Capodanno Speleo 2018: un Capodanno a coriandoli!
Capodanno Speleo 2018: un Capodanno a coriandoli! 30-31 dic. 2017 – 1° gen. 2018 Partecipanti: • Francesco Papetti (GES - Gruppo Esplorazione Speleologica CAI Pescara) • Silvia Clausi Schettini (GES - Gruppo Esplorazione Speleologica CAI Pescara) • Barbara Fioretti (Gruppo Speleologico CAI Roma) • Fabrizio Paoloni (Gruppo Speleologico CAI Roma) L’idea iniziale era trascorrere un Capodanno subacqueo nella penisola sorrentina ma, a causa della perturbazione che ha investito l'Italia nei giorni immediatamente precedenti l'ultimo dell'anno, le proibitive condizioni del mare hanno ridotto a zero la visibilità subacquea: il Capodanno è stato convertito in speleo con piccola capacità di coinvolgimento di altri elementi del GES a causa dello scarso preavviso nella comunicazione dell’iniziativa. Per bilanciare il programma in grotte geograficamente lontane e renderlo compatibile con la notte di San Silvestro, si è optato per un programma speleologico non eccessivamente impegnativo. Considerata la distanza di varie centinaia di chilometri fra le grotte scelte, la base operativa è stata fissata in posizione baricentrica ai piedi del Monte Soratte. Obiettivi attesi - Pozzo Sventatore (Monti Cornicolani, sab. 30 dicembre 2017) https://www.youtube.com/watch?v=x2vTsNsNJLw&t=32s Verificare le condizioni di accesso del pozzo d'ingresso (alcune informazioni lo volevano ostruito tronchi e potature di ulivo) e del lago terminale (possibilità che fosse ricoperto dai rifiuti gettati dall'alto); - 3° Mero (Monte Soratte, dom. 31 dicembre 2017) https://www.youtube.com/watch?v=PS9Q_luIe9M Verificare le difficoltà per raggiungere il fondo della voragine (da precedenti sopralluoghi era stato riscontrato che la bocca di accesso è parzialmente ostruita da grossi tronchi e rami d'albero) e ricercare una linea di discesa non troppo complicata; - Punta degli Stretti (Monte Argentario, lun. 1° gennaio 2018) https://www.youtube.com/watch?v=8y91XO1E8P8 Ricerca dell'ingresso alto e della frattura di congiunzione con la grotta Buca Poggio alle Piane 2;
Risultati ottenuti 30 dicembre: Sventatore Il 30 dic. ci si è diretti verso i Monti Cornicolani seguendo le indicazioni pubblicate su Le Grotte del Lazio ed affidandosi poi alla memoria una volta arrivati nei pressi della Riserva di Gattaceca. Individuato il terreno privato all'interno del quale si apre il Pozzo Sventatore, abbiamo aspettato che rientrasse in casa il proprietario per chiedere il permesso di accesso. All'iniziale riluttanza (ha preteso di verificare le tessere della Società Speleologica Italiana) è subentrata una grande apertura quando gli abbiamo spiegato le ragioni per le quali eravamo lì ed il progetto che ne sarebbe seguito nei mesi successivi.
Oggetto:
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pag. 2 di 22 Autore: Francesco Papetti
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ediz. 4/1/2018
Ci ha offerto la disponibilità del terreno per un eventuale campo-tende ed addirittura la possibilità di fare la doccia. Dietro nostra sollecitazione, ci ha informato che il proprietario del terreno di accesso all'adiacente Pozzo del Merro (che tanti problemi ci aveva causato negli anni passati anche con una certa apprensione per l'integrità delle autovetture!) si è trasferito altrove e quindi non ci sono più problemi ad andare a fare immersioni nel sink hole più profondo del mondo!! Preparati i materiali ed accompagnati dalle indicazioni del proprietario del terreno, Silvia ha iniziato le operazioni d'armo e, considerato il buono stato degli ancoraggi, è stata utilizzata la stessa linea di discesa degli ultimi anni.
l’accesso al terreno nel quale si apre lo Sventatore
la partenza dell’armo esterno
Arrivati alla base del P47, è stato armato un traverso di protezione per permettere di aggirare i due pozzi affiancati che portano al lago terminale e ci siamo diretti verso il terzo pozzo, la via di discesa classica.
Silvia all’armo della bocca di accesso
il traverso per aggirare i primi due pozzi interni
Mentre eravamo alle prese con l'armo di quest'ultimo, ci hanno raggiunto in grotta Barbara e Fabrizio, i due amici di Roma insieme ai quali abbiamo proseguito verso il fondo. Come da scheda d'armo, dopo qualche frazionamento abbiamo utilizzato un cordino per armare su clessidra e poi una felice intuizione di Francesco ha permesso di "inventare" un altro armo ancora su clessidra che, anche se non potevamo esserne certi (ma come poi abbiamo potuto verificare – nel seguito un gustoso aneddoto!), avrebbe dovuto consentire alla corda di filare dritta verso il lago terminale!
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pag. 3 di 22 Autore: Francesco Papetti
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l’armo di partenza del pozzo stretto
armo su clessidra del tiro di accesso al lago
Siamo quindi scesi tutti e 4 e con un piccolo pendolo ci siamo raggruppati su una comoda cengia per uno spuntino veloce.
Barbara si cala dal soffitto della sala finale
Silvia gioca con il draghetto della cengia
Arrivati all'acqua per verificarne il livello, abbiamo trovato la superficie pulita!! Ci aspettavamo accumuli di rifiuti ma sono stati trovati soltanto rottami di presumibili vecchie piattaforme utilizzate per le immersioni degli anni '90. E' stata anche trovata una corda che attraversa il pozzo terminale in orizzontale a circa 5/6 metri dalla superficie dell'acqua. Sul momento è stato ipotizzato che il livello di falda si fosse abbassato proprio di questa misura, ed il successivo racconto degli speleosub che hanno effettuato le immersioni negli anni ’90 ha confermato l’ipotesi che era stata formulata.
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il lago terminale riflette la luce della lampada: completamente pulito!
il traverso ad ormai molti metri sopra l’acqua
attrezzature residue di precedenti esplorazioni
Iniziata la risalita, Silvia ha preteso di disarmare tutta la grotta in modo da completare il lavoro da sola!
Fabrizio in strettoia
Silvia sale con 4 sacchi di materiali
Mentre risaliva il pozzo esterno con 4 sacchi attaccati al “baricentrico” (oltre ai materiali d’armo, avevamo portato in grotta 250 m di corda), io sono andato a cercare una possibile via di Oggetto:
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discesa verso l’acqua direttamente dall’armo esterno. Individuata immediatamente e verificata la facile raggiungibilità, ritenevo che la “missione” potesse considerarsi conclusa…
partenza a tetto dal 1° pozzo
gli ancoraggi del 1° pozzo
Invece, quando ancora non ero uscito in superficie ed ormai in piena notte, Fabrizio (insaziabile!) ci propone di andare a vedere un Mitreo ed un Mausoleo (con cupola tipo Pantheon!) che si trovano nelle vicinanze. Per due volte ci cambiamo, prendiamo la macchina, e visitiamo i luoghi segreti nei quali ci porta: siamo nel cuore dell’antica Roma!!
l’interno del Mitreo
le girls palpeggiano Fabrizio mentre ripristina la rete
Fabrizio nei cunicoli di accesso al Mausoleo
radici d’albero nella galleria del “piccolo Pantheon”
Aneddoto Mentre gli altri facevano uno spuntino sulla cengia, io sono sceso verso il lago. Quando sono risalito, con movimenti meccanici ho staccato la maniglia dalla corda e mi sono liberato del croll. Mi sono avvicinato agli amici che però mi guardavano attoniti… Sono avanzato di altri due passi e gli amici mi guardavano con espressione incredula… Allora ho capito e mi sono voltato di scatto! Avevo avuto i 15 secondi dell’imbecille: gli amici non guardavano me bensì la corda in perfetto centro-pozzo, ed ora c’erano 8 occhi che la fissavano… irraggiungibile!! Leggo nel pensiero dei miei compagni d’avventura: «Siamo bloccati su una cengia senza poter far altro che attendere la chiamata che il “palo” farà al Soccorso per venirci a tirar fuori di lì! ».
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Anch’io ho pensato la stessa cosa ma ho mentalmente trovato anche la soluzione: con la corda di emergenza si scende fino all’acqua, magari ci si bagna un po’ ma si arriva alla corda che scende dall’alto e quindi la si recupera. Magari un po’ macchinoso, ma almeno si rimedia alla situazione! Studiando il da farsi ho però elaborato un piano alternativo e mi sono arrampicato su uno sperone roccioso nel tentativo di avvicinarmi alla corda che scendeva dall’alto. Mi sono sì avvicinato ma purtroppo senza riuscire ad arrivarci. A quel punto Fabrizio ha l’idea vincente e mi grida: “Lanciagli la maniglia!”. Faccio tesoro del suggerimento e sul dondolio della corda riesco a recuperarla: siamo liberi! Considerazioni “Sventatore” 1) il trasporto dei materiali per un'eventuale immersione subacquea è agevole sul primo pozzo, meno sul 2° a causa della sua strettezza. Una possibile alternativa di discesa è arrivare all'acqua direttamente dall'armo esterno attraverso un frazionamento a tetto che è stato individuato (da verificare in una ricognizione futura); 2) gli armi esterni potrebbero essere migliorati con linee che sollecitino meno le corde, magari da sistemare in futuro come palestra d'armo;
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pag. 7 di 22 Autore: Francesco Papetti
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31 dicembre: 3° Mero del monte Soratte La sterrata di accesso che conoscevamo è risultata impercorribile dalla nostra macchina ma la fortuna ci è stata propizia! Bloccati nell'avvicinamento dopo aver schivato un grosso cinghiale che ci ha attraversato la strada ad un paio di metri dal cofano (!), ci è venuto casualmente in aiuto il vice-Presidente della Pro-Loco di Sant'Oreste che ci ha offerto di accompagnarci con la macchina sull'altro versante della montagna e ci ha fatto parcheggiare all'interno del suo uliveto, a poche decine di metri dal Mero!!
l’uliveto nel quale siamo stati accompagnati
il sentiero per i Meri dietro l’ulivo non potato
Il 3° Mero è il meno accessibile ed il più selvaggio dei tre perché quasi interamente circondato da vegetazione e parzialmente ostruito da grossi tronchi di alberi che ci sono caduti dentro. Per questi motivi ha poche discese ed anche gli abitanti del posto non sanno della sua galleria di comunicazione con il 2° Mero.
il 3° Mero: il più selvaggio!
Silvia studia il 3° Mero
Dopo averne studiato tutta la circonferenza (un centinaio di metri) per valutare la miglior via di discesa, abbiamo cominciato ad armare su "naturali" ed a pulire la bocca d'ingresso, liberandola dai rami e tronchi più grossi che riuscivamo a far precipitare nel baratro.
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partenza d’armo su albero
frazionamento su “naturale”…
avvicinamento alla voragine
…e paracorda
Terminata la pulizia del pozzo, abbiamo cominciato ad armare la via che avevamo scelto ed abbiamo ritrovato i vecchi armi (non più utilizzabili!) posati nei decenni scorsi... (a dimostrazione che i ragionamenti speleo si “polarizzano” secondo direzioni preferenziali!!).
ritrovati ossidati i vecchi armi…
…si riarma in acciaio inox!
La linea di discesa è stata completamente sostituita in acciaio AISI 316 con fix 8 mm doppia fascia.
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partenza della verticale
…ed ultimo frazionamento
la corda nella bocca d’ingresso il Mero visto da dentro!
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pag. 11 di 22 Autore: Francesco Papetti
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fine delle operazioni d’armo!
Silvia inizia la discesa
…sul cono detritico
arrivo…
Arrivati sul fondo, abbiamo pranzato e poi abbiamo cercato di arrampicare fino alla finestra di comunicazione con il 2° Mero.
esplorazione Oggetto:
galleria dal 2° Mero
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pag. 12 di 22 Autore: Francesco Papetti
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L'arrampicata è stata fatta in libera senza che Silvia mi potesse assicurare perchè non avevamo i materiali idonei ad una risalita in artificiale. Arrivato ad una certa altezza, ho preferito rinunciare anche se forse qualcuno più abile o "scapestrato" di me sarebbe potuto arrivare più in alto... Appagati dall'aver riaperto la strada alla "traversata" dal 1° al 3° Mero, ci siamo prefissati l’obiettivo di completare il lavoro in una prossima uscita (tornando più attrezzati!) e siamo risaliti per andare a prepararci per il nostro Veglione “economico” prenotato in un risto-pub della zona: cena a base di antipasti caldi, sontuosa tagliata alla valdostana, attesa della mezzanotte con vista sulla valle del Tevere punteggiata da centinaia (o forse migliaia?) di fuochi d'artificio! Uno Spettacolo per una spesa totale di 35€!! Come da programma, all'una di notte eravamo a letto per poter affrontare al meglio l'ultima e decisiva giornata speleo a Monte Argentario non senza qualche preoccupazione… Le possibilità di insuccesso dell’ultima missione erano legate a vari fattori: • anche questa volta non era scontato riuscire a trovare Buca Poggio alle Piane 2; • anche trovato l’ingresso, non era per niente detto che saremmo riusciti a trovare la frattura della congiunzione; • anche trovata la frattura, avremmo potuto trovare difficoltà a superare le strettoie; Nonostante le incognite, avevamo “deciso” che il nostro Capodanno Speleo poteva già considerarsi un successo. Se fossimo riusciti anche nel collegamento che avevamo in programma, allora sarebbe stato un Capodanno a coriandoli! Considerazioni “3° Mero” 1) individuata con sicurezza la via di discesa più comoda del 3° Mero; 2) riarmata in acciaio inox la linea di discesa;
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pag. 13 di 22 Autore: Francesco Papetti
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pag. 14 di 22 Autore: Francesco Papetti
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1° gennaio: Buca Poggio alle Piane 2 → Punta degli Stretti Il mattino presto ci mettiamo in viaggio verso Monte Argentario. La congiunzione fra le due grotte in oggetto ci sta impegnando da parecchio e tutte le volte che transitiamo dalle parti della Toscana riserviamo una finestra di tempo a Monte Argentario. Punta degli Stretti è una grotta “divertente” utilizzata anche per accompagnamenti commerciali. E’ a tratti allagata ma, uscendo praticamente a livello del mare (+5m s.l.m.), non troppo fredda. Anche fra gli speleologi pochi sanno che possiede un ingresso alto ed in vecchie relazioni della Federazione Speleologica Toscana abbiamo letto della frattura che collega PoggioPiane2 a Punta degli Stretti. Negli ultimi anni abbiamo chiesto informazioni in tutte le occasioni in cui abbiamo avuto contatti con speleo toscani ma nessuno ci ha mai saputo fornire indicazioni utili. Essendo un buco nel terreno nel bel mezzo di una macchia mediterranea, Poggio alle Piane 2 è pressoché introvabile senza indicazioni precise. Già in passato avevamo fatto un buco nell’acqua (è il caso di dirlo!) fidandoci delle coordinate pubblicate dalla Federazione Speleologica Toscana: ci siamo resi conto soltanto sul posto, al momento della ricognizione, che in Toscana si utilizza ancora un datum ormai poco comune: Roma 40 invece dell’ormai universale WGS 84 utilizzato da tutti i GPS!!
le coordinate Roma 40 pubblicate dalla FST
Di ritorno dall'ultimo Raduno Speleo (nov. 2017) avevamo ottenuto un buon successo entrando da Punta degli Stretti: in fondo alla grotta abbiamo trovato la frattura di collegamento, l'abbiamo risalita per parecchi metri ma proprio quando pensavamo di essere vicini all'uscita (abbiamo trovato radici, ragni e topi, segno che la superficie era vicina!) abbiamo dovuto desistere: stavamo arrampicando in libera e la cosa era diventata pericolosa... Questa volta tentiamo di passare dall'alto: abbiamo fatto la trasformazione di coordinate ma soprattutto abbiamo letto una relazione dell’Associazione Speleologi Romani. Nella loro uscita non sono riusciti a trovare la congiunzione ma noi partiamo avvantaggiati dalla loro esperienza!
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pag. 15 di 22 Autore: Francesco Papetti
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ediz. 4/1/2018
la relazione dell’Associazione Speleologi Romani http://www.speleologiromani.it/ASR/report_edit.php?op=view&report=data/report/5704da581e350/report.xml
Arrivati sul posto, parcheggiamo la macchina come da indicazioni ASR e ci incamminiamo su per la collina "ravanando" nella macchia come rabdomanti seguendo il nostro GPS.
il parcheggio nello spiazzo con catenella
le tracce della sterrata si perderanno dopo poco
In 35 minuti riusciamo a trovare l'ingresso della tanto sospirata PP2 (gli ASR sono stati precisi!) ed entriamo in grotta fra massi di crollo.
la targhetta del catasto FST
Oggetto:
le coordinate GPS
l’ingresso di PP2
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pag. 16 di 22 Autore: Francesco Papetti
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ediz. 4/1/2018
Dall'ingresso esce aria in maniera apprezzabile, in grotta è facile seguirne il soffio e ci muoviamo con una certa facilità negli spazi stretti. Troviamo la frattura, c'è una vecchia placchetta con due anelli di catena (da ferramenta!), l'aria proviene da lì sotto e siamo quasi certi di essere sulla verticale del punto sul quale eravamo arrivati due mesi prima.
l’inizio della frattura
il vecchio armo sopra il “buco”
Silvia pianta un fix per doppiare la partenza, arma il pozzo e scende, ha fretta di concludere la "pratica" perchè vuole andare a ritemprarsi alle Terme di Saturnia...
il doppiaggio dell’armo
armo e discesa del pozzetto Oggetto:
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pag. 17 di 22 Autore: Francesco Papetti
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ediz. 4/1/2018
Scendo anch'io, l'aria ci indica chiaramente la direzione, troviamo residui di vecchissimi attrezzi di scavo ma non si passa! Tutte le relazioni che abbiamo letto parlano di una frattura strettissima, al limite della percorribilità, ma qui bisognerebbe essere dei topi per seguire l'aria...
vecchi attrezzi di scavo
Risaliamo il pozzo un po' scoraggiati e rileggiamo la relazione degli Speleologi Romani. Capiamo di aver fatto lo stesso errore, ci mettiamo a cercare in giro ficcandoci in tutti i buchi, fessure e fratture. Mentre io sono impegnato in un corpo a corpo con una fessura nell'alto della sala, Silvia ha una felice intuizione, si ficca in un pertugio basso (di fatto, la stessa frattura che abbiamo sceso con la corda!) ma con accesso celato alla vista!! Porca miseria, ci eravamo sopra e non la vedevamo, aspetto che Silvia mi dia la conferma e ad un certo punto grida: "E' qui!".
Mi ficco anch'io nella strettoia e strisciando arriviamo sulla verticale di un pozzo di una quindicina di metri: ci crediamo, non può che essere la via che cerchiamo!! Questa volta gli armi sono accettabili e non c'è bisogno di sostituirli. La frattura verticale è stretta ma quello che suscita perplessità è che dall'alto si notano ulteriori restringimenti interni, bisogna decidere bene che verticale prendere perché non tutte sono percorribili e si rischia di rimanere incastrati (ora sappiamo che guardando gli armi, è necessario andare prima a destra e poi pendolare sulla sinistra). Questa volta tocca a me scendere per primo ed atterro alla base della frattura: l'aria indica chiaramente che bisogna proseguire a sx. Guardo perplesso la frattura, è maledettamente stretta e non riconosciamo i posti che abbiamo raggiunto dal basso nella ricognizione precedente. Conciliabolo, decidiamo che è più sicuro se Silvia rimane in alto mentre io provo ad andare avanti. Oggetto:
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pag. 18 di 22 Autore: Francesco Papetti
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ediz. 4/1/2018
Mi infilo e... mi incastro! Sono sospeso in orizzontale senza possibilità di aiutarmi con il pavimento, non riesco a muovermi nè avanti nè indietro e soprattutto non sappiamo se siamo sulla strada giusta... Un movimento di troppo e la forza di gravità comincia a farmi scivolare verso il basso: mantengo la calma ma il timore che possa finire come a xxx diventa concreto! Cerco di muovermi in retromarcia per riguadagnare qualche appoggio ed uscire dalla situazione nella quale mi sono cacciato... Con molta pazienza ne vengo fuori: per il momento, lì non mi ci rificco! Le relazioni parlano di “piccola strettoia”. Ma “piccola” vuol dire breve oppure vuol dire che le sue dimensioni sono veramente minime? Altro conciliabolo: scende Silvia, è più piccola, ci prova lei. Libera l’imbrago da tutti i materiali appesi e si infila… riesce a passare!!
la strettoia
Lei va avanti in esplorazione mentre io rimango ad aspettare… Finalmente il grido liberatorio: “E’ qui! Ho trovato il punto al quale siamo arrivati la volta scorsa!!” Silvia torna indietro, c’è il problema di far superare la strettoia anche a me e di far passare i materiali. Mi tolgo tutto, anche l’imbrago, e questa volta ce la faccio!
imbrago ed attrezzi appesi ad un masso
Silvia mi indica il punto al quale eravamo arrivati la volta precedente. Lo riconosco anch’io e capiamo l’errore che avevamo fatto due mesi prima: avevamo arrampicato verso l’alto dove la frattura sembrava allargarsi un po’ e non verso sinistra dove la frattura invece stringeva apparendo impercorribile! Va bè, torniamo al presente e dobbiamo prendere una decisione critica: il tempo è trascorso veloce ed il “palo” al quale abbiamo affidato la chiamata di allerta per mancato rientro alle ore yy Oggetto:
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pag. 19 di 22 Autore: Francesco Papetti
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scatenerà l’inferno! Dobbiamo uscire a fermarlo, ma se decidiamo di tornare indietro superando tutte le strettoie non siamo sicuri di uscire in tempo. Scommettiamo il tutto per tutto: questa volta siamo ragionevolmente certi di aver trovato la via giusta… Abbandoniamo trapano, attrezzi, materiali d’armo, etc.: usciremo sul mare e torneremo a prenderli dall’alto!! Con un po’ di contorsionismi riusciamo a passarci almeno i materiali minimi di progressione: l’imbrago mi serve, riesco a recuperarlo e rimettermelo! Scendiamo velocemente su corda 3 pozzetti e finalmente arriviamo all’acqua! Siamo entrati in Punta degli Stretti!! Ora ci aspetta qualche bagno gelato (stavolta senza muta!) e seppur con qualche resistenza anche Silvia accetta le “abluzioni” alle quali siamo costretti…
veloce armo “essenziale” su una stalagmite
Senza esitazioni, ci muoviamo finalmente in posti che riconosciamo e usciamo all’aperto sul livello del mare: MISSIONE COMPIUTA!
usciti sulla strada (!) si torna al bivio del convento dei frati Passionisti
ormai notte, ritroviamo il buco di ingresso di Poggio Piane 2 anche al buio!!
Torniamo alle macchine, ci liberiamo del materiale che non ci è più necessario e quando è ormai notte ci prepariamo per il secondo giro: ci ri-incamminiamo verso l’ingresso alto di Buca Poggio alle Piane 2 per rientrare in grotta e recuperare i materiali che abbiamo abbandonato! Quando finalmente lasciamo Monte Argentario, Silvia non parla più di Terme (il suo bagno l’ha comunque fatto!) e ci fermiamo ad Orbetello per mangiare qualcosa (pranzo? cena? boh!) visto che siamo a digiuno dalla mattina. Oggetto:
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pag. 20 di 22 Autore: Francesco Papetti
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a cena ad Orbetello
Il nostro Capodanno Speleo 2018 è terminato, un Capodanno a coriandoli!! www.youtube.com/francescopapetti Flash Back (2 mesi prima…) ingresso a Punta degli Stretti dal basso
attraversamenti in acqua
la frattura risalita dal basso
i ragni trovati nel tentativo di risalita
Considerazioni “Punta degli Stretti” 1) individuato l'ingresso di Buca Poggio alle Piane 2 e memorizzata traccia GPS; 2) percorsa la congiunzione Buca Poggio alle Piane 2 - Punta degli Stretti, finalmente individuata in maniera certa! Oggetto:
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