Photography Book Crawford

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Iaincrowford



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Nelle Gimnosperme il fiore è molto semplice e diverso dal fiore come comunemente viene inteso: un tipico esempio è lo strobilo delle Conifere. Nelle Angiosperme il fiore è l’insieme degli schemi riproduttori, normalmente raccolto in un apparato complesso e composto da più parti che possono considerarsi foglie modificate. I fiori possono essere sessili o peduncolati, e sul ricettacolo, la parte terminale dell’asse, sono inserite le parti fiorali, che sono di quattro tipi: sepali, petali (sterili) stami e carpelli (fertili). Vi sono fiori detti incompleti che mancano di alcune di queste parti. Nel caso siano deficitari di stami o carpelli, il fiore si dice imperfetto. Nel caso in cui il fioo dei sepali, dei petali, degli stami e dei carpelli) varia tra le famiglie ed è un carattere diacritico. Raesenit dolore venismod dm et at. La particolare morfologia della parete, tipica di ogni specie, fa sì che essa assume un valore tassonomico, utili anche in cegione, facilitando la ricerca del “colpevole”. L’intina ricopre l’intera superficie del granulo pollinico, mentre l’esina è quasi completamente assente nelle regioni dei pori germinativi, da uno dei quali sputerà il tubetto pollinico, che veicola i gameti maschili al gametofito femminile.

Il megagametofito è un individuo molto ridotto, ed è ospitato nello sporofito. La divisione meiotica di una cellula della nocella produce quattro megaspore, di cui una sola, quella più grande, darà vita al megagametofito. Secondo il modello di crescita “tipo Polygonum” , la megaspora effettua tre divisioni mitotiche senza citodieresi, passando da due, a quattro, a otto nuclei nello stesso citoplasma. Gli otto nuclei si dispongono in gruppi di quattro ai poli della megaspora, dopo di che uno per ogni gruppo si dirige verso il centro (questi nuclei si dicono nuclei polari). la cellula centrale, e al polo opposto, in corrispondenza del micropilo, vi è l’apparato dell’oosfera, formato da due cellule sinergidi e dalla cellula uovo, che è il gamete femminile, anche detto macrogamete. Sulla struttura e botanica delle piante.


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vita

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beauty

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vita 1984 Iaincrowford photography


vita 1984

Iain cresciuto in Africa e in Malesia e ha sviluppato una passione per la fotografia in tenera età. Su di trasferirsi a Londra, ha lavorato come un gestore di account di Saatchi & Saatchi, ma a sinistra per proseguire la sua carriera fotografica. Dopo aver trascorso diversi anni vive e lavora a New York, è ora basato tornato a Londra, ma continua a lavorare a livello internazionale. Iain ama catturare immagini che hanno una forte qualità grafica e testuale, spesso cercare la simmetria grafica nel caos, pur mantenendo la personalità e l’emozione del soggetto. La sua carriera lo ha portato a girare le campagne per molti dei marchi più prestigiosi del mondo e riceve commissioni da una serie di prestigiose riviste internazionali. Commentando sparare la ‘vernice’, Iain dice: “Mi piace la fusione tra pittura e modello. Le forme risultanti sono opulenti come qualsiasi pezzo di couture su misura. L’eccitazione e attesa mentre aspettavamo di vedere il prossimo pezzo del caos imprevedibile era elettrico. C’era qualcosa di magico in modo casuale possibilità materializzata in immagini belle di fronte ai nostri occhi “.

Dipsustionsed do dolese faci et ulpute faci erosto odiam zzril delisi et iuscipit veliquis nulput vullutem quate consequ issectem velissent.

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I limiti precisi del regno delle Piante, per quanto riguarda gli organismi inferiori e in particolare unicellulari, sono stati oggetto di valutazioni discordanti tra gli studiosi. Inizialmente, il regno delle Piante (più esattamente il regno Vegetale, v. sotto) comprendeva anche organismi eterotrofi, come i Funghi, e tutti i batteri. Successivamente, le Piante erano state ristrette ai soli organismi autotrofi pluricellulari, rimandando tutti gli organismi unicellulari anche autotrofi al regno dei Protisti. Oggi prevale la tendenza a riportare nel regno delle Piante gli organismi unicellulari autotrofi, purché eucarioti[1]. Ciò si applica in particolare alle alghe verdi, tradizionalmente incluse nei Protisti; esse farebbero parte del regno delle Piante.


Nell’Ottocento, le piante venivano incluse nel più vasto - ed allora poco conosciuto - Regno Vegetale, che comprendeva anche tutti i tipi di alghe, i funghi, i batteri e i licheni. Oggi funghi e batteri sono assegnati a ben diversi regni tassonomici, i licheni sono riconosciuti come organismi formati dalla simbiosi di un’alga e di un fungo, mentre le alghe sono state disperse, a seconda dei gruppi, in ambiti tassonomici molto differenziati e tuttora controversi. Nel corso della complessa storia della tassonomia del mondo vegetale, i continui cambiamenti apportati dai botanici sistematici hanno così generato la produzione di diverse categorie, basate soprattutto su distinzioni morfologiche e riproduttive. Anche se molti di essi sono ufficialmente in disuso, questi gruppi rimangono tuttora utilizzati in botanica perché offrono una rapida comprensione delle differenze mostrate dagli organismi vegetali, a seguito di una diversa complessità tracciata dal cammino evolutivo. La tabella che segue offre un quadro delle divisioni del Regno delle Piante; si tenga conto dell’esistenza di un dibattito in corso, che è illustrato per quanto possibile nelle note e nella discussione che viene dopo la tabella. Il primo tentativo di classificazione di cui siamo a conoscenza è l’opera in nove libri Historia Plantarum di Teofrasto (370-285 a. C.) che classificò 480 piante in base al portamento, (alberi, frutici, suffrutici ed erbe) e ad alcune caratteristiche floreali. Nei secoli seguenti, e per tutto il medioevo, lo studio della botanica si limitò allo studio delle proprietà delle piante medicinali, senza ulteriori apporti scientifici, ad esclusione del botanico padovano Alberto Magno (1193 - 1280), che con l’opera De vegetalibus si distacca dalle opere fino allora prodotte e tramandate (con nozioni il più delle volte di pura fantasia), descrivendo accuratamente e con precisione le specie trattate, sviluppando grazie all’osservazione diretta in tutta Europa, la prima teoria sulla mutabilità della specie.

I limiti precisi del regno delle Piante, per quanto riguarda gli organismi inferiori e in particolare unicellulari, sono stati oggetto di valutazioni discordanti tra gli studiosi. Inizialmente, il regno delle Piante (più esattamente il regno Vegetale, v. sotto) comprendeva anche organismi eterotrofi, come i Funghi, e tutti i batteri. Successivamente, le Piante erano state ristrette ai soli organismi autotrofi pluricellulari, rimandando tutti gli organismi unicellulari anche autotrofi al regno dei Protisti. Oggi prevale la tendenza a riportare nel regno delle Piante gli organismi unicellulari autotrofi, purché eucarioti[1]. Ciò si applica in particolare alle alghe verdi, tradizionalmente incluse nei Protisti; esse farebbero parte del regno delle Piante, perché hanno cellule con le pareti di cellulosa, contengono lo stesso tipo di clorofilla delle piante terrestri e producono amido con la fotosintesi. Nel capitoletto dedicato alla sistematica, vengono presentate anche altre posizioni, come quella degli studiosi che considerano ancora oggi le Piante un gruppo tassonomico ben circoscritto, dal quale ribadiscono l’esclusione delle alghe. Ancora più controversa è la collocazione delle alghe rosse o Rodofite, che hanno una parentela meno stretta delle alghe verde con le piante superiori. Rimangono unanimemente esclusi i procarioti capaci di fotosintesi, in particolare il gruppo delle alghe azzurre (più correttamente chiamate Cianobatteri). Per la loro semplicità strutturale e la stretta vicinanza filogenetica, le alghe verdi vengono considerate antenate delle piante terrestri. Secondo questa ipotesi, circa 400 milioni di anni fa alcune alghe verdi d’acqua dolce (le Caroficee o le Carofite secondo i diversi inquadramenti tassonomici), facevano capolino sulle rive dei laghi esposte per breve tempo all’aria. Queste sottili fasce verdi intorno alle zone d’acqua erano l’unica vegetazione sulla terraferma, allora completamente deserta.

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beauty Iaincrowford photography


beauty Molta frutta, sia fresca che secca, è usata commercialmente come cibo, mangiata fresca o in marmellate e confetture o altri tipi di conserve. Spesso la frutta è anche un ingrediente per vari piatti, specialmente i dolci. Se fresca, in genere, viene mangiata a fine pasto, anche se questa è più che altro solo un’abitudine comune. Infatti, gli esperti consigliano di consumarla sempre prima dei pasti. È consigliabile inoltre sostituire la merenda pomeridiana con della frutta fresca. Il consumo di frutta, nei Paesi mediterranei, è tradizionalmente più alto rispetto ai Paesi più nordici. C’è da dire però che il consumo di tale alimento non è mai abbastanza, e sarebbe buona norma abbondare, variando quotidianamente, a vantaggio della nostra salute. Infatti, è provato scientificamente che un abbondante consumo di frutta (e verdura) fresca, riduca notevolmente l’insorgere di numerose malattie. In genere i frutti che riescono a fornire la maggior quantità di vitamina C sono l’arancia e i suoi derivati. La scoperta delle vitamine nacque dalla constatazione che una dieta a base di carboidrati, lipidi, proteine e sali minerali non era sufficiente a garantire lo sviluppo e la sopravvivenza degli individui ma che era necessario addizionare anche degli opportuni fattori di crescita. Il primo di questo composti venne isolato nel 1911: per la sua positività alle reazioni delle ammine, venne denominato ammina della vita (da cui vitamina, il cui nome venne dato dal biochimico di origine polacca Casimir Funk nel 1912). Successivamente Bisogna sottolineare, comunque, che il consumo nella dieta di vitamine può essere necessario per una specie ma può non esserlo per un’altra: un esempio viene dalla vitamina C che è necessaria nella dieta solo per l’uomo, i primati e pochi altri animali, dato che esclusi questi, tutti i rimanenti la autosintetizzano a partire da altri nutrienti, pur restando un elemento assolutamente

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L’assunzione di vitamine deve essere costante nel tempo; attualmente però solo di alcune di esse sono note esattamente le quantità giornaliere raccomandabili ( vitamine: A, D, PP, acido folico, B1, B2, B6, B12). Per le altre si tende a far riferimento ad un intervallo di sicurezza. Il fabbisogno vitaminico varia a seconda dello stato fisiologico e/o patologico dell’individuo: età e sesso, ma anche in gravidanza e durante l’allattamento, per esempio, è necessario aumentarne l’assunzione. Le carenze di vitamine e le malattie ad esse associate (pellagra, beriberi, rachitismo) sono un problema importante nei paesi sottosviluppati sia per la malnutrizione sia per alcuni tabù alimentari che possono sussistere presso alcune popolazioni. Nei paesi sviluppati invece sussistono altri tipi di problemi, dovuti più che altro a ipervitaminosi determinate da integrazioni eccessive e da ipoavitaminosi dovute a diete sbilanciate e carenti in particolari alimenti. Diete ipocaloriche o sbilanciate, ad esempio, possono indurre nell’organismo il decremento di alcune vitamine. L’uso di diete ipercaloriche, invece, può portare ad un eccesso solo di alcune vitamine, spesso le liposolubili ed ad una diminuzione di quelle idrosolubili. Alcuni farmaci possono interferire con l’assorbimento o l’attività di qualche vitamina. Anche l’uso eccessivo di preparati industriali può portare qualche problema. Alcuni procedimenti di preparazione e di cottura possono portare ad un deterioramento di alcune vitamine (la suscettibilità agli agenti fisici o chimici è, comunque, specifica per ogni vitamina). Tuttavia, sembra che simili procedure non diminuiscano la concentrazione di una certa vitamina al di sotto del 50%. Le vitamine idrosolubili, nell’organismo umano, vengono eliminate rapidamente con le urine per cui difficilmente abbiamo accumulo. Le vitamine liposolubili, al contrario, vengono immagazzinate nel tessuto adiposo, per cui un loro eccesso.


Condiis, Cupions factem, senatquitrem perferfes bondum ideatia pertent urnimih iliciam iamplic aelicatio, modi, videssuliam et preor atu vilis? Nam rei ius fore fectatr uncerium.

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L’assunzione di vitamine deve essere costante nel tempo; attualmente però solo di alcune di esse sono note esattamente le quantità giornaliere raccomandabili ( vitamine: A, D, PP, acido folico, B1, B2, B6, B12). Per le altre si tende a far riferimento ad un intervallo di sicurezza. Il fabbisogno vitaminico varia a seconda dello stato fisiologico e/o patologico dell’individuo: età e sesso, ma anche in gravidanza e durante l’allattamento, per esempio, è necessario aumentarne l’assunzione. Le carenze di vitamine e le malattie ad esse associate (pellagra, beriberi, rachitismo) sono un problema importante nei paesi sottosviluppati sia per la malnutrizione sia per alcuni tabù alimentari che possono sussistere presso alcune popolazioni. Nei paesi sviluppati invece sussistono altri tipi di problemi, dovuti più che altro a ipervitaminosi determinate da integrazioni eccessive e da ipoavitaminosi dovute a diete sbilanciate e carenti in particolari alimenti. Diete ipocaloriche o sbilanciate, ad esempio, possono indurre nell’organismo il decremento di alcune vitamine. L’uso di diete ipercaloriche, invece, può portare ad un eccesso solo di alcune vitamine, spesso le liposolubili ed ad una diminuzione di quelle idrosolubili. Alcuni farmaci possono interferire con l’assorbimento o l’attività di qualche vitamina. Anche l’uso eccessivo di preparati industriali può portare qualche problema. Alcuni procedimenti di preparazione e di cottura possono portare ad un deterioramento di alcune vitamine (la suscettibilità agli agenti fisici o chimici è, comunque, specifica per ogni vitamina). Tuttavia, sembra che simili procedure non diminuiscano la concentrazione di una certa vitamina al di sotto del 50%. Sed deliquis ex eraessi ssendip eum quat niam qui tat. Ut alis erit at. Isl eugue con henim niate etuero ex erit doluptat. Ro eraesecte facin hent nosto et augiate modipsustie dignim doluptat.

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Il microgametofito è un individuo piccolo, formato al massimo da tre cellule. Prima che avvenga la divisione mitotica, il nucleo si avvicina alla parete della microspora, così in seguito alla divisione si forma una cellula più grande, detta cellula vegetativa, ed una più piccola ed allungata, contenuta entro la prima, ma comunque provvista della propria parete, detta cellula generativa. La maturazione del granulo pollinico prevede una fase di perdita di acqua, variabile da specie a specie, che comporta anche una modificazione del metabolismo. Di solito il polline maturo viene liberato alla deiscenza delle cellule del tappeto, quando esso è ancora binucleato (infatti la cellula generativa andrà poi incontro a mitosi e produrrà i gameti maschili); ma nel 30% degli spermatozoi esso viene liberato quando è trinucleato, ossia dopo che la cellula generativa ha prodotto per mitosi due gameti maschili. La parete del polline è di fondamentale importanza poiché protegge il “prezioso carico” e regola i movimenti d’acqua, ed ha una architettura abbastanza complessa. La parete interna è di natura celluloso-pectica, ed è l’intina; la parete esterna è l’esina, che si divide in nexina e sexina, quest’ultima è più superficiale. La sexina forma dei bastoncelli, delle scaglie, delle spine, e così via, che conferiscono una morfologia particolare al polline, tanto da essere un peculiarità dal valore tassonomico. L’esina è composta principalmente di sporopollenina, un composto derivante dalla polimerizzazione ossidativa dei carotenoidi e dei loro esteri. La sporopollenina è una molecola molto resistente, e dura nel tempo, tanto che si può ritrovare nei fossili, e ricostruire quindi il tipo di vegetazione del passato. La particolare morfologia della parete, tipica di ogni specie, fa sì che essa assume un valore tassonomico, utili anche in campi molto distanti dallo studio biologico, come la criminologia. Infatti il riconoscimento di un particolare tipo di polline può noidi, flavonoidi e lipidi), è di fondamentale.

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Il microgametofito è un individuo piccolo, formato al massimo da tre cellule. Prima che avvenga la divisione mitotica, il nucleo si avvicina alla parete della microspora, così in seguito alla divisione si forma una cellula più grande, detta cellula vegetativa, ed una più piccola ed allungata, contenuta entro la prima, ma comunque provvista della propria parete, detta cellula generativa. La maturazione del granulo pollinico prevede una fase di perdita di acqua, variabile da specie a specie, che comporta anche una modificazione del metabolismo. Di solito il polline maturo viene liberato alla deiscenza delle cellule del tappeto, quando esso è ancora binucleato (infatti la cellula generativa andrà poi incontro a mitosi e produrrà i gameti maschili); ma nel 30% degli spermatozoi esso viene liberato quando è trinucleato, ossia dopo che la cellula generativa ha prodotto per mitosi due gameti maschili. La parete del polline è di fondamentale importanza poiché protegge il “prezioso carico” e regola i movimenti d’acqua, ed ha una architettura abbastanza complessa. La parete interna è di natura celluloso-pectica, ed è l’intina; la parete esterna è l’esina, che si divide in nexina e sexina, quest’ultima è più superficiale. La sexina forma dei bastoncelli, delle scaglie, delle spine, e così via, che conferiscono una morfologia particolare al polline, tanto da essere un peculiarità dal valore tassonomico. L’esina è composta principalmente di sporopollenina, un composto derivante dalla polimerizzazione ossidativa dei carotenoidi e dei loro esteri. La sporopollenina è una molecola molto resistente, e dura nel tempo, tanto che si può ritrovare nei fossili, e ricostruire quindi il tipo di vegetazione del passato. La particolare morfologia della parete, tipica di ogni specie, fa sì che essa assume un valore tassonomico, utili anche in campi molto distanti dallo studio biologico, come la criminologia. Infatti il riconoscimento di un particolare tipo di polline può noidi, flavonoidi e lipidi), è di fondamentale.

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L’assunzione di vitamine deve essere costante nel tempo; attualmente però solo di alcune di esse sono note esattamente le quantità giornaliere raccomandabili ( vitamine: A, D, PP, acido folico, B1, B2, B6, B12). Per le altre si tende a far riferimento ad un intervallo di sicurezza. Il fabbisogno vitaminico varia a seconda dello stato fisiologico e/o patologico dell’individuo: età e sesso, ma anche in gravidanza e durante l’allattamento, per esempio, è necessario aumentarne l’assunzione. Le carenze di vitamine e le malattie ad esse associate (pellagra, beriberi, rachitismo) sono un problema importante nei paesi sottosviluppati sia per la malnutrizione sia per alcuni tabù alimentari che possono sussistere presso alcune popolazioni. Nei paesi sviluppati invece sussistono altri tipi di problemi, dovuti più che altro a ipervitaminosi determinate da integrazioni eccessive e da ipoavitaminosi dovute a diete sbilanciate e carenti in particolari alimenti. Diete ipocaloriche o sbilanciate, ad esempio, possono indurre nell’organismo il decremento di alcune vitamine. L’uso di diete ipercaloriche, invece, può portare ad un eccesso solo di alcune vitamine, spesso le liposolubili ed ad una diminuzione di quelle idrosolubili. Alcuni farmaci possono interferire con l’assorbimento o l’attività di qualche vitamina. Anche l’uso eccessivo di preparati industriali può portare qualche problema. Alcuni procedimenti di preparazione e di cottura possono portare ad un deterioramento di alcune vitamine (la suscettibilità agli agenti fisici o chimici è, comunque, specifica per ogni vitamina). Tuttavia, sembra che simili procedure non diminuiscano la concentrazione di una certa vitamina al di sotto del 50%. Le vitamine idrosolubili, nell’organismo umano, vengono eliminate rapidamente con le urine per cui difficilmente abbiamo accumulo. Le vitamine liposolubili, al contrario, vengono immagazzinate nel tessuto adiposo, per cui un loro eccesso.


Ullut wisi tet in eumsandre vulla feu feugait num ip eum aut eu faccum quis ex ex exero dolorem illamco nsectem veriureet velit wisit praessequi esto commy nim at aut lorpercilit nonsequi blan vel ilit nullan henim autpati ncidunt am vel ipis aut wisi blan hendiam commodi onumsandit.

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Le acque oceaniche sono in continuo movimento a causa del moto ondoso, delle maree e delle correnti. Tra questi movimenti il più importante è determinato dalle correnti, spostamenti per lunghe distanze di grandi masse d’acqua. Esse sono causate principalmente dai venti dominanti che spirano sulle acque oceaniche (alisei, monsoni) ma anche dalle differenze di densità dell’acqua, causata dalla maggiore o minore salinità o temperatura. Nelle acque oceaniche sono disciolti vari sali easm

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Molte comunità di animali si cibano di fitoplancton: sono organismi di dimensioni maggiori che costituiscono nel loro insieme lo zooplancton; anch’essi non hanno la capacità di muoversi e vengono trasportati dai movimenti delle acque. Si calcola che questi due tipi di plancton siano così abbondanti da produrre in un anno rispettivamente 16 miliardi e 1,5 miliardi di tonnellate di carbonio, che è l’elemento chimico fondamentale dei tessuti viventi. Lo zooplancton, a sua volta, rappresenta


To con et augue vulput nostrud min eu feu feuis endigna at alit pratem delis acil ulput del do odiam dolutet lore venibh eum ipsum exero odipit aut .acilla feummodio dolore magna.

La Terra vista dallo spazio appare come un “pianeta blu”: questo colore è dovuto alla presenza degli oceani che coprono la maggior parte della sua superficie (circa il 70%). Gli oceani rappresentano quindi il tipo di ambiente più diffuso sulla Terra. Nonostante ciò, si conosce ancora poco su di essi e molto c’è ancora da scoprire sulle profondità oceaniche poiché si tratta di ambienti che l’uomo non ha mai colonizzato, né totalmente esplorato. Eppure l’importanza degli ambienti oceanici è molto grande, sia per l’equilibrio ecologico del pianeta, sia per la vita dell’uomo. Gli oceani sono grandi serbatoi d’acqua e costituiscono il nodo più importante nel ciclo dell’acqua sulla terra: da essi l’acqua evapora e sale nell’atmosfera per poi cadere a terra sotto forma di precipitazioni, infine torna agli oceani attraverso i fiumi. Gli oceani sono anche enormi serbatoi di calore che assorbono l’energia irradiata dal Sole e la rilasciano lentamente. Per questo motivo sono il più importante fattore di controllo del clima sulla Terra: la loro presenza attenua gli sbalzi di temperatura diurni e stagionali, mantenendo le temperature dell’aria entro valori tollerabili per gli organismi viventi. Possiamo considerarli il nostro termostato planetario. Gli oceani rivestono una grande importanza per la vita dell’uomo. Dalle acque oceaniche si ricavano infatti grandi quantità di alimenti (pesci, molluschi, crostacei, alghe). Quantità enormi di petrolio e metano sono contenute nei giacimenti sottomarini. Nelle acque oceaniche sono disciolti vari sali e gas, la cui presenza è fondamentale per la vita in questi ambienti. Da un litro di acqua di mare si possono estrarre 35 grammi di sali, dei quali il più abbondanti è il cloruro di sodio (il sale da cucina). I principali gas disciolti nelle acque sono il biossido di carbonio, l’ossigeno, l’azoto, il metano ed il solfuro di idrogeno; essi provengono dall’atmosfera e dall’attività degli organismi marini. Tra questi gas il più importante è l’ossigeno, poiché dalla sua

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Volum enis at. Unt vendignit iure dolessed ming etue feu faccum ercidunt loborer sum nos dolutat velit lorerae sequat. Ut alismolore velese minisi.

Uno degli ambienti più interessanti delle aree oceaniche è quello delle barriere coralline (chiamate in inglese reef). Le più estese si trovano nel settore nord - orientale dell’Australia, in Indonesia, intorno alle isole dei Caraibi, nel Mar Rosso e nell’arcipelago delle isole Maldive nell’Oceano Indiano. Si tratta di formazioni calcaree, simili a grandi muraglie che si estendono per centinaia (a volte migliaia) di chilometri nei mari tropicali. Esse sono costituite dagli scheletri esterni (esoscheletri) dei polipi del coralli, organismi invertebrati che vivono in colonie di milioni di individui. Ogni colonia ha una base formata dall’accumulo di esoscheletri dei coralli morti e una parte superficiale ancora abitata. Questi organismi possono emergere dal loro scheletro rigido e allungare i tentacoli per filtrare le sostanze nutritive dall’acqua. Non tutti i coralli formano le barriere, ma solo le specie che vivono in simbiosi con un’alga unicellulare dalla quale ottengono la sostanza organica di cui si nutrono. Le alghe, a loro volta, trovano un habitat sicuro e ottengono alcune sostanze minerali dai polipi. Le esigenze dei polipi corallini e quelle delle alghe con cui vivono limitano la distribuzione geografica delle scogliere coralline: esse si sviluppano solo in mari caldi e poco profondi, poiché dev’esserci luce a sufficienza per le alghe, in acque trasparenti e pulite. Inoltre i fondali devono essere rocciosi per permettere l’adesione degli scheletri corallini. La presenza della barriere isola dalla costa tratti di mare poco profondi, dalle acque tranquille e pulite dove vive una grandissima varietà di organismi. La Grande Barriera Corallina nella parte nord-orientale dell’Australia, estesa per 2200 chilometri, era uno dei luoghi più popolati e affascinanti degli oceani. È stata distrutta dallo tsunami del 26 dicembre 2004. Dato che i coralli sono organismi molto esigenti, l’ambiente delle barriere coralline corre seri pericoli: minime variazioni, per esempio nella trasparenza o nella temperatura dell’acqua, possono bloccare la crescita delle colonie distruggendo così l’habitat.

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L’assunzione di vitamine deve essere costante nel tempo; attualmente però solo di alcune di esse sono note esattamente le quantità giornaliere raccomandabili ( vitamine: A, D, PP, acido folico, B1, B2, B6, B12). Per le altre si tende a far riferimento ad un intervallo di sicurezza. Il fabbisogno vitaminico varia a seconda dello stato fisiologico e/o patologico dell’individuo: età e sesso, ma anche in gravidanza e durante l’allattamento, per esempio, è necessario aumentarne l’assunzione. Le carenze di vitamine e le malattie ad esse associate (pellagra, beriberi, rachitismo) sono un problema importante nei paesi sottosviluppati sia per la malnutrizione sia per alcuni tabù alimentari che possono sussistere presso alcune popolazioni. Nei paesi sviluppati invece sussistono altri tipi di problemi, dovuti più che altro a ipervitaminosi determinate da integrazioni eccessive e da ipoavitaminosi dovute a diete sbilanciate e carenti in particolari alimenti. Diete ipocaloriche o sbilanciate, ad esempio, possono indurre nell’organismo il decremento di alcune vitamine. L’uso di diete ipercaloriche, invece, può portare ad un eccesso solo di alcune vitamine, spesso le liposolubili ed ad una diminuzione di quelle idrosolubili. Alcuni farmaci possono interferire con l’assorbimento o l’attività di qualche vitamina. Anche l’uso eccessivo di preparati industriali può portare qualche problema. Alcuni procedimenti di preparazione e di cottura possono portare ad un deterioramento di alcune vitamine (la suscettibilità agli agenti fisici o chimici è, comunque, specifica per ogni vitamina). Tuttavia, sembra che simili procedure non diminuiscano la concentrazione di una certa vitamina al di sotto del 50%. Le vitamine idrosolubili, nell’organismo umano, vengono eliminate rapidamente con le urine per cui difficilmente abbiamo accumulo. Le vitamine liposolubili, al contrario, vengono immagazzinate nel tessuto adiposo, per cui un loro eccesso.


Volum enis at. Unt vendignit iure dolessed ming etue feu faccum ercidunt loborer sum nos dolutat velit lorerae sequat. Ut alismolore velese minisi Lenibh essim vercidunt lorperat am do odipisi Duip endigna am, vent ate facinim vel ing ex.

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Nelle Gimnosperme il fiore è molto semplice e diverso dal fiore come comunemente viene inteso: un tipico esempio è lo strobilo delle Conifere. Nelle Angiosperme il fiore è l’insieme degli schemi riproduttori, normalmente raccolto in un apparato complesso e composto da più parti che possono considerarsi foglie modificate. I fiori possono essere sessili o peduncolati, e sul ricettacolo, la parte terminale dell’asse, sono inserite le parti fiorali, che sono di quattro tipi: sepali, petali (sterili) stami e carpelli (fertili). Vi sono fiori detti incompleti che mancano di alcune di queste parti. Nel caso siano deficitari di stami o carpelli, il fiore si dice imperfetto. Nel caso in cui il fioo dei sepali, dei petali, degli stami e dei carpelli) varia tra le famiglie ed è un carattere diacritico. Raesenit dolore venismod dm et at. La particolare morfologia della parete, tipica di ogni specie, fa sì che essa assume un valore tassonomico, utili anche in cegione, facilitando la ricerca del “colpevole”. L’intina ricopre l’intera superficie del granulo pollinico, mentre l’esina è quasi completamente assente nelle regioni dei pori germinativi, da uno dei quali sputerà il tubetto pollinico, che veicola i gameti maschili al gametofito femminile. Tuttavia, sembra che simili procedure non diminuiscano la concentrazione

Le carenze di vitamine e le malattie ad esse associate (pellagra, beriberi, rachitismo) sono un problema importante nei paesi sottosviluppati sia per la malnutrizione sia per alcuni tabù alimentari che possono sussistere presso alcune popolazioni. Nei paesi sviluppati invece sussistono altri tipi di problemi, dovuti più che altro a ipervitaminosi determinate da integrazioni eccessive e da ipoavitaminosi dovute a diete sbilanciate e carenti in particolari alimenti. Diete ipocaloriche o sbilanciate, ad esempio, possono indurre nell’organismo il decremento di alcune vitamine. L’uso di diete ipercaloriche, invece, può portare ad un eccesso solo di alcune vitamine, spesso le liposolubili ed ad una diminuzione di quelle idrosolubili. Alcuni farmaci possono interferire con l’assorbimento o l’attività di qualche vitamina. Anche l’uso eccessivo di preparati industriali può portare qualche problema. Alcuni procedimenti di preparazione e di cottura possono portare ad un deterioramento di alcune vitamine (la suscettibilità agli agenti fisici o chimici è, comunque, specifica per ogni vitamina). Tuttavia, sembra che simili procedure non diminuiscano la concentrazione di una certa vitamina al di sotto del 50%. La sporopollenina è una molecola molto resistente, e dura nel tempo, tanto che si può ritrovare nei fossili, e ricostruire quindi il tipo.

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“Nell’oceano sono apparse le prime forme di vita più di tre miliardi e mezzo di anni fa. Anche se per noi, “animali terrestri”, è difficile da credere, l’acqua è molto più ospitale dell’aria e in essa vivono e si riproducono organismi che fanno parte di un gran numero di ecosistemi diversi. Gli organismi più importanti degli ecosistemi oceanici sono minuscole alghe e batteri che nel loro insieme costituiscono il fitoplancton. Questi organismi vegetali vivono sospesi nell’acqua e perciò si muovono portati dalle corrente e dal moto ondoso (plancton, dal greco andare errando). Il fitoplancton è il principale produttore di ossigeno degli ambienti marini ed è alla base di tutte le catene alimentari del mare. Il suo ruolo è analogo a quello delle piante negli ambienti terrestri: attraverso la fotosintesi fornisce la materia organica di cui si alimentano gli animali e produce ossigeno, necessario alla respirazione. Molte comunità di animali si cibano di fitoplancton: sono organismi di dimensioni maggiori che costituiscono nel loro insieme lo zooplancton; anch’essi non hanno la capacità di muoversi e vengono trasportati dai movimenti delle acque. Si calcola che questi due tipi di plancton siano così abbondanti da produrre in un anno rispettivamente 16 miliardi e 1,5 miliardi di tonnellate di carbonio, che è l’elemento chimico fondamentale dei tessuti viventi. Lo zooplancton, a sua volta, rappresenta una fonte di cibo per animali marini di dimensioni superiori, come piccoli pesci, calamari, seppie. Questi infine sono predati dai grossi pesci marini che costituiscono l’anello finale delle catene alimentari del mare.”

RAWFO


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