UTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 164 FEBBRAIO/MARZO 2014 - OFFERTA LIB
RIO.ORG - SPED. ABB. POSTALE ART. 2 COMMA 20/CL 662/96 - FIRENZE - GIOR INA
«…Anche il Papa si è stupito di come una piccola comunità si sia dimostrata disponibile ad affrontare tante emergenze accogliendo. Ma quello che affrontiamo noi dovrebbe farlo l’Europa. Io trovo cinico, ipocrita e falso che un continente di 300 milioni di abitanti, ricco, non possa sostenere le migliaia di persone che transitano da noi. Questo fa cadere il velo, fa vedere il re nudo. Si tratta di una grande e banale verità: le potenze europee devono fare quello che fa Lampedusa normalmente. E poi nel continente ci sono tante “Lampeduse”, in Grecia ad esempio, ma anche nel mondo se penso ai naufragi che avvengono fra le Filippine e l’Australia. Noi possiamo diventare un esempio di come evitare queste tragedie ma dobbiamo essere leva per convincere Italia ed Europa perché si garantisca un effettivo diritto di asilo, perché si contrastino i trafficanti e si realizzi
una vera accoglienza. Non dobbiamo più essere frontiera caritatevole in perenne emergenza ma un luogo in cui dimostrare come potrebbero essere le altre “Lampeduse”. Un posto bello per gli abitanti e per chi arriva. I luoghi di frontiera spesso sono quelli più belli di un Paese, ma dovremmo poter guardare al confine in maniera diversa, immaginando politiche di sviluppo. Per questo serve un Europa diversa che può partire in nuce anche da qui. Se questo accadesse, se si puntasse ad un modello diverso, anche la Carta, come tanti altri progetti alti, potrebbe vedersi realizzata. Ci sono sogni che possono diventare realtà anche se oggi paiono irrealizzabili. …Iniziative come la Carta riescono a far capire come siano assurde le logiche securitarie che alimentano solo la propaganda della paura. Se prendono piede – afferma – non ci sarà più bisogno di Mare Nostrum e tante
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risorse spese per reprimere potrebbero essere utilizzate nelle pratiche di asilo, nel miglioramento delle condizioni di vita dei Lampedusani e di chi ci visita. Un Mediterraneo insomma solcato da altre prospettive di sviluppo e di pace. Ma fra i nodi da risolvere c’è quello dell’informazione. La visita del Papa, il modo in cui si è parlato della tragedia del 3 ottobre hanno veicolato una informazione giusta. Ora c’è da tenere alta la guardia, svolgere un continuo e militante lavoro perché per troppo tempo l’informazione è stata la grancassa del securitarsimo e si è fatta circolare una immagine distorta di Lampedusa. Anche in questo campo occorre trovare positive sinergie».
Giusi Nicolini 6 febbraio 2014
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LA BACHECA DI FUORI BINARIO
MorMoDoU I corsi Mormodou, li tengo a Firenze, nella sede di Fuori binario (il mercoledì dalle 18 alle 20), un'associazione fiorentina, che cerca dare aiuto, voce, parola agli invisibili, agli homeless, a chi ha avuto degli inciampi nella vita, a quelli che sono fuori da tutto. È come un tempio laico della solidarietà, che incarna il tentativo di rompere con l'egoismo, di aiutare chi si trova in difficoltà, secondo il principio che la principale fonte di senso della vita è contribuire al benessere di coloro che ci circondano. A volte meditare, dedicarsi all'introspezione, alla cura di sé può far perdere il contatto con la realtà, praticare in questa sede aiuta a non scordarsi della sofferenza, dell'ingiustizia, dell'egoismo, della violenza che ci circonda. Questi gruppi si ripetono, due volte l'anno, essenzialmente per tre motivi. Il primo è che ci sentiamo sempre come dei principianti, con la mente di principiante e come dice questo adagio giapponese di Rikyu, riferito alla pratica del thè, “Se volete veramente progredire, dovete regolarmente ricominciare dall'inizio”; il secondo, per dare vigore alla nostra pratica, perché siamo tutti un po' akrasici. Akrasia è la tendenza a sapere quello che dovremmo fare, accompagnata da una tenace riluttanza a farlo; il terzo, il principale, per stare insieme in un silenzio che ci accoglie e ci ristora.
Gianluca Garetti
iNiZiatiVe Abbiamo pubblicato la “Carta di lampedusa”, un opuscolo che potrete trovare in Redazione, alla Bottega di Via Gioberti 5r o dai distributori di Fuori Binario. Stiamo organizzando per il 25 aprile, una giornata itinerante dedicata alla “resistenza delle donne” ... sono ben accetti contributi, idee, testimonianze, ecc.
Fuori binario, Giornale di Strada, nato nel 1994, autogestito e autofinanziato, sede v del Leone 76, Firenze- 055/2286348 Lun. mer. ven. – 15.00 -18.30 - www.fuoribinario.org
Un passaggio Dalla vita alla morte l'inevitabile passaggio a noi sembra triste ma ci separa alla nostra insaputa soltanto dal corpo.... L'anima realizzata in un corpo incarnata da quel fatto alla sua saputa non è turbata. E questa conoscenza è da noi sconosciuta ma non al saggio e accetta il passaggio vivendo felice e poi passa tranquillo. Perchè.. alla sua sapienza divina sa che ad ogni morte c'è una nuova vita. Cerchiamo di capire e forse anche noi vinceremo la paura di morire... Che nei mondi dei passaggi, in universi dei cosmi e nell'eterno finito è solo un passaggio all'infinito.
Sergio Bertero
Scusi Prof, ma devo scrivere davvero quello che penso? Ipocrisia della parola come chiave per la sufficienza. La scuola ha sempre cercato di insegnarci a mettere in bella forma quello che non pensiamo. Nella mia esperienza scolastica come in quella dei miei tanti compagni di studio prima e di alunni poi, il problema fondamentale è sempre stato conciliare la mobilità dei nostri pensieri intimi con la rigidità, l’immobilità, non solo della bella forma come puro strumento espressivo, ma con la conformità del pensiero proposta dai libri di lettura, garantita dagli insegnanti, dai genitori e dall’apparato sociale. Ad esser sinceri l’apprendistato è cominciato ben prima dell’età scolare in ambito familiare, nella dialettica tra il selvaggio spontaneismo infantile e l’esigenza di “civili” rapporti sociali rafforzata e sottolineata dai sempre più minacciosi: “… come si dice?? …” dei nostri genitori. Un lungo apprendistato o meglio una lotta tra la personalità del singolo e l’insieme degli apparati formativi, lotta nella quali si affrontavano l’unicità della persona con la rigidità delle strutture. Nei Corsi Serali, caratterizzati da un’estrema varietà di alunni e di età, questo problema risultava aggravato in prima istanza dalla capacità scrittoria di ognuno, dalla capacità di padroneggiare grammatica, sintassi e ortografia; spesso la disabilità lessicale risultava fondamentale a buoni fini espressivi. Può sembrare strano ma il desiderio di comunicare, aver qualcosa da dire, dava (e dà) esso stesso contenuto ad una forma incerta, scorretta, scolasticamente inaccettabile ma emotivamente riuscita. Succedeva quindi di trovarsi di fronte a temi formalmente corretti ma vuoti di contenuto, insieme ad altri scomposti, scorretti, pieni però di voglia di esprimere il proprio pensiero. Nella mia esperienza la domanda di cui in apertura di articolo mi veniva rivolta in prevalenza da alunni “formalmente corretti” nei quali la precisione della forma scritta era un dato acquisito, spesso a scapito della sincerità del contenuto. A preferenza dei titoli retorici o falsamente impegnati, io ho sempre preferito dare argomenti diretti o “intriganti” (come li definì con precisione un alunno) nei quali non aver nulla da dire era quasi provocato-
rio. Pochi titoli, due al massimo sempre collegabili tra di loro, al di sopra ho sempre rischiato lo smarrimento dell’alunno, considerato anche il poco tempo dell’orario serale che prevedeva ore di 50/45 minuti. Quando possibile, ai titoli ho preferito sostituire immagini, fotografie con azioni in corso, con situazioni e personaggi ai quali l’alunno poteva dar vita costruendo storie basate su tutto ciò che egli stesso estraeva tra oggetti, ambienti, dando anche un titolo alla storia. Questo però solo alla fine dopo averla interamente composta. Raramente qualcuno lasciava il foglio in bianco: i meccanismi del profondo, così stimolati non si facevano pregare nel fornire spunti, intrecci, legami, a dispetto di quanti si erano preventivamente dichiarati incapaci di scrivere alcunché. La varietà delle storie scritte era poi entusiasmante: spesso da una sola immagine con vari personaggi venivano proposte situazioni e combinazioni le più diverse, tutte plausibili. E lo stupore dell’autore di fronte a questa imprevista creatività era pari solo all’iniziale diffidenza dello stesso di fronte all’insolita proposta. Tutti passi avanti nella crescita dell’autostima. C’erano comunque anche quelli che pareva tenessero molto ad una bassa opinione di sé. Rivedo ancora le loro facce diffidenti di fronte ad un giudizio positivo sui loro scritti. Recalcitravano, rifiutavano la novità rifugiandosi in giudizi scolastici passati ai quali facevano molto affidamento. Sembra assurdo, ma è così: trovare qualcuno (il Prof.) che metteva in crisi una loro immagine alla quale parevano molto affezionati li disturbava profondamente, tanto radicata e potente era la convinzione di incapacità personale con la quale erano cresciuti e convivevano. Ma c’erano anche situazioni opposte di taluni, con scarse capacità espressive nello scritto, che si ritenevano offesi dalle mie correzioni o osservazioni che ritenevano ingiuste. In alcuni casi (non pochi!) li vedevo tornare
dopo qualche giorno con il tema in mano, l’aria trionfante prima di dirmi: “Guardi. L’ho fatto vedere ad un mio amico che fa il secondo anno di Lettere e lui dice che va bene!” C’erano anche quelle che ritornavano col fidanzato, o marito secondo i casi, e volevano che io spiegassi loro perché avevo fatto certe correzioni, con un tono poco conciliante. È cosa risaputa che l’apprendimento migliora e favorisce lo sviluppo della personalità verso un’autocoscienza ed un’autostima più armoniose. L’individuo però non vive solo, fa parte di uno o più gruppi coi quali si deve confrontare e agire; lo sviluppo della personalità entra in diretta relazione col gruppo e non sempre la relazione è pacifica. I conflitti ne sono l’aspetto più evidente. Spesso a scuola ci siamo dovu-
ti confrontare con questi conflitti che riguardavano il privato dell’alunno che si trovava ad affrontare le conseguenze della propria crescita nella cerchia degli affetti. Contrariamente alle aspettative ho dovuto constatare che quanto più si apprende, tanto più chi ha il timore di farlo tende ad allontanarci da sé, mettendo in atto un efficiente meccanismo di “ricatto” affettivo. Nel primo articolo di questa serie ricordavo “l’autostima zero” con la quale moltissimi convivevano al momento dell’iscrizione: man mano che questa cresceva la persona vedeva spesso mutare i rapporti con amici, conoscenti e parenti; non sempre questo cambiamento era in meglio come da aspettarsi. Il disagio risultante nella persona emergeva nelle
prove scritte e anche tramite scambi di opinioni in classe sulle dinamiche sociali, scambi che cercavo opportunamente di ricondurre nell’ambito dello svolgimento dei programmi di Storia e Letteratura, come esempi di dinamiche dei rapporti tra individuo e gruppo di riferimento. La consapevolezza di essere coinvolti in prima persona in dialettiche ritenute sino ad allora di pertinenza solo dell’“altro” presente nel Programma Scolastico diveniva così per l’alunno un momento fondamentale nel sentirsi parte di un flusso tanto più compreso quanto più “agito” direttamente. Fu così che due signore di San Frediano (due per molte) iniziarono lentamente a capire il perché da quando frequentavano la scuola i rapporti con le amiche erano andati deteriorandosi. Le si accusava di voler fare le intellettuali per potersi così distaccare dal gruppo della Tombola del Torrino di Santa Rosa del quale prima erano assidue. Fu ancora così che molte abbandonarono il corso perché in alcuni casi (molti in realtà!) i rispettivi compagni o mariti non tolleravano più queste assenze serali, giungendo a praticare per protesta lo “sciopero” ad oltranza dei piatti che le poverette dovevano lavare al loro rientro a mezzanotte. Non tutte cedevano subito, alcune resistevano il primo anno, poi non proseguivano oltre boicottate ed isolate nei loro tentativi di cambiamento: “… alle II non ti par vero di andartene a casa, ma mica dormi, no, perché il tuo cervello è talmente pieno di nozioni, di idee, di confusione che non riesci più a riposare …” Così scriveva un’alunna in un suo tema a testimonianza della nascita di una riflessione, di un fermento interiore i cui esiti non conosciamo ma che per scelta personale preferiamo pensare senz’altro positivi.
Andrea Greco
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IMMIGRAZIONE
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Porti insicuri Respingimenti di minori e di richiedenti asilo dall’Italia alla Grecia: audizione di MEDU e ASGI presso la Commissione Diritti Umani del Senato. Presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Roma, 30 gennaio 2014 – Nella giornata di ieri, nel corso di un’audizione presso la Commissione Diritti Umani del Senato, sono stati presentati il rapporto PORTI INSICURI di Medici per i Diritti Umani (MEDU) sulle riammissioni dai porti italiani alla Grecia e il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), realizzato sulla base delle testimonianze raccolte nel corso dell’indagine di MEDU. In PORTI INSICURI, MEDU presenta i risultati dell’indagine svolta in Grecia e in Italia tra aprile e settembre 2013. L’associazione ha raccolto le testimonianze dirette di 66 migranti – per lo più provenienti dall’Afghanistan e dalla Siria – che hanno dichiarato di essere stati riammessi dall’Italia alla Grecia. Poiché alcuni stranieri hanno riferito di essere stati respinti più volte, sono state documentate in totale 102 riammissioni delle quali 45 si sarebbero verificate nel 2013.
La gran parte dei cittadini stranieri rintracciati allo sbarco nei porti di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi, tuttavia, sono rimandati dalle autorità italiane nel paese ellenico sulla base di un accordo intergovernativo di riammissione siglato tra i due paesi nel 1999. Sebbene l’Italia abbia il diritto di controllare l’accesso al proprio territorio, le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare devono in ogni caso rispettare i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e ovviamente di soggetti particolarmente vulnerabili come i minori stranieri non accompagnati. Dai racconti dei migranti riammessi raccolti nel rapporto – come anche in parte dalle interviste agli operatori socio-legali che operano presso i valichi di frontiera adriatici e dall’analisi degli stessi dati forniti dal Ministero dell’Interno – emerge la sistematica violazione dei diritti al ricorso effettivo, all’informazione, ai servizi d’interpretariato e orienta-
mento legale, a procedure adeguate di prima che venisse eseguita la riammissione. accertamento della minore età. In otto casi su dieci i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato inutilmente di comunicare alle autorità italiane la propria volontà di richiedere protezione internazionale o comunque di voler rimanere in Italia per il timore di quanto sarebbe
Sulla base del rapporto di MEDU, i legali dell’ASGI hanno potuto presentare un ricorso circostanziato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, elencando le numerose violazioni del diritto interno e comunitario. Nel caso delle riammissioni dai porti adriatici, le numerose e approfondite testimonianze raccolte da questa indagine come dimostrano l’Italia violi sistematicamente alcuni principi basilari sanciti dal diritto interno e internazionale quali il divieto di refoulement diretto e indiretto, il divieto di esporre i migranti al rischio di trattamenti inumani e degradanti, il divieto di espulsioni collettive.
potuto loro accadere in caso di ritorno. I casi di riammissione di minori non accompagnati raccolti sono stati 26, dei quali 16 si sarebbero verificati nei primi nove mesi del 2013. Solo in quattro casi sono state effettuate le procedure per l’accertamento dell’età
MEDU e ASGI chiedono al Governo italiano che cessino immediatamente le riammissioni sommarie verso la Grecia e che ai migranti che giungono ai valichi di frontiera adriatici venga assicurato un reale accesso al territorio nazionale e alla protezione
Ma per una volta La permanenza “irregolare” in Italia per i cittadini migranti, volgarmente detta clandestinità, non è più da ieri per il Senato un reato penale. Una decisione non ancora effettiva (dovrà passare al vaglio della Camera), dal forte valore simbolico quanto dallo scarso impatto sulle condizioni concrete di vita. Quando il ministro Maroni mediante la legge 94 (2 luglio 2009) nel quadro del pacchetto sicurezza, fece introdurre tale reato nel codice penale, non solo dalla parte della Lega Nord si disse che finalmente si era trovato lo strumento per rendere le città più sicure. Una legge propaganda che rapidamente si mostrò fallimentare: espunta per ragioni di incostituzionalità la possibilità di detenere in carcere i “clandestini”, il governo di allora si dovette accontentare di disporre una sanzione pecunaria dai 5000 ai 10000 euro per chi permaneva in tale condizione. Nel pacchetto in questione si era proposto anche di disporre l’aumento di un terzo della pena nei casi di reati commessi da persone irregolarmente presenti sul territorio nazionale. Nel luglio 2010 tale disposizione venne bocciata per manifesta incostituzionalità. Da allora l’introduzione della sanzione penale è servita unicamente ad intasare i tribunali di procedimenti fondamentalmente inutili. Il solo risultato che si otteneva è che il condannato, ad una sanzione penale, automaticamente perdeva qualsiasi possibilità di regolarizzare la propria presenza in Italia, non in nome di un reato compiuto ma di una condizione attinente all’essere stesso della persona. Una ragione per cui dall’Europa sono giunti moniti non solo formali. I processi che sono stati istruiti da allora solo in pochi casi hanno poi portato alla commutazione definitiva
della sanzione, in gran parte dei casi sono ancora in piedi senza ragione alcuna di allarme sociale. E suona grottesco se non portasse spesso a conseguenze tragiche che in un Paese dove sono fermi circa 9 milioni di procedimenti penali si debbano aggiungere, va ribadito, inutilmente, ulteriori reati da punire. Ma pesava e pesa ancora, il valore simbolico del reato. La possibilità di tenere in una condizione giuridica ancora più subalterna i cittadini di paesi terzi, soprattutto in un contesto in cui mille sono le ragioni per cui si può perdere il diritto a restare in Italia, dalla perdita del lavoro, a piccoli reati, al non avere l’idoneità alloggiativa nella casa in cui si risiede. Un insieme di norme, spesso in contraddizione fra loro, fa tra l’altro si che viga fra procura e procura un ampio margine di discrezionalità nell’applicazione delle stesse, si va da scelte drasticamente restrittive tali ad esempio da non concedere la regolarizzazione a chi si sottrae allo sfruttamento sessuale e denuncia gli aguzzini a chi invece opera una scelta, anche semplicemente realistica, basandosi sui criteri di sicurezza
sociale. La discrezionalità trasforma inevitabilmente diritti in privilegi. L’abolizione del reato penale votata ieri a stragrande maggioranza in Senato e da molti applaudita (solo la Lega, alla ricerca disperata di consenso ha inscenato la solita pantomima), riporta la situazione a come configurata dalla Bossi – Fini, altro testo che brilla per inefficacia. Con un inasprimento non rimosso. In caso di recidività, ovvero se a seguito di una espulsione la persona irregolare viene ritrovata sul territorio nazionale, torna a scattare la sanzione penale. In pratica si salvano coloro che per la prima volta incappano nel decreto di espulsione non rispettato. Tornare alla Bossi Fini significa che il cittadino identificato come irregolarmente presente subisce, al primo colpo unicamente, si fa per dire, una sanzione amministrativa. Stanti questi limiti, che denunciano come permanga una lentezza immotivata nel modificare l’impianto legislativo sull’immigrazione, tanto antiquato e inadatto al presente, quanto inutilmente cattivo, razzista e volutamente inefficace, il risultato c’è ed è senza dubbio positivo.
Si tratta di un primo segnale che la politica che si rappresenta nelle istituzioni, torna a dare in materia. Ma va detto che è un segnale insufficiente che dimostra una forte lontananza dalle questioni reali. Se alcune forze xenofobe stanno infatti rialzando la testa, non più in nome della sicurezza ma utilizzando la crisi come pretesto per attaccare gli immigrati e sperare di raggranellare consenso. E se tornano a farsi sentire le voci suadenti della borghesia conservatrice come Angelo Panebianco, che dalle pagine del Corriere della Sera riaffermava la scorsa settimana, partendo da una disponibilità a rivedere le leggi vigenti, invitava a programmare una selezione dei migranti in ingresso basata non solo sulle capacità lavorative ma sulle culture di provenienza. Quelli che ci convengono insomma, però “bianchi e cristiani”. Se riemergono queste spinte che riaffermano il valore della guerra fra poveri personalizzando anche gli attacchi contro figure simboliche contro la ministra Kyenge, è vero anche che si stanno muovendo componenti diverse di società. Componenti di società meticcia e conflittuale, capaci di manifestare insieme per il diritto all’abitare, di ragionare in maniera alternativa di frontiere come si farà dal 31 gennaio al 2 febbraio prossimi a Lampedusa, (www.cartadilampedusa.org) che ragionano su una idea diversa di Italia e di Europa. Forze grandi e piccole che stanno definendo punti di convergenza per irrompere sulla scena politica con richieste di cambiamento. Si aprono insomma scenari interessanti. Stefano Galieni
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IMMIGRAZIONE
Italia addestra militari libici contro i migranti di Antonio Mazzeo È già in Italia il primo contingente di militari libici che sarà addestrato principalmente in funzione di vigilanza e contrasto dei flussi migratori. Si tratta di 340 uomini che svolgeranno a Cassino (Fr), presso l’80° Reggimento addestramento volontari dell’Esercito italiano, un ciclo addestrativo di 14 settimane. L’attività è frutto dell’Accordo di cooperazione bilaterale tra Italia e Libia nel settore della Difesa, firmato a Roma il 28 maggio 2012. Secondo il portavoce del Ministero della difesa italiano, i cicli addestrativi prevedono la “formazione in Italia di più gruppi, scaglionati nel tempo, provenienti dalle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”. Il programma addestrativo a cura del personale misto di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, è inoltre parte delle iniziative di “ricostruzione” delle forze armate e di sicurezza libiche, decise in occasione del vertice G8 tenutosi a Lough Erne (Irlanda del Nord), nel giugno 2013. Nello specifico, Italia e Gran Bretagna si sono impegnati ad addestrare, ognuno, 2.000 militari libici all’anno; 6.000 militari saranno addestrati dagli Stati Uniti, mentre la Francia si occuperà della formazione delle forze di polizia. Parte delle attività saranno realizzate direttamente in Libia da un team dell’Esercito integrato nella Missione Italiana in Libia (MIL), ufficialmente lanciata il 1° ottobre 2013 quale “evoluzione” dell’Operazione “Cyrene” che prese il via dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi. La MIL prevede infatti un sensibile aumento del numero del personale impiegato (sino a un centinaio di uomini) e delle finalità operative “La Missione Italiana in Libia ha lo scopo di organizzare, condurre e coordinare le attività addestrative, di assistenza e consulenza nel settore della Difesa”, ha spiegato il Capo di Stato Maggiore, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. “Si articola in una componente core interforze a carattere permanente, e in una componente ad hoc, costituita da mobile teams formativi, addestrativi e di supporto in base alle esigenze di volta in volta individuate dalle forze armate libiche”. Il salto strategico della nuova presenza italiana in Libia è sancito dalle risorse finanziarie messe in campo dal governo Letta: mentre nei primi nove mesi del 2013,
“Cyrene” è costata 7,5 milioni di euro, nel trimestre ottobre-dicembre la missione MIL ha divorato oltre 5 milioni. Le prime significative attività addestrative in Libia hanno preso il via nel dicembre 2012, quando una ventina di ufficiali di polizia sono stati ammessi a un corso di 4 settimane organizzato dall’Arma dei carabinieri. Temi trattati: “gestione dell’ordine pubblico, tecniche di intervento operativo, check point, perquisizioni, ammanettamenti, maneggio e uso delle armi, primo soccorso, servizi di tutela e scorta, difesa personale, contrasto agli ordigni esplosivi improvvisati, ecc.”. Sono seguiti poi per tutto il 2013 altri corsi pianificati e gestiti da una training mission composta da ufficiali e sottufficiali della 2a Brigata Mobile dei carabinieri. L’Arma ha curato anche l’addestramento dei “battaglioni di ordine pubblico” libici e della Border Guard a cui è affidata la vigilanza dei confini e dei siti strategici nazionali. Una trentina di militari della neo-costituita guardia di frontiera sono stati invitati per un ciclo addestrativo di 10 settimane presso il Coespu (Centre of excellence for stability police units) di Vicenza, la scuola di formazione delle forze di polizia dei paesi africani e asiatici, di proprietà dei Carabinieri ma utilizzata pure da personale specializzato di Africom, il comando militare Usa per le operazioni in Africa. Un’altra trentina di ufficiali della Border Guard e della Gendarmeria libica hanno invece partecipato nella primavera 2013, presso la Scuola del Genio e del Comando logistico dell’Esercito di Velletri (Rm), a un corso sulle “tecniche di bonifica di ordigni esplosivi convenzionali” e a uno sulla “manutenzione” dei blindati da trasporto e combattimento “Puma”. Venti di questi velivoli prodotti dal consorzio Fiat Iveco-Oto Melara erano stati consegnati “a titolo gratuito” ai libici il 6 febbraio 2013, in occasione della visita a Tripoli dell’allora ministro della difesa, ammiraglio Di Paola. In quella data fu pure raggiun-
to un accordo di massima tra Italia e Libia sui futuri programmi di formazione dei reparti militari e delle forze di polizia e, come spiegato dallo stesso Di Paola, “di cooperazione, anche tecnologica, nelle attività di controllo dell’immigrazione clandestina, di supporto nazionale alla ricostruzione della componente navale, sorveglianza e controllo integrato delle frontiere”. Nell’ottica del rafforzamento dei legami italo-libici , una delegazione della Marina del paese nordafricano è stata ospite nel luglio 2013 dell’Accademia Navale di Livorno, della stazione elicotteri della Marina di Luni e del Comando delle forze di contromisure mine (Comfordrag) di La Spezia. E a fine ottobre, le autorità di Tripoli hanno annunciato di voler rinnovare la collaborazione con Roma e l’industria Selex ES (Finmeccanica) per installare un sistema di sorveglianza radar e monitoraggio elettronico delle coste libiche e delle frontiere con Niger, Ciad e Sudan, dal costo di 300 milioni di euro. Il contratto fu firmato il 7 ottobre 2009 all’epoca del regime di Muammar Gheddafi, ma fu interrotto nel 2011 con il completamento di solo una tranche di 150 milioni. Selex ES, con la collaborazione di GEM Elettronica, deve provvedere all’installazione di una rete radar Land Scout “in grado di individuare anche i movimenti di gruppi di persone appiedate”, e curerà la formazione degli operatori e dei manutentori libici. Secondo il sito specialistico Analisi Difesa, i libici avrebbero espresso la volontà di dotarsi pure di un non meglio precisato “monitoraggio aereo delle frontiere” che comprenderebbe l’acquisto dei droni di sorveglianza “Falco”, prodotti sempre dall’italiana Selex. Che siano gli aerei senza pilota la nuova frontiera tecnologica per le guerre ai migranti e alle migrazioni lanciate dalle forze armate italiane e libiche lo prova l’ultimo “accordo tecnico” di cooperazio-
ne bilaterale sottoscritto a Roma il 28 novembre 2013 dai ministri della difesa Mario Mauro e Abdullah Al-Thinni. Il memorandum autorizza l’impiego di mezzi aerei italiani a pilotaggio remoto in missioni a supporto delle autorità libiche per le “attività di controllo” del confine sud del Paese. Si tratta dei droni Predator del 32° Stormo dell’Aeronautica militare di Amendola (Fg), rischierati in Sicilia a Sigonella e Trapani-Birgi nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum” di controllo e vigilanza del Mediterraneo. Grazie ai Predator, gli automezzi dei migranti saranno intercettati quanto attraversano il Sahara e i militari libici potranno intervenire tempestivamente per detenerli o deportarli prima che essi possano raggiungere le città costiere. Sempre secondo quanto dichiarato dal Ministero della difesa italiano a conclusione del vertice bilaterale del 28 novembre scorso, “nell’ottica di uno sviluppo delle capacità nel settore della sorveglianza e della sicurezza marittima, è emersa anche la possibilità di imbarcare ufficiali libici a bordo delle unità navali italiane impegnate nell’Operazione “Mare Nostrum”, nonché di avviare corsi di addestramento sull’impiego del V-RMTC (Virtual Maritime Traffic Centre)”. Il governo Letta, cioè, pensa di consentire ai militari di un paese all’indice per le violazioni dei diritti umani, di partecipare a bordo della “San Marco” e delle fregate lanciamissili italiane alle (illegittime) operazioni di identificazione e agli (ancor più illegittimi) interrogatori di tutti coloro che saranno “salvati” nel Canale di Sicilia. “Con la stipula delle nuove intese tra il ministro della difesa libico e Mario Mauro viene svelato il vero senso della missione militare “Mare Nostrum”, sempre meno umanitaria”, ha commentato il giurista Fulvio Vassallo Paleologo dell’Università di Palermo. “Con i funzionari del ministero dell’interno già operativi potranno essere imbarcati agenti di polizia libici, con conseguenze devastanti per il destino dei naufraghi raccolti in mare, tutti ormai potenziali richiedenti asilo, che saranno sempre più esposti al rischio di identificazioni violente e di successivi respingimenti in Libia. Si potrà ripetere dunque quanto accaduto nel 2009, quando la Guardia di Finanza italiana riportò in Libia decine di migranti. Pratica per la quale l’Italia è stata condannata, nel 2012, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.
Centri di identificazione ed espulsione: i dati nazionali del 2013 Strutture sempre più inutili e afflittive Roma, 12 febbraio 2014 – Medici per i Diritti Umani (MEDU) rende noti i dati nazionali sui centri di identificazione ed espulsione (CIE) relativi all’anno 2013. Secondo la Polizia di Stato, nel 2013 sono stati 6.016 (5.431 uomini e 585 donne) i migranti trattenuti in tutti i centri di identificazione ed espulsione (CIE) operativi in Italia. meno della metà di essi (2.749) è stata però effettivamente rimpatriata, con un tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti) che è risultato inferiore del 5% rispetto all’anno precedente: 50,5% nel 2012 versus 45,7% nel 2013. Il numero complessivo dei migranti rimpatriati attraverso i CIE nel 2013 risulta essere lo 0,9% del totale degli immigrati in condizioni di irregolarità che si stima essere presenti sul territorio italiano (294.000 secondo i dati dell’ISMU al primo gennaio 2013). I numeri confermano, dunque, da un lato l’inefficacia e l’irrilevanza dello strumento della detenzione amministrativa nel contrasto dell’immigrazione irregolare, dall’altro l’inutilità e l’irragionevolezza del-
l’estensione del trattenimento da 6 a 18 mesi (da giugno 2011) ai fini di un miglioramento nell’efficacia delle espulsioni. Del resto, l’abnorme prolungamento dei tempi massimi di detenzione amministrativa sembra aver contribuito unicamente ad esacerbare gli elementi di violenza e disumanizzazione di queste strutture. Tale evidenza è stata sistematicamente riscontrata dai team di MEDU durante le 18 visite effettuate in tutti i CIE nel corso degli ultimi due anni (si veda rapporto Arcipelago CIE). Sebbene i dati 2013 della Polizia di Stato segnalino un tempo medio di permanenza all’interno dei CIE di 38 giorni, tale dato deve necessariamente essere scorporato per un’adeguata analisi, dal momento che rappresenta una media di tutte le persone transitate nei centri, includendo categorie di migranti trattenuti anche per periodi brevissimi, come ad esempio i migranti il cui trattenimento non è stato convalidato dall’autorità giudiziaria. Di fatto, gli operatori di medici per i Diritti Umani hanno rilevato numerosi casi di migranti trattenuti per periodi superiori ai 12 mesi, anche in condizioni di estrema vulnerabilità e di grave disagio psichico (si vedano i comunicati
su Trapani milo e Gradisca d’Isonzo). A conferma dell’aggravamento del clima di tensione e dell’ulteriore deterioramento delle condizioni di vivibilità all’interno dei centri di identificazione ed espulsione, vi sono le numerose rivolte e proteste che si sono susseguite nel corso del 2013 e nel primo scorcio del 2014. Le istituzioni non possono continuare ad ignorare questo stato dei fatti ed è necessario che il governo affronti con urgenza la questione del superamento di strutture - i centri di identificazione ed espulsione – del tutto incapaci di garantire il rispetto della dignità umana e i più elementari diritti della persona. Nel corso del 2013 del resto, di fronte all’immobilità dei decisori politici, il “sistema CIE” è sembrato implodere motu proprio di fronte a inefficienza, condizioni di vita disumane che alimentano rivolte e proteste disperate, tagli ai budget di gestione che pregiudicano anche i servizi più essenziali. Attualmente otto centri sono stati temporaneamente chiusi a causa di danneggiamenti o problemi di gestione, mentre i cinque CIE di Torino, Roma, Bari, Trapani milo e Caltanisetta operano con una capienza molto limitata. Per
tutte queste strutture vale la considerazione fatta a proposito del CIE di Trapani Milo in occasione dell’ultima visita effettuata degli operatori di MEDU il 23 gennaio scorso: un luogo di inutile sofferenza. Sofferenza e disagio che colpisce in primo luogo i migranti trattenuti, ma che pervade e raggiunge in diverso modo tutti coloro che vi operano: dagli operatori degli enti gestori alle forze di polizia. mEDU torna dunque a chiedere: 1) la chiusura definitiva degli otto CIE temporaneamente non operativi e la chiusura dei cinque centri di identificazione ed espulsione ancora aperti in ragione della loro palese inadeguatezza strutturale e funzionale; 2) la riduzione a misura eccezionale, o comunque del tutto residuale, del trattenimento dello straniero ai fini del suo rimpatrio. 3) l’adozione di misure di gestione dell’immigrazione irregolare, caratterizzate dal rispetto dei diritti umani e da una maggior razionalità ed efficacia (vedi le proposte di MEDU nel rapporto Arcipelago CIE) nell’ambito una profonda riforma delle politiche migratorie e dell’attuale legge sull’immigrazione.
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CITTÀ
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Mostra San Salvi: le radici del futuro
Inaugurazione: 13 marzo 2014 ore 17:30 Periodo: dal 13 marzo al 11 aprile 2014 Orario: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10:00 alle 17:30 Luogo: Archivio Storico del Comune di Firenze, Palazzo Bastogi - via dell’Oriuolo, 33-35 Firenze Patrocini ottenuti: Comune di Firenze e Provincia di Firenze; Patrocini e collaborazioni in corso di richiesta: Azienda Sanitaria di Firenze. La mostra è a cura dall’Associazione per una Fondazione per una Memoria viva di San di San Salvi “Carmelo Pellicanò”, attiva in San Salvi fin dal 2010. I fini sociali sono la tutela del patrimono memoriale e culturale dell’area sansalvina, promuovere eventi culturali per mantenere viva la lotta allo stigma verso le persone con malattia mentale, mantenere vivo l’interesse verso le nuove pratiche di
chi viveva all’interno del manicomio fiorentino (medici, infermieri e malati) si traccerà un percorso evocativo e suggestivo che riguarda una parte importante della storia socio-culturale della città e delle sue memorie. Con l’intento di far dialogare passato e presente per stimolare/favorire/risvegliare una coscienza critica In questi anni l’Associazione ha racdei cittadini. colto un materiale documentale veramente notevole: fotografie degli anni In una relazione del 1985 il dott. ’70, testimonianze dirette di chi era Pellicanò, ultimo direttore deinternato e chi vi lavorò, video e per- l’Ospedale Psichiatrico, scriveva: “(...) La pratica manicomiale è stata traformance teatrali sul tema. sportata all’esterno del manicomio, L’evento vuole essere un momento di per cui il processo di liberazione, non condivisione pubblica del patrimonio solo non è continuato ma si è ripropodocumentario, per valorizzarlo e farlo sta la repressione in termini più fini conoscere diffusamente. La mostra, ed anche meno controllabili. La conattraverso l’esposizione di foto e testazione al manicomio non si è testimonianze del manicomio, offre ai accompagnata alla contestazione al cittadini l’occasione per riflettere manicomialismo. Esso possiede ‘una sulle forme e i modi dell’assistenza propria cultura’ rappresentata da asilare dagli anni ‘60 fino alla chiusuprincipi, idee, assunti teorici, metodira dell’Ospedale Psichiatrico. che d’intervento che hanno il fine di Attraverso le immagini e i racconti di giustificare, alimentare le basi operaistituzionalizzazione. Un importante obiettivo che l’Associazione ha individuato al momento della sua costituzione, d’accordo con i circa 370 soci che intervennero (oggi oltre 500), è promuovere la costituzione di una fondazione a carattere pubblico che porti avanti questi temi.
tive, totalitarismo, violenza, rapporti burocratico-gerarchici del manicomialismo stesso. Il nuovo spazio di intervento è diventato il luogo teorico dell’immenso varipinto arsenale delle psicoterapie secondo travestimenti discutibili sul piano scientifico ma efficaci sul piano del controllo.” E’ fondamentale mantenere aperto il dibattito su questo argomento, affinchè nella società e nella cura della follia si evidenzino le pratiche manicomiali che sono sopravvissute alla chiusura del manicomio. Sono previste visite guidate su prenotazione ed attività didattiche specifiche per i ragazzi delle Scuole fiorentine, a partire dalla Secondaria di primo grado fino all’Università. In occasione della mostra, l’Archivio Storico del comune di Firenze pubblicherà un volumetto di testimonianze e fotografie, impreziosito da vignette che Sergio Staino ha voluto regalare a questa iniziativa.
SOLIDARIETÀ AGLI INDAGATI PER L’“ASSEDIO AL LUSSO!” che i diritti à si possono conquistare con la lotta. Ancora una volta, dopo aver fallito con i manganelli, si affida alla magistratura il compito di spegnere quella rabbia sociale che continua ad espandersi ed organizzarsi dentro e contro l’austerity. Una rabbia che dopo l’assedio al lusso del #21D – e con maggiore forza - in questa città ha continuato ad emergere e quindi scontrarsi con chi governa la città: dall’occupazione di via dei Servi a quella di viale Gori, passando da via del Una piccola richiesta alle liste che ci seguono sulla rete: tra i tanti problemi di cui la presente amminiRomito, la volontà di reprimere con la strazione si è totalmente dimenticata ce n'è uno apparentemente minore, ma che così piccolo in realtà polizia le lotte di chi oggi pratica il non è: parlo della possibilità di entrare in città per chi è invalido, ha proprio diritto alla casa ha dovuto un'auto disponibile e anche il pass, ma... che una volta entrato È ATTIVO LO Sportello fare i conti – come nella piazza non sa cosa farne di quell'auto per mancanza di posti per Unico Disabilità (SUD) della del #21D – con la determinaparcheggiare ed è costretto a tornarsene là di dove è Misericordia di Firenze, un servizio zione di una soggettività venuto senza poter fare quello che doveva fare. gratuito d’informazione e orientamento sui che non si arrende dinanAltre città sono molto più civili. Per esempio in tutte servizi di area sanitaria, legale, sociale, scolastiquelle della Versilia quasi ogni strada ha almeno un ca, previdenza ed inclusione sociale a disposizione zi ai manganelli, non posto riservato alle auto degli invalidi. delle persone con disabilità residenti nel territorio cede ai ricatti, non accetta elemosine. Vorrei quindi chiedere a chi sta preparando i pro- fiorentino. grammi per le prossime elezioni di inserirci que- Lo sportello si trova nella sede degli Ambulatori della Quel giorno ad entrare sto punto, un progetto che non richiede grandi Misericordia di Firenze di via del Sansovino 176, ed è in conflitto non sono stati “gli antagonisti” e sforzi ma che avrebbe un indubbio sapore anti aperto al pubblico il lunedì dalle 9.30 alle 15.30 e il “le forze dell’ordine” ma discriminatorio e mostrerebbe attenzione per una giovedì dalle 9.30 alle 19.30 con orario continuato due pezzi di città: la categoria di cittadini che sente Firenze, con le sue Per ulteriori informazioni Firenze delle periferie strade strette, i marciapiedi strettissimi e tanto trafwww.misericordia.firenze.it nella sezione abitate da chi non ce la fa fico, come una città anche verso di loro tutt'altro che disabilità e nella sezione dedicata ai ad arrivare a fine mese, da accogliente. Servizi alla famiglia. chi subisce uno sfratto e occupa Piero Colacicchi una casa, da chi è disoccupato o
30 persone saranno portate a processo con accuse che vanno da resistenza a pubblico ufficiale a lesioni. Ad essere contestati sono i fatti avvenuti lo scorso 21 dicembre durante l’assedio al lusso, quando alcune centinaia di persone tra studenti, occupanti di case e sfrattati, lavoratori e disoccupati si ritrovano in Piazza San Marco con l’obiettivo di portare la propria rabbia – quella di chi subisce la crisi e le politiche di austerità – nelle vie della ricchezza più sfrenata. La questura, dopo aver vietato la manifestazione e prescritto un presidio statico, schierò decine di celerini in via Cavour per impedire al corteo
di uscire dalla piazza e prendere vita. Un fatto grave quanto inedito che voleva creare un pericoloso precedente sulla stessa libertà di manifestare in città. La piazza rifiutò il divieto e iniziò a spingere con determinazione sugli scudi dei poliziotti e, dopo aver resistito a tre cariche, impose alla questura un passo indietro riuscendo a partire in corteo e a dirigersi verso il centro-vetrina della città. Nelle aule di tribunale si vuole portare la vendetta di chi governa la città per una giornata di lotta che – come molte altre di questi tempi – ha avuto la capacità e la forza di dimostrare
UN PoSTo RISERVATo ALLE AUTo DEGLI INVALIDI IN oGNI STRADA DI FIRENZE!
iper-sfruttato e la Firenze della ricchezza e del lusso che chi governa la città vuole far diventare una vera e propria “zona rossa” vietata alle manifestazioni di chi di quella ricchezza viene quotidianamente espropriato. È facile decidere da che parte stare! Esprimiamo, inoltre, tutta la nostra solidarietà ai compagni che in questi giorni sono stati sottoposti a misure cautelari a Roma e Napoli. Dal nord al sud del paese le istituzioni cercano di arrestare quel movimento ampio e determinato che si è ben rappresentato nella piazza della sollevazione del #19O e che a partire da questa sta continuando a diffondersi nei territori aprendo numerose crepe nel regime dell'austerity praticando dal basso riappropriazione e antagonismo. La libertà di manifestare non si tocca! Solidarietà ai compagni indagati! Movimento di Lotta per la Casa, Occupazione di via del Leone, Clash City Workers Firenze, Cobas Firenze, C.U.B Firenze, U.S.I Firenze, Ateneo Libertario Fiorentino, P.C.L. Firenze, Fuori Binario.
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Le occupazioni a "scopo abitativo" legate all'esperienza del Movimento di lotta per la Casa VIA DEL LUCCIo 4, zona Peretola, una decina di famiglie perlopìù romene provenienti dall'esperienza dell'ex Ospedale di Poggio Secco. Sgomberate il 7 di agosto del 2013, dopo un insieme di incontri e di opportune autocritiche la scelta di una nuova occupazione determinata da una maggiore consapevolezza. In tutto una cinquantina tra donne, uomini e bambini. HoTEL CoNCoRDE, Viale Gori, Una settantina di persone di nazionalità diverse, tra cui molti italiani. Molte famiglie in emergenza abitativa determinata dalle procedure di sfratti per "morosità incolpevole". Dopo la tentata occupazione e l'immediato e violento sgombero di Via de'Servi, dopo lo sgombero di Via del Romito, l'occupazione dell'Hotel e le campagne inutili di criminalizzazione del movimento stesso. VIA VITToRIo EmANUELE. Occupazione di una piccola palazzina, avvenuta a novembre 2013. Al piano terra uno spazio di Laboratori autogestiti, al piano di sopra una abitazione con una coppia italiana. VIA CAPPoNI 51, La prima occupazione autorganizzata da donne italiane e straniere. Una esperienza autogestita di CRITICA PERMANENTE al ruolo dei disservizi sociali. Una ventina tra donne e bambini. VIA BARACCA 29. Un palazzo abbandonato da una società che ristruttura immobili, dieci famiglie di nazionalità diverse (italiane, albanesi, romene e del Ghana), quasi 50 persone... VIA BARACCA 96, Tre alloggi in "esubero" conquistati dopo l'occupazione di Via Baracca 29, stessa proprietà, dodici persone VIA BARACCA 21, Una palazzina occupata da quasi due anni da tre famiglie sfrattate, una proprietà che ha dichiarato una vera e propria guerra contro l'occupazione che ha visto processi infiniti...La palazzina è tuttora occupata da una decina di donne, uomini e bambini... EX ISTITUTo "LA QUERCE", via della Pizzola, Occupata il giorno stesso dello sgombero di Pian di
Mugnone. la villa monumentale era abbandonata a marzo del 2011... se stessa e zeppa di piccioni e un forte stato di degra- VIA CoRRIDoNI, Una palazzina di 4 alloggi abitata e do. La villa è bellissima, e in futuro diventerà un occupata di recente da quattro famiglie italiane e Grand Hotel. Lo sgombero è annunciato a settimane, straniere, una quindicina di persone in tutto. l'occupazione è vissuta da quasi 120 uomini donne e VIALE CoRSICA. UNA STRUTTURA ABBANDONATA bambini in prevalenza romeni ma anche marocchini, OCCUPATA DA UN GRUPPO DI GIOVANI E DA DUE FAMIGLIE, Al piano terra uno spazio sociale e una italiani, eritrei e senegalesi. VIA NIGRA 2. Palazzo occupato nel marzo del 2013 biblioteca a disposizione degli abitanti della zona. da 15 famiglie italiane e straniere, da alcuni richie- VIA DELLE PoRTE NUoVE. Una occupazione esidenti asilo del Ghana e da alcune donne e uomini stente dal 2007. Ex uffici dell'INAIL che oggi ospitano soli. La proprietà è del Monte dei Paschi di Siena, di tre famiglie e alcune donne e uomini, una ventina di
Alcuni appunti sulla legge 2/2014 approvata dal Consiglio Regionale della Toscana il 14 gennaio 2014.
Alienabilità degli alloggi di ERP (art.2)
VIA LUCA GIoRDANo 4 Occupato nel 2009 da 50 giovani richiedenti asilo della Somalia, funziona come luogo di accoglienza e di transito... VIA SLATAPER 6 Occupato nel 2011, dopo una vertenza interminabile, che ha visto anche la costruzione di una Tendopoli alla Fortezza da Basso è oggi abitata da 150 donne e uomini della Somalia, dell'Etiopia e dell'Eritrea.
oCCUPAZIoNI IN AUToRECUPERo VIA ALDINI Ex Istituto Bice Cammeo Una palazzo nella Firenze "bene" occupato da 24...anni da 16 famiglie giovani e meno giovani quasi 60 persone che hanno incrociato generazioni diverse... EX ASILo RITTER, Via R. Giuliani, nel cuore della vecchia Castello tra fabbriche chiuse e Case del Popolo. Otto tra singoli e famiglie circa venti persone in otto alloggi che vivono a Castello dal lontano 2001 VIA DAZZI, Occupata nel 2001 da alcuni studenti, oggi abitata da giovani coppie, circa 12 persone con bambini è diventata un punto di riferimento per molteplici iniziative sociali.
recente è nata una difficile trattativa, abitata da circa 80 tra uomini, donne e bambini VIA PRImo mAGGIo, Sesto Fiorentino. Quindici famiglie italiane e straniere. L'occupazione è nata dopo lo sgombero del Viale Matteotti avvenuto il 12 agosto del 2011, alle famiglie sgomberate si sono aggiunte alcune famiglie in "emergenza". la proprietà la SAS LAURELLA è famosa in tutta Sesto per i contratti truffa ai danni degli inquilini, l'occupazione è composta da quasi 80 persone. VIA BARDELLI 20. Nella collina del "Poggetto" una occupazione di otto nuclei familiari, quasi 40 persone italiane e straniere. La palazzina è occupata da
Alienabilità degli alloggi di ERP (art.2): L'art. 2 comma 1 lettera c) l'estende l'alienabilità agli alloggi "ricompresi nel programma regionale di cessione di cui alla deliberazione del Consiglio Regionale 8 marzo 1994 n. 91 (Legge 560/1993)". È la clausola fondamentale che permette di impostare dei piani di vendita illimitati nel tempo. Il programma di cessione conteneva un elenco enorme, pari al 70% del patrimonio esistente all'epoca, di cui solo una parte e neppure maggioritaria era stata ceduta negli anni seguenti. L'accertamento del residuo invenduto individua il potenziale ambito. Va precisato tuttavia che il prezzo di vendita non è quello indicato nella legge 560/93 ma quello accertato dall'Agenzia del Territorio - Osservatorio del mercato immobiliare (OMI): è un prezzo di mercato con corpose riduzioni (fino ad un massimo del 40%). Sulla destinazione dei proventi delle alienazioni il comma 5. parrebbe rassicurante: "sono destinati esclusivamente alla realizzazione di programmi di edilizia finalizzati all'incremento dell'offerta abitativa e alla riqualificazione del patrimonio ERP". Purtroppo manca una clausola che separi dal pastone del bilancio dei comuni tali proventi, impedendo ogni storno anche "provvisorio". La vicenda dei 120 milioni di euro ex Gescal vincolati a tal fine e storna-
ti dalla Giunta Regionale "provvisoriamente" (sic!) al trasporto pubblico locale nonostante dure e unitarie posizioni sindacali non rassicura, in tempi di crisi finanziaria degli enti locali, sulla coerenza del loro comportamento. Sedicenti limiti all'alienazione e alla locazione degli alloggi acquistati (art. 8) Gli alloggi non possono essere alienati prima di 10 anni dall'acquisto.... Ma tale vincolo è ridotto a 5 anni a fronte di alcune sopravvenute condizioni dell'acquirente tra le quali (comma 2 lettera e))...la "successione ereditaria" e alla lettera f) per il "rilascio coattivo a seguito di disposizioni delle forze dell'ordine o dell'autorità giudiziaria". Questi varchi possono dar luogo ad effetti perversi: "si fa acquistare l'alloggio alla persona anziana che sta per tirare le cuoia "l'erede lo rivende a prezzo pieno di mercato! Sul rilascio coattivo e i suoi effetti è necessario un chiarimento dal legislatore! Parrebbe rivolto ad un successivo compratore che ha agito contro una insolvenza del debitore ? O altro? Altri sedicenti limiti (o varchi speculativi?) vengono previsti ai comma 3 e 4 dell'art.8:e riguardano la facoltà dal giorno dopo l'acquisto di affittare l'alloggio a canone concordato - che oggi è di fatto quello di mercato! Con il canone percepito si coprirebbe la rata dell'eventuale mutuo. Altro incentivo - e non limite - alla speculazione è la
persone in tutto. VIA DI moNTE ULIVETo. Un vecchio e monumentale Ospedale militare occupato nel 2007 dopo lo sgombero dello storico palazzo di Via dell'Anguillara. Quasi 100 perone italiane e straniere che vivono da sette anni nell'angusto convento... PIAZZA ELIA DALLA CoSTA - Alcuni alloggi occupati da tre famiglie eritree e alcuni giovani italiani. Di proprietà del DEMANIO dello stato sono occupati dall'anno 2001, in tutto una ventina di persone.
QUESTo PER UN ToTALE DI CIRCA 1100 PERSoNE CHE SENZA L’AIUTo SoLIDALE DEL moVImENTo DI LoTTA PER LA CASA, NoN AVREBBERo UN TETTo SULLA TESTA E CHE QUINDI NoN PoTREBBERo LAVoRARE PER CAmPARE LE PRoPRIE FAmIGLIE IN moDo DECoRoSo E DIGNIToSo, PoICHÈ LE PoLITICHE AmmINISTRATIVE DI QUESTA E moLTE ALTRE CITTA’ D’ITALIA NoN TENGoNo mINImAmENTE CoNTo DELLA FATICA ATTUALE DEL SoPRAVVIVERE TUTTE PRESE A CoNTARE GLI INTRoITI DEI LoRo INTERESSI.
oCCUPAZIoNI DEI RICHIEDENTI ASILo
facoltà di alienare l'alloggio, anche dopo i primi 5 anni dall'acquisto, versando alle ente proprietario il 10%... non del prezzo di vendita al momento dell'offerta del mercato ma ... sul prezzo di acquisto corrisposto originariamente (fate voi i conti!). Vi sono poi altre parti di ambigua interpretazione, come quella (art. 7 comma 3) che ammette la facoltà di acquisto da parte degli assegnatari che abbiamo superato il requisito reddituale ...per l'assegnazione mentre la ratio della norma dovrebbe riferirsi alla decadenza dall'assegnazione. Forse si tratta di una scrittura imprecisa che può produrre delle vertenzialità piuttosto complesse. Inquietante è invece il sistema di garanzie per chi non intenda acquistare l'alloggio offerto nel piano di vendite del comune: La formulazione è di totale imprecisione perché non si chiarisce se certi requisiti (anzianità, handicap...) sono da assumere singolarmente o nella loro complessità. Ancor più controversa è la garanzia esposta nel comma 6. ristretta con le clausole sulla mobilità obbligatoria al comma 7. nei confronti del mantenimento dell'alloggio per gli assegnatari con reddito non superiore al limite di decadenza. Di fatto nei loro confronti verrebbe esercitata una incalzante pressione allo spostamento, ovviamente allo scopo di non avere... condomini misti.
La Redazione Ed infine: nella clausola valutativa dell'art. 12 è sintomatico il comma 2) che riproduciamo integralmente con un grassetto: "Il Consiglio regionale sulla base della relazione di cui al comma 1, lettera b) valuta l'efficacia del procedimento di cessione nel raggiungere l'obiettivo di una migliore razionalizzazione e valorizzazione del patrimonio di ERP considerando l'opportunità di rivedere le condizioni di alienabilità anche in aumento". Trasparente l'esca rilanciata alla parte scontenta degli assegnatari: "Ci potrà essere lo sviluppo da voi auspicato, affidatevi a noi quando sarà il momento!" Altre osservazioni seguiranno, desunte da un confronto serrato con gli assegnatari aderenti all'Unione Inquilini.
V. Simoni - segreteria provinciale dell'Unione Inquilini di Firenze
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Esperienze diverse, ma una lotta in comune intervista agli occupanti del Romito QUI DI SEGUITo ALCUNI STRALCI DALL'INTERVISTA A CURA DI CoRToCIRCUITo FATTA AGLI oCCUPANTI DI VIA DEL RomITo E DI CUI VI CoNSIGLIAmo LA LETTURA INTEGRALE SUL LoRo SITo
www.inventati.org/cortocircuito Domenica scorsa alcune famiglie e studenti del Movimento di Lotta per la Casa hanno occupato uno stabile sfitto in via de’ Servi; dopo l’immediato sgombero si sono insediati in via del Romito. Siamo passati dalla loro occupazione per conoscerli e farci raccontare le storie, le opinioni e i motivi che li spingono a occupare. Riportiamo di seguito tre interviste, A. un cuoco egiziano e padre di famiglia, S. e L. una giovane coppia rumena in attesa del secondo figlio e M. R. e G., tre studenti del polo di Novoli Partiamo da A., occupante egiziano, che è venuto ad abitare in via del Romito assieme a sua moglie e ai suoi quattro figli. Gli chiediamo di raccontarci la sua storia… Mi chiamo A. e sono da 25 anni in Italia. In tutti questi anni ho sempre lavorato, come cuoco, con un contratto regolare. Ma probabilmente voi lo sapete voi meglio di me che qui non si può andare avanti con questo sistema di capitalismo: lasciando il mercato troppo libero siamo arrivati alla fine quelli che c’hanno soldi fanno sempre più soldi e quelli poveri devono morire. Ora anche a Firenze l’affitto parte da mille euro in su. A uno che ha un nucleo famigliare di sei persone, come me, solo lo stipendio non basta per pagare l’affitto. Quindi te eri fino a qualche tempo fa in affitto e dopo non ce l’hai più fatta? Sì, ero in affitto e sono stato sfrattato in Novembre, oltretutto senza avviso… Mi ha chiamato il proprietario quando ero a lavorare, erano tipo le undici, mi ha detto che aveva eseguito lo sfratto e “te in questa casa non puoi più metterci piede”…E’ una cosa stranissima… Senza avviso… Il giorno dopo sono andato a informarmi dal comune riguardo al fatto che mi avevano sfrattato senza avviso. Gli ho chiesto “come non è importante avvisare la gente che deve essere sfrattata”? M ha detto che non è obbligatorio, mentre tutti gli altri mi hanno detto che questa è una grande cazzata. Tutti quanti, anche l’avvocato, mi hanno detto che è una cosa non giusta, che è stata fatta in un modo sporco. Però una volta eseguito lo sfratto, non si può tornare indietro. E poi vai a dimostrare che non sono stato avvisato…Va messo un foglio scritto nella casella postale. Vai a dire che questo foglio non l’hai ricevuto… È una battaglia senza nulla e una volta eseguito lo sfratto è tutto inutile. Quindi è stato uno sfratto fatto in maniera sporca. Avevo tutto dentro casa… qualsiasi cosa… c’era la vita normale. Allora da quel momento mi sono trovato per la strada. Ho chiamato degli amici, mi hanno dato una mano… Ad esempio le prime due settimane sono stato ospitato a Coverciano, altre due settimane a Campo di Marte, ma dopo, siccome siamo una famiglia abbastanza numerosa, ci siamo divisi in due parti, due in un posto, gli altri quattro in un altro… Non si sa nemmeno dove si va a dormire perché i soldi sono pochi… La gente si chiede perché uno che è stato in affitto fino ad ora da un momento in poi non ha pagato più, ma è una matematica facile: se tu guadagni novecento-mille e tra affitto e condominio sono sempre novecento-mille tu vai avanti con prestiti e cerchi il modo di tappare i buchi diciamo… Arrivi a un certo punto e non ce la fai più e ti arrivano tutti insieme. Vai avanti con prestiti, a chiedere soldi a destra e sinistra, ma quelli che prendi vanno a pagare l’affitto e per il resto devi mangiare, pagare le spese, acqua, luce e gas…
E quindi poi sei andato a stare da degli amici e poi come hai pensato di fare? Prima di tutto, quando mi sono proprio trovato per la strada, sono andato a parlare con gli assistenti sociali, ho parlato con il comune, con i servizi casa.. E tra questi proprio non mi ha considerato nessuno, come se trovarsi con i propri familiari per la strada fosse una cosa normalissima… Ho mandato una lettera di raccomandata a Renzi, personalmente, agli uffici casa, agli assistenti sociali… Nessuno mi ha considerato. Mi ha considerato solo questa gente, veramente, la gente del Movimento di Lotta per la Casa mi ha considerato perché si sono sentiti male per me, perché secondo me anche loro hanno vissuto una cosa del genere e hanno cercato di darmi una mano il più possibile. Siamo andati domenica in Via de’ Servi, ma siamo stati sgomberati immediatamente e violentemente. Hanno fatto una cosa tragica: portare fuori i bambini e le mogli per le strade… È stata una cosa vergognosa… È tutto filmato, non è che stiamo inventando… Addirittura qui, nella nuova occupazione in Via del Romito, mi sono sentito più male quando è arrivato l’ordine di sgombero, perché qui è ancora un’altra storia, perché questo palazzo è vuoto da diciassette, diciotto anni… Ci sono solo due inquilini, ma sono quasi trentatré appartamenti… Scusate se mi permetto di dirlo, ma in tutti gli appartamenti c’erano delle merde di piccione alte due metri! Allora cosa vuol dire? C’è posto per la merda di piccione ma per la gente non c’è posto? Siamo stati tre giorni interi, mattina e sera a pulire, a pulire e a pulire… È impressionante la differenza tra appartamenti puliti e quelli ancora da pulire… E’ un cosa vergognosa! Questo mi ha fatto ancora più male… Perché un palazzo così, enorme, vuoto, completamente vuoto, ci stanno i piccioni che ci cagano dentro, ma la gente e i bambini non ci possono stare? È una politica che non capisco… E il comune non da mai una soluzione… Allo sgombero di Via de’ Servi hanno detto che
avevano dieci posti per bambini e donne, ma gli altri? Dove vanno? Okay i bambini, ma la mamma e il babbo dove si portano? Parliamo ora con S. e L. una coppia rumena a cui chiediamo di raccontare la loro storia S. -Siamo arrivati in Italia tre anni fa. Cerchiamo una casa per stare un po’ tranquilli perché abbiamo un bambino che ha quasi due anni e io sono incinta di un altro bambino. Cerchiamo una casa per noi perché dove siamo stati per un po’ prima ci sono quindici
persone in tre stanze e noi non si può vivere così con un bambino piccolo… Che lavori avete trovato? S. – Non c’è lavoro, non c’è nulla…Lui ha lavorato alla fortezza, due o tre volte all’anno, quando c’è Pitti… L. –Faccio il facchino o le pulizie… Un po’ di tutto…Ma la paga non è abbastanza! Mi pagano dopo due o tre mesi! E nemmeno tutti in una volta: due o trecento e poi il resto chissà quando… Dove abitavate prima dell’occupazione? S. –Prima con la famiglia di L. Con i genitori e i fra-
telli. Anche per il bambino di due anni era difficile vivere così, perché non puoi girare, non puoi giocare perché non c’è posto e non puoi stare un po’ tranquillo perché c’è tanta gente nella casa che esce o che entra…Il comune non ci ha offerto nulla, nemmeno una mano, non ci vuole nemmeno ascoltare. Abbiamo provato, però non c’è niente da fare con loro perché all’inizio ti diranno “sì va bene si troverà una soluzione, aspetta una nostra chiamata” e poi aspetta… Ma non serve a nulla, non chiamano… L. -Abbiamo sentito da amici che c’è il movimento di lotta per la casa… Siamo andati da loro allo sportello per le emergenze abitative e abbiamo parlato con loro. S. -Sono stati tutti bravi. Quelli che non sono bravi sono quelli che non ci permettono di trovare un posto, come i proprietari di qui [via del Romito] o il comune. Il proprietario di questo posto è in galera e è malato e quindi non gli serve a niente, ma preferiscono, anche quelli del comune o quelli della questura, che ci stanno dei piccioni qua invece di stare qualcuno che può fare qualcosa per questo posto. Se non ci sta nessuno qua, come negli ultimi quindici anni, si rovina tutto. Preferiscono dividere i babbi dalle mamme con i bambini. Anche a me hanno proposto questo accordo, ma non si accettano queste cose, perché noi si lotta per la casa e per l’unità della famiglia, sennò poi i bambini con la mamma e il babbo lo vedono solo una volta a settimana. Abbiamo parlato con tutte le donne del movimento, e preferiamo l’unità della famiglia, per i nostri bambini, per loro, per la loro vita è meglio stare tutti insieme, no? Parliamo infine con tre studenti universitari: Dove eravate prima di essere in questa occupazione? G. –A casa con i miei genitori, in una stanza con mio fratello che ha quattro anni meno di me. Abbiamo la fortuna di non essere fuori sede e quindi una casa di averla sempre avuta: quella dei genitori. M. –La stessa cosa, solo che io ho una situazione un pelino più complicata perché abito lontano da Firenze e quindi avevo il bisogno di avvicinarmi dall’università e di non continuare a stare mezz’ora dalla mia vita quotidiana, cosa che comporta soldi e sforzi ulteriori. Affitti non ci avete mai provato o non avete mai avuto l’opportunità? R. –Costano troppo. Purtroppo per vivere in affitto si deve fare un lavoro a tempo pieno che preclude la
possibilità di fare un’università. Inoltre alla difficoltà di trovare un lavoro a tempo pieno. Quindi il bisogno della casa non può che andare a annientare il bisogno dello studio… Lavori ne avete fatti tutti e tre? M. –Sì, ma lavoretti. Principalmente a chiamata o precari, con stipendio basso: la media a Firenze è sei euro l’ora e se guadagni di più sei “ricco” diciamo. E chiaramente non garantiscono uno stabilità tale da poter avere un alloggio: oggi ce l’hai, domani chi lo sa, mentre l’affitto lo sai che c’è ogni mese, insieme alle bollette, le utenze e tutto il resto. L’integrazione con chi nel movimento viene da altri paesi come è? Capiscono i vostri bisogni di studenti, anche se sono in una situazione diversa, perché in generale sono famiglie con bambini? M. –A me mi ha sorpreso come sia stata naturale e facile la vicinanza. Da parte nostra c’è un profondo rispetto verso le esigenze di chi sta qui dentro e questo viene percepito costantemente e viene percepito anche se noi non veniamo da un’esigenza proprio primaria, ma un’esigenza più politica e tutto il resto. La comprensione è tra tutti e due i lati, cioè la questione politica e la questione materiale si intersecano e avviene ciò che raramente succede, ovvero che una lotta parta da bisogni materiali e arrivi su un piano politico, che poi vada comunque a migliorare quegli aspetti materiali che adesso sono carenti. A me sembra anche una grande lezione di antirazzismo, sempre contrapposta a quello che viene fatto dal comune e dall’antirazzismo di facciata: questo è un antirazzismo reale che riesce a tenere insieme etnie e nazionalità totalmente differenti sotto una rivendicazione totalmente trasversale rispetto alle provenienze. Mi sembra una grande lezione verso chi fa del pietismo da una parte e poi getta per strada queste persone: conferisce la cittadinanza onoraria a due senegalesi perché gli è stato sparato, ma poi tiene aperta Casapound e va a sgomberare le tendopoli con la forza quando mettono in luce che non solo sono delle bandiere da agitare per fare campagna elettorale, ma sono delle persone. R. –Un punto di forza molto potente di questa occupazione è stata l’eterogeneità di esigenze differenti tra studenti, lavoratori, coppie, madri e padri di tre, quattro, cinque o due figlioli, da parte di chi ha lavoro, da parte di chi non ce l’ha, un’eterogeneità prima di tutto etnica visto che qui siamo italiano, albanesi, etiopi, rumeni, bosniaci e stiamo qui tutti insieme perché abbiamo qualcosa che ci accumuna, il nostro denominatore è questo tetto dove siamo stati in questi giorni e che abbiamo intenzione di tenere, stando uniti e perseverando in questa lotta. G. –E tra l’altro anche un unione di esigenze, come abbiamo detto, anche rispetto alla critica verso la settorialietà di certe lotte, qui si parte sì dall’esigenza di avere un tetto sopra alla testa, ma le esigenze sono molteplici, le volontà sono varie e l’obiettivo diventa comune anche la prospettiva politica. Anche gli altri occupanti, non italiani e che magari non hanno avuto altre esperienze politiche in precedenza, hanno dimostrato un grande consapevolezza, fin dai bambini che comunque capiscono che c’è qualcosa che non va nel comportamento di un sindaco, in un comune, nella risposta del comune e della polizia.
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Proposte sull'emergenza abitativa consegnate al comune di Firenze RAPPRESENTANTI DEL moVImENTo DI LoTTA zione dell'emergenza abitativa. Si tratta di estendere 9-Le strutture per l'accoglienza dei richiedenti asilo che di ascolto e di prospettive, anche in questo senso PER LA CASA INCoNTRATo L’ASSESSoRE SACCAR- questa possibilità nei confronti di tutte le proprietà sono assolutamente insufficienti. Il terreno della l'utilizzo di caserme abbandonate, ovvero dai luoghi DI PER PRESENTARLE QUESTE PRoPoSTE: che non hanno un utilizzo del proprio patrimonio. Le solidarietà con giovani donne e uomini che lasciano i delle guerra ai luoghi della pace e dell'accoglienza esperienze di Via Aldini, Dell'Asilo Ritter, di Via Dazzi, territori di guerra si misura solo in termini di finan- pùò diventare una realtà. Per non lasciare nulla all'intentato...nonostante rappresentano un utile viatico per risolvere un pro- ziamenti europei. Finiti gli stanziamenti le persone 10- Sono sempre di più le donne che hanno paura di insulti e provocazioni ... alcune proposte sull'emeraffrontare i servizi sociali. Da alcuni anni la formaziogenza abitativa consegnate al Comune di Firenze. ne dei servizi sociali ha subito un peggioramento del rapporto con l'utenza. Molte donne immigrate si 1-Dopo un anno di Picchetti, di tensioni, di sofferensono sentite addirittura insultare, mentre molte ze quotidiane il Prefetto di Firenze ha bloccato gli donne italiane non si sono sentite aiutate. In molti sfratti per "morosità incolpevole" dal 10 dicembre casi il costante ricatto sulla conduzione sino al 10 febbraio, ma dal 10 i gennaio il rinvio delle della vita, sul mantenimento dei minori diventa un esecuzioni era motivato dalla instaurazione di una rituale ossessivo, che alimenta paura e tensioni. specifica commissione che prevedeva la "graduazioL'inserimento nelle graduatorie sociali è determinato ne" degli sfratti medesimi in modo da consentire dall'accondiscendenza dell'assistente sociale di forme indolori di passaggio "da casa a casa"...questo turno. ovviamente non è avvenuto e solo per il periodo 10Il taglio dei Governi alle spese sociali ha reso una 28 febbraio sono previsti 120 esecuzioni di sfratto, situazione impossibile da gestire. Serve un repentino oltre il 90% senza soluzione alloggiativa. Per questo cambiamento del rapporto. chiediamo con FORZA il prolungamento del BLOCCO Serve una considerazione di una crisi economica almeno sino alla data simbolica del 21 di marzo, inidilagante e anche in questo caso dichiarare lo stato zio primavera. Un periodo necessario per riaprire di crisi e attingere a risorse straordinarie. Serve insetutte le trattative e per individuare soluzioni alternarire in graduatoria sociale chiunque viva in stato di tive. Da alcuni anni Il Movimento di Lotta per la Casa rappresenta centinaia di famiglie sfrattate. blema emergenziale e possono rappresentare, in sono costrette a vivere in condizioni ai limiti della indigenza economica, e serve anche l'autonomia futuro, anche pratiche diverse di Bio-edilizia e di sopravvivenza, senza residenze, senza possibilità di responsabile come proposto di recente 2-Riformare la complessa norma della morosità risparmio energetico. Si pò e si deve estender questa formazione lavorativa. Riteniamo utile avviare pro- dall'OCCUPAZIONE di sole donne con bambini in Via getti a lungo periodo con strutture di accoglienza Capponi. Ovvero la sperimentazione di luoghi delincolpevole. Sono troppe la famiglie che non sono possibilità a favore di altri stabili. stabili, anche la nostra esperienza formata sul terre- l'autogestione tra donne senza severe misure discirientrate nella riserva sfrattati. La normativa regionale viene interpretato nei comuni della LODE con 6- Immediata utilizzazione di Caserme e Ospedali no delle due occupazioni di richiedenti asilo è una plinari, ma la consapevolezza della solidarietà tra pratiche vessatorie che nei fatti riportano la morosi- dismessi per l'emergenza abitativa. Decine di caser- esperienza utile, ma limitata per l'assenza di politi- eguali. tà come una colpa, e non come un dato reale della me in stato di abbandono insieme ad altre aree come odierna crisi economica, Centinaia di famiglie vengo- ex ospedali. Luoghi di possibile uso transitorio per no escluse dal complesso meccanismo di verifica e decine di famiglie sfratate e senza-casa. Basta metdalle circostanze soggettive. Così centinaia di precari terci le mani, usare le normative esistenti, sono in Da UI Firenze: Report sulla commissione sfratti nell'ambito LODE fiorentina - ex della casa, di donne sole con minori, di lavoratori con corso trattative in tutta Italia con Il Demanio per la legge regionale 75/2012. contratti atipici oppure contratti a tempo determina- consegna di alcune caserme ai Comuni, oltre a tanti to vengono, nei fatti esclusi dalle graduatorie ERP e discorsi per ora vive il "niente", cosa si aspetta ? Premesse: da alcuni anni la resistenza agli sfratti è stata costante e unitaria, con un protagonidalla possibilità di rientrare nelle riserve sfrattati, i smo indiscutibile del Movimento di Lotta per la casa. Essenziale è stato il nostro impegno, con numeri sono chiari: oltre il 90% delle famiglie sfrat- 7- Il recente cambiamento del REGOLAMENTO URBAadesione unitaria di tutti i sindacati casa e confederali, per arrivare alla legge 75/2012. tate non hanno la possibilità di rientrare nelle gra- NISTICO individua nella presentazione di progetti Fondamentale l'emendamento al decreto IMU fortemente voluto dall'UI a livello nazionale che affiduatorie ERP. Basterebbe un minimo di "buonsenso e sull'intera area metropolitana di utilizzo di aree e da ai prefetti una graduazione degli sfratti "mirata". Non stiamo a prolungarne l'analisi perché il di verifica di redditi e certificazione ISEE per superare patrimoni abbandonati. testo è conosciuto e riprodotto sul sito web www.unioneinquilini.it . gli infernali ostacoli sottoposti alle famiglie sfrattate. La così detta "finanza creativa" ha già messo le mani L'anomalia positiva è conferita dal comportamento del prefetto di Firenze che ha progressivaLa grande maggioranza dei "nuovi occupanti" sono, sopra a un patrimonio immenso, quasi 800.000 metri mente incardinato la sospensione della esecuzione degli sfratti all'avvio della commissione interappunto, questo tipo di categorie. quadri per la conversione di caserme, cinema, aree comunale, che comprende tutti i comuni della provincia di Firenze salvo la zona di Empoli che ha dismesse. Molti progetti sono già in corso d'opera e una sua autonomia. A tale commissione i sindacati inquilini avrebbero un ruolo preminente. Di 3-Sono decine gli stabili sfitti e abbandonati dal cen- aspettano il via libera falle Commissioni Comunali. fatto gli sfratti sono stati sospesi per quasi 3 mesi. tro alla periferia. Ogni palazzo ha una storia diversa. La realizzazione di iper-mercati, di alloggi, di Purtroppo da diverse parti (Corte d'Appello e Comune di Firenze) si sta operando per ridurre la Le proprietà aspettano tempi migliori per speculare Hotel...ovvero la circolazione di profitti e di merci. capacità sindacale di intervento puntuale, impedendo l'accesso agli elenchi degli sfratti con forza su metri e volumi. Intanto, dal centro alla periferia Non cambia nulla nella Firenze del futuro. E' mai pospubblica, consegnati solo al Comune di Firenze e al Prefetto. urbana i palazzi crollano e muoiano sulle loro stesse sibile che nessuno pensi alla realizzazione di case Non solo: si evita accuratamente di "informare" gli sfrattati sulle novità positive intercorse, nonmacerie. popolari, di progetti di autorecupero, di spazi per gli ostante che da parte dell'Ui si fosse proposta di realizzare da subito in uno dei tantissimi locali In tempi di crisi i Sindaci di Firenze e dei comuni del- abitanti come richiesto dai residenti. E'mai possibile del centro di proprietà del Comune di Firenze, un punto informativo casa. l'area metropolitana devono avviare la pratica della che dentro l'area della Manifattura Tabacchi, un area E'stata glissata anche la nostra proposta che i Comuni informassero almeno tutti le persone preREQUISIZIONE nei confronti delle proprietà che immensa non ci sia spazio per la realizzazione di senti nelle liste di esecuzione comunicate dalla Corte d'Appello. lasciano sfitti gli stabili almeno da dieci anni. alcuni alloggi ERP o di spazi per l'accoglienza. Ancora Arriviamo così a quanto è emerso nella riunione della commissione (Giovedì, 6 febbraio 2014, ore Un segnale forte dovuto e motivato dalla grande una volta si consegnano la chiavi della città alla spe15-17). emergenza abitativa. culazione, mascherata da "Finanza Creativa" Viene comunicato ma non consegnato ai sindacati un elenco di sfratti derivati da morosità dal 10 febbraio al 20 marzo (escludendo altre fattispecie): sono 72 solo per il comune di Firenze. I suoi 4- Oltre 150 appartamenti ERP in stato di abbando- 8-Immediata dichiarazione di STATO DI EMERGENZA uffici presentano alla commissione e al prefetto solo 14 casi, di nuclei che si sono rivolti a loro e no letale da decine di anni. Una goccia nel deserto ABITATIVA. Il sindaco della città, unitamente ai sinche sono stati ritenuti morosi incolpevoli. E gli altri? Sono in gran parte sconosciuti al Comune e dell'emergenza abitativa, abbiamo proposto spesso daci di ROMA, TORINO, MILANO, LIVORNO devono potranno dunque essere sfrattati. e volentieri all'Amministrazione Comunale e anche considerare la CRISI e il pesantissimo numero di Evidente distorsione. Le nostre obiezioni hanno messo in crisi la sicurezza del resto della alla stessa CASA SPA di trovare forme di ristruttura- sfratti nell'area metropolitana come una CATASTROCommissione. Successivamente ci siamo confrontati anche con il Movimento di Lotta per la Casa zione in autorecupero con scomputo delle spese a FE NATURALE, come un terremoto...La dichiarazione con il quale abbiamo concordato adeguate iniziative. favore degli inquilini assegnatari, non siamo stati di stato di emergenza consente ai comuni misure Come vedete, anche in una situazione cosiddetta "esemplare" (leggi esistenti, commissioni costineppure presi in considerazione...e gli alloggi sono straordinarie come accennato ai punti 3 e 5, ovvero tuite e funzionanti, un prefetto che si informa e ragiona senza pregiudizi), emergono distorsioni ancora vuoti mentre centinaia di persone sono in la REQUISIZIONE degli stabili e l'utilizzo dei patrimoche rischiano di vanificarne l'efficacia. ni dismessi, oltre al reperimento di risorse economiattesa di casa popolare da anni... In sintesi, nonostante l'impegno genuino di molti assistenti sociali e della gran parte del persoche per la realizzazione di case in edilizia sociale. nale del servizio casa del Comune soprattutto a Firenze, si rischia per altre posizioni francamen5-La recente normativa regionale in materia di auto Cosa si aspetta, che Firenze diventi come TOKJO con te autoritarie e restrittive di produrre una retrocessione dei diritti delle persone. recupero dimostra che le occupazioni di alloggi sono, migliaia di tende nei parchi urbani ? Buon lavoro a tutte le sedi UI - Scambiamoci il massimo di informazioni!! o possono diventare, una risorsa aggiuntiva alla solu-
Funzionamento della commissione sfratti: qualche luce e tante ombre
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PRECISAZIONI E REPLICHE AI GIORNALI SULLO SGOMBERO DI VIA DEL ROMITO 55 Se dovessimo smentire punto per punto le falsità e le dichiarazioni riportate oggi da certi giornali in merito allo sgombero i ieri delle case occupate in via del Romito non ci basterebbe probabilmente un giornale intero. Doveroso però intervenire almeno su quelle più gravi. Ci arroghiamo inoltre il diritto di essere gli unici a poter raccontare quanto accaduto martedì anche in virtù del fatto che la polizia per alcune ore ha impedito fisicamente l’accesso ai giornalisti (a proposito, non è forse questa una notizia da riportare sui giornali?). Attualmente una donna è ancora all’ospedale. Azza non è sentita male per il freddo come riportato da tutti i giornali, ma ha subito un trauma che le ha paralizzato la parte sinistra del corpo. E che nessuno provi a ricondurre questo trauma a sue “questioni private”. E’ oggettivamente un trauma che ha precise responsabilità politiche. Azza è una madre di quattro bambini, che ha subito uno sfratto senza nemmeno ricevere un preavviso. Era fuori casa in quel momento e si è trovata da un momento a l’altro in mezzo alla strada con tutta la sua famiglia. Azza, come tutti gli altri occupanti di via del Romito, è una donna che sta lottando coraggiosamente per il diritto alla casa e in dieci giorni ha subito lo stress di ben tre sgomberi effettuati da decine di poliziotti. Ieri era sul tetto per protestare contro l’ennesima operazione di sgombero. A pochi metri da lei, quando ha accusato il malore, gli stessi poliziotti che in via dei Servi qualche giorno prima avevano sgomberato le stesse 12 famiglie (compresa la sua) con la violenza dei manganelli. In
quell’occasione a svenire in mezzo alle cariche della polizia fu un'altra donna che, caduta a terra, è stata calpestata dai celerini che continuavano ad attaccare chi era sul portone. Dopo aver mobilitato centinaia di poliziotti contro queste persone in questi giorni la Saccardi rilancia con dichiarazioni di minaccia di una gravità inaudita. L’assessore “ipotizza denunce al tribunale dei minori” per una fantomatica strumentalizzazione dei bambini da parte del Movimento. Noi rispondiamo che un bambino non ha bisogno di nessuno che lo strumentalizza in questi casi per capire quello che gli succede intorno: per questo motivo in questi giorni erano insieme ai propri genitori sulle terrazze dell’occupazione a gridare alla polizia di andare via, magari dopo aver pianto. Se l’Assessore è
preoccupato per la vita di questi bambini che smetta di mandare la polizia a buttarli in mezzo alla strada e di proporgli di andare in strutture umilianti senza il loro padre o a vivere in un campeggio!! Poi. La Saccardi dice che non tratterà con chi viola la legge. Per dirne due... a noi risulta che il capo della sua giunta e del suo partito, Matteo Renzi, in questi giorni abbia trattato e si sia accordato con un signore di nome Berlusconi. A noi risulta che il proprietario dell’immobile di via del Romito sia stato condannato anche lui in via definitiva per truffa. A noi risulta che il comune aveva promesso la requisizione dello stabile anni ed anni fa senza mai passare ai fatti. Sono bastati pochi giorni, invece, per mobilitare un esercito di poliziotti per eseguire lo sgombero delle famiglie occupanti. L’illegalità delle case occupate è l’illegalità di massa che collettivamente rivendichiamo come legittima pratica di riappropriazione di fronte all’impossibilità di soddisfare i propri bisogni, anche i più elementari come quello della casa! A infastidire realmente tanto Saccardi, Renzi e tutto il PD è la scelta praticata da sempre più persone di lottare contro le ingiustizie che sono costrette a subire (ingiustizie che la legge produce e difende). In tempi di austerità tutti devono stare zitti, subire e dare il “buone esempio” con la propria sopportazione. Dovremmo sopportare l’idea che centinaia di famiglie vengano sfrattate perché non ce la fanno più a pagare l’affitto? L’idea che le famiglie debbano essere divise tra strutture e strada o finire in un campeggio in pieno inverno?
L’idea di persone senza casa in una città con centinaia e centinaia di stabili vuoti abbandonati alla speculazione e al degrado? L’idea che sia più “giusto” una casa vuota, una casa murata, che una casa abitata da chi ne ha bisogno ma non ha soldi? È ridicola e totalmente infondata, inoltre, l’accusa della Saccardi agli occupanti secondo cui questi scavalcherebbero le graduatorie per l’assegnazione delle case popolari. Le case di via del Romito, come quasi tutte le occupazioni, non sono del Comune e non verranno mai assegnate a nessuno! Resteranno abbandonate oppure rimesse sul mercato a prezzi inaccessibili ai più. La Saccardi smetta di fare propaganda sporca e pensi piuttosto a ristrutturare le tante case popolari chiuse in attesa di ristrutturazione. Che smetta di spendere per farne blindare porte e finestre, le sistemi e le assegni! La smette, inoltre, di sventolare come una grande misura un blocco degli sfratti di poco più di un mese! La verità è che a Firenze il Comune sta spingendo sempre più in là un vera e propria guerra a quegli abitanti che oggi subiscono la crisi e finiscono per trovarsi senza un nemmeno un tetto. Ancora dopo lo sgombero di ieri la Saccardi ha rivendicato il “pugno di ferro” verso tutti quelli che lottano per la propria dignità. La situazione è esplosiva. Nessuno sgombero, nessun reparto di polizia, nessuna minaccia può arginare il bisogno di casa che migliaia di persone vivono in città!
occupanti di Via Del Romito 55 il movimento di lotta per la casa
VOGLIAMO UN TETTO PER GUARDARE MEGLIO LE STELLE... Dopo 15 giorni di sgomberi, di Presidi, di iniziative, questa mattina le 14 famiglie sgomberate da Via de'Servi prima, da Via Del Romito poi ... hanno OCCUPATO L'HOTEL CONCORDE in Via de' Gori, nella zona di Novoli a Firenze... L'occupazione dell'albergo era una mossa scontata dopo l'universo di bugie e di falsità costruite intorno alle esperienze del Movimento di lotta per la casa. Lo scorso venerdì una delegazione del movimento di lotta per la casa ha consegnato alla vice-sindaco di Firenze e assessore alla casa Stefania Saccardi un insieme di proposte di "buonsenso " per superare l'emergenza abitativa.
Lo stesso "buonsenso" per una volta dimostrato dalla stessa amministrazione comunale nel dichiarare che non sono in grado di affrontare la crisi e la conseguente emergenza abi- direttamente alla speculazione, al profitto e alla circolazione delle tativa. merci... Ma intanto davanti ad una vera e pro- Neanche uno stabile destinato all'edipria catastrofe sociale i "ras del mat- lizia sociale, neanche un metro quatone" continuano a speculare, a sac- dro per le politiche di recupero urbacheggiare volumi e metri quadri, no, neppure un centro di accoglienza come nel caso del recente regolamen- per i rifugiati politici ... e questa la to sul PIANO URBANISTICO ... chiamano "finanza creativa"... 750.000 metri quadri consegnati Gli occupanti dell'HOTEL CONCORDE
chiedono semplicemente il BISOGNO DI AVERE UN TETTO PER VIVERE DIGNITOSAMENTE E NON SONO DISPOSTE A MOLLARE....
GLI OCCUPANTI DELL'HOTEL CONCORDE IL MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA DI FIRENZE
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Le sette violazioni dell’Italia
Il rapporto annuale del Consiglio d’Europa di Italia, poco più di 2 milioni 171 mila persone. Il Strasburgo denuncia sette violazioni della Carta 30,8%, cioè 5 milioni e 143 mila persone, riceveva tra i 500 e i mille euro di pensione. sociale dei diritti in Italia Per sostenere una condizione di povertà assoluta o relativa di questa fascia di popolazione il governo Berlusconi inventò la «social Card» nel 2008, un contributo di povertà da 40 euro al mese erogato agli over 65 con una pensione inferiore ai 6 mila euro all’anno (8 mila se settantenni) e un patrimonio mobiliare non superiore ai 15 mila euro. Si tratta di una «carta acquisti», rifinanziata anche dal governo Letta, per sostenere la povertà estrema e gli acquisti Quella sulle pensioni minime è una delle sette nei negozi alimentari, nelle farmacie e nelle parafarriscontrate in Italia insieme alla negazione del macie abilitate al circuito Mastercard e per il pagareddito minimo garantito contro la povertà e mento delle bollette elettriche e di fornitura gas. Una l’esclusione sociale, le carenze dell’assistenza possibilità estesa anche ai cittadini stranieri, a condisociale e sanitaria, quelle sulla sicurezza sul zione che abbiano un permesso di soggiorno. lavoro, i sostegni ai disoccupati e contro le discriminazioni di alcune minoranze etniche. Le A Roma questa forma assistenzialistica riguarda da pensioni minime, sostiene il Comitato, sono gennaio 4 mila famiglie con almeno un figlio minore inferiori del 40% rispetto al reddito medio sta- fiscalmente a carico, un reddito Isee inferiore a 3mila bilito da Eurostat. Secondo i dati Istat, in que- euro, e un’abitazione con valore Ici di 30mila euro. sta condizione si trovavano nel 2011 il 13,3% Rispetto agli spaventosi dati sulla povertà dilagante dei 16,7 milioni di pensionati allora presenti in in Italia sono rimedi irrisori. Nel 2011, ultimo anno Le pensioni minime di 506 euro al mese (6.247 euro all’anno) sono inadeguate per garantire la sopravvivenza in Italia. Lo sostiene il Comitato europeo dei diritti sociali che ha diffuso ieri il rapporto annuale del Consiglio d’Europa dove evidenzia 180 violazioni della Carta sociale compiute tra il 2008 e il 2011 dai 38 paesi afferenti ad un organismo che cerca di tutelare i diritti fondamentali delle persone.
Essere senzatetto non è un crimine! Le elezioni del 2010 hanno portato ad una totale, autoritaria e punitiva inversione di rotta: la democrazia costituzionale è stata sostanzialmente abolita; i diritti dei lavoratori sono stati ridotti; il diritto alle prestazioni sociali limitato ed è stato reso effettivo un rigido sistema che prevede l’impiego lavorativo degli assistiti. Le persone in cerca di asilo sono state soggette ad un ingiustificato regime di detenzione; sono state introdotte politiche penali sempre più severe attraverso sanzioni sproporzionate; è stata autorizzata una sorveglianza sugli impiegati statali senza precedenti. Dal passaggio al capitalismo nel 1990, il tasso di povertà e il livello di disuguaglianza dei redditi non sono mai stati così elevati come adesso.
analizzato nel rapporto, l’11,1% delle famiglie era relativamente povero (8 milioni e173 mila persone) e il 5,2% lo era in termini assoluti (3 milioni e 415 mila). Il 2012 è stato catastrofico: i poveri relativi erano 9 milioni e 563 mila, quelli assoluti 4 milioni e 814 mila. In questa condizione non si sono ritrovati solo pensionati, ma giovani e adulti di ogni età, colpiti da disoccupazione e precarietà. La mancanza assoluta di misure a favore del reddito minimo (anche in presenza di ben tre progetti di legge alla Camera, totalmente scomparsi nel torbido dibattito sulla legge elettorale), rende l’Italia il paese più ferocemente classista e avverso alla sopravvivenza dei poveri, dei disoccupati, dei precari e dei working poors . La richiesta del Comitato europeo dei diritti sociali è di istituire un reddito minimo calcolato in base al reddito mediano della popolazione, 600 euro al mese da erogare a tutti, sganciandolo dal ricatto sull’accettazione di un’offerta di lavoro. Precisazione fondamentale che dovrebbe allontanare ogni ipotesi «workfarista»: o accetti un lavoro qualsiasi (che non c’è, tra l’altro), oppure perdi il sussidio. Altra precisazione: questo reddito minimo non c’en-
Mercoledì 15 Gennaio 2014 Del mio camminare l’obiettivo era anche disegnare i paesaggi salienti che mi colpivano, fotogrammi di un pellegrinare per la città che mi ospitava. Il lasciare l’avere creerà, come lo disse lui, e il tempo avrà il suo risultato. Emilio Ardu
Nonostante anni di lotta e proteste, in Ungheria essere senzatetto è diventato un reato punibile. Nel novembre
2012, la Corte Costituzionale ha abrogato una legge che criminalizzava i senzatetto che dormivano in strada, affermando che per lo Stato i senzatetto dovrebbero essere una questione sociale, non criminale. Il partito al Governo ha risposto con la decisione di modificare la Costituzione stessa autorizzando i governi locali a punire la “dimora abituale in spazi pubblici”. Le persone senza casa possono essere già sottoposte a campi di lavoro forzato, ad una pena pecuniaria e alla carcerazione in molte zone di Budapest, e persino numerose autorità locali fuori dalla capitale stanno criminalizzando i senzatetto. Sebbene manchino dati ufficiali, si stima che a Budapest i clochard siano almeno 4000 e addirittura 30mila in tutta l’Ungheria.
Volo n. 2
Noi, senzatetto e membri alleati di la Città è di tutti vi chiediamo di aiutarci ad
Di Enzo Casale
abolire questa disumana legislazione e di esprimere la vostra solidarietà nei confronti dei senzatetto Ungheresi.
Speriamo che possiate trovare il modo per appoggiare la nostra battaglia. Per qualsiasi domanda relativa all’evento, alla documentazione o relativa alla stessa criminalizzazione dei senzatetto, vi preghiamo di contattarci all’indirizzo: avarosmindenkie@gmail.com. La Città è di tutti (A Varos Mindenkie)
VOCI
tra nulla con il Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) per gli indigenti voluto dal governo Letta, trecento milioni di euro da erogare a quasi 5 milioni di poveri assoluti. Praticamente nulla. Il governo si è più volte giustificato, puntando il dito contro i vincoli di bilancio (il famigerato 3% sul deficit/Pil). Per le politiche sociali, a sostegno dell’occupazione o per la tutela del diritto fondamentale ad una vita dignitosa non ci sono mai soldi. Solo la speranza di raschiare il fondo del barile e erogare a pioggia un contributo per gli indigenti. Per il governo sarebbero complessivamente 800 milioni di euro i fondi impegnati in questa impresa, nulla per le politiche attive del lavoro o per il reddito minimo, ritenuto una «chimera» nell’epoca della spending review permanente. Le valutazioni del Consiglio d’Europa sono tardive e fotografano l’istante in cui la crisi era ancora agli albori. ma una cosa era chiara sin da allora: in Italia, chi finisce in condizione di povertà, disoccupazione, malattia o precarietà non può disporre delle garanzie necessarie per vivere in una società dove per Bankitalia il 10% delle famiglie detiene il 46% della ricchezza nazionale. Praticamente è spacciato.
CARNEVALE LA DOPPIA FACCIA Pulcinella è la più bella scultura, degli anni passati . Arlecchino invece è vivo. Pantalone non l’ha ucciso. Ma Arlecchino, dov’è Colombina? Hai scordato tutto, Arlecchino, hai dimenticato l’amore. Hai dimenticato l’umile mortale, che viveva in te. Non eri sincero, hai dimenticato tutto. Per me tu rimani un burattino. Il burattino ribelle, e Pantalone cercava invano. La tua morte. Così come Obama non puo’ difendere un uomo bianco, come Martin Luther King, difese i neri. Doppia faccia, e chissà se anche lui, sia il solito governo fantoccio, che “i signori della guerra” controllano che non sia tutto una farsa, per farci diventare sempre più poveri. Una doppia faccia: mamma e babbo, tutti insieme allegramente. A votarci al suicidio. Carnevale la doppia faccia.
Vola gabbiano su verdi prati, su mari agitate e calmi, su torrenti roboanti, su ruscelli impetuosi. Vola su boschi e colline multicolori, su città sporche e piene di fumo. Vai felice e padrone dei tuoi voli. Non sei più solo; una bianca gabbianotta è con te.
Sisina
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NO TAV
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lettera dal carcere di Chiara Zenobi
Una testimonianza che non necessita di commenti. chi è prigioniero e riempie la stanza di presenze amiche. Qui sotto vi proponiamo una bella lettera di Chiara, Mi sono chiesta qualche volta perché non accontenpubblicato sul sito “macerie“. Ne approfittiamo pure tarmi del privilegio di cittadinanza, avere quasi di per comunicarvi una novità importante: le indagini sicuro una casa, qualche figlio, qualche modo di metcontro i quattro arrestati il 9 dicembre sono state chiutere la pagnotta a tavola. Ma quando scopri che la se e il processo si aprirà il 18 maggio prossimo, con il libertà e l’umanità sono un’altra cosa, quando ti rito del giudizio immediato, davanti alla Corte d’Assise accorgi che gli unici motori della politica e dei grupdi Torino. pi di potere sono il privilegio e il saccheggio, è troppo tardi per tornare indietro. Sei entrato in un altro Carcere delle Vallette, 20 gennaio 2014 mondo, che è dove sono io adesso. Se potessi scegliere mi troverei proprio dove sono. In questo luogo non c’è spazio per coloro che misuraTra i sentieri della Valle, per le vie di Torino, con i miei no la propria misura morale su codici e leggi. Buttare compagni o specchiandomi negli occhi di donne e in strada chi non paga l’affitto o in un lager chi non uomini sconosciuti, imparando ad ascoltare, sce- ha documenti, produrre scorie nucleari, salvare il gliendo di aspettare, correndo più veloce. capitale e distribuire miseria, militarizzare e devastare territori. Tutto a norma di legge, in democrazia. Mi troverei dove si scopre il sapore dolce e intenso Anche il dissenso a condizione che non si metta davdella lotta, qualcuno ti stringe la mano che trema e si vero di traverso alla realizzazione dei piani inesorabigetta il cuore oltre l’ostacolo. Lì dove il caldo, conti- li del progresso e del profitto. nuo e tenace abbraccio della solidarietà non permette a chi è isolato di sentirsi solo, libera la passione di Ma quando troppi zoccoli inceppano l’ingranaggio,
se un uomo, una piazza o una popolazione diventano sto e legale e assaporato il gusto di riprenderci le imprevedibili ed efficaci, è possibile sentire il rumore strade e i boschi, con la minaccia della galera non delle lame che si affilano. Il corpo delle leggi a difesa otterranno un granché. E neanche ci inganneranno delle proprietà pubblica e privata, gonfia tutti i suoi con il valore simbolico delle loro accuse, perché sapmuscoli. Se si scende in strada il giorno sbagliato (o piamo da dove nasce il terrore e ne conosciamo i giusto?), insieme ai sampietrini si può raccoglier il manganelli, i gas, le reti. E gli eserciti, le armi, le macigno della Devastazione e Saccheggio. Se si assu- sbarre. me una pratica radicale contro il sistema sociale, è Non dobbiamo avere paura. Lasciamola respirare a pronta la scure dell’Associazione Sovversiva (o, con quelli che vivono blindati in un’esistenza spesa a un salto in più di fantasia, dell’Associazione a difesa dei propri privilegi e delle proprie mire di sacDelinquere). Per tutto il resto si prepara la gabbia del cheggio. Terrorismo. Qualunque opposizione reale procura Io, in questa gabbia ho i polmoni pieni della libertà danni e rallenta l’avanzata dei progetti, alla fine ogni che ho imparato ad amare lottando, tra i sentieri e azione e lotta efficace potrebbero essere imbrigliate per le vie. in questa categoria di repressione. Lo scopo è facile E come me molti altri. Voi. Solidali, complici e inarreda individuare: una punizione esemplare per qualcu- stabili. no, un monito lanciato a tutti gli altri. Chiara Certo, l’idea di tutti gli anni di carcere evocati da tutte quelle parole stringe lo stomaco in una morsa. È molto più doloroso però immaginarsi inermi a guardare il mondo devastato per il vantaggio di pochi. Da tutti noi, che abbiamo imparato la differenza tra giu-
Ricordiamo che Chiara è stata trasferita e il nuovo indirizzo al quale scriverle è: Chiara Zenobi - Casa Circondariale Rebibbia via Bartolo Longo, 92 00156 Roma
22 febbraio, dalla Val di Susa a Firenze per estendere la solidarietà e rilanciare le lotte!
TERRoRISTA È CHI DEVASTA E mILITARIZZA I TERRIToRI
La Firenze attiva e resistente che si batte per la difesa del territorio, per il diritto alla casa, per la dignità dei migranti, contro le privatizzazioni dei servizi e dei beni comuni, che lotta per un lavoro dignitoso e non vessato da ricatti e sfruttamento aderisce all'appello lanciato per il giorno 22 febbraio dal Coordinamento dei comitati del movimento NO TAV per una giornata di mobilitazione e di lotta ognuno nel proprio territorio. Esprimiamo solidarietà ai quattro no tav Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò arrestati con l'accusa di 'attentato con finalità di terrorismo' per aver danneggiato un compressore. Siamo vicine/i alle altre donne e uomini imputati, sottoposti a restrizioni e condannati a risarcire danni immaginari per oltre 200.000 euro a Ltf , per aver praticato il diritto di resistenza, il diritto alla difesa del proprio territorio dalle invasioni e dallo sventramento.
Circa 600 imputati, più di un migliaio di indagati, decine di persone sottoposte a varie restrizioni (obbligo o divieto di dimora, foglio di via), multe da centinaia di migliaia di euro, un processo contro 53 no tav condotto in un'aula bunker, diversi compagni da mesi agli arresti domiciliari. In questi numeri si può leggere l'accanimento repressivo contro il movimento no tav. Nella crociata condotta dalla Procura di Torino si è aggiunto ad agosto un nuovo capitolo: no tav indagati per “attentato con finalità di terrorismo” - e sottoposti per questo a misure restrittive – per una delle tante passeggiate di lotta contro il cantiere di Chiomonte. Dopo mesi di criminalizzazione mediatica, arriviamo al 9 dicembre, quando quattro notav (Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò) vengono arrestati su mandato della Procura di Torino perché accusati di aver partecipato ad un'azione contro il cantiere avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 maggio. Un'azione che, come già accaduto nelle pratiche del nostro movimento, aveva danneggiato alcune attrezzature del cantiere. Per la Procura di Torino si tratta di "attentato con finalità di terrorismo". Per noi si tratta di una giusta resistenza. L'accusa di “terrorismo” comporta delle pene molto pesanti. Ma nell'inchiesta della Procura torinese si va ben oltre: vengono utilizzati per la prima volta in Italia articoli che definiscono "terrorista" qualsiasi forma di resistenza a quanto deciso dai poteri economici e politici. Ogni imposizione dello Stato, secondo i Pm Rinaudo e Padalino, ammette tutt'al più la lamentela, ma non l'opposizione attiva. Insomma, in questo tentativo di attaccare frontalmente il movimento no tav si sperimentano dei modelli che potranno essere applicati in futuro ad ogni forma di dissenso reale. Ne va della libertà di tutti. Per questo lanciamo un appello per una mobilitazione nazionale sui vari territori per il 22 febbraio: - Contro l'accusa di terrorismo e la criminalizzazione di chi lotta - In solidarietà con tutti i no tav imputati e indagati - per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò e degli altri no tav ancora ai domiciliari - Per rilanciare le lotte - Perché chi attacca alcuni/e di noi, attacca tutte e tutti - Per ribadire con forza che fermarci è impossibile Per questi motivi il Movimento NO TAV INDICE E PROPONE PER IL 22 FEBBRAIO UNA GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE E DI LOTTA OGNUNO NEL PROPRIO TERRITORIO a tutte quelle realtà che resistono e si battono contro lo spreco delle risorse pubbliche, contro la devastazione del territorio, per il diritto alla casa, per un lavoro dignitoso, sicuro e adeguatamente retribuito. Una mobilitazione comune in solidarietà ai compagni di lotta incarcerati, ai compagni di lotta già condannati, a quella innumerevole schiera di resistenti che ancora deve affrontare il giudizio per aver difeso i beni comuni, una giornata di lotta alla quale seguirà nella metà di marzo un appuntamento a Roma per la difesa e la legittimità delle lotte sociali. In preparazione della giornata di lotta si invita ad effettuare assemblee sui territori per sensibilizzare la popolazione sia su questi temi sia sui progetti che si contrastano.
L'intero Paese è animato da realtà che dissentono con il potere costituito per difendere i bisogni reali delle persone, per rivendicare la fine dello sfruttamento sul proprio corpo, sulla propria aria, sulla propria terra e sulla propria acqua. In tutti questi luoghi si interviene con la repressione per bloccare, intimidire e sedare in partenza ogni scintilla di disobbedienza. Anche a Firenze assistiamo alla volontà dell'Amministrazione di non dare risposte ai bisogni della collettività e bloccare ogni forma di lotta con l'autoritarismo. Ricordiamo i 14 no tav che andranno a processo in questa città il 20 maggio e le 30 persone indagate per la manifestazione del 21 dicembre scorso sui temi della crisi. Sgomberi violenti a danno di bambine/i, donne e uomini dalle occupazioni fatte da chi non ha una casa, multe salate, sospensioni e provvedimenti disciplinari verso le autiste e gli autisti ATAF colpevoli di lottare per salvaguardare un servizio pubblico essenziale come il trasporto e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. La nostra città subisce ogni giorno la negazione dei diritti essenziali dei soggetti più deboli, la demolizione dei diritti nel mondo del lavoro, lo spreco di risorse pubbliche finalizzato a grandi opere come il sottoattraversamento Tav e l'inceneritore di Case Passerini che oltre ad essere inutili sono dannose per il territorio e la salute degli abitanti che lo vivono. Per il diritto alla resistenza, per estendere la solidarietà, per rilanciare le lotte e contro il limite all'accesso nelle zone proibite della città invitiamo tutte le realtà e le singole persone ad attivarsi e coordinarsi per dar vita ad un ricco calendario di iniziative di sensibilizzazione e avvicinamento al 22 febbraio. Invitiamo alla diffusione e alla partecipazione dell'appuntamento comune che a Firenze ci vedrà partire alle ore 15:00 da piazza Tasso per poi percorrere le strade del centro e arrivare alla stazione.
Assemblea cittadina di solidarietà al movimento No Tav
APPELLO PER UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE
Appello del Coordinamento dei comitati del Movimento NO TAV. Villar Focchiardo 29 gennaio 2014
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VOCI
LA MORTE CORRE SUI BINARI Muore un manovratore a Firenze SMN nella notte tra il 12 e 13 gennaio. Ancora un Morto sul Lavoro in Ferrovia, ancora un manovratore; Volti, Sguardi, Sorrisi, Voci e Silenzi che non rincontreremo, Sogni e speranze spezzate di un ragazzo di 35 anni morto da solo nell'Agonia di una fredda notte di gennaio, perché da solo a morire è stato lasciato.. E allora Non basteranno le condoglianze di Trenitalia a rincuorare ed aiutare la moglie di Fabrizio, Non riuscirà un miserabile comunicato a spiegare al figlio di Fabrizio che il suo papà non tornerà a casa stasera e nemmeno domani; Non basteranno due misere ore di sciopero, senza neanche chiedersi un Perché, a lavarsi le coscienze e riporre l'ennesimo numero nel cassetto delle statistiche.. Noi siamo qui con Fabrizio per cercare i Perché nascosti nelle giungle dei gattopardi ed inchiodarli sulle facce e sulle schiene dei troppi colpevoli. Colpevole è chi in nome del profitto manda a morire i lavoratori come fossero in guerra; Colpevole è chi sacrifica la Sicurezza sull'altare del risparmio e della produttività; Colpevole è chi in nome del potere violenta i Diritti dei lavoratori; Colpevole è chi tradisce le aspettative dei lavoratori e accorda, accetta, conviene, invece di combattere; Colpevole è chi abbassa
la testa, si inchina al denaro e abbandona compagni e colleghi a lottare da soli. La Manovra è da sempre il settore più pericoloso della Ferrovia; un settore dove negli ultimi anni gli incidenti, le mutilazioni, le morti sono state molteplici...tutti lo sanno, tutti lo dicono, però nessun miglioramento lavorativo e contrattuale è intervenuto negli ultimi anni ad alleggerire i carichi di
lavoro dei manovratori né a rafforzare in maniera significativa le tutele per la loro Sicurezza....troppo costose le tutele; costa assai meno un biglietto di condoglianze. ANZI! anche l'ultimo CCNNLL accettato e siglato da buona parte delle Organizzazioni Sindacali esistenti in Ferrovia, ha pesantemente peggiorato le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, aumentando l'esposizione alla stanchezza e quindi ai rischi per la propria salute. È ora di urlare che
Ue: Parlamento Europeo chiede strategia comune europea per i senzatetto Rinaldi (Alde), necessaria per recuperare fiducia cittadini STRASBURGO, 16 GEN - La Commissione Ue deve presentare al più presto una strategia comune europea a favore dei senzatetto, rispondendo alla necessità di lottare contro ogni forma di discriminazione e marginalizzazione d’intere comunità. È l’appello contenuto in una risoluzione approvata oggi a larghissima maggioranza (349 voti a favore, 45 contrari e 113 astensioni) dal Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo. Nella relazione gli eurodeputati hanno voluto ribadire un messaggio già inviato all’esecutivo comunitario nel 2011, senza però ricevere risposte soddisfacenti. ‘’La responsabilità immediata di affrontare il problema dei senzatetto ricade sui singoli paesi membri, ma una strategia comune a livello europeo ha un ruolo importante da giocare’’, affermano i parlamentari. ‘’Serve urgentemente una strategia per i senzatetto e non capisco perché la Commissione europea non l’abbia ancora presentata, visto che da un lato il consenso politico e la base giuridica ci sono e, dall’altro, il problema nella società esiste e si tratta di un fenomeno in crescita’’, ha commentato il vicepresidente del gruppo dei liberaldemocratici (Alde), Niccolò Rinaldi. ‘’Se si fa qualcosa di buono per i senza dimora, le istituzioni europee recupereranno la fiducia, oggi persa, di tutti i cittadini’’, ha aggiunto l’eurodeputato italiano.
la riduzione del costo del lavoro, in termini di Riduzione del personale ed Aumento dei ritmi e delle ore lavorate, costa Sangue e Morte!! La Sicurezza non si baratta con qualche ticket restaurant!! Le nostre vite Non saranno il tributo da pagare alla loro Crisi! Non saremo il sacrifico da immolare in favore della loro Ripresa...non lo sarà neanche la vita di Fabrizio! Già immaginiamo il balletto dei tanti vigliacchi ciarlatani impegnati a crearsi alibi o semplicemente a pulirsi la coscienza...errori distrazioni, umani, lavorazioni non conformi...troppe ne abbiamo viste di queste scuse schifose e bastarde! Tutti possono distrarsi, tutti possono sbagliare..tuttavia non si può giustificare la morte come fisiologica conseguenza di distrazioni ed errori! Spetta all'azienda ed alle organizzazioni sindacali ammesse alla trattativa, individuare le soluzioni necessarie ad evitare epiloghi tragici in ogni situazione; e NON individuare come sempre la sicurezza possibile in relazione ad i budget di impresa e agli obbiettivi di risparmio. E che dire delle pressioni aziendali per la massima produttività, del clima terrorista di questi ultimi anni nei confronti dei lavoratori, a suon di sanzioni disciplinari, minacce ed evocazioni di precariato!
Siamo con Fabrizio per dire Basta, per aiutare in ogni modo la magistratura ad individuare e inchiodare i colpevoli; Per organizzare la lotta dei lavoratori in favore di un contratto di Lavoro e di un' organizzazione del lavoro più giusta e più sicura; Per evitare che di nuovo un ragazzo di 35 anni trovi la morte in un modo così barbaro e brutale; Per onorare la vita e la memoria di Fabrizio, un compito che spetta a tutti noi! A meno che ancora una volta qualcuno preferisca girarsi e far finta di niente...sperando casomai di non essere il prossimo. Per quanto ci riguarda continueremo a Lottare con ogni mezzo per difendere Sicurezza e le aspettative dei Lavoratori, cercheremo di costituirci parte civile nel processo e comunque forniremo alla magistratura tutti i dati possibili per lo svolgimento dell'inchiesta, soprattutto prepareremo con tutte le OOSS disponibili, un nuovo grande sciopero nazionale per la Sicurezza sul Lavoro e per un nuovo giusto Contratto di Lavoro. Dobbiamo inoltre tutti impegnarci per sensibilizzare l'opinione pubblica, la società civile, il mondo politico, perché (al di la delle tante, troppe, belle parole) si legiferi con priorità assoluta un Nuovo Tessuto Normativo atto a tutelare, senza se e senza ma la vita e la salute dei Lavoratori.
CUB TRASPORTI 14 gennaio 2014
Considerazioni folli e politica dei favori Ci voleva proprio un folle per capire, secondo me, l’attuale situazione politica, ossia un mio caro amico che è proprio un poeta folle. Sono a cena a casa di Giulio (nome di fantasia) ed apro la discussione sul tema politica. “Giulio!, hai visto, Renzi ha fatto l’accordo con Berlusconi sulla nuova legge elettorale, questo delinquente politico e finanziario” “Ma come” dico io “ha fatto tanto e di tutto per essere cacciato dal Senato e dalla scena politica poiché è un pregiudicato e condannato, poi arriva un nuovo segretario PD che è Renzi e lo riabilita”. E lui mi risponde: “Ma come! non l’hai capito!! Cosa ci andò a fare Renzi ad Arcore prima della campagna elettorale? Andò a prendere i soldi di Berlusconi per pagarsi la brillante campagna elettorale; secondo me ad Arcore Renzi e Berlusconi non si sono detti niente, proprio niente di politica, è stato solo un patto di favori tra loro due, ossia: io do i soldi a te per farti salire e tu quando sarà il momento giusto mi farai riabilitare”. Tra affini ci si intende. Ma guardate un pò se ci voleva proprio un folle per farmi luce sulla situazione e la politica dei favori. Francesco Cirigliano
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VOCI DI DONNE
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IL PRIMO FEBBRAIO, AL FIANCO DELLE DONNE SPAGNOLE PER UN ABORTO LIBERO E SICURO!
due specialisti diversi dal medico che eseguirà l’interruzione di gravidanza. Nel primo caso il termine scade alla dodicesima settimana, e solo se la violenza è stata denunciata, mentre nel secondo il limite è fissato a ventidue settimane. Le motivazioni dovranno essere valutate da specialisti della patologia, dopo di che la donna sarà costretta ad attendere altri setti giorni prima di una decisione definitiva, che altri avranno preso per lei. Anche la ricerca di un medico disponibile a praticare l’intervento potrà rivelarsi una corsa a ostacoli, dato che la legge introduce l’obiezione di coscienza per tutto il personale sanitario (dalla diagnosi all’intervento) e proibisce la pubblicità di cliniche in cui si pratichi l’aborto. Altro elemento di forte dibattito è la scomparsa del comma in cui si dettagliava il diritto ad abortire in caso di malattie o malformazioni del feto, ora lasciato all’ambiguità; il diritto all’aborto sarebbe esteso oltre la ventiduesima settimana solo in caso di “anomalia del feto incompatibile con la
vita”, di cui fosse stata impossibile una diagnosi previa. Inoltre, alle minorenni non basterà supplicare i sanitari di firmare il nulla osta, sarà indispensabile anche quello dei genitori, “chiamati a partecipare”. Controllare l’esuberanza di questi corpi è responsabilità della famiglia, come i loro peccati, da punire come dio comanda. Dunque se la nuova legge sarà approvata in Parlamento, saranno medici e psichiatri a tenere in ostaggio i corpi delle donne, ad emettere una sentenza di condanna o assoluzione. Quali saranno gli standard con cui stimare il grave rischio psicologico, a chi il potere di determinare una scelta che dovrebbe essere solo delle donne?
re “al sicuro” e che comunque farebbero bene a non alzare troppo la testa. Lui non è, come ha detto il sindaco Marino, “un orco”. Lui è il figlio di una società che sminuisce continuamente le donne. È figlio di una società che ci chiama “puttana” quando osiamo alzare la testa, che ci vuole ancora chiuse in casa a badare alla famiglia, che non accetta che una donna sia davvero libera e indipendente. È il figlio sano del patriarcato. Il padre di Chiara aveva sporto per tre volte denuncia contro l’uomo che ha massacrato sua figlia. Il padre di Chiara dice che quasi spera che lei non sopravviva, perché Chiara, a diciannove anni, potrebbe “vivere” per sempre come un vegetale. I vicini hanno aspettato due ore. L’hanno sentita urlare per due ore. “Maurizio ha urlato per tutto il pomeriggio. Almeno due ore di grida, parolacce e insulti contro Chiara, si sentiva solo la sua voce nel palazzo. Poi all’improvviso non si è sentito più niente e a quel punto abbiamo temuto il peggio”
Hanno ascoltato grida e insulti per due lunghissime ore. Poi, quando Chiara è stata zitta, a quel punto hanno “temuto il peggio”. È stato lui a suonare ai vicini dopo averla massacrata di botte. È caduta, ha detto. La scusa più classica. È caduta dalle scale, ha sbattuto sulla porta, è inciampata. Eppure ora tutti si affrettano a dire che “era un violento”, “uno poco raccomandabile”. Raccontano che i suoi genitori erano “esasperati”, perché era stato violento anche con loro. E però hanno sentito due ore di grida, di insulti e hanno aspettato che tutto finisse e che l’assassino suonasse alle loro porte. Non dovevano scendere a difendere Chiara, per carità. Magari sarebbe bastata una telefonata.
Dipinto di Silvia Prelazzi
In questi giorni il nemico dichiarato del governo spagnolo sembrano essere le donne, con un progetto di legge antiaborto significativamente denominata “Legge organica di protezione dei diritti del Concepito e della Donna in gravidanza” che, vista la maggioranza di cui gode il Partito Popolare, sembra destinato a riportare indietro le lancette del tempo. Dall’essere un diritto, come nella legge Zapatero del 2010, l’aborto torna ad essere reato, sebbene depenalizzato, e consentito in due sole circostanze, in caso di violenza sessuale o se sussistono gravi rischi per la salute fisica o psicologica della donna. In tutti gli altri casi, sarà vietato per legge, con l’ovvia e terribile conseguenza di un ritorno agli aborti clandestini. La legge, che fa carta straccia della precedente, si presenta dunque ancor più restrittiva di quella in vigore dal’85 al 2010, di cui in parte ricalca l’impianto. I gravi rischi devono essere certificati e motivati da
Chiara aveva, ha diciannove anni. Il suo compagno l’ha massacrata di botte fino a ridurla in fin di vita. Pare che in ospedale abbiano detto di aver visto raramente una persona ridotta in quello stato. E le sue condizioni sembrano peggiorare. “Il danno cerebrale ha compromesso l’intero emisfero sinistro e tutto il tronco encefalico”, hanno detto. I giornali scrivono che lui l’ha riempita di botte per motivi sentimentali. Era geloso. Dice che lei lo aveva tradito. Niente che non abbiamo sentito già. E ogni volta è come un pugno nello stomaco. Ogni volta la stessa orrenda sensazione di rabbia e impotenza. No, lui non l’ha massacrata perché era geloso. Non le ha spaccato la faccia perché lei lo aveva tradito. Lui l’ha ridotta in fin di vita perché è un violento e un assassino, perché è nato e cresciuto in una società che insegna che “la donna è preda e l’uomo cacciatore”, che dice che le donne sono esseri deboli, da tene-
E QUI DA NoI, CHE ARIA TIRA? La legge 194 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, è da anni sempre più a rischio di disapplicazione. La difficoltà di accedere all’IVG rischia di implementare la zona grigia degli aborti clandestini, anch’essi in crescita. Si tratta tuttavia di un collasso annunciato, a causa di una legge che nasce già carente in materia di limitazione dell’obiezione di coscienza, consentendo di fatto la situazione attuale, che ormai sfiora l’emergenza in molte regioni italiane. Un esempio su tutti, quello della regione Lazio, dove l’obiezione registra un inquietante 91%. E in Piemonte? Benché ancora al di sotto della media nazionale, anche qui i dati sono preoccupanti: al 2012, il 67,5% dei/delle ginecologi/he e il 40% degli/le anestesisti/e erano obiettori/trici. A Torino i/le ginecologi/he obiettori rappresentano il 84,6% nella ASL To1, il 69,2% nella ASL To2, il 61,53% in To3, 68,96% in To4, il 61,20% in To5. Nelle altre provincie si registrano situazioni ancor più critiche, in particolare a Novara dove un solo medico è attivo, di
Leggo e ascolto i commenti della gente. Che schifo!
Alessandria (2 medici) e di Cuneo (3 medici). Ma non basta! In Piemonte, come in altre regioni italiane, i movimenti antiabortisti si fanno strada a colpi di leggi e delibere che permetterebbero loro di entrare nei consultori pubblici, trasformandoli in luoghi di predica e propaganda oscurantista, interferendo così nella libera scelta delle donne ad intraprendere il percorso dell’IVG. In Piemonte questi interventi legislativi si chiamano Delibera Ferrero (2010) e Proposta di Legge 160 (2011), entrambi promossi dal governo regionale di destra di Roberto Cota. Invece di vietare l’aborto e di limitare la libertà di scelta delle donne in materia di sessualità e maternità, o di spendere soldi pubblici per finanziare l’intervento privato degli antiabortisti nei presidi sanitari pubblici, costruiamo altri percorsi, questi sì, di consapevolezza e liberazione, quali la prevenzione, la contraccezione e l’educazione sessuale nelle scuole. Ci troviamo di fronte non solo ad una vera e propria aggressione alle donne nel principio stesso di autodeterminazione di sé, ma anche ad una ridefinizione culturale, politica, sociale ed economica dei ruoli, dei comportamenti e delle realtà che le donne abitano e costruiscono per se stesse. Siamo oggi al fianco delle donne spagnole, consapevoli che il percorso di conquista delle nostre libertà passa necessariamente dalla lotta. LA mATERNITÀ NoN SI ImPoNE, SI RISPETTA LA mATERNITÀ NoN SI ACCETTA, SI SCEGLIE SUL CoRPo DELLE DoNNE DECIDoNo LE DoNNE Collettivi Femministi, Associazioni di Donne e Singole di Torino Al fianco delle Donne Spagnole Per l’Autodeterminazione Assassino! Le donne non si toccano, vergogna! Bestia! La pena di morte! Datelo a me! E poi, però, su facebook trovo un video, un “esperimento sociale”. Un uomo e una donna in un parco. Lui la picchia. Entrambi alzano la voce. La gente passa. Passano venti persone. E solo quattro di loro intervengono. Solo quattro persone su venti, vedendo un uomo prendere per il collo, strattonare, insultare una donna, si fermano. Le altre fanno semplicemente finta di niente. Ecco perché la storia di Chiara mi uccide, mi fa male, mi fa schifo, ma no, non mi stupisce. Forza, Chiara.
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MEDICINA DEMOCRATICA
ospedali psichiatrici giudiziari sembra “folle” ma non chiuderanno fino al 2017 Le Regioni chiedono che i termini slittino al marzo 2017. Ancora 890 persone internate in 6 strutture fatiscenti. L’Italia non è in grado di chiudere “luoghi di tortura”. È questo il quadro che emerge in merito agli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg). Luoghi di tortura, appunto, come tempo fa li ha definiti la Commissione europea. Dovevano chiudere il 31 marzo 2013 ma è stato deciso di rinviare la data di un altro anno. Ora però la Conferenza delle Regioni ha stilato un documento in cui si chiede un’ulteriore proroga di ben tre anni. Prossima (ipotetica) chiusura: 31 marzo 2017.
fatto che si doveva e si poteva e si deve lavorare per lo smantellamento di questi istituti attraverso le dimissioni delle persone che sono riportabili sul territorio, cioè quelle in regime di proroga che sono almeno un terzo del totale”. In molti casi quest’ultime non vengono dimesse “semplicemente perché i servizi sociali non hanno presentato progetti di presa in carico e quindi rimangono parcheggiati in Opg, ben oltre la durata della misura di sicurezza comminata dalla sentenza”. Non è quindi un caso che si parli di “ergastolo bianco” dato che le proroghe raggiungono talvolta anche i 20 anni. Un periodo infinito per coloro che devono sopravvivere in queste strutture. Finanziamenti congelati
Veri e propri lager Per capire la realtà dei 6 Opg ancora presenti in Italia bisogna partire da lontano. È negli anni Settanta che queste strutture prendono vita, in sostituzione dei vecchi manicomi criminali. Ma, come tengono a precisare dall’associazione Antigone, è solamente “una questione di pudicizia”: internati imbottigliati di pillole e sedativi, strutture fatiscenti, stanze occupate anche da sette o otto pazienti, letti con le reti bucate nel mezzo per permettere l’espulsione di urina e feci. Insomma, veri e propri lager. Né uscire da tali strutture è così scontato. “I gravi ritardi - ci dice Stefano Cecconi dell’associazione “Stop Opg” - sono relativi al
In totale sono 273 i milioni stanziati dal governo per la riconversione dei 6 Opg in strutture regionali: ben 180 milioni per la riconversione delle strutture, più altri 93 per il personale. Soldi che però, allo stato attuale, rimangono congelati. Nessuno (per ora) ha utilizzato un solo centesimo per ritardi colossali nella presentazione dei progetti da parte delle Regioni. La legge approvata nel 2012 prevedeva infatti che queste avanzassero progetti per la riconversione al ministero della Salute che, di concerto col ministero dell’Economia (che si sarebbe occupato del conteggio delle spese), avrebbe dato l’ok per l’avvio dei lavori. I soldi dunque c’erano ma nessuno, per negligenza o per cattiva gestione, li ha utilizzati. La situazione attuale È difficile dire di chi siano le responsabilità. A sentire le Regioni sarebbe tutta colpa dei tempi troppo stringenti imposti dal governo. “Nonostante il fatto che le Regioni abbiano presentato i programmi per la realizzazione delle strutture sanitarie alternative agli
IL BABBO NATALE ENRICO ROSSI
ture rimarrebbero gli stessi. Secondo Stefano Cecconi dell’associazione “Stop Opg”, infatti, “la chiusura degli Opg non può significare riprodurre nel territorio un’alternativa regionalizzata: facciamo tanti Opg Le istituzioni centrali, però, non sono dello stesso nelle regioni italiane e abbiamo risolto il problema”. avviso. Nella relazione stilata dal ministero della Si dovrebbe invece insistere, secondo le associazioni, Salute e presentata al Parlamento lo scorso 18 sul potenziamento delle misure alternative alla dicembre, infatti, si sottolinea ad esempio come non detenzione previste da ben due sentenze della Corte tutte le Regioni abbiano rispettato i tempi: il Veneto Costituzionale. Il rischio, insomma, è che alla disapnon ha presentato alcunché tanto che “è stata avvia- plicazione segua l’ennesimo dispendio di soldi per un ta la procedura di commissariamento” con tanto di progetto morto già in partenza. “Quello che si sta diffida per il governatore Zaia. Per quanto riguarda portando avanti - aggiunge Cecconi - è un megaproFriuli, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Lazio, getto da 180 milioni per mille e più posti che sono tra Campania, Calabria e Sardegna si è in attesa di pub- l’altro più degli attuali internati. Siamo davvero fuori blicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Per tutte strada. Carmine Gazzanni le altre Regioni si è invece ancora “in attesa del concerto tecnico finanziario del ministero Fonte: Ristretti Orizzonti dell’Economia”. Insomma, ritardi di ogni genere. E intanto Milano, primo centro per senzatetto rimangono internati ancora 890 dimessi dall’ospedale: il 40% è Italiano persone. L’alternativa si chiama Un centro con 20 posti letto per dare accoglienza e aiuto alle persone che vengono dimesse dagli ospeRems, ma non convince dali e non hanno una casa dove poter trascorrere la Secondo la norma, entro il propria convalescenza. Il centro, il primo in Italia, è 2017 i sei Opg oggi esistenti stato inaugurato oggi a Milano. Verrà gestito per 4 dovranno lasciare il posto alle mesi da Arca Onlus e Medici senza frontiere. In quecosiddette Rems (Residenze per sto modo, assicurano i medici di Msf, si aumenterà l’Esecuzione della Misura di la qualità della vita dei pazienti, e il sistema sanitaSicurezza), strutture regionali rio nazionale potrà risparmiare. Spesso queste per(16 in totale) che però, a detta sone si riammalano e sono quindi costrette a tornadi molti, altro non sarebbero re in ospedale. In altri paesi è già dimostrato che che mini-Opg. Cambierebbe la queste realtà possono costare un quinto di quanto forma, dunque, ma la sostanza spenderebbe, con l’ospedalizzazione, il sistema e il funzionamento delle strut- sanitario nazionale. E si stima che il 40% delle persone che utilizzeranno il centro saranno italiane.
Opg - si legge nel loro documento - le stesse non saranno in grado di poter nemmeno avviare nei pochi mesi rimasti, le procedure di gara per la scelta del progettista e dell’impresa esecutrice dei lavori”.
www.progettoarca.org
fonte:RepubblicaTV
REGALA PEZZI DI SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO AL COSIDDETTO VOLONTARIATO FIRmATo A FINE ANNo DALLA REGIoNE ToSCANA UN “ACCoRDo DI CoLLABoRAZIoNE” CoN LE ASSoCIAZIoNI DI VoLoNTARIATo (mISERICoRDIE, PUBBLICHE ASSISTENZE E CRI) CHE CEDE A QUEST’ULTImE, PAGANDoLE PRoFUmATAmENTE, LA GESTIoNE DI UN NUmERo SEmPRE PIù AmPIo DI SERVIZI FINo AD oGGI GESTITI DAL SERVIZIo SANITARIo PUBBLICo.
direzione della privatizzazione della sanità pubblica e della costituzione di un mercato della salute diversificato per reddito e fondato su forme di tipo assicurativo privato. LE LoBBIES DELL’ASSoCIAZIoNISmo SI RITAGLIANo CoSì UN RUoLo DI PRImo PIANo NELLA SPARTIZIoNE DELLA ToRTA RICCHISSImA DELLA SPESA SANITARIA CHE VEDE ATTIVI, INSIEmE A LoRo, ANCHE TANTI SoGGETTI PRIVATI.
Questo accordo si inserisce nel progressivo smantellamento del servizio sanitario attuato dalla Regione CoSA DICE L’ACCoRDo: Toscana partire dalla riorganizzazione prevista dalla delibera 1235 e rappresenta un ulteriore passo nella SUL TRASPoRTo SANITARIo: Sia l’ordinario che quello in emergenza/urgenza sarà rivisitato, le associazioni potranno vedere ridotti gli obblighi riguardanti le attrezzature di bordo sulle ambulanze, le Aziende Sanitarie potranno fornire alle associazioni apparecchiature elettromedicali e garantirne, a proprie spese, anche la manutenzione.
Sulla emergenza/ urgenza, in rapporto con il servizio di 118, le associazioni assumono un ruolo fondamentale così come nei Punti di Primo Soccorso, con la messa a disposizioni, da parte delle aziende sanitarie, anche di sedi in via di dismissione. La Regione si impegna a finanziare anche la formazione dei volontari, a garantire personale alle associazioni, tramite bandi di “servizio civile”, accetta una riduzione della sicurezza permettendo la riduzione da 3 a 2 del personale obbligatorio sui mezzi dell’emergenza. Riconferma la riorganizzazione del 118 che, come previsto dalla del 1235, prevede l’accorpamento delle Centrali operative dalle 12 attuali a 3, entro il 31 /12/2016, passando in via intermedia a 6. TRASPoRTo SoCIALE: Viene ribadita la centralità delle associazioni per realizzare il “welfare di prossimità” pagato dalla Regione e dai pazienti, le cui caratteristiche saranno definite attraverso “patti territoriali”. SANITÀ TERRIToRIALE: La Regione si impegna a favorire lo sviluppo di attività specialistica e diagnostica ambulatoriale gestite dalle associazioni. Questo avviene all’interno di un percorso di ampio affidamento al privato di attività. Le visite specialistiche e le prestazioni di diagnostica ambulatoriale potranno essere prenotate tramite il CUP con un doppio binario: nel servizio sanitario pubblico o in un’agenda di prenotazioni nel privato con tariffa concordata e “calmierata” (per ora). Successivamente questo sarà possibile anche per tutte le prestazioni erogate ambulatorialmente.
Le stesse “Case della Salute” potranno essere allocate all’interno delle sedi delle associazioni insieme dunque alle attività diagnostico/strumentali e ambulatoriali. Si pongono così le basi per la privatizzazione dell’assistenza territoriale. moBILITÀ E SERVIZI DI PRoSSImITÀ: Alle zone periferiche della Regione, che si sono viste privare dei servizi di assistenza sanitaria pubblica, viene offerto solo un rafforzamento delle attività di volontariato delle associazioni verso le quali vengono dirottate molte risorse. PRoTEZIoNE CIVILE: Viene ancora ribadita la centralità dell’associazionismo che la Regione si obbliga a sostenere economicamente incrementando le attrezzature logistiche e le risorse per il loro mantenimento. La Regione si impegna al pagamento dei “rimborsi” (sic) entro 90 giorni. Viene affidata al volontariato lo sviluppo di azioni di prevenzione, di tutela del territorio e di educazione della popolazione. CON QUESTO ACCORDO LA REGIONE TOSCANA PROSEGUE NELL’ATTACCO AL DIRITTO ALLA SALUTE UNIVERSALE E GRATUITA, DANDO AL PRIVATO SOCIALE UN RUOLO DI SPICCO NELLA FUTURA ASSI- STENZA SANITARIA INTEGRATIVA. OCCORRE UNIRE LE FORZE PER COSTRUIRE UNA MOBILITAZIONE CONTRO IL MERCATO DELLA SALUTE E I PROFITTI DI POCHI SUI BISOGNI DI TANTI. COORDINAMENTO TOSCANO PER IL DIRITTO ALLA SALUTE
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APPUNTAMENTI
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Appello della rete Primo Marzo 2014
La giornata del Primo Marzo, giunta nel 2014 alla V edizione, si è consolidata come un appuntamento per rinnovare l'impegno e la lotta per i diritti. Contro il razzismo, le frontiere e lo sfruttamento. Una mobilitazione che da alcuni anni unisce migranti ed autoctoni per affermare la dignità dell'essere umano, il diritto alla libera circolazione e quello di scegliere liberamente dove risiedere, il valore del meticciato. Il 2013 è stato un anno caratterizzato da eventi drammatici e dalla crisi economica: peggiorano le condizioni lavorative, aumentano precariato e disoccupazione. A trovarsi nella posizione più critica sono i soggetti più deboli e ricattabili. E la maggior parte dei migranti si colloca a pieno titolo in questa categoria, anche per effetto della legge sull’immigrazione in vigore, che continua a tenere legati permesso di soggiorno e contratto di lavoro. L’Italia è diventata per i richiedenti asilo un paese di transito, ma le sue frontiere, in molti casi passaggi obbligati per chi aspiri ad entrare nella Fortezza Europa, continuano a rivelarsi come luoghi di morte. La trage-
dia del 3 ottobre non è in questo senso che la punta dell’iceberg. Nonostante ciò, invece di instaurare corridoi umanitari, che consentirebbero ai profughi di arrivare nel nostro Paese in condizione di relativa sicurezza, vengono mantenuti gli accordi bilaterali esistenti per i respingimenti e i rimpatri, viene rafforzata l’agenzia Frontex, si stipulano altri accordi di cooperazione militare. Una legge organica sull’asilo, di cui tante volte è stata sottolineata la necessità, ancora non c’è. Gli accordi di Dublino sono stati modificati in peggio, senza intaccare il principio per cui il richiedente asilo dovrà permanere nel primo Paese dell’Ue in cui sarà identificato, a prescindere dai suoi progetti di vita, dai suoi legami e dalla sua volontà. Il sistema Cie, unanimemente riconosciuto come disumano, costoso e persino incapace rispetto agli scopi assegnati, rimane in vita, sebbene giorno dopo giorno, l’implosione di vari centri abbia portato a una riduzione di quelli operativi. La tanto attesa nuova legge sulla cittadinanza, che dovrebbe contemplare il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli, non c’è ancora. A quella per riconoscere il diritto di voto amministrativo agli immigrati di cui non si parla più. Eppure erano
entrambe proposte di legge popolare a cui si era arrivati attraverso la campagna L’Italia sono anch’io con centinaia di migliaia di firme. Il ministero affidato a Cécile Kashetu Kyenge ha rappresentato un segnale significativo che lasciava presagire una volontà di cambiamento. Ma va sottolineato che il disinteresse e l’inazione complessivi del Governo e del Parlamento sul tema immigrazione hanno fatto sì che ad oggi nel concreto poco sia cambiato. Proposte interessanti continuano ad arrivare dalla società civile. Fra gli esempi il contributo della Carta di Lampedusa, e l’appello del comitato Della stessa barca che ha come obiettivo una urgente grande manifestazione nazionale il 12 aprile. La giornata del Primo Marzo 2014 s'inserisce in questo percorso come tappa importante per il riconoscimento dei diritti dei migranti e il rispetto della dignità di tutte e di tutti. E anche la Rete Primo Marzo tornerà a proporre una mobilitazione diffusa su tutto il territorio con varie iniziative e per chiedere: 1. Una nuova legislazione in materia di immigrazione. 2. La cittadinanza per tutti i figli di migranti nati o cresciuti in Italia.
3. Il diritto di voto amministrativo e regionale per stranieri residenti. 4. Instaurazione di corridoi umanitari. Legge sull'asilo politico. Accoglienza degna ed effettiva 5. Pieno riconoscimento del diritto di ricongiungimento familiare più ampio e meno restrittivo. 6. Rispetto dei diritti dei lavoratori e lotta al caporalato e allo sfruttamento lavorativo. 7. Libera circolazione; abrogazione degli accordi bilaterali di respingimento e rimpatri. Abolire dispositivi di monitoraggio e di controllo militari del mediterraneo come il Frontex. 8. Chiusura immediata di tutti i Cie. 9. Impegno per una informazione qualitativamente e formalmente corretta rispetto alle questioni che riguardano l'immigrazione. Contro ogni forma di discriminazione e razzismo. Per una società meticcia e inclusiva che si rifaccia ai principi della Carta dei Migranti e della Carta di Lampedusa, Dichiarazione di Roma, nel quadro del rispetto della carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea.
MaNiFestaZioNe NaZioNale
CONTRO IL RAZZISMO E PER I DIRITTI DEI E DELLE MIGRANTI più che mai necessario recuperare la memoria sulle ingiustizie originate dal razzismo e dalle politiche discriminatorie, dallo sfruttamento e dalla negazione di identità di interi popoli, affinché diventi possibile la costruzione di un futuro fondato sul rispetto reciproco, la parità di diritti e la giustizia sociale. Un futuro in cui non debbono esistere divisioni basate Alle assemblee hanno partecipato esponenti di sulla provenienza nazionale, un futuro includente, diverse associazioni (sotto elenco dei partecipanti) che parta da un presente nel quale molti e molte già ed è nato il Comitato Nella Stessa Barca. si riconoscono e si incontrino. A giugno e novembre 2013 sono state realizzate due assemblee con l’intento di costruire un percorso di convergenza tra le diverse associazioni ed organizzazioni antirazziste e di immigrati/e che a livello nazionale si occupano delle problematiche relative ai diritti dei e delle migranti.
manifestazione nazionale che rivendichi i diritti nessuno debba sentirsi straniero o cittadino di serie B dei e delle migranti, perché solo partendo dai più vulnerabili, ricattabili e precari si potrà garantire • Una nuova legge sull’immigrazione che tuteli i diritti delle persone diritti a tutta la società. Una manifestazione che accolga tutti quelli che non vogliono vivere circondati da muri invalicabili ma ristabilire regole di convivenza fondate sulla partecipazione paritaria.
• Il diritto di voto ai cittadini e cittadine immigrati
Una manifestazione che abbia obiettivi concreti che Nell’ultima assemblea realizzata a novembre a Per questo abbiamo deciso di chiamare ad una ci permettano costruire il sogno di un paese in cui Firenze, era stata decisa la costruzione di una manifestazione nazionale a fine marzo, in base ai contenuti definiti nel documento elaborato collettivamente dai partecipanti all’assemblea.
• La chiusura dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE)
SIAmo TUTTI E TUTTE NELLA STESSA BARCA! manifestazione nazionale contro il razzismo e per i diritti dei e delle migranti 12 aprile – Roma Viviamo in un paese, e in un continente, in cui sempre di più si va affermando una società variegata e meticcia. Ma nonostante questo, governi ed istituzioni, si ostinano ad elaborare politiche e leggi che fomentano la paura del diverso nelle società e la cristallizzazione delle identità.
• Il diritto di cittadinanza a chi è nato o cresciuto in Italia
• La creazione di lavoro legale e dignitoso come misura per uscire dalla crisi • L’applicazione degli stessi diritti per tutti e tutte sulla casa, la salute, l’istruzione il welfare • Una legge organica sul diritto di asilo Solo la realizzazione di queste misure potrà garantire l’affermazione di una società senza discriminazione né razzismo! E per farlo è necessario che ci si mobiliti tutti, autoctoni e migranti, perché SIAmo TUTTI NELLA STESSA BARCA!
Per questo ci vedremo a Roma, sabato 12 aprile.