Arte e Luoghi |luglio/agosto 2020

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SANTA SOFIA

Alla scoperta dell’antica città marinara perla del mar Tirreno

Dopo ottantasei anni la Basilica bizantina patrimonio Unesco ridiventa moschea

Anno XV - n 7-8 luglio/agosto 2020 -

AMALFI

anno 153 numero 7 luglio/agosto 202 0

MASSIMO SESTINI RICORDANDO FEDERICO FELLINI

IL MARE NON BAGNA NAPOLI

Per la rubrica i luoghi del cinema reportage tra i murales di Borgo San Giuliano

Un reportage fotoletterario per scoprire il cuore antico e l’anima partenopea


Interno della Chiesa di Sant’Antonio Abate, Carmiano Annunciazione, Trasfigurazione e Cena di Emmaus di Francesca Mele

BELLEZZA ARTE E FEDE. LE TELE DI FRANCESCA MELE A CARMIANO Antonietta Fulvio

Dieci anni fa, sull’altare maggiore della chiesa intitolata a Sant’Antonio Abate, veniva collocato il ciclo pittorico realizzato dall’artista novolese

CARMIANO (LECCE). Bellezza, arte e fede. Un trinomio, per dirla con termini matematici, che da sempre sta alla base delle grandi opere artistiche che impreziosiscono le chiese di tutt’Italia. In giro nel Salento, alla ricerca di luoghi da ri-scoprire ci si imbatte a Carmiano, quasi per caso, nella Chiesa di Sant’Antonio Abate la cui architettura semplice e moderna rimanda agli anni settanta. Non ce ne voglia la Diocesi ma l’esterno appare poco più che un cubo di cemento sorretto ai lati da

due pareti curve che superando il corpo centrale, sorreggono la torre campanaria destra, e la croce a sinistra, lontana dallo sfarzo dei ricami in pietra leccese cui ci ha abituato la visione del barocco - anche minore - che caratterizza il territorio. La vera sorpresa la riserva l’interno. Entrando nell’edificio religioso, consacrato al Santo del fuoco nel novembre 1974, lo sguardo è calamitato verso l’altare maggiore che si raggiunge percorrendo l’unica navata centrale. Sono lì da dieci anni, la ceri-

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L’artista Francesca Mele mentre dipinge “Cena di Emmaus”

monia di consacrazione si svolse alla presenza del vescovo il 31 maggio 2010, incastonate tra le pareti di cemento le tre tele dell’artista novolese Francesca Mele volute all’epoca dall’ex parroco don Gianni Ratta. Abbiamo incontrato l’artista Francesca Mele che ringraziamo per aver interrotto il suo lavoro (sta preparando un grande evento espositivo in Germania per il 2021) per raccontarci la genesi delle opere. «Don Gianni ha voluto che rappresentassi tre fra i momenti più sublimi ed emblematici di tutta la storia della religione cristiana. Io, per rappresentarli al meglio, mi sono soffermata sullo sguardo.»

illuminò la notte. La Torà le cadde dalle mani e la luce della lampada che le aveva rischiarato la lettura divenne fioca e quasi si spense sotto quel vento d’ali celesti. Maria è lo strumento fondamentale attraverso cui si realizza il progetto divino.

La Trasfigurazione invece è il tema della grande tela centrale che sovrasta l’altare, hai scelto di raffigurare un momento preciso Anche per questo dipinto il riferimento è al Vangelo di Luca, quando Gesù si reca a pregare sul Monte Tabor portando con sé solo alcuni discepoli: Pietro, Giovanni e Giacomo. Le figure dei discepoli restano in Quello della vergine Maria, in primis... ombra mentre la luce divina investe la figu«Sì, lo sguardo di Maria, modello di virtù ed ra di Gesù, tra i profeti Mosè ed Elia. In priemblema della Chiesa nel momento in cui mo piano la fiammella accesa di una lampaaccetta di divenire Madre di Dio. Un mes- da, ancora una volta simbolo della fede. saggio che gli reca l’arcangelo Gabriele che pur dipinto con sembianze umane appare Veniamo all’altro dipinto laterale, la Cena come ombra proiettata su Maria dalla forte di Emmaus ispirata alla lettura dei versi luce divina, e seppure conserva le ali che ci del Vangelo di Luca “Quando fu a tavola riportano al passato rimane assolutamente con loro, prese il pane, disse la benediinnovativo nel suo essere incorporeo e zione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco puramente spirituale.» si aprirono loro gli occhi e lo riconobbePer questo motivo non hai dipinto ro. Ma lui sparì alla loro vista.” un’ambientazione d’interni? Esatto, ho voluto che la scena di questa In questa tela Gesù spezza il pane come Annunciazione fosse ambientata in una cor- nell’ultima cena ma, questa volta scompare nice talmente semplice da sembrare quasi nell’arco di un paesaggio – Gerusalemme – inconsistente. Manca la stanza in cui si o una qualsiasi città del mondo. Perché sono svolti i fatti, ne percepiamo l’esistenza Gesù nasce, muore e da Risorto torna a solo ai piedi delle due figure che, una fisica noi, Discepoli di Emmaus di oggi, che lo - l’altra incorporea, sono gli assoluti prota- riconosciamo solo attraverso quel gesto gonisti di quell’attimo passato, presente , dello spezzare il pane, L’Eucaristia che futuro. Lo sfondo è descritto con pochi par- celebriamo. ticolari in modo da non distrarre l’attenzione dello spettatore dal momento in cui l’Angelo Anche qui una scena scarna, con pochi annuncia alla giovane Maria quale sarà il elementi quasi in contrapposizione le suo destino. Maria leggeva la Sacra Scrittu- mani dei discepoli nell’atto di afferrare ra, in ebraico “Torà” quando l’ombra di un quasi Gesù che hanno riconosciuto nel angelo innalzato da una luce sfolgorante gesto del pane spezzato

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Nel riquadro l’artista Francesca Mele , a lato “La morte non esite più” opera colocata in Germania a Rheine nella Cappella Gertrudenstiff

invita a sedere a quella mensa. Il pane – il vino – La lampada accesa che simboleggia la fede.

Ogni parte del dipinto è costruito secondo proporzioni matematiche, per creare quell’ordine che, senza interferenze, tutto riporta agli occhi di Gesù, al suo sguardo che ci segue ovunque. Nessun disordine può corrispondere alla sua icona e al logos - perché

logos è il Suo nome, e cioè proporzione e rapporto, perfezione del dire, comunicazione inequivocabile. Soprattutto, il Logos detesta ogni ornamento, ogni divagare e ogni distrazione. Sulla tavola pochi elementi. Solo la prospettiva che si apre a noi e quasi ci

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Non solo a Carmiano, alcune tue opere figurano anche in altri luoghi prestigiosi a Parigi Roma, a Rheine (Germania). Ho un bel ricordo di ciò che mi lega a Parigi ma la mia grande gioia è quando le mie opere entrano a far parte dei luoghi di culto. Come la tela del Padre francescano Giuseppe Spoletini (1870-1951) Servo di Dio le cui spoglie riposano nella Chiesa di San Francesco a Ripa sotto il pavimento della Cappella dell’Annunciata nel punto in cui è stato collocato il mio dipinto, a pochi metri dalla Beata Ludovica Albertoni del Bernini. A Rheine nella Cappella di Gertrudenstift ci sono tre opere, Una goccia di splendore ossia l’incontro tra la Veronica e Gesù, Le ultime parole di Cristo, la Morte non esiste più.


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