Francesco Papetti, aprile 2019
Paura e desiderio
I Romani ingegneri idraulici
Etimologia ed origini
Acquifero carsico
Che cos’è la Speleologia
Il Blackout Medioevale
Le discipline della Speleologia
La Grottologia nel Rinascimento
Preistoria utilizzo delle grotte testimonianze le Culture Umane l’ Homo Sapiens le Glaciazioni l’abbandono delle grotte
La nascita della Speleologia Scientifica
Le cavità sotterranee nell’Illuminismo
Le cavità sotterranee nel 1800
La nascita della Speleologia Moderna Adolf Schimdl Jules Verne Édouard-Alfred Martel la nascita delle Associazioni Norbert Casteret la nascita del CAI il XX secolo
Il Club Alpino Italiano
Bibliografia essenziale
Le prime "esplorazioni" speleologiche
1ª rappresentazione di un "oggetto" speleologico
Le "grotte" nell’Antichità Classica Mondo Greco Mondo Romano
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"… pervenni all’entrata di una gran caverna … subito salse in me due cose, paura e desiderio: paura per la minacciante scura spilonca, desiderio per vedere se là entro fusse alcuna miracolosa cosa". Leonardo Da Vinci
Codice Arundel 263 f.155 r. (Londra, British Museum) The Allegory of the Cave
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Il termine Speleologia deriva da due parole greche:
1ª parola
2ª parola
spélaion
lògos
caverna
discorso/studio
Il vocabolo è stato coniato nel 1890 dal paleoarcheologo francese Émile Rivière (1835 - 1922) e si è affermato grazie all’azione divulgativa di Édouard Alfred Martel. Nota In Italia fino al XIX secolo il termine utilizzato per descrivere quanto attinente alle cavità sotterranee era Grottologia. In Paesi con altre matrici linguistiche si utilizzano termini mutuati da altre radici.
Émile-Valère Rivière (ritratto, 1875)
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L’affermazione del termine Speleologia non è così scontato come potrebbe sembrare. Avrebbero potuto essere equivalentemente utilizzate altre radici, come per esempio
"troglo" dal greco τρώγλη = trogle = caverna (cfr. troglodita, troglobio, etc.).
Nella geografia del mondo antico (Erodoto) la Trogloditica (abitanti delle caverne) era una zona dell'Africa orientale corrispondente al deserto prospiciente il Mar Rosso. Cavernicolo L'uomo delle caverne rappresenta lo stereotipo dell'uomo dell'Età della Pietra e la sua diffusione nella cultura popolare si deve alle Lettere persiane dell’illuminista Montesquieu.
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In connessione con il termine Speleologia, spesso viene utilizzato anche
il termine Carsismo.
vaschette di corrosione
karrenfeld
CARSISMO Complesso di forme esterne e sotterranee assunte dall’ambiente per l’azione delle acque circolanti in superficie e in profondità sulle rocce idrosolubili (calcari, gessi, dolomie, depositi salini). Deve il suo nome agli altipiani del Carso (Karst in tedesco), regione delle Alpi Giulie (prov. Trieste e Gorizia) dove tali fenomeni sono maggiormente evidenti.
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La Speleologia è la scienza che studia le grotte e le
caverne naturali, la loro origine ed evoluzione, i fenomeni fisici, biologici e antropici che vi si svolgono e le attività connesse con la loro esplorazione.
Come scienza la Speleologia si è da tempo
organizzata in modo autonomo ed inquadra organicamente un complesso di acquisizioni alla cui elaborazione concorrono molte discipline. 7
Norbert Casteret Trent’anni sotto terra (pagg. 56-57, 131)
IDROLOGIA
PALEONTOLOGIA
METEOROLOGIA
ZOOLOGIA
GEOGRAFIA
BOTANICA MICROBIOLOGIA
PETROGRAFIA
SPELEOLOGIA ANTROPOLOGIA
MINERALOGIA GEOLOGIA Enciclopedia Treccani
PALETNOLOGIA FOLCLORE
Alpinismo al contrario! Al di là della sua veste prettamente scientifica, la speleologia attrae un notevole numero di persone che la praticano come disciplina essenzialmente sportiva: «Negli ultimi tempi ci fu chi… dichiarò che la speleologia è uno sport, e cioè una specie di alpinismo dove invece di salire si scende.» Dematteis, Manuale di esplorazione sotterranea (1972)
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Speleologia in Cavità Artificiali
La speleologia in cavità artificiali, nota anche come speleologia urbana, è una branca della speleologia che si occupa degli ipogei, ambienti sotterranei di interesse storico e antropologico.
Le indagini che lo speleologo svolge in cavità artificiali sono indirizzate all'individuazione geografica e tipologica dell’ipogeo, all'analisi delle tecniche progettuali e degli utensili impiegati, alla comprensione degli scopi primari e secondari che hanno motivato la realizzazione di tali opere, alla comparazione fra lo status attuale del territorio e quello antecedente le modificazioni.
La riscoperta, lo studio e la documentazione di strutture ipogee dimenticate riveste grande interesse dal punto di vista archeologico, storico, antropologico ed anche urbanistico ed architetturale.
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Speleologia subacquea Molto spesso le grotte "terminano" su uno specchio d’acqua (sifone
oppure lago). Per
proseguire l’esplorazione equipaggiamento subacqueo.
è
necessario
l’utilizzo
di
La branca della subacquea che
ha sviluppato tecniche, procedure e materiali per l’ambiente «grotta» prende il nome di Speleologia subacquea. 10
Le grotte sono il rifugio naturale per molti animali e lo sono state
anche per l’Homo fin dalla sua comparsa. All’inizio della sua evoluzione l’ Homo è entrato in competizione con
gli animali per il "possesso" e l’utilizzo delle grotte. Coesistenza e Competizione
Grotta di Vallonet Al centro, mascella di iena rinvenuta nello stesso livello stratigrafico degli strumenti dell’Homo Habilis
Nella Grotta di Vallonet (Francia) il 3° livello stratigrafico, datato mediante metodi magnetici a più di un milione di anni, fa ha messo in evidenza l’utilizzo della grotta sia da parte di grossi carnivori (orso, tigre, iena gigante, etc.) che dell’Homo Habilis. 11
Le più antiche testimonianze: Anni fa…
Grotta
Luogo
Gruppo Umanoide
1,5 milioni
Magnesia
Georgia (Caucaso)
Homo Habilis
1 milione
Monte San Daniele
Pola (Istria)
Homo Erectus
1 milione
Vallonet
Roquebrune-Cap Martin (Menton, Costa Azzurra)
Homo Erectus
Pechino (Cina)
Sinanthropus
400 mila Chou Kou Tien* * Il più antico focolare finora rinvenuto
Chopping-tool Chopper (Grotta San Daniele)
(Grotta di Vallonet)
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periodo
da circa …
a circa … anni fa
Paleolitico Inferiore
2.000.000
120.000
Paleolitico Medio
120.000
35.000
Paleolitico Superiore
35.000
10.000
Neolitico
10.000
6.000
Età dei Metalli
6.000
1.200
Il genere Homo fa la sua comparsa a partire dall’Australopithecus circa 2,5
milioni di anni fa (Homo Habilis) L’Homo Erectus evolve in una linea distinta a partire da 1,7 milioni di anni fa Homo Sapiens si differenzia a partire da 130.000 anni fa In Europa l’Età dei metalli inizia con l’acquisizione della tecnica di fusione
del rame e termina con l’Età del ferro (tecnica introdotta in Mesopotamia dagli Hittiti)
13
Il
3 ottobre 1993 una fortuita e rocambolesca scoperta paleoantropologica agita la comunità scientifica internazionale: lo scheletro del più antico Homo Neanderthalensis mai rinvenuto, datato 128.000 ÷ 187.000 anni fa.
Il ritrovamento è avvenuto in Italia (Grotta di Lamalunga – Puglia) e la sua
eccezionalità è dovuta alla presenza in situ dello scheletro completo (unico caso al mondo!).
Il reperto è comunemente conosciuto come Uomo di Altamura 14
Con l’Homo Sapiens, 30.000 anni fa le grotte si arricchiscono di
Grotta
Luogo
Gruppo umanoide
32.000
Chauvet
Vallon Pont d’Arc (Francia)
Homo Cro Magnon
25.000
Peche Merle
Cabrerets (Francia)
Homo Cro Magnon
18.500
Altamira
Santander (Spagna)
Homo Sapiens
17.500
Lascaux
Montignac (Dordogna, Francia)
Homo Sapiens
Grotta di Peche Merle (Francia)
Anni fa…
Grotta Chauvet (Francia)
testimonianze iconografiche.
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Nell’ultima grande glaciazione (Würm), durata 100.000 anni, gli
uomini del Paleolitico Medio sono sopravvissuti in Europa anche grazie al rifugio ed al tepore offerto dalle caverne. GLACIAZIONI RECENTI A parte le glaciazioni arcaiche della Terra, in Europa si distinguono quattro periodi glaciali, denominati dal più antico al più recente: Glaciazione
da circa …
a circa … anni fa
1
Günz
680.000
620.000
2
Mindel
455.000
300.000
3
Riss
200.000
130.000
4
Würm
110.000
12.000
separati da tre fasi interglaciali: Günz-Mindel, Mindel-Riss e Riss-
Würm. Il periodo attuale è definito “post-wurmiano”. 16
ESTENSIONE DELLE GLACIAZIONI NELL’EUROPA CENTRO-SETTENTRIONALE
1. in blu la glaciazione MINDEL 2. in giallo la glaciazione RISS 3. in rosso la glaciazione Würm
Glaciazioni arcaiche della Terra Si ritiene che l'era glaciale più antica abbia avuto luogo tra 2,7 e 2,3 miliardi di anni fa.
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Con la fine dell’Era Glaciale la grande quantità d’acqua imprigionata
nei ghiacciai viene liberata nell’atmosfera sotto forma di vapore acqueo che alimenta grandi piogge. L’importante periodo pluviale che seguì la fine del Paleolitico e della
Glaciazione è testimoniato dallo spesso rintracciabile in tutte le cavità d’Europa.
concrezionamento
Grazie al clima più caldo di questo
periodo non è più necessario dimorare nelle grotte e con le trasformazioni dovute all’introduzione di agricoltura ed allevamento la vita si trasferisce all’aperto. Ciononostante le grotte continueranno ad essere frequentate fino all’Età
dei metalli (V millennio a.C.) come luogo di culto ed inumazione.
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EPOCA ASSIRO-BABILONESE La
prima esplorazione speleologica documentata di una grotta avvenne in Mesopotamia dove il fiume Tigri scorre attraverso un tunnel naturale.
Nel 1100 a.C il Re assiro Tiglath Pileser I
fece scolpire una sua statua un’iscrizione all’ingresso della grotta.
ed
roccia con in rilievo Tiglath-Pileser
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British Museum
EPOCA ASSIRO-BABILONESE
Qualche secolo dopo un altro re assiro, Shalmaneser III, condusse l’esplorazione di 3 grotte (853-852 a.C ) nella zona delle sorgenti anatoliche del Tigri.
L’avvenimento è stato riprodotto in una lamina di bronzo che ornava le porte del suo Palazzo nel quale sono distinguibili alcuni particolari (stalagmiti).
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MONDO GRECO-ROMANO Gli ambienti sotterranei sono visti in maniera
negativa ed associati al regno dei morti (cfr. il viaggio di Enea nel regno dei morti).
Luoghi
bui e misteriosi, il mondo greco-romano vi colloca esseri infernali e demoni.
discesa di Enea agli Inferi
…ma non mancano tentativi di approccio "scientifico" Ercole/Eracle doma Cerbero nella sua 12 esima fatica
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Omero (X sec. a.C.) → la sua descrizione dello Stige
descrive in maniera abbastanza realistica quello che può essere un fiume sotterraneo.
Omero, ritratto immaginario copia romana II sec. d.C. (Louvre) da originale greco del II sec. a.C.
MONDO GRECO
Platone (V sec. a.C.) → nel Phaedon immagina che le acque pluviali
assorbite dalla terra confluissero tutte verso il centro del pianeta dove esisteva un’enorme sacca di raccolta. Qui, compresse dal notevole peso soprastante, risalivano violentemente verso le cavità della superficie da dove schizzavano all’esterno formando fiumi e torrenti. Aristotele (IV sec. a.C.) → elabora una complicata teoria idrologica
(acriticamente accettata fino al Medioevo) secondo la quale le caverne fungono da distillerie trasformando l’aria ivi compressa dalla terra in acqua, poi filtrata dalle stalattiti (Meteorologica 1, 13).
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MONDO ROMANO Gli autori romani appoggiano l’una o l’altra delle tesi platonico-aristoteliche senza assumere posizioni definite: Seneca → (Questionium Naturalium III, 9÷10) parla di laghi sotterranei, di
venti che soffiano nelle tenebre e di fiumi che scendono verso gli inferi: prima descrizione di una esplorazione speleologica.
Plinio il Vecchio → (Naturalis Historia II, 103) nella sua monumentale
opera parla anche di grotte. Descrive Fiumelatte, risorgenza intermittente che 1.500 anni più tardi impressionerà anche Leonardo da Vinci.
Lucrezio → (De Rerum Natura V, 261÷272; VI, 631÷638) dedica una parte
significativa dell’opera alla spiegazione dei fenomeni naturali ed in particolare a quelli collegati al mondo ipogeo: la causa dei terremoti è individuata nei crolli sotterranei.
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PRIMA DESCRIZIONE DI UNA ESPLORAZIONE SPELEOLOGICA
Seneca «…ci furono, prima del regno di Filippo il Macedone, uomini che si misero in cerca di argento penetrando fin nei recessi più profondi e che, respirando senza difficoltà, si avventurano nelle caverne ove non si può percepire differenza tra giorno e notte. Avevano con loro gran copia di torce che dovevano illuminarli per molti giorni. La lunghezza del cammino li aveva provati quando, spettacolo adatto per farli fremere di meraviglia, videro immensi fiumi e vaste riserve di acqua stagnante, completamente simili alle nostre e che non erano per niente schiacciate dalla terra di cui erano ricoperte ma avevano un vasto spazio libero al di sopra di esse. Questi uomini hanno osato scendere in una regione ove dovevano incontrare una disposizione della natura completamente diversa, con la terra sospesa al di sopra della loro testa, venti soffianti a vuoto nelle tenebre, fiumi terrificanti il cui corso non serve a nessun essere vivente, una notte diversa dalla nostra e perpetua». Firme a Postumia: nella grotta di Postumia sono state ritrovate firme e scritte dei secoli passati ed una di esse porta la data del 1213 d.C. Grossolanamente è questa la data che viene indicata come "prima esplorazione speleologica".
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OSSERVAZIONE DEI FENOMENI: FIUMELATTE I Romani, i più grandi ingegneri idraulici dell’Antichità, erano ovviamente attenti a tutto quanto riguardasse l’acqua. In una lettera che Plinio il Giovane indirizza all’amico Licinio Sura (citato anche nelle Memorie di Adriano "...il quale un tempo aveva consacrato i suoi ozi di statista a studiare il mistero delle acque" Saeculum Aureum), così gli descrive il fenomeno: Plinio il Giovane (Lettera 30, Libro X) «Caro [Licinio] Sura, ti ho portato dalla mia terra natale, a guisa di regaluccìo, un problema degno della tua ben nota profonda erudizione. Una sorgente scaturisce da una montagna… II regime di questo corso d'acqua è curioso: tre volte al giorno, con degli aumenti o diminuzioni di portata ben stabiliti, si gonfia o decresce. … a degli intervalli fissi e misurati, la fonte si abbassa o si alza. Tu poni un anello o qualche altro oggetto all'asciutto, ed ecco che esso a poco a poco è lambito e infine ricoperto dall'acqua, e poi si scopre di nuovo e rimane all'asciutto. … quei movimenti si ripetono due o tre volte.»
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TENTATIVI DI SPIEGAZIONE DEI FENOMENI: FIUMELATTE
Plinio abbozza qualche tentativo di spiegazione del fenomeno: Plinio il Giovane (Lettera 30, Libro X) « … è forse una corrente d'aria più all'interno che in certo qual modo or apre or chiude l'origine e il condotto della sorgente, secondo che entra spingendo l'acqua o esce cacciata da questa? È ciò che noi scorgiamo accadere nelle ampolle o in tutti i vasi di quel genere, nei quali l'apertura non è sufficientemente larga né immediatamente praticabile. In essi, infatti, nonostante siano inclinati e capovolti, il liquido per una specie di arresto dovuto alla resistenza dell'aria, esce a fiotti, come a successivi singhiozzi. … oppure i canali interni hanno una determinata capacità, sicché fin che le acque recuperano ciò che hanno versato, il corso d'acqua diviene più debole e lento, dopo che lo hanno raccolto, più spedito e copioso? [risorgenza di "troppo pieno" NdA] Esamina tu le cause … che producono un effetto così strano: per me è anche troppo…».
Leonardo da Vinci Leonardo da Vinci è impressionato da Fiumelatte: «…è il Fiumelaccio, il quale cade da alto più che braccia 100 dalla vena donde nasce, a piombo sul lago, con inistimabile strepitio e romore.» (Codice Atlantico, folio 214)
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FIUMELATTE: RISORGENZA DI «TROPPO PIENO»
Acquifero Carsico Plinio zio e nipote osservavano un acquifero carsico ed anche se non potevano averne la certezza, una delle spiegazioni abbozzate da il Giovane era proprio il comportamento di una risorgenza di "troppo pieno"! (punto E in figura)
Luigi Casati & Paola Tognini*, Manuale di Speleologia Subacquea * per gentile concessione dell’autrice
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Per scoraggiare i culti misterici del paganesimo che nel sottosuolo avevano trovato la loro ambientazione, la cultura cristiana rafforza la visione negativa che l’Antichità Classica aveva delle grotte. Seppure i cristiani utilizzassero gli ambienti ipogei per riti e sepolture,
negli ambienti sotterranei vengono relegate le forze del male secondo il principio: Luce → Bene
Buio → Malvagità
Le grotte divengono la dimora prediletta dagli esseri diabolici.
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La Divina Commedia (Dante Alighieri 1265 – 1321) L’Inferno è posto in una gigantesca
dolina il cui inghiottitoio finale è il luogo in cui si incontra Lucifero (naturalmente con le ali di un nero pipistrello!), in un progressivo aumentare del male e della brutalità proporzionale all’aumento della profondità. Dante in grotta Alcune tradizioni vogliono che Dante abbia concepito i Canti dell’Inferno nella Grotta di Zadlaz (Tolmin, Slovenia). Le descrizioni riportate nella Commedia non concordano con quanto visibile a Tolmin ma una dolina con quelle caratteristiche esiste: ▪ margine circolare della voragine nettamente stagliato; ▪ presenza di stalagmiti di ghiaccio sul fondo della dolina; ▪ nebbie sospese sulla soglia dell’antro; è il Covolo di Camposilvano!
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Tali
concetti si radicano profondamente nella cultura popolare ed ancora oggi lo speleologo, che procede strisciando verso il basso in cunicoli e pozzi, è visto con una certa diffidenza al contrario dell’˝eroico˝ alpinista che si protende verso l’alto in un processo quasi catartico di aspirazione all’Infinito.
Una frontiera da immaginare Al XXI secolo tutte le più remote regioni del mondo sono state esplorate e tutte le vette del pianeta sono state conquistate. ˝Restano solo tre campi in cui l’esplorazione è ancora possibile: • lo Spazio, • il Mare; • l’interno della Terra.˝ Michel Siffre, Negli Abissi della Terra
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Il pensiero «naturale» rimarrà
influenzato dall’ipse dixit aristotelico per tutto il Medioevo e bisognerà attendere nel Rinascimento la geniale figura di Leonardo da Vinci per affrancarlo dalla servitù aristotelica e dalla superstizione pseudoreligiosa. La caverna viene svincolata da
leggende e miti e diventa luogo di sperienza, primo passo verso la ricerca speleologica. La Vergine delle Rocce
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I PRECURSORI
Pietro Coppo (1470 – 1555)
Geografo e cartografo, intorno al 1500 tenta di individuare il corso sotterraneo del fiume Timavo.
World map of Pietro Coppo, Venice, 1520
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I PRECURSORI I primi studi sistematici del mondo sotterraneo vengono condotti da Leandro Alberti (1479 – 1552) Umanista domenicano di Bologna studia:
la natura delle concrezioni, in particolare delle pisoliti (da lui chiamate confetti di Tivoli).
la Grotta del Cane ad Agnano (vicino Pozzuoli, da lui
ribattezzata Antro Charonio), in cui gli animali che entravano morivano in poco tempo. Ne conclude che la morte sia da attribuire ai vapori di zolfo: "Io credo procedere questa cosa dai puzzolenti, et velenosi vapori, … ove sono le miniere di zolfo … i quali tanto più nocivi sono, quanto insieme più costretti ad uscire di uno picciolo buco … gli spiriti vitali degli animali, che non potendo respirare rimangono soffocati. Così io direi."
Descrittione di tutta l’Italia (Leandro Alberti)
intorno al 1526, il Carso triestino ed il corso sotterraneo
del Timavo.
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I PRECURSORI
Gian Giorgio Trìssino (1478 – 1500) Umanista vicentino, è tra i proseliti di Leandro Alberti e gli invia quella che può essere considerata la prima relazione da un esploratore ad uno studioso di speleologia: "Non si trovano pesci di sorta niuna, salvo che alcuni gamberetti picciolini, simili ai gamberetti marini… ".
Si tratta della prima relazione scientifica che parli del niphargus, il caratteristico crostaceo delle grotte!
Gian Giorgio Trìssino (ritratto del 1510)
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Gli amici dei PRECURSORI
Andrea Palladio (1508 – 1580) Considerato uno dei massimi esponenti della storia dell’architettura occidentale. Si è formato grazie all’aiuto ed alla protezione di Gian Giorgio Trìssino, dal quale deve essere venuto a conoscenza delle sue esperienze speleologiche ed aver sentito le relazioni sulle correnti d’aria nelle grotte.
Andrea Palladio (1508 – 1580)
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Gli amici dei PRECURSORI
Andrea Palladio (1508 – 1580)
Villa "la Rotonda" (Vicenza )
Uno dei più imitati edifici della storia dell’architettura moderna, è dotata di un impianto di climatizzazione che Palladio definisce "ventidotto". (I quattro libri dell’Architettura, Palladio 1570)
Il ventidotto mette in comunicazione l’edificio con gli anfratti sotterranei in modo da creare una circolazione d’aria fredda d’estate e tiepida d’inverno, esattamente come avviene nelle grotte!
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I PRECURSORI
Francesco De Marchi (1504 – 1576) Ingegnere militare e spirito eclettico, è la sintesi dell’uomo Rinascimentale: inventore, esploratore, alpinista, speleologo, subacqueo. La sua vita è una continua avventura fra battaglie, assedi, inseguimenti dei pirati, naufragi ed in mezzo a tutto questo riesce comunque a concepire e realizzare imprese straordinarie.
Capitano Francesco De Marchi
Il 15 luglio 1535, protetto da un rudimentale scafandro, effettuta un’immersione subacquea nel lago di Nemi alla ricerca delle navi dell’Imperatore romano Caligola! Riesce a trovarle ed a riportare in superficie dei campioni di materiale!! Nota: le due navi verrano recuperate soltanto quattro secoli dopo dal governo fascista attraverso ciclopici lavori di svuotamento del lago! (andranno poi distrutte nel corso della II Guerra Mondiale)
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I PRECURSORI
Francesco De Marchi (1504 – 1576) Grotta a Male E’ noto soprattutto per aver conquistato la Sezione (particolare del lago) vetta più alta degli Appennini (Corno Grande, 19 agosto 1573) e per aver raggiunto il giorno successivo il fondo della Grotta Amare del Gran Sasso!
… quindici torcie da vento, le quali accese che furno in La Grotta parevano Candele d’un’quattrino l’una per l’oscurità e aria grossa che in essa Grotta si serra… … Dico che vi son luoghi che con la panza per terra bisogna passare… …Poi si cala circa 120 Canne dove si truovan due laghi d’acqua stillatissima. Il primo lagho può esser lungo otto Canne, e largo quattro con un’entrata à uso di porta larga una Canna, e anta però più. Et più inanzi vi è un altro lagho per la metà di questo, lontano cinque o sei Canne, et per passar da un lagho all’altro bisogna passar per un luogo stretto due palmi, ma bisogna andar con mani e ginocchi per terra, cioè sopra il ghiaccio, cosa pericolosissima da non cadere nel lagho, dove è l’altezza dell’acqua più di venti Canne. Io misurai l’altezza dell’acqua alla ripa con una corda e pietra, e trovai nove canne d’altezza d’acqua alla ripa del lago…
Della Architettura Militare (Libro VI, Brescia 1599)
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CURIOSITA’
Francesco De Marchi (1504 – 1576) Bisognerà attendere fino al 1964 per cominciare l’esplorazione subacquea del lago De Marchi di Grotta a Male. Le immersioni speleosubacquee erano cominciate una quindicina di anni prima con attrezzature appena inventate o di derivazione militare ed i metodi e le tecniche si stavano man mano diffondendo:
Fontana di Vauclause (1946, Jacques CosteauFrédéric Dumas)
Abisso di Trebiciano (Walter Maucci, 2 agosto 1953)
Gouffre Berger (1963, Ken Pearce supera il sifone terminale alla profondità di -1122 m)
Mario Ranieri si cala nel lago De Marchi (foto: Lamberto Ferri Ricchi, 1964)
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Gesuita olandese-tedesco dai poliedrici interessi, è noto soprattutto per i suoi studi sui geroglifici. È considerato il "padre" della speleologia scientifica per averne condensato le conoscenze nella sua colossale opera Mundus Subterraneus. Riprende lo studio dello Speco Charonio del quale misura in maniera scientifica le caratteristiche attraverso esperimenti: verifica l’esistenza di uno strato di vapori venefici più pesanti dell’aria che ristagnano sul fondo e ne stabilisce l’altezza servendosi di candele che rimanevano accese al contatto con l’aria ma si spegnevano al livello dei vapori.
Mundus Subterraneus (Amsterdam 1664)
versione pdf disponibile al link dello SpeleoClub Roma: http://speleoclubroma.blogspot.it/2012/03/mundus-subterraneus.html
Athanasius Kircher (1602 – 1680)
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CURIOSITA’
Athanasius Kircher (1602 – 1680) A Kircher si deve la prima descrizione di attrezzatura speleo: una scaletta composta da tre funi di cuoio intrecciato che sostenevano gradini di legno distanziati 25 cm l’uno dall’altro! Nota: per dare stabilità al sistema, la tecnica di progressione prevedeva che le scalette venissero mantenute in trazione sul fondo e che vi salissero più persone contemporaneamente!
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Con il XVIII secolo lo studio delle cavità sotterranee si avvia a diradare definitivamente le nebbie della fantasia e della superstizione. Naturalisti di tutta Europa indirizzano i loro studi verso gli ambienti sotterranei. I motori di questo risveglio speleologico possono considerarsi: Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646 -1716) studi paleontologici nelle grotte (descrizione dei primi reperti di Ursus Spelaeus) e teorie speleogeniche. scheletro di Ursus Spelaeus Grotta degli Orsi (Chișcău, Romania)
Antonio Vallisneri (1661 – 1730) definizione del fenomeno carsico di superficie, intuizione del ciclo chimico-fisico, studi sulle fontane (risorgenze).
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Nel 1689 il barone Johann Weichard Valvasor pubblica la descrizione di uno strano animale (definito un piccolo drago!), cieco e depigmentato, catturato in una sorgente vicino Lubiana: si tratta del Proteus Anguinus, l’unico vertebrato cavernicolo esistente in Europa.
esemplare di Proteo
Drago (A. Kircher, Mundus Subterraneus)
Piccolo drago Sebbene la pubblicazione possa essere considerata la prima descrizione di biospeleologia, all’epoca sortì l’effetto contrario a quello sperato e fu utilizzata per avvalorare le tesi che le grotte fossero abitate da essere mostruosi (draghi) di cui il piccolo proteo altro non era che un esemplare ancora giovane!
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Il 1800 è il secolo che vede il definitivo affermarsi delle esplorazioni
speleologiche e la nascita delle prime "scuole". I pozzi vengono superati con scale di legno
oppure kircheriane, ci si assicura con corde di canapa, si cominciano ad utilizzare argani meccanici a forza di braccia od a forza animale con lo speleo a cavalcioni su un’altalena di canapa e legno, ma per l’illuminazione si utilizzano ancora torce o lanterne ad olio o petrolio.
Esplorazione con cappello di feltro in testa e candela in mano: Martel viene calato a -200 mt al Gouffre de Rabanel
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L'esplorazione sistematica delle grotte inizierà alla metà dell'Ottocento
quando appaiono esploratori che pongono le basi di quella che ora chiamiamo speleologia. I primi studi vengono effettuati sul Carso, fra Trieste e Lubiana, ad opera di
speleologi italiani, austriaci e sloveni e molte energie verranno catalizzate dal mistero del corso sotterraneo del fiume Timavo. paesaggio carsico
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Abisso di Trebiciano Antonio Federico Lindner (1800 - 1841) elabora per il governo austriaco l’idea di intercettare le acque del Timavo ed utilizzarle mediante lo scavo di una galleria per l’approvvigionamento idrico di Trieste. Il 6 aprile 1841, dopo 5 mesi di disostruzioni, riesce a forzare le strettoie che schiudono l’accesso al fondo dell’Abisso di Trebiciano ed a raggiungere le acque del Timavo a -329 m. Muore pochi mesi dopo ed il suo progetto verrà abbandonato ma per più di 60 anni (fino al 1909) i suoi –329 m resteranno la massima profondità raggiunta al mondo!
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Adolf Schimdl (1802 – 1863)
il Pioniere
Pochi anni dopo sarà il boemo Adolf Schimdl ad indirizzare in forma "attuale" la maniera di esplorare e procedere in grotta (molto simile a quella odierna, materiali a parte!) annotando le temperature dell’aria e dell’acqua per cercare di capire le interrelazioni tra i sistemi carsici. Lavora per 10 anni (1847÷1857) presso il Reale Istituto Geografico di Vienna avendo la possibilità di compiere importanti esplorazioni: nel 1850 a Postumia avanza di 500 m oltre il punto conosciuto nel 1851 a San Canziano raggiunge la 6ª cascata nel 1852 a Planina avanza per oltre 6 km
Nel 1854 pubblica il libro Die Grotte von Adelsberg, Lueg, Planina und Laas e per indicare la disciplina scientifica che si occupa delle cavità sotterranee lo Schimdl utilizza il termine Höhlenkunde, tuttora usato nei paesi di lingua tedesca.
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Jules Verne (1828 – 1905)
la Speleologia nell’immaginario popolare Nel XIX secolo il mondo ipogeo comincia ad esercitare sempre più fascino anche al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori.
Nel 1864 Jules Verne scrive per il grande pubblico il romanzo fantastico Viaggio al centro della Terra. Nonostante una trama improbabile, il romanzo presenta gioielli di grande realismo per gli speleologi, come la descrizione dell’attrezzatura utilizzata per la spedizione (fedele a quella utilizzata all’epoca) oppure quella degli stati d’animo durante la discesa del pozzo iniziale. « Discendi nel cratere dello Jokull di Sneffels che l'ombra dello Scartaris viene a lambire prima delle calende di luglio, viaggiatore ardito, e perverrai al centro della Terra. E questo ho fatto io, Arne Saknussemm. » (Testo del Manoscritto trovato nel vecchio libro)
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il Padre della Speleologia (…moderna) Édouard-Alfred Martel (1859 – 1938) E’ stato definito l’ Apostolo delle Speleologia* avendo contribuito con le proprie esplorazioni ed i propri scritti alla divulgazione del mondo sotterraneo. • Norbert Casteret, Trent’anni sotto terra
Dedicherà la sua vita alle grotte e ne esplorerà Le esplorazioni di Martel
circa 1.500 in Europa, Asia, America.
Nel 1894 pubblica Les Abimes dove codifica per la prima volte le tecniche di
discesa e risalita, compila il primo catasto ufficiale, raccoglie rilievi, descrizioni e studi idrogeologici e solleva il problema della protezione degli acquiferi e degli ambienti carsici.
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la data di nascita della Speleologia (‌moderna)
Édouard-Alfred Martel (1859 – 1938)
Il 28 giugno 1888 compie la sua prima grande impresa: la traversata completa del Bramabiau che viene considerata la data di nascita della speleologia moderna. http://www.abime-de-bramabiau.com/uk/history.html
Martel a Bramabiau
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l’esplorazione del Gouffre de Padirac Édouard-Alfred Martel (1859 – 1938) Nello stesso 1888, all’età di 29 anni, decide di abbandonare la professione di avvocato per dedicarsi completamente alle grotte e l’anno successivo,
Le prime barche a Padirac il 9 luglio 1889, con una squadra di 10 uomini esplora il Gouffre de Padirac. Il Gouffre de Padirac al momento delle esplorazioni
http://www.gouffre-de-padirac.com/#/en
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turismo al Gouffre de Padirac Édouard-Alfred Martel (1859 – 1938)
Il "sogno" di ogni speleologo!
Il Gouffre de Padirac segnerà la svolta nella vita di Martel: per attrezzare la grotta ad uso turistico viene creata una Società di cui è compartecipe. Con i proventi della Società potrà dedicarsi alle esplorazioni da speleologo professionista! L’inaugurazione del Gouffre de Padirac (1899)
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la nascita delle Associazioni
Con Martel finisce l’epopea degli esploratori individualisti per lasciare il campo ad attività strutturate. Costituzione dei primi "Gruppi Grotte" al mondo:
Nel 1873 a Trieste viene fondato l’Abteilung für Grottenforschung
Nel 1879 a Vienna viene fondato il Verein für Höhlenkunde
Il 23 marzo 1883 sotto l’infaticabile guida di Eugenio Boegan viene costituita la Commissione Grotte della Società degli Alpinisti Triestini (dal 1886 Società Alpina delle Giulie).
A tutt’oggi la Commissione Grotte Eugenio Boegan è una delle più antiche associazioni speleologiche al mondo ancora in attività, unitamente al Circolo Speleologico Idrologico Friulano fondato ad Udine il 25 novembre 1897.
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l’ emulo di Martel
Norbert Casteret (1897 – 1987)
L’opera di divulgazione della cultura speleologica viene proseguita da
Norbert Casteret. Esplora più di 1.000 grotte
e pubblica centinaia di articoli e libri di
speleologia. Nel 1923 nella grotta di Montespan
archivio Casteret
(Pirenei) supera un sifone in apnea e scopre delle sculture di argilla del Paleolitico Superiore rappresentanti animali. All’età di 56 anni è ancora attivo e
festeggia il compleanno in esplorazione nella grotta Pierre Saint Martin in una spedizione internazionale da lui organizzata .
Casteret si immerge a Montespan
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la nascita del CAI Club Alpino Italiano Il Club Alpino Italiano viene fondato il 23 ottobre 1863 nel Castello del Valentino a Torino su iniziativa di Quintino Sella, più volte Ministro delle Finanze del neo costituito Regno d’Italia. Le Origini Il club venne strutturato a modello dell’Alpine Club di Londra e l’idea della sua fondazione nacque durante il tentativo italiano di conquista della vetta del Monviso, la "montagna di Torino" dalla quale nasce il fiume Po e la cui vetta era stata raggiunta per la prima volta due anni prima da una spedizione inglese. Al motto di «adesso tocca a noi!» lanciato tra i banchi del Parlamento, per celebrare l’Unità d’Italia Quintino Sella organizza una eterogenea spedizione tutta italiana ed invita il deputato calabrese Giovanni Barracco ad unirsi ad essa in un’unità d’intenti fra uomini del settentrione e del meridione. L’impresa verrà coronata da successo il 12 agosto 1863.
Al momento della sua fondazione il CAI aveva poco più di 200 iscritti ma già dopo dieci anni ne aveva circa 3.000 (in prevalenza piemontesi).
Oggi ne conta più di 300.000 su tutto il territorio nazionale, suddivisi in circa 500 Sezioni e 300 sotto-Sezioni.
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la nascita della SSI Società Speleologica Italiana
• La Società Speleologica Italiana viene fondata il 25 giugno 1950 presso Museo Civico di Storia Naturale di Verona.
• Lega le sue attività con quelle dell’Istituto Italiano di Speleologia con cui attualmente condivide la sede presso l’Università di Bologna.
• E’ riconosciuta come Associazione di Protezione Ambientale dal Ministero dell'Ambiente ed è membro dell’Union Internationale de Spéléologie (UIS)
• Gestisce il Centro Italiano di Documentazione Speleologica (36.000 volumi!) e, fra le altre attività, edita riviste specializzate. Statuto ▪ La SSI ha per scopo l’esplorazione, lo studio e la salvaguardia dell’ambiente naturale carsico ed ipogeo… ▪ In accordo con le Istituzioni preposte, promuove e favorisce gli studi geografici, scientifici e storici del mondo sotterraneo…
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il XX secolo Il XX secolo vede l’avvento di due innovazioni determinanti per esplorazioni sempre più profonde composte da squadre sempre più snelle:
le scalette in cavo d’acciao e pioli in alluminio (inventate dal francese Robert de Joly)
l’illuminazione tramite lampade ad acetilene (C2H2, ottenuta direttamente in situ facendo reagire l’acqua con il carburo di calcio CaC2)
Il loro utilizzo abbinato permetterà di ridurre sensibilmente pesi ed ingombri e segnerà il modo di andare in grotta per i decenni successivi!
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Lorenzo Grassi, Speleologia
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