Neue Bauakademie. Un progetto per la ricostruzione della Bauakademie di Schinkel.

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NEUE BAUAKADEMIE Un progetto per la ricostruzione della Bauakademie di Schinkel

Studente: Gabriele Marinari Relatore: Prof. Riccardo Renzi

A. A. 2018 | 2019

Correlatori: Prof. Mario de Stefano Prof. Claudio Piferi Prof. Valerio Alecci



La nostra mente non è libera se non è padrona delle sue idee. D’altra parte, la libertà della mente appare in ogni superamento di sé, in ogni resistenza alla tentazione esteriore, in ogni adempimento al dovere, in ogni sforzo per il meglio e in ogni rimozione degli ostacoli necessari a raggiungere tale scopo. K. F. Schinkel


INDICE


LA RICOSTRUZIONE DELLA BAUAKADEMIE

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STORIA E SVILUPPO DI BERLINO

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IL LUOGO DI PROGETTO

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KARL FRIEDRICH SCHINKEL

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LA BAUAKADEMIE

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UN MUSEO PER L’ARCHITETTURA

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IL PROGETTO

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RIFERIMENTI

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BIBLIOGRAFIA E ALLEGATI

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LA RICOSTRUZIONE DELLA BAUAKADEMIE



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NEUE BAUAKADEMIE

Nel novembre 2016, il parlamento tedesco ha avviato il processo per la ricostruzione della Bauakademie. L’Accademia di Architettura, costruita tra il 1832 e il 1836 su progetto di Karl Friedrich Schinkel, è stata oggetto di parziale distruzione nel 1945. In seguito ad un iniziale tentativo di ricostruzione, è stata completamente demolita nel 1963. Nella stessa posizione è stato costruito l’edificio del Ministero per gli Affari Esteri della DDR, anch’esso demolito nel 1995. Da allora vari tentativi si sono susseguiti per la ricostruzione della Bauakademie senza però giungere a compimento. Varie associazioni e fondazioni sono nate per redigere proposte, studi di fattibilità e vari piani sono stati sviluppati. Tra il 1999 e il 2001 è stato ricostruito, secondo l’aspetto originale, l’angolo nord-est con funzione di facciata campione. Tra il 2004 e il 2005 una stanza modello è stata costruita in loco e dal 2004 una simulazione della facciata riproduce l’immagine dell’antico edificio nello spazio urbano. Nel settembre 2017, dopo una serie di forum pubblici tenutisi tra febbraio e maggio, è stato pubblicato il bando di concorso con lo scopo di sviluppare uno studio di fattibilità e individuare il possibile uso per la Nuova Bauakademie, seguendo una procedura di dialogo aperta per la ricerca e lo sviluppo di idee. Studi sulle piante storiche forniscono una panoramica sugli usi passati e mostrano le possibilità offerte dell’edificio della Bauakademie ricostruito. Il potenziale della sua eccezionale localizzazione nel centro della città di Berlino si presta ad una varietà di utilizzi differenti che forniscano servizi aperti al pubblico. La decisione riguardo le modalità di ricostruzione dell’edificio è stata lasciata aperta alle varie proposte. In seguito alla pubblicazione dei risultati di concorso l’Akademie der Kunst, prestigiosa istituzione culturale tedesca, ha organizzato nel giugno 2018 in collaborazione con la rivista di architettura ARCH+, un forum aperto di presentazione pubblica dei progetti partecipanti. Dagli esiti del forum è nato il Codice Bauakademie, costituito una serie di punti che definiscono i principi per lo sviluppo di concorsi e progetti futuri. Tra questi viene richiesta una ricostruzione permanente della Bauakademie e di Schinkelplatz che possa essere manifesto di un tema tanto delicato, una maggiore libertà riguardo posizione e volumetria dell’edificio, oltre che un rapporto equilibrato tra storia dell’edificio e innovazione. Il risultato deve essere un’edificio flessibile, che valorizzi l’architettura e la sua divulgazione, accogliendo eventi di presentazione e dibattito.


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Copertina del bando di concorso e del documento di linee guida della TU Locandina del forum tenutosi all’Akademie der Kunst


Angolo della Bauakademie 2019


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Altra importante istituzione coinvolta nel processo è la Technische Universität Berlin. Essendone erede diretta, ne conserva l’insieme di beni archivistici e le collezioni che intende riportare nella Nuova Bauakademie, immaginata come vetrina nel centro di Berlino per l’esposizione e il dibattito sui temi di architettura. Questo punto di riferimento dovrebbe colmare la lacuna presente nel panorama museale ed educativo della città, ed essere aperto sia a interessi locali che internazionali. Il progetto proposto, tiene in considerazione l’insieme degli aspetti emersi durante tutto il processo descritto, tenta di leggere e interpretare il sistema urbano nella sua storia e nelle sue relazioni così come il sistema linguistico e compositivo dell’architettura del maestro tedesco, con l’intento di definire una possibile soluzione per far fronte al vuoto che la scomparsa del monumento ha lasciato nella città.


STORIA E SVILUPPO DI BERLINO



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Berlino J. Ruijscher, 1650


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“I fiumi, i boschi, i laghi, contribuiscono a definire un paesaggio, dove acqua, terra sabbiosa, e verde sono attraversati da una intensa e cromatica luce nordica; un paesaggio suggestivo, che sollecita ad una alternanza continua tra individuazione visiva dei suoi caratteri ugualmente aspri, sobri, e realistici, e una percezione melanconicamente romantica del tutto.”1

Questa è una delle possibili descrizioni del territorio in cui nasce Berlino, la Marca di Brandeburgo. Il fiume Sprea, che lo attraversa, ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo urbano di quest’area. A partire dal XII secolo, infatti, venne usato come via commerciale e luogo favorito per gli insediamenti dei coloni tedeschi che migravano dalla parte occidentale dell’attuale Germania verso est. Sulla sponda destra della prima delle ampie anse che definiscono l’ultimo tratto della Sprea prima di sfociare nello Havel, si è sviluppato quello che è stato il primo insediamento di Berlino e che ne costituisce il suo centro.


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Pianta di Berlin Cรถlln J. G. Memhard, 1648


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LA FONDAZIONE DELLA CITTA’

Nel 1648 l’ingegnere ducale di Brandeburgo Johan Gregor Memhard disegnò la prima pianta della città di Berlino, mostrando una precisa immagine della configurazione che ha caratterizzato la città a partire dal Medioevo “Le scarse documentazioni sulle origini di Berlino possono probabilmente essere collocate alla fine del dodicesimo secolo. Agli inizi del tredicesimo secolo, le carte della città furono concesse ai due insediamenti sui lati opposti di un attraversamento guadabile del fiume Sprea. La città più grande sulla riva destra era chiamata Berlin; l’altra, un’isola racchiusa da un braccio del fiume, Cölln. Entrambe erano protette da mura.”2 Il corso del fiume definiva sia il limite che il legame tra i due nuclei. Le due sponde erano unite dal Mühlendamm, ponte e punto di passaggio di una importante strada commerciale che li attraversava. Essendo le due città indipendenti, sia dal punto di vista della configurazione che funzionale, avevano entrambe un municipio, una piazza del mercato e i luoghi di culto: le chiese Marienkirke e Nicolaikirke a Berlin, St.Peters a Cölln. Nel 1307 i due centri vennero riuniti in un’unica città, governata da un consiglio perenne di cittadini, che aveva vasti possedimenti nei territori circostanti. Vennero quindi realizzati un Palazzo Municipale comune e un secondo ponte più a nord, il Lange Brücke. A partire da quel momento Berlin divenne il nome usato per l’insieme delle due. L’identità di Berlino non deve praticamente nulla al suo passato medievale. L’unico nucleo di impianto dell’epoca ancora esistente è quello di Nikolaiviertel, che è stato soggetto ad una quasi totale ricostruzione alla fine degli anni ’80.


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I PRIMI SECOLI DI SVILUPPO

Nel XV secolo “l’imperatore del Sacro Romano Impero offrì i territori di Brandeburgo alla famiglia degli Hohenzollern, proveniente dal sud della Germania.”3

Due secoli dopo la sua fondazione, Berlin-Cölln dovette rinunciare ai suoi diritti di autonomia di città libera. Nel 1442 nella parte nord dell’isola di Cölln venne costruito, in posizione di controllo sulle due città, il complesso del Castello degli Hohenzollern con i retrostanti giardini principeschi. Tra il 1658 e il 1683, sotto il regno di Friedrich Wilhelm ‘Il Grande Elettore’ (regno 1640-88), l’immagine della città subì importanti trasformazioni, in seguito alla costruzione di un’imponente fortificazione a forma di stella che seguiva i principi delle città ideali rinascimentali. La nuova cinta muraria con 13 bastioni e 6 porte, circondata da larghi fossati, accoglieva anche il nuovo insediamento di Friedrichswerder e unificava l’immagine della città definendone la sua forma. Ulteriore elemento generatore della città è l’Unter den Linden, importante viale tracciato nel 1647 per unire il Castello al bosco principesco di caccia, il Tiergarten. Caratterizzato da sei filari di tigli e noci, ha rappresentato nei successivi secoli di storia della città la principale direttrice di sviluppo urbano verso ovest.


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Veduta di Berlin Cรถlln e della fortificazione seicentesca J. B. Schultz, 1688


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Veduta dello SchloĂ&#x; J. G. Rosenberg,1781


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I SECOLI XVII E XVIII

Nel 1674 e nel 1688, vennero fondate su piano di Arnold Nering (1659-1695) due nuove aree di sviluppo, Dorotheenstadt e Friedrichstadt, rispettivamente a nord e a sud dell’Unter den Linden. I due nuovi quartieri, posti al di fuori della seconda cinta muraria, vennero costruiti sulla base di un impianto regolare di blocchi disposti a scacchiera con larghe strade rettilinee. I nuovi nuclei seguivano uno schema rigido, privo di luoghi quali piazze, giardini e monumenti, che vennero implementati nei secoli successivi. Durante la seconda metà del XVII secolo, l’Unter den Linden venne prolungato, attraverso il Tiergarten in modo da collegare il centro città al nuovo borgo di Charlottenburg, residenza dei principi fuori Berlino, costruito a partire dal 1695 sotto il regno di Federico II (regno 16881701). A Schloßplatz un’altra importante via si collegava a sud del castello e permetteva l’accesso alla città da est: Königsstraße, asse principale di un nuovo centro di sviluppo urbano denominato Königsvorstadt. I due importanti viali definirono così i due accessi principali alla zona del Castello, cuore della città. Friedrich Wilhelm, nei suoi quasi 50 anni di governo riuscì a trasformare Berlino in una capitale. Il suo erede “Federico III assunse subito il titolo di re, prendendo il nome di Federico I … La storia gli tolse l’appellativo di ‘grande’, come del resto accadde con altri principi, ma sotto il suo regno la corte reale della povera Prussia divenne una delle più brillanti d’Europa. Alcuni raggi di questo splendore rompono ancor oggi il grigiore del cielo berlinese.”4 Iniziò una stagione favorevole per lo sviluppo della città, sia dal punto di vista urbanistico che culturale. Berlino divenne capitale di Prussia, e nel 1710 con operazione di sinecismo venne unificata dal punto di vista amministrativo. Vennero realizzate due importanti opere: la costruzione dello Zeughaus, l’Arsenale (1695-1730), che marcava la fine dell’Unter den Linden, e l’ampliamento dello Schloß, il castello. Queso avvenne partire dal 1698 su progetto di Andreas Schülter (1664-1714), per quanto riguarda il primo grande cortile racchiuso da nuove ali, e su progetto di Friedrich Eosander (1669-1728) per il secondo, arrivando ad occupare l’intera larghezza dell’isola. Sempre durante il suo regno furono costruite le due chiese gemelle Französische Kirche e Deutsche Kirche nel Gendarmenmarkt, piazza nata come sottrazione di tre blocchi urbani al quartiere di Friedrichstad. Alla morte di Friedrich I il castello era praticamente completato, e presentava l’aspetto che si è mantenuto fino alla sua distruzione nel 1950, ad eccezione della cupola aggiunta all’ala ovest, progettata da August Stüler tra il 1845 e il 1853.


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Nel corso degli anni ’30 del XVIII secolo Friedrich Wilhelm I (regno 1713-40) promosse la costruzione di una nuova cinta muraria con funzione daziaria, racchiudendo la città nella sua nuova estensione. Lungo le nuove mura vennero costruite, a ovest e a sud del quartiere di Friedrichstadt, agli estremi delle principali strade esistenti, tre nuove piazze dalla forma geometrica elementare: Quarré, Achteckt e Rondell. Ad ogni piazza era associata una porta di ingresso alla città: Brandenburger Tor (Quarré), Potsdamer Tor (Achteckt) e Hallesches Tor (Rondell). Rondell Mackt, la piazza circolare, era punto di arrivo di tre importanti viali. Friedrichstraße, asse centrale di questo tridente, venne prolungata da sud a nord, diventando un fondamentale collegamento perpendicolare all’Unter den Linden. I giardini principeschi del Lustgarten, a nord del Castello, vennero sostituiti da una grande piazza per parate militari. Alla Morte di Friedrich Wilhelm I, nel 1740, la città aveva raggiunto i 74000 abitanti, ed accanto al centro urbano dall’ancora leggibile forma stellare, sorgevano i nuovi quartieri di impianto barocco, due figure dal profilo definito ma ancora scarsamente connesse tra loro. Mentre i primi due Re di Prussia promossero interventi di espansione della città, Friedrich II ‘Il Grande’ (regno 1740-86), si concentrò nella valorizzazione di Berlino attraverso opere per l’arte e la cultura. Dopo la sua incoronazione, iniziò il suo progetto di costruzione del Forum Fridericianum, centrato rispetto l’Unter den Linden, che prevedeva una serie di costruzioni monumentali: il Teatro d’Opera (1741-43), la cattedrale di St. Hedwigs (1747-73), l’Alte Bibliothek (1775-80) e il Palazzo per il fratello Heinrich (1748-53), diventato sede dell’Università di Berlino dalla sua fondazione nel 1810. Nel 1747 iniziò la costruzione di un nuovo Duomo sul lato est del Lustgarten su progetto di Johann Boumann e venne definita la forma di Schloßplatz. Negli stessi anni vennero costruiti molti importanti edifici in tutta la città, tra i quali il primo Teatro nel Gendarmenmarkt (173280) progettato da Carl Gotthard Langhans (1732-1808). Friedrich II si trovò a dover affrontare il problema della forte crescita demografica della città. Dato che circa un quinto della popolazione era costituita da militari promosse la costruzione di numerose caserme, utili a ridurre il problema dell’acquartieramento molto presente in città.

Pianta dello Schloß XVIII secolo


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Veduta della Brandenburger Tor F. A. Calau,1938


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CITTA’ NEOCLASSICA

Nel 1800 “Berlino era una residenza reale, una città industriale, una città commerciale e una provincia, un villaggio e un’azienda casearia, tutto combinato all’interno di una cinta muraria circolare.”5 Sotto il regno di Friedrich Wilhelm II (regno 1786-97) venne realizzata la Brandenburger Tor (1790-94) di Langhans. Questa porta, punto di accesso principale alla città, posta tra il Tiergarten e l’estremità orientale dell’Unter den Linden, racchiude in uno spazio unitario Pariser Platz e costituisce l’opera che aprirà la strada alla corrente neoclassica in Germania. All’inizio XIX secolo risiedevano a Berlino numerosi architetti fondatori del neoclassicismo tedesco, tra cui Carl Gotthard Langhans (1732-1808), David Gilly (1748-1808), Friedrich Gilly (1772-1800), Heinrich Gentz (1766-1811). A causa dell’ingresso a Berlino delle truppe napoleoniche nel 1806, l’attività edilizia rimase in una situazione di stallo fino alla liberazione della città nel 1815, periodo in cui l’iniziò l’attività professionale di Karl Friedrich Schinkel (1781-1841). In quegli anni il centro di Berlino presentava ancora difficoltà dal punto di vista urbanistico. I principali monumenti mancavano di rapporti urbani, e le zone in cui sorgevano gli antichi bastioni della cinta muraria stellata, dove si trovavano ancora numerosi canali, non erano stati risolti quali punti cruciali per il collegamento del centro con le espansioni circostanti. L’Unter den Linden, divenuto un importante viale barocco e luogo delle residenze più eleganti della città, risultava ancora non ben collegato al nucleo antico. Con il finire delle guerre napoleoniche i confini europei vennero ridefiniti e molti territori vennero concessi al Regno di Prussia, aumentando così l’importanza politica ed economica della sua capitale. Sotto il regno di Friedrich Wilhelm III (regno 1797-1840) l’attività urbanistica riprese internamente alle mura e Berlino si trasformò in una capitale europea dall’architettura notevole grazie all’opera di Karl Friedrich Schinkel (1781-1841), che si concentrò nel suo nucleo più antico nel corso dei 25 anni successivi. Negli stessi anni Peter Joseph Lenné (1789-1866), direttore generale dei giardini reali di Prussia, si occupò intensamente delle zone esterne della città. Il suo piano urbanistico del 1840 riuniva progetti dettagliati per diverse aree della città, basati su una concezione paesaggistica di integrazione della città con la natura. Il Tiergarten venne riprogettato come parco pubblico all’inglese e furono creati nuovi canali e piccoli porti collegati con la Sprea.


NĂźrnberger Platz 1935


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BERLINO METROPOLI

Nella seconda metà dell’Ottocento Berlino divenne ‘città di pietra’. A causa del continuo afflusso delle popolazioni provenienti dalle campagne, gli isolati nati in epoca barocca vennero completamente saturati da nuove costruzioni, provocando un progressivo peggioramento delle condizioni abitative. “Berlino aveva 450000 abitanti quando il presidente della polizia, senza tenere minimamente conto delle esigenze che da più di vent’anni venivano urgentemente poste da esperti riformatori, diede il via al suo famigerato piano regolatore (cioè piano stradale), che destinava enormi superfici verdi nei dintorni di Berlino alla costruzione di grandi caserme d’affitto mostruosamente addossate l’una all’altra, con dei cortili interni mal illuminati, condannando la futura popolazione di Berlino…”6 Questa è la descrizione che Hagemann dà del piano regolatore di James Hobrecht del 1862. Il piano si limitava a dare indicazioni sugli assi principali di sviluppo e sulla localizzazione di piazze e infrastrutture, non definiva invece il tipo di lottizzazione e le modalità di costruzione, permettendo così una forte speculazione edilizia. Il piano, studiato per quattro milioni di abitanti, prevedeva un anello di circonvallazione che risolvesse i problemi di viabilità nella zona verso le quali era direzionato il maggior sviluppo della città, e uno sviluppo per grandi isolati regolari, definendo costruito e spazio aperto. Ne derivò l’immagine di Berlino città industriale, conseguenza di questa pianificazione urbana che permise la nascita delle Mietskaserne ‘caserme d’affitto’, letteralmente ispirate alla caserme militari berlinesi. Le popolazioni delle basse classi sociali alloggiavano in palazzi ad elevatissima densità abitativa sviluppati in altezza, con alloggi dalle pessime condizioni di illuminazione e ventilazione che affacciavano su stretti cortili interni. Nel 1871, momento di maggior sviluppo industriale, Berlino divenne capitale dell’unificato Impero Tedesco e si fecero necessari ampi programmi per la costruzione di edifici pubblici, infrastrutture e una grande quantità di alloggi. Vennero quindi realizzate, secondo il piano Hobrecht, le principali reti ferroviaria, tramviaria, idroviaria e fognaria e costruiti importanti edifici quali il Rotes Rathaus (Nuovo Municipio) nel 1869, il Reichstag (Parlamento) nel 1884 e le principali stazioni. Nel 1894 l’imperatore Wilhelm II (regno 1888-1918) ordinò la distruzione del Duomo sul Lustgarten e la sua ricostruzione, completata nel 1905 su progetto di Julius Raschdorff, di dimensioni notevolmente maggiori e in un pesante stile neobarocco. Negli stessi anni iniziarono i lavori per la costruzione della rete metropolitana e il complesso degli edifici dell’Isola dei musei a nord dell’Altes Museum.


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Già a partire dal 1880 Berlino si era sviluppata verso ovest, contemporaneamente ai centri urbani limitrofi di Charlottenburg, Schönebergm Wilmersdorf e Rixdorf. Nel 1920, con il piano Groß-Berlin questi comuni vennero uniti dal punto di vista amministrativo a Berlino e la popolazione della città passò a 3,8 milioni di abitanti. Negli anni antecedenti alla prima guerra mondiale vennero effettuati tentativi per migliorare le condizioni abitative dei quartieri densamente edificati del centro, riaprendo gli spazi interni ai lotti, introducendovi vegetazione e migliorando la distribuzione interna degli alloggi. Nei nuovi quartieri iniziò ad essere abbandonato il sistema classico dei blocchi urbani chiusi, aprendo i cortili su un lato verso giardini comuni. Allo stesso tempo, nelle periferie, sorsero numerose città-giardino con case a schiera che reinterpretavano romanticamente l’urbanistica medievale tedesca e colonie di ville secondo il modello della casa inglese con giardino.


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Industrializzazione di Berlino K. E. Biermann,1847


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PRIMA META’ DEL SECOLO XX

Alla fine del XIX secolo la Germania si trovava in notevole ritardo dal punto di vista dello sviluppo industriale rispetto a paesi quali l’Inghilterra e la Francia. Per tale motivo, nel 1907, dopo un viaggio di studio a Londra, Hermann Muthesius fondò il Deutscher Werkbund, associazione nata con l’intento di avvicinare l’industria tedesca agli artisti, in modo da migliorare la qualità dei prodotti dell’industria nazionale. Uno dei membri fondatori di quest’associazione fu Peter Behrens (1868-1940), dal 1907 architetto e progettista della AEG, importante società elettrica tedesca nata nel 1883. Grande estimatore dell’opera di Schinkel, nel 1909 progettò a Berlino la sua architettura manifesto, la Turbinenfabrik, un tempio per l’industria sintesi di linguaggio classico e necessità funzionali. In quel periodo nel suo studio si formarono molti architetti destinati a contribuire alla fase rivoluzionaria degli anni ’20, tra cui Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe e Walter Gropius. Alla fine della prima guerra mondiale la monarchia lasciò il posto al primo tentativo di democrazia con l’istituzione della Repubblica di Weimar (1918-33). In quegli anni il livello di produzione culturale in Germania fu straordinariamente elevato, così come la produzione architettonica, grazie al lavoro dei maestri del Movimento Moderno. Nel 1919 venne fondata la Bauhaus a Weimar di cui Gropius fu il primo direttore. Trasferita nel 1926 a Dessau nell’edificio progettato da Walter Gropius vi rimase fino al 1932, per poi essere trasferita a Berlino sotto la direzione di Mies van der Rohe, fino alla sua chiusura definitiva pochi mesi dopo in seguito all’avvento del regime nazista. Parallelamente, nie primi due decenni del ‘900, sulla scena tedesca si sviluppò la corrente dell’espressionismo fondata dal gruppo Die Brücke (il ponte). In architettura tale movimento si tradusse nelle opere di Hans Poelzig (1869-1936), Bruno Taut (1880-1938), Erich Mendelsohn (1887-1953). A Berlino vennero realizzati il Großes Schauspielhaus di Poelizg nel 1919, e gli edifici per magazzini e cinema di Mendelsohn. A metà degli anni ‘20 il centro di Belrino venne trasformato, in seguito alle esigenze di rappresentanza della nuova repubblica, e adeguato all’incremento del traffico. Le piazze del centro città subirono vari progetti di trasformazione, in particolare Potsdamer Platz, nodo dinamico della città moderna, Alexanderplatz che venne ridefinita per consentire il collegamento estovest dell’importante asse dei Linden che aveva acquistato sempre maggiore importanza e Königsplatz (oggi Platz der Republik), pensata come foro della nuova democrazia. Intorno agli anni 20 venne affrontato il problema della grande mancanza di abitazioni attraverso l’espansione della città nei nuovi quartieri periferici delle Siedlung (Colonie), laboratori di applicazione della ricerca dei nuovi impianti urbanistici e tipologici del Movimento Moderno. Con la costituzione nel 1933 del regime totalitario del Terzo Reich, i progetti architettonici e urbanistici della moderna Repubblica vennero interrotti, e durante i 12 anni di potere nazista furono realizzati singoli interventi quali l’aeroporto di Tempelhof, il complesso olimpico di Werner March e una serie di edifici pubblici, tutti secondo un solenne stile neoclassico.


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Turbinenfabrik P. Beherens, 1909


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Il centro della cittĂ dopo i bombardamenti 1945


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IL SECONDO DOPOGUERRA

Al termine della seconda guerra mondiale Berlino appariva come un grande campo di macerie. Circa il 30% della città era stata bombardata e interi quartieri, in particolare nella zona del centro, erano stati distrutti. La città si trovò impreparata, dal punto di vista economico e politico, alla necessaria ricostruzione e alla soddisfazione dei bisogni primari di sopravvivenza della popolazione. Iniziò una lenta operazione di rimozione dei resti degli edifici e recupero dei materiali riutilizzabili operata dalle Trümmerfrauen (donne delle macerie). Nel 1948, con l’inizio della guerra fredda, la Germania venne divisa dalle potenze vincitrici dal punto di vista amministrativo. Nel 1961 tale divisione si materializzò nella costruzione del muro e a partire da quel momento Berlino Est e Berlino Ovest seguirono percorsi differenti dal punto di vista delle politiche urbanistiche e architettoniche. A Berlino Ovest venne fondata la Repubblica Federale Tedesca (BRD), su modello delle democrazie occidentali, mentre nella Germania dell’est la Repubblica Democratica Tedesca (DDR). La volontà di cancellare le memorie del passato più recente portò, nei primi anni ’50, alla distruzione di numerosi monumenti. Furono rasi al suolo la Reichskanzlei di Alber Speer e il Prinz-Albert-Palais di Schinkel, sedi delle SS durante il Terzo Reich. Nel 1950 iniziò inoltre la demolizione di elementi identitari della città, di cui l’esempio più importante è lo Schloß, opera testimone dello sviluppo di Berlino dalla sua fondazione, e nel 1963 della Bauakademie, entrambi già parzialmente danneggiati durante la guerra. Negli anni ’50 seguirono numerose realizzazioni di nuovi quartieri residenziali periferici, di qualità inferiore rispetto alle prime sperimentazioni avvenute durante la Repubblica di Weimar, ad eccezione di pochi esempi quali l’Hansarvietel a Berlino Ovest (progettato da una numerosa equipe tra cui Gropius, Niemeyer, Aalto, Jacobsen e Taut), e la Stalinallee a Berlino Est (di Hanselmann e altri architetti berlinesi), entrambe basate sullo sviluppo dei principi delle Siedlung. I piani per nuovi quartieri realizzati fino agli anni ’70 si opponevano all’urbanistica dei tradizionali blocchi urbani chiusi, proponendo una separazione funzionale delle parti della città collegate da nuovi assi viari e ferroviari. Ne conseguì una dissoluzione della città costruita per grandi forme. Dato che la quasi totalità di monumenti e di edifici pubblici del centro rimaneva nella parte est della città, Berlino Ovest sviluppò un piano nel 1965 che prevedeva, oltre a nuove infrastrutture, poli destinati ad attività culturali e scientifiche. A partire dagli anni ’70 iniziarono ad essere costruiti gli edifici della Tecnische Universitat (TU) a sud-ovest del Tiergarten, il Bauhaus Archiv di Walter Gropius (1976-78) e il Kulturforum che prevedeva una serie di edifici destinati appunto alla cultura. I primi ad essere realizzati furono la Filarmonica (1960-63) e la Staatsbibliothek (1967-78) di Hans Sharoun e la Neuenationalgalerie di Mies van der Rohe (1968).


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GLI ANNI OTTANTA E NOVANTA

Gli anni ‘80 furono per Berlino ovest un periodo di grandi dibattiti e sperimentazioni sui temi di cultura architettonica e urbanistica. La città era in quegli anni foro internazionale per il dibattito volto a trovare le migliori soluzioni per la ricostruzione della città che presentava ancora forti i segni causati dalla guerra 35 anni prima. Nel 1979 venne fondata la società Badausstellung Berlin GmbH con lo scopo di curare un’Esposizione Internazionale di Architettura, in continuità con quelle che si erano tenute sempre a Berlino nel 1910, 1931 e 1957. I temi su cui si concentrava l’IBA (Internationale Bauausstellung Berlin), erano principalmente due: il centro città come luogo d’abitazione e la ricostruzione critica della città, devastata della guerra e dalle successive demolizioni e ricostruzioni avvenute in modo disorganico. Questa società, divisa in due sezioni, si occupò da un lato della costruzione di edifici residenziali in varie zone dimostrative della città, e dall’altro del risanamento del tessuto edilizio del centro, che si trovava in stato di degrado e presentava problemi sociali causati delle politiche di ricostruzione del dopoguerra. L’IBA, tra il 1984 e il 1987, si occupò di redigere piani urbanistici generali in modo da poter successivamente pubblicare bandi di concorso per le realizzazioni, oltre che promuovere congressi, seminari ed esposizioni per il dibattito sui temi secondo un processo aperto al dialogo e alla mediazione tra le personalità coinvolte. Venne istituito un gruppo di progettisti di fama internazionale a cui vennero affidate ricerche tematiche necessarie allo sviluppo di progetti ad alto livello di sperimentazione su tutti gli aspetti interessati. Le aree scelte per gli interventi di ricostruzione si trovavano in una fascia che si sviluppava in direzione est-ovest e comprendeva i quartieri di Kreuzberg, Friedrichstadt e Tiergarten oltre ad alcune zone satellite. Tutte le zone presentavano problematiche differenti. A Kreuzberg vi erano problemi di tipo sociale, di degrado urbano e di elevatissima densità costruttiva delle caserme d’affitto. A Friedrichstadt, il quartiere più antico, era necessario conservare il tessuto storico. Infine, la zona del Tiergarten era la meno scomposta e distrutta, e necessitava minori interventi di ristrutturazione e completamento. La zona del Kulturforum si presentava come una serie di capolavori dell’architettura isolati e senza legami fra loro, in cui mancavano altre realizzazioni già previste da Scharoun e la progettazione di tutto il sistema degli spazi aperti. Gli interventi nel centro antico si orientarono secondo una serie di principi guida comuni che costituirono un nuovo modello di ricostruzione critica della città, differente sia dalla città di pietra ottocentesca che dalle sperimentazioni delle Siedlung e della città giardino. Le realizzazioni andavano a ricostituire quella che era la forma dell’antico isolato, superando l’idea della città per zone e integrando nelle stesse aree alle funzioni dell’abitare quelle del lavoro e del commercio, in modo da restituire al cuore della città la vitalità del passato.


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Edificio residenziale a Schlesisches Tor Ă . Siza, IBA 1984


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Potsdamer Platz 2017


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Fu posta grande attenzione al luogo, alla storia e risolti i problemi concreti di ogni zona ponendo grande attenzione ai luoghi della città: piazze, giardini e parchi. Le ricerche tipologiche sull’abitazione portarono alla realizzazione di molteplici soluzioni che si adattarono alle diverse esigenze di vita, nuove e tradizionali, distanziandosi dall’idea di alloggio standardizzato che aveva caratterizzato le ricerche sul tema a partire dagli anni ’20. Negli stessi anni le politiche a Berlino est si concentrarono maggiormente nella risoluzione del problema della mancanza di abitazioni, con l’attuazione di un programma di edilizia residenziale nelle zone periferiche disposte radialmente rispetto al centro, con il risanamento degli alloggi esistenti nel centro, e una politica di affitti sovvenzionati dallo stato. Durante questo decennio la città divisa è stata teatro degli scontri tra est ed ovest, conseguenza dei sistemi sociali contrapposti di capitalismo e socialismo. Nel 1989 una svolta pacifica provocò la caduta del muro, e nel 1990 la scomparsa della Repubblica Democratica dell’est con la successiva riunificazione della città divenuta capitale della nazione. Da quel momento si è sviluppato un piano complessivo unitario basato sui piani già esistenti ripristinando le connessione tra le due parti. A lungo è stata discussa la ridefinizione del centro della città riunificata e sulla presenza di differenti centralità. Per le funzioni culturali è stata riconfermata l’importanza della Museuminsel, dell’Unter den Linden e del Kulturforum, mentre per le funzioni governative è stato indetto un concorso nel 1992 che prevedeva la realizzazione di nuovi edifici nella zona dello Spreebogen, direttamente collegate al Reichstag ristrutturato. Le vie del centro, tra cui Friedrichstaße, sono state soggette a trasformazioni per la ricostruzione critica degli isolati con l’inserimento di funzioni principalmente commerciali e terziarie. L’area di Potsdamer Platz, ex confine tra il settore britannico e quello sovietico della città, è stata oggetto di un concorso nel 1991 che ha previsto la sua divisione in 4 settori secondo il masterplan vincitore di Hilmer e Sattler. Questi settori furono assegnati a diversi investitori che incaricarono importanti studi di architettura di progettare quello che è diventato il moderno centro di un nuovo quartiere direzionale, commerciale e residenziale e sede delle più grandi società del paese.


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BERLINO OGGI

“Perché Berlino è così speciale? Certamente non per la sua bellezza o il suo stato di preservazione. Berlino affascina, piuttosto, come città dai gesti audaci e dalle incongruenze sorprendenti, di fermento e distruzione. E’ una città i cui edifici, rovine, e vuoti, gemono sotto il peso di ricordi dolorosi”7 In seguito alla caduta del muro, i piani di sviluppo sono tornati a considerare la città nella sua totalità. Nel 1994 è stato avviato il primo piano operativo per lo sviluppo ordinato dell’intera area metropolitana che si estende oggi per 900 km2. Rivisto e aggiornato nel corso degli anni, il piano tiene conto della continua crescita della metropoli, per cui si rendono necessarie nuove aree di sviluppo residenziale secondo una visione di crescita economica sostenibile, dando priorità allo sviluppo interno rispetto a nuove espansioni. Parallelamente gli sforzi tentano di rafforzare la parte centrale città caratterizzata da una combinazione di usi e funzioni di alloggio, lavoro, cultura e svago. Quale città fortemente internazionale, Berlino impiega sempre maggiori sforzi per attirare l’interesse delle nuove generazioni, creando nuove prospettive per il futuro, e concentrandosi sul suo sviluppo economico promuovendo istruzione, ricerca e attività culturali. La città ha cercato di trovare negli ultimi anni un possibile equilibrio tra il ricordo del difficile passato e la visione sempre proiettata nel futuro che la contraddistingue. La memoria è stata affidata a numerosi monumenti e musei in varie zone della città a questa dedicati. Parallelamente resta una città in costruzione, in una corsa frenetica al completamento delle zone che ancora oggi necessitano di trovare un’immagine completa, rimanendo interprete della contemporaneità sulla scena internazionale.


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Memoriale della Shoah Peter Eisenman, 2004


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1651

1688

1757


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1811

1846

1894


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Planimetria della cittĂ nel 1960 In grigio gli edifici distrutti In rosso il tracciato del muro

Planimetria della cittĂ dopo la caduta del muro

La cittĂ oggi


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IL LUOGO DI PROGETTO



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IL MITTE

Il Mitte è il centro storico di Berlino, e fino al XIX secolo la sua storia ha coinciso completamente con quella della città. Nel 1920 con la nascita della ‘Grande Berlino’ divenne il primo dei molti distretti che costituiscono la metropoli odierna, perdendo le antiche suddivisioni che hanno caratterizzato la sua storia dalla nascita. Durante la seconda guerra mondiale la zona è stata oggetto di feroci bombardamenti con la conseguente distruzione del 60% del patrimonio edilizio storico. Le antiche parti che l’hanno costituita sono ancora oggi leggibili nella planimetria della città, in alcune zone con modificazioni più profonde che in altre, e nel complesso più organicamente collegate tra loro. L’intera area ha fatto parte della Repubblica Democratica Tedesca fino alla caduta del muro, essendo stato il confine tra le due Berlino al suo limite occidentale. A nord si trovano i sobborghi di Spandauer, Oranienburger e Rosenthal. La zona è caratterizzata dal parco di Monbijou, dove agli inizi del Settecento era stato costruito dagli Hohenzollern l’omonimo castello oggi distrutto. Nel corso dell’Ottocento è stata una delle prime zone di espansione urbana, sviluppata attraverso una densa costruzione di edifici ad uso prevalentemente residenziale (mietskaserne). Un processo di gentrificazione avvenuto negli ultimi anni ha trasformato la zona nella parte del centro con maggiori attività commerciali, gastronomiche e dedicate alla vita notturna. Dorotheenstadt e Friedrichstadt, gli antichi quartieri di espansione seicentesca verso ovest, rispettivamente a nord e sud del viale Unter den Linden, sono quelli che hanno subito maggiori danni a causa dei bombardamenti. Pariser platz appariva dopo la guerra completamente distrutta e l’unico monumento rimasto in piedi era la Porta di Brandeburgo. Con un lento processo durato decenni gli edifici sono stati ricostruiti e la piazza del Gendarmenmarkt restaurata, seguendo l’antica griglia regolare a scacchiera e ripristinando le volumetrie dei blocchi urbani. La zona, che accoglie oggi prevalentemente attività direzionali, di commercio e punti di interesse turistico, si mostra dall’aspetto omogeneo con fronti stradali compatti e regolari dalle altezze di gronda costanti. La parte ad est della Sprea in cui sorgeva Alt Berlin, è stata dopo la guerra il centro della DDR e si mostra oggi come esito della pianificazione socialista degli anni ’50 e ’60. Le grande scala, enormi spazi aperti e importanti arterie di comunicazioni sono andate a sostituire gran parte della più antica parte della città. Di questa si conserva solo la Marienkirche affiancata dal moderno complesso dalla Torre della televisione. Sui grandi giardini che segnano il centro del quartiere affaccia l’edificio del Municipio, alle cui spalle sorge il quartiere di Nikolaiviertel, pesantemente distrutto nel corso della seconda guerra mondiale e completamente ricostruito negli anni ‘80 secondo l’originale aspetto medievale.


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Sistema dell’edificato

Sistema degli spazi aperti


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Il luogo dove sorgeva Cölln, l’isola formata tra le due braccia della Sprea, costituisce oggi il punto più rappresentativo della città. L’antico tessuto della sua parte meridionale è stato sostituito nel dopoguerra da alti edifici a torre in costruzione prefabbricata. Nella sua parte settentrionale si è strutturato tra fine Ottocento e inizi Novecento il denso polo museale della città (Museumsinsel), mentre in quella centrale è stato ricostruito il Lustgarten nel suo aspetto originale su cui affacciano il Berliner Dom e l’Humboldt Forum, ricostruzione quasi ultimata dell’antico Schloß. La Museumsinsel è un insieme di cinque musei costruiti tra il 1824 e il 1930. Luogo di grande valore culturale e architettonico, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1999. Questa acropoli dell’arte mostra l’evoluzione della concezione museale e raccoglie opere dalla preistoria al XIX secolo. Nel 1999 è stato sviluppato un piano generale, ancora in fase di realizzazione, che prevede la ristrutturazione e l’integrazione delle parti del complesso all’interno di una promenade archeologica che le attraversa, avendo come accesso principale la nuova James Simon Galerie. Friderichswerder, prima zona di espansione della città al di fuori dell’antica cinta muraria, uscì dalla guerra gravemente danneggiata. La sua ricostruzione nella parte settentrionale è iniziata tardi rispetto alle altre aree della città, rimanendo a lungo contraddistinta da grandi vuoti urbani. Gli isolati intorno al Werderscher Markt appaiono però completamente ripristinati ad eccezione del lotto quadrato della Bauakademie definito dal suo angolo ricostruito secondo l’aspetto originale e dalla simulazione delle quattro facciate. Le analisi della zona della Spreeinsel mostrano quest’area come un concentrato di edifici pubblici che costituiscono il centro culturale della città. La scala architettonica è varia e definita principalmente da quella dei monumenti che vanno ad occupare grandi aree, affiancati da isolati compatti. L’edificato presenta nel complesso un’altezza omogenea, che incontra però puntualmente elementi d’eccezione come ad esempio il Duomo. Gli edifici si dispongono secondo allineamenti differenti: sull’Isola si sviluppano secondo i suoi assi trasversali mentre nei quartieri ad ovest seguono gli allineamenti perpendicolari all’Unter den Linden. L’incrocio di queste due direttrici principali crea un angolo nell’area del Lustgarten risolto dal progetto sviluppato da Schinkel per la risistemazione della zona.


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Altezze dell’edificato

Sistema dei trasporti


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Pianta dei piani terra


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Geometrie degli edifici di rilievo


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Tipologie degli edifici di rilievo


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Relazioni tra gli edifici


KARL FRIEDRICH SCHINKEL



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Sguardo sulla Grecia in fiore K. F. Schinkel, 1836


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L’EREDITA’ DI SCHINKEL

L’architettura prussiana della prima meta del XIX secolo è l’architettura di Karl Friedrich Schinkel (1781-1841). La generazione di architetti a lui contemporanea lo ha visto come abilissimo architetto neoclassico ed è stata formata dall’insegnamento derivante dalla sua opera. Nella seconda metà del secolo, dopo la sua morte, l’applicazione dei suoi principi andò attenuandosi lasciando spazio a concezioni differenti, eclettiche e carenti del forte rigore e unità di concezione dei suoi insegnamenti. Nel 1912 iniziarono però studi e pubblicazioni con l’intenzione far emergere l’importanza del maestro tedesco per la cultura architettonica, continuati durante tutto il secolo ed attivi ancora oggi. Nel 1931 venne inaugurato lo Schinkelmuseum con cui iniziò la catalogazione delle opere e il loro studio da parte degli storici. Molti maestri dell’architettura del secolo XX, tra cui Peter Behrens e Mies van der Rohe, ne hanno ricevuto insegnamenti fondamentali per lo sviluppo di quelle opere che sono diventate i loro capolavori. La concezione razionalista dell’architettura tedesca è senza dubbio debitrice della visione logica e pragmatica, attenta alle necessità e razionalmente economica del maestro tedesco. ‘Sguardo sulla Grecia in fiore’ mostra la visione di un popolo che si realizza nell’attività costruttiva, incorniciata da un paesaggio strutturato in maniera regolare. E’ reso esplicito allo stesso tempo lo stretto rapporto tra edificio e ambiente, sia fisico che culturale, che ne costituisce il contesto. Il dipinto mette in luce due aspetti fondamentali per la comprensione dell’opera di Schinkel: il costante impegno professionale fondato sulla riscoperta della cultura greca e la ricerca di armonia con il sito in cui interviene. Per la trasformazione della sua città scelse di adottare il lessico classico, rifiutando però il mero approccio archeologico. Lo stile non coincise con l’imitazione del passato, ma divenne strumento per donare al suo tempo un’architettura nuova. Portando avanti gli insegnamenti ricevuti dai maestri Schinkel sviluppò un proprio linguaggio, che subì una progressiva semplificazione basata sula messa in mostra della verità tettonica dell’edificio. La sua opera costituisce un passaggio fondamentale all’interno dello sviluppo storico, che parte dall’antichità e passa per il Rinascimento, di quei principi e valori da sempre riconosciuti come permanenti e alla base del costruire.


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I MAESTRI

L’architettura neoclassica tedesca trovò il suo momento di maggiore espressione nell’opera di Karl Friedrich Schinkel (1781-1841) e di Leo von Klenze (1784-1864). I due architetti operarono nelle due città che si stavano trasformando nei principali centri di cultura del territorio tedesco: il primo a Berlino sotto Federico Guglielmo III di Prussia (regno 1797-1840), il secondo a Monaco sotto il regno di Ludwig I (regno 1825-48). Entrambi i sovrani ebbero particolare interesse per l’architettura, imponendo la loro volontà sugli architetti e commissionando loro le opere per le trasformazioni necessarie alle due città. Le origini dell’architettura neoclassica tedesca sono da ricercare nel corso del Settecento, secolo in cui i governanti iniziarono a commissionare i progetti per le proprie città ad architetti di importazione francese, cercando un approccio più moderno e in linea con gli ideali dell’illuminismo. Nei paesi di lingua germanica, in questo periodo ancora entità separate, iniziò a svilupparsi negli anni di occupazione francese (1806-13) un sentimento di nazionalismo patriottico, del quale lo stile neoclassico diventò rappresentazione. L’opera che aprì effettivamente la strada al classicismo a Berlino è la Brandenburger Tor (1789-94) di Carl Gotthard Langhans. Diventata la porta e il simbolo più importante della città, venne progettata sulla base della rilettura dei propilei ateniesi secondo uno stile dorico meno austero. Importante personalità che influenzò fortemente tutti gli aspetti della cultura architettonica tedesca nella seconda metà del XVIII secolo fu David Gilly, che ottenne nel corso della sua carriera numerosi incarichi in quanto architetto della famiglia reale prussiana e supervisore dei progetti realizzati in Prussia (Geheimer Oberbaurat). Fondò la rivista “Sammlung” uno dei primi periodici di architettura in Germania e nel 1793 la Bauschule, dal 1799 Bauakademie, che diventò una delle scuole di architettura più importanti d’Europa. Sia Schinkel che Klenze sono eredi di quella che viene definita scuola franco-prussiana, formata dagli architetti tedeschi attivi in Germania nella seconda metà del Settecento che svilupparono un proprio linguaggio fondato sulla lezione dei classicisti francesi. Entrati in contatto con i progetti di Durand e con l’astratto linguaggio geometrico di Boullée e Ledoux dei decenni precedenti, Friedrich Gilly (1772-1800) e Heinrich Gentz (1766-1811) diedero le basi per quella che diventò la nuova architettura della nazione.


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Progetto per il monumento a Federico il Grande F. Gilly, 1797


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Pfeilerhalle F. Gilly, 1799


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“Friedrich Gilly era allora appena tornato da Parigi, dove con estrema coerenza dalle più semplici forme geometriche, quadrato e cerchio, cubo e cilindro, era nata una mentalità architettonica totalmente nuova che occupava le menti di tutti, illuminata e rivoluzionaria.”8 Il figlio di David, Friedrich Gilly, morto prematuramente all’età di ventotto anni, è il creatore di un lascito eccezionale che si rivelò fondamentale per le generazioni successive. I suoi pochi progetti, in cui dignità ed estrema semplicità erano i principi ispiratori, segnarono profondamente il giovane Schinkel suo allievo. La ricerca di purezza e la nobiltà delle forme antiche erano alla base del progetto del 1798 per un teatro che sostituisse quello di Langhans nel Gendarmenmarkt, composto da volumi cilindrici e cubici disadorni. Rivelatore è un disegno del 1799 per una sala dai pilastri quadrati, in cui scompare completamente ogni tipo di apparato decorativo convenzionale degli ordini classici, costituendo una delle dichiarazioni più avanzate del tempo sulla ricerca di essenzialità. Il suo progetto più importante fu il Monumento a Federico il Grande, un concorso del 1796 a cui parteciparono i principali architetti del tempo. Immaginato a Leipziger Platz, il progetto si componeva di un alto recinto al cui interno si ergeva un tempio dorico posato su un imponente basamento ospitante il sarcofago del re. Il grande acquerello realizzato per il progetto del monumento, visto da un angolo, mostra il monumento circondato da un ampio spazio lasciato libero e definito da solenni obelischi, rendendo esplicita l’importanza data al rapporto tra architettura e ambiente in cui si inserisce.


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Stralau e la Sprea K. F. Schinkel 1817


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L’ARRIVO A BERLINO

La carriera da architetto di Schinkel iniziò a Berlino nel 1815, città in cui si trasferì nel 1794 dopo l’infanzia passata a Neuruppin, città nella Marca di Brandeburgo. In quegli anni la capitale prussiana si stava trasformando in una della principali capitali europee, sia dal punto di vista architettonico che culturale, grazie soprattutto ai nuovi pensieri liberali dell’idealismo tedesco sviluppati nei decenni precedenti. “Fu nel 1799 all’esposizione di quell’anno che un grandioso, fantasioso, progetto del giovane Gilly per un monumento a Federico il Grande, lo impressionò profondamente e gli fece sentire quale era il suo vero destino. Lasciò la scuola (1798), fu accolto nella casa e nello studio dei Gilly, il padre e il figlio, e cominciò a lavorare sotto la guida di questi due eccellenti architetti. Una devozione entusiastica per il genio del giovane Gilly, prematuramente scomparso, lo accompagnò fino alla fine della sua esistenza.”9 Con l’apprendistato venne introdotto alla realtà del mestiere redigendo con loro progetti alternativi a quelli ufficiali sulle diverse tipologie di edifici pubblici. Dal 1799 frequentò per alcuni anni i corsi della Bauakademie appena fondata da David Gilly, da cui apprese i principi di semplicità e chiarezza delle forme, economia e praticità, fondamentali per lo svolgimento della sua carriera da architetto.


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IL VIAGGIO IN ITALIA

Nel 1803, all’età di ventidue anni Schinkel lasciò la città per un viaggio da Berlino al sud Italia con il desiderio di conoscere e studiare la cultura classica. Il percorso del ‘Grand Tour’ era quello battuto da tutti giovani i tedeschi che lo intraprendevano, un lungo viaggio che attraversava il paese fino alla Sicilia, passando per Praga, Vienna, Trieste, Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Durante i quasi due anni di viaggio venne affascinato dalla varietà e dalla ricchezza dell’architettura italiana. Si interessò della totalità della cultura antica, dei monumenti da lui definiti ‘saraceni’ (bizantini, romanici e gotici), ma allo stesso tempo degli edifici vernacolari del meridione. La sua attenzione era diretta alle regole costruttive e alla loro qualità e onestà. Tornò dal viaggio con più di 400 disegni che avevano come soggetto viste di città e paesaggi, alcune realistiche e altre sviluppate come composizioni immaginarie. Volendo rappresentare l’atmosfera ideale della classicità mediterranea, pose sempre grande attenzione al rapporto tra edifico e ambiente, legando strettamente l’architettura al paesaggio in cui si inserisce. Lo studio dei monumenti dell’antichità classica si rivelò un insegnamento fondamentale per lo sviluppo di tutta la sua opera successiva, in cui traspose le lezioni sia compositive che costruttive apprese. Il viaggio, sempre accompagnato dal disegno, fu fondamentale per Schinkel durante tutta la vita. Nel 1824 visitò per una seconda volta l’Italia e nel 1826 partì per la Francia e l’Inghilterra. In quest’ultimo viaggio cercò dei modelli per sviluppare i successivi progetti, nutrendo un forte interesse per il processo di industrializzazione in corso nel paese.


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Veduta di Piazza del Campidoglio K. F. Schinkel, 1803-04


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Panorama von Palermo K. F. Schinkel, 1808


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SCHINKEL A BERLINO

Al ritorno dal viaggio Schinkel incontrò in Prussia una difficile situazione politica dovuta all’occupazione del paese da parte delle truppe napoleoniche. In quegli anni la produzione edilizia del paese rimase quasi completamente paralizzata. Non potendo quindi svolgere l’attività di architetto, la pittura e la scenografia divennero le sue occupazioni principali. Realizzò in 15 anni bellissimi paesaggi, panorami e diorami, scenografia teatrali, che da subito ebbero grande successo. Con la conclusione delle guerre napoleoniche terminò la situazione di stallo in cui l’attività edilizia si era trovata in quegli anni. Divenne prima funzionario e poi responsabile della Commissione Superiore dell’Edilizia (Oberbaudeputation) e con questo responsabile dello sviluppo urbano e del controllo delle opere pubbliche realizzate nella capitale e nelle province prussiane. In quanto membro dell’Akademkie der Kunste prestò sempre particolare attenzione alla salvaguardia e alla conservazione di monumenti e collezioni d’arte. Nel corso della sua vita si impegnò a scrivere un trattato di architettura, l’Architektonisches Lehrbuch, con cui intendeva dare ordine concettuale ai principi dell’attività architettonica, rimasto però come un insieme non completo di frammenti. La Sammlung Architektonischer Entwürfe, pubblicata a partire dal 1819, costituisce una raccolta di 174 tavole dei sui progetti realizzati e non, che ha permesso la trasmissione della sua eccezionale opera e teoria architettonica a cui si sono interessate le generazioni successive di studiosi. L’attività di Schinkel a Berlino coincise con un periodo in cui le espansioni urbanistiche della città su grande scala erano assenti. I quartieri barocchi ancora da completare erano sufficienti alle necessità abitative, mentre gli sviluppi della città industriale iniziarono solo nella seconda metà del secolo. In questa cornice si inserisce l’ampio programma di piani realizzati nel corso della carriera. Sfruttando le commissioni ricevute dal re, si impegnava a progettare un’area più ampia di quella attribuitagli, così da poter risolvere i problemi urbani presenti.


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Prospettiva dello SchloĂ&#x;brĂźke e del Lustgarten K. F. Schinkel, 1823


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LA TRASFORMAZIONE DEL CENTRO CITTA’

“Fu compito di Friedrich Wilhelm III, quindi, autorizzare l’abbellimento di Berlino a partire dal 1815 e vederla trasformata in una capitale europea significativa dal punto di vista architettonico nel corso dei successivi 25 anni. Ebbe fortuna a trovare tra i suoi funzionari un artista e un architetto di straordinaria capacità e determinazione. Karl Friedrich Schinkel avrebbe utilizzato tutto il suo talento per soddisfare i desideri del suo sovrano e, allo stesso tempo, provare mettere in pratica i suoi principi di architettura e pianificazione urbana”10 In seguito all’ottenimento della carica di Oberbaurat (Commissario per le opere pubbliche) nel 1815 iniziò il suo programma di formazione urbana (Bildung), attuabile grazie alla commissione da parte del re Friedrich Wilhelm III una serie di edifici civili e militari che modificarono profondamente il centro della città e a partire da quel momento I principali problemi che la città presentava all’inizio del XIX secolo erano conseguenza della pianificazione urbana (o della sua assenza) dei secoli XVII e XVIII. I punti di connessione tra città antica ed espansioni seicentesche, che coincidevano con i tracciati degli antichi canali delle fortificazioni seicentesche ancora presenti, erano scarsi o inesistenti. Il quartiere di Dorotheenstadt e l’isola della Sprea erano mal collegati a causa dello stretto ponte che li metteva in comunicazione all’inizio dell’Unter den Linden, Friedrichstadt si presentava ancora totalmente isolato, e la zona di Friedrichswerder appariva estremamente confusa e irregolare dal punti di vista planimetrico. Nel 1815 la popolazione di Berlino contava 200000 abitanti, gran parte della quale era costituita da soldati. Molte aree ed edifici del centro città erano quindi utilizzati per fini militari, come ad esempio l’area del Lustgarten che a metà del XVIII secolo era stata trasformata in un campo per parate. La città mancava di ordine e armonia e gli edifici esistenti apparivano isolati e privi di relazioni.


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Piano per la Neue Wache

La Nuova Guardia (Neue Wache) è la prima delle opere pubbliche realizzate da Schinkel a Berlino. Commissionata nel 1816 dal re Friedrich Wilhelm III, il progetto nacque come sede per la sua guardia personale, per essere successivamente trasformata in monumento celebrativo per la liberazione e il ristabilirsi a Berlino del potere regio. Questo primo progetto mostrò per la prima volta la sua volontà di risolvere gli importanti problemi che gravavano nel centro città. Nella planimetria per la Nuova Guardia propose di ampliare il collegamento tra l’isola e l’Unter den Linden con un nuovo ponte e di chiudere il canale che attraversava longitudinalmente in direzione nord-sud l’area tra lo Zeughaus e Ia Friedrich Wilhelm Universität così da trovare il miglior assetto per il progetto. La piazza dell’Arsenale e il Foro Federiciano si trasformarono grazie a questi interventi in un ampio spazio urbano in continuità con il viale dei Linden. In una prima versione, il piccolo edificio, pensato come una loggia romantica circondata da un boschetto di castagni, si trovava molto arretrato rispetto al fronte stradale. Nella seconda, furono pensate due ipotesi, vicine al fronte stradale ma in diverse posizioni. Nella versione finale il progetto si collocò centralmente rispetto al sito e ai filari di castagni che lo circondavano, ma leggermente arretrato rispetto all’ala destra dell’edificio dell’università. Nello spazio libero tra l’edificio e la strada vennero posizionati due gruppi scultorei con lo scopo di definire lo spazio e inquadrare la facciata.


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Prospettiva della Neue Wache K. F. Schinkel,1818


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Piano direttore 1817


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Piano del 1817

In seguito alla realizzazione della Neue Wache, nel 1817 Schinkel decise di sviluppare un piano molto più ampio per la città. Senza ricevere nessun tipo di commissione preparò quello che fu il primo effettivo piano direttore per Berlino da presentare al re, da cui non ricevette però nessuna risposta ufficiale. Il piano mostra i principi in fatto di pianificazione urbana di Schinkel. Sviluppato con analisi attenta alle necessità e alle problematiche della città, prevedeva la realizzazione di una serie di edifici a servizio dei cittadini, una chiarificazione del sistema viario con l’apertura di nuovi assi e la creazione di nuove piazze. La relazione città-fiume veniva rafforzata e la piantumazione di nuovi filari alberati avrebbe unificato il sistema urbano. Immaginò interventi calati pragmaticamente sul sistema urbano esistente concentrati principalmente in 3 aree : Monbijou, Allt Cöln e Friedrichswerder. Questi consistevano nella realizzazione di edifici commerciali di vendita e magazzini, oltre alla creazione di un nuovo sistema di spazi pubblici e passeggiate lungofiume. Nella zona di Monbijou, area a carattere prevalentemente agricolo, Schinkel progettò un’importante espansione della città attraverso un asse alberato che avrebbe collegato la zona a nord dell’isola, in cui prevedeva la costruzione di un Pantheon circolare, ad una nuova grande piazza rettangolare circondata da abitazioni su 3 lati e con un edificio pubblico sul quarto. Nella zona a nord dell’università pensò di concentrare un blocco di edifici con funzione ospedaliera e di creare tra i due una piazza giardino dal disegno simmetrico. Più a est un complesso ad L con funzione di magazzinio (Packhof), si sarebbe affacciato con le sue estremità su un nuovo bacino portuale costruito nel braccio sinistro della Sprea (Kupfergraben), permettendo di eliminare quelli esistenti nella zona di Friedrichswerder. In seguito alla demolizione di tutti gli edifici presenti, un’area di deposito nella parte nord dell’isola avrebbe definito il perimetro dei nuovi giardini, realizzabili attraverso la chiusura del canale che tagliava trasversalmente l’isola (Pomerazengraben). Friedrichswerder è stata la prima zona di espansione seicentesca della città fuori le mura, caratterizzata da edifici pubblici e privati dai differenti usi. Date le forti problematiche della zona era prevista la regolarizzazione del sistema viario attraverso una serie di demolizioni che avrebbero permesso di collegare direttamente il Gendarmenmarkt a Schloßplatz. Le sponde del Kupfergraben sarebbero state liberate dagli edifici presenti in modo da creare continue passeggiate lungo il canale, e al posto dei Packhof, vennero immaginate due chiese gemelle simmetriche al canale che le avrebbe attraversate. Tornò inoltre a proporre il prolungamento dell’Unter den Linden fino all’isola con la costruzione dello Schlossbrück, un ponte in pietra a tre archi largo 33 metri con quattro gruppi di statue sui due lati, che avrebbe sostituito quello esistente e finalmente unificato le due parti della città. Quando presentò l’ambizioso piano venne totalmente ignorato dal re, ma negli anni successivi Schinkel riuscì a mettere in pratica i principi sviluppati e a realizzare alcuni degli interventi proposti.


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La costruzione dello Schauspielhaus

Dopo la distruzione del Nationaltheater nel Gendarmenmarkt costruito da Langhans all’inizio del secolo a causa di un incendio del 1817, venne commissionata a Schinkel la costruzione del nuovo teatro nella stessa posizione. Il nuovo edificio, che per dimensioni e programma era notevolmente maggiore rispetto a quello che andava a sostituire, venne sviluppato sulla base di tre volumi rialzati su un alto basamento. L’edificio si posizionò nella parte occidentale della piazza, arretrato rispetto alle due chiese gemelle Französischerkirche e Deutscherkirche (completate nel 1780-86) in posizione centrale, diventando punto focale della piazza. Stabilendo ulteriori rapporti all’interno di quello che era il nuovo centro per lo svago della classe borghese, il teatro si andò a confrontare con le due importanti presenze attraverso un uso simmetrico e bilanciato delle masse, relazionandosi armoniosamente con il nuovo portico a quelli delle chiese esistenti.


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Propsettiva dello Schauspielhaus K. F. Schinkel, 1821


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Prospettiva del Kupfergraben con i Packhof K. F. Schinkel, 1829-32


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Piano del 1823

Nel gennaio 1823 Schinkel propose al re un secondo piano per il centro della città, concentrato su un’area notevolmente inferiore e meno ambizioso rispetto a quello del 1817. Questo si concentrava nella parte nord dell’isola di Cölln, area in cui gli era stato commissionato il progetto per un museo pubblico. Al progetto del museo che venne completato nel 1830, Schinkel associò un trasferimento delle strutture portuarie sulla Sprea, congiuntamente alla riorganizzazione del sistema fluviale dei canali e degli spazi pubblici della zona. Questo piano, che presentava alcune delle intenzioni di quello precedente, era però molto più misurato nelle demolizioni e contenuto nei costi, così da ricevere una più completa realizzazione. Vennero riproposte certe intenzioni già espresse precedentemente, come ad esempio la chiusura del canale Pomeranzengraben, aperto nel secolo XVIII per permettere l’accesso delle imbarcazioni ai vecchi Packhof a Friedrichswerder, nella cui area propone la costruzione del museo. Il nuovo porto (Neuer Packhof) venne immaginato nell’area più a nord dell’isola, dietro il museo, in modo da semplificare in modo sostanziale il traffico fluviale. L’edificio destinato ad arte e cultura sarebbe andato a trovarsi così in un’area privilegiata della città, posizionato centralmente rispetto all’isola e frontalmente allo Schloß. Ponendosi in rapporto diretto e a distanza controllata rispetto a questo e alla Domkirke, definì il perimetro del Lustgarten, la cui immagine aquisì così completezza. Il disegno finale del Lustgarten, disegnato a partire dagli allineamenti della facciata del museo, era definito sui due lati lunghi da filari alberati e presentava al centro una fontana allineata con la facciata del Duomo, ricostruita dallo stesso Schinkel nel 1820 con un portico in ordine ionico in continuità con quella del museo. Il giardino costituiva quindi uno spazio urbano strettamente collegato all’interno del museo, dalle visuali attentamente controllate e relazionante ai tre importanti edifici che vi si affacciavano. Il complesso dei Neuer Packhof venne ultimato nel 1832. Rispetto a quanto previsto nel piano (un unico volume sviluppato in lunghezza) la soluzione finale consisteva in una sequenza di tre blocchi a pianta quadrata, connessi tra loro in modo da definire attentamente lo spazio aperto derivante dai suoi negativi, creando un fronte armonioso lungo il fiume.


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Piani direttori 1821 e 1832


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Piano del 1832

L’ultimo dei piani sviluppati da Schinkel interessò l’area di Friedrichswerder, zona che presentava forti criticità dal punto di vista urbanistico e viabilistico, dove nel 1824 gli era stata commissionata la ricostruzione della chiesa presente (Friedrichswerdersche Kirche), completata nel 1830. L’anno successivo si presentò l’occasione di progettare quello che sarebbe stato il suo ultimo edificio costruito in città, la Bauakademie. Insieme al progetto per l’edificio della nuova Scuola di Architettura Schinkel presentò un piano di ristrutturazione urbana del quartiere. Punto principale del piano era il prolungamento della Französischen Straβe nell’area di Werdersche Markt attraverso una serie di importanti demolizioni, in modo da creare un collegamento diretto tra il Gendarmenmarkt e Schloßplatz a sud del palazzo. Oltre a migliorare notevolmente il sistema viario, l’intervento avrebbe permesso l’alleggerimento del traffico sull’Unter den Linden che stava acquisendo sempre più il carattere di importante strada pubblica di rappresentanza. Il nuovo ponte di collegamento sul Kupfergraben sostituiva una serie di vecchi mulini presenti sul canale a sinistra del palazzo. Sulla nuova strada che si sarebbe sviluppata, il piano prevedeva la costruzione di una serie di edifici con funzione pubblica e residenziale che ne definisse i lati. L’insieme degli importanti interventi previsti non venne però approvato dal re e quindi realizzato. L’unico edificio ad essere costruito fu la Bauakademie, tra il 1832 e il 1836, nella zona tra il Kupfergraben e il Werdersche Markt dove un tempo sorgevano i vecchi Packhof. L’edificio a pianta quadrata era lasciato libero sui quattro i fronti che acquistavano così tutti la medesima importanza. La Bauakademie venne completata nel 1836 insieme alla piazza triangolare alberata (Schinkelplatz) su cui si apriva l’ingresso principale. L’edifico entrò in stretta relazione sia con la Friedrichswerdersche Kirche che con l’Altes Museum e il Lustgarten da cui era possibile una reciproca visione.


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Pianta del centro cittĂ anteriore agli interventi di Schinkel, 1811


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Pianta del centro cittĂ posteriore agli interventi di Schinkel, 1841


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Prospettiva dallo scalone dell’Altes Museum K. F. Schinkel, 1823


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Il centro di Berlino oggi

Cercando di avvicinare Berlino all’aspetto delle altre capitali europee Schinkel tentò di conciliare nei suoi progetti le volontà del re e i propri principi riguardo architettura e pianificazione urbana, tenendo in considerazione le necessità della società borghese crescente. Sfruttando i progetti commissionati propose piani di trasformazione urbana che andassero a risolvere le gravi problematiche presenti in città in modo razionale, adattandoli alle restrizioni finanziarie imposte. Dato che le sue intenzioni non sempre si trovavano in accordo con quelle che erano le ambizioni reali, solo parte dell’ampio programma di progetti venne effettivamente realizzato. Al completamento della Bauakademie, nel 1836, erano passati 20 anni dall’inizio della sua carriera di architetto durante la quale era riuscito a realizzare quelli che rimangono ancora oggi tra i più importanti monumenti e luoghi della città. Osservando oggi Berlino nelle zone in cui si sono concentrati i suoi interventi, è possibile notare come alcune delle compagini urbane da questi risultanti siano ancora apprezzabili, mentre altre siano state profondamente modificate. La piazza del Gendarmenmarkt e la Neue Wache mantengono ancora l’assetto disegnato da Schinkel. Sia il teatro che la Nuova Guardia infatti, dopo parziali ricostruzioni e restauri si trovano oggi, almeno esteriormente, nel loro aspetto originale. La piazza del Lustgarten era l’orgoglio della città, e dopo il 1840 appariva come una delle più belle d’Europa grazie all’insieme di spazi ed edifici perfettamente relazionati ed equilibrati tra loro. Nel 1894 l’ultimo imperatore tedesco (Wilhelm II) ordinò la distruzione del duomo settecentesco ristrutturato da Schinkel per costruire l’imponente nuovo duomo in stile neobarocco. Il complesso dello Schloß, parzialmente distrutto dopo i bombardamenti, è stato completamente demolito dalla DDR per lasciar posto al Palast der Republik (Palazzo della Repubblica) completato nel 1976. Nel 2008, seguendo le attuali politiche di ricostruzione, è stato anch’esso demolito ed indetto un concorso per la ricostruzione dell’antico castello. Quest’operazione ha ripristinato in parte gli antichi rapporti urbani della piazza anche se l’aspetto originale rimane fortemente alterato dalla presenza fuori scala del Berliner Dom. L’immagine del lungofiume ha subito forti modificazioni. Nella zona in cui sorgevano i Neuer Packhof, all’estremità nord dell’isola si trova oggi il più importante polo museale berlinese, la Museumsinsel. Nel quartiere di Friedrichswerder è stata realizzata la necessaria riordinazione urbana secondo un piano simile a quello immaginato da Schinkel. La ricostruzione della Bauakademie appare come operazione fondamentale a colmare il vuoto presente nel quartiere, così da restituire un’immagine completa al centro della città.


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Prospettiva dell’Altes Museum K. F. Schinkel, 1822


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LE ARCHITETTURE NEL CENTRO DI BERLINO

Le cariche istituzionali ottenute e lo stretto legame di collaborazione che Schinkel intraprese con il re Friedrich Wilhelm III gli permise di costruire numerosi edifici in tutto il territorio prussiano. A Potsdam, luogo di residenza fuori città della famiglia reale, realizzò importanti opere pubbliche e abitazioni per i principi nel parco di Sanssouci, in cui traspose l’immagine di paesaggio classico mediterraneo acquisita durante il viaggio in Italia. Lo stretto legame che si creò con il principe Friedrich Wilhelm IV condizionò parte delle sue opere e portò alla realizzazione di una serie di progetti utopici, tra cui quelli per il palazzo sull’Acropoli di Atene e quello ad Oriana in Crimea. La sua attività si concentrò principalmente nel centro di Berlino, che trasformò da città di provincia ad ‘Atene sulla Sprea’. Si fece carico del riordino della parte antica della città realizzando con coerenza interventi architettonici affrontando differenti temi a questo necessari. Le diverse tipologie, progettate sempre in modo da inserirsi perfettamente nelle strade e piazze della città, vengono affrontate nella loro totalità. Il monumento, la residenza, sia per la borghesia che per la famiglia reale, il museo, la biblioteca, la scuola, gli edifici di culto, quelli per il commercio, militari e di servizio, si sviluppano in un elevato numero di progetti solo in parte realizzati. Degli edifici costruiti nel centro della città rimangono oggi solamente la Neue Wache (Corpo di Guardia), lo Schauspielhaus (teatro), la Friedrichswerdersche Kirche (chiesa) e l’Altes Museum (museo).


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Neue Wache | 1816-18

Il nuovo Corpo di Guardia aprì la fase di progetti e realizzazioni di Schinkel a Berlino e i disegni a questa relativi costituirono le tavole di apertura della Sammlung, pubblicata a partire dal 1819. Canalizzando il fossato che attraversava il lotto tra lo Zeughaus e l’Universität, Schinkel trovò la posizione perfetta per la realizzazione del piccolo edificio manifesto. Di modeste dimensioni, si compone di un volume compatto e stereometrico di forma cubica, fronteggiato da un pronao dorico esastilo composto da due file di colonne con frontone decorato da bassorilievi che rappresentano le vittorie per cui l’edificio è stato costruito. Rielaborando il tema dei Propilei ateniesi i quattro angoli diventano torri che li definiscono e la pianta ripropone i principi del castrum romano, con la corte interna e il tetto a impluvio che rende possibile il volume puro. Sul retro è riproposto lo schema di facciata attraverso pilastri in pietra addossati al piano della facciata e i lati presentano finestrature regolari (sei su un lato e quattro nell’altro) oggi murate. Sia nei fianchi che sul retro il mattone è lasciato a vista. La composizione in pianta parte dal quadrato a cui è addossato il corpo del pronao. Gli spazi interni si articolano liberamente all’interno della maglia quadrata definita dal modulo base di cinque metri che regola il progetto in tutte le sue parti. I quattro prospetti presentano la medesima proporzione, costituita da due quadrati affiancati di altezza pari alla metà di quello che definisce la pianta. La Neue Wache mostra oggi esternamente il suo aspetto originale mentre internamente è stata profondamente modificata. Nel 1969 un unico grande ambiente ha sostituito le antiche suddivisioni interne adattando l’edificio a Memoriale delle vittime del fascismo e del militarismo.


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Schauspielhaus | 1818-21

Il progetto per il nuovo teatro di prosa nel Gendarmenmarkt costituisce la brillante soluzione trovata da Schinkel ad una serie di limitazioni imposte. A causa di ristrettezze economiche era infatti necessario recuperare alcune parti del precedente teatro progettato da Langhans andato distrutto in seguito ad un incendio avvenuto nel 1817. Il sistema si avvicinava alle moderne concezioni che riscoprivano l’impianto del teatro dell’antichità classica e presentava un programma articolato che comprendeva, oltre agli ambienti del teatro, una sala per le feste ed una serie ambienti di servizio e amministrazione. La soluzione proposta da Schinkel consisteva in un’articolazione delle masse che consenta la leggibilità delle parti. Il volume centrale conteneva gli ambienti del teatro presentando in facciata un secondo frontone sovrapposto e arretrato rispetto a quello più basso del pronao sviluppato davanti ad esso. I due corpi laterali contenevano rispettivamente la sala per le feste e gli ambienti accessori, separandosi da quello centrale con spesse murature che avrebbero garantito una maggiore sicurezza contro gli incendi. La tripartizione esterna rispecchia quindi quella interna. I tre volumi rialzati su un basamento e l’ampia scalinata centrale si proporzionano secondo rapporti aurei e vengono collegati da corpi minori che consentono la distribuzione. I fronti, in cui l’archetipo della struttura trilitica viene messo a nudo, sono disegnati a partire dalle medesime regole geometriche di quadrato e rispettiva sezione aurea. I prospetti vengono modulati da un sistema tettonico definito da un doppio ordine: il primo, gigante definisce i tre volumi principali, il secondo, minore, demarca le altezze di piano ed accoglie le strette finestrature che scandiscono e alleggeriscono i fronti. L’edificio, fino al grave danneggiamento subito durante la guerra, è stato la cornice per lo sviluppo dell’importante tradizione teatrale berlinese. L’esterno è stato fedelmente ricostruito secondo l’aspetto originario mentre internamente gli ambienti sono stati stravolti destinando il volume centrale a sala da concerti.


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Friedrichswerdersche Kirche | 1821-30

Schinkel propose un primo progetto per due chiese gemelle nell’area di Friederichswerder già a partire dal 1817, nella zona a cavallo del Kupfergraben in cui al tempo sorgevano i vecchi Packhof. Negli anni successivi progettò varie soluzioni per una chiesa in stile classico mai approvate a causa delle richieste del re che ne pretendeva una versione in stile medievale che si integrasse al tessuto pittoresco della zona. Solo nel 1824 venne realizzato il progetto definitivo in cui Schinkel tentò di coniugare queste richieste alla intenzioni di massima semplicità espresse nei progetti precedenti. Nonostante lo stile sia medievale, l’uso accurato delle proporzioni lascia percepire l’originale concezione classica dell’edificio. I profili acuti degli archi sono infatti sobri attributi che definiscono le volumetrie elementari. Ragioni di economicità e condizionamenti del sito portarono ad una soluzione ad unica navata derivante dalla successione di tre quadrati, preceduta dal corpo d’ingresso costituito da un fronte inserito tra due campanili proporzionati sul quadrato e la sua sezione aurea. Le cinque campate sono coperte da volte a crociera impostate su arcate ogivali e le ampie pareti definite da una geometria semplice di cornici e lesene che inquadrano grandi finestrature. L’impiego del mattone a vista è trattato con chiarezza ed evidenza nell’assemblaggio degli elementi. “Dal momento che l’edificio doveva apparire semplice, l’architettura doveva essere particolarmente interessante, cosa che fu raggiunta lasciando il mattone a vista. Mattone che fu meticolosamente selezionato per adeguarsi ad ogni specifico dettaglio della costruzione ...”11


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Altes Museum | 1822-30

Sotto il regno di Friedrich Wilhelm III iniziò ad essere pensata la riunificazione delle collezioni reali per un’esposizione pubblica in una sede adeguata. Dopo le prime intenzioni di destinare a questo scopo l’edificio dell’Accademia delle Scuderie sull’Unter den Linden, il re accettò la proposta di Schinkel per un’architettura destinata alla contemplazione dell’arte sul Lustgarten che si confrontasse con il Castello sul lato opposto e definisse il lato settentrionale della piazza. Il volume assoluto, il cui perimetro è definito da proporzioni auree, presenta sul fronte principale un grande portico, una stoà di 18 colonne ioniche che media il rapporto tra giardino e spazi del museo. Perfettamente simmetrico, sviluppa lungo l’asse centrale una successione di spazi a tutta altezza. La rotonda, elemento caratteristico della tradizione tipologica del museo, accoglie i pezzi più belli della statuaria antica. L’archetipo dello spazio voltato del Pantheon, nascosto all’esterno, viene riproposto in proporzioni ridotte e la sua posizione definita dalla costruzione della geometria aurea complessiva. Dal piano di arrivo dello scalone è permessa una visione della città rinnovata filtrata dalle due file di colonne. Rapporti armonici guidano la composizione di tutti gli altri spazi destinati a sale espositive, disposti perimetralmente intorno a due cortili ai lati della rotonda. Il piano terra, scandito da coppie di colonne, accoglie la galleria delle sculture, mentre il piano primo è destinato a pinacoteca e suddiviso da tramezzi lignei perpendicolari alle murature che aumentano la superficie espositiva. Nei prospetti laterali e nel retro il sistema linguistico si semplifica, raggiungendo il massimo della chiarezza. La suddivisione in due livelli si fa esplicita, attraverso due file regolari di grandi finestre dai profili netti. Gli angoli, in cui il ritmo rallenta e il marcapiano si interrompe creando un taglio d’ombra, sono definiti da pilastri di ordine gigante che inquadrano il volume nella sua complessità.


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CARATTERI E INVARIANTI DEL PROGETTO DI SCHINKEL

L’analisi degli edifici di Schinkel nel centro di Berlino, che costituiscono una minima parte dell’immensa opera realizzata nel corso della carriera, mostra la presenza di alcune costanti che li definiscono. I singoli episodi realizzati a partire dal 1815 che con forza caratterizzano luoghi di pregio della città seguono (ad eccezione della Chiesa di Werder la cui realizzazione in stile gotico è stata imposta) i principi delle architetture della classicità. Gli archetipi dell’antica Grecia forniscono la base per lo sviluppo di nuove composizioni in grado di raggiungere una perfetta armonia dell’insieme. Gli elementi presi ad esempio vengono reinterpretati secondo nuovi sistemi proporzionali e modificati in base alla necessità di creare modelli adatti alla città ottocentesca in trasformazione. Nei quattro progetti non sono riscontrabili costanti di modulo che guidino la composizione, ma è esplicito il loro sviluppo a partire dalle geometrie del quadrato e della sezione aurea. La loro semplice o articolata giustapposizione è utilizzata nelle Neue Wache, nella Friedrichswerdersche Kirche e nello Schauspielhaus, mentre una maggiore complessità definisce la pianta dell’Altes Museum. Il podio del tempio greco, trasposto in basamento, è elemento costante in tutti i progetti. I volumi puri e precisi, seppur caratterizzati da scala molto differente, vengono lasciati liberi sui quattro lati e con questo sollevati da terra così da favorirne una visione completa. La simmetria garantisce l’armonia dell’insieme sostenendo la composizione generale. All’ordine complessivo da questa definito per una percezione equilibrata dell’edifico dall’esterno si contrappone un ordine interno relativo. Gli ambienti si dispongono infatti con libertà all’interno del sistema di assi che definiscono il progetto assecondando le varie necessità funzionali a seconda dei casi.


LA BAUAKADEMIE



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Prospettiva della Bauakademie dalla Sprea K. F. Schinkel,1831


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Il progetto per la costruzione della Bauakademie iniziò ad essere sviluppato dopo la nomina di Schinkel a capo dell’Oberbaudeputation nel 1830. Insieme a Peter Beuth, direttore dell’Accademia di architettura, avanzò una proposta per la realizzazione di una sede comune alle due istituzioni. L’edificio si inseriva all’interno della planimetria generale pensata per Friedrichswerder. Per la zona, che presentava un tessuto di origine medievale confuso, era stata prevista la rimozione dei vecchi mulini oltre che dei depositi doganali (Alter Pachkof) e la risistemazione della sezione della Marktstraße e dello Schleusenbrüke in modo da definire una struttura urbana chiara. Con questi interventi il nuovo edificio e la Friedrichswerdersche Kirche si sarebbero affacciati sulla piazza del Werderscher markt ampliata, e si sarebbe creata inoltre un’ulteriore piazza triangolare alberata che avrebbe definito il nuovo lungo canale. “La nuova sede dell’Allgemeine Bau-Schule è stata concepita su un’area di pianta quadrata libera su tutti i lati; ci saranno quattro fronti identici e un cortile interno che riceverà la acque di scarico dei tetti. L’edificio, che accoglierà un gran numero di importanti e costose collezioni, dovrà presentare la massima sicurezza contro gli incendi. Esso contiene uno scantinato a volta, un piano terreno, pure a volta, che ospiterà una serie di negozi, la cui rendita è destinata a finanziare parte della costruzione. Segue un primo piano a volta destinato alla biblioteca, e alle collezioni, alle sale da disegno e all’auditorio dell’Allgemeine Bau-Schule. Gli uffici e le sale di riunione del Dipartimento Superiore dell’edilizia si trovano al secondo piano. Inoltre c’è un sottotetto che contiene locali di servizio e depositi per documenti archiviati.”12 L’edificio era nato per accogliere contemporaneamente le diverse funzioni di scuola di architettura, sede dell’autorità a controllo dell’edilizia in Prussia, archivi e attività commerciali, oltre ad ospitare nell’ala sud-orientale del secondo piano l’appartamento e l’ufficio personale di Schinkel. Diventando il nuovo centro per lo sviluppo tecnico-artistico della Prussia, l’edificio coniugò l’insieme dei diversi usi ospitati, diventando un’istituzione.


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La composizione della Bauakademie rispecchia la chiarezza che guida il progetto nella sua totalità. La pianta si costruisce all’interno di un perimetro perfettamente quadrato di dimensioni 46x46 m. Il passo costante di 5,5 m definisce la griglia rigorosa di assi su cui si articolano con libertà gli spazi interni. Il grande scalone principale sul lato di accesso, prospiciente la piazza, si pone in posizione centrale rispetto ai due portoni d’ingresso. La corte interna, si posiziona decentrata rispetto ad uno dei due assi di simmetria permettendo l’illuminazione degli ambienti centrali e la raccolta delle acque dalle falde a impluvio nascoste così all’esterno. Gli ambienti, di dimensioni diverse, si dispongono perimetralmente lasciando lo spazio centrale attorno alla corte come elemento distributivo. Due metà affiancate del quadrato che definisce la pianta costituiscono l’ingombro della sezione che si articola su tre livelli. Quello intermedio costituisce il piano nobile di altezza maggiore tra i tre, a cui si aggiungono un piano seminterrato e un livello superiore mansardato accolto al di sotto della copertura. La facciata scandita dalle 8 campate è definita geometricamente dal modulo base di 1,1 m. Questo proporziona l’intera facciata, sia per quanto riguarda il passo tra i pilastri che la loro altezza, definendo l’ordine gigante che arriva fino alla balaustra in copertura.


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La Bauakademie è l’ultimo dei progetti realizzati da Schinkel a Berlino, quella che è stata la sua opera prediletta e allo stesso tempo la più rivoluzionaria. Nel progetto confluiscono vari temi della ricerca che qui raggiungo il loro più completo compimento. Tra questi, semplicità, economia nelle scelte tipologiche e tecniche, assoluta razionalità nella progettazione, la messa in mostra del sistema costruttivo idealizzato, il disegno accurato degli elementi e delle connessioni stanno alla base della concezione dell’edificio. La più importante innovazione è però sicuramente quella raggiunta dal punto di vista del linguaggio, che arriva così al culmine del percorso che si sviluppa attraverso i precedenti progetti. L’edificio è caratterizzato dai quattro prospetti praticamente identici tra loro. Una rigorosa serialità, dalle attente proporzioni e partizioni, definisce le otto campate delle facciate, evidenziata dai pilastri a tutta altezza che agli angoli si allargano definendo chiaramente il volume cubico. Sulle pareti tra questi, poste su un piano arretrato, vengono estrusi i marcapiani ed accolte le grandi finestre, che svuotano i tamponamenti e si riducono verso l’altro in modo da rinsaldare la scatola muraria. L’immagine con cui la Bauakademie si mostrò al termine della sua costruzione era di totale avanguardia. La struttura, realizzata interamente in mattone lasciato a vista, era costituita da pilastri continui che si sviluppavano dalle fondamenta fino al cornicione, collegati da un sistema di archi e ancoraggi in ferro che definivano un reticolo reso esplicito in prospetto. Tra questi si inserivano, arretrate, le pareti esterne che accoglievano le grandi finestre tripartire e il sistema dei solai costituito da volte a botte disposte perpendicolarmente alle facciate. “L’edificio è stato realizzato in mattoni senza intonaco all’esterno; di conseguenza una grande cura è stata posta al trattamento del laterizio. Tutte le partizioni, i davanzali, le decorazioni, i bassorilievi, i pilastrini con erme nelle grandi finestre e il riempimento degli archi sono stati realizzati in terracotta, con la massima precisione e accuratezza.”13 All’estrema attenzione posta nei dettagli era affiancata altrettanta cura nello studio del programma iconografico-pedagogico distribuito sulle quattro facciate. Tutti gli elementi in terracotta che incorniciavano porte e finestre, facevano riferimento alla missione educativa dell’edificio quale Scuola d’Architettura, rivelando allo stesso tempo il sistema costruttivo idealizzato. I davanzali, tripartiti seguendo la scansione delle finestre, raccontavano nascita e declino dell’architettura classica, scene della vita professionale e decorazioni di vegetali.


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Al suo completamento la Bauakademie appariva in posizione privilegiata nel centro città combinando raffinata modestia architettonica ad una grande qualità nell’inserimento urbano. Era sede di un’istituzione educativa fondata nel 1799 che promuoveva l’insegnamento dell’architettura e ospitava allo stesso tempo l’ente con la massima autorità di controllo dell’intera attività costruttiva pubblica della Prussia. La vita di Karl Friedrich Schinkel è strettamente legata tanto all’edificio quanto alle istituzioni ospitate. L’edificio era sede dell’Oberbaudeputation di cui era a capo, e al suoi interno vi erano anche il suo appartamento e i suoi uffici, che dopo la sua morte furono trasformati nel museo a lui dedicato. Nel 1884 la scuola si trasferì insieme a strumenti, libri e raccolte scientifiche nel nuovo edificio della Technische Hochschule da poco fondata a Charlottenburg, ponendo fine all’esistenza di un’accademia di architettura indipendente. Nel 1874/75 l’edificio subì consistenti interventi ad opera di Richard Lucae che andarono a modificare gli ambienti interni, oltre che a spostare l’originale impianto della scala nel nuovo grande spazio ottenuto coprendo con un lucernario la corte interna. Nel corso della prima metà del Novecento l’edificio ha ospitato nei suoi spazi differenti funzioni tra cui la sede della Hochschule für Politik (Scuola di politica tedesca) fondata nel 1920. In seguito alla parziale distruzione causata da un bombardamento e dal conseguente incendio avvenuto il 3 febbraio 1945, negli anni ’50 iniziò un primo tentativo di ricostruzione. Nel 1963 fu però demolito per costruire sul sito il Ministero degli Esteri della DDR con l’intenzione di una rapida riedificazione altrove. Nel 1995, questo venne distrutto per preparare la ricostruzione della Bauakademie che però non è mai avvenuta. A partire dagli anni ‘90 un rinnovato interesse per la ricostruzione dell’edificio ha portato allo sviluppo di una serie di progetti mai realizzati a causa dell’assenza dei fondi necessari. Dai primi anni 2000 l’angolo ricostruito in mattoni rossi secondo l’aspetto originale e la simulazione delle facciate sono gli unici elementi presenti in quest’importante luogo della città.


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Scalone della Bauakademie dopo gli interventi di R. Lucae 1911


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Bauakademie dopo i bombardamenti 1952


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Friedrichswerdersche Kirche e Ministero degli Esteri della DDR 1990


UN MUSEO PER L’ARCHITETTURA



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Tavole in terracotta della facciata della Bauakademie


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La Nuova Bauakademie viene pensata come centro per l’Architettura, una nuova entità culturale nel centro di Berlino. Nasce come organizzazione indipendente, istituzione la cui missione principale è la ricerca e la divulgazione di tutti gli aspetti riguardanti il tema. Luogo aperto sia a studiosi, professionisti che al pubblico in generale, accoglie spazi con funzioni diverse che consentono tra questi dialogo e confronto. Alla vocazione prevalentemente espositiva dell’edificio segue una serie di altre funzioni, che conciliano spazi per dibattiti, conferenze e laboratori. Gli eventi ospitati sono quindi sia di tipo scientifico che divulgativo, affiancando alla mostra permanente presentazioni dei lavori degli studenti delle scuole di architettura e mostre monografiche sul lavoro degli studi attivi nel contemporaneo. L’esposizione si articola in una sezione permanente, che affronta la storia della Bauakademie e quella dello sviluppo dell’architettura tedesca degli ultimi due secoli, e di una minore temporanea che mostra invece il suo presente e futuro sia a livello nazionale che internazionale. La Nuova Bauakademie non possiede un proprio archivio, ma si relaziona con quelli esistenti nella città e nel paese. Sulla collaborazione con la TU e il suo Architekturmuseum si basano le principali esposizioni presenti. Oltre a questa, gli Archivi Bauhaus, il patrimonio dei Musei statali di Berlino, il Deutsches Architekturmuseum di Francoforte costituiscono tutti possibili partner della nuova istituzione. Laboratori di ricerca e comunicazione insieme alla struttura amministrativa stanno alla base dell’istituzione, definendo gli orientamenti riguardo gli studi affrontati e occupandosi della parte relativa alle pubblicazioni e cataloghi che da questi risultano.


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ESPORRE ARCHITETTURA

Le origini del museo di architettura sono da ricercare nel secolo XVIII, periodo in cui iniziarono ad essere apprezzati i disegni e i frammenti di edifici antichi come oggetti da collezione. Nel corso del secolo XIX questo tipo di mostra si sviluppò secondo scopi didattici, con la raccolta e l’esposizione di disegni e calchi, copie fedeli dei monumenti visitati dagli artisti durante il Grand Tour. La nascita e lo sviluppo di questa tipologia di museo, che esponeva disegni, modelli o frammenti originali, avvenne parallelamente tra Francia e Inghilterra. La passione per l’antico e per il collezionismo portò all’apertura al pubblico nel 1688 del Musée des plans-reliefs all’interno Louvre, nel 1826 della Casa Museo di Indigo Jones, nel 1869 del Royal Architectural Museum. Nel 1898 venne aperto nell’edificio Trocadéro il Musée de Sculpture Comparée, voluto da Viollet-le-Duc per raccontare la storia dell’arte e dell’architettura tramite la riproduzione in scala reale dei moneumnti. Agli inizi del Novecento si formarono nuove istituzioni con l’obiettivo principale di documentare e diffondere gli sviluppi dell’architettura nel contemporaneo. Nel 1932 venne fondata da P. Johnson e H. Hitchcock la sezione di architettura all’interno del MoMa di New York. Alla fine degli anni ’70 iniziarono a nascere le più importanti istituzioni di architettura in ambito museale: il CCA di Montreal (1979), Il Deutcher Arkitektur Museum di Francoforte (1978), e le sezioni di architettura del Getty e del Centre Pompidou. Nel 1980 la mostra Strada Novissima di Portoghesi aprì la prima edizione della Biennale di architettura di Venezia. Nel 1979 il Museo di Architettura venne ufficialmente riconosciuto con la fondazione dell’ICAM (International Confederation of Architectural Museums). Questa raggruppa entità differenti quali musei di architettura (Bauhas Archiv, Museo Alvar AAlto), musei del disegno di architettura (Musuem fo architettural drawings a Berlino), dipartimenti all’interno di entità maggiori (Moma, Getty, MAXXII), istituzioni (CCA di Montreal, Biennali e Triennali), archivi e archivi digitali. Le esposizioni riguardanti l’architettura e la sua storia sono cresciute in numero durante il secolo, legandosi spesso a pubblicazioni accademiche in modo da costituire un punto di incontro tra la comunità intellettuale e il pubblico. L’esposizione si configura così come un momento nella sequenza di eventi che definisce la ricerca, costituendo uno dei passaggi tra la definizione di un problema e la diffusione dei risultati.


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Musée de Sculpture comparée H. Clurget, 1882


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Pianta della Basilica di San Pietro e sua interpretazione spaziale B. Zevi, 1948


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“Ma l’architettura non deriva da una somma di larghezze, lunghezze e altezze degli elementi costruttivi che racchiudono lo spazio, ma proprio dal vuoto, dallo spazio racchiuso, dallo spazio interno in cui gli uomini camminano e vivono.”14 Sono molti i possibili approcci alla mostra di architettura, ma la problematica principale è trovare le modalità più adatte a raccontare il manufatto architettonico. L’oggetto in sé è assente: viene quindi mostrato qualcosa di diverso che vuole restituirne l’immagine. L’opera è esposta senza essere presente nel fornire un’esperienza diretta dello spazio architettonico. La mostra si basa dunque sull’esposizione di differenti rappresentazioni del progetto sviluppati durante o dopo di questo. Le collezioni di architettura sono composte da note, appunti, schizzi, disegni tecnici, plastici, fotografie, rappresentazioni digitali e video creati durante o dopo il processo di progettazione che tentano di raccontare il manufatto architettonico. Se organizzati in base ad una tematica, l’insieme degli oggetti esposti viene reso più apprezzabile e facilmente comprensibile ai visitatori. Il racconto può avvenire seguendo ad esempio la narrazione della storia, e si mostra come momento di riflessione nel presente, costituendo uno step durante il processo progettuale o sensibilizzando la coscienza pubblica sui problemi relativi alle trasformazioni della città.


IL PROGETTO



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Planimetria


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LA NUOVA BAUAKADEMIE

Nel centro sia fisico che culturale della città di Berlino, si vedono oggi, da diversi scorci, le impalcature che ricostruiscono in metallo e tessuto l’originale immagine della Bauakademie. L’intera zona appare come un cantiere diffuso nella corsa al completamento del piano delineato per la ricomposizione della sua immagine perduta dal 1945. Il volume provvisorio mostra l’importanza della ricostruzione di questo importante edificio, elemento fondamentale per il completamento della struttura planimetrica e del profilo disegnato dall’edificato nella zona. Il progetto sorge sul lato meridionale del brano triangolare di città derivante dall’incrocio di diversi allineamenti urbani. L’andamento del Kupfergraben e la perpendicolarità al principale viale di sviluppo urbano dei Linden ne definiscono i due lati lunghi, mentre il terzo, più corto, deriva dalla strada che collega la piccola piazza del Werderscher Markt al ponte Schleusenbrücke. A livello urbano, viene riprogettata l’intera area, considerando il lotto definito dall’impianto originario della Bauakademie e Schinkelplatz come entità indivisibili e quindi da ripensare nella loro totalità. La ricerca di un equilibrio tra la necessità di trovare un rapporto con l’antico edificio e la creazione di un’architettura contemporanea adatta alle funzioni per cui è stata pensata guida il progetto a partire dal livello urbano. La proposta decide di non tenere in considerazione la presenza scomoda dell’angolo nord-est dell’edificio ricostruito secondo l’aspetto originale. Questo, oltre a costituire infatti un’artificiosa riproposizione della facciata, comporterebbe una difficile mediazione con il progetto e una serie di difficoltà tecniche dovute alla sua integrazione.


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La Nuova Bauakademie rispetta il sito e la volumetria dell’edificio originale, in modo da ripristinare una visione del lungofiume simile a quella mostrata da Schinkel nella prospettiva per il progetto del 1836. La forma compatta, dai quattro fronti uniformi torna così a posizionarsi nella parte meridionale del lotto, definendo da un lato la piccola piazza del Werdescher Markt e il fronte stradale della strada omonima, e Schinkelplatz dall’altro. L’area, che viene interamente pedonalizzata, accoglie il volume libero e visibile sui quattro lati. Un nuovo ponte pedonale, pensato come elemento leggero a telaio in acciaio, mette in comunicazione Schloßplatz con la nuova Schinkelplatz. Le due sponde del canale vengono così collegate consentendo un più stretto legame tra la Nuova Bauakademie, l’isola dei musei e il complesso culturale dell’Humboldt Forum che verrà ospitato all’interno dello Schloß la cui ricostruzione è quasi ultimata. Il nuovo collegamento consente inoltre la connessione con la linea di trasporto metropolitano, che trova nella piazza del castello due ingressi alla nuova stazione della linea 5 in costruzione. Schinkelplatz torna ad essere, come nell’originale planimetria disegnata da Schinkel, il luogo di accesso principale all’edificio. La piazza, spazio per la collettività, rispetta gli antichi allineamenti derivanti dall’irregolarità del sito, ma si sviluppa su due quote differenti, messe in comunicazione da una grande scalinata. Il livello più alto occupa la parte settentrionale, è il livello della città ed accoglie i flussi provenienti dalle differenti direzioni. Il secondo, nello scavo posto alla quota del piano interrato dell’edificio, crea un luogo di filtro tra il caos urbano e gli spazi del museo. La sezione spiega la concezione dell’edificio, destinato ad accogliere l’intersezione di due flussi principali definiti da altrettante categorie di utenza. Il primo è un flusso verticale, quello del museo, che parte dal piano interrato per poi svilupparsi seguendo un percorso ascendente verso i piani superiori, dove si concentrano molti degli spazi ad esso dedicati. Il secondo è invece orizzontale e attraversa l’edificio al piano terra, che si apre alla città attraverso le funzioni che con questa più si relazionano.


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Sezioni urbane


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Sezioni urbane


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VISTA ESTERNA


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Il quadrato di dimensioni 46x46 metri definito da Schinkel per l’antico edificio costituisce la base su cui si struttura il progetto per il museo. L’impianto a base quadrata è infatti una delle soluzioni adatte al tipo edilizio del museo. Il controllo geometrico e l’impiego di sistemi proporzionali definisce le sezioni, sia orizzontali che verticali del progetto. Piante, prospetti e sezioni vengono disegnati a partire dalla lettura e dalla successiva reinterpretazione del sistema geometrico compositivo alla base del progetto per la Bauakademie. In pianta, l’insieme di assi a passo costante di 5,5 m struttura la griglia su cui si articolano i pochi elementi che la definiscono: il perimetro e quattro nuclei al suo interno. Il modulo dell’antica facciata di 1,1 metri sta alla base della definizione dei quattro prospetti proporzionati secondo semplici regole geometriche. La sezione rispetta nel suo sviluppo fuori terra le altezze di piano originali, andando a delineare piani dalle altezze differenti ma sviluppate a partire dal modulo base. Un’unica concezione spaziale guida quindi il progetto nella sua totalità. Gli ambienti dei cinque livelli vengono definiti dalla presenza dei quattro blocchi che attraversano l’edificio per tutta la sua altezza, sottraendo dallo spazio primario, ambiente continuo e non frammentato che si sviluppa orizzontalmente, gli spazi secondari. Le due torri quadrate di dimensione maggiore consentono alla luce catturata in copertura di arrivare fino al piano interrato, distribuendola negli ambenti ai vari livelli verso i quali si aprono. Una delle due ospita la grande scala collega tutti i piani. Le altre due torri, di dimensione pari alla metà delle prime, accolgono invece i sistemi i collegamento verticale meccanizzato e gli ambienti si servizio che si differenziano a seconda delle necessità. L’edificio, riprendendo un tema fondamentale del progetto di Schinkel, si mostra alla città con le quattro facciate pressoché identiche tra loro. I prospetti vengono definiti da pieni murari muti, a rappresentare l’idea di scrigno alla base del progetto. L’opacità della scatola muraria viene meno dove strette aperture verticali mettono in comunicazione punti privilegiati degli spazi museali con i monumenti dell’intorno. Nella parte basamentale una fascia trasparente continua lungo tutto il perimetro dell’edificio evidenzia l’apertura alla città degli ambienti a questo livello.


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Pianta piano -1


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Sulla piazza, posto al livello del piano interrato, si attesta l’ingresso del museo, protetto ed ombreggiato dal camminamento superiore che corre per tutta la lunghezza del prospetto. Una volta entrati si incontrano gli ambienti dedicati a ricezione e accoglienza, che permettono al visitatore di orientarsi attraverso le diverse esposizioni ai vari livelli. Inizia così il percorso espositivo che in tutti gli ambienti viene organizzato dal sistema degli allestimenti, costituito da elementi leggeri e rimovibili che consentono l’esposizione e orientano il percorso, permettendo al tempo stesso la percezione dello spazio nella sua totalità. Il piano interrato è dedicato alla testimonianza di Schinkel e della Bauakademie originaria. Una prima parte della mostra introduce la vita e l’opera del maestro, esposta sul fondo delle ampie pareti in cemento lasciato a vista caratterizzanti questo ambiente del museo. Una seconda parte illustra il progetto e la storia della Bauakademie, con l’esposizione dei disegni e dei documenti originali insieme ai frammenti degli apparati decorativi in terrecotte che qui vengono conservati. Una finestra archeologica, posta sul fondo di uno dei pozzi di luce che attraversa l’edificio per tutta la sua altezza, inquadra un brano delle fondazioni dell’edificio storico che in parte si conservano a questo livello.


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Prospetto nord


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Pianta piano 0


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Salendo dalla scala che si sviluppa all’interno della seconda torre, anch’essa illuminata dall’alto, si accede al piano terra, che offre una pausa durante il percorso che attraversa le varie esposizioni. A questo livello si incontrano, negli ambienti centrali, gli spazi dedicati al ristorante e al bar con i relativi servizi e quelli della libreria. Questa offre alla lettura e alla vendita testi riguardanti i vari aspetti dell’architettura, tra cui rientrano anche cataloghi e pubblicazioni delle mostre e delle ricerche che vengono ospitate dalla Nuova Bauakademie. Lo spazio perimetrale costituisce una galleria dall’involucro trasparente che accoglie mostre temporanee aventi come tema progetti e ricerche sviluppate dalle scuole e dagli studi di attivi sul piano nazionale e internazionale. Le presentazioni e le conferenze a queste collegate possono essere ospitate, secondo diverse configurazioni, nell’ambiente centrale su cui si attestano gli ingressi del piano. Tutte attività trovano come sfondo l’insieme di differenti prospettive aperte sulla città, che si aprono attraverso il perimetro interamente vetrato. Questo piano, dato l’insieme di funzioni ospitate, può funzionare sia in modo dipendente che indipendente e con orari diversi rispetto alle altre attività dell’edificio.


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Sezione A-A’



VISTA INTERNA BAR


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Pianta piano 1


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Il percorso espositivo continua ai due piani superiori, interamente dedicati al racconto dello sviluppo architettonico in Germania. Al secondo piano viene raccontata l’architettura neoclassica tedesca, partendo dalle sue origini e arrivando all’opera di Schinkel e Klenze, i suoi massimi esponenti. Scendendo al livello inferiore si incontra invece lo sviluppo dell’architettura nel secolo scorso, a partire dai progetti per la Berlino industriale di Behrens, la storia della Bauhaus per arrivare alle realizzazioni delle due Berlino. I due livelli si sviluppano secondo la stessa concezione spaziale differenziandosi però nell’altezza degli ambienti, che nel primo dei due è maggiore riprendendo quella del piano nobile dell’antico edificio. Lo spazio espositivo, pensato come ampio contenitore flessibile, accolgie nei suoi due livelli le opere esposte, apparendo come un ambiente unico, continuo, in cui sono individuabili alcuni archetipi degli ambienti museali: la grande aula, la galleria e le sale minori. Essendo gli ambienti di questi due livelli quasi completamente chiusi verso l’esterno da uno spesso perimetro murario, la luce si distribuisce quasi esclusivamente dall’interno. All’illuminazione artificiale controllata e calibrata a seconda delle esigenze, è accompagnato l’importante apporto di luce naturale proveniente dalle due torri che la catturano in copertura per poi ripartirla in modo alternato ai vari piani. Un’ulteriore fonte di luce è garantita da una serie di feritoie, che posizionate su facciate differenti ai due piani consentono il traguardo degli importanti monumenti presenti nelle immediate vicinanze: l’Humboldt Forum dal piano primo e la Friedrichswerdersche Kirche dal secondo.


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Prospetto est


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Pianta piano 2



VISTA INTERNA BAR


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La scala che attraversa l’edificio dal piano terra porta fino al terzo piano dove si incontra l’insieme delle attività restanti. Gli ambienti a questo livello si concentrano sulla superficie del quadrato compreso tra i quattro blocchi che definiscono la pianta, lasciando quella perimetrale libera che viene destinata a terrazzo. Questo spazio all’aperto, che corre lungo tutti i lati, è racchiuso all’interno delle pareti che definiscono il volume dell’edificio e aperto verso il cielo. La facciata che lo contorna viene forata dalla stessa serie di feritoie presente ai livelli inferiori, incorniciando così la vista migliore sul Lustgarten e l’Altes Museum. Si incontra a questo livello una grande sala che si presta a configurazioni diverse, potendo ospitare conferenze, laboratori e workshop. La affiancano gli uffici per la direzione e l’amministrazione che gestiscono il complesso del museo e gli spazi per il laboratorio di editoria che si occupa di promuovere le pubblicazioni della Nuova Bauakademie.


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Sezione B-B’


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Pianta piano 3


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ASPETTI STRUTTURALI E TECNOLOGICI

La logica che guida il progetto si rispecchia nello studio degli aspetti di realtà tecnica necessari alla sua definizione. La concezione strutturale e tecnologica hanno infatti accompagnato e verificato il progetto sin dalle sue prime fasi, seguendo i principi di razionalità e regolarità. Il perimetro del piano interrato, è costituito da un doppio sistema di pareti in calcestruzzo armato che corrono parallele su tre lati del quadrato che definisce pianta, creando lo scannafosso che separa in modo netto l’edificio dal terreno in cui si inserisce. Sul quarto lato, il percorso della parete esterna si separa da quella interna, andando a delineare il profilo della piazza che si pone alla stessa quota. Dalle fondazioni, non definite a causa dell’assenza delle informazioni necessarie, si elevano le quattro torri in calcestruzzo armato che sostengono gli impalcati dei solai dei piani fuori terra. Questi, definiti da importanti spessori murari, vengono forati con regolarità nei punti necessari da aperture che rispettano le altezze di piano. Le strutture orizzontali di solaio sono pensate in acciaio strutturale che permette di coprire le luci definite dalle distanza fra le quattro torri e lo sbalzo che corre costante su tutto il perimetro dell’edificio ai piani superiori. L’orditura principale è costituita da travi alveolari tipo ACB che consentono di superare la luce maggiore tra i setti. Gli stessi profilati rastremati verso l’estremità permettono di coprire la luce degli sbalzi, che vengono tra loro collegati verticalmente da profilati HE che consentono la compensazione degli spostamenti tra i vari solai, sostenendo allo stesso tempo la facciata. All’orditura primaria è associata una secondaria di travi IPE che dimezzano la luce tra gli appoggi dalla lamiera grecata con getto collaborante che definisce il piano orizzontale. Il solaio di copertura, che occupa solamente la superficie compresa tra i setti, si sviluppa con la stessa concezione ma costituito da profilati IPE di altezze inferiori.


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Spaccato assonometrico della struttura


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Sezione A-A’


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Sezione B-B’


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Ad eccezione delle parti costituite dai setti in calcestruzzo gettati, le soluzioni impiegate sono legate alla scelta di utilizzare sistemi costruttivi prevalentemente a secco. La funzione espositiva dell’edificio ha guidato la scelta dei materiali e del loro assemblaggio, che uniformi in tutto il progetto, si prestano all’uso e alle continue trasformazioni che tali ambienti necessitano. Le pavimentazioni interne di tutti i piani sono in cemento gettato, in modo da fornire un piano resistente all’uso intensivo degli ambienti museali. Pannelli modulari di grigliato metallico verniciati di bianco definiscono tutti i controsoffitti, garantendo grande versatilità nell’istallazione dei sistemi di allestimento e illuminazione per le mostre e nascondendo allo stesso tempo l’insieme dei sistemi impiantistici accolti nello spessore di solaio. La vetrate che definiscono il perimetro del piano terra sono in profilati di acciaio a taglio termico con vetrocamera, che permettono la realizzazione delle grandi superfici trasparenti caratterizzandole con grande valenza estetica. Le tamponature esterne dei piani destinati all’esposizione sono realizzate attraverso un sistema di parete a secco su orditura metallica che permette la piena adattabilità di queste a fondale utilizzabile per i diversi tipi di mostre. I grandi lucernari, che coprono due dei nuclei centrali, presentano all’intradosso un secondo piano di vetri satinati che permette il passaggio di luce in modo diffuso. Esternamente l’intero volume è avvolto da una facciata di tipo leggero in pannelli di cemento fibrorinforzato (GRC) che dona uniformità e compattezza all’edificio, caratterizzandolo con una tonalità rosso mattone che fa riferimento alle cromie della Bauakademie di Schinkel.


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Particolari tecnologici


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RIFERIMENTI

Fundação Calouste Gulbenkian, Alberto Pessoa, Pedro Cid e Rui d’Athouguia, Lisbona, 1960 (foto personale)


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Neue Nationalgalerie, Ludwig Mies van der Rohe, Berlino, 1968 (foto Reinar Fiedrich, Neue Nationalgalerie Archiv)


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Kunsthaus, Peter Zumthor, Bregenz, 1997 (foto Lindman Photography)


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Casa das Histรณrias Paula Rego, Eduardo Souto de Moura, Cascais, 2005 (foto personale)


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Centro de Artes Comntemporaneas, Aires Mateus, Sines, 2005 (foto Daniel MalhĂŁo)


Museu dos Coches, Paulo Mendes da Rocha, Lisbona, 2015 (foto personale)


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BIBLIOGRAFIA

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RIVISTE <<Casabella continuità>> n.288, Berlino, 1964 <<El Croquis>> n.170, João Luis Carrilho da Graça 2002-2013, 2014 <<TC cuadernos>> n.112, Alberto Campo Baeza, Arquitectura 2001- 2014, 2014 <<El Croquis>> n.186, Aires Mateus 2011-2016, 2016 <<TC cuadernos>> n.138-139, Eduardo Souto de Moura, Tomo II. Equipamientos y Proyectos Urbanos 2004-2019, 2019

SITOGRAFIA www.architekturmuseum.ub.tu-berlin.de www.archplus.net www.museumsinsel-berlin.de www.nationalgalleries.org www.schinkel.smb.museum www.stadtentwicklung.berlin.de


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NOTE 1 Cfr. A. Burg, M.A. Crippa, Berlino: gli anni ‘80 tra modernità e tradizione, Jaca Book, Milano, 1991 p.10 2 Cfr. B. Ladd, The ghosts of Berlin: confronting German history in the urban landscape, The University of Chicago Press, Chicago, 1997 p. 44. 3 Ivi, p. 48 4 Cfr. W. Hegemann, La Berlino di pietra: storia della più grande città di caserme d’affitto, Mazzotta, Milano, 1975 (ed. orig. 1930) p. 56 5 Cfr. H.G. Pundt, Schinkel’s Berlin: a study in environmental planning, Harvard university press, Cambridge, 1972 p.24 6 Cfr. W. Hegemann, La Berlino di pietra: storia della più grande città di caserme d’affitto, Mazzotta, Milano, 1975 (ed. orig. 1930) p. 232 7 Cfr. B. Ladd, The ghosts of Berlin: confronting German history in the urban landscape, The University of Chicago Press, Chicago, 1997 p. 3 8 Cfr. P. Ortwin Rave, Karl Friedrich Schinkel, Electa, Milano, 1989 pag. 23 9 Cfr. M. Cometa (a cura di), T. Fontane, Vita di Schinkel: la biografia di un artista tra classicismo e romanticismo, Medina, Palermo, 1995 pag. 23 10 Cfr. H.G. Pundt, Schinkel’s Berlin: a study in environmental planning, Harvard university press, Cambridge, 1972. 27 11 Cfr. K. F. Schinkel, Raccolta di disegni di architettura, riedizione del Sammlung Architektonischer Entwürfe, Motta, Milano, 1991 pag. 70 12 Ivi, pag. 73 13 Ibidem 14 Cfr. B. Zevi, Saper vedere l’architettura, Einaudi, Torino, 2009 (ed. orig. 1948) pag. 22


RIFERIMENTI ICONOGRAFICI

in copertina Genio morente con ruderi di colonna Disegno per la II finestra del piano primo della Bauakademie, K. F. Schinkel

pag. 8, Veduta della Bauakademie, E. Gaertner, 1868 pag. 14 Veduta di Berlin CĂślln, M. Zeiller, 1652 pag. 46, Baukademie, foto personale, 2019 pag. 56, Schinkel a Napoli, F.L. Catel, 1824 pag. 98, Bauakdemie, 1888 pag. 110, Apparato scultoreo per i davanzali della Bauakademie, Tav. 118 Sammlung architektonischer EntwĂźrfe, K.F. Schinkel, 1823 pag. 118, Nuova Bauakademie, immagine di progetto


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CARTOGRAFIA STORICA

Pianta di Berlim e Cรถlln J.G. Memhardt, 1652


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Pianta di Berlino Historischer Atlas von Berlin, 1688


175

Pianta di Berlino Schmettau, 1757


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Pianta di Berlino Selter, 1811


177

Pianta di Berlino Selter, 1846


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Pianta di Berlino 1894


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Pianta di Berlino con le distruzioni post guerra 1945


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PIANI DI SCHINKEL PER IL CENTRO DI BERLINO

Piano per il centro di Berlino K.F. Schinkel, 1817


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Piano per il centro di Berlino K.F. Schinkel, 1823


182

Planimetria definitiva per il Lustgarten K.F. Schinkel, 1828


183

Piano per la zona di Friedrichswerder K.F. Schinkel, 1831-32


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TAVOLE DI PROGETTO DELLA BAUAKADEMIE da: Sammlung architektonischer Entwürfe (www.nationalgalleries.org)

Tavola 115 K.F. Schinkel, 1831-36


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Tavola 116 K.F. Schinkel, 1831-36


186

Tavola 117 K.F. Schinkel, 1831-36


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Tavola 118 K.F. Schinkel, 1831-36


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Tavola 119 K.F. Schinkel, 1831-36


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Tavola 120 K. F. Schinkel, 1831-36


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Tavola 121 K.F. Schinkel, 1831-36


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Tavola 122 K.F. Schinkel, 1831-36



Un grazie ai miei genitori, per il supporto e la fiducia di sempre. Un grazie al Prof. Riccardo Renzi, per gli insegnamenti e per la guida durante questo percorso. Un grazie agli amici che mi hanno accompagnato in questi anni.

Gabriele Marinari gabriele.marinari.gm@gmail.com



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