Inghiottitoio del Gravattone - esplorazione subacquea del sifone terminale

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Inghiottitoio del Gravattone esplorazione subacquea del sifone terminale (Piaggine – Campania) 7 agosto 2021

Relazione dell’attività (di Francesco Papetti)

Introduzione Dopo il successo 2020 dell’Operazione Smoke on the Water, l’esplorazione delle parti terminali della Grava del Fumo - il più importante inghiottitoio dei monti Alburni - che ha portato all’individuazione di lunghi rami di grotta aerei e la prosecuzione subacquea del lago terminale, nel 2021 è stato ideato il Progetto Gravattone. Il “motore” del Progetto è stato Gianluca Selleri che proprio il 1° gennaio ha avviato i contatti per la costituzione di un nucleo “duro” di speleologi in grado di proseguire le esplorazioni. Come la Grava del Fumo, anche l’Inghiottitoio del Gravattone è una grotta che ha pochissime ripetizioni, anche a causa del selettivo pozzo d’ingresso P224 che sprofonda per più di 200 mt e che dà accesso alla forra sotterranea in cui scorre il torrente. Fino al 2021 il fondo della grotta era stato raggiunto soltanto da due Gruppi Speleologici, il GSP-Gruppo Speleologico Piemontese, ed il GASV-Gruppo Attività Speleologica Veronese. Inghiottitoio del Gravattone L’Inghiottitoio del Gravattone si apre in località Raccio, una valle sulle pendici del monte San Giacomo nel massiccio del monte Cervati, il più alto della Campania (1899 mt, Comune di Piaggine – SA). Inghiotte un torrente stagionale che può scaricare sottoterra consistenti masse d’acqua, tanto che in grotta si trovano incastrati sulle pareti tronchi di Rilievo 1963 grosso diametro anche a notevole altezza. Ha una profondità di oltre -350 mt ed il sifone terminale è ad una distanza di 0,5 km dall’ingresso. Titolo: Inghiottitoio del Gravattone Autore: Francesco Papetti Oggetto: esplorazione subacquea del sifone terminale

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Storia delle esplorazioni In seguito alla ricognizione dell’anno precedente (1962), con l’ausilio di mezzi militari ed il supporto dell’amministrazione comunale di Piaggine, il 6 agosto 1963 il GSP comincia le prime operazioni d’armo. L’armo del P224 viene continuato il 7 agosto ed il giorno 9 agosto entra in grotta un’altra squadra con l’obiettivo di arrivare alla base della verticale che sembra senza fine. Alle ore 4 del mattino del 10 agosto 1963 una piena improvvisa sorprende le squadre sospese a varie quote nel pozzo (5 speleologi) e la squadra che ne aveva raggiunto la base e che in quel momento si trovava ancora lì (Dario Sodero e Marziano Di Maio). Tutti riescono fortunosamente a mettersi al riparo in varie nicchie e terrazzi, ed altrettanto fortunatamente l’acqua non strappa via gli armi. Riusciranno ad uscire sani e salvi dalla grotta soltanto dopo il passaggio della piena, con la squadra di fondo che completerà la risalita nella notte fra il 10 e l’11 agosto. Dopo essersi ripreso dallo scampato pericolo del “gavettone del Gravattone”, il GSP pianifica la continuazione dell’esplorazione ed il 13-8-1963 la squadra di punta, Dario Sodero e Marziano Di Maio, riesce a raggiungere il fondo della grotta scalpellando sulla volta del sifone la storica data!

Per ironia della sorte il successo dell’impresa non ha avuto il contributo del leader del GSP, Eraldo Saracco, che ha lasciato il campo-speleo per il rientro a Torino proprio la mattina del 13 agosto e riceverà la notizia soltanto telefonicamente ☹ (nel GSP, a distanza di oltre mezzo secolo, la memoria di Eraldo Saracco è ancora molto viva!1). Le rocambolesche operazioni d’armo della grotta con le tecniche in uso negli anni ’60 (lampade a carburo, spit, scalette e… secchi!!) sono descritte, con un racconto emotivamente coinvolgente, da Dario Sodero nel bollettino GSP Grotte n°22 (ago.-dic. 1963). Come accennato, il sifone terminale verrà nuovamente raggiunto con le moderne tecniche di sola corda soltanto nel 1977 (GASV-Gruppo Attività Speleologica Veronese), che poi ripeterà il fondo nel 1984. 1

Eraldo Saracco è venuto tragicamente a mancare due anni dopo, nel corso di una spedizione speleologica in Sardegna. Titolo: Inghiottitoio del Gravattone Autore: Francesco Papetti Oggetto: esplorazione subacquea del sifone terminale

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L’organizzazione Stante la complessità del progetto, a gennaio 2021 è cominciata una fase di raccolta di informazioni intervistando gli speleologi che in passato avevano operato nella grotta. Complice il lock down Covid-19 che ha reso familiare a tutti l’utilizzo di strumenti di videoconferenza, è iniziata una serie di incontri via pc che ha avuto come protagonisti principali Dario Sodero (GSP - residente in Canada dopo esservisi trasferito nel 1969) e Glauco Lasagni (GASV). I video-incontri sono proseguiti nei mesi successivi ed il gruppo di lavoro ha continuato ad espandersi via via che venivano acquisite nuove informazioni ed avviati nuovi contatti. La fase operativa La fase operativa è cominciata il 16 maggio 2021. Una squadra (Selleri, Martimucci, Clausi Schettini, Papetti) si è recata sul posto per ricercare l’inghiottitoio, stabilire le migliori vie di avvicinamento e valutare la logistica per la movimentazione dei materiali. Le operazioni tecniche vere e proprio sono cominciate nel week end del 29-30 maggio 2021. Il campo-base è stato posto nell’Oasi del Cervo, una struttura costruita a supporto di un’ex area faunistica realizzata lungo la strada sterrata che porta proprio all’Inghiottitoio del Gravattone (4 km di fuoristrada “duro”). Una squadra composta da Francesco Ferraro e Rossella Giannuzzi è entrata nell’inghiottitoio passando dall’alveo del torrente ed ha iniziato l’armo del P224.

La squadra si è avvalsa della collaborazione di Riccardo D’Arco che, per il trasporto dei materiali, ha fatto in modo di mettere a disposizione un pick up 4x4 della Comunità Montana di Piaggine e si è offerto come autista. Contrariamente alle aspettative, che prevedevano scorrimento d’acqua fino alla seconda metà di giugno, già a fine maggio il torrente è stato trovato in secca. All’interno della grotta la squadra d’armo ha comunque valutato la via dell’acqua per scegliere linee di discesa che, in caso di piena, prevedessero il minimo di esposizione sotto cascata. Titolo: Inghiottitoio del Gravattone Autore: Francesco Papetti Oggetto: esplorazione subacquea del sifone terminale

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In quel week end si sono armati i traversi di avvicinamento ed è stato impostato l’armo della verticale del P224. Esauriti i materiali, si è comunque potuto procedere a raccogliere dati con strumenti elettronici per la realizzazione di un rilievo aggiornato della grotta. L’armo del pozzo è stato completato il 19 giugno 2021 (Selleri, Papetti, Clausi Schettini) mentre contemporaneamente un’altra squadra (Ferrero, Iuliani, Giannuzzi, Scarabaggio) continuava le battute di rilievo della grotta.

Anche in quell’occasione ci si è avvalsi della collaborazione della Comunità Montana per l’utilizzo del pick up. Intorno alle 18 veniva completato l’armo del pozzo, alla cui base cominciano i problemi d’acqua per la necessità di superare le vasche della forra sotterranea. Mentre si valutava il da farsi (bagno o allestimento traversi?), la squadra d’armo veniva raggiunta dalla squadra rilievo ed avendo ancora un po’ di materiale a disposizione Gianluca Selleri decideva di continuare, insieme a Rossella Giannuzzi, anche l’armo della parte acquatica della grotta. Il resto della squadra usciva per gozzovigliare con una meritata cena insieme ad una diversa squadra speleologica impegnata nell’esplorazione (e disostruzione!) della vicina Grotta di Monte Calvo. Verso le 23 due gozzovigliatori di buon cuore, Pino Paladino e Riccardo D’Arco, hanno rinunciato ai bicchieri di vino e si sono avviati con il pick up all’ingresso dell’inghiottitoio per il recupero dei due speleologi ancora in grotta. Dopo varie ore di attesa sono stati vinti dal sonno e solo per un caso Selleri-Giannuzzi, in uscita dal Gravattone alle 1:30 di notte, hanno intravisto nel buio la sagoma del pick up sulla sterrata, in un punto distante dal loro percorso di rientro sui prati. Hanno svegliato i due (generosi!) dormiglioni e si sono così evitati i 4 km di rientro a piedi verso le tende!! Alle 3 di notte tutti gli speleologi si sono ricongiunti al campo-base, felicitandosi per il completamento dell’armo del pozzone e per la continuazione dell’armo anche nella prima parte della progressione acquatica.

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Le operazioni sono proseguite il 3 luglio, quando finalmente è stato raggiunto il sifone terminale con la squadra d’armo (Selleri-Ferraro-Fuentes-Giannuzzi) fuori dalla grotta alle ore 1:30 del mattino. Anche in quell’occasione è stato continuato il rilievo con DistoX, che però non è stato terminato per esaurimento della batteria. Il giorno successivo ulteriore punta alla base del P224 (Ferraro-Mangini-Campanella-Intini) per il rilievo del ramo fossile. L’uscita del 17-18 luglio 2021 è stata annullata causa previsioni meteo avverse (considerati i precedenti storici…), recuperata nel week end successivo (24-25 luglio 2021) con l’esplorazione di finestre alte e condotte soffianti aria in prossimità del sifone terminale, con la speranza di riuscire a bypassarlo (Selleri, Ferraro, Marchetti). In quell’occasione è stato completato anche il rilievo digitale. Esplorazione speleosubacquea Nell’impossibilità di bypassare il sifone, il 7 agosto 2021 l’esplorazione è continuata ad opera della squadra speleosubacquea interregionale approntata da Gianluca Selleri (Puglia, Abruzzo, Marche, Campania).

Squadra speleosubacquea: Gianluca Selleri, Pino Antonini, Paola Santinelli, Rossella Giannuzzi, Simone Risi, Patrizio Palazzese, Rubens Fuentes, Nicola Landi, Silvia Clausi Schettini, Francesco Papetti (subacqueo). La squadra è stata supportata dal Sindaco di Piaggine Guglielmo Vairo che, alla guida del pick up della Comunità Montana, ha fatto la spola tra l’Oasi del Cervo e l’ingresso del Gravattone per il trasporto dei materiali.

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Per l’effettuazione dell’immersione è stato necessario trasportare fino al sifone terminale del Gravattone 7 sacchi-speleo, dal peso variabile tra i 7,5 kg ed i 14 kg.

Ripartizione equilibrata dei carichi: etichettatura e pesatura dei sacchi

Alle ore 8,30 il pick up ha cominciato il trasporto dei materiali verso la grotta ed alle 10, terminata la vestizione, la squadra speleo è entrata nell’inghiottitoio. Non completamente tranquilli per le notizie di qualche settimana prima che parlavano di attraversamento di tratti allagati qualche decina di metri prima del sifone terminale, arrivati sul posto la zona semi-sifonante è stata trovata completamente asciutta per l’assoluta assenza di scorrimento d’acqua. Raggiunto senza inconvenienti il margine del sifone, alle 13:20 è cominciato l’assemblaggio delle attrezzature subacquee ed alle 14:38 è iniziata l’immersione (durata: 7 minuti). Il sifone approfondisce sott'acqua fino alla profondità di -6 mt, con una profondità stimata del pavimento di circa 7,5 mt. Si mantiene abbastanza largo e con una luce di passaggio di 1,5-2,0 mt, per cui la progressione non è mai un problema. All'ingresso in acqua la visibilità non è buona ma nemmeno pessima, tanto che si può decidere se mantenersi a destra oppure a sinistra. Dall’apparente direzione iniziale verso destra, a metà progressione il sifone piega leggermente a sinistra ed il cambio di direzione, non esistendo possibilità di frazionare la sagola (pareti, soffitto, pavimento), è una criticità che induce qualche preoccupazione. Infatti ad un certo punto ho dovuto interrompere la progressione perché mi sono ritrovato la sagola in bando: per ridarle tensione sono dovuto tornare indietro, riavvolgerla sul reel, e poi ripartire. Evidentemente nel cambio-direzione la sagola aveva subito qualche scavallamento che ne aveva provocato il rilassamento. L'ampiezza della luce di passaggio non è un ostacolo alla progressione ma è un problema per la visibilità: si manda limo in sospensione sia se ci si mantiene bassi sollevandolo dal fondo (non troppo consistente, ma sufficiente a compromettere la visibilità), sia se ci si mantiene alti staccandolo dal soffitto con le bolle degli erogatori. Titolo: Inghiottitoio del Gravattone Autore: Francesco Papetti Oggetto: esplorazione subacquea del sifone terminale

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Alla temperatura di 8°C, dopo circa 25 mt di progressione (misura conservativa, il mio "zero" comincia dopo 5 mt di sagola per tenere conto dell'eventuale offset di armo esterno all'acqua), ho visto che il sifone risaliva con uno scivolo molto inclinato. Dal profilo dell’immersione si vede che il tempo impiegato per arrivare all’estremità di uscita del sifone è stato di 2 minuti. Sullo scivolo ho trovato un consistente accumulo di sassi e ghiaia che restringeva la luce della volta ma che mi sembrava sufficiente a consentire il passaggio (in quel momento la visibilità era ancora sufficiente). Con mia sorpresa invece mi sono incastrato senza riuscire a proseguire. Con il letto di ghiaia sotto la pancia liberarsi non è stato un problema ed ho cercato di valutare se spostandomi sulla destra oppure sulla sinistra avrei avuto a disposizione più spazio. Ho scelto di andare a provare a sinistra ma, nonostante le manovre contorsionistiche, sono riuscito a risalire di pochissimo, stimabile in 1,5 mt di quota. La motivazione alla prosecuzione era talmente alta che ho provato a "risolvere" il problema di forza: rincorsa di qualche decimetro per sbattere con le protezioni delle rubinetterie sul soffitto (in pratica, prenderlo a cornate!) e cercare di “scivolare” al di là del restringimento! Ero confortato dal fatto di aver montato le protezioni d'acciaio più massicce a disposizione, ma mentre attuavo (l'insano) proposito un tarlo mi rodeva dentro la testa: se passo in questo modo, poi come torno indietro?? La risposta che mi sono dato è stata: ci penserò se succede... La durata delle manovre è stata di circa 3 minuti (da min. 2 a min. 5, cfr. profilo immersione) durante le quali però non ho mai visto lo specchio di superficie, anche se dentro di me ero convinto che il sifone “uscisse” in zona aerea. Non essendo riuscito a passare, mi sono rassegnato a tornare indietro anche perché non ero completamente tranquillo che la sagola non fosse finita "intrappolata" durante il cambio di direzione a sinistra. Fortunatamente, per la morfologia del sifone la sagola non incontra ostacoli ed ho potuto riavvolgerla nel reel senza problemi, fino a tornare al punto di partenza facendo affidamento soltanto su di essa a causa della visibilità praticamente azzerata durante il primo passaggio.

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Non volendomi dare per vinto ho tentato una seconda (velleitaria) immersione: l'idea era scavare la ghiaia per creare più luce di passaggio, una soluzione che avevo già tentato qualche anno prima nel fango ad Acquasanta Terme e che aveva portato all’individuazione del “cunicolo del Dom”. Con la conoscenza acquisita, anche se con zero visibilità ho ripercorso velocemente il sifone (non c’era più la preoccupazione di non far sporcare l’acqua!) e sono arrivato alla ghiaia, ma quando ho realizzato che non sapevo nè dov'ero nè cosa stessi facendo ho capito di dovermi rassegnare alla “sentenza” del sifone. È stato comunque un utile test per verificare che il sifone può essere percorso sott’acqua a zero visibilità senza particolari problemi. Anche questa immersione è durata 7 minuti ed ha praticamente raggiunto la stessa profondità di 6 mt. Mi sono confortato soltanto pensando che la configurazione side-mount non avrebbe avuto esito diverso: difficilmente quello che ho fatto in back-mount avrei potuto replicarlo con erogatori sprofondanti nella ghiaia!! Conclusioni L'accumulo che è stato trovato è tipico delle riemersioni quando poi l'acqua continua in maniera più placida. È possibile che dopo una piena possa variare di morfologia e che un futuro tentativo possa avere esito diverso. 😃 Good Luck al prossimo❗ N.B. – Anche una volta forzato, il sifone non potrà comunque essere affrontato da molti speleologi, come succede in situazioni più "facili", ma per le difficoltà che presenta rimarrà riservato a subacquei esperti.

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Documentazione video YouTube www.youtube.com/francescopapetti

Back stage dell’immersione: https://youtu.be/ygG5-VvyKRQ

Progressione subacquea da inizio immersione ad inizio risalita su ghiaia, e ritorno: https://youtu.be/0UwmlMOD01g

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Nota Tecnica configurazione adottata • bibombola back-mount 7+7 lt (senza manifold); • GAV Tech Side con piastra-contropiastra acciaio; • erogatori Mares Abyss 22 (effetto Venturi senza regolazione di flusso); • muta stagna Dive System Solo N (neoprene 2 mm HD); • computer Mares Quad; • 2 lampade sul casco (4.000 lumen ciascuna); • 1 lampada sul polso sx (1.000 lumen); • sagola 2,5 mm (treccia x palamiti, carico rottura 170 kg); • cintura zavorra 2 kg; • cavigliere 1+1 kg;

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L’APPELLO Le esplorazioni speleologiche di tratti di grotte allagati prevedono la movimentazione di un ingente quantitativo di materiale (bombole, erogatori, muta, etc.) sia in termini di peso che volume. Che si tratti di grotte verticali oppure sub-orizzontali, l’attività è riservata a speleologi esperti. Ad ognuno di loro viene affidato un sacco-materiali e per la complessità delle situazioni che si generano, per non allungare la squadra, per non dilatare i tempi (con inutile occupazione delle corde!), è opportuno che alla spedizione partecipi soltanto chi possa dare un contributo effettivo e non chi ci vede l’occasione per una bella gita! A questa regola dovrebbero fare eccezione soltanto le coppie dove il compagno/a garantisce da solo il trasporto di 20 kg 😊. A parte le considerazioni pratiche, esistono considerazioni legate alla sicurezza. Dalla medicina subacquea è noto come, per prevenire l’insorgenza di Malattie Da Decompressione2 nella fase post-immersione, debbano essere evitati gli sforzi. Molti subacquei hanno conoscenze personali che sono andate incontro a MDD, anche con conseguenze permanenti, magari semplicemente per essere risaliti sulla barca con l’attrezzatura addosso. Nelle grotte verticali gli sforzi del subacqueo non possono essere annullati, se non altro per la necessità di risalire i pozzi, però possono essere minimizzati, per esempio evitando di trasportare materiali pesanti. Nei concitati momenti di inizio-risalita, succede che i sacchi da riportare fuori dalla grotta vengano riempiti con quello che si trova a portata di mano. Così mentre gli speleologi consapevoli dei propri mezzi fanno a gara per risalire i sacchi più pesanti, avviene anche quello che NON dovrebbe succedere: di ritrovarsi in fondo alla grotta con più sacchi del numero di speleologi rimasti! In altre parole, che qualcuno risalga senza il sacco che gli era stato affidato…

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Genericamente indicate come “embolia”, seppur con diversi sintomi e gravità. Titolo: Inghiottitoio del Gravattone Autore: Francesco Papetti Oggetto: esplorazione subacquea del sifone terminale

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Nello specifico, in fondo al Gravattone io e Silvia ci siamo ritrovati con due sacchi, di cui uno da 60 lt. Essendo il più voluminoso (in fase di discesa era stato utilizzato per trasportare il GAV, molto ingombrante), era stato riempito con il materiale più vario (il giorno successivo, in fase di verifica, ci si è resi conto che era stato riempito anche con sacche personali di altri speleologi e bottiglie d’acqua!). Estremamente pesante ed ingombrante, è risultato intrasportabile da Silvia e così me ne sono fatto carico io. Fortunatamente l’immersione non era stata né lunga né profonda, anche se la cosa non era conosciuta preventivamente3. Nelle esplorazioni subacquee, per un coordinamento ottimale nella distribuzione di pesi e volumi è fondamentale fare affidamento su una squadra che si garantisca fiducia reciproca. Chi ritiene che la grotta sia al limite delle proprie possibilità tecniche, chi ha problemi di salute o ritiene di non essere molto in forma, chi per vari motivi non se la sente di poter contribuire fattivamente, è opportuno che non partecipi a questo tipo di spedizioni per non innescare situazioni di rischio (meglio sapere in anticipo di non avere risorse sufficienti piuttosto che fare affidamento su risorse che alla prova dei fatti non ci sono!).

L’anno precedente (Grava del Fumo – Operazione Smoke on the Water), sondando un laghetto profondo 8 mt ritenuto un bacino chiuso, era stata trovata la prosecuzione della grotta sulla verticale di un baratro subacqueo, purtroppo senza le attrezzature necessarie per scenderlo e quindi dalla profondità ancora sconosciuta. 3

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Allegati Grotte n°22 (ago.-dic. 1963) bollettino GSP Gruppo Speleologico Piemontese

rilievo Gravattone (1963) con Relazione Tecnica

rilievo Gravattone (Catasto Campania)

Titolo: Inghiottitoio del Gravattone Autore: Francesco Papetti Oggetto: esplorazione subacquea del sifone terminale

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