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testo e foto: Davide Vergnano
Le vie dei tarocchi La notte degli Arcani
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obili cavalieri, gentili dame, non il caso o un capriccio vi hanno spinti fino a questo luogo misterioso. Siete usciti dalle vostre confortevoli case, avete percorso le strade che vi sono familiari, vi siete trovati in altre del tutto sconosciute, avete affrontato l’impervia salita, siete arrivati alla cima e avete pagato il balzello che vi ha consentito di entrare al castello. Voi lo sapete che questo è il castello del destino. Del vostro destino. Fra poco vi darò la chiave segreta indispensabile per entrare nel ventre del castello. È un labirinto. Forse vi perderete nei suoi meandri, forse vi troverete… Così ci accoglie il Bagatto nel Mistero dei Tarocchi, spettacolo storico del Teatro della Tosse di Genova, nell’affascinante palcoscenico naturale di Apricale, suggestivo antico borgo nell’entroterra del Ponente ligure. Proseguendo il suo monologo, il primo Arcano ci invita a perderci nei meandri del paese per incontrare gli altri suoi ventuno compagni di viaggio, disposti nei vicoli e nelle piazze, in attesa dei viandanti a cui raccontare la propria storia, reinventata per l’occasione da Tonino Conte e Gian Piero Alloisio, mescolando temi antichi e contemporanei, tra il serio e il faceto, che coinvolgono lo spettatore in un caleidoscopio di suggestioni sul mistero della vita rappresentato dai Tarocchi. Il percorso è libero e ciascuno può decidere che via prendere per incontrare i singoli arcani, ognuno dei quali, terminato il suo monologo, offre la propria carta agli spettatori che così possono costruire a fine serata un mazzo con i 22 arcani maggiori.
donna nel medioevo, che narra la vita prima felice e poi funesta della famosissima papessa, che come un prete diceva la messa, che per trent’anni ha posato il didietro sul soglio sacro di san Pietro, per finire poi al rogo, scoperto il suo segreto, triste destino di molte donne libere di tutti i tempi. Molto suggestiva e ironica è la rilettura della Morte, insoddisfatta del suo triste ruolo: è una partita senza fine e io sono così stanca. Già, perché pensate di averli solo voi, dei problemi? Tanto per cominciare io non so da dove vengo né dove vado né perché esisto, ammesso che la mia possa definirsi esistenza, io sono in tutto ciò che è fine: quando buttate la spazzatura, quando abbandonate un’idea, quando vi brucia il tacchino, quando cliccate cestino, io ci sono ma non so perché. E poi vogliamo parlare del mio aspetto, del mio abbigliamento? Ma secondo voi l’ho scelto io? Ma chi è quell’imbecille che si vestirebbe con una tutina nera da super eroe porta sfiga? Voi, siete voi che mi fate così…
Tipico esempio di teatro itinerante, presentato per la prima volta a Genova nel 1990, lo spettacolo propone diversi spunti di rilettura dei Tarocchi, allontanandosi spesso dalle interpretazioni storiche degli arcani, con la possibilità di scegliere liberamente la concatenazione delle scene.
Le scenografie, i costumi e le carte sono disegnate da Emanuele Luzzati, fondatore e collaboratore storico della compagnia. Figura di primo piano nel panorama artistico europeo è uno dei massimi esponenti dell’arte figurativa del novecento, scenografo, costumista, autore di cinema d’animazione e teatro.
Si potrebbe cominciare il percorso dalla Temperanza, l’equilibrio interiore e l’eterno fluire delle cose che nello spettacolo si trasforma nel suo opposto, quasi a simboleggiare l’ipocondria, gli eccessi e le nevrosi del nostro tempo. Il personaggio è una donna assai poco temperante che eccede in farmaci di ogni tipo fino alla morte: il massimo della temperanza! Potremmo quindi incontrare la Papessa, riflessione sul ruolo della
AscolTAre è tante cose… L’ascolto che offro, l’ascolto che ricevo, l’ascolto che vorrei
CONCORSO A PREMI PER GLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI BIELLESI Usa la tua creatività per dire la tua sul tema dell’ASCOLTO. Spazio aperto per racconti, lettere, articoli giornalistici, cortometraggi, spot, slogan, fumetti, vignette, fotografie, “massime”, sculture, oggetti, parabole, disegni, dipinti, brani musicali, interviste reali o immaginarie, fiabe, installazioni…: i soli confini per la tua partecipazione sono quelli della tua fantasia!
tutti concorrono insieme, nelle varie forme creative scelte.
1. CREA Esprimiti individualmente oppure in gruppo (massimo di n. 5 membri, anche di Istituti/classi diverse). Non sono previste sezioni:
3. VINCI La Giuria assegnerà, ad insindacabile giudizio, i seguenti premi: 1° classificato € 500,00 2° classificato € 300,00
2. INVIA Puoi partecipare fino al 14 febbraio 2010, giorno del 22esimo compleanno di Telefono Amico Biella. Indirizzi: TELEFONO AMICO BIELLA Onlus - C.P. 340 - 13900 BIELLA oppure biella@telefonoamico.it
3° classificato € 200,00 È prevista la pubblicazione, in tutto o in parte, degli elaborati che parteciperanno al concorso. Per bando e informazioni: www.telefonoamico.bi.it biella@telefonoamico.it cell. 393 9052992
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Nella Nebbia
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Sulle colline di Ascona, nella parte nord del Lago Maggiore svizzero, sorse nel 1900, per opera di un piccolo gruppo di giovani alternativi libertari tra cui Henri Oedenkoven e Ida Hofmann, Erich Mühsam, Gustav Gräser, la Cooperativa vegetabiliana individualistica del Monte Verità. Il gruppo era mosso da ideali diversi, ma convergenti, alla ricerca di un luogo dove far nascere una comunità nuova, per costruire una vita diversa, in contrapposizione ai valori e agli ideali delle società europee del tempo, alla ricerca di una verità di vita che passasse attraverso una corretta alimentazione, all’aria aperta, praticando nudismo e amore libero, egualitarismo e pacifismo, anarchia e teosofia. Fu scelto il monte sopra Ascona perché ritenuto particolarmente energetico e ricco di anomalie magnetiche, che ne facevano il territorio ideale per una simile impresa. L’ideologia di Monte Verità, agli inizi si pone come via alternativa al capitalismo e al comunismo: un’utopia semplice, basata sull’ideale di una comunità fondata sui principi di un socialismo primitivo associato al sogno di una vita naturale. Vestiti in modo essenziale, di camicioni di canapa, con i capelli lunghi, danzavano nudi nei boschi, creando scandalo e dicerie fra i locali, sorpresi e incuriositi da questo strano gruppo di forestieri. Per queste loro pratiche e abitudini venivano chiamati ballabiot, “quelli che ballano nudi”, espressione rimasta ancora oggi nelle parlate di queste zone. Dopo pochi anni però le diverse visioni del progetto iniziale, una più estrema e anarchica, e una più semplice e meno rivoluzionaria, portarono il gruppo a dividersi. La comune si trasformò in sanatorio salutista che, mantenendo le idee originarie di naturismo e
vegetarianesimo, divenne una sorta di centro new age a pagamento ante litteram. Nel corso degli anni Dieci e Venti la colonia diventa una struttura ricettiva, mantenendo comunque un carattere alternativo rispetto alla realtà dell’epoca, ospitando negli anni diverse personalità
artistiche e culturali di spicco. Nell’ambito della nascente psicanalisi soggiornarono a Monte Verità Otto Gross, Olga Fröbe-Kapteyn e Carl Gustav Jung. Ci fu una stagione artistica molto interessante che vide il passaggio di Hugo Ball, Hans Richter, Max Bethke, Werner Ackermann, Paul Camenisch, Hans Arp. Herman Hesse si stabilì per un periodo nel 1907 a Monte Verità per tentare di risolvere i suoi problemi con l’alcool. Nel mondo della danza lavorarono qui Isadora Duncan, Charlotte Bara e Jacques Dalcroze. Molte altre celebri personalità visitarono la colonia, tra cui gli scrittori Rainer Maria Ri-
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storie
testo e foto: Davide Vergnano
lke ed Erich Maria Remarque, e la struttura per quasi tre decenni del Novecento divenne un punto di riferimento delle Avanguardie artistiche e letterarie e delle correnti di pensiero alternative dell’epoca. Vale la pena di citare ancora la presenza di Elena Blavatsky e Rudolf Steiner che lasciarono un’impronta significativa diffondendo le idee della teosofia e dell’antroposofia. Questa fase si chiuse nel 1927, quando il fondatore Oedenkoven cedette la colonia, che fu rilevata dal barone Eduard Freiherr von der Heydt, mecenate illuminato, cultore d’arte e studioso di filosofia. Sotto la sua guida il Monte continuò ad accogliere personalità diverse fino alla seconda metà degli anni Cinquanta, quando donò le strutture al Canton Ticino che le destinò progressivamente negli anni Sessanta all’uso attuale di centro culturale e museale.
Uno degli edifici dell’epoca, costruito seguendo i principi teosofici, la casa Anatta, è adibito a museo dove sono raccolte le varie testimonianze che documentano la storia del Monte. All’ingresso del parco, nel prato di fronte all’albergo Bauhaus, troviamo un labirinto di ceramica che cambia colore mano a mano che si procede e che termina in un mandala realizzato in vetro di Murano, a simboleggiare il percorso spirituale che ciascuno di noi potrebbe intraprendere verso una la ricerca di sè stessi. Il parco ospita anche una casa del tè, un giardino zen e una piantagione di camelie sinensis, e offre la possibilità di scoprire l’antica cerimonia giapponese e i rituali legati
Oggi Monte Verità ospita periodicamente mostre, convegni e conferenze cercando di portare avanti l’idea e lo spirito iniziali.
e t n Mo ’ a t i Ver
a t i v i d a v i nat r e t al ’ n u i nte d e s a e c r r p e e c i o r t La tra passa
alla preparazione del tè. Proseguendo il cammino fra alberi secolari e le antiche case in legno che testimoniano la vita spartana della colonia di inizio secolo è ancora possibile scorgere le tracce dei primi abitanti del Monte, immersi nel silenzio e nella magica atmosfera del luogo, per ritrovare un po’ di pace e serenità in un mondo sempre più lontano dalle verità individuali e collettive che sole possono portarci verso un benessere reale e duraturo. Ciò che ancora oggi colpisce è l’assoluta attualità di quelle istanze: più di cent’anni fa quello sparuto gruppo di pensatori, artisti e filosofi aveva già compreso e messo in discussione l’idea positivistica di sviluppo, evidenziando le contraddizioni della civiltà industriale occidentale basata sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse, sulla guerra e sulla presunta superiorità dell’uomo moderno rispetto alla natura, dimenticando le radici che ci legano alla Madre Terra, anticipando le riflessioni odierne sull’ecologia, sullo sviluppo sostenibile, sulla decrescita e sul rapporto armonico uomo/ natura, per tentare di costruire un futuro diverso di benessere e prosperità.