Le pietre parlanti

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IL MOLISE NASCOSTO VOLUME I

FRANCO VALENTE

LE PIETRE PARLANTI SAN GIORGIO DI PETRELLA TIFERNINA


© COPY FRANCO V LE PIETRE


YRIGHT VALENTE PARLANTI



IL MOLISE NASCOSTO Collana di storia arte e architettura diretta da Luigi Valente

FRANCO VALENTE LE PIETRE PARLANTI SAN GIORGIO DI PETRELLA TIFERNINA


In copertina Lunetta del portale (X-XI sec.) Chiesa di San Giorgio, Petrella Tifernina

FRANCO VALENTE Le pietre parlanti - San Giorgio di Petrella Tifernina Collana Il Molise nascosto - Volume I Testi e foto Franco Valente Progetto grafico Luigi Valente e Laura Potito Stampa ARTES Š REGIA EDIZIONI Giugno 2015 ISBN 978-88-98164-16-5


In memoria di Antonio Pizzi di Petrella Tifernina (+ 2014), eccellente magistrato, ma soprattutto uomo di cultura e grande amico.


SOMMARIO

Le pietre parlanti

PRESENTAZIONE

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INTRODUZIONE

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S.GIORGIO MARTIRE Un santo tra storia e leggenda

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LA GESTIONE DEL POTERE Longobardi e Normanni

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S. GIORGIO MARTIRE A PETRELLA Teologia e ideologia

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DON ALFONSO CARAFA La statua di S. Gaetano a Napoli

65

UNA BALAUSTRA DEL XVIII SEC. Riflessi del concilio di Trento

77

L’ARCHITETTURA DI S. GIORGIO Un impianto basilicale anomalo

85

LE PIETRE PARLANTI Il bestiario cristiano di S. Giorgio

97

I LEONI Segni di potenza

101

IL PORTALE PRINCIPALE Alferid il lapicida

109

I DUE PORTALI SUI FRONTI LATERALI Animali domestici e animali selvatici

135

PIETRE PAGANE Tre reperti di provenienza romana

155

ELEMENTI ERRATICI RIUTILIZZATI I segni longobardi

159


PAVONI, CERVI E TRALCI VITINEI L’immortalità e l’infinito

165

I CAPITELLI Le immagini del peccato

179

ADAMO CHE ESCE DALLA TOMBA La resurrezione dell’uomo

217

LA CARBONEA NIGREDINE E L’AGNUS DEI Il nero e il bianco

227

L’ESALFA I numeri perfetti

233

GLI ACROBATI La paura del mistero

237

LA SIRENA BICAUDATA La lussuria

243

IL TORO Cristo sacrificato

255

I SIMBOLI Bibliografia

265


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PRESENTAZIONE

E’ con gioia ardente che presento questo testo di Franco Valente - “Le Pietre Parlanti”. Lo faccio sia perchè la Chiesa di Petrella è un capolavoro d’arte che va sempre più studiato, conosciuto e fatto conoscere, ma soprattutto perchè si inserisce in una collana di storia d’arte e architettura del Molise. Sentiamo cosi vera la forza profetica dell’enciclica “Laudato si” con la quale il Papa ci ha chiesto di custodire la Terra nella quale siamo nati. La custodia, infatti, non è solo di natura ecologica ma è primariamente di natura culturale. Se sapremo consapevolmente conoscere le ricchezze che la natura, la storia e il territorio ci hanno donato, saremo ancora più capaci di custordirne intatta la bellezza nativa, come grembo fecondo di vita. Non mancherà poi l’opportunità di valorizzare questo volume per la catechesi dei giovani, le pietre erano parlanti, perchè di fede ci volevano parlare, e vogliono parlare con la stessa intensità ed eloquenza vivacissima anche alle generazioni odierne, specie ai ragazzi e ai giovani che guardano amirati e stupiti i leoni, Giona restituito alla vita già sulla lunetta d’ingresso, la Sibilla con il suo mistero d’amore , le stelle a sei punte, gli animali antropomorfici, il toro.... Vertice di questa straordinaria catechesi, fatta di pietra sarà il fonte battesimale con la progressiva introspezione della sequenza numerica: dal 3 simbolo della Trinità al 4 che ci ricorda l’armonia della terra; dal 6 che richiama il giorno della creazione all’8 icona della risurrezione. Così l’uomo, immagine della Trinità, ma impastato di terra, scende nel fonte battesimale come creatura del sesto giorno, per rinascere come figlio della risurrezione nell’ottavo giorno. Questo libro, come del resto tutta la collana, aiuterà di certo la gente del Molise a ravvivare la propria identità culturale e sociale per una crescita politica ed economica. Tutti impegni che partono sempre dalla dimensione religiosa, fondativa di


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ogni attività, nel rispetto del creato come casa di Dio e dell’uomo. Auguri di vero cuore, con un grazie ai collaboratori e la certezza della benedizione di Dio. + mons. GianCarlo M. Bregantini Arcivescovo di Campobasso Una bellezza nascosta è una bellezza che non esiste. Di quest’assunto Franco Valente ha fatto una missione. Architetto e cantore, una professione che fa da sfondo alla passione, non solo del racconto ma, attraverso il racconto, dello studio e della custodia della Bellezza. Impegno inteso innanzitutto come culto d’amore per il nostro Molise. Da anni libero, a tratti anarchico, aedo nelle piazze dei nostri borghi più affascinanti, Valente fa sintesi adesso e raccoglie in forma scritta il successo di narrazioni che, semplici nella forma, potenti nei contenuti, hanno colpito, commosso, un pubblico che in una sospensione ammirata ha goduto di lezioni uniche di arte e storia. Anche così possiamo interpretare la nuova sfida intrapresa con la collana “Il Molise nascosto”, un’opera omnia, scandita in volumi monografici, che ci portano dentro ai misteri mai completamente svelati di una terra che nel silenzio da sempre conserva intatta tutta la sua potenza. Ora una voce, ora una forma. Un’opera omnia, come vogliono le premesse e come vogliamo anche noi, che porta il Molise fuori dal Molise nella scommessa finale di invitare e spingere il lettore alla conoscenza diretta del nostro Molise, dei suoi tesori, il cui pregio Franco Valente ci illustra con una sapienza scientifica assoluta, ma sempre leggera, frizzante, sempre lontana da paludamenti accademici. Anche questo è un suo grande merito. Con leggerezza, entriamo in un mondo che certo non è leggero per la sua storia, ma ricco, talvolta persino oscuro perché lontano nei secoli. Franco Valente accorcia le distanze per noi e ci fa conoscere da vicino, per cominciare, l’identità delle Pietre Parlanti della splendida Chiesa di San Giorgio a Petrella Tifernina. Tempio miliare del Medioevo molisano, non a caso emblema, assieme ad altre straordinarie opere artistiche, per la nostra regione della “Potenza della bellezza” in mostra all’Expo di Milano. Inizia così il lungo e appassionato


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viaggio nell’arte, nell’archeologia, nella storia e nell’architettura che Valente, prendendoci per mano, fa fare a tutti noi, capitolo dopo capitolo. La gratitudine che sentiamo per Franco è tanta ed è piena. Paolo di Laura Frattura Presidente Regione Molise Nel rendere testimonianza della gratitudine che sento di dover esprimere nei confronti del lavoro che Franco Valente ha voluto dedicare al nostro Territorio, trovo appropriato trascrivere un brevissimo passo di un’ intervista che il Prof. Giulio Carlo Argan concesse, nel lontano anno 1972, al quotidiano La Nazione, nel quale è ben riconoscibile, accanto al suo magistero di finissimo critico d’arte, la sua esperienza di amministratore locale: “La Storia dell’Arte -affermava Argan- deve aiutare a prendere consapevolezza storica del proprio ambiente, dove si cresce e si vive. Il suo studio dovrebbe essere sviluppato con stretto riferimento alla propria città e al patrimonio artistico locale”. Ebbene, il libro di Valente si colloca proprio in questo solco, disvelando, attraverso una virtuosa e approfondita analisi storico-artistica della nostra chiesa di San Giorgio Martire, l’antica tradizione e la cultura del nostro Paese, a tratti andata perduta, come spesso accade, insieme alla memoria dei nostri antenati. Da questo punto di vista, l’opera è particolarmente meritoria, perché fa rivivere e restituisce, all’esperienza emotiva ed intellettuale di tutti gli abitanti di Petrella Tifernina, le radici, non solo religiose, ma anche etiche e civili, del nostro attuale stare insieme. Con questa consapevolezza e con l’auspicio che il libro possa trovare vasta e positiva accoglienza, soprattutto nelle menti e nei cuori delle giovani generazioni di lettori, constato che, grazie alle belle pagine che seguono, il muto brusio delle pietre petrellesi si è trasformato in una chiara, suadente e penetrante Voce narrante. Alessandro Amoroso Sindaco di Petrella Tifernina Nello scenario di un territorio frastagliato e di paesi arroccati in stato di decadenza, lungo le colline del territorio molisano ecco all’improvviso delle chiese romaniche bellissime, silenziose, troppo spesso sconosciute.


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LE PIETRE PARLANTI

Trovo, per questo, molto appropriato il titolo “Il Molise nascosto” della Collana da pubblicare e di cui il presente volume rappresenta la felice apertura. Anche la Chiesa di San Giorgio martire in Petrella Tifernina, fuori dai circuiti turistici famosi ma vera e inestimabile perla dell’arte romanica non sfugge a questa realtà di secolare oblio e si presenta all’improvviso allo stupore dell’incredulo visitatore. L’arch. Franco Valente ne è rimasto evidentemente affascinato e, sostenuto dalla forte passione per l’arte e dall’entusiasmo per il bello che lo caratterizza, ha profuso ingegno e impegno per riproporre a noi la ricchezza e bellezza del messaggio religioso delle sue “Pietre parlanti”. Un vivissimo grazie per questo ulteriore, lodevole e meritevole contributo a riportare nei circuiti nazionali e internazionali i tesori di arte che nei secoli passati sono stati punti di riferimento obbligati per pellegrini e soldati di ogni parte d’Europa diretti al santuario di san Michele arcangelo nel Gargano o in Terra santa. Nella ricchezza e profondità dei messaggi di fede scolpiti sulla pietra, resi ancor più vivi dalla predicazione dei Padri Benedettini, i più benemeriti evangelizzatori dell’Europa medievale, i passanti trovavano la forza di proseguire il loro viaggio fino alla meta, nonostante gli innumerevoli disagi e i pericoli anche mortali, cui andavano incontro. Non si tratta però soltanto di meritevole sforzo per recuperare la memoria di un passato glorioso. E’ ancor più rendere il dovuto omaggio alla fede incredibilmente viva e creativa delle generazioni passate. Questi grandi monumenti di arte e di fede sono lì a testimonianza che pur risiedendo in contesti incomparabilmente più piccoli e poveri rispetto a quelli cittadini, gli abitanti dei nostri piccoli borghi non erano secondi a nessuno nel fervore religioso e, in virtù di esso, hanno saputo reagire realizzando opere addirittura competitive, che ci lasciano stupiti. “A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti”, scriveva U. Foscolo. Di qui allora l’auspicio, molto sentito e da tanti condiviso, che la presenza di questi monumenti infervori ancora le giovani generazioni, incoraggiandole a rimanere nel nostro territorio e ad impegnarsi a valorizzare tante belle risorse artistiche, ambientali e peculiari, che “bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta”. Don Domenico Di Franco Parroco di S.Giorgio


LE PIETRE PARLANTI

SAN GIORGIO DI PETRELLA TIFERNINA




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S. GIORGIO MARTIRE Un santo tra storia e leggenda

S. Giorgio è uno dei santi ai quali la Cristianità rivolge particolare attenzione, ma proprio la sua immagine a rilievo che si conserva a Petrella costituisce il primo dei misteri che avvolgono questo straordinario e pressoché sconosciuto monumento medioevale che gli è dedicato. Non siamo in grado di sapere se sia stato solo Alferid l’autore di tutto l’apparato iconografico della prima chiesa longobarda dedicata a S. Giorgio nel nucleo antico di Petrella Tifernina. Sicuramente, mentre operava alla realizzazione di quella lunetta che poi, dopo vari smontaggi e rimontaggi, venne a far parte definitivamente della facciata della basilica, ebbe una serie di collaboratori che lavorarono seguendo le sue indicazioni. Esistono, comunque, caratteri stilistici molto precisi che permettono di dire con sufficiente sicurezza che, se non fu solo la mano di Alferid a realizzare tutte le figurazioni provenienti dalla chiesa più antica, certamente egli fu il capomastro di una cerchia di lapicidi che lavorarono a stretto contatto con lui e dopo di lui e dei quali non conosceremo mai l’identità. Possiamo ritenere che egli abbia realizzato nella basilica che è dedicata a S. Giorgio anche l’unica rappresentazione del santo che infilza il drago? Questa pietra una volta poteva essere vista da chiunque si avvicinasse alla chiesa perché è sistemata sulla facciata laterale meridionale, in prossimità dello spigolo che si forma con la facciata.

S. Giorgio Martire a cavallo uccide il drago (X-XI sec.)


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LE PIETRE PARLANTI

Civitacampomarano. S.Giorgio (XVIII sec.)


S. GIORGIO MARTIRE

Scapoli. Paolo Saverio Di Zinno. S.Giorgio (XVIII sec.)

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che oggi versa in uno stato di deplorevole abbandono anche per una serie di inconcepibili sovrapposizioni di colore, a Petrella già veniva portata in processione la statua argentea che era stata fatta a Napoli nel 1737. E’ una rappresentazione canonica di S. Giorgio a cavallo, vestito di una corazza con gonnella e cimiero, che infilza il drago con un’asta. Il santo è interamente d’argento come la lancia, mentre sono di bronzo il cavallo e il drago. Si tratta di un’opera pregevole di argenteria la cui provenienza e la cui data di esecuzione è attestata da tre bolli applicati sulla gonnella del santo: NAP 737, con corona, e le iniziali G/DB, PGC e VV. Complessivamente il gruppo è alto poco più di 100 centimetri e si ispira alle produzioni degli argentieri napoletani della fine del XVII secolo tra i quali spicca la figura di Lorenzo Vaccaro che ne aveva realizzato uno alla fine del secolo in piccole dimensioni ma con il costume militare, il cavallo e il drago sostanzialmente analoghi. La data del bollo è particolarmente significativa perché nel 1737, come vedremo più avanti, un filo molto concreto legava Petrella alla capitale partenopea grazie all’intensa attività che vi svolgeva Alfonso Carafa, titolare del feudo. Questi, proprio in quell’anno, rivendicando il titolo di Duca di Montenero (Valcocchiara), di Rionero e signore di Petrella, ebbe parte concreta nelle attività costruttive della grande basilica di S. Paolo Maggiore di Napoli, che era la chiesa dei Teatini, l’ordine religioso dei quali Gian Pietro Carafa, poi divenuto papa Paolo IV, era stato il fondatore. Dunque nella cerchia di Lorenzo Vaccaro, che fu particolarmente attivo con i Teatini, va cercato l’autore della statua di argento e di bronzo di S. Giorgio di Petrella il cui nome è oggi ancora sconosciuto. Nella chiesa di S. Paolo Lorenzo Vaccaro oltre di aver fatti tutti li pilastri, e membretti di marmo, è un S. Angelo Custode di palmi otto nella cappella a lui dedicata; hà fatto nel Succorpo oltre dell’architettura di marmo, quattro bassi rilievi, che esprimono azioni di S. Gaetano14. Petrella. S. Giorgio a cavallo uccide il drago (Napoli 1737)


S. GIORGIO MARTIRE

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S. GIORGIO MARTIRE A PETRELLA Teologia e ideologia

Le vicende architettoniche di S. Giorgio Martire di Petrella sono ancora avvolte nel mistero e si sarebbe dovuto approfittare dei vari restauri ministeriali per trovare il bandolo della matassa. Ultimamente una ricca monografia sull’insigne monumento27, pur se costituisce una occasione di riflessione per la grande quantità di interpretazioni che vengono proposte, non ha risolto i problemi fondamentali della cronologia dell’apparato architettonico che ancora rimangono avvolti dalla nebbia del tempo. A cominciare dalla lettura della enigmatica epigrafe posta nella lunetta della facciata che, malamente interpretata da tutti coloro che fino ad oggi l’hanno analizzata, ha portato decisamente fuori strada per l’attribuzione dell’epoca di costruzione e dell’autore dell’opera. Addirittura anche le lettere più chiare che riconducono ad un personaggio il cui nome è Alferid sono state stravolte per individuarvi un inesistente Maestro Epididio. Senza dire della fantasiosa ricostruzione della data 1211 dove si è interpretata in maniera conclusiva una parola della quale sopravvivono solo quattro lettere (....MDEC..) e che è stata letta (millesimo.ducentesimo.u)MDEC(imo)! Anche l’ottimo rilievo architettonico, rimasto insuperato, eseguito da Maria Rosaria Napoleone e Pierluigi Pontico nel 1988 non era riuscito a chiarire i misteri delle anomalie architettoniche28. Enigmi insoluti proprio per le incongruenze strutturali che questi rilievi hanno evidenziato. Soprattutto per la illogicità delle semicolonne

S.Giorgio Martire. Il campanile





IL PORTALE PRINCIPALE

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I CAPITELLI

Le immagini del peccato

Appare chiaro che la prima fase normanna, che presumibilmente è collocabile alla fine dell’XI secolo, è connotata dalla realizzazione di un organismo architettonico a simmetria bilaterale rigidamente fondato in pianta sulla successione geometrica di due quadrati che sono limitati sul lato corto dalla facciata interna e dalla linea teorica su cui si aprono i catini delle absidi semicircolari. Un organismo teoricamente semplice in cui la ripartizione interna a tre navate separate da un colonnato ripete quei modelli costantiniani che erano stati caratteristici anche delle architetture longobardo-carolinge e desideriane. Nulla di nuovo, dunque, sembrerebbe di poter dire, se non intervenissero due elementi caratteristici: il capitello sfero-cubico e la colonna-pilastro polilobata. Vediamo prima di tutto i capitelli sfero-cubici che, dunque, insieme alle colonne polilobate, sono un vero e proprio marchio di riconoscibilità dell’architettura normanna e più precisamente dell’architettura immediatamente successiva alla metà dell’XI secolo. Si tratta di parti strutturali dell’edificio che, nella sostanza, hanno la stessa funzione strutturale dei capitelli longobardi più vicini nel tempo o di quelli canonici dell’architettura greco-romana. Sarebbe stato facile per i maestri costruttori dell’XI secolo ripetere modelli già sperimentati. Invece in qualche parte dell’Europa oc-

L’ acrobata Pagine seguenti Capitello con i cerbiatti


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