Fiabe con i baffi di Giusy Quarenghi e Anna Curti

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FIABE CON BAFFI

e con il becco, la coda, le ali, le piume…

QUARENGHI – CURTI

JACOB E WILHELM GRIMM


QUARENGHI - CURTI

JACOB E WILHELM GRIMM

FIABE CON I BAFFI

e con il becco, la coda, le ali, le piume…


LUPO

e volpe

Tanto tempo fa, quando il cielo forse

era più grande, il lupo prese la decisione di non andare più in giro da solo

Perché non farsi anche il secondo?

Furba e agile lei, forte e prepotente lui,

e belò disperata. I contadini arrivarono

ma in compagnia della volpe.

avrebbero formato una coppia

imbattibile e, soprattutto, non avrebbero mai patito la fame.

«Ehi, Codalunga» le disse così appena

la incontrò, «trova da mangiare per me, o in due bocconi mi mangio te!»

«Conosco un posto con due agnelli;

puoi mangiare uno di quelli!» gli rispose la volpe, e prese un agnello. Il lupo se lo mangiò. Buono, molto buono!

Ma mamma pecora se ne accorse

di corsa e coprirono il lupo di botte. «Guarda come mi hanno conciato!» si lamentò lui con la volpe.

«Se tu ti fossi accontentato...» rispose lei, sventolando la coda nell’aria.

«Ehi, Pelorosso» disse un altro giorno il lupo alla volpe, «trova da mangiare

per me, o in due bocconi mi mangio te!» «Conosco un posto dove fanno

le frittelle; puoi mangiare un po’

di quelle!» propose la volpe, e rubò sei frittelle. Il lupo se le mangiò. Buone! Ancora, ancora!




Ma, maldestro com’era, mentre rubava fece cadere il piatto. La cuoca lo vide e lo prese a matterellate.

«Guarda come mi hanno conciato!»

Lo condusse nella cantina, e tutti

«Se tu ti fossi accontentato...» gli rispose

Lei prendeva un bocconcino e poi

si lamentò ancora il lupo.

la volpe, con il pelo ritto e un po’ stizzita. «Ehi, Orecchieapunta» le disse ancora il lupo, «trova da mangiare per me, o in due bocconi mi mangio te!» «C’è della carne in una cantina, ed è anche qui vicina!»

«Tu però vieni con me. Posso aver bisogno di te!»

«D’accordo, ma vedrai se fai l’ingordo!» lo avvertì la volpe.

e due si misero a mangiare.

correva alla porta per fare la guardia; lui si era sdraiato vicino al cibo

e mangiava, mangiava, mangiava.

Ma ecco che il padrone, insospettito

dai rumori, decise di scendere in cantina. La volpe, grazie alle orecchie a punta, lo sentì e se la filò veloce. Il lupo,

quando ci provò, rimase incastrato

nella porta: aveva mangiato così tanto che non riusciva più a passare.

E rimase lì a prendersi tutte le botte

che il padrone di casa riuscì a dargli.


TOPO

e gat to

Tanto tempo fa, quando il mare forse era più salato, un topo e un gatto

vivevano nella stessa casa. Saggiamente,

L’autunno era ormai a metà e il gatto,

si procurarono un bel pezzo di lardo

sciogliersi i baffi:

pensando all’inverno, alla fine dell’estate e lo nascosero in un posto segreto che sapevano solo loro.

L’autunno era appena iniziato e il gatto, al solo pensiero del lardo, si sentiva vibrare i baffi:

«Sai che mi è nato un bel nipotino?» disse un giorno al topo. «Bisogna che vada a trovarlo, ciao!»

«Come si chiama il tuo nipotino?» gli chiese il topo al ritorno.

«Appenaunpo’! » rispose il gatto,

leccandosi i baffi.

al pensiero del lardo, si sentiva

«Ho un nuovo nipotino!» ridisse al topo. «Ancora?»

«È figlio di mio fratello, l’altro era figlio di mia sorella. Vado e torno!»

«Come si chiama questo?» gli richiese il topo quando lo vide tornare. «Quasimetà! » rispose il gatto, rileccandosi i baffi.




«Soffriremo il freddo, ma non la fame!» squittì tranquillo il topo, e zampettò L’autunno era alla fine e il gatto, al pensiero del lardo, si sentiva cadere i baffi:

«Oggi vado a trovare il mio nuovo

verso il posto segreto.

Vi infilò il musino e fece un balzo:

«Ingordo e bugiardo che non sei altro! Te li do io Appenaunpo’, Quasimetà e Piùpernessuno.»

cuginetto. Ciao, amico topo!»

«Non arrabbiarti» miagolò il gatto,

«Piùpernessuno!» rispose il gatto

tu, io penso anche a te. Ti ho appena

«E il tuo cuginetto che nome ha?» con i baffi belli lustri.

Una notte, di colpo, giunse l’inverno.

«e mettiti tranquillo. Non è come credi trovato un posto dove potrai stare

al caldo per tutto l’inverno!» e di colpo

balzò sul topo e ne fece un sol boccone.


O LUPO CHE

e vQ ou l pae- Q u a - Q u a

Tanto fa, quando il cieloancora forse T anto tempo tanto tempo fa, quando

era più grande,che il lupo prese decisione non si sapeva due più duelafa quattro, di non andare di piùoche in giro da solo un bel branco bianche, morbide

Perché non farsi anche il secondo?

Furba agile lei, forte e prepotente di erbaetrifoglina a prendere il sole. lui,

e belò disperata. I contadini arrivarono

in compagnia della volpe. ema tonde se ne stava in un gran prato avrebbero formato una coppia Passò una volpe affamata, si fermò

e, soprattutto, non avrebbero eimbattibile al solo guardare tutti quei colli bianchi patito la fame. emai teneri si sentì l’acquolina in bocca.

«Ehi, Codalunga» le disse oggi così mi appena «Sono proprio fortunata, faccio

la incontrò, «trova da esclamò, mangiarebattendo per me, una bella mangiata!» o vento in duecon bocconi mi mangio te!» il la coda.

«Conosco posto cone due Le oche la un guardarono poi siagnelli; guardarono puoiloro, mangiare unomolto di quelli!» tra con l’aria moltogli rispose la volpe, e prese un agnello. Il lupo preoccupata. Qualcuna allargò le ali, se lo mangiò. Buono, moltoqualcuna buono! qualcuna si mise a correre,

cominciò a beccare la terra, qualcuna girò la testa dall’altra parte. E una prese addirittura la parola:

«Signora volpe, è nostro destino

finire mangiate, lo sappiamo bene...

Ma, per favore, non così presto, e poi non tutte, e non oggi, non subito, non adesso, sia gentile!»

«Niente storie per favore, queste sono

le vostre ultime ore!» fu la risposta secca della volpe.

«Almeno il tempo per un ultimo pensiero, per un saluto, un bacio, un addio.

Ma mamma pecora se ne accorse

di corsa e coprirono il lupo di botte. «Guarda come mi hanno conciato!» si lamentò lui con la volpe.

«Se tu ti fossi accontentato...» rispose lei, sventolando la coda nell’aria.

«Ehi, Pelorosso» disse un altro giorno il lupo alla volpe, «trova da mangiare

per me, o in due bocconi mi mangio te!» «Conosco un posto dove fanno

le frittelle; puoi mangiare un po’

di quelle!» propose la volpe, e rubò sei frittelle. Il lupo se le mangiò. Buone! Ancora, ancora!



LUPO

e volpe

Tanto tempo fa, quando il cielo forse

era più grande, il lupo prese la decisione di non andare più in giro da solo

Perché non farsi anche il secondo?

Furba e agile lei, forte e prepotente lui,

e belò disperata. I contadini arrivarono

ma in compagnia della volpe.

avrebbero formato una coppia

imbattibile e, soprattutto, non avrebbero mai patito la fame.

«Ehi, Codalunga» le disse così appena

la incontrò, «trova da mangiare per me, o in due bocconi mi mangio te!»

«Conosco un posto con due agnelli;

puoi mangiare uno di quelli!» gli rispose la volpe, e prese un agnello. Il lupo se lo mangiò. Buono, molto buono!

Ma mamma pecora se ne accorse

di corsa e coprirono il lupo di botte. «Guarda come mi hanno conciato!» si lamentò lui con la volpe.

«Se tu ti fossi accontentato...» rispose lei, sventolando la coda nell’aria.

«Ehi, Pelorosso» disse un altro giorno il lupo alla volpe, «trova da mangiare

per me, o in due bocconi mi mangio te!» «Conosco un posto dove fanno

le frittelle; puoi mangiare un po’

di quelle!» propose la volpe, e rubò sei frittelle. Il lupo se le mangiò. Buone! Ancora, ancora!


E anche per l’ultima preghiera, non si sa mai» insistette l’oca senza scomporsi. «Parli troppo tu, carina; proprio te

mangerò per prima! E muoviti con questa tua preghiera, voglio digerirti prima che sia sera!»

A quella risposta l’oca capì che la volpe non aveva nessuna voglia di scherzare

e anche che non era una tipa paziente. Allora si concentrò, si fece seria seria, aprì appena un poco le ali, spalancò

il becco... e nel cielo esplose un sonoro e accorato qua-qua-qua.

La prima oca non aveva ancora chiuso il becco, e la seconda aveva già aperto il suo: e via un altro qua-qua-qua.

La prima e la seconda oca erano ancora con il becco spalancato che s’aggiunse la terza: qua-qua-qua, e poi la quarta, e la quinta e la sesta e la settima...

Insomma, tutte, a una a una proprio tutte. Tra prato e cielo era tutto

un qua-qua-qua sonoro e accorato. Fin quando andarono avanti?

Per sempre. Le oche fanno qua-qua-qua ancora adesso. E la volpe?

Già, dove è finita la volpe?


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