ANNO II
NUMERO
83 •
VENERDÌ
18
2011 • COPIA ANDREA BARDELLI
NOVEMBRE
FOTO DI COPERTINA DI
GRATUITA
Arezzo il settimanale di
www.fondazionemonnalisa.org
Il giornale dei cittadini, delle imprese e delle famiglie aretine gratis in edicola dal venerdì
loc. Montecchio Vesponi, Castiglion Fiorentino (Arezzo) 0575/1786102 - info@strasicura.eu
’Roll!
Arezzo’n Dove andrà la statua della Sputaci?
Fratelli Ferri: un’anima, due cuori, Musica e Teatro a pag. 11
a pag. 12
Imparare a difendersi da tutti i tipi di usura a pag. 3
Anche ad Arezzo si ricordano le vittime della Strada
Il Coni nell’occhio del ciclone: parla Cerbai a pag. I Arezzo Sport
S’i’ho nulla di buono nell’ingegno, egli è venuto dal nascere nella sottilità dell’aria del vostro paese d’Arezzo (Michelangelo Buonarroti)
siete tutti invitati! alla presentazione sabato 10 dicembre 2011 Sala Rosa, Palazzo Cavallo, ore 16.30
in questo numero pagina 3
N
el numero 80 del “Settimanale” è stata pubblicata, a pagina 3, la foto qui a fianco, che ha per soggetto un ragazzo non vedente di Borgo San Lorenzo. La foto è stata scattata da Giovanni Toccafondi (www.flickr.com/people/giovannitoccafondi). Ci scusiamo con l’interessato e con i nostri lettori per non aver riportato la paternità artistica della fotografia
IMPARARE A DIFENDERSI DA TUTTI I TIPI DI USURA
di Cecilia Falchi
pagina 4
LUIGI SCATIZZI, UNA POLITICA SEMPLICE AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ
di Marco Cavini pagina 5
APPRENDISTATO
ALL’UNIVERSITÀ,
PER
UNA
NUOVA PREPARAZIONE AL MONDO DEL LAVORO
di Luca Piervenanzi pagina 6
pagina 6
“È VIVA LA CADORNA”: NE PARLIAMO CON FEDERICO MACCONI
di Giacomo Manneschi
AREZZO SPORT Inserto centrale staccabile
• NELL’OCCHIO DEL CICLONE: IL GRIDO D’ALLARME DEL PRESIDENTE DEL CONI CERBAI di Giacomo Belli
• CHE COS’È UN’IDROMELA? di Luca Stanganini • L’INTEGRAZIONE REALE SI FA ALLA SBA
pagina 13
Arezzo il settimanale di
è una testata edita da Edizioni Giorgio Vasari srl
Il giornale dei cittadini, delle imprese e delle famiglie aretine gratis in edicola dal venerdì
Anno II numero 83 – venerdì 18 novembre 2011 Direttore Responsabile: Francesco Ciabatti, email f.ciabatti@fastwebnet.it Vicedirettore: Marco Botti Redazione: Elena Aiello, Enrico Badii, Andrea Bardelli, Giacomo Belli, Marco Beoni, Serena Capponi, Fernanda Caprilli, Marco Cavini, Giacomo Chiuchini, Dory d’Anzeo, Jacopo Fabbroni, Cecilia Falchi, Claudia Failli, Elettra Fiorini, Sara Gnassi, Giulia Grilli, Ilaria Gradassi, Valeria Gudini, Giacomo Manneschi, Chiara Marcelli, David Mattesini, Paco Mengozzi, Fabio Mugelli, Omero Ortaggi, Roberto Parnetti, Luciana Pastorelli, Ivana Marianna Pattavina, Fabrizio Piervenanzi, Luca Piervenanzi, Chiara Savarino, Luca Stanganini, Valentina Tramutola Foto: Andrea Bardelli, Roberto Parnetti, Felice Rogialli Amministrazione: Edizioni Giorgio Vasari srl, via Mantegna 4, 52100 Arezzo (AR), tel. 328/95.18.221, fax 0575/16.57.738, email edizionivasari@pec.it Autorizzazione Tribunale di Arezzo 02/2010 del 10 febbraio 2010 Iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione al n. 19155 Per le vostre pubblicità 333/45.35.056, 348/73.52.911, marketing.egv@gmail.com Stampa: La Zecca srl, via Umberto Terracini 25/27, 52025 fraz. Levane – Bucine (AR), tel. 055/91.80.101, fax 055/91.80.412, email info@tipografialazecca.it È vietata, senza formale autorizzazione, la riproduzione totale o parziale di testi, disegni, foto e pubblicità riprodotti su questo numero
EG V
• AREZZO-TRIESTE,
di Giacomo Belli OGNI MALEDETTO SABATO
di Omero Ortaggi
pagina 11
AREZZO’N’ROLL: FRATELLI FERRI: UN’ANIMA, DUE CUORI, LA MUSICA E IL TEATRO
di Lucio Massai
pagina 12
LA SPUTACI
DI NUOVO FRA NOI: ECCO DOVE
GLI ARETINI VORREBBERO VEDERE L’ANGIOLINA D’ORO
di Valentina Paggini
pagina 13
La Fondazione Monnalisa onlus, il “Settimanale di Arezzo” e le Edizioni Giorgio Vasari sono partner nel promuovere la crescita della comunità di Arezzo e il benessere delle persone che vi abitano
DUE
GIORNATE DEDICATE A
SPINELLO ARETINO
di Marco Botti
pagina 14
UNA FOTO AL DÌ: DAIANO CRISTINI PRESENTA IL SUO BLOG FOTOGRAFICO
di Chiara Marcelli
pagina 15
RELAX!
Le Edizioni Giorgio Vasari cercano, per allargamento dell’organico della sezione Marketing e Ricerca pubblicità, personale dinamico e vitale tra i 20 e i 40 anni Inviare curriculum e referenze a marketing.egv@gmail.com 2
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Imparare a difendersi da
tutti i tipi di usura vita della città /1 di Cecilia Falchi
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abato 12 novembre nella Sala “Montetini” del palazzo comunale si è tenuto il convegno “Usura, usura bancaria e sovraindebitamento”: appuntamento nazionale dell’associazione S.O.S. Abusi, organizzato con la collaborazione del consigliere comunale del PdL Roberto Bardelli. Al convegno sono intervenuti gli avvocati Paolo Leucalitti e Sara Buricchi, che hanno analizzato nel dettaglio gli aspetti giuridici, Roberto Orlandi e Manuela Levorato, vittime di usura bancaria, e infine il consulente aziendale Riccardo Rossi e il consulente tecnico del Tribunale di Vicenza Gianni Frescura.
Tali interventi hanno contribuito ad approfondire meglio un argomento che oggi più che mai appare rilevante nell’attuale situazione nazionale per l’impatto che potrebbe avere sull’economia.
L’usura bancaria, infatti, è oggi un fenomeno in cui incappano sempre più famiglie e aziende, anche nel nostro territorio, e l’associazione
Sos Abusi da quando si è istituita nel 2003 si occupa di sostegno e consulenza alle vittime, fornendogli consulenze non solo di tipo giuridico o legale, ma anche psicanalitico.
Come tiene a sottolineare il presidente dell’associazione Maurizio Forzoni: «Le persone che sono state vittime di usura o usura bancaria hanno bisogno di un aiuto non solo di tipo legale. Le
vittime di usura, infatti, oltre a perdere i beni materiali perdono anche la stima di sè e sentono di aver perso la dignità, oltre ai propri risparmi. È necessario un sostegno globale perchè non è sempre facile ammettere di essere stati vittima di un reato di usura, ma l’unica soluzione in ogni caso rimane comunque denunciare». Nella nostra città i casi di usura maggiormente riscontrati sono appunto quelli di tipo bancario, i più difficili anche da riconoscere. Maurizio Forzoni a questo proposito ci ha dato qualche numero per farci un’idea della dimensione del fenomeno: «Ad Arezzo, ad esempio, negli ultimi 7 mesi ci sono stati almeno 8 rinvii a giudizio per usura bancaria, e altrettanti casi sono da valutare. Le denunce stanno aumentando, anche perchè la gente è sempre più conscia dei propri diritti, e per questo comincia ad aprire gli occhi». L’usura bancaria, infatti, è inserita nel Codice Penale all’art. 644, considerata a tutti gli effetti un reato grazie alla promulgazione della Legge Antiusura n.108 del 1996.
Nello specifico vengono ritenuti usurai i tassi annui effettivi globali, i cosiddetti Taeg, che superano i tassi soglia stabiliti per legge. Questo per quanto riguarda i casi di usura bancaria; gli altri tipi di usura invece rappresentano nel nostro territorio solamente l’ultimo fatale passo che le aziende e le famiglie schiacciate dai tassi d’interesse compiono per avere un ulteriore finanziamento. Entrambi i tipi di usura, comunque, contribuiscono ad aumentare il sovraindebitamento italiano.
«Senza voler generare il panico – afferma poi Forzoni, – quello che sembra già chiaro da tempo è che la classe media, a causa anche delle conseguenze imputabili all’usura, si avvicinerà sempre di più alla soglia di povertà.
L’economia risentirà sempre di più del sovraindebitamento degli italiani, poichè maggiori debiti da pagare porteranno a minor investimenti e quindi a una situazione economica di stallo. La nostra società è fondata sul debito e non sul lavoro, e l’economia per risanare il debito deve ricominciare a girare, deve uscire da questa fase di stagnazione».
L’associazione Sos Abusi da anni continua a sensibilizzare i cittadini sull’usura e sulle sue varie declinazioni e ad aiutare chi ne è vittima, insistendo sul fatto che fino a che non
si denuncia non si ottiene giustizia, ma come ha ricordato durante il racconto della sua esperienza l’imprenditrice Manuela Levorato «per ottenere giustizia bisogna prima vincere la paura». per segnalazioni, richieste, domande scrivete a ilsettimanalediarezzo@gmail.com
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Luigi Scatizzi
una politica semplice al servizio della collettività persone
di Marco Cavini Il consigliere comunale dell’Unione di Centro spiega la sua idea di politica e il contributo che intende portare a Palazzo Cavallo
U
na politica semplice, intrisa di passione e volontariato che, con un impegno quotidiano, sia capace di porsi al servizio della collettività e di trovare soluzioni ai reali problemi dei cittadini. Questa idea di politica, dal gusto un po’ antico, anima da sempre l’operato di Luigi Scatizzi, coordinatore provinciale dell’Unione di Centro e consigliere comunale eletto per il Nuovo Polo per Arezzo. «Mi sono avvicinato alla politica da giovane – ricorda Scatizzi. – Ho iniziato con il movimento giovanile della Democrazia Cristiana e con l’associazionismo delle Acli. La mia attività amministrativa ha preso il via nel 1985 come Consigliere di Circoscrizione, mentre nel 1990 sono stato eletto Consigliere comunale. A livello dirigenziale, nel 1994 sono diventato segretario provinciale del Partito Popolare e, nel 2007, segretario della Margherita. Negli ultimi anni mi sono impegnato nell’Unione di Centro, ottenendo alle ultime elezioni l’incarico di Consigliere comunale». Cosa significa, secondo lei, “fare politica”? «Con il mio operato ho sempre cercato di dimostrare la mia idea di politica. Io ho sempre inteso la politica come un impegno costante e quotidiano, lontano dal clamore e dall’edonismo tipici degli ultimi anni: se la politica ha intenzione di recuperare una reale dimensione di democrazia, di attenzione ai problemi e di vicinanza alla gente, deve ritrovare la sua dimensione di semplicità, tornando a essere un volontariato al servizio della collettività. La politica non deve essere lasciata nella mani di poche persone, è necessario allargare la partecipazione e avvicinarla ai cittadini, che devono essere messi nelle condizioni di impegnarsi, partecipare e discutere. Per fare questo è necessario ricostituire un forte tessuto partitico: ci dobbiamo impegnare per avere partiti vitali e attivi sul territorio, con una democrazia interna, scelte condivise e proposte per risolvere i problemi». A che valori ispira la sua azione? «Ho sempre seguito le idee del popolarismo, con una politica semplice e attenta ai problemi delle persone. I miei riferimenti restano figure storiche come De Gasperi e don Sturzo, due esempi di vera democrazia popolare che hanno scritto la storia impegnandosi in prima persona al servizio della collettività».
Lei ha parlato di rilancio dei partiti: in questa ottica come si pone l’Unione di Centro? «L’Unione di Centro è un partito che si basa su valori importanti e sulla tradizione della storia politica dell’Italia. Stiamo procedendo verso il superamento dell’Udc, in vista di un nuovo soggetto politico che nascerà dai valori del popolarismo e che porrà le proprie basi su programmi e progetti condivisi che possano dare impulso alla vita del Paese. A livello locale sono felice della direzione che ha assunto il partito, perché è vivo e, con la passione di tanti volontari, sta lavorando per crescere e progredire». Arrivando al suo ruolo da Consigliere, come ha intenzione di lavorare? «Ritengo che i Consiglieri comunali, a prescindere che siano di maggioranza o opposizione, siano eletti per dare un contributo al territorio e trovare soluzioni ai problemi. Il ruolo di chi è in minoranza non è di andare a cercare cavilli per mettere in difficoltà chi governa, non è di far cadere chi amministra, ma di tirare fuori problemi e individuare soluzioni. Cercherò di impostare il mio lavoro in quest’ottica, portando il mio contributo seppur nella consapevolezza della solitudine del mio ruolo e delle difficoltà che incontrerò». Su cosa si impegnerà nei cinque anni da Consigliere? «Vorrei portare in Consiglio tutte le proposte contenute nel programma presentato in campagna elettorale, avanzando progetti su temi quali la famiglia, il sociale e la sanità. Continuerò a portare avanti, con convinzione e senza demoralizzarmi, nuove idee e proposte pensando sempre al bene della collettività».
e ti accompagnano in ci citt città itt it ittà (e a ballare!)
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Apprendistato all’Università per una nuova preparazione al mondo del lavoro facoltà... di parola di Luca Piervenanzi
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iamo in momento difficile per il sistema Paese. L’Italia non è sicuramente nel suo momento migliore, e in ogni settore si percepisce un sentimento di smarrimento e incertezza per il futuro, sia esso a breve o lungo termine. L’università italiana e quello che offre agli studenti risente ovviamente di tutto ciò, ampliando questa paura per il futuro una volta terminata la carriera accademica, una volta che si inizia a tentare l’inserimento nel mondo del lavoro. Due mondi, quello accademico e quello del lavoro, che continuano a essere distanti soprattutto in questo momento di crisi generale. Un argomento che abbiamo già toccato in passato ma che continua a essere attuale sia nel Paese che nella nostra città.
Una proposta da vagliare sia da parte delle imprese e del comparto economico aretino, sia dall’università,
potrebbe essere quella che concerne l’apprendistato, inserendolo in un vero e proprio percorso accademico. L’idea arriva dalla Germania ma anche in Italia sta riscontrando un discreto fascino, tanto che alcune università hanno già iniziato a sperimentarla. Ciascun ateneo, anche con sedi periferiche (Arezzo, ad esempio), in accordo con una piccola rete d’imprese e aziende locali, potrebbe sviluppare un corso di laurea triennale caratterizzato da una presenza simultanea in impresa e in facoltà. La maggior parte dei crediti verrebbero quindi conseguiti in aula e i restanti in azienda. Un ulteriore evoluzione del concetto di tirocinio. Tale percorso formativo/universitario – che tra le altre cose prevedrebbe la stipulazione di un contratto – potrebbe essere il collante perfetto tra preparazione accademica ed esperienza lavorativa.
La sede universitaria di Arezzo, in accordo con una piccola rete d’imprese e aziende locali, potrebbe sviluppare un corso di laurea triennale caratterizzato da una presenza simultanea in impresa e in facoltà
Il bagaglio di conoscenze e preparazione che le università danno agli stu-
denti rimane spesso limitato e troppo teorico, rischiando così di formare
laureati poco adatti all’inserimento lavorativo immediato. Il mondo delle imprese, a sua volta, non è in grado nella maggior parte dei casi di valorizzare le competenze apprese durante la carriera accademica.
Questa dell’apprendistato potrebbe essere quindi un’idea da approfondire per una realtà come Arezzo, poiché l’investimento umano e di risorse,
concertato tra Amministrazione comunale e provinciale, categorie, sindacati, imprese e università avrebbe una ricaduta immediata sul territorio. Certo è che di scientifico o L’apprendistato è stato tra l’altro economico nella nostra città riformato la scorsa estate, con un è rimasto ben poco, ma allora Testo Unico che lo regola e lo divide perché non puntare sul settore in varie tipologie tra cui l’apprendidel commercio, magari con stato di alta formazione e ricerca. La l’estero, e del turismo? Regione Toscana ha attivo anche un protocollo d’intesa con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per procedere alla realizzazione di una sperimentazione del contratto di apprendistato per l’alta formazione, che coinvolga giovani apprendisti in percorsi finalizzati all’acquisizione di una laurea triennale, specialistica o di master di primo e di secondo livello in discipline scientifiche o economiche. Certo è che di scientifico o economico nella nostra città è rimasto ben poco, ma allora perché non puntare sul settore del commercio, magari con l’estero, e del turismo?
La strada da seguire in più sarebbe già pronta, ed è quella individuata dalla Facoltà di Lettere del Pionta. Il corso di laurea in Lingue per la
Comunicazione Interculturale e d’Impresa ha fin qui riscosso un notevole successo tra i nuovi iscritti al campus del Pionta: in più quest’anno è stato avviato anche il nuovo master in Lingue e Comunicazione per le Piccole e Medie Imprese. Proprio in virtù di questi corsi accademici c’è già un rete composta da enti e aziende che accolgono gli studenti per stage o tirocini, si tratterebbe solo di potenziare le sinergie e siglare nuove intese, anche con la Regione, che potrebbe pensare alla copertura economica così come avviene già in altre regioni. Concludiamo consapevoli di aver espresso nient’altro che una semplice idea, così come tante altre ne sono state proposte da più parti per rilanciare l’Università nella nostra città (in ultimo l’ipotesi dell’università telematica). Il merito andrà poi a chi riuscirà a trasformare tutte queste idee e proposte in qualcosa di concreto.
www.officinedellacultura.org per segnalazioni, richieste, domande scrivete a ilsettimanalediarezzo@gmail.com
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vita della città / 2 di Giacomo Manneschi
A
bbiamo incontrato Federico Macconi (uno dei 600 firmatari del progetto “È Viva la Cadorna” e portavoce dell’associazione La Fabbrica del Sole
“È Viva la Cadorna”
progettualità cittadina: ne parliamo con Federico Macconi
onlus), il quale ci ha descritto la nuova frontiera della progettazione partecipa-
quali hanno avuto il dovere di comunicare con i portatori di interesse della zona (scuole, uffici e attività commerciali). Il secondo atto, previsto per il 19 novembre, altro non è che un incontro aperto a tutta la cittadinanza, finalizzato alla condivisione di suggerimenti e idee relative all’ambito in questione. Questa metodologia prende il nome di Open Space Technology. In tempi relativamente brevi, e all’interno di un clima informale si produce un documento riassuntivo di tutte le proposte elaborate dal gruppo, l’instant report. Dopo di che saranno realizzati tre laboratori di progettazione partecipata, che coinvolgeranno un campione stratificato e rappresentativo (per genere, età e residenza) di 50 cittadini che assieme a un gruppo di tecnici del Comune analizzeranno e svilupperanno i feedback emersi dagli Open Space. Quanto prodotto dalla fase di laboratorio, supervisionata da un’apposita commissione, sarà visibile attraverso plastici, mentre la mossa finale vedrà la realizzazione di linee guida per sottoporre il piano alla Regione Toscana». Questo modello di condivisione è già stato utilizzato altrove, ci potrebbe offrire alcune delucidazioni? «In Europa ci sono vari esempi pluriennali di progettazione partecipata, ma anche in Italia sono già state avvistate le prime forme di questa organizzazione, in particolar modo nella regione Puglia. Addirittura si sono istituiti alcuni corsi con l’obiettivo di formare i facilitatori di progettazione partecipata, e una delle città di riferimento è Modena. Non dimentichiamoci che l’architetto De Carlo, nell’ormai lontano 1970, realizzò il primo prototipo di architettura partecipata, costruendo le abitazioni per gli operai nel villaggio “Matteotti” di Terni».
ta, affinché i cittadini siano i reali promulgatori e creatori della pianificazione urbana. Com’è nato il progetto e quali sono gli obiettivi? «Il progetto è nato circa cinque mesi fa, dalla volontà di 600 cittadini e dalle associazioni Legambiente, La Fabbrica del Sole e Territori in Movimento, il tutto coadiuvato dalla collaborazione del Comune di Arezzo, in particolar modo dai tre assessori Dringoli, Gasperini e Sacchini. In un secondo momento, la pianificazione è stato presentata alla Regione Toscana, che ha deciso di finanziarla con la somma di 24.000 euro. Il percorso “È Viva la Cadorna” non è altro che una progettazione partecipativa, con lo scopo in questo caso di coinvolgere la cittadinanza nella pianificazione dell’area ex SIMULAZIONE DI INCIDENTI STRADALI CON FERITI DI FRONTE AGLI STUDENTI Caserma “Cadorna”, ma concettualmente ha il compito di rendere il cittadino attore principale La cultura della prevenzione dei rischi nella nella trasformazione urbanistica e nella riqualifiGiornata Mondiale in Ricordo delle Vittime della Strada cazione di spazi pubblici». La manifestazione sabato 19 in piazza Risorgimento ad Arezzo Quali sono le reali fasi della pianificazione? iflettere insieme e far riflettere i più giovani, quelli più vicini all’età della patente. Questo l’obiettivo «Il primo passo è già stato effettuato sabato della manifestazione organizzata dal coordinamento di StraSicura ad Arezzo per celebrare la Giornata scorso, attraverso le camminate di quartiere, le Mondiale in Ricordo delle Vittime della Strada.
R
Sabato 19 dalle 9 alle 11.30 in piazza Risorgimento ci sarà una simulazione di un incidente stradale con feriti, truccati dal gruppo dei truccatori della Croce Rossa. Alla simulazione – con tanto di
carcasse di auto incidentate – assisteranno qualche centinaio di ragazzi provenienti dalla scuole superiori, che vedranno in diretta anche l’intervento di primo soccorso con ambulanze e sanitari, cioè come si opera nella pratica su uno scenario di incidente stradale con feriti di diverse gravità.
Alle 11.30 inizierà il momento del ricordo, un corteo partirà da piazza Risorgimento e raggiungerà il sagrato della basilica di San Francesco attraversando le strade del centro città. Sarà un momento
di riflessione che terminerà con la preghiera sul sagrato stesso. La manifestazione è promossa dal coordinamento di StraSicura in collaborazione con Comune di Arezzo, 118 della Usl 8, sezione truccatori della Cri di Arezzo, Confederazione nazionale delle Misericordie della provincia di Arezzo, Croce Bianca e Autodemolizioni Mazzi, e per la prima volta ha ricevuto il patrocinio dell’Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada, in questo periodo particolarmente impegnata nel portare avanti la proposta di legge che vuole istituire il reato di omicidio stradale. a cura della Fondazione Monnalisa onlus
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Nell’occhio del ciclone
L
o scenario sportivo aretino si trova oggigiorno nel bel mezzo di un violento terremoto che minaccia di minarne le fondamenta costitutive. Iniziative promettenti per il rilancio di questo settore, in contrasto con le politiche di tagli che potrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi. Per aiutarci a comprendere meglio la situazione, il presidente del Comitato Provinciale del Coni di Arezzo, Giorgio Cerbai. Professore, iniziamo dalla notizia buona. Ci potrebbe spiegare meglio il progetto “Sport e Turismo”? «Certamente. Questo progetto, concordato tra Coni provinciale, Amministrazione provinciale e Camera di Commercio, vuole unire insieme tutte quelle che sono le iniziative di carattere sportivo di un certo livello, nel territorio della provincia di Arezzo. L’importante è che queste siano a regime, ovvero manifestazioni che si svolgono sempre in un determinato periodo a cadenza annuale. Chi coordina il progetto è lo Studio Ghiretti, uno dei più affermati organizzatori di eventi e punto di riferimento di alcune federazioni. Una volta raccolti tutti i dati dei soggetti aderenti, verranno inseriti in un riferimento dell’Amministrazione provinciale e successivamente resi visibili su un sito web. In questa maniera ognuno potrà facilmente venire a conoscenza di un determinato evento che si svolgerà in quel periodo ad Arezzo o in provincia, e quali gli accordi con albergatori e ristoratori che parteciperanno a quell’iniziativa, favorendo così la conoscenza delle caratteristiche del nostro territorio, anche dal punto di vista artistico e paesaggistico. Questo è lo stato dell’arte del progetto, vediamo cosa si realizza. Dalle schede finora pervenuteci abbiamo constatato che il nostro è un territorio fecondo di iniziative di carattere sportivo, nell’insieme davvero impressionante». Professor Cerbai, questo connubio tra sport e turismo ci pare funga da iniezione antibiotica, o meglio cura ricostituente per uno sport aretino fortemente in crisi. «Tutto lo sport vive un momento di crisi. Ci sono molte strade che si possono percorrere per rilanciarlo. Mi dissocio da quella intrapresa dal presidente del Coni Petrucci sulla soppressione dei Comitati Provinciali Coni che verranno relegati a delegazione che confluirà nello “scopo” regionale». Qual è la sua idea? «Il volano dello sport è costituito da quello di base. La tipicità italiana è caratterizzata e costituita dall’associazionismo di base. La promozione sporti-
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va è la base dello sport italiano e l’associazionismo ne costituisce il fulcro, che svolge due compiti: far crescere culturalmente e fisicamente da un lato, dall’altro creare atleti che rappresentino il Paese. Questa mossa del Coni di abolire la periferia significa in realtà abolire le rappresentanze delle federazioni sportive. È questo il nodo. Inoltre è previsto l’aumento del costo dei tesseramenti per il recupero di 10 milioni di euro che, in un momento di sofferenza come questo, arreca un’offesa allo sport di base, ribadisco fulcro dello sport nazionale. Noi Coni provinciale fungiamo da trait d’union tra le istanze e le problematiche delle società sportive e il Comune, un ruolo indispensabile che influisce sia a livello regionale che poi nazionale». Come si è comportata l’Amministrazione di Arezzo? «Il Consiglio comunale di Arezzo e quello provinciale, all’unanimità, hanno redatto un documento di disapprovazione senza che ne sapessi nulla. Anche loro hanno compreso la gravità della situazione. Non solo lo sport di base fornisce quelli che saranno atleti di vertice. Inoltre tutto ciò significa soppressione delle rappresentanze, togliendo la possibilità di eleggere un Presidente a livello provinciale e obbligando tutte federazioni sportive ad avere un rappresentate per eleggerlo, significa eliminare la slancio vitale e propulsivo di tutte le attività. Mi auguro che la politica trovi il giusto modo di rimediare a questa situazione perché penalizza lo sport di base. Non ci vengano a parlare di tagli dei costi quando noi influiamo sul 3% del bilancio annuale, non contando che nel territorio troviamo numerose risorse». Giacomo Belli
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© Raphael Goetter
Soppressione dei Comitati Provinciali e rischio di sopravvivenza dello sport di base Il grido d’allarme di Cerbai all’alba del progetto “Sport e Turismo” per il rilancio del settore
Che cos’è un’Idromela? F
orse in molti se lo saranno chiesto, sentendo pronunciare il nome del marcatore della terza rete amaranto in quel di Zagarolo. Ebbene, nell’antichità questa bevanda fermentata a base di acqua e miele era considerata il nettare degli dei, e più avanti dei novelli sposi, che la degustavano durante la prima notte di nozze. La famosa luna di miele. In effetti, di miele è risultato il secondo successo consecutivo dell’Arezzo, alle pendici dei Castelli Romani. Non era mai successo quest’anno e, cosa ancor più gradita, i tre punti sono stati messi al sicuro proprio dal baby Idromela, uno dei ragazzi terribili della Juniores amaranto, guidata da quel Fabio Tocci che sedeva in panchina al posto del neo-genitore Michele Bacis (benvenuto Jacopo!). Non era mai successo, almeno quest’anno, che l’Arezzo festeggiasse per due domeniche di fila l’appuntamento con la vittoria. C’è riuscito al termine di una gara molto ben giocata, dove fin da subito ha fatto valere la legge del padrone. Un Arezzo pratico e spavaldo, trascinato dall’esperienza dei vari Bucchi, Martinez e Pecorari, ma anche e soprattutto dall’intraprendenza dei giovani d’oro portati ad Arezzo da Walter Martucci, al quale va riconosciuta l’abilità e il fiuto di saper scovare talenti in giro per l’Italia, e non solo. Questa è la strada giusta da percorrere, quella che porta i vari Crescenzo, Idromela, Cissé, Pucci, Macellari, Morezzi e non solo loro a vestire la gloriosa casacca amaranto.
L’Arezzo si avvicina alla vetta. Il gioco sta cominciando a divertire, gli avversari non fanno paura, che si chiamino Piero o Antonio. Saremo nei dilet-
tanti, ma era da tempo che non si respirava una sensazione così. Avanti allora. Horacio Raul MARTINEZ
Mette a segno il quinto gol stagionale, la traversa gli nega il sesto, lotta con coraggio e si guadagna ancor di più le simpatie dei tifosi al seguito dell’Arezzo, che in lui vedono il simbolo di una squadra che si impegna e non teme nessuno. Leader.
Mario RASO
Fa da contraltare a quello che, sulla carta, dovrebbe essere il suo compagno di reparto. La condizione fisica è precaria, gioca poco e con molto fastidio fisico, ma forse comincia anche a senttire la scalpitante concorrenza del giovane Cissé. La sua esperienza tornerà comunque utile al momento giusto. Scommettiamo? Matteo SENSI
Insieme a Rubechini, Mencarelli e Soldani, rappresenta la quota aretina in una squadra colonizzata da atleti laziali. Uno come lui potrebbe giocare titolare in qualsiasi squadra, in questa categoria. Eppure il campo lo vede davvero con il contagocce, complice il fatto che per la regola dei fuoriquota, risulta essere troppo…vecchio. Sempre che si possa definire così un classe 1988. Vale anche per lui il discorso fatto per Raso. Luca Stanganini Arriverà anche il suo momento.
L’integrazione reale si fa alla SBA torna Bar Arezzo Sport, con una storia di sport per tutti Leggendo tra le pagine di Facebook ho visto un post su una nuova attività della Sba inerente a corsi di pallacanestro per ragazzi disabili. Nello specifico di cosa si tratta? Luca M.
S
embra ormai una monotona litania il discorso da bar che si sente ovunque sulla gretta mentalità dell’Aretino, di cui l’ambito sportivo è concreto riflesso. Alle volte, però, accade che piccole società, seppur neonate e pressate dalle crescenti difficoltà economico-amministrative, peculiari di questi tempi, possano compiere gesti di alta levatura morale e civile. È il caso della Scuola Basket Arezzo che lo scorso mercoledì 9 novembre ha iniziato i propri corsi gratuiti di Basket Integrato con la collaborazione dell’Itis “G. Galilei”. Il progetto (per la prima volta nella nostra città: durerà sette mesi) prende spunto dal Baskin, ovvero il basket integrato praticato in tutta Italia che ha come centro propulsore l’obiettivo di valorizzare momenti educativi, riabilitativi, ricreativi coinvolgendo anche l’ambito culturale e sociale. Tutto ciò attraverso l’integrazione dei disabili con i normodotati, attraverso un processo virtuoso d’integrazione che faccia leva sulle relazioni tra i vari atleti, contribuendo altresì a conoscerne senso umano e differente personalità. Le lezioni, che prevedono l’aspetto tecnico (palleggio, passaggio e tiro), l’aspetto motorio (coordinazione generale) e psico-motorio (percezione dello spazio circostante), saranno svolte all’interno di una cornice relazionale fondata su una comunicazione inclusiva agevolando la conoscenza dell’altro da sé, sempre all’interno di un’attività divertente e stimolante. Tale pratica non mette in secondo piano l’ambito motorio, aspetto spesso ritenuto ostacolo primario per l’inserimento del ragazzo diversamente abile con chi ne possiede un uso più completo.
Sta qui il fulcro del lavoro: il progetto permette un’attività motoria che consenta a qualsiasi tipo di disabile di sentirsi protagonista, parallelamente al miglioramento delle capacità dei normodotati, per uno sviluppo complessivo di tutti gli individui. Un modo per mettere in gioco la propria sensibilità nelle relazioni, migliorando le proprie capacità motorie nella pratica di uno sport completo.
Divertimento, gioia di sentirsi protagonisti di una squadra, cooperazione di squadra e confronto inclusivo, sono i principi costitutivi di tale progetto. Forse è incauto dire che il vento ad Arezzo stia cambiando, ma di sicuro questo meraviglioso progetto costituisce un’autentica pietra fondativa su cui poter iniziare a costruire qualcosa di più grande. Adesso sta a noi proteggere e incentivare queste iniziative che si pongono come elemento di discontinuità dalla solita mentalità aretina (di cui ci lamentiamo tanto!), incrinando quella corazza dura di indifferenza che ci divide da tutto ciò che è differente, oppure lontano dalla nostra quotidianità, dai soliti problemi. Un piccolo passo per la Scuola Basket Arezzo, un grande passo per tutti noi cittadini di Giacomo Belli Arezzo. Per info www.sba-arezzo.it, oppure segreteria della Scuola Basket Arezzo, 0575 299719. UNA NOVITÀ ASSOLUTA SULLE PAGINE DI “AREZZO SPORT”: ha preso il via la rubrica BAR AREZZO SPORT, uno spazio dedicato ai lettori che darà voce a tutti gli appassionati di sport di Arezzo. ul In questa rubrica potete raccontare le vostre storie, esprimere le vostre opinioni, lamentele o perplessità sul ri mondo sportivo locale, commentare i nostri articoli, suggerirci nuovi argomenti da trattare e fornirci ulteriori e del spunti: la redazione sportiva darà attenzione a tutte le vostre lettere e pubblicherà le più interessanti sulle pagine “Settimanale di Arezzo”. Vi offriamo inoltre la possibilità di avere un filo diretto con le società, gli sportivi e glii enti ioni o del Comune di Arezzo. Se volete chiedere qualcosa a qualcuno, se desiderate esprimere dubbi, avere informazioni ricevere chiarimenti, inviateci le vostre domande e noi ci impegneremo per farvi avere la risposta. Come fare? Niente di più semplice: basterà inviare una mail alla redazione sportiva all’indirizzo AREZZOSPORT@GMAIL.COM oppure accedere su Facebook e scrivere sulla bacheca del gruppo “BAR SPORT AREZZO”. ●
AREZZO-TRIESTE, OGNI MALEDETTO SABATO
LUCA CHIAPPETTA CI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA DA “PENDOLARE DELL’HOCKEY” (CONDIVISA ASSIEME A UN ALTRO ARETINO, MARCO PERUZZI) NELL’EDERA TRIESTE, CON UNO SGUARDO RIVOLTO AI LIONS E ALLA SITUAZIONE DELL’HOCKEY ITALIANO
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n semplice taglia e cuci, con chiaro riferimento al film di Oliver Stone e del sempre straordinario Al Pacino. Forse a primo impatto un titolo che può sembrare azzardato, ma che racchiude in sé l’essenza di cui è fatto lo sport: la passione. Quella passione che porta alcuni di noi a fare enormi sacrifici senza chiederci “perché?”, e che ci porta a prendere decisioni talvolta gravose, tutto in nome dello sport di cui siamo dannatamente innamorati. La passione non manca di certo all’hockeista e massaggiatore dell’Edera Trieste Luca Chiappetta, che insieme all’altro hockeista aretino Marco Peruzzi, ogni “maledetto” sabato fa più di 450 chilometri per andare a giocare con la squadra alabardata. Com’è nata l’idea del trasferimento all’Edera da sx Montanari, Chiappetta, Peruzzi Trieste, e come sono stati i primi mesi di questa nuova avventura? «L’Edera stava cercando un nuovo massaggiatore per questa stagione e l’amico (nonché ex Lions) Marco Peruzzi ha fatto il mio nome, così il ds Roberto Florean mi ha contattato dandomi questa occasione. Appena entrato in contatto con lo spogliatoio ho capito subito di avere una grande possibilità sia sportiva che formativa, e a dire la verità non ci ho pensato tanto, nonostante la grande distanza: tutto questo lo si fa per passione, certo non per ottenere un guadagno». Come tutti gli altri, hai deciso di lasciare i Lions solo in prestito: perché questa scelta? «Perché siamo tutti molto legati ai Lions e nutriamo la speranza e la volontà di tornare un giorno a lottare ad alti livelli con quella maglia. Per questo ringrazio loro e il ds Florean, per aver reso possibile questo tipo di trasferimento». Come giudica la difficile situazione economica che stanno attraversando i Lions? «Questo è un problema che sta attraversando tutto il movimento hockeistico italiano, sia per Luca Chiappetta la mancanza di sponsor che di visibilità. Sarà
l’Edera Trieste
una stagione dura ma per mantenere la categoria hanno fatto molti sacrifici, e quest’anno daranno il cento per cento per giocarsi la salvezza e superare questo momento difficile». La situazione dell’hockey italiano? «Quando vedi squadre blasonate come Civitavecchia di Omero Ortaggi e Ferrara ripartire dalla Serie B per problemi economici, ti accorgi della situazione difficile che sta attraversando il nostro movimento. L’hockey, essendo uno sport minore, non ha un giro d’interessi come il calcio, e avendo una bassa visibilità ha poco appeal per gli sponsor. Tra l’altro quest’estate l’Italia (Paese ospitante) ha conquistato la medaglia d’argento ai Mondiali, ma nonostante l’evento avuto in casa e il grande risultato raggiunto, la risonanza mediatica è stata pressoché nulla. A livello sportivo, il nostro è un Paese che deve crescere e imparare ancora molto». Come giudica la decisione dei Lions di puntare sul vivaio? «Non dovevano mollare, proprio ora che i bambini iscritti sono notevolmente aumentati. È stata una decisione di grande coraggio, importante anche per lo stimolo per i ragazzi che, provenienti dal vivaio, adesso giocano Marco Peruzzi in A1». In conclusione gli obiettivi suoi e dell’Edera Trieste. «Ho già realizzato il mio sogno di esordire in A1. Adesso voglio continuare a vivere questa mia esperienza crescendo sia a livello sportivo che formativo, all’interno di un gruppo fortissimo. Abbiamo già vinto la Supercoppa e siamo a un passo dalla vittoria della Coppa Italia, non possiamo nasconderci: insieme a Padova e Vicenza siamo favoriti per lo scudetto. Tra l’altro parteciperemo alla Champions League che si terrà a Valladolid tra il 25 e il 27 novembre prossimi: una competizione per noi molto stimolante». Questa stagione sarà stimolante pure per noi che possiamo solamente limitarci a seguirla, facendo il tifo sia per i Lions sia per i “nostrani” Luca Chiappetta e Marco Peruzzi: due aretini che lottano per lo scudetto ogni “maledetto sabato”.
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ircolo Tennis Giotto e Blue Team Tennis Academy si sfideranno domenica 20 novembre, a partire dalle 10.30 sui campi del Giotto, in
un incontro amichevole che assegnerà il I Trofeo “Tennis Aretino”. Dall’Under 10 alla Seconda Categoria, i migliori atleti delle due società si sfideranno in 23 incontri, tutti di alto livello tecnico e decisi in base all’età e al livello dei singoli tennisti, dai cui risultati verrà fuori il nome del vincitore del torneo. «Vogliamo che questa amichevole diventi un appuntamento fisso – spiega Jacopo Bramanti, direttore tecnico del Giotto. – La società vincitrice custodirà il trofeo per tutto l’anno e lo rimetterà in palio la stagione successiva. Questa bella sfida cittadina, che si giocherà in un clima di festa, si inserisce nel percorso della preparazione invernale dei nostri atleti e sarà un buon banco di prova per testare, contro avversari di livello, il loro stato di forma. L’incontro è un’occasione per ribadire l’alto livello del tennis aretino nel panorama regionale e nazionale: da Arezzo sono usciti tantissimi tennisti professionisti ed è possibile UNA GIORNATA A TUTTO TENNIS! vedere tennis a preso il via l’avventura della nuova squadra femdi altissimo minile di D3: sabato 12 novembre si è tenuto il prilivello anche mo allenamento della squadra guidata da capitan Ester rimanendo in Baschirotto e composta da Martina Briganti, Giulia Casini, città». Camilla Mencaroni e Verena Verde, le ragazze che dalla
C.T. Giotto e Blue Team si contendono il Trofeo “Tennis Aretino”
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prossima stagione permetteranno al Giotto di tornare ad avere una formazione femminile Over. Nel frattempo, il maestro Marco Gori, coordinatore del settore provinciale Pia, ha condotto il secondo raduno per formare la squadra di Arezzo che nel 2012 parteciperà alla Coppa delle Province Under 10-11. A chiusura della giornata, il responsabile del Comitato provinciale della Fit Luciano Lovari ha intrattenuto i ragazzi dell’Agonistica con un incontro di approfondimento sul tema “Regole e comportamento”. A Tirrenia, Filippo Fratini, accompagnato dal maestro Alessandro Caneschi, ha partecipato al secondo stage federale con i migliori tennisti Under 14 di Toscana, Lombardia e Piemonte, sotto la supervisione del tecnico Infantino.
BRACCIALI IN CAMPO CON GLI AGONISTI
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ercoledì 16 novembre, Daniele Bracciali ha giocato con gli Agonisti del Giotto nel primo stage in programma nella preparazione invernale. In questo allenamento, Bracciali, consulente tecnico del Circolo e numero 30 nel ranking mondiale di doppio, ha messo la propria esperienza al servizio delle giovani promesse del Giotto, dando loro consigli e suggerimenti direttamente sul campo di gioco.
Sport e benessere: alla Royal Gym la risposta a ogni esigenza Dal fitness alle attività sportive, sono riprese a pieno ritmo tutte le attività della palestra L’Arezzo Karate inizia la propria attività con bambini da 5 a 10 anni
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alla ginnastica al body building, dal karate alla break dance, dalla kick-boxing alla fitboxe, è ripresa a pieno ritmo l’attività della palestra Royal Gym. All’interno della palestra, aperta in via Petrarca ogni giorno con orario continuato dalle 9.30 alle 22, è possibile trovare la risposta a ogni esigenza: le attività svolte all’interno della Royal Gym si dividono in tre macrosettori (la sala di muscolazione, il fitness e le attività sportive), per ognuno dei quali sono presenti istruttori professionisti e qualificati. La sala di muscolazione prevede più attività, tra cui un lavoro di preatletismo (una preparazione atletica valida per tutte le attività sportive e volta a ottimizzare le perfomance), la ginnastica medica (volta a modificare o eliminare squilibri muscolari e atteggiamenti posturali scorretti, a migliorare la flessibilità e la mobilità articolare, a tonificare i muscoli, a velocizzare il recupero dopo traumi o infortuni) e il body building (svolto con l’utilizzo di macchine quali bike, step e tapis roulant, che mirano a migliorare la funzionalità del sistema cardio-vascolare e la mobilizzazione dei tessuti adiposi). Il fitness ha come scopo il recupero di una buona qualità del tono muscolare, la perdita di peso e il miglioramento della postura, della flessibilità e della mobilità articolare. Per raggiungere questi obiettivi la Royal Gym offre vari corsi aerobici tra cui lo Step Ton (una piattaforma regolabile con esercizi dinamici di salita e discesa al ritmo di musica), il Pure G.A.G. (un programma mirato a migliorare gli inestetismi di gambe, addome e glutei), la Fitboxe e l’Interval Training (un allenamento intenso e divertente per migliorare il tono muscolare e il sistema cardiovascolare). Infine l’attività sportiva prevede tre diverse discipline: la kick-boxing, la break dance e il karate. La società di karate presente all’interno della Royal Gym è l’Arezzo Karate, società affiliata alla Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali), che si pone ai vertici nazionali della specialità e inizia i propri corsi con un’attività ludico-motoria per bambini da 5 a 10 anni. Il direttore tecnico della società, il maestro Alessandro Balestrini, è anche allenatore della Nazionale italiana di Combattimento e, proprio nell’ultimo fine settimana, è stato con gli atleti azzurri all’Open internazionale d’Austria: alla competizione, usata come test di preparazione in vista degli Europei di maggio 2012 a Tenerife, i suoi atleti hanno sfidato le Nazionali di 22 Paesi, e sono riusciti a conquistare ben 6 medaglie.
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in onore di Guido Monaco (991-1050)
Fratelli Ferri
Un’anima, due cuori, la Musica e il Teatro
Arezzo’n’Roll stro». Poi il Chimera’s Cabaret. di Lucio Massai
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i conosciamo da 26 anni, fra un giro e l’altro al Garabombo e da quando, come gestori dell’Alice Club, li facemmo suonare in più di un’occasione come la promessa del Combat Rock targato Arezzo con gli indimenticabili De Corto. Ora siamo nella sede di Arezzo delle Officine della Cultura (da qui in poi O.d.C.), la cooperativa che gestisce e produce eventi di musica e teatro, assieme a loro, i mitici Fratelli Ferri, Stefano e Massimo, rigorosamente in ordine di età, uno impiegato comunale, socio fondatore delle O.d.C., l’altro fondatore pure lui e presidente attuale. Anche voi agli inizi a suonare le scope in camera? Massimo: «Sì, in camera ma con le scatole degli spaghetti, facevo lo spaghettista… Provala con i mestolini, è un vero rullante… Poi un piatto comprato alla fiera legato a un filo». Stefano: «In parrocchia, nel sottochiesa della Santissima Annunziata, i primi spettacolini e scenette, si suonava De Andrè, Guccini con Dio è morto…». Ma come, in chiesa Dio è morto? Massimo: «Sì, io suonavo i bonghi e lui la chitarra, sai non in una chiesa qualsiasi…». Cattocomunisti, si diceva una volta. Stefano: «Ci ha sempre interessato il concetto di comunismo equivalente a comunità, vivere e fare le cose in condivisione». La prima band? Massimo: «I Blues Hard, nel 1980 suonavamo blues e hard rock con Luca Borri, Renzo Tavanti e Massimiliano Fognini. Cover e qualche pezzo no-
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Stefano: «Un’emanazione del gruppo sportivo Chimera in chiave teatrale-cabarettistica. Ci trasformiamo in Canovaccio nel 1983, una vera associazione teatrale con i fratelli Boncompagni, Marco e Alessandro, e altri. Qui abbiamo conosciuto i fratelli Cesari, Stefano e Francesco, e insieme a Giuliano Menci abbiamo formato i De Corto nel 1985, influenzati dal punk rock, in primis Clash e CCCP. La nostra ispirazione, come per molti aretini, furono la
Stonehenge Blues Band di Cristopher, il Giangio, il Beoni, Moreno Raspanti e Brunetto Mori, si andava perfino a vederli a Foiano o a Perugia». Massimo: «Nel 1985 incidemmo due demotape, Fantasmi e Machina Vremeni, e in seguito i vinili Canale arrabbiato del 1987, Parole dure/C’è del marcio in Italia (1988), e infine il cd Dopo la caduta dell’impero romano». Stefano: «Punk negli atteggiamenti ma suonavamo solo rock’n’roll, in particolare nei centri sociali, in tutta Italia, eravamo politicizzati e non lo nascondevamo. Da non dimenticare le copertine che
Sauro Bartoli, anche lui del Canovaccio, disegnava per noi». Poi Stefano molla. Massimo: «Nel 1992 Stefano esce da gruppo e per due anni abbiamo continuato con me che cantavo e Carlo Ballantini degli Eskomono al basso. Ma all’ultimo siamo crollati come il muro di Berlino, nella musica come nelle nostre certezze. Così smisi di fare punk e continuai l’esperienza da musicista mettendomi a studiare seriamente e impegnandomi a organizzare concerti con Anagrumba, associazione culturale musicale, affiliata all’Arci. Insieme a noi, gli Almamegretta». Dopo 5 anni voi due rimontate sul furgone con gli Statale 71. Stefano: «Con gli Statale 71 siamo stati la prima produzione delle O.d.C. Un taglio al passato, una nostra evoluzione musicale. Pubblicammo i cd Al bar del paese (2001), Canzoni da tre soldi (2004), Non era Lola (2005)». Poi Massimo hai cominciato a suonare musica ebraica con Enrico Fink. Massimo: «Sì, prima lo producevo con le O.d.C., poi ci ho suonato e alla fine con lui ho fatto anche l’attore, questa è la magia della musica ebraica, i musicisti recitano anche». Un tuo – vostro – fiore all’occhiello è l’Orchestra Multietnica di Arezzo. Massimo: «Nata da un’idea di Stefano, è formata da 25 elementi e guidata da Enrico e da me. È il filo conduttore della condivisione del fare, del vivere e della nostra voglia di contaminarci culturalmente con tradizioni e popoli diversi». Purtroppo lo spazio a nostra disposizione è limitato, i fratelli Ferri ci hanno raccontato molti aneddoti che saranno approfonditi in seguito, con il denominatore comune del loro amore per la musica e per il teatro.
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La Sputaci di nuovo fra noi Ecco dove gli aretini vorrebbero vedere l’Angiolina d’oro
LIQUORI E CIOCCOLATA Degustazioni letterarie al Giardino delle Idee
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la parola ai cittadini
di Valentina Paggini
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ome annunciato nello scorso numero, ha inizio da questa settimana il sondaggio che vede protagonisti gli aretini riguardo la futura sistemazione in città della statua rivestita in foglia d’oro della Sputaci, al secolo Angiolina Cipollini. Donata al Comune di Arezzo dal fondatore del celebre marchio Monnalisa Piero Iacomoni, l’opera è ancora ferma nella hall della sede. L’imprenditore si è già espresso sulla questione, indicando la strada recentemente aperta dietro la ex Margaritone, zona dove l’Angiolina dormiva.
Nella speranza di trascorrere il prossimo Natale insieme alla più famosa e stravagante clochard che Arezzo abbia conosciuto dal dopoguerra a oggi, siamo andati per strada a intervistare i cittadini. Romolo è un signore in pensione che ha lavorato molti
anni in via Porta Buia, nel periodo in cui la Sputaci frequentava le strade del centro. Il ricordo che ha di lei è molto vivo: «Per l’Arezzo popolare di quei tempi l’Angiolina era un vero e proprio mito vivente. Capitava di incontrarla spesso tra il Corso e i Portici con la sua borsona colorata, sempre contornata da qualche ragazzaccio che bonariamente la scherniva. Ah, ma lei, con la sua verve da aretina doc, non si faceva problemi ad apostrofarli con termini coloriti! Credo che il posto migliore, anche per far conoscere il personaggio ai ragazzi, sia posizionare la statua nei dintorni del Prato. È forse il luogo della città più frequentato dai giovanissimi». Di diversa opinione è il proprietario di uno storico negozio di Arezzo, la Gioielleria Governini: «Pensando a come la nostra città ha ultimamente cambiato fisionomia, vedrei bene l’Angiolina d’oro in piazza Sant’Agostino. Risalterebbe molto con quel suo particolare colore». Dello stesso parere è Elisa, studentessa ventitreenne, che della Sputaci ha solo sentito parlare: «Dato che era una donna che viveva in mezzo alla gente, credo sarebbe bello riportarla il più vicino possibile alle persone, posandola in Sant’Agostino, in prossimità delle scale sottostanti la nuova fontana, quasi a far compagnia di nuovo agli aretini». Vi diamo appuntamento al prossimo numero con altri interessanti suggerimenti.
omenica 20 novembre, nella “Sala delle Muse” del Museo di Arte Medievale e Moderna di via San Lorentino, arriva il “gusto di leggere”. Dopo tanti appuntamenti con scrittori famosi, il Giardino delle Idee propone agli aretini una giornata dedicata all’esplorazione dei liquori italiani attraverso i secoli, accompagnata dalla degustazione di cioccolata. Protagonista dell’iniziativa sarà Renato Vicario che, accompagnato dalle suggestioni musicali di Marco Grosso, risponderà alle domande di Antonella Di Tommaso e Barbara Bianconi. Nato a Legnano nel 1946, Vicario nel corso della sua vita non si è mai fermato e ha viaggiato in tutto il mondo. Adesso divide la sua vita tra il South Carolina e Cortona, dove dedica il tempo alle sue passioni: l’arte, l’archeologia, la cucina e lo studio dell’origine e della preparazione di bevande alcoliche casalinghe. Nel 2010 ha pubblicato Liquori salutari. La storia e l’arte di una creazione (Aboca Museum), in cui ogni ricetta è stata sperimentata in prima persona dallo stesso autore. Il libro si pone l’obiettivo di aiutare i non esperti a realizzare ogni tipo di alcolico in casa, grazie a spiegazioni dettagliate e illustrate dei procedimenti, anche se l’ingrediente più importante per una buona riuscita è la passione e l’amore nella preparazione che ognuno di noi può mettere. Come dice lo stesso autore: «Quando scopriamo la dimensione creativa nell’arte, nella cucina, nel giardinaggio, nella preparazione liquoristica o anche, semplicemente, nel far sorridere un’altra persona, troviamo il nostro vero spazio di felicità». L’evento speciale, promosso dall’associazione di volontariato “La Fabbrica delle Idee” in collaborazione con Aboca spa, sarà anche l’occasione per prenotare i posti a sedere in vista dell’incontro del 3 dicembre con il professor Vito Mancuso. Sara Gnassi
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Due giornate dedicate a Stefan Weppelmann: Spinello Aretino Arezzo deve rivendicare il suo maggiore pittore del Trecento
arte
di Marco Botti
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pinello di Luca Spinelli, detto Spinello Aretino (1350 circa-1410), fu uno dei principali pittori toscani tra la seconda metà del Trecento e il primo decennio del Quattrocento. Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti passi in avanti nello studio di questa figura di non facile decodificazione, a causa della problematicità di riconoscerne le vere radici culturali, la bibliografia spinelliana rimane per molti aspetti controversa. Si rendeva quindi necessario fare il punto della situazione sulle acquisizioni specialistiche contemporanee. Con questo obiettivo Società Storica Aretina e Banca Etruria, con la collaborazione di Archivio di Stato e Soprintendenza Beni APSAE, hanno organizzato una “due giorni” dedicata al pittore nei giorni 7 e 8 novembre. Lunedì 7, nella sede storica di Banca Etruria di Corso Italia, c’è stata la presentazione del volume Spinello Aretino e la pittura del Trecento in Toscana (Edizioni Polistampa) di Stefan Weppelmann, traduzione in italiano rivista e aggiornata della monumentale monografia scritta dallo storico dell’arte tedesco nel 2003. Oltre all’autore, erano presenti Angelo Tartuferi del Polo Museale Fiorentino e Isabella Droandi, storica dell’arte e ideatrice dell’evento. Martedì 8 si è svolto invece il convegno internazionale In nome di buon pittore. Spinello e il suo tempo, in memoria di Luciano Bellosi. All’Archivio di Stato di Arezzo sono confluiti tutti i maggiori specialisti delle tematiche spinelliane e collegate, tra i quali Miklòs Boskovits, Frank Dabell e Donal Cooper. Al termine della prima giornata abbiamo incontrato Stefan Weppelmann, che con un italiano da fare invidia a molti nostri connazionali ci ha spiegato l’importanza della valorizzazione di Spinello. «È indispensabile per Arezzo rivendicare il suo maggiore esponente del Trecento e dei primi anni del secolo successivo – ci racconta lo storico dell’arte, che oggi lavora nella prestigiosa Gemäldegalerie der Staatliche Museen di Berlino, – un artista all’altezza dei fiorentini Agnolo Gaddi e Lorenzo Monaco. Spinello lega la grande stagione del Duecento aretino al Quattrocento segnato da Piero della Francesca. In quella chiave viene letto anche da Giorgio Vasari. I turisti che vengono nella vostra città lo fanno per gli affreschi di Piero, ma la storia dell’arte aretina comincia molto prima». Quanto c’è ancora da scoprire su questo pittore? «Come per tutti i grandi del passato, sarà una storia senza fine. Questa è una fortuna per noi storici dell’arte, altrimenti la nostra presenza non avrebbe più senso. Soprattutto i quesiti legati alla bottega di Spinello e ai suoi collaboratori saranno temi per le prossime generazioni». In Italia spesso ci lamentiamo per la mancanza di investimenti nella cultura e nella salvaguardia del nostro patrimonio artistico. Quali differenze trova rispetto alla Germania? «Non voglio entrare in un tema delicato come i fondi destinati alla cultura. Tuttavia, avendo abitato per alcuni anni nel vostro Paese e tornandoci ogni anno, noto che riguardo la storia dell’arte c’è un dinamismo e una sensibilità che noi tedeschi non abbiamo. Questo si esprime anche nella quantità di riviste specializzate presenti. Purtroppo in Germania gran parte del patrimonio artistico è andato perso a causa delle due guerre mondiali e la storia dell’arte non è materia da imparare a scuola o che possa costituire l’identità di una nazione. Per fare un esempio, Leonardo da Vinci è ancora oggi una bandiera che gli italiani sventolano in tutto il mondo. Per i tedeschi Dürer è importante, ma non ne parlano con lo stesso significato». Dica la verità. Ormai si sente anche lei un po’ aretino? «Arezzo e Spinello hanno segnato una tappa importante nella mia carriera, spalancandomi le finestre sull’arte toscana del Trecento. Gli aretini poi mi accolgono sempre con affetto, quindi torno volentieri nella vostra bella città ogni volta che ne ho l’occasione».
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Una foto al dì
Daiano Cristini presenta il suo blog fotografico
ingegni aretini
L’
di Chiara Marcelli
idea di scattare una foto al giorno e pubblicarla su uno spazio on-line potrebbe sembrare l’ennesima riproposizione di un copione già visto. C’è chi lo fa per regalare un sorriso, chi per raccontare i progressi di una bimba nel suo percorso di crescita, chi per il semplice gusto di ritagliarsi qualche istante di celebrità mostrandosi ogni giorno con un look diverso. Daiano Cristini perché lo fa? Scopriamolo insieme. Come nasce il suo progetto, e in che cosa consiste? «Una foto al dì nasce nel febbraio del 2010 per soddisfare da un lato l’esigenza di mostrare la mia attività di fotografo professionista e dall’altro, più specificatamente, al fine di utilizzare nella maniera che ritengo migliore le immagini che realizzo in grande quantità e che per esigenze editoriali non vengono pubblicate. Ogni scatto è corredato da una breve frase – una citazione, un aforisma o un proverbio – che ne riprende o contraddice il senso, dandone una singolare chiave di lettura. Il risultato è una pagina al giorno che si presenta come un prodotto unico, in quanto il messaggio che trasmette è una sintesi originale di immagine e parola». Perché ha scelto un blog come contenitore per gli scatti? «La predilezione del blog è legata all’esigenza di raccontare la mia attività fotografica, che da venti anni a questa parte conduco con profonda passione e dedizione, piuttosto che di mettere in bella mostra i miei scatti sulla solita photogallery. Il blog è ospitato sulla piattaforma WordPress, che offre la possibilità TANTO DI CAPPELLO SIGNOR VASARI
di personalizzare impaginazione e grafica in maniera originale e accattivante, confezionando uno spazio a misura del proprio progetto. Il risultato ottenuto, nel mio caso, è un diario inedito da sfogliare, alla ricerca dell’immagine di un evento piuttosto che di un’emozione». Quali traguardi ha raggiunto il suo progetto? C’è qualche altra attività che bolle in pentola? «Una foto al dì sta per festeggiare due anni di vita, durante i quali ho caricato circa 600 foto. Quando ho iniziato la pubblicazione on-line mi ero prefissato il traguardo di un anno di immagini e frasi; poi, raggiunti i 365 giorni, mi sono accorto che avevo ancora voglia di continuare l’avventura. Contemporaneamente a questo progetto sto tenendo un corso di fotografia in collaborazione con il mio collega e amico Alessandro Falsetti. Le lezioni, dieci in tutto, sono rivolte a coloro i quali desiderano imparare i rudimenti di base, sia tecnici sia di composizione, per utilizzare al meglio quel potente strumento di comunicazione che è la macchina fotografica». www.daianocristini.wordpress.com
Ospiti di prestigio nell’ottavo appuntamento
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a Galleria d’Arte “Villicana D’Annibale” di via Cavour ospita, fino al 23 novembre, l’ottava collettiva del progetto Tanto di cappello Signor Vasari, a cura di Danielle Villicana. Lo scopo di questo evento, che coinvolge 150 artisti per dieci collettive fino al 23 dicembre, è rendere omaggio a Giorgio Vasari in occasione del cinquecentenario della nascita, e allo stesso tempo far risaltare il vasto panorama degli artisti contemporanei, italiani e internazionali. Nel corso del terzultimo appuntamento si potranno ammirare 22 opere create da 15 diversi protagonisti. Accanto a esponenti locali, tra cui segnaliamo la pittrice e fotografa Roberta Soldani e la pittrice e poetessa Silvana Licari, sono presenti importanti figure come quelle di Carmelo Lombardo, esponente siculo-toscano del movimento francese Figuration Critique, Alejandra Sandoval, artista argentina dall’astrattismo impetuoso e Charlie Robinson, talentuoso realista inglese. Da evidenziare anche due interessanti artisti fiorentini: l’eclettico scultore Kevo e l’accattivante pittrice figurativa Simonetta Fontani. www.frescoqueen.com
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Serena Capponi
diventa AMICO del settimanale su
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il sonetto
EL LUPO PERDE ’L PELO… di Leonardo Zanelli
«Dai, picchia e mena, el prèmie Birlusconi a la fine s’è aréso… un sé contento? Ha ditto che daràe le dimissioni doppo ’l pròssemo voto ’n parlamento»
Il cd della settimana: Statale 71, Al bar del paese
«Tónio, era l’ora che cambiasse el vento!» «Ma ormèi l’Itèlia è missa ’n ginucchjoni e c’è l’Europa che ce dà ’l tormento: quel’altri che verràno, saran bóni a cavacce le castagne dal fóco?» «Io sòe sicuro!» «Io ce credo póco!» «Faràno tagli ai loro vitelizi…» «Magari fusse… ma son tutti uguèli! Vedrè, Beppe, che perdaràno i peli e a l’ùltemo armarràno i stessi vizi»
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itrovarsi e sperimentare stimoli e motivazioni interiori nuovi, dare senso e sfogo alla propria vena creativa, dal punk-rock dei De Corto, i fratelli Ferri si ritrovano dopo anni ancora sul palco con gli Statale 71. Al bar del paese è il loro primo cd, per la produzione artistica di Fernando Marraghini, e risale al 2001. Un viaggio musicale fra terre e popoli. Una band di cantastorie che ti suonano
mettendo il caffè sul fuoco, fra un Maometto e la croce e una dormita sul divano, mentre la fisarmonica ti apre il cuore fra la vita e la morte, la pace e la guerra. Ballate ritmiche e riflessive per quotidiani Ernesti che guidano il treno e parlano da soli, saxando con baritoni e tenori in atmosfere giostresche e giocose danze variopinte, col merlo che canta l’Internazionale. Contaminazioni sonore
A Dangerous Method di David Cronenberg
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on sono certo l’interesse per il tema o la caratura degli interpreti a deficitare nella pellicola: il triangolo tra Freud, Jung e Sabina Spielrein, incarnati da Mortensen, Fassbender e dalla carichissima Knightley, cattura l’attenzione. I difetti sono piuttosto nell’equilibrio filmico: a una prima ipertrofica parte incentrata sulla relazione amorosa, fa da contraltare un finale che pone troppo tardi questioni fondamentali sui rapporti tra i due studiosi e sullo sviluppo della psicologia. Lontano sia dall’orrore delle prime opere che dalla violenza iperrealistica delle ultime, Cronenberg non rinuncia a investigare l’animo umano e le sue passioni, e lo fa attraverso un eccessivo uso dei dialoghi, parlati e scritti, che assurgono a vero e proprio simbolo della modernità, muovendosi nello stesso campo della materia narrata: la cura della parola. Il regista fa una scelta coraggiosa e probabilmente perdente nei confronti sia dei fan sia del pubblico mainstream, ma mantiene intatta la sua autorialità. Enrico Badii – enrico.badii@gmail.com
che profumano di Est e Sudamerica s’infrangono fra fotografie e scenografie di vita e la si racconta, ma poiché la vita è tutta una questione di marketing, ci si vende, la solitudine è l’unica qualità, fra l’abbaiare del cane e il profumo del caffè. Lucio Massai
chilometro zero
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cachi sono frutti originari del Giappone, importati in Europa alla fine del Settecento, che ben si sono adattati al clima mediterraneo, in particolare quello della Liguria e della Toscana. Hanno una polpa dolcissima, morbida e cremosa. Tipico frutto autunnale, il cachi lo si trova sui banchi del mercato da metà settembre fino al mese di novembre. Il cachi è un frutto molto ricco di zuccheri, di vitamine A, C e K. È considerato dai nutrizionisti un frutto molto energetico, per questo consigliato ai bambini e a chi pratica molto sport. Ma come si dice, “un cachi” o “un caco”? Se date un’occhiata nel vocabolario troverete che il modo giusto di dire è “un cachi”. Ma se vi piacerà dire “un caco”, fate pure. D’altronde, probabilmente non è il nome quello che più attrae in questo frutto tondo e squisito, grosso come una mela. Di sicuro vi sarà capitato di assaggiare qualche cachi non ben maturo, e avrete avuto la spiacevole sorpresa di sentirvi la lingua “legata”. Ma se ne avete mangiato di maturi al punto giusto, non vi sembra fantastica la loro polpa dolcissima e succosa, tanto tenera che quasi si squaglia in bocca? Fabio Mugelli
Arezzo
APPUNTAMENTO AL 25 NOVEMBRE gratis presso: EDICOLA “SAN MICHELE”, piazza San Michele – “TIRA E MOLLA”, via Romana 98/A – EDICOLA PANCI SARA, piazza Saione – EDICOLA “CAMPO DI MARTE”, via Vittorio Veneto 55 – EDICOLA CITTI & CO., Stazione FS – EDICOLA “IL GIORNALAIO“, via F. Redi angolo via Cocci – EDICOLA AMARANTO, via Fiorentina – EDICOLA DI SAN LEO, via di San Leo 5 – NEWS EDICOLA, via Monte Falco 11 – “IL FUMETTO”, loc. Quarata – EDICOLA FABIANELLI MONIA, via Erbosa – “PAPER & CO.”, viale Amendola 15, negozio n. 5, Centro Commerciale “Setteponti” – EDICOLA FAGIOLI GABRIELE, via Vittorio Veneto, Belvedere – EDICOLA “STADIO” PERLINI FRANCESCO, via Giotto angolo via Tiziano – EDICOLA DELL’OSPEDALE, Ospedale “San Donato” – EDICOLA KENNEDY, via Kennedy 1 – EDICOLA “I GIRASOLI“, via Benedetto Croce 115 – EDICOLA SCOSCINI CLAUDIO, via Alfieri – SCARTONI LAURA & C., piazza San Giusto 11 – EDICOLA GIOTTO, piazza Giotto 19 – PAPERSERA, corso Italia 192 – EDICOLA SECCIANI VERUSKA, Rigutino S.S. 71 – EDICOLA CARTOLERIA “MARTINA”, loc. Battifolle – LA BOTTEGA DI GIACCO, loc. San Giuliano 32 – EDICOLA “ASIA”, piazzale della Repubblica – EDICOLA SCARTONI PIERO, piazza San Jacopo – EDICOLA TABACCHERIA N. 1, via Cavour – EDICOLA AMIDELLI EDDA, via Porta Buia – EDICOLA FONTEROSA, via Pacioli – EDICOLA “DA TONI”, viale Mecenate – EDICOLA CARTOLERIA “C’ERA 2 VOLTE”, via Tarlati – “LA TUA EDICOLA”, via Fiorentina 117 – LIBRERIA “EDISON“, Piazza Risorgimento
il settimanale di
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Sigari, Rum & Terroir 4 incontri ad Arezzo per conoscere meglio l’universo del Sigaro e il mondo del Rum
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bbiamo pensato a questa rassegna per la gratificazione dei sensi, studiando un percorso apposito per uno degli abbinamenti più piacevoli dei Paesi caraibici: Il Sigaro e il Rum. Sarà piacevole e divertente imparare a conoscere l’arte della manifattura di un sigaro, le sue differenze e stili, assieme alle modalità di produzione e tecniche di degustazione dello “Spirito dei Caraibi” per eccellenza: il Rum. Durante ogni serata verrà presentato un sigaro diverso, rappresentativo del gusto di quel Paese, abbinato a due-tre diversi tipi di rum. La presentazione dei sigari verrà condotta da Stefano Fanticelli, presidente del Club “Maledetto Toscano”, mentre per la parte riguardante il rum ci penserà Francesco Mattonetti dell’Enoteca “Le Carovaniere” di Arezzo, coadiuvato da amici. Veramente un bellissimo percorso, preparato ad arte, per soddisfare sia gli amanti di vecchia data di questi fantastici prodotti, che i curiosi e appassionati novizi. Le serate saranno ospitate nella apposita saletta del Ristorante “Le Tastevin” in via de’ Cenci 9. Martedì 29 novembre, ore 21.15, Cuba: Cuba ci offre un’edizione limitata prodotta con le migliori foglie di tabacco coltivate nella regione di Vuelta Abajo, lasciate affinare per un minimo di due-tre anni dall’azienda Hoyo de Monterrey, vitolas Short Hoyo Piramides (cepo 46 x 135 mm). In abbinamento i rum Edmund Dantes, Riserva 15 anni, prodotta in sole 2500 bottiglie all’anno, ci regala la vera, autentica e sempre più rara tradizione del Ron de Cuba e l’espressione moderna dei rum latini. Giovedì 15 dicembre, ore 21.15, Nicaragua: qui assaporiamo la prima selezione dei Sigari Cicero, puros prodotti con foglie di tabacco 100% criollo nicaraguense, ricavato dal miglio raccolto della Jalapa Valley, presentati per questa serata in quattro formati (Petit Lancero, Short Torpedo, Robusto e Torpedito) a scelta del pubblico. In abbinamento il rum della Compañia Licorera de Nicaragua: la Riserva “Centenario” in edizione limitata e un Rum di Barbados, unico prodotto in alambicco Pot Stil a tripla distillazione, il Mount Gilboa. Martedì 23 gennaio, ore 21.15, Repubblica Dominicana: Arturo Fuente è l’anima e la storia dei sigari della Repubblica Dominicana, sempre gradevoli, profumati, docili ma mai semplici; qui presentiamo un sigaro della sua Reserva Superior Limitada, il Don Carlos (cepo 49 x 128 mm). I rum in abbinamento sono la perfetta sincronia dei sigari qui prodotti e degustiamo una new entry: il Brugal 1888, una Edición Limitada realizzata per festeggiare l’anno di nascita dell’azienda, un Ron di doppio invecchiamento (botti ex Bourbon e ex Sherry) per un totale di 14 anni, in compagnia di un’altra riserva, il Neisson XO della Martinica, piccolissima azienda dell’isola caraibica. Giovedì 20 febbraio, ore 21.15, Italia: in Italia si producono sigari sicuramente diversi da quelli caraibici, ma sempre di grande qualità e struttura; proponiamo per la fumata di questa sera un Sigaro Toscano ®, una edizione speciale vintage, prodotto nella Manifattura di Lucca. In Italia non si producono rum, ma ci sono italiani che li producono nei Paesi più belli dei Caraibi e questa sera degusteremo il Liberation 2010, un fantastico Rhum Agricol distillato e prodotto da Vittorio Capovilla e dalla Velier nella piccola isola di Marie Galante e un’altra selezione dei Fratelli Gargano della Velier, un fantastico Demerara, l’Albion 1986 alla gradazione naturale di 63%. PER ULTERIORI INFORMAZIONI E/O PRENOTAZIONI: ENOTECA “LE CAROVANIERE”, VIA CAVOUR 84, AREZZO TEL. 0575 1610223 – CELL. 329 9490122 – WWW.LOSPIRITODEITEMPI.IT – INFO@LECAROVANIERE.COM