Consiglio giovani post corona, i ragazzi di Bergamo e Ludwigsburg al lavoro per una visione comune

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PORTAVOCE

DRAFT PREMIO PRESIDENTI Proposta al Sindaco di Bergamo dei giovani Italiani (a seguito di prima discussione con i giovani tedeschi il 4-8 Maggio 2022)

INTRODUZIONE AL DOCUMENTO

Introduzione generale

La crisi come acceleratore

Conclusioni

Introduzione generale

Il 30 dicembre 2019, la Repubblica Popolare Cinese segnala all’Organizzazione Mondiale della Sanità, la presenza di casi di polmonite ad eziologia ignota, poi identificata come un nuovo coronavirus nella provincia cinese di Hubei in particolare nella città di Wuhan. Il 30 gennaio 2020, L’OMS dichiara che l'epidemia di Coronavirus in Cina è un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Il 31 gennaio, in Italia, il Consiglio dei Ministri riunito a Palazzo Chigi dichiara lo stato d’emergenza. Si inizia con i primi provvedimenti per contrastare e contenere la diffusione del virus.

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Si susseguono poi, repentini, gli aggiornamenti sull’aumento esponenziale dei casi, la confusione generale la fa da padrona, immagini e video che lasciano senza fiato, la straziante perdita di parenti e amici portati via improvvisamente e più rivisti, le terapie intensive criticamente sovraffollate. Il territorio bergamasco è il primo ad essere colpito con i casi dichiarati nelle comunità di Alzano Lombardo e Nembro. Iniziano le prime misure urgenti di contenimento arrivando poi alle più drastiche, fino ad allora impensabili, la sospensione delle attività commerciali e produttive ritenute “non necessarie”, la chiusura delle scuole, delle università e dei luoghi di aggregazione sociale, sino al divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione, se non per comprovate esigenze di prima necessità. Da casi limitati e circoscritti si arriva a delineare la ben nota “Pandemia”, la situazione quindi diventa critica a livello mondiale e di come la vicenda sia continuata fino agli ultimi fatti è storia nota. Proprio sulla base degli ultimi singolari eventi e delle situazioni di guerra che ci toccano da vicino, risulta necessario seppur doloroso, ricordare, perché la memoria di massa è qualcosa di estremamente volatile e dobbiamo prenderne atto. Fonti cronologia degli eventi: Coronavirus, le misure adottate dal Governo https://www.governo.it/it/coronavirus-misure-del-governo

La crisi come acceleratore

La percezione comune dell’uomo, data dall’esperienza vissuta, tende a farci concludere che non vi siano più certezze, pensando erroneamente che la pandemia di Covid-19 sia qualcosa di singolare. Se per certi versi questo è sacrosanto, per altri non lo è affatto, presenta infatti caratteristiche comuni ai momenti di crisi passati, basti pensare a situazioni come la guerra civile americana o alle guerre mondiali. Tra le caratteristiche che possiamo trovare che accomunano questi eventi storici, la più importante, è che i momenti di crisi hanno sempre prodotto trasformazione, economica, sociale e tecnologica. Questo è un fatto chiave perché non dobbiamo ritornare alla normalità, sarebbe mera utopia, ma trovarne delle nuove, quindi, in qualche modo reinventarci. Ed è proprio quello che è stato sempre fatto in situazioni come quelle citate, basti pensare al caso della guerra civile americana. Aumentando la richiesta di risorse, di materie prime, di mano d’opera e quindi di volumi spostati per unità di tempo, le richieste dell’industria bellica hanno introdotto la produzione industriale. E’ stato richiesto quindi un coinvolgimento di massa considerevole. Migliorando e ottimizzando quello che prima era affidato alle realtà artigianali, ragionando con numeri mai visti, abbiamo avuto lo stimolo a migliorare l’efficienza e analizzare problemi tecnologici mai studiati fino a quel momento. Prende vita il ben noto pensiero di Taylor e la conseguente formazione della classe operaia, la figura dell’artigiano o del contadino per esempio, vengono ridimensionate. Ragionando per analogia, osservando per esempio l’aspetto tecnologico durante la quarantena, la necessità di comunicare con il mondo, vincolati nelle proprie abitazioni, ha stimolato e accelerato quel tipo di

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comunicazione da remoto che altrimenti sarebbe arrivata in tempi molto più dilatati. Oggi il nostro modo di comunicare è cambiato drasticamente, fare un colloquio di lavoro a distanza, lavorare da casa e svolgere conferenze da remoto, per i più era impensabile. Informare il popolo degli ultimi provvedimenti presi sulla prevenzione dei contagi, ha aiutato ad affermare l’importanza di avere fonti autorevoli e verificate che mettano ordine, ha fatto capire quanto è deleteria la proliferazione di notizie false, le “fake-news”. Proprio per questo tra le tematiche oggetto di analisi del consiglio civico giovanile, è presente la tematica della Comunicazione, analizzata come strumento fondamentale per interagire con tutto il popolo. Ci siamo scontrati inoltre con il fatto che la comunicazione deve raggiungere persone diverse, ma soprattutto età diverse. I nostri sindaci, testimoni del fatto che comunicare in tempi di pandemia ha rivalorizzato quel tipo di comunicazione che prima era andata persa, come chiamare casa per casa i cittadini per informarli o fornire dispositivi di protezione attraverso le reti di negozianti dei vari quartieri. E’ un dato di fatto che agire alla radice del problema eliminando le notizie non verificate è impossibile, proprio per questo è fondamentale fornire al popolo gli strumenti per combattere la mala informazione. Bisogna formare quindi le persone a distinguere le notizie false da quelle vere e qui, ci vengono in aiuto cultura e istruzione, parti di un altro pilastro su cui deve poggiarsi la ripartenza nel post-corona virus. Bisogna essere consapevoli quindi che la tecnologia deve essere in qualche modo indirizzata per far sì che porti beneficio e non effetti negativi. Cultura e istruzione anche contro la polarizzazione sociale generata dalla pandemia, perché il contagio da notizie false è pericoloso tanto quanto quello da covid, viene infatti coniato il termine infodemia, ovvero la “Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili”. Si deve istruire il singolo per combattere tutto questo, partendo in primis dall’educazione dei più piccoli, dell'equità, ben diversa dall’uguaglianza. Si è discusso inoltre sul nostro modo vivere con noi stessi e con gli altri che è cambiato drasticamente e dobbiamo esserne consapevoli. Doverci fermare nei periodi di quarantena senza dedicarci alle tipiche attività quotidiane ha dato modo e tempo libero per pensare, portando a cambiamenti e conseguenze di carattere anche psicologico. Accettare la catastrofe e metabolizzare, toccando un altro dei temi fondamentali trattati, la salute mentale. La cura e l’accompagnamento della sofferenza mentale, è stato constatato, che risulta una questione ancora particolarmente ostile e soprattutto non è ancora di facile accesso. Le condizioni di fermo, poi, hanno fornito campo fertile per rivalutare il nostro modo di aumentati gli spostamenti nell'intorno delle abitazioni e diminuiti quelli di lunga tratta. La per esempio ha raggiunto gradi di qualità dell’aria raramente toccati nell’era moderna. E’ mobilità sostenibile, parte fondamentale della più ampia sostenibilità ambientale, assolutamente analizzata, individuando le soluzioni che la società moderna ci offre.

Conclusioni

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muoverci, sono pianura padana evidente che la doveva essere


La situazione appena introdotta ci invita a porci molte domande, ma il filo conduttore di tutto penso sia intrinseco ed è che entità individuale e collettiva sono inscindibili e il bene comune è di fondamentale importanza. Ci si trova di fronte all’esperienza di responsabilità dell’individuo verso la collettività per non dover trasmettere e fungere quindi da vettore di un virus mortale. Questo ci fa scoprire che la salute è un diritto fondamentale dell’individuo ma è anche e soprattutto interesse della collettività. C’è un limite invalicabile tra la libertà del singolo che raggiungendo una soglia critica diviene un ostacolo collettivo. La libertà individuale quindi diventa un ostacolo collettivo e la responsabilità, sia individuale che collettiva, è alla base delle nostre risposte e delle nostre soluzioni, perché l’inizio del nostro futuro per una ripartenza collettiva.

Fonti: Infodemia, Vocabolario Treccani: https://www.treccani.it/vocabolario/infodemia_%28Neologismi%29/

A) COMUNICAZIONE

A.1 INTRODUZIONE

Durante il primo lockdown, avvenuto tra la fine di febbraio e l'inizio di maggio del 2020, quando le persone erano costrette a rimanere a casa, la comunicazione ha svolto un ruolo fondamentale nella vita quotidiana. La situazione ha costretto tutti noi a un cambio di abitudini comportando anche un’evoluzione nel sistema delle comunicazioni. Molte e comuni sono le problematiche emerse nelle città di Bergamo e di Ludwigsburg, differenti le soluzioni proposte dalle autorità. Entrambi i centri hanno riscontrato difficoltà a relazionarsi con entità governative superiori (Regione Lombardia per Bergamo e governo centrale di Berlino per Ludwigsburg) e a debellare il fenomeno delle fake news. In seguito a ciò, i due Comuni hanno attuato differenti piani d’azione:

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-)Bergamo: predisposizione di chiamate registrate dal Sindaco al fine di rassicurare e informare i cittadini, aperture a nuove istanze comunicative che hanno permesso di raggiungere un pubblico più ampio, ad esempio il profilo instagram del Sindaco, e creazione di un servizio di supporto quale “Bergamo Aiuta”; -)Ludwigsburg: collocazione di pannelli informativi in lingue diverse inerenti alle casistiche di emergenza e rinnovamento dei sistemi informativi digitali, ad esempio il sito web della città, con conseguente incremento del loro utilizzo.

L’incontro con i due rispettivi consigli civici è stata occasione per conoscersi, discutere e dibattere sulle questioni più rilevanti nate dalla situazione pandemica. Dallo sviluppo dei risultati congiunti, proponiamo quanto poi è stato prodotto dal Consiglio Civico di Bergamo per quel che concerne la comunicazione.

A.2 I PROBLEMI INDIVIDUATI E LE PROPOSTE Problema

Proposta

Credibilità fonti informative

DBB- Digital Bullettin Board

Esclusione categorie maggiormente in difficoltà

Inclusività - Servizi di comunicazione più integrativi

Organizzazione attuale delle ore di educazione Alfabetizzazione digitale civica a scuola

SVILUPPO PROPOSTE DBB – Digital Bullettin Board 1. Identificazione del problema: credibilità fonti La drammatica pandemia di Covid-19 che ha travolto le nostre abitudini e le nostre vite ha rivelato quanto una buona comunicazione, che si dimostri almeno affidabile, facilmente accessibile e filtrata, sia fondamentale. Lo stato emergenziale, sia sanitario che umanitario, ha anche mostrato quanto una sbagliata (o eccessiva) comunicazione possa generare confusione, panico e sfiducia.

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In prima analisi la sommersione di notizie, più o meno vere, spesso non mette in condizione il destinatario di capire e assumere una posizione politica e critica propria; spesso, parallelamente, induce il cittadino a rassegnarsi alla confusione, limitare le proprie conoscenze alla prima notizia che visualizza o addirittura, nelle peggiori delle ipotesi, a non informarsi più. La facilità con cui vengono veicolate informazioni fuorvianti o false può comportare grandi disagi e crisi sociali, sanitarie, politiche, economiche etc. La pluralità di fonti e di metodi a cui rivolgersi per informarsi allo stato attuale è ampia e il più delle volte di facile accessibilità, le tecnologie e Internet permettono di consultare diverse fonti con pochi clic. Di conseguenza talvolta diventa difficile orientarsi, discernere e cogliere un’informazione corretta acquisita in maniera efficiente. A proposito della pandemia di Covid-19, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito “Infodemia” la condizione di “sovrabbondanza di informazioni – alcune accurate e altre no – che rende difficile per le persone trovare fonti e indicazioni affidabili quando ne hanno bisogno”. Un problema ulteriore è quello dell’informazione che spesso risulta essere di carattere soggettivo e legato prettamente ad interessi individuali, economici e politici. In particolare capita che i professionisti tendano a pubblicare e riportare fatti che risultano forzati, al fine di dover condividere informazioni ad ogni costo. L’esito comporta conseguenze negative perché l’informazione diventa paragonabile ad un prodotto figlio dell’industria che per forza di cose deve rendere un certo profitto e il risultato è scarsa qualità in termini di informazione. In certi casi il giornalista si ritiene in dovere di dare spiegazioni e motivazioni, quando invece dovrebbe essere lecito e sensato non pubblicare dato che non si è sufficientemente informati per dare un parere o il fine è meramente economico. Nel breve periodo, tematiche decisamente delicate come quella pandemica, come abbiamo potuto constatare, possono non avere soluzioni immediate e, nonostante la fame di notizie lecita del popolo, informare con notizie poco veritiere non solo porta ad esiti controproducenti ma ancor peggio deleteri. Riteniamo che a fianco di una maggiore responsabilizzazione delle piattaforme e dei professionisti dell’informazione, sia fondamentale in primo luogo aiutare l’utente ad informarsi in modo da acquisire una maggiore consapevolezza e prontezza di fronte alle dinamiche imposte dagli stati emergenziali e interagire con figure professionali affidabili.

2. Proposta La nostra idea è quella di proporre un portale online, denominato DBB (Digital Bulletin Board), che abbia la finalità di orientare l’utente verso siti attendibili relativamente al tema di crisi in atto in un determinato periodo. L’aggregatore di contenuti si pone quale strumento di mediazione neutro che non intende limitare l’utente a una cerchia ristretta di informazioni, al contrario vuole indirizzarlo verso molteplici fonti filtrate e pertinenti rispetto all’argomento in oggetto (anche con il fine di velocizzare la ricerca), affidabili e utili ai fini dell’assunzione di una posizione critica rispetto alla problematica. I rispettivi Comuni si occuperanno di promuovere il portale e predisporre una task force di esperti in

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materia quanto più neutri con il compito di gestire il sito. Lo stesso mediatore, grazie alle sue specifiche competenze, dovrà garantire l’affidabilità e la garanzia che non vi sia una logica di premialità nel ‘suggerire’ all’utente un determinato sito; ma parallelamente dovrà far in modo che il portale si ponga quale facilitatore e filtro rispetto alla quantità immensa di fonti, materiali e informazioni da cui attualmente siamo sommersi. Il DBB è concepito quale portale per la comunicazione di crisi, ma questo non limita prospettive di ampliamento che lo rendano una buona pratica anche per una comunicazione più ordinaria.

3. Esempi/o

L’esempio di Reddit - Reddit è un’app social con dinamiche tecniche simili a Facebook e Instagram. La sua particolarità è che si presenta come un BBS (Bulletin Board System), cioè un forum organizzato con delle sezioni di interesse chiamate subreddit dove gli utenti possono interagire e dialogare. Queste aree sono supervisionate dall’utente che ha creato la pagina, il quale può stabilire un regolamento che i follower devono rispettare per non incorrere nel ban (proibizione temporanea o permanente dell’interazione a scapito del trasgressore). E’ molto comune che nelle pagine con un grande seguito, al posto del fondatore del subreddit, ci siano anche dei moderatori che mantengono l’ordine e organizzino le pubblicazioni. Gli utilizzatori del social partecipano attivamente nelle discussioni, nei sondaggi e con le valutazioni delle proposte attraverso gli upvote e i downvote, i quali determinano la visibilità dei contenuti nella front page del subreddit. Grazie alla sua eterogeneità, Reddit vanta l’attenzione di una grande massa di utenti con età e interessi diversi che trovano spazio nelle differenti categorie del social. Ispirandosi all’esempio di Reddit, il portale DBB (Digital Bulletin Board) dovrà presentarsi sotto forma di forum con uno spazio di dialogo e interazione dedicato agli utenti, in cui possano esporre le proprie opinioni e comunicare tra loro sotto il controllo di un mediatore o di un filtro di sicurezza. Il sito, ora finalizzato alla comunicazione di crisi, potrà in futuro attrarre un pubblico più ampio e mutevole aggiungendo tematiche difformi e articolandosi in ulteriori sottocategorie.

—--Per affrontare il tema della comunicazione durante e post pandemia, porremo la nostra attenzione sulla formazione digitale riguardante insegnanti e studenti e sul ruolo fondamentale dell’educazione civica. Negli ultimi anni la tecnologia ha avuto un impatto notevole sulla vita quotidiana di tutta la popolazione, in particolare durante la pandemia.

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A tal proposito ci soffermeremo su un aspetto che tocca particolarmente noi giovani: la formazione digitale.

INCLUSIVITA’

1. Identificazione problema: la comunicazione non per tutti La lingua è una componente essenziale nella vita dell’uomo. Secondo molti pensatori il linguaggio è il tratto specifico dell’essere umano; infatti, solamente la specie umana è capace di parlare. Nel corso dei secoli la comunicazione si è sviluppata parallelamente al progredire dell’uomo. Il secolo scorso è stato fondamentale per conoscere nuovi modi di comunicare, anche grazie alle grandi invenzioni. Eppure, in un’epoca considerata digitale, dove l’interazione fra gli individui e la ricezione di informazioni non conosce barriere e distanze geografiche, la comunicazione non è predisposta verso tutti. Infatti, durante il lungo periodo del lockdown, dovuto al propagarsi del Coronavirus, momento in cui era complicato trasmettere e ricevere informazioni anche per i più grandi comunicazionisti e per le persone più avvezze all’utilizzo di canali di comunicazione, è sorta la difficoltà da parte delle istituzioni stesse a mettersi in contatto con alcune determinate categorie di persone. Si tratta di persone che per motivi economici non hanno la possibilità di accedere a mezzi di comunicazione (televisione, connessione a internet, ecc.…), ma allo stesso tempo di coloro che per ragioni anagrafiche non hanno le competenze nell’usufruire dei nuovi mezzi telematici oppure di persone, le quali a causa di patologie e sindromi non hanno la possibilità di venire automaticamente a conoscenza di cosa sta accadendo attorno a loro.

2. Proposte Questa parte del documento si propone di scardinare i lati più preclusivi della comunicazione, rendendola a sua volta totalmente inclusiva.

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Per tale ragione proponiamo un nostro contributo su come rendere la comunicazione accessibile anche alle categorie maggiormente in difficoltà:

1. Persone portatrici di disabilità

Per le persone affette da sordità, mutismo e sordomutismo occorrerebbe introdurre nei servizi alla persona la possibilità di interagire con personale formato alla lingua dei segni. Sarebbe opportuno che queste figure fossero disponibili sia a dedicarsi ad uno sportello informativo totalmente dedicato alle persone portatrici di tali disabilità, sia a realizzare videochiamate da remoto.

Persone affette da cecità: occorrerebbe ampliare le comunicazioni di base e di prima necessità (stradale, servizi al cittadino) e socioculturali (descrizioni e plastici di luoghi e edifici di attrazioni turistiche) nella scrittura Braille. Inoltre, nei trasporti sarebbe idoneo inserire altoparlanti alle fermate che indichino i bus in arrivo e di passaggio e che sui bus ne indichino le fermate.

Persone affette da disgrafia, dislessia e daltonismo: occorrerebbe Implementare la comunicazione attraverso schermo e stampa, ma anche aggiornare i siti web dei servizi alla persona con versioni munite di linguaggio semplificato, immagini e infografiche, caratteri più grandi e colori idonei per persone affette da disgrafia, dislessia e daltonismo.

2. Persone anziane

Per le persone anziane che spesso vivono da sole e la cui maggior parte non è abituata all’utilizzo della tecnologia e dei moderni canali telematici occorre reintrodurre il servizio di informazione telefonica usato durante il periodo di pandemia dal comune di Bergamo. Sarebbe di grande importanza creare un servizio esclusivamente dedicato alle persone anziane per rassicurarle e informale di ciò che sta accadendo attorno a loro

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Approcciandosi a questa categoria è fondamentale studiare un modo per far comprendere l’autenticità dell'iniziativa, visto le innumerevoli truffe che quotidianamente vengono fatte ai danni delle persone di una certa età.

3. Persone straniere

Per le persone straniere, occorre aggiornare tutti i siti web dedicati ai servizi alla persona e tutti canali di comunicazione online con una versione in lingua inglese. Inoltre, per i servizi alla persona, urge includere le pagine web tradotte in tutte le lingue più rappresentate nella popolazione locale. Questo processo sarebbe necessario da attuare anche per tutti i punti dediti al cittadino e agli spazi e alle attrazioni turistico culturali.

4. Persone indigenti e senza fissa dimora

Le persone indigenti e senza fissa dimora sono state senza dubbio quelle più svantaggiate e vulnerabili durante il periodo pandemico. Questa emergenza sanitaria ci ha fatto capire quanto gli ultimi siano totalmente lontani dalla realtà e di come sia difficile la comunicazione con loro. Proponiamo di creare dei servizi o degli spazi non solo come i già esistenti di accoglienza per vitto e alloggio ma anche dediti ad informare queste persone riguardo tutto ciò che sta accadendo e come muoversi a riguardo, specialmente in periodi difficili come quello della pandemia Covid - 19.

ALFABETIZZAZIONE DIGITALE

1. Identificazione del problema: organizzazione attuale delle ore di educazione civica a scuola

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Abituati alla freneticità, all’immediatezza e alla ricerca continua del raggiungimento dei propri obiettivi, viviamo in una dittatura totalitaria nella quale regnano l’eccessivo narcisismo e l’infodemia, delle quali cause sono la mancanza di tempo e di volontà, la mancanza di competenze critiche e l’estrema fiducia verso fonti ufficiose. Attualmente questo disegno della società è evidente sia dalla moltitudine di fake news sui social network a cui viene dato credito, sia dall’inconsapevolezza nel giudicare utile l’orizzonte cortissimo delle breaking news. Le conseguenze principali di tali avvenimenti si sono riscontrate nell’ambito scolastico, per esempio nell’utilizzo di piattaforme e di dispositivi digitali soprattutto da parte dei docenti. Infatti, nonostante siano organizzati corsi periodici di aggiornamento, diversi docenti risultano carenti in ambito tecnologico e durante la pandemia questo lato è emerso particolarmente. Sebbene gli studenti siano nativi digitali, una buona parte di essi manca delle competenze basilari fondamentali nella ricerca e nella verificazione di informazioni. Pertanto, è necessario agire a partire dalla scuola, prevenendo la ricaduta delle generazioni future negli errori del passato.

2. Proposte: alfabetizzazione digitale

La legge 107/2015 all’articolo 56 prevede l’adozione da parte del Ministero dell’Istruzione del Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD). Esso, tra gli altri, annovera tra i suoi obiettivi i seguenti: -

realizzazione di attività volte allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, anche attraverso la collaborazione con università, associazioni, organismi del terzo settore e imprese;

-

potenziamento degli strumenti didattici e laboratoriali necessari a migliorare la formazione e i processi di innovazione delle istituzioni scolastiche;

-

formazione dei docenti per l’innovazione didattica e sviluppo della cultura digitale per l’insegnamento, l’apprendimento e la formazione delle competenze lavorative, cognitive e sociali degli studenti.

Ad oggi, tuttavia, lo sviluppo delle competenze digitali sia tra gli studenti sia tra il personale della scuola (docenti in primis) appare molto limitato, e influenzato da fattori quali l’indirizzo di studi frequentato e l’età. In generale, bisogna procedere verso una parificazione su tutti i fronti di un’educazione digitale efficace che preveda gli stessi obiettivi minimi essenziali per lo sviluppo di quelle competenze trasversali che devono necessariamente accompagnare il cittadino. A tal proposito, la legge 92/2019 è chiara: L'educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell'Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona. La stessa pone come obiettivo di apprendimento, tra gli altri,

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anche l’educazione alla cittadinanza digitale, dedicandole interamente l’articolo 5 e specificando che spetta l’offerta formativa delle singole istituzioni scolastiche di qualsiasi ordine e grado deve prevedere alcune abilità e conoscenze digitali da sviluppare, tra cui: -

analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali

-

interagire attraverso varie tecnologie digitali e individuare i mezzi e le forme di comunicazione digitali appropriate per un determinato contesto

-

informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l’utilizzo di servizi digitali pubblici e privati; ricercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali

-

essere in grado di evitare usando tecnologie digitali, rischi per la salute e minacce al proprio benessere fisico e psicologico; essere in grado di proteggere sé e gli altri da eventuali pericoli in ambienti digitali

La scarsa utilità delle ore dedicate all’educazione civica che vengono proposte oggigiorno alle scuole, sia primarie che secondarie di primo e secondo grado, si è accentuata ancor di più durante la pandemia. Infatti se prima non veniva data particolare attenzione a questa materia, ora ci si è accorti della necessità di introdurre alcune ore di educazione civica, finalizzate a trasmettere agli studenti la comprensione delle strutture sociali, economiche, giuridiche e civiche della società in cui viviamo, sia fondamentale. A tal proposito noi studenti possiamo testimoniare che una riorganizzazione radicale per trattare queste tematiche alla base dell’educazione civica sia essenziale al fine di istruire e acculturare noi studenti nel miglior modo possibile.

In primo luogo, è fondamentale che i docenti dedichino l’intero tempo delle ore di educazione civica per concentrarsi solo su questa materia specifica, senza divagare su argomenti futili o di minore importanza oppure trattando un nuovo argomento della propria materia presentandolo come se fosse educazione civica. In secondo luogo, l’insegnante che si prende il compito di trattare l’educazione civica, deve avere i requisiti tali in modo tale da esporre ai propri studenti l'argomento in questione facendo sì che risulti utile e interessante. I requisiti base del docente per assumersi la responsabilità di affrontare la materia seriamente devono essere: -

possedere una buona e valida preparazione al fine di sensibilizzare e consapevolizzare gli studenti

-

interessarsi soltanto all’educazione civica in sé, senza dilungarsi e senza fare riferimenti continui alla propria materia

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-

disporre di tutte le conoscenze e risorse necessarie per portare a termine il proprio dovere nel miglior modo possibile

-

fornire agli studenti materiale consono da cui sia possibile imparare bene

Dalla prospettiva dello studente bisogna dare più importanza alla partecipazione attiva e al bagaglio culturale che si va a creare, piuttosto che alla valutazione tramite verifiche o interrogazioni che in questo contesto sono di scarsa utilità. A tal proposito, infatti, è più opportuno il fatto che lo studente approfondisca le tematiche trattate durante le ore di educazione civica, faccia ricerche e sviluppi elaborati. Se l’educazione civica viene proposta nel modo corretto e adeguato, lo studente assume maggiori competenze specifiche che lo guidano nell'affrontare la sua vita futura (in tutti i suoi aspetti, quindi studio, lavoro, famiglia) in modo più responsabile e maturo.

Le nostre proposte potrebbero essere realizzate, grazie all’aiuto del Comune di Bergamo, il quale potrebbe farsi portatore di una proposta e coordinare alcune scuole bergamasche, avviando delle sperimentazioni di alfabetizzazione digitale durante le ore di educazione civica.

3. Esempio

Gli spazi e i materiali devono adattarsi all’utenza. Le scuole devono dare vita ad ambienti non dedicati, ma informali, o – se già esistenti – potenziarli, per garantire una finalizzazione didattica delle strutture e degli strumenti già esistenti nell’ottica dell’educazione digitale. Il nostro modello di scuola digitale prevede aule interattive, dotate di almeno una postazione computer collegata ad una lavagna multimediale, che offra la possibilità di utilizzare devices elettronici per fini didattici e che, chiaramente, sia costantemente e stabilmente collegata ad internet. Questo modello deve restituire la giusta attenzione alla didattica laboratoriale come punto d’accordo essenziale tra sapere e saper fare. Si potrebbe inoltre valutare la possibilità di laboratori mobili in carrelli e box messi a disposizione di tutta la scuola per qualsiasi tipo di esigenza didattica, superando il modello di dotazione unica e fissa.

A seguito alle difficoltà che abbiamo fronteggiato durante l’emergenza COVID - 19, il Comune di Bergamo si è prontamente attivato, concentrando l’attenzione sulle categorie in estremo bisogno.

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Se la categoria degli esclusi costituisce l’anello più debole del tessuto sociale, esso misura anche la volontà costituzionale di tutelare ognuno. Detto ciò è risultato essenziale ricorrere ad un'efficace comunicazione, in quanto collante tra le istituzioni e la popolazione. Ci siamo resi conto che bisogna spendere su un’alfabetizzazione digitale volta a promuovere delle competenze tecnologiche a tutte le fasce d’età affinché si possa formare e potenziare una cittadinanza attiva e innovativa. Allo stesso modo della comunicazione bisogna curare anche l’informazione, filtrando le notizie reali da quelle false che creano complicazione nel cogliere un’informazione corretta in maniera efficace.

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B) LA MOBILITA’ SOSTENIBILE

1. Verso una Mobilità Sostenibile 2. La scelta delle modalità di spostamento strumento di Mobilità Sostenibile 3. Gli anelli sostenibili della catena del trasporto 4. Il ruolo della tecnologia a supporto della Mobilità Sostenibile

B.1. VERSO UNA MOBILITA’ SOSTENIBILE La mobilità sostenibile fa riferimento a un concetto di trasporto che tiene conto delle ricadute che le nostre scelte di mobilità hanno sull’ambiente, senza trascurarne i risvolti sociali ed economici. Le scelte di mobilità sostenibile implicano comportamenti orientati a favorire spostamenti in armonia con l’ambiente. Se pensiamo al riscaldamento globale, all’effetto serra, all’alterazione del naturale corso delle stagioni, risulta sempre più evidente il motivo per cui sia necessario adottare, nelle scelte di spostamento, un comportamento eco-friendly. Infatti, i trasporti hanno un impatto significativo sui cambiamenti climatici, poiché le auto e altri veicoli a motore, ad oggi, bruciano in gran parte fonti energetiche fossili, non rinnovabili, che rilasciano emissioni di gas climalteranti. A questo riguardo si tiene a precisare come l’obbiettivo prefissato dalla mobilità sostenibile non sia quello di eliminare i trasporti, riducendone la propria funzionalità per salvaguardare la qualità dello spazio pubblico, ma bensì quello di fornire un’alternativa di trasporti equamente efficace in grado di soddisfare i bisogni economici, sociali e ambientali della collettività senza conseguenze negative sull’economia e sull’ambiente. Nella prospettiva di approdare ad un futuro sostenibile è necessario rivedere il concetto di mobilità. Guardando a innovative modalità di trasporto si possono trarre innumerevoli vantaggi come la riduzione dell’inquinamento atmosferico, acustico, della congestione stradale, del tasso di incidentalità, del deturpamento delle aree urbane ad opera degli autoveicoli presenti, del consumo di territorio per la realizzazione di nuove infrastrutture viarie, di contenimento dei costi senza dimenticare l’opportunità di guadagnare una maggiore autonomia personale oltre che un aumentato benessere psicofisico, nella speranza di contribuire a raggiungere obiettivi di sostenibilità globale.

B.2. LA SCELTA DELLE MODALITÀ DI SPOSTAMENTO COME STRUMENTO DI MOBILITA’ SOSTENIBILE

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La scelta della modalità di spostamento è fondamentale nel contribuire a generare una mobilità sostenibile. Per questo occorre imparare a progettare spazi che inducano a comportamenti sostenibili e impegnarsi a organizzare corsi di formazione, eventi e momenti di discussione che aiutino le persone ad acquisire consapevolezza sul tema. Lo spostamento sostenibile più a misura d’uomo è quello a piedi. In anni recenti si è iniziato ad avere attenzione verso la mobilità pedonale assegnando a questa un ruolo sempre più importante. A nostro parere si dovrebbero riorganizzare i centri urbani, ponendo attenzione alla valorizzazione dei luoghi culturali e del territorio, all’allestimento sostenibile degli spazi proprio attraverso la loro messa a sistema con percorsi pedonali. Le voci della sostenibilità trovano spazio nello spostamento a piedi: sul fronte ambientale, questa modalità comporta un drastico abbattimento delle emissioni di CO₂ con conseguente miglioramento della qualità dell’aria, ma anche migliori condizioni fisiche poiché il camminare giova alla salute. Sul fronte sociale, poiché camminare contribuisce al dialogo e all’incontro con altre persone; aiuta a rilassarsi e favorisce i rapporti tra le persone. Sul fronte economico, è chiaro a tutti come camminare risulti il modo più economico per spostarsi ed è forse per questo motivo, non genera guadagni, che viene promosso a fatica in un mondo governato dal bisogno di fare business. Tra le modalità di spostamento a cui guardare anche la bicicletta può essere considerato un mezzo altamente efficiente. Infatti, se la decliniamo secondo le voci della sostenibilità vediamo come: sul fronte ambientale, il suo uso comporta un abbattimento delle emissioni di CO₂ con conseguente miglioramento della qualità dell’aria, permettendo così una migliore qualità di vita. Sul fronte sociale, considerando i suoi costi abbordabili, la bicicletta come mezzo di trasporto può aiutare ad abbattere barriere che creano esclusione e rendono difficile l’accessibilità, migliorando le interazioni fra i vari mezzi di trasporto e anche fra le singole persone, rendendo la città più a misura d’uomo. Sul fronte economico, abbiamo un abbattimento dei costi di diverso genere: in termini di tempo (la bici permette una maggior autonomia, flessibilità e prevedibilità), in termini di costi sia fissi che variabili, entrambi più accessibili rispetto a quelli relativi ad altre modalità di trasporto, rendendo la bici un mezzo di trasporto sociale, quelli esterni (impatto ambientale, costi economici/sociali minori di almeno 4 volte tanto rispetto a quelli prodotti dall’uso dell’auto con il solo conducente) e delle istituzioni (l’investimento sulle bici deve essere bilanciato dal risparmio su infrastrutture per automobili). Un’altra modalità sostenibile è rappresentata dal Trasporto Pubblico. Meglio se con mezzi alimentati da energia verde: comunque, poiché le emissioni vanno ripartite fra i passeggeri, sicuramente più sostenibile

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del mezzo privato. Anche in questo caso, declinandone i pregi per i diversi aspetti della sostenibilità abbiamo che: sul fronte ambientale, il suo uso comporta un abbattimento dell’inquinamento atmosferico (le persone lasciano a casa la propria auto e le emissioni del mezzo pubblico utilizzato vengono ripartite tra i passeggeri), ma anche maggior ricorso al TP significa meno auto sulle strade con conseguente minore congestione e quindi migliore qualità dello spazio pubblico per accogliere pedoni e ciclisti. Trasporto Pubblico significando meno auto sulle strade implica anche meno bisogno di strade e di parcheggi, in parole povere meno consumo di suolo, un aspetto importante per la sostenibilità. Sul fronte sociale, favorisce sicuramente la socialità e stimola la condivisione. Sul fronte economico, occorre sottolineare come trasporti pubblici innovativi, integrati nel territorio ed efficienti permettono ai cittadini di risparmiare tempo, e contestualmente ridurre i costi, sia individuali che collettivi.

B.3. GLI ANELLI SOSTENIBILI NELLA CATENA DEL TRASPORTO La catena del trasporto può essere definita come l’insieme dei mezzi di trasporto utilizzati in sequenza per coprire, con continuità, un tragitto per andare da un punto A ad un punto B. L’intermodalità è una modalità di spostamento pensata per massimizzare il potenziale dei singoli modi di trasporto integrandoli e coordinandoli fra loro. Prevede in sostanza l’uso combinato di diversi mezzi di trasporto. Può quindi essere vista come uno strumento utile a compiere il viaggio, uno strumento alternativo a quelli precedenti costituito però dalla messa a sistema delle diverse opportunità di viaggio prima considerate. Esaminiamo i principali anelli che la compongono. Nella catena del trasporto, l’anello della mobilità ciclabile rappresenta un mezzo di mobilità, cosiddetta lenta, con caratteristiche proprie di flessibilità, sostenibilità ambientale ed economica, oltre a permettere di entrare in relazione con il paesaggio circostante, mezzo che si integra molto bene con trasporti quali autobus, treno, mezzi condivisi, automobile. Dunque, per promuovere la necessaria integrazione della mobilità ciclabile nelle abitudini di ogni abitante si propone di acquisire mezzi e strumenti che rendano più appetibile il ricorso a questa modalità. L’anello associato alla mobilità pedonale stimola a una riflessione. Educare a camminare significa sviluppare in chi si muove a piedi l’acquisizione diretta ed esperienziale della conoscenza del territorio che ospita la comunità, della sua geografia, della sua storia e della sua biodiversità. Osservare quotidianamente i ritmi anche naturali e stagionali favorisce parallelamente la consapevolezza

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dell’inserimento della propria comunità locale in un contesto globale e la consapevolezza di dover proteggere il territorio. Nella catena del trasporto il TP gioca un ruolo centrale. La parte più corposa del viaggio è infatti coperta da questa modalità. Non possiamo ignorare il contributo portato dall’anello del trasporto individuale su gomma, anche se riesce difficile inquadrarlo come mobilità sostenibile. Ci sono però situazioni in cui l’automobile è necessaria e dobbiamo tenerne conto. Per mitigarne l’impatto sono state introdotte alcune soluzioni efficaci e d’interesse. La modalità del car pooling è sicuramente la più efficace. Prevede la condivisione del mezzo tra più utenze su un determinato spostamento. In questo modo ognuno compie il viaggio che deve fare, ma le emissioni che questo viaggio genera vengono ripartite tra i passeggeri. Il car sharing è un’altra modalità di sicuro interesse. In questo caso ognuno non rinuncia al proprio viaggio (quindi le emissioni non si riducono) ma tutti usano, in momenti diversi la stessa auto; quindi, si riduce lo spazio occupato dalle auto sulle strade e sui suoli privati (poiché non è più necessario possedere un’auto per garantirsi lo spostamento condotto individualmente). Inoltre, è dato un maggior controllo delle emissioni dei mezzi in car sharing che solitamente sono di ultima generazione, tendenzialmente a motore elettrico o, comunque a basse emissioni. Sempre per quanto riguarda i motori endotermici sono previsti corsi di guida che insegnano a sollecitare meno i motori. Inoltre, il mercato automobilistico si sta orientando verso la produzione di auto elettriche o ibride. Anche se, alcuni paesi, come la Germania, stanno valutando se continuare a incentivare il mercato dell’ibrido, che non è realmente classificabile come sostenibile. C’è poi da osservare come anche le auto elettriche possano essere considerate sostenibili solo se alimentate da energia verde, la qual cosa ancora non è proponibile.

B.4. IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA A SUPPORTO DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE In questi ultimi decenni il mondo è stato investito da una rivoluzione tecnologica che ha favorito efficacemente diversi settori, tra cui quello dei trasporti. Per promuovere la mobilità ciclabile favorendo così comportamenti sostenibili, è opportuno incentivare le app di bike sharing. Questo servizio dovrebbe essere implementato con l’allestimento di pannelli informativi alimentati dal fotovoltaico che condividono i dati di conteggio di ciclisti in tempo reale, una mappa digitale del territorio e di conseguenza il tempo necessario per percorrere un determinato percorso, le informazioni sulla condizione e il chilometraggio della bicicletta attraverso il riconoscimento di un’etichetta RFID (identificazione a radiofrequenza) e frasi di ringraziamento come “Grazie per aver scelto la bicicletta”. Per chi viaggia con il proprio mezzo, pensiamo possa diventare una risorsa utile per la messa in sicurezza la possibilità di comprare ad un costo accessibile strumenti

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tecnologici come GPS, allarmi e lucchetti automatici anche con impronta digitale. Sempre legata a quest'ultimo obiettivo e a quello di evitare eventuali incidenti, vi è l’esigenza di una maggiore sorveglianza tramite l’installazione di videocamere e di un sistema di illuminazione più efficiente, che si attivi solo nel caso di necessità attraverso sensori di movimento e caricato con energia solare. In un mondo sempre più complesso e in evoluzione, la tecnologia gioca un ruolo importante nella nostra vita quotidiana. Grazie al suo progresso unitamente a quello della scienza, l’uomo ha conosciuto un enorme miglioramento delle proprie condizioni di vita. Così come sta succedendo nei vari settori economici, anche il settore dei trasporti pubblici può trarre vantaggio dall’implementazione di nuove tecnologie. Infatti, soluzioni tecnologiche innovative consentono di rendere più accessibile il trasporto pubblico alla popolazione ed allo stesso tempo di ottimizzare scelte e processi aziendali per un impiego migliore della flotta. L'auto come la conosciamo oggi non fa parte del futuro. Ma per cambiare abitudini, i cittadini devono essere incentivati ad utilizzare modalità di trasporto più sostenibili. Da uno studio europeo notiamo che in media, in Italia, vengono percorsi giornalmente 11.4 km per persona

(fonte: https://ec.europa.eu/eurostat/statisticsexplained/index.php?title=File:Average_distance_per_person_per_day_(kilometres)_v3.png)

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Inoltre, di questi 11.4 km, nel contesto italiano, il 63,7% viene percorso guidando una macchina.

(fonte: https://ec.europa.eu/eurostat/statisticsexplained/index.php?title=File:Travel_distance_per_person_per_day_by_main_travel_mode_for_urban_mo bility_on_all_days_(%25)_v3.png)

Quindi stimolando l’utilizzo del trasporto pubblico, anche solo per i brevi tratti, si ridurrebbe notevolmente il numero di macchine in circolazione e di conseguenza si ridurrebbero anche le emissioni di CO₂, si avrebbero minor traffico, minor numero di incidenti e maggiori risparmi per il cittadino e per la collettività. Un esempio a cui guardare è l’azienda ATB, che offre all’utenza un servizio che consente di pianificare il viaggio e scegliere quale mezzo di trasporto utilizzare per ciascun tragitto da compiere, pagando per il singolo viaggio oppure usufruendo di abbonamenti mensili o di tariffe unificate per più mezzi di trasporto differenti. Questo è prodromo al concetto di Mobility as a Service (MaaS). La caratteristica principale del MaaS sta nell’offrire ai viaggiatori soluzioni basate sulle loro reali esigenze di viaggio. Per farlo, è indispensabile l’unione di fornitori di servizi di trasporto pubblici (come autobus, tram e treni) con servizi privati come il car sharing, il bike sharing o i servizi di noleggio di automobili. Chiaramente il passaggio dalle tecnologie attuali a tecnologie più avanzate come il MaaS richiede investimenti e tempo.

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C) VERSO UNA CULTURA EUROPEA CONDIVISA C.1 Premessa Nell’immaginario e nel pensiero comune l’Europa ovvero l’Unione Europea rappresentano un'entità sovranazionale nata da una visione politica ed economica. Ciò è vero soprattutto per noi giovani e giovanissimi, nati in un’Europa unita dal punto di vista territoriale e monetario. In realtà, ed è bene non dimenticarlo, Europa è molto più che un territorio per il libero scambio di cittadini e merci e valuta monetaria. Il termine Europa fu coniato da Esiodo (VIII-VII secolo a. C) e originariamente era usato per indicare l'area in cui si sviluppò la civiltà greca. L'Europa, come la conosciamo oggi, non solo dal punto di vista etnografico e geografico, ma soprattutto da quello culturale, religioso, sociale e politico, è il frutto di un lungo e complesso processo storico in continuo divenire. La genesi di una specifica identità europea è da ricondursi alla Grecia antica, la cui civiltà ebbe il suo culmine nei secoli V e IV a.C.; qui si consolidò la coscienza di una realtà di popoli legati da cultura, costumi e istituzioni che si contrapponevano a quelle dei “barbari” asiatici. Tuttavia, nella mitologia greca, Europa era una principessa fenicia, figlia di Agenore, re di Tiro (un'antica ed importante città fenicia) e quindi una straniera proveniente dall’Oriente! Questo mito fondatore la dice lunga sulla storia, sull’oggi e sul domani dell’Europa. Non esiste una vera e propria identità europea, bensì molte identità europee che si sono sviluppate nella storia e si sono formalmente riconosciute e alimentate nel processo di costruzione dell’unione dei Paesi europei, nell’interazione fra identità subnazionali e transnazionali. Questa diversità culturale è sempre stata fonte di divisioni, conflitti, persino errori e crimini, ma ha anche dimostrato una straordinaria capacità di assimilazione e integrazione, creando opportunità di progresso culturale e socio-economico. È la stessa parola “Europa” (dal greco εὐρύς (eurus), "largo, ampio" e ὤψ / ὠπ- / ὀπτ- (ōps / ōp- / opt-), "occhio, viso, volto”, traducibile con “sguardo ampio”, che ci indica ciò che l’Europa è veramente ovvero dovrebbe essere: un luogo, un’idea, un’unione di popoli, culture, società, linguaggi ed etnie diversi, che si incontrano, si conoscono Considerata da questa prospettiva, l’Europa non rappresenta più una mera unità territoriale, politica ed economica chiusa, statica e finita, ma è spazio d’incontro di realtà plurali, luogo di condivisione democratica di idee culturali e politiche fra loro diverse. Europa è dunque, innanzi tutto, un’entità antropologica multietnica che crea ponti tra le diverse culture e, in quanto tale, non può limitarsi ad accogliere culture e cittadini, ma suo dovere è quello di offrire alle une e agli altri una possibilità di integrazione vissuta come reciproco arricchimento. Al di là di crisi e definizioni più o meno politiche, l’Europa è una realtà che travalica i confini territoriali, un costrutto culturale e valoriale, la matrice di una costante ibridazione culturale ovvero la summa, sempre in divenire, di culture fra loro diverse. S’impone perciò, soprattutto in tempi che come il nostro vivano e conoscano la crisi dei valori sui quali questo “costrutto” culturale e politico si fonda, di ripensare quali possano essere i ponti fra i Paesi europei in grado di rinsaldare la sua coesione.

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C.2 Una cultura europea al di là del “deficit democratico” La Commissione Europea ha promosso, e continua a promuovere, programmi d’azione e attività culturali destinati a rafforzare quei valori e quei principi necessari alla costruzione di una collettività europea. Tuttavia, sebbene la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea sancisca e tuteli i diritti fondamentali dei suoi cittadini, e sebbene il raggio d’azione dell’UE conformemente all’articolo 5 del Trattato sull’Unione Europea (Trattato di Maastricht), esista solo nella misura in cui gli Stati membri le conferiscano una determinata competenza, sia l’UE, sia le sue istituzioni soffrono di una mancanza di legittimità democratica. Il vero deficit democratico dell'UE sembra essere l'assenza di una politica veramente europea. Per costruire questa “politica” occorre cominciare a creare una cultura europea per l’Europa ovvero creare una opinione pubblica europea. A tale scopo, sarebbe auspicabile la creazione di testate giornalistiche europee in grado di raggiungere capillarmente e regolarmente tutto il territorio dell’Unione. Tali giornali europei, finanziati dall’Unione, potrebbero essere il foro di discussione su problemi all’ordine del giorno nell’Europa intera, e contribuire così ad avvicinare l’opinione pubblica alla realtà politica dell’Europa e alle sue istituzioni. Alla fine del novembre 2020 la Commissione Europea ha inoltre presentato il Piano d’azione (“Nuovo regolamento di Europa Creativa”) per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027. Affinché questo Piano d’azione mostri la propria efficacia, è necessario pensare anche a iniziative culturali e di formazione che facciano dell’inclusione uno dei valori incontestati nella vita dei cittadini europei. È importante che il mondo culturale possa continuare a beneficiare di un programma come “Europa Creativa”, che pone al centro la cultura come vettore di coesione sociale per la ripresa europea. Allo stesso tempo, tuttavia, il principio di democrazia e di inclusione possono essere garantiti soltanto là dove tutte le persone abbiano equi diritti ed opportunità. Come ha suggerito la Commissione Europea nella comunicazione relativa alla strategia per la parità di genere 2020-2025, fino ad oggi nessuno Stato membro dell’Unione ha conseguito questo obiettivo. Si rende pertanto necessario progettare azioni culturali di sensibilizzazione contro l’omotransfobia, la violenza sulle donne e tutti gli abusi e i soprusi che violano la dignità della persona. Promuovere una cultura europea del rispetto significa, al contempo, tutelare e rispettare anche il patrimonio naturale europeo: sebbene il Green Deal europeo definisca un insieme di iniziative politiche, proposte dalla Commissione Europea, con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050, questo obiettivo non potrà mai essere raggiungibile mediante soluzioni esclusivamente tecnologiche ed economiche. Si impone invece, innanzi tutto, la necessità di diffondere una cultura ecologica europea che prepari e favorisca la ricerca delle soluzioni tecnologiche. A tal fine, occorre progettare una campagna culturale nei vari Paesi dell’Unione, organizzando per esempio “Giornate Europee per l’Ambiente” che portino all’attenzione dei cittadini la necessità di riflettere sui problemi climatici, l’estinzione delle specie, la deforestazione, etc. Ancorché necessarie e ed efficaci, le azioni della Commissione Europea sono per lo più ignote, tuttavia, alla maggior parte dei cittadini e non arrivano a colmare quel “deficit democratico” di cui si è detto. Prima di riflettere su quali proposte avanzare per la costruzione e lo sviluppo di una cultura europea condivisa, abbiamo pertanto pensato di realizzare un sondaggio rivolto a giovani residenti in diversi Paesi europei, chiedendo loro quali debbano essere i principi fondamentali/costituenti di un “Vademecum del buon europeo”. Questo “Vademecum del buon europeo” dovrebbe indicare i valori condivisi dai cittadini d’Europa

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ed essere tradotto in tutte lingue europee, stampato e/o condiviso digitalmente, cosicché esso possa ricordare, in ogni momento, a chi abita l’Europa che cosa significa essere europei. Ci sembra importante poter ascoltare la voce dei giovani cittadini, e vogliamo sperare che le loro ovvero le nostre istanze possano dialogare con le istituzioni, alle quali chiediamo di valutare in maniera critica il proprio operato, non limitandosi a considerarne soltanto l’aspetto politico ed economico, ma anche quello umano e valoriale. Auspichiamo che le istituzioni europee giungano a coinvolgere la pluralità di cittadini che costituiscono l’Europa, dando avvio a meccanismi di consultazione estesa rivolti a chi, nella realtà quotidiana, vive l’Europa e l’Europa difende e costruisce. Hanno risposto al nostro sondaggio 31 giovani dei seguenti Paesi: Italia, Germania, Olanda, Grecia, Polonia, Norvegia, Spagna, Portogallo, Francia, Bulgaria, Belgio, Turchia (e anche Regno Unito). Le loro risposte hanno composto questo elenco di valori europei inalienabili: Libertà, Uguaglianza, Equità, Educaziione, Democrazia e Sicurezza, Cultura, Unione/Solidarietà, Cooperazione, Coinvolgimento, Libertà di iniziativa economica, Futuro, Ambiente.

Qui di seguito l’interpretazione che abbiamo voluto dare a ciascuno di essi: - Libertà: ogni cittadino europeo deve essere libero di esercitare il proprio diritto di libertà, che include: libertà personale, di domicilio, di corrispondenza, di circolazione e di soggiorno, di riunione, di associazione, di culto, di opinione, di espressione, di manifestazione del pensiero, di iniziativa economica privata ed accademica. La libertà del singolo deve necessariamente e giustamente essere limitata nel rispetto di quella altrui; - Uguaglianza: tutti i cittadini europei hanno gli stessi diritti, doveri e opportunità. Non vi devono essere discriminazioni di alcun genere (sulla base del genere, della cultura, dell'etnia, della religione, della disabilità, dell’orientamento sessuale, ecc); - Equità: riconoscere l’uguaglianza di tutti i cittadini non è sufficiente. Le esigenze di ogni cittadino europeo devono poter essere tutelate e soddisfatte; da qui, l’importanza di principi quali la solidarietà, l’amicizia, l’accoglienza, la dignità, la cortesia, la comprensione e la tolleranza; - Educazione: ogni cittadino europeo deve essere educato ai valori del “Vademecum del buon europeo”, che comprendono il rispetto verso gli altri, l’uguaglianza, le eliminazioni delle barriere sociali e culturali e la responsabilità. Grazie all’istruzione, si insegnerà l’importanza di avere una mente aperta e un’ampiezza di vedute necessaria per affrontare i problemi con i quali i giovani si devono confrontare nella loro crescita. All’educazione si deve accompagnare la salvaguardia della memoria storica europea, affinché non si ripetano gli orrori di cui l’Europa è stata sia vittima sia protagonista; - Democrazia e sicurezza: ogni cittadino europeo deve vivere in un ambiente sicuro e protetto in cui la pace sia perpetua, l’amministrazione e la giustizia siano trasparenti e sia tutelata la riservatezza (privacy); - Cultura: ogni cittadino europeo è tenuto a rispettare le differenze culturali ed è sollecitato a condividere la propria cultura in modo da favorire un dialogo fecondo con cittadini europei di culture diverse. Ogni

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cittadino europeo deve essere cosciente del fatto che è proprio tale diversità ad essere un punto di forza e una caratteristica dell’Europa; - Unione: ogni cittadino europeo dovrà potersi sentire europeo, ovvero parte di una comunità europea che considera tutte le nazioni di pari importanza. La comunità europea si contraddistingue per la coesione, l’intensa comunicazione, la solidarietà che si è stabilita tra i cittadini europei; - Cooperazione: i cittadini europei sono stimolati a collaborare tra di loro. In particolare, i temi che richiedono un dibattito condiviso sono l’emergenza climatica, l’integrazione sociale e il problema delle risorse. - Coinvolgimento: ogni cittadino europeo deve sentirsi parte attiva della comunità europea, mettendosi in gioco tramite iniziative organizzate su vari livelli, svolgendo semplici servizi di volontariato e/o portando le proprie idee ed opinioni, anche in consessi locali; - Libertà di iniziativa economica: ogni cittadino europeo, secondo il principio della libertà, deve essere messo nelle condizioni di poter intraprendere un’attività, accrescerla e di conseguenza contribuire alla crescita economica della propria nazione e quella del territorio europeo; - Futuro: ogni cittadino europeo deve guardare al futuro con il desiderio di contribuire al consolidamento, alla crescita e al progresso dell’Europa, e col senso di responsabilità di chi è consapevole che il futuro sarà il presente delle nuove generazioni. - Ambiente: ogni cittadino europeo deve valorizzare e riconoscere l’importanza, l’unicità e la bellezza del territorio europeo, nel rispetto della vita sulla Terra. Affinché la cultura europea possa costruire sé stessa alla luce di questi valori, Istruzione, Formazione e Condivisione sono le parole-chiave che, a nostro avviso, devono ispirare le generazioni presenti e future di cittadini europei. Essere europeo ovvero la “Cittadinanza Europea” non è un dato anagrafico che il cittadino acquisisca semplicemente per diritto al momento della nascita in uno Stato membro dell’Unione; essere europeo è un sentimento di consapevolezza, di conoscenza e di condivisione di valori propri della cultura europea. Come un piccolo seme piantato nel suolo ha bisogno di cure e di continuo riguardo per germogliare, crescere e diventare un grande albero, allo stesso modo il sentimento europeo deve essere coltivato nelle giovani generazioni durante gli anni della scuola e fortificato poi nell’età adulta all’interno della società civile. Alla luce di queste premesse, la cultura europea ha il compito di promuovere nei suoi cittadini la consapevolezza di vivere - in una Europa plurale, multietnica, aperta e di visione ampia (l’Europa è da sempre punto d'incontro di popoli, culture, tradizioni e lingue differenti; la sua storia mostra chiaramente che non esiste “la” cultura europea, ma esiste “una” cultura europea plurale, nata al seguito di innumerevoli influenze culturali);

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- in una Europa della condivisione, condivisa e partecipativa (l’Europa è di tutti coloro che ne condividono i valori e l’Europa è per tutti, e tutti concorrono, ciascuno con il proprio agire, al consolidamento, alla prosperità e alla pace in Europa).

C. 3 Proposte per una cultura europea condivisa Affinché la cultura europea possa creare le basi per un efficace consolidamento della coscienza civile europea, l’istruzione scolastica deve contribuire attivamente alla creazione dei futuri cittadini europei. A tal fine proponiamo quanto segue: 1) Integrare l’insegnamento della Geografia Europea e dell’Educazione Civica Europea nel programma scolastico italiano che prevede lo studio dell’ Educazione Civica Italiana nella scuola primaria e secondaria; il Ministero dell’Istruzione, in questo ambito, ha promosso alcuni progetti negli scorsi anni, ma riteniamo che sia necessario promuovere in ogni Paese dell’Unione percorsi di educazione alla cittadinanza europea che consentano agli studenti di sviluppare le conoscenze, le competenze e i valori necessari per diventare consapevoli cittadini europei; 2) Prevedere nei Programmi Scolastici un’occasione mensile per l’approfondimento delle conoscenze di uno Stato europeo di volta in volta diverso (cultura, cucina, bandiera, personaggi illustri). Ciò permetterebbe ai ragazzi e ai bambini di conoscere, acculturarsi e studiare la storia di un Stato diverso da quello in cui vivono o sono nati, sollecitando il desiderio di scoprire culture, stili di vita, tradizioni, cibi diversi da quelli che sono abituati a conoscere. In particolare, proponiamo approfondimenti ulteriori sulle seguenti tematiche: -

Folklore e piatti tradizionali dei vari Paesi dell’Unione Europea ( introducendo anche piatti tipici europei nelle mense scolastiche);

-

Sport e attività sportive tipici o tradizionali di altri paesi europei (ad esempio flamenco, hockey, etc.);

3) Organizzare nelle scuole momenti di dibattito che possano simulare le dinamiche di Parlamento, Consiglio e Commissione Europei, così da sollecitare gli studenti al dibattito pubblico e introdurli alla conoscenza di queste istituzioni e delle loro attività. L’obiettivo è formare ed educare i ragazzi all’impegno politico nell’UE. Il progetto comprenderà un percorso di formazione politica di cui si occuperanno scuole e/o accademie finanziate dall’UE che selezioneranno i candidati in base al merito ed alle motivazioni. L’auspicio è che tale iniziativa, che può essere sperimentata a livello locale, possa poi concretamente realizzarsi in summit a cadenza annuale che coinvolgano direttamente il Parlamento Europeo; 4) Promuovere, a livello scolastico, gite e scambi culturali e linguistici in Europa. Viaggiare è una forte esperienza formativa per gli studenti e offre loro la possibilità di conoscere l’Europa e la sua cultura “da

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vicino”. Attualmente alcune scuole (per esempio, i licei linguistici) organizzano già viaggi di istruzione e scambi linguistici in Europa, ma è indispensabile estendere la possibilità di svolgere gite e scambi culturali e linguistici anche a tutti gli altri indirizzi di studio della scuola secondaria. Questo tipo di iniziative favorisce lo scambio di pensieri ed esperienze e può costituire la base per futuri progetti culturali tra Paesi membri dell’Unione; 5) Introdurre nei programmi scolastici un insegnamento dedicato e pensatori e padri fondatori dell’Europa quali Carlo Cattaneo, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli e Jean Monnet, nonché un insegnamento di “cultura europea”; 6) Promuovere e creare Tornei Sportivi Europei ovvero Giochi della Gioventù Europea, in modo che i giovani possano confrontarsi con i loro coetanei di Paesi diversi attraverso lo sport.

Per contribuire alla diffusione di una cultura veramente europea nella società civile, proponiamo inoltre: 1) Creazione, nelle varie città italiane e europee, di un Centro Culturale Europeo, un’istituzione che abbia come obiettivo la promozione e la diffusione della cultura, dell’identità e dei valori europei in tutti i livelli della società civile. Il Centro Culturale Europeo dovrebbe essere la casa dell’Europa, un punto di ritrovo e di socialità, aperto a tutti i cittadini, in cui si organizzano eventi, attività e iniziative culturali; 2) Incentivare l’acquisto di libri in lingua originale, straniera (francese, tedesco, spagnolo) da parte delle biblioteche civiche e promuovere la lettura di autori europei e di libri dedicati all’Europa;

3) Favorire il cinema europeo con proiezioni di film realizzati da registi delle varie nazionalità europee. Nei cinema del nostro Paese vengono proiettati per la maggior parte film italiani oppure pellicole prodotte dai grandi colossi americani. Tuttavia, il cinema potrebbe assumere un ruolo più significativo per la promozione di una cultura europea e per l’educazione ad un’identità europea. Proponendo la proiezione di film provenienti da varie case cinematografiche straniere si offre non soltanto la possibilità di far conoscere realtà e culture diverse, ma anche di accrescere il senso di appartenenza ad un’unica cultura europea, Per queste ragioni, riteniamo auspicabile - la costituzione di un “Cinema Europeo”, almeno nelle più grandi città italiane, dove vengano proiettati film di tutte le nazioni europee (francesi, spagnoli, danesi, ungheresi, ecc.…); - la creazione, nei grandi cinema, di sale o fasce orarie apposite, nelle quali verranno proiettati unicamente film di produzione europea; - l’inserimento, all’interno dei programmi scolastici, di momenti dedicati alla visione di film europei, in modo da sviluppare nelle nuove generazioni la consapevolezza di vivere all’interno di una cultura europea;

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- l’istituzione e la promozione nelle maggiori città italiane di un Festival del Cinema Europeo, come già ne esiste uno dal 2000 nella città di Lecce; 4) Organizzare corsi gratuiti per l’insegnamento delle lingue europee nell’intento di favorire lo scambio e il dialogo fra i Paesi dell’Unione Europea; in Italia, in particolare, la maggior parte della popolazione non conosce altre lingue europee, salvo l’inglese. L’apprendimento di una nuova lingua promuove gli scambi culturali. Concerti, letture di libri, cene o conversazioni in lingua straniera rappresentano preziose occasioni per avvicinare i cittadini, soprattutto i più giovani, di paesi e culture diverse: 5) Creazione di una “Settimana dell’Europa”, dedicata interamente all'Europa, durante la quale le città si colorano di blu, creano eventi sportivi, eventi serali, manifestazioni, attività ludiche e culturali cercando di raccontare l'Europa in tutte le sue forme. A questa settimana dovrebbero partecipare anche le scuole e le varie istituzioni scolastiche, organizzando attività didattiche, laboratori, forum dedicati all’Europa; 6) Organizzazione di campus e scuole estive europee. Rivolta ad adulti e bambini, questa proposta prevede l’organizzazione e la gestione di campus e scuole estive che approfondiscono le tematiche legate all’Europa. Possono essere svolti nel territorio locale, sull’esempio dei cre grest, oppure sul territorio europeo;

7) Costruzione di una più fitta rete di partnership e gemellaggi tra le città europee che favoriscano scambi culturali e l’organizzazione di eventi internazionali; ogni città europea deve potersi fregiare di un accordo di gemellaggio o di altro tipo con altri luoghi di altri Paesi, così da stimolare i propri cittadini a conoscere altre realtà; 8) Incentivare studenti e giovani lavoratori a intraprendere percorsi di formazione, anche di breve durata, in altri paesi dell’Unione Europea, grazie al supporto di un fondo permanente istituito dalla UE a favore dei giovani; 9) Organizzare concorsi e premi d’arte europei, finanziati dall’UE, che favoriscano la condivisione di valori a partire dalla rappresentazione dell’Europa in varie forme d’arte (ivi inclusa la musica). I vincitori avranno la possibilità di viaggiare attraverso una serie di città europee dove presentare la propria opera al pubblico; 10) Istituire un organo europeo che si occupi della progettazione di un servizio per attività di volontariato a livello europeo, e che solleciti i giovani a prendervi parte. Questa esperienza potrà arricchire il curriculum vitae dei partecipanti. Valutare se rendere obbligatoria tale attività; 11) Per favorire l’inclusione ed il progresso nell’Europa, prevedere per tutti i cittadini europei che ne abbiano necessità, in particolare gli anziani, la possibilità di apprendere l’utilizzo delle nuove tecnologie e scoprirne l’importanza attraverso corsi e supporto tecnico gratuiti, finanziati dall’Unione Europea.

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D) CULTURA COME CURA

1. Introduzione 2. Analisi delle problematiche sorte durante il covid 3. Idee e proposte territoriali 4. Idee e proposte internazionali

D.1 Introduzione

Il settore culturale è stato uno tra i più colpiti durante la pandemia, con l’applicazione delle misure restrittive e di contenimento, è stata tolta non solo la possibilità di partecipare ad eventi, ma anche l’opportunità di socializzare, di confrontarsi e passare dei momenti di serenità. I settori delle arti, dell'intrattenimento e delle attività culturali sono stati alcuni tra più colpiti e primi ad essere sospesi. L'impatto della pandemia lungo la catena del valore dei settori culturali e creativi è stato enorme e lo “shock” a livello economico non è stato equamente distribuito. È singolare pensare che i produttori d’arte e di cultura si siano trovati in difficoltà proprio durante il lockdown, quando il consumo globale di contenuti culturali da parte delle persone era fortemente aumentato. Ciò è accaduto perché la pandemia ha aggravato una situazione già esistente in precedenza, nella quale, a causa del calo della spesa pubblica globale per questo settore, è avvenuto un crollo del reddito e dell’occupazione. Questa situazione ancora critica potrebbe comportare non solo una maggiore precarietà, ma anche una maggiore “fuga di cervelli”: lavoratori che non riescono più a guadagnarsi da vivere con la loro professione in ambito culturale e/o creativo hanno maggiori probabilità di lasciare questo settore e cercare altre occupazioni. Molti impiegati sono stati costretti a cercare un lavoro al di fuori del settore e molte organizzazioni si trovano ancora in posizioni fragili. Tuttavia, proprio l’assenza di attività culturali e artistiche dal vivo causate dalla pandemia e l’organizzazione di diversi progetti sui social media volti a riscattare i lavoratori di questo settore, hanno aiutato a sensibilizzare il pubblico, che è diventato più consapevole dell’importanza della cultura nella propria vita, precedentemente data per scontata e dei professionisti senza i quali nulla sarebbe possibile.

Che la cultura sia fonte di benessere per gli individui è sempre più certo.

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Lo dimostra il numero crescente di eventi culturali, tour virtuali e podcast proposti online per intrattenere e portare conforto alle persone isolate. Viene visto, collegandosi al tema dell’accelerazione dello sviluppo in tempi crisi, come punto dal quale partire per rendere fruibili contenuti che fino a quel momento potevano essere vissuti solamente in luoghi fisici bene definiti. Si è perso quel senso di unione sociale e di condivisione che ha portato, in particolare nell’età fragile dell’adolescenza, ad una chiusura in sé stessi e ad una nascita di insicurezze, dovute alla mancanza di confronto l’uno con l’altro che ci ha fatto convincere di avere più problemi di quanti ne avevamo realmente. Nonostante la quarantena sia stata un’occasione per riunirsi tra famiglie, è stata anche una modalità un po’ “forzata” per raggiungere e l’eccessivo tempo in casa ha creato forti tensioni e litigi tra famiglie. Anche il settore economico ha subito gli effetti della mancanza della cultura. Senza intrattenimento per turisti, musei aperti, mostre ed eventi molte città non venivano vissute in maniera spensierata e agevole. Le soluzioni per contrastare la sofferenza psicologica risultano di primaria importanza e quindi doverose, sulla base di quanto analizzato nelle varie tematiche e in particolare quella della salute mentale. Una delle proposte è che venga affidato alla cultura e all’istruzione in particolare il compito formare la popolazione per fruire e selezionare informazioni provenienti da fonti verificate e autorevoli. Ciò è dovuto all’utilizzo di un filtro generale, a causa del quale le persone percepiscono le notizie in base ai loro valori e sostengono la propria posizione anche di fronte a prove che la eliminano. Quest’attitudine si identifica specialmente in una fascia d’età superiore ai cinquant’anni, perché queste generazioni sono state abituate a ritenere ciecamente veritiere informazioni provenienti dalla televisione. Tale fiducia la pongono allo stesso modo verso i social media e più in generale verso internet, incrementando la loro ferma sicurezza ottenuta da piattaforme delle quali non sono particolarmente avvezzi. A tal proposito, anche nell’ambito scolastico si sono riscontrati diversi disagi nell’utilizzo di piattaforme e di dispositivi digitali soprattutto da parte dei docenti. Infatti, nonostante siano organizzati corsi periodici di aggiornamento, diversi docenti risultano carenti in ambito tecnologico e durante la pandemia questo lato è emerso particolarmente. Sebbene gli studenti siano nativi digitali, una buona parte di essi manca delle competenze basilari fondamentali nella ricerca e nella verifica di informazioni. Pertanto, è necessario agire a partire dall’ambito scolastico, prevenendo la ricaduta delle generazioni future negli errori del passato.

D. 2 Analisi delle problematiche sorte durante il Covid in merito alla cultura:

perdita di unione sociale e di condivisione, mancanza di luoghi di aggregazione

attività culturali e lavori connessi alla cultura non sono stati tutelati, passando in secondo piano. Un fattore positivo è che ci siamo resi conto dell’importanza di cose che prima davamo per scontate raggiungendo quindi un livello di sensibilità maggiore

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Cultura e Istruzione: Fruizione delle informazioni e la conseguente infodemia. Visto che non possiamo eliminare le notizie false quello che possiamo fare mediante la cultura e soprattutto l’istruzione è dare la giusta formazione per riconoscere la validità delle informazioni.

D.3 Idee e proposte territoriali: ●

Fornire più spazi alle organizzazioni culturali come teatri, gruppi musicali, attività ricreative, realizzazione di eventi e conferenze per le varie organizzazioni. Fruire di spazi di proprietà comunale o comunque messi a disposizione per la popolazione e concessi per singoli eventi o per un periodo prolungato. Ad esempio, un'associazione culturale può utilizzare per tutto l'anno lo spazio idoneo allo svolgimento delle attività che ha programmato.

● Il progetto Come In! Il progetto Come In! ha riunito sei paesi dell’Europa centrale al fine di aumentare il numero di visitatori di musei di piccole e medie dimensioni rendendoli più accessibili a persone affette da disabilità e a sensibilizzare sull’importanza dell’inclusione e dell’accessibilità. Ciascun museo ha valutato il proprio livello di accessibilità nell’ambito di una catena di servizi consolidata che rappresentava i più importanti aspetti di una visita, tra cui le informazioni fornite prima o dopo di essa. Ogni aspetto, dal momento dell’arrivo, il luogo d’accesso, la cassa e il guardaroba alle aree di esposizione e il negozio del museo, è stato confrontato con criteri di accessibilità pertinenti (non solo in termini fisici, ma anche informativi, comunicativi, sociali ed economici) allo scopo di individuare eventuali limitazioni e di pianificare opportuni interventi. Sulla base di questo progetto si potrebbe creare un collegamento tra i musei del nostro territorio, rendendoli ugualmente accessibili (in termini di entrata, comunicazione, servizi, luogo fisico) a tutti ed incentivando soprattutto i giovani diversamente abili a visitarli.

● Cultura

vs giovani Ci sono dei passi che un giovane deve seguire per entrare in contatto con la cultura: 1. Informarsi: la base di tu i processi di partecipazione è l'informazione. Tutte le altre forme di partecipazione partono da questo. 2. Esprimere la propria opinione: singoli individui e gruppi di ragazzi esprimono la propria opinione su una circostanza o un tema. 3.Collaborare e contribuire con la propria esperienza: singoli individui e gruppi di giovani prendono una posizione chiara rispetto a una fattispecie o a un tema sulla base di quelle che sono le proprie esperienze. Il processo di informazione è complesso, soprattutto per i giovani, poiché risulta difficile distinguere una notizia vera da una falsa. Questo ostacolo può essere superato con l’aiuto di

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un adulto, in maniera tale da rendere gli step successivi più praticabili. Risulta utile per i giovani studenti al fine di aprire una visuale più ampia sulla cultura, incentivare la frequenza a corsi o mettere a disposizione dove si evidenziano carenze attività dedicate che diano la giusta visuale alla cultura . In questo modo si riuscirà a spronare i ragazzi ad interessarsi a tematiche spesso trattate in maniera blanda , quali: cinema, musica, teatro, patrimonio culturale... Tali corsi potrebbero essere tenuti da docenti o persone competenti esterne.

● Creare

dei luoghi di aggregazione e confronto per i giovani. Innanzitutto bisogna considerare come la pandemia abbia aumentato l’isolamento sociale, in particolar modo quello di noi giovani. Per questo è bene quindi creare occasioni e sedi adeguate al fine di consentire nuovamente l’aggregazione e il confronto tra i giovani.

D. 4 Idee e proposte internazionali: ●

Incentivare le attività di scambio e renderle accessibili a tutti come per esempio scambi culturali tematici che coinvolgono tutte le età.

creare strutture internazionali, dove si possa fare per esempio attività sportive tra i più popolari di ogni stato europeo, conferenze o attività che affrontano tematiche sensibili a livello internazionale come può essere il tema della guerra o tema dell’ ambiente, oppure condividere esperienze di vita

Fonti e citazioni

https://ec.europa.eu/regional_policy/it/projects/Italy/come-in-making-cultural-heritage-accessibleto-all-in-six-european-countries

https://lombardia.master.globogis.eu/concessione-di-spazi-comunali-per-attivita-culturali

https://www.pedagogia.it/blog/2016/07/13/i-centri-di-aggregazione-giovanile-2/

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/le-conseguenze-del-coronavirus-sulleconomia-globale25348

https://www.iccrom.org/it/news/il-nostro-mondo-dopo-il-covid-la-cultura-ha-un-ruolo-da-svolgere

https://temi.camera.it/leg18/temi/le-misure-adottate-a-seguito-dell-emergenza-coronavirus-covid19-per-il-settore-dei-beni-e-delle-attivit-culturali.html

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E) LA SALUTE MENTALE (da ampliare)

Durante il nostro soggiorno a Ludwigsburg, assieme ai nostri colleghi tedeschi, abbiamo sviluppato il tema della salute mentale ritenendola un argomento di profonda importanza in epoca post- pandemica . Ci siamo infatti resi conto che il periodo di pandemia che abbiamo vissuto ha influenzato notevolmente la nostra salute mentale e che ha portato gravi conseguenze soprattutto in termini di relazioni sociali e stress, spesso con sintomi ansiosi e depressivi.

La discussione si è sviluppata su dei punti principali, da cui sono emerse delle riflessioni intuitive e molto interessanti: ●

Il riconoscimento della necessità del supporto di una figura professionale come lo psicologo all’interno di un ambiente scolastico per gli adolescenti soprattutto.

Lo stigma sociale che è sempre esistito attorno alla salute mentale.

I cambiamenti nelle dinamiche dei rapporti sociali con i propri coetanei.

La riflessione sul concetto di normalità ed il suo vero significato.

L’utilità dei social network durante questo periodo di difficoltà.

Innanzitutto, meditando, si è arrivati alla conclusione che la pandemia non ha portato con sé solo enormi conseguenze, ma ha anche messo in luce problematiche nascoste, che di solito si tende ad ignorare. Nella società in cui viviamo riconoscere di stare male è il primo passo in quanto i giovani sono spesso incoraggiati a mostrarsi forti, a fare finta di niente e continuare ad andare avanti anziché ammettere le proprie “debolezze”. Sono state etichettate come segni di debolezza, aspetti che sono rilegati alla nostra umanità ed interiorità. La forza umana consiste nell'accettare di essere “ deboli “ e accogliere come parte di noi anche i lati più contraddittori e sofferenti. Bisogna combattere questa concezione e ripudiare queste maschere fasulle che ognuno di noi indossa per paura di non sentirsi adeguato. Dalla stessa etimologia della parola normalità, essa richiama quella di rettitudine, di esattezza, di regolarità. Siamo stati abituati a portare tali maschere per così tanto tempo che alla fine vediamo come normale il fatto di non mostrare alcun tipo di emozione. Grazie alla pandemia, abbiamo iniziato ad abbandonare piano piano questo atteggiamento sentendoci più liberi di esprimere il nostro malessere ed a parlarne, poiché è normale non stare sempre bene. Alla fine della discussione abbiamo trattato il tema dei social. Sono un'arma a doppio taglio, perché da sempre spingono a mostrare il lato migliore della nostra vita, distorcendo sempre di più la realtà ed allontanandoci da essa man mano. É difficile notare la differenza tra la realtà veritiera e quella creata sui

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social. Tuttavia durante il periodo pandemico, è stato anche un luogo di ritrovo perché sempre più persone hanno parlato espressamente del loro malessere, ispirando chi li segue a fare lo stesso ed a realizzare che non sono i problemi a definire il valore di una persona, nè a renderla diversa dagli altri, bensì la rendono umana.

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