ANNO II
NUMERO
79 •
VENERDÌ
21
FOTO DI COPERTINA DI
2011 • COPIA ANDREA BARDELLI
OTTOBRE
GRATUITA
Arezzo il settimanale di
Il giornale dei cittadini, delle imprese e delle famiglie aretine gratis in edicola dal venerdì
comunichiamo
per voi,con voi
«Da quasi trenta secoli parla di te la storia» (testo dell’Inno della Giostra del Saracino)
’Roll!
Arezzo’n
Luca “Oso” Chimenti, l’uomo dei 300 concerti
Benedetta Cuneo, la ragazza dei record a pag. I di Arezzo Sport
a pag. 11
Qualche dato sui nostri amici a quattro zampe... a pag. 5
SPORTELLO SPEDIZIONI via Guadagnoli 37 0575/302676
Castelsecco, il parco è sempre più realtà
Skate Park, antidoto contro la monotonia a pag. II di Arezzo Sport
SPEDISCI CON NOI PACCHI, DOCUMENTI E POSTA! IL MONDO NELLE TUE MANI
in questo numero pagina 3
pagina 4
STORIE
DI PRECARI ATTO
II
di Luciana Pastorelli
pagina 4
LE CAROVANIERE,
PICCOLO MONDO ANTICO IN
di Cecilia Falchi
PIENO CENTRO
pagina 5
DATO
CHE...
/
I MIGLIORI AMICI DELL’UOMO?
di Elena Aiello
pagina 6
pagina 6
OFFERTA
DIDATTICA ARETINA: È GIÀ PRONTO UN
di Luca Piervenanzi
NUOVO MASTER
pagina III Arezzo Sport
AREZZO SPORT È
TUTTO NUOVO!
Inserto centrale staccabile
• BENEDETTA CUNEO,
LA RAGAZZINA DA
di Giacomo Belli
RECORD
• ATLETICO AREZZO,
CHI OSA VINCE
di Luca Stanganini
• BAR AREZZO SPORT: SKATE PARK, pagina 12
• VOLLEY RIGUTINO:
AMBIZIONE E
di Omero Ortaggi
CONDIVISIONE
Arezzo il settimanale di
è una testata edita da Edizioni Giorgio Vasari srl
Il giornale dei cittadini, delle imprese e delle famiglie aretine gratis in edicola dal venerdì
Anno II numero 79 – venerdì 21 ottobre 2011 Direttore Responsabile: Francesco Ciabatti, email f.ciabatti@fastwebnet.it Vicedirettore: Marco Botti Redazione: Elena Aiello, Enrico Badii, Andrea Bardelli, Giacomo Belli, Marco Beoni, Serena Capponi, Fernanda Caprilli, Marco Cavini, Giacomo Chiuchini, Dory d’Anzeo, Jacopo Fabbroni, Cecilia Falchi, Claudia Failli, Elettra Fiorini, Sara Gnassi, Giulia Grilli, Ilaria Gradassi, Valeria Gudini, Giacomo Manneschi, Chiara Marcelli, David Mattesini, Paco Mengozzi, Fabio Mugelli, Omero Ortaggi, Roberto Parnetti, Luciana Pastorelli, Ivana Marianna Pattavina, Fabrizio Piervenanzi, Luca Piervenanzi, Chiara Savarino, Luca Stanganini, Valentina Tramutola Foto: Andrea Bardelli, Roberto Parnetti, Felice Rogialli Amministrazione: Edizioni Giorgio Vasari srl, via Mantegna 4, 52100 Arezzo (AR), tel. 328/95.18.221, fax 0575/16.57.738, email edizionivasari@pec.it Autorizzazione Tribunale di Arezzo 02/2010 del 10 febbraio 2010 Iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione al n. 19155 Per le vostre pubblicità 333/45.35.056, 348/73.52.911, marketing.egv@gmail.com Stampa: La Zecca srl, via Umberto Terracini 25/27, 52025 fraz. Levane – Bucine (AR), tel. 055/91.80.101, fax 055/91.80.412, email info@tipografialazecca.it È vietata, senza formale autorizzazione, la riproduzione totale o parziale di testi, disegni, foto e pubblicità riprodotti su questo numero
UN
ANTIDOTO CONTRO LA MONOTONIA
EG V
• LA NUOVA CULTURA DELL’ACQUA: IL SETTORE PROPAGANDA, VIVAIO DEL CHIMERA NUOTO • 110 RAGAZZI E 10 SQUADRE: IL SETTORE GIOVANILE È IL VERO TESORO DELLA SCUOLA BASKET AREZZO pagina 11
AREZZO’N’ROLL: UNA CHITARRA ELETTRICA 300 CONCERTI, LUCA “OSO” CHIMENTI
di Lucio Massai
pagina 12
OFFICINE
DELLA
CULTURA:
PRIMO POSTO, DAVVERO
La Fondazione Monnalisa onlus, il “Settimanale di Arezzo” e le Edizioni Giorgio Vasari sono partner nel promuovere la crescita della comunità di Arezzo e il benessere delle persone che vi abitano
LA CULTURA AL
di Valeria Gudini
pagina 13
CASTELSECCO:
IL
PARCO
ARCHEOLOGICO
NATURALISTICO È SEMPRE PIÙ REALTÀ
di Marco Botti pagina 13
SOTTO
LA PIOGGIA… UN GIORNO
di Chiara Marcelli
Le Edizioni Giorgio Vasari cercano, per allargamento dell’organico della sezione Marketing e Ricerca pubblicità, personale dinamico e vitale tra i 20 e i 40 anni Inviare curriculum e referenze a marketing.egv@gmail.com 2
DA
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Storie di precari atto II storie / 1
di Luciana Pastorelli Il mondo può essere descritto e rappresentato a patto che si descriva e rappresenti come un mondo che può essere cambiato (Bertold Brecht)
L
a testimonianza che riportiamo questa settimana è un ulteriore elemento utile a tracciare una mappa del disagio che connota il mondo del lavoro nella realtà aretina. Il tema del lavoro e della sua precarietà infiamma le piazze e i dibattiti, portando al centro dell’attenzione la protesta contro le discriminazioni e le ingiustizie salariali e contrattuali. Le storie individuali ci aiutano a dare un “senso” al lavoro e a confrontarci con la realtà di chi lavora male e con pochi diritti, a ricordarci che la precarietà riguarda uomini e donne che hanno volti, voci, corpi e non sono anonime “risorse umane”. Pietro Guiducci ha 29 anni, vive ad Arezzo e collabora come educatore con una cooperativa sociale cittadina. Nel 2008, in seguito al ridimensionamento dell’azienda in cui aveva la mansione di magazziniere, si è trovato senza lavoro. Come hai vissuto la condizione di disoccupato? «Inizialmente ero spaesato, era difficile abituarsi all’idea di stare tante ore in casa senza lavorare… Poi ho deciso di impiegare questo tempo “libero” scegliendo di fare un corso di formazione, di rimettermi in gioco. Ho voluto costruirmi una nuova professionalità per rientrare nel mondo del lavoro». Sei soddisfatto del lavoro che svolgi adesso? «Sì, lo sono: mi occupo in particolare di ragazzi diversamente abili e mi piace ciò che faccio; mi alzo al mattino e sono contento di poter svolgere un’attività che mi appassiona, che mi gratifica dal punto di vista umano e mi stimola a crescere ulteriormente dal punto di vista professionale. Tuttavia, per quanto riguarda l’aspetto contrattuale rientro nella folta schiera dei cosiddetti lavoratori “atipici”». Come vivi questa tua precarietà? «Essere precari comporta la difficoltà di progettare il proprio futuro, a medio e a lungo termine. A essere sincero sono piuttosto pessimista per quanto riguarda la mia generazione: vedo incertezza, caos e a livello istituzionale, incapacità di creare politiche sociali che conducano al superamento di questa situazione». Quali soluzioni sarebbero utili per restituire il futuro alle nuove generazioni? «Bisognerebbe gestire il welfare in maniera diversa e facilitare il rapporto dei giovani con il mondo del lavoro, come avviene in altri Paesi europei (Inghilterra, Germania, Francia…), valorizzando la preparazione, le capacità e i diversi talenti di ognuno/a. Credo che il precariato sia la conseguenza naturale in una società capitalista in cui i concetti di equità e di giusta redistribuzione del reddito hanno perso ogni significato, e in cui si tende a disgregare il tessuto sociale». È possibile ricostruire una visione “etica” del lavoro? «È una necessità e lo si deve fare ripartendo dai diritti dei lavoratori restituendo dignità all’esperienza del lavoro, parte importante direttamente o indirettamente della vita di ognuno. È importante diffondere una nuova cultura della “cosa pubblica” invitando i giovani a esprimersi, partecipare, proporre, condividere e ritrovare la memoria storica per riconquistare e mantenere i lu.pastorelli@libero.it propri diritti».
per segnalazioni, richieste, domande scrivete a ilsettimanalediarezzo@gmail.com
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storie / 2
di Cecilia Falchi
T
Le Carovaniere, piccolo mondo antico in pieno centro
ante novità e idee per l’autunno in arrivo, per chi ama già da tempo whisky, thè, rum e per chi ancora deve scoprire questo piccolo mondo antico, rappresentato – a dovere – dalle antiche caravelle raffigurate nel logo, che dai Caraibi trasportavano il rum o dall’Oriente il thè e dal nome “Le Carovaniere”. Il luogo ideale per viaggiare nel tempo e nello spazio, assaporando i diversi tipi di whisky e rum e le 100 varietà di thè presenti, come i buonissimi thè neri indiani dell’Himalaya, i preferiti del proprietario del locale Francesco Mattonetti. Locale che da settembre è diventato a tutti gli effetti un punto privilegiato in Toscana, facendosi interlocutore diretto delle distillerie di whiskey scozzesi e di quelle caraibiche di rum. «Per noi è un vero e proprio salto di qualità, oltre che un salto nel buio – spiega Francesco, – perchè siamo riusciti a instaurare un rapporto di fiducia con i nostri fornitori e ora abbiamo la possibilità di acquistare direttamente le botti dal magazzino delle distillerie produttrici. Siamo l’unica enoteca in Toscana ad avere questo contatto diretto che ci permette di scegliere quello che preferiamo». Quest’opportunità permetterà anche di imbottigliare direttamente le bottiglie con l’etichetta propria del locale, e creare così gadget per le aziende che vogliono fare regali personalizzati ai dipendenti, ad esempio per questo Natale. L’altra novita di quest’anno, che trasforma a tutti gli effetti “Le Carovaniere” in un’enoteca, è l’aggiunta del vino alla già larga offerta costituita da thè, spezie, caffè, sale, cognac, rum e brandy. «Ho aspettato di sentirmi realmente competente in materia prima di introdurre definitivamente il reparto vini nel mio locale. Non si può di certo negare che i prodotti enologici sono un’importante fonte di attrattiva e talvolta anche di più facile accesso rispetto ai distillati». Per ovviare a ciò sono nati già da tempo nel locale i corsi di degustazione e avvicinamento a whisky & co., che lo scorso anno hanno visto la partecipazione dei massimi esponenti mondiali in questo campo come Gianni Capovilla e Silvano Samaroli, ma l’idea dei corsi è nata anche per un altro motivo, come ci ha spiegato Francesco. «I corsi di avvicinamento, infatti, sono molto importanti per i giovani, per i neofiti, per educare anche all’uso dell’alcool. Per cinque anni ho fatto l’operatore di strada nelle periferie di Prato e Firenze e quest’esperienza mi ha insegnato quanto sia importante essere consapevoli dei rischi dell’abuso di alcolici. I giovani devono capire che può essere molto più affascinante il venerdì sera spiegare a una ragazza cosa sta bevendo piuttosto che fare a gara con un amico a chi beve di più». Rompendo un po’ con gli stereotipi che vogliono amanti dei distillati principalmente turisti, stranieri e di una certa età, la scoperta è stata che la clientela in realtà è molto più eterogenea. Gli aretini sono ben il 50 per cento, e l’età media dei fruitori si è abbassata molto negli ultimi due anni, fermandosi tra i 30 e i 35 anni, con una netta crescita della presenza femminile, che ama degustare vini,
thè e comprare confezioni personalizzate per amici e parenti. Indipendentemente dall’età e dal sesso, per tutti coloro che sono interessati ad approfondire il mondo dei distillati, non solo per concedersi qualche ora slow, il blog Lo spirito dei tempi, scritto dal proprietario Francesco Mattonetti, racconta della sua passione nata dal thè e dal whisky, e di cui è riuscito a fare un lavoro. In Piazza della Badia “Le Carovaniere” è il luogo l’ideale per aretini “Hemingway in erba”, perchè dopotutto whisky e sigari sono sempre un classico, cinematografico e non.
Pd: una segreteria tormentata che apre il confronto
C
on un dibattito a tratti anche serrato e duro è arrivata alla fine, sabato scorso, l’elezione dell’ex presidente della Circoscrizione Giotto, Andrea Lanzi, a segretario comunale del Pd. Il partito che a oggi da solo detiene ben 16 consiglieri su 32 in Consiglio comunale, con percentuali di consenso che in città arrivano al 40 per cento. Va da sé, dunque, che il dibattito interno al partito tra i giovani rottamatori, guidati tra gli altri anche dall’ex segretario e assessore al Bilancio Marco Donati, contrapposti ai big storici del partito, sia diventato paradigma del confronto aperto all’interno del centrosinistra. Già, perché oggi nel parlamentino cittadino è quasi partito di maggioranza assoluta. Al di là dunque di chi abbia vinto e delle polemiche degli ultimi giorni, il dibattito interno è apparso sì intergenerazionale ma sicuramente positivo, anche e soprattutto per la dimensione pubblica che lo ha caratterizzato. Un aspetto affatto scontato in un epoca politica caratterizzata dalla partitocrazia assoluta, che porta nominati in Parlamento, togliendo il potere di scelta agli elettori. Quindi crediamo che sia questo il vero e positivo dato politico da estrapolare, al di là di quale delle contingenti “fazioni”, se poi di fazioni si può parlare, abbia vinto. Un dato ben riassunto dalle parole del giovane consigliere del Pd Matteo Bracciali. «Credo che il dibattito che abbiamo generato tra i nostri sostenitori, sia stato il vero valore aggiunto di credibilità e legittimità per il nuovo “capitano”, con buona pace per chi sosteneva fino a pochi giorni fa che un finto unitarismo potesse essere utile alla nostra comunità, alla ricerca di un cantuccio in cui ripararsi». Così, se forse un po’ di divisioni ci sono all’interno del Pd, ci auguriamo e siamo convinti che non si limitino a una questione di nomine, siano oggi Estra o altro. Forse si tratta piuttosto di un confronto frutto anche di visioni diverse ma integrabili, giacché a un osservatore esterno pare che il Pd sia nato da posizioni a tratti distanti, ma che nel tempo, anche se a volte con vistosi errori, si sono dimostrate compatibili. Poco importa, dunque, chi ha vinto oggi, la politica in Italia ha logiche che compensano nel tempo se stessa. E Lanzi appare figura di equilibrio e lungimiranza. L’importante è che davvero la parentesi del confronto, anche aspro, non solo non si richiuda, ma serva a far da stimolo alla liberazione della politica, pure cittadina e amministrativa, da destra a sinistra, dalla semplificazione avvilente del leaderismo e dell’uomo solo al comando. O dei pochi, sempre David Mattesini gli stessi. Ce lo auguriamo.
e ti accompagnano in ci città citt itt ittà (e a ballare!)
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I migliori amici dell’uomo? dato che... di Elena Aiello
N
el canile municipale di Arezzo, uno dei dieci della provincia, sono ospitati all’incirca 240 cani costantemente… e dopo le vacanze estive? Si sa che l’estate è il momento di maggior abbandono
degli animali domestici, cani o gatti che siano, e non c’è campagna pubblicitaria che possa eliminare questo triste fenomeno, anche se i dati a livello nazionale indicano per quest’anno una riduzione dell’abbandono di cani: solo 81.000 dei “migliori amici dell’uomo” hanno subito la sorte di Lilli e il vagabondo. Per i gatti – data la mancanza di sistemi di controllo come tatuaggi e microchip – la stima è più difficile, ma giudicando dalle segnalazioni sono molti gli italiani che si annoiano di avere un animale domestico in casa quando devono andare in vacanza. Nella nostra città i dati non sono incoraggianti, anche se LAV, ENPA e volontari fanno di tutto per sensibilizzare gli aretini alla cura costante degli
animali: dai flash mob alla distribuzione delle informazioni sulle pensioni e gli hotel dove accettano gli amici a quattro zampe, all’autotassazione per sostenere le spese veterinarie degli animali senzatetto. Eppure nella nostra provincia il sito del Ministero del Turismo (www. turistia4zampe.it) segnala 47 strutture tra hotel, ristoranti e agriturismi
che accettano principalmente cani e altri animali; addirittura ci sono più di una decina i ristoranti che permettono l’ingresso ai nostri amici a quattro zampe; inoltre ci sono anche le pensioni per animali e molti veterinari stessi offrono
questo servizio (anche se i prezzi sono alti). Se proprio non si può portare il proprio animale domestico in vacanza, perché ad esempio è un pesce rosso o una tartaruga, c’è sempre la possibilità di chiedere a amici e parenti o di pagare qualcuno, affinché abbiano tutto quello di cui hanno bisogno, evitando loro un lungo e caldo inferno mentre siamo al mare a rilassarci. Per ogni cane abbandonato si stima che la struttura che lo accoglie debba pagare, per provvedere ai bisogni primari, alla sterilizzazione, ai vaccini e ad eventuali spese mediche, circa 1000 euro l’anno; è la stessa
cifra da cui parte la multa per i proprietari che abbandonano un animale e che può arrivare a 10.000 euro. La legge, pubblicata a fine luglio 2004, prevede anche altri reati contro gli animali, dal maltrattamento all’uccisione al divieto di combattimento tra animali, che prevede sanzioni per “chiunque promuove, organizza o
dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro”. Una campagna provocatoria chiede il patentino anche ai padroni dei cani, non solo il certificato dell’addestramento compiuto per l’animale, ma è così difficile prendersi cura di un cucciolo anche quando cresce? La pagina web delle adozioni del canile municipale è una serie di più di 200 foto strappalacrime con sotto i nomi dei cani abbandonati; le descri-
zioni che ci sono su “Canile qua la zampa di Arezzo” sono lo specchio di come usiamo le cose, gli animali, le persone: maltrattamenti costanti, tentativi di uccisione, surrogati di figli poi abbandonati al momento dell’arrivo del bebè… Eppure è così bello vederli sfilare tutti puliti e pettinati in occasione della mostra canina in Fortezza! “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro”; stessa pena per “chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”, dice la legge, mentre ogni sei mesi si legge di un nuovo traffico illegale di cuccioli sgomitato lungo l’autostrada, e così i canili si affollano. La maggior parte degli animali abbandonati muore prima di arrivarci: l’80% [dati LAV, ndr] viene ucciso dalla fame, dalla sete, dai bocconi avve-
lenati o da incidenti stradali; solo alcuni fortunati riescono ad arrivare nelle braccia dei volontari e poi, forse, a trovare una nuova famiglia che li accolga.
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Offer ta didattica aretina: è già pronto un nuovo master facoltà... di parola di Luca Piervenanzi
L’
anno accademico è da poco iniziato e all’Università di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo, l’offerta didattica non si è ancora fermata. È stato
infatti presentato giovedì scorso un nuovo master universitario di I livello, dal nome Lingue e Comunicazione per le Piccole e Medie Imprese, alla presenza del preside di Facoltà Walter Bernardi e della professoressa Elena Spandri, presidente del corso di laurea in Lingue per la Comunicazione Interculturale e d’Impresa.
Il percorso si propone di formare professionisti in grado di muoversi con competenza nel mondo delle Piccole e Medie Imprese tramite
l’approfondimento delle competenze linguistiche a livello avanzato in due lingue straniere, con parti-
colare attenzione all’ambito economico-gestionale.
«Il progetto – spiega il preside Bernardi, – è offrire un completamento importante alla preparazione degli studenti, un corso più a ca-
rattere professionale rispetto a un titolo di laurea magistrale. Questo master è garantito e organizzato dall’Università, perciò rilascia un titolo accademico a tutti gli effetti. Anche il corpo docente sarà composto per la maggioranza da accademici, ma ci saranno anche esperti professionisti del mondo del lavoro, poiché ci devono essere delle competenze specifiche, di tipo economico, giuridico e così via, che l’Università non può avere».
Competenze che saranno acquisite dagli studenti focalizzandosi con particolare attenzione alla gestione delle trattative commerciali,
al management e all’attività di consulenza nell’ambito specifico. Il Master intende inoltre fornire ai partecipanti gli strumenti per analizzare e gestire i meccanismi, le norme e le procedure che regolano gli scambi commerciali delle PMI italiane con l’estero, sia in ambito UE che nella sfera extra-UE. Il percorso formativo sarà articolato nelle seguenti aree disciplinari: Economia Aziendale, Marketing, Diritto, Metodologie e Strategie di Comunicazione, oltre ovviamente al percorso linguistico scelto dallo studente.
«Questo non è uno dei tanti master che si vedono in giro – afferma la professoressa Elena Spandri, – ma è una proposta molto organica
facente parte non di un’idea nata di recente bensì di un progetto che abbiamo sviluppato negli anni, attraverso il corso di laurea triennale in Lingue. Certo quest’anno anche il corso triennale ha cambiato nome ma rimane comunque in contatto con il mondo dell’impresa, grazie anche al tirocinio obbligatorio. Questa tradizione ormai consolidata, tra corso di lingue e territorio, va verso un ulterio-
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re radicamento e organicità dell’offerta formativa proprio grazie a questo master, con l’obiettivo di accompagnare gli studenti verso un livello di professionalizzazione maggiore».
Un radicamento nel territorio e un rapporto tra università e mondo delle imprese già più volte chiamato in causa anche dalle varie categorie e istituzioni cittadine. Questo master può
essere un ulteriore strumento proprio per favorire e infittire questo tipo di collaborazione. Il termine per presentare la domanda scade il 10 novembre. La tassa di iscrizione è di 2000 euro. Per informazioni ci si può rivolgere al dipartimento di Letterature Moderne e Scienze dei Linguaggi dell’Università di Siena in viale Cittadini, tel. 0575/926413 (palazzina ex Ram), email ascarelli@unisi.it. Il bando e altre informazioni sono disponibili nel sito web dell’Università di Siena all’indirizzo www.unisi.it, nella sezione “post laurea”.
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B enedetta C uneo, la ragazzina da record L’AlgaEtruscAtletica consacra la nascita di un’altra stella nel fi rm am ento dell’atletica aretina in una delle sue discipline più impegnative e spettacolari: il salto triplo
M
antenere calma e lucidità ripassando mentalmente i movimenti corretti. Fermare quel leggero tremito alle gambe che cerca di prendere il possesso del tuo corpo. Ce la puoi fare, ti ripeti.
Il boato del pubblico si spegne, diviene eco lontana mentre ci si avvia alla partenza. Un respiro forte, sguardo al cielo e di nuovo concentrazione. Ecco, parti per la rincorsa: primo, secondo, terzo passo. Dinamite ai piedi, e si vola tenendo ben chiusi gli occhi. Il tempo si ferma, e al risveglio ancora frastornati, con le mani nella sabbia, fissare con lo sguardo il monitor: dodici metri… ho vinto. Benedetta Cuneo ha appena sedici anni. Il suo sorriso e la semplicità che la contraddistinguono sono più eloquenti di mille parole, il riflesso della sua anima. Una gioia descritta dalla luce che le si sprigiona dagli occhi e dalla modestia delle parole di una studentessa appena liceale. Benedetta, cosa è accaduto a Jesolo? «Beh, ci sono stati i Campionati italiani Cadetti e Cadette. Io ero impegnata nel salto triplo. Alla vigilia della competizione ero già qualificata con un buon risultato, ma inaspettatamente al quarto e ultimo salto sono riuscita a raggiungere i 12 metri». Una vittoria che va oltre il “semplice” titolo di Campionessa Italiana. «Sì, sono riuscita a stabilire il mio record personale e ad aggiudicarmi il primato toscano Cadette, invariato da quasi otto anni [2003, Martina Da San Biagio con 11,84 m, nda]».
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Raccontaci di questa bella esperienza. «Sono state delle giornate magnifiche. C’erano tantissimi ragazzi e ragazze da tutta Italia. Sugli spalti tantissimo pubblico che ci trasmetteva la sua passione e vicinanza. All’inizio ero tesa ma sono riuscita a controllarmi e concentrarmi sulla gara, anche grazie al tifo della mia squadra e ai consigli del mio allenatore, elementi davvero indispensabili. Dopo aver vinto non mi rendevo conto di nulla. Che emozione quella di salire sul podio e vedermi dal teleschermo!». A chi dedichi la vittoria? «La dedico al mio allenatore Paolo Tenti, un uomo magnifico che mi ha fatto appassionare a questo bellissimo sport». Quando hai iniziato a fare atletica? «Da poco, circa un anno e mezzo fa. Sono approdata all’atletica dopo otto anni di ginnastica artistica, che mi ha formato caratterialmente. La prima disciplina in cui mi sono cimentata è stata il salto in alto. Così alcuni allenatori hanno notato delle potenzialità e mi hanno aiutata ad arrivare sin qui. La mia crescita e i miei miglioramenti erano ben visibili giorno dopo giorno. Il percorso è stato duro, anche perché ho dovuto conciliare l’impegno scolastico con gli allenamenti, che prevedono costanza e rigore assoluti. Il mio è un esercizio continuo alla ricerca di un equilibrio che mi permetta di fare tutto ciò che devo».
Quali sono i progetti per il tuo futuro? «Non so. Per adesso cercherò di capire cos’è accaduto la scorsa settimana, poi vedrò giorno per giorno. Di sicuro il mio sogno è continuare questo sport». Cosa provi quando pratichi questo sport? «L’atletica mi trasmette sensazioni bellissime, che mi formano contemporaneamente il carattere aiutandomi nelle situazioni più difficili con il coraggio e la determinazione necessarie. Ma ciò che più mi riempie il cuore, è quando stai all’aria aperta, quel senso di libertà assoluto. Quella sì è una sensazione meravigliosa». Chissà se Benedetta avrà realmente realizzato la portata della sua impresa. A noi non rimane altro che gioire del suo risultato e lasciarla continuare nel suo processo di crescita sperando che possa divertirsi e trovare sempre nuovi Giacomo Belli stimoli. Complimenti, Benedetta!
AREZZO SPORT inserto staccabile del “Settimanale di Arezzo” © tutti i diritti riservati
responsabile: MARCO CAVINI cavini.marco@gmail.com, 333/45.35.056 redattori: Giacomo Belli, Marco Beoni, Elettra Fiorini, Omero Ortaggi, Luca Stanganini per contattare la redazione arezzosport@gmail.com per le vostre promozione nell’inserto marketing.egv@gmail.com
Atletico Arez zo, chi osa vince Q
uesto dice il proverbio. Mentre – aggiungiamo noi – chi non osa se ne torna con le pive nel sacco. Come è successo all’Arezzo, nell’ultimo turno di campionato in cui lo si è visto soccombere nel campo della capolista Spoleto, che di primo nome fa Voluntas, e mai nome risultò più azzeccato. L’Arezzo, dunque, perde l’imbattibilità esterna che durava da nove mesi esatti. Nel frattempo, la società di piazzale Lorentini è riuscita a “partorire” una squadra destinata alla lotta al vertice. Ma, come dice giustamente lo stesso Martucci, manca di quella continuità che potrebbe potenzialmente farne la squadra ammazzacampionato. Vabbè, i campionati si vincono in tanti modi, anche sul filo di lana. Però rimane il fatto che salire di categoria rimane impresa obiettivamente non facile, anche considerando che una sola squadra avrà l’opportunità di farlo. Di tappeti rossi stesi non ne vediamo molti in giro, nei terreni di provincia. Quindi, umiltà e un pizzico di cattiveria in più. Perché le vittorie p non arrivano per grazia ricevuta. A volte, neppure i pareggi. Marco DONATI
Quando le cose le senti dire dall’esterno, rischi davvero di parlare senza cognizione di causa. Resta il fatto che gli amaranto si
sono visti costretti a emigrare sul terreno di gioco di Indicatore, francamente tutto meno che adatto, per mille motivi, alle esigenze dell’Arezzo. Se non altro, anche per far sentire alla squadra il calore della tifoseria, sicuramente meno avvantaggiata dal recarsi ad assistere
alle rifiniture settimanali. Giusto rimarcare che altre società dei dintorni pagano più dell’Arezzo per usufruire dei campi messi loro a disposizione, ma vogliamo ricordare che non si tratta l’Arezzo come una qualsiasi squadra della Uisp… Luca Stanganini
DONATI: «NON CAPISCO DI COSA SI LAMENTI L’AREZZO»
«I
l Comune ha fatto e sta facendo tanto per l’Atletico Arezzo – ha detto l’assessore allo sport Marco Donati, spiegandoci la questione del campo di allenamento degli amaranto. – Ci siamo trovati ad affrontare situazioni che fino a ora non si erano mai presentate: la società ha avuto problemi con la famiglia Funghini sull’utilizzo dei campi di allenamento e, in estate, si è così rivolta al Comune, che dopo aver recepito il problema si è immediatamente impegnato e attivato per trovare una soluzione. Siamo tutti consapevoli che la miglior soluzione del problema sia un intervento strutturale che porti alla realizzazione di un nuovo impianto ma, dal momento che abbiamo un piano di stabilità e che in questo momento non è possibile fare nuove opere pubbliche, stiamo proponendo alla società alcune soluzione alternative. Soluzioni che, puntualmente, la società respinge. Per quanto riguarda il campo di Indicatore, il Comune ha fatto un bando d’uso in cui erano chiari sia i termini sia le modalità di partecipazione: poteva essere letto oppure no, ma certamente non si prestava a interpretazioni. L’Arezzo probabilmente non aveva inteso i termini del bando, ha partecipato e ha poi deciso di ritirarsi. Vorrei sottolineare che il Comune si è fatto esclusivamente promotore di questa azione e che sulle scelte della società non c’entra niente: se la soluzione d’Indicatore fosse stata giusta o sbagliata non sta a me dirlo, ma per il momento poteva essere una delle tante valide soluzioni che si sono presentate e che la società ha respinto. A questo si aggiunge il fatto che noi dobbiamo pensare a tutto lo sport aretino e che esistono realtà che si trovano in situazioni ben peggiori: ho difficoltà a capire i motivi di queste continue polemiche». Marco Cavini
Skate Park, un antidoto contro la monotonia Bar Arez zo Spor t ci por ta questa settimana in via Galileo Gali leo Ferraris Ferraris
G
entile redazione, molte volte, ritornando da Firenze col treno, subito dopo la zona industriale di Pratacci ho notato alcune strutture sotto a un cavalcavia, dove c’erano alcuni ragazzi con bici e skateboard. Mi sono sempre chiesta cosa fosse quel posto. Giulia B.
ara Giulia, ebbene, si tratta di un luogo poco conosciuto ma, ti assicuriamo, pieno di vita e iniziative. Il comC . Seppur nascosto plesso di strutture che puoi vedere dal treno è solo una piccola parte dell’ e poco conosciuto dalla maggioranza degli aretini, lo Skate Park è molto frequentato, soprattutto da giovani appasHabitat Skate Park
sionati di skateboard, bmx e pattini in linea. Ma non solo. All’interno della struttura, che comprende un playground di basket, due half pipe e un circuito ancora più grande, un bar e un gazebo funge da centro di attrazione per chiunque voglia recarsi per passare del tempo in buona compagnia o alla sera, ballare e ascoltare musica dal vivo con dj e gruppi emergenti. Oppure giocare a ping pong o calciobalilla, guardare le varie esposizioni di foto e osservare i video dei professionisti all’opera in mirabolanti manovre (i tricks). Insomma, un vero e proprio habitat il cui humus è composto da idee fresche e sempre nuove, provenienti e da ragazzi che per anni sono riusciti a coltivare con dedizione le loro passioni fino a dargli forma creando questo skate park, a oggi cuore pulsante del tessuto suburbano aretino. All’interno della struttura, qualsiasi cosa, dalla fioriera al circuito per bmx, è creato dai ragazzi stessi, che si autofinanziano grazie a dimostrazioni in tutta Italia. Così Arezzo è divenuta un fulcro per il mondo degli skaters: non solo da tutta la penisola giungono fin qui appassionati di urban sport, ma la nostra città è ormai tappa fissa per alcune delle più importanti gare nazionali di skateboard o per jam (raduni) di professionisti provenienti da tutto il mondo. Inoltre si organizzano veri e propri corsi di formazione per giovani skaters e bikers guidati da coach con regolare tesserino Uisp, ai quali partecipano dai 40 ai 70 ragazzi di tutte le età. Il movimento della Street Survival aretina è in forte crescita e i progetti sono ancora molti, ci ha assicurato Paolo Urbisaglia, uno dei padri fondatori dello Skate Park. Questa nuova realtà è cresciuta silenziosamente, sotto pelle, ma oggi calamita moltissimi giovani da tutta la provincia e oltre. Che l’Habitat Skate Park sia una realtà di spicco nel mondo skateboard o bmx lo dimostra il fatto che le iniziative e le varie foto degli atleti aretini vengono pubblicate in alcuni siti e riviste di riferimento nel settore. Inoltre, come degno riconoscimento, a loro è stata dedicata l’area spettacolo della mostra internazionale della bicicletta di Pavia. Un buon deterrente contro la solita monotonia aretina, Giacomo Belli non credi, Giulia? UNA NOVITÀ ASSOLUTA SULLE PAGINE DI “AREZZO SPORT”: ha preso il via la rubrica BAR AREZZO SPORT, uno spazio dedicato ai lettori che darà voce a tutti gli appassionati di sport di Arezzo. ul In questa rubrica potete raccontare le vostre storie, esprimere le vostre opinioni, lamentele o perplessità sul ri mondo sportivo locale, commentare i nostri articoli, suggerirci nuovi argomenti da trattare e fornirci ulteriori e del spunti: la redazione sportiva darà attenzione a tutte le vostre lettere e pubblicherà le più interessanti sulle pagine “Settimanale di Arezzo”. Vi offriamo inoltre la possibilità di avere un filo diretto con le società, gli sportivi e glii enti ioni o del Comune di Arezzo. Se volete chiedere qualcosa a qualcuno, se desiderate esprimere dubbi, avere informazioni ricevere chiarimenti, inviateci le vostre domande e noi ci impegneremo per farvi avere la risposta. Come fare? Niente di più semplice: basterà inviare una mail alla redazione sportiva all’indirizzo AREZZOSPORT@GMAIL.COM oppure accedere su Facebook e scrivere sulla bacheca del gruppo “BAR SPORT AREZZO”.
V OLLEY R IGUTINO : AMB IZIONE IZI ONE E C ONDIVISIONE L A SOCI SO CI ETÀ ARETINA ARE TI NA , PROV PRO VEN ENIIEN ENTE TE DA UN FRESC FRES COO AC ACCC ORD ORDO O DI PARTNERSHIP PARTN ERS HI P CON CO N LA S C CAAVOLINI VOL INI P ESA ES ARO RO , È PRONT PRON TA A PER AFFRONTARE AFFRON TARE UNA STAGIONE STAGI ON E AMBIIZIOSA AMB ZI OS A SIA SI A A LIVELLO LIVEL LO SPORTI SPO RTI VO C CHHEE SOCI SO CI ETARI ETARIO O
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appiamo tutti che la crescita di una società sportiva si fonda soprattutto su sacrificio e ambizione. Elementi che non mancano di certo al Rigutino Volley, al suo presidente Stefano Bisaccioni e al direttore sportivo Sergio Mazzoli, esponenti di uno staff che con grande di Omero Ortaggi impegno sta facendo crescere una società che loro definiscono prima di tutto «una grande famiglia, che vede la palestra come punto di aggregazione. Per questo abbiamo scelto come seconda palestra (oltre alla comunale di Rigutino), quella dell’oratorio di San Leo gestito dai Salesiani, da sempre interessati allo sport». La stagione 2011-2012 è appena iniziata: quali sono i vostri obiettivi? «Puntiamo a vincere il campionato provinciale Under 16 e partecipare così a quello regionale. Oltre a questo, vogliamo fare un buon campionato di seconda divisione e far accumulare esperienza alle nostre Under 12 e Under 14 nei loro rispettivi campionati. Inoltre quest’anno, attraverso la collaborazione con p ,p il Grifo Volleyy di Montepulciano, partecipiamo al campionato provinciale senese con lo scopo di arrivare alle fasi finali». L’accordo L accordo con Scavolini: un progetto progett ambizioso per una società ambiziosa. Come è nata l’idea e con quali obiettivi? «Puntiamo molto su questo accordo, visto che miriamo a diventare una società modello da seguire a livello territoriale. L’idea è stata quella di avere un rapporto privilegiato con una società di Serie A. In precedenza avevamo avviato contatti con la Despar Perugia, decidendo poi di contattare la Scavolini e proponendo a loro il nostro progetto, che ha come obiettivo la crescita tecnica della nostra so società e la messa in pratica di un “occhio p privilegiato” a livello territoriale per la sq qu squadra di Pesaro, sempre a caccia di nuovi ta talenti». Lunedì 3 ottob b avete avuto il primo inconottobre tro con i tecnici della Scavo ol Scavolini. «Il primo di una serie di incont ri stimolanti per noi e per i nostri incontri tecnici, che h entrando d in contatto con i responsabili Scavolini potranno ottenere tutti i presupposti per la propria crescita formativa. Siamo inoltre molto contenti dell’umiltà con cui mettono a nostra disposizione la loro esperienza. Tutto questo per noi è un ulteriore stimolo». Tra l’altro avete partecipato al torneo internazionale Under 16 di Pesaro, organizzato dalla Scavolini. Che esperienza è stata? «Un’esperienza senz’altro positiva (conclusasi con tre vittorie in sei gare), che ci ha visti di fronte a società italiane blasonate come Scavolini
Pesaro e Teodora Ravenna. Senza dubbio è stata un bellissimo momento sia per le ragazze sia per i nostri responsabili, che hanno avuto un incontro insieme ai tecnici delle altre società, a Toffoli (l’allenatore della prima squadra della Scavolini), al presidente della Scavolini Sorbini e a Barbara Rossi, presidente della Snoopy Pesaro, il settore giovanile della Scavolini». Una realtà, la vostra, che si sta facendo sempre più spazio a livello territoriale. Quali sono i progetti per il futuro?
«A dicembre organizzeremo, con i patrocini del Comune e della Provincia di Arezzo, la seconda edizione del Torneo Telethon “Città di Arezzo”. Inoltre stiamo organizzando uno stage di una settimana da tenere ad Arezzo con i responsabili Scavolini, aperto a tutte le ragazze e tutti i tecnici che vogliono parteciparvi».
Stage perfettamente in linea con gli obiettivi del Rigutino Volley: una società convinta dei propri mezzi, affamata di risultati e impegnata nel far crescere ulteriormente la pallavolo della nostra città. Mentre a noi non resta che fargli un grande in bocca al lupo, augurandoci di tornare in futuro a parlare entusiasti della realizzazione dei progetti di questa bella realtà del volley aretino.
A
ll’interno dell’attività natatoria della Chimera Nuoto, il Propaganda è un settore che si pone a un livello intermedio tra la vera e propria Scuola Nuoto, il cui fine è l’insegnamento, e l’Agonistica, la massima espressione della pratica sportiva.
La nuova cultura dell’acqua: il settore Propaganda è il vivaio della Chimera Nuoto
c ca Rivolto a bambini e ragazzi con un’età tra i 5 e i 18 anni, nel Propaganda gli atleti sono divisi in fasce d’età e la proposta didattica u ur varia progressivamente di gruppo in gruppo e viene adeguata all’età. Il Propaganda rientra ancora nella Scuola Nuoto, seppur con una frequenza di allenamento e con obiettivi diversi. Si passa infatti a tre allenamenti settimanali, con durata che oscilla tra un’ora e un’ora e mezzo, la frequenza minima perché gli atleti acquisiscano reali capacità da nuotatori, colgano gli aspetti positivi dell’acqua e trasformino la loro motricità da terrestre a acquatica. «Lo scopo di questo settore – spiega il direttore tecnico Marco Magara, – è insegnare i fondamentali della disciplina e abituare a un minimo di tre allenamenti settimanali, biente una frequenza che garantisce miglioramenti e permette all’atleta di creare una buona relazione con l’ambiente acquatico, un luogo dove sa muoversi, si diverte e si sente a proprio agio».
Altro elemento di differenza rispetto alla Scuola Nuoto è che nel Propaganda l’insegnamento è finalizzato alla gara: il confronto con l’altro è l’unico mezzo per verificare quanto appreso e per fare propri i valori della pratica sportiva. Per questo motivo il Propaganda ha un campionato provinciale, una finale regionale e un trofeo nazionale per rappresentative regionali: la Chimera Nuoto ha vinto gli ultimi sette campionati provinciali e vanta l’unica toscana, Elisa Fazzuoli, c a pace di vincere un titolo nazionale. Tutto questo è finalizzato alla divulgazione dell’attività sportiva e fa del Propaganda una sorta di vivaio per la Preagonistica e l’Agonistica. «Tra gli 8 e i 9 anni, i ragazzi del Propaganda decidono se accedere all’Agonistica – continua Magara. – La scelta di compiere questo passaggio permette di dividere il settore in due ulteriori segmenti, la Preagonistica e il settore Propaganda vero e proprio, due attività indirizzate verso fini diversi: il primo orienta all’attività agonistica, il secondo alla pratica sportiva amatoriale». Gli allenamenti, guidati da Angelo Solis Herrera, Alberto Bertuccini e Lucia Moccia si svolgono all’interno del Centro Sport Chimera: per iscrizioni e informazioni, rivolgersi alla segreteria del Centro, visitare il sito www.centrosportchimera.com, chiamare o inviare un sms a Marco Magara al 347/42.49.641.
110 ragaz zi e 10 squadre: squadre: il settore settore giovanile giovanile è il vero tesoro della Scuola Basket Arez zo D
all’Under 13 all’Under 19, il settore giovanile della Scuola Basket Arezzo può oggi fare affidamento su 110 ragazzi divisi in 10 squadre. Anche in questa stagione, la
società aretina ha deciso di puntare tutto sulla crescita del vivaio e dei suoi giovani, un “tesoro” che rappresenta il futuro della società. La migliore dimostrazione di questa politica arriva proprio dalla prima squadra che milita in C2, una squadra che è oggi composta quasi esclusivamente dai ragazzi del vivaio e dell’Under 19. «La Sba – spiega il segretario Federico Fracassi – ha il chiaro intento di investire
sul
vivaio per fa farlo sviluppare e per far crescere i ragazzi. Per questo motivo la società ha deciso di impegnare tutti i ragazzi del settore giovanile in due campionati: una partita fa crescere molto più che un allenamento,
e noi n vogliamo far giocare il più possibile tutti i ragazzi per permettere loro lor di maturare esperienza e di trovare il giusto spazio. In questo senso, l’i l’impegno logistico e organizzativo della società è immenso, perché a oggi d dobbiamo disputare 228 partite, ma questa è la scelta migliore per la crescita c dei ragazzi». Nell’Under 19, la Sba può fare affidamento su tre squadre. La più importante è la “City Express” Elite che, allenata da Antonio Bindi e formata dalla maggior parte degli atleti che giocano anche in C2, disputa il campionato più importante dell’intero settore giovanile della Sba: la squadra ha iniziato la stagione nel migliore dei modi ed è attualmente prima in classifica. Nella stessa categoria ci sono anche due squadre regionali che giocheranno in due campionati diversi: una, allenata da Paolo Cappelli, sarà impegnata nel girone fiorentino, l’altra, guidata da Giacomo Fracassi, in quello senese-aretino. È doppio l’impegno nell’Under 17, con una squadra Elite allenata da Federico Fracassi, e una Regionale condotta da Giacomo Fracassi: la prima è formata dai ragazzi del 1995, la seconda fa invece affidamento sui ragazzi del 1996 che giocano contro avversari di un anno più grandi. Sono tre anche le Under 15, con la “Rosini Impianti” Elite, che, allenata da Bindi, disputa un vero e proprio campionato nazionale, e due squadre Regionali, una ad Arezzo e l’altra a Castiglion Fiorentino, guidate rispettivamente da Massimo Bini e da Stefano Liberto, che si sfideranno nello stesso campionato. Chiudono il settore giovanile l’Under 14 “Chimet” guidata da Bini e Franco Guccione e l’Under 13 di Guccione, impegnata nel campionato provinciale di Arezzo e Firenze.
www.samueleschiatti.com
Una chitarra elettrica da 300 concer ti: Luca “Oso” Chimenti Arezzo’n’Roll
nome: Luca cognome: Chimenti soprannome: Oso nato il: 23 gennaio 1967 ad Arezzo segno zodiacale: Acquario professione: artigiano info: www.myspace.com/framear contatti: oso@virgilio.it
di Lucio Massai
Luca Chimenti con i Frame
I
fine anni Settanta e gli anni Ottanta sono stati il crocevia dell’evoluzione della musica “rock”, infatti in quegli anni nascono il Punk, il Punk-Rock, la New Wave, l’Heavy Metal, il Rap… L’Inghilterra con la British Invasion, oltre all’America, sforna a ripetizione e per molti anni chicche musicali impressionanti (U2, Police, Clash, Simple Minds, Depeche Mode, Smiths, Cure…). Ad Arezzo sono gli anni delle feste dell’Arci, dei locali come il BogaBoga (blues/hard rock), dell’Alice Club (New Wave, Punk/Rock, Dark), della Birreria Paninoteca n. 1, del Garabombo e di Radio Torre Petrarca, le uniche espressioni alternative per i giovani aretini. Sono ancora gli anni di “quelli di destra e quelli di sinistra”. Luca “Oso” Chimenti, come molti di noi, rimane ammaliato da questa nuova onda musicale, spingendolo verso uno strumento a sei corde, la chitarra elettrica. Luca, come si comincia a suonare? «Con gli amici in camera, con le scope, imitando i grandi, poi in seguito con Franco “Smanna” Nardi imparai a suonare seriamente. Per racimolare qualche soldo suonavo il liscio, giusto il tempo per la prima chitarra elettrica e amplificatore, e subito il mio primo gruppo, i Going: suonavo pop italiano con Massimo Giuntini, affermato polistrumentista, Roberto Fiorini, quello del “Giardino delle Idee”, Paolo Orlando, Andrea Nocentini e Stefano Pandolfi. Vincemmo vari contest e organizzammo un concerto al “Politeama” chiamando Zucchero e Pupo a suonare insieme a noi». Poi, dopo il liscio e il pop, la musica rock e le band. «Sì, la mia naturale evoluzione come chitarrista, influenzato musicalmente dai generi Dark Wave, New Wave, Punk Rock, e da gente come Clash, Cure, Japan, Bauhaus, Talking Heads. Cesare e Paolo dei Negrita mi chiamarono come bassista negli Inudibili, band che subì alterne vicende e vari cambi di musicisti. La mia prima band come compositore è stata Le Strenne degli Orfani, che ha segnato il mio sodalizio musicale per vari anni con Fabrizio “Flock” Moretti, amico d’infanzia, un progetto di musica psichedelica in cui curavo gli arrangiamenti e Fabrizio i testi. Poi l’evoluzione con gli Swang insieme a Fabrizio, Nicola “Guitto” Ferri, Gabriele Giustini e un grande chitarrista, di cui serbo un grande ricordo e insegnamento, Riccardo La Riccia, morto purtroppo qualche anno fa. Poi sono seguiti svariati gruppi, come Manspuch, Studio 54 Band, Viaggiatori del Tempo e le Formiche Elettriche e Mastico Orkestra. Infine attualmente suono con i Frame, assieme a Paola Massai, Gabriele Giustini, Cristian “Cecio” Pin, per un progetto musicale a cui tengo molto e che da qualche anno ci porta in giro a fare concerti per promuoverci e farci conoscere». Insomma, quanti concerti hai fatto dal vivo? «Francamente non lo so, ma se dico più di 300 non sbaglio». Che ne pensi del panorama musicale aretino attuale? «C’è un gran fermento di gruppi aretini, molto vari e variegati, come i Thank You For the Drum Machine o i Sycamore Age, senza tralasciare i gruppi più affermati come Negrita, Andrea Chimenti e i Benvegnù. Comunque mancano spazi pubblici per band emergenti: non è bello rimanere chiuso in cantina a suonare, il confronarezzonroll@gmail.com to e la “sfida” del pubblico sono fondamentali per la crescita del musicista». z
Università Popolare Arezzo – Istituto di Alta Formazione onlus Sono aperte le iscrizioni per il I II e III anno del corso di
Bio Energia Naturale (Naturopatia) il Corso triennale è riconosciuto dalla Regione Toscana
Possono partecipare a tale Corso tutti gli operatori del campo della salute, dell’estetica e dei servizi alla persona Per ulteriori informazioni la Segreteria è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 10.30 alle ore 12.30 cell. 393/20.22.655 – email univerpopolare@libero.it – www.upar.it per segnalazioni, richieste, domande scrivete a ilsettimanalediarezzo@gmail.com
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Offi cine della Cultura la cultura al primo posto, davvero cultura
di Valeria Gudini
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fficine della Cultura è una società cooperativa sorta con il fine di
promuovere e sviluppare tutte quelle attività legate alla produzione, alla valorizzazione e alla gestione di beni e attività culturali. Obiettivi primari del gruppo sono lo sviluppo del territorio, la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale in esso conservato, il sostegno alle forme di espressione culturale e artistica giovanile e sperimentale, e la diffusione delle altre culture. Abbiamo incontrato il presidente Massimo Ferri [nella foto piccola qui a destra] per saperne di più. Come nascono le Officine della Cultura? «La cooperativa venne fondata nel 1997. Frequentando un corso professionale organizzato dalla Provincia di Arezzo, il sottoscritto incontrò operatori che lavoravano a vario titolo nell’area della produzione e della promozione culturale. Decidemmo così, a fine corso, di fondare le Officine della Cultura per la distribuzione di spettacoli musicali e teatrali, progettazione e gestione di festival, rassegne e servizi legati alla promozione della cultura, fino alla gestione diretta di strutture e beni culturali. Attualmente, oltre a me, i principali prota-
L’Orchestra Multietnica con Raiz
Enrico Fink mentre suona il flauto gonisti del nostro gruppo sono: Luca Baldini, Andrea Laurenzi, Grazia Ricci, Stefania Sandroni, Alessandra Stanghini ed Enrico Fink. Come si suddividono le vostre attività? «Si possono ripartire in quattro sezioni: – La gestione e l’organizzazione del Teatro “Verdi” di Monte San Savino, del Teatro “Rosini” di Lucignano, della Torre di Marciano e del Museo Comunale di Lucignano. Le ultime due per le attività connesse alla promozione museale e turistica; – La produzione di spettacoli musicali/teatrali, attività che ha ottenuto a partire dal 2003 il riconoscimento e il contributo della Regione Toscana; – L’ideazione e gestione di festival musicali, come ad esempio il Toscana Gospel Festival concepito, prodotto e gestito dalle Officine a partire dal 1997; – Le attività formative e i laboratori per la musica etnica di tipo educativo, legate alla valorizzazione dell’intercultura». Quando partiranno le stagioni teatrali di Monte San Savino e Lucignano? «Il primo spettacolo al Teatro Verdi sarà giovedì 10 novembre, alle ore 21.15, con la nuova produzione di Officine della Cultura dal titolo Credoinunsolodio. Protagonisti saranno l’attrice Amanda Sandrelli e una sezione dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, per un testo scritto dal drammaturgo fiorentino Stefano Massini. Avremo una programmazione ricca e non mancherà anche quest’anno, alle ore 18.30, l’incontro-aperitivo degli artisti con il pubblico all’Interno 43. Al Teatro “Rosini” di Lucignano il sipario si apre invece venerdì 25 novembre, alle ore 21.15, con lo spettacolo Fiat Voluntas Tua, una coproduzione compagnia Pop-Opera/Sosta Palmizi. La stagione teatrale nello splendido borgo si ispirerà alla celebre frase “Libertà è partecipazione” e così avremo, tra gli altri, Massimo Wertmuller che racconterà del Risorgimento, Andrea Muzzi della libertà di stampa e Carlo Monni della visionaria poesia di Dino Campana». Altre novità per i prossimi mesi? «Al Teatro “Verdi” collaboreremo con l’associazione culturale “Il Giogo” di Montagnano, creando l’iniziativa Piccoli attori in scena. Inoltre a gennaio, sempre a Monte San Savino, partiremo con la proiezione in diretta di opere e balletti in digitale dai grandi teatri». www.officinedellacultura.org
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Castelsecco: il parco archeologico naturalistico è sempre più realtà luoghi
di Marco Botti
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enerdì 14 ottobre ha segnato un nuovo passo verso la realizzazione del Parco archeologico naturalistico di Castelsecco. Sono stati difatti presentati i risultati della bonifica ambientale della collina ed è stata inaugurata la mostra fotografica all’interno della ex chiesa dei santi Cipriano e Cornelio, che proseguirà fino al 14 novembre. Nonostante il vento pungente, tanta gente è salita sul magico colle per festeggiare l’evento e ammirare le mura ciclopiche del II secolo a.C. ripulite. Centro Unesco di Arezzo e Maria Grazia Tonioni e Luisa Maria Casillo Festa Associazione Castelsecco sono i due soggetti che più di altri si sono battuti per la rivalutazione del luogo. I rispettivi presidenti – Luisa Maria Casillo Festa e Maria Grazia Tonioni – hanno quindi tutti i motivi per essere raggianti. «È un sogno che si avvera dopo 19 anni – afferma la Casillo Festa. – Nel 1992 organizzammo in città un convegno di due giorni sulle prospettive di valorizzazione della collina di San Cornelio. Dopo quell’evento abbiamo atteso per molto tempo dei segni tangibili verso il recupero dell’area santuariale. Adesso i risultati si iniziano a vedere, e vorrei che li percepissero anche tutti quei congressisti che allora mostrarono scetticismo». Lo scorso 28 settembre è stata presentata la domanda ufficiale per l’inserimento delle opere aretine di Piero della Francesca nella Lista del TANTO DI CAPPELLO SIGNOR VASARI
Patrimonio Mondiale dell’Umanità. A quando Castelsecco? «Qualche anno fa il sito era già inserito nella Lista dei Tesori del Mondo, poi venne depennato a causa del completo abbandono in cui versava il colle. Per noi fu un’umiliazione quando apprendemmo della decisione. Adesso l’obiettivo sarà quello di ridare al luogo il giusto ruolo all’interno degli elenchi dell’Unesco, ma per fare questo c’è bisogno che diventi un vero e proprio parco archeologico. Già tirare fuori il teatro etrusco italico sarebbe un passo importante, perché il teatro è l’anima di ogni popolo». Maria Grazia Tonioni, che dal 2002 ha fatto del recupero della collina una vera e propria missione, considera il parco di Castelsecco come un bimbo appena nato. «Ora dobbiamo insegnargli a camminare – ci dice, – ritengo però che dopo nove anni di duro lavoro il risultato sia splendido, e dobbiamo ringraziare l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per il contributo economico e il Comune di Arezzo per il sostegno. Castelsecco è un unicum, quando sei lassù fai una pausa con il mondo e capisci perché gli etruschi lo avevano eletto a spazio sacro». Cosa c’è nella mostra che avete organizzato all’interno della ex chiesina? «La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ci ha messo a disposizione le foto del suo archivio storico, che testimoniano gli scavi del passato. Nell’annesso si possono invece osservare le immagini dei percorsi naturalistici. Abbiamo infatti riaperto molti viottoli che dalla città portano a San Cornelio, tra cui quello che abbiamo denominato “Sentiero dell’Amore”». Tutti possono vedere cosa è diventato Castelsecco oggi. E domani? «Il pensiero vola subito al teatro sepolto, ma io dico che prima dobbiamo riportare gli aretini sul colle. Il luogo deve essere vissuto e diventare parte integrante di Arezzo. Solo allora potremo pensare a valorizzare tutte le preziose emergenze archeologiche del sito». www.castelsecco.org
Sesto appuntamento all’insegna della varietà di stili
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a Galleria d’Arte “Villicana D’Annibale” di via Cavour ospita, fino al 26 ottobre, la sesta collettiva del progetto Tanto di cappello Signor Vasari, a cura di Danielle Villicana. Tramite questo evento, che coinvolge 150 artisti, si rende omaggio al grande genio aretino in occasione del cinquecentenario della nascita. Si punta altresì a promuovere talenti italiani e internazionali, nonché l’importanza dell’arte contemporanea. Da segnalare, in questo nuovo appuntamento che coinvolge dieci artisti, lo scultore Carlo Cerofolini, la pittrice, scultrice e poetessa Stefania Sergi Kotulla, il pittore e musicista d’avanguardia Pier Mattia Livi. E ancora Vladimiro Andidero, eccellente artista votato all’astrattismo, e Daniela Donati, pittrice e naturalista. Il progetto proposto dalla galleria italo-americana si compone in totale di dieci collettive che si susseguiranno fino al prossimo 23 di dicembre. www.frescoqueen.com
Serena Capponi
AREZZ O F IERE E CONGRESS I via Spallanzani 23 III CONCORS O N AZION ALE DI PITTURA
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DOMENICA 30 OTTOBRE 10.00-20.00 LUNEDÌ 31 OTTOBRE 16.30-23.00 MARTEDÌ 1° NOVEMBRE 10.00-20.00 13
Sotto la pioggia…un giorno Romanzo breve con il pretesto della poesia…o viceversa libri
di Chiara Marcelli
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alabrese di origine e spirito, toscano di adozione, Leonardo Bloise – alias Leonblas – è un artista a tutto tondo.
Negli anni Novanta si avvicina alla pittura da autodidatta, ma presto l’impegno, originato da una forza prorompente, si traduce in tele connotate da un espressionismo di intensa emotività psicologica. Nel 2005 è insignito nientemeno che del Premio “Biennale di Venezia – Rialto”. Come poeta appare nell’Antologia Letteraria del Premio “Città di La Spezia” del 1997 e nella raccolta Le voci dell’Elicona, edita da Helicon nel 2003, dove sono presenti anche immagini dei suoi quadri. Nel 2010 si classifica terzo nella sezione “Silloge” al Premio internazionale di poesia “Ali di Aliante”. È dopo aver sperimentato le vie complesse della poesia – ma senza discostarsene troppo – che Leonblas approda al romanzo dal titolo Sotto la pioggia…un giorno (Edizioni Sangel). Qual è la trama di questa fatica letteraria? «La storia è incentrata sulla giornata che un professore trascorre in riva al mare, sfidando le intemperie, in compagnia di alcune riviste culturali. Sfogliandone distrattamente una incappa nell’autore di turno, un giovane poeta che pubblica il suo primo libro contenente una singolare formula: “T = t1 + t2 + t3 + … + tn + …”. L’espressione, che spiega il paradosso di “Achille piè veloce e la tartaruga zampa lenta” di Zenone di Elea, è tradotta dal ragazzo in “Soffro tanto, ma io amo”. Per quanto patimento possa dare l’amore, secondo il poeta ha sempre un senso viverlo. Di tutt’altro avviso è il professore, uomo navigato e disincantato. Da questa dicotomia, apparentemente inconciliabile, nasce un controcanto tra i due che accompagna il lettore alla scoperta di nuove interpretazioni, passibili di dare un senso a questo misterioso sentimento». Quali motivazioni e intenti sono legati alla scelta del tema? «In primis l’esperienza, seppure il romanzo non deve intendersi per forza come autobiografico. L’amore è un argomento che molti ritengono scontato, si sono scritte molte sciocchezze a proposito e io non ho la pretesa di dare una chiave di lettura definitiva. Evidentemente è una scintilla che nasce tra due persone che magari s’incrociano casualmente per strada; quanto più si è vicini a quel “Big Bang” tanto più il senso che si dà all’amore è alto, quanto più il tempo passa tanto più la parola “amore” diventa piccola. Ciò dipende probabilmente dal fatto che gli esseri umani non sono macchine preordinate, e forse è normale che una persona possa innamorarsi più volte. Inoltre l’amore è un sentimento, e come tale non ha sesso. Il romanzo vuole essere un invito ad amare nella maniera più libera possibile senza sentirne il peso». Perché è approdato a questo genere? «Il romanzo è un esperimento. Il mio obiettivo era quello di coniugare la poesia, che oggi pochi apprezzano, con la prosa. Ho scelto un linguaggio divertito e a tratti colloquiale, affinché chiunque legga possa capire, godere delle mie riflessioni e riflettere a sua volta, grazie a un colloquio diretto. A un certo punto, nel corso della narrazione, parlo in prima persona e invito il lettore ad andare avanti; oppure traduco una poesia in spagnolo per chi non conosce la lingua. Credo che l’artista si caratterizzi, oltre che per la passione nei confronti della propria attività, anche per l’esprimere qualcosa che sia intellegibile». Ha una nuova opera in cantiere? «Scandaleux sarà il mio prossimo romanzo. È la storia di un artista vissuto nella Francia degli inizi del Novecento, che racconta di come un esteta vive il proprio status. Abbiamo visto spesso film che rappresentano le vicende di artisti, descritti dall’alto. Io vado a indagare invece gli stati d’animo, gli atteggiamenti che all’epoca significavano dare scandalo e che probabilmente risultano tutt’oggi scabrosi. Ho lavorato molto sul linguaggio cercando di frenare i miei impulsi. Uso una scrittura immediata, una terminologia forte ma anche divertita, con l’intento di far sorridere chi legge anche nella tragicità di alcune situazioni narrate». www.equilibriarte.net/leonblas
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la vignetta di Gigi Paggetti
R e lax
il sonetto
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CE VÓLE ’N REPULISTI
di Leonardo Zanelli
«Vòlgon cambiè la legge elettorèle: dìcheno ch’è ’na cosa nicissèria, perché sinnòe s’andrà a finire mèle e ce saràe per tutti la miseria» «Quande ’n tul dente c’è ’na grossa chèria, ’gnà cavàllo: un c’è cura che vèle! Cusìe, un basta cambiè ’n póco l’èria a la pulìteca, ché puzza uguèle. Che diffarènza c’èe si è ’l cittadino che sceglie l’ómo o si lo fàe ’l partito, quand’ìndechi la luna e guardi ’l dito? Si vù cambié le cose pirbinìno, unn’è la legge, quéla piùe ’mportante, ma le teste de legno… che son tante!»
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La pelle che abito di Pedro Almodovar
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I
fidati Antonio Banderas e Marisa Paredes accompagnano il maestro spagnolo in questa storia di stupri, vendette, transessualità, legami familiari, chirurgia e bioetica, che si apre sul bellissimo corpo recluso di Elena Anaya, simbolo dell’ossessione umana per la perfezione estetica e l’ambizione personale. Almodovar vira al noir le sue tematiche, non riuscendo a raggiungere le folli vette pop prima maniera, né l’epos passionale dei mélo che lo hanno consacrato alle platee; salta tra i generi senza addentrarvisi, rimescola il tempo in montaggio senza aggiungere sale a una vicenda scontata. Mancano suspense, orrore, vena surreale; manca soprattutto l’empatia tra pubblico e personaggi, che rimangono abbozzati, caricaturali, dei perfetti corpi svuotati di sentimento al loro interno, come il Frankenstein creato dalla pazzia del dottor Robert Ledgard. Un tentativo fallito, edulcorato solo a tratti dalla sapienza filmica del regista della Mancia e dalla fotografia del celeberrimo José Louis Alcaine. Enrico Badii – enrico.badii@gmail.com
chilometro zero
uori banco” sono le parole che utilizziamo quando un prodotto viene somministrato e servito fuori dal banco a temperatura controllata, dove per una serie di norme deve essere mantenuto. Sappiamo in molti che determinati cibi per regalarci il massimo delle loro qualità non possono sottostare alle rigide regole create nel tempo per la gestione del cibo, spesso industrializzato, che percorre solitamente centinaia o migliaia di chilometri. A queste rigide regole hanno dovuto adeguarsi anche piccoli artigiani del cibo, dai pastori che producono direttamente il formaggio a piccole aziende agricole che trasformano i loro prodotti, imponendo spesso a costoro costi insostenibili. Molti ovviamente non ce l’hanno fatta e non ce la fanno, ed è così che avviene l’innaturale omologazione ai gusti e ai sapori, che tra l’altro non è detto che sia più sicura di quella povera porchetta finita ingloriosamente e ingiustamente nel “sacco nero” durante l’ultima edizione di Fabio Mugelli Street Food.
Arezzo
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