Fb162 dicembre 2013

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ALE DI STRADA N R

WW.FUORIbINA -W

E AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 162 DICEmbRE 2013 - OFFERTA LIb RA

.ORG - SPED. Abb. POSTALE ART. 2 COmmA 20/CL 662/96 - FIRENZE - GIO RIO

Toscana specchio d’Europa. Lotte locali e proposte dal basso Sanità, la Toscana verso la Grecia. Gli effetti dell’austerità sui diritti Spazi Liberati aderisce alla campagna di solidarietà con la Grecia lanciata dalla rete “DONNE NELLA CRISI”: lunedì 11 novembre abbiamo accolto l’arrivo a Firenze di un camper che sta attraversando l’Italia per raccontare gli effetti delle politiche di austerità sui sistemi sanitari europei e raccogliere medicinali e fondi per la Clinica Metropolitana Autogestita di Helleniko che ad Atene presta assistenza sanitaria gratuita alle persone che non possono più usufruirne. Alle ore 11.00 all’entrata principale c’è stata una mostra con distribuzione di materiale informativo. Alle ore 16.00 sempre all’ingresso l’arrivo del camper della campagna. Alle ore 18.00 si è tenuta un assemblea pubblica presso l’Aula Scaglietti del CTO con “Donne nella Crisi”, Joanna Lymperopoulou - volontaria CMA di Helleniko, un medico CMA di Helleniko (on Skype). Durante l’incontro sono stati proiettati video sulla situazione attuale in Grecia. La nostra è una campagna di solidarietà internazionale che intende anche contribuire alla costruzione in Italia della lotta coordinata di lavoratori, lavoratrici e utenti per il diritto alla salute. Mentre l’opinione pubblica italiana è distratta passa sotto silenzio una misura del governo particolarmente grave, cioè la riduzione della spesa sanitaria dal 7,1% al 6% entro il 2017. E per giunta senza che corruzione e sprechi vengano toccati. La sanità pubblica ha già subito numerosi tagli, con le conseguenze che conoscia-

mo: licenziamenti di lavoratrici e lavoratori, chiusura di reparti o di interi ospedali, allungamento delle liste d’attesa, abbassamento della qualità delle cure, aumento dei ticket. Esiste inoltre un rapporto diretto tra le condizioni di lavoro del personale sanitario e la qualità del servizio. L’esternalizzazione dei servizi, i ritmi di lavoro da catena di montaggio, la soppressione di ferie e riposi necessariamente riducono l’attenzione professionale e umana dovuta all’ammalato/a. La Toscana ha adottato provvedimenti persino peggiorativi rispetto a quelli nazionali. Le normative in corso di attuazione (delibera 1235 del 2012 e PSR) prevedono: - Riduzione ulteriore di circa 2000 posti letto, fino ad arrivare ai 3,15 posti letto ogni mille abitanti, una delle medie più basse a livello nazionale. - Tagli e accorpamenti nei piccoli ospedali e nei servizi sul territorio che costringono i pazienti a complessi spostamenti. - Ulteriori tagli al personale sanitario (-1,4 del personale in servizio nel 2004)

- Tagli dei servizi in appalto, compresi quelli di pulizia e sanificazione, con conseguente perdita di posti di lavoro e rischio igienico-sanitario per l’utenza. Ci stiamo avvicinando alla condizione della Grecia, paese dove gran parte della popolazione ha perso il diritto all’assistenza sanitaria, mentre salari, stipendi e pensioni hanno subito drastiche riduzioni e il tasso di disoccupazione è elevatissimo. Una situazione che colpisce particolarmente le donne che possono accedere al parto o all’aborto assistiti solo a costi proibitivi. In Grecia come in Italia il mutuo soccorso accompagna e non sostituisce la lotta per un sistema sanitario pubblico efficace, per

l’aumento degli investimenti e perché gli eventuali risparmi siano tutti ricavati dalla lotta agli sprechi e alla corruzione. Questo sarà possibile se il pubblico non sarà più il regno delle caste politiche e degli interessi privati. Solo la partecipazione di utenti, lavoratrici e lavoratori alle decisioni e il loro controllo sul modo in cui i soldi vengono spesi potrà davvero cambiare le cose. È indispensabile una diversa politica economica che faccia pagare la crisi a chi l’ha prodotta: banche, multinazionali, burocrazie di partito e di Stato. Comunicato stampa Spazi Liberati

Ogni diffusore di Fuori Binario DEVE avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quello qui a fianco.

Il giornale ha un costo di produzione di € 0,70 e viene venduto a offerta libera, qualsiasi richiesta di denaro oltre quello che decidete di offrire non è autorizzata.


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LAVORO

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Disgusto di palazzo L’8 ottobre eravamo a Roma in P.zza Montecitorio a solidarizzare con l’Associazione esposti all’amianto. Siamo stati ancora una volta “aggrediti” dai poliziotti, ci hanno messo “le mani addosso” e spostate di peso soltanto perché ci stavamo preparando ad aprire i nostri due striscioni di sempre: i 32 volti dei nostri cari e “Verità, giustizia e sicurezza” per Viareggio. Forse siamo entrati dalla parte sbagliata della piazza, scusateci, non siamo pratici di Roma! Purtroppo, ormai così la Polizia accoglie da 4 anni i familiari delle Vittime della strage di Viareggio, sempre così. Ricordiamo quando ci fu l’inaugurazione di Roma Tiburtina, fummo “caricati” dai poliziotti in tenuta antisommossa e “fummo puntati” con gli idranti da quattro cellulari oltre che essere scortati fino all’autostrada; a maggio, per i funerali dei 9 lavoratori del porto di Genova, prima che aprissimo lo striscione fummo aggrediti e volevano che non si aprisse niente, si pararono davanti per non farli vedere. Ieri, invece, a due donne hanno messo le mani addosso e spostate di peso, ci hanno strappato di mano i nostri cari, erano solo i visi dei nostri 32 amori che non ci sono più! Ma ieri hanno raggiunto il disgusto totale: un poliziotto ha fatto le corna ad una mamma e nonna di due bambini di 3 e 5 anni morti bruciati quel 29 giugno!!! Vogliamo sapere il nome di quel “signore” poliziotto perché, nella nostra lista delle offese che stiamo subendo da 4 anni, questa è una novità, ancora nessuno ci aveva fatto le corna, quindi è fondamentale sapere il nome di questo primo, vincerà un premio! Povera illusa, io che credevo che la Polizia ci tutelasse e mandasse in galera i delinquenti! Vogliamo che tutti sappiano e vedano, vi allego la foto e vi invito ad andare a vedere “Il fatto Quotidiano” on line. Chiedo alla senatrice Granaiola, da sempre accanto a noi, all’onorevole Mariani che ieri è venuta giù dal “palazzo” ed è stata un po’ con noi, che intervengano in qualche modo. Noi vogliamo sapere chi è quel “diligente” poliziotto che fa le corna ad una mamma-nonna! È disgustoso, è insopportabile, è vergognoso! In che mani siamo? Questi ci dovrebbero difendere? No, grazie

La storia Lisa Paola Picozzi nasce a Milano il 6 giugno 1979, dal papà Giuseppe e dalla mamma Marianna Viscardi, e risiede a Rodano (Mi) fino al 29 settembre 2010, giorno della sua morte per un infortunio sul lavoro a Tricase (Lecce). È una bimba intelligente e precoce, che inizia la scuola a 6 anni, direttamente dalla 2a elementare. Dotata di un fisico da sportiva che le permetterebbe qualunque disciplina, a 7 anni inizia a giocare a pallavolo, sport che praticherà a livello agonistico fino alla sera precedente la sua tragica morte. Frequenta il Liceo Scientifico “Niccolò Machiavelli” di Segrate e, successivamente, dopo le Finali Nazionali Juniores di pallavolo, rinuncia a giocare in Serie A e si iscrive alla Facoltà di Ingegneria Edile presso il Politecnico di Milano. Il 20 aprile 2004, riceve il titolo di Dottore in Ingegneria Edile, discutendo la tesi “Sostenibilità nel Recupero Edilizio: Strumenti per l’Autosufficienza Energetica”. Porta avanti contemporaneamente, e con una tenacia non comune, gli studi, la professione e lo sport ad alto livello (B1). Inizia la sua attività professionale in uno studio di Vignola (Mo), perché nel campionato 2004-2005 gioca in una squadra di quella città. Rientra a Milano e, dopo un breve periodo di lavori saltuari, nel 2006 inizia la sua collaborazione con HQ engineering srl, prima nell’ambito delle telecomunicazioni e successivamente, per la sua formazione universitaria, nel fotovoltaico. Nel maggio 2007, l’ing. Lisa Picozzi viene inserita nella SunSystem srl. la nuova società costituita nel settore delle energie rinnovabili, con la responsabilità della progettazione di impianti fotovoltaici di tipo residenziale e industriale, nonché di centrali fotovoltaiche sviluppate a terra. Proprio per seguire il completamento di una di queste centrali, da lei progettata e installata nell’agosto 2010 a Tiggiano (Le), il 29 settembre 2010 si trovava in Salento quando, per esigenze aziendali, le è stato chiesto di fermarsi a Tricase per effettuare un sopralluogo

da Daniela Rombi, madre che ha perso una figlia nel disastro di Viareggio

28 marzo 2013 Sai, amore, c’è una signora che abita con noi da qualche tempo. Si muove per casa come fosse qui da sempre ... sa dove trovare ciò che le serve, cucina, lava e pulisce, entra ed esce di casa quando vuole, come fosse lei la padrona. Senza chiedere il permesso, entra in tutte le stanze, compresa la tua, indossa i tuoi abiti e le tue scarpe, occupa il nostro bagno, quello coi pesciolini azzurri che usavi solo tu ... entra anche nei miei pensieri, senza poterli capire ... È una donna senza volto e senza contorni, ne sento solo i lamenti ... laceranti, disumani, come di chi ha un dolore che va oltre la comprensione umana. Cammina così velocemente che resta spesso impigliata nelle maniglie delle porte, si lacera i gomiti passando accanto agli stipiti, si ferisce con ogni cosa che tocca, anche la più innocua, non conosce più l’equilibrio, sbatte contro ogni cosa, picchia la testa ovunque, offre mani e caviglie a ogni spigolo vivo ..... anche il cuore non è indenne da queste ferite, ma è altro quello che le procura. Sai amore, questa donna assomiglia tanto alla tua mamma, ma non è vitale e divertente come lei, i suoi occhi sono persi nel vuoto o inondati di lacrime ... A volte, vorrei che mi parlasse e mi dicesse chi, che cosa, perché le ha fatto tanto male; perché non sorride mai; perché, a tratti, non vede più niente e comincia a salire un calvario che le toglie le forze; perché resta in piedi fino a tardi, la notte, come aspettasse qualcuno che non vuole arrivare ... la disperazione le ferma il respiro ed è costretta a soffocare i lamenti che, impietosi, si depositano sul cuore ... Questa donna, forse, ha perso l’anima, è questa che va cercando, annaspando a tentoni e lasciando dietro di sé una

sulla superficie di un edificio della Selcom, una società del Gruppo Adelchi. Giunta sul posto, Lisa Picozzi ha trovato una scala in alluminio per salire sulla copertura dei blocchi servizi e una scaletta in legno, già sul posto da diversi anni, per passare dalla copertura dei blocchi servizi alla copertura del capannone. Qui, dopo aver quasi ultimato i rilievi tecnici e fotografici, è caduta da un’altezza di 7 metri, sfondando una lastra in fibro-cemento (tipo Eternit), che ricopriva l’intera superficie dell’edificio, nascondendo un lucernario non protetto a norma di legge da una rete anticaduta e, per lo più occultato, nel quale è precipitata. Una trappola per chiunque, come risulta dagli documenti di procedura penale. L’ing. Lisa Picozzi era sola sulla superficie, contrariamente alle norme che prevedono la presenza del proprietario dello stabile o un suo delegato.. Trasportata d’urgenza all’Ospedale Panico di Tricase, dopo i vani tentativi per salvarla, è deceduta alle ore 18.30, circa tre ore dopo la caduta.

L’iter processuale. Le indagini preliminari sono state affidate al PM Paola Guglielmi che ha concluso che la responsabilità dell’infortunio mortale occorso all’ingegner Lisa Paola Picozzi era da attribuire esclusivamente al suo datore di lavoro, nella persona di Davide Scarantino, Amministratore Delegato di SunSystem srl, stralciando dal registro degli indagati Luca Sergio, Amministratore Delegato di “Nuova Adelchi”, società dell’omonimo Gruppo, e Adelchi Sergio, Presidente del Gruppo ed entrambi proprietari dell’edificio in cui si è verificato l’infortunio. Sono state necessarie numerose opposizioni da parte del Legale della famiglia Picozzi per arrivare all’imputazione coatta di Luca Sergio e Adelchi Sergio e il successivo rinvio a giudizio. Il processo avrebbe dovuto avere inizio il 4 giugno 2013 nel Tribunale di Tricase (Le). Le note vicende politiche legate alla situazione della Giustizia in Italia, e la conseguente chiusura di alcuni Tribunali, tra cui quello di Tricase, hanno determinato lo spostamento del processo a Lecce e il suo inizio il 29 novembre 2013.

I tuoi occhi hanno perso la luce (gli occhi di Marianna)

spirale di angoscia che contagia ogni cosa. È forte e fragile, disperata e senza speranza, oppressa da una solitudine che le si è incollata addosso e sta permeando ogni attimo del tempo che non sa più vivere. Questa donna è una specie di viaggio interrotto, bloccata in una landa deserta tra una stazione e l’altra; sa da dove è partita, ma dubita di poter raggiungere una meta; è un’attesa infinita di un miracolo che possa di nuovo farla vibrare. È una passeggiata lenta sulla linea monotona e incolore di un encefalogramma piatto e una corsa frenetica e segmentata sul tracciato di un cuore in tumulto. Io la osservo, questa donna, e quando avverto che sta per deragliare, le tendo la mano ... ma lei non la vede, forse non la vuole, persa com’è nell’inseguire il ricordo di un dialogo di sguardi incantati tra una una bambina e la sua mamma che, perdendo ciascuna la propria identità, hanno costruito un legame d’amore, che la vita ha spezzato, ma che l’amore tiene ben saldo. In questo cammino, attraversa le cose senza vederle, calpesta il suo dolore per sentirlo presente, perché sa che il dolore è la traccia indelebile di quello che ha perso e va inutilmente cercando. Questa donna abita in me ... io sono la sua ragione ... lei è il mo cuore ... e tu, bimba mia, sei tutto il mio amore.

Occhi di cielo Occhi belli occhi profondi occhi grandi occhi intensi occhi dolorosi Occhi che ricordano le grandi tragedie delle Madri Madri epiche che la storia ci ricorda nella loro immutata sofferenza Di fronte alla morte di un figlia (o) dolore più grande non esiste Puoi consolarla, puoi stare vicino a quella Madre ma non puoi comprendere quanto soffre Cervello, cuore e ventre si ribellano non possono accettare tanto dolore e lo sradicarsi di una vita che hai generato Nel passato le madri piangevano il figlio morto in guerra di malattia e di tanti altri tragici eventi Ma la morte per un infortunio sul lavoro di una figlia è cosa nuova I tuoi occhi sono anche molto decisi vogliono giustizia, non accettano che sia stato solo il Fato ma l’incuria e lo sfruttamento di chi quella vita doveva tutelare. Guardate quegli occhi presidenti delle Camere e voi politici, guardate cosa sta provocando la vostra indifferenza in oltre 1000 famiglie di cittadini che muoiono sul lavoro ogni anno. Potete fare molto e non fate niente Marianna è la madre di Lisa Picozzi, ingegnere, morta a 31 anni per infortunio sul lavoro nel 2010


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LA bACHECA DI FUORI bINARIO

20 anni di informazione indipendente dal basso Ma vi sembra poco? Noi ancora ci meravigliamo ogni volta che riusciamo a “partorire” un nuovo numero. Ogni volta viviamo la settimana di tensione per la scelta dei contenuti finali e sempre, quando arriviamo a definire l’indice, arriva qualcosa che riteniamo più importante o che ci piace di più, che regolarmente fa indignare la Sondra (nostra splendida grafica dal numero zero di Fuori Binario) che deve buttare all’aria pagine già sistemate. La casa, i diritti di cittadinanza PER TUTTI / E, dare voce e ascolto alle persone più emarginate e/o recluse in Istituzioni totali, l’opposizione alla guerra senza se e senza ma, la difesa della sicirezza sul lavoro…alcuni dei temi sui quali ci impegnamo in rete con i movimenti di base e con i servizi sociali. 20 anni di completa indipendenza senza essere “servi “di qualsiasi padrone.

Sabato 11 gennaio 2014 dalle ore 15 alle ore 21, saremo ospiti dei Chille de la Balanza nello SPAZIO DI SAN SALVI Città Aperta, all’interno del progetto Abitare i Confini. Ci saranno: • Burattini per bambini • Mangiafuoco • I Partigiani raccontati da Domenico Guarino e Chiara Brilli • I canti di Angela Batoni • Mercatino con gli artigiani del riciclo della Bottega di FB • Concerto di Mandolini • La Pasticceria di Barbara • Buffet a offerta libera Sottoscrizione € 10 in cambio di un libro e un CD di Fuori Binario.

Sì, ma ora anche noi, in questo momento di crisi generale, per sanare qualche debito in tipografia abbiamo pensato una giornata di AUTOFINANZIAMENTO. Come? Con un pomeriggio pieno di spettacoli. Ecco una bozza del programma (passibile di qualche cambiamento). Mariapia

Il contributo dei partecipanti al ciclo di incontri con il Dr. Gian Luca Garetti “MORMODOU il giardino infinito e i rifiuti” viene donato a Fuori Binario in memoria di Vilma Cavalli e Lorenzo Torregiani.

Grembiuli fatti dalle camicie, bracciali dalle forchette e lampade dalle caffettiere ... questo e molto altro per i vostri regali di Natale alla Bottega ArteFuoriBinario in Via Gioberti 5r (lato Piazza Alberti). Vi Aspettiamo.


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DENTRO LA GAbbIA

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Giustizia: le carceri italiane sono tra le peggiori d’Europa ... parola di ministro La denuncia non può essere più esplicita, e, data la fonte, più credibile. È il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Tamburino, che parla. L’Italia, dice, è “tra i peggiori” paesi d’Europa in termini di sovraffollamento carcerario, con 150 detenuti ogni 100 posti disponibili. E ancora: il “tasso di detenzione”, sulla base di un’analisi “comparativistica” rispetto a Paesi paragonabili al nostro, e alla situazione della “criminalità in Italia”, potrebbe “con una previsione a medio termine” plausibilmente “attestarsi al livello attuale, con 100-110 detenuti ogni 10mila abitanti”. “Il cosiddetto decreto svuota-carceri”, dice sempre Tamburino, “ha contribuito a una riduzione consistente del numero dei detenuti nelle carceri italiane se si compara il dato risultante dall’applicazione della nuova normativa a quello del 2010: rispetto ai 69 mila detenuti del secondo semestre del 2010 dai dati di qualche giorno fa emergeva come in poche settimane, la cifra avesse raggiunto i 64 mila, scendendo al di sotto della soglia psicologica di 66 mila che per mesi non eravamo riusciti a varcare”. La situazione, tuttavia, continua a essere preoccupante. Si stima, per esempio. che, dal 1988, ben 50 mila persone circa siano state vittima di ingiusta detenzione o di errore giudiziario; dal 1991 lo Stato ha risarcito per circa 600 milioni di euro questi innocenti. Eppure, dal 1988, su 400 cause presentate per la responsabili-

civile e penale, dovrebbe svolgersi in tempi ragionevoli. Altro aspetto che in Italia non esiste. Per i ritardi della nostra giustizia abbiamo ricevuto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo il doppio delle condanne ricevute dagli altri Paesi dell’Europa occidentale nel loro insieme”. A differenza di tutti gli altri paesi, nota Di Federico, “da noi il Pubblico Ministero è indipendente come il giudice. Dalla Francia agli Stati Uniti, dal Portogallo alla Germania, all’Inghilterra, il PM fa invece parte di una struttura gerarchica unificata. Ha, cioè, a livello nazionale un capo che è politicamente responsabile del modo in cui vengono condotte le indagini e l’iniziativa penale. Qui, tutto questo non c’è. Le singole procure ed i singoli pm possono agire a loro piacimento. E se alla fine esce fuori che non c’era alcuna ragione per agire, loro possono sempre dire che non potevano fare diversamente a causa della obbligatorietà dell’azione penale”. Di Federico ricorda gli anni in cui ha lavorato gomito a gomito con Falcone al ministero della Giustizia: “Ero consulente del ministro Claudio Martelli, Falcone era direttore degli Affari penali e mi diede, tra l’altro, l’incarico di fare il monitoraggio del processo penale.

tà civile dei magistrati, solo quattro magistrati sono stati condannati. Com’è possibile? “La somma delle vittime e dei risarcimento è al ribasso”, spiega il presidente dell’Unione delle Camere Penali Valerio Spigarelli. “Si tenga conto che per l’ingiusta detenzione non sempre lo Stato con-

magistrati sanzionati in 26 anni o abbiamo i giudici migliori del mondo, cosa quantomeno discutibile e contraddetta da tutti gli altri dati e indicatori; oppure la legge così com’è non funziona e va radicalmente modificata. Per capire come stanno le cose, fac-

cede il risarcimento, anche a fronte di una sentenza di assoluzione totale dell’ex detenuto. Purtroppo, anche la legge attuale sulla responsabilità civile è fatta male: c’è un filtro preliminare alle cause, di cui si occupa ovviamente la magistratura stessa. La legge oggi prevede la responsabilità solo per dolo o colpa grave, cioè solo per gravissimi casi. Restano esclusi ad esempio tutti gli errori di interpretazione delle prove o delle leggi, per cui se anche ci fosse un magistrato che compisse un errore clamoroso, come inventarsi una legge, paradossalmente non avrebbe responsabilità civile”. Una cosa è certa: con solo quattro

ciamoci aiutare dal professor Giuseppe Di Federico. Di Federico è docente di Ordinamento giudiziario a Bologna, è stato componente ‘laico’ del Consiglio superiore della magistratura; attualmente è componente della commissione di saggi voluta dal presidente del Consiglio Enrico Letta per mettere a punto un pacchetto di riforme costituzionali. “Come diceva Giovanni Falcone”, spiega Di Federico, “una delle ragioni “Il grado di civilizzazione di una della crisi della giustizia sta nel fatto società si misura dalle sue prigioni” che i magistrati, dopo il reclutamento, Fedor Dostoevskij non subiscono più valutazioni di professionalità. Poi, ed è una questione di di Valter Vecellio massima importanza, il processo, www.lindro.it

Il negro, il colpevole perfetto Che cosa ami negli altri? Le mie spe- senso. ranze. (Nietzsche) Tempo fa, dopo che ci aveva confidaVi ricordate di Roverto Cobertera, to che voleva iniziare di nuovo lo sciol’uomo di colore con doppia cittadi- pero della fame per riaffermare la sua nanza domenicana e statunitense innocenza gli avevamo detto: condannato all’ergastolo? Roverto, se sei innocente, vale solo per Per dimostrare la sua innocenza la te, per noi e per chi ti crede. A molti là scorsa estate aveva portato avanti uno sciopero della fame per due mesi e mezzo e per le sue condizioni di salute era stato ricoverato all’ospedale per ben due volte. Per lui la Redazione di “Ristretti Orizzonti” aveva lanciato un appello esortandolo a interrompere il digiuno e chiedendo al Presidente della Camera dei deputati di intervenire in tal

fuori non interessa sapere se tu sei innocente. Gli basta sapere che non eri uno stinco di santo, oltretutto sei pure negro. Ai buoni basta poco per farti sparire dalla società. E lui scrollando la testa con tristezza ci aveva risposto:

cidio, per cui era stato condannato all’ergastolo, ha ritrattato le accuse. E di suo pugno ha scritto all’avvocato di Roverto affermando: (…) Io non so niente della vita del signor Cobertera Roverto, ma so che in quell’omicidio lui non ha partecipato (…) In tutto quello che io ho detto sull’omicidio non c’è neanche una verità, tutto ciò stato inventato da me e questo è un peso che non sopporto (…)”.

- L’avvocato mi aveva detto che saremmo stati assolti parlando in plurale, invece sono stato condannato e la Da un paio di giorni Roverto è ringiocondanna la sto scontando vanito e non smette più di sorridere solo io al singolare. perché a giorni il suo avvocato presenterà la richiesta di revisione del La sua risposta ci ha fatto sorridere amaramente e suo processo. gli abbiamo replicato che gli avvocati perdono la causa ma la galera la scontiamo noi.

E la sua gioia è diventata anche la nostra perché quando esce, e noi speriamo davvero che esca, un ex ergastolano, è un po’ come se uscissimo tutti noi. Ebbene, per lui ora ci sono delle importanti novità Biagio Campailla e Carmelo perché il suo accusatore, e Musumeci della Redazione di reo confesso di quell’omi“Ristretti Orizzonti”


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DENTRO LA GAbbIA

LA LEGGE SVUOTA CARCERI CHE NON SVUOTA UN BEL NIENTE Se è vero che le parole sono importanti bisogna necessariamente cambiare l’appellativo dato alla legge del 9 agosto 2013 n. 94, denominata “svuota carceri”. Questa legge, nei fatti, e per ammissione della stessa Ministro Cancellieri, come ribadito di recente al Meeting di Rimini, “Non svuota un bel niente”, semmai “ha solo alleggerito un po’ la pressione” . Osservando quello che accade all’interno della Casa Circondariale di Pistoia, dai colloqui con i detenuti che incontro settimanalmente, emerge che oltre a non avvenire uno “svuotamento”, permane un numero di detenuti in ingresso in uguale misura a prima dell’entrata in vigore della nuova legge, e che ad entrare sono perlopiù soggetti che hanno commesso dei reati di piccola entità, come ad esempio il furto di biciclette o la detenzione di piccole quantità di stupefacenti, per i quali sarebbe a maggior ragione preferibile l’applicazione delle misure alternative alla detenzione. Al di là del clamore mediatico e delle prese di posizione a livello politico non si rileva una seria presa di coscienza del problema, quasi si volesse in qualche modo ignorare che allo stato attuale pendono dinanzi alla Corte di Giustizia Europea diverse centinaia di ricorsi legati allo spazio insufficiente nelle carceri. La valutazione da parte della Corte Europea è stata, di fatto, solo temporaneamente sospesa, in attesa che entro il 27 maggio del 2014 l’Italia assuma provvedimenti sistemici. Per il momento di provvedimenti sistemici non se ne vede nemmeno l’ombra, mentre permane un atteggiamento da parte della Magistratura di Sorveglianza poco incline alla concessione delle misure alternative, che in molti casi rappresentereb-

bero invece gli unici provvedimenti da adottare in grado di garantire una rieducazione del condannato, di garantire una maggiore sicurezza sociale, nonché di rispondere al problema del sovraffollamento penitenziario. La legge Gozzini, la legge che disciplina i requisiti per la concessione delle misure alternative,

viene applicata solo in percentuale minima, inferiore a quanto previsto dagli estensori della legge. Stiamo assistendo ad uno spostamento, in questo caso sì, sistemico, della concessione delle misure alternative prevalentemente in direzione della detenzione domiciliare che finora non ha sortito gli effetti sperati perché molti dei detenuti, essendo in

AMNISTIA e INDULTO L’arroganza giustiziera che toglie a lungo la libertà di persone accusate di reati minori ed in fase di giudizio, si scontra da tempo con la mancanza di spazi, all’esterno se ne discute animatamente, ma con troppo distacco. Il disegno di legge dovrà essere applicato, per obbligo dell’ultimatum europeo che scade il prossimo Maggio 2014, i nostri governi da tempo calpestano annullandoli i diritti dei detenuti, bisogna porre fine a questa tortura. Nei vari talkshow si sprecano le parole con falsi allarmismi “ma se andiamo indietro …? ne sono rientrati tanti in poco tempo!”. E se anche lo fosse ... quei tanti nella maggiore sono poveri, senza dimora, soli, oppure con problemi gravi da sostanze, di queste persone sono piene le galere italiane perché le leggi non li tutelano dai tanti giudici “integerrimi”, lontani dal riconoscere bisogno e debolezza. Ricordo l’indulto dell’agosto 2006, molti uscivano senza affetti, senza soldi, fuori la desolazione di un mese fatto per le vacanze, le città semivuote e i servizi chiusi, tanti i problemi per molti di loro. Questo a dire che l’ipocrisia parlamentare, nella retorica dei se e dei ma, non si è mai preoccupata di pensare ai bisogni, né dentro e tantomeno fuori. Piuttosto che pensare a nuovi carceri, si rivolga l’attenzione alla ristrutturazione di quelli chiusi insieme ad altre centinaia di edifici pubblici abbandonati al degrado, destinandoli a propositi abitativi e di servizi, la politica, quella vera, deve essere sociale e attenta a tutti i bisogni. Se di giustizia si deve parlare, che essa sia data a piene mani a tutti coloro che fino ad ora, pur conoscendola l’hanno vissuta deturpata dei suoi valori. Viva allora l’amnistia, che svuota le carceri ponendo fine all’ingiustizia!

Roberto Pelozzi

gran parte soggetti poveri, non hanno ad esempio la d’organico, attendono molti mesi prima di ricevere possibilità di un alloggio o di un domicilio fisso. una risposta dal Magistrato di Sorveglianza, e quanInoltre la mancanza di personale nelle carceri rallen- do nelle migliori delle ipotesi risulta essere positiva, ta tutto l’iter procedurale. Su quest’ultimo aspetto è il detenuto ha quasi scontato completamente la bene ad esempio sottolineare che il numero delle pena in carcere. educatrici presenti nel carcere di Pistoia è sotto orga- Ma un aspetto positivo contenuto nella nuova legge c’è ed è rappresentato dal lavoro all’esterno, estendendo le prestazioni di lavoro dei detenuti e permettendo loro la partecipazione anche a titolo gratuito e volontario a progetti di pubblica utilità presso lo Stato, enti locali e organizzazioni di assistenza sociale e sanitaria. Credo, con tutta sincerità, più realistico battersi affinché siano veramente applicate queste ultime azioni da parte degli enti territoriali e siano applicate in maniera più estesa le misure alternative, in modo da restituire più dignità alla popolazione detenuta e favorirne i processi di risocializzazione, piuttosto che sperare in un improbabile atto di amnistia. Per quest’ultimo provvedimento è bene infatti ricordare che l’art. 79 della Costituzione, revisionato con legge n° 1 del 2002, ha introdotto maggioranze deliberatorie elevate:”2/3 dei componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale”. Sono maggioranze non richieste per l’approvazione di qualunque altra fonte di diritto, neppure costituzionale. È assurdo paradosso, eppure, proceduralmente, risulta nico, come del resto il numero delle assistenti sociali così più agevole modificare la norma sulla produziodell’Ufficio esecuzione penale esterna (UEPE), che su ne dell’amnistia e dell’indulto (art. 79 della tutto il territorio pistoiese risultano essere solamen- Costituzione), che approvarne la fonte di produzione te due, di cui una con orario part – time. Le istanze (una legge di amnistia e di indulto). presentate dai detenuti (quelli che si trovano nelle Antonio Sammartino condizioni soggettive e giudiziarie per richiedere la detenzione domiciliare), a causa di questa carenza Garante detenuti del carcere di Pistoia

Volti e maschere della pena Il sovraffollamento carcerario è «strutturale e sistemico»: lo attesta la Corte EDU con la sentenza Torreggiani c. Italia del gennaio 2013, chiamando tutti i poteri statali (Capo dello Stato, Parlamento, giudici, amministrazione penitenziaria, Corte costituzionale) a risolverlo. Il rischio è che questa prepotente urgenza releghi in un cono d’ombra altri momenti critici della pena e della sua esecuzione. Come un riflettore, il volume illumina a giorno alcune di queste zone buie: la pena nascosta negli ospedali psichiatrici giudiziari; la pena estrema del carcere duro ex art. 41-bis; la pena insensata se la sua esecuzione è solo inumana retribuzione e non l’occasione per una giustizia riparativa; i muri della pena che segnano lo spazio di una vita prigioniera. Il volume nasce dal ciclo di incontri – svolti a Ferrara nell’autunno 2012 per iniziativa del dottorato di Diritto costituzionale dell’Ateneo estense – dedicati alla discussione critica delle tesi di alcuni volumi: Matti in libertà (di M.A. Farina Coscioni, Editori Internazionali Riuniti, 2011); Ricatto allo Stato (di S. Ardita, Sperling & Kupfer, 2011); Il perdono responsabile (di G. Colombo, Ponte alle Grazie, 2011); Il corpo e lo spazio della pena (a cura di S. Anastasia, F. Corleone, L. Zevi, Ediesse, 2011). Ne esce una riflessione unitaria sui tanti volti della pena e i suoi altrettanti mascheramenti. Volti disegnati dall’urbanistica penitenziaria o dall’idea controversa di una riconciliazione tra reo e vittima. Maschere, come l’internamento del «reo folle» e la «tortura democratica» del detenuto in 41-bis, che il formalismo giuridico non annovera tra le pene (così privandole delle relative garanzie). In Appendice, il testo di un atto di promovimento «pilota» alla Corte costituzionale contro la pena dell’ergastolo, posto nella disponibilità di giudici e avvocati convinti dell’illegittimità del fine pena mai.


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GENUINO CLANDESTINO

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Common Properties – Proprietà vs Territorio

Da Pisa a Firenze

Introduzione Il secondo incontro del gruppo Common | Properties – Proprietà vs Territorio è stato ospitato all’interno dell’incontro nazionale di Genuino clandestino a Firenze, lo scorso 2 novembre. Qui una breve sintesi della discussione. A fronte di una iper-tutela della “proprietà privata” da parte dello Stato, si è deciso di passare da una posizione di difesa, all’attacco di questo concetto fino ad ora inviolabile e a una sua ridefinizione in riferimento agli interessi delle comunità. Secondo la Costituzione (art. 42 e 43) la tutela della proprietà privata dovrebbe infatti finire nel momento in cui perde la propria “utilità sociale” e quando va a ledere il diritto di altri. Tale concetto dovrebbe essere esteso non solo alle proprietà pubbliche ma anche a quelle private, comprese le proprietà della Chiesa, che sono abbandonate.

Obiettivi Il Gruppo si è posto quindi l’obiettivo di:

• individuare delle linee di lavoro e approfondimento, proseguendo la discussione iniziata a Pisa • individuare alcune tappe e azioni concrete per supportare le diverse vertenze territoriali • individuare percorsi e strumenti permanenti per connettere e garantire il collegamento tra i vari movimenti. Per questo si è ribadito il riconoscimento della difesa del “territorio” e della “terra” e del diritto di auto-determinazione delle comunità come elementi di connessione.

Discussione Gestione e valori d’uso Si è riconosciuta l’importanza di definire, contestualmente alla questione del diritto proprietario, anche le modalità di gestione dei beni e i loro valori d’uso, molti dei quali devono ancora essere inventati. Una volta stabilita la funzione di un bene, infatti, il soggetto proprietario può anche passare in secondo piano. Inoltre, il fatto che il bene sia di proprietà pubblica o collettiva, non è garanzia di buona gestione (es. partecipanze agrarie dell’Emilia romagna). È quindi importante lavorare anche sulle proprietà col-

Nell’autunno 2009 la rivendicazione del diritto dei contadini ad autoprodurre trasformati dalle proprie materie prime porta alla campagna per i prodotti “genuini clandestini”. Questo tema suscita grande interesse e nasce la rete nazionale GENUINO CLANDESTINO per consentire il confronto tra le realtà di produttori e co-produttori che praticano l’agricoltura contadina e organizzano mercati autogestiti. Ora questa campagna si è trasformata in una rete dalle maglie mobili di singoli e di comunità in divenire dove decine di coltivatori, allevatori, pastori, artigiani si sono uniti per resistere alle logiche economiche e alle regole dell’agroindustria. Oltre alle sue iniziali rivendicazioni, Genuino Clandestino propone alternative concrete al sistema capitalista vigente attraverso nuove forme di resistenza che si battono per il riconoscimento dell’agricoltura contadina insieme alle implicazioni in materia di alimentazione, sviluppo economico, sfruttamento del lavoro, salvaguardia dell’ambiente, accesso alla terra e all’acqua. L’incontro nazionale di Genuino Clandestino di Firenze sarà incentrato sulle tematiche di Terra bene comune e quindi sull’opposizione alla vendita dei terreni pubblici e il recupero di questi attraverso un’agricoltura contadina di piccola scala, biologica e organica, fortemente relazionata con le comunità locali. L’incontro si aprirà con un presidio in un luogo simbolo (e non solo...) dell’area fiorentina: l’azienda agricola di Mondeggi-Lappeggi, attualmente di proprietà della Provincia di Firenze che ha intenzione di venderla al miglior offerente. Situata su un colle a pochi Km da Firenze, è un azienda di più di 100 ettari, per lo più a uliveti e viti e versa oggi in stato di semi-abbandono, case coloniche comprese. In questo luogo, tra l’altro bellissimo, vorremmo portare la manifestazione nazionale di Terra Bene Comune, a testimoniare che le terre pubbliche, ovvero del popolo sovrano, a questo devono restare! INFO e LOGISTICA http://genuinoclandestino.noblogs.org/ Perché a Genuino Clandestino parliamo di Cassa Depositi e Prestiti? La Cassa Depositi e Prestiti fin dalla sua nascita e fino al 2003 era un ente dello Stato, nata con il compito di raccogliere il risparmio postale dei cittadini e dei lavoratori e di tutelarlo con garanzie dello Stato, utilizzandolo per finanziare a tassi di interesse bassi gli enti locali per investimenti a fini di interesse generale Si trattava a tutti gli effetti di una doppia funzione pubblica e sociale, fuori dalle logiche di mercato. Nel 2003, Cassa Depositi e Prestiti viene trasformata in una Società per Azioni e le fondazioni bancarie entrano nel suo capitale sociale per il 30%, mentre il 70% resta al Ministero del Tesoro. Da quel momento Cassa Depositi e Prestiti muta strutturalmente la propria funzione che, da pubblica, diviene privatistica, ovvero finalizzata alla produzione di dividendi per gli azionisti, e assume sempre più funzioni come soggetto a sostegno di puri interessi privati. Il fatturato attuale di Cdp supera i 300 miliardi di

lettive dei flussi e dei beni che una data proprietà, ad esempio una terra di uso civico, produce. La consapevolezza sulle diverse forme di gestione di beni comuni la si può acquisire attraverso le sperimentazioni, è quindi fondamentale che tutte le esperienze, i progetti, le procedure utilizzate vengano il più possibile condivise e socializzate.

rigiochi@gmail.com)

Quale comunità

È importante lavorare sulla consapevolezza e la formazione delle comunità locali, per fare comprendere profondamente che la terra è un bene di tutti. È importante la presenza di comunità “pensanti”, che abbiano sovranità sui beni pubblici e possibilità e Strumenti capacità di progettualità nella gestione della terra e, Si cercheranno di unire le diverse indagini già esi- in termini più ampi, del territorio. Come definirle? La stenti, per creare una mappatura dei beni abbando- questione resta aperta. nati e dismessi, dei terreni soggetti a cambi di destinazione d’uso, ma anche dei percorsi/progetti di Nuove parole d’ordine Accanto al diritto all’abitare e a un reddito per tutti gestione già avviati. Il sostegno alle varie vertenze territoriali lo si può della piattaforma che ha dato vita al 19 ottobre e fare costruendo un “calendario” o “road map” che nella quale Genuino clandestino si riconosce (a tocca i vari territori (proposta di fare il prossimo Firenze c’erano infatti un gruppo di lavoro sul diritto incontro di Common Properties a Bagnoli, dove è in di abitare la terra e uno sul riuso dei beni pubblici atto un’esperienza interessante sempre attorno al come risposta alla crisi e alla disoccupazione), si propongono nuove parole d’ordine: tema della destinazione di parti di territorio). Prosegue il gruppo di lavoro coordinato dal prof. • l’autodeterminazione delle comunità locali Pizziolo sui valori d’uso, per confrontare esperienze e • la difesa dell’ambiente e della terra potenzialità di percorsi partecipativi per un’altra eco- • la “fertilità” complessiva del territorio, in riferimen(email to al suo valore sociale nomia. per esempio, la costituzione di associazioni per approfittare Firenze, 2 novembre 2013 di bandi, finanziamenti e normative) non sono in contrap-

La ridistribuzione dei terreni pubblici come risposta all’emergenza sociale e alla disoccupazione. Cominciamo con l’affermare che nella situazione economica attuale (ma comunque sempre) la questione del lavoro è centrale perché dobbiamo assolutamente sconfiggere l’isolamento sociale e lo scoramento che quasi sempre la disoccupazione genera; perciò tutte le risorse e tutti i beni pubblici devono essere utilizzati per creare lavoro socialmente utile e coesione sociale. I contributi portati al tavolo dai partecipanti indicano che le esperienze di “ritorno alla terra” e le azioni di riappropriazione dei terreni pubblici non possono nascere solo dall’esigenza di trovare un reddito ma devono essere accompagnate anche dalla scelta convinta per un cambio di vita e di conseguenza del modello economico di riferimento. In questi casi diventa indispensabile lavorare convintamente e costantemente per lo sviluppo di economie locali forti e consapevoli, con intenso scambio, di mezzi, professionalità e tempo, ricorrendo alla gratuità ogniqualvolta possibile. Le occupazioni e le azioni più istituzionalizzate (attraverso,

euro, 235 dei quali provengono dalla raccolta del risparmio postale dei cittadini. Dalla sua trasformazione in SpA, il ruolo di Cdp nei confronti degli enti locali è mutato. Cassa Depositi e Prestiti ha continuato a finanziare gli investimenti degli enti locali, ma da quel momento lo ha fatto a tassi di mercato, spingendo gli stessi a finanziarsi direttamente dalle banche (di cui le fondazioni sono i principali azionisti). Oggi Cdp si propone come “partner ideale” per tutti i Comuni che vogliano dismettere il proprio patrimonio pubblico, che vogliano svendere le terre parte del demanio e che siano cooperativi nella realizzazione di mega infrastrutture sui propri territori, e che vogliano privatizzare i servizi pubblici. Ed infatti, lo scorso Maggio il Ministro delle Politiche Agricole Nunzia Di Girolamo ha proposto di affidare la stima e poi la vendita dei terreni agricoli demaniali prevista dall’Art. 66 della Legge di Stabilità del 24 gennaio 2012 proprio alla Cassa Depositi e Prestiti.

posizione fra di loro e sono anzi produttrici di esperienze da condividere. È dato particolare rilievo al fatto che per qualsiasi azione si voglia intraprendere è necessario produrre uno sforzo comunicativo efficace per informare le persone che vivono nel territorio dove si vuole agire, perché è stato più volte riscontrato che, quando informate, le persone libere da interessi di mero tornaconto egoista capiscono quali sono i valori che meritano di essere promossi, che diventano così, anche per le amministrazioni, la volontà popolare e non solo le rivendicazioni di quattro gatti. Il tavolo accoglie e appoggia la proposta di raccolta delle olive a Mondeggi (Bagno a Ripoli, Firenze) ipotizzata per il 17 novembre, come esempio di produzione di lavoro e ricchezza attraverso l’uso popolare e diffuso dei beni comuni, una ricchezza da non confondere con il mero accumulo di denaro ma che è soprattutto sviluppo del senso di comunità fra le persone. Poiché al tavolo è portata la notizia che nello stesso giorno sono già in programma iniziative simili in altri luoghi, il tavolo propone all’assemblea plenaria di Genuino Clandestino di fare del fine settimana 16/17 novembre p.v. un momento nazionale di recupero dei beni comuni e invita ogni territorio ad autorganizzarsi per la sua riuscita.

Che fare? Il Forum per una Nuova Finanza Pubblica e Sociale sta lavorando ad una proposta di socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, per riconsegnare la CdP alla sua funzione di tutela e valorizzazione del risparmio dei cittadini, che deve servire per favorire investimenti a vantaggio della collettività. Tra questi, ad esempio, la riappropriazione sociale dei beni comuni e dei servizi pubblici; la tutela idrogeologica del territorio, la messa in sicurezza del patrimonio pubblico e degli edifici scolastici, la realizzazione di opere pubbliche finalizzate all’espansione dei servizi offerti ai cittadini; il garantire il diritto all’abitare, attraverso progetti di manutenzione straordinaria del patrimonio abitativo pubblico esistente e progetti di riutilizzo a funzione abitativa popolare di edifici dimessi e/o abbandonati; a favorire l’occupazione e la riconversione ecologica della produzione agricola in direzione dell’economia a km zero; a sostenere le aziende sottoposte a processi di ristrutturazione o di

Massimo Bani crisi aziendale per favorirne processi di riconversione produttiva che garantiscano l’occupazione dei lavoratori; a sostenere i processi di riconversione energetica degli edifici e degli impianti, finalizzati al risparmio energetico e all’obiettivo della massima diffusione dell’autoproduzione diffusa di energia pulita e rinnovabile; a sostenere i processi di riconversione della mobilità urbana ed extra-urbana in direzione dell’espansione del trasporto pubblico urbano e pendolare e di una mobilità pulita e sostenibile. No alla vendita delle terre pubbliche, Si alla custodia dei beni comuni! Per info su questi temi: http://genuinoclandestino.noblogs.org http://terrabenecomune.noblogs.org http://www.perunanuovafinanzapubblica.it <http://www.recommon.org>

Recommon


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CITTÀ

Suicidio per indifferenza

Claudio era un bravo informatico, era membro del gruppo Closed che unisce le persone che soffrono del db (disturbo bipolare), aveva anche problemi fisici ... la sua famiglia vive a Roma non l’hanno mai aiutato ... lui era stanco di chiedere, umiliarsi, essere in bilico tra dormitori vari e il futuro per strada ... Penso che sia stato l’eminente sfratto dalla Struttura in questione a ucciderlo ... a farla finita ... Claudio oltre ad essere povero (CON FAMIGLIA BEN PIAZZATA A ROMA, padre, madre e sorella) era anche invalido .... Firenze - Suicidio per indifferenza - Ennesimo suicidio del disagio cittadino. Questa mattina ho avuto la conferma della notizia del suicidio di un giovane all’Albergo popolare di Firenze. La disperazione, la povertà e il disagio sono ancora una volta diventate emergenze strutturali e già si vedono e si sentono le problematiche che portano alla disperazione. La vita è un valore anche dopo ... La vita è una scelta difficile come la morte: ho conosciuto molte persone che in questi anni hanno scelto di andarsene (dalla galera, dalla malattia, dalla scuola, dal precariato, dai debiti...). In Italia, non ci sono strutture di ascolto e/o operatori di strada, non ci sono psicologi pagati dalle strutture per andare nelle strade e non ci sono assistenti sociali che si prendono a cuore le sofferenze anche oltre le mura del posto di lavoro. Le Associazioni di Volontariato, anche senza contributi, si operano in questa situazione drammatica, ma tutto rimbalza, nessuno aiuta e nessuno capisce. Non devono essere le associazioni a supplire le carenze e se lo fanno hanno bisogno di finanziamenti. Lotte tra i poveri e lotte per la sopravvivenza, questa è la Firenze vetrina, dove i politici cercano di fare car!" !#$

riera alle spalle di chi non ce la fa più a sopravvivere (tasse e multe sono un continuo attacco agli abitanti e ai lavoratori della città). I diritti civili ed umani sono alla soglia minima e così ogni suicidio è un omicidio di stato.

Greta – Rete Antirazzista Riportiamo l’introduzione alla pagina “Aiutiamo Claudio Corso”, scritta da Claudio ... capirete quant’è paradossale il fatto che un uomo che cercava dignità e possibilità DI LAVORARE E MANTENERE IL SUO LAVORO si è tolto la vita mentre tante persone disoneste sopravvivono alle spese dello Stato. Ecco l’introduzione: “Vivo in una struttura di sostegno per senza fissa dimora a Firenza; in realtà sono di Roma, ma da 3 anni mi sono trasferito qui a Firenze per lavoro, poi Bologna, Verona e di nuovo Firenze dove ho preso la residenza; per i problemi lavorativi che ci sono in tutta Italia ho dovuto da un

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Dall'11 Novembre 2013

SAN SALVI Città Aperta via di San Salvi, 12 Pad. 16 50135 Firenze

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Lei e la poesia Le parole fluenti dalla bocca un suono melodico soave. I divini grandi occhi sognanti sembravan mirare un paradiso perduto. Così lei parlava d’amore e di poesia ignara ella stessa d’incarnare in tal sembianza, la musa poetica. Francesco Cirigliano

anno e mezzo dividermi da questa struttura comunale e dormitori Caritas. Ho l’invalidità al 75 % per Disturbo Bipolare tipo II e varie fratture che mi impediscono di fare diversi lavori. Fra 3 mesi scadrà la possibilità di rimanere in questa struttura: vedo la strada di fronte a me e in questo caso neanche più la possibilità di lavorare che sto cercando il più non posso. Mi servirebbe un appoggio in Toscana, a Firenze o nei pressi, per continuare la borsa lavoro che ho con la Caritas e continuare a cercare lavoro. Non pretendo nulla da nessuno, più riesco a trovare qualcosa vicino Firenze, più ho la possibilità di continuare a lavorare per la Caritas e da quest’ano aggiungere anche l’assegno di invalidità, quindi di contribuire alle spese. Se mi viene negata tale possibilità ho poche probabilità anche di trovare un lavoro, perché passerei dalla struttura alla strada. Sto cercando tramite amicizie che ho di far intervenire l’assessore di Firenze per consentirmi una proroga qui nella struttura, ma non è semplice e soprattutto non è sicuro che ci riesca. Chiedo aiuto, solo

questo.” ndr: Ci chiediamo come mai essendo iscritto ad una borsa lavoro alla Caritas, la stessa non abbia provveduto ad aiutarlo con una sistemazione migliore.

Mondo perfetto? È da tanto tempo che cerco di darmi una risposta, ma fino ad oggi, non ho avuto risposte esaurienti, mi chiedo cosa ci faccia io, giovane, in una struttura dove ci sono solo anziani e persone disabili, io qui, non mi ci sento, le risposte che mi danno sono che io non sono autonoma, che non posso stare sola, che non so gestire i miei soldi, che non curo la mia persona, cose che possono essere vere ma le risposte che mi danno o che mi propongono, sono di un amministratore di sostegno, che amministra i miei soldi, e una struttura, dove ci sono anziani e disabili, dicendomi che non ci sono altri posti, e, che le strutture dove ci sono persone più giovani sono al completo oppure non sono adatta per la tale struttura. Allora che alternativa ho di invecchiare qui dove ti danno da mangiare e da dormire, ti puliscono la camera e curano la mia igiene personale, non manca niente, i tuoi bisogni primari vengono soddisfatti, ma a me manca la cosa più importante: la libertà. Lo so, e spesso sono consapevole, che ho dei problemi e delle difficoltà a gestirmi la vita, ma questo non implica che devo vivere in questo luogo. Mi manca la mia dignità, la mia serenità, la mia stima, mi manca di esprimere me stessa, Così non mi ritrovo, sono persa in un mondo perfetto, pulito, dove tutto funziona, ma vuoto di sentimenti e di ascolto..

Laura

6-12-2013 assedio in Prefettura Dal primo settembre a Firenze è ripresa, senza esclusione di colpi, una guerra a "bassa intensità"... Al forsennato ritmo di cinque esecuzioni di sfratto al giorno si consumano quotidiane violenze nei confronti delle nuove povertà... Si consumano scene di violenza e di umiliazione, di offese e di vere e proprie persecuzioni, non è solo la violenza della esecuzione stessa, ma il sentirsi colpevole di essere povero che genera frustrazione e isolamento ... Un meccanismo perverso che ha costretto il Movimento di lotta per la Casa e i sindacati degli inquilini a PRESENZE quotidiane e mutuo soccorso collettivo. Nonostante questo negli ultimi giorni l'esercizio e l'arbitrio delle esecuzioni sommarie a costretto due persone anziane al ricovero in ospedale. Uno di questi, Salvotore Lo Presti di 74 anni è vittima della violenza dei PIGNORAMENTI ed è attualmente ricoverato a Careggi... Istituzioni e Servizi Sociali non pervenuti ... oramai il Comune di Firenze è latitante davanti alle emergenze senza fine... Così come la Regione Toscana che non finanzia pìù investimenti per l'edilizia sociale, ma stanzia macabri finanziamenti per il cosìdetto Housing sociale... UN GIOCO AL MASSACRO CHE DEVE FINIRE... È ORA CHE DAVANTI ALLA CRISI INFINITA SI UTILIZZINO LE RISORSE IN CASE POPOLARI E IN SALARIO SOCIALE E NON PIU' IN GRANDI OPERE E AEREI DA

GUERRA... SENZA CASA MAI PIU' ! VENERDI' 6 DICEMBRE DALLE ORE 9,30 IN POI TUTTE E TUTTI SOTTO LA PREFETTURA DI FIRENZE, VIA CAVOUR 2... IL MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA


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CORSI SERALI COmUNALI

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“Scusi Prof. ma cosa c’entra questo col Programma?” Non sempre gli alunni dei miei corsi si rendevano conto della differenza tra la loro personale immagine della scuola e la peculiarità del percorso che stavano per iniziare. Il loro vissuto scolastico precedente si sovrapponeva in modo automatico alla realtà, adeguandola. E come poteva essere altrimenti? Nella stessa classe convivevano spesso persone con esperienze scolastiche diversificate sia nel tempo, nei luoghi che nelle modalità di C’erano accesso. allievi che avevano la abbandonato scuola da decenni e altri più giovani che provenivano dai fallimenti della scuola del mattino. I primi, intimiditi dal rientro in un luogo della memoria mi davano rispettosamente del lei mentre deponevano sulla cattedra pile di vecchi testi recuperati da amici e parenti “che avevano studiato”, delusi poi nel sentirsi dire che quei testi col passar del tempo erano divenuti inutilizzabili ... “ma i Programmi erano cambiati? E Manzoni e Leopardi non c’erano più? ... e la Storia Romana?” A questo punto mi veniva in mente il commovente film di Totò - i 7 Re di Roma - che narra la storia di un provetto archivista che col mutar dei tempi è costretto a munirsi della Licenza Elementare pena il licenziamento. All’esame cade sui Re di Roma e di fronte a un sadico esaminatore (Alberto Sordi) che lo sta per bocciare prima in uno scatto di dignità, gli dà una lezione circa la reale differenza fra scuola e vita, poi lo mena di santa ragione tra gli applausi del pubblico. Cos’era cambiato da allora nell’immaginario collettivo scolastico? Poco o niente, come nella realtà del resto. In ogni caso cercavo di tranquillizzare questi allievi rassicurandoli sia sulla presenza di Manzoni e Leopardi (“... sa? Quello pessimista ...) che della Storia Romana; avrei provato in seguito a metterli al corrente dei cam-

autodidatti che non essendosi mai confrontati con alcuno, ovvero solo con persone conformi, erano del tutto scandalizzati e privi di varie argomentazioni di fronte a concetti che destrutturavano il loro paziente lavoro di ritaglio di nozioni a cui avevano dedicato tanto tempo ma che faceva assomigliare il loro sapere più a un album di figurine che a un insieme dinamico e integrato. Le conseguenze sulla classe erano spesso negative: molti allievi pur motivati, diradavano le presenze sino ad abbandonare del tutto la frequenza. Certo, non sempre questa era la principale motivazione, lavoro e famiglia infatti sono sempre state al primo posto fra le cause di abbandono, ma ho voluto ricordare questi “primi della classe” perché spesso, troppo spesso, ho visto allievi intelligenti e meritevoli sconfitti ancora una volta l’immigrazione, quanto degli “extrain sede di esame mentre altri, acritici comunitari della mattina”, di quelli ripetitori di nozioni superavano brilstudenti che la scuola statale espellelantemente la prova. va in modo crescente, poi iscritti al Ma è proprio questo che era ed è in Corso Serale dagli stessi genitori. Fu linea con il Programma, discriminare. così che anche noi conoscemmo il temuto - ricevimento dei Così scriveva in un genitori - temuto però da tema un alunno nel questi ultimi non da noi. Si maggio 2003: “La scuovedeva chiaramente che i la funziona molto bene problemi dei loro figli grazie a voi che aiutate derivavano sì dal fallimenpersone non a prendeto scolastico, ma che quere un diploma ma date sto a sua volta era dovuto degli impulsi, le persodalle aspettative genitone li ricevono e se riali (spesso insegnanti vogliono posso approanch’essi) poco rispettose fondire l’argomento della personalità dei figli che insegnate. Devo che ci venivano spesso dire che è stata un’epresentati come irrecupesperienza bellissima. Ci rabili, dislessici, demotivasiamo messi tutti alla Studenti delle serali. Stanchi ma soddisfatti ti. Spesso non era così: in prova. Lavorare e stumolti casi abbiamo ottenuto eccellen- C’erano due categorie di allievi che mi diare non è facile. Se passo l’esame in ti risultati grazie a un clima che non ponevano la famigerata domanda: fondo all’anno o lo boccio non signifiaveva molto di “scolastico”, ma che “Scusi Prof, ma cosa c’entra questo col ca nulla, è il resto che conta. Devo rinera piuttosto attento alla persona e Programma?” graziarvi per quello che fate”. alla crescita dell’autostima che non La prima era costituita da quelli in Emiliano, l’autore di queste righe, buona fede che, provenienti da espe- faceva il meccanico a Empoli. Lo fa alla nozione e al Programma. Accanto a questa pattuglia e agli stu- rienze scolastiche conservano l’im- ancora con soddisfazione ma fu bocdenti lavoratori, si collocavano in printing della netta separazione ciato. modo fluido quelli che si iscrivevano Scuola/Vita ed erano gradevolmente per le motivazioni più diverse: ben sorpresi dal constatare che poteva Andrea Greco rappresentati erano gli autodidatti anche non essere così. che senza alcuna guida si erano La seconda invece era quella degli biamenti e delle permanenze. Sino agli anni ‘90 il gruppo degli studenti lavoratori era molto ben rappresentato, in particolar modo dagli infermieri, poi gradualmente si sono affiancate realtà eterogenee, espressione di un cambiamento sociale nuov, rapido, spesso violento, sempre discriminatorio. Non parlo tanto del-

Fugge questa neve, ma non sa da cosa né sa dove andare. E’ un po’ come me. E quale sublime spettacolo regalano ai miei occhi spettrali la sua fuga e il suo terrore. E in un orrendo vortice si precipitano i cristalli verso il loro al di là, sulle note di un cigolio tremendamente lontano. Ghiacciato scende questo soave temporale affidato al potere del vento; addormentato da questa ninna nanna di ruggine. E immondi gridano i miei pensieri per risvegliarlo ma il mio sguardo cieco e la mia voce muta non romperanno stanotte l’incanto del cielo.

costruita una cultura eteroclita e farraginosa, fatta di luoghi comuni, di frasi fatte e di scrittura del tutto rispettosa dei requisiti precedenti. Erano degli ossi duri, spesso causa di conflitti nella classe. Si mettevano al primo banco, pretendevano tutta l’attenzione con interventi interminabili e sfoggio di nozioni, a tutto danno di molti che choccati da tali esibizioni, finivano per chiudersi in sé stessi. Nella mia esperienza sono stati l’ostacolo più difficile da affrontare: essi incarnavano la scuola nel suo aspetto più temuto, il Nozionismo che si spaccia per intelliNon genza. Mancavano mai alle lezioni, arrivando spesso con largo anticipo e pretendendo la Lezione all’ora precisa, incuranti di quanti per motivi più che validi non potevano arrivare alle 18,30 ma spesso dalle 19 in poi.

Fuggire. E fuggirò adesso, fantasma mi aggiro tra i mortali, scontando una pena troppo severa per i crimini commessi. Non lasciano orme i miei passi nel gelido bianco tappeto. Volerò via col vento. Volerò lontano senza lasciare scia negli sguardi degli spettatori. Vorrei sentirmi vivere ma non posso, vorrei aver freddo ma non posso. Perché io non esisto. Così me ne vado. Mi scaglierò contro muri, rami e pareti. Ma non un lamento uscirà dal mio corpo finito. Non un gemito nascerà sulle mie labbra

consumate. Non ci sarà più alcuno sguardo nei miei occhi traditi finché non esalerò il mio ultimo sospiro. Ho soltanto una notte di tempo, finché le stelle vorranno proteggermi dalla luce di domani. E domani, ormai inerme e lurida pozzanghera d’acqua, sarò calpestata dal pubblico all’uscita del silenzioso e agghiacciante teatro. E mai, mai sarà pronunciato il mio nome, mai sarà ricordato il mio viso. Finisco così. Dimenticata dal tempo dimenticata per sempre

Giulia Materassi


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ImmIGRAZIONE

Immigrati - i residenti sono oltre 5 milioni I lavoratori versano allo Stato più 13 dove la mettiamo? - argomenterebbe l’italiota. «Gli colpisce anche gli stranieri: nel 62% delle famiglie mila), filippini (158 mila), indiani (150 mila) e molstranieri regolarmente presenti - si legge nel dossier solo un componente ha un lavoro, mentre quelle davi (149 mila). Tra i comunitari, «vincono» i rumeni miliardi di tasse

Sei italiani su dieci non sono in grado di leggere un testo mediamente complesso come un articolo di giornale. Un peccato, soprattutto per leghisti, razzisti e ignoranti di varia specie - di questi ultimi ce ne sono anche al governo - perché ieri è stato pubblicato un interessante dossier statistico sull’immigrazione 2013 curato dal centro studi e ricerche Idos per conto dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar). Tra tutti i 75 capitoli che lo compongono, potrebbero sforzarsi di comprendere almeno quello relativo ai soldi che «noi» spendiamo per «loro» e loro ci restituiscono sotto forma di tasse (già, pagano i contributi). Gli introiti relativi ai versamenti degli immigrati nel 2011, «anche nell’ipotesi meno favorevole di calcolo», ammontano a 13,3 miliardi di euro, mentre le spese sostenute dallo stato per gestire il fenomeno migratorio sono di 11,9 miliardi. Quindi gli immigrati, con un saldo in attivo di 1,4 miliardi l’anno, sono utilissimi anche all’economia. Leggendo il capitolo «espulsioni», invece, più di un ministro potrebbe vergognarsi per aver gettato al vento 1 miliardo tra il 2005 e il 2011 solo per gli «interventi di contrasto dell’irregolarità» (stendiamo un velo pietoso sulla tragedia esemplare di Lampedusa) e per la gestione dei Cie e dei Centri per richiedenti asilo, che sono al collasso. E la criminalità

- hanno un tasso di criminalità equiparabile a quello degli italiani». E sui «clandestini» che dire? Che «tra gli irregolari incidono invece molto i reati legati allo stesso status di irregolarità». Quindi, gli stranieri sono fuori legge perché «noi» li costringiamo ad essere tali. Ma sono altri numeri a dare l’idea di un processo epocale irreversibile con cui l’Italia dovrà imparare a convivere. Gli stranieri regolarmente presenti sono 5 milioni 186 mila, cifra superiore a quella stimata dall’Istat che non tiene conto dei non iscritti a l l ’a n a g ra f e. Significa che la crisi ha rallentato ma comunque non fermato l’arrivo di nuovi cittadini. In particolare, il dato relativo al 2012 racconta di una crisi pesante che ha frustrato le aspettative di molti stranieri: l’aumento è stato contenuto (solo + 8%), sono diminuiti gli ingressi e anche i visti rilasciati per lavoro (da 90.483 nel 2011 a 52.328), e soprattutto, sono cresciuti i flussi di ritorno (180 mila permessi scaduti senza essere rinnovati). Non si tratta di una fuga, ma è chiaro che l’Italia in questa fase non è una meta appetibile. Ormai viene definita di «lungo periodo» la disoccupazione in aumento che

senza nemmeno un lavoratore sono passate dall’11,5% nel 2011 al 13% del 2013. Altro segno della crisi, le compravendite immobiliari in netto calo: sono passate da 135 mila nel 2007 a poco più di 45 mila l’anno scorso (circa il 20% degli immigrati vive in «condizioni di precarietà alloggiativa»). Detto questo, il dossier comunque conferma un aumento dell’occupazione immigrata in termini assoluti (2,3 milioni di lavoratori). Significativo anche il segno positivo relativo alle imprese gestite da stranieri: sono 477.519, il 7,8% del totale con un aumento del 5,4%. Si tratta di un «valore aggiunto», scrivono gli autori dello studio, di 7 miliardi di euro. Ci sono poi settori in positiva controtendenza, come l’agricoltura, settore che sta attirando anche gli italiani: nel 2012 hanno trovato lavoro nei campi 320 mila immigrati, + 3% rispetto al 2011. Anche il dato sulla provenienza degli immigrati sfata alcune percezioni sballate. Guardando al continente, il 50,3% arriva dall’Europa, il 22,2% dall’Africa, il 19,4% dall’Asia e l’8% dall’America. Tra le grandi collettività non comunitarie spiccano marocchini (513 mila), albanesi (498 mila), cinesi (305 mila), ucraini (225

con circa 1 milione di persone. Tra le aree di residenza prevalgono le regioni del nord (61,8%), a seguire centro (24,2%) e sud (16,9%). Nelle province di Milano e Roma abita un sesto dei residenti (16,9%). I bambini, a proposito del tema della cittadinanza, più che il futuro sono il presente. Nel 2012 in Italia ne sono nati 79.894 (14,9% di tutte le nascite), cui bisogna aggiungere quei 26.714 piccoli nati da coppie miste. In totale, tra neonati e figli ricongiunti, i minorenni non comunitari sono 908.539 (24,1% dei soggiornanti, mentre gli italiani non fanno figli). A proposito matrimoni misti, nel 2011 sono stati 18.005 (l’8,8% di tutte le unioni celebrate). Infine, è il mondo della scuola che fotografa il migliore dei mondi possibili: gli stranieri iscritti all’anno scolastico 2011/2012 sono 786.650 (8% del totale), con un aumento di 30.691 unità (+ 4,1%). In 2.500 scuole superano il 30% degli iscritti. Se questa è la realtà, fa ancora più male soffermarsi sul «panorama delle discriminazioni». In sintesi, è la cronaca del fallimento della politica di un paese culturalmente arretrato che non sa offrire protezione sociale a una popolazione sempre più sofferente, immigrata o autoctona che sia. Ci sono i «più discriminati», i rom (circa 150 mila), e tanti altri «razzismi» declinati nelle più svariate realtà (nello sport per esempio), ma c’è soprattutto l’incapacità di imboccare l’unica via percorribile: «Un generalizzato rinnovamento di mentalità e un impegno costruttivo e condiviso per fare dell’Italia un paese più inclusivo».

L’immigrazione costituisce davvero un rischio per la sostenibilità del nostro sistema economico? Dati alla mano, l'allarme che tanto appassiona i movimenti xenofobi e nazionalisti pesa per il 2,07 percento sulla spesa pubblica. Un'anticipazione del rapporto “I diritti non sono un costo”, che verrà presentato a Roma il 29 novembre "Noi moriamo disoccupati voi pensate a Rom e immigrati". È il testo di uno striscione con il quale è stata "accolta" a Lamezia Terme il 19 luglio scorso la Presidente della Camera invitata dal sindaco a partecipare alla cerimonia di conferimento della cittadinanza italiana a 422 bambini e ragazzi "figli dell'immigrazione" nati in Italia. La protesta, tutt'altro che spontanea, non rappresenta un caso isolato. Gli slogan, i manifesti, i discorsi e i post sui social network che agitano lo spettro di una crescente competizione tra cittadini italiani e stranieri sul mercato del lavoro così come nell'accesso al welfare sono numerosi. Ne costituisce fra tutti l'esempio iconografico più classico il manifesto elettorale diffuso a San Benedetto del Tronto nel marzo 2011: alcuni cittadini stranieri sono rappresentati in fila mentre chiedono l’assegnazione di case popolari, l’accesso ai servizi sociali, agli asili e alle scuole. In fondo alla fila si trova un cittadino italiano. Il titolo del manifesto recita: “Indovina chi è sempre l'ultimo”. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di messaggi veicolati da minoranze chiassose ma estreme e non rappresentative dell'opinione pubblica. Giusto. Tuttavia, se insieme a questi segnali registriamo anche quelli che emergono dai sondaggi internazionali che hanno indagato la "percezione" che i cittadini nativi di diversi paesi hanno dell'impatto dell'immigrazione sui conti pubblici e i frequenti riferimen-

ti di amministratori e rappresentanti istituzionali a fatidiche "soglie" oltre le quali l'intolleranza verso i cittadini stranieri sarebbe "da considerarsi automatica", è facile comprendere che il discorso sull'insostenibilità sociale ed economica dell'immigrazione è tutt'altro che poco diffuso nel dibattito pubblico. Un discorso che potrebbe incontrare un consenso crescente in una società che sta affrontando con grandi difficoltà gli esiti della crisi economica ancora in corso. I diritti non sono un "costo" raccoglie l'ultima parte di un percorso di ricerca che ha voluto confrontarsi con l'esigenza di contrastare i luoghi comuni e le inquietudini più diffuse che identificano la presenza di cittadini stranieri come un "peso" insostenibile per il nostro sistema economico e sociale. In tutti i rapporti prodotti lungo questo percorso, abbiamo esplicitato che il nostro punto di partenza non è neutrale. Non condividiamo l'approccio economicista che ispira troppo spesso le scelte dei decisori politici e li induce a disegnare le politiche migratorie sulla base di una fredda e spesso sbrigativa misurazione dei "costi/benefici" che caratterizzerebbero il fenomeno migratorio. Ci sono, lo ribadiamo, diritti umani e sociali universali che dovrebbero essere garantiti a tutti, incluso il diritto a migrare. Ma combattere la xenofobia, le discriminazioni e il razzismo significa anche confrontarsi con l'esigenza di influenzare il dibattito pubblico offrendo argomentazioni sufficientemente solide per cambiarne l'indirizzo. Quello del rapporto tra immigrazione, sistema economico e welfare è uno degli argomenti più utilizzati per alimentare l'intolleranza e l'ostilità verso chi proviene da altrove. È dunque opportuno contribuire a tematizzarlo nel modo più corretto pos-

sibile. Le domande con le quali abbiamo voluto confrontarci sono sostanzialmente tre. L’immigrazione costituisce davvero un rischio per la sostenibilità del nostro sistema economico e di welfare? I provvedimenti discriminatori adottati a livello locale negli ultimi anni, tesi a limitare l’accesso dei cittadini stranieri ad alcune prestazioni sociali, si fondano su un qualche inoppugnabile presupposto empirico? E infine: le politiche migratorie e sull'immigrazione sin qui realizzate sono le più giuste e le più "sostenibili" dal punto di vista degli equilibri della finanza pubblica? I dati e le informazioni raccolti ci consegnano una risposta negativa a tutte e tre le domande. Naturalmente qualsiasi rappresentazione di un fenomeno complesso è condizionata dal punto di vista di chi lo osserva, dall'ambito di indagine prescelto e dalle metodologie utilizzate per osservarlo. Per rispondere alle domande sopra indicate, I diritti non sono un "costo" propone in primo luogo un quadro aggiornato della popolazione straniera residente in Italia (capitolo uno), della sua distribuzione nel mercato del lavoro, del suo impatto fiscale e del suo contributo al Prodotto Interno Lordo (capitolo due). Una stima della spesa sociale imputabile alla popolazione straniera viene offerta nel terzo capitolo mentre nel quarto viene proposta una ricognizione delle risorse pubbliche specificamente dedicate all'accoglienza e all'inclusione sociale dei migranti. La risposta alla terza domanda è affidata alle conclusioni che confrontano i dati raccolti nel dossier Costi disumani. La spesa pubblica per il "contrasto all'immigrazione irregolare" con quelli qui presentati, rapportandoli alla spesa pubblica complessiva. "L'allarme" che tanto appassiona i movimenti xeno-

fobi e nazionalisti, le preoccupazioni che agitano molti dei nostri amministratori locali, la "prudenza" che contraddistingue il governo delle politiche migratorie, si riferiscono, secondo le nostre stime relative all'anno 2011, al 2,07% della spesa pubblica complessiva se consideriamo congiuntamente la spesa sociale imputabile (con qualche riserva) ai cittadini stranieri e gli stanziamenti destinati alle politiche di contrasto, di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti. Se invece restringiamo il campo di osservazione alle politiche per così dire "dedicate", gli stanziamenti per le politiche di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti rappresentano lo 0,017% della spesa pubblica complessiva rispetto allo 0,034% di incidenza degli stanziamenti destinati alle politiche del rifiuto. E qui è d'obbligo evidenziare lo squilibrio che Lunaria, nell'ambito della campagna Sbilanciamoci!, denuncia da tempo: lo Stato investe poco nel governo di un fenomeno che è ormai strutturale, ma investe anche male. Mediamente gli stanziamenti ordinari destinati alle politiche di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti si aggirano intorno ai 123,8 milioni di euro l'anno, pari a circa la metà degli stanziamenti medi destinati alle politiche del rifiuto, circa 247 milioni l'anno. Guardare al futuro significa ribaltare questo rapporto e cambiare approccio. Il rifiuto costa troppo, è disumano e inefficace. Investire nell'accoglienza, nell'inclusione sociale, nella garanzia dei diritti di cittadinanza è ciò che serve. La nostra speranza è che questo lavoro offra stimoli sufficienti per andare in tale direzione e, dunque, per guardare più lontano di quanto è stato fatto fino ad oggi.

Il lavoro degli «altri» fa bene all’Italia Il dossier dell’Idos analizza il valore economico e sociale degli immigrati al tempo della crisi

Luca Fazio

I diritti non sono un costo

Lunaria


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Le Storie di Raffaele e Anna Le Storie di Raffaele e di Anna. 2 storie una divulgata da Massimo Torelli e l’altra da Daniela, sindacalista di Roma. La storia di Raffaele malato di SLA che partecipa alla lotta dura davanti al Ministero dell’Economia e si accascia la sera del 22 ottobre mentre discuteva con i suoi compagni (Raffaele era un militante di ALBA). La Storia di Anna, che credeva di essere nell’Eden (la Banca Unicredit) e si ritrova ad essere un semplice numero: una Serva della Gleba. Ma il finale della storia apre alla speranza: Anna ha la forza di alzare gli occhi e di guardare i suoi colleghi... e capisce che è necessario lottare, lottare, lottare. Raffaele e Anna ci insegnano che contro il neo liberismo non si può stare più a guardare.

Gino Carpentiero - sez. Pietro Mirabelli di Medicina Democratica A.L.B.A. - Comitato Operativo Nazionale SULLA MORTE DI RAFFAELE PENNACCHIO - malato di SLA che da 2 giorni presidiava il Ministero dell’Economia. Un ricordo di Mario Sommella, dello snodo tematico ALBA Articolo 3 a cui Raffaele aveva aderito Raccontare una storia così scioccante non è impresa semplice, da quando si è costituito il nodo Articolo 3 abbiamo stretto un connubio indissolubile con i compagni e le compagne del comitato 16 novembre, Raffaele è stato tra i primi ad aderire, il nostro intento è quello di unificare gli sforzi, E mi esprimo al presente perché le nostre lotte continueranno, ripeto il nostro intento è quello di unire varie esperienze tra disabili con problematiche differenti , Fin dai primi momenti si è compreso e percepito il valore umano che queste compagne e questi compagni, nonostante siano colpiti nella loro integrità fisica, quanto avrebbero potuto fare per la causa di tutti i disabili, troppo spesso le nostre categorie vagano nel buio, agiscono slacciati da qualsiasi contatto tra loro , Ognuno a coltivare il loro piccolo interesse ad orticello, invece loro erano consapevoli che solo unendo le lotte di più persone con problemi simili si sarebbe potuto arrivare a risposte concrete a nostro favore. Arriviamo alla cronaca, purtroppo non felice, di questi momenti; il Comitato 16 Novembre invia una lettera al ministero per avanzare una proposta progetto che avrebbe potuto portare benefici non solo ai malati di SLA ma a tutta la categoria dei disabili, e non solo, in questa proposta progetto si richiedeva l’assistenza domiciliare a chi ne facesse richiesta e contemplava inoltre l’assunzione di circa 200.000 persone che avrebbero dovuto assistere queste persone quindi un buon impatto occupazionale, e parliamo di posti regolari non a nero, certo questo comportava una riduzione dei finanziamenti alle RSA, ma questi finanziamenti, addirittura, avrebbero apportato un buon risparmio alle casse dello Stato, sempre inascoltati non c’era interesse da parte dei nostri governanti in quanto le lobby delle residenze sanitarie assistenziali e forte in Italia, ma i malati SLA non si sono mai tirati indietro e a rischio della loro vita hanno più volte e ripetutamente manifestato sotto i vari ministeri, il 12 giugno 2013, penultimo appuntamento prima della data del 22 ottobre, è sempre per richiedere quello che di diritto dovrebbe essere dato annoi disabili, I vari governi che si sono succeduti e che hanno avuto contatti con questi manifestanti eroici non si sono mai fatti scrupolo E chiedersi cosa rischiano queste persone, non sapevano che i malati SLA sono persone colpite nella loro integrità da una malattia inesorabile che li debilita col passar del tempo? Non si sono mai domandati

perché mettono a rischio la loro vita per ottenere quello che è un loro diritto ? Non è bastato un presidio, non il secondo, ma ben nove nell’arco di 24 mesi e sempre con lo stesso leitmotiv, dateci quello che ci spetta, Non per capriccio, ma perché questo è contemplato nelle nostre leggi, sia italiane che della comunità europea. Arriviamo al 22 ottobre, un manipolo di eroi si incontra sotto il ministero economia finanze per richiedere quello che già vi ho descritto sopra, al ministero vengono accolti la mattina del 22 e i vari sottosegretari tentano di posporre le loro richieste ad altri incontri, più in la nel tempo, ma era proprio Raffaele che al tavolo diceva “fate presto, non c’è tempo” questo lo ha ripetuto più volte ai vari burocrati governativi, il 22 escono dal ministero rimanendo in Presidio tutta la notte al freddo dopo aver strappato con i denti l’ incontro del 23, il giorno dopo all’incontro riescono ad ottenere buone assicurazioni alle loro richieste, i comunicati stampa sono positivi, ma la lotta è stata dura, provati dal presidio notturno e dall’incontro fiume verso le 15:30 escono dal ministero e si avviano in albergo, raffaele era felice, si provato, ma felice e nessuno si sarebbe aspettato che la sera si sarebbe accasciato al tavolo davanti a tutti i compagni e le compagne. Questo è l’epilogo di una storia tragica, Con responsabilità, anche se indiretta, da parte di governanti cinici che non rispettano I bisogni delle persone più deboli, si sa bene come ragionano questi burocrati manipolati da un’economia crudele, Che non lesinano fondi a istituti bancari ho sovvenzionamenti alle loro caste, di contro fanno sì che persone con pieni diritti costituzionali arrivino sotto i loro palazzi del potere per ottenere quello che gli spetta. Adesso Raffaele non c’è più, ma di lui rimarrà il suo sorriso, e il suo esempio che sarà un faro per tutti coloro che in futuro vorranno rivendicare i loro Giusti diritti, solo così il suo sacrificio non sarà reso vano.

Mario Sommella P.S. la notizia http://www.repubblica.it/salute/2013/10/24/news/muore_m a l ato _ d i _ s l a _ d o p o _ i n c o n t ro _ c o n _ i l _ g o ve r n o 69321346/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-17_24-10-2013

Diciamo che mi chiamo Anna, e sono una donna di circa 35 anni, una persona come tante: un marito, due figli, di cui una piccola che va ancora all’asilo, e l’altro alle medie, e fino a qualche tempo fa lavoravo con un certo orgoglio nel più grande gruppo bancario d’Italia: Unicredit Group. Ho sempre amato il mio lavoro, stavo bene con i miei colleghi, ed in coscienza credo di avere sempre dato il massimo nelle mie attività. Nel 2009, mi venne proposto con tanto entusiasmo di partecipare ad un progetto innovativo che avrebbe dato l’esempio a molte altre aziende su come si poteva e doveva evolvere la gestione delle risorse umane, ed io felice accettai. Pensavo che se tra tanti avevano scelto me, voleva dire che mi ritenevano brava e capace di affrontare nuove e stimolanti sfide, in più avevo il vantaggio di avere l’asilo aziendale proprio nel palazzo dove avrei svolto il mio lavoro, a tutto vantaggio, quindi, anche della serenità della mia bambina e quindi della mia famiglia. Lavorai molto, e con tanto impegno a questo progetto,

e tutte le mattine ero contenta di andare a lavorare perché sentivo che stavamo costruendo davvero qualcosa di nuovo. I miei dirigenti, poi, continuavano a prospettarci un futuro veramente roseo, ed io mi fidavo di loro. Perché non avrei dovuto? Anche i miei colleghi la pensavano come me, ed anche se eravamo un gruppo eterogeneo: c’erano persone con esperienza trentennale, ed anche giovani appena affacciatisi al mondo del lavoro, ci eravamo amalgamati bene, e l’ambiente lavorativo era veramente piacevole. Quindi ero serena, e tutto ciò influiva positivamente anche sulla mia vita privata. D’altra parte si sa che non si può scindere il lavoro dal resto della propria esistenza. In ufficio passiamo moltissimo tempo, e se si passa del buon tempo, a casa si arriverà con il sorriso sulle labbra pronte ad affrontare i piccoli grandi guai quotidiani che una famiglia deve gestire. Ma, ripeto ero serena: lavoro soddisfacente, uno stipendio sicuro per dare un tetto sulla testa ai miei figli,

insomma tutto a posto. Un giorno d’estate arrivarono i nostri dirigenti a chiederci di firmare una lettera, un pro forma, dissero. Passavamo dalla Holding ad una società consortile appena creata, ma non cambiava nulla, la proprietà restava al 100% unicredit, era solo una questione fiscale. Io ebbi qualche perplessità mettendo quella firma, ma ancora una volta mi fidai. Se lo dicevano i miei responsabili, in modo così sereno, perché dovevo preoccuparmi? In effetti apparentemente non cambiò nulla. Si c’erano delle voci sul fatto che si stessero preparando a creare tante piccole società end to end da cedere un pezzetto per volta, ma non c’erano prove concrete, erano solo voci. E così passo dell’altro tempo. Io ero un po’ turbata, ma facevo il mio lavoro con il solito spirito coscienzioso di sempre, anche perché continuavano a ripeterci che noi eravamo “le mele buone” il “gioiellino” di Unicredit. In quei mesi uscì un film si intitolava “il gioiellino”, appunto e parlava del tracollo della Parmalat. Io andai a vederlo con mio marito e ne rimasi turbata, ma mi detti della sciocca. Cosa centravamo noi con quella vicenda? Nulla. Ed il tempo passava, quelle voci sulle società end to end aumentavano, e la crisi economica mondiale mordeva le caviglie anche di Unicredit. Ed io non ero più tanto serena e felice di andare in ufficio tutte le mattine. Un giorno ci giunse la notizia che c’era uno studio di fattibilità in corso che prevedeva la nostra vendita ad HP, ma venimmo come sempre tranquillizzati, solo che questa volta il dubbio, il tarlo si insinuò profondamente nella mia testa. Cosa diavolo c’entravamo noi con HP, un’azienda che produce computer, non eccelsa nel suo campo, anzi che stava pesantemente effettuando tagli di personale e che addirittura stava cedendo il suo core business, perché in pesante perdita? Incominciai ad avere piccoli problemi di salute: mal

di testa, stanchezza, ero sempre irritata, preoccupata e triste. Come prima raccontavo tutto ciò influiva anche sul resto della mia famiglia. Iniziarono a tremarmi le gambe: cosa stava succedendo davvero? E lo scoprii presto: ci stavano vendendo davvero ad HP. Le mele buone, il gioiellino era diventato qualcosa di cui ci si poteva disfare con tranquillità. Mi sentii come si dovevano sentire i servi della gleba: venduti ad un altro padrone insieme alla loro terra, come persona non contavo nulla. I miei sogni, le mie speranze, il mio lavoro di tanti anni, il mio impegno, via sparito tutto. Venduta come si vende una cosa inanimata. Ovviamente venimmo tranquillizzati ancora dai nostri dirigenti nuovi, ed anche da quelli “vecchi”: eravamo parte di un progetto innovativo che avrebbe dato l’esempio a molte altre aziende su come si poteva e doveva evolvere la gestione delle risorse umane, parole già sentite, a cui non credevo però più. E le cose da allora sono peggiorate, giorno per giorno sono peggiorate. Tante parole, tante promesse, ma dietro di esse il nulla. Restavo la serva della gleba, che vedeva portarsi via il lavoro verso un paese lontano dove sarebbero state fatte promesse ad altre persone ingenue. Promesse che neppure lì verranno mantenute, ne sono certa. Mi hanno spostato in tre uffici diversi, nel giro di pochi mesi. Non facevo in tempo ad imparare un’attività che già dovevo andare da qualche altra parte, perché il mio lavoro finiva in Polonia, e nel frattempo nessuna commessa è arrivata, nessuna nuova attività ha sostituito quelle che hanno preso il volo. Era come stare nel libro di Ende: Fantasìa. Dove il tuo mondo si sgretola, c’è il nulla che avanza e tu devi fare di tutto per non essere inghiottita da quell’enorme buco nero. Ora non vado più in ufficio serena, i miei problemi a casa di sono aggravati, i miei unici pensieri sono: troverò ancora la mia scrivania e fino a quando? Quale futuro potrò dare ai miei figli: quella bambina che si fida così tanto della sua mamma, ed a quel ragazzino che sta arrivando troppo velocemente all’adolescenza? Dove andrò quando il nulla non mi permetterà altre vie di fuga? Dormiranno serene le persone che hanno permesso tutto questo? Farò la fine dei tanti disperati operai che arrivano ai gesti più estremi pur di difendere la propria dignità di persona calpestata con tanta noncuranza? Cosa dovrò fare per difendere il mio diritto al lavoro, perché non scordiamoci mai il primo articolo della Costituzione: “ l’Italia è un Paese fondato sul lavoro”. Ed io amo la nostra Costituzione. Ed è pensando a tutto ciò che un giorno ho alzato gli occhi dal mio dolore personale e dalla mia scrivania ed ho visto, forse per la prima volta, i visi dei miei colleghi: avevano i miei stessi occhi, soffrivano dei miei stessi mal di testa, provavano il mio stesso dolore. Allora ho capito: insieme, dobbiamo alzare tutti gli occhi dalla scrivania, e guardare gli occhi dell’altro accanto a noi e lottare, lottare, lottare per la nostra dignità di persone e perché per una volta, non sia il nulla ad avere la meglio su degli esseri umani.


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PORTI INSICURI

Non c’era un traduttore. Parlavo con la polizia del porto a gesti. Con le mani ho cercato di spiegare loro che volevo stare in Italia. Con le mani ho detto che avevo 15 anni. Loro, sempre con le mani,mi hanno detto: “Tu hai 20 anni, devi tornare in Grecia”. M., 15 anni, Afghanistan Ogni anno alcune migliaia di migranti e richiedenti asilo affrontano un viaggio drammatico cercando di raggiungere l’Italia dalla Grecia nascosti nei traghetti commerciali che solcano l’Adriatico. La maggior parte di essi proviene dall’ Afghanistan e dalla Siria, in fuga da guerre e persecuzioni. Molti di loro sono adolescenti, poco più che bambini. In nove casi su dieci coloro che vengono scoperti durante il viaggio o allo sbarco sono respinti -

riammessi è il termine formale - dalle autorità italiane verso la Grecia, un paese devastato dalla crisi economica e da una violenza xenofoba senza precedenti, dove il diritto d’asilo non viene di fatto garantito e dove migranti e rifugiati devono spesso affrontare condizioni di vita inumane e degradanti. Perché dunque all’interno dell’Area Shengen così tanti potenziali richiedenti asilo devono affrontare un viaggio che comporta rischi per la loro vita e la concreta possibilità di essere rimandati indietro?

nazionale in Grecia e in Italia e raccogliendo oltre cento testimonianze dirette di riammissioni sommarie di adulti e minori stranieri dai porti italiani al paese ellenico.

Le evidenze che emergono dall’indagine, raccolte nel rapporto presentato il 14 novembre, dimostrano come i valichi di frontiera adriatici del nostro paese non si possano considerare “porti sicuri” dal punto di vista della garanzia dei diritti fondamentali degli stranieri e come sia necessario porre in atto azioni urgenti affinché sia assicurata l’incolumità e la tutela Per sei mesi, da aprile a settembre dei migranti, in particolare dei richie2013, Medici per i Diritti Umani denti asilo e dei minori non accompa(MEDU) ha intrapreso un’indagine- gnati. intervento, fornendo assistenza sanitaria a centinaia di migranti e La conferenza stampa vedrà la parterichiedenti protezione inter- cipazione di Medici per i Diritti

Se questo è un salto di civiltà La sezione fiorentina di Medicina Democratica giudica assai deludente il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti 2013-2020 che ri-punta ancora una volta sugli inceneritori. Su 9 previsti ne conferma 7. Considerando che quello di Greve in Chianti sono stati costretti a eliminarlo per la decisa opposizione del Sindaco Alberto Bencistà e di tutta la sua giunta, alla fine solo uno è stato “depennato” d’ufficio.

Se questo è un salto di civiltà... Ancora una volta non si è voluto dare un colpo al business che ruota attorno alla costruzione degli inceneritori con tutto ciò che questo comporta per la salute delle popolazioni e dell’ambiente. Avere un numero alto di impianti di incenerimento è sicuramente un elemento che favorisce l’accumulo progressivo di sostanze pericolose, anche a dosi infinitesimali, persistenti e bioaccumulabili, come il PU (Particolato Ultrasottile), le diossine ed i metalli pesanti. Risparmiando sul serio sugli impianti di incenerimento allora si che si sarebbe fatto davvero un salto di civiltà. Così come assumendo, sul serio, l’orizzonte culturale dei rifiuti zero, che vuol dire sopratutto zero inceneritori e zero discariche. Le popolazioni sono oggi sottoposte ad una pressione ambientale, che rende sempre più fragili i territori, e contribuisce a rendere sempre più precaria anche la salute delle presenti e future generazioni, per questo sarebbe doveroso applicare la prevenzione primaria, il principio di precauzione e la riduzione di impianti, facilmente sostituibili, come gli inceneritori.

MEDICINA DEMOCRATICA SEZ. PIETRO MIRABELLI FIRENZE

Umani, dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e di ZaLab che hanno collaborato alla realizzazione di questa indagine. ASGI esporrà l’azione legale intrapresa presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a tutela di 19 migranti riammessi illegittimamente dall’Italia alla Grecia. ZaLab presenterà in anteprima il video-reportage RIAMMESSI realizzato a Patrasso tra i migranti che hanno vissuto l’esperienza del respingimento e tra coloro che sono in attesa di imbarcarsi per l’Italia. Saranno disponibili copie del rapporto MEDU (Medici per i diritti umani) Ufficio stampa: 3343929765 / 0697844892 info@mediciperidirittiumani.org


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Povertà, anche gli italiani in disagio

FIRENZE – I dati della decima edizione del Dossier Caritas sulle povertà in Toscana mettono in evidenza una situazione di disagio che non accenna a mitigarsi: aumentano le persone che si rivolgono alla rete degli oltre 120 Centri di Ascolto, aumenta la presenza di italiani, aumentano le richieste di cibo e, tra i problemi maggiormente evidenziati, prevalgono quelli legati all’indebitamento, alla mancanza di lavoro e di un posto dove vivere. Stamattina, nel corso di un incontro che si è tenuto in Sala Pegaso a Palazzo Strozzi Sacrati, Regione e Caritas oltre a presentare l’edizione 2013 del Dossier, hanno firmato un accordo che, se da un lato conferma e potenzia l’attività (avviata nel 2003) di rilevazione delle situazioni di disagio realizzata dalla rete dei Centri di Ascolto (riassunta poi attraverso il Dossier), dall’altro ne sviluppa altre, con un’attenzione particolare alle azioni di sensibilizzazione rivolte ai giovani in ambito scolastico e attraverso la promozione di iniziative di volontariato strutturate con specifica attenzione a progetti sperimentali di servizio civile rivolti a gruppi etnici per valorizzarne il loro inserimento. Vediamo in sintesi alcuni dei dati contenuti nel Dossier 2013. Le persone ascoltate nel 2012 sono state oltre 27 mila, (2mila in più rispetto al 2011). In aumento il rapporto italiani-stranieri: gli italiani erano poco meno del 21% nel 2008 e il 27,5% nel 2011, adesso

sono il 31,1%. Il 68,9% sono stranieri (erano il 72,5% nel 2011). Resta maggioritaria la presenza femminile: 56,3%, in aumento di quasi 3 punti rispetto all’anno precedente. Oltre la metà delle persone ha tra i 25 e i 45 anni. L’età media è 49 anni per gli italiani, intorno ai 39 anni per gli stranieri. Il 5,7% delle persone è senza alloggio (6,5% del 2011) e l’8% vive in alloggi di fortuna (10,2% del 2011). Solo il 5,8% vive in appartamento/casa di proprietà ed il 6,6% (quasi tutti italiani) in alloggi di edilizia popolare. Il 43,8% degli italiani e il 54,6% degli stranieri vivono in affitto. Il 74% delle persone è disoccupato, dato elevatissimo e sostanzialmente stabile rispetto agli anni scorsi. È disoccupato il 64,9% degli italiani (63,7% nel 2011, 66% nel 2010) e il 78% degli stranieri (76,5% nel 2011 e nel 2010). Riguardo ai problemi principali e m e r s i durante i colloqui, in primo luogo la povertà di risorse economiche (39,9%, pressoché stabile), lavoro (disoccupazione,

Povertà in aumento Dal 2007 al 2013 raddoppiato il numero dei poveri, da 2,4 mln a 4,8. Due famiglie su 5 fanno la spesa al discount Il terzo trimestre del 2013 si chiude ancora in recessione e con un calo del Pil (-1,8%) peggiore rispetto a quanto prevedeva il governo (-1,7%). Lo dice l’Istat nella relazione che martedì mattina ha presentato in Senato durante le audizioni sulla legge di Stabilità: a parlare era il presidente “facente funzione” Antonio Golini. Prevista una debole variazione positiva nel quarto trimestre: “A fine anno dovrebbe terminare la fase recessiva iniziata nel secondo semestre del 2011”. Rimangono però le macerie: “La recessione ha determinato gravi conseguenze sulla diffusione e sull’intensità del disagio economico nel nostro Paese” scrive l’Istat: dal 2007 al 2012 il numero di persone in povertà assoluta è raddoppiato: da 2,4 a 4,8 milioni. “In particolare, nell’ultimo anno, l’aumento si estende anche a fasce di popolazione che, tradizionalmente, presentano una diffusione del fenomeno molto contenuta grazie al tipo di lavoro svolto”. L’Istat sottolinea che “quasi la metà dei poveri assoluti (2 milioni 347 mila) vive al Sud (erano 1 milione 828 mila nel 2011). Di questi oltre un milione (1,058) sono minori (erano 723 mila nel 2011) con un’incidenza salita in un anno dal 7 al 10,3%. I consumi sono peggiorati per il 65% famiglie: il 77% al Sud ha ridotto qualità o quantità dei generi alimentari acquistati. Riguardo ai provvedimenti contenuti nella legge di Stabilità, criticata, fra l’altro, dalla Corte dei Conti, l’Istat prevede che siano le famiglie ricche a beneficiare di più degli sconti sul cuneo fiscale, perché hanno più occupati: “Dato il maggior numero di occupati per famiglia sono le famiglie dei due quinti più alti a trarre maggiori vantaggi monetari in valore assoluto’’. Con il rialzo dell’aliquota Iva l’aumento dei prezzi “acquisito a fine 2013 e trasferito al 2014 risulterebbe di 0,3 punti percentuali più elevato rispetto a una situazione di assenza di manovra”.

sottoccupazione, sfruttamento: 28,9% rispetto al 35,2% del 2011), casa (9,8%), salute (7,6%) e famiglia (6,4%). Entrando più nello specifico dei problemi legati alla povertà di risorse economiche, cresce quello legato all’indebitamento: incideva solo per il 3,6% nel 2006, adesso supera il 15%. Riguardo invece ai problemi lavorativi, quasi decuplicata la percentuale di cassaintegrati o in mobilità (0,6% nel 2006, 5,6% nel 2012). Concludendo con il problema abitativo, si è acuito soprattutto quello degli sfratti: dal 12,3% del 2006 si è passati al 33,1% nel 2012. Infine le richieste rivolte agli operatori. Un terzo (33,4%) è di beni e servizi materiali, dato in costante incremento negli ultimi anni: 29,3% nel 2011, 25,7% nel 2010, 22,8% nel 2009. Diminuiscono lievemente quelle di lavoro (19,1%) rispetto al più recente

passato (22,3% nel 2011 e 22,5% nel 2010). Per quelle legate all’alloggio, negli ultimi 3 anni si rileva un’impennata: dal 3,2%del 2010 al 4,2% del 2011, fino al 4,7% del 2012. Un’occhiata al contenuto dell’accordo, con il quale la Regione mette a disposizione 50 mila euro l’anno per il triennio 2013-2015. Punti fondamentali: conferma del progetto Mirod (Messa in rete degli Osservatori Diocesani) promosso dal 2003 per la raccolta dei dati delle persone che accedono ai Centri di Ascolto e la realizzazione del Dossier; avvio di percorsi di sensibilizzazione al fenomeno della povertà rivolti a giovani studenti nella fascia d’età compresa tra i 12 e i 18 anni (attraverso percorsi di studio e analisi dei dati provenienti dagli Osservatori diocesani, mettendo in evidenza l’importanza della cultura del volontariato come strumento di contrasto del disagio ed esclusione sociale e potenziando l’integrazione tra giovani, famiglie, docenti e servizi territoriali); avvio di esperienze di cultura della cittadinanza per giovani tra i 18 e i 35 anni (attraverso esperienze di volontariato che permettano ai giovani di dedicare un anno della propria vita a servizio di fasce deboli della popolazione, propedeutiche al servizio civile regionale).

Federico Taverniti

Foto Mariapia Passigli

“Dichiariamo Illegale la Povertà” 2ª Conferenza DIP Attaccare le cause strutturali dell’impoverimento nel mondo. Togliere alle Borse la possibilità di orientare la produzione, la distribuzione e l’uso dei beni e servizi essenziali ed insostituibili per la vita, sui quali si fondano i diritti umani alla salute, all’igiene, alla casa, all’educazione. Questa è la prima delle tre misure concrete con le quali l’Iniziativa “Dichiariamo Illegale la Povertà” (DIP) è entrata nella fase di realizzazione dei suoi obiettivi, dopo più di un anno di lavoro per definire l’intero programma, articolato in Italia in 3 campagne e 10 azioni prioritarie per il periodo 2013-2017. Un dato è certo: non è possibile sradicare i fattori strutturali che sono all’origine ed alimentano i processi dell’impoverimento nel mondo se non si modificano le regole che hanno dato ai mercati finanziari, e alle Borse in particolare, lo strapotere di cui dis-

pongono per decidere del divenire della vita. L’esperienza mostra che l’aver lasciato alle Borse del grano, del riso, dei semi, per non menzionare le Borse dei terreni urbani o quelle delle imprese farmaceutiche, non ha permesso un migliore uso delle risorse naturali nell’interesse della popolazione mondiale, ma ha favorito soprattutto l’arricchimento dei detentori delle azioni/obbligazioni delle imprese attive in detti campi quotate in Borsa. È noto che allorché c’è penuria di grano o di riso, e di altre derrate alimentari o elementi naturali per la salute, il valore delle azioni delle grandi imprese multinazionali aumenta considerevolmente. È uno scandalo così grande che i più non riescono a comprendere, come sia possibile che i proprietari di capitale si arricchiscano mentre impoveriscono coloro che hanno fame, che hanno sete o che devono essere curati. Cosa proponiamo di fare?

Anzitutto, in un primo tempo (novembre 2013-marzo 2014), costituire rapidamente la conoscenza cittadina collettiva redigendo i seguenti brevi dossier di documentazione su: •“Fuori le imprese quotate in Borsa dalla campo dell’acqua potabile e per l’irrigazione”; •“No alle imprese quotate in borsa nel settore del grano e del riso”, •“Liberare il suolo urbano dalla finanza speculativa”. In un secondo tempo (apriledicembre 2014), organizzare una duplice azione di mobilitazione popolare sui membri del Parlamento Italiano e sui cittadini stessi in favore di proposte di legge rispondenti agli obiettivi della DIP. NON LASCIAMO IL DIVENIRE DEI DIRITTI DEI CITTADINI NELLE MANI DELLE IMPRESE QUOTATE IN BORSA! Comitato editoriale Banning Poverty 2018


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POLITICHE (A) SOCIALI

Tagli alla sanità tra Grecia e Italia

Ancora non era mai stato così freddo a Firenze. Tra il vento che fa scivolare due anziani e la minaccia di pioggia, il maltempo non aiuta il presidio davanti all’azienda ospedaliero-universitaria di Careggi. Intorno alle 11.00 inizia l’allestimento della mostra, con i cartelloni e le foto dedicate al servizio sanitario italiano, con i tagli che colpiscono migliaia di italiani. Ormai da tempo va avanti un progressivo svuotamento dei servizi pubblici, in una prospettiva ovviamente sempre più a favore del privato. I dati, che sono girati senza clamore per i principali giornali italiani, dimostrano che a causa della crisi sempre più persone decidono di risparmiare anche sulle cure, a partire dai denti per arrivare alle analisi. Una degenerazione a cui i governi italiani non sono intenzionati a porre rimedio, data la continuità con cui si eseguono le direttive di austerità europee. Indicazioni che la Grecia vive nel pieno della loro drammaticità. Verso mezzogiorno arriva a testimoniarlo il camper con il pezzo della mostra dedicato al paese ellenico. Milioni di persone tagliate fuori dal servizio di cura. Nella crisi si organizzano forme di resistenza, attraverso l’autorganizzazione di ambulatori che siano in grado di attutire l’impatto dei tagli al diritto alla salute. Qui però ci tengono a precisare che “nessuno vuole sostituire lo Stato, né in Grecia né in Italia, o proporre un modello alternativo”: i servizi pubblici devono essere garantiti dal servizio pubblico, come suggeriscono anche i termini. Si deve dare una risposta dal basso all’emergenza che si abbatte sulle fasce sociali più deboli, ma la battaglia deve essere quella della sensibilizzazione e delle mobilitazioni dei cittadini europei per la difesa dei diritti.

Si consuma anche sulla sanità un meccanismo di passaggio di responsabilità che arriva al mistico e indefinito: “lo chiede l’Europa” (a cui non segue mai un ragionamento su come sfruttare le imminenti elezioni europee del 2014). Le direttive del governo nazionale vengono scaricate sugli enti locali, che non sono da meno nell’assenza di risposte efficaci. La Regione Toscana rischia di attestarsi su una media di 3,15 posti letto ogni mille abitanti (“una delle medie più basse a livello nazionale”). Ha già chiuso il presidio sanitario della montagna pistoiese e molti altri ospedali sono a rischio, da quello di Figline al servizio di interruzione di gravidanza a Borgo San Lorenzo. Si scende anche al livello comunale, ovviamente. Nella città di Firenze si tende a tagliare e ridurre

numerosi servizi, come nel caso di Gavinana (un intero quartiere che si è visto chiudere tutti i servizi socio sanitari pubblici). Se già con la crisi ci si cura meno per risparmiare, con un pessimo trasporto pubblico e l’obbligo di spostarsi in scarse condizioni di salute... la situazione è destinata a non migliorare. La discriminazione sociale nel campo della cura rischia di diventare quasi insostenibile nei prossimi anni, con previsioni di tagli che ridurranno la spesa sanitaria dal 7,1% al 6% del PIL entro il 2017. “Tra il 2011 e il 2015 i tagli al finanziamento dei servizio sanitario valgono 32.093 milioni di euro”. Il problema è che fuori dal presidio si respira un’aria di rassegnazione a un destino inevitabile. Quasi le direttive europee fossero leggi celesti che muovono gli astri. Sono poche le persone che si fermano davanti ai cartelloni e prendono i volantini, mentre sono molti quelli che sugli autobus o nei bar si lamentano dei disservizi. Il vuoto politico in Italia si fa sentire eccome. Davanti a Careggi ci sono esponenti di Rifondazione, SEL e 5 Stelle, ma non ci sono (almeno con numeri significativi) i militanti o i simpatizzanti di queste organizzazioni. Sono principalmente le associazioni e i lavoratori che muovono le forme di solidarietà e organizzano le pratiche di resistenza. Giocano a sfavore di questi movimenti anche i servizi di informazione. Una sola televisione appare al presidio nelle prime ore e in generale quasi nessuno si occupa della questione, salvo i servizi scandalistici sui disservizi più eclatanti. La Carovana ha mosso nella città di Firenze diverse realtà sociali e associative, con una serie di cene e appuntamenti che hanno raccolto oltre 2.000 euro. Fino a dicembre si raccolgono infatti fondi a sostegno della Clinica Metropolitana

Autogestita di Hellinko, ad Atene [maggiori informazioni cliccando qui <http://collettivoprezzemolo.blogspot.it/2013/11/l a-lista-dei-farmaci-urgenti-per-l.html> ]. Alla fine di una fredda giornata nell’aula Scaglietti del CTO di Firenze, verso le 18.00, si tiene un’assemblea che illustra il funzionamento orizzontale della clinica Hellinko (mandata avanti da centinaia di volontari). Che le pratiche di solidarietà internazionale siano un modo per ridisegnare un’Europa a misura d’uomo, capace di rispondere ai bisogni dei cittadini più che alle leggi dei pochi dirigenti dell’economia del vecchio continente?

Poesia a due mani Il sole picchia le cicale e le fa cantare. L’amore quando l’insegnai mi sfuggì per sempre. E io mi sento stanco di stancare. E dall’alto mi sembrò di vedere tutto scesi a valle e tutto scomparve. Manca poco a Settembre quando le ombre delle calze velano le gambe delle donne. Affondare le robuste radici, come la quercia nella terra, e allargare i miei rami in alto e in vasto, donando le ghiande agli amici. Dimenticare ad Agosto i progetti bizzarri degli impauriti nemici.

Guido & Francesco

Le Città in Comune Nasce a Pisa “Le Città in Comune” Liste di cittadinanza unite per un’altra idea di città: al via tre campagne su austerità, beni comuni, recupero del territorio. Disobbedienza al Patto di Stabilità, rigenerazione e valorizzazione sociale del patrimonio immobiliare in disuso, difesa dei beni comuni e dei servizi pubblici.

di tre campagne che sin dai prossimi giorni troveranno concretizzazione dentro e fuori le aule consiliari. La prima centrata sul dovere dei sindaci di fare fronte all’emergenza sociale e di tutelare la sicurezza idrogeologica del territorio e delle scuole, superiore al mandato di rispettare i vincoli di bilancio imposti dal Patto di stabilità. La seconda sul federalismo demaniale e sul patrimonio immobiliare pubblico e privato da Queste sono le tre melodie composte a riutilizzare – a partire dalle “Un’altra musica in Comune” – l’appuntamento caserme in dismissione - per promosso da 11 liste di cittadinanza tra cui creare lavoro, cultura, nuovo perUnaltracittà di Firenze – a cui si sono welfare e rispondere all’emeraggiunte altre esperienze amministrative prove- genza abitativa che cresce nienti da sud a nord. nelle città. I tre giorni di assemblee hanno visto la parteci- La terza riguarda la ripubblipazione attiva di numerose “Città in Comune”, cizzazione e la trasparentra cui: perUnaltracittà (Firenze) – Ancona Bene za di gestione dei servizi Comune – Appello per L’Aquila – Brescia essenziali - come acqua, traSolidale e Libertaria per i Beni Comuni – Brindisi sporti e gestione dei rifiuti – Bene Comune – Cambiamo Messina dal basso – attraverso mobilitazioni, interCittadinanza e Partecipazione (Feltre) – Imperia rogazioni, proposte di delibeBene Comune – Una città in comune (Pisa) – re e di modifiche degli Statuti Repubblica Romana – Sinistra per Roma - comunali, per attuare in ogni Sinistra per Siena. Queste liste di cittadinanza città le intenzioni espresse hanno animato il dibattito, i tavoli di lavoro e i nell’esito referendario del giuseminari che si sono conclusi con l’elaborazione gno 2011.

Le liste di cittadinanza riunite si sono date il nome di “Le Città in Comune”, per sottolineare una verità semplice oggi negata: le città sono di tutte e tutti coloro che le abitano, servizi essenziali e spazi pubblici sono proprietà collettive da amministrare per il bene delle e dei cittadini e non per quello delle banche e dei costruttori, anche prevedendo azioni di “forzatura” legislativa se necessarie. Autonomia della politica dall’economia di mercato, lotta culturale

e politica ai vincoli di bilancio “imposti” alle amministrazioni locali, perché le città siano teatro di un’alternativa alle politiche di austerità e alle larghe intese. Non a caso si è scelto anche di aderire alla campagna contro la povertà promossa da Libera, “Miseria Ladra”. Da Pisa le città iniziano un cammino per una nuova pratica del “comune”, che muove dal radicamento territoriale e guarda con attenzione e partecipazione a tutte le forme di autogoverno e di buone pratiche che si stanno moltiplicando nella nostra società. L’incontro avrebbe dovuto svolgersi all’Ex Colorificio della città toscana, sgomberato un mese fa, caso esemplare di come un luogo abbandonato possa essere riportato in vita grazie all’attivismo sociale e di quanto sorda possa essere un’amministrazione comunale davanti alle nuove esperienze di uso civico degli spazi abbandonati.

Le Città in Comune


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VOCI

“Il Presente, e il Futuro. Noi siamo Postumi” In sostanza ciò che conta è sempre la forza di carattere e la padronanza di se stessi. Tutte le tentazioni della società dei consumi devono scivolare dalla pelle della mia anima e rotolare di nuovo nel luogo di provenienza, ossia nella melma del consumismo. Noi valorizziamo l’uomo forte di carattere e temperamento, l’uomo che sa dire si e no con padronanza di se stesso. Ciò che propone il mercato è del mercato, non è dell’uomo. La debolezza di carattere può coinvolgere l’uomo nelle bassezze del mercato. Il grande giuramento che l’uomo forte di carattere fa con se stesso è quello di obbedire solo a se stesso. Solo con il proprio sé, forte e robusto, cammina a testa alta e pieno di meritata fierezza. Sì questo mi piace e quest’altro non mi piace, questo scelgo e quest’altro rifiuto. Giuro solennemente sul mio onore, e testimone mi sia il dio della luce dell’etica e della giustizia, che camminerò sempre e soltanto in compagnia di me stesso. Solo così posso sentirmi uomo etico, solo così posso essere reale, solo così il mio essere si afferma. E via lontano dai mezzi e mezzi, dalle opinioni frivole, dagli abbagli dell’illusione di benessere materia-

le miserabile. L’uomo che ha un destino, ha anche una meta. Il suo destino vuol farlo crescere alla sua altezza, e l’aquila cresce ad altezza d’aquila. A che mi tenti ancora con i tuoi allettamenti, mondo borghese, corrotto, malato? Noi uomini diversi (reali) siamo nati postumi. L’oggi lo neghiamo con fermezza e volgiamo il desiderio al futuro e più ancora al futuro remoto. Noi viviamo frastornati e inebetiti nel vostro mondo. Il vostro mondo! Basta solo dare un fugace sguardo alla politica per rendersi conto cosa sia. La vostra politica che riduce la giustizia a brandelli, ed Ella fuggì nauseata e si trasformò in una stella. E voi tutti, uomini retti, giusti e onesti mirate sempre quello splendore di Stella Giustizia. Oh cielo! Ma forse è arrivato un onesto e giusto? Sì Papa Francesco, degno di venerazione. Ma come? Che forza titanica dovrebbe avere questo onesto e giusto per debellare millenni di corruzione e oscurità? Ma sei il benvenuto come un dono del “Caso Provvidenza” e auguro a Papa Francesco buon pontificato e buon lavoro.

L’infinito orgoglio Quell’infinito “orgoglio”, che non ti ferma mai, per esso e per amore anche se sbiadisce, s’arriva ad uccidere, sempre per “orgoglio” dalla tenera età fino a raggiungere la massima, tutto questo è pazzia. Sempre per lui, grandissimo, supremo, infinito, si ripresenta, puntuale sulla strada del tuo percorso, distraendoti per un attimo, ti fa cadere in qualche buca, nonostante tu sia su un qualsiasi mezzo, ti trovi coinvolto in un incidente! Nonostante la consapevolezza dell’umiltà d’anch’essi, riaffiora quell’orgoglio che vince la sua parte dando libero sfogo alla suprema cattiveria, che circonda tutti noi!!! Tenendo conto che, quello della semplice persona è per poter tenere la propria piccola o grande che sia, dignità, riparandosi le proprie ossa assieme al suo sudore “onesto” della strada, in tre o quattro mura e una piccola parte di tetto abbandonate a se stesse. Eppure il magnifico signore potere non dà a lui possibilità di stare tranquillo lo costringe a scappare come se fosse uno scarafaggio! Ferendoci a sangue sia dentro che fuori, scolpendo il dolore come se fosse una pietra, e poi chi sa cos’altro potrebbe fare! Poi arriva quel vile denaro, oro o diamanti che siano, a cosa porteranno si sa. Decesso sicuro. Ultimo bel rapporto fantastico stretto con esso che va a braccetto con la guerra, che distrugge tutto quello che trova. Il razzismo puro è quello di voler prendere ad ogni costo un pezzo di terra più fertile, fonte d’acqua più piena, o succo d’oro nero usando le religioni che sfruttano la parola Pace! facendo sempre più morti, distruggendo tutto quello che ci circonda. Dopo tutto, se abbassassimo la fiamma di questo malvagio “orgoglio” potremmo condividere tante cose assieme a chi sta peggio di te, basterebbe un piccolo gesto per ognuno di noi, si vivrebbe più serenamente tutti bene… Guido Scanu (Passepartout) e Willy

Francesco Cirigliano

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Anima. Einstein decretò che nulla si crea e nulla si distrugge. Ogni giorno o quasi alla casa del popolo vado Soul. per passare il tempo e per tenermi informato Questa poesia e lo so già prima di iniziare a leggere i quotidiani è dedicata che la nausea poi mi assale, che mi assale. ai motivi, di essere Ma non posso fare a meno di tenermi informato, non solo un corpo, la mia coscienza politica e sociale me lo impone. ma anche una personale Allora su, leggiamo i giornali col naso tappato: e unica fonte di energia. la disoccupazione e soprattutto giovanile è in galoppata il governo cade o non cade? Con questo non intendo La decadenza da senatore sarà votata? parlare solo di religione, Che farà il caimano decade o non cade? ma di una vita immortale, I grillini che volevano essere gli alternativi che vive dentro di noi. poi si rivelano di destra, xenofobi e razzisti. “Quando se muere. Ma poi; che è mai possibile che un intera nazione la carne debba stare appesa in bilico a causa di un solo uomo l’alma busca su sitio. che ne ha combinate di tutte e dei più oscuri colori Va dentro una paloma e un parlamento intero ha un unico solo problema: o dentro un pajarito. decade o non cade. Un mostro a dir poco. E un popolo intero appeso ad un incerto futuro Quando se muere a causa di un solo uomo: se decade o non cade. la carne, l’alma Ma che schifo! Poteva mai la politica giungere se quede obscura”. a più basso loco? Ma che schifo! Che schifo! Io amo il Natale perchè rinnovo Francesco Cirigliano l’amore per Cristo, rinnovo questa immensa gioia di una nascita. Ma in questo 2013, presto 2014, non trovo niente, Conosco tre persone, non indossano mai, per cui valga vivere ripeto, mai, in ogni stagione né calze, né calzini. a parte il riconoscimento Mariangela, ignora l’inverno. che la vita e la terra, Per lei esistono solo abiti a manica corta. la mia vita Domanda: quanti anni hai? ha motivo di essere. Già non si chiede l’età ad una signora! Qualcuno si metterà a ridere, Mia cara, i nipotini sono la spia evidente. Scoperta! di queste parole. Il parroco della chiesa attigua alla mia abitazione, Oppure mi troverà è il secondo. Sandali a “frate”, ingiusta. anche con i paramenti per celebrare la messa. Nel senso che Il terzo, come posso dimenticarlo! la pace, la gioia, il calore di un abbraccio E’ ben presente nella memoria del cuore. Passeggia imperterrito per strada, per i prati. di affetto non ci sono più. O nessuno ci fa più caso, Naturale, come si usa dire con “nonchalance”. (ammesso che un giorno, Carlo, sei unico, inconfondibile. ci facessero caso). Ma questo è un momento storico, Marta Leonetti in cui lasciamo cadere tutti i veli. E lasciamo spazio all’anima, finalmente la grande prova: quella di guardarci con umiltà tutti, senza differenza di classi sociali, o bugie. Quando se muere la carne. Buon Natale a tutti.

“Politica e squallore”

A piedi scalzi…

Sisina


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La verità nascosta

Dalla Voce della Coscienza – secondo messaggio su DIO di Raumer Antonio intitolato: La Verità nascosta ... non è da te giocare da nemico, risvegliati nel tuo vero Mondo. La vita va protetta. educata, aiutata, istruita. L’esperienza della vita si arriva a questa maturità. Un buon carattere crea armonia e pace. Sentirsi abbandonati a se stessi, annichilisce la propria potenzialità ricreativa e la ragione, si perde l’entusiasmo della vita, si cade in depressione. La prima legge dell’amore, è la difesa per la vita e vi racconto una mia esperienza fatta circa ventotto anni fa. Si radunavano un’ora ogni quindici giorni, i lavoratori di tutte le Aziende di campagna, in una grande fabbrica del paese, per un’assemblea con i sindacati per sapere se venivano violati i loro diritti. La fabbrica era a circa quindici chilometri dalla città di Bologna in Emilia Romagna. Gli argomenti principali erano: lo stipendio, la protezione sul lavoro e se qualcuno subiva dei maltrattamenti dai titolari o capi turno. Da anni, in ogni assemblea, i lavoratori continuavano ad assicurare i sindacati che tutto andava bene, se ne andavano i sindacati comunicando allo Stato che i lavoratori non avevano problemi. Io ero presente fra loro e vi racconto come andavano invece veramente le cose. Tre mesi lavorai in questa grande fabbrica, ero stato assunto per sostituire una donna in maternità. Il primo mese non lavoravo in pace, nelle mie orecchie sentivo un continuo lamento del personale, come un ronzio di vespe che borbottavano continuamente, parlando degli abusi che ricevevano dal datore di lavoro. Cosa dicevano? Da anni non venivano retribuiti le totali ore che facevano, su 160 ore lavorative, in busta paga ne venivano dichiarate e pagate la metà. Metà era anche la retribuzione delle ore straordinarie che facevano, quando veniva richiesto. Girando poi i paesi vicini, sentivo i negozianti che si lamentavano perché vendevano poco. A volte il guadagno non era sufficiente a fare fronte alle spese per mantenere sicurezza lavorativa: stipendi per il ragioniere, per i commessi, spese per l’affitto del negozio compreso riscaldamento, luce, tasse.... non vi dico altro. Un giorno, dopo il lavoro, fuori dalla fabbrica, spesi la mia parola rivolta ai problemi dei lavoratori delle fabbriche invitandoli a dichiarare ai sindacati gli abusi che ricevevano. Ero fiducioso che il Governo obbligasse i datori di lavoro a risarcire le loro spettanze, per tutti gli anni di lavoro che avevano fatto, compreso il loro dovuto per la pensione, dando una volta per tutte protezione a queste famiglie ed erano più di 200. In primo tempo, il mio tentativo di fare parlare alle assemblee le operaie era sprecato, nei loro occhi vedevo la paura e nessuna aveva il coraggio di dire come veramente stavano le cose (la verità nascosta) e le settimane passavano. Come sempre i sindacati se ne andavano tranquilli comunicando allo Stato che non avevano dei problemi. Secondo mese è più, la mia mente era sconvolta, tanta era la mia preoccupazione per questo degrado e dolore anche psicologico, non solo di queste famiglie, ma in ogni parte del mondo c’è tanta indifferenza di molti che si arricchiscono nelle spalle del debole. Per un autoanalisi a questo problema, ricordavo un passo del Purg:- Canto XXIV, 82. 87 che dice:” Or va” diss’el che qui che più n’ha colpa vegg’io a coda d’una bestia tratto, inver la valle ove mai non si scolpa, la

bestia ad ogni passo va più ratto, crescendo sempre, finch’ella li percuote e lascia il corpo vilmente disfatto “. Non fui indifferente a questi passi della Divina Commedia e, rattristato ancor più al pensare queste madri in pena, rivolsi il mio pensiero al potere supremo di DIO perché gli donassero il coraggio di difendersi comunicando ai sindacati come realmente stavano le cose. Metà del terzo mese, sempre presente anch’io alla riunione con i sindacati, fissavo lo sguardo alle operaie, la prima mezzora non si decidevano a parlare. Da parte mia, ancor fiduciosa sia pur rattristato, mi rivolsi ancora con il mio pensiero al potere supremo Onnipresente di DIO chiedendogli il suo intervento, ammirando lo sguardo celestiale e bruno del personale, pensando a DIO che dimorava in loro e in silenzio lo pregavo. Dopo un po’, nei loro occhi rifletteva la bellezza della loro pura anima de - subito poco quel dopo, si alzarono dalle loro sedie alcune

operaie e con voce altisonante raccontarono ogni abuso che ricevevano da anni e ognuna poi ebbe il coraggio di comunicare la verità. I sindacati arrabbiati gli risposero: perché non l’avete detto prima?.... avete taciuto in tutti questi anni!. Le operaie delle fabbriche di campagna singhiozzando, piangendo risposero: abbiamo figli e tanta era la paura di perdere il posto di lavoro. “Sine-Die”, il Ministero de Roma saputo questo, mandò i suoi Ispettori per accertare la veridicità dei fatti. Andò di fatto, che tutte le operaie delle fabbriche di campagna furono risarcite del loro salario, per tutti gli anni che ciascuna aveva lavorato e nessuna operaia fu licenziata. In me e in loro tornò il sereno e alla fine dei miei giorni lavorativi lavoravo tranquillo. In loro sbocciò il sorriso, come il risveglio primaverile dei mandorli in fiore, radiante come lo splendore della luna nascente era il loro sorriso. Io alla sera, mi addormentavo sereno, felice, ringraziando il potere supremo di DIO che le aveva aiutate a parlare per farsi proteggere. Non siete voi che dite: che volere e coraggio è potere! Allora cari Signori, aprite gli orizzonti della vostra mente, amate la vita, il vostro prossimo; c’è ancor tanta arte e bellezza nell’animo della gente e della creazione, non sprecate l’entusiasmo del vostro animo, la bontà, la semplicità della vostra pura mente e per coloro che bramano il potere a qualunque costo, allontanatevi dal male mantenendovi puri - come eravate dall’infanzia. Eviterete di lasciarvi imprigionare in piccoli spazi di terra senza libertà, con la paura di camminare tra la gente; per certo la malvagità non vi creerà un futuro migliore, poiché verrà il tempo di DIO che nel suo

VOCI

attenzione con il vostro pensiero comunicando on Lui dentro di voi, è la sua volontà e parola presente. DIO è l’Autore della vita, ci muove il nostro corpo con dei segnali per sapere la giusta risposta come meglio agire nelle cose o ai problemi che si presentano quotidianamente. I suoi consigli è il suo comando, è la vera devozione; ascoltando DIO in me, mi cambia ogni giorno più persone lo ascolterà, l’Umanità intera cambierà. Stai qualche momento in intimità con me comunicando assieme con il tuo pensiero dice DIO, siete miei figli. Soffia, ti muove il suo Celeste puro immortale Cielo in te anima mia, ti fa respirare, ti fa vivere ogni cellula del tuo corpo per servirti. Assieme a me, un giorno sentirai i suoi suoni cosmici celestiali del suo Regno Celeste, che è il suo Mondo in te, rapendo il tuo Se nella sua Essenza Santa Spirituale, provieni da Essa, è la tua vera origine e, un giorno la vedrai nella sua vera eterna Santa luce piena di gioia, pace e beatitudine, sono le qualità naturali del vero DIO riportandoti nella nuova originale vita, sia pur Essa, cioè il tuo Se è stato rivestito da un corpo materiale vivente, e pulita la tua mente diventa un suo tempio puro vivente. Un suo dolce suono di flauto, una sua musica , un canto al supremo Re della vita, ti creerà armonia, sentimento, eterno riposo sentendovi tutt’uno con il Suo potere supremo o Mondo Eterno; il male non ti toccherà, il dolore se ne andrà, la sua pace in te vivrà. La costanza nell’ubbidienza a DIO, ci porterà ad un rinnovamento di alberazione virtuale del nostro Se che è anch’esso Spirituale, all’affetto Suo Materno Paterno Supremo sentendoci amati. Di fatto resta, di quello che Vi dico amati fratelli e sorelle di qualsiasi religione, è pura scienza, logica reale, razionale, se la sperimenterete in voi; perché “ciò che è vero, deve essere per tutti e per sempre,” come disse Karol Wojtyla e allora, decidetevi, dell’Onnipresente DIO, si acquisisce l’abilità di chiedete che la suprema vita di DIO si riveli in Voi diventare protagonisti per un futuro migliore, crean- guidandovi. do benefici e qualità all’uomo, non distruggendo la Scoprirete che siete figli del supremo Re della vita natura che è già ricca di proprietà vitali e virtuali che dell’Universo, questa strada è preparata da DIO ancosono dell’Assoluto DIO. Non valete più voi che siete ra ai primi tempi della creazione, per tutti gli esseri creature viventi. I bambini ci guardano, sono il futuro viventi, sia pur sperimentando noi le ricchezze dell’umanità; conserviamo la verità ai nostri neuroni, dell’Affascinante mondo materiale, ritornerete a ogni cosa che facciamo è perché la pensiamo e se vivere assieme uniti alla vostra vera origine, del nosconosciamo cose vere e giuste, a sua volta agiremo di tro vero Infinitamente Affascinante primo mondo o conseguenza.... questa è maturità e formazione al Patria del Padre Celeste, la Gloria di DIO. nostro io appartenente all’Essere supremo, Tutto questo l’avevano predetto anche i Maya, che l’Immortale Creatore, l’Onnipotente DIO che ci salva. incominciava questo Evento nell’era dell’Acquario. Che non gli rimanga sol il ricordo di un amore lon- Gloria a DIO, Alleluia, grazie DIO di verità. Il Messaggio è stato scritto da Antonio Raumer - un tano, la loro semplicità non sia appassita. Togliamoci i pesi del passato, ogni giorno è una messaggero della Divina Coscienza di DIO, affettuosi nuova vita, impariamo a camminare con Colui che saluti, grazie del vostro ascolto. l’ha creata è tuttora vivente in tutta la sua manifes- la mia email: tony.ram1955@gmail. com tazione Onnisciente. Finché c’è vita, tutti possiamo cambiare, seppur Auguro a tutti gli Abbonati e Redattori apparteniate ognuno al suo gregge, uno è il vero Buone feste di Natale e Buon Anno Pastore di ogni gregge ed è DIO è per la sua Onnipresenza dimora in tutti noi, devi solo saperlo e affidarti a Lui. La prova che il suo potere eterno supremo abita anche in te, acciocché non sia sempre nascosta questa verità anche all’uomo ebbene: Chiedete con il vostro pensiero a DIO chiamandolo Entrare in se stessi dentro di Voi, di muovervi in avanti il torace come per andare oltre se stessi. risposta di un Si. Entrare in se per uscire all’esterno. Come risposta di un No, sempre con il vostro pensiero L’Universo è in noi, o parola, chiedete sempre a DIO dentro di voi, che vi fuori di noi, muova le spalle da destra a sinistra. intorno a noi! Ricevuta questa intercomunicazione personale intima con DIO che in pratica vi fa compagnia, ascoltateEnzo Casale lo anche nel suo segno guida, semplicemente dando

orologio ci chiama poiché è Colui che non ha tempo, è l’Eterno Tempo. Noi ci rispecchieremo come eravamo e da DIO nudi ritorniamo, allora capiremo di avere sbagliato - Lui era il padrone del nostro corpo, ricordandoci ogni peccato. Ci inviterà ancora prima di ritornare in vita, di allontanarci dal male. Al presente, ascoltando DIO in noi, ci brucerà ogni karma che sono le conseguenze delle proprie azioni e ravveduti, DIO ci donerà la sua grazia e compagnia dentro di noi. Amare la vita è il nostro Autore significa amarla/o, evitando tanto dolore e maltrattamenti. La Coscienza di DIO è cosciente in me, nel mio pensiero, nel mio animo, per questo vi scrivo, ascoltatela anche in voi, vi creerà la pace, la gioia di vivere aiutandovi assieme. L’onestà è una mente sana è equilibrio Sociale e familiare. I maltrattamenti, le bugie feriscono la propria mente ed è la causa di disordini e conflitti. Uniti e coscienti del Suo tempo eterno

Universo


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SISTEmA ITALIA-GUERRA

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L’Expo galleggiante di armi

Alla fine il Carosello galleggiante d’armi e prodotti alimentari del made-in-Italy va: è salpato ieri da Civitavecchia il gruppo della marina militare costituito dalla portaerei Cavour, dalla fregata Bergamini, dalla nave di supporto logistico Etna e dal pattugliatore Borsini. Scopo ufficiale della «campagna navale» - organizzata dal ministero della Difesa in collaborazione con i ministeri degli Esteri, dello Sviluppo Economico e il ministero dei Beni Culturali - è presentare «il Sistema Paese in movimento e rafforzare la presenza dell’Italia nelle aree geografiche considerate strategiche per gli interessi nazionali, oltre che fornire assistenza umanitaria alle popolazioni bisognose». Questo l’annuncio ufficiale esatto del Ministero della difesa del 5 novembre con tanto di presentazione del ministro Mario Mauro. È questo il motivo della missione, annunciato anche dalla Marina Militare il 9 novembre che la definisce «missione di promozione» ed elenca le industrie belliche che vi partecipano. E invece ieri il ministro Mario Mauro, pizzicato nel segno a quanto pare, ha voluto reintervenire alla Camera per «fugare ogni dubbio», ha detto e per spiegare che il gruppo navale «non ha alcuno scopo di vendere sistemi d’arma all’estero» e che comunque tutto è «nel rispetto delle convenzioni internazionali e del trattato Onu». Magari non va a venderle come tappeti direttamente e negli stessi giorni della crociera di morte, ma secondo il suo stesso annuncio e quello del suo ministero, va a promuoverle, a pubblicizzarle, a piazzarle, a far commercio. Comunque per venderle, sospettiamo. E in aree dove impazzano guerra, conflitti armati e repressioni (p. s. il Congo, la Nigeria, il Kenya), dove governi potenti finanziano guerre per procura altrove (come l’Arabia saudita in Siria, o il Barhein con la sua primavera cancellata dai militari), o dove politiche di spese sociali vengono ridimensionate se non cancellate per sostenere la sicurezza interna e le frontiere (come in Angola e Mozambico). La domanda è Quale parte in commedia sta recitando il ministro-macchietta Mario Mauro? Ora il gruppo navale italiano alla fine è salpato ieri. Farà scalo in 7 porti mediorientali del Mar Rosso e del Golfo Persico - Gidda (Arabia Saudita), Mascat (Oman), Dubai (E.A.U.), Abu Dhabi (E.A.U.), Doha (Qatar), Mina Sulman (Bahrein), Kuwait City (Kuwait) - e in 13 porti africani: Gibuti (Gibuti),

Mombasa (Kenya), Antseranana (Madagascar), Maputo (Mozambico), Durban (Sudafrica), Città del Capo (Sudafrica), Luanda (Angola), Pointe-Noire (Congo), Lagos (Nigeria), Tema (Ghana), Dakar (Senegal), Casablanca (Marocco) e Algeri (Algeria). Il gruppo, dopo un viaggio di cinque mesi, rientrerà in Italia il 7 aprile 2014. Il costo della campagna navale è previsto in 20 milioni di euro, di cui 7 a carico dello stato e 13 dei «partner dell’industria privata». Soldi ben spesi: essi potranno usare la portaerei, lunga 244 metri e larga 39, come una grande fiera espositiva itinerante. A bordo sono stati installati gli stand in cui espongono i loro prodotti e contattano i clienti. La missione della portaerei Cavour, ha assicurato il ministro Mauro

Telespazio, che offre i suoi sistemi di telecomunicazioni militari, anche satellitari; la Mbda, che espone i missili Aspide, Aster, Teseo/Otomat e altri. La Elt offre apparecchiature elettroniche per la guerra aerea, terrestre e navale; la Intermarine, vascelli militari. I clienti che non possono permettersi i cannoni Otomelara a fuoco rapido potranno sempre trovare, nello stand Beretta sulla Cavour, una vasta gamma di pistole automatiche. I prodotti civili degli altri stand sono in genere di lusso, come gli aerei executive della Piaggio e della Blackshape. Accanto alle armi esposte negli stand, ci sono sulla Cavour cinque caccia Sea Harrier a decollo verticale, quattro elicotteri, una settantina di fucilieri della Brigata San Marco e specialisti subacquei del

intervenendo ieri alla Camera durante l’esame del dl missioni, non è di «vendere sistemi d’arma italiani all’estero». Non si capisce allora perché al centro dell’Expo galleggiante ci siano le maggiori industrie belliche italiane con il loro campionario, che sarà mostrato ai potenziali acquirenti di porto in porto. In primo piano quelle di Finmeccanica: l’Agusta Westland che presenta elicotteri da guerra, di cui due sono esposti sulla Cavour; la Oto Melara, che espone il sistema d’arma 127/64 LW Vulcano caratterizzato da un elevato ritmo di fuoco (fino a 35 colpi al minuto) e dalla possibilità di utilizzare munizioni guidate; la Selex ES, specializzata in sistemi radar e di combattimento.; la Wass, che presenta nello stand Finmeccanica il siluro pesante Black Shark;

Comsubin. La campagna navale infatti, oltre a promuovere le «eccellenze italiane», serve a «operazioni di contrasto alla pirateria» e all’«addestramento di personale militare» soprattutto in Africa. Per «l’assistenza umanitaria» ci sono a bordo della Cavour la Croce Rossa e le onlus Fondazione Francesca Rava e Operation Smile. Una organizzazione perfetta. Si vanno a vendere altri armi ai paesi mediorientali e africani, dominati da oligarchie e caste militari, provocando un ulteriore aumento delle loro spese militari che comporterà un ulteriore aumento della povertà soprattutto in Africa. Ogni cannone, ogni missile, ogni mitraglia venduta dai commessi viaggiatori della

Grammatica dell'indignazione Volume collettivo delle Edizioni Gruppo Abele, con i contributi di Azzariti, Beha, Beltrame, dalla Chiesa, De Marzo, Di Giovine, Gallino, Giunti, Landini, Longo, Mattei, Mercalli, Morniroli, Naletto, Nascia, Pianta, Rodotà, Sasso, Settis, Smarrazzo, Spinelli e Viale. C'è, nel Paese, un'anomalia da interpretare e sciogliere. L'indignazione è maggioranza, schiacciante maggioranza. Basta vedere l'andamento del voto nelle ultime tornate elettorali o sfogliare i sondaggi di tutti gli istituti di ricerca. Ancor più, è sufficiente passeggiare in un mercato e viaggiare su tram o treni (quelli dei pendolari: frequentati dal 90 per cento degli italiani e ignorati da chi governa promettendo devastanti e improbabili linee ad alta velocità...). Eppure quell'indignazione, almeno ad oggi, non conta nulla a livello istituzionale. Oppure veicola movimenti populisti e pieni di contraddizioni: di contenuti soprattutto, ché le incongruenze tattiche sono, a ben guardare, poca cosa. Così cresce il rischio che l'indignazione si chiuda in se stessa e produca sfiducia e rassegnazione anziché resistenza e progettualità. Sciogliere l'anomalia, superarla, è la sfida (ineludibile) dei prossimi mesi: mesi, non anni, ché la misura è colma. Per farlo serve mettere ordine nelle ragioni dell'indignazione e predisporre, settore per settore, una cassetta degli attrezzi utile a guidare il cambiamento (o il rilancio di ciò che va mantenuto e che molti vorrebbero cancellare, dalla Costituzione al welfare). Serve una grammatica, sospesa tra analisi e proposta.

Cavour ai governi clienti significherà meno investimenti locali nel sociale e quindi altri migliaia di bisognosi, affamati e morti, soprattutto tra i bambini, per sottoalimentazione cronica e malattie che potrebbero essere curate. Tranquilli. Perché sulla Cavour ci sono anche gli «operatori umanitari» pronti a soccorrere i disperati che abbiamo contribuito a creare con il traffico di armi, per dimostrare quanto l’Italia sia sensibile e pronta ad aiutare «le popolazioni bisognose». Nel Rapporto 2013 della marina militare si sottolinea che le navi da guerra sono «ambasciatrici dell’Italia». Una nave come la Cavour deve essere considerata «proiezione del Paese, non solo come strumento militare ma anche come veicolo per promuovere i nostri interessi economici: la nave, dunque, quale simbolo vincente del Made in Italy» come dimostra «il successo commerciale della nostra industria per la Difesa». In tal modo la marina militare sponsorizza anche se stessa, dimostrando che spendere 3,5 miliardi di euro per una nave come la Cavour (che costa per un giorno di navigazione 200 mila euro) e altri miliardi per dotarla dei caccia F35, significa fare un investimento per il «Sistema Paese». Un paese che deve essere militarmente pronto alla «proiezione di capacità per intervenire là dove necessario», ossia a proiettare le proprie forze armate là dove sono in gioco gli interessi economici e politici delle potenze occidentali, in primo luogo degli Stati uniti. Non a caso la campagna navale italiana si svolge in Medio Oriente e Africa, due delle aree strategicamente più importanti per gli Usa e la Nato. Una volta per accusare la vocazione naturale (per la sua collocazione geografica nel Mediterraneo), dell’Italia alla guerra, nonostante l’articolo 11 della nostra Costituzione, dicevamo «portaerei-Italia». E adesso l’Italia si è fatta portaerei. Il Manifesto EDITORIALE Manlio Dinucci, Tommaso Di Francesco


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