soprattutto i malati) e coi social network”. Chi ha più dimestichezza posta in rete le Messe celebrate in streaming la cui omelia diventa occasione di condivisione, seguita da una miriade di ringraziamenti, commenti, messaggi di fiducia e speranza: “Ce la faremo. Tutto andrà bene”, un po’ come recitano gli striscioni che i bambini stanno espo-
2298833e-89e0-411f-9e2c-85af4bb848d6
III
Primo Piano
Lunedì 16 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Primo bambino ricoverato A Dolo muore un anziano All’Angelo in osservazione un bimbo di due anni, contagio in famiglia Un uomo di oltre 80 anni invece è l’undicesimo decesso in quindici giorni `
IL BILANCIO MESTRE C’è anche il primo bambino ricoverato. Il coronavirus, contrariamente a quanto molti pensano, non riguarda solo le persone anziane. Ieri, all’ospedale dell’Angelo un bimbo di due anni, positivo al Covid-19, è stato tenuto in osservazione. Nella famiglia del piccolo c’erano altri casi positivi, il contagio quindi molto probabilmente è avvenuto tra le mura domestiche. Il suo quadro clinico non preoccuperebbe: arrivato in ospedale con un po’ di febbre, i medici hanno deciso di ricoverarlo in via precauzionale considerata la tenera età. Salvo impreviste e improvvise complicazioni, potrebbe essere dimesso nelle prossime ore. L’avanzata del virus, però, per il momento prosegue. Stando alle previsioni, il picco potrebbe arrivare verso la fine della settimana.
I CASI
stiamo evitando il più possibile ogni tipo di contatto e le riunioni sono sempre più spesso con collegamenti multimediali. Come ribadiamo da giorni è fondamentale bloccare la circolazione del virus, prima accadrà questo e prima la situazione tornerà alla normalità. I cittadini devono fare la loro parte». Ieri mattina, ad essere informato del potenziamento dell’ospedale di via Levantina è stato anche il sindaco Valerio Zoggia che ha
ricevuto una telefonata direttamente dall’assessore regionale Manuela Lanzarin:
NOSOCOMIO INDISPENSABILE «Sono stato informato che la Regione ha nuovamente pensato al nostro ospedale per ricavare nuovi posti letto per ricoverare i pazienti positivi al Covid-19. Ci sembra una scelta inevitabile a fronte degli spazi disponibili e ad oggi non utilizzati di questa struttura. E’ la conferma dell’importanza del nostro ospedale, lo stesso che qualcuno voleva chiudere ma che oggi è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale per tutti noi». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cei “Celebrare e pregare in tempo di epidemia”; catechesi e riflessioni da fare in famiglia, tra cui una proposta sul percorso battesimale; altri contributi dagli uffici diocesani, informazioni e materiali condivisi dalle varie comunità che desiderano fare rete. L’Ufficio catechistico è a
disposizione di parroci e cappellani per supportare iniziative di catechesi rivolte a bambini e ragazzi tramite nuove tecnologie e piattaforme sociali. La Caritas diocesana è ancora più impegnata con le mense e i dormitori, naturalmente nel rigoroso rispetto delle regole e dei protocolli sanitari. Per le Palme è in preparazione un sussidio per accompagnare i ragazzi basato sul messaggio del Papa per la 35° Giornata mondiale della Gioventù. In generale, il clima è un misto tra paura e attesa. Tutti sperano che il peggio possa passare, e presto, affidando le proprie invocazioni a Dio. Intanto, dentro un isolamento forzato che per il cristiano, di domenica, si fa sentire doppiamente, cresce il desiderio di compagnia. Un desiderio che travalica anche i confini: c’è chi è in contatto con gruppi di pellegrini a Santiago de Compostela, chi riscopre il rosario celebrato dalla grotta della Madonna di Lourdes trasmesso in tv. Perché, come sempre accade, in tempi di emergenza il bisogno di spiritualità si fa ancora più forte. Alvise Sperandio © RIPRODUZIONE RISERVATA
Nella notte tra sabato e domenica, all’ospedale di Dolo, il decimo decesso ufficiale in 15 giorni: si tratta di un anziano, sopra gli 80 anni, con altre patologie pregresse. Ufficiale perché sull’undicesimo caso, il “paziente uno”, si attendono ancora i riscontri dell’Iss. Solo il verdetto dell’Istituto superiore della sanità potrà sciogliere i dubbi sulla morte del 67enne di Oriago Mario Veronese, deceduto domenica 1. marzo in ospedale a Padova. Per il suo caso la Regione ha escluso la correlazione tra il decesso e il virus: la morte sarebbe riconducibile a una emorragia cerebrale. Le verifiche stabiliranno, però, quanto il Covid-19 potesse aver provato il suo quadro clinico e se possa essere considerato una concausa del decesso. In ogni caso, è stato lui il primo contagiato ufficiale del Veneziano. Il primo decesso ufficiale per coronavirus è arrivato lunedì 2 marzo: Umberto Pavan, 79enne della Gazzera, fruttivendolo al mercato di via Fa-
DUOMO MESTRE “In questo periodo di digiuno e di diaspora quaresimale chiediamo al Signore la grazia di vivere questi giorni per essere, un domani, dei cittadini e cristiani diversi”. È il messaggio che il patriarca Francesco Moraglia ha affidato a quanti, in tv e in streaming sulla pagina Facebook del settimanale diocesano Gente veneta, hanno assistito alla messa celebrata ieri nel duomo di San Lorenzo martire, in piazza Ferretto, ovviamente a porte chiuse. Questa domenica monsignor Moraglia ha scelto la chiesa principale di Mestre dopo che nelle precedenti aveva celebrato, sempre a basilica sgombra, alla Madonna della Salute e al Santissimo Redentore. Con lui, sull’altare, c’erano solo il segretario particolare don Morris Pasian, l’arciprete don Gianni Bernardi e il vicario don Lorenzo De Lazzari, mentre Alessandro Polet e Michael Sabba hanno pronunciato dal pulpito le letture e don Marco Zane ha curato la telecronaca. «Attendiamo con trepidazione il momento in cui potremmo ricostituirci come co-
32 NUOVI CASI 328 CASI TOTALI
121 ricoverati
207 Asintomatici
con sintomi
* 11 deceduti
37 ricoverati
in terapia intensiva
4 13 0 0
12 Mirano (+1) Venezia Mestre (+1) 8 Jesolo (+1) 0 San Donà Chioggia Dolo di Piave
panni in pensione. Ricoverato il 24 febbraio, prima a Malattie infettive, poi in Rianimazione. Una settimana dopo, la morte. Il giorno dopo, nel bollettino della Regione è finito l’ottantenne ottico veneziano Danilo Carraro,
RESTA IN BALLO IL CASO DEL “PAZIENTE UNO” MARIO VERONESE ANCORA IN ATTESA DI VERIFICHE
già malato da anni, e morto martedì 3 al Civile, dov’era ricoverato da giorni per un linfoma al collo. Il virus ha dato quattro giorni di tregua, per poi tornare a colpire in un altro caso a metà. Chiara Filipponi, 57enne anestesista dell’ospedale di Portogruaro, si trovava all’Angelo per una grave neoplasia. Sabato 7 la morte. Domenica 8 marzo è toccato a Chioggia piangere un proprio concittadino: Fiorello Bertaggia, 68 anni di Valli, anche lui ricoverato per diverse patologie e risultato positivo al coronavirus. Venerdì scorso, altri tre anziani, superiori agli 80 anni,
Moraglia in rete: «Nei momenti duri troviamo il meglio» IN STREAMING Il patriarca Francesco Moraglia ha celebrato la messa nel Duomo di San Lorenzo
FRANCESCO MORAGLIA HA CELEBRATO LA MESSA IN SOLITUDINE A SAN LORENZO «NEL DOMANI SAREMO CITTADINI DIVERSI»
460eee2c-a627-4f1e-8eca-ab3c27898622
munità che si incontrano fisicamente – ha affermato – Viviamo momenti difficili, ma come in tutti i momenti difficili gli uomini e le donne di buona volontà sanno tirare fuori il meglio: i cristiani sanno che la grazia di Dio passa attraverso le vicende di tutti i giorni”. Quindi ha ag-
(+1 a Dolo) *un caso in attesa di verifica
8 dimessi sono morti all’Angelo.
NUOVI CONTAGI Con i 32 nuovi casi di ieri, salgono a 328 i casi di contagio a Venezia. Di questi casi, 207 sono asintomatici (e si tratta di persone risultate solamente positive al tampone) mentre 121 sono ricoverate negli ospedali dell’Ulss 3 Serenissima: 37 di questi ricoveri sono in terapia Intensiva. Tre in più quelli ricoverati ieri nel reparto che tratta i casi più gravi: uno a Mirano, uno a Mestre e uno a Jesolo. Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA
giunto: “Il nostro popolo e ciascuno di noi sta soffrendo, ci manca l’ordinarietà della vita, ci mancano gli altri, ci manca la comunità, ci manca la celebrazione dell’Eucarestia. Sono giorni in cui il cristiano e il credente deve riscoprire la preghiera come rapporto personale con Dio. Il cristiano nel tempo della prova prega: prega sapendo che chi prega ha le mani sul timone della vita”. A dieci minuti a mezzogiorno, le campane hanno suonato a distesa, in segno di speranza, mentre il patriarca usciva dalla porta laterale su una piazza Ferretto deserta, per impartire la benedizione eucaristica alla città, alle terre venete e al Paese. Quindi Moraglia è rientrato in chiesa e ha pronunciato la preghiera di affidamento a San Michele arcangelo, patrono di Mestre e simbolo della lotta contro il male, davanti alla vetrata che ne riproduce la figura: “Sostienici nel nostro cammino e ascolta le nostre invocazioni – uno dei passaggi – Vigila su di noi, aiutaci nella nostra fragilità e impotenza, non permettere che veniamo meno, riguarda, in particolare, i malati e i loro familiari ”. (A.Spe.)
6
LUNEDÌ 16 MARZO 2020 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario
Lanciato un piano straordinario di aumento dei posti letto In caso d’emergenza 9 “Covid hospital” riservati ai malati Filippo Tosatto VENEZIA. Dal comando della Protezione civile a Marghera, mai così irreale tra personale in scafandro e troupe televisive mascherate, Luca Zaia apre il briefing quotidiano in streaming con un “buona domenica” ma le parole che aggiunge hanno l’effetto della doccia gelata: «Le proiezioni sul contagio da coronavirus sono in crescita, se non si rispettano le regole rischiamo il crash sanitario e prima di questo il coprifuoco. I modelli statistici ci dicono che la prima risposta all’epidemia è curare se stessi restando a casa così da evitare contatti anche con i parenti e vicini». In verità le strade sono pressoché deserte... «Ma c’è ancora troppa gente che continua a circolare, servirà un’ordinanza di chiusura di parchi, giardini pubblici e spazi aperti di ritrovo. Mi segnalano gruppi in passeggiata, ragazzini che giocano a pallone e persone che, pur di uscire, vanno a fare la spesa più volte al giorno. La smettano immediatamente». FRONTE RIANIMAZIONI
Conclusa l’omelia, il governatore annuncia il piano ospedaliero straordinario messo a punto nell’eventualità di un rapido e intenso aggravamento dell’epidemia. «È come fare la vigilia
prima di un viaggio, non sappiamo se farà freddo o pioverà, nel dubbio ci infiliamo il maglione e l’ombrello sperando che spunti il sole e li renda inutili», è la premessa casereccia. Nel merito: sul versante delle cure intensive - quelle salvavita per intenderci - i posti letto lievitano da 744 a 2985, dei quali 825 nei reparti di rianimazione (pri-
Lo screening di massa degli asintomatici divide gli scienziati Iss critica, Galli plaude ma dell’esplosione virale erano 494), 383 di assistenza respiratoria subintensiva (a fronte degli 85 precedenti) e 1777 riservati alle malattie infettive (a regime erano 165). A questi si aggiungono 740 degenze da dedicare ai pazienti “normali”, che verranno ricavate dalla riattivazione degli ospedali dismessi – o meglio, di un’ala dei complessi giudicata riutilizzabile dai tecnici di sanità e protezione e civile – a Valdobbiadene, Monselice, Bussolengo, Isola della Scala e Zevio; non basta: ulteriori 110 letti spunteranno dalle cosiddette “strutture intermedie”, ovvero i piccoli centri di ricovero sparpagliati sul territorio e destinati prevalentemente agli anziani af-
fetti da patologie che non richiedono un’assistenza sanitaria complessa. I RESPIRATORI IN ARRIVO
Accanto alla riconversione strutturale, il programma d’emergenza prevede anche una diversificazione dei percorsi clinici con l’individuazione di un circuito di “Covid Hospital” che, al loro interno, avranno aree totalmente isolate dal resto del presidio. Sono gli ospedali di Belluno, Vittorio Veneto, Dolo, Jesolo, Trecenta, Schiavonia, Santorso, Villafranca e Borgo Roma a Verona. L’estensione complessiva della capienza, soprattutto nelle terapie intensive, è resa possibile dalla sospensione delle attività chirurgiche differibili (con l’eccezione di oncologia, materno-infantile e, ovviamente, urgenze) e dal sospiratissimo arrivo di un centinaio di apparecchi respiratori indispensabili a supportare le funzioni vitali dei malati gravi. Non bastassero, l’extrema ratio, al momento esclusa, è il ricorso a padiglioni fieristici e capannoni, sull’esempio di Milano. Altro tormento giornaliero, quello delle mascherine. Le invocano, legittimamente, un po’ tutti e la Cgil ne caldeggia la distribuzione urgente nelle case di riposo: «Le stiamo cercando in mezzo mondo e siamo pronti a
Uno sportello virtuale di aiuto con la psicoterapeuta Slepoj la vita di tutti gira intorno a una sola parola: coronavirus. E da questa, discendono tutte le altre che riempiono le nostre giornate improvvisamente vuote, i nostri dialoghi forzatamente ristretti o virtuali. Contagio, pandemia, terapia intensiva, picco, difficoltà respiratorie: è un’eco micidiale, un baratro nel quale siamo precipitati. Regole di una nuova vita ci sono state imposte
per salvaguardare il nostro corpo. Ma le conseguenze sulla mente quali saranno? E cosa possiamo fare per evitarle, per tenere sotto controllo la paura, e insieme anche lo stress indotto da una situazione globale e personale senza precedenti? Per affrontare tutto questo, la dottoressa Vera Slepoj, psicoterapeuta e da molti anni collaboratrice del nostro gior-
POSTI LETTO OSPEDALIERI AGGIUNTIVI COVID-19 POSTI LETTO ATTUALI DI TERAPIA INTENSIVA (flussi hsp cod 49) Dolomiti ALA OSPEDALE DI BELLUNO Marca Trevigiana OSPEDALE DI VITTORIO VENETO C.C S. CAMILLO Serenissima OSPEDALE DI DOLO OSP.CLASS.VILLASALUS Veneto Orientale OSPEDALE DI JESOLO Polesana OSPEDALE DI TRECENTA Euganea AOU Padova OSPEDALE DI SCHIAVONIA Pedemontana Berica OSPEDALE DI SANTORSO Scaligera AOUI Verona AOUI DI VERONA BORGO ROMA OSPEDALE DI VILLAFRANCA TOTALE COVID- HOSPITAL
MASCHERINE NOSTRANE
la nostra iniziativa
PADOVA. Da settimane ormai
PIANO EMERGENZA CORONA VIRUS: COVID-HOSPITAL
nale, ha iniziato da ieri un percorso di autoaiuto sulle pagine del nostro giornale. Pubblicheremo a cadenza regolare una rubrica da lei curata, grazie alla quale ciascuno potrà capire come meglio affrontare questo momento, a seconda della situazione nella quale si trova: in famiglia, in solitudine, con figli bambini o adolescenti da gestire, con anziani in casa, con problemi di
TERAPIA INTENSIVA AGGIUNTIVI
PNEUMOLOGIA SEMI INTENSIVA
MALATTIE INFETTIVE
9
6
10
40
2
18 10
20 20
200 90
6
35
30
200 217
14
20
50
4
25
20
100
12
38
52
200
15
67
20
300
12 6 60
6 22 206
20 30 212
40 90 1.327
CROMASIA
Ospedali riaperti tamponi per strada Zaia: restate in casa o sarà il coprifuoco
Il governatore veneto Luca Zaia
dipendenza o di stress particolare. La dottoressa Slepoj si mette a disposizione dei nostri lettori con uno sportello virtuale di consulenza: i lettori potranno scriverle, lei risponderà e, per i casi che possono essere di aiuto e di interesse generale, lo farà attraverso le pagine del giornale, garantendo a chi le si rivolge l’anonimato, in modo da aiutare anche altri che siano nella stessa situazione. «Per gestire le situazioni psicologiche che potrebbero vivere i cittadini in quarantena volontaria è necessario mettere in atto una sorta di percorso di auto-analisi con una sequenza di azioni personali o familiari» spiega Vera Slepoj «perché in questo particolare
fabbricarle in proprio con l’ausilio dell’imprenditoria locale», replica Zaia alludendo alla linea di produzione avviata Grafica Veneta da Fabio Franceschi «ma la distribuzione su vasta scala richiede l’autorizzazione dell’Istituto superiore di sanità; a riguardo, un’ora fa, ho sollecitato un intervento del ministro Speranza». Ultimi, but not least, i tamponi. Oggi partirà una campagna massiccia di prelievi per strada, così Anaao Assomed e 5 Stelle invitano a privilegiare piuttosto il personale sanitario mentre la
Vera Slepoj
momento storico non è detto che sia possibile rivolgersi a un professionista, al proprio medico curante o al pronto soccorso se ci dovessimo tro-
scienza si dividono: il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro giudica lo screening degli asintomatici «non in linea con i protocolli indicati», viceversa l’infettivologo Massimo Galli (direttore scientifico all’ospedale Sacco di Milano) plaude l’iniziativa «utile ad individuare positive e a metterle in quarantena». «Ascoltiamo tutti con rispetto ma in questo momento le polemiche non servono né tantomeno i cavilli: prima della burocrazia c’è la vita umana», la chiosa del governatore. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
vare di fronte a determinate sintomatologie della psiche. Dobbimo diventare capaci di gestire le nostre problematiche psicologiche, come in un viaggio di autoanalisi o di automedicazione». Un percorso generale sarà da lei elaborato e pubblicato sulle pagine del nostro giornale; per dialogare con la dottoressa Slepoj su specifiche problematiche personali legate all’emergenza coronavirus, inviate la vostra mail a cultura@mattinopadova.it, scrivendo nell’oggetto “Slepoj”: sarà la redazione a inoltrare al suo studio la posta, a farvi pervenire la risposta o a curarne la pubblicazione, in forma anonima se non diversamente richiesto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA