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150 luglio/agosto 2012
I detenuti di Sollicciano prendono la parola Dopo una valutazione da parte nostra dell’iniziativa dei Radicali di una mobilitazione di quattro giorni (18-21 luglio) di non violenza, sciopero della fame e del silenzio, all’interno degli istituti penitenziari, per la richiesta di Amnistia, è da noi stata ritenuta poco incisiva, vista la situazione intollerabile e anticostituzionale in cui versano le Carceri. A tale proposito i Detenuti del carcere di Sollicciano hanno pensato d’integrare l’iniziativa dei Radicali con lo sciopero dei lavoranti, per rimarcare le disastrose situazioni in cui versano le carceri in Italia (mancanza di fondi, sovraffollamento, impossibilità lavorative, negazione all’istruzione, mancanza di fornitura dei prodotti per l’igiene, assistenza sanitaria minimo garantita, ecc…) fra l’indifferenza della politica e della società cosiddetta civile. Da un incontro con la Direzione dell’Istituto dove portavamo a conoscenza la nostra scelta di sciopero, consapevoli delle difficoltà che tale forma di protesta avrebbe determinato (impossibilità di garantire il vitto, il servizio di pulizie interno ecc…) i detenuti hanno deciso di promuovere una iniziativa alternativa devolvendo il proprio salario (delle 4 giornate del mancato sciopero) alle popolazioni terremotate dell’Emilia. Questa scelta di solidarietà ai terremotati è la risposta di noi Detenuti alle affermazioni negative e offensive (chiamandoci sciacalli) emerse da parte della stessa popolazione terremotata, in occasione della proposta del Ministro Severino ad utilizzare l’impiego dei Detenuti nell’opera di rimozione e ricostruzione delle zone terremotate. Firenze, 16 luglio 2012
Illustrazione di Stefano Galdiero
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“ Periferie al Centro onlus” Via del Leone, 76 - 50124 Firenze Tel/fax 055 2286348 Lunedì , mercoledì , venerdì 15 - 19. redazione@fuoribinario.org email: www.fuoribinario.org sito: redazione.fuoribinario skype:
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Disegni di Andrea e Sara (10 anni) “La natura di giorno” e “La natura di notte”
La bacheca di Fuori Binario
MORMODOU una TERAPIA POPOLARE Acquisire abilità mentali per meglio organizzare la propria vita. I pensieri, le emozioni, le sensazioni sono come degli ospiti che ci vengono a trovare, dobbiamo farli accomodare tutti, senza rifiutare quelli spiacevoli ed accettare solo quelli piacevoli, osservarli, offrire loro da bere e mangiare, poi salutarli, senza seguirli. È un percorso, per cambiare il modo di relazionarsi alla nostra esperienza personale, che ha una prospettiva multiculturale, sociale ed ecologica. Sono nove tappe, la prima introduttiva, di circa due ore ciascuna. UN NUOVO CICLO di 9 incontri settimanali in via del Leone 76, 50124 FIRENZE presso la sede di Fuoribinario il mercoledi dalle ore 18 alle 20, dal 2 ottobre/2012 al 27 novembre/2012
Fuori Binario cerca volontari per realizzare nuovi progetti redazione@fuoribinario.org - Tel. 055 2286348
Gli incontri saranno condotti dal dr. Gian Luca Garetti, medico e psicoterapeuta Il costo simbolico dell'intero ciclo è di 50 euro da devolvere all'Associazione Fuori binario PER ADESIONI: mandare email a: gianluca.garetti@alice.it o telefonare al 3348668064 o lasciare messaggio al 0553427368
La Bottega di Fuori Binario rimane chiusa dal 6 al 18 agosto, riapriremo lunedì 20 con tanti articoli nuovi, venite a trovarci. Via Gioberti 5r lato Piazza Alberti
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Proposta di iniziativa popolare per l’abolizione della pena dell’ergastolo (art.22 Codice Penale)
altra pena perché ti ammazza lasciandoti vivo ed è una pena molto più lunga, dolorosa e disumana, della normale pena di morte. Spesso un ergastolano, un uomo ombra, pensa di essere morto pur essendo vivo, perché vive una vita senza vita. Nessun essere umano dovrebbe tenere un altro uomo chiuso in una gabbia per tutta la vita. Ad una persona puoi levare la libertà, ma non lo puoi fare per sempre, per questo l’ergastolo, “La Pena di Morte Viva”, è più atroce e inumana di tutte le altri morti. Poi in Italia esiste l’ergastolo ostativo ai benefici penitenziari (art. 4 bis O.P.) che La nostra Costituzione stabilisce: esclude l’accesso alle misure alternatiArticolo 27 - Le pene non possono con- ve al carcere, rendendo questa pena un sistere in trattamenti contrari al senso effettivo “fine pena mai” e t’impone di di umanità e devono tendere alla riedu- scegliere fra due mali: o stai dentro fino cazione del condannato. alla morte o metti un altro al posto tuo. Articolo 50 - Tutti i cittadini possono E ci vuole tanta disumanità e cattiveria rivolgere petizioni alla Camere per chie- per far marcire una persona in cella per dere provvedimenti legislativi o esporre sempre, perché quando non si ha nescomuni necessità. suna speranza è come non avere più L’ergastolo è più atroce che qualsiasi vita. Continuare a tenere dentro una
26 GIUGNO 2012 Nella giornata che l’ONU dedica alla tortura nel mondo noi cittadini italiani facciamo uno sciopero della fame per denunciare la condizione di tortura a cui sono sottoposti quasi tutti i detenuti e le condizioni di inciviltà in cui sono costretti a vivere i reclusi. • No al sovraffollamento che ha portato a varie condanne dell’Italia da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo; • No all’ergastolo. In Italia sono 1500 i detenuti condannati a questa pena disumana. La maggior parte di loro hanno l’ergastolo ostativo e quindi dovranno morire in carcere; • No alle sezioni a 41 bis, all’uso dell’isolamento 22 ore su 24 in una piccola cella e solo due ore per l’aria e la socializzazione con un altro detenuto (nelle aree riservate) e con altri tre nelle sezioni “normali”, no ai colloqui di una sola ora mensile con i propri familiari e dietro vetro antiproiettile, no ad un’enorme serie di limitazioni che producono danni irreparabili di natura fisica e psichica; • No alle troppe morti nelle carceri italiane; • Sì alla chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari (per ora siamo circa a metà); • Sì alla creazione di strutture fuori dalle carceri per i bambini e le loro madri condannate (per ora vi è solo l’esperienza positiva di Milano); • Sì all’attuazione dell’art.27 della nostra Costituzione che dice che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione dl condannato”. Ma le carceri dove si cerca di concretizzare queste affermazioni così importanti si contano sulle dita. E tutte le altre? • Sì alle parole espresse sulle condizioni disumane nelle carceri dal nostro Presidente della Repubblica e dalle più alte autorità dello Stato. E quando dalle parole si passerà ai fatti?
Associazione Liberarsi
persona quando non è più necessario è un crimine contro l’umanità. Ogni persona dovrebbe avere diritto ad una speranza e per tutti ce n’è una, ma non per gli uomini ombra.
faccia più male della vendetta, perché il perdono costringe un uomo a non trovare dentro di sé nessuna giustificazione per quello che ha fatto,
se tu sai che in Italia ci sono giovani ergastolani che al momento del loro arresto erano adolescenti e che ora invecchieranno e moriranno in carcere - senza nessun’altra possibilità di rimediare al male che hanno fatto - e che solo in Italia, non in nessun altro Paese del mondo, esiste la pena dell’ergastose tu pensi che un uomo non possa lo ostativo, essere considerato cattivo e colpevole per sempre e che una pena per essere se tu sei d’accordo con tutto questo, giusta debba avere un inizio e una fine, lascia la tua adesione a questa Proposta perché una condanna che non finisce di iniziativa popolare per l’abolizione mai non potrà mai rieducare nessuno, della pena dell’ergastolo Se tu sei d’accordo che un ergastolano debba uscire perché lo merita e non perché usa la legge per uscire dal carcere e che una pena senza fine è una vera e propria tortura che umilia la giustizia, la vita e Dio,
se tu credi che dopo tanti anni di carcere non si punisca più quell’uomo che ha commesso il crimine, ma si finisca per punire un’altra persona che con quel crimine non c’entra più nulla, perché la persona è cambiata, e che il perdono
Ansa, 19 giugno 2012 Colto da malore e ricoverato nell’ospedale Cardarelli di Campo-basso, al 30/o giorno di sciopero della fame, il consigliere nazionale del Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria (Sappe), Aldo di Giacomo. Ora è nel reparto di Medicina del nosocomio molisano. “Le sue condizioni - ha spiegato il suo medico personale - non gli consentono di proseguire nella sua protesta”. Di Giacomo aveva cominciato lo sciopero della fame il 23 maggio scorso per sensibilizzare le istituzioni sul problema del sovraffollamento delle carceri.
A Sollicciano detenuti appiccano fuoco a pezzi stoffa Caos a Sollicciano. Come si legge in un articolo apparso stamani sul Corriere Fiorentino, in segno di protesta i detenuti hanno dato fuoco a pezzi di stoffa impregnati di olio e li hanno lanciati dalle finestre, hanno iniziato a urlare e battere le pentole alle sbarre. I reclusi sono stati fatti uscire dalla sezioni fino a quando la protesta non si è placata. Inoltre, da mercoledì il 90 per cento di loro è in sciopero della fame, seguendo l'esempio del leader radicale Marco Pannella, e i pasti distribuiti ritornano al mittente. La protesta inscenata dai detenuti è per il sovraffollamento nel quale versa Sollicciano, dove ci sono circa mille detenuti ma la capienza regolamentare dovrebbe essere di circa la metà . "Il problema - spiegano gli agenti di Sollicciano al Corriere Fiorentino - è che la convivenza all'interno degli istituti in questa stagione, tra il caldo insopportabile e il sovraffollamento, diventa davvero impossibile. Se a questo aggiungiamo la tensione provocata dalla fame la situazione è davvero esplosiva. Noi lasciamo aperte tutte le porte per fare in modo che passi l'aria, ma di più non si può fare, sempre di una struttura in cemento si tratta. Da poco abbiamo un congelatore in ogni sezione per consentire ai detenuti di tenere le bottiglie di acqua o il ghiaccio sintetico per le borse termiche. Ma lo sciopero della fame in questa situazione non ci aiuta per niente".
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Un sorriso e un grazie fra le sbarre Visto l’esemplare impegno e l’attiva applicazione nell’attività lavorativa di bibliotecario, tradottasi anche nella fattiva e disinteressata ricerca di donazioni di libri con cui arricchire il patrimonio librario della Biblioteca di questa Casa di Reclusione, concede a Carmelo Musumeci Encomio distintosi per particolare impegno ed applicazione nell’attività lavorativa in qualità di bibliotecario. Voglio condividere questo encomio che ho ricevuto dal Direttore della Casa di Reclusione di Spoleto con tutte le casi editrici e con tutti i privati che hanno donato molti libri alla Biblioteca del carcere. E farvi sapere che spesso i libri aiutano i detenuti a sentirsi ancora parte del mondo, a continuare a vivere e a sognare un futuro migliore, perché quando si legge non si smette mai di crescere, imparare e amare. Il mio cuore, anche in nome di tutti i detenuti ed ergastolani, vi dice grazie della vostra generosità e vi assicura che i libri che ci avete mandato ci rallegrano il tempo, il cuore e la mente. Un sorriso e un grazie fra le sbarre. Il bibliotecario del carcere di Spoleto. Carmelo Musumeci Chi vuole può scrivere "direttamente" a Carmelo all'indirizzo mail zannablumusumeci@libero.it Tale indirizzo è gestito dai volontari che vedono Carmelo ogni mercoledì mattina in Carcere e gli portano la stampa delle mail che arrivano a tale indirizzo (in carcere non è permesso l'uso di Internet e mail). Vi segnalo anche il sito di C a r m e l o : www.carmelomusumeci.com (anch’esso gestito da volontari)
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Digiuno di solidarietà CALABRIA / DIGIUNO DI SOLIDARIETÀ DEI SINDACI DELLA LOCRIDE Migranti, un modello di integrazione ucciso dai tagli della Protezione civile TAGLIO MEDIO - SILVIO MESSINETTI RIACE (RC) A Riace, Caulonia e Aquaformosa 250 rifugiati sono alla disperazione nonostante la solidarietà dei comuni. In una terra difficile hanno costruito giorno dopo giorno un'esperienza unica. Un modello di accoglienza basato sulla solidarietà: trasformare i richiedenti asilo, i rifugiati, da «problema» in risorsa all'interno di un possibile progetto di integrazione. E hanno dimostrato nei fatti che un'altra politica migratoria è possibile. A Riace e a Caulonia, ma anche ad Acquaformosa, Benestare e Camini, i migranti non sono reclusi nei Cie o nei Cara, ma vanno a scuola, giocano a pallone, si ritrovano tra di loro, frequentano le strade e le piazze, parlano con tutti. Quando
riescono, lavorano. Non sono ingabbiati come carcerati in fortezze sorvegliate. Costano alla comunità meno della metà di un immigrato «detenuto» in centro. Qualcuno però vuol mettere in crisi questa utopia realizzata. «Un anno fa, in seguito all'emergenza Nord Africa, lo Stato ci ha chiesto di ospitare dei disperati che scappavano dalla guerra e dalla fame - spiega Ilario Ammendolia, già sindaco di Caulonia - e noi l'abbiamo fatto obbedendo ad un moto spontaneo di solidarietà. Abbiamo aperto le nostre case e i nostri paesi a questi ragazzi in fuga. Abbiamo firmato una regolare convezione con la Protezione civile e circa duecentocinquanta immigrati sono arrivati». Da quasi un anno però la Protezione civile non sborsa un solo euro. Chiunque può capire che un numero così elevato di immigrati non può mantenersi sulla sola solidarietà dei volontari. Hanno cominciato a tagliare la cor-
rente elettrica dalle case, molte farmacie non fanno più credito, così come i negozi di generi di prima necessità. «Un modello di accoglienza come il nostro che in altre realtà sarebbe stato un fiore all'occhiello, qui da noi si lavora per distruggerlo». A Caulonia sono rimaste due famiglie palestinesi, prelevate dal deserto da un aereo del Viminale e trasferite nella Locride, tra cui tre anziani compresa una signora completamente cieca e tre bambini di cui, la più piccola, nata a Caulonia. Oggi sono stati rimossi e rimpatriati. Una visione burocratica del problema li ha semplicemente cancellati. Per protestare contro questa situazione insostenibile, il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ha iniziato dal 18 luglio uno sciopero della fame insieme ad Ammendolia, al sindaco di Acquaformosa (borgo cosentino celebre per essere il primo comune «deleghistizzato» in Italia) Giovanni Mannoccio, all'ex sindaco di Rosarno, Peppe Lavorato, e all'attivista antirazzista, Giovanni Maiolo. L'Assopace di Milano ha aperto un conto <http://www.ilmanifesto.it/> e
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una raccolta fondi per rompere il muro di indifferenza, e decine di attestati di solidarietà sono arrivati da cooperative, realtà di base, sindaci, organizzazioni politiche e sindacali, semplici cittadini. Tace invece il ministro dell'Immigrazione, Andrea Riccardi (fondatore della Comunità di Sant’Egidio ndr), sebbene sia a conoscenza dell'emergenza migranti in Calabria. E tace Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. E così una mancata firma (del decreto di liquidazione) rischia di ridurre alla fame centinaia di migranti, danneggiando l'economia di interi paesi. Perchè a queste latitudini anche la burocrazia a volte può uccidere. Non solo la 'ndrangheta.
Giovanni Maiolo
U.N.A.R - Uguaglianza in Azione Un ringraziamento a tutti coloro che hanno “partecipato attivamente e con convinzione a questa eccezionale stagione di passione, impegno civile, cambiamento per l’affermazione di una cultura della non discriminazione diffusa, condivisa, concreta nella sua operatività quotidiana, ancorata ai territori e sganciata da qualsiasi ingerenza politica, mai semplicemente enunciata senza essere poi essere concretamente praticata”. Così, dopo tre anni di mandato, Massimiliano Monnanni si congeda da direttore dell’Unar con una lettera indirizzata alle istituzioni e agli operatori del settore. Un grazie è indirizzato, in particolare, all’ex ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna che nel 2009 “ha voluto un Unar diverso dal passato, sinceramente autonomo e imparziale, aperto anche a problematiche e questioni per le quali non esisteva un interlocutore istituzionale in grado di prendere in carico e rimuovere discriminazioni e pregiudizi”. Ma anche al ministro Andrea Riccardi, “con cui da novembre ad oggi ho collaborato costantemente sui temi del razzismo e della xenofobia, nonché sul tema fondamentale dell’inclusione dei Rom e dei Sinti” e a Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità, “che come ho appreso lo scorso 11 luglio – nel mentre illustrava pubblicamente come la spending review impedisse ogni possibilità di una mia riconferma all’Unar – ha espresso e sottolineato altrettanto pubblicamente tutta la sua stima e l’apprezzamento personale per la competenza, la passione e l’impegno con il quale ho diretto l’Ufficio”. “Le sue affermazioni mi hanno consentito di verificare nel concreto l’esistenza di un consenso e di una stima nei confronti dell’Unar e miei personale che ritenevo si ampio, ma francamente non unanime e direi quasi imbarazzante – aggiunge -, come ha documentato l’avvenuta sottoscrizione di un appello di sostegno all’attuale direzione
dell’Ufficio che ha raccolto in pochi giorni oltre 120 adesioni di associazioni e federazioni tra le più significative e rilevanti nel settore dei diritti umani”. Monnanni ricorda che in soli tre anni l’Unar, “ha gestito un numero di istruttorie pertinenti quasi doppio rispetto a quello gestito in quasi il doppio degli anni dalla gestione precedente, mentre sono circa 200 i procedimenti giudiziari monitorati dall’Ufficio in tutte le diverse fasi previste, al duplice scopo di assicurare la tutela delle vittime e di verificare l’efficacia della norma – in particolare rispetto all’aggravante prevista dalla cosiddetta “Legge Mancino” – nella sua concreta attuazione”. Nella lettera vengono elencati anche gli interventi su amministrazioni locali, aziende sanitarie, regioni, enti nazionali, così come in alcuni casi sulla stessa Presidenza del Consiglio presso cui opera l’Ufficio. Sono 11, invece, le Regioni – cui si aggiunge il Veneto -che hanno sottoscritto accordi di collaborazione con l’Unar al fine di dare compiuta attuazione a quanto previsto dall’articolo 44 del TU sull’immigrazione, mediante l’istituzione di centri territoriali contro le discriminazioni razziali. Vengono ricordate anche le attività di sensibilizzazione, a cominciare dalla “Settimana d’azione contro il razzismo” e la “Settimana contro la violenza” : “due capisaldi diffusi capillarmente sui territori e nelle scuole, con interventi ed azioni condivise, aperte alla collaborazione delle organizzazioni di settore”. Sul
fronte della formazione oltre 2.500 sono state le persone formate e aggiornate sia nell’ambito delle Regioni e degli enti locali “che hanno partecipato al percorso di costruzione delle reti territoriali che tra le stesse organizzazioni di settore, mentre grazie ad una concorde sinergia con la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri, l’Unar insieme all’Oscad osservatorio contro gli atti discriminatori a valenza penale voluto dal Capo della Polizia Antonio Manganelli, hanno avviato una inedita attività di formazione delle forze dell’ordine – aggiunge Monnanni -. Il direttore sottolinea anche la significativa collaborazione con la Consigliera di parità Alessandra Servidori e la rete delle consigliere regionali e provinciali e “la proficua collaborazione con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e della neo costituita Associazione abbiamo contribuito a diffondere e curare l’applicazione della Carta di Roma, mediante una serie di azioni specifiche nelle singole realtà regionali, mentre vedrà la luce a settembre la prima indagine nazionale sui linguaggi discriminatori nelle trasmissioni televisive”. “Il focus sulla promozione dei diritti delle comunità rom e sinti da un lato e dei rifugiati e richiedenti asilo – con una piena e reciproca collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati diretto da Laura Boldrini – dall’altro ha condotto oltre che all’adozione della prima Strategia nazionale approvata dal Consiglio dei Ministri il 24 febbraio u.s. anche alla istituzione di due specifici back office
tematici, che in costante collaborazione con il contact center, assicureranno la necessaria consulenza legale per la presa in carico di singole discriminazioni segnalate – aggiunge -. Il tema delle discriminazioni LGBT ha finalmente trovato una interlocuzione operativa che, pur con i limiti connessi ad un quadro normativo carente, ha consentito di pervenire per la prima volta in assoluto ad un impegno formale del Governo a prevedere entro il 2012 l’adozione di un piano di azione ad hoc collegato al Programma varato dal Consiglio d’Europa cui l’Italia, tramite l’UNAR, ha già aderito”. Infine Monnanni ricorda che “l’Unar è impegnato, entro il 2012, a predisporre e sottoporre all’approvazione del Consiglio dei Ministri, per la prima volta in assoluto, un piano di azione contro il razzismo e la xenofobia. Sarà questo il primo banco di prova che chi prenderà il mio posto dovrà affrontare e – spero con sincerità – sicuramente supererà, se trasfonderà nell’incarico di Direttore dell’UNAR lo stesso impegno, la stessa dedizione, la stessa passione che credo di aver dato giorno dopo giorno in questi tre anni di intenso lavoro. Da parte mia – conclude – continuerò comunque a lavorare sul tema dei diritti e delle discriminazioni, convinto come sono che il coordinamento e la promozione di strumenti attenti alla costruzione di processi di relazione, di partecipazione attiva e di responsabilità condivisa che coinvolgano direttamente il singolo cittadino, le istituzioni e la società civile, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, debbano comunque essere parte integrante ed essenziale di un ufficio pubblico, tale da rappresentare uno strumento efficace, potente e concreto per la coesione sociale nel nostro Paese”. Nuovo recapito del Dott. Massimiliano Monnanni
massimilianomonnanni@gmail.com La Segreteria UNAR
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Abbiamo partecipato, in fretta e furia, al Presidio antifascista convocato Lunedì mattina da Palazzuolo strada aperta. Penso sia necessario fare un passo indietro per provare a fare un bel salto in avanti... Da molti mesi in Via Palazzuolo si respira un aria pesante, smorzata solo ultimamente dal lavoro volontario di un gruppo di uomini e donne solidali e antirazzisti. Questo clima di delirio securitario ha, nei fatti, sdoganato pure i fascisti del secondo e del terzo millennio. Prima il comizio della Giovane Italia, sigla della destra nostrana gemellata ad Azione Giovani, e quindi i fascisti di Forza Nuova... Penso, a ragione, che il ruolo pìù sporco nella vicenda di un intero anno di follia securitaria sia da addebitare per intero ai voltafaccia del Partito Democratico, che sia nel centro che nella periferia cittadina inventano politiche del controllo sociale per poi dissociarsi dai loro stessi comportamenti. Insieme a questi signori, il ruolo letteralmente nefasto di certa stampa che monta episodi banali come una semplice leticata tra una barista cinese e un frequentatore domenicano (episodi di normale quoti-
Su Via Palazzuolo per andare oltre dianeità...) e li fa passare come modelli simbolo del degrado metropolitano... Come interpretare la nascita di Comitati per la sicurezza nel territorio ... richiesti dallo stesso presidente del quartiere uno ... E come interpretare la richiesta di carabinieri fuori servizio a vigilianza dei negozianti, ma solo di quelli italiani... Questo clima ha portato prima la Polizia ad effettuare una serie di operazioni di "pulizia etnica" che ha visto le vittime privilegiate nei richiedenti asilo somali ... con fermi continui e anche pestaggi ... che per alcuni mesi si sono ben guardati dal tornare in Via Palazzuolo ... e successivamente le formazioni para fasciste nel subdolo tentativo di montare la guardia a tutela dell'identità tutta italiana di Via palazzuolo. Non dire queste cose sarebbe da ipocriti e da persone meschine. Le disdell'ultimo sociazioni minuto appaiono ancora più squallide, nella forma e nella sostanza... In un pomeriggio di maggio un corteo di alcune centinaia di uomini e donne del movimento di lotta per la casa ha rotto il silenzio. Lo ha fatto in FORMA DURA e DETERMINATA ma necessaria per ricominciare a respirare un pochino di libertà e di diritto alla difesa. La nascita di Palazzuolo stradaperta, un comitato di abitanti, giovani e antirazzisti un diverso e necessario punto di riferimento. Le differenze con le pratiche di movimento sono evidenti, tuttavia le espe-
Danza immobile La crisi economica genera disperazione e rabbia, frustrazione e depressione. Spesso intere famiglie, ma anche giovani coppie e anziani si trovano da soli ad affrontare una vita quotidiana fatta di costi esosi, una vera rincorsa per organizzare la propria sopravvivenza... A Firenze sono oramai cinquemila i nuclei familiari, i giovani, gli anziani vittime dei provvedimenti esecutivi di sfratto. Nei quartieri del capoluogo toscano ogni giorno la Polizia e gli Ufficiali Giudiziari si presentano in quattro portoni... Inutile dire che la stragrande maggioranza dei provvedimenti esecutivi sono per morosità incolpevole ... Ma in emergenza abitativa vivono anche milleduecento uomini, donne, giovani e bambini degli stabili occupati bersaglio di provvedimenti di Magistratura e Polizia. Davanti a una situazione drammatica le Istituzioni competenti come il Comune offrono una manciata di alloggi in edilizia pubblica che non coprono neanche l’uno per cento del fabbisogno reale...e neanche l’intervento dei servizi sociali serve a migliorare le cose, servizi che spesso intervengono in forme inappropriate a comprendere la situazione reale delle persone. Una vera e propria “danza immobile” dove tutti giocano sulla pelle di migliaia di persone ... Manca il Coraggio di affrontare la situazione. Mancano scelte decisive come le requisizioni ai grandi proprietari, l’AUTORECUPERO degli stabili sfitti, la realizzazione di nuove case popolari, senza bisogno di cementificare ancora ... Intanto si rafforzano nei quartieri le reti di solidarietà e di mutuo soccorso, strutture nate proprio per non lasciare nessuno solo davanti al proprio destino ... Mentre il governo applica in modo indecente l’IMU sulla prima casa e le Banche continuano a sfrattare giovani che non riescono a pagare i mutui ... SFRATTATI E oCCUPANTI DEL moVImENTo DI LoTTA PER LA CASA
rienze sociali, le forme di nutuo soccorso e le pratiche antirazziste vanno stimolate e appoggiate...
ANDARE OLTRE... Non possiamo rimenre prigionieri unicamente della difesa dei diritti dei migranti o di qualsivoglia politica di integrazione. L'attuale crisi economica lacera i tessuti sociali, porta alla disperazione milioni di donne e uomini, sono devastanti i meccanismi indotti dalle nuove povertà. Uomini e donne che cercano le strade pìù dsiperate per raggranellare manciate di spiccioli. Migliaia di casi di depressione, tentativi di suicidio ovunque, assenza di sicurezze e precarietà
per i giovani, uomini e donne costrette a mercificare i corpi addirittura vendendo i propri organi, questa è la società dell'oggi!! Ed è proprio in questo contesto che i movimenti devono uscire dalle loro "nicchie" per organizzare e autorganizzare la rivolta. A partire proprio dai costi della crisi. Comiciando a organizzare le autoridu-
zioni di massa di una tariffazione impossibile (acqua, enel, gas), non pagando pìù affitti impossibili per salari precari. L'equa redistruibuzione sociale della ricchezza prodotta come viatico naturale di uscita dalla crisi... Tutto questo in una città dove il silenzio e l'affrontare i problemi in solitudine accompagnano la vita di troppe persone, un clima che va combattuto (anche nelle fabbriche) per migliorare la qualità della vita. In questo quadro non esistono differenze etniche, è l'UNITÀ nella DIFFERENZA che rende più forti le persone, la vera solidarietà è proprio nelle comuni esperienze e nelle difficili battaglie, e questo noi, lo sappiamo bene e lo abbiamo sperimentato mille volte... Tutto questo deve essere organizzato al pìù presto, in Via Palazzuolo come in ogni quartiere della città con punti di riferimento e di autorganizzazione sociale, fuori e contro istituzioni fantasma che su questioni come il diritto alla casa sfiorano il ridicolo... per questo nuovo scenario di lotte alla crisi, per uscire dall'assistenzialismo, per dare corpo e contenuti a nuovi protagonisti delle lotte di trasformazione dell'esistente cerchiamo ognuno/a di fare la nostra parte...
Lorenzo del movimento di lotta per la casa
Per non sentirsi mai soli Nelle scorse settimane il Movimento di Lotta per la Casa aveva manifestato sotto la PREFETTURA di Firenze per denunciare la TOTALE ESASPERAZIONE di centinaia di famiglie, anziani, giovani coppie davanti alla paradossale applicazione di ben 4000 sfratti nei prossimi anni ... e davanti al quotidiano tormentone di PICCHETTI ma anche di mille forme originali di rin-
vio delle esecuzioni di sfratto e di SGOMBERI degli stabili occupati. Al Presidio ha presenziato anche l’assessore regionale alla casa Salvatore Allocca che ha sottoscritto la richiesta del Movimento di una moratoria di almeno un anno per consentire di trovare e inventare strategie che soddisfino i bisogni primari in un momento di crisi. Allo stesso Presidio ha partecipato anche la con-
sigliere comunale Ornella de Zordo, il Consigliere Sandro Targetti di Campi Bisenzio, alcuni consiglieri regionali. La risposta della Prefettura e della Corte d’Appello di Firenze non si è fatta attendere ... Infatti per il mese di Luglio sono previsti 130 esecuzioni di sfratto con la FORZA PUBBLICA!!! In alcuni giorni sono previsti addirittura NOVE sfratti ogni mattina. Una situazione che sfiora il ridicolo davanti al fatto che il Comune NON HA ALLOGGI da consegnare in edilizia residenziale pubblica ... E rasenta addirittura la follia il fatto che molte di queste famiglie sotto esecuzione di sfratto siano in “emergenza abitativa”, ovvero in attesa di un alloggio stesso... Insomma la risposta della Prefettura, davanti ad una richiesta motivata dal “buonsenso” appare fortemente provocatoria. Da parte nostra non resta che intensificare e rafforzare LA LOTTA PER IL DIRITTO ALLA CASA e alla equa redistribuzione della ricchezza ... Da parte nostra la ferma volontà di applicare, da subito, IL DIRITTO ALLA LEGITTIMA DIFESA, e ognuno si deve assumere, davanti alla intera città, le proprie responsabilità ... IL MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA
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Reddito minimo gaRantito Una serie di associazioni, movimenti, realtà sociali, comitati sta lanciando una campagna per la proposta di una legge di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito in Italia che avrà come termine dicembre 2012. È arrivato il momento, non più rinviabile, affinché una proposta di legge sul reddito minimo garantito venga inserita nell’agenda politica di questo paese. I numeri che ogni giorno vengono presentati dagli enti di statistica e di ricerca raccontano di un paese sull’orlo del disastro sociale, un defalut sociale che sta dimostrando con sempre maggiore chiarezza la necessità di una nuova politica redistributiva e l’importanza, cosi come definito in molti testi e risoluzioni europee, della misura del reddito minimo garantito. È necessario definire, prima di tutto per il riconoscimento della dignità umana, una base economica sotto la quale nessuno deve più stare! Il reddito minimo garantito non è più rinviabile! Il reddito minimo garantito è un argine contro la ricattabilità, il lavoro nero, il lavoro sottopagato e la negazione delle professionalità e della formazione acquisita. Significa in buona sostanza non vendersi sul mercato del lavoro alle peggiori condizioni possibili. Da argine può diventare un paradigma per la costruzione di un welfare che includa e promuova, garantisca autonomia e libertà
di scelta. Siamo tra i pochissimi Paesi europei – oltre a noi solo la Grecia – a non avere alcuna forma di tutela di ultima istanza. Siamo persino inadempienti rispetto all’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. È
necessario dare vita ad una ampia coalizione che faccia propria la campagna e che si costruiscano in tutto il paese iniziative, dibattiti, momenti di comunicazione ed informazione, adesioni e soprattutto firme che permettano, da qui a dicem-
bre 2012, la presa di parola di decine di migliaia di persone che pongano il tema del reddito minimo garantito come uno dei temi principali per la fuoriuscita dalla crisi. È necessario per questo che le adesioni aumentino, che nascano comitati per il reddito minimo garantito, che le forze sociali, politiche, sindacali prendano posizione e si attivino affinché questa campagna diventi uno dei pilastri non solo dell’iniziativa pubblica ma che ponga con forza su quali pilastri si debba fondare il contrasto alla crisi sociale che milioni di persone subiscono. Il reddito garantito è uno di questi pilastri! Fino a dicembre 2012 sul sito si raccoglieranno le adesioni, le idee, le iniziative, i luoghi in cui poter firmare. Il sito ospita già la proposta di legge ed i materiali utili alla raccolta delle firme, verrà inoltre implementato durante tutta la campagna sperando che siano moltissime le informazioni da inserire, dalle iniziative nei territori, ai luoghi dove raccogliere le firme e alle adesioni che potranno pervenire fino alla fine della campagna. Vi chiediamo pertanto di aderire, sostenere, diffondere, promuovere con la vostra associazione, comitato, realtà sociale, la campagna per un reddito minimo garantito in Italia. Di costruire e
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promuovere iniziative, dibattiti, banchetti, raccolta firme, feste, concerti per rendere questa campagna più partecipata e ricca possibile. Tutte le iniziative saranno pubblicate. Se ritenete utile ed importante partecipare inviate il nome esatto del vostro Comitato, associazione, movimento, rete etc. a redditominimogarantito @sxmail.it così da inserirlo tra i sostenitori e aderenti della campagna. Ps: Questa iniziativa (che riguarda l’Italia) per una legge nazionale sul reddito minimo garantito potrebbe inserirsi in aggiunta ad un’altra campagna che a partire dall’autunno prossimo vedrà la possibilità di raccogliere le firme per una misura di reddito di base a carattere europeo di cui vi daremo notizia nei prossimi mesi.
www.redditogarantito.it
Morti sul lavoro Dal primo gennaio ad oggi 26 luglio sono morti SUI negli ultimi anni Brescia è sempre ai vertici in questa LUOGHI DI LAVORO 352 lavoratori (tutti documenta- triste classifica delle province con più morti sui luoti), oltre 600 dall'inizio dell'anno se si aggiungono i ghi di lavoro. L'Emilia Romagna ha 39 lavoratori lavoratori deceduti in itinere o sulle strade. morti di cui 18 deceduti sotto le macerie dei capanL'Osservatorio considera "morti sui luoghi di lavoro" noni industriali del terremoto del 20 e 29 maggio, tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono province di Modena 17 morti e di Ferrara 7 morti, un'attività lavorativa, indipendentemente dalla loro Reggio Emilia 3 morti, Bologna, Piacenza e Parma 2 posizione assicurativa. morti. La Toscana registra 26 morti (34 con i morti in I morti sui luoghi di lavoro sono per il 30,8% in agri- mare sulla Costa Concordia affondata sulle coste delcoltura, di questi, la metà schiacciati dal trattore (già l'isola del Giglio), dei due fratelli del peschereccio 63 dall'inizio dell'anno). Edilizia 26% di morti sul affondato al largo di Livorno e di un sub), la provintotale, in questa categoria il 28% sono causate cia di Livorno ha 5 morti. Il Piemonte registra 28 da cadute dal’alto. Industria 16,1%, morti, la provincia di Torino risulta in queÈ quasi la metà di queste morti sono sto momento con 15 vittime la prima in tornata l’Estate state provocate dal terremoto in Italia per numero di morti. tempo di ferie Emilia. Servizi 5,8%. Autrasporto Campania 26 morti, provincia di dopo un anno di sudo 5,1%, Il 3% Esercito Italiano Salerno 11 morti, di Avellino 8 almeno quelle, (Afghanistan). Il 2,65 nella morti. Calabria 16 morti, con la fatele perbene Polizia di Stato (tutte le morte provincia di Reggio Calabria con “Ci vuole il soldo!” in servizio sulle strade). Il 5 morti. Veneto 20 morti con la Allora arrangiatevi 13,3% dei morti sui luoghi di province di Verona 6 morti e buone vacanze! lavoro sono stranieri. Eta' delle Vicenza con 3 morti. La Sicilia 17 vittime: il 4,9% hanno meno di morti, con la province di Messina Sergio Bertero 29 anni, dai 30 ai 39 anni il 4 morti, Palermo e Agrigento e “io le vedo 14,1%, dai 40 ai 49 anni il 24,48%, Trapani 3 morti. Lazio 15 morti con la sulle riviste” dai 50 ai 59 anni il 15,7%, dai 60 ai 69 province di Roma con 5 morti e Frosinone con 4 morti. Puglia 16 morti, proanni il 9,5%, il 12,8% ha oltre 70 anni. Del vince di Bari 8 morti e di Brindisi 4 morti. Trentino 16,5% non siamo a conoscenza del’età. Morti sui luoghi di lavoro nelle regioni e province. La Alto Adige 13 morti, provincia di Bolzano 8 morti. regione Lombardia ha già 40 morti e la provincia di Abruzzo 12 morti con la province di Chieti con 7 Brescia con 13 morti risulta seconda per numero di morti e di Pescara con 6 morti. Liguria 12 morti, con morti se si esclude la provincia di Modena che ha la provincia di Genova con 6 morti. Marche 6 morti tantissimi lavoratori morti per il terremoto, come con la provincia di Ancona con 4 morti. Friuli Venezia
Giulia 9 morti, Basilicata 5 morti, 3 nella provincia di Matera 3 morti e in quella di Potenza 2.Umbria 9 morti, provincia di Perugia 8 morti. Sardegna 7 morti, Molise 3 morti. Non vengono segnalati a carico delle province i lavoratori che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori morti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui menti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentual- 2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011 del'Osservatorio. Ci sono cartine geografiche con il mente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. numero di morti sui luoghi di lavoro per ciaPurtroppo è impossibile sapere quanti scuna provincia italiana e grafici inesono i lavoratori pendolari sud-cenrenti all'età, professione e naziotro nord, centro-nord sud, sopratI padroni non sentono, nalità dei lavoratori vittime tutto edili meridionali che ma proprio per niente! d'infortuni mortali. muoiono sulle strade percorQuando nelle albe Sono 78 dall'inizio dell'anno i rendo diverse centinaia di km ci cantano i galli. suicidi legati alla crisi econonel tragitto casa-lavoro, lavoromica di cui siamo a conoscenza. Sergio Bertero casa. Queste vittime sfuggono Ci sono imprenditori che non anche alle nostre rilevazioni, come del riescono a pagare le tasse, lavoratori resto sfuggono tanti altri lavoratori, sopratdipendenti che hanno perso il lavoro o di tutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade e non solo. Tutte queste morti sono genericamente aziende in crisi. Queste tragedie non si possono considerare infortuni sul lavoro, ma hanno per la loro classificate come "morti per incidenti stradali". Nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 sui drammaticità un forte impatto sociale. Osservatorio Indipendente di Bologna luoghi di lavoro + 11,6% sul 2010. Per approfondi-
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21 Luglio 2001 Io c’ero con un caro amico alla stazione e tanti altri come noi. Il giorno prima avevano ucciso Carlo, dovevamo vendicarlo in qualche modo e la presenza di centinaia di migliaia di noi era il modo più concreto di farlo. Subito ci siamo indirizzati verso un dei luoghi di partenza delle manifestazioni, tutto il mondo solidale si era dato appuntamento, tutti i linguaggi confluivano a Genova. Siamo partiti tra canti, balli, musica, giocoleria, striscioni e tanti sorrisi, ma con molta mestizia, i vari cortei si sarebbero avvicinati alla zona rossa c’era in
21 luglio 2001 ballo la protesta, i potenti della terra, rombo sopra la testa di tanti elicotteri e il denso l’1x100 di noi tutti, si giocavano il odore dei lacrimogeni, tutto bene, almeno per noi. nostro futuro senza interrogarci, quale fosse il modo Per gli altri cortei le cose non erano così tranquille sono stati caricati più volte con lancio di lacrimogeni di piegarci lo si era visto poche ore prima. Si procedeva ordinati molti slogan, ad un certo punto ad altezza d’uomo, una signora veniva colpita in ho visto un gruppo correre verso una via in salita mi pieno petto stramazzando al suolo, sono incuriosito e li ho seguiti, a metà via comincia- le cariche si susseguivano creando lo scompiglio tra i vano a rotolare giù verso il corteo due tre cassonetti manifestanti pacifisti che rispondevano ad “armi” e mentre il gruppo raggiungeva la cima cominciava- impari. no a cadere lacrimogeni. Qualcuno mi aveva dato Più tardi sulla spiaggia veniamo invitati a passare la due limoni, ne ho aperto uno e l’ho spremuto su di notte alla scuola Diaz da molti che vi si recavano però un cotone passandolo a quella ragazza che in un la giornata era stata faticosa per tutto il gran cammiangolo gridava per i suoi occhi “tieni appoggialo nare e si è deciso di tornare a Firenze, che culo! Quello vedrai starai meglio” intanto bisognava trovare un che è accaduto la notte dentro la scuola lo sappiamo bene tutti e sappiamo anche luogo sicuro “corriamo in cima”! In cima: un bancomat dato a fuoco il gruppo esulta- che per quella azione da va e continuava a sprangare le vetrate io guardavo, macelleria sociale nessuno ha per parecchi minuti non sapevo che fare dove andare pagato, voglio dire quelli che poi il gruppo ha preso un’altra strada, il fumo dei hanno commesso i brutali lacrimogeni si avvicinava ho svoltato a destra e giù pestaggi su tutti senza eccefino ad una chiesa lì la gente era seduta tranquilla in zioni. piazza aspettando il corteo Ero presente a Genova il 21 luglio 2001 (il giorno dopo la morte che dopo 15 di Carlo Giuliani). Posso dire che la polizia si dedicò a gassare con minuti era lì. lacrimogeni la parte non violenta del corteo, mentre poliziotti Si raggiunse la furono visti da varie testimonianze parlare amabilmente con i zona rossa in cosiddetti black bloc. p i a z z a Sono d’accordo ovviamente con chi è indignato per le disparità di Alimonda con il trattamenti; devo dire che il movimento è però da allora gravemente rifluito e quei dieci ragazzi sono stati lasciati soli. Questo è un dato di fatto. Rimane il problema tutto politico dell’uso della violenza esemplare da parte di settori di movimento. Sono in questi casi in completo disaccordo (vedi anche Roma 15 ottobre 2011). I banchieri non si combattono spaccando qualche bancomat. Mario Pianta sul Manifesto di ieri faceva invece una proposta che dovrebbe essere mobilitante: una campagna europea per un Tribunale INTERNAZIONALE contro i crimini dei BANCHIERI. E intanto la smetterei di piangere sulla morte di partiti e partitini.
Per questo sono stati condannati e sollevati dai loro incarichi i vertici della polizia ritenuti responsabili dell’azione, con l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Oggi è stata emessa la sentenza per i 10 imputati di devastazione e saccheggio, una sentenza che ha cercato capri espiatori per una kermesse che ha raggruppato almeno 5/600 incazzati neri. Su di loro lo Stato ha cercato vendetta, mentre le centinaia di vittime della violenza cieca di quella notte cercano ancora giustizia. Roberto Pelozzi
Gino Carpentiero Sezione Pietro Mirabelli di Medicina Democratica Il Centro documentazione Carlo Giuliani di Settignano (FI) esprime soddisfazione per una sentenza che stabilisce finalmente un parere definitivo condannando i responsabili di una barbarie insulsa e senza eguali nella storia europea recente. Ci rattrista la prescrizione del reato degli agenti individuati come responsabili delle gravissime lesioni a sangue freddo sugli occupanti della Diaz, anche se la prescrizione non cancella il brutale pestaggio, più simile alla tortura che ad una aggressione. Se il reato di tortura fosse finalmente, come dovrebbe essere, integrato nelle leggi dello stato italiano, non ci sono dubbi del fatto che gli stessi risulterebbero difatti colpevoli di un reato non prescrivibile .. Allo stesso modo ci sembra necessario un regolamento che permetta di identificare gli agenti di pubblica sicurezza impiegati nelle squadre di ordine pubblico, in caso di necessità, tramite un codice di riconoscimento, per poter sanzionare comportamenti che hanno travalicato, e vogliamo ricordare che questo non e’ avvenuto solo alla Diaz, ma anche a Bolzaneto e per le strade di Genova, il rispetto per la dignità e la vita umana: perché questo non possa più accadere senza conseguenze per i responsabili. Tutto ciò non ci fa dimenticare le coperture politiche che hanno permesso fino ad oggi a persone indegne di svolgere funzioni di tutela della sicurezza pubblica, coperture che purtroppo si sono succedute ininterrottamente con tutti i governi in carica, che hanno tutelato, promosso e difeso i responsabili indagati e condannati in secondo grado, senza che nessuna forza politica al governo, abbia avuto il coraggio di affermare e mettere in pratica la necessità di individuare e isolare i colpevoli, atto necessario da parte di chi poteva agire, se avesse tenuto a tutelare la fiducia nello stato di diritto e nelle forze di pubblica sicurezza. Siamo perciò vicini a chi in questi anni si e’ sentito solo, come parte lesa, nel chiedere che luce sui fatti e responsabilità individuali venissero chiarite e affermate. Le scuse di del capo della Polizia, Manganelli, difatti non bastano: assistiamo al silenzio di chi e’ stato politicamente responsabile della gestione dell’ordine pubblico, e al silenzio del capo della polizia Di Gennaro, uscito indenne dal processo. Questa sentenza, comunque, stabilisce un punto fermo di verità e di giustizia e nega l’impunità a chi abusa della propria posizione di potere per esercitare violenza: ringraziamo quindi i magistrati e tutti coloro che hanno lottato e lavorato perché si potesse arrivare a questo momento. Ci aspetteremmo la stessa verità e giustizia anche per l’omicidio di Carlo Giuliani.
Centro documentazione Carlo Giuliani di Settignano (FI)
Brutto risveglio oggi! È difficile trovare parole adeguate di fronte alla sentenza di condanna della 1a Corte di Cassazione nei confronti di 10 compagne/i per Genova 2001, scelte/i come vittime sacrificali per una bieca ragion di Stato. Ma più che le parole è necessario non abbassare la guardia, non solo per questi 10 compagne/i: per nessuno le vicende di Genova 2001 devono considerarsi chiuse, oggi più che mai siamo in piena emergenza democratica, istituzionale, sociale. Un potere sempre più arrogante e arroccato conosce ormai solo la macelleria sociale e la brutale repressione di ogni forma di dissenso, anche se espresso in modi non violenti. Che cosa aspetta la società civile a reagire? Angelo Baracca Mi fa piacere che qualcuno inizi a comprendere (e bene!) i mali di questo Paese! Anche se vivo negli Stati Uniti dal 1989, trascorro un po’ di tempo in Italia ogni anno. Sono circa vent’anni che mi chiedo per quale motivo gli Italiani non si lamentano dei mali che esistono nel Paese, che sono palesi ed evidenti anche agli stranieri che visitano l’Italia! Un degrado inqualificabile in tutti i settori! Evidentemente, il popolo Italiano si è assopito! Ma, quando si risveglierà la coscienza dei cittadini? Claudio Bertuccelli
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VITTIME SACRIFICALI PER GENOVA 2001 LA SENTENZA DI CONDANNA DELLA 1° CORTE DI CASSAZIONE NEI CONFRONTI DI 10 COMPAGNI/E E’ NEL SEGNO DELLA “ RAGION DI STATO”. Per la “ragion di Stato”, qualcuno del movimento che si oppose al G8 di Genova 2001 doveva pagare: il mostruoso reato fascista di “ devastazione e saccheggio” è servito per condannare a prescindere da qualsiasi azione effettivamente svolta da ciascuno. INGIUSTIZIA E’ FATTA! Sentenza feroce, cinica, ridicola, in quanto resta incredibile che la tragedia vissuta a Genova nel luglio 2001 possa essere stata prodotta e gestita da 10 persone!
una Commissione di Inchiesta - al fine di rilevare il ruolo svolto dal governo Berlusconi, dalle Istituzioni e dalle forze dell’ordine - sono intervenuti i giudizi e le condanne sommarie delle Corti Genovesi nei confronti dei no global e le pesanti reticenze-blandizie verso l’intera catena di comando dei violenti criminali di Stato, responsabili delle sevizie e torture di Bolzaneto e Diaz, dell’assassinio di Carlo Giuliani. La 1° Corte di Cassazione aveva la possibilità di riparare a questa gravissima lesione dello stato di diritto, eliminando la cortina fumogena della “devastazione e saccheggio” e rinviando a un nuovo processo solo per i reati specifici, libero cioè dagli orpelli e dai condizionamenti istituzionali. Ha prevalso la “ragion di stato”, che se ne frega di “LA
Delle due l’una, se a Genova c’è stata “devastazione e saccheggio”, questa non può che essere stata agita da centinaia, se non migliaia di persone – noi tutte/i 300.000! – viceversa, “devastazione e saccheggio” non c’è stata, allora i 10 selezionati senza prove evidenti dovevano rispondere solo di eventuali reati specifici, invece sono stati utilizzati come capri espiatori! Nel clima torbido e complice del dopo Genova e che ha impedito l’insediarsi di simi dirigenti del servizio segreto civile. E poi altri funzionari di medio rango, fra i quali l'ormai ex capo della squadra mobile fiorentina, Filippo Ferri. Per la polizia di stato, che ha protetto fino all'ultimo gli imputati e in molti modi ostacolato l'inchiesta dei magistrati genovesi, è stato un terremoto. Dall'altra parte c'è la sentenza definitiva per dieci imputati accusati di devastazione e saccheggio. Per cinque di loro la Cassazione ha confermato le pesanti condanne inflitte dai giudici di secondo grado: fino a 14 anni di reclusione! Per gli altri ci sarà solo un riconteggio delle pene, con un alleggerimento delle condanne, perché la Cassazione ritiene che debba essere concessa un'attenuante prevista dal codice: l'avere agito per suggestione di una folla in tumulto. Ne deriva un giudizio in chiaroscuro per una serie di motivi. 1) Le condanne inflitte a In Italia c’è un controllo sociale efficientissimo: funzionari e dirigenti nel • una TV che ha ripulito le menti da ogni coscienza sociale processo Diaz sono state • una sinistra spostata vigorosamente a destra (PD) o assolutamente incapace fortemente condizionate di capire la fase (il pulviscolo di sinistri) dalla prescrizione, che ha • un sindacalismo confederale ormai funzionale solo agli interessi delle impre- cancellato la pena per i se e un sindacalismo di base polverizzato e incapace di essere punto di riferi- reati di calunnia e conmento corso in lesioni. E' rima• dubito che il corpo morto della società italiana si possa muovere, ma lo spero sto solo il reato di falso. E tanto. In Grecia le proteste durano da anni, in Spagna si muovono, in Francia ci non va dimenticato che il sono sussulti; in Italia? processo non ha mai Tiziano riguardato le decine di agenti che hanno mateCiao a tutti, rialmente praticato vioanche io mi pongo più o meno le medesime domande da molti, moltissimi lenza all'interno della anni; e ogni qual volta (aimè sempre più spesso, per non dire sempre) che “... scuola, poiché nessuno di Un potere sempre più arrogante e arroccato conosce ormai solo la macelleria loro è stato riconosciuto. sociale e la brutale repressione di ogni forma di dissenso, anche se espresso in modi non violenti.”. 2) Le pene inflitte ai dieci “Se in tutta questa guerra disonesta dobbiamo perdere anche il gusto del bello, manifestanti sono del allora il barbaro ha già vinto” (Trevanian - “Shibumi. Il ritorno delle gru. L’etica tutto sproporzionate dell’assassino perfetto”.) rispetto ai fatti loro conFilippo Madrigale testati, tutte azioni di
Dunque la Cassazione ha definito l'esito dei processi scaturiti dal G8 di Genova del 2001. Manca ancora, a dire il vero, l'ultimo grado di giudizio per le torture nella caserma di Bolzaneto (il processo d'appello portò a 44 condanne, tutte prescritte tranne 7), ma il quadro della risposta giudiziaria è già chiaro. O meglio chiaroscuro. Da una parte c'è una sentenza storica sul caso Diaz. Altissimi dirigenti della polizia di stato sono stati condannati in via definitiva e hanno dovuto lasciare i rispettivi incarichi, a causa della pena accessoria dell'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Sono personaggi di primissimo piano, da anni e anni in ruoli investigativi di primo piano: Francesco Gratteri, fino al 5 luglio capo dell'anticrimine; Gilberto Caldarozzi, capo dello Sco (il coordinamento delle squadre mobili italiane); Giovanni Luperi, fra i mas-
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LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI“, stante la evidente sproporzione che passa tra le miti condanne per la Diaz , senza che i criminali di Stato facciano un sol giorno di carcere, e l’abnorme condanna a oltre 10 anni in media da scontare per i no global; la sentenza per 5 di loro – Ursino, Arculeo, Cuccomarino, Valguarnera, Finotti – pur mantenendo la “devastazione e saccheggio”, rinvia alla Corte di Appello di Genova per la possibilità o meno di riconoscergli le “attenuanti generiche”, che danno diritto allo sconto di 1/3 della pena: per le/i compagne/i Marasca, Cugnaschi, Funaro, Pugliesi, Vecchi, c’è il carcere ! “GENOVA NON È FINITA”, dice lo slogan coniato per la campagna “10 x 100“, che ieri a Roma ha mobilitato per l’intera giornata, da sotto la Cassazione al lungo e partecipato corteo partito da p.za Trilussa e transitato al Ministero di Giustizia, mentre nelle altre città si svolgevano altrettante iniziative di sostegno ai 10 compagni/e. “Genova non è finita”, perché il clima che si respira oggi, tra tagli e distruzione dei beni,servizi, diritti, salari e pensioni, è una falcidia infinita che punta
ad annichilire i lavoratori e i ceti popolari di tutta Europa. Di questo si parlerà tra pochi giorni a Genova durante l’11° anniversario della morte di Carlo Giuliani, così come in altre occasioni – è in preparazione per novembre l’iniziativa “ Firenze 10 anni dopo” – verrà messa a punto una intelligenza comune, per permettere un piano di azione per contrastare la deriva liberista e reazionaria del governo Monti e di chi lo appoggia. Con amore e rabbia a fianco dei compagni/e condannati per Genova 2001. LIBERI TUTTI
CONFEDERAZIONE COBAS
servizio di ordine pubblico; riforma democratica e smilitarizzazione delle forze di sicurezza; revisione del reato di devastazione e saccheggio. Qual è dunque la morale da trarre? E' la constatazione che un'azione forte, propositiva e consapevole di qual è la posta in gioco - cioè la possibilità di esercitare davvero il diritto al dissenso, che è l'altra faccia della medaglia di forze di polizia responsabili e trasparenti - deve venire dalla società civile. Quelle riforme che le attuali forze parlamentari non hanno il coraggio e la forza nemmeno di progettare, devono diventare la proposta di una coalizione di gruppi e associazioni, con leggi di iniziativa popolare e una campagna di formazione e informazione che spezzi 3) L'esito di queste sentenze è stato accolto con fred- la voglia di fare finta di nulla che all'indomani delle dezza dal mondo politico, anche nella sua parte che sentenze ha preso il sopravvento nel discorso pubblisi dice progressista e quindi non ha suscitato un'a- co. zione adeguata né in sede parlamentare né altrove. Eppure queste sentenze indicano una strada da perLorenzo Guadagnucci correre, riforme urgenti da concepire e realizzare: (Comitato Verità e Giustizia per Genova) legge sulla tortura; codici sulle divise degli agenti in
teppismo contro le cose, che la procura e i tribunali non hanno voluto configurare come danneggiamento ma come devastazione e saccheggio, una figura di reato ereditata dal fascismo che prevede pene abnormi (minimo 8 massimo 15 anni). Ne deriva che i funzionari condannati nel processo Diaz per reati gravissimi legati a un'operazione violenta e in cui non è morto nessuno solo per caso, non faranno un giorno di galera (grazie anche all'indulto e alle legge che agevola la prescrizione), mentre cinque manifestanti sono già stati spediti in galera e gli altri cinque potrebbero avere la stessa sorte dopo il riconteggio della pena.
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DIVERSI ... E ALLORA? borazione avviato in questa occasione. La lotta alla marginalità sociale ha reali possibilità di successo se si inquadra in un disegno di città alternativo a quello attuale, basato sulla “città cartolina”, ad uso e consumo dei turisti, una città immagine che porta al progressivo abbandono del centro storico da parte dei residenti e ad una sempre minore vivibilità del contesto urbano.
Workshop n. 4 - La città: proposte politiche sulla lotta alla marginalità sociale
Documento conclusivo Dalla discussione di domenica 13/5, a cui hanno partecipato 20 persone, impegnate nell’attività di 10 realtà associative e di movimento fiorentine (Rete Antirazzista Fiorentina, MEDU, Comunità delle Piagge, Progetto Conciatori, Ass.ne R.O.M., OXFAM Italia, Fuori Binario, Gli Anelli Mancanti, SEL Quartiere 4, SUP-Rete@sinistra, Consiglio degli Stranieri di Calenzano, Coop. Sociale CAT, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia) sono scaturite le seguenti indicazioni. La costituzione di un “laboratorio permanente per la città” - Innanzitutto si ritiene che l’iniziativa, per risultare pienamente valida, debba sfociare nella costruzione di un “laboratorio permanente per la città” - naturalmente aperto ad altri soggetti, che si ritrovi in appuntamenti periodici in cui proseguire il lavoro di scambio di esperienze, di confronto, di ela-
Un altro progetto di città - La costruzione di un’altra idea di città necessita del contributo di molte competenze e saperi, frutto dello studio e della ricerca, nonchè delle esperienze di movimento, ed ha come assi portanti: - un sistema di mobilità centrato sull’uso del mezzo pubblico, - il riutilizzo delle aree dismesse e del patrimonio immobiliare di proprietà pubblica a fini sociali (abitativi e aggregativi - se ne sottolinea l’importanza in una situazione in cui ogni giorno aumentano gli sfratti e vengono meno gli interventi di welfare -), - la salvaguardia del territorio e del verde da ulteriori cementificazioni per fini speculativi Risulta essenziale, per procedere in tale direzione, l’azione forte e costante perchè, a livello istituzionale, sia nazionale che locale, si passi da interventi incentrati sulla sicurezza, sull’ordine pubblico, sul cosiddetto decoro a politiche inclusive, finalizzate al riconoscimento dei diritti umani, civili, sociali, politici ed alla convivenza. La ricerca di strumenti più efficaci - Nel laboratorio continuerà, inoltre, la ricerca di strumenti informativi e formativi più efficaci per dare maggiore incisività all’azione quotidiana - di sostegno, assistenza, promozione di diritti - svolta dalle diverse realtà associative e di movimento che operano nel
contesto cittadino. E si individueranno, nel contempo, le modalità operative per portare avanti, conseguentemente, gli obiettivi specifici emersi nella discussione del workshop (ed altri che emergeranno in seguito), aprendo anche delle vere e proprie vertenze con gli enti competenti. Alcuni obiettivi specifici Tali obiettivi si possono così sintetizzare: - il problema del rilascio della residenza anagrafica a coloro che, per cause varie, non la possono avere nella loro abitazione o sono privi di fissa dimora (si rileva in proposito che nel Comune di Firenze è stata progressivamente diminuita l’efficacia di un’ordinanza al riguardo assai valida - la questione della residenza continua a rimanere di notevole importanza, in quanto da tale requisito dipende la possibilità di accedere ad una serie di servizi-); - il tema, di grande rilevanza, della costruzione di un sistema di accoglienza per richiedenti asilo, profughi, senza dimora, vittime di disastri ambientali, un sistema che abbia come riferimento la Regione e gli enti locali, collegandosi a quanto esiste, seppure largamente insufficiente, a livllo nazionale, e che permetta di non rincorrere più le continue emergenze e di non passare, nei territori, da uno sgombero ad un altro; - la situazione dei Rom, su cui è estremamente urgente un impegno, da parte di più soggetti e su più versanti, per: • dare applicazione alle direttive europee, • tradurre in fatti concreti le indicazioni regionali relative ai Rom ed ai Sinti (che prevedono il superamento dei cosiddetti campi nomadi), • per impedire che si ripeta il continuo balletto degli sgomberi e del trasferimento da un territorio all’altro dei Rom arrivati di recente (nell’area fiorentina, oltre
a questo ultimo aspetto, piuttosto pressante, si registra l’urgenza di procedere allo smantellamento del campo dell’Olmatello, con effettivi inserimenti abitativi per le famiglie che vi risiedono, e di riprendere il processo di sistemazione dei residenti nel vecchio campo del Poderaccio). Per portare avanti tutto questo risulta pregiudiziale l’apertura di tavoli a cui siano presenti anche le rappresentanze della popolazione rom. L’attuazione della legge regionale sull’immigrazione - Si individua poi nella legge regionale sull’immigrazione un valido supporto alla realizzazione di quanto qui indicato, specialmente nella parte che riconosce a tutte le persone che vivono sul territorio toscano, al di là della loro condizione giuridica, il diritto ad alcuni servizi sociali essenziali (e non solo a quelli sanitari, resi fruibili anche dalla normativa nazionale). Si ha il problema di renderla operante, facendo sì che sia concretamente applicata a tutti i livelli (dagli enti locali alle ASL etc.). Si ritiene, infine, che gli Amministratori locali debbano rappresentare davvero tutte/i coloro che vivono sul loro territorio anche nei confronti di altre istituzioni ed organismi (ad esempio, Questure e Prefetture), da cui dipende il rilascio di documenti essenziali quali i permessi e le carte di soggiorno, e che vadano messi in atto strumenti partecipativi in grado di dare voce a chi non ha ancora il diritto di voto. Occorre ora avviare quanto prima l’attività del Laboratorio, per costruire il progetto per la città, individuare iniziative comuni, aprire confronti e vertenze con gli enti locali e la regione. Non resta che augurarci: buon lavoro!
Contro la vendita del CPA FI SUD Il comune di Firenze ha confermato di voler proseguire sulla strada della vendita del patrimonio immobiliare pubblico. Questa decisione, da molti giustamente criticata, potrebbe riguardare in un prossimo futuro anche l’edificio di via Villamagna dove attualmente, e da 12 anni, si trova il Centro Popolare Autogestito Firenze sud. Il CPA ha una storia ventennale di presenza nel quartiere (prima era nell’area ex Longinotti), e utilizzando edifici dismessi e abbandonati ha sempre rappresentato un centro di iniziative e di attività politiche, sociali e culturali ormai consolidato a livello fiorentino e non solo. In un panorama cittadino in cui tutto è improntato alla mercificazione e al consumo, al predominio assoluto del mercato, il vero degrado è l’assenza di alternative al modello consumistico dominante, l’impoverimento delle relazioni sociali ed umane, l’abbandono di tutto ciò che non è riconducibile a un profitto.
In questo senso il CPA, come altri pochi popolare, ai concerti di gruppi indipenluoghi in città, rappresenta una risorsa denti, spesso di giovani musicisti fiorene una ricchezza che non possiamo per- tini, dalla biblioteca con centro di docudere: dalle iniziative a sostegno dei mentazione, alle presentazioni di libri e lavoratori colpiti da provvedimenti altre attività, alla cucina che serve cene
Le esperienze di autogestione e le soggettività che dal basso prendono iniziativa per costruire qualcosa di diverso sono un valore e ricchezza che riteniamo inaccettabile sacrificare per una manciata di euro, pochi o tanti che siano. Per questi motivi siamo contrari alla vendita dell’ex-scuola di via Villamagna e sosteniamo il Centro Popolare Autogestito FI-Sud affinché non si arrivi alla chiusura di quest'esperienza. Per sottoscrivere l'appello contro la vendita del CPA fisud, che trovate di seguito insieme ai primi firmatari, vai all'indirizzo
http://bit.ly/NI1KIn
Fra i primi firmatari ci sono Donatella Della Porta, Maria Pia Passigli e Fuori Binario, Lorenzo Guadagnucci, Stefano Cecchi USB, Alessandro Nannini COBAS, John Gilbert, Fondazione aziendali a quelle per attualizzare la a pochi euro a chi vuole mettersi in Michelucci, don Alessandro Santoro, la memoria storica della lotta antifascista, compagnia a sedere alle tavolate, tutto Comunità delle Piagge, Wu Ming, dal cinema dove si proiettano film spes- gestito in maniera volontaria, autorga- Ornella De Zordo e perUnaltracittà, so altrove introvabili, alla palestra nizzata e autofinanziata. Tommaso Grassi.
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A quando una spending review sugli sprechi veri e non sui diritti dei cittadini? Tav, De Zordo, Alberici: “200 milioni in più per il tunnel (+30%)” I costi lievitati da 694 a 890 milioni. La talpa tenuta ferma è costata finora 5 milioni. I dati sono di quelli pesanti: Nodavia - il General contractor dell’attraversamento dell’Alta velocità fiorentina -annuncia che nonostante ancora non siano partiti i lavori degli “interventi maggiormente complessi e impattanti, il costo dell’intervento è già passato da 694 milioni iniziali a oltre 890 milioni, con un incremento di 200 milioni, quasi il 30%. E ancora, aver voluto montare una fresa gigantesca (quanto chiasso mediatico intorno a Monna Lisa!) quando non c’era la possibilità di portare via il materiale, e quindi di fatto tenere tutto fermo, ha comportato secondo Nodavia danni pari a 5 milioni di euro, di cui chiede conto perché qualcuno ha deciso discrezionalmente di non gestire il materiale come rifiuto ma di attendere il perfezionamento del percorso giuridico-amministrativo per gestire il materiale come terra e roccia, che forse, come da audizione in Provincia,
avverrà nell’autunno. E quanto ci sarà costato il parcheggio di Monna Lisa a Ponte del Pino a quel punto? Eppure in tanti avevamo chiesto di fermarsi, quando ai tanti già denunciati si è aggiunto il problema dello smaltimento dell’enorme quantità di materiale scavato. Ma l’importante era l’esibizione muscolare della potenza della grande opera (della serie la mia talpa è più grossa della tua, ma purtroppo non siamo in un film di Alvaro Vitali), non importa se inutile, non importa se dannosa, l’importante è che sia costosa. A quanto si arriverà alla fine? Nessuno può fare previsioni, la tratta FirenzeBologna, tanto per dire, ha avuto un costo finale di oltre il 400% dell’iniziale. Se poi, come prevedibile, ci saranno dei danni, e se questi saranno in qualche modo risarciti, indovinate da dove verranno le risorse: naturalmente dal bilancio pubblico. Già Nodavia chiede un accordo bonario per rivedere drasticamente il costo dell’opera, ed è solo il primo, o minaccia di andarsene, che sarebbe comunque la soluzione migliore, anche dovendo pagare qualche penale, niente in con-
fronto al conto che sarà presentato alla fine. Una riflessione sul debito pubblico e la famigerata spending “review” È sempre antipatico il ruolo di Cassandra, di quelli che l’avevamo detto!, ma correremo il rischio: si, l’avevamo detto, insieme a comitati, associazioni, esperti, e chiunque si fosse preso la briga di sollevare i veli sul mondo opaco dell’Alta Velocità: questi appalti sono fatti in modo da garantire innanzitutto, e immancabilmente, un vertiginoso aumento dei costi, e cioè, chiamiamo le cose con il loro nome, del nostro famoso debito pubblico. Per una volta non parliamo di falda, di impatti, di danni agli edifici, di camion e cantieri infiniti, di aria inquinata e traffico in tilt e salute che se ne va, parliamo di soldi, dei nostri soldi. Si tagliano le pensioni, si abbassano i salari, si diminuiscono o si cancellano i servizi, la sanità, la scuola. Si licenziano anche senza giustificato motivo decine di migliaia di lavoratori. I trasferimenti dello Stato alla Regione Toscana per la spesa sociale sono passati dal 2011 al 2012 da 62 milioni a 1
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(uno). Però ci si ostina a fare un tunnel inutile che ancor prima di essere cominciato ha aumentato il costo di 200 (duecento) milioni, che naturalmente vanno, insieme agli altri, ad ingrassare le solite tasche di chi certo non è toccato da una spending review che evita accuratamente i grandi sprechi, e i grandi interessi. L’esigenza di fermarsi prima del baratro è sempre più urgente, ci auguriamo che i cittadini e le cittadine di Firenze aprano gli occhi e facciano sentire la loro voce nei confronti di chi, per interesse, intende danneggiare la città e rubarci il futuro. perUnaltracitta - lista di cittadinanza
NoTav denunciati per aver informato i fiorentini Il solito tentativo di dividere tra buoni e cattivi Il 1 marzo 2012 in tutta Italia si sono svolte manifestazioni in solidarietà della lotta del movimento NoTAV della Val di Susa, che aveva chiesto mobilitazioni ovunque in un momento di particolare tensione. A Firenze si è svolto un presidio a ponte del Pino, davanti ai cantieri, che poi si è spostato nelle strade vicine distribuendo materiale informativo. A distanza di mesi sono arrivate 14 denunce per manifestazione non autorizzata e interruzione di pubblico servizio, a carico di 14 attivisti fra i tanti presenti, provenienti da centri sociali e collettivi studenteschi. Tutti noi sappiamo che quel giorno è stato un minimo episodio di resistenza e di tentativo di informazione, senza alcune tensione, che 14 denunce sono il consueto tentativo di dividere fra buoni e cattivi, da respingere a Firenze come in Val di Susa, come altrove. Tutti noi sappiamo che fuori da ogni legittimità è l'occupazione militare di un territorio, è l'imposizione di opere fuori da ogni controllo e da ogni logica, che grazie a leggi speciali e coperture politiche interessate devastano l'ambiente e la finanza pubblica, per l'interesse di pochi. Tutti noi c'eravamo, il 1 marzo a ponte del Pino: denunciateci tutti.
ADINA: Associazione per la difesa dei diritti delle persone non autosufficienti Egregi Consiglieri, sollecitiamo la vostra attenzione sulla situazione delle persone anziane non autosufficienti nella nostra città. Dopo una dura battaglia sostenuta per ottenere che agli anziani non autosufficienti ricoverati nelle RSA cittadine fosse accreditata la quota sanitaria, e che la lista d’attesa fosse resa trasparente, ci troviamo di nuovo a non riuscire più a capire che fine fanno gli anziani non autosufficienti a Firenze. Alcuni fatti: - La lista d’attesa per i ricoveri in RSA non è trasparente: nonostante le dichiarazioni del nuovo Direttore della SdS, l’unico servizio attivato è la consultazione on line della propria posizione in lista,
cosa assolutamente diversa dalla lettura di un elenco di nomi a cui corrisponde un posto in graduatoria. - Recentemente è stata inviata al Sindaco una lettera, da parte di un’associazione di gestori delle RSA, nella quale si denunciano “centinaia di famiglie in attesa” di un posto in RSA e al contempo che “le residenze socio sanitarie fiorentine hanno centinaia di posti vuoti”. Questo contraddice in maniera gravissima quanto affermato dall’assessore Saccardi nella risposta all’interrogazione 247/2012 dove riferisce di una lista d’attesa al febbraio 2012 di 97 utenti di cui circa 50 già in ricovero temporaneo. - Con deliberazione n.4/2011 dell’Assemblea dei soci della SdS sono stati modificati i criteri di accesso alle prestazioni residenziali, succede così che decine di persone che fino ad ora avevano diritto alme-
no alla quota sanitaria ora non ne abbiano più diritto: guarite d’ufficio! Dopo di che non risulta sia stata effettuata alcuna verifica sulle condizioni degli anziani e delle famiglie che non hanno più chiesto la prestazione: semplicemente scomparsi. - L’assistenza domiciliare, che può essere una risposta nelle situazioni meno gravi e sulla quale l’impegno della Regione Toscana è costantemente riaffermato, a Firenze non ha alcun incremento anzi, nel passare degli anni sono sempre meno le ore di assistenza domiciliare per cui viene fatto l’appalto, come denunciato dai lavoratori. A tutto questo si devono aggiungere continue vessazioni dalle quali le famiglie non sono in grado di difendersi per mancanza di trasparenza e di risposte
da parte delle istituzioni; l’ultimo caso, ad esempio, è la richiesta di chiarezza nelle dichiarazioni che le RSA devono rilasciare per portare in detrazione, nella denuncia dei redditi, le spese sostenute per assistenza specifica. Questo diritto del cittadino, quando non è rispettato perché le RSA non fanno o non fanno correttamente tali dichiarazioni, deve trovare un difensore nel Comune che stipula le convenzioni. Siamo ancora in attesa di risposta! Egregi Consiglieri, è sempre più necessario – visti i continui attacchi allo stato sociale nel nostro Paese che dedichiate la vostra attenzione alle condizioni di vita dei cittadini di Firenze e che interveniate per difendere e sostenere coloro che si trovano in maggiori difficoltà.
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ZANNA BLU È uscito il nuovo libro di Carmelo Musumeci "ZANNA BLU" con presentazione di Margherita Hack.
È un libro per bambini e per adulti. È la storia delle incredibili avventure di Zanna Blu, un cucciolo di lupo abbandonato da mamma lupa. Catturato dagli uomini, legato a una slitta, frustato a sangue, Zanna Blu fugge, viene ripreso, ferito, ma sempre risorge quasi immortale. Quest'ultima opera di Musumeci è il riscatto: questi sono racconti che insegnano il coraggio, l'amore per la libertà, l'amore disperato per la compagna, scritti in maniera semplice, senza retorica. Grazie a questa sua capacità di esprimere i suoi sentimenti, Carmelo si ricostruisce una vita spirituale libera, che vale la pena di essere vissuta e che trasmette al lettore, bambino o adulto che sia, una profonda umanità. Sono favole, ma favole che fanno riflettere. (dalla presentazione di Margherita Hack)
Città senza dimora Non solo i senza tetto ma anche tutti coloro che vivono in condizioni precarie, in strutture d’accoglienza o in unità abitative inadeguate in termini di spazi e sicurezza, sono presi in considerazione nello studio “Città senza dimora – Indagine sulle strade dell’esclusione” realizzato a Roma e Firenze da Medici per i Diritti Umani (MEDU) nell’ambito del progetto “Un Camper per i Diritti”. Lo studio analizza le condizioni socio-sanitarie delle persone senza fissa dimora delle
due città. Tra ottobre 2010 e aprile 2011, i medici di MEDU hanno effettuato oltre 600 visite mediche su 513 pazienti, visitando i luoghi più significativi delle due città: 12 aree a Roma, tra le quali le principali stazioni, la baraccopoli di Ponte Mammolo e l’insediamento dell’ex ambasciata somala di Via dei Villini, e 9 insediamenti a Firenze, tra i quali quello spontaneo di Via del Ponte Quaracchi e l’occupazione del exsanatorio Luzzi nel comune di Sesto Fiorentino. In alcuni di questi luoghi è stata svolta un’attività regolare e continuativa di assistenza socio-sanitaria, altri, invece, sono stati visitati almeno due volte. Le aree nelle quali è stata svolta l’indagine ospitano 8.000 persone senza fissa dimora a Roma e 1.000 a Firenze. Nella maggioranza dei casi si tratta di cittadini stranieri (circa il 90%) con un età compresa tra i 18 e i 50 anni. Tra di loro sono sempre più numerosi i rifugiati che, a causa delle carenze del sistema d’accoglienza nazionale, costituiscono circa il 40% del totale. L’età media diminuisce sensibilmente all’interno di quest’ultimo gruppo: l’83% dei migranti forzati a Roma e l’88% a
Colto da malore e ricoverato nell’ospedale Cardarelli di Campobasso, al 30esimo giorno di sciopero della fame, il consigliere nazionale del Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria (Sappe), Aldo di Giacomo. Ora è nel reparto di Medicina del nosocomio molisano. “Le sue condizioni - ha spiegato il suo medico personale - non gli consentono di proseguire nella sua protesta”. Di Giacomo aveva cominciato lo sciopero della fame il 23 maggio scorso per sensibilizzare le istituzioni sul problema del sovraffollamento delle carceri. Caso Aldrovandi; la madre Patrizia Moretti rifiuta le scuse dopo le pesanti offese ricevute su Facebook “quell’agente non merita il perdono” “Non è un bambino. Avrebbe dovuto pensarci prima. Usa questa tattica perché ha paura del procedimento disciplinare e vuole mitigare le conseguenze. Non credo che le parole di scuse e pentimento siano farina del suo sacco. Penso che gliele abbia scritte qualcun altro, magari l’avvocato. Se fosse una persona sincera, la coscienza avrebbe
dovuto parlargli quasi sette anni fa. Avrebbe dovuto chiedere perdono quando ha colpito e schiacciato mio figlio, fino a togliergli la vita, assieme agli altri di pattuglia. L’errore che ammette è “solo” quello di Facebook, non il massacro di allora”. Arresto per chi dà cibo ai senzatetto di Philadelphia Da oggi a Philadelphia bisogna smettere di dare cibo ai senzatetto nei luoghi pubblici, o all’aperto, da questo Venerdì 8 giugno è passibile di arresto nel distretto di Philadelphia chi sfama i poveri ed i senza tetto nei luoghi pubblici. Storicamente negli Stati Uniti è uso da parte di collettivi e squatters organizzare tavolate gratuite di cibo per chi è povero, una prassi spesso criminalizzata dalle amministrazioni e dalle forze dell’ordine. UN AGRITURISMO GESTITO DA CLOCHARD, ESPERIMENTO NEL PISTOIESE Un agriturismo gestito da clochard. È l’esperimento che partirà il 17 giugno a Serravalle Pistoiese (Pistoia), grazie alla collaborazione fra l’associazione
Firenze hanno meno di 30 anni. Preoccupante è, inol- I risultati dell’indagine sono consultabili sul sito: tre, il livello d’esclusione dall’assistenza sanitaria: a www.mediciperidirittiumani.org Roma solo un terzo dei rifugiati è in possesso di un tessera sanitaria, mentre solo il 4% degli immigrati (tratto da www.cronachediordinariorazzismo.org) irregolari ha una tessera STP (Stranieri Temporaneamente Presenti), che permette l’accesso alle cure sanitarie. Tale mancanza è da attribuirsi, in modo prevalente, ad un’informazione insufficiente. MEDU sottolinea che le patologie maggiormente riscontrate (problemi all’apparato re s p i rato r i o, gastrointestinale e nervoso) sono da ricondurre proprio alle pessi- - Si chiama libro. Si può leggerlo senza bisogno d’uno schermo. Le pagine sono tutte accessibili e non scompaiono in caso di mancanza di corrrente. È più legme condizioni gero di un portatile. Non sarà obsoleto il mese prossimo. E lei può anche preigienico sanitarie starlo a suo padre senza dovergli spiegare come funziona. ed abitative. Clochard alla riscossa e una coppia che da anni vive in Toscana e che ha messo a disposizione un casale del Quattrocento, ristrutturato. Grazie anche a dei finanziatori, che hanno prestato i mezzi economici necessari per l’avviamento dell’attività, i 12 senzatetto che parteciperanno all’esperimento lavoreranno nell’agriturismo in cambio di vitto, alloggio e di uno stipendio. Per ognuno di loro è previsto un piano di accantonamento economico che li porterà, alla fine dei dodici mesi di contratto, a essere pronti per il reinserimento sociale. A quel punto, saranno sostituiti da altri clochard. Proprio il reinserimento sociale è al centro dell’attività dell’associazione ‘Clochard alla riscossa’, che a Milano gestisce altre attività, come la ‘mensa sotto le stelle’. Il casale del Quattrocento in cui lavoreranno i clochard è immerso in 67.500 metri quadrati di terreno distribuiti su una splendida collina dal paesaggio tipicamente toscano.
Unite siano anche i paesi che più commerciano in armi convenzionali. Insieme hanno totalizzato un profitto di almeno il 70 per cento di tutte le maggiori esportazioni di armi nel 2010: Usa (30 per cento), Russia (23 per cento), Francia (8 per cento), Regno Unito (4 per cento) e Cina (3 per cento). Nel mondo, il flusso irresponsabile di armi da questi cinque paesi ha causato innumerevoli vittime civili e altre gravi violazioni di diritti umani e delle leggi di guerra. Amnesty International ha documentato come i governi dell’Europa Occidentale, gli Usa e la Russia abbiano autorizzato la fornitura di munizioni, armamenti militari e armi di polizia in Bahrein, Egitto, Libia, Siria e Yemen negli anni della brutale repressione che ha portato alle rivolte popolari. Queste esportazioni avrebbero potuto essere prevenute se gli stati responsabili delle forniture avessero tenuto fede alle loro politiForse non dovrebbe sorprendere che i che ufficiali di non esportare armi che cinque membri permanenti del possano contribuire a gravi violazioni dei diritti umani. Consiglio di sicurezza delle Nazioni
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Ho un sogno
L’Alba
Certo dal 28 agosto 1963 sono passati quasi 50 anni, ma il discorso del reverendo battista Martin Luther King tenutosi a Washington è di forte attualità (in quell’occasione si calcolarono 250.000 presenze di cui 83.000 bianchi). Nel 1964 King riceve il premio Nobel per la pace, verrà ucciso in seguito nel 1968, non aveva nemmeno 40 anni. La sua lotta contro il razzismo secondo me si può allargare a tutti gli ambiti della marginalità, ma in questa lettera nello specifico tratteremo i problemi legati all’ambito psichiatrico. Nel comune fiorentino ci sono sistemi di potere durissimi che bisogna far presenti nella speranza civile di un profondo cambiamento. In qualsiasi ambito del pubblico i cittadini possono scegliere come meglio credono i dottori, questo è un concetto di libertà e di civiltà. Ma nel campo psichiatrico è stato deciso da chi sta in alto che il dottore il paziente non lo può scegliere. Questo ci rende inermi e nel caso in cui un individuo avesse problematiche con un dottore può costantemente peggiorare in maniera piuttosto seria, questo chi è o è stato paziente può benissimo testimoniarlo. La nostra lotta non violenta è rappresentata da una sete di giustizia per tutti coloro che si lamentano. ma non sanno come fare per cambiare le cose o meglio ancora arrivare al cuore dell’umanità di chi ci sopprime in maniera violenta. M a questo è soltanto un aspetto che riguarda nello specifico il comune fiorentino, non so se in Italia è applicato anche da altre parti. Noi crediamo in un sogno, che l’Italia diventi un paese più civile e che le ingiustizie svaniscano e ritorni la vera libertà per essere trattati come tutti gli altri cittadini in quanto creature e membri della razza umana. Io, sempre a Firenze dove abito se mi rivolgo al servizio pubblico di Careggi mi mancano tutta una serie di servizi fondamentali per la mia crescita umana e il servizio privato non me lo posso permettere, Un altro grave caso riguarda l’uso del TSO ovvero trattamento sanitario obbligatorio. Il paziente in preda ad una rabbia e agitazione furiosa non riesce a controllarsi e viene obbligatoriamente sedato senza nemmeno avere voce in causa; questa è l’unica alternativa in una circostanza simile ad essere applicata (forse c’è più rispetto per le bestie). Quindi anche in questo caso viene soppressa violentemente la libertà e la dignità umana, quando il paziente si risveglia si ritrova i problemi di prima e in più la rabbia per il trattamento ricevuto e il dottore se ne lava le mani. Tutto questo sta a dimostrare l’inutilità dell’uso del TSO. Io propongo la seguente modifica a questa legge nazionale sull’abuso del TSO, rinominandolo TAO ovvero trattamento aiuto obbligatorio, perché se lo psichiatra ha un obbligo è quello umanitario e civile di aiutare le persone cercando i più svariati mezzi, ma nel rispetto della dignità umana. Perché anche se soffriamo noi pazienti di svariate problematiche non siamo diversi dagli altri esseri umani, quindi per tornare all’inizio non vogliamo essere emarginati da un potere che ci opprime, ma facenti parte integrante della società italiana a parità di diritti. Poi si può citare l’uso ignobile dell’elettrochoc (che rintontisce), le cose terribili che ancora accadono negli OPG (ospedali psichiatrico-giudiziari). Poi ancora ci sono pazienti che vengono addirittura legati per farli star fermi. Concludo con una mia affermazione sperando che venga apprezzata: Basaglia ha chiuso i manicomi, ma tutto ciò non basta, perché non è cambiando un nome che i trattamenti migliorano. Perciò affermo, in linea col pensiero di Luther King, che io ho un sogno: che noi persone emarginate, incomprese e impotenti possiamo un domani vivere nel mondo giudicati non come pazienti, ma per il valore della nostra personalità.
Arriva, come un’aria calda calda, l’alba è di scena l’aurora, viola, e poi dopo ore… il sole. Il sole non ha colore, ma è lui che illumina tutto, e l’alba come ogni mattino è come il parto di un bambino, che si ripete. L’Alba, l’aurora scompare come una magia! Ecco a noi il sole che ci fa compagnia tutto il giorno, ed il giorno dopo il suo ritorno. L’alba è come una magia, si ripete ogni giorno Un sogno!
Luca Mori
150 - luglio/agosto 2012 pagina 13
Isabella Antoniozzi
Solitudine
GOCCE
IO NON SONO LIBERA!!
Mi è scivolato un amore oggi. Un inutile goccia di sudore che solcava i miei fianchi. Fuori piove: Prendetemi gocce!
Isabella Antoniozzi
Marzio
Solitudine e…. vuoto, nulla, malessere arrampicarsi sugli specchi, che è esattamente arrampicarsi su una gabbia di una cella da cui non se ne esce fuori.
Il Risveglio
Un amore piccolo si può anche vedere è il grande che si deve anche sentire, ma in questi tempi basterebbe un po di bene, anche piccolo, ma anche quello non si fa nemmeno più vedere e quell’altro nemmeno più sentire
Sergio Bertero è perché voglio bene che mi sento bene
Nel rapporto bidirezionale che ognuno di noi ha con la vita, ho cercato di portare in “attivo” quell’immaginaria bilancia che misura i debiti e i crediti che abbiamo nei confronti della vita stessa, e che, per quanto mi riguarda, era decisamente in “rosso”. Nessun lavoro, nessuna ambizione, nessun sogno da sognare, solo amara disillusione, annegata in una tragica vita, dove i cancelli dei paradisi artificiali erano così facili da raggiungere, e le sue chiavi così suadenti e gravide di promesse. Che amara ironia è stata la mia vita; tante risorse nascoste in me, ma nessuna volontà di cercarle, nessuna modalità, oppure nessuna possibilità. Mettetela come volete, io so solo che il mio risveglio è coinciso con una grave malattia che ha quasi stroncato la mia giovane vita; ed è stato proprio allora che quel velo di nebbia che aleggiava davanti ai miei occhi si è sciolto, come una rugiada che ha rinfrescato i colori del mondo, ravvivandoli, in modo che potessi anche io, finalmente, scrutare orizzonti lontani. Ho ripreso la mia vita, i miei sogni, e sono tornato a studiare. Che gran cosa è la conoscenza, che emozione mi dà il sapere. Mi sono iscritto alle scuole serali. Non è stato per niente facile, credetemi; tornare sui banchi di scuola ha significato molto di più che prendere un diploma, ha significato anche tornare in “mezzo” alle persone, ha significato che ho dovuto cambiare atteggiamento e a seguire delle regole. Ho dovuto stravolgere completamente la mia vita, niente mi era dovuto, tutto era da conquistare. Solo così ho potuto cambiare un destino che sembrava già scritto. Ognuno di noi può riuscire in questa impresa, bisogna solo crederci, perché la vita è un dono meraviglioso, e va conservata come la più splendida delle gemme. E la mia, ora che è poggiata sul diploma che ho appena conquistato, risplende più che mai di vibranti rifrazioni.
miki Giardiello
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Economia a mano armata 30 MILIARDI, NONOSTANTE LA CRISI
Per citare altri numeri: i paesi europei nel loro complesso hanno circa 7 milioni di soldati (Stati Uniti 1 milione e mezzo), 45mila tra carri armati e mezzi di combattimento (Stati Uniti 34mila) e 3.500 aerei di combattimento (Stati Uniti 2mila). Tenuto conto delle ambiguità e anche della pericolosità di un Questi i dati principali che riguardano esercito europeo slegato da un potere l’Italia: 30 miliardi complessivi di spesa di controllo democratico – e oggi (fonte Sipri) nel 2012, oltre 10 miliardi nei prossimi anni per 90 cacciabombardieri F35 e ben 1,4 miliardi di euro per le missioni militari all’estero. Tutto questo, quando si tagliano le risorse per il welfare, la scuola, la sanità, gli enti locali. Il rigore viene applicato ai cittadini, ma non alla casta dei militari. pressione “Taglia le ali alle armi” volta alla cancellazione della costruzione dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter. Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche il Senatore F. Ferrante, R. Troisi, della Rete Disarmo, Alessandra Mecozzi della FIOM, A. Nicotra.
È quanto spende l’Italia per le armi e le Forze Armate nel 2012 Presentato il Dossier 2012 di Sbilanciamoci! Presentato a Roma, in concomitanza con il lancio mondiale del SIPRI Yearbook, Economia a mano armata, il dossier della Campagna Sbilanciamoci! sulle spese militari.
abbastanza significativa. L’obiettivo di questo dossier, scaricabile gratuitamente dal sito www.sbilanciamoci.org <http://www.sbilanciamoc i . o r g / w p content/uploads/2012/06/economia_a _mano_armata_web.pdf> , è quello di fornire informazioni e analisi, dati e proposte su come ridurre la spesa militare e su come orientarla in senso sociale, riconvertendo l’industria militare e investendo nelle misure necessarie a fronteggiare la crisi, nel welfare, nell’ambiente, nel servizio civile e nella cooperazione internazionale, perché è possibile svuotare gli arsenali per riempire i granai. Tra le proposte della campagna: taglio di 10 miliardi in tre anni delle spese militari, riduzione da 190mila a 120mila gli organici delle Forze Armate, cancellazione del programma di costruzione ed acquisizione dei cacciabombardieri F35. Sbilanciamoci propone che i soldi risparmiati siano destinati ad un piano straordinario di ammortizzatori sociali e di sostegno al reddito per 300mila precari, alla messa in sicurezza di 3mila scuole e per consentire a 70mila giovani di poter svolgere il servizio civile.
Interventi di Giulio Marcon, portavoce della campagna e Massimo Paolicelli, di Sbilanciamoci hanno presentato il libro bianco che analizza le spese militari sotto molteplici aspetti: dagli sprechi pubblici alla riconversione dell’industria militare, dall’esemplare caso Finmeccanica al commercio internazionale di armamenti, dalle missioni italiane all’estero ai rapporti tra crisi economica e spesa militare, senza tralasciare la dubbia utilità di alcuni sistemi d’arma come gli F35 e la relativa campagna di
La spesa militare globale nel 2011 ha continuato ad aumentare: dello 0,3% in termini reali rispetto al 2010, raggiungendo i 1.740 miliardi di dollari; il 75% della spesa mondiale per armamenti nel 2011 riguarda appena 10 Paesi e gli Stati Uniti si confermano leader della classifica con il 43% della spesa mondiale militare. La media globale della quota del Prodotto interno lordo destinato alle spese militari è del 2,6%.
Cuore di latta
DIALOGO TRA UOMO E NATURA
Dipinto di Silvia Prelazzi
Cuore di latta, guarda come ti hanno ridotto…. ti hanno, ammaccato, in tutti i modi, tu che andavi, orgoglioso, di essere, così bello. Lucido e splendente, del tuo essere argentato. Quando ha cominciato LA VITA ad attaccare. Così piano, piano ti ha reso, arrugginito, la gelosia e la cattiveria, tutto quel colore rosso, che sembrava sangue. Cuore di latta, riesci a battere, all’impazzata. Addolorato, che sei. Ma non pronto a gettare la spugna. Riesci ancora a rialzarti dalle ceneri di un araba fenice, e allora si schiuderà un sorriso riparatore. Cuore di latta.
Sisina
UOMO: (pensando tra sè) Stanotte ho avuto paura, uno spavento come un lampo si è impadronito di me. Tremavo senza capire il motivo. NATURA: (risponde prontamente cogliendo l’attimo di riflessione) - Hai sentito giusto, sono io che ho voluto spaventarti. U.: - Smettila! Sto tremando. N.: - È che voglio sapere come mai mi state accecando con questa forte luce, non vede più niente. Sento ormai solo troppa confusione. Mi state scordando. Scavare e
l’Unione Europea ha un drammatico deficit di democrazia – se si andasse verso una direzione di maggiore integrazione delle strutture di difesa europea, si potrebbe avere un risparmio complessivo di 100-150 miliardi di euro nei vari paesi, e anche in questo caso la somiglianza della cifra (130 miliardi) con quanto si è speso per l’ultimo salvataggio della Grecia (febbraio 2012) è
costruire provando a sottomettermi è inutile. Mi sottovalutate. Oppure cercate di distruggermi? U.: - No, il mio padrone è un altro uomo, colui che domina e comanda questo impero chiamata civiltà, colui che governa le città. Non riesco a liberarmi del suo volere. Se egli desidera sarà presto fatto perchè senza lui non sento nè il bene nè il male. Ciò che egli prova è ciò che mi comanda, non riesco a sottrarmi. Lui decide cosa deve essere. N.: - Ti stai sbagliando, sono io la vera padrona. U.: - No, non è vero. Il mio corpo sente solo quello che sente l’impero di luce e il suo capitano. N.: - Stanotte voglio farti capire, ecco perchè mi sono presentata. Capirai che sono io la padrona quando questa bestia feroce in cui mi sono trasformata ti sbranerà per lasciarti freddato a terra come un corpo morto. Così smetterai di provare ciò che vuole quell’uomo che tu chiami padrone e di farti comandare da esso. In realtà lui è un’altra mia misera creatura. Ti ripeto, sono io che comando, posso distruggervi entrambi. U.: - No! Pietà! Lasciami in pace! Tu che puoi chiedigli allora che non tormenti più la mia mente affinchè ritorni libera e leggera senza costrizione, senza contrazione. Allora quando la mia mente sarà in pace e parlerà solo la mia coscienza potrò insegnare ai miei figli l‘importanza del rispetto del tutto che sei tu madre terra, da cui attingiamo nutrimento pace e serenità. Sei una benedizione per noi. Perdonami ti
prego, stanotte non mi uccidere! N.: - Voglio crederti stanotte, ma vedi di mantenere la tua promessa. Ti darò ancora tempo per realizzare ciò che dici, ma stai attento non ne resta molto. Se riuscirai allora ritornerà il silenzio, sarà solo il sole a illuminarti nella giusta dose, le acque continueranno a scorrere capiose, le terre saranno fertili e cresceranno le piante floride e rigogliose. Gli animali prolificheranno felici e nell’abbondanza. Altrimenti sarà la distruzione per tutti. U.: Grazie! mi affretterò per tentare ogni possibilità e mi inveterò ancora dell’altro ancora oltre ogni limite senza fermarmi mai per accontertarti e soddisfare le tue richieste e volontà.
SIK
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Toscana Pride Viareggio 7 Luglio 2012 - (ampi stralci dal documento politico)
La nostra immortale favolosità Viviamo nella Regione che per prima ha approvato una legge contro le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, una Regione il cui statuto riconosce ogni forma di convivenza tra persone, una Regione felice di accogliere una realtà socioculturale LGBTIQ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans, Intersessuali e Queer) diffusa e plurale: abitiamo una Toscana amena. Forse. Il nuovo statuto regionale e la legge contro le discriminazioni hanno coronato un percorso sociale e politico durato molti anni: la quotidianità, il modo di vivere e quello di pensare di molte persone che vivono in Toscana sono cambiati; la visibilità LGBT - in ogni sua forma - ne è stata il fulcro. A otto anni da quella legge e da quello statuto, ecco affiorare le crepe di questa costruzione meravigliosa, a palesare che questa espressione di civiltà e convivenza non è penetrata a fondo nella cultura politica. Fino a scontri recenti e paradossali che fanno traboccare il vaso. (…) Se si è arrivati a questo, è perché la politica si è presa una lunga “vacanza morale”, ed è anche per via dell’insufficienza politica di un progetto di integrazione sociale centrato sulla condivisione delle esperienze ricreative.
mento sociale e lavorativo dopo la detenzione. Si punta quindi ad una riqualificazione della vita carceraria in modo da prevenire il rischio di marginalità. Nonostante la grande pubblicità data all’iniziativa il progetto è ad oggi tramontato e per le detenute transessuali non si profila nessuna prospettiva. Si ritiene inoltre importante la promozione di percorsi formativi specifici sui diversi orientamenti sessuali e le identità di genere verso tutti gli operatori del carcere (guardie carcerarie, personale amministrativo, assistenti sociali). - Salute delle persone LGBTIQ. La preoccupazione per l’ambito del benessere e della salute emerge come ancora minoritaria nella delineazione di piani di intervento regionali. Oltre alle richieste avanzate sul piano della normativa e della tutela alle istituzioni competenti, aggiungiamo un contributo di pensiero più ampio sulle questioni di ambito socio-sanitario di rilevanza, di cui si fanno carico soprattutto le associazioni. Nelle varie forme della relazione medicopaziente, un trattamento discriminante comporta un disagio notevole in un soggetto che, per i semplice fatto di trovarsi in una struttura sanitaria, è già in una condizione di fragilità, tale relazione è per noi ambito di intervento primario, a partire dalla veicolazione di una corretta informazione scientifica, e dunque di una preparazione universitaria altrettanto corretta e comprensiva, che non dia adito all’ipotesi di terapie
porti in seguito alla definizione della propria identità e dell’orientamento sessuale. L’unica forma di sostegno presente è la rete solidaristica che si stabilisce grazie alle relazioni di amicizia e di associazionismo LGBTIQ, gratuita e volontaria, ma inadeguata a rispondere alla complessità delle esigenze; dove tale rete è assente, si è costrett* a tornare a fare affidamento su rapporti familiari, con ovvi problemi di relazioni conflittuali pregresse, complicati però dalla malattia, dall’anzianità, dall’assenza di autosufficienza. Chiediamo pertanto che i risultati delle indagini conoscitive già intraprese dalla Regione non restino lettera morta. Ci sono le conoscenze e gli strumenti per prevedere un piano di intervento integrato, tenendo conto delle specificità dei soggetti coinvolti, imparando da quello che le associazioni fanno da anni su questo fronte (talvolta come veri e propri presidi sanitari civili anziché ospedalieri) ed esportando le buone prassi in molteplici contesti.
riparative nei confronti dell’omosessualità, del lesbismo, del transessualismo e transgenderismo. Inoltre è presente anche una assistenza sociale non strutturata e una preparazione inadeguata delle figure di supporto psicologico e psicoterapeutico, che dovrebbero trattare adeguatamente il/la/* paziente LGBTIQ, supportandol* e organizzando un percorso che tenga conto dell’orientamento sessuale e dell’identità ed espressione di genere. In questo senso, “Codice rosa” è una buona prassi che va sostenuta ed estesa, affinché la specificità di trattamento non si limiti ai casi di emergenza. Il tema della salute e della formazione sanitaria è particolarmente rilevante se si riflette sul peggioramento dell’educazione sessuale de* giovani – che non può più essere preoccupazione esclusiva delle associazioni – e sulla salute psicologica de* minori LGBTIQ, che devono essere destinatar* di interventi volti a migliorare gli ambienti nei quali vivono e a garantire dove necessario anche un’accoglienza in progetti pilota di casa-famiglia. Nei servizi sociali è poi completamente assente una tutela dell’età anziana de* pazienti LGBTIQ o del soggetto non autosufficiente di qualsiasi età, che si ritrova in condizioni di forte solitudine e impotenza, spesso senza figl* o abbandonat* dalle famiglie di provenienza con cui non ha mantenuto buoni rap-
zioni di persone intersessuali, il divieto di trattamento e riassegnazione di genere in neonat* che presentano caratteristiche sessuali non immediatamente ascrivibili a uno dei generi sessuali prevalenti. A oggi, infatti, la riassegnazione è realizzata ricorrendo a tecniche “normalizzanti” e invasive di chirurgia genitale neonatale. Tanto il personale medico quanto i genitori vanno opportunamente formati, informati e supportati, perché il/la/* bambin* possa crescere san* e fare una scelta personale e consapevole, nella serenità di tutte le persone coinvolte. Le persone intersessuali e quant* stanno loro vicino hanno il diritto di trovare attorno a sé – dentro e fuori le strutture ospedaliere – un ambiente che ne supporti lo sviluppo e ne curi il benessere; 2.1.3.3 - Famiglie. In relazione a quanto esposto al punto 2.1.1.1., chiediamo inoltre che il personale dei servizi sociali sia formato adeguatamente per prestare la dovuta attenzione alle diverse tipologie di famiglia, sia cioè preparato ad accogliere le richieste di sostegno da parte di genitori omosessuali e trans e da* loro figli*, come pure ovviamente dai genitori di lesbiche, gay, bisessuali, intersessuali e trans. - Laicità dello Stato Vogliamo vivere in uno Stato laico, non regolati da leggi scritte sotto la dettatura degli esponenti di un credo religioso.
Intersessualità Nell’ordinamento giuridico e nella prassi, il diritto alla salute in Italia va in teoria a braccetto con il diritto all’autodeterminazione dell’identità di genere. Per questo l’intersessualità si pone come questione spinosa, colpevolmente ignorata quando non occultata. Va introdotto, secondo quanto indicato dalle associa-
Rivendicazioni Esprimiamo le nostre rivendicazioni in un clima politico nel quale, alle campagne di odio sostenute senza imbarazzo tanto da gruppi di ispirazione (para)fascista quanto da esponenti della politica istituzionale – campagne che trovano conforto ideologico nelle posizioni delle gerarchie cattoliche – gli altri partiti non riescono a opporre altro che gesti simbolici ormai vuoti, cioè non sostanziati da interventi incisivi ed efficaci che tutelino e valorizzino le differenze e le minoranze. Per contrastare le discriminazioni e garantire l’ottenimento di nuovi diritti è innanzi tutto necessario adottare un approccio multisettoriale, costruendo un percorso che tenga conto della trasversalità e della contingenza degli obiettivi di ogni minoranza emarginata o non riconosciuta: è sufficiente, infatti, interrogarci sulla nostra soggettività per capire fino a che punto definirci discriminat* esclusivamente sulla base dell’identità ed espressione di genere e di orientamento sessuale sia riduttivo e limitante, specie in un momento di forte crisi economica e sociale che mette in forse il nostro stesso diritto all’esistenza come soggetti LGBTIQ, come migranti, precari*, studenti, e nelle molteplici componenti della nostra persona. (…)
Situazione carceraria per le persone trans La situazione delle donne trans gender e transessuali detenute presso il carcere di Sollicciano (FI) è particolarmente grave. Attualmente le donne transessuali e transgender sono detenute nell’anello femminile, ma non possono svolgere con le donne le attività previste. La questione, più volte sollevata dal Garante dei detenuti e portata all’attenzione della Provveditora toscana dell’amministrazione carceraria, sembrava risolversi con il progetto di costituire presso il carcere del Pozzale di Empoli una sezione specifica per le detenut* transessuali e transgender. L’articolata proposta a monte del progetto ambiva a intervenire sulle carceri tenendo conto delle soggettività delle detenute trans, per sostenere in modo adeguato il percorso d transizione e per favorire il loro inseri-
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Migranti e diritto d’asilo La storia di questo Paese e lo scenario politico mediterraneo sollecitano una migliore applicazione in Italia della direttiva CE 85 del 2005 sullo status di rifugiat*, perché esso sia efficacemente esteso anche a persone LGBTIQ perseguitate non solo a norma di legge, ma anche “solo” de facto, ovvero socialmente, nel Paese d’origine. Combinato con il Pacchetto Sicurezza, questo vulnus della prassi giudiziaria e d’asilo in Italia ha effetti disastrosi sulle vite di centinaia di migranti, addirittura costrett* a non poter denunciare i loro sfruttatori.
Vite a lavoro Il welfare e le politiche inerenti il lavoro sono l’esempio principe di come un piano di interlocuzione tra la comunità LGBTIQ e la politica istituzionale sia oggi possibile, necessario e urgente. La presenza di soggetti LGBTIQ evidenzia l’anomalia e l’insufficienza di un welfare che non è universalistico e non garantisce di fatto a nessun individuo i mezzi per autodeterminarsi, ma scarica su strutture collaterali la responsabilità di fornire strumenti di sostentamento alla cittadinanza. Nei momenti di crisi economica, e in particolare in una crisi perdurante come quella che stiamo attraversando, i criteri di accesso al lavoro diventano più restrittivi e le norme tacite che regolano l’accesso alle professioni si fanno più vincolanti. I soggetti non normali sono quindi più esposti alla crisi, più spesso precari, estremamente flessibilizzati, e non di rado “reclutati” in virtù di eccedenze presunte attitudini sociali, il non avere figl*, necessità economiche ritenute minori, etc...) che niente hanno a che fare con un lavoro in particolare, ma che sono adatte a un qualsiasi lavoro parasubordinato in generale. Queste eccedenze, che sono un sottoprodotto dello stigma e delle disparità di cittadinanza, non sono qualifiche professionali riconosciute ma competenze silenziosamente inscritte nei corpi e nelle vite LGBTIQ; quindi, non sono remunerate. Vengono invece sfruttate per abbassare il costo del lavoro, diventando talvolta – con ironia estrema e amara – l’ennesima scusa per incitare alla guerra fra poveri. Lo strumento del reddito sociale o reddito di autodeterminazione potrebbe avere, per i soggetti LGBTIQ, il doppio valore di affermazione ed affrancamento, non soltanto per l’autonomia personale che comporta, ma anche per l’indipendenza economica da nuclei familiari omo-lesbo-transfobici che garantisce, in assenza di politiche sociali e di un welfare garantito, inoltre, le famiglie diventano de facto ammortizzatori sociali e fonte di sostentamento dei soggetti che si vedono costretti a tornare ai nuclei di origine. La dipendenza economica che si stabilisce è particolarmente grave e pericolosa per il benessere e l’incolumità del soggetto LGBTIQ, proprio in relazione alla possibile coartazione identitaria derivante dalla condizione di riccattabilità che il ritorno a una famiglia che non accetti l’orientamento o l’identità di genere di chi la compone rappresenta.
DOCUMENTO POLITICO 2012 Comitato Toscana Pride
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Anche la terra si muove si sentiva uno spaventoso dondolio e perfino le case intorno sembravano voler cadere da un C’era una volta una bambina di momento all’altro, da tanto si nome Denise, dai capelli castani muovevano. e gli occhi verdi e svegli. Denise “Siamo in giostra!” urlò Giacomo. aveva nove anni (sono tanti!) e “Ma no, è la Terra che, siccome si un sacco di voglia di giocare e è appena svegliata, si sta stiracchiando la pelle, proprio come fai divertirsi. Un bel giorno la sua scuola orga- tu quando ti svegli nel tuo lettinizzò una bella gita per tutta la no!” rispose sicura Denise. classe: sarebbero andati a visita- Mentre parlava, le si avvicinarore un bellissimo castello in una no tutti gli altri bambini, che si città di nome Ferrara. Denise si erano un po’ spaventati, ma voleera preparata con cura il suo vano ascoltare la sua spiegaziozainetto, contenente la merenda ne del perché la Terra si fosse e qualche gioco da utilizzare con mossa in quel modo brusco e assolutamente imprevisto. Denise, che anche se era una bambina era anche un po’ maestra, perché le piaceva prendersi cura dei bimbi più piccolini, si sedette e chiese ad ognuno di mettersi in cerchio intorno a lei, per poter spiegare i suoi amici. Il viaggio in autobus la storia del terremoto. “Ripeti era stato piacevole, perché una cosa hai detto!” chiese impazienmaestra aveva spiegato ai bam- te Elisa. “Ho semplicemente bini una tecnica infallibile per detto” proseguì Denise “che creare piccoli braccialetti colora- anche il nostro Pianeta, quando ti. Denise ne aveva creato uno si sveglia alla mattina si deve davvero meraviglioso, verde e pur tirare la pelle, in fondo dopo un bel sonno ci si sente tutti indoblu con una perlina al centro. Appena arrivati a Ferrara tutti i lenziti e la Terra è molto grande, bambini si sono riuniti davanti all’imponente castello; era proprio bello e sembrava costruito con i lego, tanto era perfetto! Ad un tratto, mentre bimbi e maestre camminavano di fianco alle mura del castello, si sentì la Terra tremare. Fu tutto molto strano: sotto ai piedi (Non bisogna aver paura del terremoto…)
In un giorno d’estate, un grillo a motore girava per la campagna in cerca di cibo saziante. Arriva dalle bufale e chiede del latte: “Mi date il vostro latte per far mozzarella e ricotta, o belle nerine?”. “Prendi, prendi, motorino grillino, non sarà mai troppo ciò che ci chiedi, quel che per te è un pasto, per noi non è altro che una goccia di latte; vorremmo che tutti fossero come te, di gusti semplici e di giuste pretese. Sai, ci sono esseri umani che chiedono il nostro latte per riempire pance già piene a dismisura, non vorremmo dare il fianco anche a gente che non ha fame, ma solo ingordigia”. Più avanti (ormai sazio), il grillo a motore gode di verdi fili d’erba molto alti (per lui), ci gioca e si arrampica su di essi come un uomo su un albero secolare, e arrivato sulla cima
perciò quando si stiracchia fa tremare tutto quanto”. I compagni e le maestre ascoltavano in silenzio le parole della bambina, che era riuscita a tranquillizzare anche i più spaventati. “Ma la Terra ha il pigiama?” domandò curioso Alessandro. “Si! Ha uno splendido pigiamino verde color degli alberi, marroncino come le montagne e nero come gli uccellini che volano liberi nel cielo. Mai visto un pigiama più alla moda del ribatté suo!” sorridendo Denise. “Ma la Terra si lava i denti prima di dormire?” chiese poi Elisa, aggiungendo: “Io sono brava e mi lavo i denti tutte ma proprio tutte le sere e anche di mattina!”. A quel punto tutto scoppiarono a ridere.. “Certo che la Terra si lava i denti, ma non con il dentifricio, bensì con la schiuma del mare, per poi sciacquarsi con la fresca acqua dei ruscelli.” “Ma la Terra porta le scarpe…? Che numero porta?” d o m a n d ò ancora Giacomo. “Sapessi che belle scarpe ha la Terra…! Le ho cercate nei negozi per prendermele ma non le ho trovate. Devi sapere che le sue scarpe sono fatte di stelle… però, da quando l’uomo getta i rifiuti in mezzo alla natura, le povere stelline si sono ammalate prendendo una brutta tosse. Proprio per questo,
GRILLINO A MOTORE
di uno di essi, si mette a scrutare intorno. Vede una scena da fiaba: montagne, alberi, uccelli e farfalle. Lontano, si sente il rumore del mare, l’odore di salsedine che il vento porta. Un ruscello lo invita a bagnarsi e a giocare con i suoi abitanti, accetta volentieri l’invito e si tuffa nel ruscello senza esitare. Un girino gli fa festa ed insegna al nostro grillino a stare sott’acqua e fare dei tuffi con grande maestria, più in là, nel ruscello, ci sono una rana e un pesce che invitano il nostro ad immergersi e scoprire il mondo nascosto nelle tane sott’acqua, li segue e vede meravigliose gallerie degne di regge, tutte ben ordinate e ben attrezzate, ogni tanto si trova un posto dove
appoggiarsi per riposare ed anche dove si può mangiare senza spendere niente. Altri abitanti del luogo sono intenti a trasportare cibo e ad ordinare le gallerie, che ogni tanto cedono sotto il peso dell’acqua. Il pesce e la rana gli chiedono di restare con loro, vedendo raggi di gioia dai suoi occhi, il grillo a motore è molto tentato e a stento riesce a capire che il suo mondo non è quello, lui ha da muoversi sulla terraferma e fare la sua parte per migliorare la vita dei suoi simili, saluta con forti accelerate e gracchiate di clacson i suoi amici … promettendo di ritornare. Arriva in un paese tutto addobbato a festa ed incontra amici a motore, uno di essi è molto buffo, ha tre ruote e sembra un muso di auto-
tutte le volte che le stelle tossiscono, anche se loro non lo sanno e non lo fanno apposta, fanno tremare tutta la Terra!”. I racconti di Denise erano talmente belli e dolci che fecero venire a tutti una gran voglia di disegnare la Terra con il suo buffo pigiama e la scarpe stella-
te. Le maestre andarono a cercare dei fogli e delle matite e tutti i bambini, seduti in mezzo all’erba, disegnarono chi la Terra con lo spazzolino da denti, chi la Terra con il pigiama stropicciato, altri ancora la Terra con le scarpe da ginnastica numero 1.041.
Scritto e illustrato da Denise, 9 anni ed Elisa 35 anni, con affetto e tenerezza per tutti i bambini che hanno sentito il loro cuore tremare.
mobile. Il nostro grillo gli chiede: “Ma che motore sei? Non riesco a capire da chi provieni”, “Provengo da dove anche tu provieni, l’unica differenza sta nel fatto che io ho tre ruote, ne ho tre perché con due non sto in piedi” “Ma sai correre e fare le curve e zigzagare come lo faccio io?”. “Ma certo” risponde il tre ruote “Facciamo un giro insieme?” “Sì, sì” risponde il nostro grillino. Corrono all’impazzata, si sorpassano come un’onda del mare sorpassa l’altra, e poi ritornano una nell’altra, per essere un’unica cosa. Come è bella la loro corsa, che gioia esplode nel cuore del nostro grillo a motore. La sua mente lo porta a pensieri gentili. Tutto ciò gli fa capire che non ci sono differenze reali, ma solo di forma.
Enzo