numero 209 APRILE 2019 Fuori Binario

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• FUORI BINARIO 209 • APRILE 2019

• G I O R N A L E DI STR ADA DI F I RENZE AUTOGEST ITO E AUTOFINA NZIATO •

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CONCORSO LETTERARIO E FOTOGRAFICO Firenze - “LA CITTÀ ACCOGLIE (?)” L’Associazione Periferie al Centro Onlus, bandisce un concorso letterario e fotografico sulle esperienze di accoglienza in città di qualsiasi tipo (positive o negative). Gli elaborati, in forma di racconto, articolo, poesia o aforisma in formato PDF e le fotografie in formato JPG dovranno essere inviate entro il 1 Giugno 2019 all’indirizzo mail: fuoribinarioblog@gmail.com Gli elaborati e le fotografie vincenti saranno pubblicati in un libro della collana FuoriBinarioLibri e possibilmente sarà organizzata una mostra fotografica. La commissione è composta da membri della redazione e da artisti esterni amici di Fuori Binario.

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• AMBIENTE •

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“Per fermare il cambiamento climatico, abbiamo bisogno di un cambio di sistema” – Marcia per il Clima e contro le Grandi Opere Inutili, abbiamo intervistato Laura, del movimento tedesco Ende Gelände, che da anni si batte contro una delle più grandi miniere di carbone a cielo aperto d'Europa. Laura è in Italia per una serie di iniziative in alcune città italiane Quando e perché è nato il movimento Ende Gelände ? La prima azione di Ende Gelände avvenne nel 2015 nell'area circostante la miniera di lignite vicino alla foresta di Hambach, attualmente la più grande sorgente di anidride carbonica d'Europa, essendo quest'area da sola, responsabile del 2 % delle emissioni di tutta Europa [cioè di tutte le attività che vi si svolgono]. Ci dicemmo: è tempo di fermare tutto questo, di fermare il cambiamento climatico, noi stessi, con azioni di blocco di quelle infrastrutture. Qual è la posizione cui siete giunti come Ende Gelände in relazioni agli Accordi per il clima di Parigi e gli altri procedimenti annunciati e/o intrapresi dalle istituzioni internazionali ? Quando ci chiedemmo cosa potevamo fare durante il summit parigino sul clima, ben sapendo che lì stava succedendo qualcosa, ci siamo detti: non ci mobiliteremo per “chiedere” ai politici ma andremo direttamente alla miniera di lignite per mostrare loro e a tutti dove stanno i problemi e chiudere le centrali a carbone! Non avevamo molte speranze nella Conferenza di Parigi. Fu divertente vedere che essi parlavano della necessità di stare al di sotto del limite dell'1,5° celsius ma per noi erano già troppi perché pregiudicavano troppe vite e oggi, dopo 3 anni, vediamo che niente è successo e le emissioni continuano ad aumentare. Quindi noi continuiamo a lottare! Molta gente inizia oggi a realizzare l'importanza del problema del cambiamento climatico ma nella maggior parte dei casi sentono la cosa lontana, nel senso di impotenti, di non poter contare... qual è la vostra risposta? Cosa possiamo fare, oggi? Sicuramente ognuno di noi può fare molto nella sua vita quotidiana: cambiare il proprio modo di consumare; un buon modo di cominciare e usare di più la bicicletta, meno l'automobile, mangiare meno carne, … non prendere l'aereo ma su un piano generale, per fermare il cambiamento climatico, abbiamo bisogno di un cambio di sistema, che implichi dei limiti alle grandi industrie, perché processi singoli non possono fare molto, a meno di partecipare, con altri/e, alle

• DONNE E NON SOLO A VERONA •

Congresso sulla Famiglia

azioni di Ende Gelände o altri gruppi simili di protesta, come i giovani che marciano con Friday4Future. Che tipo di iniziative porta avanti Ende Gelände ? Si tratta di un movimento composito : ci sono gruppi che si occupano di giustizia climatica, gruppi di base, gruppi più legati alla sinistra radicale-antagonista, gruppi provenienti dal movimento anti-nucleare, che ci hanno fornito un certo sapere. Abbiamo anche gente che fa parte di Ong, anche se questa cosa è un po' ambigua perché non sappiamo bene quanto loro si sentano coinvolti nelle nostre pratiche e se intendono andare fino in fondo. Abbiamo un costante afflusso di nuova gente che vuole partecipare, questo dà molta forza, gente giovane ma anche anziana, perché la questione non “scalda” solo i giovani. C'è continuità col vecchio ambientalismo o Ende Gelände è una cosa del tutta nuova ? Non direi. Molti dei nostri metodi e pratiche – actionconsensus, disobbedienza civile e gruppi di affinità – erano già patrimonio del movimento anti-nucleare. Alcune di queste persone fanno parte di EG ma ci sono anche molte nuove persone. Siamo una cosa nuova ma facciamo tesoro dell'importante tradizione anti-nuclearista. Quali sono le prossime iniziative previste? La prossima grande azione sarà alla fine di giugno perché proprio ora il governo tedesco sta emanando alcune leggi che prevedono l'uscita dal carbone ma per noi non sono buone notizie dal momento che prevedono quest'uscita per il 2038... ovviamente è troppo tardi. Quindi protesteremo a fine giugno per mostrare loro che è molto facile chiudere – immediatamente! – le miniere di carbone. Lo slogan che lancia la manifestazione del 23M è #siamoancoraintempo: cos'hai da dire alle persone che marceranno quel giorno per le strade di Roma ? È vero: abbiamo sempre ancora un po' di tempo perché col cambiamento climatico che va sempre peggio non è come il fare un progetto, costruire una cosa, per cui questa è fatta e basta, è un processo. 1,5 ° di aumento è un problema ma 2° è peggio, 3° peggio ancora... quindi dobbiamo iniziare e continuare a lottare e spero sarete in tanti a marciare per le strade di Roma il 23 marzo.

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Dall' aeroporto Verona

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• SATIRA • - Tutto bene Tino? - Mica tanto, Pino. - Motivo? - E' per via del Decreto Sicurezza. - Non ti piace la sicurezza Tino? - Ma sì, GIURO, adoro la sicurezza Pino, mi piace e mi garba tanto. - Sì però io ti vedo strano uguale. - Saranno le sedute dall'analista, mi lasciano sempre un po' stordito. - Tu in analisi, non lo sapevo Tino. - Non mi sento più al sicuro Pino, ho frequenti attacchi di panico ecco. - Caspita, ma che c'entra tutto questo con il Decreto Sicurezza scusa? - E' per via del mio vicino. - Cosa ha fatto il tuo vicino? - Eravamo buoni amici una volta, ora a malapena mi saluta. - Non mi sembra un buon motivo per essere così tesi. - La notte ha cominciato a girare in giardino, dice che sente rumori sospetti. - Ma cosa è successo veramente, Tino? - Circa un anno fa, mio figlio Pietro, col motorino, gli ha steso il cane sul marciapiede qui davanti. MA PER ERRORE GIURO. - Una disgrazia può succedere. I cani poi vanno tenuti al guinzaglio Tino, per legge, tranquillo, a prescindere dalla taglia. - Un cagnolino merdoso credimi Pino, una palla di pelo sporco di neanche tre etti, io gli ho detto che gliene avrei comperato uno uguale identico, ma lui niente, ha detto che l'amore non si può sostituire, e che io, per mano di mio figlio, gli avevo strappato il cuore ... è da quel giorno che mi odia. - Devi pur continuare a vivere Tino, magari lui non ci pensa neanche più. - NOOO... non è così, lui ha del rancore, è cambiato, il mese scorso si è anche separato dalla moglie, rode dentro 24 su 24. - Addirittura. - Ti giuro Pino, mio figlio non lo ha fatto apposta, è un bravo ragazzo, il cane gli correva sempre dietro, tutte le volte che Pietro partiva col motorino, svummm... il cane gli correva dietro per morderlo, bau bau, gnam gnam, sai come sono fatti questi cagnolini rompiballe no? - Effettivamente neanche io li amo tanto come animali da compagnia, sono schizzofrenici e somigliano più a dei topi cannibali, che a dei veri cani: bisogna ammetterlo! - Appunto, appunto, vedi che tu mi capisci Pino? - Senti Tino, ignora il tuo vicino, e continua a vivere, senti a me. - Non posso Pino. - Perché Tino? - Perchè lui, la settimana scorsa, approfittando dell'occasione che offre il nuovo Decreto Sicurezza, ha comperato una pistola tipo Colt 45 con fondina. - Con fondina a livello Tex Willer Tino? - ESATTO, uguale, ha comperato anche un cappello a falde larghe, non se lo toglie mai. Gira armato in giardino e ha l'occhio strano. - Tex Willer!

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Rumori sospetti

- Esatto. - Scusa Tino... ma come si chiama il tuo vicino? - ANACLETO! - Cazzo! - Appunto, ora hai tutto il quadro della situazione. - Non so che dire. - Te la dico io una cosa Pino. - Cioè? - Che ora sono veramente stanco, basta analisi: è ora di agire e passare al contrattacco. - Cosa intendi Tino? - Voglio smettere di fare il candidato vittima Pino, l'uomo passivo e timoroso che sopporta sempre: da preda voglio diventare predatore! - In che senso Tino? - Dichiaro alla legge che ANCHE IO la notte sento i rumori sospetti in giardino. - Per che fare Tino. - Così posso comperarmi anche io un'arma, più lunga però, e più potente di quella di Anacleto, poi vado in soffitta, rimuovo qualche tegola dal tetto, e faccio una postazione da cecchino. - Ma dai, smettila. - No, no, tranquillo, vedrai, l'attesa sarà dolce e elettrizzante. - Non dire boiate Tino, ti prego. - Un AK-47russo? O un M-4 americano? Tu che ne dici Pino, mi butto sul cinese? Il cinese fa molto trend, ma se fosse solo un brand commerciale invece? Magari s'inceppano facilmente, o ti scoppiano in mano, sai questa roba cinese? - Ma cosa cavolo dici Tino? - Tabula Rasa Zundapp Kawasaken BAM ... ma di brutto Pino. - Senti ascolta, ferma il Mondo per un momento, respira Tino, abbassa il battito cardiaco, per favore, stai smerdando il quartiere di adrenalina concentrata. Respira, bravo, rilassati col cervello un attimino. - Ma scusa Pino, tutto questo è legale, io non faccio niente di male, se sento i "rumori sospetti" in giardino: EH!!! - Ma no, ma no, non si fa così Tino, così rovini la tua vita, quella della tua famiglia, e non si sa, quella di chissà chi altri. - E cosa dovrei fare allora Pino? - Sicuramente non puoi risolvere il problema programmando un terminator da combattimento come soluzione. E quando poi alla fine i terminator diventeranno milioni? Che fai Tino? La guerra chimica? - Non ci avevo pensato... effettivamente, bing, bang, però è figo sentirsi un po' commandos, no Pino? Ti fa sentire sicuro! - Finché non sei nel mirino di qualcun'altro Tino, mi devi credere. No, no, non è così che si fa. Ci vuole qualcosa di più potente per eliminare gente di questo calibro, ci vuole un grosso calibro! - Come il pennello Cinghiale? - Esatto! - Allora avveleno il vicino coi metalli pesanti e poi dico alla Polizia che è stato l'Avvocato di Berlusconi? Pag 4

- Ma no, no. Lascia perdere il bunga bunga, i riti satanici e tutte quelle robe lì adesso, concentrati sul tuo, di problema. - Okay Pino... zzz: mi sono concentrato! Vai. - Bravo Tino,, allora, lancia un hashtag su Instagram, forma un gruppo su facebook, datti da fare su tutti i social, crea un'idea, falla diventare idea comune. - Un hashtag? - Ma sì, una specie di S.O.S. sociale, va molto di moda di questi tempi. Potresti chiamarlo che so? #TUTTO INTERO X SALVINI# ad esempio... ti piace Tino? - In stile Babbo Natale? E' figo Pino, mi piace. - Hai visto? Che ti dicevo? Spediscigli il regalo in ufficio, fai un pacco normale, mi raccomando, usa solo e categoricamente Poste Italiane, non usare corrieri privati, Salvini quelli neanche li apre... apre solo pacchi "nazionali" lui. - E che ci metto dentro questo pacchetto Pino? - Un vibra-massaggiatore Tino: ovvio! - Un vibra-massaggiatore? E che ci farà mai Matteo Salvini con un vibra-massaggiatore? - Ci si può massaggiare il cervello, ad esempio, tutte le mattine magari, così facile ci ripensa e cambia la legge. - Massaggi al cervello: è figo! - Sììì. E' fighissimo. Puoi comperarlo legalmente ed è meno pericoloso di una pistola, è simbolico, un doppio senso esistenziale, capisci Pino? - E' molto intellettuale Tino, non lo nascondo. - Ho ricevuto un'educazione classica Tino, lo sai, la mia prosa ne ha molto risentito... non riesco a trattenermi a volte, lo confesso. - E come deve essere questo vibramassaggiatore Pino? - Di colore nero, tonalità ebano, misura extralarge Tino. - Insomma impacchetto per bene questo coso nero terribilmente cicciotto e vibrante, e poi spedisco direttamente a Salvini? - Certo, scrivi sul pacchetto #TUTTO INTERO X SALVINI#, intanto in contemporanea gli arriveranno gli altri pacchettini regalo da tutt'Italia, pensa che bello Tino. - Ma com'è possibile? - Per via dell'hashtag capisci Tino? - Ma perchè devo fare tutto questo? - Perché così eviti di compiere una strage nel giardino, e forse anche peggio. - Tu dici Pino? - Prima o poi, vai tranquillo Tino. - Okay, mi hai convinto, farò come dici tu. - Bravo! Accidenti a te, Tino. M'avevi fatto prendere una strizza, con tutta questa paranoia delle armi, l'analista, il cagnolino scemo e tutto il resto: sembravi veramente un pazzo Tino! - ATTENTO ALLE SPALLE PINO, C'E' SALVINI CON UN'ASCIA VICHINGA...BANG, BANG ... ahahah... ahaha... - Ma smettila, scemo! __________________ Attyaria@gmail.com

• VOCI •

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Liberate Jacopo: storia di un diritto negato

In zona Firenze può capitare di imbattersi in uno striscione “Liberate Jacopo” e, con esso, nella storia di un uomo al quale sono legate le vicende e la lotta di Roberto De Certo, musico-terapeuta ed educatore fiorentino. Jacopo P. ha quasi 50 anni, ed è affetto da autismo e da crisi autolestiche. Dopo la morte del marito, l’anziana madre lo affida, nel 2012, ad una casa di cura per disabili perché affronti un programma di riabilitazione psicosociale: viene ridotto, però, ad un uso continuo di psicofarmaci, tale da privare Jacopo di ogni volontà e, quindi, di ogni possibilità di crescita verso una maggiore autonomia.

Un infortunio di Vanna fa attivare un ingranaggio meschino: il giudice nomina un amministratore di sostegno per la donna e, di conseguenza, un curatore per Jacopo: applicando un provvedimento restrittivo, vieta praticamente a Jacopo di uscire dall’istituto e di vedere Roberto. “Volevo chiedere a mio figlio che tipo di vita avrebbe voluto fare” dice Vanna in una intervista alle Iene del 2018; nel frattempo l’Istituto fiorentino, sotto la pressione mediatica, trasferisce il paziente in altra sede. La donna, provata fisicamente e psicologicamente dagli eventi e dalla separazione dal figlio muore un anno dopo. Chiedere a Jacopo e dargli la possibilità di scelta come sancito dalla convenzione Onu.

La madre Vanna, psicologa e donna combattiva, non Ma a Jacopo non è concesso. si arrende a questo disegno del destino e si apre all’ alternativa terapeutica proposta da Roberto De Cer- “Liberate Jacopo” è la voce per dare voce a Jacopo, to. e non solo. Con Roberto, Jacopo si avvia ad un percorso di inclu- Liberate Jacopo: liberatelo dal limbo di una reclusiosione sociale e di piccole conquiste quotidiane per ne forzata, da una cura incentrata prettamente sugli essere più autonomo. psicofarmaci. Il sogno dei genitori di Jacopo sembra realizzarsi. Ma l’ostacolo più insormontabile non sarà rappresentato dalla disabilità, bensì da una guerra ad armi impari tra Istituti, psichiatri, avvocati, amministratori di sostegno, da un lato, e il donchisciottiano Roberto, dall’altro.

Liberate Jacopo perché viva la vita nelle sue possibilità e vivendo, possa scegliere e rispondere ad una semplice domanda “Quale è la vita che vorresti?”

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Fatima Mutarelli osservatoriorepressione.info Liberate Jacopo: storia di un diritto negato


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• CARCERE •

“ TU QUI MUORI ! ”: le lettere dei detenuti pestati dentro il carcere di Viterbo Su TPI le lettere scritte dai detenuti del carcere Mammagialla al Garante per i diritti dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia. Decine le denunce su presunti casi di abusi e violenze da parte di un gruppo di agenti di polizia penitenziaria Un’inchiesta giornalistica realizzata per Popolo Sovrano, il programma in prima serata su Rai2, ha aperto le porte del carcere “Mammagialla” di Viterbo con testimonianze e documenti inediti su casi di suicidi sospetti e su presunte violenze ai detenuti da parte di agenti di polizia penitenziaria. Uno scenario inquietante, quello descritto dai detenuti. Alcuni hanno rotto il silenzio e hanno messo tutto nero su bianco. Lettere che sono riuscite a oltrepassare le sbarre grazie alle collaboratrici del Garante per i diritti dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia. È stato lui stesso a raccoglierle e poi a spedire tutto alla Procura di Viterbo, l’8 giugno 2018, informando tra l’altro anche il direttore dell’istituto, Paolo D’Andria. Un esposto di 32 pagine con oggetto: “Asseriti episodi di violenza/urgente/casa circondariale di Viterbo/richiesta incontro”. Oggi la magistratura ha aperto un fascicolo e indaga, al momento, contro ignoti. “Seppure quei casi non fossero stati tutti fondati – spiega Stefano Anastasia – erano comunque indice di un clima difficile su cui era necessario intervenire”. Sono grida di paura e richiesta di aiuto le frasi scritte su quei fogli. Infatti, sono decine le lettere in cui si raccontano tra il terrore e la disperazione, descrivono presunti episodi di violenza vissuta sulla propria pelle tra pestaggi e minacce di morte da parte di uomini in divisa. In esclusiva per TPI alcuni estratti dalle lettere, che vi proponiamo in forma anonima, tutte scritte a mano dai detenuti del carcere di Viterbo. “Sono stato mal menato dalle guardie, picchiato talmente forte da farmi perdere la vista all’occhio

destro. Avevo soltanto chiesto di andare a scuola per 3 o 4 volte. Mi hanno portato per le scale centrali e hanno cominciato a picchiarmi: calci, schiaffi e pugni. Poi ne sono arrivati altri con il viso coperto. Vedevo solo i loro occhi. Erano in 8/9 mentre mi menavano dicevano: “Noi lavoriamo per lo stato italiano, negro di merda! Perché non ritorni al Paese tuo?” E io pregavo e continuavo a piangere. Se sei uno straniero sei finito, o muori o esci tutto rotto da qui, a Viterbo. Vi prego, vi scongiuro, aiutatemi. Ho paura di morire. La mia famiglia non sa nulla”. “Usano parole offensive contro me e la mia famiglia, e io sto zitto per forza perché se dico qualcosa mi menano come fanno sempre”. “L’ispettore mi ha minacciato: “Tu qua muori!”. E infatti alle ore 7.40 sono entrati 11 agenti di polizia penitenziaria armati di bastoni per la fare la perquisizione e sono stato picchiato, torturato e minacciato di morte”. “Qui hanno quasi 3 squadrette solo per menare i detenuti. Io ne ho prese tante da loro. Da quando sono venuto qui, sono morte delle persone. Non so il motivo però credetemi, sto dicendo la verità. Aiutatemi, mandatemi via da questo carcere”. “Ho paura che mi fanno morire. Vogliono portarmi in isolamento ma non sono stato punito, “nessuna sanzione” mi hanno risposto. Moralmente e fisicamente sto a pezzi. Per favore mi serve il vostro aiuto, mandatemi via da questo carcere il più presto possibile”. “Senza motivo ritorno in isolamento. La guardia mi dice: “Hai qualche problema?” Io rispondo: “Che vorresti fa?”. “Se ti metto le mani addosso, sei finito, hai il colore della merda, buttati a dormire”, risponde. Io gli dico che voglio parlare con la sorveglianza. La guardia mi risponde: “Ti faccio fare una brutta fine, merda!” “Le violenze contro i detenuti sono continue, ve lo assicuro. Lo faccio presente anche grazie al mio avvocato di fiducia”. “I dottori e gli infermieri sapevano che avevo contu-

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• CARCERE • sioni perché gli agenti di polizia penitenziaria mi ha ammazzato di botte tra pizze e schiaffi”. “Mi hanno sottoposto a continue vessazioni, fisiche e mentali, che ho dovuto subire dagli agenti. Mi hanno provocato fino a spingermi in errore per poi aggredirmi con una ferocia inaudita, tanto da riportare traumi al corpo e tumefazioni al viso”. “Sogno ogni seraHassan Sharaf (il detenuto egiziano di 21 anni che ha tentato il suicidio in una cella di isolamento a 40 giorni dalla libertà, morto all’ospedale Belcolle di Viterbo dopo una settimana di agonia, ndr) e mi sveglio nel panico. Ricordo il mio bambino, ha 13 anni e io trattavo la buon anima di Hassan come mio figlio. Adesso anche un altro detenuto sta in paranoia perché l’assistente ha detto: “Ci pensiamo anche a te”. Adesso ho capito che loro vogliono ammazzarmi”.

detti ai lavori e, come riferiscono fonti interne, anche dallo stesso direttore della casa circondariale. “A Viterbo c’è una particolarità”, racconta Stefano Anastasia, garante per i diritti dei detenuti del Lazio. “Molti detenuti arrivano al Mammagialla con provvedimenti disciplinari da altri istituti della regione e si ritiene, a torto a ragione, che quello di Viterbo sia un istituto dove i detenuti più indisciplinati possano essere messi in riga e per questo verrebbero trasferiti lì”. Su 548 detenuti presenti, un centinaio corrispondono esattamente alla tipologia di detenuto descritta dal Garante: “È una presenza molto significativa”, continua Anastasia, “e del resto, anche lo stesso direttore dell’istituto a me la rappresentava come una anomalia, come un problema che rende difficile la gestione di quell’istituto.

LA TELEFONATA La moglie di un detenuto poi, riferisce al Garante per i detenuti del Lazio, testuali parole: “Se mi succede qualcosa o mi ammazzano, sappi che non è colpa mia. Sappi che mi vogliono far del male”. Così le avrebbe detto il marito durante un colloquio telefonico. Alcuni degli autori delle lettere “avevano segni evidenti di contusioni e lacerazioni sul loro corpo – scrive nell’esposto il Garante, Anastasia – e tutti hanno riferito modalità analoghe di violenze commesse nei loro confronti: sarebbero stati portati da più agenti di polizia penitenziaria nei locali delle docce o in stanze in uso alla sorveglianza e lì sarebbero stati picchiati”. Dalle lettere emerge, inoltre, che molti fanno riferimento alla sezione d’isolamento come il luogo in cui accadono le violenze, in modo particolare ad una scala dove non ci sarebbero le telecamere di sorveglianza e che porterebbe alla sezione di isolamento, dove quindi eventuali abusi sarebbero facilmente perpetrati da agenti con il volto coperto da un passamontagna. “I detenuti”, prosegue il Garante nell’esposto, “hanno raccontato di non essere stati visitati da medici se non dopo diversi giorni, o in altri casi, neanche dopo diversi mesi”. Questo terrore per la sezione d’isolamento, per la possibilità di subire violenze è un racconto che torna frequentemente anche nei colloqui settimanali delle collaboratrici del Garante con i detenuti.

Laura Bonasera osservatoriorepressione.info https://www.tpi.it/2019/03/19/lettere-detenuti-carcere-mammagialla-viterbo/

VITERBO, CARCERE “PUNITIVO” L’istituto penitenziario di Viterbo, di fatto, non è come tutti gli altri del nostro Paese. Un carcere “punitivo”, il più duro d’Italia. Così viene definito dagli adPag 7


• CITTÀ •

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E’ MORTO COMBATTENDO I NUOVI FASCISTI

• CITTÀ •

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Così aveva detto ai giornalisti del «Corriere Fiorentino». «Mi chiamo Lorenzo, ho 32 anni, sono nato e cresciuto a Firenze. Ho lavorato per tredici anni nell’alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli idealiche la ispirano. Vogliono costruire una società più giusta, più equa. L’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti». «Guardo i nostri – ha scritto il 28 febbraio – molti sono giovanissimi, appena freschi d’accademia. Alcuni ragazzi arabi sono truccati col mascara e portano strani ciuffi simili alla moda Emo di qualche anno fa; un altro indossa una maschera antigas e un’accetta gli spunta da dietro la schiena. C’è una certa estetica che ci accomuna tutti, ma ognuno indossa pezzi di uniforme diversi e kefiah dei più svariati colori. Sembriamo l’armata Brancaleone: siamo bellissimi!» CONDOGLIANZE PER LA PERDITA DI LORENZO ORSETTI, COMBATTENTE PER LA LIBERTA’ Circa 8 anni fa nel marzo 2011, iniziava una guerra brutale

Tantissimi in strada per il compagno Orso a Firenze al grido: "dalle montagne curde alle nostre città, donna, vita, libertà!" Pag 8

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e violenta: sotto l’egida dell’Isis, il califfato nero, venivano commessi crimini atroci. Il popolo del Rojava si è ribellato, si è organizzato con le forze popolari YPG – YPJ ed ha respinto l’avanzata dell’Isis nella storica ed eroica battaglia di Kobane. Contemporaneamente, continuava la creazione di una vita alternativa, basata su un progetto comunalista, i cui valori sono la convivenza tra religioni ed etnie diverse, il reciproco rispetto, l’eguaglianza tra uomini e donne, l’ecologia. Questi stessi valori, fondamento della resistenza, sono diventati il punto di riferimento per intere generazioni. Per questo motivo compagni da tutti il mondo hanno deciso di raggiungere questi territori e combattere con questi popoli: per una vita degna e per un futuro possibile. Apprendiamo con estremo dispiacere che un combattente italiano, Lorenzo Orsetti, recatosi in Rojava un anno e mezzo fa, è stato vittima di una imboscata da parte dei jihadisti dell’Isis. Lui, assieme ad altri combattenti YPG, sono caduti nel tentativo di liberare la città di Baghouz. Se oggi è possibile vivere in pace, se è possibile costruire nuovi progetti e dare una speranza a quelle popolazioni, è proprio grazie a Lorenzo e a chi come lui ha sacrificato la propria vita. Come popolo curdo non dimenticheremo mai Lorenzo e tutti gli eroici martiri caduti in guerra per salvare l’umanità tutta. Esprimiamo profondo cordoglio alla famiglia e al popolo italiano. Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia 18/03/2019 ROMA


• BREVI •

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“ABBIAMO SCONFITTO LA POVERTÀ, ORA TOCCA AI POVERI” Come, purtroppo, suonano profetiche queste parole da noi riportate IN PRIMA PAGINA su Fuori Binario 205 di Dicembre 2018, difatti da come si evince dall'articolo che segue, i poveri, quelli più poveri, non avendo residenza sono tagliati fuori dal beneficio del Reddito di Cittadinanza RESIDENZA ANAGRAFICA Noi in passato, insieme a molte associazioni fiorentine, abbiamo potuto dare la residenza presso la nostra sede, dove ci sono tuttora circa 100 residenti. Questo ora non è più possibile, ma l’associazione è disponibile, secondo i casi segnalati dai servizi sociali, a dare il domicilio a chi ne fa richiesta. Il progetto

L'urlo di Gaza e della Palestina

prevedeva la possibilità, per i cittadini senza fissa dimora che fanno riferimento al territorio fiorentino, di fissare il proprio domicilio anagrafico presso la sede legale della associazione. Il progetto comporta il servizio di ricezione posta, di domiciliazione per comunicazioni, supporto per il disbrigo pratiche e si attiva su segnalazione dei servizi sociali. Avere la residenza ha un importanza di base, con essa puoi avere i documenti, puoi iscriverti al sistema sanitario nazionale e dunque avere assegnato il dottore, si può entrare nel circuito del diritto alla casa e partecipare ai bandi di assegnazione, andare a votare, avere assegnato/a un assistente sociale, accedere a tutti i servizi di accoglienza. Purtroppo come scritto nell'articolo che precede è esiguo il numero dei comuni che si presta a fornire una residenza ai senza tetto, così molte persone che sono o si ritrovano senza dimora continueranno a sopravvivere nell'invisibilità senza poter beneficiare dell'aiuto in questione.

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• POESIA •

VIVA LE DONNE Viva le donne, essere violentata nella classica giovinezza, nella classica età, da musicista, che dovrebbe, in giovane età, chiudendo una persona, quando la vanità è più forte, da un chitarrista e scrittore, dichiara fama. Viva le donne, invidiose, di essere violentate, in giovane età, minacciando in casa sua, in una notte, che ha causato le minime speranze. Di lì, dimenticare di essere chiusa in questa casa, straniera per me, destino, che mi ha fatto allontanare, da un grande artista. Viva le donne, come entrare in un garbuglio che, poi, ha causato e che dopo, l’uomo mi ha invitato a rimanere all’estero. Mentre invece dall’estero, son dovuta tornare a vent’anni. Mentre io ero trasferita, la mia famiglia mi ha tentato di prendere la morte. Son piombata in uno stato di un’ebbrezza continua, che è riuscito i medici a farmi impazzire, e, alla mia famiglia, con la scusa di essere gentile, mi hanno portato al pronto soccorso in matrimoni vari. Viva le donne: Sisina

Roberto Pelozzi

Truffe, arrestato l'ex questore di Firenze

Danneggiavano le proprie palestre per incassare il risarcimento delle assicurazioni. A finire nei guai l'ex questore di Firenze e altri due poliziotti

Il 2018 si chiude con 262 gazawi uccisi dai cecchini israeliani, con 31.000 feriti e mutilati (312 uccisi e 31.500 feriti in tutta la Palestina).

Continuano oppressione e arresti (anche di bambini) dell’esercito israeliano in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Invece di mostrare la nostra solidarietà a Gaza e alla Palestina e sostenere la resistenza palestinese continuiamo a preoccuparci della sicurezza dell'unica democrazia nel medio oriente lo stato razzista di Israele

FIRENZE — Locali imbrattati, macchinari danneggiati e pavimenti scollati: tre ex poliziotti distruggevano le proprie palestre per poi denunciare ed intascare il risarcimento dalle assicurazioni e così rinnovare i locali. Per questo i tre poliziotti in pensione, tra cui anche l'ex questore di Firenze Raffaelle Micillo, e gli ex poliziotti Vincenzo Barbato e Federico Ricciuto, sono stati arrestati e messi ai domiciliari a Roma con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, frode assicurativa e simulazione di reato. Gli arresti sono stati disposti dal gip Flavia Costantini I danneggiamenti sono avvenuti tra il 2016 e il 2018 in palestre di proprietà dei tre poliziotti ubicate nella zona di via Boccea e in via Prenestina a Roma. Durante l'indagine gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Lucia Lotti, hanno accertato che gli indagati dopo il danneggiamento avevano investito "oltre 310mila euro per acquistare nuove attrezzature anche se nei locali della palestra non c'era né il sistema di allarme né telecamere di videosorveglianza". Tutti gli episodi avevano le stesse modalità. Poi, sempre secondo le indagini, gli indagati rivendenvano anche le attrezzature danneggiate, andando così a percepire un ulteriore guadagno.

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La triste storia dei senzatetto che resteranno senza reddito di cittadinanza La triste storia dei senzatetto che resteranno senza reddito di cittadinanza Oggi l'esordio del sito e della carta. Ma il decreto lascia fuori decine di migliaia di persone che non dispongono della residenza fittizia: perché il governo non ha sensibilizzato i comuni prima di partire? homelessDieci anni di residenza in Italia, gli ultimi due dei quali continuativi. Peccato che solo 200 comuni italiani su circa 8mila concedano degli indirizzi fittizi, spesso proprio la sede del municipio, per consentire ai senzatetto di ottenere la residenza, la carta d’identità, e dunque accedere ai diversi benefici. Fra i quali, ultimo, il reddito di cittadinanza rispetto al quale assisteremo proprio oggi al lancio del sito internet dedicato (http://www.redditodicittadinanza.gov.it/): Una rivoluzione per il mondo del lavoro, come recita il sottotitolo della homepage. Ma del sito internet importa poco. Quel che importa è che gran parte di chi vive in strada, e più di tutti avrebbe bisogno di un aiuto, non potrà ottenere quella carta e quei soldi. D’altronde, è quello che succede quando le cose si fanno male e di fretta. Il 95% dei senzatetto censiti – secondo l’Istat sono in totale 50.724 – rimarrà escluso dal reddito visto che non dispone di documenti in regola proprio perché, nella stragrande maggioranza dei casi, i comuni non concedono il meccanismo di residenza fittizia. Così, decine di migliaia di clochard (8mila solo a Roma, la metà dei quali italiani, il 42% su scala nazionale), privati di questi domicili virtuali, saranno di fatto esclusi dalla principale misura con cui il governo giallobruno intende, nell’ordine, sconfiggere la povertà, rilanciare il Pil del 2019 (mentre il Paese è già precipitato in recessione tecnica) e trovare lavoro a non si capisce quanti milioni di italiani. Molti comuni si stanno attrezzando. A Milano, per esempio, l’esperimento di residenza fittizia in alcune case comunali sarà esteso: nel capoluogo lombardo sono stati 300 gli homeless che nel corso degli ultimi mesi si sono registrati al Cam Garibaldi. L’amministrazione Sala intende estendere la pratica a tutta la

città con quattro nuovi sportelli in diverse zone, dalla 4 alla 8. A Roma dal 2017 chiunque avesse residenze fittizie per esempio in un ente caritatevole, dalla Caritas alla Comunità di Sant’Egidio al Centro Astalli, ha dovuto trasferirla all’indirizzo virtuale (perché inesistente) di via Modesta Valenti dal numero 1 al 15, quanti sono i municipi della Capitale. Ma si tratta solo delle due principali città italiane: 7.800 comuni rimangono sprovvisti di simili soluzioni e dunque tagliano migliaia di persone dal diritto di voto, dai documenti d’identità e dalle relative certificazioni, dai contributi o dalle prestazioni sanitarie – dai Centri di salute mentale ai consultori fino ai Sert – e appunto dallo strombazzato reddito di cittadinanza. Così, mentre il decreto sicurezza raddoppia le pene per chi occupa strutture abbandonate per difendersi dal freddo (da due a quattro anni con i comuni che hanno tardato a lanciare i piani ad hoc) e per l’accattonaggio molesto, il principale meccanismo di welfare targato 5 stelle parte con una lacuna enorme. Una tipica contraddizione populista. Aver dimenticato per strada, nel vero senso della parola, la parte più fragile della società. Sembra un fenomeno piccolo, limitato all’esercito di invisibili che vive nei sacchi a pelo fra sottopassaggi, piazze, portici e centri d’accoglienza. Eppure è una delle prove tangibili del modus operandi del governo. Anticipa, fra l’altro, il caos che si verificherà a breve con i centri per l’impiego – che caricheranno altri 4mila dipendenti – e l’Anpal, che invece dovrà accogliere 6mila “navigator” precari. Partire a ogni costo, in una corsa più elettorale e propagandistica che politica, senza voler “fare bene” ma volendo fare solo per comunicare. Per organizzare lo show della carta e del sito. Anche se ci vorrebbe tempo e confronto per organizzare un’azione davvero efficace. Nel caso dei senzatetto, per esempio, già la legge anagrafica del 1228/1954 e il regolamento anagrafico del 1989 modificato nel 2015 prevedono che “nell’anagrafe della popolazione residente sono registrate le posizioni relative alle singole persone, alle famiglie ed alle convivenze, che hanno fissato nel Comune la residenza, nonché le posizioni relative alle persone senza fissa dimora che hanno stabilito nel Comune il proprio domicilio”. Volendo, anche con una residenza fittizia “equivalente in valore giuridico”. Tutte queste

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informazioni sono raccolte nel Registro delle persone senza fissa dimora di cui è titolare il Dipartimento per gli affari interni e territoriali, in particolare la Direzione centrale per i servizi demografici al ministero dell’Interno. Questo per dire che, volendo, l’esecutivo Conte avrebbe avuto a disposizione le cifre ufficiali sia dei senzatetto complessivi (stimate dall’Istat) che di quelli “coperti” dalla residenza, raccolti nel registro, e avrebbe così potuto rendersi conto della situazione e avviare un’azione di sensibilizzazione contro le resistenze dei comuni nel concedere residenze fittizie o iscrizioni anagrafiche tout court. Per esempio nel

periodico confronto con l’Anci, l’associazione dei comuni. Non è stato fatto e adesso lancia un reddito di cittadinanza che oltre che dal reddito continua a estromettere tante persone dalla stessa cittadinanza. Solo per l’ansia di dare risposte a un elettorato famelico. “Folle partire in tempi così stretti – ha spiegato Cristina Avonto, presidente della Federazione italiana organismi per le persone senza fissa dimora, a Repubblica – le misure sono tagliate con l’accetta per avere subito risultati. Vince il cittadino abile, nessuna tutela dei più fragili”.

Salute: vietato entrare Negato accesso al cara di Mineo al team medicopsicologico di Medu

finanziamento, tra gli altri del Fondo Volontario delle Nazioni Unite per le Vittime di Tortura e ad oggi circa 40 pazienti sono assistiti dal team, tra i quali si Questa mattina [ndr 27/03/19] al team medicocontano sopravvissuti a tortura e naufragio, incluso psicologico di Medu è stato negato l’accesso presso il un minore. Molti di loro, oltre a tenere regolari seduCARA di Mineo, dove si reca un giorno a settimana da te di psicoterapia, assumono una farmacoterapia quattro anni, per portare assistenza medicoprescritta dallo psichiatra del team. Interrompere il psicologica alle persone sopravvissute a tortura e percorso di cura di queste persone è un atto gravistrattamenti inumani e degradanti nei paesi di origine simo e irresponsabile, che viola il diritto alla salute e lungo le rotte migratorie, nel difficile tentativo di garantito dalla nostra Costituzione ad ogni individuo. garantire cure adeguate alle persone più vulnerabiEd è per questo che il team Medu ha comunque inli, in assenza di servizi specifici dedicati. Il diniego è contrato i pazienti sulla strada che costeggia CARA, in stato preceduto nella giornata di ieri da una telefona- un luogo assolutamente non adeguato, nel tentativo ta da parte del Direttore del CARA il quale, facendosi di non interrompere bruscamente la relazione e portavoce della Prefettura di Catania, comunicava l’indispensabile continuità terapeutica. che a partire da oggi, 27 marzo, il Team MEDU non Medu chiede il team di medici, psicologi e mediatori avrebbe più avuto il permesso di accedere all’intervenga da subito autorizzato ad accedere al CARA, no del CARA. La decisione appare particolarmente perché possa tornare ad assistere i suoi pazienti in inaccettabile dal momento che Medu ha inviato a un luogo consono, a tutela della salute di persone Ottobre 2018 richiesta formale alla Prefettura di Cata- estremamente vulnerabili e dei loro diritti fondamennia per il rinnovo del Protocollo di Intesa, senza mai tali e nel rispetto del lavoro di cura svolto per anni dai ricevere risposta. professionisti del team. Nel corso dei 4 anni di progetto, Medu ha assistito circa 450 persone altamente vulnerabili, grazie al Fonte: Medici per i diritti umani Pag 13


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UN MONDO GANZO È POSSIBILE LA CUCINA l’altro quando siamo di più servirebbe produrre meno calore perché ogni persona produce cento watt di calore, anche allargare la famiglia aiuta a combattere il riscaldamento globale. La soluzione migliore è la termo cucina, una cucina economica attrezzata con un bollitore incorporato ed una pompa che fa circolare l’acqua calda nell’ impianto idraulico fino al serbatoio di accumulo dello scaldabagno solare che normalmente d’inverno non raggiunge la temperatura necessaria. Dobbiamo avere anche fornelli a gas perché può essere necessario cucinare in fretta e non sono necessari apporti di calore per il riscaldamento e per l’acqua calda sanitaria come in autunno ed in primavera ed ovviamente d’estate quando non è proprio il caso di accendere la cucina economica, ma il metano non sarà quello fossile, si produrrà con la decomposizione anaerobica (in assenza di ossigeno) dei rifiuti organici, la decomposizione aerobica (in presenza di ossigeno) produce invece anidride carbonica. La tecnologia per produrre metano dai rifiuti organici è sperimentale da decenni in occidente, ormai marcia anche lei, senza essere mai arrivata a maturazione, dovremo andare molto ad oriente per trovare sistemi funzionanti in materia, pare che in India ed in Cina ci siano addirittura piani statali per dotare la popolazione di “digestori” familiari. Lasciar decomporre la materia Possiamo però bruciare legna anche se in piccola organica all’aperto non è buono per la questione cliquantità; un volta realizzato l’isolamento termico matica, se la parte umida può essere digerita al chiupossibile nelle nostre case per stare al caldo sarà suf- so, la frazione secca del biologico (il legno) conviene ficiente il calore di un paio d’ore di accensione di una bruciarla per creare calore utile perché nella sua lenta cucina economica, giusto il tempo di fare da mangia- decomposizione anche lei rilascia anidride carbonica, re; a casa mia si attraversa l’inverno con tre quintali di piccolissima è la parte di carbonio che rimane nel terreno, la parte più rilevante torna in atmosfera come legna anche recuperata. Stando abbastanza vestiti in casa possiamo mantene- anidride carbonica vanificando il lavoro degli alberi re la temperatura viene tra 16 e 18 gradi ma nulla im- senza trarne alcun giovamento, molto meglio bruciarpedisce, se non la necessità del risparmio di alzarla di la per cucinare e supplire alla mancanza di Sole nei più, come quando vengono gli amici perché il fuoco fa giorni bui dell’inverno, avremo si rilasciato in atmosfeallegria ed è più bello da vedere della televisione, tra ra anidride carbonica ma ci sarebbe tornata lo stesso In una evoluzione che è durata milioni di anni si è creato un organismo perfetto, la nostra Terra, un paradiso da cui saremo cacciati se continuiamo a mangiare mele proibite come bruciare i fossili combustibili.

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• VOCI • con la decomposizione dei materiali. Sarà necessario quindi attrezzarsi per recuperare le potature e liberare il bosco dagli alberi caduti e dai rami secchi, pulire il bosco è necessario anche per difenderlo dagli incendi, i nostri boschi poi non sono foreste originarie, sono antiche coltivazioni boschive, i boschi cedui sono l’ottanta per cento del totale e non stanno bene quando sono lasciati a se stessi perché gli alberi sono troppo fitti e devono essere sfoltiti periodicamente, circa ogni venti anni, per mantenerli in salute, la pulizia del bosco è necessaria e sarà sufficiente a coprire le nostre necessità energetiche, poi nel bosco pulito si trovano funghi, castagne, mirtilli e lamponi. Tornando a noi comunque d’estate conviene cucinare

poco e potendo merita cucinare fuori dove abbiamo la possibilità di farsi aiutare dal Sole, grande amico quasi sempre disponibile. Le cucine solari sono fantastiche, come fiori aprono petali di specchi formando una parabola che una volta orientata sul Sole lo concentrano in un punto detto fuoco della parabola, e lì ci và la pentola. Ora per iniziare il processo costruttivo che ci porterà fuori dall’incubo climatico cominciamo a realizzare laboratori permanenti di studio lavoro e ricerca in ogni quartiere della città , il lavoro da fare è tanto, il tempo è poco, ma la marcia del Sole è inarrestabile.

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Geom.Fabio Bussonati


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• PIAZZA TASSO •

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