“NON C’È FUNDRAISER, SE PRIMA E SOTTO, NON C’È UNA PERSONA” DALLA 1° EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL FUNDRAISING DIFFONDIAMO LA CULTURA DEL FUNDRAISING
EDITORIALE FONDATORE - VALERIO MELANDRI
Per cambiare il mondo il digital non basta. Servono le PERSONE. Troppo spesso ci viene insegnato che le migliori nonprofit sono quelle che hanno le spese generali basse, e se sono le migliori saranno anche le più efficienti. Ma quando andate a comprare un paio di scarpe da corsa non pensate di certo “prima di andare a comprare le scarpe voglio sapere che percentuale del prezzo di vendita va alle spese generali” e di dopo aver acquistato un paio di nuovissime scarpe piene di buchi non direte ai vostri amici “non avete idea di quanto basse siano le spese generali per questo paio di scarpe”. Eppure è esattamente quello che facciamo con le organizzazioni nonprofit. Andiamo in giro fieri di donare a un ente che ha delle bassissime spese generali senza sapere nulla di quell’organizzazione nonprofit. Pensare che tenere basse le spese generali sia importante e che sia indice di un’ottima organizzazione crea un circolo vizioso. Perché meno spese generali vuol dire meno investimenti e meno investimenti vuol dire meno crescita. Una possibile uscita è cambiare metodo di raccolta fondi. Oggi in Italia vengono spedite almeno 300 milioni di lettere con la richiesta di donazioni. Ma quante raggiungono il loro risultato? Con il digitale potremmo ridurre i costi e aumentare la personalizzazione (email), costruire percorsi di gioco (attraverso il Gaming online), di riconoscimento qualificato (penso a Facebook), pagare più velocemente (carte di credito, Bitcoin…). Ma attenzione non è il mezzo che fa la rivoluzione, è la persona. Il problema è solamente nel mezzo, o nella nostra voglia di cambiare il mondo? Gandhi è riuscito a fare la rivoluzione con qualche microfono, oggi con Google che potenza abbiamo in mano?
VALERIO MELANDRI Fondatore Festival del Fundraising Direttore Master in Fundraising Università di Bologna valerio.melandri@fundraising.it
NON È IL MEZZO CHE FA LA
RIVOLUZIONE, È LA PERSONA.
L’ENERGIA DELLE 5 DONNE DELLA PLENARIA
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IL GRAZIE DEI FUNDRAISER TI RACCONTIAMO IL FESTIVAL 2018 CON LE IMMAGINI IL CENSIMENTO DEI FUNDRAISER COME SPECIALIZZARSI NEL FUNDRAISING: IL MASTER DI FORLÌ
EDITORIALE NUOVO PRESIDENTE - STEFANO MALFATTI
C’è una novità in casa Festival del Fundraising: IL NUOVO PRESIDENTE! Il Festival del Fundraising è molto di più di un semplice evento formativo per il settore nonprofit. Il perimetro del Festival, con il suo anno intero di lavoro e i diversi eventi che fanno da contrappunto, può considerarsi l’impresa collettiva per imparare ad essere felici nel nostro lavoro e nella nostra vita accanto al bisogno. Nei miei 25 anni di impegno nel settore nonprofit, ho visto tante cose non funzionare al meglio: il taglio dei fondi pubblici al terzo settore, la dipendenza politica, l’autoreferenzialità delle organizzazioni, il lavoro mal pagato, le false promesse di visibilità, i familismi, un rapporto con le nuove tecnologie feticistico e consumistico, un approccio del tutto acritico con i social media. Anche io ho dovuto attrezzarmi per essere più 2.0 e poi 3.0 in attesa del 4.0., per rendermi conto che spesso la velocità non fa la differenza se la direzione è quella sbagliata. Ma ogni volta che sono andato al Festival del Fundraising, è stata come un’ancora di salvezza. Il Festival del Fundraising è come un vero e proprio laboratorio ove ripensare la sostenibilità, le nuove modalità di finanziamento, l’approccio e la relazione con le governance, il ruolo professionale dei fundraiser e il loro riconoscimento anche economico. Trovare insomma nuove strade in cui costruire un’ecologia circolare di relazioni, economie, scelte, percezioni e visioni. Tutte le mie più grandi gioie e successi personali e professionali sono stati frutto della costante condivisione con i colleghi e del lavoro collegiale fatto con tutti, e anche questa volta aspetto suggerimenti da ognuno di voi; questa è la mia email stefano.malfatti@fundraising.it Questa nuova avventura come Presidente non può che essere il mio timido e modesto grazie per ognuno e l’avvio di un ulteriore impegno a crescere tutti e insieme.
STEFANO MALFATTI Direttore Comunicazione e raccolta fondi Istituto Serafico Presidente Entrante Associazione Festival del Fundraising stefano.malfatti@fundraising.it
MAURO PICCIAIOLA Direttore Fundraising Antoniano Onlus Presidente triennio 2016-2018 Associazione Festival del Fundraising
GRAZIE È LA PAROLA DEL FUNDRAISER GRAZIE MAURO PER QUESTI ANNI DI LAVORO INSIEME! Ci hai guidato, sorretto, indirizzato. E hai portato avanti con forza la parola che dona il senso al Festival del Fundraising:
CONDIVISIONE Ovvero quella contaminazione tra fundraiser di idee e progetti riusciti, spunti e novità, difficoltà e sorrisi. Tutto questo è senza dubbio il motore del cambiamento che vogliamo nel mondo. Lo staff del Festival del Fundraising
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REPORTER
DEL FESTIVAL DEL FUNDRAISING 2019? SCRIVICI SUBITO: festival@fundraising.it e ti manderemo tutte le info!
4 SUPER REPORTER VI RACCONTANO IL FESTIVAL 2018 Non crediamo nei segreti professionali e anzi pensiamo sia indispensabile condividere le buone idee, le giuste pratiche, le intuizioni geniali per far crescere la COMMUNITY del FUNDRAISING. Ecco perché quest’anno abbiamo creato un Team di Reporter composto da fundraiser: hanno creato per voi dei veri e propri articoli tratti dalle sessioni per portare il Festival 2018 in tutti gli uffici, anche nelle scrivanie dei fundraiser che quest’anno non erano con noi…
VALENTINA CAMPAGNARO
SERENA CORONGI
Consorzio in Concerto
Blogger Comunicazione Nonprofit
DIEGO PROIETTI PEPARELLI
MARCO PURIN
Antoniano Onlus
Gruppo Gelindo Onlus
NEUROMARKETING: capire e usare le emozioni per coinvolgere i donatori Il contributo delle neuroscienze per lo sviluppo di campagne di raccolta fondi efficaci tra razionalità ed emotività. Autore: Serena Corongi Relatore: Vincenzo Russo Neuromarketing Behavior and Brain Lab IULM
“Se la ragione porta a pensare è l’emozione che porta ad agire” Calne Questa è una delle prime citazioni proiettate dal dott. Vincenzo Russo, Professore di Psicologia del Consumo e del Neuromarketing dell’Università IULM, durante la sessione dedicata al Neuromarketing. Un buon mix tra razionalità ed emozione, ma non solo. Per spiegare ai fundraiser le basi di questa scienza sono stati introdotti concetti chiave sul cervello, sul suo funzionamento e sulle emozioni.
CLICCA E GUARDA
» CLIP GRAZIE DI CUORE, MAMMA OLIMPIADI LONDRA 2012 “Il messaggio emozionale è quello che funziona di più, sia rispetto a quello combinato, sia rispetto a quello razionale”; con questa affermazione Russo ci presenta la prima campagna: “Grazie di cuore, mamma” realizzata da P&G per le Olimpiadi di Londra 2012 e subito incalza con una domanda: “quante volte avete visto il marchio?” Apparentemente una volta sola, alla fine, ma in realtà molte di più; i prodotti P&G sono infatti presenti durante tutto lo spot! CLICCA E GUARDA
» CLIP BUONASERA - FIAT “Quando realizziamo campagne vogliamo che il nostro brand sia ricordato, quindi attenzione a come usiamo le emozioni! Se inseriamo emozioni troppo forti il pubblico si dimenticherà del brand” e l’esempio viene dato dal famosissimo spot Fiat “ Buonasera”, ricordato da tutta la sala salvo che per il brand, mostrato solo alla fine, durante il calo dell’attenzione. Un errore grave per chi investe denaro in pubblicità! Il compito del neuromarketing è capire quali aree del cervello, che corrispondono alle emozioni, si attivano durante uno stimolo. Oggi per svolgere queste analisi vengono usate principalmente
quattro tecniche: la Pet, l’elettroencefalogramma, l’Eye Tracking (il processo di misurazione del punto di fissazione oculare o del moto di un occhio rispetto alla testa) e il Face Reader (programma di riconoscimento delle emozioni facciali). Ovviamente il neuromarketing non è in grado di chiarire perché il pubblico prova certe emozioni, ma è in grado di riscontrarle e indicare ai creativi le parti da modificare per ottenere migliori risultati. Per quanto riguarda i processi decisionali noi non siamo come il signor Spock, celebre personaggio di Star Trek, noi decidiamo irrazionalmente, attraverso le emozioni, sebbene queste ultime siano tenute poco in considerazione. Gli studi dimostrano ad esempio che l’uso della musica può portare a percepire il cibo in modo differente, mangiare dolci con una musica soave fa percepire il cibo più dolce rispetto ad una musica “ruvida”. Anche le parole contano, usare ad esempio una “voce di velluto” rispetto a una “voce soave” funziona di più perché coinvolge meglio i sensi. Le ricerche dimostrano che determinate aree del cervello si attivano quando svolgiamo delle azioni collegate alle emozioni, ma anche quando le vediamo fare dagli altri, un esempio è guardare chi prova disgusto e provare disgusto a nostra volta. Russo definisce le persone “prevedibilmente irrazionali” e spiega il concetto di bias cognitivi: automatismi mentali che ci portano a prendere decisioni in fretta e senza troppa fatica. Numerosi sono gli
esempi forniti dall’effetto dote (che ci consiglia di fare sempre 3 proposte per portare il consumatore a scegliere tra quelle con i valori maggiori), all’effetto ancoraggio (per il quale nel prendere una decisione tendiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi ovvero fissiamo un valore e lo usiamo come termine di paragone per le valutazione, ad esempio quando si sottolinea che qualcosa costa meno di un caffè al giorno), al Nudge (comportamenti che possono essere guidati dalle emozioni, come ad esempio inserire una porta da calcio all’interno del wc nei bagni pubblici maschili per incentivare le persone a mantenerli più puliti) fino a giungere a quelli più conosciuti e utilizzati nel marketing come l’effetto carrozzone e l’urgenza. » CLIP PARISIAN ROAF SAFETY AUTHORITY Prima del coffee break, Russo evidenzia: “Si può sensibilizzare senza spiegare tanto!” e ci mostra una campagna di successo sull’educazione stradale “Parisian CLICCA E GUARDA road safety authority” proposta in Francia per sensibilizzare i pedoni a rispettare i semafori. La campagna ha puntato proprio sulle emozioni provate dalle persone. Molto interessante è l’esempio che il professore propone a proposito di una campagna contro l’omosessualità. Durante l’intervista, effettuata su un campione di uomini e di donne, nessuno ha espres-
so emozioni negative nei confronti della campagna, ma esaminandola con gli strumenti del neuromarketing sono stati notati dei picchi di rabbia provati dal pubblico femminile. Che cosa ha provocato nelle spettatrici questa emozione? Lo spot propone due uomini che si baciano e uno dei due allunga la mano sul collo del compagno, la rabbia del pubblico femminile sopraggiunge proprio in questo momento. Esaminando i fotogrammi si è notato che l’uomo porta la fede al dito. Un dettaglio, che modificato, ha migliorato la percezione dell’intera campagna. Russo sottolinea che molto spesso le persone non comunicano le emozioni che provano e che spesso negano di averle provate. Il professore consiglia comunque l’utilizzo dell’intervista, un momento di confronto importante con il pubblico, anche nel caso in cui si sfruttino gli strumenti del neuromarketing. E il messaggio radiofonico? Un nuovo studio dimostra che anche questo media attiva il cervello, ma in parti differenti rispetto ai video e agli stimoli visivi. Le parti del cervello che si attivano sono le medesime di quando sogniamo (immaginazione visiva) e di quando ricordiamo (memoria). Gli studiosi stanno svolgendo dei test per valutare l’efficacia dello spot radiofonico antecedente a quello televisivo e dai primi risultati parrebbe migliorare l’efficacia del messaggio. Anche il Banner statico su internet sembra avere più efficacia se prima è stato udito il messaggio radiofonico.
» CLIP TU CI SARAI- UNICEF Prima di concludere, il Professore racconta della campagna sui lasciti testamentari di Unicef “Tu ci sarai”, creata usando gli strumenti del neuromarketing, e mette in luce l’efficacia della narrazione. La diffi- CLICCA E GUARDA coltà del tema, il rifiuto della morte, qui viene superato dal ricordo e quindi dall’immortalità. I risultati di questa campagna sono stati ottimi.
I CONSIGLI TOP PER REALIZZARE UNA CAMPAGNA PUBBLICITARIA: • è meglio partire con il problema e arrivare alla soluzione • è importante inserire il brand più volte durante lo spot • è efficace riprendere persone che compiono azioni • meglio usare colori caldi • la convivialità funziona bene, ma dev’essere reale • è fondamentale porre attenzione alla musica e alle parole • bisogna inserire tutta la gamma delle emozioni • è fondamentale conoscere i bias cognitivi.
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GOOGLE GRANTS NON FA PIÙ PAURA! Appunti per sopravvivere alle nuove regole del mondo Google per il Nonprofit Autore: Diego Proietti Peparelli Relatore: Maurizio Lettieri - Google
Il Laboratorio base si apre con una panoramica degli strumenti che Google offre per aiutare le organizzazioni nonprofit. Dal 2011 infatti l’azienda ha deciso di fornire gratuitamente agli enti del terzo settore alcuni degli strumenti che il mondo profit già utilizzava. Per esempio: • Adwords • G-Suite per il non profit - Google drive - Documenti testo • Youtube • Analytics
FUNDRAISER: COSA PUOI FARE CON GOOGLE GRANTS?
Prima di utilizzare Grants o strumenti di pay per click analoghi, è fondamentale pensare a quali sono gli obiettivi da raggiungere e al pubblico a cui vogliamo rivolgerci. Ogni attività, conseguenza di una strategia integrata, va pensata in base agli obiettivi da raggiungere, come ad esempio: • Migliorare la visibilità dell’organizzazione • Promozione attività specifiche (eventi, corsi, workshop, ecc) • Trovare nuovi donatori • Trovare Volontari Una volta chiarita la strategia e definiti gli obiettivi possiamo andare su Google.
DONATORE: COSA SUCCEDE QUANDO FAI UNA RICERCA SU GOOGLE? Questa tipologia di ricerca viene definita organica, che porta, in sostanza, a due tipologie di risultato: RISULTATI PAY DA ADWORDS che vengono visualizzati in alto e di solito sono composti da: • Titolo, importantissimo perché è la prima cosa che una persona vede. • Descrizione, serve per spiegare meglio il messaggio • URL di approdo
RISULTATI ORGANICI: tutti gli annunci posizionati sotto quelli a pagamento e ordinati in base all’attinenza alla query di ricerca dell’utente. È possibile fare annunci a pagamento attraverso molteplici strumenti. Google Ad Grants è uno di questi, ed è gratuito (per essere più precisi è Google ad incaricarsi della fatturazione) e si divide essenzialmente in 2 tipologie: • La versione “normale” • La versione express che è una versione semplificata con un interfaccia più intuitiva per un utente meno esperto. Tuttavia tale facilità non consente una grande personalizzazione. La versione semplificata è più semplice ed intuitiva, ma non consente la stessa libertà di manovra della versione normale. Per esempio Adwords Express non permette l’inserimento di parole chiave manuali, le quali vengono dedotte automaticamente da un algoritmo. Dopo aver inserito l’URL del sito dell’organizzazione, l’algoritmo genera automaticamente parole chiave che potranno essere cancellate qualora non fossero inerenti alla mission o alla vision dell’organizzazione. Se le parole generate non soddisfano le aspettative, la soluzione più facile è inserire nuovi contenuti nel sito in modo che l’algoritmo corregga la rosa di parole chiave già prodotta. Con la versione normale l’inserimento delle parole chiave è totalmente manuale.
È possibile decidere di passare dall’account express a quello normale o viceversa, ma poi non si può più tornare indietro; infatti il cambio è possibile una sola volta. PER APPROFONDIRE: Se volete capire in maniera puntuale le differenze tra queste due tipologie di Adwords: www.google.it/adwords/express.
QUANDO PARLIAMO DI GOOGLE GRANTS SONO DUE I NUMERI CHE DOBBIAMO TENERE A MENTE: • 10.000 $ di budget mensile. È possibile ripartirlo a piacimento, l’importante è non superare la soglia. Se questo dovesse avvenire l’account si blocca.
• 2 $ è il valore del Costo per click massimo. Il Costo per click è quanto l’organizzazione paga se l’utente clicca su un determinato messaggio. Il prezzo si basa su un’asta. La soglia dei 2 $ è stata scelta per evitare distorsioni nel mercato e per evitare aste fuori controllo.
CTR e nuove regole Di recente Google ha apportato delle nuove regole a cui è necessario conformarsi. Le principali sono: 1. Allargamento Targeting geografico Se faccio un evento a Torino e la mia organizzazione è radicata solo su Torino, non ha senso estenderlo in tutta Italia 2. Creare delle campagne composite. • Due gruppi di annunci attivi per ogni campagna con almeno 2 annunci. Più gruppi d’annunci sono dentro un annuncio, maggiore è la possibilità di Adwords di capire quale funziona di più. • Sitelink molto importanti. Aumentano lo spazio visivo all’interno del dispositivo. Ma soprattutto in presenza di link aggiuntivi permette di dare visibilità ad altre sezioni del sito. (oltre a rispondere alla domanda iniziale dell’utente. Serve per fare un po’ di branding).
3. CTR uguale o maggiore del 5% Ecco alcuni accorgimenti per ovviare a questo problema. • Scrivere le parole chiave con caratteri speciali. Può essere un buon modo di alzare il CTR di tutti gli annunci • Togliendo le parole chiave con un quality score basso. Questo perche il quality score incide direttamente il CTR. • Spegnere tutte le campagne che abbassano il CTR • Creare campagne brand col nome dell’organizzazione che aiutano a mantenere un CTR medio alto. In caso di CTR non virtuoso, Google prima di chiudere l’account, segnala più volte la criticità e dà tempo alle organizzazioni di rimediare.
ALTRI SUGGERIMENTI SU COME STRUTTURARE UN BUON ACCOUNT: • Non includere parole brand che non ci appartengono. Google la considera concorrenza sleale! • Parole chiavi secche no (escluso campagne brand) • Parole troppo generiche sono rischiose (si rischia di abbassare il CTR)
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Pillole preziose di COMUNICAZIONE PER IL FUNDRAISING Una sessione lunga come una partita di calcio: 90 minuti per portare a casa tutta l’esperienza di Tom Ahern, il guru del copywriting. Autore: Valentina Campagnaro Relatore: Tom Ahern Ahern Communications
Una carrellata di slide tutte con lo stesso titolo: QUESTA LA SO! Tom Ahern, il fundraising copywriter per eccellenza a livello internazionale, con la semplicità che solo i grandi insegnanti sanno avere, ci ha regalato tante piccole ma grandi regole per rendere la comunicazione delle nostre organizzazioni più efficace.
QUESTA LA SO! Ogni richiesta di donazione deve avere un’idea avvincente di base. Questo per mettere in moto la chimica dei nostri donatori. La filantropia genera ormoni della felicità e scattano nel nostro cervello ogni volta che aiutiamo qualcuno. Tre i nostri mantra per trasmettere questa idea nel modo più efficace: 1) Keep it simple 2) Make it memorable 3) Find your “Unique Selling Proposizion” (USP) QUESTA LA SO! Il direct mail (udite udite) non è morto e, anzi, rimane la fonte delle grandi donazioni. QUESTA LA SO! Le 3 domande che dobbiamo porci per coinvolgere fino in fondo il donatore nella nostra causa: 1) WHY US? Siamo i numeri uno in qualcosa? Sì? Raccontiamolo attraverso piccole storie semplici da ricordare. Basta con i pipponi che iniziano con “Siamo un’associazione nata nel 1856 a Canicattì..”, che noia! 2) WHY NOW? L’urgenza è una componente fondamentale. Raccontiamo ai nostri donatori perché la nostra causa è una priorità. 3) WHY YOU, THE DONOR, MIGHT CARE? Il donatore non è interessato al lavoro che facciamo in sé e per sé ma a come lo comunichiamo.
QUESTA LA SO! Essere sofisticati nel fundraising è la scelta sbagliata: siate semplici!
QUESTA LA SO! Non dobbiamo pensare alle persone come i “nostri donatori”. Pensiamo invece a noi come la “loro organizzazione”.
QUESTA LA SO! Un questionario al donatore? Perché no! Se non chiediamo mai cosa pensano di noi, cosa vogliono da noi, non lo sapremo mai. Uno dei problemi del fundraising è il sapere poco o niente del donatore!
QUESTA LA SO! Il materiale deve passare il “You test”. I donatori non si stancano mai di sentirsi fantastici. Quando incontrano la parola e “TU” sono felici e si chiedono “stanno parlando di me?
QUESTA LA SO! Il gancio “hook” - effetto sorpresa - è garanzia di una comunicazione efficace.
QUESTA LA SO! Le emozioni negative sono nostre amiche. La regola è: quando chiedete usate storie tristi, quando ringraziate usate storie felici, quando richiedete l’aiuto del donatore usatele entrambe.
QUESTA LA SO! La parola “perché” ha dei poteri importanti: “Because of you”
QUESTA LA SO! Non si dice mai “grazie” abbastanza. Bisognerebbe ringraziare 7 volte prima di chiedere ancora soldi!
Dopo la sessione di Tom Ahern, devo ammetterlo, mi sono sentita come dopo una partita di calcio! Sono stati 90 minuti intensi e giocati fino alla fine: in sala le persone ascoltavano rapite, desiderose più che mai di portarsi a casa questo manuale del buon fundraising copywriter!
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IRONIA E COMUNICAZIONE Riflessioni su come usare efficacemente l’ironia nella comunicazione per il fundraising Reporter: Marco Purin Relatore: Sergio Spaccavento Conversion
I CREATIVI PUBBLICITARI E LE ORGANIZZAZIONI NONPROFIT Sergio Spaccavento, esperto di comunicazione e pubblicità, suddivide la sua personale esperienza di creativo pubblicitario con il mondo non profit in tre fasi principali:
1^ FASE: FASE DELLO SFRUTTAMENTO I creativi sono quello che fanno. Ad inizio carriera i creativi realizzano una serie di progetti di comunicazione che offrono alle onlus, chiedendo loro di adottarli, di firmarli, pur non essendo sempre aderenti ai valori e alla mission dell’associazione, anzi spesso senza averli e/o tenerli presenti. In questa prima fase della sua carriera al creativo interessa pressoché solamente costruire un portfolio e magari vincere alcuni premi, così da farsi conoscere.
2^ FASE: FASE DELLA COSCIENZA Il creativo, ormai introdotto nel mondo delle agenzie di comunicazione, decide di regalare ore di consulenza alle onlus, più per una sorta di “bilanciamento del karma” che per un vero e proprio volontariato… e così, ad esempio, lavora gratis per una associazione non profit impegnata in scenari di guerra (ad esempio l’idea del “panno lava coscienze” di Emergency ha portato ottimi risultati… nonostante la parola “gratis”!)
3^ FASE: FASE DELLA COLLABORAZIONE Il creativo matura la convinzione che le associazioni non profit devono essere trattate allo stesso modo delle aziende profit. Le associazioni non profit devono pretendere dal creativo quell’onestà professionale che nelle prime due fasi della carriera era ostacolata da vari fattori. Per permettere tutto ciò è necessario instaurare un vero rapporto basato su serietà e competenza professionale in cambio di un adeguato corrispettivo.
QUALI SONO GLI OSTACOLI PER UNA BUONA RIUSCITA DI UNA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE E FUNDRAISING? RIFLESSIONE 1 Da una parte l’idea sempre più diffusa nella società odierna che le donazioni debbano andare totalmente a favore dei beneficiari dell’attività delle associazioni, con spese di gestione tendenti quindi a zero (e, con esse, stipendi dello staff e corrispettivi per i consulenti esterni ridotti al minimo). Diversamente da quanto accade per le imprese profit, che possono investire e innovare con più libertà nelle attività di marketing.
RIFLESSIONE 2 Dall’altra ci sono i brand profit che recentemente nei loro progetti usano richiami a valori semantici tipici del mondo non profit ma potendo contare su una forza economica molto più potente.
RIFLESSIONE 3 Fanno anche la loro parte le organizzazioni nonprofit stesse quqnado “giocano” troppo su: - IL PIETISMO tramite abuso di visualizzazione seriosa del problema (es. bambino orfano e che soffre la fame) – per sensibilizzare le coscienze. Può funzionare con persone maggiormente sensibili o in particolari situazioni, ma alla lunga non porta a risultati positivi; - LA TECNICA DEL “NON FARE” ossia l’invito a non comportarsi in una determinata maniera ritenuta socialmente riprovevole (es.: “non picchiare le donne”, “non drogarti” ecc.). Tuttavia questo tipo di messaggio potrebbe produrre addirittura un effetto contrario a quello voluto; - LA TECNICA DEL “FEAR AROUSING APPEAL” che pone l’accento sugli aspetti negativi di un certo comportamento con l’invito ad evitarlo tentando di suscitare una certa riflessione ed emozione, ma anche paura, nel destinatario del messaggio (es: non guidare in stato di ebbrezza per non provocare incidenti stradali). Tuttavia oggi siamo talmente assuefatti da certe scene e situazioni violente e/o negative che si è talvolta portati a comportarci in maniera opposta a quella suggeritaci (ad esempio guardando comunque un filmato all’inizio del quale c’è l’avviso dei suoi forti contenuti).
UN MECCANISMO ALTERNATIVO: LA SATIRA La satira nasce nell’antica Grecia, il suo concetto è mutato nel corso dei secoli, dalle invettive del poeta Archiloco nel VII secolo A.C. fino ad arrivare alla laconica ma efficace definizione seicentesca dello scrittore francese J. de Santeuil: castigat ridendo mores. Spaccavento propone tuttavia la satira nella sua versione moderna, che mira a rappresentare, attraverso un sano umorismo, vizi, difetti e comportamenti errati dei singoli uomini, gruppi sociali e dell’intera società al fine di correggerli. La satira si dimostra strumento atto a stimolare la riflessione e discussione su un certo argomento socialmente rilevante, anche se, appunto, non sempre porta all’azione.
GLI OBIETTIVI DELLA SATIRA - ATTRARRE L’ATTENZIONE le campagne più divertimenti ed ironiche si ricordano più agilmente rispetto a quelle serie o meramente nozionistiche che invece annoiano; - GRATIFICARE ogni battuta che richiede un leggero sforzo cognitivo per capirla, tipico delle barzellette, comporta una evoluzione e quindi una gratificazione;
- INFLUENZARE LE SCELTE normalmente a parità degli altri aspetti, la comunicazione più simpatica sarà quella vincente; - AUMENTARE IL RICORDO fin da piccoli abbiamo imparato a memoria barzellette perché abbiamo capito che essere simpatici equivaleva spesso ad essere accettati in società; - CREARE UN’AZIONE DEL CONSUMATORE attraverso il raggiungimento dei succitati obiettivi, il fine è quello di stimolare un’azione del consumatore, che nel caso del fundraising si chiama donatore fidelizzato.
3 CONCETTI CHE MI PORTO A CASA: 1) NO MONEY NO PARTY, ossia l’importanza di valorizzare il lavoro di tutti; 2) COSTRUIRE UN RAPPORTO DURATURO CON TUTTI GLI STAKEHOLDER, consulenti e beneficiari, puntando su toni comunicativi leggeri e allegri, ma anche rischiando un po’ per acquisire visibilità sui mass media; 3) NON PRENDERSI TROPPO SUL SERIO e al contempo facendo capire alla persone che l’importanza degli obiettivi e dei sogni che si perseguono è maggiore dell’allocazione dei soldi impiegati.
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L’ENERGIA DELLE 5 DONNE DELLA PLENARIA
LA MOLECOLA DEL SUPER FUNDRAISER
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEL FUNDRAISER? KAREN OSBORNE • ISPIRA: dove c’è ispirazione, c’è gioia di donare • USA L’EMPATIA: ogni donatore deve sentirsi speciale! • LAVORA SUGLI IMPATTI: l’eroe non è l’organizzazione, ma il donatore
LISA OROMBELLI “il fundraiser non è un mestiere, ma una vera e propria VOCAZIONE, ed è anche grazie a noi che il mondo può diventare un posto migliore. Un posto più giusto”
SIMONE JOYAUX “Se non ci assumiamo la responsabilità di prenderci un rischio, nonostante la paura delle conseguenze, non andremo mai a cambiare il mondo. Se lo facciamo possiamo avere almeno la SPERANZA di riuscirci”
DANIELA FATARELLA FAI GIOCO DI SQUADRA “Il totale è superiore alla somma delle parti” (Aristotele) Nei momenti di crisi: stiamo uniti! Il dialogo e la collaborazione sono la soluzione
GUARDA IL VIDEO DI TUTTA LA PLENARIA DEDICATA A DONNE E LEADERSHIP NEL FUNDRAISING!
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I NOSTRI RELATORI
Oltre 450 relatori in 11 edizioni, hanno costruito il piĂš grande evento formativo italiano sulla professione del fundraiser.
Raccontaci la tua idea, il tuo caso di successo, la tua idea innovativa di fundraising.
COSA CERCHIAMO? • NUMERI che contano: KPI, tassi di conversione, incremento della raccolta fondi, ROI, entità degli investimenti. Devi lasciare il segno! • IDEE GENIALI: genialità = idea x velocità di realizzazione • SICUREZZA: i fundraiser fanno domande, interagiscono, vogliono qualcuno che li faccia esclamare..WOW!
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DEL FESTIVAL DEL FUNDRAISING 2019
I GRAZIE DEI FUNDRAISER D’altronde “grazie” non è la parola più bella del mondo?
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PARTY NIGHT La festa che fa stare insieme i fundraiser
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PLENARIA FINALE Resilienza: come un fundraiser riesce a resistere agli urti
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Ora hai appena “conosciuto” gli 815 fundraiser del Festival 2018, ma lo sai che in Italia siamo 19k fundraiser dichiarati su Linkedin? Ma quanti siamo veramente?
SE NON HAI ANCORA COMPILATO IL CENSIMENTO ALZA LA MANO, STA A TE! SONO UN FUNDRAISER, VOGLIO CENSIRMI!
50% 65% 70% 65%
prossima edizione?
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Dalle basi alla realizzazione del tuo piano di fundraising Valerio Melandri Università di Bologna Columbia University
Una lezione mai noiosa, anche per chi non ama l’economia Rebecca Levy Orelli Università di Bologna
Le logiche del marketing al servizio del fundraising Patrice Simonnet FAI Fondo Ambiente Italiano
Due big del fundraising insieme per spiegarti le migliori tecniche Daniele Fusi ActionAid Giancarla Pancione Save the Children
Gli strumenti ultra-moderni per ottenere donazioni online Paolo Ferrara Terre des Hommes
Perché donor is the king, da sempre Elena Quagliardi Lega del Filo d’Oro Onlus
Cura e precisione per collaborare con il mondo profit Sara Boschetti Antoniano Onlus
Per una visione avanzata e internazionale Alessandra Delli Poggi AIRC
EVENTI PER IL FUNDRAISING DATABASE PER IL FUNDRAISING
Nicola Bedogni Fondazione Isabella Seràgnoli Presidente ASSIF Alessandra La Palombara BolognAIL Onlus
GRANDI DONATORI
LASCITI TESTAMENTARI
Pratico e ricco di trucchi del mestiere Gianluca Sordiglioni Fondazioni Grigioni per il Morbo di Parkinson
Le mosse giuste per arrivare ai Major Donor Chiara Blasi Associazione Italiana Ricerca sul Cancro
Con delicatezza e professionalità Stefano Malfatti Istituto Serafico di Assisi
STRUMENTI LEGALI e FISCALI Leggi e fisco con ironia... è possibile! Carlo Mazzini Esperto di legislazione degli Enti nonprofit
EMOTIONRAISING
Per entrare nella testa (e nel cuore) del donatore Francesco Ambrogetti United Nations Capital Development Fund USA
+ LABORATORIO
Vincenzo Russo Università IULM Milano
FONDAZIONI E FUNDRAISING
Nicola Corti Fondazione Umana Mente
PROGETTO CAPSTONE LA NOSTRA PUNTA DI DIAMANTE Il Case Study che ti accompagna per tutto l’anno. Entri con il cuore in un ufficio fundraising e contribuisci insieme alla classe a realizzare il piano di fundraising per un’associazione vera e reale. Case Study 2018: Lega del Filo d’Oro
Mauro Picciaiola Antoniano Onlus
Paola Casadei Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII
Spazio al Lavoro
LAVORARE NEL FUNDRAISING
WEBINAR ONLINE Lezioni riservate con i migliori docenti internazionali
Claudia Branchetti Master in Fundraising
WEB MEETING CON I DOCENTI Uno al mese per fare il punto insieme online! SPECIAL CLASS FACE TO FACE
Alice Stefanizzi Fondazione Progetto Arca
VOLONTARI
Luigi Somenzari Fondazione CRT
STUDY TOUR: Come lavora veramente un ufficio fundraising? Durante l’anno saranno pianificate delle “visite guidate” nelle organizzazioni nonprofit
FESTIVAL del FUNDRAISING 15-16-17 maggio 2019 Tre giorni per entrare nella community dei fundraiser d’Italia: formazione extra, matching diretto con le organizzazioni nonprofit, festa e tanto ancora!
Il Master in Fundraising genera impatti VERI che producono Cambiamento Fare il Master in Fundraising di Forlì significa partecipare al primo e più importante corso universitario dedicato al mondo del fundraising italiano. Significa entrare a fare parte della più grande e viva comunità di fundraiser esistente in Italia, condividere una rete di collegamenti internazionali e locali utile per il proprio futuro, essere studente dei migliori docenti e professionisti del settore, rimanere aggiornati, per tutta la durata della propria vita professionale, attraverso la formazione continua che viene offerta, e riservata, a tutti gli ex studenti, con il programma “RITORNO AL MASTER”. Un’esperienza che ti fa crescere come persona, e come professionista. E non è un caso che il Master in Fundraising di Forlì sia l’unico corso di fundraising italiano certificato EFA (European Fundraising Association), con docenti chiamati a insegnare anche nelle migliori università e conference del mondo (Columbia University USA, International Fundraising Conference NL, Institute of Fundraising UK, ecc).
Fare il Master in Fundraising è un’esperienza che ti cambia la vita, che ti fa incontrare il fundraising non solo come tecnica di raccolta fondi, ma come professione piena
di valore e di valori. Non solo un semplice corso, ma un coacervo di esperienze, che in 16 anni di lavoro ha fatto nascere il Festival del Fundraising (la terza più grande conferenza di fundraising al mondo), il Fundrasing Day e soprattutto (unico caso in Italia), un Careers Service dedicato agli studenti e agli ex-studenti che insegna loro come proporsi nel mondo del lavoro, e incrocia “ad personam” domanda e offerta di lavoro. Con soli 40 posti ogni anno, il Master in Fundraising rappresenta, senza dubbio, il migliore investimento per chi (laureato o NON laureato), è già inserito nel mondo nonprofit, o per chi voglia perfezionarsi e far crescere la propria posizione lavorativa e valorizzare le proprie competenze e capacità. Valerio Melandri Direttore Master in Fundraising di Forlì
P.S. Ci vediamo a Forlì, quello in foto è il nostro Campus! Che orgoglio.
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