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8
Sabato 11 Luglio 2020 Corriere del Veneto
TV
Treviso
NUMERI UTILI
Comune Provincia
treviso@corriereveneto.it
04226581 04226565
Prefettura Questura PoliziaStradale PoliziaMunicipale
0422592411 0422248111 0422299611 0422658340
GuardiaMedica
0422405100
Quattro kosovari positivi al Covid L’Usl: «Non rientrate nei Balcani»
FARMACIE FanoliDuomo Callegari
0422541246 0422302847
La crisi
Ieri l’esito dei tamponi ai parenti dei contagiati. Si cerca chi era sul pulmino in arrivo dall’Est
TREVISO Da almeno un mese il bollettino dei contagi non segnava più 4 in una sola giornata: ieri però i casi dei «cluster del Kosovo» hanno confermato la trasmissione dell’infezione ai familiari. L’Usl 2 lancia un appello a chi, originario dalle aree dei Balcani, vive e lavora in Veneto: «Non tornate in patria per le vacanze, proteggete i vostri cari dai rischi». Ed è caccia ai passeggeri di un pulmino rientrato dal Kosovo domenica perché due donne che si trovavano a bordo, scese nella Marca, sono risultate positive: altri tre passeggeri si sono fermati a Treviso e sono stati rintracciati, messi in quarantena e sottoposti a tampone; gli altri viaggiatori hanno proseguito verso altre regioni. I report quotidiani dell’Azienda Zero nelle ultime settimane avevano riportato una situazione di progressivo miglioramento. C’è un solo ricoverato al Ca’ Foncello di Treviso, gli altri ospedali sono Covid-free da un quasi mese e
i contagi sono stati a quota zero molto spesso. Da lunedì però le cifre hanno ricominciato a gonfiarsi: sono 59 i pazienti attualmente positivi nell’Usl 2 mentre gli isolamenti domiciliari sono passati nell’ultimo giorno da 209 a 246, un ulteriore balzo dopo i sessanta registrati in questa settimana. Per la gran parte sono rientri dall’estero che vengono messi in quarantena. Il primo caso emerso dopo lungo tempo era stato quello di un uomo di 67 anni trasportato con urgenza in pronto soccorso per un infarto: il protocollo di sicurezza preoperatorio ha evidenziato la presenza del virus e i contatti stretti dell’uomo sono stati posti in isolamento (l’uomo
era stato in Kosovo un mese prima). Solo il figlio è risultato negativo mentre la nuora, i due nipoti di 5 e 8 anni e la moglie sono positivi. Sono tutti asintomatici e rimarranno a casa, in quarantena, per 14 giorni; non è stato necessario tracciare altre persone perché le frequentazioni della famiglia sono state ridotte nell’ultimo periodo, ad eccezione di una giornata al mare a Jesolo. Il giorno dopo è stata rilevata la positività di una donna kosovara rientrata in Italia assieme alla cognata a bordo di un pulmino. Il tragitto è lungo, la traversata dura molte ore, e su quel mezzo c’erano quindici persone. La signora, che a Treviso fa la badante, vi-
ve assieme alla figlia e al marito di quest’ultima, risultati negativi al virus. È positiva invece la cognata e l’Usl 2 è in attesa dell’esito dei tamponi su altre tre badanti rientrate con lo stesso bus rintracciate dal Sisp e dal servizio sanitario regionale, già messe in quarantena. «Vista la situazione epidemiologia in alcuni Paesi dell’area balcanica – afferma Anna Pupo, direttrice del servizio di igiene e salute pubblica - sarebbe opportuno che tutti coloro che sono originari da quelle aree rinunciassero, quest’anno, al rientro in patria per le ferie estive, onde non esporre sé stessi, le proprie famiglie e la comunità intera al rischio del propagarsi
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Le analisi
VILLORBA La sanità privata cresce: la chiusura degli ospedali durante l’emergenza Covid19, gli appuntamenti sospesi e le liste d’attesa allungate di oggi sono stati una spinta per gli ambulatori e laboratori delle cliniche. Il Centro di Medicina ha già riscontrato il 25 per cento in più di richieste per esami del sangue, una procedura di analisi non complicata e veloce (e il cui costo non è molto diverso da quello pagato tramite il servizio pubblico) che accorcia i tempi. E siccome anche per le visite e i servizi il numero di accessi aumenta, si cercano nuovi spazi per dare risposte. Ora infatti c’è un altro super lavoro da affrontare perché le aziende chiedono per i propri dipendenti i test sierologici: «Dopo il focolaio di Vicenza c’è stato un repentino boom di domande a cui si aggiungo-
dei contagi». La situazione comincia ad essere complicata e merita un’attenzione particolare: per il direttore della Microbiologia Roberto Rigoli il ceppo del virus balcanico è «più cattivo» di quello che circola in Veneto. Un sollecito a sottoporsi a tampone a chi è stato recentemente nei propri paesi d’origine, in particolare per le badanti, arriva dal dg dell’Usl 2 Francesco Benazzi: «Invitiamo tutti coloro che si sono esposti al contagio durante viaggi nei Paesi in cui il virus sta ancora circolando parecchio, o per contatti stretti con persone di ritorno da quelle aree, a chiedere tramite il medico di famiglia o direttamente al servizio di prevenzione l’effettuazione del tampone. Questo ci consentirà di ridurre i rischi». Sono invece tutti negativi i tamponi fatti su 16 persone che, a giugno, hanno partecipato a un matrimonio congolese a Cittadella. Silvia Madiotto
Prelievi Un infermiere al lavoro con le protezioni del caso
Nuovi focolai, è boom di sierologici Centro di Medicina: «Le richieste di sottoporsi ai test sono esplose» no i test nelle località turistiche, grazie alla convenzione con gli albergatori per i controlli sul personale – ha detto l’amministratore del gruppo Vincenzo Papes -. Da fine aprile ne abbiamo già fatti trentamila, ora siamo al ritmo di 250 al giorno. Abbiamo
tempi più veloci, i pazienti chiedono celerità, le aziende oggi per domani». La domanda aumenta e la società rafforza l’offerta. È con un investimento da 5 milioni di euro che il polo di Villorba si allarga di mille metri quadrati: lunedì partono i lavori
dell’ampliamento della struttura con l’aggiunta di un piano per nuovi macchinari e ambulatori (sarà pronto in 9 mesi). Ogni anno la clinica accoglie circa 250 mila pazienti: ora ci sono 90 dipendenti e 250 specialisti ma la previsione è di aumentare il personale
con 60 unità tra specialisti e collaboratori interni. Ieri è stato anche inaugurato il nuovo quartier generale della società, 600 metri quadrati in un edificio riqualificato lungo la Strada Ovest. Il cuore amministrativo e direzionale del Centro di Medicina, una rete di 33 strutture tra Veneto e Friuli, si è stabilito al confine fra Treviso e Villorba; nella Marca le cliniche della spa sono otto. «Con nuovi parcheggi e nuove assunzioni, questo polo diventa uno dei centri servizi più grandi della provincia», si congratula il sindaco di Villorba Marco Serena. «È una buona concorrenza, sanità pubblica e privata sono complementari», plaude il consigliere regionale Riccardo Barbisan. S. Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’iniziativa del Comune: tra i clienti del ristorante Vasco, Venditti e Benigni
«Da Dino», un premio per i cinquant’anni Quando nel menù di un ristorante si trovano radici e fasioi e sopa coada, vuol dire che lì dentro si parla e si mangia trevigiano, quello di una volta, quello della storia. Dino Caramel ci ha costruito mezzo secolo di attività su quei piatti della tradizione del territorio e ieri il Comune di Treviso ha voluto premiarlo perché i traguardi vanno celebrati a dovere. È un luogo simbolo di Treviso, il ristorante Da Dino. Non solo perché dalla porta affacciata sul cortile sono passati alcuni dei cantanti più noti della musica
TREVISO
Il riconoscimento Il sindaco Mario Conte insieme ai titolari del locale
italiana - da Vasco Rossi a Claudio Baglioni, da Antonello Venditti fino a Fiorella Mannoia - o attori del calibro del premio Oscar Roberto Benigni, come anche sportivi e personaggi della televisione, ma perché lì dentro si consumavano alcune delle cene politiche più importanti della Marca, dove si decidevano le sorti dei partiti e degli amministratori. Il ristorante degli incontri importanti: questo significa Da Dino. In realtà, gli anni di attività sono 51: l’apertura del locale in viale della Repubblica è del
novembre 1969 quando Dino e la moglie Anna Borghetto hanno deciso di mettersi in proprio e aprire il loro esercizio. La passione per la cucina e l’affetto dei clienti li hanno abbracciati per mezzo secolo consentendo a un ristorante storico, molto legato alla tradizione, di reagire ai cambiamenti della città e della periferia. Nel 2010 Dino Caramel è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica e nel 2020 è arrivato anche il riconoscimento dell’amministrazione. «È un’istituzione della
cultura culinaria trevigiana – ha detto il sindaco Mario Conte, ieri accompagnato da una folta delegazione -. Abbiamo voluto omaggiare con una pergamena e lo stemma della città per i suoi cinquanta e più anni di attività». L’anno scorso l’anniversario era stato festeggiato con clienti e amici e, con qualche mese di ritardo, l’amministrazione ha voluto metterci il carico da novanta per celebrare un’istituzione cittadina dove tutti, prima o poi, si sono seduti a tavola. S. Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Agricoltura, ricavi a picco: «Metà aziende a meno 50%» TREVISO Il lavoro all’aria aperta, nei campi e nelle vigne, non è bastato a salvare le aziende dal lockdown. Duecento imprese agricole della Marca hanno analizzato l’impatto economico della pandemia e la situazione non è rosea: metà ha evidenziato cali del fatturato dal 10 al 50% e quasi tutte ritengono che i prossimi mesi saranno cruciali, con ulteriori perdite e «scarse prospettive di uscire dalla crisi entro la fine del 2020». Il 76% dei partecipanti al sondaggio ha indicato come soluzione ai problemi la riduzione dei costi evidenziando che le prospettive per il futuro sono ancora critiche, ma solo il 17,7% ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali e agli aiuti disposizione, in particolare la richiesta del bonus da 600 euro per le partite iva; e soltanto il 9,7% degli intervistati è ottimista di poter tornare ai livelli pre-Covid. «Arriviamo alla fase 3 in debito d’ossigeno, il governo ha fatto troppo poco, servono maggior ascolto e segnali concreti per consentire di ritrovare la fiducia e vedere la luce», commenta il presidente di Confagricoltura Treviso Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi. «In questo momento c’è molta paura di rischiare, il coronavirus ha causato danni ingenti al settore agricolo trevigiano lasciando gli imprenditori in una condizione di grave disagio – dice -. I veri problemi sono stati la chiusura di mercati strategici come la filiera di hotel, bar e ristoranti, e la mancanza di liquidità. Sono state messe in campo misure non sufficienti, sulle quali tra l’altro gravava la burocrazia». Per ripartire solo il 20% pensa a canali di vendita alternativi a quelli tradizionali, come social e e-commerce, l’11% punta sull’export e il 17% si affida a vendite dirette nei mercati agricoli o a domicilio. La gestione del personale è stata il tasto meno dolente, solo il 13% di insoddisfazione per problemi emersi durante l’emergenza, il 46% non ha richiesto ammortizzatori: «Le regolarizzazioni non incidono, le nostre aziende cercano lavoratori con competenze specifiche». (s. ma.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere del Veneto Sabato 11 Luglio 2020
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Le infrastrutture
VENEZIA Impossibile per il premier Giuseppe Conte, in laguna per il Mose, sottrarsi a una domanda sull’autonomia. Dopo l’annuncio di due giorni fa del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, in merito alla corsia veloce per un decentramento amministrativo spinto, Conte conferma «la partita sull’autonomia va chiusa nel modo più corretto. È necessario procedere su altri temi come la sburocratizzazione. Ne sono convinto: non possiamo sburocratizzare il Paese limitandoci all’apparato governativo nazionale e alla pubblica amministrazione centrale. Dobbiamo coinvolgere Regioni, Province e Comuni o non andiamo da nessuna parte». Non bastasse, anche l’altro membro dell’esecutivo arrivata a Venezia, il ministro per le Infrastrutture, Paola De Micheli, interviene su uno dei nervi scoperti del Veneto la Tav. «Per l’alta velocità ferroviaria da Verona a Vicenza apro il cantiere adesso, nel giro di 10 giorni. - ha detto la titolare del Mit - Manca la firma di un mio collega ministro e poi posso venire ad aprire il cantiere, l’ho promesso prima a Luca Zaia. Prima della pausa di Ferragosto apriamo il cantiere». Da fonti vicine al general contractor Iricav Due che ha in affidamento il tratto Verona-Padova, si conferma che l’uscita del ministro ha colto tutti di sorpresa visto che è in programma entro fine mese la firma dell’atto integrativo
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De Berti Più che inaugurare tratte Tav già finanziate, meglio trovare i quasi 5 miliardi che mancano
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Corte dei Conti Si invita la Regione a razionalizzare o fondere le partecipazioni di Autovie Venete e Cav
«Tav, ad agosto il cantiere del tratto Verona-Vicenza» Il ministro spiazza il contractor. E intanto il premier spinge l’autonomia fra Iricav Due e Rfi. Delle scorse settimane il superamento del nodo economico sulla variante di San Bonifacio, come anticipato dal Corriere del Veneto. Ma, oltre a non saper nulla di un’eventuale inaugurazione dei cantieri fra Verona e Vicenza, a Iricav Due spiegano che ci si dovrà poi occupare di tutte le garanzie banca-
rie, poi ci si dovrà installare e i cantieri prevedono, se tutto fila liscio, di iniziare con le bonifiche belliche entro fine anno. Dal Mit, però, fanno sapere che c’è una norma del decreto Semplificazioni che aiuterà a sbloccare il cantiere superando appunto la clausola di garanzia dello Stato (di qui il riferimento a un collega
ministro, quindi a Roberto Gualtieri del Mef). Una norma che interviene su tutti i cantieri basati su contratti di programma con Anas o Rfi. Scettica l’assessore alle Infrastrutture Elisa De Berti: «L’atto aggiuntivo doveva essere firmato a gennaio. Speriamo sia la volta buona. Ciò che non capisco è questo gran
Ministro Paola De Micheli
parlare di investimenti ma, per il Nord, parliamo sempre degli stessi soldi, per capirci. Vediamo, anziché inaugurare tratte finanziate, almeno in parte, di finanziare entro il 2021 tutta la linea fino a Padova». Per la Tav veneta, fra Verona e Vicenza, costo 2,713 miliardi, la copertura è a oggi di 984 milioni; l’attraversamento di Vicenza costa 805 milioni e ce ne sono 150; la Vicenza Padova ha un costo stimato di 655 milioni e zero stanziamenti. E la linea del Brennero costa 997,80 milioni ma ce ne sono solo 24,70. Insomma per la Tav veneta mancano in totale 4,673 miliardi. Ieri, intanto, la Corte dei Conti ha parificato il bilancio della Regione segnalando che è tempo di mettere mano all’estinzione anticipata dei due derivati, che il processo di razionalizzazione delle partecipate è troppo lento e che alcune allocazioni del fondo sanitario, come i 51 milioni ad Arpav sono poco ortodosse. Il dato più curioso riguarda però le infrastrutture autostradali. L’invito della Corte è di pensare, per la partecipazione in Autovie Venete (5%) e in Concessioni Autostradali Venete (50%), a «un piano di riassetto per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione». Quasi un assist per la holding autostradale del Nordest ipotizzata dal governatore. Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 11 Luglio 2020 Corriere del Veneto
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Il Mose La prova generale
Veneziadivisaeprotettadalmare Conte:«Promessemantenute» IlpremierConteinlagunaperilgrandetest:«IlMosenonèfinitomasipotràalzareperleemergenze» La storia 1966, l’«acqua granda» mette in ginocchio Venezia. Un’alta marea eccezionale e senza precedenti arriva a 194 centimetri, record negativo assoluto per la laguna
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Le immagini drammatiche dell’alluvione a Venezia fanno il giro del mondo e fra la fine degli anni ‘60 e gli anni ‘70 si inizia a parlare di legge speciale e di un sistema di protezione dal mare
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Impossibile riassumere i molti anni in cui si vagliarono decine di soluzioni e progetti. Infine, nell’aprile del 1984 fu scelta la soluzione delle dighe a scomparsa per salvaguardare il paesaggio
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Ad aprile 2003, il Comitatone per la salvaguardia di Venezia approvò in via definitiva il progetto. Il mese dopo, l’allora premier Silvio Berlusconi pose la prima pietra del Mose
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Gestisce i lavori, 5,5 miliardi, il Consorzio Venezia Nuova travolto nel 2014 dallo scandalo tangenti. I lavori si bloccano. 35 gli arresti, tra cui il governatore Galan. La fine dei lavori slitta al 2021
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«In questo momento la laguna è isolata dal mare. Il test è riuscito», grida nel microfono con un po’ di emozione l’ingegner Valerio Volpe, dirigente del Provveditorato alle opere pubbliche. L’ultima paratoia della schiera di Malamocco – l’ultima a chiudersi – esce dall’acqua alle 12.25 e suona la sirena. E’ in quel momento che, per la prima volta, il Mose isola la laguna di Venezia dal mare. Lo farà per circa un’ora, creando un dislivello tra mare e laguna di circa 30 centimetri, anche se l’acqua è piatta come una tavola e di vento ce n’è poco: ma tanto basta perché la marea entrante trovi di fronte a sé la barriera gialla di 78 dighe mobili, lunghe complessivamente più di un chilometro e mezzo nelle quattro schiere. A dare il via al sollevamento, premendo il pulsante rosso della prima paratoia alle 10.48 su invito del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, era stato il commissario del Consorzio Venezia Nuova Francesco Ossola: «è emozionato?», gli chiede il premier, sbarcato all’isola artificiale del Lido, sede di una delle control room, con tre ministri – Paola De Micheli (Infrastrutture), Luciana Lamorgese (Interni) e il bellunese Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento) – per vedere l’«esordio» del Mose. Non era mancata la benedizione della paratoie («ce n’è bisogno», ironizza qualcuno) da parte del parroco di Treporti don Alessandro Panzanato. «Non è un’inaugurazione precisa Conte - Siamo qui per un test, non per una passerella. Il governo vuole verificare l’andamento dei lavori». Il premier era stato a Venezia all’indomani dell’«aqua granda» del 12 novembre e il governo aveva promesso un’accelerazione nei lavori. «AbVENEZIA
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Il premier Conte Capisco le proteste, so che è un’opera contestata, ma siamo all’ultimo miglio e sarebbe assurdo non auspicare che funzioni Il sindaco Brugnaro Opera grandissima anche se per lungaggini e scandali non è d’esempio Bocche di porto diverse non si poteva fare come in Olanda
biamo verificato con mano i danni, la paura, l’angoscia e la devastazione - prosegue - e abbiamo promesso che per il prossimo autunno-inverno ci sarebbe stato uno strumento di salvaguardia. Abbiamo anticipato i tempi». «Ci siamo presi degli impegni e li abbiamo rispettati», aggiunge De Micheli. Il premier ricorda che l’impegno del governo su Venezia è stato massimo, con oltre 100 milioni di risarcimenti per i danni dell’acqua alta e il pressing per altri fondi dall’Ue. «Ci sarà tutto il tempo per fare test in condizioni avverse - riprende Conte - Capisco le proteste, so che è un’opera contestata, ma siamo all’ultimo miglio e sarebbe assurdo non auspicare che funzioni». E lo dice mentre a poche centinaia di metri i No
Mose cercano di forzare il cordone delle forze dell’ordine e avvicinarsi alle dighe. Tocca al supercommissario «sblocca cantieri» Elisabetta Spitz, nominata a dicembre, poche settimane dopo il picco a 187 centimetri, spiegare a che punto siamo. «Il Mose non è finito, ci sono ancora 18 mesi di test e il collaudo spiega - poi ci vorranno anni per ottimizzare i processi gestionali». Il progettista Alberto Scotti spiega che se oggi alle paratoie serve un’ora e mezza per alzarsi, da progetto ci metteranno appena mezz’ora. E andranno risolti anche altri problemi: la sabbia che si incunea sotto 5-6 paratoie dal lato di Punta Sabbioni e che anche ieri non ha permesso il rientro nei cassoni, lasciandole sollevate per circa un
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I risultati della prova
Dislivello di 30 centimetri ma paratoie ancora lente «Dai 90 minuti attuali passeremo a mezz’ora» Resta il problema sabbia
Di vedetta Il premier Conte, ieri, di vedetta accanto alle paratoie del Mose che si alzano (foto Vision)
metro, ma anche lo scrostamento della vernice per quelle che sono sott’acqua da ormai 7 anni e i primi segni di ruggine e corrosione su alcuni elementi. Il cronoprogramma prevede la consegna a fine 2021, ma a novembre si è deciso che la città non sarebbe più andata «a mollo» e c’è stata questa accelerazione per le chiusure «in emergenza». «In caso di maree alte o altissime si potrà proteggere Venezia», assicura Spitz. E’ servito dare una spinta ai cablaggi degli impianti e gli operai del Cvn hanno lavorato a spron battuto negli ultimi mesi, sotto la guida di Ossola e dell’altro commissario Giuseppe Fiengo, anche nonostante il Covid. E prima di sollevare tutte le barriere insieme ieri mattina, in questi anni sono stati eseguiti un’ottantina di test. «La tecnologia e il sapere hanno fatto sintesi con la creatività per arrivare alla miglior conservazione di questo luogo meraviglioso», dice il provveditore Cinzia Zincone citando la dialettica hegeliana. «E’ un’opera grandissima, anche se per le lungaggini e gli scandali non è un esempio da copiare - aggiunge il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro le bocche di porto sono troppo grandi per fare come in Olanda, con il senno di poi sono tutti bravi». «Speriamo che funzioni», auspica il governatore del Veneto Luca Zaia, che ne ricorda la lunga storia dopo l’alluvione del 1966. «Ci lavoro da 33 anni», aveva detto Scotti, attirandosi la battuta di Conte: «Era all’ultimo anno di Ingegneria?». «Il Mose non è un’opera risolutiva per l’acqua alta ma ci permetterà di prendere tempo e contrastare il cambiamento climatico», sottolinea D’Incà. Alberto Zorzi
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ltre trenta centimetri di differenza tra il livello del mare e quello della laguna. Con la marea entrante, la chiusura del Mose – seppur per solo un’ora – ha comunque creato quel dislivello che in futuro farà la differenza tra una Venezia allagata e una all’asciutto. Il Centro maree ha rilevato nel dettaglio l’evoluzione delle quote, che alle 8.40 avevano toccato il picco minimo 11 centimetri sotto il livello del medio mare. A mezzogiorno, con le dighe in fase di chiusura, c’erano 35 centimetri in mare e 21 in laguna (a punta della Salute), mentre quando il sollevamento è stato completato si è arrivati a un picco di 51 centimetri fuori e 16 dentro, con un delta di 35 centimetri. «Il sistema non ha avuto alcun problema sottolinea il responsabile dei sollevamenti, l’ingegner Davide Sernaglia - Sarà importante arrivare a fare dei
test con soglie superiori ai 50 centimetri». Il vento invece, assicura, non dovrebbe dare problemi e così dice anche l’ingegner Alberto Scotti, progettista del Mose. «Il sollevamento è indipendente dal meteo e dal moto ondoso», spiega. Ieri le operazioni sono iniziate alle 10.48: le due schiere di Lido e quella di Chioggia si sono chiuse alle 12.15, mentre per Malamocco sono serviti 10 minuti in più. «Le paratoie lì sono più grandi - spiega Sernaglia - ci mettono un po’ di più a uscire, ma poi raggiungono subito l’angolo di lavoro». Che ieri è stato fissato tra i 38 e i 40 gradi. L’abbattimento è invece iniziato verso le 13.30 ed è durato una quarantina di minuti. Tempi più lunghi rispetto a quelli di progetto, che dovrebbero essere rispettivamente di 30 e 15 minuti. «Stiamo ancora calibrando un migliaio di strumenti che misurano
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Scotti Stiamo ancora calibrando un migliaio di strumenti che misurano l’ingresso dell’aria e avevano settaggi inferiori
l’ingresso dell’aria e che sono arrivati dal fornitore con settaggi inferiori a quelli che ci servono», dice Scotti. I progettisti stanno inoltre lavorando alla soluzione del problema della sabbia che anche ieri ha bloccato il rientro di 5-6 paratoie (dalla penultima a ritroso) dal lato di Punta Sabbioni. Il previsto mezzo aspirante costava oltre 30 milioni di euro, ora si sta ipotizzando una macchina più agile, con una testa aspirante che sarà testata entro settembre. Al test di ieri hanno lavorato circa 90 tecnici di Cvn e Comar: 40 al Lido e 25 in ciascuna delle altre due bocche. Una trentina in più di quelli che dovrebbero essere a regime, anche perché si era pronti a tutto, anche a un blackout. Proprio martedì era stato fatto il test di sollevamento con il generatore di emergenza, che aveva funzionato. (a. zo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
BELLUNO
SABATO 11 LUGLIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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Lutto nel Bellunese
Morto Bortot, una vita di politica e sociale Sindaco, parlamentare e partigiano durante la Resistenza si è spento giovedì sera all’ospedale San Martino di Belluno Gigi Sosso / PONTE NELLE ALPI
Il partigiano «Ardito», l’onorevole Bortot, il sindaco Giovanni è andato avanti. Pontalpino dentro e fuori, è morto giovedì sera, nel reparto di Geriatria dell’ospedale San Martino di Belluno. Erano circa le 21, quando ha chiuso gli occhi, insieme al suo lunghissimo impegno politico e civile, tra le file del Partito Comunista italiano. Giovanni Bortot aveva 91 anni ed è stato lucido fino all’ultimo istante, accanto alla moglie Beppina e alla figlia Tiziana. Le due donne l’avevano fatto ricoverare il giorno prima, dopo una vita, tutto sommato, in buona salute: era comprensibilmente stanco e l’età non gli consentiva più di fare tante cose che gli piacevano. Andare a funghi oppure ballare con Beppina, solo per dirne due. O ancora leggersi un buon libro. Se n’è andato in silenzio, ma la notizia della sua scomparsa ha fatto rumore già pochi minuti dopo in paese, soprattutto nella frazione di Roncan, dove abitava. Ieri mattina è rimbalzata sui social, collezionando subito decine di messaggi di cordoglio e vicinanza alla famiglia: «L’amministrazione comunale di Ponte nelle Alpi e l’intera comunità si stringono ai familiari. Per noi è una grandissima perdita», sottolinea il sindaco Paolo Vendramini, «perché soprattutto la mia generazione l’ha sempre ritenuto un maestro di vita». Giovanni Bortot era nato a San Fior (Treviso), ma papà Angelo e mamma Maria erano originari di Quantin. Nel 1935 la famiglia è tornata nella frazione pontalpina, dove il piccolo Giovanni completa la scuola elementare. Diventa adolescente e, durante la Resistenza, diventa partigiano a 16 anni con il nome di battaglia di «Ardito» ed entra nel gruppo di Angelo Bernard «Nembus» della Brigata Mazzini. Finita la guerra, comincia a lavorare come stagionale nel mondo dell’e-
dilizia e inaugura la propria militanza politica da segretario della sezione del Pci di Col di Cugnan. Nel 1951, Eliseo Dal Pont lo invita a lavorare per la Federterra prima e per il settore «Organizzazione» nella federazione del partito di Belluno poi: «È stato primo cittadino, dopo che aveva cominciato la sua carriera politica come consigliere comunale nel 1957. Poi vi-
Aveva 91 anni e la carriera era iniziata come segretario del Pci di Col di Cugnan cesindaco del Partito Comunista nella giunta guidata da Umberto Orzes, quindi sindaco e parlamentare nel 1968 e nel 1972, nelle commissioni Difesa, Lavori pubblici ed Esteri», spiega Vendramini, «ha sempre portato avanti la propria ideologia, quella comunista, sostenendo che non era la migliore, ma lui partiva dai sacrifici, dalla cose ben fatte e dall’importanza di dare spazio alle persone più umili e ai lavoratori. Ricordo con quanta dedizione ha seguito il caso Vajont, fino al processo all’Aquila, distinguendosi sempre per valore morale. Il nostro consiglio comunale e anche quello provinciale lo ricorderanno sempre. Ci mancherà anche alla Festa de l’Unità al Pus, dove ogni domenica d’estate era in nostra compagnia». Bortot ha fatto politica attiva fino in fondo, anche se in maniera inevitabilmente diversa dai primi tempi: «Mi ha sempre dato molti consigli sulla vita amministrativa», conclude Vendramini, «e negli ultimi anni era fortemente critico nei confronti di una Sinistra che non riusciva più a esprimere dei concetti importanti. Allo stesso tempo, coltivava sempre la speranza che questa situazione migliorasse». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
martedì la camera ardente alla casa rossa
De Menech: «Mi diceva di consumare le scarpe» L’ultimo saluto nel salone della struttura di via Roma nel rispetto delle norme di contenimento del Covid-19 Riposerà a Col di Cugnan PONTE NELLE ALPI
Consumare le scarpe. Stare in mezzo alla gente e ascoltare i suoi bisogni, in maniera da soddisfarli, per quanto possibile. Dal pontalpino Giovanni Bortot al paesano Roger De Menech ne sono passati tanti di anni. Ieri mattina il parlamentare del Pd è arrivato al mu-
i messaggi di cordoglio
Zingaretti: «Protagonista della lotta di Liberazione» Oltre al segretario nazionale del Partito Democratico ricordano la sua figura tutte le parti politiche D’Incà: «Devoto al territorio» PONTE NELLE ALPI
Cordoglio da ogni parte. Molti i messaggi in memoria di Giovanni Bortot, a cominciare da quello del segretario nazionale del Partito Democrati-
co e presidente del Lazio, Nicola Zingaretti: «Con la scomparsa di Bortot, perdiamo un generoso militante. Protagonista della lotta di Liberazione, amministratore stimato e parlamentare attento alle classi più deboli, ha favorito l’adozione di provvedimenti legislativi a tutela dei lavoratori più esposti alle sostanze nocive. Tra i fautori della rinascita dei territori colpiti dalla tragedia del Vajont, conserveremo
di lui l’inestimabile esempio di una politica fatta insieme e con le persone». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il bellunese Federico D’Incà sottolinea che la sua scomparsa «lascia un grande vuoto nella comunità. Una persona devota al territorio, in prima linea per tutelare i diritti di cittadini e lavoratori grazie al proprio lavoro da sindaco e da deputato. Il ringraziamento per il
nicipio di Cadola, per rendere un doveroso omaggio al vecchio maestro del Pci. De Menech e il sindaco Paolo Vendramini hanno ricevuto la moglie Beppina e la figlia Tiziana, concordando le modalità di una cerimonia laica: martedì, dalle 15 alle 18, sarà allestita una camera ardente nel salone della Casa Rossa, in via Roma. Tutti gli amici e i paesani che lo desiderano potranno salutare Bortot, sempre nel pieno rispetto delle norme per il contenimento del Covid-19. La salma sarà cremata e le ceneri
grande impegno umano e politico con cui è riuscito a rilanciare il Bellunese, adoperandosi per la sicurezza del territorio e per la tutela della salute. La sua è una storia di partecipazione e interesse per il prossimo, un esempio per le nuove generazioni». Il Pd di Belluno ricorda «l’uomo di Sinistra, partigiano, grande sindaco di Ponte, riconosciuto tale anche dagli avversari, protagonista della storia e delle battaglie per salvaguardia del territorio, sempre con i più deboli e a difesa della democrazia, conquistata con la Resistenza. La provincia e la politica perdono un protagonista, un uomo coerente nella sua idea e nell’azione politica, che faceva del dialogo con la gente lo strumen-
riposeranno nel cimitero di Col di Cugnan. De Menech ha raccolto la sua eredità politica e il confronto tra i due è sempre stato frequente e costruttivo: «Tutta la comunità provinciale, in particolare il Comune di Ponte nelle Alpi perde una figura di sicuro riferimento. Giovanni Bortot è stato per tutti noi una guida e speriamo di poter seguire le sue orme. A me personalmente ha insegnato il valore più alto della politica, che è quello di stare il più possibile in mezzo alla gente. In
to del suo agire, considerando l’avversario tale e non nemico». «Figura storica importantissima», rimarca il presidente della Provincia, Roberto Padrin, «un politico capace, un uomo dai forti ideali e una persona che ha sempre creduto nel territorio e nei bellunesi. Ha rappresentato una
La Provincia sottolinea il ruolo di soccorritore alle comunità colpite dall’onda del Vajont pagina di storia per la provincia. La sua azione politica, e la sua vita, al di là degli ideali che ha sempre difeso con convinzione, è stata caratterizza-
dialetto mi diceva sempre “te ha da consumar le scarpe”, devi consumare le scarpe. Fin da quando facevo il sindaco, figurarsi adesso che sono anch’io alla Camera dei Deputati. Bisogna stare tra la gente, per capire i problemi e tentare di risolverli con grande umiltà, allo stesso tempo con grande determinazione. Questo era Giovanni Bortot». Bortot lascia un vuoto molto difficile da colmare e non solo dal punto di vista politico: «Ci mancherà e molto, ma dovremo impegnarci nel mettere in pratica tutto quello che ci ha insegnato nel corso di tanti anni. Soprattutto nella difesa dei beni comuni del nostro territorio e di tutte le risorse che sono a nostra disposizione e dobbiamo valorizzare». — G.S.
ta da una grande tenacia e dal forte senso di appartenenza al territorio bellunese, che ha difeso sempre con impegno e abnegazione, specialmente negli anni duri del dopo Vajont. Nei giorni della tragedia, fu vicino alle nostre comunità colpite, dando subito sostegno e aiuto anche come soccorritore. Giovanni Bortot ha sempre partecipato attivamente alla vita sociale del territorio, costituendo un esempio per intere generazioni di amministratori venuti dopo di lui e lasciandoci la testimonianza di una fede incrollabile nei valori della nostra provincia. Da parte mia e dell’amministrazione provinciale, le più sentite condoglianze ai familiari e ai suoi amici». — G.S.
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Primo Piano
Sabato 11 Luglio 2020 www.gazzettino.it
Il Mose, la prova generale IL PRIMO CITTADINO VENEZIA Un’occasione di concordia. Così il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha definito la giornata di ieri, quando le paratoie si sono sollevate separando la laguna dal mare per la prima volta nella storia.
TONI MORBIDI Il primo cittadino, a differenza del maggio scorso, quando aveva apostrofato come incapaci gli emissari del Governo, ha adottato toni distesi. Al premier Giuseppe Conte ha destinato parole dolci, seppur ricordando il ritardo nella soluzione di alcuni problemi come quello delle navi e del lavoro. E proprio su questi due temi il sindaco ha battuto. Rivolgendosi ai rappresentanti dello Stato ha affermato: «Non abbiamo mai strumentalizzato le difficoltà che abbiamo ereditato. Qui abbiamo il presidente Zaia, il ministro De Micheli, ci sono ancora delle partite aperte, io do la mia disponibilità affinché possano essere affrontate». Quindi il ragionamento è entrato nel vivo: «Penso alle grandi navi da crociera, che per noi sono veramente un punto importante. Si era detto nel Comitatone del 2017 che le navi avrebbero dovuto solcare non più San Marco, ma il canale dei Petroli, per cui passare da Malamocco, arrivare a Marghera, canale Nord, lato Nord. E quelle più piccole attraversare il canale Vittorio Emanuele per arrivare in Marittima. A oggi non abbiamo più avuto notizia di questo. C’è stato il covid, però adesso alcune navi hanno cominciato a lasciare Venezia e ad andare a Ravenna, e il lavoro di tante persone è a rischio».
PERSONE E CODICI Poi il sindaco ha guardato dritto negli occhi un attento Conte: «A lei (primo, ndr) ministro una supplica, ci sono alcuni codici Ateco (i codici per la classificazione economica) che non sono ancora stati considerati nel turismo. Uno ad esempio è quello dei portabagagli: sono a reddito zero ora. Parliamo di qualche centinaio di persone. Non sanno a chi rivolgersi, lo stesso vale per i lavoratori stagionali degli aeroporti; non pretendo bacchetta magica, ma mi creda, io li incontro. Però se il Mose è un’occasione di concordia, e vuole essere questo, benvenuto a lei e tutto il Governo, quello che avete potuto fare avete fatto, ma siamo in ritardo su alcune cose». Sull’opera lagunare si è poi soffermato: «Non mi associo ha detto Brugnaro - al ringraziamento verso tutti quelli che si sono succeduti alla costruzione del Mose, la storia giudicherà. Sono sempre stato un grande sostenito-
STATO, REGIONE E COMUNE Da sinistra il ministro Luciana Lamorgese, il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente della Regione Luca Zaia ieri alla prova del Mose
Brugnaro a Conte: «Ora le grandi navi» Il sindaco usa toni morbidi con il presidente del Consiglio: «Grazie per i fondi» Ma gli ricorda l’impegno a trovare soluzioni al problema della crocieristica `
re di quest’opera. Sono d’accordo con il commissario Spitz quando dice “noi abbiamo l’incarico di finire l’opera non di fare ragionamenti filosofici”». Brugnaro ha poi spiegato il rapporto con i ministeri: «Oggi per la prima volta alziamo tutte le paratie, abbiamo fatto delle prove singole, so che il ministro sta seguendo con molta attenzione. Anzi tutti e due i ministri (De Micheli, infrastrutture, e Lamorgese, interni, ndr). Fare un’opera ingegneristica deve essere un bene di tutti, qui io rappresento i cittadini, i
clienti di quest’opera, quelli che ne beneficeranno». Per spiegare meglio la situazione, il sindaco ha proposto un esempio: «Abbiamo avuto l’acqua eccezionale che per fortuna ha acceso i riflettori, però nella realtà con maree di 120 centimetri Castello continua ad andare sotto acqua, c’è gente che ogni anno butta via la lavatrice». L’obiettivo è anche, per il futuro, «trovare un modo veloce per la gestione, cioè creare un gruppo che possa sedersi, dove all’interno ci siano le istituzioni della città». Infine il grazie a Conte per aver stanziato i fondi con cui il Governo ha aiutato la città a ripartire: «Tramite la Protezione civile abbiamo di fatto rimesso in sesto la città. Un ringraziamento doveroso per una parola mantenuta. Sono contento che venga qua, non credo assolutamente a chi parla di passerelle». Tomaso Borzomì
RICORDATA AL CAPO DEL GOVERNO ANCHE LA SITUAZIONE PRECARIA DI TANTI LAVORATORI STAGIONALI DEL TURISMO
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I No Mose, blitz in acqua con una ventina di barchini carabinieri e guardia di finanza, scesa in campo anche con un elicottero per osservare ogni cosa dal cielo. Ecco che quindi è nata così una sorta di «battaglia navale» (per usare le parole social degli stessi manifestanti) tra i No Mose e le forze dell’ordine. Ogni qualvolta che un barchino di antagonisti sfondava la linea immaginaria creata da finanza, polizia, municipale e carabinie-
LA PROTESTA VENEZIA «La vostra festa NON deve iniziare» annunciava sui social la galassia No Mose nel chiamare a raccolta i manifestanti in bacino di San Marco per provare ad arrivare al Lido e, dall’acqua, rovinare in qualche modo la prova generale del Mose, celebrata alla presenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro alle Infrastrutture, Paola De Micheli. Appello a cui ieri mattina hanno risposto una ventina di imbarcazioni, con vessilli No Navi e No Mose sventolati durante la manifestazione. Ad impedire l’arrivo al Lido, però, una quindicina di imbarcazioni delle forze dell’ordine: polizia di Stato, polizia locale,
LA MANIFESTAZIONE Le imbarcazione dei No Mose tentanto di raggiungere il Lido per la protesta vero l’opera
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QUINDICI EQUIPAGGI DELLE FORZE DELL’ORDINE A PRESIDIARE IL LIDO ONDE E SCHIZZI SU CHI FORZAVA IL CORDONE DI POLIZIA
ri a difesa del tratto di laguna davanti al Lido, i motoscafi rispondevano passando tra i barchini creando onde e schizzi d’acqua in modo da fare desistere ogni altra azione. Si è andati avanti così per più di un’ora, senza che i No Mose riuscissero a raggiungere il Lido, ma senza che mai la situazione andasse fuori controllo. Gli unici momenti di tensione si sono verificati quando da un’imbarcazione sono stati lanciati in acqua dei fumogeni, ma non si è mai arrivati ad un vero e proprio scontro tra agenti e militari e chi protestava contro un’opera considerata faraonica, inutile anzi dannosa per Venezia e per il suo ecosistema lagunare. Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Belluno
Sabato 11 Luglio 2020 www.gazzettino.it
Degrado, pattuglie in via Sottocastello Militanti di Fratelli d’Italia giovedì sera per tener d’occhio ` La questione in consiglio comunale, il sindaco Massaro: un gruppo di ragazzi che si “impadroniscono” della strada «Siamo con le forze dell’ordine per mantenere la sicurezza» `
IL CASO BELLUNO Presidio anti degrado in via Sottocastello: militanti di Fratelli d’Italia e di Gioventù Nazionale hanno tenuto d’occhio giovedì sera la movida dei minorenni. Con il gilet del partito addosso il gruppetto ha sostato nella curva in fondo alla prima rampa di scale di via Sottocastello dalla 20 alle 23, resistendo alle provocazioni dei ragazzini e agli sberleffi, raccogliendo cartacce e facendo sentire, molto semplicemente, la propria presenza.
RISULTATI VISIBILI «Non vogliamo fare ronde né punire nessuno, sono azioni che non ci appartengono – dichiara il consigliere comunale Raffaele Addamiano -, il nostro obiettivo era scoraggiare certi comportamenti maleducati. Stando ai commenti raccolti ieri dai residenti della zona il nostro contributo ha dato risultati». Ieri mattina, infatti, le stradine della passeggiata delle mura erano meno insozzate del solito. Soddisfatti per aver portato un po’ di sollievo ai cittadini di quella zona del centro cit-
tà, i militanti pensano già di ripetere l’iniziativa magari coinvolgendo altre aree che, allo stesso modo, sono in balia dei ragazzini quando cala il buio. Per i volenterosi la serata, si diceva, è stata lunga.
I PROTAGONISTI IN GILET Monica Mazzoccoli, Raffaele Addamiano, Simone Bristot, Walter Sartorello e Noemi d’Inca di Fratelli d’Italia sono arrivati sul posto già alle 20; con loro anche il responsabile provinciale di Gioventù Nazionale Ludovico Tabacchi e Christian De Carlo, il figlio dell’ex parlamentare e sindaco di Calalzo Luca De Carlo. «C’erano ragazzi nel parchetto sotto Palazzo Rosso, bivaccavano con bottiglie e fumavano – racconta Mazzoccoli -, ci sfottevano ma non importa, noi non abbiamo mai risposto alle provocazioni». Nonostante la presenza del gruppo e, sopra in cima alla gradinata, di uno stuolo di forze dell’ordine, i festini sparsi tra il parchetto e la passeggiata delle mura sono andati avanti fino a tardi. Si è sentito qualcuno dire ad alta voce, con la volontà di farsi sentire: «Qui stasera non si può stare, ci sono quei rompi scatole dei Fratelli d’Ita-
lia». Qualcun altro ha imprecato contro la leader Giorgia Meloni e due ragazzine, nonostante il controllo a vista, si sono infrattate in una via e, accovacciate a terra, hanno fatto pipì davanti alle case.
UN DETERRENTE Insomma, un braccio di ferro silenzioso, fatto di sguardi, di presenza, di camminate avanti e indietro, di cartacce raccolte sotto gli occhi di chi le aveva gettate a terra, ma senza scambi di dialogo né prediche, andato avanti fino alle 23. Il peggio si è visto lungo la passeggiata delle mura, dove alle 22 c’era un vero e proprio assembramento con una settantina di ragazzi imbottigliati lungo la via e alcol a fiumi. «Non è successo nulla di particolare, ci teniamo a dirlo – spiega Addamiano -, non hanno combinato niente e non
ADDAMIANO «ABBIAMO DATO UNA RISPOSTA ALLE ESIGENZE DI CHI ABITA IN QUELLA ZONA»
Il processo
abbiamo assistito ad azioni sconvolgenti, questo mi fa capire come la nostra presenza sia stata effettivamente un deterrente».
Insulti al carabiniere «Batman, vattene via» IN CONSIGLIO Era intervenuto per sedare una lite, ma i contendenti si erano scagliati contro di lui. Parte offese del processo approdato ieri in Tribunale il carabiniere Elis Tomaselli. Alla sbarra per oltraggio Manuel D’Incà, 28enne, e Gioel De Rocco, 23enne entrambi residenti a Belluno. I fatti risalgono al 15 aprile 2017 quando avvenne il parapiglia di fronte al locale “The Werewolf Koala”. Quando il carabiniere in borghese si qualificò, mostrò il tesserino e intervenne per sedare la lite i due avrebbero iniziato a dire frasi del tipo: «Batman ti stai divertendo a fare il poliziotto?», «Vattene via, non rompere, chi sei?». Ieri di fronte al giudice Zantedeschi con il pm Sandra Rossi il difensore ha ottenuto un rinvio al 20 novembre: è in corso il risarcimento all’Arma.
Il prossimo 22 luglio in sede di Consiglio comunale il consigliere di opposizione presenterà la sua interrogazione su via Sottocastello, dove pungola l’amministrazione chiedendo cosa intende fare, come prevede di muoversi, e dove formula anche quattro proposte per risolvere l’annosa questione. Ma il sindaco Jacopo Massaro ci tiene a precisare che niente è deciso a caso, quando si tratta di mantenere l’ordine in città. «Tutte le azioni svolte finora e quelle che avvieremo in future vengono concertate all’interno del Tavolo del Comitato ordine e sicurezza – spiega -. Siamo di certo pronti a impegnarci in altri interventi, ma non siamo noi a dire quali, attendiamo direttive dalle forze dell’ordine. La situazione di Sottocastello, comunque, non è peggiorata rispetto ad anni fa, semplicemente ci sono periodi dell’anno in cui certe situazioni si ripetono con maggior frequenza e uno di questi è l’estate». Alessia Trentin
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Abbattuta casa Buzzati, ora la strada è transitabile LA RIAPERTURA BELLUNO Via Monte Grappa è stata riaperta. Alle 18 di ieri, dopo diciotto giorni di chiusura, la via di collegamento tra Limana e il centro storico di Belluno è tornata transitabile. La strettoia di Villa Buzzati, l’imbuto dove si era creato il problema del crollo dalla vecchia abitazione, non è più una strettoia. La casa antica, degli eredi del noto scrittore bellunese, che delimitava una parte della via e da cui erano crollati pezzi il 23 giugno scorso, non c’è più. Al suo posto, ieri sera, solo un mucchio di macerie e una ruspa parcheggiata. Si è conclusa così, con la demolizione dell’edificio, la vicenda della chiusura del tratto e del pericolo crolli sulla sede stradale. «Abbiamo seguito i lavori da vicino – spiega l’assessore Biagio Giannone -, ci tenevamo che riaprisse ieri». I lavori eran iniziati di prima mattina e per tutto il giorno sono andati avanti con un contatto costante tra il progettista e la Soprintendenza, a cui mano a mano che procedevano le operazioni venivano inviate foto per il via libera al proseguimento. L’intento iniziale era di abbattere la parte più alta dell’immobile, perché pericolante e pericolosa, ma le operazioni sono andate in modo ben diverso. Una volta toccati, i muri sono crollati e così della villa non è rimasto quasi nulla. Il muro lato strada, insomma, è un cumulo di macere e l’edificio instabile oggi non spaventa più. (A.Tr.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL DEGRADO Militanti di Fratelli d’Italia hanno presidiato la zona di via Sottocastello durante la movida dei giovedì sera: tutto da copione, nessuna sorpresa
RIAPERTA dopo l’abbattimento
Presa a bottigliate in piazza dopo aver fatto l’elemosina IL PESTAGGIO PADOVA «Ti spacco i denti, ti
spacco la testa». Queste le minacce che si è sentita dire una 67enne padovana, seduta al bar in piazza della Frutta, “colpevole” di aver fatto l’elemosina ad un uomo di colore. Il gesto di solidarietà non è andato giù ad un bellunese di 37 anni, pregiudicato per furto e rapina, che l’ha aggredita brandendo una bottiglia di birra e colpendole una gamba con una sedia in ferro. L’episodio di violenza e razzismo è accaduto giovedì a mezzogiorno nel plateatico del bar Angolo 16, tra piazza della Frutta e via Fiume. Il giovane, con alle spalle problemi di alcol e droga, è stato bloccato nel primo
pomeriggio dalla polizia. Z.A. è stato denunciato per minacce aggravate, il questore Isabella Fusiello ha emesso il foglio di via obbligatorio per Belluno con il divieto di tornare in città.
IL RACCONTO «Mi trovavo seduta ai tavoli del bar con un’amica – racconta la vittima, moglie di un noto ristoratore del centro storico –
EPISODIO RAZZISTA IN CENTRO A PADOVA: VITTIMA UNA DONNA L’AGGRESSORE È UN 37ENNE BELLUNESE
quando si è avvicinato un uomo di colore per chiedere l’elemosina. Avevo con me qualche monetina e lui mi ha gentilmente ringraziato. La scena è stata vista da un signore che era appena uscito dal supermercato lì accanto, avrà avuto circa 60 anni, che ha iniziato a bestemmiare e inveire contro di me. Ha detto che è colpa di t*** come me, se siamo pieni di n*** in Italia. E ha aggiunto che questi non se ne vanno via neanche se gli dai fuoco». La signora ha quindi deciso di ribattere. «Ho risposto che con i miei soldi ci faccio ciò che voglio – spiega -. A quel punto si è intromesso il ragazzo sbandato, con cane a seguito, dicendo che sono una p*** per aver dato soldi ad un immigrato. Poi ha aggiunto che
aveva rischiato di prendersi duemila euro di multa davanti al Pam per non aver indossato la mascherina». La rabbia del 37enne bellunese era incontenibile. «Non so nemmeno ripetere tutte le offese e le ingiurie che mi ha lanciato – ricorda la donna con amarezza -. Allora gli ho chiesto cosa volesse da me, di lasciarmi stare, ma la situazione è peggiorata».
LA FURIA Il giovane ha dato un calcio ad una sedia del locale, puntando verso la signora che è stata lievemente colpita in una gamba. E poi è passato alle minacce. «Mentre teneva in mano una bottiglia di birra – racconta – ha detto che se mi avesse trovata ancora in giro, mi avrebbe mes-
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sa in un angolo e stuprata». La donna è stata soccorsa da un passante e poco dopo, all’esterno del bar, sono arrivati due agenti della polizia per raccogliere la testimonianza e la descrizione dell’aggressore. «Mi ha colpito vedere che tutte le persone sedute ai tavolini del bar sono rimaste in silenzio – ammette la vittima -. Nessuno è intervenuto in mio aiuto, solo un uomo si è avvicinato chiedendo a quello sbandato di andar via. Ormai viviamo in un clima terribile, a livello nazionale si promuove una campagna politica contro gli stranieri e allo stesso tempo il lockdown ha amplificato un disagio sociale profondo. La cosa che fa riflettere è che le aggressioni sono state compiute da due italiani, non
certo dallo straniero che chiedeva l’elemosina. Chi mi ha offesa per primo è stato un uomo della mia età che era semplicemente andato a fare la spesa, come siamo ridotti? Tutto questo è inaccettabile. La città di Padova è sicura, non è questo il tema, il problema di fondo è una politica che soffia sul disagio sociale». La 67enne padovana conclude con una riflessione sulla violenza di genere. «Sono convinta che questi due soggetti – aggiunge – non abbiano gradito che una donna sia stata in grado di rispondere alle loro provocazioni. Sono uomini abituati ad essere violenti nei confronti del genere femminile, con atteggiamenti di sopraffazione». Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La prova generale IL REPORTAGE VENEZIA Funziona? Non c’è un sì o un no, la risposta esatta è: dipende. Dipenderà dalle condizioni meteorologiche, se tornerà a presentarsi l’onda di sessa, se lo scirocco spirerà con forza verso la terra, se il cielo aprirà le cataratte, se la marea raggiungerà il metro e 87 come la sera del 12 novembre 2019. Epperò c’è una certezza: le 78 paratoie nelle tre bocche di porto di Lido-San Nicolò, Malamocco-Alberoni, Chioggia, funzionano. E anche se l’intero sistema di dighe dovrà essere completato e collaudato entro il 31 dicembre 2021, l’impegno del premier Giuseppe Conte è di utilizzarlo anche prima: «Il Mose va completato e dobbiamo fare in modo, perché non abbiamo altri strumenti, che il prossimo autunno-inverno ci sia uno strumento di salvaguardia». Il commissario straordinario del Mose, Elisabetta Spitz, precisa: «Ci vogliono altri 18 mesi di lavori e test», ma in caso di acque alte eccezionali «già dal prossimo autunno sarà possibile innalzare le paratoie». Intanto ieri le dighe si sono alzate, non tutte contemporaneamente perché dal momento in cui il professor Giovanni Ossola, commissario tecnico del Mose, ha premuto un tasto sul computer, c’è voluta più di un’ora e mezza perché tutti i 78 cassoni gialli emergessero dalle acque e formassero enormi, lunghe dighe capaci di separare la laguna dal mare. Non era mai successo prima. Data e orario sono da segnare, qualunque cosa un giorno possa succedere: venerdì 9 luglio 2020, ore 12.25, Venezia è un’isola isolata, la laguna non riceve più una goccia di acqua dal mare, tra il golfo di Venezia che sta nell’Adriatico e la laguna ci sono quattro dighe artificiali: due al Lido (sarebbe una, ma in mezzo c’è un’isola “finta”), una a Malamocco, una a Chioggia. Si potrà dire che il Mose funzionerà quando ci sarà davvero l’alta marea e non il mare piatto di questa calda giornata di luglio, con il sole che brucia le fronti degli illustri invitati. Il presidente del Consiglio dei ministri Conte è già stato informato: qualche chilometro più in là, nel bacino di San Marco, ci sono sei barchini di giovanotti dei comitati No Mose, quelli che da tempo immemore protestano contro un’opera che viene considerata vecchia, datata, troppo costosa da manutere, pietra di uno scandalo di tangenti che difficilmente Venezia riuscirà a cancellare. Eppure, quanto tempo è passato: era il 3 novembre 1988 quando in bacino di San Marco venne inaugurato l’enorme cassone metallico subacqueo, il prototipo in scala reale del Modulo Sperimentale Elettromeccanico e per anni si pensò che il Mose fosse quel catafalco giallo, uno scheletro di tubi ferro bulloni. Si era in piena Prima Repubblica, il “doge” a Venezia allora era il socialista Gianni De Michelis. Trentadue anni dopo, senza nessun entusiasmo, il Mose entra in azione, i cassoni si alzano, le dighe ci sono. Funzionerà con l’aqua granda? Giuseppe Conte dice quello che ormai i più pensano: si sono già spesi 5 miliardi e mezzo di euro, «siamo all’ultimo miglio», non c’è alternativa: «Il Mose va completato» e benché sia un’opera che «ha attirato moltissime critiche, è stata rallentata nella sua esecuzione ed è stata oggetto di chiari episodi di corruzione e malaffare che ne hanno compromesso il completamento», va finita. «Non dobbiamo dimenticare nulla: è la storia», dice il premier. Che però aggiunge: «Sarebbe un assurdo non lavorare e non auspicare tutti che questo test funzioni».
LA FREDDEZZA A vedere il test è più di un centinaio di persone e per la maggior parte sono giornalisti. Nell’isola
Mose ok, Venezia isolata dal mare Conte: pronto in casi d’emergenza Tutte le 78 paratoie si alzano dopo più di 90 minuti, Il premier: «Siamo all’ultimo miglio, l’opera va completata» ma ora resta da superare il “vero” test dell’alta marea Il commissario Spitz: «Già in autunno possibile attivarlo» `
“prova generale del Mose” l’unico dichiaratamente favorevole all’opera di ingegneria sia il sindaco Brugnaro che però, schietto come al solito, al Governo non risparmia ringraziamenti ma nemmeno rimbrotti, ricordando la partita aperta delle grandi navi e lanciando perfino una «supplica» al ministro De Micheli: «Con il Covid avete escluso dai codici Ateco i portabagagli, guardate che sono a reddito zero, e intanto le navi hanno cominciato ad andare a Ravenna». E se gli altri relatori avevano sfiorato nei loro brevi interventi lo scandalo del Mose, è il governatore Zaia a ricordare i numeri e le date di questa «via Crucis»: «Oggi in Veneto la parola Mose evoca l’inchiesta giudiziaria del 4 giugno 2014, 135 provvedimenti, 35 arresti».
LA BENEDIZIONE
IL GOVERNO SULLA VEDETTA Il premier Conte, ilministro dell’interno Lamorgese e elle infrastutture De Micheli assistono al test del Mose
IL 5 STELLE D’INCÀ NON SI FIDA: «CONTINUERÒ A VERIFICARE PERSONALMENTE I LAVORI»
artificiale del Lido vengono montate due tensostrutture: una, mimetica dell’Esercito, dove vengono rinchiusi i cronisti; l’altra, bianca immacolata, a distanza di qualche centinaio di metri, dove siederanno e parleranno le autorità e i protagonisti dell’evento. Nell’ordine: il commissario straordinario per il Mose Elisabetta Spitz, il provveditore regionale per le opere pubbliche del Triveneto Cinzia Zincone, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il governatore del Veneto Luca Zaia, il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, il premier Giuseppe Conte. E fa una certa impressione vedere in prima fila, accanto ai sottosegretari dem Andrea Martella, Pier Paolo Baretta,
Achille Variati e all’inquilino del Viminale Luciana Lamorgese, il ministro di quel M5s che, non troppo tempo fa prometteva: “Se vinciamo, stop a Mose, Tav e Ponte sullo Stretto”, mentre il titolare del dicastero per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà posta su Facebook un condensato di equilibrismo: «I lavori di
realizzazione del #Mose a Venezia sono stati uno dei più grandi scandali del nostro Paese. Ma è stato grazie all’attività di denuncia e alla tenacia del MoVimento 5 Stelle se questa vicenda è finita nei tribunali (...) Continuerò a verificare personalmente come procederà il completamento dei lavori del Mose fino alla sua definitiva messa in funzione». Curioso che tra i tanti intervenuti alla
Insomma, non sarà «una passerella» questo evento al Lido, come dice Conte, ma queste barriere magari serviranno a non utilizzare le «passerelle» per difendersi dall’alta marea. Alle 10.48 si inizia, suona la sirena, don Alessandro impartisce la benedizione ai quattro punti cardinali, affida la città, la sua acqua, la sua terra, i suoi abitanti, i suoi monumenti al patrono san Marco e alla Madonna Nicopeia. Intanto i cassoni cominciano a muoversi. Uno, due, tre, fino al numero 78. Tutti su, il test ha funzionato. La certificazione arriva dal Centro maree di Venezia: lo scarto tra laguna e mare è di oltre 30 centimetri. Basterà per difendersi dall’aqua granda? Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
SFILATA DI MINISTRI E SOTTOSEGRETARI PER L’OPERA CHE HA PORTATO PROTESTE E INCHIESTE GIUDIZIARIE
L’intervista L’ing. Alberto Scotti
Il padre del Modulo: «Ho visto passare davanti 33 anni di vita» lberto Scotti è il padre del Modulo Sperimentale Elettromeccanico, il Mose, l’opera ingegneristica sollevata ieri per la prima volta e destinata a salvare Venezia dall’acqua alta. Settantatré anni, ingegnere marittimo milanese, Scotti dall’87 al 2009 è stato anche direttore del progetto. Ieri era a Venezia.
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Cos’ha provato a vedere tutte le 78 paratoie sollevate in contemporanea? «Pensavo di essere freddo a sufficienza ma vedendole davanti mi sono passati di colpo 33 anni di fatica, impegni, notti insonni che hanno accompagnato questo lavoro. Fa una certa impressione».
Ingegnere, funzionerà? «Certo che funzionerà, con tutte le volte che lo abbiamo alzato, abbiamo capito quali sono le particolarità dell’opera. Si tratta di mettere a misura i tempi di sollevamento e abbassamento ancora troppo lunghi. Ma è la differenza che manca tra l’oggi e il 2021».
«DALLA PROSSIMA SETTIMANA INIZIAMO A DISCUTERE IL PIANO PER FARLO FUNZIONARE PRIMA DEL COMPLETAMENTO»
A pieno regime, quanto ci vorrà a sollevarle? «Mezz’ora. Oggi (ieri, ndr) si è alzato in un’ora e mezza. Lo steso vale per la discesa. Bisogna imparare a usarlo, è un impianto complicato, mancano dei completamenti e dei collaudi». Sarà pronto nel 2021? «È un impegno che abbiamo preso ed è un tempo adeguato. I programmi sono questi e stiamo lavorando come da programma». Si parla di poterlo alzare già in autunno: è possibile? «Sì, vogliamo essere pronti a partire da ottobre a evitare catastrofi come l’anno scorso. C’è una procedura per affrontare casi del
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genere prima della fine dell’impianto, inizieremo a discutere settimana prossima di un piano da attuare pur senza completamento. È un impegno perché dovremo coinvolgere altri enti e serve un’intesa tra le parti simile a quella che ci sarà quando il Mose sarà a regime». Come funzionerà questo piano straordinario? «Verranno alzate tutte assieme, non ha senso altrimenti. Il 12 novembre è stato un evento particolare ma a posteriori abbiamo applicato dei modelli che ci hanno detto che con il Mose in funzione saremmo stati in grado di proteggere Venezia. Avremmo avuto 110 centimetri a punta della Salute: la quota target del progetto».
Cosa manca per consegnare l’opera? «La formazione del personale, poi il passaggio da un funzionamento semi-automatico come ora, a uno automatico. Mancano tutti i collaudi e gli impianti ausiliari». Quante volte si alzerà? «Mediamente sei volte all’anno poi dipende dall’annata». Un’opera ingegneristica che porta con sé proteste. Lei cosa replica? «In giro per il mondo è un’opera considerata molto innovativa perché progettata avendo in mente ambiente e difesa dall’allagamento. È un’opera che quan-
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Coronavirus, la ripartenza SANITÀ ROVIGO «Siamo consapevoli che non va bene aspettare anche 10 giorni per un prelievo del sangue, ma in questo momento la priorità è quella della sicurezza, di chi viene in ospedale e dell’ospedale stesso, quindi stiamo cercando delle soluzioni, come allungare ulteriormente i tempi di accesso ai punti prelievo, che ora avviene solo su prenotazione e presentandosi all’orario stabilito».
LE SOLUZIONI A chiarire come il ritorno alla “normalità” della sanità in tempi ancora “non normali” non sia un’opera semplice è il direttore generale dell’Ulss Polesana Antonio Compostella, che non nasconde le criticità ma spiega come si lavori per risolverle. «Tuttavia – sottolinea - allungare l’orario di accesso ai punti prelievo pone un problema dovuto al fatto che per la maggior parte delle analisi del sangue è necessario che il paziente sia a digiuno. Per questo, stiamo valutando se aprire i punti prelievo anche nel pomeriggio per gli esami che non prevedono il digiuno. Questo perché non prevedo che in tempi rapidi si possa tornare al libero accesso ai punti prelievo, perché è innegabile che in quella modalità si producono assembramenti e questo non lo possiamo permettere. Il fatto è che la logistica delle strutture è tarata su attività in tempo di normalità. E ora non lo siamo». Per alcune tipologie di servizi, quindi, servirebbe un ripensamento complessivo, anche strutturale e, ovviamente, non è fattibile in tempi brevi. Tuttavia, spiega Compostella, «in questo momento è partita la ristrutturazione della Piastra ambulatoriale dell’ospedale di Rovigo, stiamo rivedendo il progetto per vedere se ripensare le aree di aspetto».
PROBLEMI AL CUP Difficoltà anche al Centro unico di prenotazione, il Cup, con gli sportelli fisici ancora chiusi e con «una pressione fortissima al centralino - rimarca il dg dell’Ulss - con una media di 5.500 telefonate in entrata al giorno: abbiamo 22 linee e 30 operatori, ma nonostante questo riceviamo segnalazioni da parte di persone che si lamentano di non riuscire a prendere la linea. Lo sappiamo, è un problema al quale stiamo cercando di dare risposte, già abbiamo aumentato personale e linee, ma il volume è ancora alto. Anche sul sistema di richiamata alle persone che lasciano il proprio numero al risponditore automatico ci sono state segnalazioni. Mediamente
Punti sanità riaperti a partire da lunedì Per i Cup degli ospedali bisogna attendere almeno fino al 20 luglio: via anche alle prenotazioni di esami tramite farmacie o sul portale internet `
ogni giorno vengono effettuate 1.500 telefonate in uscita, dal giorno stesso fino a tre-quattro giorni dopo, ma non è vero che ci siano stati casi di persone non richiamate. È tutto registrato, abbiamo anche effettuato ulteriori verifiche e queste stesse persone risultano essere state richiamate mediamente tre volte e non aver mai risposto al telefono, con le telefonate che comunque continuano».
si apre il 20 luglio, a riaprire anche gli sportelli Cup dentro gli ospedali. Richiede più tempo, perché bisogna tenere in considerazione i flussi in ingresso. Per questo a Rovigo e a Trecenta la riapertura degli sportelli avverrà nel pomeriggio, per evitare che si sommi al flusso dei pazienti che accedono in ospedale per altre prestazioni. Ad Adria il problema non si pone, perché gli sportelli sono vicino all’entrata dell’ospedale vecchio, per cui potranno riaprire al mattino. Ci sono anche soluzioni tecnologiche che possono aiutare, come il Cup online, per le prenotazioni dal sito o il FarmaCup, con la possibilità di prenotare le prestazioni in farmacia. Stiamo studiando come implementare il tutto, anche con ulteriori nuovi strumenti che presto presenteremo». Francesco Campi
LA RIAPERTURA La riapertura degli sportelli è però improcrastinabile: «Da lunedì inizieremo a riaprire gli sportelli nei punti sanità periferici, dove l’afflusso è minore, con gli stessi orari di prima e con libero accesso, anche se con misure in grado di garantire il distanziamento: si formeranno delle code, ma questo è il prezzo da pagare. Stiamo lavorando anche per arrivare, nella settimana che
LINEE GUIDA Il direttore dell’Ulss Compostella e il Punto Sanità di Lendinara prima dell’emergenza
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Tornano da Paesi “a rischio”, 37 vanno in isolamento L’EPIDEMIA ROVIGO A un passo dal raggiungere il traguardo “Polesine Covid-free”, perché con una nuova guarigione e nessun nuovo caso per il 18esimo giorno consecutivo, resta una sola persona con positività conclamata, sempre il paziente “storico” ospite della Casa Sacra Famiglia di Fratta. Sono, invece, 37 le persone in isolamento fiduciario perché arrivati in Polesine da Paesi diversi da quelli dell’Unione europea e dell’Area Schengen. Delle 37 persone che in isolamento per motivi di viaggio, 15 sono italiani, che si sono spostati o per turismo o per lavoro, mentre 22 sono stranieri, quasi tutti lavoratori, in particolare stagionali e badanti. Fra questi, otto
arrivano dall’Albania, cinque dall’Ucraina, quattro dall’India, due dal Sud America, uno da Marocco, Moldavia e Russia.
CAUTELA CON GLI STRANIERI «È una misura che va nel segno della cautela e della sicurezza - spiega il direttore generale dell’Ulss Antonio Compostella -, perché il quadro internazionale segnala situazioni critiche in alcuni Paesi come la Moldavia, per la quale sono stati sospesi i voli, ma anche Sud America, India, Russia, Ucraina. L’individuazione dei casi è legata alla loro diretta segnalazione e alla collaborazioni con sindaci forze dell’ordine e soprattutto datori di lavoro, in particolare per gli stranieri. Per chi arriva o torna per motivi di lavoro viene fatto subito un tampone
e, se negativo, può lavorare, ma può muoversi solo per quello. Può sfuggire qualcuno? Anche sì, ma siamo particolarmente attenti e contiamo sulla collaborazione di tutti».
I CONTROLLI In Polesine, a fronte di 50.612 tamponi eseguiti su 23.062 persone, restano fermi a 452 i casi totali rilevati, mentre le guarigioni salgono a 415 e resta un
A FINIRE IN QUARANTENA SONO 15 GLI ITALIANI DI RIENTRO DOPO ESSERE STATI ALL’ESTERO PER LAVORO O PER TURISMO
TAMPONI I controlli vengono effettuati su tutte le persone che rientrano da viaggi in Paesi stranieri considerati “a rischio”
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solo positivo accertato, così come di tutti i dipendenti Ulss trovati positivi ne resta uno solo ancora tale, residente fuori provincia. Ci sono però ancora ben 77 persone in isolamento, perché oltre alle 37 per motivi di viaggio, ce ne sono anche 40 posti in isolamento nell’opera di tracciamento a partire da casi positivi, registrati in particolare a Vicenza e nel Mantovano. Qui, rimarca Compostella «la situazione è altamente incoraggiante, ma dobbiamo ricordarci che il virus non l’abbiamo eliminato e gli episodi che vediamo ci ricordano che è ancora presente: questo significa che dobbiamo mantenere ancora alta l’attenzione, personale e collettiva». F.Cam. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’Ego-Hub
Il sollevamento delle dighe Così nella prova generale
DIGA Lido san Nicolò
ore 12.15 Tempo di sollevamento
Lido Treporti
90 minuti
ore 12.16
MOSE è acronimo di Modulo Sperimentale Elettromeccanico
PARATOIE
VENEZIA
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È costituito principalmente da 3 dighe a scomparsa poste alle 3 bocche di porto lagunari, realizzate tramite schiere di paratoie
San Nicolò
21 Malamocco
Chioggia
ore 12.16 Auspicato a regime
30 minuti
LO SCHEMA VENEZIA “Struttura”. Giuseppe Conte la chiama così. Non agenzia, non comitato, non ente. A occuparsi della gestione del Mose, ad avere competenze sulla laguna, a occuparsi dei finanziamenti perché bisognerà pur sempre trovare almeno 100 milioni all’anno per far funzionare (e pulire dalla sabbia) le dighe mobili, sarà una struttura pubblica che coinvolgerà il Comune e la Città Metropolitana di Venezia, la Regione Veneto, ovviamente il ministero delle Infrastrutture. Prima di tutto, però, il Mose dovrà essere completato. E in questo senso il presidente del Consiglio dei ministri ha dato ampie rassicurazioni. Dopodiché, una volta istituita la “struttura”, calerà il sipario sul Consorzio Venezia Nuova: «Fino a quando non entrerà in vigore la “struttura” ha detto il ministro alle Infrastrutture, Paola De Micheli - il Cvn resterà commissariato».
Malamocco
ore 12.25
Treporti
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La realizzazione dell'opera è stata avviata nel 2003
Chioggia
Il 4 giugno 2014, nell'ambito di un'inchiesta anticorruzione da parte della magistratura italiana, sono scattati 35 arresti e 100 indagati eccellenti tra politici di primo piano e funzionari pubblici. Tra il 2013 e il 2014 lo Stato è intervenuto al fine di assicurare il proseguimento dei lavori e la conclusione dell'opera, a dicembre 2014 l'ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) propose la straordinaria gestione del consorzio, cui seguì la nomina di tre amministratori straordinari
Zaia: «Gestione al Comune, torni il Magistrato alle acque» Sarà una struttura che rappresenterà tutti `Martella: «Con la nuova governance gli enti a mantenere in funzione l’opera stop al Consorzio Venezia Nuova» `
si attendeva l’innalzamento delle dighe mobili. «Stiamo lavorando ad una struttura in cui tutte le autorità che hanno titolo, anche locali, parteciperanno alle decisioni - ha detto Conte parlando di quella che sarà la “governance” del sistema Mose - È una norma che è stata predisposta, la stiamo applicando e vorremmo addirittura inserirla già in sede di conversione del Decreto Semplificazione. Sarà una struttura articolata e composita che raccogliendo le istanze di LA NORMA tutti presiederà alla manutenzioDella “struttura” ha parlato il ne, al funzionamento concreto e premier Conte ai cronisti mentre anche ovviamente all’approvvi-
gionamento finanziario del sistema». Tra l’altro, nel Decreto Semplificazioni dovrebbe entrare, come assicurato dal ministro De Micheli, anche il cosiddetto “protocollo fanghi” che consentirà l’escavo dei canali, un’attività fondamentale per il Porto di Venezia, e che dovrà comportare da un lato un decreto di tre ministeri (Salute, Ambiente, Trasporti), dall’altro l’istituzione di una commissione che veda anche la partecipazione del Porto per decidere lo scavo dei canali e la destinazione dei fanghi.
LA RINASCITA Ma chi ci sarà nella “struttura” ideata da Conte? Una delle notizie di ieri è che rinascerà il Magistrato alle Acque, un ente voluto dalla Serenissima Repubblica nel 1501 ma abrogato nel 2014 dall’allora premier Matteo Renzi. È stato il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ad avanzare la richiesta di reistituire questa antica magistratura, anticipando le scelte di Palazzo Chigi. Perché l’idea del Governo non è di rifare il Magistrato alle acque come funzionava una volta («Preferiamo che ci sia un ente collegiale», ha detto
Conte), ma di farlo comunque entrare nella nuova “struttura”. Zaia però ha posto il tema durante la cerimonia pubblica perché va deciso a chi affidare la gestione del Mose e, soprattutto, come reperire i 100 milioni di euro all’anno per la manutenzione e l’esercizio del sistema di dighe mobili: «È ora di ripristinare questo ragionamento e dare la gestione del Mose al Comune. Se c’è l’acqua alta ritengo giusto che il sindaco risponda ai cittadini». Non solo: Zaia ha bollato come «scellerata» la decisione dell’allora premier Renzi nel 2014 («Presa nove giorni dopo
Il centro maree «In laguna +18 centimetri in Adriatico era + 50» VENEZIA «Il Mose funziona». Non lo dicono i tecnici del sistema, ma i “guardiani” della laguna, ovvero gli esperti del Centro maree di Venezia i cui strumenti ieri, intorno alle 12.30, quando tutte e tre le bocche di porto erano chiuse dalle paratoie, hanno rilevato una misura in laguna di +18 centimetri sul medio mare, e contemporaneamente +50 oltre le barriere, cioè in Adriatico.
gli arresti per lo scandalo del Mose») di decretare la fine del Magistrato alle acque: «Una scelta sbagliatissima, il Magistrato alle acque va ripristinato». Cosa che il Governo sta peraltro valutando di fare, ma inserendolo nella “struttura” per la gestione delle dighe, al cui vertice ci sarà un direttore nominato con decreto del presidente del Consiglio dei ministri su proposta del dicastero dei Trasporti. E i soldi? Dopo i 104 milioni (84 e 20) per l’alluvione del 2019 e i 79 milioni destinati al Veneto dall’Europa, un prossimo Comitatone dovrebbe essere convocato non per parlare di grandi navi, ma per decidere il riparto di ulteriori risorse. Si parla di 40 milioni di euro.
LA PIETRA TOMBALE «Bene il test, ora bisogna far funzionare il Mose», ha detto il sottosegretario Andrea Martella, l’unico esponente di Palazzo Chigi ad accompagnare il premier Conte nella visita all’isola di Pellestrina e poi in piazza San Marco. Quella che Conte chiama “struttura” era del resto l’”agenzia” pensata dallo stesso Martella. Che puntualizza: «La salvaguardia di Venezia non si fa solo con le dighe mobili, ma con tutti gli interventi complessivi di manutenzione e salvaguardia della città». E sul Consorzio Venezia Nuova, il sottosegretario Martella ha anticipato la pietra tombale: «È chiaro che quando ci sarà la nuova governance del Mose, si avvierà la procedura di liquidazione del Consorzio». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Brugnaro: «Ma non ringrazio chi ha portato avanti l’opera» I RAPPORTI
IL SALUTO Giuseppe Conte e Luca Zaia si salutano con il gomito
do non è in funzione non si vede: non c’è e non cambia nulla. Quando è in funzione abbiamo verificato che anche in chiusure prolungate la laguna si riequilibra da sola nell’arco di due cicli di marea. È un argomento che si presta alle critiche ma nella sostanza l’impatto è nullo». Ieri c’è stato un ritardo nel sollevamento a Malamocco, che è successo? «Nulla, un malinteso sull’ora di partenza dell’operazione».
E la sabbia nelle paratoie di Treporti? «È un problema previsto: esiste un sistema per rimuoverla dai cassoni ma la macchina non è pronta. Una prima versione sperimentale dovrebbe essere in funzione a settembre. Finché non c’è, è dura togliere la sabbia, ma le paratoie sono rimaste sollevate di due gradi: impatto mediatico». Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Gli ha lasciato la scena: il premier Giuseppe Conte grande protagonista della visita a Pellestrina, l’isola devastata dall’Aqua Granda dello scorso novembre, quando l’acqua della laguna scavalcò «la muretta» di contenimento e invase scantinati e piani terra di case e botteghe. Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e commissario delegato alla gestione di quell’emergenza, ieri si è messo in disparte. A Pellestrina ha mostrato al presidente del Consiglio i lavori di protezione dell’isola, il nuovo muro alto 196 centimetri sul medio mare, un’opera stimata in 2 milioni di euro. Ma poi ha lasciato che Conte andasse da solo a salutare le famiglie, a entrare nelle case, a sentirsi dire dagli abitanti «Grazie, lo Stato c’è». Cortesia, quella di Brugnaro, o strategia? Due mesi fa i rapporti tra Ca’ Farsetti e Palazzo Chigi erano tesi più di una corda di violino. «Incapaci», l’epiteto che il sindaco di Venezia aveva indirizzato ai rappresentanti del Governo parlando della gestione
dell’emergenza sanitaria del coronavirus e contestando sia i conti che le direttive per i trasporti pubblici. Ieri Brugnaro non ha risparmiato tirate d’orecchi al Governo di Conte, ma i toni non sono stati duri. In ballo ci sono i fondi della legge speciale. Il Comune di Venezia (ma anche la Regione Veneto) aveva chiesto 150 milioni all’anno per la salvaguardia della città, soldi che, pare di capire, non arriveranno. Ma dovrebbe esserci un Comitatone e quindi il riparto di una quarantina di milioni. Certo, Brugnaro durante la cerimonia per il test delle dighe mobili non ha sorvolato sui temi caldi di Venezia. Intanto non ha fatto un elenco di nomi da omaggiare: «Non mi associo al
ringraziamento verso tutti quelli che si sono succeduti alla costruzione del Mose, la storia giudicherà, ma sono sempre stato un grande sostenitore del Mose. Io rappresento chi beneficerà di quest’opera, i “clienti” cittadini che ogni anno vanno sotto acqua. Spero che si possa trovare in modo veloce, un modello di gestione del Mose, un gruppo di lavoro con tutta la città». Però ha avuto parole cordiali nei confronti del Governo: «Oggi non siamo qui a fare passerella perché per me vedere la presenza di esponenti di rilievo dell’Esecutivo è importante e dimostra l’attenzione data a Venezia».
IL SINDACO: «ORA RISOLVIAMO UNA VOLTA PER TUTTE IL PROBLEMA GRANDI NAVI E QUELLO DEI FANGHI DI SCAVO»
DE MICHELI: «SOLUZIONI COL DECRETO SEMPLIFICAZIONI, ALTERNATIVE AL BACINO GIÁ TRA UN PAIO DI SETTIMANE»
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I PUNGOLI E le critiche? Più che altro pungoli. A partire dalla questio-
SINDACO Luigi Brugnaro
ne delle grandi navi. «Se il Mose è un’occasione di concordia, siamo un po’ in ritardo su alcune cose: dateci una mano per la questione delle grandi navi in laguna. E bisogna accelerare il protocollo fanghi per scavare i canali». Il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli non ha fatto orecchie da mercante: il protocollo fanghi entrerà del Dl Semplificazioni, mentre le alternative al Bacino di San Marco per il transito delle navi da crociere sono quasi pronte: «Tra un paio di settimane». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL GIORNALE DI VICENZA
Sabato 11 Luglio 2020
CRONACADIVICENZA Telefono 0444.396.311 Fax 0444.396.333 | E-mail: cronaca@ilgiornaledivicenza.it
LA GRANDE OPERA. Rfi deve sottoscrivere l’atto integrativo con Iricav per eseguire l’intervento
Tav, timbro del ministro sullaVerona-Vicenza «Lavorientrounmese» DeMicheli sbloccailprimolottofunzionale:«Mancasolounafirma Prima della pausa di Ferragosto ci sarà l’inaugurazione del cantiere» Nicola Negrin Cristina Giacomuzzo
La reazione che più descrive la portata dell’annuncio è quella di Gaetano Marangoni: «Accogliamo questa dichiarazione davvero impegnativa del ministro con immenso favore - afferma il vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle strategie del territorio - speriamo ci sia una conferma effettiva di queste parole e che non ci sia qualche strano ennesimo stop. Ma siamo ottimisti». “Impegnativa” è forse la parola esatta, perché quanto dichiarato ieri a Venezia da Paola De Micheli ha colto di sorpresa un po’ tutti: «Apro il cantiere della Tav tra Verona e Vicenza adesso», ha detto di botta il ministro alle Infrastrutture rispondendo a precisa domanda. Poi l’annuncio si è un po’ rimodulato in «dieci giorni» o comunque «prima della pausa di Ferragosto». Poco cambia: entro un mese, secondo la rappresentante del governo, inizieranno i lavori del primo lotto funzionale dell’alta velocità in terra “berica”. Che il governo ci tenesse a portare a termine il progetto della Tav tra Verona e Venezia ormai si era capito. L’opera è stata inserita tra le infrastrutture prioritarie del decreto Semplificazioni. Che in pochi giorni, però, si passasse dalle parole ai (possibili) fatti era forse inaspettato. De Micheli non ci ha girato tanto attorno quando le è stato chiesto “A che punto siamo con la Tav tra Verona e Vicenza?”. «Manca una firma di un mio collega ministro e poi posso venire ad aprire il cantiere. L’ho promesso prima a
Zaia. Attendo questa firma, che è l’ultimo pezzo per l’autorizzazione, e poi avremo l’intervento». La firma è quella che consentirà poi a Rfi di siglare l’atto integrativo con Iricav, che si occuperà di eseguire l’operazione. «Nel giro di dieci giorni possiamo far partire i lavori». Segue un attimo di pausa: «Dai, prima della pausa di Ferragosto apriamo il cantiere». Parole inaspettate. «Sembra stia per arrivare quello che può considerarsi un momento storico. Per chi vive a Vicenza e ha seguito quanto sofferta e complicata sia stata, ed è fino ad oggi, la “partita” Tav», afferma Gaetano Marangoni che ricorda: «Siamo partiti dalla mancanza di una fermata a Vicenza, agli studi, ai progetti, alle analisi costi-benefici. Se effettivamente si verificherà quanto ha affermato il ministro De Micheli, significa che siamo prossimi a un punto di non ritorno positivo perché si innescherà un meccanismo
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Accogliamo confavore questeparole impegnative Siamoottimisti
GAETANOMARANGONI VICEPRESIDENTECONFINDUSTRIA
operativo che non potrà che portare all’avviamento vero dell’opera». E ancora: «Parliamo di un’opera moderna, imprescindibile per un territorio come il nostro che vuole essere all’altezza degli standard europei più alti, necessaria sia per l’uso civile che commerciale. Per non contare la positiva ricaduta che avrà a partire già dall’inizio dei lavori con la possibilità di far lavorare il territorio in un momento in cui la Pedemontana sta esaurendo il suo iter». «Ora - aggiunge il sindaco Francesco Rucco - aspettiamo i passaggi fondamentali per il secondo lotto: l’attraversamento di Vicenza». Intendiamoci, «far partire i lavori» della linea Verona-Vicenza non significa vedere già le ruspe in azione nei comuni vicentini. Il lotto funzionale (Verona-Vicenza) secondo quanto scritto nel contratto di programma di Rfi è suddiviso in due lotti costruttivi. Il primo arriva fino a Montebello, mentre il secondo da Montebello ad Altavilla. I lavori valgono 3,1 miliardi dei quali 380 milioni per il nodo di Verona est, 983 per il primo lotto e 1,7 miliardi per il secondo. Ad oggi, documenti alla mano, la copertura economica è prevista per il nodo Verona e per il primo lotto, mentre per quanto riguarda il tratto prettamente vicentino non ci sono risorse. Questo, va detto, non deve spaventare in quanto l’opera è finanziabile per lotti costruttivi. Il che significa che per avviare i cantieri non occorre avere a disposizione tutti i soldi necessari, ma si può procedere a step, recuperando poi le risorse che mancano in corso di intervento. •
Iltracciato DICOSA SITRATTA Secondoquantosilegge neidocumento diRfi, «il tracciatosisviluppa, in uscitalatoestdalla stazionedi VeronaPorta Vescovo,instretto affiancamentoallalinea storicapercircaquattro chilometriinnuova sede. Successivamente, nell’ambitodel comunedi SanMartino Buon Albergo,iltracciato si allontanadalla linea storicacurvandoverso sudest, peraffiancarsi al raccordoautostradalecon lastatale 11e prevedendo untratto ingalleria artificialediestensione paria 1.900 metri.Il tracciatosisviluppa in rilevatoprevedendodei trattiinviadottoper l’attraversamentodi alcuneviabilitàe dei principalicorsi d’acqua. La nuovainfrastruttura proseguein sedepropria passandoa sud del centro abitatodel comune diSan Bonifaciofino al chilometro29 dove,poco dopoil comunedi Lonigo, sidisponedi nuovoin affiancamentoa suddella lineaesistentee virimane finoal terminedel lotto funzionale,ad Altavilla, alle portedi Vicenza(dove sitrovail cosiddettobivio Vicenza).L’intervento prevedeinoltre il rifacimentodellastazione diLonigo larealizzazione dellanuova stazionedi MontebelloVicentino e l’adeguamentodella fermatadi Altavilla».
© RIPRODUZIONERISERVATA
L’interventoper larealizzazione dellaTavtra Veronae Vicenza adessoacceleraper davvero
INQUINAMENTO. Siotto lancia un appello in vista dei blocchi del traffico
Pm10,auto nelmirino «Noa nuovisacrifici» Gliassessori all’ambiente delVenetosi sono riuniti «Ai cittadini non si possono chiedereancora sforzi» Le polveri sottili sono per il momento un ricordo. Anche l’autunno è distante, tuttavia è necessario capire in anticipo in che modo e con quali strumenti si darà battaglia allo smog. Per questo motivo si è riunito ieri il Cis, Comitato di indirizzo e sorveglianza della Regione del Veneto-assessorato all’ambiente, per iniziare il percorso verso le misure di contenimento dell’inquinamento atmosferico della prossima stagione invernale. In questi ultimi mesi, gli assessori all’ambiente delle città capoluogo di provincia del Veneto si sono riuniti per condividere riflessioni, criticità e opportunità in vista dell’applicazione dell’Accordo di ba-
Inizianoi ragionamentiin vista deiblocchidell’autunno
cino padano nella prossima stagione che, va detto, prevede azioni più stringenti. Da un lato c’è la volontà di agire con tempestività, nel quadro del noto Accordo padano del 2017, dall’altro la necessità di mettere a fuoco il prossimo futuro dopo l’emergenza sanitaria. «L’esperienza di questi ultimi anni, le analisi della qualità dell’aria ed il periodo
del lockdown, con il blocco pressoché totale del traffico automobilistico e delle attività che ne è derivato – dichiara l’assessore all’ambiente Simona Siotto – hanno evidenziato che non possiamo chiedere sforzi ai cittadini in termini di blocchi delle auto senza affrontare il tema a 360 gradi. Quest’anno, poi, è particolarmente delicato, anche
LA POLEMICA. L’ex assessore comunale Dotto contro la dichiarazione dell’assessore Donazzan
FdI,scontrosulBocciodromo «Seisuoicolleghiavesserovotato ilmiobandosarebbetuttodiverso» L’ex assessore comunale Isabella Dotto replica all’assessore regionale Elena Donazzan. Oggetto della contesa tutta interna a Fratelli d’Italia è l’ex Bocciodromo. «L’assessore Donazzan ha dichiarato “quando Isabella Dotto era assessore, si è persa l’occasione di elaborare un avviso pubblico ben fatto. Bastava inserire nel bando il rispetto della legalità e quelli del Bocciodromo sarebbero stati
esclusi subito”». «Vorrei far presente all’assessore Donazzan - ribatte la Dotto - che non si è persa l’occasione per evitare una figuraccia di fronte ai cittadini. Dal momento che quando ero assessore ho portato in giunta una proposta di apertura di un bando trasparente, chiaro e imparziale, nel rispetto della legalità, inserendo tra gli immobili, la cui concessione era scaduta, anche quello “Ex Boc-
Ilcentrosociale Bocciodromo divia Rossi
ciodromo”. Specificando di escludere associazioni politiche e non solo. Forse l’assessore Donazzan in quel momento era distratta». Quindi, aggiunge l’ex assessore comunale: «La proposta venne bocciata con decisione di giunta per procedere con un altro bando. Respinta dal suo delfino che siede tuttora in giunta. La mia era una proposta imparziale nel rispetto della più volte decantata legalità che non dava adito a becere strumentalizzazioni politiche. Perché Donazzan prima della campagna elettorale non ha sostenuto la proposta della sua collega di partito? Forse oggi quelli del Bocciodromo non ci sarebbero. Siamo alle solite». • © RIPRODUZIONERISERVATA
6 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA
Sabato 11 Luglio 2020
Infrastrutture.Lescelte
Dallaprimapietra unalungastoria
Dall’acquaallestrade, inodidellegrandi opere
Cièvolutaunagestionecommissariale, sull'onda degli arresti eccellenti per tangenti milionarie, per raddrizzare in poco più cinque anni un'opera idraulica colossale e con-
troversa come il Mose, pensata per «chiudere» la Laguna di Veneziain casodimaree eccezionalima che era arrivata a un punto morto. Erail2003quandoSilvioBerlusco-
ni scese a Venezia, accompagnato dall'allora ministro dei Lavori pubblici Pietro Lunardi e al «doge» veneto Giancarlo Galan, per porre la primapietraal cantiere.
VIAALLADIGA. Proteggerà lalaguna in casodimareeeccezionali come quellache sièverificata anovembre.Protesta degliantagonisti:«Sembra labattaglianavale»
Veneziafelice, il Mosesuperail test Laprima provaufficiale davantialpremier Conte e aunfolto drappello diministri Ilsistemaa78 scudimobili controle inondazioni èlungo unchilometro emezzo VENEZIA
Più di un chilometro e mezzo di paratoie per separare il mare dalla laguna: il Mose, il sistema di 78 «scudi» mobili destinati a cancellare l'incubo della marea che ha travolto più e più volte Venezia, ha avuto oggi il primo test ufficiale davanti al premier Giuseppe Conte e ai ministri Paola De Micheli e Federico D'Incà. Con loro, i sottosegretari Achille Variati, Andrea Martella, Pier Paolo Baretta, il presidente del Veneto Luca Zaia e il sindaco Luigi Brugnaro. Proprio il presidente del Consiglio, insieme al commissario Francesco Ossola, ha premuto il «bottone» che ha messo in moto la maxi opera idraulica dalla control room sull'isola artificiale che divide la Bocca di Porto del Lido. «La prova è perfettamente riuscita», ha detto Ossola dopo 90 minuti dall'avvio del sollevamento delle pa-
ratoie. E che il Mose funziona lo hanno certificato anche i «guardiani» della laguna, ovvero gli esperti del Centro maree di Venezia i cui strumenti, intorno alle 12.30, quando tutte e tre le bocche di porto erano chiuse dalle paratoie, hanno riscontrato uno scarto di oltre 30 centimetri tra la laguna e il mare. A regime serviranno 30 minuti per cinturare la città dalla forza dell'acqua. Evitando che si ripeta il disastro del 12 novembre scorso quando la marea, salita sino a 187 centimetri, lasciò danni e distruzione. Che non si sia trattato di una semplice sfilata ministeriale, lo ha chiarito lo stesso premier. «Siamo qui per un test, non per una passerella - ha detto -. Il governo vuole verificare l'andamento dei lavori». Ora che il sistema ha dimostrato ciò che per decenni era rimasto solo sulla carta, il governo accelera il passo verso il completamento del 2021. «Di fronte all'ulti-
Unamotovedetta dellaGuardiaCostiera davantialla barriera
Ilpremier Giuseppe Conteassiste da un’imbarcazioneall’innalzamento delleparatoie delMose
mo miglio - ha ripetuto il premier - la politica si assume le proprie responsabilità e decide che con un ulteriore sforzo finanziario si completi e si augura che funzioni». Conte ha parlato anche di passi gestionali. «Stiamo lavorando ad una struttura in cui tutte le autorità che hanno titolo, anche locali, parteciperanno alle decisioni - ha sottolineato -. È una norma che è stata predisposta e vorremmo inserirla già in sede di conversione del Decreto semplificazione». A non nascondere che il Mose sia stata «un'opera tra-
vagliata e faticosa», costellata di contraddizioni, è stato il ministro delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli. A mesi di distanza dai giorni che videro Venezia in ginocchio «molti degli impegni presi - ha affermato - sono stati mantenuti». Il Mose resta, ha ammesso, una storia vissuta in passato di troppe ombre, «accelerazioni, frenate, momenti in cui dovevano arrivare i soldi sulla legge speciale e momenti in cui abbiamo dovuto testardamente metterli noi». Con oggi, in ogni caso, la battaglia contro
ROMA
La concessione ad Autostrade ha le ore contate. A tracciare i tempi è ora il premier Giuseppe Conte che da l'ennesimo ultimatum alla società del gruppo Benetton. «O arriva in extremis una proposta cui il governo non potrà dire di no, perché particolarmente vantaggiosa per la parte pubblica, oppure alla fine termina con una revoca», è l'aut aut del presidente del Consi-
Direttore Responsabile LUCA ANCETTI
Unadoppia inchiesta Indagatol’ad Tomasi Alvaglio l’interruzione dipubblicoservizio perle codein autostrada dovuteai cantieri ROMA
Unadelle code degliultimi giorniin Liguria ANSA
disputa con il governo sulla concessione. Nella proposta Atlantia dirà di essere pronta a tagliare la propria quota in
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l'acqua alta non può dirsi conclusa. «Il Mose non è finito, ci sono 18 mesi di lavori e test - ha puntualizzato il supercommissario Elisabetta Spitz - bisognerà avviare il collaudo tecnico funzionale e poi alcuni anni di rodaggio per l'avviamento, per la progressiva ottimizzazione con procedure trasparenti e controllo rigoroso dei costi». Sulla regia dei passi da compiere il governatore Zaia ha la sua idea: «È ora di ripristinare questo ragionamento e dare la gestione del Mose al Comune». •
Eraunaprotesta annunciatae nonpotevamancare, quelladei NoMoseil giorno delprimo verotest per laseparazione dellalagunadall'Adriatico.È sfociatainsorta dibattaglia navaletra la loropiccolaflotta diunadecinadibarchini eil cordonedisicurezza delle imbarcazionidelle forze dell'ordine.Contraridasempre all'opera,cosìcome al passaggiodelleGrandi navi a SanMarco,gli attivisti venezianivolevano ribadire le lororagionia favorediuna città amisurad'uomo, svincolata dallamonoculturaturistica,con unamaggioreattenzione al fenomenodellospopolamento. Tuttoèscattatomentre il premierGiuseppe Conteegli altriministri stavano raggiungendol'isola artificiale allabocca delLido perdare il viaall'innalzamentoper la primavolta dituttele dighe mobili.I barchinisono partiti dalCanale dellaGiudeccaesi
Autostrade per l'Italia sotto il 50% dall'attuale 88% per fare posto a un investitore statale. •
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sonoposizionati inbacino San Marco,dovehanno accerchiato unamotonave diaddetti ailavori direttaallabocca diPortodegli Alberoni,tra il Lido ePellestrina. Quici sono stati soloslogan dai megafonicontro il mega-progetto,ebandiere bianchecon la scrittaNoMose. Masubito dopoc'èstato l'interventodelleforzedell'ordine che,prima chegli antagonisti potesserofar rottaverso l'isola NuovadelLido -dove c'è la controlroom del Mose-sono intervenutecon motod'acqua, gommonieidrantia disperdere i dimostranti.«C'eradituttoin acquaadattenderci-dice TommasoCacciari leaderdei No Mose-,dallemotod'acqua della polizia,aigommoni, motoscafie navidellaGuardia costiera. Abbiamocercatodiinfrangere il blocco,manonc'è stato nullada fare.Siamo tornati allabaseai magazzinidelSale fradici econle barchemal messe,ma soddisfatti peril risultato abbiamoottenuto».
ILCASO. Barrierefonoassorbenti difettose
Autostrade,arrival’ultimatum «Propostaconveniente o revoca» glio nel giorno della verifica del Mose a Venezia. Accanto a lui nella città dell'«acqua granda», c'è il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli che ricorda: «Abbiamo ancora poche ore per attendere la risposta» di Aspi. La prima occasione formale per un «verdetto» sulla rete autostradale potrebbe essere il Consiglio dei ministri di lunedì ma il dossier dovrebbe arrivare il giorno dopo. Palazzo Chigi accelera sulla questione che alimenta tensioni nella maggioranza. Intanto, il consiglio di amministrazione di Atlantia ha dato mandato al suo ad di mettere a punto una lettera con una proposta migliorata per risolvere la
Mac’è anchechidiceno Gliambientalisticontro
Protestadegli ambientalisti controil Mose ANSA
LOSCONTRO. Tensionenella maggioranza: Demprudenti,per ilM5S èquestione dirimente
Atlantiapotrebbe ridurre lasua quota inAspi per far postoaduninvestitore statale.Martedì il Cdm
Laprotesta
Da un lato gli spettri del passato, la vecchia gestione di Autostrade improntata al massimo risparmio a scapito delle manutenzioni. Dall'altro la corsa contro il tempo per mettere in sicurezza le gallerie così come imposto dal ministero delle Infrastrutture e le code chilometriche. Passata e presente gestione della concessione sono sotto la lente di ingrandimento della procura di Genova. L'amministratore delegato di Aspi
Concessionaria pubblicità PubliAdige S.r.l. Vicenza - Via Enrico Fermi, 205 - Tel. 0444.396.200 Fax 0444.396.201. Pubblicitànazionale: A. Manzoni & C. S.p.A. Via Nervesa, 21 - 20139Milano - Tel. 02.57494802 www.manzoniadvertising.it
RobertoTomasidi Aspi ANSA
Roberto Tomasi è stato indagato nell'ambito dell'inchiesta sulle barriere fonoassorbenti difettose (non in qualità di ad ma di membro del Comitato grandi opere). E la procura sta valutando di ipotizzare l'interruzione di pubblico servizio e omissione di atti d'ufficio nell'inchiesta Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs 196/03) è il Direttore Responsabile ISSN digitale/smartphone: 2499-0612 ISSN sito web: 2499-474X Certificato n. 8624 del 18/12/2018 Reg. Tribunale C.P. di Vicenza n.12 del 25.05.49
sulle code dovute ai cantieri. L'indagine era partita dopo i numerosi esposti, in primis quello del presidente della Regione Giovanni Toti, e delle pubbliche assistenze rimaste imbottigliate nel traffico a scapito dei soccorsi ai pazienti. L'indagine sulle barriere era partita dopo il crollo del ponte Morandi. Secondo quanto ipotizzato dalla procura, le barriere difettose non erano state cambiate perché sarebbe stata una spesa troppo onerosa e, invece, la linea di Aspi era quella del massimo risparmio. Indagati anche l'ex amministratore delegato di Spea Antonino Galatà; Michele Donferri Mitelli, ex responsabile nazionale delle Manutenzioni di Autostrade; Marco Vezil, di Spea, responsabile delle verifiche tecniche di transitabilità; e Paolo Berti (ex direttore Operation di Autostrade).Dopo la nomina di Tomasi sono state smontate tutte. • Stampato presso il Centro Stampa di Società Editrice Arena - Via Torricelli, 14 Caselle di Sommacampagna (Verona) La tiratura di venerdì 10 luglio è stata di 30.096 copie
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ATTUALITÀ
SABATO 11 LUGLIO 2020 IL MATTINO
Coronavirus: il fronte sanitario
In Veneto altri 114 in isolamento, sono 1.224 Un terzo in provincia di Verona, ma numeri alti anche a Treviso e Venezia. Ordinanze, efficacia prorogata a tutto luglio VENEZIA
La preoccupazione è concentrata sui soggetti in isolamento domiciliare. Giovedì erano 1.110, ieri 1.224, con un aumento di ben 114 persone "sotto sorveglianza" in appena ventiquattr'ore. Una su tre (434) si trova nella provincia di Verona, 68 in più rispetto al giorno prima; ma sono importanti le cifre anche nelle province di Treviso (246) e di Venezia (214). Esito del progressivo aumento dei contagi e della parallela necessità di isolare le persone entrate in contatto con i positivi. Stando al bollettino di Azienda Zero diffuso alle 17 di ieri, le nuove positività accertate sono state dodici in una sola giornata (quattro solo nella Marca). A fronte delle otto negativizzazioni (doppio tampone con esito negativo). Tra i nuovi contagiati risultano anche due bambini di cinque e otto anni, legati al cluster familiare del Kosovo, a Treviso, insieme a una donna di 62 anni, appartenente al medesimo cluster. Sempre a Treviso, è risultato positivo un 57enne kosovaro, ma slegato dal primo "gruppo". Tra i tamponi che per la prima volta hanno dato esito positivo si registrano anche quelli su due donne italiane e su un uomo camerunese. Cifre in lento ma progressivo aumento. Per questo il governatore veneto Zaia ha deciso di prorogare fino al 31 luglio la validità delle ordinanze del 13 e 26 giugno, che stabiliscono misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da virus Covid-19. Nelle ventiquattr'ore è rimasto invariato il numero dei decessi in regione, 2.039 dall'inizio della pandemia. Mentre diminuiscono i ricoveri ospedalieri, uno in meno - da 18 a 17 - in area non critica. Rimangono tre i pazienti positivi ricoverati in terapia intensiva: si trovano a Padova, Vicenza e Verona. — LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA
Non è uno scampato pericolo, ma i dati ci sorridono. E la diapositiva, con le dovute differenze, si ripete in tutta Italia. Con una manciata di regioni che riescono persino a tornare a un calo dei decessi rispetto agli anni scorsi. Nel nord del Paese, esempio emblematico è il Friuli Venezia Giulia, dove nel maggio del 2020 sono state contate il 10.8 per cento delle morti in meno rispetto allo stesso mese nei quattro anni precedenti. LA LOMBARDIA RALLENTA
L’aumento rispetto agli anni precedenti è stato calcolato nel 2,9% a marzo e ad aprile lo scostamento era stato del 24,8 e del 29,9%
Il Covid e i morti secondo l’Istat: a maggio più vicini alla media L’ANALISI Laura Berlinghieri
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numeridell’Istat che, finalmente, iniziano a fare meno paura sono la conferma del fatto che il “modello” funziona. Ammonta al 2,9 per cento l’aumento dei decessi in Veneto nel maggio del 2020, se confrontato con le cifre medie dello stesso periodo registrate tra il 2015 e il 2019. Un aumento che è sempre drammatico, soprattutto considerando le cifre con il segno “meno” a cui eravamo stati abituati fi-
no a febbraio. Ma che, allo stesso tempo, è un sospiro di sollievo, considerando invece i numeri estremamente più alti conosciuti nel terzo e nel quarto mese dell’anno. TERZO RAPPORTO
La fonte è il Terzo rapporto Istat Iss “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente”. A marzo, l’aumento dei decessi era stato del 24.8 per cento, ad aprile persino del 29.9 per cento. Mentre i numeri di maggio restituiscono finalmente l’immagine, vicina a quella in cui tutti speria-
mo, di un Paese riuscito ad abbassare l’allarme. Risultato che promuove le misure di contenimento del contagio adottate - distanziamento interpersonale, igienizzazione e dispositivi di sicurezza -, con un risultato che è quasi certamente la combinazione delle precauzioni prese (e seguite) e del favore delle temperature estive. Con un timore, sul quale scienziati e virologi si scontrano da mesi: il ritorno del virus con il ritorno delle temperature più rigide, soprattutto se accompagnato dalla pericolosa sensazione dello "scampato pericolo".
Continuando nel solco di una panoramica italiana, il segno “meno” nell’Italia settentrionale è anche nelle anagrafi di Piemonte e Valle D’Aosta. Mentre l’aumento inizia a essere relativamente più contenuto in Lombardia (più 8.6 per cento) e Trentino Alto-Adige (più 7.1 per cento). Rimanendo nell’ambito regionale, le percentuali cambiano di territorio in territorio. Sorride il Bellunese, la seconda provincia italiana, tra le più colpite, a far registrare i dati migliori dall’inizio della pandemia. Dopo la pericolosa impennata di marzo (più 20,8%) e aprile (più 18.3%), a maggio i decessi sono stati inferiori del 14.7 per cento rispetto allo stesso periodo dei quattro anni precedenti. E, seppur con cifre più contenute, il segno “meno” si registra anche nella provincia di Padova, dove la diminuzione dei decessi è stata del 4,2 per cento, contro gli aumenti di marzo (più 17.5%) e aprile (più 21.2%). Nel Trevigiano, purtroppo, si continua a morire di più: più 0.8 per cento a maggio 2020. Ma la percentuale è talmente bassa che stabilire una certa correlazione con la diffusione del virus è molto difficile. La percentuale di morta-
la lite giudiziaria
L’Università di Perugia lo mise alla porta ora Crisanti chiede 435 mila euro di danni Nel 2015 il rettore dell’ateneo umbro lo dichiarò decaduto per incompatibilità con il lavoro all’Imperial College di Londra Il virologo ha vinto la causa PADOVA
Un risarcimento danni di 435 mila euro: è quanto potrebbe venire riconosciuto al professor Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’A-
zienda Ospedale-Università di Padova dall’Università di Perugia. Se il professore, fautore del modello veneto per la lotta al coronavirus otterrà il risarcimento lo deciderà nel 2021 il Tar che ha fissato la data dell’udienza che dovrà mettere fine a una querelle tra il virologo e l’ateneo umbro iniziata nel 2015. In quell’anno Crisanti fu dichiarato decaduto dalla cattedra di professore nel Dipar-
timento di Medicina sperimentale per incompatibilità con l’incarico di professore all’Imperial College di Londra. All’epoca Crisanti si oppose alla decisione del rettore: ne nacque una causa che passò il vaglio di giudici amministrativi, Tar e Consiglio di Stato. Fino alla sua conclusione nel 2017 quando fu deciso il reintegro del virologo nel suo ruolo all’Università di Perugia. Da qui la richiesta
di risarcimento per il danno di immagine e di reputazione. Crisanti fa sapere che è stata intavolata una trattativa con l’ateneo a cui ha chiesto una lettera ufficiale di scuse, il risarcimento delle spese legali sostenute in questi anni e il conferimento della rimanente somma all’attività di ricerca della stessa Università. «Non mi verrà in tasca nulla» ha dichiarato Crisanti alle
Il virologo Andrea Crisanti
agenzie, «nonostante all’epoca la vicenda mia abbia causato un danno considerevole». Nella motivazione della sentenza del Consiglio di Stato del luglio del 2017 che di-
lità che più preoccupa è però quella di Venezia, con un aumento che è tre volte superiore alla media regionale. La provincia, almeno stando ai dati di maggio, dimostra non avere ancora lasciato alle spalle l’incubo Covid. Crescono ancora le morti rispetto agli anni precedenti: l’aumento è stato dell’8.9 per cento. Un’impennata che è persino doppia rispetto a quella osservata nel Veronese, provincia messa in ginocchio dal virus. In ogni caso, una percentuale più contenuta se confrontata con le cifre di marzo, quando l’aumento sui 4 anni precedenti era stato del 20%, e aprile, con un più 26.3%. Altro dato consiste nel tasso di mortalità, in Veneto il secondo più basso nel nord Italia, alle spalle del Friuli. Il totale è di 32,1 decessi ogni 100 mila residenti. A proposito di contagi, in Veneto, le diagnosi tra febbraio e giugno sono state 19.286. Numeri più alti sono stati registrati in Lombardia (93.878), Piemonte (31.339) ed Emilia Romagna (28.471). Delle positività totali, 274 sono state accertate già a febbraio, l’esplosione è stata a marzo (10.269), proseguendo ad aprile (7.639), con un importante arretramento a maggio (875) e ancor di più a giugno (139). Tornando alle cifre in percentuale dell’aumento delle morti, il calcolo è a partire dai numeri assoluti: 22.314 decessi tra gennaio e maggio 2020 nella nostra regione, di cui “appena” 1.839 per Covid. Dati che, se confrontati con gli aumenti dei decessi, rivelano che le morti per Covid in Veneto, e nel resto d'Italia, siano in realtà molte di più rispetto a quelle registrate ufficialmente come tali. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
spose l’annullamento della sentenza del Tar e del decreto di decadenza, si legge che l’Università era da tempo a conoscenza del rapporto fra Crisanti e l’Imperial College di Londra. Il licenziamento è stato ritenuto illegittimo dai giudici amministrativi poiché intervenuto quando Crisanti aveva già ottenuto un tacito assenso all’aspettativa. Lo stesso professore mette all’origine dei contrasti con l’Università il progetto del Centro di Genomica, Genetica e Biologia che aveva creato per farne un eccellenza della sanità umbra e per il quale aveva chiesto all’ateneo di fare chiarezza sui fondi a esso destinati. — ELENA LIVIERI
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PORTOGRUARO - CAORLE - BIBIONE
SABATO 11 LUGLIO 2020 LA NUOVA
portogruaro verso il voto
caorle
La Lega cittadina è spaccata, Favero resta il nome forte ma nulla è deciso
Un rogo di sterpaglie finisce fuori controllo danni a quattro auto CAORLE
Salvini e Zaia stanno spingendo invece per l’alleanza con la sindaca Senatore, ma Barbisan non si arrende PORTOGRUARO
Fibrillazione nell’ambiente della Lega in città. Il tutto alla luce del fatto che è cominciata una trattativa per fare in modo che il Carroccio appoggi la sindaca uscente, Maria Teresa Senatore, alle prossime elezioni amministrative. Si tratta di un dialogo avviato a livello istituzionale che coinvolge apparati del partito a livello nazionale, regionale e provinciale. La sezione portogruarese è spaccata al suo interno e si lavora per un candidato unitario. Dalla sezione portogruarese fanno sapere che nulla è stato ancora deciso e che restano convinti di poter candidare l’architetto Florio Favero. Piovono smentite e malumori. La serata di giovedì, proprio a ridosso di una riunione del Carroccio, si è era tinta di giallo poiché era filtrata l’indiscrezione secondo cui fosse stato persino raggiunto l’accordo. In realtà, secondo i diretti interessati, la fumata bianca non c’è ancora, ma si sta lavorando, da Bruxelles a Roma, e da Milano a Venezia, affinché il clamoroso ritorno di fiamma tra Lega e Senatore si concretizzi. Viene in mente una canzone di Antonello Venditti, secondo cui “i grandi
Il gruppo dirigente della Lega di Portogruaro
amori fanno giri immensi, e poi ritornano”. A spingere per l’alleanza tra Lega e Senatore sarebbero in tre: il segretario Matteo Salvini (o persone a lui molto vicine), il governatore del Veneto, Luca Zaia e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Il segretario della Lega ha dato indicazioni per alleanze in tutta Italia, mentre il governatore e il sindaco
metropolitano non avrebbero manifestato nulla in contrario. L’europarlamentare di Caorle della Lega, Rosanna Conte, è anche responsabile della Lega per le elezioni amministrative di Portogruaro. Non ha ancora deciso. «Noi stiamo lavorando per un candidato unitario. Vogliamo che il centrodestra sia unito», ha detto, «cre-
do che al massimo entro martedì si sappia qualcosa di più». Fabiano Barbisan, consigliere regionale e grande sponsor di Florio Favero, smentisce che ci sia un ritorno di fiamma tra la Lega e Senatore. «Noi», ha riferito, « abbiamo sposato una certa linea e siamo consapevoli di quello che vogliamo. E noi a Portogruaro non vogliamo allearci con Senatore. Avremo il nostro candidato». Mattia Dal Ben, segretario cittadino della Lega, smentisce anche lui che ci sia un accordo con la prima cittadina «ma», ha detto, «stiamo lavorando per un un centrodestra unito». Più o meno sono le stesse parole adoperate dall’europarlamentare Rosanna Conte, anche se Dal Ben è molto legato alla figura di Barbisan. Qualora dovesse concretizzarsi l’alleanza Senatore – Lega, Pietro Rambuschi sarebbe pronto a correre da solo come candidato sindaco con la sua lista civica Gruppo per il Cambiamento. — ROSARIO PADOVANO © RIPRODUZIONE RISERVATA
rifiuti lungo le vie a caorle
IN BREVE
Operazione “Clean Up” multate 61 persone
Vallevecchia Legambiente, giornata per spiegare le bellezze
Portogruaro Un successo il primo mercoledì sotto le stelle
Oggi, in concomitanza con la “tappa” virtuale di Goletta Verde, Legambiente Veneto e il Circolo Legambiente “Pascutto-Geretto” organizzano una giornata di attività a Vallevecchia. Dalle 9.30 alle 12 verrà eseguita la pulizia della spiaggia sul lato sinistro della foce del Nicesolo. Seguiranno una serie di attività proposte in collaborazione con Vegal nell’ambito del Progetto Fishing For Future, per la tutela dei prodotti ittici. Alle 14 è in programma un’attività informativa sul progetto Life Redune, presso il gazebo installato, per spiegare le attività di ripristino dunale volute dalla Regione e Veneto Agricoltura. Infine alle 15 si parlerà della presenza del fratino, specie rara che vive da queste parti.
Successo per il primo evento di “Portogruaro sotto le stelle”, la rassegna che ogni mercoledì propone negozi aperti fino alle 23. Protagoniste sono state soprattutto le famiglie, ma anche i giovani hanno riempito i portici e fatto scorte dei prodotti più disparati. I ristoranti hanno raggiunto un bel numero di coperti, segno che quando si organizzano gli eventi a Portogruaro si può raccogliere il massimo, come accade (da anni al vero) a Concordia Sagittaria. C’è di più. Si pensa già ai prossimi due mercoledì. Per la sera del 15 luglio è stata programmata una speciale “ Notte bianca dell’Arte”. Al Palazzo Vescovile è stata infatti programmata una visita speciale alla Collezione Cavallini Sgarbi.
CAORLE
Operazione “Clean Up” contro gli incivili che gettano i rifiuti: sono state 61 le persone multate dalla polizia locale, e alcune di esse sono state denunciate. Il personale del comando di Caorle è stato impegnato nella visualizzazione di oltre 600 ore di riprese video che hanno permesso l’individuazione di numerosi soggetti che, con le più svariate modalità, hanno tentato o si sono disfatte dai rifiuti prodotti in ambito domestico e non solo. In alcuni casi il trasgressore ha posto in essere la sua azione con inequivocabile dolo, scaricando sulla via pubblica rifiuti ingombranti e gettando, senza alcuna remora, lastre di ce-
mento costituenti pericolo per l’incolumità e sicurezza pubblica. I trasgressori hanno rimediato una multa oscillante tra 50 e 150 euro. C'è anche chi ne ha dovuta pagarne più di una. Indagini connesse a tali fenomeni di degrado urbano hanno permesso, inoltre, di accertare ulteriori violazioni in materia edilizia nonché in materia contributiva e di sicurezza sul lavoro, quest’ultime, oggetto di segnalazione all’autorità preposta. Singolare il caso di una coppia, accusata dagli agenti di una condotta illecita di sversamento di rifiuti commessa il giorno prima; inizialmente i due hanno negato il fatto e, poi, si giustificavano in modo assurdo. — R.P.
Un rogo di sterpaglie finisce fuori controllo su una laterale di Strada Brussa: le fiamme avvolgono quattro auto e uno scooter, danneggiandole. Sul posto vigili del fuoco e carabinieri. L’episodio, assurdo per la sua dinamica, è accaduto ieri attorno alle 16. I danni complessivi ammontano a almeno 100mila euro, la somma del valore dei mezzi coinvolti e avvolti dalle fiamme. Appartengono a persone che avevano raggiunto un parcheggio ricavato al termine di un lungo rettilineo della laterale più agibile di Strada Brussa che conduce ad alcuni casoni, le abitazioni tipiche dei pescatori vallivi. I proprietari danneggiati risiedono a Portogruaro, Pordenone, Chions, e San Biagio di Callalta. Il rogo si è innescato in modo accidentale, da un
mozzicone gettato nella zona, oppure per il surriscaldamento di rifiuti abbandonati. In questi giorni molto caldi il clima è particolarmente secco, basta un nulla per innescare un incendio anche nella vicina pineta, con conseguenze devastanti. Nessuno ha visto le fiamme, in una zona difficile da raggiungere e disabitata. In poco tempo il fronte dell’incendio si è allargato per decine e decine di metri quadrati, fino a raggiungere il parcheggio di quella stradina. L’allarme è stato dato solo quando ormai era troppo tardi: le fiamme hanno provocato alcune piccole esplosioni, dovute al rogo degli pneumatici, richiamando l’attenzione delle persone che si trovavano nelle vicinanze e che hanno pure notato una colonna di fumo levarsi al cielo. — R.P.
concordia
Fuga di gas in cantiere allestito un by-pass CONCORDIA
Fuga di gas in un cantiere di via Musil ieri alle 15, pericolo scampato. A pochi metri dalle scuole medie Rufino Turranio, sono intervenuti i pompieri dai distaccamenti di Portogruaro e San Donà. L’inconveniente ha riguardato anche alcune abitazioni, ma si è risolto col ripristino del servizio momentaneamente sospeso. La zona cantieristica è sottoposta a lavori di demolizione di vecchi caseggiati commissionati da Agenzia Lampo di Por-
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togruaro. Qui infatti sorgerà una nuova lottizzazione, che permetterà di ricavare nuove unità abitative. Gli operai incaricati per errore, attraverso una macchina operatrice, hanno reciso una conduttura del gas, provocando così la fuoriuscita. Fortunatamente non si sono verificate conseguenze. La fuga è stata tamponata ed è stato in tempi record allestito un by-pass per veicolare il gas lì attorno. Quindi la situazione è sotto controllo. — R.P.
va all'estero. Mi ritengo una persona dinamica, autonoma, socievole, energica. Cerco un signore con cui trascorrere bei momenti e poi capire se... Rif. R1304 Roberta cell. 329 3308050 oppure ufficio Venus tel. 041924183 NEL VENEZIANO 65enne vedovo mi piace la montagna, il mare, la natura e l’avventura. Mi piace viaggiare. Sono stato in diversi paesi del mondo. Cercherei lei dinamica, amante vita all'aria aperta, senza particolari impegni familiari. Info www.agenziavenus.it Rif. I1358 cell. 3490893495 oppure ufficio Venus tel. 041924183 PORTOGRUARO 59enne brizzolato occhi castani, responsabile d'azienda, non ho figli, ho un matrimonio alle spalle. Ho vari interessi, dai viaggi al motociclismo, ma nessuna passione in particolare. Vorrei conoscere una signora con età vicina alla mia scopo iniziale amicizia. Francesco cell. 393 6941340 oppure ufficio Venus tel. 041924183 SPINEA 49enne laureato, sono un professionista celibe e senza figli, castano con gli occhi chiari. Amante sport, motociclismo, latino-americano, mare. Passionale, sensibile, ma razionale allo stesso tempo. Vorrei conoscere una persona onesta, di buona cultura, per relazione seria Simone cell. 392 9602430 oppure ufficio Venus tel. 041924183 TREBASELEGHE 54enne commerciante brizzolato occhi castani. Serio, diretto, carismatico buon conversatore. Cerco una compagna per relazione seria ed eventuale futura convivenza. Non ho esigenze cerco solo una persona a cui voler bene. Info www.agenziavenus.it Rif. R1087 Manuele cell. 340 3664773 oppure ufficio Venus tel. 041924183 VENEZIA 70enne vedova senza figli, castana, occhi verdi. Amo la vita che credo vada vissuta come arriva, anche se alle volte non arriva come vorremmo, sono abituata a rialzarmi sempre dagli impatti. Cerco una persona che mi voglia bene. Giorgia cell. 392 6273879 oppureufficio Venus tel. 041924183
Sabato 11 Luglio 2020
La Voce
VENETO
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Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.it
STUDIO Il paziente veneto isolato Covid simile a quello cinese, ma nessun contatto
L’epidemia ha prevalente ceppo europeo VENEZIA - L’epidemia italiana di SarsCoV-2 è caratterizzata da una "schiacciante prevalenza del ceppo “europeo” B1, arrivato in Germania da Shanghai". È la principale conclusione dell’analisi di 59 nuovi genomi virali del patogeno responsabile di Covid-19, condotta da un’équipe guidata da Alessia Lai, Massimo Galli, Claudia Balotta e Gianguglielmo Zehender del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche “Luigi Sacco” dell’università Statale di Milano e del Crc Episomi (Centro di ricerca coordinata Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni). L’esame delle
In laboratorio Scienziati al lavoro
sequenze propone inoltre una sorta di “giallo scientifico”. "Un solo isolato, ottenuto da un paziente italiano residente in Veneto - riferiscono gli autori - si è rivelato appartenere al lignaggio ancestrale B, simile all’isolato giunto in Italia alla fine di gennaio per diretta importazione dalla città di Wuhan con i due turisti cinesi poi assistiti allo Spallanzani" di Roma. Il problema è che, "un po’ misteriosamente osservano i ricercatori - il paziente non ha riferito viaggi recenti o contatti con persone provenienti dalla Cina". Il lavoro - non ancora pubblicato ma disponibile sulle
piattaforme Medrxiv e Preprints - è frutto di un’estesa collaborazione tra il Laboratorio di Malattie infettive di UniMi e più di 10 tra centri clinici e università del Centro e Nord Italia, tra cui Bergamo, Brescia, Cremona, Milano, Padova, Ancona e Siena. Gli scienziati sottolineano che lo studio "definisce, con un numero maggiore di sequenze su un’area geografica non limitata alla Lombardia, e una temporizzazione più ampia, la dinamica evolutiva e le caratteristiche epidemiologico-molecolari del virus Sars-CoV-2 in Italia". © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Conte alla prova del sistema di dighe mobili. Battaglia navale degli ambientalisti
Mose da completare in autunno Zaia preoccupato per la gestione: costa 100 milioni all’anno. Galan: spetta allo Stato VENEZIA- Il premier Giuseppe Conte ieri mattina ha dato il via alla prova generale di innalzamento delle paratoie del Mose che si considera "riuscita" (hanno impiegato 90 minuti, ma a regime ci metteranno mezz’ora). Per la prima volta tutto il sistema di 78 dighe mobili è entrato in funzione sollevandosi dall'acqua alle tre bocche di porto del lido di Venezia e separando così la laguna dal mare. “Non siamo qui per fare passerelle” ha detto Conte, ma per verificare come governo i lavori del Mose. "Concentriamoci su quest'opera" che deve essere completata "entro il prossimo autunno-inverno". Ambientalisti e comitati contro le grandi navi hanno dato il via a una sorte di battaglia navale contro le imbarcazioni delle forze dell'ordine. Il Mose dovrebbe essere ultimato entro il 31 dicembre 2021. "È giusto avere dubbi, è giusta la dialettica, ma dico anche a chi sta protestando, a chi ha grandi perplessità, ai cittadini e intellettuali: concentriamoci sull'obiettivo di completare il Mose, auguriamoci tutti che funzioni" ha detto Conte. "Capisco perfettamente le proteste, le preoccupazioni per la salvaguardia dell’ambiente - ha ribadito poi il presidente del Consiglio nel corso di un successivo
In breve Alta velocità Verona-Vicenza
Lavori a giorni n VENEZIA - "Per l’alta velocità ferroviaria da Verona a Vicenza apro il cantiere adesso, nel giro di 10 giorni". Lo ha annunciato ai giornalisti il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli ieri durante le prove per il Mose. "Manca la firma - ha spiegato - di un mio collega ministro e poi posso venire ad aprire il cantiere, l’ho promesso prima a Zaia. Prima della pausa di Ferragosto apriamo il cantiere", ha sottolineato.
La richiesta di Brugnaro
Ora le grandi navi punto stampa - ma ora siamo all’ultimo miglio, sarebbe assurdo non lavorare tutti" nella stessa direzione "e auspicare che funzioni. Il nostro obiettivo è preservare, difendere Venezia, come dicono qui, dall’acqua granda". Sulla vicenda l’Adnkronos ha ascoltato Giancarlo Galan, ex presidente della Regione Veneto ed ex ministro: "Non posso e non voglio dire niente, l'unica cosa che dico è che il Mose è un’opera esclusivamente statale in cui la regione non
c'entra nulla. Sono in linea con Cacciari". Anche l’attuale governatore, Zaia, si è espresso, ragionando sul futuro: “Ci preoccupa la partita della gestione perché è una partita che vale 80, 100 milioni di euro all’anno e non sono pochi. È una tematica che dovremo affrontare all’interno dei ragionamenti della Legge Speciale". Il governatore del Veneto si è quindi rivolto direttamente al premier Conte: "Se lei presidente del Consiglio volesse fare un
grande dono al Veneto, potrebbe rivedere una scelta infelice e improvvida del Governo Renzi del 13 giugno 2014. In quell'occasione, infatti, ha decretato la fine del Magistrato alle Acque nato nel 1501. Io direi che è ora di ripristinare questo ragionamento, di portarlo avanti e di dare la gestione al Comune perché se c'è l’acqua alta è giusto che il sindaco risponda ai cittadini e governi tutta la partita", ha concluso Zaia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENETO La Regione integra la somma che l’Inps erogherà a chi è iscritto al fondo
Mille euro a operatori culturali VENEZIA - Gli effetti della sospensione delle manifestazioni, iniziative e eventi di carattere culturale nonché la chiusura dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura per il contenimento della pandemia, hanno penalizzato enormemente il settore della cultura, colpendo le imprese e i lavoratori che stanno ancora scontando il lento e graduale ritorno alla normalità. Per tutti i lavoratori veneti iscritti al Fondo pensioni dello spettacolo la Regione del Veneto interviene con un contributo individuale di mille euro, ad integrazione dell’indennità Inps riconosciuta per i mesi di marzo, aprile e maggio dai decreti “Cura Italia” e “Rilancio”. “In accordo con Inps, che si farà carico dell’erogazione dell’assegno integrativo – spiega l’assessore al lavoro Elena Donazzan – la Re-
gione del Veneto mette a disposizione 3 milioni di euro della propria dote di fondi Fse 2014-2020 per garantire un contributo ai lavoratori dello spettacolo e della cultura che risultano essere tra i meno garantiti nel panorama delle professioni, ma che rappresentano un patrimonio di professionalità, competenze, passione e creatività indispensabile per la ripartenza delle attività culturali e degli spettacoli del vivo, anche in considerazione del ruolo della cultura per il benessere dei cittadini. L’emergenza è stato un vero tsunami per il settore dello spettacolo che, nei mesi della sospensione totale delle attività, ha registrato un crollo del 94% dei rapporti di lavoro, e continua a scontare gli effetti del difficile ritorno alla normalità”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Lavoro L’assessore Elena Donazzan
n VENEZIA - "Se il Mose è un’occasione di concordia, siamo un po’ in ritardo su alcune cose: dateci una mano per accelerare la questione delle Grandi navi in laguna". Lo ha detto il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, rivolgendosi al premier e al governo nel corso della cerimonia di prova generale d’innalzamento delle 78 paratoie del Mose. "Bisogna accelerare la fine del Protocollo fanghi per scavare i canali", ha sottolineato.
Omofobia, no aggravanti
Ok alla mozione n VERONA - Il consiglio comunale di Verona ieri ha approvato una mozione contro il disegno di legge Zan-Scalfarotto sull'omotransfobia e la misoginia: un testo che contrasta i crimini di odio nei confronti delle persone omosessuali e transessuali ma anche contro le donne. Il primo firmatario della mozione contraria è il consigliere comunale Andrea Bacciga, legato alla curva dell'Hellas e ai movimenti neofascisti. Dalle sue parole traspare chiaramente la linea di pensiero: "È un disegno di legge liberticida. Se fossi un omosessuale mi sentirei offeso da questa legge, che crea una discriminazione, una sottocategoria protetta. Se qualcuno insulta un ciccione, uno zoppo, uno storpio è un reato comune. Se invece viene insultato un omosessuale c'è un'aggravante". L’altro sostenitore è Alberto Zelger, leghista, antiabortista e cattolico radicale, già promotore del congresso delle famiglie tradizionali.
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.ROVIGO
... Sabato 11 Luglio 2020
La Voce
GRIGNANO Troppe restrizioni: la fiera quest’anno non si farà
L’Agosto alza bandiera bianca
Lo stand gastronomico della fiera di Grignano (foto d’archivio)
GRIGNANO POLESINE - La Polisportiva Grignano alza bandiera bianca. E con “grande rammarico e molta tristezza” annuncia che quest’anno l’Agosto grignanese non si farà. Impossibile, infatti, rispettare tutte “le rigide regole anti Covid-19 e le norme igienico-sanitarie a tutela della salute pubblica”. Dunque, inevitabile l’annullamento di questa edizione della sagra. Ma senza fiera, l’associazione subirà un duro contraccolpo economico che metterà in crisi anche le altre attività organizzate dal gruppo durante l’anno. La Polisportiva, infatti, è molto attiva anche nel promuovere ed incre-
mentare l’attività psico-fisica e motoria a favore della parte più giovane e vulnerabile della comunità della frazione. “L’organizzazione e le attività dell’associazione - si legge infatti in una nota diffusa ieri dal gruppo - sono da reimpostare, con rilevanti ripercussioni economiche che, purtroppo, avranno impatto su tutte le iniziative sociali svolte. Sarà comunque nostro impegno continuarle comunque, nonostante le sicure difficoltà causate da una scelta molto sofferta ma inevitabile”. In ogni caso, l’Agosto non morirà. Anzi: “Cogliamo l’occasione - sottolineano dal-
la Polisportiva - per ringraziare tutti i soci e collaboratori per la laro indispensabile opera e presenza, gli sponsor che con preziosa sensibilità vorranno sostenerci e in particolar modo tutta la cittadinanza di Grignano, nella certezza che continuerà a seguirci con attenzione e simpatia in questo particolare e difficile 2020 in attesa di ripresentarci, con nuovo maggior entusiasmo, per il 172esimo Agosto grignanese nel 2021”. La tradizionale fiera viene organizzata dalla Polisportiva, che conta oltre 100 soci, da ormai 28 anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CORONAVIRUS Tra loro anche 15 cittadini italiani, usciti dalla Ue per turismo o lavoro
Tornano dall’estero: 37 “isolati”
Settemila telefonate ogni giorno: Cup allo stremo. E da lunedì riapriranno gli sportelli ROVIGO - Sono 77 le persone in isolamento domiciliare in provincia di Rovigo: di queste, 37 sono state messe in quarantena dopo aver fatto rientro dall’estero. Nel dettaglio, 22 persone sono stranieri arrivati a Rovigo direttamente dal Paese d’origine (8 dall’Albania, 5 dall’Ucraina, 4 dall’India, due dal Sudamerica e uno da Marocco, Russia e Moldavia) secondo quanto previsto dalla recente ordinanza del presidente della Regione Luca Zaia; altri 15 sono invece italiani rientrati da Paesi extra-Ue per motivi di lavoro o turismo. Le restanti 40 persone, invece, sono in isolamento pur senza essersi mai spostati dal Polesine, per aver avuto contatti con casi positivi o sospetti. A fare il punto, della situazione è stato ieri mattina il direttore generale dell’Ulss 5 Antonio Compostella. “La collaborazione da parte degli stessi soggetti sottoposti a isolamento, dei datori di lavoro, delle forze dell’ordine e dei sindaci - ha detto - sta dando buoni frutti, e ci sta permettendo di contenere al massimo il rischio”. “Ricordo che i cittadini, sia stranieri che italiani, che tornano in Italia sono soggetti a segnalare il loro rientro al servizio igiene e poi in isolamento domiciliare fiduciario per 14 giorni - le parole del dg - ai lavoratori stagionali, che quindi vengono qui per lavo-
Ieri mattina il punto del dg dell’Ulss Antonio Compostella rare, dopo che essi o il datore di lavoro avranno notificato l’Ulss del loro arrivo, verrà fatto un primo tampone. In caso di risultato negativo al primo tampone, i lavoratori potranno uscire di casa esclusivamente per recarsi al lavoro e sul posto indosseranno sempre i dispositivi di protezione individuale. Per 14 giorni saranno tenuti in osservazione, con un monitoraggio delle condizioni telefonico e, in caso di insorgenza di sintomi, saranno posti in quarantena. Al termine dei 14 giorni verrà fatto nuovamente il
tampone e, in caso di negatività, il periodo di osservazione sarà terminato”. Compostella ha quindi fatto il punto sull’attività dell’Ulss, sottolineando come la “pressione sul Cup continua ad essere altissima. Riceviamo continue lamentale di persone che non riescono ad accedere alla linea, ma stiamo lavorando per risolvere il problema: abbiamo anche aggiunto degli operatori, ma la mole di richieste resta comunque alta. Riceviamo ogni giorno una media di 5.500 chiamate in entrata e
ne effettuiamo 1.500 in uscita”. Per ovviare a questi disagi “stiamo ragionando - ha svelato Compostella - sulla possibilità di riaprire gli sportelli Cup agli utenti. Partiremo lunedì prossimo con l’apertura degli sportelli nei punti sanità a livello territoriale. Abbiamo studiato l’accesso in modo che sia sicuro. Il tutto, con gli stessi orari che gli sportelli avevano precedentemente. Dalla settimana che parte dal 20 luglio cercheremo di riaprire i Cup anche nei tre ospedali di Adria, Rovigo e Trecenta”. Su Rovigo e Trecenta la riapertura avverrà nel pomeriggio “per evitare che la massa di chi deve accedere al Cup si sommi a chi si reca in ospedale per visite - ha spiegato ancora Compostella - ad Adria invece l’apertura sarà al mattino, perché gli sportelli sono allocati vicino all’entrata dell’ospedale vecchio e quindi i flussi non si sommano. Stiamo anche predisponendo un sistema di termoscanner e apertura automatica della porta in relazione al termoscanner”. Intanto, in Polesine si è registrata una nuova guarigione: sono 415 in tutto i negativizzati. Dunque, in tutta la provincia resta una sola persona ancora positiva; oltre ad un operatore dell’Ulss 5 residente fuori provincia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PROPOSTA E ora si parte
“Subito una legge premio per gli angeli del Covid 19” Dieci proponenti, da tutta Italia, uno dei quali è uno stimato avvocato polesano: Alessandro Micucci di Adria. Sono i componenti del comitato, che ha già depositato il verbale in Cassazione, formatosi per portare avanti una proposta di legge di iniziativa popolare che vada a premiare, non solo simbolicamente, il personale medico e infermieristico che ha assorbito in prima linea l’impatto dell’emergenza sanitaria da coronavirus; e che non è escluso debba tornare a farlo anche se, chiaramente, nessuno si augura che questo accada. L’idea dei dieci proponenti è semplice: un meccanismo di moltiplicazione contributiva, secondo il quale ogni mese passato “in trincea” dà diritto al riconoscimento, ai fini contributivi, di tre mesi di anzianità, sino al raggiungimento di un massimo di tre anni. Ora, a supporto di questa proposta, sarà necessario arrivare alla soglia prevista dalla legge: 50mila firme. Non semplice, ma fattibile, almeno a giudicare dagli attestati di stima e riconoscenza piovuti su medici e infermieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano 9
L'ARENA
Sabato 11 Luglio 2020
LenuovesfidedelVeneto Dallegrandi operealcontrollo dellapandemia
Mascherinesuibus finoal31luglio
Con l’ordinanza n. 65 del 9 luglio, il presidentedellaRegione,LucaZaia,reiterafinoal31lugliosenzamodifiche le disposizioni contenute nelle ordinanze n. 59 e n. 63 della
settimana scorsa. Vengono così prorogatel’utilizzodellamascherina sui bus, la regolamentazione di sportdicontatto,corsidiformazioneinpresenza,sìaprocessioniesa-
gre e ad apertura ippodromi con le dovute precauzioni. Ma anche la riapertura dei cinema e teatri con posti limitati, piscine, musei e parchigiochi tra le principali attività.
LAGRANDEOPERA. Ilministroperle Infrastrutturedà ilvialibera alprimo lottofunzionale, Rfidevesottoscriverel’attointegrativo conIricav pereseguirel’intervento
Tav,sièsbloccatalaVerona-Vicenza De Micheli sicura: «Lavori entro un mese. Manca solamente una firma PrimadellapausadiFerragostocisaràl’inaugurazionedelcantiere» Nicola Negrin Cristina Giacomuzzo
La Tav si allunga da Verona, dove i cantieri sono già stati avviati, verso Vicenza. L’annuncio, un po’ a sorpresa, l’ha dato ieri a Venezia il ministro per le Infrastrutture, Paola De Micheli. Una notizia che ha forse colto di sorpresa un po’ tutti: «Apro il cantiere della Tav tra Verona e Vicenza adesso», ha detto l’esponente del Pd rispondendo a precisa domanda dei giornalisti. Poi l’annuncio si è un po’ rimodulato in «dieci giorni» o comunque «prima di Ferragosto». A questo punto poco cambia: entro un mese, secondo quanto riferito dalla rappresentante del governo, inizieranno i lavori del primo lotto della Tav, quello veronese. Che il governo ci tenesse a portare a termine il progetto tra Verona e Venezia ormai lo si era capito, visto che sul tratto fra Brescia e Verona i lavori sono in corso da mesi, paralleli alla linea ferroviaria e all’autostrada Serenissima. L’opera, così come la Pedemontana, è stata inserita tra le infrastrutture prioritarie del decreto Semplificazioni. Nessuno però credeva che in pochi giorni, però, si potesse passare dalle parole ai (possibili) fatti.
Il ministro De Micheli non ci ha girato tanto attorno ieri mattina quando le è stato chiesto «A che punto siamo con la Tav tra Verona e Vicenza?». «Manca una firma di un mio collega e poi posso venire ad aprire il cantiere. L’ho promesso prima al presidente Zaia. Attendo questa firma, l’ultimo pezzo per l’autorizzazione, poi avremo l’intervento». La firma è quella «che consentirà a Rfi di siglare l’atto integrativo con Iricav, che si occuperà dei lavori. Nel giro di dieci giorni possiamo far partire i lavori», è la promessa del ministro. Un attimo di pausa e una nuova domanda: «Dai, prima di Ferragosto apriamo il cantiere della Tav». Parole quasi inaspettate. «Sembra stia per arrivare quello che può, a buona ragione, considerarsi un momento storico», è il commento degli imprenditori berici. Chi vive fra Verona e Vicenza, e ha seguito la vicenda, sa quanto sofferta e complicata sia stata, almeno fino ad oggi, la partita Tav, con i complessi nodi dell’attraversamento di San Bonifacio e della stazione di Vicenza, per la quale in partenza non era prevista nemmeno una fermata. Poi si è passati agli studi, ai progetti, alle analisi costi-benefici. Ora l’annuncio tanto atteso.
Lalinea dell’Alta velocitàmuove unaltro passodecisivo nelVeneto
Ilcantiere dellaTavfra Peschierae Sona.Ora si èsbloccato ancheiltrattoverso Vicenza
Le affermazioni del ministro De Micheli, così perentorie, sembrano non lasciare spazio ai dubbi. Del resto, con il cantiere già attivo in territorio veronese, era inevitabile, nonostante l’opposizione degli anti-Tav, che con le sblocco delle opere pubbliche dopo l’emergenza Covid-19 si dovesse passare ai fatti, ai lavori. «Parliamo di un’opera infra-
rio in un momento in cui la Pedemontana sta esaurendo il suo iter». «Ora», aggiunge il sindaco di Vicenza e presidente della Provincia, Francesco Rucco, «aspettiamo i passaggi fondamentali per l’attraversamento della città». Sia chiaro, far partire i lavori della linea Verona-Vicenza non significa vedere le ruspe
strutturale moderna, imprescindibile per un territorio come il nostro che vuole essere all’altezza degli standard europei più alti, necessaria sia per l’uso civile che commerciale», è la posizione degli imprenditori berici. «Per non parlare della positiva ricaduta che quest’opera avrà a partire già dall’inizio dei lavori con la possibilità di far lavorare il territo-
in azione. In ogni caso i primi cantieri saranno avviati in territorio veronese e quindi si allungheranno verso Vicenza, secondo la modalità già adottata nelle tratte precedenti. Il lotto funzionale Verona-Vicenza, secondo quanto scritto nel contratto di programma di Rfi, è suddiviso in due lotti costruttivi. Il primo arriva fino a Montebello, men-
tre il secondo va da Montebello ad Altavilla. I lavori valgono 3,1 miliardi dei quali 380 milioni per il nodo di Verona est, 983 per il primo lotto e 1,7 miliardi per il secondo. Ad oggi, documenti alla mano, la copertura economica è prevista per il nodo Verona e per il primo lotto, mentre per quanto riguarda il tratto vicentino non ci sono risorse. •
CORONAVIRUS. Sandra Zampa, sottosegretarioalla Salute, allavoropermigliorare l’applicazioneche «traccia»il contagio,scaricatafinora soloda4 milioni diitaliani
«AppImmuni,addioall’autoisolamento» «Lepolemichesullaprivacysonosolostrumentali Ora serve una massiccia campagna di informazione L’interventolamposuiclusterè lastradamigliore» Karl Zilliken
App Immuni, addio auto-isolamento dopo la notifica di rischio coronavirus, ma subito il tampone. Lo spiega il sottosegretario alla salute Sandra Zampa, al lavoro per migliorare il meccanismo per tracciare il contagio. Fino ad oggi l’applicazione è stata scaricata da poco più di 4 milioni di italiani. Pochi rispetto alle aspettative tanto che anche il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri ha alzato, per ora, bandiera bianca. Zampa invece resta ottimista. Immuni,occasionesprecata?
Spero ci sia margine di crescita. Abbiamo appena rivisto la procedura che segue la notifica di rischio contagio. Le persone erano molto critiche riguardo al fatto che, dopo l’avviso, si dovesse entrare in auto-isolamento. Stiamo rivedendo il procedimento dal punto di vista sanitario: sarà richiesto di prendere una decisione assieme al medico cu-
rante, che probabilmente chiederà di avere un tampone al più presto. Sarà il medico a decidere come monitorare la situazione e si potrà continuare a fare la propria vita, pur con le cautele. Era oggettivamente eccessivo prevedere l’auto-isolamento senza tempi certi per il tampone. Questionedi informazione?
Ancora non è partita una vera campagna di informazione. Bisogna che il commissario Arcuri, ma anche il Governo, prevedano investimenti pubblicitari seri e che questo accada il prima possibile. Anche perché potrebbe non essercitantotempo.
I prossimi mesi potrebbero essere complicati, perché il vaccino ancora non c’è anche la ricerca viaggi velocissima. Nonostante qualcuno dica che ce l’abbiamo quasi fatta, altri come il prof. Crisanti hanno sottolineato l’alta probabilità di una recrudescenza in autunno. Se arriveremo a quel punto, avere o no Immuni potrà fare la differenza.
con le previsioni dei grandi esperti che ci dicevano che era poco più di un’influenza. Se c’è una cosa che ci ha insegnato questo virus è che dobbiamo essere prudenti. La chiusura immediata e l’intervento lampo sui cluster si sono rivelati la strada migliore.
Traimotividelflop,lepolemiche sullaprivacy:strumentali?
Rendiamoci conto di come è ridotto questo Paese, con una comunicazione orientata politicamente. Ci dicono che il cielo è giallo, quando è vero solo per Van Gogh. Dobbiamo misurarci con l’autorevolezza delle fonti, l’autorità e la fiducia. Dietro tutto questo si nasconde un punto: gli italiani diffidano dello Stato. Qualsiasi cosa sia proposta dalle istituzioni, è percepita come fregatura. Per la privacy, poi, forniamo tutti i giorni a chiunque, dalla palestra al motore di ricerca, alla grande compagnia, tutti i dati della nostra vita compreso il numero di cellulare. Le polemiche sulla privacy per Immuni, che è iper-sicura, sono una roba sconcertante.
Nel Vicentino il «paziente zero» harifiutatoilricovero:giustopotenziareiTso?
Unosmartphone con laapppronta peressere scaricata,anchesenon tutti i telefonila possonoricevere
a loro stessi, perché essere avvertiti di un potenziale contagio è interesse di ognuno. Elelimitazioni tecnologiche?
È vero che ci sono persone con telefoni che non consentono di scaricare Immuni ma è anche vero che per un funzionamento ottimale basterebbe il download di tutti quelli che possono farlo
Èancheuna questione politica?
In Italia chi ha usato l’app per fare propaganda politica ha una matrice sovranista e una comunicazione simile a quella di Trump e Bolsonaro. È autolesionismo. Fanno del male al loro Paese ma anche
Il problema dei nuovi focolai: è il modogiustodi gestirli? Ilsottosegretario alla SaluteSandra Zampa
Abbiamo imparato in modo molto doloroso dalle esperienze passate. Siamo partiti
Non c’è bisogno di trattamenti sanitari obbligatori potenziati. Non abbiamo bisogno di nuove norme. Se una persona non si cura quando sa di poter essere portatore di contagio, commette già un reato e tutti devono essere consapevoli dei guai seri che potrebbero passare. L’imprenditore, infatti, è stato denunciato. Ora i problemi sono gli arrivi dall’estero.
Il ministro Speranza ha pubblicato una black list di Paesi dai quali non potrà più arrivare nessuno (Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana, ndr). Gli Usa sono fuori perché c’è un criterio scientifico che tiene conto dei contagi rispetto alla popolazione. • © RIPRODUZIONERISERVATA
REGIONE
SABATO 11 LUGLIO 2020 MESSAGGERO VENETO
regione e governo
Election day 20 e 21 settembre Scuole subito chiuse tre giorni La giunta allineerà la data delle Comunali Fvg a quella di referendum e Regionali Roberti: «Cerchiamo di limitare gli assembramenti e i disagi per gli studenti» te del 20 e 21 settembre, ma assumeremo una decisione definitiva nella seduta di giunta di venerdì. La nostra Regione, alla luce dell’Autonomia, è libera di fissare la data delle amministrative, ma vista la necessità di ridurre al minimo i disagi all’attività scolastica e di limitare le occasioni di con-
Mattia Pertoldi / UDINE
La decisione ufficiale verrà presta soltanto nella giunta di venerdì, ma quella ufficiosa – e in fondo la più logica nonostante la potestà primaria locale in materia – la Regione l’ha già presa. Al netto di stravolgimenti al momento non previsti, infatti, anche le elezioni amministrative in Friuli Venezia Giulia – che in questa tornata riguarderanno una dozzina di Comuni – si svolgeranno domenica 20 e lunedì 21 settembre. Nelle date, cioè, in cui il Governo – si aspetta soltanto la firma sull’apposito decreto da parte del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese – fisserà anche le consultazioni nel resto del Paese. «Le Comunali in Friuli Venezia Giulia – ha detto l’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti – si terranno con tutta probabilità nelle due giorna-
L’avvio delle lezioni in Friuli Venezia Giulia è stato fissato da tempo a mercoledì 16
Anche i cittadini del Friuli Venezia Giulia andranno al voto a settembre
centrazione degli elettori ai seggi è opportuno accorpare il voto che riguarda i dodici comuni del Friuli Venezia Giulia con l’election day che verrà deciso a livello nazionale». I municipi regionali interessati dal voto sono Andreis, Barcis, Caneva, Cividale del Friuli, Claut, Montereale Valcellina, Ovaro,
Premariacco, Travesio, Valvasone Arzene, Varmo e Villesse. Nessuno di loro ha una popolazione superiore a 15 mila abitanti e, pertanto, non sarà mai previsto il turno di ballottaggio in una consultazione che manderà al voto in totale circa 37 mila 500 elettori. L’election day a livello nazionale, invece, congloberà il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari – cui potranno partecipare tutti gli elettori della regione –, le suppletive per i seggi vacanti alla Camera e al Senato, le sei Regioni a Statuto ordinario che devono scegliere presidente e Consiglio, oltre alla Valle d’Aosta, le amministrative in mille e 50 municipi nel resto d’Italia, le Comunali in Trentino-Alto Adige, le scelte degli organi degli enti locali e di area vasta in Sicilia. Comprensibile dunque, come accennato, la scelta di allinearsi alle disposizioni nazionali per cercare di limitare le problematiche. Questo, però, non riuscirà, giocoforza, a impedire che la scuola del Friuli Venezia Giulia subisca una battuta d’arresto di almeno tre giorni poco tempo dopo la riapertura ufficiale. Il calendario scolastico approvato dalla giunta, infatti, fissa l’avvio delle lezioni mercoledì 16 settembre, quindi appena quattro giorni in anticipo rispetto alla prima giornata di election day. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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coronavirus
Nessun morto Un positivo e Intensive sempre vuote UDINE
Le persone attualmente positive al Coronavirus in Friuli Venezia Giulia (equivalenti alla somma degli ospedalizzati, dei clinicamente guariti e degli isolamenti domiciliari) sono 111, tre in più rispetto a giovedì. Nessun paziente è in cura in terapia intensiva, mentre i ricoverati in altri reparti sono 2. Non sono stati registrati nuovi decessi (345 in totale). Lo ha comunicato il vicegovernatore con delega alla Salute e Protezione civile, Riccardo Riccardi. Ieri è stato rilevato un nuovo caso di Covid-19 a Treiste, quindi analizzando i dati complessivi le persone risultate positive al virus salgono a 3 mila 333: mille 404 a Trieste, mille 1 a Udine, 710 a Pordenone e 218 a Gorizia. I totalmente guariti ammontano a 2 mila 877, i clinicamente guariti sono 33 e le persone in isolamento domiciliare 76. I deceduti sono 196 a Trieste, 75 a Udine, 68 a Pordenone e 6 a Gorizia. — © RIPRODUZIONE RISERVATA