Il Settimanale di Arezzo 45

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Anno 2 numero 45 • venerdì 21 gennaio 2011 • COPIA GRATUITA foto di copertina di Andrea Bardelli

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l’Esperto risponde: l’ansia a scuola si può superare

al Giardino delle Idee l’uomo che sogna di battere il cancro

a pag. 7

a pag. 8

Anch'io sostengo la candidatura Unesco✃ della Giostra del Saracino! Io sottoscritto nato a

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il

residente a in via sostengo la Giostra del Saracino nella candidatura alla lista Unesco del Patrimonio Immateriale dell’Umanità autorizzo ai sensi del Decreto Legislativo n. 196/2003 al trattamento dei miei dati, svolto per le modalità e le finalità sopra indicate, e in conformità alle norme legislative e regolamenti vigenti e applicabili

consegna il tagliando presso lo Sportello Unico del Comune, le sedi delle Circoscrizioni o dei Quartieri!


in questo numero pagina 6

pagina 7

pagina 3

LIBERALIZZAZIONI

E CONCORRENZA: ANCHE IL POSTINO NON SARÀ PIÙ QUELLO DI UNA VOLTA

di Fabrizio Piervenanzi pagine 4 e 5

2011:

TURISMO SÌ MA SENZA

APT

di Andrea Bardelli e Elena Aiello

pagina 6

“LA

LUNA E LO SPECCHIO”: UN INCONTRO NATO DA MAGIA

pagina 15

pagina 10

a cura di Fernanda Caprilli pagina 7

L’ANSIA

A SCUOLA, PROBLEMA CHE SI PUÒ SUPERARE

a cura della dott.ssa Emanuela Mazzoni pagina 8

FRANCO MANDELLI: LA STORIA DI UN UOMO DEL SUO SOGNO, SCONFIGGERE IL CANCRO

E

di Chiara Marcelli

pagina 9

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è una testata edita da Edizioni Giorgio Vasari s.r.l.

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Anno II numero 45 – venerdì 21 gennaio 2011 Direttore Responsabile: Francesco Ciabatti, email f.ciabatti@fastwebnet.it Vicedirettore: Marco Botti Redazione: Enrico Badii, Andrea Bardelli, Monia Barelli, Marco Beoni, Serena Capponi, Fernanda Caprilli, Marco Cavini, Giacomo Chiuchini, Dory d’Anzeo, Jacopo Fabbroni, Claudia Failli, Sara Gnassi, Giulia Grilli, Ilaria Gradassi, Valeria Gudini, Giacomo Manneschi, Chiara Marcelli, David Mattesini, Paco Mengozzi, Fabio Mugelli, Riccardo Niccolini, Roberto Parnetti, Luciana Pastorelli, Fabrizio Piervenanzi, Luca Piervenanzi, Luca Stanganini, Valentina Tramutola Foto: Andrea Bardelli, Roberto Parnetti, Felice Rogialli Amministrazione: Edizioni Giorgio Vasari s.r.l., via Montefalco 50, 52100 Arezzo (AR), tel. 328/9518221, fax 0575/409175, email edizionivasari@aruba.it Per le vostre pubblicità chiamate il 328/9518221 o scrivete a ilsettimanalediarezzo@gmail.com Stampa: La Zecca srl, via Umberto Terracini 25/27, 52025 fraz. Levane – Bucine (AR), tel. 055/9180101, fax 055/9180412, email info@tipografialazecca.it Autorizzazione Tribunale di Arezzo 02/2010 del 10 febbraio 2010 Iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione al n. 19155 È vietata, senza formale autorizzazione, la riproduzione totale o parziale di testi, disegni, foto e pubblicità riprodotti su questo numero

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EG V

DARIO POLVANI:

ARMONIE PITTORICHE CHE

EMOZIONANO

di Marco Botti pagina 10

2011: SUBITO INCONTRO TRA ISTITUZIONI ARETINE E UNIVERSITÀ DI SIENA

di Luca Piervenanzi

pagina 11 LA

La Fondazione Monnalisa onlus, il “Settimanale di Arezzo” e le Edizioni Giorgio Vasari sono partner nel promuovere la crescita della comunità di Arezzo e il benessere delle persone che vi abitano

VIGNETTA

di Gigi Paggetti

AREZZO SPORT • DALLA GITA SULLA NEVE AL CORSO DI FOTOGRAFIA: TUTTE LE INIZIATIVE DEDICATE AI SOCI DEL CIRCOLO TENNIS GIOTTO • ATLETICO AREZZO, SERVE PIÙ CINISMO • DAI 3 AI 18 ANNI, LA SCUOLA NUOTO DEL CHIMERA INSEGNA A STARE IN ACQUA • CHIMERA LOTTA, PICCOLI TALENTI CRESCONO

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Liberalizzazioni e concorrenza: anche il postino non sarà più quello di una volta riflessioni

di Fabrizio Piervenanzi

D

a questa settimana, più precisamente da lunedì scorso, è operativo anche nella nostra città un cambiamento che ci riguarda tutti. Nella

duplice veste di mittenti e destinatari di corrispondenza. Così come impostoci dall’ Unione Europea – in un mercato ormai liberalizzato – non è e non sarà più solo Poste Italiane l’unico soggetto a occuparsi delle nostre lettere. Ci sono e ci saranno quindi anche altre aziende, che secondo le regole della concorrenza cercheranno di conquistarci come clienti con i loro servizi. A eccezione di quelli relativi agli atti giudiziari e alla filatelia, che rimarranno di competenza di Poste Italiane. Teoricamente questo dovrebbe favorire gli utenti nel rapporto prezzo/qualità. Praticamente aspettiamo un po’ a dirlo, poiché calcolando le probabilità non è assurdo pensare – com’è successo in altri campi – che si possa pagare ugualmente o di più rispetto a prima, per servizi meno soddisfacenti. Il tempo ce lo dirà. Per ora, stante un nostro approfondimento condotto presso persone informate, ci siamo fatti l’idea che qualche contrattempo, anche se tipico di qualsiasi razionalizzazione, come utenti potremmo averlo. Da quanto abbiamo appreso, probabilmente molti di noi non riconosceranno più in chi ci porterà la posta, la stessa persona che lo aveva fatto fino a ora. Questo sarà possibile perché nel riassegnare le zone di competenza ai singoli postini, ci sarà un rimescolamento degli incarichi. Così come in atto già da tempo, potremo ricevere bollette di varia natura, attraverso altri soggetti, ai quali le aziende che

ci forniscono ad esempio acqua, luce e gas decideranno di affidarli. Se a questi aggiungiamo anche le persone che ci consegnano opuscoli e materiali vari inviati da grandi catene di distribuzione, è facile immaginare che “traffico” ci sarà intorno alle nostre cassette postali. A questo proposito, sarà sempre più importante assicurarci che i nominativi degli abitanti di una casa isolata, così come quelli che risiedono in un condominio, siano ben visibili e alla portata di coloro che, non conoscendoci, si alterneranno per lasciarci la posta. Certo è che anche per i postini, il compito non sempre è facile. Vuoi per problemi legati a zone nuove, alla toponomastica (può capitare che i numeri civici non seguano una logica univoca o siano addirittura mancanti). Ma pure per la presenza di etnie aventi cognomi non sempre comprensibili, o per la totale assenza di una cassetta postale. Tornando a Poste Italiane, da questa settimana la consegna verrà effettuata dal lunedì al venerdì. Il sabato sarà possibile ricevere solo quotidiani, plichi, raccomandate e assicurate che prevedano la firma del destinatario. Sempre il sabato, dalle 15 alle 20, potremmo ricevere la visita di personale della stessa azienda che ci proporrà di acquistare i suoi beni/servizi. E il postino o la postina che ormai consideravamo di famiglia, come il medico o il giornalaio? I più fortunati continueranno a vederli. Per carità, nes-

suna avversione per i volti nuovi. Però a chi di noi non capita di pensare a due battute scambiate con queste persone mentre ci consegnavano delle belle notizie (un po’ meno nel caso di contravvenzioni o bollette da pagare)? Siamo contro la modernizzazione? No di certo. Ma ci piace in ogni caso ricordare una figura simbolo come quella del postino, e i rapporti umani che via via abbiamo perso con la scomparsa di altre figure che un tempo avevamo sotto casa e che oggi è impossibile ritrovare nei centri commerciali: la cassiera, il o la titolare di una piccola bottega che ci chiamava per nome. A proposito di postino, come non pensare con grande tenerezza, a quello interpretato da un grande Massimo Troisi? Al suo rapporto con l’illustre poeta Pablo Neruda, dal quale, attraverso la consegna della corrispondenza, trasse spunti e ispirazioni che cambiarono la sua vita? Il tutto accompagnato dalle musiche di Luis Bacalov e prevalentemente avvolto dal fascino dell’isola di Procida e delle sue spiagge – Pozzo Vecchio e Marina Corricella, – delle quali conserviamo non solo per questo un indelebile ricordo. Buon lavoro ai postini che verranno. Dal lunedì al venerdì. ■ fabrizio.piervenanzi@gmail.com

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2011: turismo sì ma se «I

n riferimento a questa vicenda sinora sono state dette e scritte numerose inesattezze: la situazione reale è che con la legge finanziaria regionale

e con il bilancio regionale, entrambi approvati il 23 dicembre scorso, è stata ufficialmente sancita la soppressione delle Agenzie per il Turismo toscane a decorrere dal 1° gennaio 2011, con modalità e tempi da definire rispettivamente da ogni singola Provincia, ma comunque tassativamente entro il 31 dicembre 2011. Una volta avvenuto lo scioglimento, alle Apt subentreranno direttamente le Province». Fabrizio Raffaelli, ex direttore della Apt aretina, chiarisce per il nostro settimanale le trasformazioni in atto in ambito turistico: «In virtù della stessa legge Finanziaria, vengono infatti abrogate nel Testo unico delle Leggi Regionali in materia di turismo – Legge 42 del 2000 – le norme concernenti le Agenzie, con la conseguente ripartizione delle loro competenze: la promozione viene affidata a Toscana Promozione, mentre alle Province spettano l’accoglienza e l’informazione, in aggiunta a quanto già la sopracitata Legge 42 assegnava loro, vale a dire ad esempio le questioni inerenti pro loco, agenzie di viaggio, strutture ricettive del territorio, oltre all’intera parte statistica». In questo quadro si inserisce anche una questione di carattere economico? «Certamente. Sempre per effetto del bilancio regionale si è verificato un taglio considerevole, di oltre il 50 per cento, nei trasferimenti alle Province in termini di costi del personale nelle funzioni delegate, di Andrea Bardelli quindi ad esempio ricadenti sulla formazione professionale, sull’agricoltura, sulla manutenzione delle strade. Questo il motivo per cui anche la Provincia di Arezzo non è riuscita a chiudere il bilancio entro dicembre. Tale contrazione in termini di risorse si è riflessa negativamente anche sul nostro settore, così a oggi il Servizio Turismo della Provincia, che come spiegavo oltre alle ordinarie funzioni amministrative adesso raccoglie le deleghe in materia di informazione e accoglienza, ha bilancio zero, vale a dire che allo stato attuale non esiste per il 2011 un solo euro da investire sul turismo. Quindi zero Apt e zero stanziamenti che consentano alla Provincia di sostenere il suo ruolo. Sembra in questo senso che la Regione abbia raccolto queste istanze e che abbia previsto una cifra da destinare al comparto turismo, almeno per fronteggiare le esigenze minimali, ma è tutto da verificare». Come percepiscono questa svolta commercianti, ristoratori e operatori del settore? «Mi sembra che ad Arezzo la novità sia piuttosto scivolata addosso, probabilmente perché ancora non esiste la consapevolezza delle possibili ripercussioni. Faccio un esempio banale: la semplice fornitura di materiali informativi agli operatori che ne facciano richiesta, in assenza dei mezzi economici per stamparlo.

vita della città

Personalmente non ho assistito a prese di posizione in difesa dell’Apt e del suo ruolo, semmai ho sentito levarsi voci nella direzione opposta».

Quale la sorte dei punti informativi distribuiti sul territorio aretino? «Per quello di Cortona, a eccezione di un trasferimento di sede in una proprietà comunale per problemi di affitto, non sono previste rivoluzioni: continuerà fino a maggio a essere gestito con personale provinciale dall’Apt, dopodiché subentrerà formalmente la Provincia. Per

quanto riguarda quello di Arezzo, decaduto il rapporto con Colori Toscani, in questa fase prosegue il suo servizio con nostro personale interno e a orario ridotto, in attesa degli eventuali finanziamenti regionali cui accennavo.

Nelle altre vallate invece l’amministrazione degli uffici informazioni vedeva il coinvolgimento dell’Apt tramite convenzioni stipulate con le realtà locali: in Valdarno con il Comune di San Giovanni, dove tuttora è aperto il progetto di mettere in rete l’intero sistema informativo, in Valtiberina il riferimento era l’ufficio comprensoriale di Sansepolcro, affidato alla Comunità Montana, in Casentino era in corso un tentativo con Consorzio Casentino Sviluppo e Turismo, la Strada dei Sapori, la Comunità Montana, il Parco Nazionale Foreste Casentinesi, che tuttavia è venuto meno, allontanando l’ufficio dal nostro circuito». Cosa accade al personale in servizio nella Agenzia di Arezzo? «Il personale delle Apt, mi riferisco a quello assunto a tempo indeterminato, appartiene ai quadri provinciali già dal 2000, pertanto è scorretto affermare che da adesso viene assorbito all’interno dell’Ente. Invece i lavoratori con contratti a tempo determinato o legati da rapporti di prestazione esterna, che ad Arezzo erano circa 6-7 persone, con il 31 dicembre hanno dovuto interrompere la loro attività». Come si pone nei confronti della trasformazione? «A mio avviso questa riforma può rappresentare una soluzione migliorativa rispetto alla situazione esistente, nessuno nega che le Apt richiedessero una revisione, se ne discuteva già da tre-quattro anni con l’allora competente assessore Bramerini. Sicuramente sono discutibili i tempi e i modi, perché prima si crea il nuovo sistema e poi si elimina il vecchio, non viceversa, altrimenti si genera un pericoloso vuoto. Sul discorso promozione le perplessità maggiori riguardano il passaggio a Toscana Promozione, con il rischio dell’accentramento a Firenze di tutte le attività e la carenza di un collegamento diretto con i territori, ma in questa direzione già la Regione Toscana ha previsto l’impostazione di un percorso, con una cabina di regia a livello politico e un tavolo tecnico di esperti.

Indubbiamente quanto serve in questo momento è adoperarsi da subito per scongiurare l’assenza di strutture, regole e strategie complessive, in mancanza delle quali avvenga il proliferare di tutta una serie di soggetti minori che polverizzino la fase della promozione in una disomogeneità regionale di operazioni». ■

e ti accompagnano in ci città citt itt ittà (e a ballare!)

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enza Apt “U

n pessimo biglietto da visita per la nostra città”:

questa l’opinione generale della città sulla chiusura dell’Apt. Quello che colpisce maggiormente è che i più ignoravano la sua esistenza, anche se uno degli uffici dell’Agenzia per il Turismo era in pieno centro, davanti alla stazione. Il titolare di uno dei negozi del centro commenta così la decisione della Giunta regionale: «Ci sono andato qualche volta per prendere dei fogli e per alcune infordi Elena Aiello mazioni, ma non sapevo avesse chiuso.

le voci

È una scelta che porta la nostra città sempre più verso il provincialismo, non aiuterà l’immagine di Arezzo né all’estero né fuori provincia».

Altri, dopo aver chiesto spiegazioni su cosa fosse l’Apt, ammettono di non essersi «mai

coordinati con l’Apt su quando restare aperti nei weekend, è sempre stata una nostra

scelta; non sapevamo nemmeno l’avessero chiuso, ma la chiusura dell’Agenzia per il Turismo che accoglieva chi arrivava in città è un pessimo biglietto da visita». Concorde è l’opinione di altri che commentano: «È una scelta condivisibile in un momento di crisi economica, ma si perde un punto di riferimento per il turismo in città, sia per quello dei grandi eventi come il Play Art che per quello occasionale, che anima la città durante l’anno». Gli albergatori invece con l’Apt avevano collaborato in occasione dei grandi eventi come il Forum per il Risk Management e l’Art Expò, ma nemmeno loro sapevano della sua chiusura: «Con loro abbiamo fatto offerte per

gruppi, non per le manifestazioni come la Fiera Antiquaria, il Saracino o il Play Art, ma per i grandi eventi. Il problema è stato il pagamento: stiamo ancora aspettando quello di gennaio 2010. Erano clienti in città per affari... È una perdita per la città, anche se spesso i A Rigutino, dopo le frasi del parroco, turisti chiedevano a noi informazioni su cosa andare a vedere». ■ il clima si fa ancora più teso

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i scaldano gli animi in campagna elettorale, ed è normale. Ma a volte da un giusto disagio per situazioni di furti e furtarelli si sfocia veramente nell’assurdo. Così il parroco di Rigutino interviene nel bollettino parrocchiale inneggiando addirittura a Himmler. Ovvia la reazione decisa e scandalizzata del Vescovo, il quale fa abiurare il parroco, che poi si scusa. Ovvie le reazioni immediate dalla politica. La Sinistra aretina, ad esempio, organizza una sorta di sit-in al mercato di Rigutino, con tanto di volantinaggio per protestare contro le frasi del parroco, ed ecco che si verifica un altro episodio assurdo, sentore di una situazione socio-culturale davvero drammatica in alcune frazioni o in periferie. «Siamo stati accolti da un manipolo di persone organizzate dal Pdl, presente in forze con esponenti di spicco a livello comunale, che ha letteralmente impedito sia di distribuire i volantini che di avere un dialogo con la popolazione. Brandendo stampe di Stalin e al grido di “comunisti” ci hanno “scortato” fuori dal mercato con ingiurie e frasi offensive – dichiarano gli esponenti di Sel. – Cosa ancora più grave è stato il fatto che ad alcune anziane signore è stato detto in modo mistificatorio che gli attivisti di Sel erano lì per affermare che tutti gli abitanti di Rigutino fossero razzisti». In un clima che ricorda le periferie parigine, la sensazione è di assistere a uno scontro che arriva all’esasperazione nel contesto di un Paese sempre più impoverito e diffidente verso la diversità. Far finta di niente non serve a nulla, reprimere soltanto men che meno. Fatto salvo il sacrosanto diritto dei cittadini a sentirsi sicuri. L’unica possibile soluzione è investire risorse e competenze nell’integrazione, e se il Governo è di tutt’altro avviso, che intervengano ancor di più – se possibile – Comune e Provincia, la Diocesi fa già moltissimo in questa direzione. Aizzare uno scontro di questo tipo, lasciando spazio solo a iniziative politiche, specie in questo momento storico, rischia di divenire davvero esplosivo. ■ David Mattesini

hai trovato la tua foto nell'annuario dello sport aretino 2010? sbrigati a farlo per segnalazioni, richieste, domande scrivete a ilsettimanalediarezzo@gmail.com

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“La luna e lo specchio”: un incontro nato da magia a cura di Fernanda Caprilli

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Il centro del cerchio

La terza e ultima sezione raccoglie poesie di carattere più introspettivo e rimanda simbolicamente al centro dell’Io, che s’irradia fino a coincidere con la ricerca ultima delle cose. Vengono qui utilizzate tutte le figure topiche che caratterizzano l’esistenza: la natura, l’Io, la soggettività dispiegata, attraverso le quali il poeta tenta di dare una risposta agli interrogativi che inquietano la mente dell’uomo moderno. Ma da questa ricerca non emergono certezze, bensì soltanto una vaga intuizione del fatto che la realtà sfugge alla ricerca stessa, ed è possibile leggerla solo attraverso simboli che ne richiamano l’essenza, ma non consentono di superare il diaframma che si frappone fra le parole e le cose. Per questo, solo chi non riflette la sua vita in uno specchio sa che tutto appare / soltanto in un aspetto, / e in quello un’altra volta non ritorna (Lo specchio). Esclusa dunque la possibilità di una conoscenza totale, non resta che la poesia per cercare quella via / che aprire fa la porta di ogni giorno / e trovare altra luce oltre quest’ora, // oltre i chiusi confini della vita. E se è vero che tutto muta e in altro si trasfonde, è altrettanto vero che rimane “lui soltanto immutato, / il canto sulla terra, dice il poeta, anche se esso non ha la forza di volare lontano o si perde nell’aria, lui solo capace di parlare ancora al cuore dell’uomo. Nella poesia di Mancini si avverte la limpida serenità dei classici, il nitore di un mondo che il poeta ci restituisce attraverso l’uso sapiente di endecasillabi e settenari, che danno al verso quel respiro pacato che ne attenua le asprezze, riportando a unità tutto ciò che nella vita dell’uomo genera dolore, dubbi, incertezze.

La nebbia con i suoi cavalli bianchi annega la pianura fino al monte, ma più in alto s’attenua nelle forme, e ai nuovi raggi timidi del sole la vista lenta dei colori m’apre, mi svela i pini e poi le rocce e, sotto, l’erba, e lieve oltre la vetta ormai risale. Lontano, solo cime illuminate e dense, e non hanno radici sulla terra, sono isole, galleggiano sul mare, su una distesa immobile d’immacolati ciuffi di cotone.

uno sguardo sulla poesia ella poesia di Alberto Mancini c’è una volontà di canto che fa tutt’uno con la vita: quella dell’uomo e quella della natura che ne indica, simbolicamente, la continuità e la dimensione esistenziale. La luna e lo specchio si compone di tre sezioni, nella prima delle quali domina il tema della poesia. Poesia per Mancini vuol dire innanzitutto ricerca della verità profonda delle cose, per scoprire il senso della vita. Questa difficile operazione, tesa a portare alla luce ciò che è nascosto dentro di noi, mette a nudo anche la limitatezza della parola, spesso “inadeguata” ad esprimere “il bianco e oscuro grumo della vita”, ma tuttavia strumento che si piega a dare voce all’informe, caotico magma interiore. La parola infatti fuoriesce dall’anima quasi per “un incontro nato da magia”; ma, dice il poeta, come tutto, anche la parola è destinata a dileguarsi, a essere riassorbita nell’universale ciclo del mutamento. Tutta la seconda sezione del volume è dominata dal senso della fugacità della vita e, insieme, dal bisogno di riaffermare la speranza. Alla continua metamorfosi del tutto presiede il tempo: Anche i grumi di polvere che restano, / vaganti nello spazio, / di svanite comete, / anche nel tempo i più vivi ricordi, / quel che rimane in fine, anche quel poco, / il tempo lo consuma, nel suo fuoco. Ma il tempo è anche signore della vita e, inevitabilmente, porta con sé l’idea della morte che incalza e di notte sosta, ignoto viandante, davanti alla porta, lasciando presagire la sua venuta. Non è un caso che questa seconda sezione sviluppi un percorso metaforicamente espresso dal succedersi delle stagioni, con un insistito soffermarsi sull’inverno, simbolo di morte ma anche di rinascita.

LA NEBBIA

LA PAROLA ALL’AUTORE

Forse, questo mio tempo si è fermato, mi sento un uomo antico che lo sguardo conduce nel mistero di cose, nei giochi della luce e delle nebbie che offuscano o rischiarano la mente.

Come sei passato dagli studi di linguistica alla poesia? «Ho letto e scritto poesie fino dai Laghi e fiumi sono occhi tempi del ginnada un aperto chiarore illuminati, sio. E sono proprio ammiccano, mi guardano, stati le ricerche e traslucidi, nel bianco. gli studi linguistici ad accrescere in me il gusto e il rispetto per la “parola”. Mi sono deciso, questo sì, per varie motivazioni, a pubblicare molto tardi, tanto che Frammenti di voce, che raccoglie le vecchie poesie, è uscito soltanto nel 2006». Qual è il significato della “vita riflessa in uno specchio”? «Penso che troppo spesso noi uomini vediamo noi stessi, la vita, gli avvenimenti vicini e lontani, non come sono veramente ma come desideriamo che ci appaiano. Lo stesso è quando ci guardiamo in uno specchio e assumiamo una posizione di ogni parte del corpo per vederci diversi da come siamo». ■ Alberto Mancini, La luna e lo specchio – Il centro del cerchio, Edizioni Lepisma, Roma 2008

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L’ansia a scuola, problema che si può superare l’Esperto risponde

a cura della dott.ssa Emanuela Mazzoni

contattate la dott.ssa Mazzoni all’ email emanuela.mazzoni@prepos.com o al 328/03.83.279

U

no dei problemi più frequenti, nei giovani scolari, è quello di sentire la loro ansia che pericolosamente sale in svariate situazioni, e particolarmente quando sono a scuola. Ma che cos’è quest’ansia, e perché aumenta proprio a scuola? Laura, che ho incontrato un paio di volte e adesso sta meglio, mi diceva che per lei l’ansia era, da un lato, il fatto di non farcela – di essere bocciata, di essere rimandata, di fare una figuraccia all’interrogazione, – dall’altro erano pensieri negativi, che le venivano in mente o le facevano paura, come quelli della morte o del tempo che passa e fluisce facendo perdere il senso della vita, perché è come un punto che dal passato si getta nel futuro. Laura è una ragazza molto sensibile e con spiccate doti di creatività. Chi la incontra non direbbe mai che soffre di “crisi d’ansia”, come le chiama lei, anche perché è molto brava a scuola e nessuno penserebbe che ha

davvero paura di bocciare, dato che non c’è la minima possibilità. Proprio questo è il motivo per cui la scuola diventa il luogo d’eccellenza per l’ansia: è il posto in cui le mie qualità vengono valutate e il mio sapere misurato, ovvero il luogo in cui sono sotto controllo e senza via di scampo. I timori l’attanagliano, proprio quando la sua sensibilità emerge di più, ad esempio in un litigio con le sue amiche o per un brutto voto (l’unico in un anno), preso a scuola. Per contrastare i timori era importante che Laura diventasse più spavalda, tirando fuori la faccia tosta e “il leone che c’era in lei”, discutendo con coraggio e determinazione e mettendo da parte la vergogna con le

persone che la facevano sentire “in difetto” o “sbagliata”, sia che fossero i suoi insegnanti che le sue migliori amiche, o la sua insegnante di danza. La sua sensibilità infatti la faceva sempre stare zitta, come se lei non avesse mai ragione e dovesse fare quello che gli altri le dicevano di fare senza imporsi. Basta! Era arrivato il momento di imporsi! Ecco allora una mail di Laura: Ciao, sono Laura, ti volevo dire che il giorno dopo che ci siamo viste ho avuto una discussione con il mio gruppo, e per la prima volta ho preso una posizione. Ho tirato fuori un po’ di coraggio per affrontare la cosiddetta “spavalda” delle mie amiche, e ho capito che tutto è fuorché spavalda. Devo ammettere che dire le cose in faccia crea una bella sensazione! Sto forse iniziando a tirare fuori la faccia tosta di cui parlavamo. Ti faccio tanti auguri di buon anno, e a risentirci. La creatività mette Laura a rischio di “strani pensieri” e di avere la sensazione che siano i pensieri che la pensano, e non lei che pensa i suoi pensieri. I pensieri negativi di cui parla, come ad

esempio quello della paura della morte, sono pensieri estremamente comuni a tutte le persone. Solo che sono pensieri tabù, ovvero fanno parte di quei pensieri di cui è vietato parlare. Perché? Perché non sappiamo come orientarci di fronte a paure così grandi, se non affidandoci alle religioni o alle superstizioni. Per cui va spesso a finire che la persona che è attanagliata da queste paure non ne parla con nessuno, ed esse crescono nell’ombra. Dentro ciascuno di noi, invece, esistono degli scenari (come quelli che avevamo da bambini), di ciò che secondo noi c’è dopo la morte. Qualcuno ha visioni di praterie verdi e sconfinate, qualcuno di luoghi in cui si possano finalmente incontrare con calma le persone a sé care. Un ragazzo una volta mi disse: «Per me dopo la morte c’è un posto in cui puoi cavalcare velocissimo senza paura di cadere». Tutti questi scenari, se condivisi dalle persone e raccontati gli uni agli altri, vanno nella stessa direzione: la speranza. Tramite il counseling è stato quindi possibile incoraggiare Laura a essere più “arrogante” e spavalda prima, e poi riconnetterla con la speranza e la fiducia che lei sente dentro di sé, del fatto che esiste un senso per ogni pensiero, e che anche quello più negativo può essere inserito in un contesto ben più ampio che lo comprende, e il cui senso diventa positivo per sé e per gli altri. ■

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Franco Mandelli

La storia di un uomo e del suo sogno: sconfiggere il cancro cultura / 1

di Chiara Marcelli

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abato 22 gennaio, alle ore 17, presso l’Auditorium del Museo d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo torna l’appuntamento con Il Giardino delle Idee – la fortunata rassegna letteraria promossa

dall’associazione “La Fabbrica delle Idee” – in una speciale “winter edition”. Ospite straordinario di un pomeriggio dedicato alla solidarietà è il professor Franco Mandelli, pluripremiato ematologo di fama mondiale, che presenterà il suo libro Ho sognato un mondo senza cancro (Sperling & Kupfer). Il volume, scritto in collaborazione con Roberta Colombo – medico ematologo, oggi sceneggiatrice – è un’autobiografia. Mandelli racconta in prima persona una vita trascorsa a curare i tumori del sangue, i sacrifici compiuti e i sorrisi delle persone che ha salvato. Tanti i passaggi commoventi nel volume, dai ringraziamenti di una donna guarita dalla leucemia e ora diventata madre, alle visite senza camice per non spaventare i piccoli pazienti,

fino all’entusiasmo per un pionieristico trapianto di midollo riuscito, Nuovo Cinema Pescajola che divenuna rilettura di film classici in salsa aretina ta sconforto quando Le mani sulla città

una banale infezione rende tutto inutile. Ho sognato un mondo senza cancro è la storia di un uomo, di un medico, della sua passione e della sua tenacia; ma è anche la storia dell’ematologia italiana, nata e cresciuta proprio grazie alla forza e all’entusiasmo di questa persona. Il “professore” – come lo chiamano i suoi pazienti – ha scelto fin dall’inizio della sua carriera di mettere al primo posto il malato. In forza di questo credo è riuscito a fare del Centro Universitario di Ematologia del Policlinico “Umberto I” di Roma una realtà di livello europeo. Mandelli racconta ogni singola fase di questa straordinaria avventura con tratti delicati e a volte malinconici, in un’opera toccante. L’incontro è promosso in collaborazione con l’Associazione Fede Lux, nata ad Arezzo per volontà della famiglia del giovane tennista Federico Luzzi, con l’intento di mantenere vivo il ricordo del figlio, ucciso il 25 ottobre 2008 da una leucemia fulminante. L’intero ricavato della vendita del volume

sarà devoluto all’Ail (Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e i Mielomi) di cui Mandelli è presidente. Grazie all’interessamento del noto medico, Arezzo ha oggi la sezione AIL “Federico Luzzi”, il cui progetto pri-

mario è quello di finanziare un servizio medico domiciliare per i pazienti affetti da questi tipi di tumore. ■ egli anni Sessanta, in un’anonima città italiana, un manipolo di uomini di varia estrazione sociale cerca di ottenere il controllo sull’urbanistica. La città si sta muovendo nella direzione stabilita dal piano regolatore, ma i nostri, tra cui si annoverano politici, architetti, amministratori e pizzaioli, vogliono deviarne il corso: da qui, il termine Deviantopoli, con cui la vicenda è assurta alle cronache. Figura centrale è Alberto, spregiudicato villain col doppio ruolo di vicepresidente della Gatto, commissione che rilascia permessi edilizi, e finto consulente per il sinistro presidente dell’Amaranto, squadra di calcio locale. Assieme ai colleghi Banco e Cipolla, egli accetta tangenti da società di costruzioni in cambio di pareri favorevoli e anticipazioni di pratiche in Consiglio. Al contempo, il sindaco ingegner Luchino approfitta della sua posizione per far vincere, tramite un prestanome, gli appalti a suo figlio, costruttore edile. Per anni si edifica a rotta di collo, dai cinema alle aziende di salumi, finché le intercettazioni e alcuni testimoni non svelano la corruzione generalizzata dell’ambiente: scoppia lo scandalo, la Giunta cade, i colpevoli sono condannati in primo grado. Questa storia di speculazione nell’Italia del boom economico può oggi apparire datata e assurda, sebbene la didascalia che apre il film reciti: “I personaggi e i fatti sono immaginari, ma autentica è la realtà che li produce”. ■

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Enrico Badii, enrico.badii@gmail.com

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Dario Polvani Armonie pittoriche che emozionano cultura / 2 di Marco Botti

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ario Polvani [qui sotto in un autoritratto] vive e lavora a San Marco Villalba, alle pendici del monte Lignano, dove da un balcone naturale privilegiato sulla città realizza opere imbevute di equilibrio, poesia intimistica e colori concilianti, stesi sulla tela con misurata dolcezza. Sovente i paesaggi dell’artista aretino evocano con nostalgia il tempo andato. Sinuose figure umane stilizzate si muovono in maniera eufonica nell’ambiente, ma non ne diventano mai i soggetti principali, poiché con esso e con tutti gli altri elementi si armonizzano. Presenza costante nei quadri di Polvani è quella sorta di velatura o, come la chiama lui, “nebbiolina”. Altro non è che un filtro utile a ottenere particolari effetti luministici e trasmettere un senso di onirico e aggraziato dissolvimento. Nella sua carriera pluridecennale Polvani ha vinto concorsi nazionali e fatto parte di importanti gruppi di pittori del territorio. Sue opere si trovano nella pieve di Santa Mustiola a Quarto, nelle chiese di Santa Firmina, San Clemente in Valle e San Lorenzo a Bastia Umbra, e in collezioni private di tutto il mondo.

Come si è avvicinato alla pittura? «Avevo uno zio contadino con la passione per le arti. Suonava il banjo e si dilettava a decorare i carri agricoli. Tutto ciò mi affascinava. Intorno ai tredici anni un vecchio falegname mi regalò colori, pennelli e delle tavolette di legno sulle quali esercitarmi, e da lì iniziai il mio percorso da autodidatta. La fase successiva fu imparare a dipingere la natura dal vero. Lavorare en plain air è stata per me la migliore scuola, sia per i colori, sia per le proporzioni e le prospettive. Negli anni Settanta ho incontrato il pittore Giacomo Bassis, che ha segnato con i suoi suggerimenti un capitolo fondamentale della mia carriera. Con lui e altri due amici – Vittorio Angini e Rolando Ricci – abbiamo passato tante giornate in giro per l’Italia centrale, soprattutto in Umbria, a dipingere e confrontarci con altri artisti. Tutti questi passaggi hanno formato il mio stile». Cos’è per lei dipingere? «È incontrare ogni giorno un’amante particolare, che ti attrae sempre. Non si pittura solo per arredare una parete. Il quadro deve comunicare dei sentimenti, emozionare chi lo esegue e chi lo osserva. Se il pittore riesce a ottenere questo effetto, ha raggiunto il suo obiettivo». In tre aggettivi l’arte di Dario Polvani. «Passionale, spontanea e sincera. Il mio è un figurativo personalizzato: sono quadri che si devono riconoscere da lontano, ancor prima di leggere la firma. Tuttavia anch’io ho avuto i miei maestri spirituali: nei primi anni ero attratto dai paesaggi e dagli scorci di Ottone “Ritratti” Rosai. Poi ho conosciuto il realismo lirico di Franco Villoresi, con le sue periferie e stazioni, che pittura e fotografia si incontrano mi ha aperto nuove visioni». Come valuta la scena artistica l Centro per l’Arte Contemporanea RiElaborando di via Oberdan ospiterà fino al 6 febbraio la collettiva Ritratti. aretina? Protagonisti sono i dipinti di Stefano Migliorini e Maurizio Rapiti e le foto di Giorgio Bagnarelli. «Vedo tanti volenterosi, però Una mostra singolare e interessante quella che inaugura il nuovo anno. Gli artisti esporranno opere caratterizzate

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non c’è un gruppo trainante con le idee chiare, in grado di alzare il

livello della pittura locale ed esportarla oltre i confini cittadini. È un peccato, perché gli artisti validi non mancherebbero». ■ www.polvanidario.it

da un’impostazione luministica e da una ridotta gamma di colori, che legherà tra loro quadri a olio e scatti fotografici. Nelle tele i soggetti prediletti sono le figure femminili. Il Migliorini desidera esaltare le for-

me del corpo nudo della donna, sottolineando la sensualità dei tratti attraverso un deciso contrasto chiaroscurale. Il Rapiti invece usa in maniera più delicata i giochi di luce e ombra, utilizzando con maestria la sfumatura del grigio e l’effetto seppia. Le immagini scelte da Bagnarelli, alias George Worst, appartengono alla serie Friends & Neighbors del 2009, dove una società varia e una quotidianità vera sono rese con efficacia tramite il filtro di un’interpretazione personale. ■ Sara Gnassi

RENDERÒ

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GRANDE Io sono la comunicazione su carta. Non esiste un altro mezzo di comunicazione così: da toccare, sfogliare, riguardare, conservare e rileggere. Ecco perché con la forza concreta ma emozionale della pubblicità stampata, puoi rendere le tue campagne ancora più forti. Scopri come e i punti di forza del “Settimanale di Arezzo“ chiamando il 328/9518221

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2011: subito incontro tra istituzioni aretine e Università di Siena facoltà... di parola di Luca Piervenanzi

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nno nuovo vita nuova? Per l’Università di Siena no, o almeno non del tutto. Il 2011 inizia con le solite incertezze e con i soliti conti da pagare. Il rettore Riccaboni, nella relazione sul bilancio di previsione per il 2011, parla anche di questo. Il 2010 si è concluso con un disavanzo di amministrazione di soli – si fa per dire – 37 milioni di euro. Non va tanto meglio agli altri atenei toscani, dove Firenze ha chiuso il suo bilancio preventivo per l’anno nuovo in pareggio, ma si calcola che dal 2012 il disavanzo potrebbe ammontare attorno ai 22 milioni di euro. Pisa è rimasta l’unica che ancora riesce a essere in utile, anche se di poco. Per quanto riguarda Siena, dobbiamo anche calcolare il peso dell’indebitamento di lungo termine, dell’ammontare pari a 95 milioni di euro. Conti che ancora non tornano nemmeno lontanamente, nonostante il lavoro e l’opera di risanamento fin qui compiuta, nonostante i tagli, i risparmi e le vendite immobiliari.

Intanto il 9 aprile ci sarà la seconda gara d’asta per la Certosa di Pontignano, nel tentativo di venderla e ottenere così un alleggerimento del debito. Nel frattempo si continua con i risparmi e con i tagli. Il summit a cui hanno partecipato il rettore Riccaboni, l’assessore provinciale Mezzetti, il sindaco Fanfani e il presidente della Camera di Commercio Tricca è stato organizzato proprio per capire che ruolo avrà Arezzo nel progetto di risanamento del nuovo Rettore. C’è la consapevolezza da parte di tutti delle difficoltà in cui versa l’ateneo senese, e per questo c’è anche la voglia di razionalizzare le forze, senza però penalizzare l’offerta universitaria della nostra città. Un ragionamento di per sé di difficile attuazione, ma è partendo da questo presupposto che il summit si è concluso all’insegna del lavorare per rendere la presenza universitaria aretina maggiormente rispondente alle necessità del territorio. Nel concreto, ci saranno tagli e forse accorpamenti di qualche corso di laurea, che difficilmente riuscirà a rimanere aperto. Un problema questo soprattutto dovuto al blocco delle assunzioni e al ricambio di docenti all’interno dell’università. Per tenere infatti aperto un corso di laurea triennale occorrono almeno 13 docenti, mentre per la magistrale il numero scende a 10. Ovviamente se a ogni nuovo pensionamento il docente non viene sostituito, prima o poi qualche corso si troverà sotto tali soglie e sarà costretto a chiudere o a essere accorpato. Questo è un aspetto non da poco, che va tenuto a mente se si vuole rendere l’offerta universitaria aretina più rispondente alle necessità del nostro territorio. Un

territorio ricco di tradizioni e potenziali opportunità, ricco di arte e storia, le terre di Vasari, Petrarca, Piero della Francesca e tanti altri. Un territorio che in quanto a beni culturali dovrebbe fare da calamita naturale per il turismo. Una città e la sua offerta universitaria che fino a qualche tempo fa avevano perfino un corso di laurea in Beni Culturali, poi chiuso perché probabilmente non abbastanza “rispondente” alle necessità del territorio.

Promuovere il dialogo e pensare a fondo sulle scelte da fare sul futuro dell’università “aretina”, questo forse è il miglior buon auspicio per l’anno appena iniziato.

Giovedì 20 gennaio 2011, ore 17, Sala Conferenze Biblioteca “Città di Arezzo” Il Centro UNESCO di Arezzo, in collaborazione con la Biblioteca “Città di Arezzo”, la Facoltà di Lettere e Filosofia, gli Assessorati all’Istruzione della Provincia e del Comune, organizza un incontro a più voci sul tema:

SFIDE ALLA SCUOLA ITALIANA E ALLA CULTURA DELLE AUTONOMIE In occasione della pubblicazione del libro del socio Vittorio Gazerro, Dirigenza scolastica: comunicazione, responsabilità e autonomia. Sfide per le istituzioni scolastiche italiane, Edizioni Guerra, Perugia. Saluti e presentazione: Caterina Tristano, presidente della Biblioteca “Città di Arezzo”, Maria Luisa Casillo, presidente Centro UNESCO di Arezzo. Interventi: Alessandro Artini, presidente del Consorzio ABACO “Arezzo Formazione” e dirigente Scolastico, Rita Mezzetti Panozzi, assessore all’Istruzione e Cultura della Provincia di Arezzo, Lucia De Robertis, assessore alle Politiche dell’Educazione del Comune di Arezzo, Sergio Angori, Facoltà di Lettere e Filosofia, Pedagogia, Università di Siena, sede di Arezzo, Omar Gianora, Direzione Scuole Secondarie Svizzere, Liceo Cantonale di Bellinzona. Al termine verrà offerto un brindisi di auguri

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Rel

ax!

la vignetta

di Gigi Paggetti

chiude il punto informativo dell’APT: il turista arriverà e cosa farà?

chilometro zero

cinema: Hereafter ■ ■ ■ ■ ■

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n seguito a uno tsunami, una giornalista francese cambia orientamento e inizia a investigare l’esistenza dell’aldilà. La sua strada si incrocerà con quella di un sensitivo di San Francisco e di uno sventurato bambino inglese.

Celebrato in soave coro belante dagli adoratori-a-prescindere del buon pastore Eastwood, ciò che emerge è che non siamo davanti a un nuovo capolavoro.

Clint ha firmato film magistrali: Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, Changeling, Lettere da Iwo Jima. Ma Hereafter non è un capolavoro. Come non lo era Invictus, nobile pellicola pedante, osannata ieri da chi oggi la rinnega. Old Clint non invecchia, regna sull’immagine. Tre storie che si intrecciano dolenti e retoriche quanto basta, mentre Matt Damon è solo l’ennesimo sensitivo che Jacopo Fabbroni vive il suo dono come una maledizione. ■

a Lattuga Vinata è tipica delle campagne appenniniche toscane tra Firenze e Arezzo. Si semina a spaglio o a solchi in terreni freschi e sciolti, da marzo a novembre. Concimata poco prima della semina, dopo un mese si trapianta a file distanti 30 centimetri. Dopo due mesi può essere raccolta; forma una piccola palla piuttosto bassa, con foglie verdi e screziature rossastre ai margini. Resiste molto bene ai freddi invernali, ed è ben acclimatata al clima umido del Valdarno.

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È preferibile non seminare a luna crescente, altrimenti spiga subito; i semi raccolti gradualmente vengono ripuliti

con il vaglio e conservati in luoghi freschi e asciugati, al buio.

È una lattuga invernale chiamata anche “quattro stagioni”, che mantiene caratteristiche commerciali molto vicine al concetto di Chilometro Zero, in quanto i pochi

quintali che vengono prodotti ogni anno – circa sette – non escono dal mercato orFabio Mugelli tofrutticolo locale. ■

Arezzo

APPUNTAMENTO AL 28 GENNAIO gratis nelle seguenti edicole: EDICOLA “SAN MICHELE”, piazza San Michele – “TIRA E MOLLA”, via Romana 98/A – EDICOLA PANCI SARA, piazza Saione – EDICOLA “CAMPO DI MARTE”, via Vittorio Veneto 55 – EDICOLA CITTI & CO., piazza della Repubblica, Stazione FS – EDICOLA FAFFINI LORETTA, via F. Redi angolo via Cocci – EDICOLA AMARANTO, via Fiorentina – EDICOLA MARTINI, via di San Leo 5 – NEWS EDICOLA, via Monte Falco 11 – “IL FUMETTO”, loc. Quarata – EDICOLA FABIANELLI MONIA, via Erbosa – “PAPER & CO.”, viale Amendola 15, negozio n. 5, Centro Commerciale “Setteponti” – EDICOLA FAGIOLI GABRIELE, via Vittorio Veneto, Belvedere – EDICOLA STADIO PERLINI FRANCESCO, via Giotto angolo via Tiziano – EDICOLA DELL’OSPEDALE, Ospedale “San Donato” – EDICOLA KENNEDY, via Kennedy 1 – EDICOLA “I GIRASOLI“, via Benedetto Croce 115 – EDICOLA SCOSCINI CLAUDIO, via Alfieri – SCARTONI LAURA & C., piazza San Giusto 11 – EDICOLA GIOTTO, piazza Giotto 19 – PAPERSERA, corso Italia 192 – EDICOLA SECCIANI VERUSKA, Rigutino S.S. 71 – EDICOLA CARTOLERIA “MARTINA”, loc. Battifolle – LA BOTTEGA DI GIACCO, loc. San Giuliano 32 – “LO STRILLONE”, via Guadagnoli – EDICOLA SCARTONI PIERO, piazza San Jacopo – EDICOLA TABACCHERIA N. 1, via Cavour – EDICOLA AMIDELLI EDDA, via Porta Buia – EDICOLA FONTEROSA, via Pacioli – EDICOLA “DA TONI”, viale Mecenate – EDICOLA CARTOLERIA “C’ERA 2 VOLTE”, via Tarlati – “LA TUA EDICOLA”, via Fiorentina 171

il settimanale di

Il giornale dei cittadini, delle imprese e delle famiglie aretine gratis in edicola dal venerdì

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Dalla gita sulla neve al corso di fotografia: tutte le iniziative dedicate ai soci del circolo ntra nel vivo l’attività sociale del C.T. Giotto. Riccardo Boncompagni, Paolo Gudini [nella foto qui sotto a sinistra] e Nedo Pastorelli, i tre consiglieri addetti alle attività dei soci, hanno organizzato ben quattro nuove iniziative

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che coinvolgeranno, nei prossimi mesi, i soci del circolo. L’anno nuovo prende il via con il torneo di tennis “Aspettando la Primavera”, un torneo a squadre, riservato ai soci, che ha preso il via proprio in questi giorni. L’evento ha registrato un buon numero di iscrizioni (si sfideranno sui campi del Giotto 15 squadre da 4 componenti) e ha in calendario incontri per i prossimi due mesi: la conclusione è prevista per marzo, con una grande cena e le premiazioni dei migliori. Per staccare dalla quotidianità, è invece in programma, dal 23 al 27 febbraio, la gita sulla neve a Cortina d’Ampezzo, un’occasione irripetibile offerta ai soci per divertirsi, sciare e organizzare escursioni in montagna. Sabato 22 gennaio riprendono le serate a tema organizzate dal ristorante del circolo: il primo appuntamento del 2011, in cui verrà festeggiata l’inaugurazione della restaurata club house, prevede una serata di ballo preceduta da una cena. Infine, da lunedì 10 gennaio, ha preso Congratulazioni a il via un corso di fotografia tenuto da DANIELE BRACCIALI Marco Betti e dalla storica dell’arte Paola Bertoncini: Il C.T. Giotto ringrazia che, in coppia con il corso, aperto ai neofiti e ai foto-amatori interessati i propri sponsor: Andreas Seppi, è ad approfondire la propria esperienza con le nuove arrivato fino alla tecnologie digitali, si protrarrà per 16 settimane, per finale del torneo un totale di oltre 50 ore di lezione. IL GIOTTO INIZIA IL 2011 VINCENDO TRE TITOLI ATP da 1.000.000 PROVINCIALI di dollari di Doha, Si apre nel migliore dei modi la stagione dei ragazzi perdendo solo del C.T. Giotto, che, ai campionati provinciali giocon gli spagnoli vanili, primo appuntamento del 2011, sono riusciti Nadal e Lopez. a conquistare ben tre titoli. Nell’Under 10 Edoardo Chiericoni e Agnese Ceccarelli hanno messo in riga tutti i loro avversari, e il Giotto si è così laureato campione tanto nella categoria maschile quanto in quella femminile. Particolarmente emozionante è stata la finale femminile, in cui Ceccarelli ha sfidato, Riccardo Boncompagni e Paolo Gudini in un incontro tutto marcato Giotto, la propria compagna Matilde Mariani. L’altro titolo è arrivato nell’Under 14 maschile, con il primo acuto stagionale di Andrea Pecorella. ●

UN FORTE SETTORE GIOVANILE E UN POOL DI TECNICI DI QUALITÀ: QUESTI GLI INGREDIENTI DEL SUCCESSO DELL’AREZZO KARATE

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n buon settore giovanile, tanti atleti ai vertici nazionali e un pool di tecnici di qualità: sono questi i tre ingredienti alla base del successo dell’Arezzo Karate, unica società di karate del capoluogo aretino affiliata alla Fijlkam (la sola federazione riconosciuta dal Coni per la diffusione delle discipline di judo, lotta e karate). La società, nata nel 1979 e guidata dal Maestro Alessandro Balestrini [nella foto qui a destra] ha sede in via Petrarca nella palestra “Royal Gym” e vanta oggi oltre 80 atleti, divisi in quattro categorie: GiovaniliPreagonistica (in cui sono tesserati circa 20 bambini da 5 a 10 anni), Principianti (15 atleti con cintura bianca), Intermedi (25 atleti con cinture colorate) e Avanzati (20 atleti con cinture marroni o nere). L’attività proposta dall’Arezzo Karate si differenzia a seconda delle categorie e, soprattutto, delle fasce d’età, in base agli obiettivi e ai risultati specifici da raggiungere. Il lavoro con i bambini punta principalmente sul potenziamento delle attività motorie e della coordinazione, per fornire al giovane atleta una preparazione che getti le basi per poter svolgere qualsiasi attività sportiva. Per gli adulti, invece, gli obiettivi possono variare da atleta ad atleta, e dunque l’allenamento potrà essere propedeutico al miglioramento della forma fisica, alla difesa personale o alla pratica sportiva agonistica. I progressi dell’Arezzo Karate – che è attualmente una delle migliori società italiane – trovano la propria origine in un pool di tecnici numeroso e di qualità, che seguono gli atleti con costanza e competenza, e che possono vantare incarichi anche a livello regionale o nazionale. Il presidente Balestrini, cintura nera VI dan e allenatore della Nazionale italiana di Combattimento, è affiancato dal fondamentale contributo di Loriano Martini (Maestro VI dan che allena il settore Forme – Kata – della società e i Centri Tecnici Regionali Toscani), di Enrico Pelo (Maestro V dan il quale, oltre a occuparsi in società dei corsi intermedi, è direttore dei Centri Tecnici Regionali Toscani), di Enzo Bertocci (Istruttore IV dan e presidente del settore Karate in seno alla Fijlkam regionale), di Luca Boldrini (Allenatore III dan che segue l’attività GiovanilePreagonistica) e di Michele Luttini (Allenatore III dan che si occupa dei Principianti). ●

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Arezzo sport

AREZZO, PIÙ CINISMO

di Luca Stanganini

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l solito Arezzo, dai due volti e non ancora sufficientemente cinico da affondare il colpo, spreca una ghiotta occasione per avvicinarsi al traguardo rappresentato dalla quota salvezza diretta, senza passare dalle forche caudine degli spareggi, andando a pareggiare una partita praticamente già vinta in quel di Ponte San Giovanni, sotto gli occhi dell’illustre doppio ex della sfida, quel Serse Cosmi che tanto ha dato alla causa degli amaranto, artefice principale della rinascita del calcio aretino, quando ancora il calendario segnava gli anni Novanta. Sembra passato un secolo, ed in effetti, così è. Ne è passata di acqua sotto al “Ponte”, anzi è cambiato addirittura il millennio, però l’Arezzo si ritrova nella stessa situazione di allora, con alle spalle, forse, meno di quel genuino entusiasmo che caratterizzò l’avvio dell’avventura dell’Uomo del Ponte. In attesa di ritrovare in amaranto un personaggio di tale spessore, se non addirittura l’originale, proviamo a commentare l’andamento di una squadra che fa la cicala, laddove dovrebbe fare la formica, data la necessità estrema di vittorie. Il nobile blasone, da solo, non può garantire né punti né tantomeno aiuti di sorta, se si pensa ai nove rigori a sfavore subiti dagli amaranto, quando poi all’appello ne mancano molti a favore, compreso quello apparso solare sabato scorso sul terreno dei rossoverdi perugini. Oppure, tornando indietro di qualche settimana, meglio non ricordare l’arbitraggio contro il Monteriggioni. Insomma, tutto ciò che serve va conquistato, con grinta, lucidità, cattiveria e un pizzico di fortuna, che aiuta sempre e non guasta mai. Non si può continuare a perdere punti preziosi per strada, a Ponte San Giovanni come prima a Borgo San Lorenzo, a Senigallia o con la Sestese in casa.

La rosa amaranto adesso, pur se non di qualità eccezionale, può essere considerata più che dignitosa, anche a livello di esperienza, e la società si è dimostrata ampiamente disponibile a fare il proprio dovere, nei limiti delle possibilità. Galasso, giocatore di buone potenzialità e pro-

spettive, può dare sicuramente molto, in un ruolo, quello dell’esterno basso a sinistra, praticamente scoperto da inizio anno. Ancora, si spera che alla fine il benedetto transfer per il tesseramento del portiere Bucchi finisca per superare la frontiera di Chiasso, per arrivare in Toscana, aggiungendo un altro tassello importante alla rosa amaranto. Una rosa che, tra i tanti giocatori arrivati in prova a vestire la casacca dell’Atletico, ne vede uno che di cognome fa Speranza. Proprio quella che è l’ultima a morire e ti fa guardare al futuro con ottimismo. A patto di trasformarsi in formichina, come detto prima. Ma non è facile. Lo dice anche un coro della curva del nostro destino da cicala. Amaranto. ●

Con costanza e passione, spiccano il volo gli Aquilotti della ella SBA n gruppo motivato e interessato, che lavora insieme da due anni e che promette bene in prospettiva futura: sono gli Aquilotti lotti della Scuola Basket Arezzo, una delle squadre del minibasket “Nova Verta”. La squadra degli Aquilotti della Sba è composta sta da 15 bambini del 2000, allenati da Paolo Bertini, il responsabile del settore giovanile della società, e da Alessio Segantini. rò gli «Ancora è prematuro affermare che questi bambini rappresentano il futuro della Sba - spiega Bertini. - Sicuramente però ll’intero Aquilotti sono uno dei gruppi più promettenti dell’intero minibasket perché al loro interno hanno bambini mo-tivati, interessati al gioco, in costante miglioramento, soprattutto sempre presenti agli allenamenti. La stra-elda intrapresa da questi bambini è sicuramente quele, che la buona, questo per merito anche delle famiglie,

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tiva dei sono pienamente coinvolte nella crescita sportiva propri figli».

Gli Aquilotti sono all’ultimo anno di minibasket, per questo motivo, per quanto il lavoro prioritario rimanga quello volto allo sviluppo motorio e al miglioramento nel controllo della palla, durante gli allenamenti i bambini iniziano a ricevere i primi rudimenti tecnici di pallacanestro. Questa squadra disputa il campionato “Aquilotti Competitivo”, un torneo in cui si sfidano nove squadre di tutta la provincia di Arezzo: in questo campionato il risultato conta poco, quello che interessa è che i bambini giochino e apprendano i reali valori dello sport. «Ancora parliamo esclusivamente di gioco - conclude Bertini. - Lavoriamo perché i bambini vedano nella partita un momento bello e motivante, senza l’aspetto competitivo o la pressione del risultato. L’obiettivo prioritario è formare in questi bambini una reale cultura sportiva, una cultura che porti ad accettare il risultato, a rispettare l’arbitro e l’avversario, ad affrontare la gara con il giusto spirito e i giusti valori. Per fare questo abbiamo biso-

gno dell’aiuto dell’intero ambiente, a partire dai genitori che devono essere dei modelli anche dentro alla palestra». ● MAIN SPONSOR


Dai 3 ai 18 anni, la Scuola Nuoto insegna a stare in acqua

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on l’inizio dell’anno, ripartono al Centro Sport Chimera i corsi della Scuola Nuoto per Bambini ini e Ragazzi dai 3 ai 18 anni. Organizzati dalla Chimera Nuoto, questi corsi offrono l’opportuu-

nità di iniziare un’attività che aiuta a star bene e a sviluppare armoniosamente il proprio corpo.. e «La nostra Scuola Nuoto - spiega il direttore tecnico della società Marco Magara, - utilizza metodologie di insegnamento calibrate alle varie fasce d’età, che permettono di raggiungere in modo corretto risultati differenziati e adeguati alle caratteristiche del singolo nuotatore. L’obiettivo ultimo è comunque lo stesso tanto per i ragazzi quanto per i bambini: trasformare le caratteristiche motorie terrestri in caratteristiche motorie acquatiche, insegnando all’atleta a muoversi e a sentirsi a proprio agio anche nell’acqua». Nella Scuola Nuoto per Bambini, rivolta a bambini dai 3 ai 5 anni, le lezioni si svolgono nella piscina piccola e in quella media, una vasca in cui il bambino

non tocca e in cui può iniziare a ottenere una piena autonomia di galleggiamento. “Se cado in acqua non affogo” è il principale messaggio che la Chimera Nuoto cerca di passare ai propri bambini, insegnando loro a provvedere alla propria incolumità e alla propria sicurezza nelle acque. La Scuola Nuoto per Ragazzi interessa invece una fascia d’età che va dai 6 ai 18 anni. L’obiettivo di questo corso è di fare dell’atleta un vero e proprio nuotatore, fornendogli tutte quelle tecniche propedeutiche allo stare in acqua, dal galleggiamento ai sei stili. Con i ragazzi le lezioni si svolgono completamente in vasca grande e per questo motivo, inizialmente, per i più piccoli e per i principianti sono previste attività specifiche lungo i bordi della vasca. «I corsi hanno una frequenza minima di due lezioni a settimana - conclude Magara. - La durata di una lezione è di 50 minuti, un tempo che viene impiegato completamente in acqua, senza alcun esercizio o riscaldamento esterno: il nuoto non è mai traumatico e l’unico modo per imparare a nuotare è stare il più possibile in piscina». I corsi avranno una durata di nove settimane e prenderanno il via lunedì 31 gennaio 2011, anche se le iscrizioni sono aperte da lunedì 17 gennaio. Per avere ulteriori informazioni è possibile rivolgersi alla segreteria del Centro Sport Chimera, chiamare Marco Magara al 347/42.49.641 o scrivere a info@chimeranuoto.it. ●

LIONS HOCKEY AREZZO

Tre successi e due sconfitte per i Lions sono il bilancio di un stico weekend di hockey al Palasport “Mario D’Agata” Arezzo.

fantadi

Lions Arezzo – Sportleale Monleale 7–5 La Serie A1 non tradisce le aspettative e tor- Serie A1 Serie A2 Lions Arezzo – Draghi Torino 4–3 na al successo dopo il passo falso della gara con Ferrara, ma non tutto gira ancora come Serie B Lions Arezzo – Mammuth Latina 6–2 ci si aspetterebbe da una squadra che vince 5 Under 20 Lions Arezzo – Mammuth Latina 0–20 a 0 al termine del primo tempo, si porta sul Under 13 Lions Arezzo – Mammuth Latina 2–10 6 a 0 e poi si fa rimontare fino al 6 a 5 in una decina di minuti. Ci sarà quindi lavoro per i coach Mafucci e Hribersek, che dovranno chiarire le motivazioni del calo di concentrazione, il quale talvolta colpisce la squadra. Ottima invece la prestazione della formazione di A2 che, opposta ai Draghi di Torino appena retrocessi dalla Serie A1, sforna una prestazione tutta cuore e agonismo, e coglie un importantissimo successo che serve soprattutto a scacciare i fantasmi generati da una lunga serie negativa. Sicuramente positiva anche la partita dei leoncelli di Serie B, che piegano Latina con una prestazione sicura e ordinata, la quale li colloca temporaneamente al primo posto della classifica, in comproprietà con la Polisportiva Molinese di Pisa, al netto di due successi nelle due gare disputate. Non sorprenda poi il doppio risultato negativo delle formazioni giovanili: per quanto riguarda l’Under 20, la squadra che ha giocato ieri è frutto della divisione in due tronconi, che la società ha dovuto operare sulla formazione originaria per motivi burocratici, i quali l’hanno costretta a iscrivere due formazioni Under 20 anziché una. Per quanto riguarda l’Under 13 si trattava invece della prima partita in assoluto di una squadra formata da 13 indomiti leoncini, maschi e femmine in egual misura, che soltanto quattro mesi fa non sapevano neppure che esistesse l’hockey, ma che si sono appassionati all’idea e stanno offrendo alla società una delle più belle esperienze della sua storia. Grazie infine al folto e rumoroso pubblico che ha popolato per due giorni le gradinate del palazzetto, offrendo ai Lions tutto il calore di cui gli atleti hanno sempre bisogno. Ferma la Serie A2 per un turno di riposo, impegni esterni per la Serie A1 a Milano e per la Serie B a Forte Dei Marmi nel prossimo weekend. ●

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Arezzo Chimera Lotta, piccoli talenti crescono sport

di Marco Cavini

Il vivaio, forte e di qualità, permette alla società aretina di guardare con ottimismo al futuro e sperare di arrivare ai vertici nazionali

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l G.S. Chimera Lotta, società fondata nel 1974 dalla passione e dai sacrifici dell’attuale presidente Piero Stopponi, non ha mai guar-

dato al futuro con tanto ottimismo come sta facendo in questi mesi. A far sorridere la società aretina è un vivaio che, composto da bambini nati tra il 2000 e il 2002, può già fare affidamento su tanti elementi forti e promettenti, che sembrano avere le carte in regola per ambire, un giorno, ad arrivare ai vertici nazionali della lotta. La migliore conferma della qualità di questi bambini è arrivata a dicembre al Gran Premio Giovanissimi di Arezzo, una gara nazionale abbinata al “Memorial Stopponi”, in cui gli atleti della Chimera Lotta sono riusciti a conquistare ben tre medaglie.

«Il vivaio sta attraversando un ottimo momento - spiegano il maestro Piero Stopponi e l’allenatore Roberto Stopponi. - Numericamente non abbiamo tanti bambini, ma siamo comunque soddisfatti perché siamo riusciti a formare un gruppo forte e di qualità. Nel corso della propria storia, la Chimera Lotta non aveva mai potuto fare affidamento su tanti bambini di così alto livello! Il futuro è dalla nostra parte: i nostri atleti sono già molto forti e hanno iniziato a mettersi in luce in competizioni nazionali, dunque, se continueranno così, potrebbero arrivare fino ai vertici nazionali e togliersi molte soddisfazioni». Il più bravo sembra essere Riccardo Glave [nelle foto in alto a destra, sul podio], campione d’Italia sia nello stile libero che nella lotta greco-romana. «Glave ha davanti a sé un futuro radioso. Nel 2010 è riuscito a vincere i due Gran Premi Giovanissimi di stile libero e di lotta greco-romana, il primo a maggio a Chiavari, il secondo a dicembre ad Arezzo, combattendo, nella categoria Ragazzi, anche contro avversari più grandi di un anno: lui è del 2000, ma è riuscito a mettere in riga anche alcuni atleti del 1999. Questi due titoli equivalgono a due titoli italiani, dunque le vittorie di Glave ci gonfiano d’orgoglio: prima di lui, mai nessun bambino della Chimera Lotta era riuscito a laurearsi campione d’Italia». Oltre a Glave, su quali altri atleti siete pronti a scommettere? «Al Gran Premio Giovanissimi di Arezzo, una manifestazione a cui hanno preso parte oltre 200 atleti, abbiamo conquistato altre due medaglie con due atleti del 2000: Jacopo Parlangeli, un bambino fisicamente molto forte ma da cui attendiamo il definitivo salto di qualità, ha vinto il bronzo, mentre Nessrime Sellam ha buttato via l’oro per un suo errore. Dello stesso anno ci sono anche Giacomo Andreani, Andrea Marcozzi e Francesco Colia, mentre Riccardo Daniele e Sami Sellam sono due elementi molti validi del 2001. Alle loro spalle c’è poi un movimento molto promettente, su cui però è ancora prematuro fare previsioni». Come si prospetta il nuovo anno? «Nel 2011 parteciperemo nuovamente ai Gran Premi di stile libero e di lotta greco-romana, oltre che a varie gare interregionali in giro per l’Italia. A livello di risultati, l’obiettivo è ripetere e migliorare quanto di buono fatto lo scorso anno: nella classifica a squadre delle varie manifestazioni a cui abbiamo partecipato siamo sempre arrivati in ottime posizioni, terzi o quarti, e dunque non possiamo fare altro che sperare di continuare su questa strada». Cosa sperate per il futuro della Chimera Lotta? «Il sogno e l’obiettivo sono far crescere ulteriormente i nostri atleti e conquistare nuovi titoli italiani: i nostri ragazzi hanno tutte le potenzialità per riuscire ad arrivare in alto. Oltre a questo speriamo di trovare nuovi bambini e rafforzare ulteriormente il nostro vivaio, continuando a portare avanti con successo un’attività sportiva, educativa e formativa». ●

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