RASSEGNA STAMPA DEL 31 MAGGIO 2020

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Domenica 31 Maggio 2020 Corriere del Veneto

VE

Primo piano L’emergenza sanitaria

L’EPIDEMIA

Studio della Cattolica sul personale in prima linea nell’emergenza Covid: gli infermieri i più colpiti. E ieri una sola vittima, all’ospedale di Schiavonia

Stress, insonnia e palpitazioni «Ne soffrono 7 sanitari su 10»

La scheda ● Secondo l’ultimo studio dell’Università Cattolica di Milano, il 70% dei sanitari impegnati a contrastare la pandemia nelle regioni più colpite, cioè Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, mostra sintomi di burnout (affaticamento fisico e mentale). ● Il 65% si sente più irritabile; il 60% soffre di insonnia; il 50% ha incubi frequenti, il 45% crisi di pianto e il 35% palpitazioni. Durante il picco 8 su 10 hanno temuto di essere contagiati

Dopo 100 giorni di emergenza coronavirus Covid-19, con la curva del contagio sempre più vicina allo zero e l’adrenalina che inizia a calare, emerge il malessere fisico e soprattutto psicologico accumulato dagli operatori in prima linea giorno e notte. Finora medici, infermieri, tecnici di laboratorio, operatori sociosanitari hanno stretto i denti perché dovevano andare avanti comunque, ma adesso in molti si stanno rivolgendo alle équipe di psicologi e psichiatri attivate da ogni azienda sanitaria veneta proprio per supportarli. Secondo l’ultimo studio dell’Università Cattolica di Milano il 70% dei sanitari impegnati a contrastare la pandemia nelle regioni più colpite, cioè Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, mostra sintomi di burnout. Ovvero stress associato a minor resa sul lavoro, affaticamento fisico e mentale, cattiva salute. Il 65% si sente più irritabile; il 60% VENEZIA

soffre di insonnia; il 50% ha incubi frequenti; il 45% ha crisi di pianto e il 35% soffre di palpitazioni. Durante il picco del contagio, 8 su 10 hanno temuto di essere contagiati, indipendentemente dagli anni di esperienza, e oggi un operatore su tre evidenzia segni di «alto esaurimento emotivo» (si sente svuotato, logorato ed esausto), uno su quattro «moderati livelli di depersonalizzazione», ovvero la tendenza ad essere cinici, a trattare gli altri in maniera impersonale o come «oggetti», ad avvertire indifferenza nei confronti di malati e familiari. «In effetti continuiamo a ricevere molte richieste di aiuto — conferma la professoressa Angela Favaro, primario della Psichiatria in Azienda ospedaliera a Padova, che insieme agli psicologi ha attivato un servizio di supporto al personale —. Il disagio si esprime in tre forme diverse: ci sono gli operatori colpiti da stress acuto legato anche al trauma di dover

La mappa del virus

Tra parentesi i dati registrati venerdì 29 maggio

1.917 (1.916)

28 (29)

1.576

19.150

assistere a tanta sofferenza e non sentirsi in grado di affrontarla, con relativa sensazione di impotenza e di non riuscire a fare mai abbastanza; ci sono persone che già in precedenza a cc u s a va n o d i s a g i e c h e l’emergenza ha reso consapevoli della loro fragilità. Ulteriormente minata dalla riorganizzazione del lavoro dal giorno alla notte, anche nei reparti non Covid, dalla paura di non saper cosa fare davanti a pazienti infetti, di non riuscire a procurarsi i dispositivi di protezione, di non essere in grado di seguire le procedure. La terza fattispecie — aggiunge la professoressa Favaro — riguarda i sanitari che si sono ammalati, hanno sperimentato sulla loro pelle la malattia, lo choc di sentirsi tagliati fuori dal mondo, isolati dagli affetti, e per di più afflitti dal senso di colpa di non poter più essere d’aiuto, di aver lasciato il reparto scoperto, gravando i colleghi di un ulteriore carico di lavoro».

in Terapia intensiva

(1.799)

Totale vittime

15.657

(19.135)

Positivi al Covid-19

2.658

Treviso

321

2.845 5.099 Vicenza

Verona

88 3

Fonte: Regione Veneto. Dati del 30/5 ore 17

313

Deceduti in strutture di ricovero

556

Comune di V0’ (PD)

Ricoverati deceduti

Ricoverati

I FOCOLAI Casi confermati per provincia

1.377 (1.376)

387 (391)

Attualmente positivi

(15.420) Guariti

Belluno

1.170 110

316

14

Fuori regione

280

286

3.843

Padova

2.661

Venezia

442 34 Rovigo

533 Decessi extra ospedalieri

28

Assegnazioni in corso

Dal ministero della Salute

Più personale e letti: al Veneto 137 milioni Potenziato il territorio

I medici in prima linea Senza tregua da tre mesi VENEZIA Nuova circolare del ministero della Salute alle Regioni, con le linee d’indirizzo per la stesura dei Piani di riorganizzazione disposti dal «Decreto Rilancio», che ha stanziato 1,4 miliardi di euro per il potenziamento dei reparti di Terapia intensiva (+3.500 posti) e subintensiva (+4.225 posti), oltre a 490 milioni per remunerazione e assunzioni di personale sanitario. Quanto a quest’ultima voce, il Veneto riceverà 35.089.194 euro. Altri 101.544.271 arriveranno sempre dallo Stato per i nuovi posti di Terapia intensiva (che dai 559 previsti dalle schede ospedaliere dovranno diventare 840, come già deliberato dalla giunta Zaia), di Terapia sub-intensiva (salgono da 281 a 663), per la riorganizzazione dei Pronto Soccorso (percorsi separati per i pazienti Covid e aree di permanenza degli utenti in attesa di diagnosi in grado di garantire i criteri di sicurezza) e per potenziare l’assistenza territoriale. «Risulta necessaria l’implementazione di mezzi dedicati o dedicabili ai trasferimenti secondari tra strutture Covid-19, alle dimissioni protette, ai trasporti interospedalieri no Covid-19 — recita la circolare del ministero della Salute —. Pertanto, le Regioni e le Province autonome sono autorizzate a implementare i mezzi di trasporto nel servizio di emergenza territoriale».

L’Ego - Hub

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L’editoriale

I nostri primi cento giorni SEGUE DALLA PRIMA

E

d è proprio questo il punto. Ci si accorge di quanto contino le amministrazioni pubbliche territoriali solo nel momento del bisogno: ricordiamocene sia per cestinare il vizio antico di criticare lo Stato ad ogni pie’ sospinto, sia per studiare le aree di eccellenza nei servizi pubblici per poi diffondere in modo capillare i loro modelli gestionali. Nei 70 giorni del lockdown, inoltre, abbiamo riscoperto le imprese e il lavoro. Chi in questo

periodo ha avuto prima la capacità e poi il «privilegio» di continuare a lavorare, ha dovuto ri-orientare d’emblée tutti i processi decisionali e i comportamenti individuali verso l’unico obiettivo rilevante: zero contagi in fabbrica e in ufficio. La continuità dei processi produttivi in sicurezza ha potuto contare sulla diffusa collaborazione tra vertici aziendali, rappresentanti sindacali e maestranze, che ha permesso il passaggio rapido allo smartworking, la riorganizzazione degli spazi per ragioni di sicurezza e la

riprogettazione dei tempi di lavoro. È un’esperienza che ha insegnato «il bello e l’utile» della fiducia: questo bene comune non vada disperso e diventi prassi gestionale diffusa a tutti i livelli. In questi 70 giorni, infine, tutta l’Italia delle imprese e del lavoro ha dimostrato di essere una comunità ligia alle regole e di saperle rispettare. Ci è riuscita perché si trattava di regole, ancorché a volte un po’ prolisse, coerenti con lo scopo dichiarato (zero contagi) e percepite come utili. Chissà che il legislatore, nazionale e regionale, continui in questa direzione. Passiamo ora al secondo periodo, che va dal 4 maggio 2020 (il primo giorno della Fase 2) al 2 giugno 2020 (il giorno

prima del ritorno alla piena normalità), che definiremo «I 30 giorni della riscoperta dell’effetto Hawthorne». Cosa si è verificato in queste settimane? Ci siamo accorti che la straordinaria prova di competenza professionale, di generosità diffusa in cui si specchia il bel popolo che siamo, di impegno senza se e senza ma (cioè, senza orari e senza badare alle declaratorie contrattuali) che abbiamo dato durante il lockdown non può durare nel tempo. E in effetti, appena entrati nella Fase 2 sono emersi i primi, timidi e legittimi, «distinguo» sulle modalità di organizzazione del lavoro e i suoi corollari (spazio e tempo). Non si faccia l’errore di confondere questi «distinguo» con le logiche rivendicative del

Novecento. Le persone che hanno avuto il privilegio di lavorare durante il lockdown sapevano di essere sotto i riflettori non solo dell’Italia ma del mondo intero, sapevano di essere al centro di un esperimento sociale studiato e osservato, ed è per tali ragioni che, anche in condizioni di lavoro peggiori rispetto a quelle ordinarie, hanno aumentato impegno e ottenuto prestazioni a dir poco eccezionali. Si chiama «effetto Hawthorne», è stato scoperto nel 1927 da un sociologo americano, e ci dice che le prestazioni superiori non durano nel tempo. La ripartenza dell’Italia cominci da questa consapevolezza. Paolo Gubitta © RIPRODUZIONE RISERVATA

E in questo momento si avvertono ancora di più la stanchezza e il malessere. «È vero, ma sul centinaio di dipendenti dell’ospedale che seguiamo, solo dieci sono medici — rivela il primario di Psichiatria — i più stressati sono gli infermieri, molto vicini ai malati, e i tecnici di laboratorio, che per oltre tre mesi hanno lavorato giorno e notte per garantire in fretta l’esito degli esami a sostegno della diagnosi». Il riferimento è soprattutto all’analisi dei tamponi, ormai arrivati a quota 660.018: il poco personale dei 14 laboratori di Microbiologia del Veneto non si è mai fermato, in particolare quello di Padova, capofila regionale e capace di processarne anche seimila al giorno. Ma come se ne esce? «Ad alcuni basta un colloquio di sostegno per elaborare il disagio e dargli un senso — chiude la professoressa Favaro — altri invece hanno bisogno di un trattamento a lungo termine». «Ciò che logora è il dover gestire un così alto livello di stress per un tempo tanto prolungato e rinunciando alla propria quotidianità — osserva la dottoressa Emilia Laugelli, responsabile del servizio di aiuto alla popolazione «InOltre» attivato dalla Re g i o n e ( n u m e r o ve r d e 800.33.43.43 attivo h24) e psicologa al Covid Hospital di Santorso —. Io ho seguito infermiere mamme che si sono dovute allontanare da casa e trasferire negli alloggi messi a disposizione dall’Usl Berica per il timore di contagiare i loro bambini, ho aiutato medici in grande difficoltà perché si sono trovati a lavorare in Terapia intensiva pur non avendolo mai fatto prima. Ho assistito infermieri che a causa dello scafandro e di tutte le altre protezioni stavano anche dieci ore senza mai mangiare nè bere per non dover andare in bagno e ricominciare poi la complicata vestizione, operatori resi insonni dal continuo cambio dei turni e sanitari presi dall’ansia a causa dell’eterno stato di allerta e dall’aver cambiato modo di lavorare e di vivere all’improvviso». Se sono riusciti ad andare avanti e a salvare tante vite è per lo spirito di gruppo che l’emergenza ha fatto emergere. «Mai come in questo periodo i sanitari si sono stimati e voluti bene — conferma la dottoressa Laugelli — si sono uniti verso l’obiettivo comune. Lo spirito di squadra è stata la loro forza e la salvezza collettiva ma ora dobbiamo ricambiare, mettendoli nella condizione di sentirsi importanti tutti i giorni, non solo nell’emergenza». Intanto i contagi sono sempre meno, 15 su 14.591 tamponi eseguiti, e ieri si è registrata una sola vittima, al Covid Hospital di Schiavonia. In Terapia intensiva i degenti sono 28, soltanto sei ancora positivi al coronavirus, e in reparto 387, 265 dei quali già negativi. Ma il governatore Luca Zaia guarda già a settembre e alla recrudescenza annunciata dagli scienziati: «Il Veneto conta di arrivare a 30 mila tamponi processati, se ottimizziamo le macchine». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Domenica 31 Maggio 2020

IL LAVORO

Donazzan: «C’è il rischio di una disoccupazione di massa». Il nodo dei contributi a pioggia che non innescano la ripresa. E i fondi Ue per la cultura

Il numero che fa paura è duecentomila. Tanti saranno, secondo le stime di Veneto Lavoro, i disoccupati veneti durante quello che la Cisl ha definito l’«autunno nero» post Covid. L’assessorato al Lavoro, in Regione, è affidato a Elena Donazzan. Assessore, parlare di «disoccupazione di massa» è eccessivo? «No, purtroppo non lo è se l’intero sistema non reagirà, per la Fase 3, con uno scatto di reni». Non vede possibilità di ripresa, seppur tendenziale? «La proiezione che fa Veneto Lavoro è realistica. Abbiamo vissuto questi mesi in una specie di bolla, nell’illusione dello Stato come unica àncora ma il divieto di licenziamento ad agosto finirà, così come la cassa integrazione». Parlava di uno scatto di reni, nel concreto come si traduce? «I posti di lavoro non si creano per decreto. La regola è una: se c’è mercato bene, altrimenti il lavoro salta. Per scatto di reni intendo avere visione e la disponibilità di statisti che non abbiamo. La spesa assistenzialistica, i 500 euro per tutti, non sono principi sostenibili economicamente, giustificabili ai fini dei consumi interni e, infine, sono altamente diseducativi. Ci sono imprenditori che mi raccontano di come i dipendenti in cassa rifiutino di tornare al lavoro finché godono degli ammortizzatori». Mette quindi sul banco degli imputati le politiche emergenziali adottate… «Sì perché, lo ripeto, sono diseducative. Per non arrivare alla disoccupazione di massa dobbiamo alzare lo sguardo e ci vogliono investimenti importanti, ad esempio infrastrutturali. La situazione in Europa è propizia visto che la Ue è sensibile in questo momento. Per il lavoro sono le stesse dinamiche di una guerra a cui è sempre seguito un

rismo devi impedire che arrivi il finanziatore cinese che si compra metà degli alberghi di Venezia. In sostanza, dallo Stato mi aspetto leva fiscale e dalla Regione di continuare a investire sul capitale umano». Che si traduce in quali azioni concrete? «Avremo bisogno di più formazione. Prendiamo il turismo: è il momento di investire in lingue straniere, piattaforme online che non siano booking.com. Il buono turismo da 500 euro lo paga, di fatto, l’albergatore...piccolo cabotaggio». Però anche il suo collega di giunta Federico Caner che segue il turismo l’ha chiesto con forza… «Non basta un buono, per altro declinato come credito d’imposta, per rilanciare il turismo. Guardi, mi sembra di stare nel regime comunista di Pol Pot: ti do 500 euro e fatteli bastare. Sarà che sto rileggendo 1984 di Orwell in questo periodo… la fornitura comprende un paio di scarpe e persino una bottiglia di gin… come se potesse bastare. L’unica macchina da rimettere in moto è l’impresa». Che ruolo può avere la Ue? «Gli operatori della cultura sono i soggetti dimenticati dallo Stato. Per questo voglio riprogrammare i fondi europei che la Ue chiama di “sicurezza sociale”. Così agli ex iscritti all’Enpals, per capirci, vorrei erogare almeno mille euro al mese. Attraverso l’Inps abbiamo già gli elenchi. In parte vale anche per gli operatori sportivi». E i finti cassintegrati? «Mi faccia indovinare: lo smartworking è l’alibi perfetto? Ecco, io dico che è tempo di tornare nelle sedi di lavoro. Lo dico in primis per la pubblica amministrazione. E non parliamo dello sciopero della scuola l’8 giugno...». Martina Zambon

5 VE

«Basta assistenzialismo di Stato tagliamo le tasse alle imprese»

Oltre il lockdown di Renato Piva

Il lockdown non ha bloccato, almeno non del tutto, l’attività dell’azienda di famiglia. Fraccaro Spumadoro, però, produce panettoni, colombe, focacce e merende («Tutto con lievito madre tramandato da decenni», tengono a ricordarlo). L’emergenza sanitaria è caduta proprio nel periodo pre-pasquale, quando l’azienda, fondata a Castelfranco nel 1932, di norma aggiunge una quota di contratti stagionali ai 42 dipendenti stabili. Quest’anno, racconta Paolo Pietrobon, amministratore delegato di Fraccaro spa e presidente di

Autunno nero Secondo i sindacati sarà un autunno nero per il lavoro

grande piano di rilancio». Da dove si inizia? «Dal taglio delle tasse alle imprese, dal cuneo del costo del lavoro. Il Veneto vive di esportazione e turismo, l’Italia di turismo e di grande valore del manifatturiero. Parlo

del Made in Italy la cui catena del valore è da salvare a ogni costo. Così si riposiziona una nazione. Non vado certo a competere con la Cina sulle calzature economiche. Qui la priorità è impedire che le aziende chiudano. E per il tu-

La polemica

Centri estivi, sindacati critici «No al fai da te deciso da Zaia» VENEZIA Sindacati sul piede di guerra. La Cgil condanna

quello che definisce il «fai da te» sui centri estivi. «No alla delega a famiglie e gestori. - dice il segretario Christian Ferrari - Inaccettabile il fatto che la Regione tratti questo punto delicatissimo derogando al Dpcm (circa le modalità di autorizzazione) e al protocollo sulla sicurezza dei lavoratori. La Cgil farà di tutto per modificare questa impostazione e proteggere i bambini e gli operatori. Faccio appello a Comuni e Ulss perché vigilino e mettano in atto controlli preventivi». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bonus vacanze Iniziative di piccolo cabotaggio, non basta per rilanciare il turismo, la prima industria

Disoccupati in massa Il rischio è concreto, reale, serve uno scatto di reni ma serve soprattutto una visione alta

Finti cassintegrati L’alibi perfetto è lo smartworki ng, è tempo di tornare tutti nelle sedi di lavoro e ripartire

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Urne e polemiche

Zaia insiste: voto a luglio Veneto che vogliamo: «Election day in autunno non buttiamo 15 milioni» «Resto fermo alla data di luglio, qualcuno mi dovrà spiegare perché non si può andare a votare a luglio». Luca Zaia tiene il punto: il Veneto deve andare alle urne il prima possibile. «Abbiamo scritto a Mattarella ricorda il presidente della Regione - e siamo convinti che come garante della Costituzione non possa che sostenere la partita dei governatori». La Camera, però, voterà il decreto elezioni solo l’8 giugno. In commissione Affari costituzionali c’è già l’ok al dl che rinvia all’autunno il voto per regionali, comunali e referendum sul taglio dei parlamentari. Poi è arrivato l’appello al Capo dello Stato da parte dei governatori. Zaia è consapevole che i sondaggi premiano lui, come molti dei suoi «colleghi»: «Non è un caso. I governatori hanno sondaggi alti perché hanno gestito il virus, sono stati i più visibili». I contrari al voto «balneare», però, sono tanti. Non lo vogliono Pd, M5s, Leu e Iv; non piace a Forza Italia, Fdi e neppure la Lega si straccia le vesti per le urne di luglio. Ieri, sul tema, sono interventi i portavoce di «Veneto che vogliamo», coalizione di centrosinistra che sostiene la corsa alla Regione del padovano Arturo Lorenzoni. Elena Ostanel e Giorgio De Zen chiedono un election day in autunno, che garantisca la sicurezza degli elettori e faccia risparmiare 15 milioni di euro: il prezzo del voto in «più puntate». «Mentre i veneti chiedevano risposte e soldi per ripartire, Zaia ha investito la maggior parte del tempo e del suo impegno politico per votare a luglio. Un teatrino desolante». Le tempistiche rendevano improbabile la richiesta del governatore: «Ma Zaia ha continuato a insistere - riprendono i due -, addirittura piegando la legge elettorale veneta e riducendo l’indizione dei comizi da 60 a 50 giorni...». Non fare un election day, chiudono Ostanel e De Zen, «vorrebbe dire buttare al vento 15 milioni». «L’election day - aggiunge il consigliere regionale Piero Ruzzante - è la cosa più ragionevole dal punto di vista economico e sanitario». © RIPRODUZIONE RISERVATA (r.piv.)

Fraccaro, cig anticipata ai dipendenti L’ad: «Ci pareva la cosa giusta da fare»

C A S T E L F R A N CO ( T R E V I S O )

Il manager Paolo Pietrobon

Fraccaro Cafè, la srl che gestisce l’elegante store nato cinque anni fa sul perimetro dell’antico spaccio aziendale, le cose sono andate diversamente... «Sì, abbiamo potuto lavorare durante il blocco, ma abbiamo avuto un brusco calo di ordinativi. Non abbiamo rinnovato i contratti a tempo determinato e abbiamo dovuto interrompere e ridimensionare la campagna pasquale. Una settimana prima di Pasqua, e non era mai successo nella nostra storia, abbiamo fatto sette giorni di cassa integrazione. Purtroppo, i principali clienti al dettaglio, nego-

zi, piccole rivendite e bar di un certo tipo, erano chiusi; solo a loro vendiamo le nostre colombe. A supermercati e iper vendiamo, invece, la focaccia carta verde: questo ci ha permesso di riprendere la produzione». Avete anticipato i soldi della cassa ai dipendenti? «Sì, per intero». A quanti? «A tutti i 35 della spa, che hanno fatto una settimana». Perché questa scelta? «Com i miei cugini, Luca e Michele Fraccaro, presidente e vice dell’azienda (Luca è anche vicepresidente del gruppo ali-

mentare di Assindustria Venetocentro, ndr), abbiamo deciso che fosse giusto agire così. I dipendenti avrebbero potuto chiedere in banca, vero; vero che, con una sola settimana di stop, avrebbero avuto in busta un taglio tra il 15 e 20%. É anche vero, però, che i prestiti personali non sono stati bloccati: per un padre di famiglia perdere anche solo quella fetta di reddito avrebbe comportato difficoltà. Avendo più facilità di accesso al credito o solo più dimestichezza, ci è parso naturale chiedere noi alla banca e anticipare i soldi che l’Inps ci restituirà».

La ragione Anche con un taglio contenuto un padre di famiglia va in difficoltà

Li attendete ancora? La cassa a quando risale? «Beh, dal 16 al 20 marzo... Possiamo, però, scalare la cifra dai prossimi contributi, andando a compensazione». E il Fraccaro Cafè? Lo store non è rimasto chiuso, al pari di ristoranti e bar? «Sì, e i dipendenti hanno fatto tutti cassa, di fatto da metà marzo a metà maggio». Di quante persone parliamo? «Trenta dipendenti» Molti e per un periodo lungo. Per loro cosa avete fatto? «Abbiamo anticipato la cassa anche a loro, tutti». Azienda-famiglia non è una parola vuota... «Molti dei nostri dipendenti, parlo della spa, sono con noi da decenni e arrivano con noi alla pensione. Qui il turnover è basso. Il cafè è più recente le regole sono le stesse...». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

DOMENICA 31 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Coronavirus: cento giorni di epidemia

Zaia: «Più treni sulla Verona-Venezia» E attacca la Grecia che chiude le porte Appello a Trenitalia perché rafforzi i collegamenti con la laguna «Un paese dell’Ue non può vietare gli ingressi, Di Maio protesti» VENEZIA

Come si fa a far ripartire il turismo? Con le spiagge e gli alberghi aperti, ma anche con i voli degli aerei e le corse dei treni che ora sono spariti. L’appello arriva da Luca Zaia ed è rivolto a Trenitalia, ma anche ad Italo: la clientela business si è dissolta perché i manager applicano lo smart working. Si muovono i pendolari e i primi turisti che visitano Verona, Padova e Venezia. «I treni cominciano ad essere affollati: chiediamo a Trenitalia di aggiungere macchine soprattutto sul percorso per Venezia da Verona e dalle altre città italiane», ha detto il governatore. Poi ha allargato l’analisi alla patente sanitaria invocata dal presidente della Sardegna: non si può fare, lo vieta la Costituzione. «Il tampone è l’equivalente di una foto, di un’istantanea perché non ci dà la garanzia che da qui a fine vacanza tu sia una persona negativa. Infatti il tampone si usa per una diagnosi al momento, per stabilire la terapia ed eventualmente

L’eurostar di Trenitalia

il ricovero in ospedale» Zaia ha aggiunto: «Il principio fondante del presidente Christian Solinas, che conosco e stimo, riguarda la tutela della Sardegna: egli immagina un sistema di regolamenti sanitari degli accessi. Legittimo che chi governa una regione che è una splendida isola si ponga la questione, come se la pone Pantelleria. Ma la paten-

te sanitaria non esiste». Se il progetto di Solinas non scalda Zaia, il no della Grecia ai turisti italiani fa scattare la rabbia: si tratta di un veto assurdo, che diventerà un autogol per la Grecia che vive di turisti veneti ed italiani. «Si tratta di un comportamento assolutamente riprovevole. Mi fa incazzare che questo atteggiamento venga da un Paese che sta in Europa». E poi aggiunge: «Se fossi io il ministro degli Esteri italiano sarei già ad Atene». Di Maio forse l’ha ascoltato. Dalla Grecia «non me lo sarei mai aspettato. Bisogna intervenire subito. «Non ci risulta che la sanità greca sia come quella veneta o quella italiana. Da parte nostra non c’è preclusione per alcuno». Positivo invece il giudizio sulla Croazia che ha spalancato la porta a tutti gli stranieri. «L’Istria ha 150 mila abitanti e 12 milioni di turisti, noi arriviamo a 70 milioni di presenze. C’è ancora la frontiera da superare e quindi spero che i tedeschi vengano a Jesolo». — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA

studio della cgia di mestre

«A causa del Covid 27,5 miliardi di evasione fiscale in meno» VENEZIA

È provocatorio lo studio settimanale della Cgia di Mestre, che nell’edizione di ieri ha stimato la mancata evasione fiscale dovuta all’emergenza Covide-19 in 27,5 miliardi di euro. È un conto evidentemente del tutto indicativo. Secondo il ministero delle Finanze sono 110 i miliardi annui di evasione fiscale, i tre mesi di chiusura “varrebbero” quindi un quarto di quella quota. L’occasione è colta per ricordare alcuni dati generali sul tema: la pressione fiscale (in Europa solo la Francia ha un carico fiscale sulle imprese superiore all’Italia: il 60,7% rispetto 59,1, con una media continentale del42,8 per cento) e i mezzi per combattere - volendo -l’evasione fiscale. Ricorda infatti la Cgia di Mestre che e principali misure a disposizione degli 007 del fisco sono: 1) abolizione del segreto banca-

rio; 2) anagrafe dei rapporti finanziari; 3) Serpico super cervellone del fisco, che utilizza le varie informazioni raccolte sui contribuenti; 4) obbligo di comunicare mensilmente all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) le movimentazioni di denaro contante superiore a 10 mila euro; 5) Indici Sintetici di affidabilità fiscale; 6) redditometro (accertamento sintetico sulla base del confronto tra reddito dichiarato e spese sostenute); 7) metodologie di controllo delle PMI e dei lavoratori autonomi; 8) 117, numero della Gdf; 9) trasmissione telematica dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate; 10) fattura elettronica; 11) split payment nel caso di fatturazione verso le Pubbliche Amministrazioni, sono queste che trattengono l’IVA; 12) reverse charge: è l’acquirente o il committente a versare l’IVA; 13) limite all’utilizzo del contante pari a 2.999 euro, dal 1 luglio

2020 verrà ridotto a 1.999 e dal 1 gennaio 2022 scenderà a mille euro; 14) obbligo di pagamento con strumenti tracciabili degli oneri detraibili ai fini IRPEF; 15) controllo automatizzato delle dichiarazioni fiscali; 16) per lavori superiori a 200 mila euro, i committenti hanno l’obbligo di verificare il corretto versamento delle ritenute dei dipendenti delle imprese appaltatrici; 17) ritenuta d’acconto operata sui bonifici per il pagamento delle spese relative a interventi sul patrimonio edilizio e risparmio energetico; 18) la compensazione dei debiti tributari con crediti di importo superiore a 5 mila euro va certificata; 19) esterometro: invio telematico dei dati relativi alle operazioni economiche con soggetti non residenti; 20) comunicazione trimestrale dellla liquidazione periodica IVA. Oltre a tutto questo ci sono le ispezioni e gli accertamenti caso per caso. —

I CONTAGIATI OSPEDALE PER OSPEDALE CASI SARS-CoV-2 POSITIVI casi al 30/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 29/05

Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò Treviso Venezia Verona Vicenza Belluno Rovigo Domicilio fuori Veneto Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO

TOTALE CASI

VARIAZIONE NUMERO CASI

3843 88 2658 2661 5099 2845 1170 442 316 28 19150

0 0 +1 +3 +6 0 +5 0 0 0 +15

CASI ATTUALMENTE NEGATIVIZZATI POSITIVI DECEDUTI VIROLOGICI 77 1 297 151 506 253 107 34 123 27 1576

280 3 313 286 556 321 110 34 14 0 1917

SOGGETTI IN ISOLAMENTO DOMICILIARE

3486 84 2048 2224 4037 2271 953 374 179 1 15657

183 301 239 448 198 245 113 1727

CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS -CoV-2 casi al 30/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 29/05 PAZIENTI PAZIENTI IN VARIAZIONE VARIAZIONE VARIAZIONE IN AREA TERAPIA DIMESSI DECESSI NUMERO CASI NUMERO CASI NUMERO NON CRITICA INTENSIVA DAL 21.2 DAL 21.2 AREA N.CRITICA T.INTENSIVA DECESSI Azienda Ospedale Università Padova 4 Ospedale Sant'Antonio 0 Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 2 Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 1 Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno 8 ULSS 1 - Ospedale Feltre 0 ULSS 1 - Ospedale Agordo 0 ULSS 2 - Ospedale Treviso 0 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 0 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 0 ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 5 ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 0 ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 0 Ospedale S. Camillo-Treviso ° 0 Ospedale Riabilitativo Motta di Livenza - Treviso 0 Casa di Cura Giovanni XXIII Monastier -TV 0 ULSS 3 - Ospedale Mestre 0 ULSS 3 - Ospedale Venezia 0 ULSS 3 - Ospedale Mirano 0 ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 11 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 0 ULSS 3 - Ospedale di Noale 0 Ospedale Villa Salus (VE)° 24 Casa di cura San Marco - Mestre (VE) 0 ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 0 ULSS 4 - Ospedale Portogruaro 0 Casa di Cura Rizzola 0 ULSS 5 - Ospedale Rovigo 0 ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 1 ULSS 5 - Ospedale Adria 0 ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 8 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 ULSS 6 - Ospedale Cittadella 0 ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 1 ULSS 6 - Ospedale Conselve 0 Casa di cura Villa Maria (PD) 0 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° 5 ULSS 7 - Ospedale Bassano 0 ULSS 7 - Ospedale Asiago 0 ULSS 8 - Ospedale Vicenza 16 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina 0 ULSS 8 - Ospedale Arzignano 0 ULSS 8 - Ospedale Valdagno 0 ULSS 9 - Ospedale Legnago 0 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 1 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 15 ULSS 9 - Ospedale Marzana 3 ULSS 9 - Ospedale Bussolengo 9 ULSS 9 - Ospedale San Biagio di Bovolone 0 ULSS 9 - Ospedale Malcesine 0 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 4 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 4 Istituto Oncologico Veneto 0 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 122 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI 265 TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI) 387

CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, PAZIENTI trasferiti da ospedali per acuti casi al 30/05 POSITIVI ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 29/05 0 Ospedale di Comunità Belluno (BL) Ospedale di Comunità Agordo (BL) 0 Ospedale di Comunità- Auronzo (BL) 0 Ospedale di Comunità Alano di Piave (BL) 0 Ospedale di Comunità di Castelfranco (TV) 0 Struttura COVID - Vedelago (TV) 0 Struttura COVID - Ormelle (TV) 0 Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (TV) 4 0 Ospedale di Comunità SS. Giovanni e Paolo (VE) 0 Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola (VE) 1 Ospedale di Cinto Caomaggiore (VE) 0 Ospedale di Comunità Civitas vitae (PD) 0 Ospedale di Comunità Villa Maria (PD) 0 Ospedale di Comunità Conselve (PD) 3 Ospedale di Comunità Camposampiero (PD) 0 Ospedale di Comunità Montagnana (PD) 5 Ospedale di Comunità Marostica (VI) 0 Ospedale di Comunità Valeggio sul Mincio (VR) 0 Ospedale di comunità Tregnago (VR) 13 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 37 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI) 50

0 0 0

315 0 216

68 1 114

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1

84

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-2 0 0 98 53 0 0 0 12 6 0 0 0 1 0 0 0 0 223 109 0 0 0 20 21 0 0 0 18 21 1 0 0 211 39 0 0 0 40 8 0 0 0 53 12 0 0 0 52 4 0 0 0 2 0 0 0 0 1 0 0 0 0 77 41 0 0 0 29 15 0 0 0 8 10 1 -1 0 140 113 0 0 0 3 3 0 0 0 0 4 0 0 0 113 14 0 0 0 0 0 0 0 0 104 30 0 0 0 0 1 0 0 0 15 1 0 0 0 28 5 1 0 0 47 26 0 0 0 5 0 -2 +1 2 273 107 0 0 0 2 0 0 0 0 2 7 0 0 0 3 7 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 259 90 0 0 0 21 13 0 0 0 8 11 -2 0 0 147 103 0 0 0 58 2 0 0 0 0 1 0 0 0 23 5 0 0 1 72 50 0 0 0 34 26 0 0 2 194 113 0 0 0 55 8 0 0 0 62 5 0 0 0 2 0 0 0 0 0 0 -1 0 0 144 37 0 0 0 99 38 0 0 0 2 1 0 -8 6 3376 1.377 22 28 ** deceduto assegnato ad altro ospedale

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1

DIMESSI DAL 21.2

DECESSI DAL 21.2

VARIAZIONE N° CASI ATTUALMENTE POSITIVI

VAR. NUMERO DECESSI

35 31 0 0 5 54 24 46 0 11 0 0 40 0 23 0 19 0 0 288

17 1 0 0 0 4 4 2 0 1 0 0 1 0 1 0 7 0 0 38

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Primo Piano

Domenica 31 Maggio 2020 www.gazzettino.it

L’intervista / 1 Manuela Lanzarin

L’intervista / 2 Roberto Rigoli

«Paura di non farcela: «Il virus si è spento dopo i primi 10 giorni ma bisogna fare un’esplosione di casi» ancora attenzione» `

I timori e le speranze dell’assessore alla Sanità: «Non si trovavano le mascherine, eravamo preoccupati che il sistema non tenesse»

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Russo che mi avvisava dei due ca- tà di salutare per un’ultima volta si positivi di Vo’. Ero a Rosà, in i propri cari». municipio. La corsa a Padova per Cosa promuove e cosa boccia la riunione operativa». nella gestione dell’emergenza? «Promuovo il sistema sanitario Cosa ha pensato? «Che avevamo fatto già dal mese veneto, compresi i medici di faprecedente la task force e che era- miglia, i farmacisti, tutti. Si è divamo attrezzati, ma l’emergenza mostrata la forza del rafforzaall’epoca pareva lontana. Quando mento della parte territoriale, i dipartimenti di prevenzione, tutti arriva in casa, c’è il silenzio». ta l’organizzazione. Il voto negaC’è stato un momento in cui ha tivo è alla politica sanitaria europea: assente». avuto paura? «Dopo i primi dieci giorni perché si sommavano i casi, la curva del contagio aveva un andamento Cento giorni a Marghera: come più veloce. La preoccupazione sono stati? era che non tenesse il sistema. «Intensi, preoccupati, tesi perché Era il momento in cui non si tro- si aveva paura che i numeri dei vavano le mascherine. Inizial- contagi e dei ricoveri esplodessemente pareva servissero solo per ro. Ma questi cento giorni mi i sanitari, poi si è capito che erano hanno anche permesso di conoscere meglio, pure da un punto di Assessore, è iniziato tutto il 21 necessarie per tutti». vista umano, i miei compagni di febbraio. Cosa ricorda di quel viaggio». Case di riposo, si rimprovera giorno? qualcosa? «La telefonata della dottoressa Ne siamo fuori? «Abbiamo cercato fin da subito di «No, dire che ne siamo fuori non dare indicazioni, linee guida. Il è corretto. Siamo sicuramente in problema era la mancanza di di- una situazione migliore, l’andaspositivi di sicurezza che nessu- mento da settimane è rincuoranno trovava. Però le strutture han- te. Ma ci vorrà ancora del tempo. no reagito molto bene organiz- E dipenderà dai nostri comportazandosi e facendo i salti mortali. I menti». numeri lo dimostrano». Il Piano socio sanitario è da riIl 75 per cento delle strutture vedere? non ha avuto contagi, ma in al- «Sono piani aperti, è sicuramencune Rsa ci sono stati morti. te da integrare con le nuove iniQuando ha cominciato a preoc- ziative, come l’infermiere di facuparsi? miglia e di comunità». «Quando il virus ha cominciato ad entrare in queste strutture col- Riuscirà il Veneto a risollevarpendo quei soggetti più fragili e si economicamente? «COLPISCONO LE STORIE isolandoli dal resto «Per le caratteristiche che ha, ci DELLE RSA E DELLE PERSONE vulnerabili, dal contatto anche con i propri fa- riuscirà. Ma sta anche a noi, ciaCHE, ENTRATE IN OSPEDALE, miliari. Colpiscono le storie di scuno per il proprio ruolo, impeNON HANNO POTUTO quelle persone che, entrate in gnarsi per la “ricostruzione”». SALUTARE I LORO CARI» ospedale, sono state isolate e non Alda Vanzan hanno avuto neanche la possibiliAssessore regionale veneto © RIPRODUZIONE RISERVATA utti i giorni Rosà-Marghera. Da cento giorni in unità di crisi della Protezione civile. Le videoconferenze, le riunioni con i direttori generali delle Ulss, i vertici per preparare le linee guida mano a mano che si prospettavano le prime riaperture. Il timore che il sistema non reggesse. Il dolore per gli anziani morti senza un parente accanto. La paura, anche, di ammalarsi. «Da donna vedevo i segni della stanchezza, la preoccupazione: il pallore, le occhiaie, nuove rughe. Però la cosa che più mi è mancata è stato il rimanere lontana dagli affetti familiari e personali». Manuela Lanzarin, 49 anni mercoledì prossimo, assessore alla Sanità e al Sociale, racconta i suoi cento giorni in trincea.

Il direttore del centro di Microbiologia di Treviso: «Una discesa così rapida non l’avevamo messa in conto, il Covid-19 è mutato» l’uomo che è riuscito a moltiplicare i tamponi per individuare il coronavirus. Prima lavorando per consentire al Veneto di produrseli in casa. E poi mettendo a punto un nuovo sistema robotizzato che permette di ridurre tempi e costi, analizzando non più una sola provetta per volta, ma fino a trenta contemporaneamente. A Roberto Rigoli, 63enne direttore del centro di Microbiologia di Treviso, il governatore Luca Zaia ha affidato il compito di coordinare la rete dei centri di Microbiologia del Veneto proprio per quanto riguarda le analisi sul Covid-19.

è mai finito. Anzi, è andato in crescendo. Dopo tutte le analisi eseguite all’inizio dell’emergenza, adesso stiamo continuando a lavorare giorno e notte per garantire i tamponi periodici al personale degli ospedali, a chi viene ricoverato, gli ospiti e al personale delle case di riposo e a tutti gli altri servizi più esposti». Ora sembra che il Covid-19 abbia finalmente mollato la presa. «Oggi il coronavirus è clinicamente spento. Solamente a Treviso siamo arrivati a processare quasi 2mila tamponi al giorno. E i casi di positività sono ormai meno di uno ogni mille. Le persone contagiate, inoltre, in genere non sviluppano più manifestazioni cliniche gravi, compresi gli anziani. Il virus è mutato repentinamente dal punto di vista clinico».

Dottor Rigoli, come ha vissuto questi 100 giorni in prima linea? «È stato un terremoto. Da qualche settimana, per fortuna, a livello generale la terra non trema più come prima. Per noi microSe l’aspettava una discesa così biologi, invece, il terremoto non rapida? «No. E sfido chiunque a dire che l’aveva messa in conto». Il piano tamponi è partito subito dopo lo scoppio dell’emergenza o è servito aggiustarlo? «Noi abbiamo iniziato a fare le analisi fin da subito. Non c’è stato bisogno di organizzare la macchina dei tamponi. C’era già. E siamo partiti».

«È STATO UN TERREMOTO E NOI CONTINUIAMO A LAVORARE GIORNO E NOTTE CON I TAMPONI ORA CONTAGI MENO GRAVI» Microbiologo

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Con tutti i problemi collegati alla difficoltà nel reperire i reagenti necessari. «Abbiamo iniziato a farceli in casa, sviluppando una collaborazione con un’azienda di Padova. Quando le grandi società hanno visto che eravamo in grado di produrceli da soli, allora hanno iniziato a mandarceli senza più

troppi problemi. È stato un bel segnale da parte nostra». Ora invece si punta a processare più tamponi contemporaneamente. «I casi di positività sono ormai meno di uno ogni mille. Questo ci permette di usare il sistema pool. Può sembrare banale, ma come tutte le banalità vanno prima individuate. È nelle situazioni di crisi che escono le intuizioni. La nostra consiste in un robot, in via di sperimentazione a Treviso, con la collaborazione del dipartimento di Statistica dell’Università di Padova, in grado di eseguire più tamponi in una sola volta. Semplificando, si fa un cocktail con varie provette. Se è tutto negativo, si passa oltre. Se invece viene individuato il virus, si va a ritroso analizzando ogni singola provetta. E ormai questo è sempre più raro. Abbiamo già validato clinicamente la possibilità di processare cinque tamponi per volta. Ora puntiamo ad arrivare a trenta, il massimo registrato nella letteratura internazionale». Si guadagna tempo e si risparmiano reagenti. «E per completare il quadro diminuiscono anche i costi: con il pool da 30 si passa da 18 euro a 0,60 euro per ogni provetta». Adesso teme una seconda ondata di coronavirus? «Temiamo una ripresa della pandemia. Non possiamo ancora dare per scontato nulla. Ed è per questo che continuiamo a chiedere a tutti di fare attenzione e di non abbassare mai la guardia». Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA


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La Fase 2 a Nordest IL PUNTO

15 giugno, il ritorno alla libertà ma mascherine sempre pronte

VENEZIA Cento giorni dopo il 21 febbraio già si pensa al “liberi tutti”. Cento giorni dopo la paura dei primi contagi, dopo l’angoscia dei bollettini che registravano l’incremento dei decessi, dopo il terrore di non riuscire a dare a tutti le mascherine mentre le ordinanze imponevano di coprirsi naso e bocca, ecco che adesso che si può tirare un respiro di sollievo. L’allerta non è ancora finita, ma le prescrizioni si sono allentate. E tra quindici ` giorni potrebbero decadere tutte le ordinanze. «Dal 15 giugno liberi tutti? Penso di sì, ma le mascherine è probabile che le dovremo ancora tenere a portata CHIARIMENTI di mano», dice il presidente del Chiarimenti sull’ultima ordiVeneto, Luca Zaia. nanza ce ne sono pochi, l’aspetto fondamentale - come ribadiI NUMERI sce Zaia - è che da domani «non La conferenza stampa del cen- sarà più fuorilegge fare una pastesimo giorno dell’emergenza seggiata senza mascherina». Ma coronavirus si apre con un rin- in alcuni posti sarà meglio avergraziamento alla stampa («Non le anche all’aperto: «A Venezia, sarebbe stata la stessa tragedia con le calli strette che non assise non ci fosse stata la comuni- curano il distanziamento sociacazione, grazie di cuore») e con i le meglio portarle sempre». dati sempre più rincuoranti del Sui centri estivi, luci e ombre: bollettino: «Guardate che bel nu- Zaia riferisce di avere avuto un mero, solo trenta ricoveri in te- grande riscontro e lancia l’idea rapia intensiva di cui appena 7 di un portale con l’elenco di tutpositivi». Ma è soprattutto l’oc- te le strutture, mentre la Cgil casione per fare il punto sull’or- con il segretario Christian Ferradinanza che entrerà in vigore ri accusa la Regione di aver riadalla mezzanotte di oggi e per perto i servizi per l’infanzia annunciare l’ennesima sfida: «senza le necessarie garanzie di «Siamo arrivati a 660.018 tampo- sicurezza», contestando il “patni, ne abbiamo processati 14.591 to di responsabilità” tra gestori e nelle ultime ventiquattr’ore, ma famiglie. In mezzo ci sono i Grea settembre contiamo di arriva- st che le parrocchie, preoccupare a 30mila tamponi al giorno». te degli adempimenti, stanno anIl governatore esorta Trenitalia: nullando: «Siamo a disposizio«I nostri treni cominciano a es- ne, se servirà anche con una sere affollati, chiediamo con for- nuova ordinanza». za che vengano aumentati i mezE a proposito di ordinanze, la zi e, soprattutto, rafforzati su Ve- Regione sta preparando le linee nezia». guida per la riapertura, ma non

L’allerta non è finita ma precauzioni allentate `Allarme trasporti: «I treni sempre più affollati, Zaia: «Solo 30 in terapia intensiva, bel numero» devono essere rafforzati soprattutto su Venezia» prima del 15 giugno, delle discoteche: «Ma già ora i locali che hanno il servizio di ristorazione possono fare intrattenimento con il servizio dei pasti al tavolo, sia chiaro, però, senza ballare». Le linee guida per cinema e teatri con il numero massimo di 200 persone (1.000 se all’aperto) potrebbero invece essere riviste in rialzo. Quanto alle grigliate, anche qui vale il buon senso: sarebbero solo tra congiunti, ma Zaia ha detto che sono possibili anche tra amici: «Vale il principio del ristorante, tavoli da non più di 12 persone».

LE POLEMICHE Sul caso delle intercettazioni,

GRIGLIATE APERTE ANCHE AGLI AMICI «VALE IL PRINCIPIO DEL RISTORANTE TAVOLI DA NON PIÙ DI DODICI PERSONE

I complimenti

Dal «corso di dizione» a Crozza ai cronisti «inviati di guerra» VENEZIA «Il ragazzo si è impegnatomapuòfaredipiù»: ha replicatoconunabattuta il governatoredelVeneto Luca Zaiaachiglihachiesto un commentoallasua imitazione fattadaMaurizioCrozza. «Sedovessidare un giudizioda scuola, direi:siè impegnato,ma puòfaredi più, soprattuttosul truccoe sull’accento. L’accentoeraun mistotra il bergamascoeil veneziano,mi propongodi fargliuncorso didizione».«È ovvio-ha conclusoZaia-cheCrozzaèun grandeartista: mi ha “coglionato”emi “coglionerà”

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all’infinito,maèapprezzabile il lavorochefafinché restanel rispettodelle persone,la suaè unatrasmissionedisatira». Ilgovernatore,oltre al personale sanitario,haringraziatoanche lastampa: «Esserestati qui tuttiigiornihafattola differenza-hadetto riferendosial consuetopunto stampa-Voi siete stativerie propri inviati.Enoi abbiamo approfittatodegli inviatiperparlare inunmomentodi guerra,ilnemiconon sonoicarri armati maun nemicosubdolo.Quindive lo potetescrivere:“inviati di guerra”». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Zaia non ha dubbi: «Il presidente della Repubblica ha esercitato in pieno i suoi poteri, Mattarella ha fatto benissimo». Per Zaia quella svelata dalle intercettazioni «è una situazione alquanto imbarazzante. È innegabile che Salvini sia una vittima di questa specie di congiura». E a chi gli faceva notare il calo dei consensi del segretario della Lega, Zaia ha risposto che «Salvini non sta andando a picco» e che «ad oggi ogni sondaggio è drogato dalla vicenda Covid: non è un caso che governatori e sindaci hanno sondaggi alti perché hanno gestito la vicenda», mentre gli stessi sondaggi sul premier Giuseppe Conte «il Covid ha pesato». Quanto alla polemica sulle frontiere chiuse, Zaia è stato duro nei confronti della Grecia: «Per noi le frontiere sono aperte a tutti. La Grecia è stata riprovevole e mi fa arrabbiare che sia anche in Europa. Io se fossi il ministro degli Esteri sarei già ad Atene». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 31 Maggio 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza Covid-19

IL DIARIO ento giorni di emergenza Coronavirus. I tamponi e i divieti, le paure le speranze, le mascherine e le distanze, gli eroi e gli untori. Diario della crisi in Veneto: qui dove tutto è cominciato, la sera di un 21 febbraio destinato a rimanere nella storia, fino a contare 660.018 diagnosi, 19.150 contagiati e 1.917 vittime.

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Nuovi positivi

400

200

La prima vittima d’Italia

21 febbraio

È un venerdì, quando muore Adriano Trevisan, vittima numero uno in Italia: si accende così il focolaio di Vo’. In una riunione carica di tensione a Padova, il governatore Luca Zaia dispone i tamponi per tutto il paesino-epicentro e la chiusura dell’ospedale di Schiavonia, sulla base del piano elaborato il 30 gennaio dalla dirigente Francesca Russo. Già l’indomani scoppiano le prime scintille per il carteggio tra lo scienziato Andrea Crisanti e il direttore generale Domenico Mantoan sull’estensione dei test diagnostici. Ma non c’è tempo per le polemiche: l’incubo avanza, al punto che il 23 febbraio il presidente della Regione sottoscrive l’ordinanza del ministro Roberto Speranza che prescrive l’inizio delle chiusure e delle sospensioni per scuole, chiese, cinema, musei, discoteche. Intanto però la macchina continua a macinare numeri. Già il 24 febbraio cominciano l’allestimento di 56 ten- Stop alle visite de per 900 posti fuori dai Pronto e Covid Hospital Soccorso e i massicci acquisti di materiali sanitari: 280.000 mascherine, 100.000 tamponi, 59.000 camici, 215.000 confezioni di gel, «in ordinazione guanti per il fabbisogno di tre mesi». La previsione si rivelerà azzeccata, ma le 215 assunzioni di sanitari decise il 26 febbraio non bastano. Non a caso domenica 1° marzo la chiusura di Vo’ viene prorogata e tre giorni dopo la Regione aggiunge 534 posti letto, ottenendo a stretto giro di poter mantenere in servizio i 450 ospedalieri risultati negativi benché entrati in contatto con pazienti infettati. Nemmeno questo sarà sufficiente: il 7 marzo 617 dipendenti sono in isolamento e i nuovi ` ingaggi salgono a 525. L’8 marzo mezzo Veneto diventa zona rossa, con le province di Padova, Venezia e Treviso, che Zaia chiede inutilmente al Governo di stralciare. È il preludio al lockdown, annunciato per tutta Italia dal premier Giuseppe Conte la sera dell’11 marzo, quando si ferma (quasi) tutto, il traffico si riduce ai minimi storici e sulle città cala un silenzio che gronda incredulità. Sui balconi si moltiplicano gli arcobaleni: «Andrà tutto bene». Ma

`L’8 marzo Padova, Venezia e Treviso

diventano “zona rossa”. Ma dall’11 marzo tocca a tutti: “IoRestoACasa”

4-18 maggio

Fase 2 fra timori e speranze `Il 4

maggio riapre la maggior parte delle attività economiche, a cui fanno seguito dal 18 i bar, i barbieri e i negozi: inizia la “fase 2”

`Il 13 marzo viene presentato il piano

che rivoluziona la sanità: sospese le visite non urgenti, via ai Covid Hospital

OLTRE TRE MESI SEGNATI DAL PICCO DEI RICOVERI (IL 30 MARZO) E DEI MORTI (IL 28 APRILE), MA ANCHE DALL’IMPEGNO SANITARIO FRA OSPEDALI E TERRITORI

Tamponi e mascherine, divieti e distanze: `Arcobaleni sui balconi: «Andrà tutto bene» così il Coronavirus ha cambiato il Veneto Ma anche i lutti, la crisi economica, le paure

I DISPOSITIVI E I METRI Mentre la pandemia dilaga, i dispositivi spariscono. Il 18 marzo l’imprenditore Fabio Franceschi riconverte parzialmente la propria azienda e dona ai veneti, fra critiche e gratitudine, i primi 2 milioni di schermi protettivi. Il 20

marzo l’ordinanza regionale ammette le passeggiate «entro i 200 metri da casa»: in un Veneto costretto improvvisamente a familiarizzare con la virologia e i dpcm, si infiammano i dibattiti sul distanziamento sociale. Regione e Università vanno avanti, promuovendo il 23 marzo il piano dei tamponi «a cerchi concentrici», che implementa attorno alla rete delle 14 Microbiologie quel “modello Veneto” imperniato su accertamento dei casi, mappatura dei contatti e isolamento dei cluster. Come le case di riposo, che a partire dal 25 marzo diventano ufficialmente un caso, con 336 ospiti e 211 operatori positivi, nonché i primi 30 decessi. Il picco dei ricoveri viene raggiunto il 30 marzo, mentre parte il progetto sperimentale condotto dai professori

30mag

24mag

Dall’inizio dell’emergenza in Veneto sono stati fatti 660.018 test diagnostici: 19.150 con esito positivo

Tre province e poi tutti a casa

perché questo avvenga, occorre svuotare gli ospedali: il 13 marzo viene sospesa l’attività chirurgica e ambulatoriale non urgente e due giorni dopo viene presentato il piano di riorganizzazione che istituisce 13 Covid Hospital, porta i posti letto a 2.985, ne attiva altri 740 negli ex ospedali ripristinati e ulteriori 110 nelle strutture intermedie, seconda gamba di un sistema che poggia sulla sanità territoriale e spicca nel confronto soprattutto con la Lombardia.

19mag

I test diagnostici effettuati dall’inizio

Da Vo’ alle riaperture le tappe dell’epidemia

IL LOCKDOWN

14mag

660.018

genza Coronavirus scoppia in Veneto il 21 febbraio: muore Adriano Trevisan, primo in Italia. Esplode così il focolaio di Vo’

13 marzo

9mag

I numeri

8-11 marzo

`L’emer-

IL FOCOLAIO

4mag

29apr

24apr

19apr

14apr

9apr

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30mar

25mar

20mar

15mar

5mar

10mar

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29 feb

giorni dopo

Veneto

600

24feb

100

FONTE: UNIVERSITÀ DI PADOVA

L’andamento del contagio

Mario Plebani e Giuseppe Lippi per la diagnosi sierologica. Aprile porta con sé un’altra raffica di nuove regole: da l 3 i mercati possono tenersi ma con perimetrazione e protezioni, dal 4 i supermercati devono restare chiusi alla domenica, dal 6 l’uso dei mezzi pubblici vede l’obbligo di guanti e mascherina. È il giorno in cui, fra codici Ateco e silenzio-assenso, riparte la produzione in molte aziende: spiragli di ripresa, ma anche timori di ricaduta.

LA DISCESA Del resto il saliscendi emotivo è destinato a continuare a lungo, fra l’entusiasmo per la macchina olandese che dal 7 aprile garantisce 9.600 tamponi al giorno e il dolore per l’anomalo record di decessi (64) il 28 aprile, il via libe-

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ra al cibo d’asporto dal 24 aprile e la limitazione al giardino di casa delle grigliate del 1° maggio. Ma questo è anche il mese in cui comincia la “fase 2”: la riapertura della maggior parte delle attività economiche dal 4, l’avvio della donazione del plasma «per fare magazzino» dal 9, i primi sconfinamenti per le visite ai congiunti in Trentino (e poi in Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna) dall’11, la ripresa di bar e barbieri dal 18. La discesa delle curve, iniziata il 10 aprile, sembra proseguire. Il dubbio della possibile ripresa d’autunno persiste, ma bisogna essere ottimisti: “Ora, Veneto!”, come il piano di interventi economici presentato il 27 maggio. Altri tre giorni e sono cento. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

56 Le tende montate fuori dai nosocomi Già tre giorni dopo lo scoppio dell’epidemia i volontari della Protezione Civile hanno allestito 56 tende fuori dai nosocomi

200 I metri da casa per le passeggiate Durante la “fase 1” in Veneto è scattato il divieto di oltrepassare i 200 metri da casa per svolgere l’attività motoria

13 I Covid Hospital attivati per le cure A metà marzo è scattato il piano che ha sospeso le attività sanitarie non urgenti e ha istituito i 13 Covid Hospital per le cure

740 I posti letto attivati nelle ex strutture Prima del picco sono state ripristinate a tempo di record le ex strutture sanitarie: pronti (e mai usati) 740 posti letto


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Domenica 31 Maggio 2020 www.gazzettino.it

Il virus, polemiche e manifestazioni

Turisti stranieri, si muove la Regione: «Governo svogliato» L’assessore Caner ieri al debutto di Jesolo: `«Il ministro Di Maio dovrebbe capire «Contatti con Kurz, l’Austria darà via libera» l’importanza di quegli ospiti per noi» `

IL MESSAGGIO JESOLO «Le spiagge venete sono Covid free». Le parole, chiare e forti, sono state pronunciate dall’assessore regionale al Turismo Federico Caner, arrivato ieri mattina a Jesolo per l’apertura della stagione dello stabilimento Manzoni. Di fatto si tratta del via ufficiale alla stagione balneare 2020 di Jesolo e di tutta la costa. Una estate che si preannuncia complicata, ma che vede ancora una volta gli imprenditori del turismo dare un segnale di unità e di voglia di ricominciare. Ed è con questa premessa che l’assessore regionale ha lanciato un importante messaggio interregionale e transfrontaliero. Un modo per ribadire l’efficienza del sistema sanitario regionale e ricordare l’alto livello di qualità dei servizi turistici garantiti in tutta la regione. Ma anche per sottolineare come il coronavirus è stato affrontato a viso aperto e che la situazione ora è sotto controllo, sollecitando per questo una maggiore azione diplomatica da parte del governo.

questa è la verità. Siamo pronti ad affrontare la stagione nel migliore dei modi, usando tutti i protocolli e dispositivi che magari tra 15 giorni verranno tolti. Ma resteranno le buone pratiche, perché noi siamo sempre in grado di lavorare per migliorare servizi e qualità. L’esempio arriva dai 12 metri quadrati di spazio per ogni ombrellone, quando la normativa ne prevedeva 10, in accordo con tutta la costa adriatica abbiamo deciso di avere più spazi perché il nostro modo di lavorare è sinonimo di qualità. Chiedo a tutti i veneti di fare le vacanze nella nostra regione, aiutiamoci tra di noi».

I CLIENTI STRANIERI Concetti che saranno ribaditi anche a livello internazionale. «Nei prossimi giorni – prosegue Caner – partirà una campagna promozionale importante, non solo in Italia ma anche in Austria, Germania e Svizzera. E poi anche con i Paesi dell’est Europa. Stiamo lavorando con l’Austria: stiamo facendo una forte pressione nei confronti del cancelliere Sebastian Kurz, gli austriaci vogliono venire in Veneto e siamo convinti che tra 15

COSTA INCLUSIVA «La nostra costa – ha detto l’assessore Caner - è la più inclusiva d’Italia. Già due anni fa, quando non si sapeva nulla di Covid-19, abbiamo fatto un progetto di inclusione sociale e sanitaria. Ora chiudiamo questa iniziativa dicendo a tutti che le spiagge venete sono Covid free:

«LE NOSTRE SPIAGGE SONO COVID-FREE E ABBIAMO I SERVIZI MIGLIORI MA SERVE PIU’ LAVORO DIPLOMATICO»

giorni il governo austriaco mollerà la presa. La Germania ha già fatto un passo indietro ed è stato aperto un corridoio verso l’Italia. Il problema non è il popolo tedesco, ma la politica che si muove per certi interessi. Se il nostro governo, a partire dal ministro Di Maio, capisse l’importanza degli ospiti stranieri per la nostra regione non sarebbe male: è inutile che ci lamentiamo della Croazia, dobbiamo svegliarci anche noi. Chiedo al ministro degli Esteri di andare a trattare con l’Europa. E poi ricordiamoci che i servizi di qualità e la sabbia bella sono quelli nostri. Il popolo tedesco e austriaco lo sa, quindi facciamoci trovare pronti». Sulla stessa scia il vicegovernatore Gianluca Forcolin: «Gli imprenditori – ha detto – soprattutto quelli turistici, ad oggi hanno ricevuto solo promesse. Ma ciò nonostante sono pronti per affrontare una nuova stagione, che parte con delle incertezze ma sono convinto regalerà delle soddisfazioni. Negli ultimi giorni ci sono numerosi operatori che chiedono al governatore Luca Zaia di gestire anche i rapporti internazionali andando oltre i suoi compiti. Ma indubbiamente c’è bisogno di un maggior lavoro diplomatico: se il ministro Di Maio si fosse impegnato maggiormente probabilmente ci sarebbe qualche risultato in più. Non ci resta che lavorare assieme agli imprenditori per superare le criticità». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA

JESOLO L’assessore regionale Caner ha definito le spiagge della costa “Covid free”

Aperti i primi otto Consorzi

Lo stabilimento Manzoni dà il via alla stagione Stagione balneare al via. Taglio del nastro ieri per lo stabilimento Manzoni, tra i primi a riaprire i battenti assieme ad altri 7 consorzi. Per la prossima settimana, invece, apriranno tutti gli altri. Massima l’attenzione alla sanificazione, con tanto di bagni autopulenti, pulizia quotidiana di tutte le strutture e ombrelloni automatici. A partecipare alla cerimonia di apertura anche i presidenti delle associazioni di categoria cittadine, come Aja, Confcommercio, Federconsorzi e Unionmare,

per sottolineare l’importanza del momento. «Come nostra abitudine – ha detto Amorino De Zotti, presidente dello stabilimento Manzoni – siamo pronti per affrontare al meglio la stagione. Abbiamo ricevuto tante promesse ma pochi fatti concreti. Non ci resta che lavorare e accogliere gli ospiti nel modo migliore». E ieri sono stati numerosi i turisti sotto l’ombrellone, rigorosamente in costume e mascherina. Sessanta gli hotel che hanno riaperto, alcuni dei quali già sold out, tanto che ieri mattina si sono viste

Maestranze dello spettacolo in “agitazione permanente” L’INIZIATIVA VENEZIA - Attori, cantanti, presentatori, registi, scenografi, costumisti, tecnici di luce e suono, grafici, truccatori. Insomma, tutte quelle maestranze “invisibili” ed intermittenti che sono l’anima del mondo della cultura e dello spettacolo del nostro Paese. Per il loro primo evento regionale di mobilitazione, secondo la Questura ieri pomeriggio erano circa 200, riuniti nel piazzale della stazione Santa Lucia, mentre per gli organizzatori – della sigla auto organizzata “Maestranze dello spettacolo del Veneto”, nata durante i mesi della pandemia – hanno raggiunto le 450 presenze, arrivate dall’intera regione. Tra loro, muniti di mascherine, striscioni e caschetti da lavoro in testa, c’era pure il noto attore e regista veneziano Alessandro Bressanello, interprete anche nella serie tv “The young Pope”. Una mobilitazione

che, riempiendo 14 piazze italiane da nord a sud, ha dato il via ad uno “stato di agitazione permanente” per tentare di risolvere alcuni problemi che accomunano l’intera categoria. «Siamo in emergenza – dice Rolando Lutterotti, tecnico luci di 31 anni – a prescindere dal Covid: non esiste un contratto che sappia tutelarci davvero. Chiediamo un tavolo emergenziale con Regione ed Inps per avere ammortizzatori sociali stabili e strutturali come la cassa integrazione in deroga; oltre ad un tavolo tecnico col governo per ricostruire da zero i contratti nazionali. Se non ci ascolteranno

IERI NEL PIAZZALE DELLA STAZIONE ANCHE L’ATTORE BRESSANELLO INTERPRETE NELLA SERIE “THE YOUNG POPE”

bloccheremo, quando ripartiranno, tutti gli eventi». Luca Dall’Agnol e Chiara Buratti di Adl Cobas, sindacato che sta appoggiando questo comparto lavorativo, hanno sottolineato il problema legato al bonus dei 600 euro. Che in tanti non hanno ricevuto o si sono visti rifiutare a causa di un lavoro intermittente, a chiamata o stagionale, col rischio di lasciare «troppa gente indietro». «Prevediamo un abbattimento dei nostri cachet. Per coprire – ha spiegato Chiara Brunello, solista lirica residente a Venezia – la richiesta delle 200 persone di pubblico che con le nuove modalità di apertura potranno accedere in luoghi chiusi, ci troveremo a fare 3 concerti al posto di uno ma allo stesso prezzo». Referente regionale di Assolirica, associazione di categoria che riunisce 400 artisti dell’Opera, nonché cantante lirica, Giulia Semenzato ha ricordato come nel loro contratto – che risale al ‘36 – all’arti-

anche i primi serpentoni di auto in coda per entrare in città. Code di camper anche verso Cavallino, dove i campeggi hanno registrato un boom di presenze. Pronta ad accogliere i suoi turisti anche Eraclea Mare. Di fatto ieri la località ha dato inizio alla nuova stagione balneare. «E’ un momento particolare per il turismo – ha commentato il presidente di Confcommercio Angelo Faloppa – ma i nostri imprenditori stanno rispondendo con la consueta professionalità e passione». (g.bab)

Confcommercio Mercoledì webinar con Zaia e Sangalli

ARTISTI La manifestazione davanti alla stazione di Santa Lucia

sta spettino solo doveri. A fronte di molte mancanze come il fatto che le prove non vengano pagate o che non ci sia un diritto alla maternità e alla paternità. «Più volte ho dovuto far causa con i teatri – le sue parole – per riuscire ad ottenere il pagamento. Gli artisti devono avere la sicurezza che sia riconosciuta la qualità

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della loro professione». Presenti alla manifestazione anche alcuni lavoratori del Teatro La Fenice. «Gli intermittenti sono l’anima del teatro – il commento di Gino Bortolozzo, del sindacato Usb Lavoro Privato Veneto – ma vengono trattati come l’ultima ruota del carro». Marta Gasparon

VENEZIA “Ripartenza, territorio, economia. Dal distanziamento sociale alla ripresa in sicurezza”. Confcommercio Unione metropolitana di Venezia e Rovigo organizza mercoledì 3 giugno (ore 10.30) un webinar con la partecipazione, tra gli altri, del governatore del Veneto Zaia e del presidente nazionale di Confcommercio Sangalli. Incontro che sarà moderato da Roberto Papetti, direttore de “Il Gazzettino”. “Con la riapertura - scrive Confcommercio - si apre una nuova prospettiva per vivere il territorio, le sue città le sue eccellenze turistiche. Una nuova opportunità di valorizzarlo, puntando anche su una gamma di servizi che, sia per i cittadini che per i suoi ospiti, sono diventati da complementari a determinanti». Per seguire l’evento è necessario iscriversi cliccando sull’apposito pulsante al format https://www.confcom.it/03062020/.


2 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA

Domenica 31 Maggio 2020

IlVenetoelalottaalCovid Ieri14.600tamponi esoltanto 14 positivi (0,09%)

«Lasciateci lavorare anche su questo. Era un tema che non mi ero posto,maiquotidianivannoacquistatiegiuntiaquestopuntopensoche sipossaanchevederedipermetteredisfogliarlineicentridiaggregazione e nei bar». Così il governatore Luca Zaia ieri, interpellato sulla questioneperanzianiealtri:«L’essenzialeèaverelemaniigienizzate».

L’IMPEGNO DEL PRESIDENTE

«Sfogliareilgiornale albar?Diremodisì»

LA LUNGA GUERRA ALL’EPIDEMIA. Il governatore prepara un altro allentamento ma intanto avvisa: «La mascherina ce la porteremo sempre dietro, serve a proteggerci»

Lottaalvirusda100giorni:«Il15liberitutti» Zaiaringraziatutti gli operatori epoiimedia:«Siete testimoni deirischicorsi». Oralavora a regoleperdiscotechee spettacoli Piero Erle

La guerra dei cento giorni è alla svolta. «È il centesimo giorno dall’inizio della tragedia in quel 21 febbraio con i contagi di Vo’, come mi ricorda il portavoce Carlo Parmeggiani». E il governatore Luca Zaia, ieri all’ennesimo appuntamento social dal “bunker” nella Protezione civile a Marghera, ringrazia anche i media: «Ci avete aiutato in un percorso non facile. Pensate a quelle quattro settimane senza dispositivi per la protezione. E non dimenticherò mai quel camion con 50 respiratori dalla Svizzera che venivano sempre respinti perché tutto e tutti erano bloccati: ci sono voluti 10 giorni a farli arrivare. E penso alle terapie intensive che a fine marzo avevano posti liberi contabili sulle dita di una mano. Siamo riusciti a scongiurare il rischio di mettere i medici in condizione di dover decidere tra chi rianimare e chi no: non me lo sarei mai perdonato. E dobbiamo ringraziare medici, infermieri, operatori, amministrativi, protezione civile, regionali, case di riposo, volontari». Il segreto di Zaia nell’affrontare ogni giorno giornalisti e tv, ovviamente, è stato quello di guidare ogni mattina presto le riunioni con i dirigenti dell’unità di crisi, i dg delle Ulss, i clinici, oltre a seguire le conference call con Roma (aiutato dagli assessori Bottacin e Lanzarin). Per lui, che per carattere non si tira indietro di fronte alle sfide, ha significato mettere in testa “in diretta” tutti gli aggiornamenti e le questioni in ballo, in modo da prendere “in diretta” le decisioni operative e anche da gestire la comunicazione in tempo reale. Altri governatori non hanno fatto così, e la differenza l’hanno vista tutti. «LIBERITUTTIDAL15». Le que-

stioni del giorno giunte in Re-

gione? Zaia indica i treni che si riempiono troppo: «Le Fs devono metterne in campo di più, specie su Venezia. L’assessore De Berti ci sta lavorando». E poi centri estivi che si preparano ad aprire: «Ci dicono che ci sono moltissime prenotazioni: proveremo a fare un portale per indicare tutte le strutture aperte, area per area». E Zaia poi ricorda la svolta che ha dato: basta obbligo di mascherina all’aperto, le passeggiate si fanno a viso scoperto. Ma il governatore avverte: «Va sempre indossata nei luoghi chiusi, ma anche dove mi trovo persone vicine. Vedrete che in futuro saremo noi stessi, vedendo che ci troviamo in mezzo a folla o a code, a metterci la mascherina per istinto di protezione. La porteremo sempre con noi». Il governatore annuncia anche che sta lavorando a una nuova ordinanza da emettere prima di metà giugno il mondo degli spettacoli, a partire ovviamente dalle linee guida già emanate per “cinema e spettacoli dal vivo”: «Puntiamo a dare indicazioni teatri, cinema, discoteche e altre attività» e forse case gioco. E chiarisce che «l’intrattenimento per chi resta seduto ai tavoli di ristoranti o bar è possibile. Dopo di che - scandisce - vediamo bene la possibile apertura tra regioni dal 3 giugno, e penso comunque che dal 15 giugno ci sarà una sorta di “liberi tutti”». TURISMO. Da lunedì, precisa

il governatore, anche le “grigliate” tra una dozzina di amici in luogo privato saranno permesse, così come nei ristoranti si può arrivare a tavolate da 12 persone. E un’altra battaglia da fare sarà per i turisti: «È riprovevole che la Grecia lasci fuori gli italiani, il nostro governo deve intervenire. Qui da noi invece, sia chiaro, sono tutti benvenuti, anche greci e cinesi». •

1917morti Unasola vittima nelleultime 24ore Non era mai accaduto da quasi tre mesi. Era il 3 marzo quando il Veneto registrò il primo balzo, da due a sette vittime da Covid in un giorno. Da allora era stata una inesorabile carrellata di bollettini tragici, con un picco di ben 64 vittime registrate in un solo giorno il 28 aprile. È una notizia quindi che ieri sera il bollettino dell’Azienda Zero diffuso dalla Regione abbia segnalato, rispetto a venerdì sera, una sola vittima in più: un decesso all’ospedale padovano di Schiavonìa, dove ancora ci sono due pazienti in terapia intensiva positivi al Covid, mentre in tutto il resto del Veneto ce ne sono altri 4 (nel Veronese), anche se il conto di chi è ancora gravissimo pur avendo nel frattempo superato il virus è di 28 persone in tutto (-2 rispetto a venerdì). Tolta Padova, quindi, ieri tutte le province non hanno avuto lutti da piangere: il Veneto conta a oggi 1917 vittime. E tolte Verona e Padova, le altre province non hanno più malati gravissimi attualmente positivi al Covid (e i ricoverati con virus in tutti gli altri reparti ora sono 122, otto in meno della sera prima). È un altro dato che dice come in due settimane di “grande riapertura” il Veneto sia riuscito a continuare nel calo dei casi dell’epidemia da coronavirus: ieri sono stati registrati solo 14 contagiati in più (+0,07%), gli “attualmente positivi” sono scesi di 223 unità a quota 1576 e i “negativizzati” sono saliti a 15.657 (+237), mentre in isolamento rimangono 1727 persone (-107). P.E.

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L’INIZIO.Èil21 febbraio:Zaia guidala primariunioneaPadova dopo chesonostati accertatii primi due contagia Vo’Euganeo

“VENETOCHEVOGLIAMO”. Ruzzante:«Applicare ledecisionidi Roma»

Glisfidantidel “doge” «Unsoloelectionday» «Siriduconoirischisanitari esirisparmierebbero15 milioniperaiutiadesempio allaculturaoraabbandonata» Alberto Minazzi VENEZIA

Risparmiare 15 milioni e garantire la miglior tutela della salute degli elettori. Sono questi, per “Veneto che vogliamo”, i risultati che si otterrebbero attraverso l’istituzione di un election day per le prossime scadenze elettorali: regionali, amministrative, elezioni dei Consigli di quartiere e referendum. La posizione del movimento civico che sostiene il candidato governatore Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, è stata illustrata ieri dai portavoce Giorgio De Zen ed Elena Ostanel insieme al consigliere regionale Piero Ruzzante (Leu), in netta contrapposizione rispetto a quella del pre-

sidente del Veneto, Luca Zaia, che spinge perché si voti a luglio per la Regione. «Il messaggio che lanciamo - introduce De Zen - è anzitutto quello che non siano sprecati soldi e fare in modo che la politica dia in questo momento ai cittadini le risposte di cui hanno bisogno. Chiediamo quindi che si voti secondo

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Ci sono cose che non puoi rimandare. A parte le rate.

ElenaOstanel

norme democratiche, permettendo il regolare svolgimento della campagna elettorale, e auspichiamo che si possa andare a votare in un’unica tornata». I 15 milioni che sarebbero risparmiati non prevedendo una tornata elettorale in piena estate, aggiunge Ostanel, potrebbero ad esempio essere destinati alla cultura. «Il piano per la ricostruzione “Ora Veneto” che è stato approvato è assolutamente insufficiente: 15 milioni sarebbero un’integrazione importante. Potrebbero essere la base per un piano di sviluppo per il settore della cultura, riguardo al quale per ora in Veneto non c’è nulla. Al di là dell’impiego dei soldi risparmiati, in ogni caso, accorpare elezioni amministrative e regionali ci sembra una scelta di buon senso». E poi uno degli obiettivi che secondo “Veneto che vogliamo” potrebbero essere più facilmente ottenuti riducendo

il numero di tornate elettorali è anche quello di evitare occasioni in cui si mette a repentaglio la loro salute. «Con le elezioni - evidenzia Ruzzante - si creano quegli assembramenti che ora si cerca invece di evitare. Perché, allora, prevedere quattro date? Semmai i tempi della votazione andrebbero allungati, non solo estendendo la possibilità di votare fino al lunedì, ma anche prevedendo più ore per recarsi ai seggi anche nel secondo giorno di voto. E bisognerebbe mettere a disposizione più seggi, iniziando a ragionare anche su luoghi alternativi alle scuole». Ruzzante pensa così che, se non uno, gli election day possano essere due, visto che in ogni caso i grandi Comuni hanno anche il ballottaggio per il sindaco. «Ci sarebbe comunque un risparmio: oltre che per la cultura, potrebbe essere utilizzato per moltiplicare per dieci i fondi messi a disposizione del bonus affitti per le famiglie in difficoltà». La data? «All’unanimità l’ultimo Consiglio regionale ha votato per recepire le indicazioni del decreto nazionale. Di certo, comunque, sarebbe folle votare a luglio». •

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PRIMO PIANO

DOMENICA 31 MAGGIO 2020 IL MATTINO

Coronavirus: cento giorni di epidemia

La guerra al Covid è iniziata un mese prima Il 22 gennaio decolla il piano Zaia-Russo Così il Veneto ha vinto la battaglia al contagio: i piani prestabiliti, Padova scelta come ospedale di riferimento regionale Il dg Flor: un grande gioco di squadra, siamo partiti in anticipo rispetto al resto d’Italia. La morte di Trevisan cambiò tutto LA STORIA Albino Salmaso

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uesta è la storia di come il Veneto ha affrontato dal 17 gennaio 2020, con un mese d’anticipo sul resto d’Italia, la battaglia contro il Coronavirus. E l’ha vinta. Con un tasso di contagio e mortalità tra i più bassi d’ Italia e il record mondiale dei 660.018 tamponi del professor Crisanti. In termini assoluti su una popolazione di 5 milioni si piangono 1.916 morti con l’età media di 82,7 anni; l’Emilia conta 4.094 vittime mentre la Lombardia ha il record negativo in Europa di 15.974 decessi su quasi 10 milioni di abitanti, pari a quelli di Wuhan, l’epicentro della pandemia. O di New York, Parigi e Londra.

I QUATTRO GENERALI

Perché il Veneto è diventato il modello di efficienza in Italia? Di chi è il merito? Al di là dei bisticci in tivù e sui giornali tra Zaia e Crisanti, le battaglie non le vince mai un generale da solo ma una squadra compatta che guida un esercito di 64 mila dipendenti in 66 ospedali. Se la metafora può avere un senso, in

questa storia i generali sono 4 con ruoli diversi: il number one Luca Zaia, comandante supremo della politica, che scala tutte le vette dell’indice di fiducia con il suo tg web delle 12,30 da cui infonde notizie sui contagi, tra racconti di umanità dei bimbi e di generosità dei veneti che regalano 57 milioni di euro alla sanità. Poi c’è il professor Andrea Crisanti, 65 anni, romano, che a ottobre 2019 rientra da Londra e ottiene per “chiara fama” la cattedra di Microbiologia clinica dell’Università di Padova dopo l’uscita di scena del professor Giorgio Palù, presidente della Società internazionale di Virologia. Sua l’idea geniale dei tamponi di massa, che il professor Ricciardi, consulente del ministro Speranza, ha osservato con freddezza. Il tampone evita il contagio in primis al medico e agli infermieri del pronto soccorso e traccia la pandemia. IL RUOLO DI RUSSO E FLOR

Gli altri due generali sono Francesca Russo, capo dipartimento della Prevenzione del Veneto, la vera regista del coordinamento dei 14 centri antiCovid: le ha scritte lei le linee guida che le 20 regioni hanno adottato per

riaprire bar, ristoranti, spiagge, palestre e piscine tra il 18 maggio e il 1° giugno. La firma è del premier Conte, ma il copyright è coproduzione Russo-Zaia-Bonaccini. Nella lista dei big entra anche Luciano Flor, dg dell’azienda universitaria di Padova, un colosso che “fattura” 600 milioni di euro, con 1080 medici e 2 mila specializzandi. Con 200 interventi al giorno nei due mesi di lockdown ha garantito 6 trapianti di cuore, 8 di fegato e 4 di rene. Padova viene scelta come centro anti-Covid del Veneto e Flor, medico cresciuto al Policlinico Giustinianeo, sa gestire con grande equilibrio i suoi primari fuoriclasse. Competenza e discrezione le sue virtù. IL 17 GENNAIO PARTE LA MACCHINA

Sulla sua scrivania c’è la lettera che Crisanti gli ha scritto il 20 gennaio firmata dalla professoressa Barzon, in cui segnala gli allarmi lanciati dall’Oms per la pandemia Covid 19 e propone i tamponi. In quelle stesse giornate a Roma, al ministero della Salute, si fanno le prove generali e il 31 gennaio il premier Conte e il ministro Speranza affidano alla Protezione civile di Angelo Borrelli la gestione dell’emergenza Co-

vid. Nessuno intuisce che si sta scatenando l’inferno, anche se le immagini dei medici cinesi vestiti come astronauti invitano alla cautela. Il governo Conte però non chiude i voli da e per la Cina. Errore tragico. 22 GENNAIO VERTICE CON LA RUSSO

Il Veneto parte quattro settimane prima di Roma, Milano, Bologna e Torino. Il 22 gennaio Francesca Russo invia la lettera (protocollo 31997) ai direttori generali delle Usl e ai direttori dei reparti di malattie infettive. C’è un dossier di 10 pagine scritte in inglese. Il giorno dopo scatta il primo vertice operativo alla Protezione civile di Marghera; nella lettera di convocazione la Russo allega anche le schede sanitarie per la diagnostica di laboratorio con la prescrizione di isolare sia il paziente contagiato che i familiari. Parte l’obbligo di lavare con l’alcol etilico al 70% tutti gli strumenti. Compare anche il fac simile per i tamponi biologici: dopo l’analisi molecolare vanno inviati all’istituto Spallanzani di Roma per la validazione definitiva. Altro che federalismo.

Il primo vertice operativo a Marghera con la dirigente che ha coordinato il team I vincoli imposti da governo, Oms e Iss Diagnosi bloccate fino al primo decesso Le tende da campo per gli accessi separati hanno ridotto la pandemia

NASCE LA TASK FORCE

Nuovo vertice il 27 gennaio,

Una macchina per i tamponi

ma il salto di qualità arriva il 31: Zaia e la Russo convocano i Dg delle Usl e fanno nascere la task force antiCovid 19. Padova viene scelta come ospedale di riferimento con il reparto di Malattie infettive del primario Annamaria Cattelan che ha un ruolo guida in parallelo con l’ analoga struttura di Verona guidata da Evelina Tacconelli. SVUOTARE I REPARTI

Racconta Luciano Flor: «Si pensava di dover affrontare un’emergenza con 20, al massimo 50 casi di Covid. E quindi abbiamo attivato altri 10 posti di rianimazione e acquistato 20 respiratori. Un piano a scorrimento con la svuotamento della Ematologia, la chiusura del decimo piano dei dozzinanti al monoblocco e l’idea di svuotare anche il nono e ottavo piano. A gennaio abbiamo comprato 5 mila mascherine. Oggi se ne usano 13 mila al giorno. I 900 camici al mese sono diventati 4.500 al giorno perché ci sono 3 turni da coprire. E in quelle settimane le nostre rianimazioni hanno accolto pazienti no Covid dalla Lombardia ed Emilia Romagna con la Cardiochirurgia e la Neurologia che hanno continuato la loro attività senza subire Copia di promopress


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Coronavirus: cento giorni di epidemia il ping pong tra lo scienziato e il presidente

Crisanti: record tamponi e costi più bassi d’Italia con i reagenti fatti in casa Il primo ordine d’acquisto del dg Flor è del 10 gennaio 2020 Poi i contatti del direttore della Microbiologia con l’Imperial College evitano il blackout PADOVA

Francesca Russo, direttore del settore Prevenzione. In alto, l’ordine di acquisto di Flor dei reagenti dei tamponi: è del 10 gennaio 2020

black-out. Ci siamo organizzati con un mese d’anticipo rispetto al resto d’Italia, tutti gli ospedali sapevano come affrontare l’emergenza con delle linee guida e una task force che ha collaborato 24 ore al giorno. È stata approntata una macchina da guerra che in 4 mesi ha salvato il Veneto, grazie alla regia della Russo». LA MORTE DI TREVISAN

Il 21 febbraio a Schiavonia muore Adriano Trevisan: da dieci giorni è in rianimazione, nessuno sa che la sua influenza degenerata è da Covid. Non è colpa dei medici, ma dell’Oms che ha sottovalutato il rischio, con l’allarme diffuso in ritardo dalla Cina. Non è questione di date ma di reale informazione sulla pericolosità del virus: l’influenza da Covid porta in rianimazione in insufficienza respiratoria con tassi di letalità altissimi. Il ministero impone il tampone solo ai sintomatici e il Veneto ne ha fatti 60, senza esito positivo. In quelle stesse ore a Codogno, in provincia di Lodi, Mattia Maestri, 38 anni, ricercatore dello stabilimento Unilever di Casalpusterlengo è in rianimazione: la Tac sui polmoni fotografa il rischio di morte. L’anestesista Annalisa Malara pensa all’impossibile, supera i divieti Oms e Iss e ottiene l’autorizzazione per il tampone: il Paziente 1 di Codogno ha il coronavirus. E si salverà. Mentre a Vo’ il Paziente 2 Adriano Trevisan è già morto. IL PANICO A PADOVA

Luca Zaia in quelle ore drammatiche convoca la task force e decide il piano di battaglia: tamponi ai 3.300 abitanti di Vo’ da dove sono partiti i primi due casi per isola-

re i positivi al Covid e nasce la “zona rossa” per due settimane come nel Lodigiano. L’ha deciso il governo Conte. Zaia obbedisce e decide di montare le tende riscaldate per gli accessi separati al pronto soccorso e bloccare così la diffusione del contagio. I tamponi non li ha inventati Crisanti, ma l’Azienda ospedaliera di Padova ne ha una buona scorta grazie al docente di Microbiologia, e chi si presenta con la tosse e la febbre viene sottoposto al test nasofaringeo. Se dopo due mesi di emergenza, solo l’1,3% dei 9000 medici si è contagiato è grazie alle mascherine e ai tamponi. Qualche giorno dopo decollano gli ospedali Covid in Veneto. LOMBARDIA IN TILT E MODELLO VENETO

Perché la Lombardia ha il drammatico record di 16 mila morti? Perché in ospedale i pazienti sono entrati in condizioni gravissime e le 500 terapie intensive non ce l’hanno fatta ad accogliere tutti i malati: la degenza da Covid è lunghissima. Il Veneto invece non ha mai avuto tutti i 495 posti in terapia intensiva occupati, l’ospedale di Padova conta 66 decessi con 320 dimessi. Il motivo? L’eccellenza delle rianimazioni non si improvvisa e chi sa trattare i trapianti di polmone non si spaventa per il Covid. L’ossigeno somministrato fin dai primi sintomi della malattia e il cocktail di farmaci anti-artrite hanno ridotto l’impatto del virus. Poi sono scattate le cure a domicilio per salvare i reparti degli ospedali e i call center 1500 e 118 sono diventati un filtro eccellente prima del ricovero. Nulla si improvvisa. Vince solo una squadra organizzata. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

I meriti del professor Andrea Crisanti? «Sono grandissimi: lui è uno scienziato di fama internazionale e grazie ai suoi legami con Londra ha capito prima di tutti il pericolo che incombeva dalla Cina. Ma il suo piano tamponi è solo una delle pietre fondamentali del muro costruito da Zaia e Russo per arginare il contagio da Covid. Tutta la squadra merita la medaglia d’oro. Il record italiano dei tamponi è figlio del meccanismo dei reagenti fatti in casa per cui i costi sono crollati a 10 euro, quando le altre regioni ne spendono 30 o 40 per ogni test». Luciano Flor non ha dubbi: Crisanti è salito su una Ferrari. Fuor di metafora, la sua Microbiologia è una delle migliori d’Italia, un laboratorio di 3 mila metri quadri nel vecchio chiostro del Giustinianeo, con uno staff di biologi e medici che fa diagnosi anche in ambiente Bls3: ce ne sono 3 in Italia, solo Roma e Pavia fanno concorrenza a Padova.

Luca Zaia e Andrea Crisanti presentano il progetto tamponi a Vo’

SINERGIA PERFETTA

Ma questo piano per i tamponi chi l’ha inventato? Flor mette ordine alle date e ricorda di aver acquistato la prima volta reagenti per diagnosi coronavirus il 10 gennaio 2020. Un azzardo? Oggi ammette di averlo fatto senza rendersi conto di quale attività si sarebbe sviluppata. Poi ricorda di aver ricevuto il 20 gennaio la lettera del professor Andrea Crisanti, chiamato a Padova per “chiara fama” dal rettore Rizzuto su proposta del professor Palù. Nella mail firmata dalla professoressa Barzon c’è una relazione che fa il punto sul pericolo Covid con le linee guida Oms e si annuncia una clamorosa novità: Crisanti dice di aver pronti i test in grado di fare la diagnosi di coronavirus. Subito. Anche se a Roma il ministro Speranza non ci sente. «E io ho tirato un sospiro di sollievo: finalmente si può fare diagnosi strumentale e non clinica. Se hai la tosse e male ai polmoni o fai la Tac e i raggi oppure brancoli nel buio, mentre il Covid lo scopri con un bastoncino infilato nel naso. Quando Crisanti mi scrive quella lettera, capisco che dal 20 gennaio lui è in grado di fare la diagnosi e Francesca Russo il 27 gennaio invita la task force veneta a rivolgersi all’ospedale di Padova», dice Flor.

Cosa va chiarito per mettere fine ai bisticci? Che c’è un progetto di salute pubblica nelle mani della Regione e un altro progetto di ricerca sui tamponi a Vo’ che porta la firma di Crisanti, finanziato con 150 mila euro. Ad aprire la strada è il governatore Zaia la sera del 21 febbraio. Ma il capitolo più importante di questa storia riguarda i reagenti chimici e biologici, spariti dal mercato perché tutto il mondo ne ha bisogno. E l’Italia non li produce. Come per le mascherine e i ventilatori: tutto è nelle mani di Germania, Inghilterra, Olanda, Usa e Cina. È vero che i reagenti per far partire il motore dei tamponi sono arrivati dall’Imperial College di Londra? «Certo, ma io avevo già fatto due ordini. Il primo è del 10 gennaio. Poi scatta subito la crisi di fornitura. Crisanti allora utilizza i suoi canali all’Imperial College. Su 950 pezzi me ne consegnano solo 72 e per dieci giorni è panico. Allora il professor Crisanti richiama in Inghilterra e con i suoi contatti ottiene due forniture da 7-800 euro l’una che ci permettono di arrivare a fine febbraio, quando riusciamo a garantirci i reagenti necessari con un ordine da un milione di euro». Cosa vuol dire creare i reagenti “in house?” «Che il “sistema aperto” della Microbiologia di Padova consente di utilizzare macchine, reagenti e piastre per qualsiasi attività diagnostica. I reagenti sono legati alla macchina e non al virus. Oggi con il nostro modello aperto si fa la diagnosi del coronavirus e tra 24 ore quella dell’Hiv, del morbillo e dell’epatite. Così si crea economia di scala. L’ammortamento previsto in 7 anni della nuova macchina da 304 mila euro arrivata dall’Olanda è scontato in un baleno: noi processiamo 6 mila tamponi al giorno, quasi 4 mila per tutte le Usl venete. 6 mila tamponi a tariffa corrente valgono oltre 360 mila euro». VANTAGGIO COMPETITIVO

La nuova macchina per i tamponi. In alto, il dg Luciano Flor

«In termini aziendali, il laboratorio di Microbiologia ha regalato all’ospedale un vantaggio competitivo, con costi ottimizzati tanto da diventare una nicchia che molti stanno cercando di copiare. Ho fatto bene a comprare piastre e reagenti per un milione di euro. Oggi ci sono ospedali in crisi per assenza di piastre, noi avevamo una gara in corso dal 2019 e i nostri magazzini hanno scorte a sufficienza. Non scade nulla. Finita la pandemia Covid 19, si comincia con l’Hiv e il morbillo. Quel carburante biologico va bene per tutte le diagnosi. Sempre. Tra un po’ si riparte con le diagnostiche di routine. Senza mai sprecare un centesimo e alla giornalista Gabanelli ho svelato l’arcano: i miei reagenti sono compatibili per qualsiasi attività di ricerca di laboratorio, grazie al sistema aperto. Invece ci sono ditte che fanno il kit per il morbillo e il kit per il Covid: i costi salgono alle stelle». — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

DOMENICA 31 MAGGIO 2020 IL MATTINO

Coronavirus: il turismo alle terme gli alberghi e la sicurezza sanitaria

Test sierologici ai dipendenti di due hotel «Tuteliamo gli ospiti e i nostri dipendenti» L’Ermitage di Teolo e l’Atlantic di Abano hanno deciso di far eseguire l’esame: gli esiti sono stati tutti negativi Federico Franchin / ABANO

Test sierologici sui dipendenti in due hotel termali. Si tratta dell’Hotel Ermitage di Teolo e dell’Hotel Atlantic di Abano. In entrambi i casi gli esami effettuati hanno dato esito negativo. HOTEL ERMITAGE

L’idea di una Area Covid Free lanciata da Zaia ha trovato terreno fertile tra alcuni imprenditori delle Terme di Abano. I primi ad attivarsi gli albergatori di Monteortone. L’Ermitage Medical Hotel ha aperto dal 4 maggio la propria divisione dedicata a riabilitazione e medicina fisica e ha già sottoposto a test sierologici qualitativo tutti i propri collaboratori grazie alla convenzione con il gruppo Pavanello. «I primi risultati su 60 test hanno dato risultati confor-

Maggia: «I test proseguiranno» Carraro: «L’hotel vuole essere Covid free» tanti: 54 esito negativi e 6 dubbi», spiega il titolare Marco Maggia. «I 6 collaboratori con esito dubbio si sono sottoposti a tampone presso l’ospedale di Padova e sono risultati fortunatamente negativa e sono potuti rientrare al lavoro. L’hotel Atlantic ha seguito l’esempio grazie alla collaborazione con l’ambulatorio Thermal Madica di Montegrotto. Per noi dell’Ermitage l’attività di sorveglianza non si esaurisce qui. Ermitage ha infatti aderito al progetto pilota ideato dalla Regione Veneto per le riaperture sicure garanzia di lavoratori e utenti. Grazie alla disponibilità dell’azienda di sostenere tutte le

Lo staff dell’hotel Atlantic di Abano dove i dipendenti si sono sottoposti al test sierologico. In alto e sotto altre due immagini di lavoratori dell’albergo (FOTO PIRAN)

spese per i lavoratori di Ermitage dunque i test proseguiranno in collaborazione diretta con la sanità regionale con cadenza periodica per tutta la durata del progetto, con la supervisione diretta sia del medico competente che dell’equipe medica interna di Ermitage Medical Hotel». ATLANTIC PRESENTE

Anche l’Hotel Atlantic guidato da Matteo Carraro ha deciso di aderire all’iniziativa. «Sia per tutelare i propri ospi-

ti, quanto i propri dipendenti, l’hotel ha deciso di intensificare i necessari protocolli di sicurezza a presidio della salute di tutti, sottoponendo, su base volontaria, il proprio personale al test sierologico allo scopo di monitorare la salute dei propri lavoratori e creare così un clima di serenità tra il proprio personale e tra questo e gli ospiti dell’albergo», spiega il professor Alessandro Lalli, che ha seguito per la Thermal Medica l’iniziativa. «Infatti, le finalità che un’a-

zienda può perseguire con questa tipologia di test sono molteplici e già aziende di grandi dimensioni come la Ferrari e, in Veneto, la Tecnostrutture, ne hanno fatto largo utilizzo. In via del tutto esemplificativa con il test sierologico è possibile, tra le altre finalità, individuare lavoratori che potrebbero essere positivi ma asintomatici i quali finirebbero per compromettere, involontariamente, la salute dei colleghi e nel caso delle attività alberghiere la salu-

te degli ospiti in caso di propagazione del virus». La famiglia Carraro poi ha garantito la possibilità anche ai familiari conviventi la possibilità di accedere ad un prezzo agevolato al test sierologico che, è bene ricordarlo, consiste in un semplice prelievo venoso, il cui campione di sangue viene sottoposto a reagenti in grado di rilevare l'avvenuto o meno contatto con il virus. «L’idea mi è venuta di notte qualche settimana fa», spiega il titolare Matteo Carraro.

Il racconto dell’infermiera «Faccio rispettare le regole» All’Hotel Ermitage di Teolo è stata individuata una responsabile della Covid-Unit, l’infermiera Paola Fiorin. «La mia è una mansione particolare», esordisce. «Devo far rispettare regole precise per personale e clienti. Con i clienti ci sono delle verifiche da effettuare al momento della prenotazione e al loro arrivo. Facciamo compilare un foglio al loro arrivo, che è

una sorta di pre accettazione per conoscere il loro stato di salute. Due giorni prima però del loro arrivo contattiamo i clienti e chiediamo loro se hanno tosse, febbre, difficoltà respiratorie o sintomi accumunabili al Covid-19. Una volta arrivati autocertificano il loro stato di salute». «Dovesse qualcuno di loro sentirsi male durante il soggiorno», prosegue la responsabile della Covid-Unit, «è mio

compito isolarli in camera e avviare le dovute procedure. All’arrivo il cliente troverà a disposizione per una settimana due mascherine, gel igienizzate e locali sempre sanificati con una macchina all’ozono». Quanto ai test sui dipendenti. «Abbiamo già fatto i test sierologici quantitativi», spiega ancora Paola Fiorin. «I test saranno ripetuti tra 15-20 giorni con il progetto pilota promosso dalla Regione Veneto, che

© RIPRODUZIONE RISERVATA

vedrà i dipendenti sottoposti ai test sierologici qualitativi. La Regione ci ha fornito le saponette e quanto necessario per effettuare i test. I risultati dei test saranno inseriti in un portale». A proposito di personale, è particolare il lavoro del fisioterapista chiamato ad assistere il paziente del Medical Hotel in acqua. «Dovrà entrare con una sorta di equipaggiamento da sub», spiega ancora l’infermiera. «Andremo avanti con queste indicazioni generali fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà finita. È un momento di duro lavoro e di grande impegno, conclude la responsabile della Covid-Unit, sottolineando come lavori con guanti, mascherina e visiera a tutela di tutti. —

all’ermitage

TEOLO

«Abbiamo effettuato 20 test mercoledì, tutti negativi, e 15 ieri, per i quali siamo in attesa dell’esito. Il nostro obiettivo è di creare un hotel sicuro, Covid Free, tanto che stiamo pensando di premiare con dei benefit i clienti che prima di arrivare in hotel dimostreranno di essersi sottoposti a test sierologici o tamponi. Promuoveremo i test effettuati in hotel, sui social e attraverso i contatti telefonici o via mail con i clienti». —

L’infermiera Paola Fiorin all’hotel Ermitage di Teolo

F.FR.


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PRIMO PIANO

DOMENICA 31 MAGGIO 2020 LA NUOVA

Coronavirus: il turismo

«Sono convinto che i turisti arriveranno» L’assessore Caner: «A luglio rivedremo gli stranieri, partiamo con la promozione. E i veneti trascorrano qui le loro vacanze» ce Caner «e io non sono così pessimista, ho segnali positivi: dalle prenotazioni che vedo, da quello che leggo sui giornali stranieri. Sono ottimista». Il futuro del turismo veneto si gioca infatti sull’afflusso degli stranieri, storicamente la maggioranza di quanti affollano le nostre coste, città d’arte, montagne e terme. «Noi attendiamo i turisti stranieri, quelli che ci consentiranno di fare il salto di qualità per quanto riguarda le presenze. Per questo stiamo lavorando con l’Austria affinché apra i propri

Nicola Brillo / VENEZIA

«I numeri del turismo in Veneto sono certamente drammatici, ma ritengo che ci sia ancora spazio per una ripresa». L’assessore veneto al Turismo Federico Caner si sta recando a Jesolo all’apertura stagionale del primo stabilimento balneare e commenta la ricerca presentata dalla Cna del Veneto e realizzata dal Centro studi Sintesi di Mestre. I dati diffusi ieri prevedono un calo del fatturato a fine anno del 71%. «Tutto dipenderà da come andrà la stagione estiva» di-

L’assessore veneto al Turismo Federico Caner

IO HO DIRITTO DI SOGNARE MA TU DEVI DIRMI LA VERITÀ

confini, sono fiducioso che a luglio sarà possibile girare liberamente in Europa e noi torneranno a lavorare, lì vedremo la ripresa». L’incognita rimane una sola, che il virus non riprenda forza e riparta così il contagio. Intanto la Regione del Veneto è pronta a lanciare nei prossimi giorni la campagna pubblicitaria che punterà anche sulla sicurezza sanitaria delle strutture ricettive. «Inizieremo a giorni puntando sul mercato di Germania, Austria, Svizzera e Paesi dell’Est» annuncia l’assessore veneto al Turismo «Poi, compatibilmente con la ripresa dei voli aerei, vedremo se investire anche su Gran Bretagna e Stati Uniti. Bisogna lanciare il messaggio che il Veneto è sicuro, ma stando attenti a non ospedalizzare gli alberghi, dobbiamo far passare un messaggio di sicurezza». Negli alberghi e strutture ricettive venete saranno applicati i protocolli nazionali, senza l’aggiunta di ulteriori norme. L’assessore si augura che nelle prossime settimane ven-

gano ulteriormente allentati. Intanto dal governo non sono arrivati gli aiuti richiesti dal Veneto. «Al ministro Franceschini avevo inviato una lettera suggerendo una serie di provvedimenti, ma non sono stati accolti» prosegue l’assessore Caner « Il bonus vacanza ad esempio è stato applicato, ma soltanto 500 euro per redditi familiari fino a 40 mila e strutturato male per le imprese, cui serve liquidità. Lo stato di crisi per il turismo non è stato concesso, ci sono stati pochi aiuti, il comparto è quello che soffre più di tutti e ha ricevuto poco o nulla, salvo qualche mese di Imu abbonata». Infine un invito ai veneti per la stagione estiva 2020: «Restate nella nostra regione, fate qui le vostre vacanze, aiutiamo il nostro sistema economico. Non mancano del resto la scelta e neppure la qualità: dalle montagne al mare, dal lago alle terme, alle città d’arte. È l’occasione per conoscere meglio la nostra terra e nel contempo per aiutarla». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il TG Regionale di TeleChiara: ǔ ǔ ʁ

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ricca di fatti e notizie del territorio

«I tedeschi orientano verso Grecia e Croazia perché hanno interessi lì»

curata da 5 redazioni.

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ROMA

«Siamo in una situazione paradossale e inquietante perché o c’è bilateralità nelle aperture, o niente. Le frontiere hanno due porte». Lo dice il veneto Marco Michielli, vicepresidente di Federalberghi e Confturismo sulle riaperture dei confini e le chiusure discriminatorie di alcuni paesi nei confronti dell’Italia. «Da un lato noi abbiamo sbagliato a dare un’immagine di catastrofe assoluta dell’Italia, come se il nostro paese fosse stato Wuhan e ci fossero i morti per strada. Dall’altra ci sono precisi interessi economici. Il corridoio privilegiato verso la Croazia, la Grecia che apre a tutti tranne che a noi, la Turchia dove nessuno sa quanti morti ci siano stati. È tutto frutto di un disegno. Siamo a tre prove che fanno una condanna» sottolinea Michielli. La questione vera, per il vicepresidente di Federalberghi e Confturismo è che «il governo deve farsi sentire a Bruxelles. I tedeschi nell’orientare l’opinione pubblica hanno consigliato la Turchia, la Tunisia, la Grecia, i paesi dove hanno grossi interessi. Gli schiaffi sul muso che ci sta tirando il presidente del consiglio austriaco non sono accettabili» dice Michielli «Se fossi

Marco Michielli

al governo direi “preparatevi ad aprire il 15 luglio”. Riaprire un albergo non è come riaprire una bottega, ci vogliono 3-4 settimane per le pulizie, l’allestimento, è costoso. È inutile che la politica ci spinga a farlo. I miei albergatori hanno tutti voglia di riaprire ma finché le frontiere restano chiuse non si potrà. Il 65% della clientela del Veneto è straniera, a Venezia il 90%, a Jesolo il 70%. Tutti gli alberghi d’Italia, il 97-98% hanno chiuso su base volontaria e adesso apriamo per restare vuoti. Ma la domanda é: dov’è l’Europa?» chiede Michielli. E spiega: «Sono un europeista convinto ma tutti i nostri ultimi governi hanno intiepidito la posizione dell’Europa nei confronti dell’Italia. Non dimentichiamoci che siamo uno dei paesi fondatori». —


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Coronavirus: le case di riposo

Il parroco di Catene, don Lio Gasparotto, ha benedetto i fiori depositati davanti alla Residenza Venezia dai parenti degli anziani morti a causa della pandemia

Rose e gerbere per non dimenticare I parenti dei morti chiedono la verità Marghera, i mazzi depositati davanti alla Residenza Venezia Don Lio: «È giusto sapere ma non deve vincere la rabbia»

MESTRE

Aveva 94 anni ma saliva tre piani di scale senza fermarsi, ogni mattina macinava sulla cyclette un’ora e mezza di pedalata e poi faceva la ginnastica per le braccia. Gilberto Parisotto è morto il 21 aprile, a causa del Covid. Era amico del dottor Pasqualino Geraldo Andreacchio, mancato qualche giorno prima. A pranzo, stavano sempre seduti assieme. Ieri la figlia e il suocero, assieme ad altri pa-

renti di anziani ospiti alla Residenza Venezia di Marghera deceduti a causa del virus, hanno posato un mazzo di fiori davanti ai cancelli, per chiedere risposte e giustizia per i loro cari. «Mio padre è stato tra i primi ad avere avuto i sintomi ma noi non lo sapevamo» racconta la figlia di Parisotto, Paola, «è morto il 20 aprile, da solo. Il 13 aprile ci hanno chiamato per dirci che lo portavano via dopo che aveva avuto due crisi respiratorie.

Quando chiamavo lui mi diceva che aveva la febbre, l’infermiera, invece, lo correggeva. L’ospedale ci ha detto che aveva fatto il tampone il 5 aprile, forse se qualcuno ce lo avesse comunicato ci saremmo sforzati di capire se lo curavano con gli anti virali. Dalla cartella clinica della quale siamo entrati in possesso poche ore fa, risulta che prendeva solo tachipirina». La figlia e il genero hanno fatto causa: «Vogliamo sapere se ci sono state mancanze e

mestre

Messa per ricordare Umberto prima vittima della pandemia L’uomo è arrivato in ospedale il 24 febbraio scorso pochi giorni dopo la scoperta del virus in Italia le sue condzioni sono peggiorate fino al decesso il 2 marzo scorso MESTRE

Una messa per ricordare Umberto Pavan. A tre mesi dalla scomparsa le persone che lo hanno amato e che hanno condiviso con lui un

pezzo di vita, dal fratello ai parenti, hanno deciso di riunirsi per ricordare Umberto Pavan, il 79enne deceduto dopo aver contratto il coronavirus, lo scorso 2 marzo. Pavan è stato il primo caso di ricoverato all’ospedale dell’Angelo dopo aver contratto l’infezione, e il primo mestrino ad aver perduto la vita a causa della pandemia che successivamente si è espansa a macchia d’o-

lio. Prima di lui era mancato Adriano Trevisan di Vo’che di anni ne aveva 78 e Luciana Mangiò di Paese. Pavan era entrato in ospedale il 24 febbraio, ricoverato nel reparto di terapia intensiva del nosocomio di Mestre. Il pensionato risiedeva in via Irpinia, in un grande complesso residenziale a ridosso di via Calabria, tra la Gazzera ed Asseggiano. Quando morì

lacune nella comunicazione». Luisa è venuta per la zia, Luciana Franco, 83 anni. Con lei un sacco di nipoti affranti: «Ci hanno detto che era positiva il lunedì, il martedì mattina è morta in struttura. Non sappiamo nemmeno se hanno tentato di fare qualche cosa. La zia era una persona meravigliosa, si trovava in casa di riposo perché non aveva marito né figli, ma venivamo tutti i giorni a trovarla. L’ultima volta che l’abbiamo vista in video è stato il 9 aprile, il 21 è morta. Da questa struttura abbiamo ricevuto solo una freddissima telefonata, in cui ci comunicavano che era deceduta» Nicoletta è la figlia di Paola. La madre, 79 anni, è stata un mese in ospedale, a causa del Covid. Adesso è tornata in struttura. «È confusa, provata. Ora è in quarantena, le ho portato un cellulare giovedì e glie l’hanno dato domenica. Mi mandano delle mail di aggiornamento, ci ho messo una settimana a parlare con un medico. Lei vuole farcela a tutti i costi, vuole vivere». Da tre mesi vive con l’ansia e l’angoscia per sua madre, tanto che prova a chiamarla e cerca di chiederle di affacciarsi al balcone. Un mazzo di gerbere è stato posato per Luisa Pierocco dalla figlia Sil-

non era possibile celebrare funerali, l’epidemia era appena scoppiata e i parenti delle persone che venivano a mancare non potevano piangere i loro cari in una chiesa, né celebrare un funerale come avrebbero voluto. Adesso che è possibile farlo, più di qualcuno sta organizzando cerimonie funebri per portare in chiesa le ceneri, messe di ricordo, semplici momenti di preghiera per potersi riunire davanti all’Eucarestia, ascoltare le parole del sacerdote e leggere un biglietto. La funzione si svolgerà martedì 2 giugno alle 10, nella chiesa di Santa Barbara in via Salvatore. Pavan era in cura dal medico di base del-

ciFre e dati

94 Erano gli anni di Gilberto Parisotto, l’anziano morto il 21 aprile scorso. Faceva ginnastica ogni mattina. I parenti ora chiedono di sapere la verità sul suo decesso.

9 Il giorno di aprile in cui i parenti di Luciana Franco, 83 anni, l’hanno vista viva per l’ultima volta. È morta dodici giorni dopo. I parenti lamentano di aver ricevuto soltanto un “fredda” telefonata con la quale gli operatori della struttura hanno comunicato il decesso.

79 Gli anni di Paola anziana ospite della struttura di Marghera, che è rimasta contagiata, è finita in ospedale ma è ritornata alla Residenza. La figlia Nicoletta è preoccupata: È confusa, provata. Ora è in quarantena, le ho portato un cellulare giovedì e glie l’hanno dato domenica.

lo studio ambulatoriale di via Manzoni, Paolo Pinosio, che dopo averlo visitato era stato messo in quarantena dagli uffici del Servizio di prevenzione dell’Usl 3 serenissima. Non era ancora scoppiata l’emergenza Coronavirus, né era stata emessa l’ordinanza che sa-

Il settantanovenne fu il primo paziente ricoverato all’Angelo e positivo al tampone rebbe arrivata nel fine settimana. Pinosio è stato anche il primo medico di base a dover rimanere a casa per due settimane, senza poter visi-

via. Racconta: «I contagi risalgono ai primi di marzo, mia mamma ha fatto il tampone il 5 aprile. È morta a Villa Salus l’11 maggio, dopo un mese di ospedale. Sembrava si riprendesse, ma il cuore non ha retto. La sera di Pasqua ci è arrivata una telefonata di un medico che ci diceva di stare sereni, il 14 aprile la chiamata della struttura per dirmi che la portavano via per accertamenti: in ospedale mi hanno detto che era arrivata in condizioni gravissime. Tutto ciò che abbiamo in mano sono le condoglianze di Zaia tramite telegramma quando siamo andati a ritirare gli effetti personali». Molte persone non si erano mai viste in faccia, solo sentite in chat. Ieri si sono presentate, a distanza di un metro, con le lacrime agli occhi. Il parroco di Catene, don Lio Gasparotto, ha pregato davanti ai fiori per le persone morte sole. «Non vinca la rabbia» ha detto «altrimenti questo coronavirus vi avrà davvero divisi. Percorrete le strade necessarie per cercare la verità, ma nessuno metta in dubbio che non sia stato fatto il possibile per venire in aiuto a chi era in difficoltà». I parenti, però, vogliono risposte. — MARTA ARTICO © RIPRODUZIONE RISERVATA

tare i suoi pazienti fino a che il suo tampone non è risultato negativo. I medici del poliambulatorio non avevano fatto mistero del fatto che per lo studio fosse passato un paziente positivo al Covid-19, tanto da scriverlo in un foglio appeso all’entrata, in tutta trasparenza, incassando la solidarietà mista a timore dei pazienti. «La tua scomparsa così improvvisa ci ha lasciati in uno sconcertante dolore. Aiutaci dal cielo come ci hai aiutati in vita» si legge nell’epigrafe. A ricordarlo con grade affetto, a marzo, era stata anche l’agenzia funebre Coppolecchia, di Marghera, che lo conosceva personalmente. — M. A.


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DOMENICA 31 MAGGIO 2020 LA TRIBUNA

Coronavirus: cento giorni di epidemia

Zaia: «Più treni sulla Verona-Venezia» E attacca la Grecia che chiude le porte Appello a Trenitalia perché rafforzi i collegamenti con la laguna «Un paese dell’Ue non può vietare gli ingressi, Di Maio protesti» VENEZIA

Come si fa a far ripartire il turismo? Con le spiagge e gli alberghi aperti, ma anche con i voli degli aerei e le corse dei treni che ora sono spariti. L’appello arriva da Luca Zaia ed è rivolto a Trenitalia, ma anche ad Italo: la clientela business si è dissolta perché i manager applicano lo smart working. Si muovono i pendolari e i primi turisti che visitano Verona, Padova e Venezia. «I treni cominciano ad essere affollati: chiediamo a Trenitalia di aggiungere macchine soprattutto sul percorso per Venezia da Verona e dalle altre città italiane», ha detto il governatore. Poi ha allargato l’analisi alla patente sanitaria invocata dal presidente della Sardegna: non si può fare, lo vieta la Costituzione. «Il tampone è l’equivalente di una foto, di un’istantanea perché non ci dà la garanzia che da qui a fine vacanza tu sia una persona negativa. Infatti il tampone si usa per una diagnosi al momento, per stabilire la terapia ed eventualmente

L’eurostar di Trenitalia

il ricovero in ospedale» Zaia ha aggiunto: «Il principio fondante del presidente Christian Solinas, che conosco e stimo, riguarda la tutela della Sardegna: egli immagina un sistema di regolamenti sanitari degli accessi. Legittimo che chi governa una regione che è una splendida isola si ponga la questione, come se la pone Pantelleria. Ma la paten-

te sanitaria non esiste». Se il progetto di Solinas non scalda Zaia, il no della Grecia ai turisti italiani fa scattare la rabbia: si tratta di un veto assurdo, che diventerà un autogol per la Grecia che vive di turisti veneti ed italiani. «Si tratta di un comportamento assolutamente riprovevole. Mi fa incazzare che questo atteggiamento venga da un Paese che sta in Europa». E poi aggiunge: «Se fossi io il ministro degli Esteri italiano sarei già ad Atene». Di Maio forse l’ha ascoltato. Dalla Grecia «non me lo sarei mai aspettato. Bisogna intervenire subito. «Non ci risulta che la sanità greca sia come quella veneta o quella italiana. Da parte nostra non c’è preclusione per alcuno». Positivo invece il giudizio sulla Croazia che ha spalancato la porta a tutti gli stranieri. «L’Istria ha 150 mila abitanti e 12 milioni di turisti, noi arriviamo a 70 milioni di presenze. C’è ancora la frontiera da superare e quindi spero che i tedeschi vengano a Jesolo». — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA

studio della cgia di mestre

«A causa del Covid 27,5 miliardi di evasione fiscale in meno» VENEZIA

È provocatorio lo studio settimanale della Cgia di Mestre, che nell’edizione di ieri ha stimato la mancata evasione fiscale dovuta all’emergenza Covide-19 in 27,5 miliardi di euro. È un conto evidentemente del tutto indicativo. Secondo il ministero delle Finanze sono 110 i miliardi annui di evasione fiscale, i tre mesi di chiusura “varrebbero” quindi un quarto di quella quota. L’occasione è colta per ricordare alcuni dati generali sul tema: la pressione fiscale (in Europa solo la Francia ha un carico fiscale sulle imprese superiore all’Italia: il 60,7% rispetto 59,1, con una media continentale del42,8 per cento) e i mezzi per combattere - volendo -l’evasione fiscale. Ricorda infatti la Cgia di Mestre che e principali misure a disposizione degli 007 del fisco sono: 1) abolizione del segreto banca-

rio; 2) anagrafe dei rapporti finanziari; 3) Serpico super cervellone del fisco, che utilizza le varie informazioni raccolte sui contribuenti; 4) obbligo di comunicare mensilmente all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) le movimentazioni di denaro contante superiore a 10 mila euro; 5) Indici Sintetici di affidabilità fiscale; 6) redditometro (accertamento sintetico sulla base del confronto tra reddito dichiarato e spese sostenute); 7) metodologie di controllo delle PMI e dei lavoratori autonomi; 8) 117, numero della Gdf; 9) trasmissione telematica dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate; 10) fattura elettronica; 11) split payment nel caso di fatturazione verso le Pubbliche Amministrazioni, sono queste che trattengono l’IVA; 12) reverse charge: è l’acquirente o il committente a versare l’IVA; 13) limite all’utilizzo del contante pari a 2.999 euro, dal 1 luglio

2020 verrà ridotto a 1.999 e dal 1 gennaio 2022 scenderà a mille euro; 14) obbligo di pagamento con strumenti tracciabili degli oneri detraibili ai fini IRPEF; 15) controllo automatizzato delle dichiarazioni fiscali; 16) per lavori superiori a 200 mila euro, i committenti hanno l’obbligo di verificare il corretto versamento delle ritenute dei dipendenti delle imprese appaltatrici; 17) ritenuta d’acconto operata sui bonifici per il pagamento delle spese relative a interventi sul patrimonio edilizio e risparmio energetico; 18) la compensazione dei debiti tributari con crediti di importo superiore a 5 mila euro va certificata; 19) esterometro: invio telematico dei dati relativi alle operazioni economiche con soggetti non residenti; 20) comunicazione trimestrale dellla liquidazione periodica IVA. Oltre a tutto questo ci sono le ispezioni e gli accertamenti caso per caso. —

I CONTAGIATI OSPEDALE PER OSPEDALE CASI SARS-CoV-2 POSITIVI casi al 30/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 29/05

Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò Treviso Venezia Verona Vicenza Belluno Rovigo Domicilio fuori Veneto Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO

TOTALE CASI

VARIAZIONE NUMERO CASI

3843 88 2658 2661 5099 2845 1170 442 316 28 19150

0 0 +1 +3 +6 0 +5 0 0 0 +15

CASI ATTUALMENTE NEGATIVIZZATI POSITIVI DECEDUTI VIROLOGICI 77 1 297 151 506 253 107 34 123 27 1576

280 3 313 286 556 321 110 34 14 0 1917

SOGGETTI IN ISOLAMENTO DOMICILIARE

3486 84 2048 2224 4037 2271 953 374 179 1 15657

183 301 239 448 198 245 113 1727

CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS -CoV-2 casi al 30/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 29/05 PAZIENTI PAZIENTI IN VARIAZIONE VARIAZIONE VARIAZIONE IN AREA TERAPIA DIMESSI DECESSI NUMERO CASI NUMERO CASI NUMERO NON CRITICA INTENSIVA DAL 21.2 DAL 21.2 AREA N.CRITICA T.INTENSIVA DECESSI Azienda Ospedale Università Padova 4 Ospedale Sant'Antonio 0 Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 2 Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 1 Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno 8 ULSS 1 - Ospedale Feltre 0 ULSS 1 - Ospedale Agordo 0 ULSS 2 - Ospedale Treviso 0 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 0 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 0 ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 5 ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 0 ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 0 Ospedale S. Camillo-Treviso ° 0 Ospedale Riabilitativo Motta di Livenza - Treviso 0 Casa di Cura Giovanni XXIII Monastier -TV 0 ULSS 3 - Ospedale Mestre 0 ULSS 3 - Ospedale Venezia 0 ULSS 3 - Ospedale Mirano 0 ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 11 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 0 ULSS 3 - Ospedale di Noale 0 Ospedale Villa Salus (VE)° 24 Casa di cura San Marco - Mestre (VE) 0 ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 0 ULSS 4 - Ospedale Portogruaro 0 Casa di Cura Rizzola 0 ULSS 5 - Ospedale Rovigo 0 ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 1 ULSS 5 - Ospedale Adria 0 ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 8 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 ULSS 6 - Ospedale Cittadella 0 ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 1 ULSS 6 - Ospedale Conselve 0 Casa di cura Villa Maria (PD) 0 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° 5 ULSS 7 - Ospedale Bassano 0 ULSS 7 - Ospedale Asiago 0 ULSS 8 - Ospedale Vicenza 16 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina 0 ULSS 8 - Ospedale Arzignano 0 ULSS 8 - Ospedale Valdagno 0 ULSS 9 - Ospedale Legnago 0 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 1 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 15 ULSS 9 - Ospedale Marzana 3 ULSS 9 - Ospedale Bussolengo 9 ULSS 9 - Ospedale San Biagio di Bovolone 0 ULSS 9 - Ospedale Malcesine 0 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 4 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 4 Istituto Oncologico Veneto 0 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 122 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI 265 TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI) 387

CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, PAZIENTI trasferiti da ospedali per acuti casi al 30/05 POSITIVI ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 29/05 0 Ospedale di Comunità Belluno (BL) Ospedale di Comunità Agordo (BL) 0 Ospedale di Comunità- Auronzo (BL) 0 Ospedale di Comunità Alano di Piave (BL) 0 Ospedale di Comunità di Castelfranco (TV) 0 Struttura COVID - Vedelago (TV) 0 Struttura COVID - Ormelle (TV) 0 Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (TV) 4 0 Ospedale di Comunità SS. Giovanni e Paolo (VE) 0 Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola (VE) 1 Ospedale di Cinto Caomaggiore (VE) 0 Ospedale di Comunità Civitas vitae (PD) 0 Ospedale di Comunità Villa Maria (PD) 0 Ospedale di Comunità Conselve (PD) 3 Ospedale di Comunità Camposampiero (PD) 0 Ospedale di Comunità Montagnana (PD) 5 Ospedale di Comunità Marostica (VI) 0 Ospedale di Comunità Valeggio sul Mincio (VR) 0 Ospedale di comunità Tregnago (VR) 13 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 37 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI) 50

0 0 0

315 0 216

68 1 114

-2 0 -1

0 0 0

0 0 0

1

84

34

-1

0

0

-2 0 0 98 53 0 0 0 12 6 0 0 0 1 0 0 0 0 223 109 0 0 0 20 21 0 0 0 18 21 1 0 0 211 39 0 0 0 40 8 0 0 0 53 12 0 0 0 52 4 0 0 0 2 0 0 0 0 1 0 0 0 0 77 41 0 0 0 29 15 0 0 0 8 10 1 -1 0 140 113 0 0 0 3 3 0 0 0 0 4 0 0 0 113 14 0 0 0 0 0 0 0 0 104 30 0 0 0 0 1 0 0 0 15 1 0 0 0 28 5 1 0 0 47 26 0 0 0 5 0 -2 +1 2 273 107 0 0 0 2 0 0 0 0 2 7 0 0 0 3 7 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 259 90 0 0 0 21 13 0 0 0 8 11 -2 0 0 147 103 0 0 0 58 2 0 0 0 0 1 0 0 0 23 5 0 0 1 72 50 0 0 0 34 26 0 0 2 194 113 0 0 0 55 8 0 0 0 62 5 0 0 0 2 0 0 0 0 0 0 -1 0 0 144 37 0 0 0 99 38 0 0 0 2 1 0 -8 6 3376 1.377 22 28 ** deceduto assegnato ad altro ospedale

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1

DIMESSI DAL 21.2

DECESSI DAL 21.2

VARIAZIONE N° CASI ATTUALMENTE POSITIVI

VAR. NUMERO DECESSI

35 31 0 0 5 54 24 46 0 11 0 0 40 0 23 0 19 0 0 288

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Domenica 31 Maggio 2020

La Voce

.PRIMO PIANO

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BOLLETTINO Colpito da Covid lo 0,2% della popolazione polesana

Continuiamo a contagio zero

Il dg dell’Ulss 5 Antonio Compostella

ROVIGO - Sesto giorno senza contagi. E, ormai, il Polesine tira un sospiro di sollievo. E’ da sabato scorso, infatti, che nella nostra provincia non ci sono più nuovi casi di coronavirus. Ma il direttore generale dell’Ulss 5, Antonio Compostella, predica prudenza, soprattutto in vista delle nuove aperture - non ultima, quella dei confini regionali - in programma da mercoledì. “Rimaniamo responsabili - ha detto Compostella, ieri, rivolgendosi direttamente ai polesani - per non vanificare

quanto fatto fino ad ora”. Intanto, dal punto di vista statistico, resta stabile il livello del contagio: 449 i residenti in Polesine contagiati dall’inizio dell’epidemia, di fatto meno dello 0,2% della popolazione. Restano soltanto tre persone ricoverate, nell’area Covid dell’ospedale di Trecenta, tutte comunque già negativizzate. La terapia intensiva, invece, continua ad essere vuota. Nelle strutture residenziali del Polesine, invece, sono ancora 12 gli ospiti positivi al virus: 10 agli

Istituti Polesani di Ficarolo e due a Fratta; per quanto riguarda il personale, ancora positivo un operatore di Villa Tamerici. Dall’inizio dell’epidemia sono 17.424 i polesani sottoposti a tampone: di fatto, uno ogni 14 persone. In tutto, 29.596 i test fatti. Dall’inizio dell’epidemia, risultano 380 le persone guarite nella nostra provincia; mentre sono ancora 113 i polesani sottoposti a regime di isolamento domiciliare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ORDINANZA Rodigini contenti di non doverla più portare all’aria aperta: “Ma siate responsabili”

“Cara mascherina, adesso basta” C’è chi, come Luigino, avrebbe aspettato ancora un po’: “Forma di rispetto per noi stessi e gli altri” Celeste Gonano

ROVIGO - Da domani, via le mascherine. A sancirlo l’ultima ordinanza di Zaia: ma attenzione, si potrà stare senza solo nei luoghi aperti, dove possibile mantenere le distanze di sicurezza. Necessario, quindi, avere sempre a portata di mano la mascherina, in caso dobbiate andare in un luogo chiuso o non si riesca a mantenere la distanza di un metro tra una persona e l’altra. Una misura ben accetta (e anche auspicata) dai rodigini, che si dichiarano entusiasti della nuova misura. “Non mi aspettavo che ci permettessero di levare la mascherina così presto - ha raccontato Roberta - mi sento abbastanza tranquilla a girare nei luoghi aperti senza mascherina”. “Personalmente sono contenta di questa novità, poi ci vuole anche criterio - dice Alessandra - confido molto nel buon senso delle persone. Con il caldo poi, è molto difficile portarla. Per cui, se si può fare questo ulteriore passo, con responsabilità da parte di tutti, ben venga”. Una misura vista di buon occhio anche da Simone: “Ci sentiamo tranquilli a levare la mascherina negli spazi aperti”. “Potrebbe essere una misura che va sia bene che male, diciamo - risponde Luigino, più scettico degli altri sulla questione - forse avrei aspettato un altro po’. Secondo me è ancora presto per levarla, c’è già molta gente che non la porta più soprattutto li vedo sulle piste ciclabili. Speriamo bene”. “Sono molto d’accordo sul poter levare la mascherina nei luoghi aperti e arieggiati - afferma Natasha l’importante è essere responsabili e mantenere le distanze. A parte questo, non sono spaventata all’idea di uscire senza mascherina”. “Negli spazi aperti, che sia un parco o qui in città, è giusto poterla levare - rispondono Roberta ed Elisa - In quelli chiusi e dove c’è più afflusso di gente, naturalmente, è meglio protegger-

“Siate responsabili” Natasha

“Rispettare le indicazioni” Cristina

“Rispetto per noi e per gli altri” Mirella e Atala

“Avrei aspettato ancora” Luigino si. La porteremo in borsa”. Felici e tranquille all’idea di potersi (finalmente) iniziare a levare la mascherina anche Atala e Mirella che però aggiungono che continueranno a portare la ma-

“Non me lo aspettavo” Roberta

“Al chiuso, meglio proteggersi” Roberta e Elisa

“Sono contenta” Alessandra scherina con sé e a metterla non appena entreranno in un negozio o in un supermercato (“Se ci andrò” aggiunge Atala). “Mettere la mascherina nei casi in cui è necessaria è una forma di ri-

“Siamo tranquilli” Simone

spetto per me e per gli altri” conclude Mirella. “Sì, mi sento tranquilla a levarmi la mascherina nei luoghi aperti dove si possano mantenere le distanze - ha detto Cristina - basta rispettare le

“La terrò in borsa” Adriana indicazioni e le linee guida, soprattutto nei luoghi più affollati come per esempio i bar. Se, invece, sono qui all’aria aperta e distanziata mi sento tranquilla a stare senza”.

“Sono contenta di poterla levare - è infine il parere di Adriana - ma naturalmente la porterò ancora sempre con me: la terrò nella borsetta”. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 31 ....Maggio 2020

La Voce

MEDIO POLESINE

Arquà, Bosaro, Canaro, Ceregnano, Costa, Crespino, Fiesso, Frassinelle, Fratta Polesine, Gavello, Guarda Veneta, Occhiobello, Pincara, Polesella, Pontecchio Pol., San Bellino, San Martino di Venezze, Villadose, Villamarzana, Villanova del Ghebbo, Villanova Marchesana

www.lavocedirovigo.it, e-mail: provincia.ro@lavoce-nuova.it, Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584

FIESSO UMBERTIANO L’attacco di Daniele Cordone, di “Riva Destra”

“Gli assistenti civici? Non servono” FIESSO UMBERTIANO – “Mandiamo a lavorare chi prende il reddito di cittadinanza invece di fargli fare l’assistente civico”. Il segretario comunale di Fratelli d’Italia e coordinatore provinciale dell’associazione Riva Destra, Daniele Cordone, interviene sull’annosa questione di impiegare nei lavori socialmente utili coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, piuttosto che destinarli ad altri impieghi. Cordone, che si dichiara perfettamente in linea con il coordinatore regionale

Veneto del partito di Giorgia Meloni, Luca de Carlo, chiede la “possibilità di utilizzare i percettori di reddito di cittadinanza mandandoli a lavorare nei comuni come prevede la legge – spiega Cordone – invece di pensare ad impiegarli nella nuova professione di ‘assistente civico’”. “Andrebbero - spiega ancora Cordone praticamente a fare le belle statuine che controllano come si comportano i cittadini, invece di essere impiegati in lavori dei quali vi è una estrema necessità”.

“Così non può andare bene – continua ancora Cordone - i Comuni hanno bisogno di personale per gli sfalci dell’erba e per la pulizia delle strade, non della Stasi. Per questo chiedo ai sindaci del territorio di dare ‘una ferma risposta a questo mal governo – conclude il rappresentante di FdI – pretendendo che venga rispettato l’obbligo, per chi percepisce il reddito di cittadinanza, alla partecipazione alla realizzazione di progetti utili alla collettività’”. A. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Daniele Cordone di Riva Destra

OCCHIOBELLO Irene Bononi: “Servono progettualità immediate e sostegno al territorio”

“I negozi stanno già chiudendo” L’opposizione lancia l’allarme e chiede a sindaco e giunta di mobilitarsi con celerità Alessandro Caberlon

OCCHIOBELLO – “Tic Tac il tempo stringe”. Inizia così il comunicato fatto circolare dalla minoranza consiliare di “Occhiobello per Te”, guidata dalla capogruppo Irene Bononi, con il quale attaccano l’amministrazione comunale sulla progettualità del territorio. “Il consigliere Mollaroli (o forse sarebbe meglio chiamarlo presidente?) dichiara a mezzo stampa che il nostro territorio necessita di progettualità. Peccato si dimentichi di spiegare quali progettualità intenda attuare – si legge sul documento - Dalle sue dichiarazioni altisonanti emerge che l’unica vera intenzione è un attacco alle idee e alle proposte dell’opposizione”. “Il risultato resta comunque il nulla, come facilmente si può percepire. Ci domandiamo perciò a cosa pensasse Mollaroli quando, durante l'ultima seduta del consiglio comunale, abbiamo ampiamente spiegato che il no-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Vespe “virtuali” per i bisognosi entro le ore 13 di domenica 14 giugno alla mail rovigo@vespaclubditalia.it , una foto dell'iscritto e della propria Vespa con la fascia del club di appartenenza applicata sullo scudo e con ritratto sullo sfondo un luogo caratteristico della propria città o territorio, di particolare interesse storico, artistico, culturale o ambientale. Alle ore 18, durante una diretta Facebook sulla pagina del Vespa Club Rovigo, avverranno le premiazioni per le tre più belle foto pervenute, per il gruppo più numeroso, il vespista iscritto e ritratto da più lontano e per la foto più simpatica. Le iscrizioni avverranno on-line in-

“Ginnastica e attività”

viando il modulo d’iscrizione con copia ricevuta bonifico con attestazione pagamento, tramite mail a rovigo@vespaclubditalia.it. La quota di iscrizione è di 8 euro da inviare tramite bonifico. Il ricavato verrà devoluto alla Croce Rossa Italiana Comitato di Rovigo e al Fondo di Solidarietà Alimentare del Comune di Pontecchio Polesine. Tutte le informazioni utili per partecipare si possono trovare sulla pagina Facebook del Vespa Club Rovigo o possono essere richieste al Vespa Club di appartenenza. A. C.

vendo – continuano dall’opposizione - creare un fondo a favore del tessuto economico locale ci pare sarebbe stato un modo intelligente per sostenere e favorire il rilancio dell'economia occhiobellese. Inoltre, quando il Mollaroli parla di interventi ‘a pioggia’, probabil-

PONTECCHIO POLESINE L’iniziativa in campo domenica 14

PONTECCHIO POLEISNE - Un Vesparaduno “Virtual” a favore di chi ha più bisogno. Il Vespa Club Rovigo, che ha sede nel comune di Pontecchio Polesine, con il patrocinio dell’amministrazione comunale, ha organizzato un’iniziativa a favore del Fondo emergenza alimentare causa Covid-19 del Comune di Pontecchio e della Croce Rossa Italiana Comitato di Rovigo. L’associazione sportiva dilettantistica ha organizzato per domenica 14 giugno un raduno ‘virtuale’ benefico emergenza Covid-19 denominato “Andrà tutto bene”. Il raduno virtuale prevede di inviare

VILLANOVA DEL GHEBBO

VILLANOVA DEL GHEBBO - “Dopo il lock down c'è voglia di rimettersi in forma per la prova costume”: solo qualche giorno fa poteva sembra un'istigazione a non rispettare le tante norme di prudenza che gli Italiani si sono imposti per limitare e ridurre al minimo la diffusione del covid 19, ma da lunedì 1° giugno presso le aree verdi del territorio comunale si potrà tornare a praticare sport e ginnastica in linea con le norme in vigore. Le associazioni sportive attive da anni sul territorio, Asd Fujiyama Dojo, per le arti marziali, e Asd Corpo Libero per il corpo libero, ripartiranno con gli incontri settimanali in versione estiva. Lo annuncia il Comune di Villanova del Ghebbo. “Gli incontri - prosegue infatti l’annuncio del Comune - si svolgeranno presso il campo sportivo di Villanova del Ghebbo. Viste le buonissime condizioni del campo sportivo in erba grazie alle ‘amorevoli cure’ del prezioso collaboratore dell'Asd Calcio Villanovese, Giuseppe Menon, si potranno rivivere le emozioni del film ‘A piedi nudi nel parco’”. “Da circa una settimana risuona nel paese il ritmico suono delle palline da tennis. Difatti presso il circolo sportivo Il falco di Via sabbioni la associazione Asd La Fenice ha predisposto 3 campi da tennis, da utilizzare per incontri individuali o lezioni di tennis individuali, tirati a nuovo dal maestro Rogelio. Tutto quindi è pronto per riprenderci la vita, anzi il ‘giro vita’”. “L'amministrazione - prosegue la spiegazione del Comune - sta lavorando per avviare i centri estivi che sarà in versione outdoor con colazione al sacco. Anche grazie alle manifestazione di interesse di circa 30 famiglie che devono conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia. Si spera di partire il 15 giugno. Infine è attivo da settimane un team composto da architetti, ingegneri e rappresentanti delle famiglie per studiare quali interventi apportare ai plessi scolastici per migliorare il servizio scolastico del prossimi autunno”. “La suggestiva idea è sperimentare nuove forme di utilizzo degli spazi, delimitandoli con strumenti architettonici flessibili e l'inserimento di nuove tecnologie per duplicare la presenza in aula dei docenti. Intanto, Villanova del Ghebbo si rimette in forma”. Con una bella serie di proposte alla cittadinanza. C. G.

Irene Bononi capogruppo di “Occhiobello per te” stro intento non andava minimamente a ledere quelli che il consigliere definisce ‘servizi primari’, ma era quello di utilizzare in maniera più proficua somme comunali (pari a 180mila euro) oggi sicuramente non urgenti”. “Nella situazione emergenziale che stiamo vi-

mente si riferisce alle usuali modalità di lavoro della sua maggioranza; era infatti palese che la regolamentazione di utilizzo del fondo, se fossero passati i nostri emendamenti, sarebbe stata di competenza di sindaco e giunta”. “Se davvero il nostro Mollaroli fosse interessato ai problemi del mondo imprenditoriale, potrebbe almeno tentare di ‘copiare’ dalle realtà vicine; forse potrebbe rendersi conto che le nostre idee non erano poi cosi male. Il consigliere Mollaroli, In una sola notte, si è cibato di pane ed economia, ma si è accorto che nel nostro territorio ci sono già vetrine chiuse? Se non vogliamo vedere un cimitero di spazi commerciali bisogna agire con concretezza. Ora attendiamo con ansia che ci presenti i suoi grandi progetti – concludono i consiglieri di minoranza Non ci faccia però attendere troppo, perché le attività hanno bisogno oggi; domani è già tardi”.


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L'ARENA

Domenica 31 Maggio 2020

ILVOTO PERLA REGIONE. Inattesa deldecreto da Roma, dopolo slittamentoper ilCovid-19 siriaccendono giàlesfide

Elezioni, si aspetta la data Malamaratonariparte Dueassessoriin pista,Zanotto (Lega)ePolato(FdI) La Paglia (Pd): «Mi candido». Forza Italia, c’è Pasini Enrico Giardini

Rompono gli indugi, i candidati alle elezioni regionali. Che si sarebbero dovute tenere oggi, anche se già da tempo erano slittate, a causa dell’emergenza Coronavirus, insieme a quelle amministrative. L’ipotesi al momento più probabile è il 20 settembre, ma il decreto sul tema è all’esame della Camera l’8 giugno e non si esclude che si vada in autunno o addirittura nel 2021. In ogni caso sarà una campagna elettorale inedita, senza assembramenti. Il Veneto va al voto con altre cinque Regioni e nel Veronese si voterà anche per eleggere sindaco e Consiglio comunale ad Albaredo d’Adige, Palù, Rivoli, Trevenzuolo e Vigasio. Nel Veneto il presidente Luca Zaia, leghista, in sella da 10 anni più qualche mese per la proroga dovuta all’emergenza Coronavirus, si ricandida con Lega, Lista Zaia e con ogni probabilità con una lista di amministratori. Si vedrà se verrà confermata l’alleanza con Fratelli d’Italia. Nel Veronese, per puntare al Consiglio regiona-

le formato da 50 membri, le liste saranno di nove candidati, di cui cinque di un genere e quattro di un altro. Corrono i leghisti uscenti Elisa De Berti (assessore) ed Enrico Corsi e Alessandro Montagnoli, poi Anna Grassi, capogruppo a Verona, Alberto Todeschini, il vicesindaco scaligero Luca Zanotto e potrebbe esserci anche l’assessore allo sport Filippo Rando. In FdI in corsa il vicepresidente del Consiglio regionale uscente Massimo Giorgetti, gli uscenti Stefano Casali e potrebbe esserci anche Andrea Bassi. Poi Massimo Mariotti, presidente di Serit, l’assessore alla sicurezza Daniele Polato, l’ex presidente di Coldiretti Verona Claudio Valente. Poi Stefano Valdegamberi, Gruppo Misto, mentre per Forza Italia la consigliera comunale Anna Leso, i sindaci di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti e di Gazzo Stefano Negrini, l’ex presidente della Provincia Antonio Pastorello e Fausto Sachetto, già sindaco di Valeggio. Ma si fa largo ora il primo cittadino di Nogara Flavio Pasini. Il centrosinistra, per il candidato alla presidenza della

Regione Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, che avrà con sé il Pd e Il Veneto che vogliamo, corre la consigliera regionale uscente Annamaria Bigon, poi Giandomenico Allegri, vicesindaco di Sommacampagna. E ora anche la consigliera di Verona Elisa La Paglia, dal 2012 a Palazzo Barbieri e prima nel cda di Amia, che ufficializza la sua corsa, nel giorno in cui si sarebbe votato. «Mi impegno per accorciare la distanza tra Venezia e Verona», dice, «per la sanità pubblica territoriale, sul tema della sostegno alle famiglie e per l’integrazione delle rette scolastiche, per il diritto allo studio e l’ambiente. È possibile un altro modello di benessere del Veneto rispetto a Zaia». Altri nomi nel Pd Luigi Cadura e Alessia Rossignoli. Per il Movimento 5 Stelle, che candida a presidente Enrico Cappelletti, di Padova, l’uscente Manuel Brusco e poi tra gli altri Gloria Testoni, Stefano Pedrollo, Katia Bannò, Viktoria Vlasovskaia, Fabio Donatelli. Italia Viva, con un candidato presidente, ha come papabile Orietta Salemi, uscente, ex Pd. •

OBIETTIVOAMMINISTRATIVE 2022. Le propostesuitemiurbanistici

Verona Unica in campo «LacittàfuturainZai» Vantini:«Vannoripensate laposizionedella Fiera el’ideadel Centralpark Maserve la cabina di regia» +Ripensare il futuro della città partendo dalla rigenerazione di Verona sud, quindi anzitutto di Zai e Borgo Roma. È l’idea di sviluppo dell’associazione Verona Unica, creata da Federico Vantini, architetto, già sindaco di San Giovanni Lupatoto, in vista delle elezioni amministrative di Verona 2022. Prende le mosse dal progetto “Vuoti a rendere” lanciato dall’Amministrazione comunale per riconvertire in particolare aree, capannoni ed edifici dismessi. «È giusto cercare dei modi per allentare il peso assurdo della burocrazia, ma è altrettanto evidente che il tema della “Verona del futuro” non si possa risolvere chiedendo ai privati di proporre delle idee di riqualificazione delle proprie aree senza avere innanzitutto un’idea chiara della direzione in cui si vuole orientare lo sviluppo della città», dice Vantini, alludendo anche al tavolo Restart Verona avviato dal Comune con le categorie del comparto edilizio e i professionisti progettisti. «La crisi che stiamo vivendo ci porterà a ripensare le città, intesa come spazi urbani, a guardare sotto una nuova

FedericoVantinie Federico Lugoboni diVerona Unica

luce i luoghi del vivere comune e dell’interscambio tra spazio pubblico e privato», aggiunge. «Da un lato il centro storico, troppo complesso da trasformare dove molte realtà commerciali e non solo, nel prossimo decennio lasceranno “il centro” perché non più idoneo all’attrattività commerciale». Dall’altro, spiega Vantini, «emerge in modo ancora più evidente il fatto che la parte di città su cui investire in termini di innovazione sarà Verona Sud. Qui infatti si intrecciano numerosi aspetti che vanno dagli interventi sulla grande scala, alla riqualifica-

zione dei quartieri che vi gravitano attorno. Va ripensata la posizione dominante della Fiera, la fattibilità di un Central park a oggi individuato nella zona meno residenziale della città che metta in relazione i quartieri, la mobilità di superficie, opere pubbliche di forte attrazione e soprattutto la qualità degli edifici e degli spazi pubblici. Riteniamo quindi», conclude, «che serva un grande piano dedicato da costruire con una regia unica tra competenza, politica e i vari corpi intermedi per dare una proposta chiara di come si svilupperà la città». • E.G.

ElisaLaPaglia (Pd)

FlavioPasini(Forza Italia)

LucaZanotto (Lega)

DanielePolato(Fratelli d’Italia)

Arealiberal Associazione LucaCoscioni Nuovasede S’inaugura oggi la nuova sede, o meglio una cellula dell’associazione “Luca Coscioni” per la libertà di ricerca scientifica a Verona. Tra i fondatori c’è l’ex consigliere comunale Giorgio Pasetto, presidente di Area Liberal, iscritta a Radicali Italiani. «Come Area Liberal abbiamo messo a disposizione la nostra sede cittadina. Siamo per la libertà di informazione e per il diritto alla ricerca scientifica. A Verona serve una voce fuori dal coro, ora più che mai. Abbiamo urgenza di responsabilizzarci per promuovere verità scientifiche, attraverso una corretta divulgazione», dice Pasetto. L’inaugurazione, per ora, è solo virtuale, a causa del posto Covid-19. Oggi comunque, alle 15, l’incontro è sulla piattaforma Zoom. Sulle pagine social dell’associazione Luca Coscioni ci sono informazioni sulla partecipazione. «Siamo già più di cento iscritti a Verona, ma puntiamo a crescere. Durante la riunione verranno costituiti gli organi di rappresentanza locale e si deciderà la prima iniziativa». I coordinatori sono Alice Montalbetti ed Enrico Migliaccio. E.G.

Inodi di PalazzoBarbieri SboarinacorreggeleZone30 Giunta,ideeBallinieBianchini Casse comunali da rimpinguare dopo i 50 milioni di danni per il Coronavirus. Tante battaglie da affrontare per la ripartenza della città, anzitutto per rilanciare la Fondazione Arena e il turismo. Frizioni nella sua maggioranza di centrodestra e tra questa e lui, come sull’aggregazione di Agsm con Aim Vicenza e A2A o un altro partner industriale, con Lega e Verona Domani e anche parte di Fratelli d’Italia scettici. E ora anche per l’estensione delle “Zone 30”, contestate da FdI e dalla Lega, alle prime multe. Dopo che il 6 maggio, in Giunta, la delibera era stata approvata. A tre anni dalla sua elezione per il sindaco Federico Sboarina sono tanti i nodi da sciogliere, che minano la tenuta della sua coalizione formata da Battiti, Verona Domani, Lega, FdI e Forza Italia. Senza contare che (altro articolo) tra qualche mese si voterà per le elezioni regionali e ci sono almeno due assessori in pista come candidati, il vicesindaco Luca Zanotto (Lega) e quello alla sicurezza Daniele Polato (Forza Italia), che se eletti lascerebbero il Comune. Sboarina ha così preso di petto le varie questioni. Sulle nuove Zone a 30 chilometri orari, allargate alle circonvallazioni Sboarina, smentendo di voler fare cassa con le multe, ha già an-

nunciato che alcune strade, come le circonvallazioni Maroncelli e Oriani, potrebbero essere riportate al limite massimo a 50 chilometri orari. Si corregge il tiro, dunque, modificando il provvedimento e c’è già una bozza. È quanto si prefigura dopo l’incontro avuto ieri da Sboarina e dall’assessore al traffico e vicesindaco Zanotto con assessori e consiglieri di maggioranza. Questi ultimi, di Lega e FdI, hanno auspicato maggiore condivisione nelle decisioni. Ma al termine Daniele Perbellini, capogruppo di Battiti, la lista di Sboarina, ha dichiarato: «Sulle Zone 30 tanto rumore per nulla, soprattutto da parte di quei consiglieri che hanno in giunta più di un assessore. Per non parlare della Lega che, inspiegabilmente, non si è ricordata che la proposta è del suo vicesindaco». Intanto resta comunque in piedi il tema di un possibile rimpasto di giunta, anche prima delle elezioni regionali. E circolano già nomi di possibili nuovi assessori - al posto di qualcuno che potrebbe essere sostituito - come quelli di Elena Ballini, dirigente dell’Ater, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, già presidente della Prima circoscrizione Centro storico, all’epoca per An. E anche quello di Stefano Bianchini, consigliere comunale di Forza Italia. E.G.

LESTRATEGIE DEGLI ENTI. Dopol’approvazione del bilancioconsuntivo

«Amia,benegliutili ma ora Tari più bassa» Benini e Vallani (Pd): «Vanno datisostegniaiveronesi» Giorgetti(FdI):«L’azienda fuori dalla fusione con A2A» Amia ha ottenuto un milione 100mila euro di utile, che andranno a coprire parte delle eprditye pregresse di 2,2 milioni? «Bene il bilancio Amia, ora però è il momento di restituire alla città». È la linea del Pd, con i consiglieri comunali Federico Benini e Stefani Vallani, commentando i dati diffusi dal presidente dell’Amia Bruno Tacchella e dall’assessore alle aziende Daniele Polato (L’Arena di ieri). «Sproniamo il sindaco e il presidente affinché anche Amia provveda al più presto a mettere in campo risorse per le imprese e le famiglie veronesi colpite dalla crisi del Coronavirus come previsto dalla mozione anticrisi condivisa dalle minoranze con l’intero Consiglio comunale», aggiungono. «Attendiamo pertanto di poter discutere della agevolazioni sulla tariffa dei rifiuti nell’ambito della Commissione temporanea Coronavirus a cui sarà necessario invitare, oltre ad Amia, anche la capogruppo Agsm». Il Pd ricorda infatti che «dei 500 mila euro che il sindaco aveva chiesto ad Agsm di impiegare per l’acquisto di materiali utili a tamponare l’e-

Nonsolo raccoltarifiuti: l’Amia svolgeanchelapulizia delle strade

mergenza sanitaria, a oggi risultano spesi soltanto 100 mila euro per l’acquisto di un macchinario medico». E dopo i buoni risultati di Amia, il vicepresidente del Consiglio regionale Massimo Giorgetti, di Fratelli d’Italia, sostiene che ciò «consente di procedere senza ulteriori perdite di tempo al mantenimento dei servizi ambientali in capo al comune. A questo punto Agsm», prosegue, «tolga Amia dall’ipotesi di fusione con Aim e A2A, rispettando l’indicazione già avuta dal Consiglio comunale, dia certezze ai lavoratori sul loro futuro avviando da subito le

procedure necessarie per l’affidamento in house». I rifiuti urbani», conclude Giorgetti, «sono di “proprietà” esclusiva del Comune, che svolge il servizio di raccolta direttamente con una propria società di cui, o affidandolo a un gestore esterno con gara. A questo costo si aggiungono i costi di trattamento e smaltimento, e cosi si determina la tariffa rifiuti. Ciò significa che essere soci di minoranza in una società proprietaria di un impianto di incenerimento, non significa conferirlo automaticamente senza gara e che i prezzi siano più bassi». • E.G.


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