LIQUID URBAN SPACES - THESIS PROJECT

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L I Q U I D U R B A N S P A C E S Studio di progetto per la rigenerazione degli spazi collettivi urbani del contemporaneo.

Francesco Ghilardi

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5 LABA Libera Accademia di Belle Arti

Diploma di Primo livello in Design

LIQUID URBAN SPACES Studio di progetto per la rigenerazione degli spazi collettivi urbani del contemporaneo.

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Valeria Biondi Docente di corso: Chiar.mo Prof. Marco Ribola Diplomando: Francesco Ghilardi Matricola: 4882

Anno Accademico 2020/2021


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LIQUID URBAN SPACES Studio di progetto per la rigenerazione degli spazi collettivi urbani del contemporaneo.

Francesco Ghilardi


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Indice Capitolo I

Capitolo II

Intro Pag. 13

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Pag. 19

Evoluzione storica del disegno urbano.

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Emergenza città.

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Pag. 47

Spazi liquidi & città del futuro.

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Pag. 65

I trend della città di domani.

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Pag. 83

Case history:

studio di spazi urbani nel contemporaneo

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Pag. 99

Analisi del contesto di riferimento: provincia di Bergamo.

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Pag. 107

Analisi del contesto di riferimento: Gorlago.

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Pag. 115

Analisi del contesto di riferimento: Ex Stazione Elettrica.

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Pag. 134

Spazio Tensione.


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Intro. Stiamo affrontando una sempre più preoccupante crisi climatica, una crescente disuguaglianza sociale, e una mancanza di pari opportunità per tutti. Non riusciamo nemmeno a garantire i bisogni e i diritti di tutti gli esseri umani, continuando a sfruttare le risorse del nostro pianeta pensando d'esserne i padroni. Non c'è più tempo! È importante, arrivati a questo punto, esplorare una nuova via d'uscita che permetta, se non di risanare, quanto meno di migliorare la situazione. Per questo pensandoci uno dei tanti problemi sono le città, e quindi anche il cuore della soluzione. Abbiamo l'opportunità di ripensare, adattare e progettare le nostre città, prima di raggiungere un punto di non ritorno: centri urbani più verdi, sostenibili, inclusivi, sicuri, che promuovono la comunità, la creatività e la condivisione dei cittadini. Il lavoro di ricerca per la tesi parte da due progetti svolti durante il corso di Design II tenuto dal docente Andrea Gallina e il corso di Interior Design (Architettura degli Interni) III tenuto dalla docente Valeria Biondi. Il primo progetto eseguito in coppia con la collega e amica Erika Raggi, dal titolo “Echo-Logic”, riguarda la riqualificazione dell’intera area del Parco Tarello a Brescia. Basandosi sulle esigenze manifestatisi durante il primo lockdown, a seguito della pandemia da Covid-19, attraverso un’indagine online svolta su varie piattaforme social, propone nuove funzioni, tra cui: una biosfera; un’area giochi; orti comunali; percorsi zen; un anfiteatro; vari spazi di condivisione e di ristoro. Il titolo del progetto nasce dall’unione di più significati: il primo riguarda l’ecologia e ha come obiettivo quello di avvicinare l’uomo all’ambiente in modo armonioso facendoli coesistere senza sovrastarsi tra di loro. Il significato più intrinseco, invece, riguarda le finalità del nostro progetto: vorremmo che questo modo di progettare i parchi urbani diventasse come un’eco, innescando un nuovo modo di progettare, mettendo in primo piano l’interesse sociale e ambientale. Successivamente, abbiamo deciso di iscrivere il progetto ad un concorso promosso dal dipartimento di Architettura dell’università di Firenze il cui obiettivo era quello di disegnare la città post Covid immaginando nuovi scenari per l’abitare, l’apprendimento, la mobilità, la prossimità e le nature urbane. Senza la minima pretesa se non quella di metterci in gioco, il progetto Echo-logic è stato selezionato tra i dodici vincitori su un totale di ottantadue progetti in gara, provenienti da cinque diversi stati europei, e rientrando nella categoria delle migliori proposte, ottenendo tre crediti formativi a testa e una importante selezione di libri di testo come premio. Il secondo progetto eseguito in gruppo con le colleghe e amiche Erika Raggi, Francesca Bagini e Julie Vecchi, dal titolo “Equilabo”, riguarda la progettazione di un complesso polifunzionale con lo scopo di creare comunità e far conoscere Via Milano e i suoi abitanti a tutta Brescia, eliminando così i pregiudizi createsi negli anni. Mediante la ricerca metaprogettuale di via Milano, ho potuto affrontare argomenti in modo più approfondito e come alcuni di questi oggi, giochino un ruolo importante nelle nostre città. Il mondo sta affrontando sfide complesse: eventi meteorologici estremi; pandemie; esaurimento delle risorse naturali; cambiamenti politici ed economici; degrado urbano e un grande consumo del suolo. Da queste problematiche si origina, suddivisa in due capitoli, la mia tesi: nel primo affronto una panoramica dettagliata delle città, partendo dalle "origini" fino ad arrivare ai giorni nostri, analizzando i problemi e cercando di trovare le soluzioni. Mentre nel secondo capitolo proporrò un mio progetto per uno spazio urbano dimenticato nel cuore del paese mio natale, Gorlago.


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ECHO-LOGIC UN NUOVO MODO DI VIVERE LA CITTÀ

Area ritrovo e ristoro

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Biosfera

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Nella pagina precedente: formato presentazione del progetto Echo-Logic per il concorso "Un-Locking Cities". Percorsi zen

In questa pagina: vari render realizzati per il progetto "Equilabo" in collaborazione con le mie compagne di corso Erika Raggi, Julie Vecchi e Francesca Bagini.

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Area giochi per bambini

3 Orti comunali Anfiteatro e area svago

Guardare la bellezza della natura è il primo passo per purificare la mente, per questo, quando uomo e natura si incontrano, accadono grandi cose. William Blake

Echo-logic Francesco Ghilardi, Erika Raggi

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Capitolo I: ANALISI DEL CONTEMPORANEO 16

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EVOLUZIONE STORICA DEL DISEGNO URBANO.

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La città. La città è un aggregato di costruzioni più o meno pianificato, sorto da un accentramento culturale, economico e amministrativo, talvolta, anche politico (vedi polis, comune). La storia della città può essere suddivisa in tre grandi periodi : città pre-industriale, città industriale e città post-industriale. La grande storia delle città parte dalla Rivoluzione agricola del 7000 a.c. e dalle innovazioni tecnologiche del Neolitico che rappresentano i prerequisiti necessari per la Rivoluzione urbana del 4000 a.c. Le antiche città sono a volte indicate come grandi insediamenti nei quali gli abitanti non si limitavano solo a coltivare le terre circostanti, ma si occupavano di attività specializzate come quelle commerciali e politiche. Le prime città di cui abbiamo notizia si sviluppano in zone fertili, lungo grandi fiumi e vaste pianure agricole o punti che costituiscono passaggi dalle vie commerciali, come la Mesopotamia (Babilonia). L'insediamento urbano più antico di cui finora siano state ritrovate le tracce risale all'8000 a.C. e si tratta della città di Gerico nelle vicinanze del Mar Morto, probabilmente sorta grazie alle attività mercantili collegate allo sfruttamento minerarie della zona, ad esempio come il sale.

Città pre-industriale. Gli elementi distintivi della città preindustriale riguardano la politica e la disuguaglianza sociale. La città si differenzia da qualsiasi altro tipo di insediamento precedente per la ricchezza delle attrezzature e dello spazio pubblico come l’agorà e il teatro, elementi riconoscibili ad esempio nella città greca. Una delle persone influenti a livello urbanistico a quei tempi era Ippodamo da Mileto (V secolo a.C.) che immaginava una città costruita secondo un piano preciso, in cui gli isolati, il loro orientamento e anche l'eventuale sviluppo del nucleo urbano fossero precisamente regolati. La tradizione lo vuole inventore della città a pianta ortogonale divisa per aree funzionali. Fino agli anni 250-280 le città erano aperte e si fondevano con la campagna, ma in seguito alle invasioni barbariche si contrassero chiudendosi entro mura. Tra l'895 ed il 955 una seconda ondata di invasioni, convinse a rafforzare le mura ed i castelli. Organizzazione della città romana Per uno scopo difensivo le città romane erano circondate dalle mura. Esistevano due vie principali che passavano nelle città, perpendicolari tra loro, il cardo e il decumanus. Nel punto d'incontro tra queste due vie si trovava il Foro, la piazza più importante della città. Il Foro inizialmente era usato come luogo di mercato, ma poi divenne il nucleo dell'attività cittadina: affari; processi; elezioni; cerimonie civili e religiose. All'interno si trovavano anche i templi, che non avevano solo scopi religiosi, ma venivano utilizzati anche come luoghi di riunione. I Romani rispetto ai Greci introdussero novità a livello urbanistico: il pavimentare le strade; l'incanalare le acque; il costruire fogne. Durante i secoli d'oro dell'impero romano vennero realizzate grandiose opere pubbliche e abbellite le città con opere d'arte di ogni tipo. Roma, capitale dell'Impero, raggiunge un milione di abitanti e si arricchisce rapidamente di edifici e strutture grandiose, come il Circo Massimo, l'Anfiteatro Flavio, le Terme di Caracalla o i tredici acquedotti che riforniscono la città.

Capitolo I - Evoluzione storica del disegno urbano

Scatto aereo della città di Al Hillah (Babilonia), Iraq


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Medioevo Nel medioevo una nuova cultura urbana è basata su una piccola città autosufficiente che ristruttura il territorio europeo in piccole aggregazioni di città e campagna. La città medievale, dotata di propri statuti e ordinamenti realizza un piccolo microcosmo. Per chi giunge da lontano si presenta come entità autonoma, circoscritta da mura, inserita in un paesaggio agricolo e ben riconoscibile da lontano per il profilo di torri e tetti che la sintetizza come simbolo collettivo in cui si identificano tutti i cittadini.

Città fordista Nella città fordista, dei primi del secolo scorso (1930-1980), l’industrializzazione ottocentesca lascia il passo all’industria moderna, caratterizzata da tecnologie avanzate, dal cambiamento dei processi di produzione e dalla conseguente nuova riorganizzazione dei rapporti e delle relazioni tra industria e le altre funzioni della città. Il fenomeno dell’urbanizzazione procede fino agli anni ‘70 e i centri urbani crescono a dismisura, sottraendo popolazione alle campagne e generando enormi periferie prive di qualità e servizi.

La città tra il 400 e il 600 L’epoca del trionfo della borghesia è anche l’epoca della formazione dei grandi stati nazionali e della costruzione delle città capitali. Le grandi capitali diventano città speciali, perché sono il luogo della residenza della classe dirigente: dei funzionari delle imprese e delle banche, dei membri dell’amministrazione pubblica. Signorie e principati, tra il ‘500 e il ‘700, non solo confermano l'idea del microcosmo urbano accentratore, ma lo isolano con un sempre più complesso sistema di gerarchizzazione degli insediamenti sul territorio. Inoltre, in quei secoli si sviluppa l'arte urbana, che arricchisce le città principesche di elementi architettonici.

Città post-industriale.

Città industriale. Intorno alla prima metà del ‘700 avviene il primo mutamento nell’organizzazione delle città europee. Le città, in quel periodo, assistono ad un aumento di popolazione dovuto soprattutto al miglioramento delle condizioni igieniche che portò ad una notevole diminuzione della mortalità. Contemporaneamente all’aumento della popolazione si assiste al cambiamento del sistema produttivo, con il passaggio da un’economia basata sull’agricoltura e sul commercio dei prodotti agricoli ad un’economia basata sull’industria. Moltissime innovazioni tecnologiche (dalla macchina filatrice, alla prima tessitrice meccanica, alla macchina a vapore, all’uso del carbone nella lavorazione dei minerali), furono la principale causa dell’aumento dell’attività industriale, che si concentrò principalmente nelle città, avviando il processo di industrializzazione. L’aumento di attività industriali nella città attirò molta popolazione dalle campagne, con conseguente abbandono dell’attività agricola, e ulteriore aumento di popolazione nei centri urbani principali. Lo spostamento dei cittadini dalle campagne alle città fu facilitato dal miglioramento dei collegamenti. Dal punto di vista sociale è ancora una città fortemente divisa e caratterizzata da stridenti disuguaglianze sociali. Si crea una piramide sociale dove al vertice vi sono i ricchi e alla base i lavoratori, perlopiù non specializzati.

I processi di deindustrializzazione e di ristrutturazione industriale portano la città verso un modello che comincia a cambiare a partire dagli anni 70 fino ad oggi. L’economia non viene più prodotta dall’industria manifatturiera, ma dal settore dei servizi. Si tratta di una città frammentata perché formata da innumerevoli gruppi sociali, diversi per orientamento politico, culturale e per la propria posizione economica. Sorgono interi quartieri residenziali in zone marginali, fuori dalle città. Se fino a qualche decennio prima l’esigenza primaria era quella di espandere la città, ora diviene fondamentale la riqualificazione, la pianificazione dei servizi e la tutela e la salvaguardia ambientale. Fenomeno della urbanizzazione Il concetto di urbanizzazione è stato utilizzato per la prima volta nella prima metà degli anni Cinquanta del secolo scorso dal geografo George Chabot, per descrivere il prodigioso sviluppo delle città nell’epoca contemporanea. Il rapido e consistente aumento demografico mondiale, iniziato nel XVIV secolo e tuttora in corso, si è accompagnato a un fenomeno di concentrazione della popolazione nelle città. Nel 1950 l’agglomerato urbano più grande del mondo era New York, con 12,3 milioni di abitanti. Nei primi dieci posti si collocavano cinque aree metropolitane occidentali (Londra, Parigi, Mosca, Ruhr, Chicago), tre asiatiche (Tokyo, Shanghai e Calcutta) e una sudamericana (Buenos Aires). Nel 2010 la classifica è guidata da Tokyo, con 36,7 milioni di abitanti. Oggi vivono nelle aree urbane circa tre miliardi e mezzo di persone e si prevede che nel 2025 le megacittà saranno una trentina e solo quattro di esse (New York, Los Angeles, Parigi e Mosca) apparterranno a paesi occidentali. Scatto aereo dello slum del quartiere di West Street (Smithfield), Londra.

Primo fenomeno di degrado nelle città Nell’800, le città cominciano ad accusare gli inconvenienti legati alla carenza di servizi con la relativa nascita di quartieri residenziali malsani in cui le scarse condizioni igieniche erano causa di epidemie (colera, tifo, ecc.), di povertà e di decadenza urbana. In sintesi, si può affermare quindi che l’urbanistica moderna nasce come il tentativo di dare una risposta positiva alla crisi della città ottocentesca, consistente in un insieme di regole, dettate dall’autorità pubblica, che fossero in grado di dare ordine alle trasformazioni della città.

Capitolo I - Evoluzione storica del disegno urbano

Capitolo I - Evoluzione storica del disegno urbano


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L’urbanistica dell’Italia dal dopoguerra ad oggi. L'ondata di modernizzazione del nostro paese avviata nel secondo dopoguerra ha trovato un importante riscontro nell'evoluzione del quadro politicoistituzionale e nelle prospettive del riformismo propiziato dalla coalizione di centro-sinistra con l'ingresso dei socialisti al governo (inizio anni Sessanta del Novecento). L’Italia nel suo insieme appare un paese a metabolismo lento, appesantito dal suo conservatorismo e dalla conseguente incapacità di cambiare passo di fronte ai rapidi mutamenti che ci sono in altri paesi. A partire dal secondo dopoguerra in Italia si verificò una espansione vertiginosa del boom edilizio, che generò un incontrollata speculazione edilizia, inoltre tra gli anni '60 e '90 vennero emanate una serie di norme: tra le più importanti vi furono la legge legge 18 aprile 1962, n. 167 che introdusse i piani di edilizia economica popolare e la legge 28 gennaio 1977, n. 10, ma complessivamente i governi succedutisi non riuscirono a portare avanti una riforma urbanistica organica e complessiva. Il Processo di crescita urbana in Italia si differenzia da quelli degli altri paesi europei, infatti la maggior parte delle città italiane sono di antiche origini e questa caratteristica è stata decisiva per tutti i processi territoriali. Inoltre, l’Italia fino al 1861 era un insieme di stati indipendenti abbastanza diversi sotto tutti i punti di vista e con la riunificazione sotto il Regno d’Italia, tutte le diversità emersero con ogni evidenza rallentando la modernizzazione del paese. L'arrivo del Fascismo Con l’arrivo del Fascismo, l’urbanizzazione conobbe una fase di crescita: fu tentato di industrializzare l’Italia con gli stessi ritmi e modelli che erano in corso in Germania, Inghilterra, Francia, ma nel nostro paese ciò non potette verificarsi perché mancava principalmente le risorse essendo un paese con una struttura rurale fino agli anni Cinquanta. Anni 50' Negli anni Cinquanta sia il sistema urbano sia quello rurale entrano in crisi e si frattura improvvisamente il rapporto secolare tra città e territorio. Le cause furono molteplici: in primo luogo l’innovazione tecnologica introdotta nel settore agricolo portò molte persone e famiglie di braccianti agricoli, coloni, mezzadri ad essere “espulsi” dalle campagne e costretti a cercare nuove opportunità altrove, in parte emigrando prima nei vicini e maggiori centri urbani e in parte all’estero. L’arrivo della tecnologia Americana fece ingresso nel nostro paese in quel periodo e portò il settore industriale in forte ascesa, durante la lunga fase di ricostruzione d’Italia. Anni 60' Il decennio degli anni Sessanta, si rivelò importante per l’urbanistica italiana. Le abitazioni degli italiani iniziavano ad essere dotate d’acqua corrente, energia elettrica e la massiccia diffusione dell'automobile portò ad un massimo livello d’industrializzazione del paese. Nonostante questi aspetti positivi, diede il via ad una serie di problemi che tuttora stanno rendendo inabitabili le città, cioè inquinamento atmosferico e acustico.

Capitolo I - Evoluzione storica del disegno urbano

Parcheggio verticale in via Torino, Milano - Anni 60'


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La strada urbana, così come le piazze, inizia a perdere la propria centralità di spazio pubblico “umano” per diventare spazio pubblico “automobilistico”, trasformandosi in un insieme di parcheggi e carreggiate. Lo sviluppo urbano di molte periferie non si legava più alle nuove viabilità e dalla fine degli anni Sessanta infatti iniziò il fenomeno soprannominato “rururbanizzazione”. Con esso spariva per sempre la delimitazione abbastanza forte tra città compatta e territorio aperto e i nuovi edifici residenziali venivano ubicati nelle campagne creando una specie di “arcipelago” urbano incoerente. Anni 70' A differenza degli anni sessanta, il decennio successivo, dal punto di vista urbanistico subisce un forte rallentamento e iniziano a diminuire i movimenti migratori dal Meridione verso il Centro-Nord. La città diventa ogni giorno più congestionata dal traffico e le attività produttive si concentrano in alcune aree molto esterne alle città. Un fatto importante avvenuto negli anni settanta riguarda la crisi energetica che è indicata da molti sociologi ed economisti come la fine del “trentennio d’oro” dell’industrializzazione occidentale. Infatti il modello di sviluppo occidentale, fondato sul petrolio medio-orientale, entrò completamente in crisi, anche se nel giro di qualche anno la crisi rientrò e tutto ritornò alla normalità. Anni 80' Nei primi anni Ottanta la sociologia e la demografia italiana cambiano, in primo luogo si arresta quasi completamente la migrazione interna, soprattutto tra Meridione e Centro-Nord, e s’incrementa notevolmente un nuovo tipo d’immigrazione tuttora vigente, vale a dire quella di tipo extra-comunitario, inizialmente composta di soggetti provenienti dalla sponda sud-ovest del Mediterraneo, (Marocco, Algeria e Tunisia) e prevalentemente poveri. Dal punto di vista urbanistico si consolida in maniera definitiva l’area metropolitana, composta di una fitta rete di città e centri urbani densamente connessi tra loro mediante periferie e città diffuse. In questo periodo si assiste al fenomeno del pendolarismo lavorativo tra città. Le città d’arte riescono a mantenere più forte la loro identità culturale, grazie alla loro unicità mondiale che riesce a catalizzare benefici economici, ma se questa capacità non riuscisse più a funzionare, anche questi patrimoni urbani sarebbero esposti a rischio di degrado e contaminazione culturale. Anni 90' Dai primi anni Novanta la tecnologia sta entrando sempre più nelle nostre vite, nelle città e nel territorio, sconvolgendo abitudini, rapporti sociali e soprattutto il paesaggio. L’elettronica e l’informatica hanno ormai iniziato a dominare la nostra epoca. Gran parte del territorio urbano è servito dalla tecnologia, basti pensare alla televisione analogica, digitale e satellitare, oppure alla telefonia mobile, che copre la quasi totalità del suolo anche minimamente antropizzata. Questi cambiamenti hanno avuto pesanti ripercussioni sul paesaggio urbano e rurale, con l’esponenziale installazione di parabole, antenne digitali, ripetitori cellulari. A proposito di quest’ultimi, la loro presenza ha invaso quasi totalmente ogni lembo di territorio, di fatto non esiste più un territorio incontaminato dalla tecnologia.

Piazza Duomo, Milano - Anni 80'

Capitolo I - Evoluzione storica del disegno urbano


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L'Italia oggi. La situazione attuale appare figlia indesiderata della grande crisi finanziaria scoppiata nel 2007 negli USA, arrivata l'anno dopo in Europa e quindi nel nostro paese. Tutto poi è precipitato a causa della catastrofe sanitaria che si è abbattuta improvvisamente sull'Italia nel 2020, poco tempo dopo il suo esordio devastante in Cina. La pandemia ha sorpreso l'Italia poco prima di estendersi in Europa e nel mondo, e ci ha costretto ad una chiusura senza precedenti di tutte le attività, nel disperato tentativo di arginare una malattia mortale sconosciuta. Da noi la pandemia si è abbattuta su un'economia già debilitata da anni di mancata crescita, facendo così affiorare tutte le fragilità e le debolezze che si erano accumulate nel tempo. Nonostante questi aspetti negativi, l’Italia può vantare grandi progetti che guardano al futuro delle città. Una di queste città è Milano, tra le metropoli europee che negli ultimi decenni ha accolto maggiormente la sfida per una trasformazione urbana verso un modello di città sostenibile e smart. Dalla crisi economica, alla crisi ambientale e alla crisi della pandemia, ha costretto Milano a ripensare il proprio stile di vita. Un cambiamento importante, frutto della collaborazione di imprese, di progettisti, di pianificatori, di cittadini, di investitori, e di tanta milanesità, caratteristica di una città che è sempre stata aperta e accogliente. Milano è una delle prime città in Europa, insieme a Madrid, Stoccolma, Francoforte e Istanbul, per numero di edifici sostenibili progettati, costruiti e gestiti secondo lo standard internazionale LEED, un sistema di valutazione degli edifici ecologici più utilizzato al mondo. Il volto di Milano sta cambiando rapidamente e il paesaggio urbano negli ultimi anni non è più lo stesso: una Milano verticale, riflettente e risplendente con ben 200 edifici “green” certificati LEED, intere aree che diventano distretti “green” con un impatto che tutti ci invidiano. Grazie al successo di Expo 2015, Milano ha cambiato totalmente volto, guardando sempre di più ad un futuro green ed ecosostenibile. Se fino a qualche anno fa i luoghi come della metropoli erano: nebbia, traffico, smog. Oggi la situazione è completamente ribaltata. All’interno della metropoli esistono vari quartieri che puntano alla sostenibilità come quello di City Life. City Life è il progetto di riqualificazione del quartiere della Fiera Campionaria a Milano, che porta le firme di Arata Isozaki, Daniel Libeskind e Zaha Hadid. Nel progetto sono previsti: un parco, un Museo di Arte Contemporanea, tre torri dedicate a funzioni direzionali, commercio e servizi, parcheggi, aree di edilizia residenziale, tra cui le Residenze di Zaha Hadid. Il complesso edilizio è composto da sette edifici a pianta curva e altezza variabile, dai 5 ai 13 piani, per un totale di 225 appartamenti. Le 7 palazzine sono certificate in classe A grazie alle strategie tecnologiche e impiantistiche adottate dal team di architetti. Uno dei simboli più importanti della città è il bosco verticale: edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo, ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi. Il primo caso costruito, a Milano nell’area Porta Nuova, è formato da due torri alte 80 e 112 m, che ospitano nel complesso 800 alberi, 5.000 arbusti e 15.000 piante. Una vegetazione equivalente a quella di 30.000 mq di bosco e sottobosco, concentrata su 3.000 mq di superficie urbana. La vegetazione offre tantissimi effetti benefici alle due torri e all’ambiente urbano circostante, sia da un punto di vista ambientale che da quello climatico. Principale prodotto di questo progetto è la costituzione di un microclima che genera umidità, filtra le polveri sottili deviandone il percorso, attenua l’inquinamento acustico, depura l’aria e protegge dall’irraggiamento solare attraverso l’ombreggiatura fogliare (che ripara anche dal vento).

Le nostre città sono sulla linea della catastrofe ambientale e proprio per questo motivo hanno un ruolo guida negli sforzi per contrastare gli effetti negativi sul nostro pianeta. Una delle cose più straordinarie delle città è la loro capacità di trasformarsi: durante tutta la storia, si sono adattate a mutamenti del clima, spostamenti delle rotte commerciali, cambiamenti tecnologici, guerre, malattie e sconvolgimenti politici. Le grandi pandemie del XIX secolo, per esempio, plasmarono le città moderne perché costrinsero le autorità a impegnarsi in sforzi di ingegneria civile, sanificazione e progettazione urbanistica. Le pandemie del XXI secolo trasformeranno le città in modi che al momento non riusciamo nemmeno a immaginare.

Capitolo I - Evoluzione storica del disegno urbano

Capitolo I - Evoluzione storica del disegno urbano

Uno scatto personale del Bosco Verticale: edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità progettato da Stefano Boeri.


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In questa pagina: Uno scatto personale della Torre Generali realizzata da Zaha Hadid, uno dei tre grattacieli previsti nel progetto di City Life.


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EMERGENZA CITTÀ.

Torre Solaria & Aria, Milano, 2019

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Riscaldamento globale. Lo scorso agosto è stata pubblicata la prima parte del rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), frutto di osservazioni scientifiche dei cambiamenti del clima terrestre. Concordano nel dichiarare che per il 97% il "global warming" deriva dall'effetto serra antropico, cioè innescato dall'attività dell'uomo. Le notizie non sono positive e molti dei cambiamenti osservati sono irreversibili, come ad esempio, l’innalzamento del livello del mare, dovuto al continuo scioglimento dei ghiacciai. Tuttavia, si è ancora in tempo per migliorare la nostra situazione, riducendo di molto le emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra per un periodo duraturo, limiterebbe in parte il cambiamento climatico. Inoltre il rapporto mostra che le emissioni di gas serra delle attività umane sono responsabili dell'aumento di circa 1,1° C di riscaldamento dal 1850-1900 e rileva che nei prossimi due decenni la temperatura globale raggiungerà o supererà l’1,5°C di riscaldamento. è da precisare che andando oltre i 2°C di riscaldamento globale si inizierebbe ad andare oltre la soglia di tolleranza critica per l'agricoltura e la salute, questo renderebbe invivibile alcune parti del pianeta.

L’accordo di Parigi definisce nel dettaglio il sotto-obiettivo 13.2 dell’Agenda 2010 per lo sviluppo sostenibile: “programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità” firmato il 25 settembre del 2015 dai governi di 193 Paesi membri dell’ONU che comprende ben 17 obiettivi. La strada da percorrere per la decarbonizzazione è chiara e si chiama transizione energetica: il passaggio da un mix energetico incentrato sui combustibili fossili a uno a basse o a zero emissioni di carbonio, basato sulle fonti rinnovabili. Serve un cambiamento culturale forte, un vero e proprio mutamento di paradigma per tradurre in realtà ciò su cui tutti ormai sono d’accordo.

Non è solo questione di temperatura. La temperatura non è l’unico problema e il cambiamento climatico sta portando molteplici variazioni in diverse regioni: vertiginoso aumento dell’umidità e della siccità, forti venti, diminuzione dei ghiacciai e perdita di grandi ecosistemi marini. Il ciclo dell’acqua si sta intensificando e questo comporta precipitazioni più intense e relative inondazioni, nonché siccità più intense in molte regioni. I modelli di precipitazione della pioggia cambiano e ad alte latitudini, è probabile che le precipitazioni aumentino, mentre diminuiranno nelle zone subtropicali. Le aree costiere vedranno un innalzamento del livello del mare per tutto il 21° secolo, favorendo inondazioni costiere sempre più frequenti. Le frequenti ondate di calore marine cambieranno l’ecosistema marino e l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno andranno a modificare questo ecosistema fragile, mettendo in pericolo non solo noi essere umani ma anche quegli organismi che ci vivono. A provocare più danni è soprattutto il consumo del petrolio, del gas e del carbone, che rappresentano la maggior parte di gas serra. Le fonti fossili sono responsabili dell’83% delle emissioni totali di CO2, secondo il Global Energy Perspective 2019. La sola produzione di elettricità attraverso il carbone incide per il 36%, anche se nel 2020, per effetto della pandemia da Covid-19, sono scese drasticamente. Un altro problema è l’abbattimento di intere foreste che provocano danni consistenti: gli alberi aiutano a regolare il clima assorbendo l'anidride carbonica nell'atmosfera, facendo così, il carbonio immagazzinato negli alberi viene rilasciato nell’atmosfera, accentuando così l’effetto serra. Infine, l’aumento degli allevamenti intensivi di bestiame e l’uso di fertilizzanti contenenti azoto contribuiscono ad inquinare sempre di più il suolo e aumentando l’emissione di gas a effetto serra. Accordi internazionali. Nel dicembre del 2015, alla Conferenza delle Parti (COP21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) è stato firmato l’atteso Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici che fornisce un quadro credibile per raggiungere la decarbonizzazione, con obiettivi a lungo termine per affrontare il cambiamento climatico. I governi che hanno preso parte di questo programma, si sono impegnati a limitare l'aumento della temperatura al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali con sforzi per rimanere entro 1,5° C.

Capitolo I - Emergenza città

Capitolo I - Emergenza città


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Nella pagina precedente: Blocchi di ghiaccio in scioglimento in Antartide per via del riscaldamento climatico globale. In questa pagina: Vista aerea di una città inquinata da smog dovuta dalle industrie e al traffico urbano.


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Degrado urbano. Per degrado si intende il deterioramento graduale da una condizione migliore a una peggiore. Nel nostro caso, il degrado urbano ha molteplici volti e assume diverse immagini come la sporcizia in strada, la povertà, la fatiscenza degli edifici abbandonati, la delinquenza, la corruzione. Tutti questi fattori vanno a creare un’opinione negativa della zona e non permettono al quartiere di avere un futuro certo. Nei primi decenni del Novecento, in quasi tutti i paesi europei, compresa l’Italia, si affronta il problema del bisogno di abitazioni a basso costo che vadano ad accontentare la vertiginosa crescita della popolazione nelle città. A Milano la popolazione cresce dai 491 mila abitanti del 1901 ai 602 mila del 1911, mentre l'aumento degli affitti è di circa il 20-25% nel solo 1902. Poiché il problema più urgente in questo settore abitativo è di carenza quantitativa, prima ancora che qualitativa, nella prima fase post-bellica si pensa di costruire verso la periferia. Negli anni venti dunque i lavori di risanamento dei quartieri malsani all'interno della città sono molto limitati, ed è solo nel decennio successivo che la politica dell'abitazione si orienta assai di più in questa direzione, con scelte di densità più elevate e costruzioni di edifici ad appartamenti. Purtroppo, a distogliere l'attenzione dal risanamento è proprio la questione della costruzione di case operaie. La spinta verso case nuove e a basso prezzo fa passare in sottordine il tema del risanamento dei vecchi centri storici e mette in dubbio l'utilità e la conversione delle abitazioni vecchie e malsane. Per questo motivo oggi ci ritroviamo con interi quartieri abbandonati, in grave degrado e senza un piano per recuperarli. Da sempre ci si batte per eliminare questo problema dalle città, cercando di trovare spiegazioni e soluzioni. Uno dei molteplici motivi è la qualità del materiale utilizzato per la costruzione delle abitazioni e nel pieno boom economico avvenuto nei decenni scorsi, il calcestruzzo è stato l’elemento fondamentale. Purtroppo nonostante le grandi qualità del materiale le abitazioni con il passare del tempo hanno visto un peggioramento delle loro condizioni. I centri urbani non riguardano solamente le costruzioni che lo compongono, ma le città sono fatte anche dalle persone che ci vivono e ciò che succede è responsabilità di chi ci abita, di chi ci lavora e di chi la visita. Ovviamente sono responsabili anche le Autorità locali dello stato dell’ambiente urbano. In questo ultimo periodo post-covid, il governo ha introdotto il decreto rilancio, che riguarda il superbonus 110: una detrazione del 110% delle spese sostenute per l'efficientamento energetico e antisismico nonché per l'installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici. Questo aiuto da parte del governo dovrebbe con il tempo rigenerare a livello urbanistico il nostro paese, facendo risparmiare agli Italiani molti soldi, grazie alle operazioni comprese nel decreto, migliorando la qualità della vita e allo stesso tempo, inquinando di meno. Delle volte può succedere che siano intraprese scelte sbagliate a livello urbanistico, sociale e politico. Può anche accadere che cause esterne, indipendenti dalle scelte di alto livello, agiscano in modo negativo sulla vita urbana. La città non è immune dall’azione di agenti, di vario genere, che ne possono minare l’evoluzione e lo sviluppo. Uno di quegli agenti è la crisi economica, la corruzione, un altro è la criminalità, un altro ancora è il degrado sociale.

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Un fenomeno avvenuto maggiormente dopo la crisi del 2009 è stato quello della desertificazione urbana. La città resta vittima della crisi e si svuota. Molti negozi non riescono a reggere questa situazione di stallo e la città si desertifica: i quartieri perdono i contatti umani, le persone si dirigono altrove. Alcune aree della città che in passato avevano alimentato condizioni di forte integrazione e di appartenenza, oggi favoriscono quel processo di desertificazione urbana. Abbiamo potuto osservare il centro cittadino svuotarsi di esercizi commerciali, numerose saracinesche abbassarsi e visto affissi miriadi di cartelli “affittasi/ vendesi”. La desertificazione urbana dissolve i legami uomo-territorio e apre le porte ad ulteriori agenti di degrado. La desertificazione urbana non è solo la perdita di esercizi commerciali, per quanto siano importanti per la città, bensì è il progressivo svuotamento delle persone. Se i residenti abbandonano il centro storico, il quartiere periferico, la zona artigianale spostandosi altrove, significa che scompare il controllo sociale che prima esercitavano, anche solo con la loro presenza. Le aree urbane desertificate, senza controllo sociale, diventano “zone di nessuno”. Esperimento contro il degrado urbano Uno degli esperimenti che potrebbe far ragionare riguardo all’impatto della società sul degrado urbano è l’esperimento del finestrino rotto svolto dal prof. Philip Zimbardo nel 1969 presso l’Università di Stanford. Esso consisteva nel prendere due automobili dello stesso modello e colore e abbandonarle in due luoghi diversi e lontani fra loro. La prima automobile venne abbandonata nel Bronx a New York, l’altra nella città ricca e molto più tranquilla di Palo Alto in California. Mentre la prima automobile dopo solo poche ore cominciò ad essere oggetto di azioni vandaliche e furti fino a risultare completamente distrutta nell’arco di una settimana, l’automobile di Palo Alto restò intatta. Il Professore e il suo team decisero di inserire una piccola variabile nell’esperimento rompendo i finestrini dell’automobile che era rimasta integra fino ad allora. La conclusione fu che nei giorni a seguire il processo di vandalizzazione risultò identico a quello avvenuto nel quartiere del Bronx. Negli anni a venire vennero condotti altri esperimenti per confutare quanto una situazione di disagio possa alimentare una risposta proporzionalmente violenta e degenerativa. Negli anni ’80 all’interno della metropolitana di New York nonostante la cosiddetta politica della tolleranza zero presa in considerazione dalla giunta comunale, le azioni di vandalismo e di degrado continuarono fino a quando nel 1994 si prese in considerazione il modello della teoria delle finestre rotte. La nuova giunta comunale investì fino ad allora per i servizi di vigilanza, verso opere di pulizia delle metro e tinteggiatura delle stazioni. L’illuminazione degli ambienti e la cura degli arredi diedero una nuova immagine al contesto, fornendo così anche l’impressione di un luogo più curato e meno degradato. Da subito i reati criminosi e di delinquenza diminuirono sensibilmente come diminuirono gli episodi di vandalismo. Grazie a questo esperimento possiamo capire che grazie alla cura delle aree verdi, la pulizia delle strade e il mantenimento del decoro urbano, queste azioni diventano un farmaco contro la deriva sociale.

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In questa pagina: Le Fornaci di Ponte Crotte, Brescia. Dall'abbandono al declino.


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Città diffusa: la periferia. La periferia per definizione è l'insieme delle zone di una città disposte ai margini esterni del suo agglomerato urbano. Lo sviluppo delle periferie delle grandi città europee avvenne durante la seconda rivoluzione industriale del XIX secolo, che spinse molte persone ad abbandonare le campagne per trovare lavoro nei nuovi stabilimenti industriali che rimpiazzarono le botteghe artigianali. Il Novecento è stato il secolo delle dittature e delle grandi guerre mondiali, della tecnica e della comunicazione di massa, delle utopie politiche e del progresso sociale ed economico. È stato soprattutto il secolo delle metropoli e delle periferie, poiché modernità in architettura e urbanistica prima di ogni altra cosa ha voluto dire crescita urbana ininterrotta e costruzione intensiva di quartieri residenziali lowcost per le classi sociali meno abbienti. Quartieri che hanno nella stragrande maggioranza dei casi finito per disporsi ‘a macchia d’olio’ intorno ai centri antichi e ottocenteschi, gettando le basi per lo sviluppo informe delle attuali metropoli e megalopoli. Nel crescere, il modello periferico ha anche cominciato ad articolarsi nelle sue mille declinazioni: periferie legali e abusive, quartieri intensivi e cittàgiardino, borgate e suburbi semirurali. Nonostante le contraddizioni e i conflitti la crescita delle periferie urbane fino agli anni Settanta è interpretata comunque come una metafora virtuosa del progresso. In estrema sintesi, si può dire che dalla metà degli anni Settanta in poi il concetto di periferia ha perso ogni accezione progressiva per rimanere solo l’indicatore spaziale di un disagio fatto di distanza dal centro, carenza di servizi e infrastrutture, ritardo nell’integrazione, tensione sociale, senso di emarginazione. Oggi è infatti impossibile identificare, soprattutto fuori dai grandi centri, quella sorta di tipologia urbana radiocentrica, basata su una scala dei valori decrescente in ragione della distanza dal centro; né si realizzano più, o quasi, i grandi programmi di edilizia economica e popolare che hanno dato forma all’immagine delle città europee per buona parte del secolo scorso. Al posto della periferia vi è oggi la città ‘diffusa’ o ‘infinita’, che diluisce il senso di appartenenza a una comunità urbana in una sterminata e ininterrotta costellazione di case, casette, capannoni e piccole fabbriche alla cui disposizione sul terreno è ormai impossibile associare la lettura di una gerarchia dello spazio architettonico oppure sociale. Un altro dei grandi e vistosi agenti che hanno influenzato la trasformazione dei territori urbanizzati in Italia e, più in generale, nell’Occidente industrializzato è ovviamente da ricercare nei modi e nei processi della produzione industriale. Come la produzione in serie e la fabbrica fordista sono tra le ragioni alla base della nascita delle periferie moderne. Ma cosa possiamo fare oggi? Una soluzione è "lavorare nell’esistente" con politiche diversificate, cioè finanziare affitti controllati nell’edilizia commerciale urbana, operare nel campo del restauro e del riuso, riqualificare centri storici, cercare ove possibile occasioni per la densificazione dei tessuti urbani, ricercare insomma il concetto di periferia nei mille luoghi, nei mille soggetti e nelle mille forme nei quali oggi si dissimula, rinunciando all’idea di periferia come idea di un ‘modello di città’.

Una strada nella periferia di Hong Kong, 2016

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"La periferia è una fabbrica di idee, è la città del futuro." Stefano Boeri

In questa pagina e nella pagina seguente: Immagine pubblicata sulla Rivista Abitare. Roma, 1983.


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SPAZI LIQUIDI & CITTÀ DEL FUTURO.

Periferia Romana, Roma, 1983

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Spazi liquidi. A distanza di due decenni dall’uscita di “Liquid Modernity” di Zygmunt Bauman, uno dei più noti e influenti intellettuali del secondo Novecento, il concetto di liquidità è ancora estremamente attuale. Gli antichi modi di agire non funzionano più e la metafora della “liquidità” descrive la condizione nella quale oggi ci troviamo: stiamo affrontando un periodo di passaggio , una sorta di zona transitoria in cui l’arrivo è ancora un mistero. Se nella “fase solida” il cuore della modernità risiedeva nella capacità di controllo del futuro, nella “fase liquida” la principale preoccupazione è quella di non poter sfruttare le opportunità ancora segrete, ignote e inconoscibili per il futuro. Una società può essere definita “liquida-moderna” se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. Nonostante sia una definizione negativa della società, grazie alla nostra conoscenza e dalla nostra volontà di cambiare il mondo, abbiamo la necessità di creare spazi che si adattino al futuro “incerto”. Per questo motivo abbiamo la necessità di progettare ambienti “liquidi” che si adattano ai bisogni di una società in continua evoluzione attraverso leggi e meccanismi. Lo studio dello spazio è frutto di un criterio di progettazione che abbatte le barriere convenzionali, ponte fra culture, ambiti e discipline diverse. Siamo di fronte ad un luogo caratterizzato dai principi di modularità, componibilità, trasformabilità, il che significa che lo spazio non è mai statico, ma prevede la possibilità di un intervento da parte del fruitore, che può agire concretamente a partire dal come e dove posizionare un elemento. Lo spazio liquido è un insieme di forme di architettura che respirano e pulsano. è un'architettura che si apre per accogliere e si chiude per difendere. L'architettura liquida produce città liquide, città che cambiano al cambiare di un valore, in cui i cittadini diversi vedono paesaggi diversi, in cui i dintorni cambiano con le idee in comune, e si sviluppano quando le idee maturano. L’attuale modello di sviluppo urbano consuma il 60% dell’energia prodotta ed il 70% delle risorse mondiali. La città rappresenta oggi la principale fonte di inquinamento ambientale e causa del riscaldamento globale. C’è la necessità di creare sistemi urbani che non si limitano ad adeguarsi ai cambiamenti climatici, ma si modificano progettando risposte sociali, economiche ed ambientali innovative. Oggi i centri urbani sono esposti a rischi e i pericoli sempre più diversificati e complessi. Non è più possibile considerare un rischio alla volta, ma è necessario un approccio integrato e strutturato al rischio, che renda la città più flessibile al cambiamento. Grazie a questo, i centri urbani sono in grado di rispondere tempestivamente a eventuali rischi e pericoli, ad esempio collegati ai cambiamenti climatici, a forti incertezze sociali, alla globalizzazione, agli attacchi informatici e alle ondate migratorie. Gli interventi che favoriscono la resilienza urbana possono essere di diverso tipo e riguardare diversi settori, tra cui: i trasporti, la gestione del paesaggio, la progettazione di infrastrutture, la gestione dei rifiuti, la comunità o l’urbanistica.

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Superkilen Urban Park, Copenhagen


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Rotterdam & Copenhagen: città liquide. Nei Paesi Bassi, Rotterdam si contraddistingue rispetto ad altri paesi al mondo perché la maggior parte del suo territorio si trova al di sotto del livello del mare e negli anni ’50 a seguito di un’alluvione, ci furono diverse vittime e ingenti danni. Nel 2007 la città ha iniziato un progetto per diventare resiliente e a “prova di clima”. Oltre a prevenire i danni dovuti alle inondazioni, sia sulle persone che sulle infrastrutture, tra gli obiettivi c’è anche il raggiungimento di un modello di società equo, maggior sicurezza energetica e anche informatica. Dallo sviluppo di infrastrutture sostenibili alla creazione di app per monitorare la temperatura della città e avvisare i cittadini in caso di pericoli. Il più innovativo però, riguarda le Water squares, piazze d’acqua, attrezzate con zone sportive e per il relax, che in caso di necessità (per forti piogge o inondazioni) si possono trasformare in vasche di raccolta per l’acqua in eccesso. In questo modo bisogna progettare le città, non solo rimodernando ad esempio una piazza, ma di poter sfruttare questo cambiamento a favore del futuro, pensando oltre alla semplice ristrutturazione. I progettisti sono una parte fondamentale del sistema ma i cittadini lo sono ancora di più: sono quelle persone che vivono e rendono vivo un luogo e grazie alla cooperazione tra progettista e cittadino gli spazi urbani risponderanno alle esigenze della società che definiamo “liquida-moderna”. Per favorire il verde urbano sui tetti degli edifici, l'amministrazione ha messo in campo molti incentivi, dando la possibilità alle persone di coprire quasi in parte il costo sostenuto per la copertura di verde. Nel giro di pochi anni, Rotterdam ha visto nascere un “prato urbano” di circa 400mila metri quadrati. Ad esempio, molti parcheggi oggi in disuso, sono diventati parchi urbani oppure orti sociali nelle zone di edilizia popolare, punti di rifornimento per ristoranti e attività commerciali nel centro della città. Un altro esempio di città resiliente per eccellenza è Copenhagen che ha lanciato un Piano clima (Copenhagen Climate Plan) senza precedenti con l’obiettivo di diventare una città “carbon neutral” entro il 2025 cambiando le abitudini di trasporto della sua popolazione che dovrà viaggiare prevalentemente con i mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi. Per questo motivo la città di Copenhagen offre oltre 300 chilometri di piste ciclabili e ha la più bassa percentuale di auto pro capite di tutta l’Europa. Ci sono oltre 300 progetti in corso, fra questi ci sono progetti partiti nel 2016 che puntano a proteggere la città dagli effetti devastanti del clima come inondazioni e grandi precipitazioni. Per questo è partito un progetto di gestione delle acque reflue, che garantisca il miglior deflusso possibile anche grazie a nuove aree verdi – parchi ma anche edifici e tetti delle case dove il verde è protagonista – che contengano l’acqua. Un progetto interessante riguarda l’area di Nordhavn, il più grande progetto di recupero urbano del nord Europa. Quello che per oltre un secolo è stata un’area portuale, cuore industriale della capitale danese fino agli anni ’80, diventerà un quartiere dedicato alla vivibilità e alla sostenibilità ambientale. Il progetto è attualmente ancora in costruzione e, una volta ultimato, promette di modificare integralmente il profilo della città. Da “relitto” della crisi industriale a “meraviglia” post-industriale. Invece che demolire gli edifici, l’intera area verrà reinventata in una vera e propria “città sull’acqua” integrando il vecchio col nuovo. Il progetto impegnerà le autorità di Copenaghen per i prossimi 40-50 anni e una volta ultimato ospiterà oltre 40mila residenti, 40mila lavoratori su un’area di oltre 4 milioni di metri quadrati.

Quartiere Nordhavn, Copenhagen

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ravvicinata di 52Vista alcuni degli edifici

che compongono il quartiere Nordhavn di Copenhagen.

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Città post Covid-19. La pandemia da Covid-19 ha avuto un drammatico impatto sulle città di tutto il mondo e ha sollevato questioni cruciali dell'evoluzione urbana. Questa pandemia è stata innanzitutto un fenomeno urbano: oltre il 90% dei casi Covid si sono concentrati nelle città, come ad esempio Wuhan, Milano, New York e Madrid. Dobbiamo fare i conti con un’improvvisa inversione di marcia. Se il design degli spazi pubblici era stato concepito fino ad oggi per facilitare la prossimità, l’incontro e lo scambio, per favorire il comfort e le relazioni tra le persone, oggi è chiamato per dare forma alle loro distanze. Giardini o orti urbani sui tetti, marciapiedi più larghi, piazze digitali. Sarà più o meno così la città del futuro post-Covid, che poi in alcune parti del mondo è già la città del presente, quella pensata ben prima della pandemia ad esempio con il modello della “città del quarto d’ora”, nella quale si possano trovare aree verdi e servizi in prossimità del proprio quartiere, muovendosi a piedi ed evitando lo stress di lunghi spostamenti in automobile, o su mezzi pubblici troppo affollati. Però le città dovranno per forza cambiare volto e il distanziamento diventerà un tema progettuale importante. Ci saranno marciapiedi più larghi, spazi più ampi e soprattutto diventerà ancora più centrale il tema del verde urbano. Durante la pandemia i parchi hanno assunto un valore fondamentale, ad esempio sono stati utilizzati per fare attività fisica all’aperto in sicurezza o semplicemente per “evadere” qualche minuto dagli spazi interni abitativi. In futuro diventeranno veri e propri spazi di resilienza, spazi dove organizzare ad esempio ospedali da campo come è successo in tutto il mondo, spazi con una funzione sociale importante, che vada al di là del tema green. Il verde migliora la qualità dell’aria ma anche il benessere psico-fisico delle persone. Con la pandemia il baricentro della vita quotidiana si è spostato dal centro al quartiere. Le persone lavorano da casa, quindi si è riscoperta l’importanza dei servizi di prossimità: presidi sanitari, aree verdi, mezzi pubblici, supermercato, scuola, ufficio postale. Durante l’emergenza il mondo dell’imprenditoria ha saputo sviluppare nuove forme di collaborazione con il pubblico e le comunità capaci di riscrivere il modo in cui la responsabilità sociale d’impresa viene esercitata e messa in pratica per il miglioramento del tessuto connettivo delle nostre comunità. In questo panorama di continuo cambiamento, diventa strategico e fondamentale il ruolo economico, e soprattutto sociale, degli acquisti "sotto casa". Una rete capillare di piccole imprese che, in particolare nelle periferie delle grandi città, rappresenta un presidio importante anche per alleggerire la tensione sociale e il diffuso senso di insicurezza, riuscendo a ricucire il legame tra luoghi, persone e imprese, a favore di percorsi di legalità, inclusione e sviluppo. Nella visione di Stefano Boeri, architetto e urbanista di fama mondiale, le città del futuro sopravvivranno se saranno progettate per essere vissute all’esterno. Le attività che erano solite svolgersi al chiuso – teatri, cinema, locali, negozi – dovrebbero proiettarsi fuori, dove l’aria circola e il rischio di contagio è minore, magari con l’ausilio di dehors e spazi riscaldati. Ancora l’architetto prevede che le aree metropolitane “adottino” i piccoli centri oggi spopolati, rigenerandoli e dotandoli di infrastrutture digitali che consentano a chi lavora nelle città di trasferirsi lì grazie alla possibilità dello smart working.

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"Parc de la distance", Studio Precht, 2020


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Rigenerare. Dopo la crisi del 2009 e la situazione attuale dovuta alla pandemia da Covid-19 che ha investito totalmente tutta la popolazione mondiale, il futuro delle nostre città sembra estremamente incerto in un periodo in cui la pandemia continua ad avanzare e non sembra finire. In Italia, come in altri paesi, c’è stato un allontanamento dalle grandi città verso le seconde case e di conseguenza è avvenuto un assalto verso i borghi storici e le campagne. Alla luce di tutti questi cambiamenti, le città appaiono come una realtà profondamente mutata: le comunità mondiali hanno preso a interrogarsi sulla loro possibile ripartenza e stanno lavorando nella prospettiva di un salutare ripensamento del loro modo di funzionare. Sono soprattutto gli edifici che hanno perso la loro funzione ad essere oggetto di abbandono, come ad esempio le ex fabbriche produttive e gli immobili dismessi al settore terziario a cui si aggiungono gli immobili a destinazione abitativa, interessati da eventi che ne abbiano condizionato la stabilità strutturale. Il degrado e l’abbandono urbano agiscono sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini, per questo motivo, l’acquisizione di responsabilità condivisa tra i governanti e i singoli cittadini diventa un elemento fondamentale per contrastare la fatiscenza degli spazi urbani. Il rilancio delle periferie è quindi la grande sfida dei prossimi anni: recupero delle aree dismesse, un sistema di trasporti efficiente e integrato, uno sviluppo sostenibile e la qualità della progettazione devono far sì che venga inaugurato un nuovo modo di pianificare e di costruire. Soltanto recentemente abbiamo riscoperto l’importanza dello spazio pubblico, almeno nei centri storici delle città, ma manca ancora nelle periferie. Tutto sembra indicare che questi spazi dovranno tornare ad essere vissuti in modo diverso. Nessuno sa bene se dopo il Covid cambieranno le vecchie abitudini, ma certamente questa è la chance necessaria per “ripensare la città”. La città si è riorganizzata e sono emerse possibilità di trasformazione precedentemente impensabili. L’obiettivo è quello di arrivare a pensare ad una città attenta all’uso delle risorse e all’eliminazione delle disuguaglianze. Una città che, oltre ad essere più efficiente e funzionale, rifletta anche il pensiero dei suoi abitanti. Sono queste le tematiche cui l’urbanistica e la progettazione sono chiamate per il futuro non solo per potersi adattare ad un nuovo modo di vivere, ma per acquisire la capacità di prepararsi alla prossima emergenza. Nei paesi industrializzati il settore dell’edilizia consuma più o meno il 40% dell’energia totale utilizzata ed è responsabile del 50% delle emissioni totali di gas serra. Gli edifici hanno un impatto significativo sull’ambiente. Riqualificare su ampia scala risulta fondamentale per il raggiungimento degli standard europei in linea con l’obiettivo del Protocollo Kyoto. Inoltre, nel dopoguerra sono stati costruiti molto edifici a causa della crescita della popolazione e dei flussi migratori avvenute verso le città. La riqualificazione urbana deve valutare molti fattori e spesso vengono considerati unicamente quelli che riguardano il diminuimento del fabbisogno energetico del riscaldamento e condizionamento, ma riqualificare significa prolungare la vita degli edifici. Per questo motivo è necessario passare alla rigenerazione urbana. Per rigenerazione urbana si intende un concetto più ampio di quello della riqualificazione, che comprende la riqualificazione fisica di zone urbane e periurbane, integrando, agli aspetti ambientali ed economici, quelli sociali e culturali, coinvolgendo le comunità che vivono o vivranno i luoghi riqualificati, rigenerandoli. Si parte dalla riqualificazione di luoghi (con obiettivi principalmente ambientali ed economici), per giungere ad una rigenerazione urbana.

Seoullo 7017 Skygarden, India

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Smart city. Il futuro delle città sarà ibrido, tra il fisico e il digitale. Le città di piccole e di medie dimensioni saranno ancora più flessibili e offriranno più opportunità come vivere e lavorare da casa per la maggior parte del tempo. Tornare a vivere nei borghi non vuol dire porre fine alle città ma anzi significa continuare a farle vivere. I borghi vanno valorizzati attraverso tre condizioni: la connessione digitale, cioè la banda larga; l’accessibilità per garantire più servizi come in città che invece un piccolo paese non può avere; infine l’urbanistica: occorre, infatti, riadattare gli spazi alle esigenze della società moderna, senza danneggiare il patrimonio naturale in cui i borghi si trovano. è chiaro come negli ultimi anni la tecnologia sia entrata nelle nostre case e stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione sia in campo urbanistico e non. Il concetto di smart city è un termine che sentiamo sempre più nel parlato comune che definisce una città intelligente. L’Unione Europea definisce una città intelligente come un luogo in cui i servizi tradizionali sono resi più efficienti grazie all’uso delle tecnologie digitali e delle telecomunicazioni a beneficio dei suoi cittadini. In una smart city le reti del trasporto urbano sono sostenibili e tecnologiche e l’approvvigionamento idrico ed energetico è potenziato ed efficiente. Avere un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva permette di migliorare la qualità dei servizi rendendo gli spazi pubblici più sicuri. Tutti questi aspetti sono inclusi in sei grandi dimensioni di azione interconnesse che coinvolgono persone, governo, economia, stile di vita, mobilità e ambiente.

Economia circolare.

Creare città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili rappresenta l’undicesimo Obiettivo di sviluppo sostenibile individuato dall’Agenda 2030 dell’Onu. In Italia la città più “circolare” è Milano, seguita da Trento e Bologna. A stabilirlo è la classifica dei centri urbani più e meno virtuosi sul piano dell'economia circolare stilata dai ricercatori del Cesisp, il Centro studi in Economia e regolazione dei servizi, dell'industria e del settore pubblico dell'Università di Milano-Bicocca. I ricercatori hanno individuato cinque temi rappresentativi – input sostenibili, condivisione sociale, uso di beni come servizi, end of life, estensione della vita dei prodotti – comprendenti a loro volta 28 indicatori di circolarità, tra cui i dati sulla raccolta differenziata e sull'utilizzo dei trasporti pubblici o dei servizi di sharing mobility, il livello di concentrazione di PM10, la diffusione di eco-brevetti e di imprese ascrivibili alla categoria dei green jobs. Bergamo ottiene un buonissimo punteggio e si posiziona alla quarta posizione. A livello europeo molte città si stanno muovendo per migliorare la sostenibilità urbanistica tra cui Parigi, Londra, Copenaghen, Amsterdam, Rotterdam e molte altre. Proprio da quest'ultima, Rotterdam, con il suo porto e le sue industrie, ha delineato un percorso al 2030 che le consentirà di ridurre emissioni e consumi di materiali, generando nuova occupazione e migliorando la qualità della vita dei cittadini. Nel 2017 si sono dati tre obiettivi principali: quello di dimezzare le emissioni di anidride carbonica, quello di ridurre l’uso delle materie prime del 50% e quello di ottenere una migliore qualità dell’aria. Inoltre stanno cercando di cambiare il modo in cui organizzare la città, la mobilità e la costruzione degli edifici. Dopo quattro anni, se si guarda alla riduzione della CO2 si sono fatti grandi progressi. Il trend di crescita dell’anidride carbonica è stato invertito, e le emissioni di CO2 sono in diminuzione. Ma la strada è ancora lunga, e lo stesso vale per la riduzione dell’uso di materie prime.

Le “circular city” sono già state etichettate come le città del futuro e sono la naturale conseguenza delle smart city. Le tecnologie hanno un ruolo importante in cui gli obiettivi sono di competitività economica, sostenibilità ambientale e inclusione sociale. Per definire le circular city facciamo un passo indietro analizzando i dati: secondo la Fondazione Ellen MacArthur, nel 2009 il numero di persone che vive nei centri urbani ha sorpassato quello di chi vive nelle aree rurali, oggi il 55% della popolazione mondiale vive in città e si prevede che nel 2050 si arriverà al 68%. Come è noto gli insediamenti urbani sono i principali consumatori di risorse naturali (75%), di rilascio di scarti (60-70%) e hanno la responsabilità di quasi l'80% delle emissioni di gas serra a livello mondiale (UNEP, 2017). Le stime prevedono un andamento ascendente dei processi di urbanizzazione ed è chiaro che i principi dell'economia circolare devono essere applicati, non solo alla gestione dei rifiuti, ma a tutte le funzioni della città come: la raccolta differenziata, il risparmio energetico, l'uso di risorse rinnovabili e la razionalizzazione dei trasporti e della mobilità. Una città "circolare", infatti, si deve dotare di una progettualità "modulare e flessibile", soprattutto per gli edifici destinati ad uso ufficio, la programmazione di urban farming in grado di provvedere ad una quota del fabbisogno alimentare dei cittadini, e in particolare applicare l'IoT (Internet of Things) che permette di abilitare la strumentazione di uffici, veicoli, attrezzature domestiche.

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Michigan Urban Farming Initiative, MUFI, Detroit

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Spazi inclusivi. Uno degli obiettivi dell’agenda 2030 è rendere le città e gli insediamenti umani sostenibili, resilienti, sicuri ed inclusivi. Per quanto riguarda l’ultimo obiettivo è un aspetto fondamentale da tenere in considerazione, in quanto rendere una città inclusiva significa creare un ambiente più confortevole alla vita delle persone, in cui il maggior numero di esse possa partecipare attivamente alla vita sociale, sentirsi protetta, accedere a luoghi, attività e servizi. L’importanza di avere città inclusive per tutti i cittadini che siano essi in perfetta forma fisica o con disabilità, parziali o totali, è stata recepita a livello legislativo già nel 1989, con la L. 13/1989. Questa legge tratta della progettazione volta ad eliminare le barriere architettoniche. Purtroppo ancora oggi una buona parte della popolazione incontra spesso barriere architettoniche non adeguate alle proprie esigenze e chi presenta disabilità, parziali o totali, temporanee o permanenti, ha bisogno di ricevere le stesse attenzioni ai propri bisogni di tutto il resto della cittadinanza. Una città diventa inclusiva quando l’organizzazione degli spazi prende in considerazione più punti di vista, non solo, ad esempio, quello delle barriere architettoniche. Il modo di vivere la città cambia a seconda del proprio genere, del proprio status economico, del lavoro che si svolge e dall’appartenenza sociale. Cambia il concetto di sentirsi al sicuro in un determinato spazio e non si tratta quindi di costruire una città “sicura”, quanto una città "inclusiva" a misura di tutti. Negli ultimi anni sono molti i movimenti che hanno attraversato lo spazio pubblico della città di tutto il mondo e che hanno intrecciato istanze sociali, politiche e ambientali. Uno fra questi il tema della violenza di genere, in particolare la cultura della possessione in cui la figura maschile predomina sul genere femminile è argomento molto vicino a noi oggi più che mai. L’unico modo per costruire una città davvero inclusiva è che ci siano dei posti attivi dal punto di vista culturale che siano anche fisicamente un luogo di ritrovo e di accoglienza per le persone discriminate o rigettate dalla società. Esistono vari modi per rendere una comunità inclusiva: dall’abbattimento delle barriere architettoniche, promuovendo iniziative per le persone più povere oppure integrando le persone definitive di “serie b”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 15% della popolazione mondiale ha una qualche forma di disabilità, perciò esiste la necessità di progettare spazi urbani accessibili a tutte le categorie di persone, garantendo l’accesso a tutti. La riflessione va quindi portata ad illuminare sia le disabilità motorie, sia quelle cognitive e sia quelle sensoriali. L'obiettivo è trovare un ruolo che si adatti ad ogni individuo, in modo da fare svolgere qualsiasi lavoro con successo ad ogni persona. Quando viene data la giusta opportunità, le persone con sindrome Down, ad esempio, possono raggiungere grandi risultati e avere un impatto positivo sui colleghi, sulla soddisfazione del cliente e sulla motivazione di tutta l’azienda. La diversità rafforza tutti i luoghi di lavoro e permette di creare un circuito virtuoso che fa crescere l’intera società. Attraverso un sondaggio realizzato da CoorDown lanciato qualche mese fa, si è cercato di indagare quali lavori le persone con sindrome di Down desidererebbero fare: in Italia i dati parziali ci dicono che tra quelli che non lavorano il 91% vorrebbe lavorare e non solo al bar o nella ristorazione (31%), ma anche nella moda e nello spettacolo (25%), in ufficio (11%), in una fattoria (8%), in negozio o magazzino (7%) o altro (18%). Sono persone che hanno gli stessi obiettivi e stessi sogni di ogni individuo sulla Terra e non devono essere trattate come persone di “serie b”.

Regional Market, Niger

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63 Per rendere una città inclusiva bisogna lavorare su vari aspetti: • Aiutando la socialità, valorizzando le politiche per le pari opportunità: un welfare diffuso può essere incentivato sviluppando la socialità, la solidarietà e la tolleranza. • Promuovendo l'accessibilità, andando a migliorare le infrastrutture, ammodernandole e potenziando i quartiere per adeguarli alle esigenze di ogni utente. • Promuovendo la rigenerazione di zone degradate e trasformarle in luoghi di incontro, di relazione sociale e di scambio tra generazioni e culture. • Creando un rapporto di relazionabilità tra i diversi spazi della città e i residenti, favorendo così il dialogo. • Incrementando l’efficienza delle reti dei servizi orientati alla solidarietà e ai bisogni del cittadino, favorendo percorsi educativi al welfare istituzionale e “informale” e al volontariato sociale. Social design Il social design studia soluzioni innovative nella società contemporanea e cerca di creare un impatto positivo e sostenibile sui cittadini. Questo innovativo sistema di progettazione nasce verso la fine degli anni’80. L’obiettivo è quello di creare un mondo più inclusivo e maggiormente centrato sui bisogni dell’utente finale in modo da creare spazi che siano affini con le esigenze della comunità. Siamo abituati ad associare la parola “design” all’estetica degli spazi, a quella degli oggetti e tutto quello a che fare con il mondo multimediale. In realtà, il mondo del design è molto altro: si tratta di una progettazione seguita da una fase di ricerca, di ideazione, di prototipazione e di produzione. Nella maggior parte dei progetti il “non progettista”, cioè il cittadino, viene tirato fuori da qualunque valutazione, caratteristica che nel social design, il pensiero di ogni singola persona diventa uno spunto riflessivo sul progetto. Il social designer ha un ruolo di attivatore sociale: invitando le persone ad uscire e di conseguenza facendole relazionare con lo spazio esterno. A livello pratico lavora con le persone per fare qualcosa che le faccia stare bene con lo spazio attorno a loro. Questo modo di progettare ha numerosi vantaggi sia per il progettista che per l’utente. Prima di tutto vi è una maggior possibilità per gli utenti di vivere gli spazi nel miglior modo in base alle proprie abitudini comportamentali. Di conseguenza, lo spazio può contribuire a ridurre lo stress e rendere l’ambiente più abitabile. In generale, bisogna cercare di costruire tra i partecipanti e tra il progettista delle relazioni di qualità, basate sulla reciprocità nei seguenti aspetti: supporto, fiducia, rispetto, gradimento. Infatti, è proprio la qualità della relazione ad essere il fattore più potente nella gestione delle resistenze al cambiamento, capace - se non di cancellarle - almeno di ridurle considerevolmente. L’edizione 2021 della Vienna Design Week di cui lo slogan dice: “Ponti non confini!”, sintetizza lo spirito della manifestazione e anche l’opera di scoperta di una zona dimenticata della città che la VDW compie dal 2007. Quest’anno è toccato al ventesimo distretto Brigittenau, oltre il Danubio; verdi vialoni lungo il fiume, torri antiproiettile. Tra gli spunti di questa edizione c’è Missing Link di Marlene Lubke-ahrens e Wolfgang Novothny, che hanno aperto un collegamento tra un ponte ferroviario in disuso e binari inutilizzati creando una zona per eventi e concerti. Ma un progetto molto interessante è quello dell’Institute od Design research intitolato “IM20.Wien”. Nei giorni precedenti, l'IDRV ha utilizzato il progetto M20.WIEN come mezzo per indagare su come le società si uniscono e si organizzano in spazi fisici e digitali. Uno strumento utilizzato dal progetto partecipativo è stato un elenco di Google Docs condiviso, che ha consentito di recuperare il know-how collettivo della comunità distrettuale. Il social design collabora in modo diretto con la comunità e questo modo di progettare sarà il futuro.

Capitolo I - Spazi liquidi e città del futuro

IM20.Wien , WDW 2021, Vienna


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I TREND DELLA CITTÀ DI DOMANI.

Konditaget Luders, Copenaghen, 2016

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Trend tecnologici. Tecnologia 5G.

Realtà aumentata.

La rivoluzione digitale ha investito ogni area dell’economia e della società, in Italia come negli altri paesi industrializzati. Uno dei passaggi cruciali, al fine di cogliere tutte le opportunità della trasformazione digitale, è la transizione alla tecnologia 5G, nella quale l’Italia è impegnata, insieme agli altri membri dell’Unione europea. Si ritiene che la struttura interconnessa del futuro sarà un ambiente dinamico, in cui processi e risorse condivideranno le informazioni all'interno di un network connesso in real-time. Tale connettività in real-time richiede una rete in grado di supportare una larghezza di banda elevata nonché un numero di dispositivi che comunichino contemporaneamente. Le reti 5G rappresentano la prima iterazione della tecnologia di reti wireless, realizzata per applicazioni industriali pesanti. Rispetto al 4G, il 5G fornisce una velocità di trasferimento dati superiore al 4G. Sfruttando inoltre il decentramento, garantisce alle strutture che utilizzano il 5G, di ottenere comunicazioni affidabili a bassa latenza e a larghezza di banda elevata, in grado di supportare applicazioni cruciali in real-time.

La differenza tra realtà virtuale e realtà aumentata è, fondamentalmente, che la prima crea mondi immersivi in cui l'utente viene inserito, mentre la seconda genera elementi per arricchire la realtà come suoni, video, grafica. Gli scenari possibili sono infiniti e le opportunità per le imprese sono inimmaginabili: si possono utilizzare sistemi di A.R. All’interno di fiere ed eventi in modo da spettacolarizzare le manifestazioni oppure all’interno degli store, nell’ e-commerce, nella comunicazione in generale. Le Big Tech e i social media sono stati fra i primi a cogliere il potenziale di intrattenimento della realtà aumentata (AR) e hanno cominciato a sperimentare modi per applicarla alle loro piattaforme con l’intenzione di monetizzarla su larga scala.

Smart spaces.

Da quando Mark Zuckerberg ha cambiato il nome della società Facebook in Meta, fin da subito la parola “metaverso” è diventata virale. Per diverse settimane questa parola è rimbalzata di bocca in bocca, ma solo pochi conoscono l’origine di essa. Metaverso è un termine coniato da Neal Stephenson in Snow Crash (1992), libro di fantascienza cyberpunk, descritto come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Stephenson caratterizza il Metaverso come un'immensa sfera nera di 65536 km di circonferenza. Su questa sfera ogni persona può realizzare in 3D ciò che desidera: negozi, uffici, nightclub e altro, il tutto potenzialmente visitabile dagli utenti. Quella di Stephenson è una visione futuristica dell'internet moderna. Oggi il metaverso non è solo un libro ma è diventato realtà e bisogna considerare molti aspetti: il primo da tenere in considerazione sono i giochi delle console come Minecraft, GTA, Sandbox e molti altri che sfruttano i propri mondi virtuali, attraverso l’internet, per far vivere esperienze speciali agli utenti. Un altro aspetto da tenere attenzione è quello delle due aziende Facebook e Microsoft. Entrambe queste società, stanno puntando forte con tanto di investimenti economici consistenti sulla ricerca e sviluppo in chiave metaverso. Terzo aspetto, da non trascurare assolutamente: lo sviluppo delle criptovalute. Nel mondo di Sandbox, ovvero una delle piattaforme di metaverso attualmente più diffuse, si utilizza per le compravendite l'Ethereum. Si possono comprare e vendere terreni, immobili, NFT e oggetti veri.

L’umanesimo digitale che stiamo vivendo ha come obiettivo quello di rimettere l’uomo al centro della vita e dei processi, coniugando tecnologie umane centriche e tecnologie a servizio degli “smart spaces”. Le tecnologie emergenti come Artificial Intelligence (AI), Machine Learning (ML) e Internet of Things (IoT) Forniranno risultati ottimali e aiuteranno a sviluppare nuovi framework solo quando vengono messi in condizioni di lavorare in sincronia. una vita sempre più Smart e comporta un ecosistema digitale dove tutte le attività umane sono interconnesse facilitate da una rete di software e piattaforme intelligenti che, incrociando ed elaborando i miliardi di dati, ci aiutano a rendere le nostre attività più efficienti. Nel futuro non molto prossimo, lo spazio urbano e la tecnologia convivranno insieme: a partire dall’uso dei social network e tramite la riqualificazione partecipata attraverso la rete. Processi che rendono la città e lo spazio urbano come luoghi open source, capaci di sperimentare usi diversi dei luoghi quotidiani attraverso una sperimentazione congiunta tra infrastrutture tecnologiche e pratiche partecipative. Sono numerosi gli esempi di ricostruzione degli spazi urbani, a partire da app capaci di mappare il territorio e favorire l’interazione tra i residenti. Inoltre l’utilizzo innovativo delle piattaforme di crowdsourcing urbano sono al centro della sezione City 2.0, che esplora le esperienze di cooperazione fra diverse tipologie di utenti per la riqualificazione degli spazi abbandonati. La presenza e l’utilizzo delle tecnologie digitali nelle aree urbane genera una crescente quantità di dati. Questa nuova conoscenza da un lato assegna alla città la nuova immagine post-umana di sistema smart; dall’altro rivela una polifonia di fonti, che interferisce con la struttura narrativa della città, aumentandone la complessità e moltiplicandone sia le possibilità di esplorazione, sia quelle di gestione e sia quelle di pianificazione.

Capitolo I - I trend della città di domani

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Metaverso.


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Trend socio-culturali. Maggiore responsabilità sociale e sostenibile. I cambiamenti hanno costituito una caratteristica costante del nostro pianeta, interessando le terre emerse , gli oceani, l’atmosfera, il clima e la vita sulla terra. Il clima globale sta cambiando ad opera dell’uomo. La dipendenza delle nostre economie dai combustibili fossili, le pratiche di uso del suolo e la deforestazione globale stanno aumentando le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera che, a loro volta, determinano un cambiamento globale del clima. Per questo motivo inizia ad esserci una maggiore consapevolezza della responsabilità sociale e sostenibile. L’indagine 2020 sulla sostenibilità realizzata da GfK, sottolinea un numero crescente di consumatori che stanno cambiando le proprie abitudini d’acquisto per effetto della crescente sensibilità ai temi ambientali. I consumatori italiani si mostrano attenti alla sostenibilità e questo approccio implica un cambio di rotta da parte delle aziende. Il 30% dichiara di evitare i prodotti con imballaggi in plastica, il 36% ha smesso di comprare alcuni prodotti a causa del loro impatto negativo sull’ambiente e il 62% degli italiani preferisce comprare prodotti di aziende che dimostrano attenzione all’ambiente. Infatti sono sempre di più le imprese che hanno capito che essere sostenibili non solo contribuisce allo sviluppo della società ma migliora le performance dell’organizzazione. Quando la sostenibilità è un processo strutturato e integrato nel business i risultati si vedono: la reputazione si rafforza; aumenta la fiducia degli stakeholder; cresce il livello di fidelizzazione di dipendenti, clienti e fornitori.

Urbanizzazione. Ogni settimana, 1,5 milioni di persone si spostano verso i centri urbani, mettendo a dura prova l'ambiente e le risorse locali. Con le opportune tecnologie, però, urbanizzazione e sostenibilità possono andare di pari passo. Questo spostamento verso le città avrà un costo. Le previsioni attuali indicano che, entro il 2050, l'urbanizzazione genererà un aumento dell'uso di energia globale per il settore edilizio pari a due volte di quello attuale, con un impatto non indifferente sulle emissioni associate. Con gli obiettivi ambientali globali che impongono riduzioni notevoli nel consumo di energia e nelle emissioni di CO2, è difficile immaginare come un mondo urbanizzato possa essere sostenibile. Ad oggi, siamo 7,85 miliardi di persone. Si è stimato che verso la metà del secolo, raggiungeremo la quota di 9,7 miliardi di persone. Bisogna tenere in considerazione gli spazi, aumentando la popolazione aumenterà anche lo spazio necessario per far vivere tutte queste persone; si andranno a deforestare nuovi territori per andare a creare nuove città. La richiesta di cibo e di elettricità aumenterà di conseguenza, dovremo riuscire a tenere a bada l’inquinamento e cercare delle nuove fonti di energia rinnovabile che aiutino il sostentamento della civiltà.

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Future guerre. Con water grabbing ci si riferisce al fenomeno che vede governi e grandi industrie prendere il controllo o deviare a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole alle esigenze di comunità locali o di intere nazioni. Un fenomeno che ha già dato vita a numerosi conflitti in Medio Oriente, America Latina, Africa e Asia. Le ragioni del fenomeno, che in futuro rischia di lasciare senza acqua sempre più persone nel mondo. Il 97,5% dell'acqua che copre la Terra, infatti, è salata e si trova principalmente negli oceani. Solo il 2,5%, dunque, è potabile e può essere utilizzata da piante, animali ed esseri umani. Tuttavia, quasi il 90% non è disponibile, perché è concentrata nelle calotte polari dell'Antartico. Solo lo 0,26% dell'acqua di questo mondo, dunque, è a disposizione per l'uomo e per gli altri organismi. Si tratta di soli 93mila chilometri cubi, pari a un cubo con meno di 50 chilometri per lato. Quest’anno il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche evidenzia un contesto internazionale nel quale difficilmente nel prossimo futuro si riuscirà a trovare una soluzione alle possibili guerre dell’acqua, nonostante lo stato attuale evidenzi già da decenni la necessità di interventi che permettano una gestione più efficiente e che evitino possibili conflitti. Un altro problema che è in aumento è la vendita delle armi, un modo per continuare le battaglie nel modo sbagliato. Vendono sempre più armi le potenze occidentali, in calo Cina e Russia. Pechino, quinta al mondo al mondo dal 2016-20, ha visto diminuire le sue esportazioni di armi del 7,8% tra il 2011-15 e il 2016-20. L’Italia è scesa al decimo posto della classifica mondiale ma è il secondo paese esportatore verso la Turchia e il terzo verso il Pakistan e Israele, tutti e tre coinvolti in conflitti armati.

Aumento dell'immigrazione. Guerre territoriali e per colpa della pandemia è cresciuta la povertà nei paesi di partenza, aumentando la pressione migratoria verso l'Europa e cambiando rotte e modalità d'ingresso. In Romania Save The Children ha segnalato un aumento del 134% del numero di rifugiati e migranti arrivati nel Paese in un solo anno. Oltre che alle frontiere esterne del continente europeo, nuove dinamiche nelle rotte migratorie si stanno definendo anche all’interno dell’Europa. Complice anche un irrigidimento dei controlli al confine con l’Unione europea dovuto alla Brexit. A fine aprile, in un solo giorno, sono sbarcati 209 migranti sul suolo inglese, mentre dall’inizio dell’anno più di 2.000 persone hanno raggiunto il sud dell’Inghilterra attraverso il Canale della Manica. A rendere più complicata la difesa dei diritti umani delle persone migranti è il mutamento graduale a cui si assiste nell’opinione pubblica dei paesi europei. «Il ripetersi di tragedie, provocato da politiche migratorie europee rimaste pressochè identiche, spinge un numero sempre più esiguo di cittadini a mobilitarsi e a indignarsi», sostiene Eugenio.

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Trend degli spazi. Guerrilla gardening.

Spazi coworking.

Guerrilla Gardening si può definire un vera e propria comunità con degli obiettivi e un sito Internet attraverso il quale i “guerriglieri verdi” si confrontano. Il movimento, nato negli USA durante gli anni 70, ha la sua base a Londra, ma negli anni hanno trovato adesioni in più parti del mondo. Si tratta di una forma di protesta azione diretta non violenta praticata dagli ambientalisti al fine di riappropriarsi di aree urbane degradate e abbandonate.

Il coworking è un nuovo modo di lavorare che sta prendendo piede in moltissime realtà, per lo più in quella dei liberi professionisti. La parola in sé significa letteralmente lavoro condiviso. Si tratta di un modello lavorativo, che prevede la condivisione di un ambiente lavorativo che offre alle persone la possibilità di interagire con altre realtà. Il primo luogo destinato al coworking è nato a San Francisco nel 2005.I luoghi destinati al coworking hanno spesso orari e giorni di lavoro molto liberi, con modalità di accesso elettroniche che permettono anche a chi svolge un altro lavoro di potersi organizzare con libertà. Inoltre, nella maggior parte dei casi gli ambienti sono open space permettendo ai coworker di confrontarsi tra loro durante il lavoro o in momenti di pausa e sviluppare idee lavorative tramite brainstorming in grado di incrementare la produttività. I vantaggi che maggiormente hanno favorito lo sviluppo e l’espansione del coworking sono principalmente due: un vantaggio di tipo economico e uno di tipo sociale. Economicamente le strutture di coworking sono molto vantaggiose, perché a differenza delle costruzioni ad uso commerciale o ad uso abitativo, questi ambienti hanno a disposizione spazi di lavoro già allestiti e pronti ed uno spazio di questo genere permette di risparmiare sull’affitto mensile dell’ufficio, del riscaldamento, sulla rete wifi e su tanto altro. Altro importante vantaggio è per la sua natura di collettività: dà vita ad un luogo intellettualmente attivissimo, di enorme arricchimento culturale.

Urban farming. Secondo l’ONU, nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi di persone e spetta all’agricoltura trovare nuovi sistemi per garantire la sicurezza alimentare di ognuna di queste. Uno di questi sistemi è l’Urban farming che si riferisce correntemente, sia in Italia che in campo internazionale, a tutte le attività connesse alla reintroduzione di elementi vegetali all’interno della città con lo scopo di produrre piante commestibili. La tematica dell’urban farming rappresenta sicuramente una delle più importanti novità degli ultimi anni, poiché si interseca contemporaneamente con diverse questioni che interessano le modalità di vita umana come ad esempio valori sociali, economici, sostenibili, ideologici, di pianificazione urbana ed è al contempo possibile affermare che essa rappresenta comunque una pratica che ha origini lontane nel tempo, in funzione del fatto che l’agricoltura consente da millenni all’uomo di sostentarsi. Oggi esistono molte realtà: a New York si trova il più grande e prosperoso sodalizio di contadini urbani, che si dividono una galassia di campi coltivati sui tetti di alcuni grattacieli nella Grande Mela. “Brooklyn Grange” è nata nel 2010 e nei suoi primi dieci anni di vita non ha mai smesso di crescere, diventando la più grande company del mondo di appezzamenti sui tetti urbani. Mentre in Asia, a Bangkok, la copertura dell’ateneo più innovativo della Thailandia, il Rangsit Campus della Thammasat University, è stata trasformato nel “Puey Park for People and Sustainability”, vale a dire nel più grande tetto urbano del continente consacrato all’agricoltura organica. Con terrazzamenti diventati risaie alternate ad altre piantagioni originarie coltivate secondo i metodi tradizionali thai, in modo da creare speciali microclimi adatti a insetti e uccelli impollinatori. Questa pratica porterà molti vantaggi alle città: – Regolazione delle temperature, dell’umidità dell’aria e aumento delle zone d’ombra che offrono riparo dalle calure estive. – Aumento del benessere psicofisico, dato dai profumi e dalle stimolazioni cromatiche delle piante e dei fiori, che oltre a ricollegare inconsciamente l’ambiente frenetico della città ad un ambiente più rilassante come quello della campagna, permette una piacevole sensazione di armonia naturale, il tutto a vantaggio del design e degli spazi vitali urbani. – Aumento del valore degli immobili. Nei prossimi decenni, l’agricoltura urbana potrà aiutare il nostro pianeta nella lotta alla povertà alimentare e ai cambiamenti climatici e, mentre nei campi gli agricoltori si preparano alla rivoluzione verde 4.0, cosí anche i cittadini saranno chiamati a fare la propria parte, andando a creare una sinergia locale tra due ambienti che non sempre convivono armoniosamente tra di loro: la città e la campagna. Capitolo I - I trend della città di domani

Community Hub. I Community Hub sono spazi ibridi, dinamici a servizio della comunità. Generalmente sono immobili ri-valorizzati che offrono e producono servizi integrati alla e con la comunità, per incrementare capacità e coesione. All’interno si possono trovare: servizi di natura sociale, culturale, per il tempo libero, di promozione del lavoro, di sensibilizzazione ambientale, di partecipazione cittadina, di formazione, etc. Esiste una periferia d’Italia dove si sta provando a riscrivere parole come lavoro, inserimento sociale, welfare, aggregazione. Il tentativo è di ridare un nome e un posto a parole imbruttite da decenni di politiche sbagliate. Questa periferia è San Vito del Normanni, paese di quindicimila abitanti in provincia di Brindisi, a pochi chilometri dalla più famosa Ostuni, in Puglia. E’ qui che è nata Ex Fadda – l’Officina del Sapere, una vecchia fabbrica abbandonata trasformata in un fabLab, un laboratorio di costruzione, “un luogo d’innovazione sociale dove si condividono idee, strumenti, difficoltà e competenze”. Chi vuole chiede uno spazio, paga l’affitto se può, e se non può contribuisce alla manutenzione, e intanto avvia la sua piccola attività imprenditoriale e prova a costruirsi il futuro che s’immagina. In conclusione i Community Hub prefigurano dunque un nuovo modello di rigenerazione urbana e territoriale e – data la loro capacità di integrare politiche urbane, culturali, sociali, turistiche, lavorative e formative – si rivelano un terreno inedito di policymaking e di innovazione istituzionale che suggerisce uno sviluppo integrato dei territori attraverso un dialogo sinergico tra una pluralità di funzioni, partner e comunità di riferimento.

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Eventi ibridi.

Architettura modulabile.

Un dato di fatto della pandemia è l’ impatto pesantissimo sull’economia e a pagarne il prezzo più alto, oltre al settore della ristorazione e del vestiario è stato senza dubbio il settore dell’organizzazione degli eventi. Sono state molte le fiere, i congressi, i meetings, ma anche gli eventi formativi ad essere rimandati a data da definire. Tuttavia, gli organizzatori di eventi hanno dimostrato creatività, resilienza e abilità tecnologica nel realizzare eventi virtuali innovativi nel corso del 2020, ponendo le basi del prossimo futuro della musica dal vivo. Ci si è accorti che radunare così tante persone, in alcuni casi provenienti da tutto il mondo, non è una scelta esattamente sostenibile, sia economicamente che dal punto di vista ambientale. Far spostare diverse persone significa innanzitutto pagare alberghi, hotel e mezzi di trasporto oltre ad immettere nell’aria diverse tonnellate di CO2. Per non parlare delle spese e del tempo impiegato a scegliere la giusta location ed il giusto servizio di catering. Per questo motivo l’organizzazione di eventi ibridi, sarà il futuro. Organizzare eventi ibridi significa organizzare eventi che abbiano una componente online ed una offline. Questo per godere dei vantaggi di entrambe le modalità di organizzazione degli eventi. Questi vantaggi possono essere vari come quello di ampliare il pubblico potenziale che vi potrebbe assistere. Ma non solo, farlo significherebbe anche raccogliere i dati che i partecipanti lasciano al momento dell’iscrizioni ed utilizzarli per future campagne di re-marketing ottimizzando così il ROI (return of investments) dell’evento. Un ROI già alto di suo visti i costi organizzativi relativamente bassi di questa modalità. In conclusione Organizzare eventi ibridi quindi non significa concentrarsi sulla parte offline o su quella online degli eventi. Significa invece integrare i due mondi, ed offrire ai partecipanti la possibilità di scegliere in quale modalità fruire dell’evento.

Secondo le ultime statistiche, la vendita di sistemi modulari per le grandi costruzioni è in netto aumento. La costruzione modulare è una buona scelta per le grandi città, capace di offrire una soluzione rapida e confortevole, che rispetta le norme di sicurezza necessarie. Non solo il settore delle abitazioni ha visto questo cambiamento: strutture simili sono state utilizzate per la realizzazione di piccole industrie o di padiglioni espositivi. Esiste la necessità di creare spazi modulabili per rendere più versatile uno spazio o di essere pronti in caso di emergenza. Come ad esempio trasformare un magazzino in un ospedale da campo in caso di necessità. Serve una nuova "architettura modulare e modulabile, per ingrandire o ridurre uno spazio con tecnologie leggere, a secco, facilmente montabili e smontabili". Un'abitazione aperta, flessibile e modulabile consente di destinare lo spazio a usi completamente differenti. Occorre, inoltre, introdurre nuovi spazi comuni negli edifici: servizi ai piani terra, smart working per le famiglie del condominio, e-learning per i giovani, attraverso un'implementazione di spazi e volumi sugli involucri o in elevazione, con consumo di suolo zero.

Walkability. La walkability della città è oggetto di considerazione da almeno una quindicina di anni, ma solo oggi sta prendendo molta evidenza. Il tema walkability della città interseca parecchi temi attuali. I motivi sono sorprendentemente vari: vanno dalla sostenibilità della mobilità urbana, dalla mobilità dolce e alla salute delle persone (contrasto dell’obesità, prevenzione dell’osteoporosi). È un tema che va a pari passo con il trend della maggiore responsabilità sociale e sostenibile. Promuovere la camminabilità urbana, così come definita e descritta in questo contributo, significa – nei fatti, non solo in teoria – contribuire alla costruzione di una città più giusta, perché comporta un ripensamento della città (in primo luogo delle sue strade) attraverso soluzioni spaziali che, essendo definite in funzione delle relazioni che i diversi abitanti realizzano, possono scegliere di realizzare (e – se pensiamo di affiancare al nostro strumento anche una qualche forma di interlocuzione con gli abitanti – affermano di voler realizzare) con lo spazio, non possono che essere attente alle specificità individuali e in grado al contempo di moltiplicare le possibilità d’uso - anche e soprattutto quelle non pianificate e non pianificabili - della strada come spazio pubblico.

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Covid e outdoor. Il Covid ha modificato molte realtà, sia sociali che non, andando ad influenzare qualsiasi ambito della semplice quotidianità. Esiste, infatti, una relazione persino fra arredamento e Covid: la pandemia ha modificato le nostre abitudini tanto da cambiare anche le nostre necessità in fatto di arredamento. E ci riferiamo soprattutto all’arredamento da esterni, visto che possiamo dire che la nostra percezione dell’outdoor, in questi mesi, sia cambiata. Le regole del distanziamento sociale ci limitano moltissimo negli spazi al chiuso, soprattutto quando si parla di attività, come bar e ristoranti, ad esempio, che nell’outdoor trovano una grande risorsa da sfruttare. Ma non solo: anche durante i mesi di lockdown aver avuto a disposizione anche solo un piccolo terrazzo o giardino è stato fondamentale per trovare un’alternativa sicura alle quattro mura domestiche. L’outdoor, quindi, non è più solamente lo spazio aggiuntivo, da sfruttare magari solo in estate per una serata in compagnia. Outdoor è, adesso, relax, tempo libero, attività fisica, spettacolo, musica, cinema, teatro, arte e moda, ma anche nuovo scenario prioritario di lavoro per bar, ristoranti, negozi che hanno così potuto far fronte ad una situazione altrimenti penalizzante da un punto di vista lavorativo. Dal punto di vista educativo esiste l’Outdoor Education: un metodo educativo che porta i bambini a uscire dalle aule e ad apprendere all’aperto. Grazie al contatto con l’ambiente esterno e con la natura. Un metodo che esiste già da tempo e che era già molto diffuso, soprattutto in Nord Europa. L'Outdoor Education offre ai bambini l’opportunità di porsi domande complesse e imparare molte cose. Il contatto con la natura, così come confermano varie ricerche, giova alla salute e al benessere dei bambini. Addirittura, è stato appurato che il contatto con la natura apporta benefici sui bambini fin da quando sono nel ventre materno.

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Altri trend. Nostalgia marketing. Per Nostalgia Marketing si intende la strategia basata sull’attribuzione di un ricordo, sensazione positiva o esperienza, trasportata su un prodotto o servizio. Il proposito di questo tipo di marketing è chiaro e vuole collegare forti sensazioni al brand e cercando di fornire una grande spinta sentimentale. durante i periodi di incertezza recessione è osservabile più facilmente la voglia ai consumatori di aggrapparsi a momenti più felici per riuscire distrarsi dalle stazioni presenti. Nell'esatto momento in cui covid ha colpito, le menzioni digitali legate a ricordi i momenti migliori hanno registrato un aumento vicino al 90%. Ciò significa la creazione di un terreno molto fertile per riuscire a sfruttare al meglio questo genere di marketing. Esistono molti esempi riusciti come: Stranger Things È stato un grande successo per la piattaforma streaming. Riesce a rievocare nostalgia per gli anni ‘80 riuscendo a tenere attaccati al televisore coloro che vivono emozioni passate e giocano un ruolo fondamentale anche gli ambienti allestiti con arredamenti vibe anni ‘80. Un altro esempio è l’umile audiocassetta, molto denigrata per la scarsa qualità audio, vive un’inaspettata rinascita. Le vendite di audiocassette nel Regno Unito sono raddoppiate nella prima metà del 2020 rispetto al 2019, secondo la Official Charts Company, toccando il picco più alto degli ultimi 15 anni. In un’epoca in cui quasi ogni esperienza è ormai mediata da uno schermo, alcuni fan dell’intrattenimento scelgono la tangibilità piuttosto che l’immediatezza e la comodità. La rassicurante fisicità dei formati analogici ci parla di un bisogno di rituali, unito al desiderio di coinvolgimento sensoriale in un’epoca che è ormai definita zero-touch. Sempre restando sul tema musicale, il 27 marzo 2020, in piena pandemia mondiale, Dua Lipa pubblicava “Future Nostalgia”, che sarebbe diventato presto uno degli album pop più ascoltati al mondo, carico di brani di successo pluricertificati platino a livello globale. Il successo del disco viene grazie al nuovo sound intriso di influenze vintage discopop e dance. Future Nostalgia richiama, infatti, artisti di grande calibro come Prince, Blondie e Jamiroquai. Inoltre, come già detto, in piena pandemia questo album ha fatto ballare tutto il mondo, distogliendoci dalla situazione Covid che era fuori controllo. Il nostalgia marketing fa questo e sarà sicuramente inutile ad una strategia futuristica non implementare un tocco di retrò.

integrata e sostenibile, viene misurato al fine di sviluppare un piano d’azione con l’obiettivo di valorizzare tutto il sistemo sociale.

Rigenerare & sostenibilità. Rigenerazione urbana e sostenibilità: due concetti strettamente legati e protagonisti del dibattito pubblico degli ultimi anni. La necessità di mettere in cantiere azioni concrete a contrasto del cambiamento climatico, infatti, rende urgente un ripensamento del nostro modo di organizzare le città, che rischiano altrimenti di diventare luoghi poco ospitali, inquinati e privi di spazi verdi. Pensando al futuro, è essenziale bloccare il consumo di suolo e puntare sulla riqualificazione delle aree urbane, incrementando la presenza di aree verdi e rendendole luoghi piacevoli e accessibili, da vivere sette giorni su sette. Alla luce di questa inevitabile trasformazione, le metropoli devono essere pronte affinché il boom demografico venga accompagnato da uno sviluppo sostenibile.

Energy sharing.

Il progressivo invecchiamento della popolazione è ormai noto a tutti. Ciò che colpisce maggiormente nel panorama del 21° secolo è il fatto di assistere a una ridistribuzione demografica senza precedenti, in cui entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale. Nei prossimi 5 anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello dei bambini al di sotto dei 5 anni. L’incremento della popolazione anziana sarà più evidente nei Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto nei Paesi industrializzati il segmento di popolazione che aumenterà maggiormente sarà quello degli ultraottantenni. Per questo motivo la salute è un elemento di discussione e il Well-being è una strategia di responsabilità sociale che ha l’obiettivo di garantire un contributo migliorativo alle persone e aumentarne la produttività puntando al benessere individuale. Riguarda il benessere delle persone inteso in senso olistico: comprende il benessere fisico, mentale e sociale che, nell’ambito di una strategia

La nostra epoca sarà ricordata come l’epoca della condivisione: Airbnb, Blablacar, Uber sono solo alcuni esempi della cosiddetta Sharing Economy, un modello economico che si basa sulla condivisione di risorse affinché siano disponibili per tutti e a prezzi accessibili. Un modello che acquista sempre più consensi in quanto si è rivelato vantaggioso non solo in termini economici ma anche sociali e ambientali. Come già capisce dal nome, l’Energy Sharing non è altro che la condivisione dell’energia, in particolare di quella rinnovabile prodotta dagli impianti fotovoltaici. Questa è una vera novità, se pensiamo che fino a poco tempo fa non era possibile condividere l'energia prodotta tra più individui, se non auto-consumato direttamente, doveva necessariamente essere immesso nella rete elettrica pubblica. Con l’avvento dell'energy sharing, invece, vedremo gruppi di abitazioni e condomini, ma anche negozi e aziende condividere l’energia elettrica che viene prodotta dai sistemi fotovoltaici ubicati in zona. I soggetti attivi nella gestione di questi processi di condivisione energetica saranno le cosiddette Comunità Energetiche. Essendo l’incremento dell’autoconsumo il fulcro della comunità elettrica, i vantaggi che ne derivano sono molteplici, sia economici che ambientali: Aumento dell’uso di energie pulite e rinnovabili, risparmio in bolletta, riduzione costi di distribuzione dell’energia, maggiore bilanciamento della rete elettrica Generazione e gestione distribuite dell'energia e quindi più "democratiche". La vera superstar qui è una cosa chiamata generazione decentralizzata. Cambierà il modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo energia. L'energia viene prodotta nelle immediate vicinanze del luogo in cui viene utilizzata, invece di fare affidamento su grandi centrali elettriche che inviano elettricità attraverso la rete. I pannelli solari sul tetto sono un esempio di un sistema decentralizzato. Qualsiasi casa, azienda o scuola può diventare una mini centrale elettrica che si collega ad altri produttori di energia per formare una microrete. Queste reti consentiranno il commercio di elettricità peer-to-peer, in modo da poter vendere, acquistare e persino condividere l'elettricità con i tuoi vicini. Una struttura decentralizzata costruisce griglie dal basso verso l'alto, invece che dall'alto verso il basso. Siamo all'inizio di un'era di democrazia energetica in cui il potere sarà letteralmente nelle mani delle persone.

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Health & well-being.


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CASE HISTORY: studio di spazi urbani nel contemporaneo.

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Base Milano. Questo luogo frequentato per un breve periodo nel mese di dicembre, mi ha permesso di viverlo nei suoi ampi spazi, facendomi conoscere moltissime persone sia nel mondo creativo, sia persone capitate lì per caso, curiose di questo ambiente sociale. Si tratta di uno storico stabilimento elettromeccanico situato nel cuore del quartiere Savona-Tortona, l’ex Ansaldo di via Bergognone è uno dei luoghi simbolo dell’industria milanese. All'interno si trova BASE, uno dei più importanti progetti di rigenerazione urbana in Europa, che dà vita a un monumento di architettura industriale sperimentando nuovi modelli di collaborazione tra pubblico e privato. Nato nel 2016, si traduce oggi in 12.000 mq su 3 piani, oltre 200 realtà creative residenti, più di 400 eventi e 500.000 presenze l’anno, BASE è un polo creativo di respiro internazionale e un centro per la ricerca, la sperimentazione, la produzione e la co-produzione di iniziative culturali ad alto valore sociale. Un progetto che desidera essere crocevia di idee e punto di incontro tra professionisti, operatori, startup culturali e creative: BASE è infatti un hub culturale, punto di partenza ma anche sinonimo di "fondazione" indispensabile per la costruzione di progetti solidi. Uno degli esempi che stanno cambiando il volto di luoghi abbandonati a se stessi, punteggiando la penisola di ecosistemi dove la cultura è messa al centro dei processi di sviluppo economico e sociale. Spazi che mirano a trasformarsi in veri e propri "magneti" per attrarre individui con esperienze, background culturali, visioni e anche nazionalità differenti. Luoghi dove la vivacità culturale è l'humus che favorisce la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e lo sviluppo di quella che viene definita la classe creativa. Si tratta di un luogo molto versatile e gli ingredienti che compongono questo spazio sono il Burò, per sviluppare progetti creativi e innovativi, una casaBase che ospita viaggiatori e residenze artistiche, e il bistrò Un posto a Base, perché la creatività ha bisogno di mangiare. Spazio anche alla musica con le musicROOMS create da Music Innovation Hub, un punto d’incontro dedicato alle figure professionali coinvolte nella produzione musicale. Oltre a offrire contenuti BASE è contenitore, grazie a spazi espositivi adatti a ospitare mostre, workshop, produzioni fotografiche e concerti.

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Spazio Fase. Spazio Fase è un complesso di edifici industriali recuperati da una splendida cartiera dismessa di fine '800 (Fabbrica Storica ex Pigna) e divenuto rapidamente un’attrattiva di primo ordine per tantissimi persone. Caratterizzato da una struttura architettonica sviluppata su due piani, con una superficie totale di 40.000mq in parte recuperati, conservati e riqualificati, l'ex fabbrica si trova nel cuore di Alzano Lombardo, a pochi km da Bergamo. Nasce per ospitare differenti esperienze e si propone come modello sperimentale per la rigenerazione economico-sociale del territorio. Al primo piano si possono ancora trovare i doppi colonnati celesti e rossi che ospitavano i macchinari per produrre la carta che si alternano disegnando tre grandi aree. La luce del sole, che penetra dalle polverose vetrate, dà l'idea che questo piano sia intoccato da sempre. Solo i messaggi, che gli operai hanno lasciato tra una parete e l'altra, ricordano la lunga storia di questo posto. Quest'area può ospitare shooting fotografici, video e mostre. Al secondo piano troviamo i bianchi colonnati che scandiscono il piano per oltre 2000 mq, uniti alla luce naturale delle grandi vetrate originali, rendono viva questa vecchia fabbrica e raccontano storie di vita quotidiana e di passione. Questo suggestivo piano accompagna il visitatore indietro nel tempo, per questa sua caratteristica viene utilizzato quotidianamente per shooting fotografici, video ed eventi di grossa portata, come il Factory Market. Inoltre, sempre su questo piano, possiamo trovare il Bar FASE, un'area con caratteristici banconi e sedute dedicata al food and beverage. In un altro spazio possiamo trovare un grande carroponte centrale ancora funzionante e dei cortili esterni con pareti rosse e antracite che fanno da perimetro a questa area al piano terra, utilizzata per mercati, shooting ed eventi. Davanti a questo ambiente si apre un ampio piazzale, sovrastato da una piccola centralina dove ancora oggi scorre il corso d'acqua che la alimentava. Questa piazza è sede di differenti eventi open-air e location per video e shooting. Una particolarità di Spazio Fase sono le ex officine, aree misteriose e poco illuminate, le loro pareti racchiudono esperienze e segreti, con vecchi calendari e appunti di lavoro ancora appesi ai muri. Poco distanti si aprono "le grotte", suddivise in navate da profonde arcate di cemento scuro, appena accarezzate dalla luce naturale.

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Filandone Martinengo. La filanda fu fatta costruire dalla famiglia di industriali Daina tra il 1872 e il 1876. Destinata alla lavorazione del baco da seta, ha avuto una vita molto travagliata, scandita dalle crisi del settore. La struttura molto imponente è in stile neogotico lombardo. Ricorda infatti una cattedrale con monofore ogivali, mattoni a vista e decorazioni in cotto. Chiusa nel secondo dopoguerra, nel 1976 riapre i battenti solo per consentire al regista Ermanno Olmi di ambientarvi alcune scene de L’albero degli Zoccoli. Ancora oggi si può misurare la grandezza degli ambienti, quasi però totalmente rinnovati dal Comune, che lo acquista nel 1982, per ospitarvi la biblioteca. Il 22 settembre 2013, dopo essere stato completamente restaurato, il Filandone torna a splendere come polo culturale della cittadina. Ospita anche l’importante Archivio Storico Comunale, che conserva documenti dal XIV al XIX secolo. Inoltre al suo interno è possibile trovare due ampie sale, una espositiva e una consiliare, che ospitano eventi di prestigio quali conferenze, convegni, seminari, degustazioni, mostre, concerti estivi e musica da camera, cinema, spettacoli teatrali, matrimoni civili e altro ancora. Nei piani rialzati hanno sede la Biblioteca Comunale e l’Archivio Storico. Grande attenzione è stata data al tema dell’isolamento dell’involucro architettonico, così esteso e datato, oltre che caratterizzato da enormi aperture: si è optato per un sistema costruttivo totalmente a secco, in grado di realizzare un guscio interno sottile, performante e svincolato dall’involucro massivo esistente. Un cappotto termico interno stratificato include materiali multistrato termoriflettenti di derivazione aerospaziale. La soluzione ha massimizzato i risultati di isolamento termico e acustico, conservando le volumetrie precedenti, il disegno originale delle monofore neogotiche e nel contempo riducendo le tempistiche di cantiere.

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Ex Mattatoio. Il Mattatoio di Roma è uno tra i migliori esempi di riconversione in chiave contemporanea di architetture industriali di fine 800’ della capitale. Il complesso architettonico del Mattatoio di Testaccio, costruito fra 1888 e 1891 da Gioacchino Ersoch, era originariamente un complesso di padiglioni alle pendici del monte dei cocci adibito alla macellazione ed alla distribuzione delle carni destinata alla capitale Nei primi anni del Duemila da un'idea di Zoneattive nasce il progetto di restauro. Il cantiere è stato aperto nel 2006 e consegnato nel 2010, l’intervento conservativo ha riqualificato i padiglioni utilizzati per i serbatoi dell’acqua, per la pelanda e per la macellazione dei suini. All’interno del grande progetto del “Polo del Contemporaneo”, il Mattatoio vuole rappresentare un centro di eccellenza per la produzione e la restituzione pubblica delle ricerche nazionali e internazionali legate alle arti performative e ai loro rapporti con le arti visive nonché con i linguaggi scientifici e le conoscenze legate alla progettazione architettonica e urbanistica. Gli originari padiglioni che caratterizzano l’intero complesso architettonico di Gioacchino Ersoch, testimoniano il passaggio dal classicismo alla modernità e costituiscono un importante esempio storico dell’architettura industriale monumentale e razionale della fine del XIX Secolo. Nel 2002, i due Padiglioni (9a e 9b) più vicini all’ingresso di Largo Giustinani furono assegnati al MACRO per ospitare mostre di arte contemporanea. Oggi questi due suggestivi spazi, ristrutturati e climatizzati, sono gestiti dall'Azienda Speciale Palaexpo ed entrano a fare parte, con la Pelanda, del progetto Mattatoio. La Pelanda è un ampio spazio di circa 5000 metri quadrati, esempio pregevole di architettura industriale, nell'area un tempo dedicata alla lavorazione di suini. Gli spazi della Pelanda, nella loro varietà, sono particolarmente adatti all’espressione dei vari linguaggi della performance, dalla danza al teatro di ricerca, dalla musica all’installazione all’attività laboratoriale. Il corpo principale è costituito da una grande navata, una ciminiera troncoconica e altre attrezzature metalliche che ne fanno un luogo di rara suggestione. L’intero complesso è stato ristrutturato secondo un progetto che costituisce un sistema aperto, modulare nelle sue strutture e interamente attraversabile dal pubblico, con grandi superfici vetrate che esaltano volumi e prospettive. Un tempo destinati a raccogliere e recintare gli animali cosiddetti "indomiti", i due grandi "Rimessini", dopo un lungo lavoro di restauro e rifunzionalizzazione in via di compimento, diventeranno spazi per la ristorazione, nell'ottica di coniugare la qualità dell'offerta culinaria con la cultura del cibo, nei suoi aspetti rituali, antropologici e performativi.

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Bohem. Bohem nasce da tre amiche in viaggio, in Sicilia, a passeggio tra Ortigia e dintorni. Una delle tante vacanze condivise nel tempo, ma che stavolta lascia un’impronta indelebile nelle loro vite, segnando un vero punto di svolta. Le amiche erano già responsabili di due attività, una di fiori e una di confetteria. Più avanti la stazione di Paratico, paesino in provincia di Brescia, viene messa a disposizione dei cittadini attraverso un bando. L’immobile era in disuso da anni: la linea Palazzolo Paratico è ferma dal 1999 per il trasporto merci, dagli anni ’60 per il trasporto persone. È stata proprio quell’intuizione improvvisa durante il viaggio in Sicilia a vincere e permettere alle amiche di diventare socie, restaurare il locale e creare un format innovativo e unico nel suo genere riqualificando uno spazio abbandonato: sotto lo stesso tetto dell’ex stazione convivono infatti la boutique di fiori, la confetteria e la caffetteria, proprio come avevano fantasticato durante il soggiorno sull’isola. Neanche dopo un anno di attività, il locale è divenuto uno tra le destinazioni top del turismo di tutto il mondo. Per ottenere il risultato c’è voluta una duplice operazione, prima chirurgica e poi estetica. Medici curanti l’architetto Guido Ferrari e lo scenografo e designer d’interni Ernesto Pigni. Dal loro estro è nato il complesso chiamato Bohem. In Svezia sta per «cogli l’attimo». Primo intervento. Ferrari a piano terra ha diviso gli spazi e creato il negozio di fiori, la confetteria e il bar. Infine Ernesto Pigni si è avvalso degli arredi di Pedrali. Le suppellettili dell’azienda di Palazzolo hanno armonizzato gli ambienti delle tre diverse attività commerciali. Anche per l’atrio e la caffetteria Pigni ha chiesto poltroncine di velluto scegliendo colori che si legassero agli ambienti. Per l’esterno ha scelto sedie e tavolini in metallo che si rifanno alle creazioni (anni ‘60) di Mario Pedrali. I colori riprendono quelli dell’antico graffito all’esterno della stazione. Si ammirano inoltre pezzi recuperati dai salotti degli anni Venti e Trenta. Suggeriscono atmosfere dannunziane aiutati dai graffiti dell’atrio o la scala con decorazioni in finto marmo, le graniglie dei pavimenti, la scala in pietra di Sarnico, i vecchi serramenti.

Tabaccaia. Situata in posizione mediana tra Brescia e la Franciacorta, si trova Tabaccaia di Castrezzato, un complesso di edifici industriali di fine Ottocento, recuperato dalla struttura architettonica, i cui ampi spazi, articolati su una superficie di 10.000 mq, ospiteranno una serie di importanti eventi. Un luogo che darà spazio alla condivisione e agli incontri, uno spazio polivalente che proporrà numerose attività, tramite la collaborazione con le aziende e attività presenti sul territorio. Il punto di forza di questo progetto è proprio il suo legame territoriale, ospitando differenti esperienze, vuole diventare incubatore di idee e startup, promotore di cultura e coscienza ambientale, con eventi socio-culturali in continua evoluzione. Un open air aperto a tutti anche solo per concedersi una pausa, sorseggiare un buon bicchiere di vino, cenare degustando le numerose e differenti proposte culinarie offerte dallo street food, dal bistrot e dall ’osteria, che ospiterà grandi nomi della ristorazione italiana. In questo clima di “ripartenza” si inserisce la presenza di due aziende conosciute internazionalmente, ma legate a Brescia, Creative-Cables e SCAB Design. SCAB Design, azienda bresciana, ha arredato l’area bistrot con Lady B, una sedia dalla struttura in tecnopolimero robusta, in vari colori terra, mentre l’elegante e pratica poltrona extra-size Lisa Lounge Club, completa di sidetable, è l’oggetto cult di una installazione site-specific. Porta invece la firma di Creative-Cables l’illuminazione. L’azienda, già conosciuta e apprezzata per la sua collezione indoor, ha proposto EIVA, il primo portalampada cablabile e riaccessibile in classe IP65 al mondo, una soluzione inedita e creativa per creare la giusta atmosfera del building. Diverse possibili combinazioni per lampade da esterno colorate, durevoli, pratiche e funzionali.

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High Line. La nuova area urbana di High Line a New York è il frutto del progetto di riutilizzo, riqualificazione e trasformazione di una struttura industriale dismessa trasformata in un parco verde pubblico a 10 metri dal suolo. Il parco pubblico si sviluppa per circa 2,5 chilometri snodandosi attraverso Manhattan e ha di recente aperto al pubblico l’ultimo tratto, The spur, ispirato alle piazze europee. La High Line nasce come linea sopraelevata, costruita negli anni ’30 per collegare i magazzini e le zone commerciali di New York. Negli anni Sessanta, con la crescita del trasporto su strada, alcuni tratti furono tagliati e nel 1980 l’intera circolazione fu abolita e la linea cadde in disuso, tanto da subire, nel 1991, la demolizione del tratto a sud per lasciare spazio a une residenze. Nel 2000, l’allora sindaco Rudolph Giuliani firmò un documento in cui si ordinava la demolizione dell’intera High Line; ma le associazioni locali si organizzarono per contestare la decisione e con successo vinsero la causa in tribunale. Grazie ad un fondo iniziale per la riqualificazione del tratto di linea, High Line ha permesso di dare nuova vita alla città di Manhattan, trasformando quello che era un sito di archeologia industriale in un nuovo centro di commercio e mondanità. Il progetto rappresenta un recupero urbano di infrastrutture senza precedenti in USA ed è pensato come un nastro percorribile che si intreccia con le zone naturali del nuovo parco urbano, segnato da un sistema di unità prefabbricate che si collegano con la struttura sopraelevata. Si tratta del primo parco pubblico di questo genere negli Stati Uniti, ispirato almeno in parte alla Promenade Plantée di Parigi. La costruzione del parco sopraelevato ha implicato una rimozione preventiva di tutto ciò che era presente sulla struttura ferroviaria, come binari, zavorra di ghiaia, terra e piantagioni, detriti e un sottile strato di cemento. Molte di queste componenti, tutte etichettate ed esaminate in seguito alla rimozione, sono state riposizionate successivamente e integrate nel progetto, sottolineando ulteriormente la volontà di attuare un recupero conservativo. Questo intervento ha avuto la capacità di trasformare una vecchia ferrovia in una passerella pedonale alberata dimostrando l’importanza del rinnovamento urbano e del riciclo e la possibilità di attuarli assieme alla conservazione del patrimonio storico.

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Superkilen. Il progettista Bjarke Ingels, fondatore dello studio danese BIG, è un architetto visionario, che cerca tuttavia nei suoi progetti di trovare quella concretezza necessaria a rendere un edificio coerente con i bisogni dell’utente finale e della collettività. Infatti Superkilen è un esperimento architettonico ma anche artistico e sociale. Situato a Copenaghen, nel quartiere periferico di Norrebro, il parco urbano lineare Superkilen è molto più di un intervento di architettura del paesaggio e di riqualificazione di una periferia. Il quartiere di Norrebro è una zona difficile, popolata da numerose persone di diverse nazionalità, ognuna con la propria cultura e i propri usi e religioni. Il progetto intende riqualificare un’area di scarso valore urbanistico e allo stesso tempo vuole essere l’occasione per un momento di dialogo e di confronto tra i vari abitanti della zona. Il parco si articola in tre parti fondamentali, allungate su una striscia lunga oltre 750 metri. Le prime due sono caratterizzate da due differenti tonalità di colore: quella occidentale in sfumature di rosso e quella centrale in nero e grigio scuro. Si arriva poi in una terza zona “più tradizionale” a verde e prati. L'ampia piazza - costituita da grandi blocchi di quadrati geometrici rossi, arancioni e magenta - funge da estensione di un palazzetto dello sport adiacente che ospita una serie di attività ricreative e culturali, nonché un'infrastruttura di giochi per coinvolgere la comunità. La piazza contrassegnata in nero, permette alle persone del posto di incontrare una grande fontana marocchina o giocare ad una partita a scacchi. Infine uno spazio verde chiude il parco e fa da sfondo a una collezione surrealista di oltre 100 oggetti delle oltre 60 culture rappresentate, un vero riflesso della natura del quartiere locale. Questi pezzi sono stati accuratamente curati in stretta collaborazione con il pubblico e includono attrezzi da ginnastica, macchine per l'allenamento viste sulla spiaggia di Venice Beach di Los Angeles, scarichi fognari dall'Israele, palme dalla Cina e insegne al neon dal Qatar e dalla Russia, ognuna accompagnata da un piccolo targa che descrive cos'è e la sua origine. Il parco è una grande installazione a cielo aperto: per favorire l’integrazione i tre progettisti (oltre allo studio BIG che ha curato la parte architettonica, vi sono i Superflex per quella artistica e i tedeschi di Topotek1 per il paesaggio) hanno previsto di inserire nell’area almeno un oggetto per ognuna delle 57 comunità che vivono a Norrebro. Inoltre una pista ciclabile attraversa il parco come mezzo di collegamento tra ciascuna delle singole aree del parco, integrando allo stesso tempo lo spazio urbano in un contesto cittadino più ampio. aceri rossi, ciliegi giapponesi, larix, palme cinesi e cedri libanesi sono stati piantati per fornire ombra durante i mesi estivi più caldi, nonché per gli interessi visivi con la gamma di vegetazione rappresentata.

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Landschaftpark. Il bacino della Ruhr, uno dei luoghi più inquinati d'Europa, è stato protagonista di un rivoluzionario progetto di riqualificazione attraverso interventi di bonifica e rinaturalizzazione. Uno fra questi è il progetto del Landschaftspark, un’ ex area industriale siderurgica dislocata lungo il fiume Emscher. A causa dei molti centri di estrazione di carbone e di ferro, il fiume ha avuto problemi di alterazione dei suoi argini provocando molte inondazioni. Negli ultimi anni, al fine di migliorare il valore ricreativo del Vecchio Emscher, il profilo del fiume è stato ristrutturato. L’International Building Exhibition (IBA), tra il 1990 e il 1999, ha convertito un grande territorio industriale, situato a Duisburg in Germania, in un unico parco mettendo in relazione l’uomo e natura tra loro. I 200 ettari di superficie sono stati trasformati in un parco multifunzionale che rappresenta la combinazione di patrimonio industriale e culturale. Il vecchio impianto industriale, convertito e ristrutturato, oggi ospita una varietà di usi differenti: Un “parco dello sport” che offre la possibilità di praticare diverse discipline sportive: ciclismo; sport subacquei e alpinismo. Dal 1990, grazie al Gruppo tedesco di Alpinismo di Duisburg, esistono percorsi di arrampicata nei serbatoi del Parco. Il vecchio gasholder è un affascinante mondo subacqueo per lo sport, è uno dei più innovativi diving center della Germania. Molti monumenti industriali sono stati riconvertiti in piccole mostre interattive che ricordano la storia del DuisburgNord Paese Parco. Un mulino completo di tutti i comfort funziona come museo. Al fine di preservare l’habitat, la natura e le caratteristiche vegetative dell’area esistono delle zone dove la natura è lasciata libera, dove è possibile vedere una grande varietà di specie di uccelli, di alberi e di piante. Il Parco ha una propria azienda agricola, con capre e cavalli proprio accanto al mulino, dove è sorta una fattoria pedagogica con la finalità di lavorare sul risparmio e sull’uso responsabile delle risorse naturali. Il 20.000 mq della fonderia, costruita quasi 100 anni fa, sono stati trasformati in spazi per eventi organizzati per i programmi di incentivazione e in altre occasioni. Il Parco è un polo di attrazione per il divertimento ed è un insieme unico di grandi eventi, di programmi culturali e di funzioni. Vengono utilizzati per performance, concerti, spettacoli teatrali, spettacoli di danza, mostre, fiere, eventi, gala, presentazioni di prodotto, cinema.

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Officine Grandi Riparazioni. La nuova vita delle OGR (Officine Grandi Riparazioni), riqualificate e restituite alla città, passa da un'officina dei treni ad un’officina di idee. Le OGR è un maestoso complesso industriale di fine Ottocento nel cuore di Torino: sono state protagoniste della crescita della città per circa un secolo e a seguito della chiusura, avvenuta nei primi anni 90, l’abbandono e il degrado la stavano portando alla demolizione, poi fortunatamente scongiurata. Nel 2013 la Fondazione CRT acquista l’edificio a forma di H di circa 20.000 mq e 16 m di altezza, gli uffici e le aree scoperte e, tramite la Società OGR-CRT, ne avvia la riqualificazione. Mille sono stati i giorni di cantiere necessari a restituire alla città il nuovo cuore pulsante della creatività, della cultura e dello spettacolo proiettato verso il mondo. Cento milioni di euro investiti dalla Fondazione CRT per la rinascita della “cattedrale” della storia industriale di Torino. Soluzioni ad alto contenuto tecnologico, sostenibilità ambientale, salvaguardia del valore storico, flessibilità degli spazi, accessibilità for all, sono i principi ispiratori del grande intervento di ristrutturazione e recupero delle OGR: da ex Officine per la riparazione dei treni a nuove Officine della cultura contemporanea, dell’innovazione e dell'accelerazione d'impresa a vocazione internazionale. Spazi per concerti, mostre, performance, danza, spettacoli. Gli spazi sono concepiti per essere polifunzionali su un’area complessiva di circa 9.000 metri quadri, e ospiteranno in continua rotazione, mostre, spettacoli, concerti, eventi di teatro, danza e persino esperienze di realtà virtuale immersiva, in una vera e propria digital gallery. In particolare, le arti visive saranno localizzate nei tre “binari” ovest dell'area, le arti performative nell’ala est, che mantiene l’antica denominazione di “Sala Fucine”: quest’ultima è dotata di un palco ad altezze variabili, di tribune per il pubblico mobili e a scomparsa, di una cabina di regia. Una parte fondamentale degli spazi OGR Cult è il “Duomo”: l’imponente sala alta ben 19 metri, dove i vagoni dei treni venivano posizionati in verticale per le manutenzioni, sarà destinata a workshop e conferenze. Dettagli importanti sono alcuni murales sulle pareti, tracce del passato dell’edificio, sono stati conservati per renderli visibili al pubblico, in un gioco di rimandi e contaminazioni tra memoria e contemporaneità.

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In questa pagina: The High Line, New York, 2009. Passeggiata pensile ricavata a circa 9m di altezza sul tracciato precedentemente occupato dalla ferrovia sopraelevata.


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ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO: PROVINCIA DI BERGAMO.

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Analisi del territorio.

Nella pagina accanto: uno scatto del lago di Endine.

La provincia di Bergamo è una provincia italiana del Nord Italia che si trova in Lombardia. Con capoluogo Bergamo, conta ben circa 1.109.000 abitanti e grazie ai suoi 243 comuni rappresenta la terza provincia d'Italia per numero di suddivisioni comunali, dopo quella di Torino e di Cuneo, e l'ottava per popolazione. Bergamo provincia è situata al centro della Lombardia. Il confine occidentale è segnato tra lo spartiacque dei bacini dell'Adda e del Lago di Como a nord e dal fiume Brembo a sud. Il confine settentrionale segue lo spartiacque principale delle Alpi Orobie, mentre il confine orientale segue lo spartiacque tra la Val di Scalve e la Val Camonica, quindi il Lago d'Iseo e il fiume Oglio. Questo territorio occupa una superficie di 2.745,94 km² e possiede una morfologia variabile fino ai 3.050 m sul livello del mare. La parte settentrionale della provincia è principalmente formata da montagne, occupano il 64% della superficie e qui si trovano le principali valli bergamasche: la Val Seriana, la Val Brembana, la Valle Imagna, la Val di Scalve, la Val San Martino e la Val Cavallina. Andando verso sud si trova una conformazione del territorio più collinare con una superficie del 12% che comprende la porzione settentrionale dell'Isola bergamasca, i Colli di Bergamo e la Valcalepio, zona di produzione dei tipici vini bergamaschi e si estende per 70 km in larghezza, dall'Adda al lago di Iseo. La parte meridionale della provincia è compresa nella Pianura Padana di origine alluvionale che occupa una superficie del 24%, passando dall'alta fino alla media pianura che corrisponde alla Bassa Bergamasca, suddivisa in tre zone: Isola, Adda e il Brembo.

In questa pagina: uno scatto personale dei tornanti del Oltre il Colle per raggiungere il Rifugio Capanna 2000.

Clima. Il territorio di Bergamo secondo la classificazione dei climi di Köppen, gode di un clima tipicamente temperato delle medie latitudini (Cfa), piovoso o generalmente umido in tutte le stagioni con estati molto calde ed inverni abbastanza rigidi tipici delle zone pedemontane. Grazie alla presenza di molti laghi come il lago d'Iseo, le temperature invernali si presentano decisamente più elevate rispetto alla media della Pianura Padana. Il clima favorevole e piuttosto mite ha influito positivamente anche nella produzione di vino e olio, ed alla diffusione di alcune specie tipiche del Clima mediterraneo. Le precipitazioni medie annue sono superiori ai 1 165 mm, mediamente distribuite su 97 giorni; presentano un picco estivo ed autunnale e minimo relativo invernale. Si concentrano nei periodi compresi tra marzo e maggio e tra ottobre e novembre inoltrato. In base alla media trentennale di riferimento 1981-2010, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +3,1 °C; quella del mese più caldo, luglio, è di +23,8 °C.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: provincia di Bergamo

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: provincia di Bergamo


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Cenni storici. Sul finire della I età del ferro, il territorio di Bergamo, rileva una precisa fisionomia culturale e si possono trovare popolazioni diverse: dalla cultura centro-alpina, dalla fascia collinare e di pianura, più aperta agli influssi padani alla ”cultura di Golasecca” , cui appartiene il vasto abitato protourbano sorto verso il VI-V Secolo a.C. sul complesso collinare di Bergamo Alta, sul quale si insedierà la città romana e su cui insisterà la città medievale e moderna. A partire dal IV a.C. inizia una lenta immigrazione di popolazione galliche che aveva fatto fiorire i centri abitati e determinato lo sviluppo dell’abitato di Bergamo. Attraverso diverse vicende, i Romani sconfissero una ad una le tribù galliche, sino alla vittoria definitiva del Mediolanum (194 a.C.). Iniziò così un “processo di romanizzazione indiretta”: un processo che formerà la provincia della Gallia Cisalpina e farà mutare una ben configurazione giuridico-politica del territorio bergamasco. Nei quattro secoli di dominazione romana, l’urbanistica, l’economia e la cultura si fonderanno in un processo continuo di rinnovamento, di riqualificazione e di evoluzione. Durante questo periodo viene ampliata l’area coltivabile con interventi di disboscamento, di bonifica di aree paludose e all’interno delle stesse valli, in particolare in quella Seriana, si insediano numerosi “vici” (piccoli insediamenti in cui si aggregava la popolazione), generalmente sul fondovalle. Si verifica uno spostamento della popolazione degli abitanti di altura e di collina alla fascia collinare e al fondovalle, dove il terreno più facile da coltivare, garantisce sia una naturale difesa che un facile controllo delle vie di comunicazione tra la pianura e i valichi alpini. Inoltre le valli e le montagne vengono riscoperte per la loro ricchezza di giacimenti minerari. Con la romanizzazione si consolideranno alcuni percorsi tradizionali, inserendo lungo le vie di transito le mutationes che garantivano un punto ristoro e fornivano ai messi o ai veicoli che viaggiavano, un cambio dei cavalli. Mentre le mansiones, offrivano la possibilità di ricovero per merci e animali, nonché di pernottamento per i viaggiatori. A partire dal III secolo d.C. l’area della pianura padana acquisì sempre maggiore importanza, in quanto retrovia dell’organizzazione militare stanziata oltralpe. Complementare all’organizzazione militare romana avvenuta con la costituzione di Bergamo a municipium si procede alla formazione dell’impianto urbano principalmente di Bergamo, che comprende infrastrutture pubbliche, sistema viario, rete idrica e fognaria. La maggior parte della popolazione viveva però nel contado. Il territorio viene suddiviso in distretti, i pagi, che avevano un centro di riferimento dotato di luoghi per l’amministrazione della giustizia e per la preghiera. Un altro modello di insediamento diffuso sul territorio fu la “villa rustica”: struttura insediativa ubicata all’esterno delle mura cittadine, era suddivisa in edifici per la residenza signorile dei proprietari e ambienti destinati ai contadini e agli schiavi. Tra la prima età imperiale e quella tardoantica, si hanno profonde trasformazioni, sia con ristrutturazioni e rifacimenti di edifici pubblici o privati, sia con modifiche nella ripartizione e nella destinazione d’uso di alcune aree. Con l’editto di Teodosio il Cristianesimo diviene religione ufficiale dell’impero romano e il territorio bergamasco subisce una modifica dell'ambito urbano, con la conversione delle aree rurali in oratori presso le aree sepolcrali intorno il VI e VII secolo. Il passaggio tra romanità e Alto Medioevo è difficilmente ricostruibile per scarsità di dati, ma una continuità di vita è percepibile da isolati elementi relativi alle necropoli. Nel 538, durante la guerra gotica, Bergamo diventa un centro fortificato e durante il regno longobardo continuerà ad esser un punto strategico apparendo come centro fortificato per il controllo della pianura. Intorno a Bergamo si costruirà pezzo per pezzo tutti i borghi che conosciamo oggi.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: provincia di Bergamo

Mura di Bergamo Città Alta


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Analisi antropologica e demografica della provincia di Bergamo. Fonte sito: tuttitalia.it

Flusso migratorio della popolazione

Popolazione provincia di Bergamo 2001-2020 Andamento demografico della popolazione residente nella provincia di Bergamo dal 2001 al 2020. Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno. Grazie a questo grafico possiamo notare come la popolazione della bergamasca mantenga costante il numero della popolazione residente, con un leggero calo nel 2020.

1.120.000

1.060.000

985.000

0

Il movimento naturale della popolazione

Popolazione straniera residente in provincia di Bergamo al 1° gennaio 2021. I dati tengono conto dei risultati del Censimento permanente della popolazione. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia. Gli stranieri residenti in provincia di Bergamo al 1° gennaio 2021 sono 121.734 e rappresentano l'11,0% della popolazione residente.

125.000

100.000

80.000

40.000

0

Popolazione per età, sesso e stato civile 2021 48.000

20.000

Questo andamento chiamato anche saldo naturale, è determinato dalla differenza tra nascite e decessi della popolazione della provincia di Bergamo. I dati mostrano chiaramente che dal 2015 ci sono sempre meno nascite, mentre per i decessi, nel 2020 si è registrato un record di decessi per colpa della pandemia da Covid-19, ancora in corso.

15.000

10.000

5.000

0

Nascite

Decessi

La forma di questo grafico rappresenta la distribuzione della popolazione residenziale nella provincia di Bergamo per età e sesso. In Italia ha avuto la forma simile ad una piramide fino agli anni '60, cioè fino agli anni del boom demografico. Notiamo inoltre che la popolazione della bergamasca è costituita soprattutto da donne.

40.000

32.000

16.000

0

Femmine

Maschi

Grafici disegnati personalmente, per consultare quelli ufficiali visitare www.tuttitalia.it

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: provincia di Bergamo

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: provincia di Bergamo


7

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La provincia di Bergamo & il consumo del suolo. In Italia il 21,5% del territorio e il 9,74% delle aree costiere e marine sono protetti e le foreste coprono il 37% della superficie. Il consumo del suolo, al 7,1% del territorio, sta mettendo a rischio oltre il 30% delle specie di vertebrati e circa il 20% degli insetti, mentre crescono le specie aliene invasive (+11% all’anno dal 2000 al 2017). La provincia dove il consumo di suolo netto è cresciuto di più nel 2020 è Roma con 271 ettari di nuovo suolo artificiale, seguita da Brescia (+214) e Vicenza (+172). Crescite significative, comprese tra 100 e 170 ettari nell’ultimo anno, si riscontrano anche a Verona, Torino, Bari, Padova, Sassari, Lecce, Bergamo, Novara, Foggia, Chieti, Catania, Treviso. Coperta al 18,3% da boschi, con 31 aree protette, la provincia di Bergamo soffre per l’alto indice di consumo di suolo, l’11,8%. Il consumo del suolo è un fenomeno edilizio che deve fermarsi al più presto cercando nuove soluzioni, come ad esempio il recupero di intere aree abbandonate e degradate. In Lombardia ci sono 914 siti da bonificare e 3mila aree dismesse distribuite in 650 comuni. A far la parte del leone è la provincia di Brescia, con 214,5 ettari consumati in un anno, pari al 27% del totale regionale. Nonostante la virtuosità della città capoluogo, prima in Italia per recupero di suolo, l’incremento porta a 49.730 gli ettari bresciani cementificati, quasi alla pari con i 49.859 di Milano. Al secondo posto si trova la provincia di Bergamo, che su una superficie di quasi 377 ettari, ve ne sono circa 136 ettari di verde intonso sacrificati alle costruzioni, circa l’8%. Alcuni esempi di questi posti abbandonati sono: ex Reggiani, Ote, Sace, Gres di via San Bernardino, Molini Moretti, Molini di via David, Calcestruzzi di via San Sisto, a Colognola, Italcementi di viale Pirovano, ex Gasometro della Malpensata e tante altre. Nella maggior parte dei casi si tratta di poli industriali, che una volta fallita l’azienda, sono stati abbandonati. Una valutazione degli scenari di trasformazione futura del territorio italiano, nel caso in cui la velocità di trasformazione dovesse confermarsi pari a quella attuale, porta a stimare il nuovo consumo di suolo in 1.552 kmq tra il 2020 e il 2050. Se si dovesse tornare alla velocità media registrata nel periodo 2006-2012, si sfiorerebbero i 3.000 kmq. Sono tutti valori molto lontani dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che, sulla base delle attuali previsioni demografiche, imporrebbero un saldo negativo del consumo di suolo. Inoltre considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, si può stimare un costo cumulato complessivo compreso tra 81,5 e 99,5 miliardi di euro. Fonte Dossier fotografico sul consumo del suolo agricolo in Lombardia.

1999

2015

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: provincia di Bergamo

ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO: GORLAGO.

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Gorlago. La storia in breve Alcuni studiosi riconducono l'origine al latino GURGULACUS, citato in altri documenti come "Gurcolaco" (881) o "Gorgolaco" (949), a indicare l'antica presenza di un lago formato dalle acque del Cherio, poi risucchiato in un profondo gorgo. La ricchezza dei rinvenimenti archeologici, fra cui una piroga oggi conservata nel Museo archeologico di Crema, testimoniano la presenza di insediamenti umani già in età preistorica; tuttavia i primi documenti che la menzionano risalgono al basso Medioevo, epoca di cui sono testimonianza visibile alcuni resti di un castello e di altre fortificazioni realizzate in quel periodo. Coinvolta nelle lotte tra guelfi e ghibellini, subì sul finire del XIV secolo incendi e devastazioni. Fu solo a partire dal 1428, anno dell'annessione alla Serenissima, che Gorlago iniziò a risollevarsi. Non fu risparmiata dalla peste del 1630 ma epidemie, due di colera e una petecchiale, si verificarono anche durante la dominazione austriaca, precisamente nella prima metà del XIX secolo. La parrocchiale, consacrata nel 1761, ingloba la vecchia chiesa dedicata a San Pancrazio. Tuttavia il più antico fra i monumenti religiosi è la chiesa duecentesca di Sant'Andrea (o chiamata anche Sant'Anna), che conserva affreschi del '300. descrizione Territorio & mobilità Gorlago ha una conformazione collinare ed è situato nella parte centro-orientale del territorio provinciale di Bergamo a pochi chilometri a est del capoluogo di provincia. È compreso tra i comuni di Trescore Balneario, Carobbio degli Angeli, Bolgare, Costa di Mezzate, Montello e San Paolo d'Argon. A soli 3 km dall'abitato corre la strada statale n.42 del Tonale, della Mendola e per raggiungere la rete autostradale è sufficiente percorrere i 7 km che la separano dal casello di Grumello, che consente l'immissione nel tracciato autostradale dell'A4 TorinoTrieste. La stazione ferroviaria di riferimento, posta lungo la linea CalolziocorteRovato, dista appena 2 km. Il collegamento con la rete del traffico aereo è garantito dall'aeroporto più vicino, scalo tra i più importanti sulle rotte nazionali e internazionali, posto a 14 km, e dall'aerostazione di Milano/Malpensa, a 101 km, che assicura voli intercontinentali diretti. Più lontano è il porto commerciale e turistico, a 214 km. Economia Il sistema produttivo locale in parte è basato sull'agricoltura, in particolare sulla viticoltura e sulla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, e frutteti e sull'allevamento avicolo. Il settore secondario, punto di forza dell'economia, si articola nei comparti, metalmeccanico, tessile, edile, della produzione dei materiali da costruzione e delle materie plastiche; a questi si affiancano falegnamerie e mobilifici. Il terziario vanta, oltre al servizio bancario, attività di consulenza informatica e radiotelevisive private; la rete commerciale, di dimensioni sufficienti a soddisfare i bisogni essenziali della comunità, ne completa il quadro. L'offerta di servizi pubblici è commisurata alle dimensioni del comune: fatta eccezione per la biblioteca, non si registra la presenza di strutture sociali particolarmente significative. Nelle scuole locali è possibile frequentare le classi dell'obbligo. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno e quella sanitarie garantiscono il solo servizio farmaceutico: per le altre prestazioni è necessario rivolgersi altrove.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: Gorlago

Gorlago, Bg


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Attività commerciali. Alimentari -Conad City -MD S.p.a. -Pasticceria Giò e Marzia di Rovetta Giovanni

-Ortomercato Più -Dolce Forno -Il fornaio -Gust de casa

-Fruttivendolo -Souk El Maghrib Market -Gelateria/pasticceria Valcalepio

Ristoranti -Divinoinvino -Ristorante da Giovanni -Locanda dell'Antica Giasiera -Bella Italia Restaurant

-Sultan Village Spice -Pizzeria Pizza in Piazza -Pizzeria Social Pizza -Pizzeria da Kevin

-Il Bù family restaurant -Zen sushi -El Kebabbaro

Bar -Borderline -Lovely Pub -Bar Maria -Ottimaidea cafè

-Caffetteria del Centro -Big bar -Bar la Piazzetta -Dany's Bar

-Zenix -Bar Zodiaco -Luxur -Alpini di Gorlago

Localizzazione attività commerciali sul territorio:

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: Gorlago

Altro -L'Angolo fiorito -Fioreria la Margherita -Edicola Carrara Jessica -Farmacia Amaglio -Beretta gioeilli -Banca di Credito Cooperativa di Ghisalba -Intesa Sanpaolo S.p.a. -Namastè Salute centro -Estetica Vizi&Sfizi -Acconciature Daly -Acconciature Roberta -Ray acconciature di Laconi Raimondo -Lexis acconciature -Da Franco -Tabaccheria Esposito Roberta -I Mobili di Luca

-Mediacar -Mobili Fucili Diego -Autocomotti -Valli Home -Cartoleria Viola -Gieffegi Francesco -AutoCrew -M.A.R.C. -BERENICE TATTO -Bowling Gorlago -Ottica del Centro -Buffetti-Media Ufficio di Gorlago -Onoranze funibri Pedrini -MV Serramenti -Onoranze funebri Foglia -Artelegno Lab -Ambulatorio Veterinario -GR di Moreschi Giovanni & C. San Francesco -De.Sa.Motors -Valvoind -Aggiusta Tutto di Terzi -Vino&Giardino -Gifamec Group Snc Gianluigi -Impresa Milesi -Cine-Teatro Carisma -Eurocast -Gran Bazar -Bel-fer -Eni Station -Laini Alberto -Q8easy -Stazione elettrica Terna -GERRY GOMME

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: Gorlago


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Analisi antropologica e demografica di Gorlago. Fonte sito: tuttitalia.it

Popolazione di Gorlago 2001-2020

Flusso migratorio della popolazione

5.150

900

Andamento demografico della popolazione residente nel paese di Gorlago dal 2001 al 2020. Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno. Grazie a questo grafico possiamo notare come la popolazione di Gorlago mantenga costante il numero della popolazione residente, con un leggero calo negli ultimi 3 anni.

5.100

4.900

4.700

4.500

Popolazione straniera residente a Gorlago al 1° gennaio 2021. Gli stranieri residenti in provincia di Bergamo al 1° gennaio 2021 sono 746 e rappresentano l'14,5% della popolazione residente. La percentuale è poco più alta rispetto alla media provinciale che si aggira attorno all'11,0%.

680

450

200

0

Popolazione per età, sesso e stato civile 2021

Il movimento naturale della popolazione

250

70

Questo andamento è determinato dalla differenza tra nascite e decessi della popolazione di Gorlago. I dati mostrano chiaramente che dal 2008 ci sono sempre meno nascite, mentre per i decessi, nel 2020 si è registrato un record di decessi per colpa della pandemia da Covid-19, ancora in corso, come nel resto nel mondo.

50

35

15

La forma di questo grafico rappresenta la distribuzione della popolazione residenziale a Gorlago per età e sesso. Come si può notare le femmine sono in maggioranza e un altro dato, non poco importante, è quello che le femmine riescono a raggiungere una tarda età rispetto ai maschi.

200

100

50

0

0 Nascite

Decessi

Femmine

Maschi

Grafici disegnati personalmente, per consultare quelli ufficiali visitare www.tuttitalia.it

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: Gorlago

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Gorlago & gli spazi abbandonati. Nonostante sia un paese piccolo, Gorlago è un paese ricco di bellezze, da quelle paesaggistiche a quelle artistiche, presenti nelle varie Chiese e nelle diverse ville. Abbiamo molti dipinti di grandi maestri da Moroni a quelli del Caneva, nel castello Guarneri-Gozzini. Nonostante tutte queste grandi bellezze anche a Gorlago come nel resto della provincia, sono presenti molti edifici abbandonati. Uno fra questi è la Villa Siotto Pintor, la cui origine risale al 1300. Una villa rimasta senza abitanti, di cui l’ultima discendente della famiglia proprietaria è scomparsa nel 2005 e la villa oggi appartiene alla Parrocchia. Piante e arbusti con il tempo si sono impossessati di ogni spazio. A livello industriale ci sono due zone da tenere in considerazione: la prima riguarda la videoplastic, una piccola fabbrica che produceva plastica stampata che ha progressivamente ridotto la produzione fino all’attuale disuso. Infine vicino alla Stazione Elettrica Terna in Via Roma, è presente un’area molto estesa abbandonata che è vittima di degrado urbano ogni giorno. È uno spazio che ho sempre visto fin da piccolo, passandoci con la macchina, camminandoci accanto per andare a prendere il treno e ho potuto vedere l’evoluzione in peggioramento della zona. Per questo motivo ho deciso di prendere in considerazione questo spazio urbano per sviluppare il mio progetto di tesi, tenendo in considerazione tutto quello appena detto. Uno scatto di un particolare dettaglio degli interni della Villa Siotto Pintor a Gorlago.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: Gorlago

ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO: EX SPAZI STAZIONE ELETTRICA.

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Una foto aerea della zona di progetto.


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Gli ex spazi della Stazione Elettrica. Ieri Lo sviluppo della zona dove oggi si trova la Stazione Elettrica Terna a Gorlago avviene durante l'industrializzazione dell’Italia e nel 1910 ci si pone il problema come alimentare le fabbriche di Sesto San Giovanni. Per questo motivo si sviluppa una linea elettrica che va dalla Valcamonica fino a Sesto San Giovanni, che passa da Gorlago. Grazie alla nuova tecnologia dell’energia alternata, cioè il trasporto dell’energia attraverso i cavi elettrici, a Gorlago si costruisce una delle prime centrali elettriche che sfrutta questa tipologia di innovazione. Negli anni 30’ la Stazione Elettrica a Gorlago diventa un punto strategico, non solo per la possibilità di distribuire l’energia sul territorio, ma gli viene dato l’incarico di gestire tutto il patrimonio delle linee elettriche progettate e per questo motivo, la zona diventa un via vai di automezzi carichi di cavi elettrici e di tralicci da costruire. Durante la II Guerra Mondiale la centrale elettrica, presidiata dai militari Tedeschi, prende un ruolo ancora più rilevante, essendo un punto strategico per la distribuzione dell'elettricità sul territorio Lombardo. Il grande sviluppo avviene dagli anni 50’ agli anni 80’ dove la dimensione delle persone che ruotava intorno a questa cabina elettrica erano di 500 lavoratori. La “sfortuna” di Gorlago, in particolare per la centralità della stazione elettrica, fu l’introduzione della telegestione che permetteva ai lavoratori di autogestirsi da remoto, così portando all’auto smembramento del personale presente a Gorlago. Nel particolare la zona d’interesse del progetto, accanto alla stazione elettrica, si è sviluppata in vari periodi storici: l’edificio più alto che colpisce per la sua altezza e per i suoi dettagli costruttivi, è la cabina storica costruita nel 1910, che aveva un ruolo importante per la centrale, permettendo lo scambio dell’energia. Come gli ex alloggi, oggi demoliti, che permettevano ai lavoratori di dormire e lavorare fuori casa. Il capannone degli automezzi che ha una pianta rettangolare insieme all’edificio giallo (ex uffici) accanto alla cabina storica, sono stati costruiti dopo la guerra (anni 50’/60’), nel momento in cui la centrale si è ampliata per ospitare tutti i lavoratori. Oggi Se nel secolo scorso Gorlago e in particolare la Stazione Elettrica, prendeva una certa importanza, oggi la situazione è completamente ribaltata. Nonostante la stazione elettrica funzioni a pieno regime e sia gestita da Terna, società italiana operatrice nelle reti di trasmissione dell’energia elettrica, la zona a nord risulta abbandonata e degradata. L’area è una zona di passaggio, vittima di degrado urbano e di un notevole inquinamento ambientale, dovuto ai rifiuti sparsi sul terreno. Parlando con alcuni cittadini che abitano in zona, si sentono “stanchi” della situazione e nonostante si attivino autonomamente a ripulire l’area, in poco tempo la condizione peggiora nuovamente. Nonostante il perimetro dell’area sia chiuso parzialmente, non manca l’occupazione abusiva degli ex uffici che, come dalle foto, si può notare la grande quantità di sporcizia sul retro della cabina storica. Potrà mai questo luogo essere nuovamente un polo importante per la comunità di Gorlago e per le persone che vengono dall'esterno? Dettagli storici raccontati da Pezzotta Augusto, abitante della zona.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica

Vi a

Do

n

P. B

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et ti

Piazza Gregis

Stazione Montello-Gorlago

a

om

aR Vi

Stazione Elettrica Terna


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Situazione attuale.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica


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Il campo elettromagnetico della Stazione Elettrica, è un problema? La zona di progetto essendo accanto ad una stazione elettrica e Gorlago per il 30% del suo territorio ricoperto da enormi tralicci che trasportano energia elettrica, mi sembra opportuno porsi il quesito se il campo elettromagnetico possa recare danni agli essere umani. Nell’ambiente in cui viviamo siamo quotidianamente esposti a campi elettrici e magnetici caratterizzati da frequenze e intensità diverse: i campi generati da elettrodotti, elettrodomestici e computer producono una frequenza che va dallo 0 Hz agli 100 kHz, e vengono chiamati "campo elettrico a bassa frequenza". Il traliccio, che spesso è individuato come sorgente del problema, è in realtà parte della soluzione in quanto svolge due funzioni fondamentali ai fini della protezione. In primis, mantiene il conduttore alla massima distanza dal terreno, il campo magnetico decresce grosso modo linearmente con la distanza e quindi, sotto un elettrodotto, la posizione meno a rischio è proprio quella del traliccio. Essendo poi connesso elettricamente a terra, beninteso isolato dalla linea ad alta tensione, il traliccio annulla il campo elettrico che infatti non è mai stato considerato nel dibattito sull’adeguatezza dei limiti di esposizione. Per tutelare la popolazione e i lavoratori dagli effetti sopra descritti, i singoli paesi stabiliscono le proprie normative nazionali recependo Linee Guida internazionali che si basano su rassegne di tutta la letteratura scientifica pubblicata. Molti studi sono stati fatti inerente a questa materia e non esiste al momento alcuna evidenza scientifica di un qualche meccanismo di interazione bioelettromagnetica in grado di indurre gli effetti negativi su un essere umano a bassi valori di campo.

Progetti futuri. Pensare al futuro è un elemento fondamentale da tenere in considerazione nella progettazione ed è la base per progettare uno spazio “liquido”. Gorlago è un paese pronto per il cambiamento e ci sono due progetti interessanti da tenere in considerazione, simili tra loro, che potrebbero aiutare lo spazio da me progettato a renderlo ancora più visibile e interessante. Il primo riguarda “Un comune in pista”, e si tratta di una pista ciclabile che collega Gorlago e Carobbio degli Angeli: progetto del 2010 che non ha mai visto luce e ora grazie al contributo di 100mila € della Regione Lombardia sembra che questo progetto possa riprendere vita. Un altro progetto che è funzionale al primo è “Brescia e Bergamo capitali della cultura 2023” che riguarda la realizzazione di una ciclovia che attraversa i territori coinvolti, a partire dal 2023. Quest’ultimo dovrebbe passare per un tratto anche per Gorlago e sarebbe interessante, funzionale anche al primo progetto, far passare la pista ciclabile per Via Roma (strada su cui si affaccia principalmente l’area di progetto). I due futuri lavori permetterebbero a rendere innanzitutto Via Roma più visibile e di conseguenza anche il progetto da me pensato. Inoltre la situazione di Via Roma a livello pedonale non è tra le migliori e nonostante la carreggiata sia ampia, è priva di percorso sia pedonale che ciclabile.

Stazione Elettrica Terna, Gorlago

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica


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Collaborare con la comunità:

3. In che modo la "zona esterna" potrebbero aiutare la comunità di Gorlago e dare una nuova vita a questa zona?

risultati del sondaggio per il nuovo spazio.

1. Parco verde con zona relax. 2. Percorso vita. 3. Playground sia per bambini, adulti e anziani. 4. Installazioni d'arte inserite nel contesto urbano create dai cittadini di Gorlago. 5. Luogo creativo per i bambini della scuola dell'infanzia ed elementare. 6. Spazio esterno adibito per feste di paese come sagre, food track o altro. 7. Zona cani.

Ho creato un sondaggio per la comunità di Gorlago promosso tramite i social media e il passaparola tra le persone, in modo di aver un'idea generale di quello che pensa la comunità dello spazio degradato preso in questione e questi sono alcuni risultati delle domande richieste: Totale risposte: 228 1. Fascia d'età:

7

f. 15,8% e. 18% g. 10,1% h. 3,1% a. 2,2%

d. 25%

a. b. c. d. e. f. g. h. i.

<17 anni 18-24 anni 25-29 anni 30-39 anni 40-49 anni 50-59 anni 60-69 anni 70-79 anni over 80 anni

b. 14,9% c. 11%

2. In che modo gli "edifici" potrebbero aiutare la comunità di Gorlago e dare una nuova vita a questa zona? 1. Spazio culturale per l'organizzazione di eventi. 2. Spazio per il co-working. 3. Spazio creativo sia per bambini, adulti e anziani. 4. Orto botanico con spazio food dedicato. 5. Spazio per persone con disabilità pronte ad interfacciarsi nel mondo del lavoro. 6. Campo sportivo. 7. Community Hub. 8. Edificio scenografico. 9. Ristorante/bar.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica

4. Domani è il 2030, come ti piacerebbe vedere trasformata l'area di progetto? (Alcune delle 228 risposte) 1. Uno spazio culturale inserito in un contesto verde che possa essere luogo di ritrovo per la comunità durante i mesi estivi, per feste sagre concerti mostre. 2. Area culturale per le attività delle nostre associazioni. 3. Area per feste e concerti. 4. Un nucleo che aggreghi più persone con interventi fatti a far convergere più attività. Associazioni per le loro sagre, concerti per artisti del paese e non. Posto per far passare le domeniche alle famiglie immersi nel verde e nel parco. 5. Vorrei eliminare la desolazione che si avverte passando vicino a questa struttura. Un po’ di verde attrezzato farebbe bene. 6. Vorrei vedere un’area che si integra col contesto circostante, puntando ad una rigenerazione anche in funzione di chi raggiunge il treno a piedi. Un rigenerazione di quest’area dovrebbe essere seguita da un ripensamento di Via Roma. 7. Un centro sportivo con area verde. 8. Zona per la comunità dove si possono organizzare comodamente eventi o feste in particolare per i giovani, come concerti, sagre o feste.

Altre considerazioni. La comunità di Gorlago sarebbe molto entusiasta nel vedere quest'area rigenerata e alla domanda "Pensi sia necessario un intervento di rigenerazione urbana?", il 97% dei votanti ha risposto di sì. Inoltre il 92,1% delle persone definisce l'area degradata da un valore compreso tra l'8 e il 10, su una scala da 0 a 10, perciò viene visto come un degrado molto presente. Principalmente le persone passano accanto all'area di progetto per andare a fare la spesa (61,8%) o per tornare a casa (52,6%) e il mezzo preferito con cui si attraversa la zona è l'automobile (91,2%), tenendo conto delle persone che ci passano a piedi (32%), nonostante l'assenza di passaggi pedonali su tutta la Via Roma. Parole chiave: COMUNITÀ - SOCIALITÀ - VERDE - EVENTI - INTEGRAZIONE FOOD - RELAX - LAVORO - SPORT - FUTURO - SPAZIO CULTURALE

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica


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Analisi SWOT: Stato di fatto.

• Mobilità: A pochi metri fermata bus , mentre a 10 minuti a piedi fermata del treno Montello-Gorlago.

S

• Zona molto ampia con spazi verdi e location unica accanto ad una stazione elettrica ancora funzionante.

O

OPPORTUNITÀ

• Area molto frequentata durante il giorno (presenza di un supermercato e di varie realtà commerciali a pochi metri)

FORZE

• Posizione territoriale (zona molto trafficata grazie al passaggio della strada provinciale Sinistra Leno (SP 89).

• Comunità coesa: pronta ad intervenire per riordinare lo spazio dai rifiuti e dalle erbacce di cui è ricoperto il luogo.

• Edifici e spazi in degrado.

• Illuminazione scarsa che rende la zona poco sicura alle persone che ci transitano accanto.

DEBOLEZZE

• Inquinamento acustico dovuto dal rumore dell'energia che passa fra i tralicci elettrici.

• Trend in aumento del riuso degli spazi abbandonati. • Progetti futuri in grado di integrarsi nel contesto urbano di riferimento: "Un Comune in pista" & "Brescia e Bergamo capitali della cultura 2023". • Progetti futuri in grado di integrarsi nel contesto urbano di riferimento: "Un Comune in pista" & "Brescia e Bergamo capitali della cultura 2023".

• Rischio di gentrificazione.

• Area non troppo vicina al centro e strade poco servite da aree pedonali e di piste ciclabili: di conseguenza non raggiungibile da chiunque.

FATTORI INTERNI

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica

W

T

MINACCE

• Incuria delle aree verdi con grande quantità di spazzatura presente sull'area.

• Trend in aumento della responsabilità civile e della sostenibilità nelle città.

• Zone di periferia sempre meno esplorate per la maggiore centralità delle metropoli. • Peggioramento della situazione Covid-19, di conseguenza spazi interni meno utilizzati. • Mancanza di eventi necessari alla realizzazione degli allestimenti/mostre/esposizioni all'interno degli edifici di progettazione. • Mancanza di fondi per recuperare gli edifici storici presi in considerazione.

FATTORI ESTERNI

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica


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Il concept. Nella ricerca iniziale ho sottolineato più volte quanto oggi sia importante rigenerare gli spazi degradati e quanto essi siano fondamentali per le persone. La collaborazione con la comunità di Gorlago mi è stato molto d'aiuto e ho sentito la necessità di creare uno spazio "liquido", in grado di trasformarsi durante l'anno, permettendo di tenere vivo lo spazio urbano 365 giorni su 365 giorni. Il mio concept è un complesso polifunzionale innovativo rigenerato da un ex area di una Stazione Elettrica: un nuovo motore di trasformazione urbana, sociale e culturale che sente la necessità di creare socialità e aggregazione in un luogo vuoto di relazioni. Lo scopo del progetto è quello di attirare più persone durante tutto l'anno sia durante la stagione invernale, grazie alle varie programmazioni indoor negli edifici, che d'estate, grazie al parco urbano e con la possibilità di creare eventi all'aperto. Il progetto si compone principalmente da 3 spazi: L'ex magazzino [1], che diventa un complesso polifunzionale compreso di bistrò; La cabina elettrica, che legato al primo edificio continua la filosofia del bistrò e d'estate si trasforma in un palco per musica-evento; Ed infine, le ex case dei lavoratori, che si trasformano in un parco urbano.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica

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Capitolo II - Spazio Base


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Il target. Lo spazio sarà principalmente utilizzato da persone dinamiche che amano gli spazi che si trasformano di continuo, in base all’esigenza. In particolare lo spazio essendo dinamico abbraccia qualsiasi ceto sociale, ma per entrare nel dettaglio bisogna analizzare spazio per spazio: - La cabina elettrica e l’ex magazzino essendo "comunicanti" tra loro, abbracciano principalmente lo stesso target: si rivolge a tutta la provincia di Bergamo e di Brescia, con un’età che varia dai 18 anni ai 60 anni, senza distinzione di sesso o cultura. Sono persone a cui piace stare in compagnia e vivere gli spazi rigenerati, perciò attenti in un certo senso al tema della sostenibilità; fare sport; lavorare in un ambiente dinamico o individui che cercano di arricchirsi tramite la cultura. - Lo spazio esterno si rivolge principalmente durante il periodo invernale, alla comunità di Gorlago (spazio cani e passeggiata nel parco urbano), mentre nel periodo più caldo si rivolge a tutta la provincia di Bergamo e di Brescia, per la possibilità di creare eventi all’esterno. La fascia d’età varia anche in questo caso dai 18 anni ai 60 anni, senza distinzione di sesso o cultura. Sono persone che preferiscono stare all’area aperta e godersi la natura sia in un momento di svago che in un momento di relax.

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica


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Analisi SWOT: Progetto futuro.

• Mobilità: Nuove piste ciclabili e pedonali, che rendono sicuro il passaggio nella via.

FORZE

• Nuovo centro di aggregazione per la comunità di Gorlago.

S

O

• Ambiente: nuovo ampio spazio verde.

OPPORTUNITÀ

• Posizione territoriale (zona molto trafficata grazie al passaggio della strada provinciale Sinistra Leno (SP 89 e grazie al futuro progetto delle piste ciclabili).

• Inquinamento acustico dovuto dal rumore dell'energia che passa fra i tralicci elettrici.

FATTORI INTERNI

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica

W

T

MINACCE

DEBOLEZZE

• Aumento del valore della zona di progetto.

• Arrivo di nuove persone fuori da Gorlago per vivere lo spazio. • Trend in aumento della responsabilità civile e della sostenibilità nelle città. • Trend in aumento del riuso degli spazi abbandonati. • Progetti futuri in grado di integrarsi nel contesto urbano di riferimento: "Un Comune in pista" & "Brescia e Bergamo capitali della cultura 2023".

• Rischio di gentrificazione. • Zone di periferia sempre meno esplorate per la maggiore centralità delle metropoli. • Peggioramento della situazione Covid-19, di conseguenza spazi interni meno utilizzati. • Mancanza di fondi per recuperare gli edifici storici presi in considerazione.

FATTORI ESTERNI

Capitolo II - Analisi del contesto di riferimento: ex spazi stazione elettrica


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SPAZIO TENSIONE

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Il logo. Gli elementi grafici del logo si ispirano, in modo minimale, a due elementi fondamentali del luogo: "l'antica" cabina elettrica e i tralicci. La cabina elettrica è una struttura architettonica unica e maestosa, visibile da lontano. Mentre i tralicci, particolarmente presenti nello spazio urbano, rappresentano il collegamento tra Gorlago e le altre città, che è quello che Spazio Tensione vuole creare: un ponte sociale, culturale e innovativo fra le varie realtà presenti sul territorio. Per la parte tipografica si è voluto utilizzare due font sans serif differenti: Sora per la parte numerica, che rappresenta lo spazio temporale da cui tutto ha avuto inizio e da dove, oggi, parte un nuovo capitolo. Mentre per la parte letterale è stata utilizzata la font "Agharti". Il naming collegato alla parte grafica del logo, ci riporta alla tensione elettrica che i tralicci e la Stazione Elettrica producono giornalmente. Infine la lettera E "dinamica", riprende la figura del braccio del traliccio e definisce Spazio Tensione, un luogo liquido, versatile, che si adatta ad ogni necessità.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


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SPAZIO TENSIONE

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


140

141

Gli spazi.

on

.B nP

1. SPAZIO TENSIONE & BISTRÒ.

i ett

o

D Via

a Vi

A.

a

ot

l Va

PARCO URBANO

li

el er

a Vi

BISTRÒ 2.0 & SPAZIO LIVE.

on

L

.M

D

SPAZIO TENSIONE & BISTRÒ. Via Roma

2. BISTRÒ 2.0 & SPAZIO LIVE.

3. PARCO URBANO Mappa illustrativa dell'area di progetto.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


142

143

1. SPAZIO TENSIONE & BISTRÒ. Moodboard stato di fatto

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


144

145

Scala 1.200 UDM: cm

Pianta stato di fatto.

Lato D

B A 50

498

415

4900 50

515

515

515

515

515

515

518

160

40

160 671

Lato B

2140 C’

160

160

160

160

170

Ingresso 2

1300

C

440

Ingresso 3

2140

Lato A

170

447

160

735

750

160

Ingresso 1

498

515

515

515

515

515

515

515

518

4900 B’ A’

Lato C

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


146

147

Prospetti stato di fatto.

Scala 1.200 UDM: cm

Lato A

140 660

520

660

520

77 159 100

324

660

77 159 100

324

660

140

Lato B

40

40

735

130140

1301 24

735

24

799

40 40

40

21,67

419 799

21,67

19

419 801

19

40

172

172

801

40

2140

2140

2140

2140

424

660

134 102

Lato C

140,21

25

65

172

172

172

2

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

172

169 43

4910

Lato D

383

169 43

50

413

50

605

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione

140

4910

77 159

172


507

507

507

507

521

60 90

35

154

154

150

415

520

75

511

507

4910

4910

148

149

Sezioni stato di fatto.

Scala 1.200 UDM: cm Sezione B-B'

370

480

660

100

160

Sezione A-A'

40

25 49

752

59

420

20

310

20

461

49

49

165

1291

145

145

2140

116

Sezione C-C'

660

25 410

423

40

17,5 60 90

154

30

29 46 154

150

46 415

75

33 520

511

507

507

507

507

4910

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione

521

35

160 40

49


Moodboard bistrò.

150

1. SPAZIO TENSIONE & BISTRÒ. "Spazio Tensione & Bistrò" si inserisce nel contesto dell'ex magazzino della stazione elettrica. La prima parte dello spazio [a] si può definire "mezzadinamica": un bistrò che ha il ruolo di animare lo spazio 365 giorni su 365 e accogliere chiunque, creando un'esperienza di convivialità attraverso i sapori (collaborando con i fornitori locali di Gorlago) e varie programmazioni. Sempre nello stesso edificio, ma diviso in certi momenti, si sviluppa il secondo spazio [b]una parte fondamentale del progetto: Spazio Tensione. Spazio Tensione è uno spazio "dinamico" adatto alle persone che sono in cerca di un'esperienza unica grazie alla programmazione che si articola durante tutto l'anno. D'inverno lo spazio si sviluppa in un'area indoor, incentrato in parte sullo sport e sulla socialità. Mentre durante il periodo estivo lo spazio si apre verso l'esterno, grazie alle finestre scorrevoli, permettendo una diretta comunicazione tra l'interno e l'esterno e dando così ancora più spazio agli eventi più grandi come sagre o piccoli concerti.

Moodboard Spazio Tensione.

a. Bistrò

b. Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione

151


152

153

Sketch_cucina. Bistrò. Il bistrò permette di formare uno spazio in cui le persone possono creare socialità tra loro, parlando di lavoro, mangiando una pietanza del bistrò o semplicemente per rilassarsi per qualche momento. Lo stile degli interni è particolare e i mobili sono recuperati da arredi abbandonati e per questo motivo all'interno sono presenti diversi stili tra loro. Inoltre è presente una cucina a vista per dare la sensazione di un luogo senza confini che punta a creare legami fra tutte le realtà che interagiscono all'interno dello spazio. Infine ho predisposto uno spazio adibito alla reception, in caso di organizzazione di eventi all'interno del complesso.

Sketch_ingresso. Sketch_zona relax.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


154

155

Sketch_Modalità: diviso in 2.

Spazio Tensione. "Spazio Tensione" gioca un ruolo fondamentale nel progetto, in quanto permette di essere trasformato in base all'esigenza del momento. È un luogo "dinamico" che può diventare molte cose: uno spazio di co-working; uno spazio per corsi di formazione; uno spazio ricreativo, uno spazio per mostre ed eventi; uno spazio per praticare sport. Un luogo "liquido" pronto sempre al cambiamento. L'area può essere divisa in 3 zone diverse, permettendo di creare varie modalità di organizzazione. Questa divisione avviene tramite delle tende scorrevoli che si spostano su dei binari ben precisi. Inoltre ho progettato un'impalcatura mobile, in cui le persone si possono sedere e svolgere l'attività preferita.

Sketch_Modalità: diviso in 3. Lo spazio è diviso in due aree e nel primo caso rimane un' ampio spazio coworking, in grado di ospitare lezioni e corsi su prenotazione, il tutto prenotabile attraverso la reception che si trova in entrata, mentre lo spazio finale rimane sempre a tema sport. Le 4 sedute modulari mobili

Sketch_Modalità 3: tutto aperto.

Lo spazio è diviso in tre aree da ogni separatore. Essi sono suddivisi in questo modo: la prima parte, vicino al bistrò, rimane uno spazio co-working; lo spazio in mezzo può essere affittato per fare ad esempio uno shooting fotografico; mentre l'ultimo spazio può diventare temporaneamente un muro per fare arrampicata oppure svolgere attività fisica tramite gli elastici appesi alle travi del soffitto, per praticare trx (pratica di allenamento in crescita negli ultimi anni).

Senza separatori lo spazio diventa un grandissimo open space in grado di ospitare grandi eventi come mostre o come illustrato, un mercato al chiuso, in grado di ospitare sagre o eventi di socialità anche durante l'inverno, cosa che sul territorio Bergamasco e Bresciano è difficile trovare durante la stagione invernale. Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


156

157

Sketch_Varie modalità seduta modulare mobile.

Misure seduta modulare.

Scala 1.100 UDM: cm

La seduta modulare mobile è una parte fondamentale del progetto in quanto permette, in base al suo posizionamento, di dare dinamicità allo spazio attorno. Infatti i vari blocchi si possono collocare in vari modi: a piramide esterna, a piramide interna, a cerchio, a serpentina e in tanti altri modi. Il materiale utilizzato è il truciolato d'abete che permette un facile ed economico assemblaggio.

14

80

340

80

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione

245

30 30 30 30 30 30 30 35

500

190

40 40 40 40 30

28,5


158

159

Scala 1.200 UDM: cm

Pianta stato di ristrutturazione. Lato D B A

40

415

75

515

515

25

515

25

515

25

515

25

515

25

517,5

40 40

75

4900 25

40

497,5

750,44

90 210

WC 1

90 IGIENICO 210

103 210

40

497,5

25

515

25

515

25

515

25

515

25

515

25

515

25

515

25

517,5

4900 B’ A’

Lato C

RISTRUTTURAZIONE

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione

40

103 210

972,89

AREA BISTRÒ

C’

40

Lato B

103 210

Uscita d'emergenza

40163,5 113

751

C

103 210

2140

SPAZIO TENSIONE

115,61

Uscita d'emergenza

103 210

90 210

90 210

UFFICIO

Uscita d'emergenza

103 210

971,5

671

100 210

735 113 159,5

2140

WC 2

SERVIZIO

447,5

Lato A

WC 3

Ingresso & uscita

CUCINA BISTRÒ


160

161 50 410

419

Prospetti stato di ristrutturazione.

Scala 1.200 UDM: cm

Lato B

660

100

369

324

660

77 159

110 40 140

Lato A

40

1299

760

40

40

820

419

2140

2140

Lato D

50

77 159 324

Capitolo II - Spazio Tensione

660

660

110 40 140

410

419

Capitolo II - Spazio Tensione

820

40


162

163

2140 12

650 129 160

330

461

49

317

660

2140

49 151 40 145 40 145 40 165 26

272

227

330

461

100

660

227

650

100

100

20

272

12

123

164 72

49 151 40 145 40 145 40 165 26

20

814

424

2140

100

129 160

165 40 145 40 145 40 168

244

660

861

270

212

10

123

49

660

10 2140 12

650

660

317

Sezione B-B'

270

424

Sezione A-A'

Scala 1.200 UDM: cm

100

317

660

123

127

Sezioni stato di ristrutturazione.

127

164 72

814

660

12

650

49

49

212

861

244

165 40 145 40 145 40 168

4

2140

2140

207

150

207 125 25

233

230

511

100 33

507

33

507

33

507

33

60 90

355

150

507

33

521

35

4910

100

RISTRUTTURAZIONE

139

270

660

355

173

60 90

117 139

270

660

173

117

Sezione C-C'

507

33

507

33

507

33

507

33

521

35

207

207 125 25

233

230

910

511

33

507 4910

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione

33

507


164

165

Spazio relax

Cucina a vista

Naming logo & reception

Cucina a vista

Ingresso

Render Bistrò

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


166

167

Tutto aperto

Arrampicata

Tutto diviso

Mercato culinario

Diviso in due

Render Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


168

169

Spazio relax / zona studio / lezioni private

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


170

171

2. BISTRÒ 2.0 & SPAZIO LIVE. Moodboard stato di fatto.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


1 875

173

875

1

172

14 140

172

99 67

99 67

107

32 30 185 30 185 25 200 25140 25140 32 32 140 25 140 25 200 25 170 30 185 30 32 185140 2525200 140 25 25140 25 170 200 25140 1774

1774

Prospetto stato di fatto.

Pianta stato di fatto.

Scala 1.200 UDM: cm

Lato D

280

30

30

184

403

184

14

137

125

A’

125

137

1700

Lato C

250

140

160

86 99 67

250

500

140

99 67

160

500

129

28

397

162

400

50 1174

Capitolo II - Spazio Tensione

400

162 162

400

50

400

162

1174

Capitolo II - Spazio Tensione

397 28

14

28

28 1782

B’ C’

433

396 1782

Ingresso 1

Ingresso 3

50

396

Ingresso 2

Ingresso 4

396 1100

50 396

25

129

Lato A

B C

Lato B

Lato A

160

Lato B

140

129

250

280

1700 437

137

1100 403

250

129

140

433

A 160

86


174

175

Lato C

Scala 1.200 UDM: cm

30 185

291 47 245 1782

50100

291 47

180

282

72,82

875

875

1782

50100

245

Lato D

14 140

172

99 67

99 67

107

1774

1774

30

280

32 140 25 140 25 200 25 170 30 185 30 185 25 200 25140 25140 32

280

32 140 25 140 25 200 25 170 30 185 30 185 25 200 25140 25140 32

403

403

184

Capitolo II - Spazio Tensione 8

Capitolo II - Spazio Tensione


176

177

Sezioni stato di fatto.

Scala 1.200 UDM: cm

20

59

20

185

255

20

298

130

59

130

500

80

140 130

260

40 126

77

40

130

504

1782

606

500 40 126 20

626

298 255

180 30

130

185

40 126

606

500

59

20

130

20

504

260

130

504

1782

298 70 60 185 503

1782

40

626

77

Lato B-B'

1782

140 130

Lato C-C'

503

1782

60 185

255

70

298

298

Lato A-A'

80

Capitolo II - Spazio Tensione

325

50

800 1710

50

325

80

Capitolo II - Spazio Tensione

325

50

1


Moodboard.

178

2. BISTRÒ 2.0 & SPAZIO LIVE. "Bistrò 2.0 & Spazio Live" si colloca nell'antica cabina elettrica e continua la filosofia del primo edificio e vuole creare un ambiente più particolare e serioso. Si tratta di un Bistrò con uno stile tutto suo: piante, arredo sostenibile (mobili di seconda mano donati dalla comunità e rimessi a nuovo) e giochi di luci particolari ispirandosi alle opere di David Flavin, sono solo alcune delle particolarità che si possono trovare all'interno. Lo spazio principalmente utilizzato nelle ore serali cerca di invogliare la comunità a vivere lo spazio urbano anche nelle ore più buie. Mentre d'estate, in varie occasioni, si può trasformare in un palco per eventi musicali, generando un set unico e raro.

Capitolo II - Spazio Tensione

179


180

181

Bistrò 2.0.

Sketch_disposizione dall'alto.

Dal punto di vista architettonico la struttura dell'ex cabina elettrica è molto particolare e fa parte di un immobile di interesse storico e artistico. Ho deciso di preservare al massimo ogni dettaglio del disegno architettonico dello stato di fatto. Sui lati a livello del terreno si trovano dei gradini di 40 cm e per questo motivo ho deciso, in parte, di rialzare a livello dei gradini una pavimentazione così da creare un "soppalco" per creare altezza e dinamicità nello spazio. Inoltre il soppalco è munito di una rampa per persone con disabilità, in quanto il bistrò vuole essere uno spazio inclusivo.

Sketch_ingresso.

Spazio live. Durante il periodo estivo il bistrò si trasforma in un palco per eventi live. Il soppalco diventa la parte fondamentale dello spazio, in cui viene collocata la base per il palco. Inoltre la postazione bar presente originariamente nel bistrò rimane per dare la possibilità alle persone di prendere un drink o altri prodotti. Durante i concerti le ampie finestre presenti sul perimetro della ex cabina si aprono permettendo una diretta comunicazione con l'esterno.

Sketch_soppalco.

Capitolo II - Spazio Tensione

Sketch_palco.

Capitolo II - Spazio Tensione


182

183

Prospetto stato di ristrutturazione. Lato A

Pianta stato di ristrutturazione.

Scala 1.200 UDM: cm

Lato D 250

1700 438

A 137

250

140

160

160

140

Lato B

396 1100

B’

396

Lato B

129

Ingresso & uscita secodaria

Ingresso & uscita principale

50

1100

SOPPALCO

396

B

ZONA BAR

129

Lato A

396

129

140

129

160

250

137

125

A’

125

137

250

140

160

1700

Lato C RISTRUTTURAZIONE

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione

Scala 1.200 UDM: cm


184

185

Sezioni stato di ristrutturazione.

Lato C

Sezione A-A'

Lato D

Sezione B-B'

Scala 1.200 UDM: cm RISTRUTTURAZIONE

40

40

Prospetto stato di ristrutturazione.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


186

187

Zona bar

Soppalco

Illuminazione serale

Ingresso

Render Bistrò 2.0.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


188

189

Evento concerto

Allestimento palco

Render Spazio live

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


190

191

3. PARCO URBANO. Stato di fatto.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


192

193

Pianta Parco Urbano. Mq tot. 15420,38 m²

73 70

155

00

55 70

00

185

0

0 1415

Scala 1.1000 UDM: cm

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


Moodboard

194

3. PARCO URBANO Le ex case dei lavoratori si trasformeranno in un grande parco urbano adatto sia ai bambini che agli adulti. Questa parte di progetto, tiene conto dei consigli ricevuti dalla comunità: da un'area cementificata ad uno spazio verde dove natura e uomo possono coesistere. Incentrato sullo sport grazie alla pista da corsa; alle attrezzature outdoor; alla pista da skateboard e collegato alla pista ciclabile passante per Via Roma, il parco urbano diverrà un polo attrattivo che renderà questo spazio di nuovo vivo. Inoltre al playground ispirato al "Konditaget Luders" di Copenaghen, seguirò anche per quest'area la filosofia dello spazio "liquido" cercando di dare la possibilità d'estate di creare eventi per sagre o eventi esterni, che sono molto a cuore alla comunità, in una piazza dedicata, accanto al Bistrò 2.0.

Capitolo II - Spazio Tensione

195


196

197

Parco urbano. Sketch_piazza.

Sketch_area skateboard.

Sketch_playground/area relax.

Sketch_outdoor gym.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


198

199

1. Piazza. 4

3 2

La piazza è stata progettata per ospitare vari eventi: dalle sagre, in collaborazione con il bistrò e le varie realtà locali; concerti live, che permettono alle persone di stare all'esterno in uno spazio sicuro; infine, collegata alla pista ciclabile, offre molti posto bici, anche per le biciclette elettriche, in quanto si prevede un grande flusso di ciclisti, grazie alla nuova pista ciclabile che potrebbe passare per quella zona.

2. Playground/area relax. Dal sondaggio rivolto alla comunità si è potuto notare quanto le persone abbiano a cuore che il parco sia fornito di uno spazio dedicato al gioco, non solo per i bambini ma anche per i più grandi, in cui potersi rilassare e divertire allo stesso tempo. Panchine disposte in modo circolare favoriscono la socialità e la convivialità tra le persone, rendendo lo spazio ancora più inclusivo.

3. Area skateboard. Analizzando gli spazi urbani al di fuori di Gorlago ho potuto notare che difficilmente sono forniti da piste per skater e quanto questo sport stia diventando sempre più popolare. Per questo motivo, il progetto ha deciso di includere in mezzo al parco urbano, tra la fitta natura e seguendo il tema dello sport e della salute, una pista da skateboard.

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4. Outdoor gym. Una parte fondamentale del parco urbano è l'area della palestra all'aperto. Infatti, lo spazio offre ai propri cittadini vari attrezzi per praticare sport al di fuori da casa, invogliando la comunità a seguire uno stile di vita sempre più salutare. Inoltre sul maggior perimetro del parco, si snoda una lunga pista da corsa.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


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Outdoor gym

Postazione bici

Area skateboard

Playground & piazza

Playground

Render Parco Urbano.

Capitolo II - Spazio Tensione

Capitolo II - Spazio Tensione


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Trasformazione spazio urbano.

Prima.

Dopo.


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Fine.


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