Rogge e mulini in friuli

Page 1

MULINI E ROGGE NEI PAESI DEL FRIULI STORIE E IMMAGINI CLASSE 3^ C i.T.G.”G.G.Marinoni” Udine A. S. 2010 - 2011


Il mugnaio in passato, era la professione più diffusa nel Friuli e i mulini ad acqua hanno rappresentato per molto tempo un punto d’incontro per la gente umile e laboriosa. L’ambiente attorno al mulino era un insieme di tradizioni e vita campana, nei pressi del mulino c’era l’abitazione del mugnaio, tutto attorno campi, boschi o boschetti e qualche albero secolare, davanti c’era un grande cortile dove i carri potevano far facilmente manovra; nei pressi del mulino si poteva trovare anche un piccolo orto. Nella roggia c’era sempre il lavatoio dove le donne si recavano per lavare gli indumenti. La roggia era luogo anche di divertimento per i bambini che vi facevano il bagno o si dilettavano nella pesca di trote anguille e carpe. L’acqua quindi ha avuto un ruolo determinante nella vita del popolo Friulano

Tratto della roggia in via Della Roggia ad Adegliacco – Udine - dove si possono notare due tipi di sponde a sinistra una artificiale e a destra una naturale


ROGGIA E MULINI AD ADEGLIACCO E CAVALICCO Adegliacco: Tratto della roggia in via Della Roggia

Ai giorni nostri invece la roggia viene usata principalmente per irrigare i campi siccome tutti i mulini sono fermi o abbandonati e i lavatoi ormai non vengono piÚ usati. Inoltre lungo il suo corso recentemente è stata costruita una pista ciclabile che la percorre per gran parte della sua estensione e che si può ammirare in tutta la sua bellezza.

La roggia di Udine percorre da nord a sud i paesi di Adegliacco, Cavalicco e Molin Nuovo. La roggia un tempo veniva usata come forza motrice nei mulini per macinare i cereali, per irrigare campi e orti e per attuare pulizie, infatti lungo le sue sponde si possono ancora vedere gli antichi lavatoi in pietra.

In rosso il corso della roggia lungo i paesi


Lungo il corso della roggia sorgono tre mulini, uno si trova ad Adegliacco e due più piccoli nel paese di Cavalicco. Il mulino di Adegliacco è il più vecchio dei tre,infatti la sua origine risale al 1400. Ciò è attestato in un documento notarile del 1468 stampato nel 1927, anno in cui è avvenuta la consacrazione della nuova chiesa del paese. Il mulino è stato acquistato dalla chiesa di S. Leonardo precisamente dal maestro Zuan Pelizar di Udine. Tuttora questo vecchio mulino è in via di ristrutturazione.

Piccole cascatelle in prossimità del mulino di Adegliacco.

In alto come era il mulino di Adegliacco e in basso come è adesso, costeggiato da una pista ciclabile e panchine in legno


Dove ora si trovano delle cascatelle non molto tempo fa era situato il mulino segheria di Cavalicco

Attualmente questo mulino è stato rimosso dopo la ristrutturazione delle case vicine.

Adegliacco (Udine)Tratto della roggia in via Della Roggia dove si possono notare due tipi di sponde a sinistra una artificiale e a destra una naturale

A un centinaio di metri di distanza dal precedente mulino si trova il mulinosegheria di Cavalicco che risale al fine 1600 inizio 1700 e fu costruito dalla famiglia dei Caselli e successivamente fu acquistato dalla famiglia Della Porta. Nel 1709 il mulino insieme alle case adiacenti fu ereditato da Marc’Antonio Straniero nipote del signore Della Porta. Il giovane però dopo pochi anni fu costretto a venderlo al conte Florio, che ormai possedeva la maggior parte dei terreni e delle case a Cavalicco , per duemila ducati.

Il terzo mulino è più a sud degli altri si trova in prossimità dell’incrocio tra via Della Roggia e via Primo Maggio ed è sempre un mulino-segheria. Risale al 1700 ed è sempre appartenuto al conte Florio che lo diede in gestione alla famiglia Torondo la quale lo mantenne con molti sacrifici fino alla morte del mugnaio Pietro Torondo. Questo luogo ebbe fondamentale importanza nello sviluppo della zona perché fu essenziale nel collegamento da e per Feletto un paese vicino privo di roggia. Il mulino attualmente è privato.


MULINO FERRANT - CASSACCO

Cassacco (Udine) Mulino Ferrant oggi

Nel anno 1989, il comune di Cassacco ha acquistato la proprietà dell’immobile denominata “Mulino Ferrant”,sito ai margini della frazione di Conoglano, in via dei Molini n°3. La realizzazione del mulino viene fatta risalire al 1710/1712 per iniziativa del fabbro Giovanni Colaone (i cui eredi vennero poi soprannominati “Ferrant”, forse in riferimento alla professione del costruttore) che riteneva così, di sollevare la popolazione della località da più lunghi tragitti. La documentazione della prima metà del settecento attesta come il mulino fosse funzionante per periodi limitati dell’anno, poiché dipendente dalle piogge che fornivano l’ acqua necessaria ad azionarne i meccanismi. Il mulino con le sue pertinenze era considerato un feudo censuale, per il quale era fatto obbligo al proprietario di ricevere l’investitura di luogotenente di Udine. Rimase attivo sino agli anni trenta dello scorso secolo ed appartenne sempre agli stessi Colaone che lo avevano costruito.

Gravemente danneggiato dall’incuria e dagli eventi sismici del 1976, è stato oggetto di un progetto di recupero a fini abitativi, in data 04/02/1981. Il recupero dell’immobile ha comportato il totale rifacimento di tutte le strutture orizzontali e della copertura ed il consolidamento delle murature perimetrali attraverso interventi di ricucitura, iniezioni cementizie, sostituzione, collegamento o rifacimento delle parti più compromesse in modo da riottenere un’unità solidale ed un coefficiente di sicurezza accettabili. privilegiando il criterio della massima conservazione di tutti gli elementi recuperabili, ha mantenuto integrale l’impianto dell’edificio principale. E’ stata realizzata una scala interna e un piccolo servizio igienico nel corpo aggiunto in tempi più recenti sul lato sud. I solai interni sono stati ricostruiti con struttura in ferro, mentre la copertura è stata realizzata con struttura in legno a vista,La pavimentazione interna è in cotto al piano terra, mentre è in cemento levigato e colorato ai piani superiori.

Ruota del mulino non più funzionante


Il mulino ristrutturato( trattoria) ai giorni nostri

L’edificio sorge isolato, in aperta campagna, in prossimità del Cormor, spalleggiato da una fitta cortina di alberi. E’ costituito da un corpo di fabbrica originario, certamente risalente all’origine dell’insediamento, di pianta quadrata elevato per due piani più sottotetto. La struttura portante verticale è data dalle murature perimetrali, i solai e la copertura hanno la struttura in legno. La facciata ha gli spigoli evidenziali da grosse pietre angolari a vista e pure in pietra sono le cornici delle aperture. Sull’intonaco della facciata, in corrispondenza della fascia intermedia di finestre, si osservano tracce di affreschi, fortemente deteriorati e, sopra la porta di accesso, una Pietà (Madonna con Cristo deposto).

Località Alture: immagine tratta da Google Maps

MULINO DI ALTURE COMUNE DI RUDA Il nome Alture deriva dal neo latino Alturis e indica i rilievi del terreno di origine artificiale o naturale che caratterizzano la località e che nascondevano sicuramente i resti di antiche costruzioni romane (forse un’antica villa rustica romana). La prima citazione della villa di Alture, risale all’anno 1130. Il territorio di Alture è stato sempre ricco di risorgive e corsi d’acqua spontanei che hanno agevolato l’attività molitoria.(in un documento del 1382 ne sono menzionati ben sette).


vegetali e la follatura del lino grazie alla possibilità di regolare la velocità dei macchinari attraverso l’apertura e la chiusura di paratie che modificavano la portata d’acqua, oppure attivando solo alcune delle sei ruote

Alture (Comune di Ruda )Prospetto del mulino nelle condizioni attuali

Ora gran parte dei mulini non esistono più a causa delle opere di bonifica che, agli inizi del secolo scorso, hanno mutato radicalmente l’idrografia della zona. Degli antichi mulini, ad Alture, è rimasto quello di proprietà, dagli anni trenta, della famiglia Simonetti, recuperato grazie ad un restauro e diventato abitazione nella sua interezza; qui sono conservati alcuni segni della vecchia molitura: le macine in tufo e le pile in pietra. Era un mulino a sei ruote in legno che, nel 1919, vennero sostituite da una singola in ferro per ottimizzarne la resa

Uno sgrana-pannocchie in legno conservata in perfette condizioni all’interno del mulino

Esterno del mulino di Alture

Sebbene le origini di questo antico mulino, sorto accanto alla Roggia dei Prati ad Alture, risalgano ad epoche assai lontane, l’assetto attuale risale al XVIII sec., periodo in cui era proprietà di un certo Miceu. Qui si macinavano i cereali del circondario ed anche quelli provenienti dall’Istria, trasportati attraverso la roggia e l’Aussa, passando per il porto di Cervignano: (fra essi il mais, il frumento, il sorgo, l’avena, la segale, il miglio), ma si effettuava anche la pilatura del riso, la trebbiatura di

Macine del mulino di Alture realizzate completamente in pietra


LA ROGGIA BRENTANA – SANTA MARIA LA LONGA La roggia Brentana,visibile in via Ippolito Nievo di Santa Maria la Longa collega le acque di Santo Stefano Udinese con quelle di Palmanova. Il caratteristico laghetto che si formava a monte della paratia, scomparve con le canalizzazioni in calcestruzzo armato degli anni settanta.

Le planimetrie attuali:

l'edificio,

il canale d'acqua,

MULINO BIRRI

la roggia Brentana .

Santa Maria la Longa.(UD) Foto scattata presso la famiglia Michelini : luogo in cui un tempo la forza idrica dell'acqua veniva utilizzata per far muovere i macchinari all'interno

Il mulino Birri sorse all'inizio del XX secolo sulla roggia Brentana, e venne costruito sull'antica strada medievale Udine-Aquileia.Il complesso molitorio venne costruito dai fratelli Bonini di Santa Maria la Longa. Le macchine molitorie con macine a cilindri erano azionate da una turbina idraulica e l'energia idrica, veniva utilizzata per azionare una trebbiatrice e per produrre energia elettrica. Nel fabbricato erano presenti inoltre, e lo sono tuttora, i macchinari del mulino. La famiglia Birri era originaria di Manzano ed i primi Birri che si stabilirono nel paese furono i fratelli Elio e Domenico. La famiglia Birri vendette in seguito il mulino alla famiglia Sgarbossa che dopo alcun anni lo cedette alla famiglia Michelini.

Santa Maria la Longa. La roggia Brentana nel suo stato attuale.


Mulino Birri. Uno dei macchinari molitori visibili nel 1째 piano dell'edificio.

Mulino Birri. Un macchinario presente nel 2째piano d ella struttura attuale.

Un macchinario presente al 2째piano dell'edificio.

Altri macchinari presenti nel 3째 piano e quest'ulti mi venivano utilizzati per l'estrazione del grano macinato.


MULINO DI SEVEGLIANO E ROGGIA ARMENTAZZA

Santa Maria la Longa(UD) Foto scattata presso la famiglia Michelini. Esterno dell’'edifico nel suo stato attuale.

Stato attuale:Il fabbricato, proprietà di Adriano Michelini ,è costituito da una struttura muraria in cemento e mattoni, che si completa con una copertura lignea ed un manto di coppi. La struttura si eleva su tre piani, ha pianta rettangolare con attiguo corpo più basso e sporgente verso una strada trafficata. L'edificio più basso, utilizzato in passato per la trebbiatura, è stato trasformato in una autofficina, all'interno della quale vengono conservati quasi integralmente i macchinari molitori, anche se inutilizzati. L'edificio con i suoi macchinari rappresenta un'importante testimonianza per la storia locale.

Sevegliano ( Udine) La roggia Armentazza e la vegetazione circostante.


Visto dal satellite il mulino ormai in disuso Parte della roggia Armentazza

ROGGIA ARMENTAZZA

Sevegliano (Udine) La roggia Armentazza e la vegetazione nel periodo autunnale

La roggia Armentazza è la cosiddetta “roggia di Palma” che passa da Udine e poi scorre lungo tutta la bassa pianura fino a immettersi nel mare. Questo corso d’acqua è stato molto importante per la vita economica del comune di Bagnaria Arsa durante l’Ottocento, infatti a Sevegliano, una località poco distante, sorgeva un antico mulino che, grazie alla forza idrica sprigionata dall’acqua della roggia, trasformava in farina i frutti dei raccolti. L’economia del XIX secolo era basata principalmente sull’agricoltura quindi possiamo


immaginare l’importanza dell’Armentazza le cui acque erano anche utilizzate per l’irrigazione. Sin dall’antichità chi ha descritto questo territorio ha evidenziato le sue caratteristiche idrografiche e le peculiarità che l’acqua dona all’ambiente ed alla vita umana. Giovanni Boccaccio nella “novella V” della “giornata X” del “Decameron” scriveva: “…in Friuli, terra, quantunque fredda, ricca di più fiumi, e chiare fontane…”, mentre Carlo Goldoni e Giacomo Casanova, quando andavano da Venezia a Gorizia, annotavano nei loro diari la numerosità e la ricchezza dei corsi d’acqua attraversati nel percorrere questo territorio.

La roggia a sponda seminaturale fa evocare la possibile presenza di diverse specie di animali, sia sulle rive che nell’acqua. Nelle rive si possono trovare delle nutrie e in alcuni casi dei ricci. Nelle acque invece si può ipotizzare la presenza di tricotteri e di sanguisughe. Questa biodiversità è fondamentale per la vita della roggia e per la vita degli animali che in essa vivono.

La vegetazione…in estate

Sevegliano (Udine) La roggia nel periodo estivo

Sevegliano (Udine) Le acque della roggia Armentazza

La roggia Armentazza ha due particolari colori: - In estate un colore chiaro per l’acqua poco mossa; in inverno invece l’acqua turbolenta ha un colore più scuro. Il fondo della roggia è ghiaioso, ma in alcuni punti può esserci la presenza di ghiaia più fina (pietrisco).

La roggia Armentazza si sviluppa tra alberi autoctoni e alberi da frutto creando un arcobaleno di colori nel periodo estivo quando tutte le piante sono sbocciate, infatti lungo il suo corso è possibile osservare orchidee ed altri fiori di interesse naturalistico.


MULINO DI SEVEGLIANO ….in inverno

Vista del mulino di Sevegliano (trebbiatrice)

Sevegliano (Udine) La roggia Armentazza nel periodo autunno-inverno

Nel periodo autunno-inverno l’acqua della roggia cambia la portata (maggiore) e il colore che diventa molto più scuro. La vegetazione si presenta secca e le piante fanno cadere tutte le foglie tranne qualche sempreverde . Numerose sono però le interruzioni dovute all'intombamento del corso d'acqua per favorire la viabilità stradale.

Il mulino di Sevegliano sorse nella parte ovest del paese sulla roggia Brentana Orinazzo tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX secolo. La struttura, che si eleva per tre piani su pianta rettangolare, presenta le aperture disposte in maniera allineata, quindi parallele tra di loro. Il complesso si completa con i fabbricati anteriori, più bassi, usati tuttora per lo spostamento di mezzi agricoli. Sul canale si conserva ancora la struttura dell'invaso predisposta per il funzionamento della turbina che azionava le macchine molitorie e la trebbiatrice; quest'ultima (vedi foto) era posizionata nella struttura anteriore di cui ora fanno bella mostra solamente i pilastri in mattoni che sorreggono la copertura con orditura lignea e manto in coppo. Il mulino in passato è stato un esempio nella produzione di farina ed è stato il pilastro dell’economia basata sull’agricoltura nel secolo passato


MULINI E CASTELLO DI PORPETTO

In alto rocca di Castello. A destra pianta dei mulini e rogge della zona tra Gonars e San Giorgio di Nogaro.

Castello di Porpetto, in provincia di Udine, a circa 10 Km da Palmanova, è un piccolo paese di 400 abitanti. L’ambito territoriale è posizionato al limite superiore della zona delle risorgive, in una fascia di territorio in cui si manifestano più o meno marcati fenomeni di affioramento della falda freatica. Nella parte settentrionale dell’ abitato, un tempo circondato a sud, est e ovest dal corso del fiume Corno e dalle rogge che vi affluivano, si può individuare il castello, che fu diverse volte protagonista di fatti d’arme, prima per la politica bellicosa dei feudatari friulani e poi per quella internazionale. Era un luogo topograficamente complesso, composto da almeno quattro borghi, una rocca, diverse case signorili, diverse chiese e dei mulini. I mulini hanno caratterizzato la vita culturale,sociale ed economica del paese per lungo tempo. L’evolversi della tecnica molitoria e di quella della coltivazione del cereale, ci consegnano, all’inizio dell’ 800, un’immagine molto articolata della presenza dei mulini sul territorio in una permanenza che percorre l’epoca medioevale ed arriva a quella moderna.La presenza di numerosi corsi d’acqua a regime non torrentizio rappresenta uno dei motivi della notevole diffusione dei mulini ad acqua in questa zona.All’ inizio dell’800 si contano ben nove mulini lungo il bacino del fiume Corno . Negli ultimi anni è emerso un rinnovato interesse per i mulini ad acqua

Pianta dei mulini e rogge nella zona tra Gonars e San Giorgio di Nogaro


MULINO DI BERT ATTUALMENTE ABITAZIONE FOSCHIATTI

Roggia del mulino” e sbocchi delle fontane delle abitazioni limitrofe.

Attuale mulino Foschiatti

La sua costruzione fu terminata il 27 maggio 1878 dalla famiglia Di Bert (Mores) che successivamente è diventata proprietaria anche di un altro mulino del paese. Fu costruito lungo la Roggia del mulino, di origine artificiale, presente già nel medioevo, che nasce dagli sgorghi dei campi e delle risorgive della zona sud di Fauglis di Gonars. Nella Roggia dei mulini, che passa sotto la strada provinciale 80 per poi sfociare a seguito di un ansa nel fiume Corno, vengono immesse, attualmente, le acque delle fontane delle abitazioni limitrofe; Inizialmente questo mulino venne utilizzato per la macina dei cereali e in un secondo periodo solo per la macina del grano, ovvero per la produzione della farina 00 (farina grano duro). Successivamente fu adibito alla produzione di energia idroelettrica che alimentava il paese.

Castello di Porpetto, “Molino de Pezzi” (successivo Foschiatti) Mulino a rulli e vagli

Il meccanismo utilizzato era il cosiddetto meccanismo a molla che mediante la turbina sfruttava la forza centrifuga dell’acqua. E’ presente un piccolo edificio posto sulla riva opposta del corso d’acqua, il quale contiene la “pista d’orzo”, particolare macchinario idoneo alla lavorazione di questo cereale, che poteva essere utilizzato anche senza la macina dopo una bollitura o una tostatura. Dagli anni 60 cessò la produzione di energia e il mulino rimase fermo e in stato di abbandono fino al 1989 quando venne restaurato dagli attuali proprietari ed eredi


ROGGIA CORGNOLIZZA CORGNOLO -SAN GIORGIO DI NOGARO. In tutta la bassa friulana ci sono molti corsi d'acqua brevi che hanno origine dalla falda freatica: lo Stella, l'Aussa e il Corno. Essi hanno acque limpide e tranquille e il loro intorpidimento è un fenomeno di basso rilievo e breve durata, determinato nei periodi piovosi. Il Corno, che si estende per circa 3.000 ettari ed è delimitato a Nord dalla strada di Castions, Morsano e Gonars e ad Est dal bacino Fauglis, parte con il Corgnolizza da Gonars e verso Castello raccoglie altre acque, prosegue poi per Porpetto e diventa navigabile fuori San Giorgio di Nogaro dove ospita le strutture portuali di Porto Nogaro. Esso è caratterizzato dalla presenza di affioramenti d'acqua presenti nella parte più settentrionale che, unendosi, formano tre corsi d'acqua principali: la Roggia Corgnolizza, la Roggia Avenale ed il fiume Corno stesso. San Giorgio di Nogaro (Udine) – il corso del fiume Corno in via Carnia

Legenda: __ _ = Corno ______= Avenale _____ = Corgnolo


per sfociare nelle paludi. Il torrente attraversa la strada principale da Codroipo a Palmanova, la Napoleonica, fra Mortegliano e S.Andrat per sfociare nelle paludi.

Località S.Andrat. Cassa di espansione

Corgnolo (Udine) Il mulino, sito in via Camillo Benso Conte di Cavour, proprietà della Fam. Tomasin

Questi Corsi scorrono in alvei poco profondi ed insufficienti per contenere le portate di minori piene, per questo ci sono fenomeni di frigidità permanente e frequenti allegamenti di zone coltivate. Ad aggravare il tutto sono sorti numerosi impianti per mulini e per la produzione di energia elettrica; come ad esempio a Corgnolo esiste, già dall'epoca medievale, un mulino, che oggi è attivato solo per abbellire il presepe nel periodo natalizio ed è affacciato sul Corgnolizza.

ROGGIA DEL CORMOR- TALMASSONS L’origine del nome “Cormor” potrebbe derivare da Carmo (donnola) o da Curm (impaludamento). La più antica memoria sul Cormor risale al 23-24 d.C. da fonti risalenti a Gaio Plinio II. Il fiume Cormor nasce a S.Stefano di Buia a quota 250 metri s.l.m., prosegue attraverso un’area collinare morenica per 17 km ricevendo degli affluenti e,dopo aver passato l’altapianura friulana e le risorgive, conclude il suo viaggio fra Mortegliano e Paradiso, precisamente a Pocenia. Talmassons.( Udine) La Il torrente attraversa la strada principale da Codroipo a Roggia del Cormor Palmanova, la Napoleonica, fra Mortegliano e S.Andrat

Nel 1903, per i danni gravissimi causati dal Cormor sul territorio circostante, l’ufficio del genio civile di Udine chiese di operare sul suo corso inferiore così nel 1929 vennero costruite le casse di espansione a S.Andrat. Il torrente Cormor e le sue rogge oggi si presentano come una minaccia perché gli interventi sono stati eseguiti singolarmente, c’è una diminuzione della capacità di infiltrazione delle acque piovane perché il fiume non riesce a smaltire le portate di piena.Nella cassa di S.Andrat esegue una funzione di trasporto delle acque alla laguna e funzione di drenaggio e irrigazione nella Bassa.

MULINO DI FLAMBRO Il mulino si trova a Flambro, nel comune di Talmassons. È stato, fin dai tempi antichi, espressione significativa tra uomo e acqua e come tutte le innovazioni tecnologiche ha sollevato dal massacrante lavoro della macina animali e uomini, facendo compiere alla società dell’epoca un balzo in

.

Flambro( Udine) Interno della struttura del Mulino “Braida” prima della ristrutturazione.


avanti prodigioso, con ripercussione positive. I proprietari eranoin genere nobili ed enti religiosi, in quanto, soltanto essi potevano sostenere le spese ingenti per l’installazione e la manutenzione. Il primo proprietario lo chiamò “Mulino Braida”, costruito nel 1810, così chiamato dal nome dei quest’ultimo (Braida Giuseppe, un nobile sacerdote). Nel 1879 il Mulino passò a proprietà di Daniele Magrini da cui derivò il secondo nome “Mulino Magrini”. Nella prima epoca ottocentesca il mulino era orientato lungo il corso della roggia Cusana. Il mulino si pensa sia stato attivo fino all’incirca nel 1965.

ROGGIA E MULINO DI MANZANO

.

Flambro (Udine) Esterno della struttura del Mulino “Braida” prima della ristrutturazione

Oggi l’intervento prevede il recupero della funzionalità a scopo ambientale, storiografico, turistico-didattico L’attività di restauro prevede anche la ricostruzione degli apparati idraulici esterni, delle tre grosse ruote e dei canali in pietra squadrata. L’edificio di dividerà in tre piani: -piano terra: zona d’ingresso- reception, sala del Mulino dove si potranno visionare le macchine molitorie e infine la sala documentazione dove si accederà ad informazioni sul settore naturalistico. - primo piano .zona allestita a sala didattica dove si potranno effettuare delle attività scolastiche con gruppi di scolaresche e una zona per l’esposizione delle mostre tematiche temporanee che saranno incentrate sulle realtà storiconaturalistiche dell’area protetta. - secondo piano: sala riunioni e zona a disposizione per allestimenti a tema.

.

[ ] Mulino Fornasarig [-] Roggia di Manzano


ROGGIA DI MANZANO I primi cenni storici relativi alla “Roggia di Manzano” risalgono al 1000 come risulta da una sentenza legale depositata a Venezia presso il Convento dei Padri Cappuccini. In tale epoca infatti venne scavato un canale con lo scopo di irrigare la campagna circostante e dare forza motrice ai mulini costruiti lungo le sponde. Scavata sulla sponda destra del Fiume Natisone, all’altezza del cimitero di Manzano, la roggia per un tratto è parallela al fiume e lambisce il margine sud-est dell’abitato,poi diventa irregolare attraversando in direzione sud-ovest la campagna compresa tra il Fiume Natisone ed il Torrente Torre. Il canale Roggia, dopo la chiusura dei mulini è stato utilizzato come fonte d’energia motrice (le prime fabbriche di sedie hanno iniziato la loro produzione con macchine rudimentali, azionate appunto dall’energia prodotta dall’acqua del canale), per l’approvvigionamento di acqua corrente e d’elettricità alle case. Con l’avvento delle sofisticate macchine per la lavorazione del legno che necessitavano di una forza motrice più potente, il canale piano piano ha perduto la sua importanza ed è ritornato a servire per lo scopo iniziale per il quale era stato costruito, cioè irrigare i campi che si trovavano lungo il suo percorso o nelle immediate vicinanze. Il corso del canale oggi si può suddividere in quattro tronchi:-Il primo tratto scorre incassato all’interno dell’area edificata (costituente la parte sud del paese) e ha una sezione rettangolare con fondo e sponde verticali in conglomerato cementizio.

Il secondo tratto scorre in aperta campagna e dopo aver attraversato un tratto della ferrovia Udine – Trieste, con un’ansa accentuata si avvia verso la campagna. Questo tratto, contenuto da argini, ha un fondo naturale a sezione trapezoidale e presenta le sponde invase dalla vegetazione.

Manzano (Udine) La roggia esce dal centro abitato per entrare nell’aperta campagna

Manzano (Udine) , la roggia scorre tra le case del paese

Il terzo tratto attraversa e costeggia alcune industrie di nuova e antica realizzazione che utilizzavano i salti di quota per dare forza motrice ai mulini.


Roggia di Manzano, un salto di quota utilizzato dalla segheria per acquistare forza motrice per un mulino ora non più in funzione.

Roggia di Manzano, la roggia entra nell’abitato di San Nicolò e si presenta poco curata.

MULINO FORNASARIG Il quarto tratto che attraversa l’abitato di San Nicolò (frazione del comune di Manzano), presenta uno stato di cattiva manutenzione: persa la funzione originaria, ha visto il progressivo avanzamento della vegetazione autoctona sulle sponde con la riduzione della sezione utile, ed il lento ma progressivo sedimentare dei materiali limosi sul letto del canale la cui prova tangibile è l’aspetto torbido delle acque.

Lungo il percorso della Roggia di Manzano, nei secoli scorsi, sorsero dei mulini, azionati dall’acqua del canale, che servivano per macinare il grano ed il granoturco, infatti il dislivello del corso veniva sfruttato per produrre forza motrice. Ve n’ erano nove, sparsi in tutta la zona e conosciuti con i nomi Fornasarig, Noacco, Marussig, Biancuzzi, Tulissi, Vosca, Fanna, Stel e Birri. L’avvento dei mulini industriali, e più ancora l’accesso difficoltoso e non privo di disagi, ne determinò, all’inizio del secolo scorso, il declino. Oggi di questi mulini rimangono in stato di discreta conservazione le sole strutture edilizie che in diversa misura hanno continuato ad avere un uso abitativo o legato alle attività culturali.


MULINO DI MARCHET - MERETO DI TOMBA

Mulino Fornasarig, fotografia scattata intorno al XVII seco

Attualmente esiste una sola sgangherata ruota dell’antico mulino e c’è da sperare che il desiderio dell’uomo di “mettere tutto a nuovo” non rimuova anche questo ricordo dei tempi passati. ll mulino di Marchet si trova nella strada tra Mereto di Tomba e Pantianicco

Il mulino Marchet fu costruito nel 1881 per produrre energia elettrica usufruendo della forza idrica. Ancora oggi è sano e può produrre energia, ma non è più in uso anche se sono in atto dei lavori per riportarlo in funzione. Il mulino oggi è stato trasformato in una trattoria e viene utilizzato come luogo nel quale si organizzano manifestazioni ed eventi.

Mulino Fornasarig, condizioni attuali.


Canale artificiale in cui è situato il mulino.

Vecchia planimetria Il corso della roggia che alimentava il mulino. La zona all’interno del tratto rosso comprende l’area in cui era situato il mulino. Scala 1: 2000 Attuale planimetria Zona in cui è situato il mulino. Roggia che alimentava il mulino. Scala 1: 1000


CANALE LEDRA - UDINE

Udine-Canale Ledra lungo viale Ledra

Tuttavia con il passare del tempo si capì che per ridare slancio all’economia cittadina udinese fosse necessario costruire un canale navigabile che attirasse il commercio e quindi lo sviluppo: I primi progetti per la realizzazione di questo canale risalgono al 1451.

Udine – Canale Ledra in via Martignacco –Lavatoio usato dagli abitanti per lavare i panni con l’acqua del canale.

Alla fine del ‘300, a Udine, era tracciata l’ultima cinta che comprendeva tutti i borghi circostanti ed importanti estensioni agricole. Sulle rogge, oltre a decine di mulini, sorgevano anche i primi edifici industriali per la lavorazione dei panni e dei battiferro. Raggiunto questo stadio di sviluppo, Udine si fermò, entrando in un lungo periodo di decadenza. Le motivazioni principali di tale mancato decollo furono di ordine politico, economico e sociale; la città non era fornita di una robusta classe imprenditoriale, commerciale e industriale, capace di portare avanti l’accrescimento, e Venezia, che a quell’epoca dominava su gran parte dell’Italia settentrionale, si preoccupava solo di rifornire e accrescere la capitale, a danno delle città sotto il suo controllo, compresa Udine.

Prospetto sinottico delle utilità


Solo nel 1825 un ingegnere, Giobatta Bassi, prese a cuore la situazione economica della sua città, riprese il progetto di un canale navigabile e preparò un “prospetto sinottico delle utilità” economico sociali che sarebbero derivate dall’esecuzione dell’opera:. Bassi incitò fortemente la creazione di questo canale ma la situazione restò invariata per altri anni. Gustavo Bucchia, un idraulico, decise di dare una svolta alla vicenda protrattasi ormai da troppo tempo e, assistito dagli ingegneri Corvetta e Locatelli. Bucchia studiò ogni costo dell’opera, e l’8 settembre del 1876 venne approvato. Dall’approvazione del progetto, Udine e tutti i comuni vicini poterono svilupparsi e riprendere a fiorire economicamente. Oggi viene utilizzata l’acqua corrente e quindi le rogge hanno perso la loro importanza, quasi tutti i mulini sono stati chiusi, e molti tratti dei corsi d’acqua in città sono stati intombati per la forte richiesta di parcheggi e tratti utili alla circolazione del traffico: come ad esempio la Roggia di Udine che in passato scorreva all’aperto sia in Via Grazzano, sia in Via Gemona.

Opere Canale sussidiario Canale principale Canale secondario Canali per comprensori e utenze particolari Direzione tecnica e amministrazione

Spesa preventiva (in lire) 107.786,34 818.133,98 718.079,68

Spesa effettiva 282.330,02 1.224.379,52 1.026.896,09 57.521,74

298.000,00

413.610,00

1.942.000,00

3.004.737,37

Canale Ledra lungo via Martignacco


BIBLIOGRAFIA Adegliacco W. Ceschia, Dai Florio ai Bertoli sulla roggia di Udine Llitografia designgraf 2007, Manzano W. Peruzzi, Manzano storia e folclore, Arti grafiche Friuli Udine, 1984 Santa Maria la Longa Gabriele Gaiazza, Spazi del fare, Comune di Terzo di Aquileia,2006 Planimetrie Ufficio Tecnico di Santa Maria la Longa Mereto di Tomba Planimetrie Ufficio Tecnico Comune di Mereto di Tomba Corgnolo San Giorgio di Nogaro, Comune di San Giorgio di Nogaro, 1998 Talmassons Ufficio Tecnico Comune di Talmassons Porpetto Pubblicazione a cura dell’Associazione culturale “Ad Undecimum” Realizzata dal Comune di Gonars Udine A.Battistella, I precedenti storici del Canale Ledra Tagliamento, Udine 1931 A.Tagliaferri, Udine nella storia economica, Udine 1982 G.Cassi Notizie sul commercio friulano durante il dominio veneto , Udine 1910 G.B. Bassi, Memoria sull’antico divisamento di costruire un canale navigabile da Udine al mare, Udine 1829 G.Valente ,Cenni storici sull’irrigazione in Friuli, Udine 1940 G Zambelli, Il canale Ledra, considerato rispetto all’igiene in “L’Alchimista, Udine 1850 SITOGRAFIA www.comune.tavagnacco.udine.it www.mulinferrant.it www.terredaquileia.it http://maps.google.com Fotografie scattate dagli allievi della classe III C dell’ITG “G.G.Marinoni”a.s. 2010-2011 Un ringraziamento per le informazioni fornite a : Delio Foschiatti Coordinatrice del progetto Prof.ssa Cinzia Bruno


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.