ISTANBUL
ISTANBUL
ISTANBUL
IO AVEVO UN SOGNO / I HAD A DREAM
A dream as vast as a continent, as vast as a language, thousands of centuries long: long as a bridge of souls. A dream springing from ancient memory, an apparition which has often changed names, voluntarily or when forced by fate: Constantinople, Byzantium, Istanbul! The fabulous, mythical Istanbul, with its noise, its frenetic activity, its deceits and duplicities perennially ready to ambush you; a seaport sometimes reminiscent of Genoa’s severity, sometimes of Venice’s chatter, sometimes of Naples’ feistiness; but ultimately, simply, purely Turkish. City of a thousand facets: complex, hostile, open, international and provincial; full of mysteries that attract like magnets, and dark, forbidding recesses, as if our eyes did not want or could not manage to capture all its strange energy. Ineffable. For every traveller arriving, its impact is different. One cannot narrate the city of Istanbul in a single day, in a single novel; it is not shut up in a single dream, but present in many different stories, as written by each one of us. This book reflects as much. It includes numerous photographs, numerous narrations and personal stories, for it is in multiplicity that Istanbul reveals itself to each of us. The snapshots are grouped and described in temporal succession: from our welcoming by seagulls, to our good-bye, as the sea birds accompany us on our return. The images reflect a variety of fully personal experiences, a variety of feelings which, even before finding expression through the camera lens, have been shaped by the mind: differing snapshots, just as the photographers differ, and the subjects, the moments captured. Strong, clear images alternate with others resembling paintings. The sensuality of the color photographs follows upon the starkly pure expression of black-and-white. Only in this way has it been possible to narrate—authentically—the actions, sensations and impressions produced by a city exploding with pure creative energy, where images have the power to inspire the observer’s fantasy so deeply as to immerge him or her in the city’s daily life, leading the visitor to become, if only for a moment, part of its dynamic populace. These young photographers have succeeded in capturing the essence of Istanbul: not only as a shining example of the sought-after meeting among civilizations, so sadly absent in today’s world; but also in its daily life, perennially tied to a past which it so spectacularly displays: immortal architectural delights, such as Hagia Sophia, standing for more than a thousand years of history; the Blue Mosque, the Soleiman Mosque, and the Cistern, that immense underground reservoir sustained by columns imported from all over Europe, make their appearance alongside snapshots recording fleeting moments in the Grand Bazaar, on the Golden Horn, and at Sultanahmet, the oldest quarter of the city. Here, despite what some say about the rigidity of its people, a Greek may work alongside an Armenian craftsman; an ethnic Turkish businessman may do business with a Jew. These photographs prove that it is culture, and the fusion of various identities, which have given ancient Byzantium its timeless spirit.
Un sogno lungo un continente, lungo una lingua, lungo migliaia di secoli, lungo un ponte di anime. Un sogno uscito dalla memoria antica, una chimera che ha spesso cambiato nome, volutamente o imposto dal destino: Costantinopoli, Bisanzio, Istanbul! La favolosa, mitica Istanbul con il suo chiasso, la sua attività frenetica, il suo equivoco e inganno sempre in agguato, il suo aspetto di città marinara e portuale che ricorda a tratti la severità di Genova, a volte la ciarliera Venezia, a volta ancora la rissosa Napoli, ma che in fondo è solo, puramente turca. Una città dalle mille sfaccettature, complessa, ostile, aperta, internazionale e provinciale, piena di misteri che attraggono come calamite e angoli che allontanano, come se gli occhi non volessero o non potessero captare tutta quella strana energia. Ineffabile. Per ogni viaggiatore che arriva l’impatto è diverso. Istanbul è una città che non si può raccontare in una sola giornata, in un solo romanzo, non si chiude in un solo sogno, ma la si trova in tanti racconti diversi che portano la firma di ognuno di noi. Questo libro ne è la prova, tante foto, tante narrazioni, storie personali, perché è così che Istanbul si svela ad ognuno. Ecco allora che gli scatti raccolti e spiegati in successione, dall’arrivo con il saluto dei gabbiani, all’arrivederci mentre sempre questi marini uccelli accompagnano il rientro, sono un’alternanza di vissuti assolutamente personali, alternanza di sentimenti che ancor prima che inquadrati con l’obiettivo sono stati composti nella mente. Istantanee diverse, così come diversi sono i fotografi, i soggetti, gli attimi raccolti. Immagini forti e nette si alternano ad altre che sembrano quasi pitture. La sensualità delle fotografie a colori rincorre la purezza di espressione del bianco e nero. Solo così è stato possibile raccontare in modo autentico azioni, sensazioni, impressioni di questa città che esplode in pura energia creativa, dove le immagini hanno la forza di ispirare la fantasia dell’osservatore tanto da indurlo ad immergersi nella vita cittadina ed entrarvi e fare parte per un momento di questa dinamica popolazione. Questi giovani fotografi sono riusciti a catturare l’essenza di Istanbul, non solo fulgido esempio del tanto ricercato incontro di civiltà, così sconsolatamente assente nel mondo moderno, ma anche del suo quotidiano sempre appeso a un passato che ostenta in spettacolari testimonianze. Architetture immortali come Hagia Sophia, simbolo della sua storia millenaria, la Moschea Blu e quella di Solimano, la Cisterna, immenso serbatoio d’acqua sotterraneo sorretto da colonne importate da tutta l’Europa, appaiono accanto a scatti che riprendono attimi nel Gran Bazar, sul Corno d’Oro, nel Sultanahmet, il quartiere più antico della città che a dispetto di ciò che si racconta sulla rigidità del carattere della sua gente, permette ad un greco di lavorare insieme ad un artigiano armeno, o ad un uomo d’affari turco di stringere alleanze con un ebreo. Foto che hanno la capacità di raccontare che è proprio la cultura e la fusione tra varie identità che hanno donato all’antica Bisanzio uno spirito fuori dal tempo.
Elisabetta Ziliotto
Elisabetta Ziliotto
4
5
Venezia mi ricorda istintivamente Istanbul stessi palazzi addosso al mare rossi tramonti che si perdono nel nulla. Venice instinctively reminds me of Istanbul the same palaces leaning against the sea, red sunsets fading into nothingness. Franco Battiato, tratto dal brano “Venezia-Istanbul�.
6
Rita Rossi
7
Michele Salmaso
8
Carlo Varotto
9
Andrea Marani
10
11
Quando ero bambino, nei momenti di eccessiva rabbia o angoscia, quando scappavo da me stesso, dalla scuola, dalla vita e mi perdevo liberamente per le strade di Istanbul, smettevo di contare. Allora provavo la nostalgia… “When I was a child, in moments of excessive rage or anguish, when I escaped from myself, from school, from life, and lost myself freely among the streets of Istanbul, I stopped counting. Then I felt nostalgia...” Orhan Pamuk, tratto dal libro “Istanbul”.
12
Michele Salmaso
13
Carlo Varotto
14
Carlo Varotto
15
Michele Salmaso
16
17
Ascolto Istanbul ad occhi chiusi Sono freschi i bazar Allegro Mahmut pascià Pieni di colombi i cortili Pervengono battiti di martello dai bacini Dalla dolce brezza primaverile odori di sudore Ascolto Istanbul ad occhi chiusi I am listening to Istanbul, intent, my eyes closed. The Grand Bazaar’s serene and cool, An uproar at the hub of the Market, Mosque yards are full of pigeons. While hammers bang and clang at the docks Spirng winds bear the smell of sweat; I am listening to Istanbul, intent, my eyes closed. Ohran Veli Kanik, “Ascolto Istanbul”.
18
Carlo Varotto
19
Rita Rossi
20
Andrea Caravello
21
Michele Salmaso
22
Roberto Mazzetto
23
Roberto Mazzetto
24
“Non giudicare le donne turche da quel che vedi qui”, mi dicono in diverse occasioni le sue amiche, “può essere fuorviante, perchè questa è la Turchia moderna e secolare, a volte anche spregiudicata, quella dove la storia dell’ultimo secolo ha lasciato più tracce. Qui e in altre grandi città come Izmir o Ankara si vive la sfida con il resto del mondo occidentale, anticipando le mode e le tendenze, sfatando miti come l’arretratezza o la subordinazione”. “Don’t judge Turkish women by what you see here,” the friends tell me on different occasions, “that might deceive you, because this is the modern, secular Turkey, sometimes even uninhibited, where the history of the last century has left more traces. Here and in other big cities, like Smirne or Ankara, one lives in challenging the rest of the Western world, anticipating fashions and trends, destroying myths such as “backwardness” or “subordination”. Andreina Switch, tratto dal libro “Una donna turchese”.
25
26
Roberto Mazzetto
27
Rita Rossi
28
Rita Rossi
29
Rita Rossi
30
31
Le strade secondarie di Beyoglu, i suoi angoli oscuri e il desiderio di fuggire si accendevano e si spegnevano nella mia testa quasi fossero dei neon, accompagnati dai sensi di colpa. “The streets of Beyoglu, their dark corners, my desire to run away, my guilt--they were all blinking on and off like neon lights in my head.” Orhan Pamuk, tratto dal libro “Istanbul”.
32
Liana Bortolozzo
33
Liana Bortolozzo
34
Davide de Pieri
35
Andrea Caravello
36
Carlo Varotto
37
Michele Salmaso
38
Carlo Varotto
39
Liana Bortolozzo
40
Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale come se alzandomi la notte bruciante di febbre bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo I love you like dipping bread into salt and eating Like waking up at night with high fever and drinking water, with the tap in my mouth
Like unwrapping the heavy box from the postman with no clue what it is fluttering, happy, doubtful
I love you like flying over the sea in a plane for the first time Like something moves inside me when it gets dark softly in Istanbul I love you Like thanking God that we live. Nazim Hikmet, “Ti amo�
41
42
Michele Salmaso
43
Michele Salmaso
44
Carlo Varotto
45
Andrea Caravello
46
47
Talvolta la città si trasofrma in un luogo completamente diverso. Le strade familiari prendono all’improvviso un colore nuovo. La folla, come sempre misteriosa, sembra camminare sui marciapiedi senza scopo, da secoli. “Sometimes one’s city can look like an alien place. Streets that seem like home will suddenly change colour; I’ll look into the ever mysterious crowds pressing past me and suddenly think they’ve been there for hundreds of years.” Orhan Pamuk, tratto dal libro “Istanbul”.
48
Carlo Varotto
49
Roberto Mazzetto
50
Rita Rossi
51
Nicola Compagno
52
53
Me ne andavo l’ altra sera, quasi inconsciamente, giù al porto a Bosphoreion là dove si perde la terra dentro al mare fino quasi al niente e poi ritorna terra e non è più occidente: che importa a questo mare essere azzurro o verde? The other night, in half-awareness, I was wandering down to the port at Bosphoreion, where the land loses itself in the sea nearly to a point of nothingness, and then becomes land again and is no longer West: what does this sea care about being blue or green? Francesco Guccini, tratto dal brano“Bisanzio”.
54
Andrea Caravello
55
Antonio Fenio
FOTOGRAFI / PHOTOGRAPHERS IN ORDINE ALFABETICO / ALPHABETICAL
Andrea Caravello Andrea Marani Antonio Fenio Carlo Varotto Davide De Pieri Liana Bortolozzo Michele Salmaso Nicola Compagno Rita Rossi Roberto Mazzetto
56
57
Antonio Fenio
58
FREQUENZE VISIVE PRESENTAZIONE / PRESENTATION
L’associazione culturale di Fotografia e Arti Multimediali Frequenze Visive, fondata nel 2004, si occupa della promozione e della diffusione della cultura fotografica e delle arti visive svolgendo numerose attività: organizzazione di corsi di fotografia base e avanzata, incontri con autori, rassegne di documentari , uscite fotografiche, organizzazione e realizzazione di manifestazioni ed eventi in sinergia con enti e realtà locali. Nel 2006 ha dato avvio al progetto “Città d’Europa”; questo libro dedicato ad Istanbul è il quarto capitolo di un viaggio fotografico partito da Lisbona e passato attraverso Praga e Berlino. L’intento è di rendere per immagini le percezioni e le sensazioni vissute personalmente dagli autori nell’incontro con la città, restituendo all’osservatore una narrazione corale dei luoghi e dei volti.
The cultural association of photography and multimedial arts, Frequenze Visive, founded in 2004, is dedicated to promoting and spreading the culture of photography and visual arts through numerous activities: organizing basic and advanced courses in photography, encounters with authors, presentation of documentaries, photographic publications, organization and realization of manifestations and events in synergy with local groups and organizations. In 2006 it began the project “Cities of Europe”. This book dedicated to Istanbul represents the fourth phase of a photographic journey which started in Lisbon and covered Prague and Berlin. Our intention is to express by way of images, the perceptions and sensations personally experienced by the authors in their encounter with the city, while offering the observer a choral narration of places and faces.
59
ELISABETTA ZILIOTTO BIOGRAFIA / BIOGRAPHY
Elisabetta Ziliotto, free-lance journalist and photographer, received a degree in International Sciences in her city, Padua and became involved with daily news and politics, writing articles for several newspapers and radio stations in the Triveneto. Then she realized that the planet is so interesting that it demands exploration. She left for the city of stars, and for a long period was involved in aero-spatial publications, interviewing eminent Russian astronauts. Later, still in search of new emotions to experience and recount, she wandered to various parts of the world. The call of old Europe, however, remained very strong: magic, mysterious places can still surprise us, in fact; thus she began to “stick her nose” into cities and countries where Templar memories are potent.
Elisabetta Ziliotto giornalista e fotografa free lance, dopo aver conseguito la laurea in scienze internazionali nella sua città Padova ed essersi occupata di cronaca e politica per alcune testate ed emittenti trivenete decide che il pianeta è troppo interessante per non esplorarlo. Parte quindi per la città delle stelle e per un lungo periodo si occupa di stampa aerospaziale intervistando i più importanti astronauti russi. Successivamente sempre alla ricerca di nuove emozioni da cogliere e raccontare girovaga in varie parti del mondo. Il richiamo però della vecchia Europa è molto forte perché luoghi magici e misteriosi riservano ancora sorprese e così inizia “a ficcare il naso” in città e paesi dove forte è il richiamo templare.
ISTANBUL 60
progetto / project Frequenze visive grafica e impaginazione / graphic Michele Salmaso fotografie / photos © Associazione Frequenze Visive selezione foto / photo selection Gruppo fotografico Mignon testi / texts © Elisabetta Ziliotto traduzioni inglese / english Janet Sethre immagine copertina / cover image Carlo Varotto edizione /edition Agosto 2011
www.frequenze-visive.it info@frequenze-visive.it Si ringraziano tutti gli amici e i soci dell’associazione che pur non essendo stati ad Istanbul hanno reso possibile questo progetto.
“ISTANBUL”, anno 2011. www.frequenze-visive.it info@frequenze-visive.it