Il Settimanale di Arezzo 169

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ANNO IV NUMERO 169 • VENERDÌ 8 NOVEMBRE 2013 • COPIA GRATUITA IN COPERTINA: SCATTO ED ELABORAZIONE GRAFICA DI ANDREA BARDELLI

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IN QUESTO NUMERO VITA DELLA CITTÀ 3 Dalle farmacie all’educazione sanitaria: come utilizzare i fondi dell’Afm 4 AFM, i soldi dei ricavi al servizio dei cittadini 6 Vedere la crisi come progresso 7 Quando c’è bisogno di lavorare con cura 9 La corsa alla Segreteria Pd entra nel vivo… AREZZO’N’ROLL 10 Mud Stained Boots, tre laureati con le scarpe sporche di fango AREZZO SPORT 13 Il Centro Taekwondo Arezzo cresce con passo olimpico 15 Tre nuove cinture nere per il Judo Ok Arezzo 16 Arezzo, squadra sull’altalena 17 I Pulcini Sba alla scoperta della pallacanestro 18 Arezzo Verticale: un sogno diventato realtà 19 Honda anomala

20 Corso da bagnino, una bella esperienza formativa e lavorativa A REGOLA D’ARTE 21 Sahar Delijani, col suo “L’albero dei fiori viola”, ospite del Giardino delle Idee 22 Marco Mazzaroppi: il pittore che ai primi del Seicento legò Arezzo a Montecassino 24 Alessandro Gori si gioca tutto fra comicità e disperazione: “Le avventure di Gunther Brodolini” 25 La fine della Prima Guerra Mondiale raccontata al “Virginian” LE PELLEGRINE ARTUSI E… 27 …le crespelle alla farina di castagne con crema di mascarpone e pere FACOLTÀ… DI PAROLA 28 Il Laboratorio di Storia e Tecnica dell’Oreficeria digitalizza l’Archivio Bulgari

“IL SETTIMANALE DI AREZZO“ È UNA TESTATA EDITA DA EDIZIONI GIORGIO VASARI SRL ANNO IV NUMERO 169 – VENERDÌ 8 NOVEMBRE 2013 © EDIZIONI GIORGIO VASARI DIRETTORE RESPONSABILE: FRANCESCO CIABATTI, EMAIL FRANCESCOCIABATTI.EGV@GMAIL.COM VICEDIRETTORE: MARCO BOTTI, EMAIL MARCO.BOTTI9@GMAIL.COM REDAZIONE: ELENA AIELLO, ENRICO BADII, ANDREA BARDELLI, GIACOMO BELLI, CARLOTTA BURACCHI, SERENA CAPPONI, FERNANDA CAPRILLI, MARCO CAVINI, GIACOMO CHIUCHINI, DORY D’ANZEO, JACOPO FABBRONI, CECILIA FALCHI, ELETTRA FIORINI, MICHELE GIUSEPPI, SARA GNASSI, VALERIA GUDINI, GIACOMO MANNESCHI, CHIARA MARCELLI, LUCIO MASSAI, DAVID MATTESINI, FABIO MUGELLI, OMERO ORTAGGI, VALENTINA PAGGINI, ROBERTO PARNETTI, LUCIANA PASTORELLI, IVANA MARIANNA PATTAVINA, LUCA PIERVENANZI, CHIARA SAVARINO, ALESSIO SEGANTINI, LUCA STANGANINI, VALENTINA TRAMUTOLA, LUCA TRIPPI. FOTO: ANDREA BARDELLI, ROBERTO PARNETTI, SAIMON SAVINI AMMINISTRAZIONE: EDIZIONI GIORGIO VASARI SRL, VIA MANTEGNA 4, 52100 AREZZO (AR), TEL. 392/95.96.285, FAX 0575/16.57.738, EMAIL EDIZIONIVASARI@ARUBA.IT PUBBLICITÀ E MARKETING: PAOLA PRATO, 333/46.04.264, PAOLAPRATO.EGV@GMAIL.COM AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI AREZZO 02/2010 DEL 10 FEBBRAIO 2010 ISCRIZIONE AL REGISTRO DEGLI OPERATORI DELLA COMUNICAZIONE AL N. 19155 STAMPA: LA ZECCA SRL, VIA UMBERTO TERRACINI 25/27, 52025 FRAZ. LEVANE, BUCINE (AR), TEL. 055/91.80.101, FAX 055/91.80.412, EMAIL INFO@TIPOGRAFIALAZECCA.IT

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È VIETATA, SENZA FORMALE AUTORIZZAZIONE, LA RIPRODUZIONE TOTALE O PARZIALE DI TESTI, DISEGNI, FOTO E PUBBLICITÀ RIPRODOTTI SU QUESTO NUMERO

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DALLE FARMACIE ALL’EDUCAZIONE SANITARIA: COME UTILIZZARE I FONDI DELL’AFM

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ome vengono utilizzati i fondi derivati dagli utili dell’Azienda Farmaceutica Municipalizzata? La domanda sorge da Luigi Scatizzi, capogruppo dei Popolari per Arezzo, ed è stata rivolta nel corso dell’ultimo Consiglio comunale al sindaco Fanfani e all’assessore alla Sanità Caremani. I patti parasociali che regolano l’operato della Farmaceutica prevedono che lo 0,5% dei ricavi delle vendite dei medicinali siano investiti per promuovere e organizzare iniziative di educazione sanitaria, dunque l’interrogazione di Scatizzi è orientata a conoscere l’effettivo utilizzo di questi fondi. «Lo statuto dell’Afm – spiega il Consigliere – prevede che l’ente gestore, in linea con gli indirizzi programmatici fissati dal Consiglio comunale, si impegni ad attuare progetti di educazione sanitaria volti alla prevenzione e formazione dei cittadini. Tutto questo dovrebbe avvenire con convegni o altre iniziative organizzate in farmacie e altri luoghi del territorio comunale come scuole, quartieri o case di riposo, con il personale sanitario e tecnico, le attrezzature e gli altri materiali forniti dalla Farmaceutica e dalla Asl». Gli interventi e le altre attività finanziate devono esser rese note attraverso la pubblicazione di un report annuale, dunque dovrebbero essere a conoscenza dell’Amministrazione. Alla luce di questo, i Popolari per Arezzo hanno chiesto alla Giunta se effettivamente tali fondi vengono utilizzati e, in caso contrario, di farsi promotrice di una nuova azione educativa e formativa in campo sanitario.

«Il Comune – aggiunge Giovanni Grasso, vicepresidente dei Popolari di Marco per Arezzo – ha una forte responsaCavini bilità verso i cittadini, dunque dovrebbe prendere l’iniziativa di organizzare, in collaborazione con la Asl, corsi di educazione sanitaria, attingendo dai finanziamenti previsti dai patti parasociali. Questa azione potrebbe coinvolgere le scuole e i vari uffici sanitari e sociali prevedendo, ad esempio, corsi per insegnare a utilizzare i defibrillatori o corsi di educazione alimentare rivolti a bambini e ragazzi. I fondi per queste azioni di prevenzione sono previsti, utilizziamoli per migliorare la salute e lo stile di vita dei nostri cittadini».

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AFM, I SOLDI D SERVIZIO DEI

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a Azienda Farmaceutica Municipalizzata, la società che si occupa della gestione a trecentosessanta gradi di tutti i punti farmaceutici della città, si impegna da statuto all’organizzazione e promozione di eventi tesi alla sensibilizzazione e alla educazione dei cittadini. Stimolati dall’interrogazione consiliare di cui parliamo a pagina 3, abbiamo chiesto come al presidente dell’AFM, Lorenzo Armandi. Presidente, di che tipo di attività stiamo parlando? «Il primo obiettivo che ci siamo posti è entrare nelle scuole di Arezzo, per parlare direttamente con chi sarà il futuro della nostra società. Andiamo a realizzare interventi che vanno a colpire tutte e tre le grandi fasce scolastiche: dalle elementari alle superiori». Che tipo di attività svolgete con i bambini più piccoli? «Con i ragazzi delle elementari i temi da affrontare non sono molti, ma possono servire a formare delle solide basi future. Iniziamo a educarli all’igiene dentale attraverso immagini simpatiche, poi affrontiamo un tema che tiene in apprensione molte madri, i pidocchi. Tutto questo per giungere all’obiettivo finale che è mostrare ai bambini il giusto modo per tenere una buona igiene personale». Con i ragazzi delle medie immaginiamo che i temi diventino più caldi. «Si fa un passo in avanti. Dalla semplice pulizia personale si passa a studiare le conseguenze di una scarso igiene: dalle influenze a vere e proprie malattie virali. I giovani inoltre iniziano un percorso di scoperta dei medicinali: dalla conservazione all’utilizzo consapevole. Si toccano i temi della dipendenza da sigarette e alcool, osservandone l’evoluzione nel tempo e i danni che possono provocare. Uno dei nostri progetti più particolari riguarda l’accostamento della cucina alla chimica, lo studio di tutti gli elementi all’interno dei cibi e la loro trasformazione

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I DEI RICAVI AL I CITTADINI durante la cottura sono sicuramente propedeutici a una corretta educazione alimentare». Alle superiori? «I temi ora diventano molto più delicati, si parla di stupefacenti e dipendenze. I ragazzi vengono messi a confronto con esperienze dirette di tossicodipendenza, e seguiranno corsi di approfondimento delle sostanze e di ciò che comportano a livello personale e sociale. Si analizzano tutte le possibili conseguenze che derivano dalla dipendenza da stupefacenti». Tutte queste attività in che modo sono finanziate? «Noi dell’AFM, come da contratto di servizio, annualmente investiamo lo 0,5% dei ricavi derivanti dalla vendita dei medicinali, quantificabili in circa 40.000 euro. Non è una cifra esorbitante, ma ci permette di fare molte cose: in futuro vorremo poter installare un defibrillatore in ogni farmacia della città, così come a breve accadrà anche alla Farmacia 1». Perché l’Azienda Farmaceutica Municipalizzata ha deciso proprio di investire in questo tipo di attività? «Lo scopo finale è la felicità del cittadino come singolo e come società. Noi crediamo che un’educazione responsabile fin dai primi anni di età sia fondamentale nella formazione di un adulto. Oggi il senso d’infelicità diffusa sta dilagando tra le persone, noi vorremo invertire questa tendenza e

di Michele Giuseppi

fare in modo che ogni cittadino preso singolarmente possa vivere un’esistenza serena e civile. È una sorta di investimento sulle persone». Il 2013 è un anno importante per voi, vero? «Sì, festeggiamo i cinquanta anni di attività, è davvero un traguardo importante. Tutti coloro che si aspettano una festa in pompa magna storceranno un po’ il naso, l’economia attuale non ce lo permette. Abbiamo pensato a un’idea più sobria e sostenibile, i bambini delle scuole elementari sono invitati a fare un disegno che rappresenti la farmacia. Alla fine dell’anno i disegni saranno raccolti ed esposti nelle vetrine delle farmacie della città, in modo da poter rallegrare e colorare un ambiente non sempre accogliente e familiare».

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IL GIRO DELLE BOTTEGHE

VEDERE LA CRISI COME PROGRESSO di Giacomo Manneschi

uesta settimana invece di raccogliere i pensieri e commenti di uno specifico negoziante del centro, abbiamo preferito soffermarci un attimo e intavolare una panoramica su quello che è emerso fino a ora, far emergere i denominatori comuni (più di quanto

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«INVESTIRE

non si possa credere), le differenze e le incertezze dei vari commercianti e artigiani. L’espressione: “Siamo in tempi di crisi” non è solamente una frase fatta e scontata, anzi è un aspetto ben tangibile, perché tutte le piccole e medio imprese stanno combattendo con questo aforisma. Ma tutto ciò mobilità anche l’ingegno, per far sì che un’idea nuova possa risollevare le sorti dell’attività. Insomma, la cosiddetta crisi la si combatte percorrendo strade nuove e migliorando anche il rapporto qualità/prezzo del servizio o prodotto che si sta offrendo. Questo non implica forzatamente che il minor prezzo equivalga a peggiore qualità; più che scelte strategiche e articolate di marketing, le definiremmo necessità quasi ovvie. In ogni settore: dall’artigianato passando per l’abbigliamento fino alla ristorazione si tenta di offrire miglior qualità, ma a un prezzo minore; perché tutti siamo d’accordo sul fatto che sia diminuito il potere d’acquisto, ma il cliente desidera e ricerca un certo tipo di peculiarietà sul prodotto. In poche parole, se prima compravamo assiduamente, adesso lo si fa molto meno, ma in modo più accurato, curiosando e scovando il nuovo posto di fiducia o l’oggetto più idoneo alle nostre esigenze. Lo shopping compulsivo e la legge non scritta di dover acquistare obbligatoriamente in certi posti è rimasto un privilegio di pochi, dopotutto il voler ostentare rimane senz’altro un dogma innato nell’aretinità, ma certamente ha subito forti incri-

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nature. Con l’avvento dei digital store è cambiato in maniera radicale il processo e il modello di acquisto e ne hanno sofferto particolarmente gli imprenditori ramificati nell’abbigliamento, oggettistica, musica ed editoria; ma questo è un problema internazionale, non solo locale. Invece un’altra mancanza circoscritta al centro storico aretino è l’assenza di turismo, concetto ribadito pressoché da tutti. I pochi visitatori stranieri che vi sono consumano e acquistano, ma non si intravede nemmeno l’ombra di quelli italiani, una carestia specialmente tra i giovani avventori. Alcuni imprenditori vorrebbero pedonalizzare l’intero centro storico perché ci sono zone abbandonate in cui non esiste passeggio, che equivale a una ristrettezza di attività commerciali e ricreative. Non troviamo concetto più lungimirante di questo per descrivere l’odierna realtà: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose… È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato” (Albert Einstein).

QUANDO C’È BISOGNO DI LAVORARE CON CURA bisogni di cura che si presentano nella vita di tutti noi, anche a causa di eventi inattesi, ci obbligano a riprogettare l’esistenza e a trovare nuovi punti di equilibrio all’interno dei nuclei familiari. Il sostegno alle persone in di Luciana difficoltà (anziani, malati, disabili) non Pastorelli può prescindere dal loro “coinvolgimento”, da quello delle loro famiglie e dalle esigenze specifiche delle diverse situazioni. Le persone bisognose di assistenza sono individui con una loro diversità di carattere, di personalità, di cultura, di abitudini, di livello di autonomia, di comunicazione. Ad Arezzo il Progetto BeLiving del Centro Servizi Assistenza alla Persona (CESAP) si basa sulla convinzione che nella società odierna sia sempre più indispensabile garantire a tutti coloro che ne abbiano la necessità di accedere e usufruire di servizi di assistenza

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alla persona, di elevata qualità a costi ragionevoli. Tali servizi devono migliorare la qualità della vita delle persone alle quali vengono erogati e dei rispettivi familiari. Il progetto BeLiving (www.progettobeliving.it) offre servizi sociali, assistenziali e sanitari alle persone anziane, alle persone malate, alle persone disabili, presso il proprio domicilio, presso l’ospedale o presso strutture specializzate. Tutti i servizi si basano sulle specifiche esigenze di ogni singola persona: per questo viene effettuata una visita a domicilio, per valutare le reali necessità dei richiedenti e compilare una scheda personale. In questa fase avviene il confronto con la famiglia e se necessario, con il medico curante, il personale dell’ospedale o della struttura ospitante. Il centro servizi di assistenza alla persona BeLiving preventivo gratuito e su richiesta attiva fornisce un preven personalizzato, occasionale o quotiun servizio perso prevedere poche ore giornaliere diano, che può p supporto continuativo. oppure un suppo dei servizi offerti è garantita dagli La qualità de operatori sscrupolosamente selezionati in esperienza, qualifiche, abilitazioni base a es e, ove richiesto, iscrizione ad albo professionale. Ricapitolando: assistenza fessio domicilio, per servizi di assistenad zza alla persona, servizi socioassistenziali, servizi sanitari, servizi infermieristici, presenza di infermiere professionale, fisioterapia a domicilio. Ma anche servizi di assistenza speciale: ospedaliera e in struttura, spostamenti da e per domicilio, teleassistenza; assistenza familiare, con servizi integrativi di supporto, servizio badanti, servizi babysitter per bambini disabili. Previste anche un’area sociale e di animazione, così come un servizio di segretariato sociale. Le varie tipologie di intervento accompagnano e forniscono supporto nelle azioni quotidiane della vita; aiutano a imparare nuovi modi di affrontare le situazioni, adottando strategie per far fronte alle proprie esigenze e migliorare la propria autonomia. Per saperne di più info@progettobeliving.it, 0575 1652057. lu.pastorelli@libero.it

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LA CORSA ALLA SEGRETERIA PD ENTRA NEL VIVO…

di David Mattesini

a corsa alla Segreteria nazionale del Pd entra nel vivo. E mentre da Firenze la Leopolda 3.0, organizzata dalla deputata aretina Maria Elena Boschi, scalda i cuori dei renziani e dà loro la speranza che in fondo la guida del Pd targata Renzi potrà fare davvero la differenza in termini di successo elettorale, c’è chi dall’altra parte si interroga sulle trasformazioni che questo porterà nel partito. Manco a farlo apposta, intanto, arriva ad Arezzo l’altro candidato forte alla segreteria nazionale. Stiamo parlando di Gianni Cuperlo. L’appuntamento sarà per il prossimo martedì 12 alla Borsa Merci di piazza Risorgimento, alle 21. E malgrado si vogliano evitare all’interno del Pd aretino le connessioni tra “correnti” locali e nazionali, non tarda ad arrivare il sostegno di chi in generale controtendenza, lo sostiene ad Arezzo: «Siamo molto felici che Gianni Cuperlo abbia scelto Arezzo per una delle sue tappe in Toscana – spiegano i promotori del comitato “Arezzo per Gianni Cuperlo”. – Invitiamo tutti gli aretini, non solo gli elet-

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tori del Pd o gli iscritti al partito, a partecipare all’incontro. Siamo certi che potrà essere un’occasione per conoscere Gianni Cuperlo e soprattutto il progetto contenuto nella sua mozione congressuale». Un’opzione di sicuro sulla carta più a sinistra di quella renziana, se non altro in termini di appeal elettorale, se non si tiene conto della proposta di Pippo Civati. Ed eccoci al dunque, perché mentre naturalmente quella di Renzi appare la candidatura favorita,

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potrebbe essere proprio il nome del filosofo e neo-deputato Pd, seppur senza particolari “sponsor” politici alle spalle, a scalzare alla fine lo stesso Cuperlo dall’atteso secondo posto. La sua posizione di aperta ostilità al Governo delle larghe intese targato Letta, un fattore che, dato l’elevato livello di insoddisfazione dei cittadini, potrebbe rivelarsi determinante. Agli elettori di centrosinistra, quindi, l’ardua sentenza…

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di Lucio Massai

MUD STAINED BOOTS TRE LAUREATI CON LE SCARPE SPORCHE DI FANGO

Mud Stained Boots nascono ad Arezzo nell’estate del 2011 da un’idea di Matteo Campriani, il “Campria”, eclettico musicista, Giacomo Mariani, il “Jek”, già con Eye Witness, Osaka Flu, Motor, Temperature e Gabriele Giovannini, il “Giova”. Session intense delineano fin da subito un buon feeling musicale tra i tre. Nasce un pezzo, in inglese, e comincia a prendere forma il loro universo sonoro. Passa poco più di un anno e cambia la line up con il susseguirsi al basso di Matteo Barbagli, a sua volta sostituito da un paio di mesi dall’attuale Francesco Cipriani, il “Cipri”, già con Nice Piece, Big Wheels, Those Dirty Owls. Siete laureati, cosa rappresenta la musica per voi? «Per noi la musica è una grandissima passione, un hobby meraviglioso, una valvola di sfogo, un mezzo fondamentale per esprimere la nostra creatività, e se vuoi anche una sorta di sfida. Non siamo macchine, non possiamo vivere solo nutrendoci, dormendo, lavorando e cercando di soddisfare i nostri bisogni primordiali, e la musica è piacere di provare emozioni nell’ascolto o nel farla, non fermandosi solo a un genere, mettendosi alla prova al di là dello studio o della tecnica, che rimane necessaria. In assoluto ci permette di creare atmosfere che nella vita ordinaria non riusciremmo mai ad assaporare». Avete fatto uscire l’anno scorso il vostro primo Ep. Progetti futuri? «L’Ep è la concretizzazione dei nostri sforzi in sala prove e contiene quattro tracce. Oggi abbiamo molti più pezzi e in

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futuro rimane l’idea di fare un vero e proprio full length. Il risultato ottenuto ci piace molto e abbiamo imparato tanto da questa nostra prima esperienza. Di sicuro vogliamo continuare a scrivere pezzi che esprimano al meglio il nostro concetto di musica e ripartire con i live, cercando di affinarci sempre di più sia come qualità d’esibizione sia come affinità sul palco». Quali solo le vostre influenze musicali? «Un universo dalle sonorità molto americane, fondato sul buon vecchio rock & roll, ma con tracce di stoner, sfumature punk, “heavy”, caratterizzato da riff potenti, distorsioni, batterie e bassi non troppo gentili e allo stesso tempo all’insegna dell’orecchiabilità e dell’attenzione per le strofe in rima. Un power trio rock “grezzo al punto giusto”, “sporco”, come suggerisce il nome, nato nel terzo millennio ma dall’attitudine decisamente schietta, figlia dei rockeggianti anni Novanta». E suonare in trio? «La voce è fondamentale, completa e racchiude il tutto, definendo, oltre le sonorità e le ritmiche, l’intento della band. È fondamentale soprattutto in un power trio come nel nostro caso. La passione per il rock’n’roll, l’energia nuda e cruda che si sente da un distorto, un assolo o una ritmica calzante oltre che la precisione e la mania di perfezione. La voce è lo strumento che arriva prima di tutti gli altri, veicolo principale che spesso fa sì che un dato pezzo ti rimanga in testa o meno, però se la voce non va a braccetto al meglio con gli strumenti “classici” il castello crolla, per cui alla fine è un equilibrio fragile, e tutto ciò richiede costanza e tante, tante prove. Reputiamo il trio una vera e propria bomba, tanto difficile quanto divertente da realizzare. Ci vuole tassativamente feeling tra i componenti, un cantante potente, un’ottima base ritmica. In poche parole c’è sempre da lavorare, perché è un concetto di band in continua evoluzione, dove lo studio in sala è fondamentale. Il nostro obiettivo è rendere il più possibile sul palco ma per farlo ci vuole una discreta dedizione. La batteria poi viene considerata come lo strumento del “chiasso”, ma è semplicemente fondamentale nella concezione del rock’n’roll». arezzonroll@gmail.com

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Centro Taekwondo Arezzo l Centro Taekwondo Arezzo cresce al passo dei campioni olimpici. Andrea Rescigno, maestro e presidente della società aretina, ha infatti partecipato al corso di aggiornamento per allenatori promosso dalla Federazione, un evento organizzato al Centro Olimpico di Formia a cui erano presenti i tecnici e gli atleti della Nazionale italiana. Quanto imparato nei due giorni del corso, Rescigno lo metterà ora in pratica all’interno del Centro Taekwondo Arezzo, una realtà in forte crescita che nelle ultime settimane ha avviato una serie di progetti nelle scuole cittadine e che sta vedendo aumentare il numero dei propri atleti. «Nei due giorni di ritiro – avvia lo stesso Rescigno – ho avuto modo di confrontarmi e allenarmi con i tecnici e i preparatori della Nazionale, in sessioni di altissimo livello dedicate sia al percorso di crescita degli atleti più giovani sia a un aggiornamento sulle più efficaci tecniche di combattimento. La partecipazione a questo corso avrà tante ricadute positive sull’intero taekwondo aretino, perché permetterà alla mia

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Il maestro Andrea Rescigno porta in città gli insegnamenti di maestri e atleti del taekwondo olimpico

Il Centro Taekwondo Arezzo cresce con passo olimpico [segue da pag. 13]

società di vivere un ulteriore salto di qualità, con metodologie e idee di allenamento adottate dagli stessi campioni olimpici». Qual è il maggior insegnamento ricevuto in questo corso? di Marco «La Federazione ha richiesto ai suoi tecnici di preCavini vedere una preparazione mirata e personalizzata per ogni atleta, con un lavoro differenziato che punti soprattutto sull’insegnamento della tecnica. A farsi promotore di questa idea è l’allenatore della Nazionale Geremia Di Costanzo che, tra l’altro, ha aperto le porte dell’azzurro ai più promettenti atleti delle singole società, offrendo così una bella possibilità anche agli aretini». Torniamo ad Arezzo: il taekwondo è entrato nelle scuole. «Abbiamo già concluso un percorso alla Scuola primaria “Pio Borri” con gli alunni di quarta e quinta elementare, ma ne abbiamo già altri in programma. Nelle scuole proponiamo un protocollo studiato dalla Federazione che permette agli alunni di conoscere il taekwondo attraverso un’attività ludico-motoria studiata per permettere ai bambini di crescere, fare attività fisica e divertirsi, con un’esperienza ulteriormente arricchita dall’inserimento dei calci e delle tecniche specifiche della nostra disciplina». Come hanno reagito i bambini alla vostra proposta? «Il taekwondo è uno sport in grado di far leva su tanti bambini, dunque gli alunni erano entusiasti di provare una disciplina tanto divertente e spettacolare. Le mattinate passate nelle scuole rappresentano un’occasione unica per promuovere tra i bambini l’arte marziale più praticata al mondo, per aggregare atleti e gettare le prime basi per sviluppare la disciplina nella città di Arezzo. Siamo sicuri che i frutti di questo impegno non tarderanno ad arrivare». Tutto ciò con l’ambizione di sviluppare il settore giovanile. «Il nostro obiettivo è riuscire a creare un solido vivaio: la speranza è che un sempre più alunni si appassioni al taekwondo e decida di iscriversi ai corsi pomeridiani alla palestra della Fame Star Academy di via Calamandrei».

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ttobre, mese delle gare per il judo e delle assegnazioni delle nuove cinture nere. Il Judo Ok Arezzo ha fatto il botto con tre cinture nere nuove di zecca, conquistate da Davide Pucciarelli, Matteo Vasarri e Yuri Malatesti. E con la consapevolezza che, per i ragazzi che sono riusciti a conquistare l’ambito “premio”, la strada intrapresa sia quella giusta. Ne abbiamo parlato con Roberto Busia, presidente e maestro della società di judo. «Andando in ordine cronologico – inizia Busia, – abbiamo conquistato tre nuove cinture nere, che hanno un grandissimo valore per tutti noi. A metà ottobre a Lugo, al Trofeo Internazionale “Romagna Judo”, le nostre tre cinture marroni in gara sono tornati trionfalmente a casa con la cintura nera addosso e, in due casi su tre, con la vittoria nella rispettiva categoria, scatenando gioia e soddisfazione in tutto il nostro ambiente. Pucciarelli, primo nei 66 kg, pur con tutta la sua ingiustificata insicurezza e con tanta tensione, ha dato vita a una gara entusiasmante e vincente: a lui serviva solo il primo posto nella categoria per potersi conquistare la cintura nera ed è riuscito nell’impresa. Anche Vasarri ha conquistato oro e cintura nera nella categoria al limite dei 73 kg, pure lui con una prestazione maiuscola e caparbia, senza esagerare e vincendo emozione e tensione. Infine, Yuri Malatesti si è fermato all’argento nella categoria degli 81 kg, ma tanto è bastato per raggiungere la meta agognata. La sua gara, comunque positiva, è stata un po’ frenata dalla paura di non farcela, ma, nonostante questo, tre vittorie nette e sicure sono bastate per portarlo in finale e conquidi Alessio stare così quei punti che gli mancavano per Segantini arrivare pure lui alla meritatissima cintura nera. Un premio all’impegno e alla costanza di questo ragazzo il quale, così come gli altri due già citati, spesso non riesce a rendere come potrebbe a causa dell’emozione, che gioca brutti scherzi». Grande soddisfazione, quindi, per questi tre giovani che hanno iniziato la pratica del judo relativamente tardi, e si sono dedicati all’agonismo solo da pochi anni. Ognuno di loro, a suo modo e con le proprie caratteristiche, si è pienamente guadagnato questa soddisfazione, a cui ambisce ogni persona che inizia a praticare questa disciplina.

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Arezzo, squadra sull’altalena

di Luca Stanganini

a battuta viene servita su un piatto d’argento: per avere una squadra efficace, a volte non serve spendere milioni ma bastano Settesoldi. Vedasi la matricola Montemurlo, guidata appunto da mister Simone Settesoldi che ad Arezzo si è giocata – e bene – il jolly, dando continuità alla propria striscia di risultati utili che la rendono una delle sorprese di questo scorcio di campionato. E l’Arezzo? Trampella, come al solito, senza riuscire a dare una svolta definitiva all’altalena di risultati che la pongono sì nella parte alta della classifica, tuttavia in un limbo che la vede sopravanzata da quattro agguerritissime squadre. Insomma, una potenziale corazzata, dotata di cannoni tali da distruggere il campionato, eppure arenata in una secca di risultati e con la mira da aggiustare. L’ammiraglio Mezzanotti dovrà oliare gli ingranaggi, altrimenti davvero lo stato maggiore potrebbe non essere più così contento. Si sa come è il calcio, al di là di tutto, sono i risultati a comandare e convincere, e chi mette i soldi, spesso ha l’impazienza di chi dovrebbe attendere ma non lo fa. Dice il proverbio: “Chi non è paziente, si lamenti di sé, non della gente”. In questo caso, sono ammesse eccezioni.

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te in avanti risultano pericolose, specie quando si tratta di sfruttare un corner, aiutato dalle sue doti fisiche. Là dietro, un totem capace di tenere alla larga gli spiriti maligni avversari. Augh. Daniele QUADRINI Teoricamente stiamo parlando del top player amaranto, la ciliegina sulla torta sfornata dalla pasticceria Ferretti. Solo che per il momento, nonostante il cuoco sia buono, gli ingredienti si rivelano scadenti e il risultato è migliorabile. Tradotto, deve scrollarsi di dosso la polvere accumulata nei mesi di inattività, dopodiché potrà senz’altro dare alla causa tutto ciò che è nelle sue corde. Non poco, vale la pena aspettarlo con fiducia. Simone DAVID Il problema di ogni giovane portiere (a leggere il sito ufficiale dell’Arezzo che lo indica nato il 17 gennaio 2013 lo sembrerebbe fin troppo) è che ogni tanto si incappa nella famosa cappella o, per dirla all’aretina, capita di “fare un arosto”. Non gettiamogli addosso la croce, si cresce anche così. E la concorrenza con Scarpelli gli gioverà, per cercare di ridurre al minimo le disattenzioni. Le quali, purtroppo, a volte costano care.

ARCIPESCAFISAAREZZO@GMAIL.COM

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17 Pulcini alla scoperta della pallacanestro

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Sono i più piccoli atleti del minibasket “Nova Verta” della Scuola Basket Arezzo

ROSTER PULCINI

iciassette scatenati bambini che si Francesco Antonelli stanno appassionando alla pallacaDuccio Capolsini nestro. Loro sono i Pulcini del minibaManuel Contu sket “Nova Verta” della Scuola Basket Ayrton Francalanci Arezzo, i più piccoli atleti della società Luca Franceschi aretina che, guidati dall’istruttore Paolo Bruschi, Leonardo Gadani stanno scoprendo la pallacanestro all’insegna del gioco e del divertimento. I Leonardo Graverini Pulcini sono la categoria d’ingresso nel basket e, in questa stagione, ospitano Justin Grifoni Feliz i bambini nati tra il 2007 e il 2008 che sul parquet di San Lorentino praticano Michael Grifoni Feliz un’attività motoria attraverso la quale imparano il possesso della palla, il palAlessandro Guidi leggio, il tiro e tutti gli altri elementi base dello sport. Mattia Luca Iuliano Tutto questo senza agonismo, ma attraverso un percorso didattico che spesNiccolò Marraccini so viene calato in un mondo fantastico e che propone ai bambini circuiti diverMarco Pasquini si e nuovi giochi, attraverso la magia delle storie e delle favole. Ettore Raguzzi «Per i Pulcini il basket deve essere un’esperienza emozionante e divertente Gianluca Raspanti – spiega Bruschi. – In questa categoria giocano i bambini all’ultimo anno della Elimu Stefano Rossi scuola materna e al primo anno delle elementari, dunque piccoli atleti che Niccolò Santini venendo in palestra praticano la loro prima attività motoria. Un’attività che, senza alcun riferimento alle tecniche e alle tattiche della vera pallacanestro, abbiamo deciso di orientare esclusivamente verso uno sviluppo armonioso e completo del bimbo, attraverso esercizi o percorsi tesi a migliorare corsa, coordinazione e riflessi». I Pulcini hanno ripreso gli allenamenti con un gruppo completamente rinnovato rispetto alla scorsa stagione, in cui ben 13 bambini sono nuovi. Questo dato conforta ed entusiasma la Sba, perché testimonia un bel rinnovamento e una costante immissione di forze fresche nel settore giovanile, che fa presagire un futuro roseo per il basket aretino. «I nostri numeri aumentano di stagione in stagione – conclude Bruschi, – segno che i bambini trovano un ambiente accogliente e stimolante che permette loro di appassionarsi alla pallacanestro, vivere le emozioni di questo sport e crescere in compagnia di altri bambini».

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n sogno finalmente diventato realtà. E un nuovo traguardo per l’universo sportivo aretino che finalmente si attrezza per portare in città l’arrampicata sportiva, disciplina che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede in tutta Italia, raccogliendo manipoli di curiosi e appassionati. La società sportiva che ha reso possibile tutto questo è Arezzo Verticale, un gruppo che ha già diversi anni di attività alle spalle, ma che adesso può finalmente vantare una struttura stabile e ben attrezzata. Lo scorso 12 ottobre è stata infatti inaugurata la prima palestra aretina

Arezzo Verticale: un sogno diventato realtà Al Palasport “Mario d’Agata” nasce la prima struttura aretina dedicata all’arrampicata sportiva di climbing della città, collocata in un’area riservata alla disciplina, all’interno del Palasport “Mario d’Agata”. «L’arrampicata non è soltanto un’attività sportiva, ma uno stile di vita, un’esperienza capace di formare e accrescere chi la pratica – spiega Giovanni Folli, presidente di Arezzo Verticale. – Era da anni che avevamo in mente di creare uno spazio dedicato esclusivamente al climbing, e ora di Elettra possiamo mettere a disposizione di quanti vorranno provare la disciplina una struttura ben congeFiorini gnata in tutte le sue parti». La storia di Arezzo Verticale affonda infatti le sue radici negli anni Ottanta, quando iniziò a formarsi il primo gruppo di aspiranti alpinisti aretini. Un gruppo di sognatori e innovatori che, per primi, importarono dalle nostre parti la pratica dell’arrampicata su pareti artificiali. Se, all’inizio, l’idea del climbing in città poteva apparire una follia, adesso si sta rivelando vincente tanto che il numero dei praticanti della provincia aretina sta crescendo a dismisura. «Da subito abbiamo capito che l’area esterna al palazzetto ex Caselle poteva fare al caso nostro, e ci siamo proposti all’Amministrazione comunale – continua Folli. – Le risposte non sono arrivate subito, ma se adesso il nostro impianto esiste possiamo soltanto ringraziare il Comune, tutti quelli che hanno dato un contributo come i nostri soci, il Coni e la Fasi [Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, ndr]». Dallo scorso ottobre la palestra di Arezzo Verticale è già pienamente operativa e il giorno stesso dell’inaugurazione ha ospitato una piccola gara di boulder. «La nostra struttura è un boulder [grosso masso roccioso su cui arrampicarsi, appunto, ndr], una parete di soli 4 metri che permette l’arrampicata libera, senza corda – illustra il Presidente. – Sotto alle pareti abbiamo disposto dei materassi per attutire eventuali cadute: tutte le nostre attività si svolgono con la massima sicurezza e l’appoggio di uno staff esperto. L’arrampicata è una disciplina aperta a tutti, ma ci interessa rivolgerci in particolare ai giovani, anche ai più piccoli che si avvicinano per la prima volta al climbing. Con il tempo completeremo i lavori inserendo anche pareti più alte per i climber più navigati. Al momento però il nostro obiettivo è offrire ad appassionati e curiosi uno spazio non soltanto d’allenamento, ma anche di aggregazione e scambio d’esperienze».

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Honda anomala iù che di Honda sarebbe meglio parlare di tsunami. Perché il Campionato Italiano F.M.I. Gentlemen Cup classe 500 cc. ha avuto un’ unica straripante protagonista quest’anno: la storica Honda CB 400 Four del ’75 messa a punto da Paolo Ciabini, cuore, mente e braccia di questo gioiello senza tempo. Guidata dall’impavido condottiero perugino Tommaso Bussani, che si conquista meritatamente lo pseudonimo di “Tommyfast”, la rossa naked numero 507 è riuscita a dare la paga a moto di rango e stazza ben superiori. «Non pensavamo di poterci aggiudicare la vittoria del titolo addirittura con una gara d’anticipo»: Paolo Ciabini, aretino cresciuto a pane e motori, proprietario del negozio di ricambi TeamCiabini.com, totem di sapienza motoristica (la cui sterminata dieta in questo di Giacomo campo varia da veicoli d’epoca a elicotteri), ex pilota delle due ruote, insignito dei più prestiBelli giosi riconoscimenti FMI (Federazione Motociclistica Italiana), nonostante il basso profilo, lascia trapelare l’immensa soddisfazione. «Per come era nata cinque anni fa, da un gruppo di amici appassionati ma senza nessuna velleità di primato, alla prima esperienza in un contesto competitivo con l’aiuto dello sponsor “Moto d’Epoca Roma”, la vittoria della stagione è davvero sorprendente». In questo gruppo eterogeneo e particolare, il cui collante è stato sin dal principio un mix di amicizia, divertimento e una passione condivisa, le regole erano chiare: «Se io mi dedicavo alla messa a punto del mezzo, qualcun altro pensava a mettere giù la pasta, e un altro ancora al sugo!», racconta Ciabini. È questo lo spirito che ha trascinato il team al raggiungimento di tali vette, e a calamitare attorno a sé un calore crescente da parte di pubblico e specialisti del settore. Infine la grande vetrina nella prestigiosa pista di Misano: «La FMI aveva organizzato una competizioni dall’eco europea, dunque un’occasione importante per farci conoscere a livello internazionale». È in questo palcoscenico che «abbiamo dovuto confrontarci con cose serie» [Paolo sorride, nda]: tra curve interminabili, mozzafiato, da percorrere in sesta piena superando i 200 chilometri orari, rettilinei in cui spremere la moto a manetta, beh, la grande Honda ha evidenziato alcuni difetti (tra cui la potenza e l’aerodinamica) che rendevano questo bolide un po’ attempato difficile da tenere in pista. Nonostante tutto, il team ha mietuto un secondo posto di classe e un sedicesimo assoluto, mettendo in fila moto ben più blasonate e potenti. «La cosa più bella però è stata l’affollamento di persone nel nostro box. Gli addetti del settore sono rimasti impressionati e, oltre a essere stati cercati da un team di endurance [su cui Paolo potrebbe fare un pensiero, nda], ci hanno ospitato in uno dei blog sulle due ruote migliori al mondo». Per adesso il team si “crogiola sugli allori”. Ma il talento del sornione Ciabini è un vulcano in piena attività: in fucina c’è la realizzazione di un secondo motore (che pare sia in grado di tirar giù due secondi al giro!) e forse, un secondo pilota, magari aretino. Perché se Arezzo è terra di motori e di passione, Paolo Ciabini può definirsi, senza sbilanciarsi troppo, quasi un messia.

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PETER PAN GROUP

PETER PAN VI ASPETTA COME SEMPRE AD AREZZO IN VIA RAFFAELLO SANZIO (ZONA STADIO-CROCE ROSSA) E ADESSO ANCHE PRESSO IL NUOVO PARCO GIOCHI ALL’APERTO IN VIA MARCO PERENNIO (ALTEZZA BAR “MEMMO”) PETER PAN: ECCO L’ISOLA CHE NON C’È! PER INFO

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La Società Nazionale di Salvamento di Arezzo lancia il nuovo corso rivolto a chi ha tra i 16 e i 55 anni

Corso da bagnino, una bella esperienza formativa e lavorativa on la sicurezza in acqua non si scherza. Con questa consapevolezza la a Società Nazionale di Salvamento di Arezzo ha avviato al Centro Sport Chimera mera il nuovo corso professionale di Bagnino di Salvataggio, una bella espeperienza formativa e lavorativa rivolta a chi ha tra i 16 e i 55 anni. Il corso, a cui sarà possibile iscriversi fino a sabato 23 novembre, abilita bilita infatti all’esercizio della professione di bagnino presso i litorali marittimi e le acque ue interne (piscine, fiumi e laghi), con un brevetto valido tre anni in tutta l’Unione Europea, opea, rinnovabile e riconosciuto dai ministeri competenti come titolo professionale; tutte caratteristiche in grado di fornire nuove opportunità di lavoro. «Negli ultimi anni – commenta Marco Magara, se-gretario della SNS – abbiamo o formato circa 70 bagnini che sono già stati impegnati con lavori stagionali e autunnali in piscine e litorali di tutta Italia. La formazione di nuovi bagnini è da sempre la mission della nostra soo cietà, dunque continueremo a investire su questi corsi che promuovono la sicurezza in acqua, garantendo quelle competenze professionali che permettono di salvare vite nei mari, nelle piscine e nei bacini interni». L’intero corso si svolge all’interno del Palazzetto del Nuoto aretino attraverso due lezioni settimanali (il lunedì e il mercoledì dopo le 21), divise tra un’area teorica e un’area pratica. Le lezioni teoriche abbracciano una vasta gamma di argomenti che illustrano l’ordinanza balneare, la meteorologia e lo studio delle coste, comprendendo anche un’area medica con le nozioni di primo soccorso e di BLS-D (Basic Live Support con Defibrillatore). La maggior parte delle lezioni saranno comunque improntate su insegnamenti pratici, con corsi per perfezionare le capacità natatorie, allenare l’apnea e apprendere le tecniche di estrazione e le modalità di trasporto di un corpo. «Abbiamo già ricevuto numerose iscrizioni – conclude Magara, – ma ci sono ancora posti disponibili: chi fosse interessato a diventare bagnino può rivolgersi alla segreteria del Centro Sport Chimera, chiamare lo 0575/35.33.15 o visitare i siti www.centrosportchimera. com o www.salvamento.it».

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di Chiara Savarino

AREZZO

BELLE ARTI

prodotti per artisti eventi d’arte tel. 0575/294110 www.mastroartista.it

SAHAR DELIJANI OSPITE DEL GIARDINO DELLE IDEE

L’ALBERO DEI FIORI VIOLA

l Giardino delle Idee grande attesa per l’incontro con una delle più acclamate autrici iraniane del momento. Sabato 9 novembre alle 17, presso la “Sala delle Muse” del Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo di via San Lorentino, Sahar Delijani presenterà infatti il suo romanzo di esordio L’albero dei fiori viola (Rizzoli), successo letterario pubblicato in 74 Paesi e tradotto in 25 lingue. Figlia di rifugiati politici, la scrittrice nasce nella prigione di Evin, a Teheran, nel 1983; ha appena dodici anni quando i genitori decidono di emigrare in California, per unirsi alla famiglia della madre e dare alla figlia una vita più tranquilla. Il libro della Delijani, ambientato nell’Iran post-rivoluzionario e narrato da punti di vista diversi e interconnessi, è una storia profondamente personale che dà voce agli uomini, alle donne e ai bambini che credevano nella Rivoluzione. I fiori viola sono quelli dell’albero di jacaranda, al centro del cortile nel quale si intrecciano le vite di donne e famiglie cresciute negli anni rivoluzionari contro lo scià Mohammad Reza Pahlavi, ma perseguitate, a rivoluzione avvenuta, dal regime dispotico e teocratico di Khomeini. Vite distrutte e costrette alla clandestinità per difendere la società libera e laica in cui avevano creduto. «L’albero dei fiori viola è un bruciante atto di accusa nei confronti della tirannia, un tributo a tutti coloro che ne portano addosso le cicatrici, un’accorata celebrazione del valore della libertà», afferma Khaled Hosseini, autore pluripremiato di opere come Il cacciatore di aquiloni. Cinque storie che dal passato si snodano sino alla “Rivoluzione Verde” del 2009, nella quale migliaia di giovani scesero di nuovo in piazza per mesi chiedendo la fine del regime dei mullah. Un romanzo ricco di memoria, di storie e vissuti che vogliono ricostruire un’identità collettiva ed essere uno strumento di consapevolezza che unisce un popolo. Un libro potente che mescola realtà e finzione, che partendo dalle vicissitudini della famiglia di Sahar vuole disegnare il ritratto di un popolo in cerca di libertà. L’ingresso alla presentazione, organizzata dall’associazione di volontariato “La Fabbrica delle Idee”, è libero e gratuito.

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GALLERIA ESPOSITIVA CENTRO DI RICERCA E DOCUMENTAZIONE PER L’ARTE CONTEMPORANEA via Oberdan 30 – 347 8717183 www.rielaborandoarte.it

MARCO MAZZAROPPI

IL PITTORE CHE AI PRIM AREZZO A MONTECASSIN

a recente pubblicazione de La chiesa della Badia in Arezzo: guida storico artistica, promossa dal parroco Vezio Soldani e curata da Andrea Andanti, Giuliano Centrodi e Michele Tocchi, ha portato in dote molte novità anche dal punto di vista delle attribuzioni delle opere presenti. «Tale circostanza – ci racconta il giovane storico dell’arte Michele Tocchi, che si è occupato del patrimonio pittorico – ci ha “imposto” di effettuare un lavoro di ricerca preliminare fondato su aggiornamenti bibliografici e soprattutto su una puntuale ricognizione documentaria, condotta sui fondi archivistici relativi all’ex monastero benedettino conservati tra Arezzo e Firenze. Un’indagine che ci ha riservato non poche sorprese». Le più significative sono concentrate soprattutto sulla parete sinistra della chiesa, dove emerge la figura di Marco Mazzaroppi. Chi era costui? «Sebbene poco nota, quella del Mazzaroppi è un’interessante personalità artistica. Le scarse notizie lo fanno nascere a San Germano – attuale Cassino – intorno al 1550 e lo vedono formarsi tra Roma e le Fiandre. La conoscenza della pittura d’Oltralpe, di cui sono contaminati i suoi brumosi e atmosferici paesaggi, può essergli giunta proprio dalla colonia di artisti fiamminghi e olandesi – Paul Brill in testa – allora operanti nell’Urbe. Sappiamo che il padre, “cameriere” presso Montecassino, lo introdusse alla prestigiosa fondazione monastica. Senza dubbio fu, dal 1590 al 1620, anno di morte, il pittore “ufficiale”’ dei monaci cassinesi». Come si incrocia la sua attività artistica con Arezzo? «Un registro di memorie conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze ci informa che nel 1606 Gregorio da Castiglion Fiorentino, abate di Montecassino, finanziò una pala d’altare per la cappella di san Benedetto, la seconda nella navata sinistra della chiesa della Badia, di cui padre Gregorio era stato abate tra il 1602 e il 1605. Assunta la guida del grande monastero, non si era tuttavia dimenticato dei suoi ex confratelli e li aveva omaggiati con la spedizione di una tela, identificabile con quella del Mazzaroppi raffigurante I santi Benedetto e Scolastica. Fu in virtù di tali legami che l’opera del pittore giunse in Arezzo. La tela propone un repertorio iconografico frequente nella produzione dell’artista, dal corvo che salvò san Benedetto strappandogli col becco un tozzo di pane avvelenato alla nitida veduta dell’abbazia di Montecassino nello sfondo; proprio quest’ultimo particolare mi ha indotto a cercare l’autore del dipinto nell’ambiente cassinese». A questa pala ne fa seguito un’altra. «I Graffioni, patroni della cappella dei santi Bartolomeo

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di Marco Botti

RIMI DEL SEICENTO LEGÒ SINO e Martino – la prima della navata sinistra – apprezzarono l’opera giunta da Montecassino e, penso per tramite del medesimo abate Gregorio, dovettero commissionarne al Mazzaroppi una destinata al proprio altare, rappresentante non a caso la Vergine in gloria e i santi Bartolomeo e Martino. I due dipinti sono confrontabili con una decina di tele eseguite dall’artista per Montecassino o per i territori di Gaeta, Aquino, Sora, Vico e Rodi Garganico [nell’immagine in bianco e nero la tela con i santi Benedetto e Scolastica conservata nel dormitorio di Montecassino, nda]. Alla stessa mano ritengo inoltre di poter assegnare una terza opera attualmente nei depositi della Soprintendenza e raffigurante San Benedetto che raccomanda alla Madonna l’abbazia di Montecassino. Probabilmente proveniente dai locali della Badia, essa è pressoché sovrapponibile a un dipinto di identico soggetto eseguito per il monastero di San Martino delle Scale di Monreale, a testimonianza di come il circuito abbaziale favorisse legami artistici tra centri lontani». Perché è importante riscoprire la relazione tra Mazzaroppi e Arezzo? «Questo nucleo di tele, nelle quali l’artista ha tra l’altro dipinto con grande verosimiglianza bellissimi pastorali cinquecenteschi in argento, un tempo realmente conservati a Montecassino, si distingue per eccezionalità: quelle aretine sono infatti, al momento, le uniche opere del Mazzaroppi rintracciate in Toscana e nell’intera Italia centro-settentrionale».

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ALESSANDRO GORI SI GIOCA TUTT

DALLO SGARGABONZ DI GUNTHER BRODO unther Brodolini è un bambino di dieci anni, davvero tanto carino, che per non saper né leggere né scrivere fa beneficenza ai “nerini del Biafra” con dei ghiaccioli andati a male al gusto “brodo di carne scaduta della Bo Frost”, e per fare colpo sulla bambina di cui è innamorato le offre un “bitterino rosso” con una pasticca di ecstasy. Tanto lui non ne ha bisogno, perché dietro l’orecchio si è messo “un cerottino a rilascio graduale di metanfetamina”, ed è a posto così. Gunther ha una famiglia come tante, la mamma la mattina lo sveglia con un elettropungolo per bovini, il babbo quando fa il “birbone” lo picchia con il calcio del fucile e il suo migliore amico è un pagliaccio pederasta. Ma il suo vero eroe è il nonno, un pompelmo a mezz’aria che vorrebbe lavorare per l’Esselunga ma che Gunther trova morto in un sinistro spremiagrumi. Direttamente dal blog Lo Sgargabonzi, Alessandro Gori ha messo su un libro esilarante, Le avventure di Gunther Brodolini, edito da Fuori|Onda, che è già alla seconda ristampa dopo neanche tre mesi dall’uscita in libreria. Il geniale autore è stato di recente ospite al Lucca Comics & Games 2013 dove – ci dice – ha temuto il linciaggio dopo aver letto l’episodio di Brodolini e il bambino Down che finisce cotto in un hamburger, rimanendo indigesto a causa degli alleli attaccati. Ma per i suoi lettori più affezionati, che sanno che Gori si prende gioco davvero di tutti e di tutto – non risparmia nemmeno Gesù, che Gunther chiama amichevolmente “Nazza”, i lager nazisti, i tumori, la pedofilia e l’omosessualità, – questo libro non è altro che un successo sia di fantasia sia di scrittura. Perché se è vero che l’aretino prende in giro pure i malati di Alzheimer e quelli di Aids, è anche vero che non lo fa in maniera becera. Gori ha il dono di saper inserire al momento più giusto e inaspettato quella frase o quella parola di fronte alle quali il lettore non ce la fa a trattenere il sorriso. Semmai «si ride verde, col groppo in gola, magari anche sentendosi un po’ in colpa – come lui stesso afferma quando gli chiediamo di definire il suo libro.

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UTTO FRA COMICITÀ E DISPERAZIONE

NZI ALLE “AVVENTURE DOLINI” – Il mio è un romanzo di formazione ma in acido, dove, dietro a racconti apparentemente umoristici, si cela un cuore nero di disperazione». Una disperazione raccontata parecchio bene, ecco perché Gunther Brodolini va assolutamente conosciuto. www.fuoriondalibri.it

di Valentina Paggini

DUE GIORNI PER NON DIMENTICARE La fine della Prima Guerra Mondiale raccontata al Teatro Virginian

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omenica 10 e lunedì 11 novembre, alle 21.30, in ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale, il Teatro Virginian di via De’ Redi ad Arezzo organizza due giornate patrocinate dell’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Arezzo. Il primo giorno sarà proiettato il film-documentario Il ritorno dell’albero isolato diretto da Maria Erica Pacileo e Fernando Marraghini, in cui verrà raccontato il viaggio di questo famoso simbolo del primo conflitto mondiale, spesso citato nelle sue liriche da Giuseppe Ungaretti, che ritrovato nei fondi di un museo ungherese arriverà fino a San Martino del Carso. Si alterneranno così immagini dell’epoca e contemporanee spiegate al pubblico dallo storico Luigi Fabi. La seconda giornata sarà invece dedicata allo spettacolo teatrale I ragazzi del ’99 con Daniele Marmi e Michele Mori, per la regia di Irene Noli. Due ragazzi, lo Stecchi e il Nicolai, sono strappati dalla loro piccola città di provincia per essere mandati al fronte come soldati. Il testo, scritto da Emiliano Buttaroni, racconta il viaggio verso la consapevolezza che la guerra esige come tributo il sacrificio delle loro vite e della loro giovinezza. Tra riflessioni e battute scherzose, viene rappresentata la più pura delle amicizie, messa continuamente alla prova dalla crudeltà del primo conflitto mondiale. Sara Gnassi

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la vignetta di Gigi Paggetti

DOVE TROVARE (GRATIS!) “IL SETTIMANALE”

EDICOLA “KENNEDY” (VIA KENNEDY 1) EDICOLA DELL’OSPEDALE (VIA NENNI) “TIRAMOLLA” (VIA ROMANA 98/A) EDICOLA “ FAGIOLI” (BELVEDERE) EDICOLA “PANCI” (PIAZZA SAIONE) EDICOLA “CAMPO DI MARTE” (VIA VITTORIO VENETO) LIBRERIA “EDISON” (PIAZZA RISORGIMENTO 31) EDICOLA “SCARTONI” (P.ZZA SAN JACOPO) LIBRERIA “MONDADORI” (CORSO ITALIA) LIBRERIA UNIVERSITARIA “LEGGERE” (VIA CITTADINI)

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INFORMAGIOVANI (PIAZZA SANT’AGOSTINO) EDICOLA “SAN MICHELE“ (PIAZZA SAN MICHELE) “LA FELTRINELLI POINT” (VIA CAVOUR 13) EDICOLA “AMIDELLI” (VIA PORTA BUIA) EDICOLA “SCARTONI” (PIAZZA SAN GIUSTO) EDICOLA “BIDINI” (VIA REDI) EDICOLA “ROSSI” (VIA PACIOLI)

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EDICOLA “DALLA NOCE” (P.ZZA GIOTTO) EDICOLA VIA ERBOSA EDICOLA “BURRONI” (VIA TARLATI) PAPER CO. (CENTRO COMM. SETTEPONTI) EDICOLA PORTA SAN LORENTINO EDICOLA “SAN LEO” BOTTEGA DI GIACCO (SAN GIULIANO) CARTOLIBRERIA “MILLE IDEE” (VIA FIORENTINA 244) FOTO OTTICA MARCO (VIA DAL BORRO 68/70) SPAZIO SEME (VIA DEL PANTANO 36) MASTRO ARTISTA (VIA BENEDETTO VARCHI 73)


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on fatevi mettere fuori strada dal titolo lungo e pomposo, la ricetta del dolcetto di oggi si fa prima a farla che a nominarla! L’autunno, non ci posso fare niente, mi fa venire in mente il bosco e le passeggiate tra le foglie ambrate e gli alberi profumati di muschio. Mi tira fuori un lato romantico e nostalgico, facendomi ricordare quando da bambina, percorrevo le stradine del bosco con le amiche in cerca di funghi, che raramente trovavo, mentre invece facevamo scorpacciate di bacche rosse il cui sapore ancora mi sembra di sentire in bocca. Il periodo delle castagne poi era divertentissimo, ci

riempivamo le tasche della giacca e vinceva chi trovava la castagna più grossa. Non sto a dirvi come ci conciavamo le mani a frugare fra i ricci aperti in cerca di quella vincente… gli aculei nei palmi rimanevano per settimane… La proposta di oggi ha il sapore delicato e particolare di questo frutto autunnale, del quale ho utilizzato la farina. Si possono benissimo fare in anticipo, sia le crespelle sia la crema, e assemblarle con le pere rigorosamente saltate al momento, un attimo prima di portare in tavola. Quando avrete finito di leggere il titolo… le crespelle saranno già finite!

CRESPELLE ALLA FARINA DI CASTAGNE CON CREMA DI MASCARPONE E PERE INGREDIENTI Per circa 8 crespelle • 2 uova • 30 grammi di farina di castagne • 30 grammi di farina 00 • 1 cucchiaio di cacao amaro • 25 grammi di burro fuso • 1 bicchiere di latte • 1 cucchiaio di zucchero • 1 pizzico di sale Per la farcia • 2 pere Kaiser • 1 bicchierino di Gran Marnier o altro liquore a piacere • 2 tuorli d’uovo • 6 cucchiai di zucchero • 250 grammi di mascarpone freschissimo • 125 grammi di panna fresca

montata. Preparate le crespelle mescolando bene tutti gli ingredienti. Fate riposare il composto per un’ora. Preparate la crema al mascarpone; io non amo le uova crude e monto i tuorli con 4 cucchiai di zucchero che ho fatto sciogliere in un pentolino con un cucchiaino raso di acqua. Con lo sbattitore montate i tuorli, facendo scendere a filo lo zucchero bollente. Quando sono gonfi e spumosi, unite il mascarpone mescolando bene in modo che la crema sia uniforme. Aggiungete la panna montata e mescolate dall’alto in basso in

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modo che la panna non smonti; mettete in frigo. Sbucciate le pere, togliete il torsolo e tagliatele a fettine. Adagiatele in una padella e spolverizzatele con lo zucchero rimasto (2 cucchiai). Fate sciogliere lo zucchero a fiamma vivace, bagnate col liquore e fate sfumare. Il tutto avviene in pochi minuti, perché le pere non devono essere spappolate. In un pentolino cuocete le crêpes, impilandole in un piatto mano mano che sono pronte. Guarnite ogni crespella con un paio di cucchiaiate di crema al mascarpone e qualche fettina di pera; impiattate e spolverizzate di cacao amaro.

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IL LABORATORIO DI STORIA E DIGITALIZZA L’ARCHIVIO BULG

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opo aver parlato del laboratorio universitario di Storia Contemporanea e dell’incontro in occasione del settantesimo anniversario dell’eccidio di Cefalonia e Corfù, continua il nostro percorso di conoscenza tra i centri studi e di ricerca ospitati nel dipartimento universitario aretino. Dal 26 al 28 ottobre si è svolta nei padiglioni di Arezzo Fiere e Congressi l’evento Gold in Italy, una tre giorni di convegno dove si sono dati appuntamento circa 250 aziende orafe italiane. In occasione dell’evento fieristico il dipartimento aretino dell’Università di Siena ha organizzato una mostra composta da una selezione di articoli appartenenti all’archivio del gioielliere Costantino Bulgari [nella foto]. L’archivio, donato dalla figlia, Anna Bulgari, è in possesso dell’Università di Siena dal 2010 e proprio da poche settimane è anche disponibile e consultabile on-line. La collezione è composta da documenti relativi a 50 anni di ricerche sull’oreficeria antica italiana, dal Trecento all’Ottocento, raccolti in più di 25 anni dallo stesso Bulgari. All’interno dell’archivio sono presenti inoltre più di 300 rappresentazioni grafiche di oggetti in argento. Il lavoro di catalogazione e digitalizzazione è stato curato e realizzato dal Laboratorio di Storia e tecnica dell’Oreficeria (Lab.Or.) dell’ateneo senese, che ha sede presso il

campus universitario aretino del Pionta. Il Laboratorio, istituito nel 2010 e diretto dal professore Paolo Torriti, ha tra i suoi scopi primari quello di promuovere e coordinare attività di studio e ricerca inerenti la storia, le tecniche e la progettazione dell’oreficeria.

e ti accompagnano in città (e a ballare!)

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IL SETTIMANALE DI AREZZO

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A E TECNICA DELL’OREFICERIA ULGARI Inoltre, il Laboratorio svolge anche un importante compito dal punto di vista della conservazione e della catalogazione (come nel caso dell’Archivio Bulgari), possiede una biblioteca specializzata, promuove e organizza eventi, seminari e convegni. Un centro scientifico rilevante soprattutto in un di Luca Piervenanzi territorio come il nostro, che con l’oro e l’oreficeria ha sempre vissuto. Proprio in quest’ottica di rapporto con il territorio, soprattutto nel settore della formazione post-laurea, il Laboratorio di Storia e tecnica dell’Oreficeria sta per far partire una nuova edizione del master di primo livello in Storia e Design del Gioiello. Il master, realizzato in collaborazione con enti del territorio come Banca Etruria, Camera di Commercio, Cna Arezzo, Confartigianato Arezzo, Confindustria Arezzo e Confapi Arezzo, si terrà nella nostra città e avrà una durata complessiva di 10 mesi. Il master, al quale è possibile iscriversi fino al 15 di novembre, offrirà un percorso di formazione a tutto tondo sul mondo del gioiello, dal lato storico e progettuale, oltre a trattare aspetti fondamentali anche dal punto di vista commerciale come il jewelry marketing e management, o la comunicazione. Dopo la formazione in classe, gli studenti svolgeranno una stage di almeno 225 ore in alcune aziende orafe del territorio aretino. Eventi, formazione, ricerca, conservazione e promozione insomma il Laboratorio di Storia e Tecnica dell’Oreficeria si presenta come un vero e proprio polo scientifico e di ricerca per lo studio della storia, della tecnica e del design di oggetti in oro e argento. Un Laboratorio che ci restituisce un dato di fatto troppo spesso dimenticato: l’università non è solo un luogo di esami e di lezioni. L’università è un centro di promozione culturale a 360 gradi, e oltre a offrire una formazione accademica a molti studenti, ha al suo interno tutta una serie di strutture di ricerca e di studio. Molte di queste – come nel caso di Lab.Or. – vivono facendo rete e collaborando con enti e imprese del territorio, dimostrando ancora una volta quanto l’università ad Arezzo sia una realtà da difendere e rafforzare.

scopri le promozioni di novembre! via U. della Faggiuola 10/b, Pescaiola (Arezzo) 0575 / 08.16.86 – 320 / 15.34.322 8 NOVEMBRE 2013

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il sonetto

«Com’è, Tónio, che da ’n pezzo a ’sta parte el calcio unn’appassiona l’Aritìni? Prima, se facìva false le carte per vìre tutti a lo Stàghjo Mancini. Anco quande s’era al Campo de Marte se tifava i colori cittadini. Sciarpe e banghjère unn’ereno ’n disparte: sventolàveno ’n mano anco ai cittìni! Oggi, si chiedi de che squadra sei, dìcheno Iùve, Inter, Fiurintìna, Milan, Roma oppure “Boh… ’n saprei!”»

di Leonardo Zanelli

«Ma ora la riscossa s’avvicina: han fatto abbonamenti a prezzi stracci. Che dici, Beppe, ce s’andare?» «Vacci!»

chilometro zero

TRIO TCHAIKOVSKY IN CONCERTO

FORZA AREZZO!

In Toscana esistono ben 79 cultivar diversi di olivo, censite dall’Arsia. Inevitabilmente alcune di queste si somigliano molto, eppure manifestano le loro peculiarità. Sono il frutto di secoli di adattamento dell’olivo migliore in un determinato territorio. Il risultato di un sapere rurale che oggi torna a farci comodo. È infatti nella diversità delle nostre cultivar che si tutela un patrimonio ben più ampio, che parte dalla terra per giungere, attraverso il paesaggio e la storia, sulle nostre tavole. Tavole che preservano profumi, sapori, di Fabio Mugelli identità e cultura.

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Domenica 10 novembre alle ore 21.15, per la stagione concertistica 2013-14, presso l’auditorium di Arezzo Fiere e Congressi di via Spallanzani, Pavel Vernikov, violino, Alexander Chaushian, violoncello e Konstantin Bogino, pianoforte, eseguiranno brani di Rachmaninov e Ravel. Ingresso a pagamento, 10 euro l’intero, 5 euro il ridotto: il biglietto è di Lucio Massai acquistabile dalle ore 19 alle ore 21.15. La prima neve di Andrea Segre **½ Dani, profugo dal Togo e successivamente dalla Libia in un paese del Trentino, con una figlia piccola e una moglie morta, conosce sulla sua strada il piccolo Michele, orfano di padre: l’incontro tra due anime ferite, alla ricerca di una motivazione per superare le relative solitudini, proiettate sullo sfondo di una comunità rurale montanara. Al secondo lungometraggio di finzione, il documentarista veneto prosegue nella sua personale ricerca sui problemi dell’immigrazione e sul territorio, realizzando un film di rara introspezione sociologica e psichica sui protagonisti, ottimamente supportati da Giuseppe Battiston e Anita Caprioli. Una pellicola delicata per una storia personale ma universale allo stesso tempo, un percorso di crescita e purificazione. Enrico Badii enrico.badii@gmail.com

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