Il cinema della Nowave e della Trasgressione

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IL CINEMA DELLA NOWAVE

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STORIA DEI REGISTI “OUTSIDER”

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AMOS POE

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CHARLIE AHEARN

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ERICMITCHELL

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JAMES NARES

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JIM JARMUSCH

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SUSAN SEIDELMAN

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VIVIENNE DICK

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INDICE

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NICK ZEDD

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RICHARD KERN

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LYDIA LUNCH

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CASSANDRA STARK MELE

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LUNG LEG

NICK ZEDD

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AMOS POE

ANTI ARTE/FATTA

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SITOGRAFIA

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BIBLIOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

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Da sempre tra i territori più fertili per la produzione cinematografica, come testimoniano Hollywood e le realtà mainstream legate alla produzione video, l’America vide già negli anni 50-60, un tentativo di resistenza alla logica uniformante che mai come allora aveva influito (negativamente) sulla pratica artistica. Un cinema nato e cresciuto fuori dai canoni produttivi e distributivi, che rivendicava con forza un’esistenza slegata dal monopolio culturale dell’industria e dell’investimento economico. Il primo gruppo di registi che osarono sfidare lo strapotere delle major è formato dal New American Cinema, di cui fu ispiratore e teorico Jonas Mekas e costituito da personalità come Shirley Clarke, Robert Frank e Ron Rice. Con base a NewYork, si prefiggeva di creare una rete di scambi e collaborazione tra i suoi componenti, che spesso agivano in semi clandestinità e con budjet ridotti all’osso, cosa che forse più di altre costituì una spinta propulsiva alla formazione di una mentalità radicale. Non modellata su canoni estetici prestabiliti, l’opera del NAC aprì una serie di possibilità di sperimentazione prima di allora impensabili, che furono raccolte dai cineasti “outsider” dei decenni successivi. In questo clima di emarginazione operativa, molti critici iniziarono a nominare questo movimento come cinema Underground. L’attitudine di utilizzare il medium creativamente deriva dalle avanguardie culturali del 900, di cui Mekas Jonas Mekas


Holy Fools

Shadows

Kiss

nel teatro sperimentale e girò i suoi primi film, Buzzards over Baghdad (1951-56) e Overstimulated (1960). Il suo lavoro più famoso rimane però Flaming Creature(1963): la storia narra di una festa dionisiaca sul tetto di un edificio abbandonato, mettendo in luce atti sessuali estremi come un’orgia di transessuali, seducendo l’osservatore e conducendolo verso una libertà sessuale non curante dei generi. Condannato come osceno, ne furono immediatamente bloccate le proiezioni e Smith finì in tribunale, difeso dall’equipe di avvocati di Jonas Mekas: nonostante il notevole aiuto, il film rimase bandito per anni da NewYork. Il regista venne coinvolto nel decennio successivo in film come The Trap Door (Beth B e Scott B), The Bubble People (Ela Trojano) ed iniziò una difficile amicizia con Zedd, prima di morire per aids nel 1989. Altra figura di riferimento fu Andy Warhol, i cui film sono distinguibili in due periodi. I primi consistevano in ritratti di personaggi del suo entourage (Kiss, Blowjob, Sleep, Mario Banana) in cui l’artista della Factory si limitava a riprendere passivamente ciò che avveniva, in un tentativo di lasciare trasparire la personalità individuale e, non di meno, di spezzare i taboo di una società oppressiva, tanto che molti critici li definirono beceramente pornografici.

6| IL CINEMA AMERICANO - PRIMA DELLA NOWAVE: STORIA DEI REGISTI OUTSIDER

e compagni hanno riproposto il gusto della provocazione tipico di Surrealisti e Dadaisti. I primi rielaborati come una propensione all’intimità, che nelle opere del gruppo si manifesta con un uso particolare della macchina da presa, cercando di rendere il flusso di immagini come una sorta di movimento dell’anima. Dei Dadaisti viene ripreso invece il gusto della provocazione e della trasgressione, spesso manifestatosi con immagini devianti e suoni martellanti ed ipnotici. In questo contesto il cinema Underground realizza opere in cui convivono le più diverse tendenze, rendendolo difficile (se non impossibile) da incasellare. La rivista di riferimento era “Film Culture”, fondata dallo stesso Mekas, un russo emigrato in America, forse l’unico che cercò tramite saggi di formulare una precisa teoria sul cinema Underground. Registi come Kenneth Anger, Markopoulos, Stan Brakhage ed Andy Warhol raccoglieranno la loro eredità, riproponendola e sperimentandola nel decennio successivo. Il Cinema della Trasgressione è il primo movimento trasversale ad articolare una precisa estetica grazie all’elaborazione di un manifesto, stampato sull’Underground Film Bullettin di Nick Zedd. La figura di riferimento per questi cineasti era, tra gli altri, Jack Smith, nato nel 1931 e trasferitosi a New York nel 1950, dove lavorò


7 | IL CINEMA AMERICANO - PRIMA DELLA NOWAVE: STORIA DEI REGISTI OUTSIDER

Film Culture

George Kuchar

Flaming Creature

Come pioniere del cinema espanso, li proietta utilizzando più schermi e proiettori, creando veri e propri eventi multimediali come l’Exploding Plastic Inevitable in cui inserisce anche i “suoi” Velvet Underground. I film del secondo periodo Warholiano vedono la regia di Paul Morissey, che condivide le medesime tendenze voyeuristiche ma ne estremizza il lato più sessuale e narrativo, creando film come My Hustler (1965) e Flesh (1967), in cui si enfatizza la figura di una delle superstar di Warhol, Joe Dallesandro. Lanciando una nuova tipologia di attori, i due riescono a contrapporre alla stagnante realtà americana di allora una propria concezione che, a riprova della sua validità, rivendica una personale mitologia (in questo caso, le star della Factory). Un approccio diverso fu adottato dai Kuchar Brothers: nati nel Bronx nel 1942, girarono film in cui esternavano la loro visione della cultura Hollywoodiana, facendo recitare amici o dilettanti. The Thief and The Stripper (1959) e I was a Teenage Rumpot(1960) erano inni all’emarginazione con frequenti eccessi visuali. Il 1963 è l’anno che decreta la separazione dei due, che continueranno comunque a lavorare singolarmente nell’ambiente Underground newyorkese ed arriveranno ad essere apprezzati da Jonas Mekas su Film Culture e sul The Village Voice.

Pink flamingos

I film di George Kuchar enfatizzano la tensione sessuale dei melodrammi, parodiando i film Hollywoodiani attraverso un sapiente uso della colonna sonora, che sottolinea i momenti chiave del film. Un espediente tipico del regista è l’utilizzo di un diverso trucco per gli occhi in ogni scena, laddove l’attore alle prime armi si trovi in difficoltà nell’esecuzione della parte. Ispirato dai lavori dei Kuchard Brothers è invece John Waters, personaggio fondamentale nello sviluppo dell’estetica trash. Nativo di Baltimora, come i suoi predecessori usa un cast low budjet di conoscenti, tra i quali si distinguerà una delle massime icone del cinema di genere: la favolosa Divine, un travestito sovrappeso totalmente a suo agio in abiti succinti e trucco pesantissimo.


Kenneth Anger

Considerando la pellicola come un perfetto medium per l’evocazione di entità soprannaturali, Anger li carica di valenze rituali ben studiate: Scorpio Rising (1963) e Invocation of my Demon Brother (1969) colpiscono per la ricerca iconografica che sfiora culture vicino al culto della morte come quella egizia. Altro tema predominante in Anger è l’omosessualità, vissuta (similmente al culto per la magia nera) come ricerca di una libertà individuale in un ambiente terribilmente oppressivo come l’America degli anni 60.

Flesh

Invocation of My Demon Brother

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La sua prima opera è Mondo Trasho (1969), che presenta i classici tratti dei suoi film, come danze a base di rock’n’roll, crimini e deformità varie. Pink Flamingos (1972), seguito sulle locandine dalla dicitura “La gente più spregevole mai esistita” parla della vità della famiglia incestuosa di Divine, che diviene nemica di una famiglia di assassini. Il film termina con la storica scena in cui il travestito mangia la cacca di un cane per dimostrare di esser realmente la persona più spregevole al mondo. Il film fu il primo della trilogia trash di Waters, che vede una continua escalation di crimini, atteggiamenti sessualmente devianti e abuso di droghe. Il secondo episodio della saga è Female Trouble (1974), mentre l’ultimo è Desperate Living (1977). Con questa trilogia il regista proclama l’estetica del cattivo gusto: “Ci vuol molto buon gusto per aver cattivo gusto” è il suo motto, celebrando così tutto ciò che va contro i valori famigliari, la tradizione e addirittura la filosofia Peace and Love che considerava ormai una perdita di tempo. Uno dei pochissimi filmmaker che si cimenta in tematiche esoteriche è Kenneth Anger, pioniere della sperimentazione e nativo di Santa Monica. Discepolo di Aleyster Crowley, con i suoi film dichiara la devozione al lato oscuro, visto come l’aspetto più nichilista della realtà.


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The Deadly Art of Survival

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Il cinema Nowave è figlio della città di New York, dove l’attività politica ed artistica aveva già aperto uno spiraglio per le diverse forme di sperimentazione. Il movimento si definisce Nowave in netta contrapposizione alla cultura mainstream del periodo, la New wave, e si presenta come un cinema prodotto con mezzi di fortuna da artisti che sperimentavano nuove estetiche e tecniche di ripresa. Raccogliendo l’eredità delle avanguardie e di esperienze più vicine a loro (Warhol, Mekas ed Anger su tutti) questa generazione di filmmakers operante verso la fine degli anni 70 lavorava a stretto contatto con l’area culturale della metropoli. La musica aveva un ruolo fondamentale: la compilation No New York del 79 curata da Brian Eno è un reperto fondamentale per comprendere meglio questo tipo di cinema. Ritmi ipnotici ed assillanti, voci atonali, riff ripetuti fino alla nausea e rifiuto di ogni intellettualismo sono caratteristiche tipiche dei brani del disco, suonati da individui che ripudiavano

Steel Rod

The Foreigner


Staten Island

I personaggi della Nowave sono persone spesso insoddisfatte, disillusi ed eterni perdenti che però non rinunciano a vivere la vita fino in fondo, con tutti i pro e i contro che una scelta del genere comporta: eroina ed anfetamina scorrevano a fiumi nelle vene delle figure di questo libro a testimonianza della loro totale devozione ad una vita metropolitana da outsider. Alcune figure, come Vivienne Dick ed i B’s (la coppia Beth B e Scott B) girarono un cinema più politico, affrontando temi come la libertà femminile nella sfera sessuale (la prima) ed i conflitti sociali (i secondi). Altri, come James Nares, sperimentarono effetti e giochi di luci, privi-

B’s flyer

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con forza la figura classica del musicista inarrivabile, per aprire con le loro performance una prospettiva maggiormente democratica alla pratica musicale. Spesso i musicisti erano anche attori, registi e artisti: non è un caso infatti che Jim Jarmusch suonasse nei The Del-Byzanteens, la Lunch nei Teenage Jesus and The Jerks e John Lurie fosse il sassofonista di Permanent Vacation. Questo movimento ha la forza di porsi come cultura alternativa in continuo movimento, con locali di riferimento (il Cbgb’s ed il Max’s Kansas City) ed un ottima collaborazione tra i suoi appartenenti. I temi delle pellicole rispecchiavano i problemi quotidiani che gli stessi registi dovevano affrontare per vivere la difficile situazione di una metropoli allo sfacelo. Il degrado della vita metropolitana e le sue dirette conseguenze come la solitudine e l’emarginazione costituiscono un trait d’union per gran parte delle pellicole. Permanent Vacation di Jarmusch ci appare come un’inno alla solitudine, in cui il protagonista, schiacciato dal peso di un’emarginazione diffusa, non tenta minimamente di stringere relazioni con altri individui, vivendo passivamente la sua condizione. Le pellicole mantengono un rapporto viscerale di amore/odio con la città nella quale sono girate, fornendoci una chiara panoramica culturale e sociale di allora.


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legiando il fattore estetico a quello prettamente narrativo. Il cinema, medium prediletto per la rappresentazione, non era mai considerato in maniera limitante, permettendo ad ogni regista una sperimentazione con la massima libertà. James Nares ne è un esempio classico: dopo aver prodotto per anni opere filmiche, dagli anni 80 si dedicherà alla pittura, riuscendo a sedurre il mercato dell’arte con le sue tele e diventando un pittore stimato. La Nowave, quindi, non è da cosiderarsi un punto di arrivo di persone con la medesima visione, ma un momento di liberazione individuale vissuto da gente con le stesse urgenze espressive. Le gallerie di allora non erano certo i posti adatti per le proiezioni di lavori del genere, e per i questi registi il problema

Underground USA

Permanent Vacation

della visibilità delle loro opere si fece centrale, necessitando (forse più di altre) di un’approccio diretto con la gente comune. I film erano visibili nei locali punk dell’epoca, posti in cui gli individui erano l’esatto opposto della noiosa èlite intellettuale che popolava le gallerie d’arte. Lo stesso Amos Poe girò una delle prime opere di documentazione musicale del periodo, The Blank Generation, un ritratto di bands come Ramones, Television e Patti Smith. Nel tentativo di colpire il maggior numero di persone, alcuni registi uscirono dall’ambito dei club musicali e proiettarono le loro opere in spazi pubblici della città, rivendicando un’indipendenza ancora maggiore ai loro colleghi. Eric Mitchell e Nares, membri di Colab, aprirono nell’East Village il

New Cinema, spazio che divenne un punto di riferimento per l’intera scena sperimentale della Grande Mela. Nelle pellicole non si ricorreva mai a professionisti (cosa che avrebbe alzato i costi di produzione), preferendo conoscenti che spesso assumevano il ruolo di performer, più che veri e propri attori. In questo ambito, una figura centrale è Eric Mitchell, regista e scrittore francese che recitò in tutti i primi film di Poe ed in Permanent Vacation di Jarmusch. Il formato più utilizzato era il Super8, sia per il prezzo conveniente che per la maneggevolezza che consentiva in fase di ripresa: inoltre, le immagini leggermente sgranate esaltavano l’artigianalità dell’opera. Altra estetica abbastanza usata (soprattutto da Poe e Jarmusch) è il bianco/nero, che strizzava l’occhio alla ge-

Smithereens


Wild Style

The Foreigner

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Unmade Beds

nuina tradizione Nouvelle Vague, della quale i due erano estimatori. Figure trasversali tra Nowave e il Cinema della Trasgressione sono Beth B e Scott B, che dalla fine degli anni 70 hanno lavorato sulle relazioni di potere nella società contemporanea, non disdegnando di sporcarsi le mani con i “figli bastardi” del cinema indipendente degli anni 60, ovvero Zedd e soci. Con la prima metà degli anni 80 si intravede però un declino dello spirito originario della Nowave: gli sperimentatori hanno trovato un loro stile personale ed irrimediabilmente vi si legano, mentre altri (come la Seidelman) si lasciano sedurre dall’industria cinematografica e ne vengono fagocitati. Ma una nuova ondata di cineasti, ancora più radicali, è pronta ad imporsi con forza nel panorama culturale americano: i cineasti della trasgressione.


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Nel 1979, al Max’s Kansas City, dove venivano regolarmente proiettate pellicole Nowave, un giovane Nick Zedd esordì con They Eat Scum, la prima pellicola assimilabile ad un nuovo movimento cinematografico. La narrazione era una combinazione di horror, delinquenza e incomprensioni familiari, il tutto condito da una colonna sonora death rock. Il film parla delle imprese di Suzy Putrid e della sua band i cui fan causano un incidente nucleare, generando orde di cannibali assetati di sangue. Amy Taubin, critica del giornale Soho Weekly News, lo recensì come formalmente e narrativamente trasgressivo, ammettendo che a differenza dei film Nowave, si percepiva un forte gap generazionale. Mentre i filmmakers underground si cimentavano in pellicole impegnate politicamente o scioccanti (come Black box di Beth B e Scott B) ed erano facilmente identificabili, il film di Zedd era diverso in quanto le scene erano uniformemente

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The Right Side of My Brain

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Black Box

rivoltanti e la repulsione generata era perseguita con innocenza, contrariamente alla premeditazione con la quale operava Waters. Questo gap fu esaltato dai filmmakers della trasgressione che si sentivano portatori di un’attitudine totalmente diversa dai loro contemporanei. Le produzioni di Zedd erano satiriche parodie della famiglia e celebrazioni di nichilismo autodistruttivo: They Eat Scum non portava alcun tentativo di redenzione come nei film dei B’s, ma sparava a ventaglio contro tutto e tutti e infine contro se stesso. Tre anni dopo il film fu passato su un canale privato e fu recensito sul Wall Street Journal come la più rivoltante e vile scena di sadismo mai vista. Nel 1985 Zedd lancia il Cinema della Tra-

sgressione dalle pagine del suo Underground Film Bullettin con il nome di Orion Jericho, affiancato da cineasti come Richard Kern, Tommy Turner, Richard Kleman, Bradley Eros e Aline Mare. Questo primo gruppo si vide negate ogni possibilità dai giornali ufficiali e non riuscì ad allacciare alcun rapporto con la scena alternativa di Manhattan, portando Zedd a definire il suo filone come cinema invisibile. Sulle pagine del suo bollettino, il regista delinea i caratteri di questo nuovo cinema e le sue strategie: nel terzo numero lo nomina Other Cinema, affibbiando a se stesso e ai suoi compagni la nomina di Altri, riconoscendo la marginalità della loro minoranza e traccia un quadro negativo delle avanguardie

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My nightmare

The Evil Cameraman


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contemporanee descrivendole come reazionarie e conservatrici. Da un’intervista su Copyright Art Magazine, Kern afferma che le prime cose che fece con Zedd erano un mix di espedienti warholiani, filosofia dada e musica punk. Dato che non c’è vita dopo la morte, scrive Zedd nel quarto numero, l’unico inferno è quello del pregare e dell’obbedire alle leggi. L’unico paradiso è il peccato, la ribellione, il sesso, l’apprendere cose nuove e infrangere il maggior numero di leggi impossibili: questo atto di coraggio è la trasgressione. Nonostante i registi fossero accumunati dagli stessi temi, ognuno li esprimeva in maniera prettamente personale. Una tecnica molto apprezzata era

quella dell’expanded cinema, che permetteva di rivoluzionare la classica fruizione delle opere, rendendo le pellicole parti integrante di concerti o performance: Kern e Turner spesso lavoravano con Brian Moran e Montanna Hauston realizzando scene violente di morti e mutilazioni. Lo stesso Zedd ha collaborato in veste di performer in due psicodrammi co-diretti con Lydia Lunch, Me Minus You e She Which. Le performance aiutarono a consolidarne l’estetica offrendo nuove opportunità espressive ai registi. Nell’86, Zedd creò la prima compilation del Cinema della Trasgressione raggruppando tutti i registi della prima ondata. John Spencer vi appare con Shithaus, un mix

Police State

di sparatorie di cowboy, scene rubate dai thriller anni ‘70, incidenti atomici e test nucleari sulle note di una canzone dgli Swans. Il successivo Pus fu proiettato lo stesso anno al Terzo New York Film Festival e non ne fu permessa la totale proiezione per l’eccessivo uso iconografia nazista, feci, genitali e droga. Richard Kleman contribuì con A Suicide, un ritratto della preparazione al suicidio di un ragazzo. Tutto il film è girato in una stanza le cui pareti son state coperte di pagine di giornali mortuari ed articoli sulla morte. La tensione aumenta man mano che preparativi si susseguono fino al gesto estremo che ne determina il finale. Aline Mare e Bradley Eros (alias Erotic Psiche) lavorano sulla trasmedialità delle loro opere. Il film Mutable Fire utilizza il footage enfatizzando colore, forma e gesti di un’operazione di estrazione di cataratta mixato con lanci di missili, bombe e rivolte. La colonna sonora è formato da canzoni degli Psychic Tv, letture e urla. Tessa Hughes Freelande e Williams suggeriscono che questi lavori sperimentano con gli elementi più viscerali del film combinando alchemicamente eros e mito. Più sperimentali della media dei film della trasgressione formano l’area più orientata alla performance del movimento. Nigger Night di Michael Wolfe è la storia di un gruppo di adolescenti bianchi americani che scoprono di avere dei vicini neri e trasformano la friday night in nigger


Death Valley 69

Wrecked on Cannibal Island

cose accadano senza dare alcuna indicazione. Il filmmaker David Wojnarowicz descrive questi film come un’estrema risposta socio-politica all’era di Reagan: in un’era in cui valori famigliari, omofobia e confini sociali diventarono più rigidi, la risposta degli artisti della trasgressione fu il tentativo di allentarne la morsa, e ciò comportava un elemento di rischio. Cominciarono a spingersi per veder fino a che punto sarebbe stato possibile, ed il pericolo diventò serio con la dipendenza dalle droghe. La stessa droga poteva esser vista come un atto di trasgressione, una valida alternativa ad una realtà governata dalle bugie, ma paradossalmente il rischio della dipendenza, legò l’individuo alla stessa realtà che cercava di rifuggire. La forte personalità di alcuni registi, ed il bisogno collettivo di spingersi oltre, portò a creare divisioni tutt’ora esistenti. Nel suo libro, Zedd descrive così il deterioramento delle relazioni: “scrissi sulla necessità di nuovi film da parte di Nazi Dick, Tommy Traitor, Manuel Delanda, Erotic Psiche ed altri, molti dei quali tradirono il movimento con atti di gelosia e frodi dovute alla droga. Prima o poi, ogni filmaker mi ha pugnalato alle spalle, criticandomi o accusandomi di sfruttamento. Nessuno ammette quanto la loro limitata fama derivi dal mio supporto clandestino”.

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night dove si lasciano andare ai più stereotipati atteggiamenti razzisti, culminati con un’esplosione di violenza. L’ultimo filmmaker della compilation è Manuel Delanda, regista di una serie di oscuri film di fine ‘70 e collaboratore di Joe Coleman. Judgement Day, 1983, è un tributo rivoltante alla sopravvivenza ed all’annientamento. La colonna sonora è interamente composta da urla e rumori di animali ed il film narra della distruzione di milioni di scarafaggi. Ism Ism (1979) si concentra su ingegnose modificazioni di cartelloni pubblicitari utilizzando vernici e collage, inframezzato da immagini di graffiti. Anche se per molti di questi filmmakers l’esperienza è stata breve, l’aver formato un gruppo ha permesso il meglio delinearsi di un’estetica. Un’ultima cineasta, però, non fu mai inserita nel volume. Ela Troiano diresse The Bubble People (1983), una doppia proiezione dove Jack Smith e Phoebe Legere recitano lo stesso personaggio: descritto come la documentazione di un happening, il film fu un esperimento improvvisato aperto a chiunque volesse recitare. Totem Of The Depraved, co-diretto con Nick Zedd, è una sorta di tributo parodia del My Hustler warholiano, in cui Zedd vi illustra i suoi metodi di sopravvivenza di strada. Nella sua biografia, Zedd descrive il suo approccio al cinema molto simile a quello della stella della Factory, ovvero di lasciar semplicemente che le


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Protagonista principale di questo noir è sempre il volto velato ed enigmatico di Manhattan, in cui un sassofonista notturno (Jhon Lurie) si trasforma in un seducente serial killer. Durante i suoi primi anni nel cinema, Poe diresse anche il famoso show televisivo Glenn O’ Brien’s Tv Party, spazio di pubblico accesso molto vicino alla No Wave. Ispirato da Cassavetes e da Warhol (oltre al già citato Godard), Poe cerca di far luce con le sue opere sui comportamenti sociali degli individui, sottolineando l’importanza dell’interdipendenza delle persone. I suoi film sono una ricerca di realtà ottenuta guardando all’interno della propria vita, solo così infatti si può avere un lavoro reale, che il regista cura attentamente dalla regia alla produzione. Negli ultimi anni si è cimentato nella pittura su tela, producendo ritratti di robot che han trovato un riscontro istituzionale con una mostra nel 2013 in una galleria di Brooklyn.

20 | SCHEDE REGISTI - AMOS POE

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6| IL CINEMA AMERICA-

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Nato in Israele e trasferitosi in America in tenera età, Amos Poe si avvicina al cinema lavorando alla New Line, la prima casa di produzione statunitense ad occuparsi di film indipendenti, fondata nel 1967 da Robert Shayne e Michael Lynne. Considerato tra i padri della Nowave (e di tutto il cinema indipendente americano), nel 1976 firma uno dei classici del movimento: The Blank Generation, co-diretto con il compositore ceco Ivan Kral, è un documentario in b/n ispirato dalla passione dei due per le bands rock underground che allora calcavano i palchi del CGBG’S e del Max’s Kansas City. Portando le cineprese ai concerti, girarono filmati senza sonoro di gruppi come Television e Ramones, materiale che avrebbero poi montato con le loro registrazioni live, creando uno spaccato grezzo e genuino della realtà musicale di allora. Il successivo Unmade Beds (1976), omaggio a Fino all’ultimo respiro di Godard e a tutta la Nouvelle Vague, è uno dei primi film a ricevere attenzioni significative fuori dall’ambito underground. Il film narra la storia di Rico (impersonato da Duncan Hannah), fotografo spiantato che vive nella New York della metà degli anni ‘70, che sogna di essere un personaggio godardiano e vivere una vita spericolata quanto romantica. Il cast vede la partecipazione, tra gli altri, di Patty Astor e di Debbie Harry. In The Foreigner (1977) ritroviamo Mitchell nei panni di un agente segreto che, arrivato a NY dall’Europa per una missione top secret, scopre di non avere alcun compito da portare a termine. Questo lo porta ad essere uno straniero solitario a New York, che cerca disperatamente un senso alla situazione approcciando diversi outsider della città. La pellicola si focalizza sull’atmosfera newyorkese di allora, The foreigner è un opera in cui la semplicità della trama è funzionale al tentativo di ritrarre una città, i suoi abitanti più rinnegati ed i loro stili di vita. Il suo primo film a colori, SubwayRiders (1980) chiude l’ideale trilogia della Nowave, aprendo le porte ad un’estetica diversa e più articolata.


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mentarismi che ne avrebbero compromesso la forza. Grazie a questo approccio sincero e diretto, Wild Style è considerato ad oggi un cult ed è il più affascinante documento sull’argomento mai realizzato. Nel 2002 uscì il libro Yes, Yes, Y’all in cui il regista raccolse le foto e le immagini riguardanti quella prima scena Hip Hop newyorkese, come testimonianza e naturale evoluzione del film. Le foto avranno molto successo, e saranno esibite in mostre a Chicago, Londra e Tokio, oltre ad essere inserite per la miniserie And You Don’t Stop: 30 Years of Hip Hop (2004).ì

22 | SCHEDE REGISTI - CHARLIE AHEARN

Nato a Binghamton (NY) nel 1951, Charlie Ahearn è conosciuto tanto per la sua produzione di film e video quanto per i suoi lavori di autore e scrittore freelance. Giunto a New York nel 73, si unì a CoLab ed iniziò a sperimentare con la cinepresa. Il suo primo approccio cinematografico di cui si ha notizia è il film di Kung Fu The Deadly Art of Survival (1978-79), girato nei sobborghi di Manhattan in condizioni precarie. Sceso nella downtown per filmare gli allenamenti della locale scuola di arti marziali, gli fu proposto da alcuni ragazzi di girare un film che li ritraesse, cosa che da fan del genere accettò, nonostante ancora non ne avesse le capacità. La pellicola fu così girata con la presenza di Nathan Ingram, istruttore della scuola, creando così un primo approccio tra il regista e la street culture di allora. Il film fu proiettato al famoso The Time’s Square Show, organizzato da CoLab, al fianco di lavori del calibro di Haring e Basquiat. Il legame con la strada si rafforzò quando fu contattato da Fab5Freddy, artista Newyorkese, con la proposta di un film sul mondo dell’Hip Hop. I due, assieme ad un altro writer di nome Lee Quinones, iniziarono a discutere sul da farsi, quando individuarono nell’mc Busy Bee Starski la figura giusta per la pellicola. Così Ahearn iniziò a lavorare sul suo progetto, Wild Style (1982), avvalendosi dell’aiuto di queste 3 figure cardine della realtà Hip Hop Newyorkese. Il regista si occupò di ogni fase della produzione, cercando di mostrare la realtà per quella che è, senza scadere in facili docu-


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L Attore e regista, Eric Mitchell emigrò con la sua famiglia nei primi ‘70 a New York, rimandendo affascinato dalla sua vivacità culturale. Membro di Colab, lavorò a stretto contatto degli artisti, musicisti e performer con cui era accomunato dalla stessa noia esistenziale, girando 3 opere e recitando in molte altre. Il suo primo film Kidnapped (1978) è un rifacimento del warholiano Vinyl, in cui 3 personaggi, tra cui lo stesso Mitchell, si scambiano battute (spesso leggendole direttamente dai muri), lottano ed ascoltano un gruppo nowave, i Teenage Jesus and the Jerks.

24 | SCHEDE REGISTI - ERIC MITCHELL

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La sceneggiatura è pressochè inesistente, ed il regista tenta di far trasparire la personalità di ognuno dei personaggi. Verso la fine i tre escono dall’appartamento e si dirigono al Mudd Club, dove sequestrano e maltrattano il proprietario del posto, Steve Mass. Red Italy (1979) appare come una parodia dei film all’italiana degli anni 60: girato a New York, sfrutta sapientemente locations come ristoranti e cafe, per descrivere la vita noiosa e ripetitiva di un emarginato (Mitchell) e la sua ragazza alla moda nell’Italia del dopoguerra. Il film, come il precedente, va visto come un tentativo di esprimere la noia esistenziale che attanagliava il regista e gli altri esponenti di questo movimento. Ma è Underground USA (1980) il più conosciuto film della carriera di Mitchell. Scritto, diretto (e recitato) in sole 3 settimane, racconta la vita di un’attrice americana e dei suoi tentativi di sfondare nello starsystem. Chiaramente iconoclasta, l’opera ritrae un mondo dell’arte e della moda stagnante e corrotto, condotto da individui senza scrupoli dove il denaro è il massimo oggetto del desiderio, ed il sesso è concesso solo come mezzo per la scalata sociale, azzerando il suo potenziale genuinamente liberatorio. Per tutta la pellicola è evidente un parallelismo tra la superstar warholiana Edie Sedgewick e Vicky, la protagonista del film, sia riguardo gli eccessi che alla parabola discendente vissuta da entrambe. Quando il film uscì, fu proiettato per 6 mesi consecutivi al St. Marks Cinema, lo spazio gestito da Colab ed avendo ricevuto un riconoscimento dal Moma di New York (che ne acquistò una stampa per la sua collezione), fu passato su vari canali televisivi. Attore cult del movimento, appare in film come Permanent Vacation di Jarmusch, Unmade Beds e The Foreigners di Poe e Rome 78 di Nares, creando un legame inscindibile tra la sua figura e quella dell’artista tuttofare tipico della Nowave.


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S Nato in Inghilterra ed operante a New York già nel 74, James Nares è un’artista, filmaker e cofondatore di Colab (letteralmente Collaborative Projects, associazione di artisti operante nella downtown). Chitarrista nei James Chance & The Contortions e nei The Del-Bizanteens con Jim Jarmusch, è inizialmente attivo sul versante cinematografico, girando un considerevole numero di cortometraggi, molti dei quali irrimediabilmente perduti. Tra i superstiti c’è Pendulum, in cui è rappresentata una palla d’acciaio che penzola da un ponte davanti alla finestra dell’appartamento di Nares, corto da cui è stata anche estratta una serie di fotografie

che ricordano i lavori in serie di Muybridge. Nei suoi primi lavori si riscontra una fascinazione per la scultura ed uno sguardo ossessivo al movimento di oggetti ordinari. In Steel Rod (1976) Nares lancia oggetti verso la macchina da presa (portando l’osservatore al centro dell’azione) ed in Ramp (1976) una sfera d’acciaio si schianta contro il muro. Nonostante queste prime opere siano accomunate da una forte austerità, mantengono sempre una giocosità di fondo, quasi fossero espedienti di un ragazzo annoiato che cerca di fare passare una giornata vuota. Sia i primi corti che i suoi successivi lungometraggi, mantengono il valore archeologico di ritrarre una New

26 | SCHEDE REGISTI - JAMES NARES

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York che non esiste più. Rome 78 (1978) vede la presenza di Lydia Lunch, John Lurie ed Eric Mitchell tra gli attori. Rappresentando l’imperatore Caligola in uno scialbo appartamento di New York, il regista propone una divertita analogia tra la cultura contemporanea americana e quella dell’antica Roma: i personaggi infatti ridono e spesso improvvisano battute, facendo trasparire un’aria goliardica. Dagli anni 80 Nares si dedica alla pittura: i suoi dipinti sono grandi tele raffiguranti il passaggio di un pennello, sulla falsariga della calligrafia orientale e dell’action painting. Il pennello, protagonista indiscusso dell’opera, crea un evento lasciando una traccia fissa del suo movimento. A riguardo, lo stesso Nares afferma: “Pare ci sia sufficiente azione nel movimento di un pennello da rendermi interessato”. L’opera di Nares (filmica o pittorica che sia) è un costante tentativo di sospendere il momento, mettendo in luce ciò che la normale osservazione renderebbe invisibile. Non sorprende, quindi, che in un intervista rilasciata recentemente, ammetta che il suo ultimo film Street (2011) emerga da due fascinazioni: la fotografia, per la capacità propria di fermare l’attimo, ed il film d’attualità, usato come filtro chiaro e disincantato per cogliere la realtà contemporanea.


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Jim Jarmusch è, tra i registi Nowave, uno tra coloro che saprà aprire il suo cinema a tematiche ed estetiche di maggiore digeribilità per lo spettatore medio. Nato nell’Ohio da una famiglia europea immigrata, viene avviato al cinema dalla madre già in tenera età ed è un avido lettore, fanatico di Burroughs e Kerouak. Durante un viaggio di 9 mesi a Parigi il suo rapporto con il cinema si fa più stretto, scoprendo registi da ogni parte del mondo di cui in America aveva solo letto. In questo periodo si laurea alla Columbia University con una tesi su Bresson, rimandendone così affascinato che le influenze surrealiste rimarranno marcate a lungo nella sua poetica. Frequenta la Graduate Film School dove incontra alcuni tra i suoi

28 | SCHEDE REGISTI - JIM JARMUSCH

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futuri collaboratori, come Tom Dicillo e Spike Lee. L’ultimo anno è assistente di Nicholas Ray nella regia di Lightning over water (1980) con Wim Wenders. Nello stesso anno esce Permanent Vacation, il suo primo film, girato con i fondi della scuola come progetto di laurea, che mette in luce molti dei temi propri della cinematografia del regista. La storia parla di un adolescente solitario, alter-ego di Jarmusch, che vaga in una Manhattan degradata facendo incontri casuali. L’occhio della camera è neutro nel seguire l’antieroe alla scoperta disincantata dell’umanità che vi abita, quasi fosse un’involontaria guida. E’ un film molto personale, che descrive un personaggio incapace di scegliere da se il proprio destino, apatico e quasi confinato in un limbo lontano da casa. Temi che si ripresentano nel successivo Stranger Than Paradise (1984), un road movie in cui 3 giovani ungheresi disillusi viaggiano attraverso gli States, scoprendo la nazione attraverso gli occhi di un popolo straniero. E’ questa la chiave di lettura del film: scenari mai rappresentati come realtà oggettiva, ma esteriorizzazione dell’intimità del personaggio che li attraversa. Questo film (come pochi altri) è diventato un punto di riferimento per il cinema indipendente: vincitore della Camera D’Or a Cannes nel 1984, ha il merito di aver scardinato l’idea al pubblico mainstream del cinema indipendente come avanguardia inaccessibile. I due film, come i successivi Daunbailò (1986) e Taxisti di Notte (1991), sono accomunati dalla fascinazione per la musica (lo stesso Jarmusch suonava nei The Del-Byzanteens) e, come sempre nei film del movimento, molti degli attori sono musicisti e amici del regista, come John Lurie e Tom Waits. Jarmusch mette in scena soggetti ai margini della società, esprimendo uno sguardo disilluso nei confronti del sogno americano e una totale irriverenza verso qualsiasi sentimento patriottico.


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30 | SCHEDE REGISTI - SUSAN SEIDELMAN

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Americana di nascita, Susan Seidelman è tra le prime (e forse tra le più conosciute) donne ad annoverarsi tra le file della cinematografia indipendente americana. Dopo aver studiato moda alla Drexel University di Filadelfia, si trasferì nella Grande mela dove alla New York University Tisch School of the Arts ottenne i primi consensi riguardo i suoi lavori video. Il suo primo lugometraggio, Smithereens (1982), è da annoverarsi tra le fila di quelli che vengono apertamente definiti Nowave, sebbene l’inserimento della regista in questo filone possa essere azzardato. Il film descrive la vita di una giovane Wren proveniente dal New Jersey che arriva a New York per unirsi alla locale comunità punk. Con sua grande costernazione, scopre che la scena si è spostata verso Los Angeles e per pagarsi il viaggio per questa nuova meta Wren intratterrà relazioni superficiali con i vari outsider e musicisti che popolano la downtown. Sperando di autopromuoversi, la giovane tappezzerà la città di sue fotografie fotocopiate aggiungendo la dicitura WHO’S THIS?, ma anche questo tentativo risulterà inutile, abbattendo ulterior-

mente la protagonista. Degna di nota è la partecipazione al film dell’icona punk Richard Hell, che recita la parte di un disoccupato ex frontman dell’ipotetico gruppo punk 70’s degli Smithereens. Nei suoi quasi 90 minuti il film mostra, riflettendo come uno specchio, la disillusione e il cinismo della New

York post punk. Notevole è la colonna sonora che conferisce al film un’immediatezza tanto anfetaminica quanto effimera. Questo film fu la prima pellicola indipendente al Festival di Cannes del 1982, segnando così l’inizio di una carriera che la Seidelman ha protratto fino ai giorni nostri.


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32 | SCHEDE REGISTI - BETH B

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Compagna e collaboratrice dello scultore Scott B, Beth B studiò alla NY School of Visual Arts prima di entrare in Colab e iniziare a collaborare con i tanti artisti e performer che ne facevano parte. Dalla fine degli anni 70, la cooperazione dei due ha prodotto pellicole violente ed ossessionanti, socialmente impegnate nel tentativo di mettere a nudo il lato nascosto degli individui costretti/repressi da una società uniformante. Il protagonista della loro prima opera, G man (1978), è un poliziotto coinvolto in una relazione sadomaso con una dominatrix. Descrivendo il rapporto, la pellicola anticipa un’analisi psicologica che troverà largo seguito nei lavori successivi. In Letters to Dad (1979) un gruppo di persone legge alla telecamera le lettere degli adepti di Jim Jones, nota alle cronache per il suicidio di massa dell’anno precedente a Jonestown (Guyana). Lo stesso anno i due producono Black Box (1979), pellicola che prende il nome da un’attrezzo di tortura utilizzato dai servizi segreti americani e che narra la storia di un individuo sequestrato e torturato in un crescendo di 10 minuti di tensione da una nazistissima Lunch stretta in un vestito in pelle nera. Il film affronta tematiche quotidiane come crimine, repressione sessuale e controllo mentale. Le ultime due opere in 8 mm saranno The Offenders (1980), storia ironica sul sequestro di persona e Trap Door (1981). La collaborazione fra i due termina con il loro primo film in 16mm, Vortex (1983) un noir dove la protagonista (interpretata ancora dalla Lunch) si ritrova immischiata in trame complottistiche riguardanti la politica. Questo film ha la fama di essere l’ultimo No Wave mai girato. L’attività individuale di Beth B procede estremizzando sperimentazione al punto di azzerare la trama per trasmettere degli stati d’animo, cosa che l’accomuna al concetto di videoarte. Belladonna (1989), girato con Ida Apple Broogh è il suo primo esperimento non narrativo: immagini di persone che leggono scritti di Freud e testimonianze di vittime di Josef Mengele sono mixate a disegni figurativi e didascalie per comunicare il tema della vittimizzazione infantile. Thanatopsis (1991), rivede la presenza dell Lunch che inscena un monologo nichilista riflettendo sulle banalità della vita, mentre Stigmata (sempre del

1991) focalizza l’attenzione su persone che mettono a nudo i loro problemi di droga davanti alla macchina da presa con il tentativo di esorcizzarli. L’attività artistica di Beth si protrae fino ai giorni nostri (l’ultimo suo film, Exposed, è uscito nel 2013), continuando a produrre film e documentari per la televisione, ed esplorando la sfera emozionale e corporale umana con l’ausilio di videoinstallazioni e dipinti.


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34 | SCHEDE REGISTI - VIVIENNE DICK

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Filmmaker e regista sperimentale irlandese, nasce a Dublino ed emigra negli states negli anni 70, divenendo una figura di riferimento per la cultura Nowave e producendo una serie di cortometraggi in super8, molti dei quali ambientati in luoghi di riferimeto di New York come il World Trade Center, la Statua della Libertà e Coney Island. Il suo primo lavoro Guerrillere Talks (1978) consiste in 8 scene di circa 3 minuti ciascuna, in cui viene mostrata ogni volta una diversa performer. Una punk che gioca a flipper, Pat Place (componente dei Bush Tetras e James Chance & the Contortions) che fuma nel suo appartamento mentre legge lettere della famiglia e Lydia Lunch, ritratta tra le rovine di un palazzo abbandonato che si abbraccia ad una scala e, microfono alla mano, finge di essere una giornalista. Nascosta dietro a grossi occhiali neri, l’allora 19enne Lunch sensibilizza l’osservatore sulla difficile situazione dei ragazzi americani. Terminata la recita, la telecamera indugia sullo scenario, catturando particolari e rumori ambientali circostanti, quasi a voler ritrarre la performer più intimamente, ponendo l’attenzione sui suoi minimi comportamenti. La seconda opera è She Had Her Gun All Ready (1978), dove la Dick riconferma sia Place che la Lunch, inserendole in una pellicola più narrativa che cerca di esplorare le dinamiche di potere nella relazione tra due individui, dove alla fine il più debole ha la meglio sul più forte. Place, in tenuta androgina con capelli corti sembra apparire il partner della Lunch, che invece è caratterizzata con abbigliamento e trucco marcatamente femminile. La natura del rapporto rimane però celata,

lasciando libera interpretazione all’osservatore. Ma il più lungo dei suoi film (ben 41 minuti) è The Beauty Becomes The Beast (1979), mediometraggio che sancisce la definitiva collaborazione tra Vivienne e Lydia. Il tono snervante del film è anticipato dai titoli di testa, che consistono in caratteri stampati su fermi-immagine colorati casualmente, mixati con una canzone dei Teenage Jesus and The Jerks. La prima parte della pellicola vede una giovane Lydia, passeggiare su una spiaggia desolata in un giorno d’inverno, stringendo a sé una bambola giocattolo senza occhi. La seconda parte consiste in un salto temporale in cui Lydia è più matura ma piena di problemi e parte di una famiglia in cui non si sente a suo agio. I due tempi sono mixati per creare un effetto disturbante, la forma è frammentata e man mano che il film procede le intenzioni della regista si fanno più chiare. Il tema della decadenza, della sessualità mal vissuta, della morte sono lo specchio del collasso della società, articolando una rabbia frustrata che forse, con una narrazione più lineare, non sarebbe riuscita a creare. Il finale poi, con la Lunch che lava la sua bambola sotto un getto d’acqua, è un immagine forte che resta nella mente dello spettatore ben oltre la fine del film. In questo film la Lunch rivela una sensibilità che nei film precedenti aveva solo accennato, soprattutto nelle scene dell’infanzia, che lasciano trasparire un misto di innocenza e confusione non indifferente. Il film sembra la visualizzazione di uno Spoken word della protagonista avvenuto nel 1984, dal titolo Daddy Dearest. Tutto ciò, non era stato calcolato nel periodo di lavorazione del film, ma vedendola, la Dick rimase così colpita da certi suoi atteggiamenti che si decise ad inserirli. Nell’82 la regista tornò in Irlanda, muovendosi a Londra nell’85, dove divenne membro del London Filmmakers Coop per molti anni. Il critico cinematografico J. Hoberman descrive le sue opere come l’incarnazione dello spirito Nowave. Nel 2010 alcuni suoi lavori trovano un importante riscontro istituzionale essendo stati inseriti in una rassegna per la Tate Gallery di Londra, affiancati da una performance di Lydia Lunch e discussioni con Nan Golding, Claire Pajaczkowska e Maeve Connolly. Al giorno d’oggi, la regista insegna in Irlanda, dove continua a fare film.


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dei sobborghi di Manhattan e la vena radicale rivoluzionaria che questa porta con sé. Estremamente low budget, i suoi film hanno il merito di aver proposto una nuova estetica, più negativa e meno rassicurante di quella elaborata dai registi Nowave. La rappresentazione di ogni perversione, la violenza fine a se stessa, le deformazioni, sono utilizzate in funzione di ciò che lo stesso Zedd definisce Xenomorfosi, ovvero una evoluzione forzata della mente dell’osservatore provocata dall’accostamento di figure/immagini agli antipodi, frequenti nelle sue opere. Il suo esordio cinematografico è They Eat Scum (1979), considerato il capostipite del filone, che inaugura una

serie di pellicole in cui la trasgressione non è mai calcolata a priori, quanto piuttosto resa con un’innocenza tale da negarsi totalmente a intellettualismi o analisi postume. Suzy Putrid, la protagonista e leader dei Mental Deficients, si ritrova catapultata in un futuro post atomico dove diverrà una nazista

regina di New York. The Bogus Man (1980) è una messinscena dallo stile documentaristico di una cospirazione in cui il presidente vien clonato ed infine trasformato in una donna obesa danzante. Il successivo Thrust in me (1983) è girato a quattro mani da Zedd e Richard Kern. Zedd vi recita sia la parte dell’uomo emarginato sia quella della sua compagna suicida. Il cortometraggio è un mix incalzante delle due storie parallele: la donna annoiata in una casa si suicida nella vasca dopo aver appeso al muro un’effige di Cristo ed il suo compagno che, trovando la compa-

gna morta, senza scomporsi le infila il membro in bocca per poi venirle copiosamente in faccia. Un piccolo gioiello è Police State (1987) dove Zedd nuovamente interpreta il protagonista che vien portato in commissariato e violentato psicologicamente e fisicamente. I dodici minuti di pellicola terminano con l’omicidio di un agente da parte di Zedd, rivincita ideologica attuata dall’innocenza nei confronti di un sistema tanto violento quanto intollerante. Nick Zedd è tutt’oggi un personaggio controverso e critico nei confronti del sistema totalitario, costante che da sempre ha incarnato la filosofia alla base dei suoi lavori, sia come regista che come scrittore.

36 | SCHEDE REGISTI - NICK ZEDD

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Nick Zedd è il cineasta americano che, insieme a Richard Kern, meglio incarna i principi del Cinema della Trasgressione. Padre ideologico del movimento, ne scrisse il manifesto nei primi anni 80 e ne divulgò le idee con il suo Underground Film Bullettin, totalmente autoprodotto e distribuito fino al 1990. Emarginato, drogato e nichilista per eccellenza, tutt’oggi gira film e cortometraggi volutamente scioccanti, dove la triade sesso/droga/morte è portata all’eccesso con le relative conseguenze: boicottato da mass media e critici di regime, Zedd impersonifica genuinamente (nel bene e nel male) l’emarginazione


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loro esperienze di sesso e di droga, lasciandolo sbigottito. In quegli anni di vita periferica il giovane stampa diverse fanzine per promuovere i suoi lavori, tra le quali la più conosciuta è sarcasticamente Heroin Addict. La sua attività artistica newyorkese consisterà inizialmente nel fotografare e filmare gli emarginati con cui viveva, autopromuovendosi proiettando i lavori nei Rock Clubs. I primi film vengono

girati contrapponendosi a quelli Nowave, giudicati tropppo lunghi e noiosi per i suoi standard (idea condivisa anche da Zedd). Negativi e nichilisti, cercano di sconvolgere lo spettatore utilizzando personaggi considerati più come live performer che non veri e propri attori, giustificando l’assenza quasi totale di una sceneggiatura alla base (solo Fingered e You killed me first ne vantavano una).

sull’oscuro delle mura domestiche. The Right Side of My Brain (1984) è sceneggiato con Lydia Lunch, che ne interpreta anche la protagonista. La stessa Lunch lo definisce come un dramma psico-sessuale, in cui una ragazza solitaria è preda consapevole delle perversioni di uomini brutali, dove la logica del martirio abbraccia l’atto sessuale fino ad esasperarlo. La violenza è protagonista di Fingered (1986), uno dei film preferiti da John Waters, dove Lydia si trova nuovamente alle prese con un uomo che abusa di lei, esasperando il suo machismo ricorrendo ad archetipi come macchine, coltelli e armi da fuoco. Nel film recita anche una giovane Lung Leg, che troveremo in molti atri film del regista. Manhattan love suicides è l’unica tetralogia di opere del Cinema della Trasgressione, e include

film accomunati dal tema del suicidio nella NewYork dei primi anni 80, rappresentando individui come vittime delle proprie relazioni. Altra pellicola importante da segnalare, prima che Kern si dedichi ad altri ambiti produttivi è You Killed Me First! (1985), che vede la Leng nei panni di una giovane ribelle insofferente al regime tradizionalista di una famiglia americana. La pellicola inscena continui soprusi inferti alla giovane e terminerà con l’uccisione dei genitori della sorella al grido di You killed me first, che suona come un riscatto e una liberazione personale dalla repressione che domina le mura domestiche. Liberato dalla dipendenza dall’eroina, Kern oggi si dedica quasi unicamente alla sua attività di fotografo e di regista di videoclip musicali.

N Prolifico protagonista della trasgressione, è interessato all’analisi delle perversioni e dei rapporti sessuali, resi con sbalorditiva crudezza, grazie ai quali esplora le forme di potere intrinseche della società. I suoi lavori sono un mix di cultura di strada con chiari rimandi al cinema trash, exploitation ed alla musica rock (Henry Rollins dei Black Flag è il nerboruto attore di The right side of my brain, e lo stesso Kern Suonò la chitarra con GG Allin e con i Drug Whores). Esordisce con una sorta di documetario, Goodbye 42th Street (1983), dove riprese di vetrine ed insegne di film sono inframezzate da scene di malavitosi e sessualità violenta ed omosessuale, terminando con un suicidio. L’opera anticipa l’analisi dei comportamenti sessuali approfondita nelle opere successive, focalizzando l’attenzione

38 | SCHEDE REGISTI - RICHARD KERN

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Nato in un piccolo centro del North Carolina nel 1954, Richard Kern si trasferisce a New York alla fine degli anni 70, sedotto dal fascino della metropoli. Iniziato alla fotografia dal padre, redattore di un giornale locale, ammette di aver sviluppato un forte interesse per la trasgressione quando a 17 anni fu caricato da un gruppo di giovani hippies disinibite, che gli raccontarono liberamente le


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40 | SCHEDE REGISTI - LYDIA LUNCH

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Lydia Kock, il cui nome d’arte Lunch le è stato affibbiato dal compositore Willy Devine per la capacità di rubare il cibo, è una cantante, poetessa ed attrice americana. Nata nel 1959 a Rochester, a soli 16 anni si stabilisce in una comune newyorkese abitata da artisti e musicisti. Nel 76 entra nel primo dei tanti gruppi di cui farà parte, i Teenage Jesus & the Jerks, con il partner artistico James Chance. Verso la fine degli anni 70 inizia le prime collaborazioni con registi come Vivienne Dick e Beth B, arrivando nella seconda metà degli 80’s a scrivere 2 cortometraggi con Richard Kern: The Right Side of My Brain (1985) e Fingered (1986). In questi film, Lydia s’interroga sulla funzione del corpo femminile nella società, prendendo coscienza del fatto che difficilmente un individuo ne è realmente padrone. La coscienza femminile sembra risiedervi come un alieno, come in una gabbia le cui sbarre sono più forti di qualsiasi individualità. Il suo lavoro evita tenacemente di scadere nella finzione, nel commerciale e nella fantasia: Lydia si ritrova sempre in prima linea per mostrare il lato più reale della vita e quello più brutto della sessualità, evitando la mediazione della fantasia cerca di riportare l’osservatore ad un desiderio carnale più vero. Il film rappresenta il medium perfetto per quest’operazione, in quanto mischia scrittura, musica e video, riuscendo ad intossicare totalmente lo spettatore. In questi lavori gioca un ruolo fondamentale la figura della vittima consenziente, sempre impersonificata dalla Lunch, che si riscopre alla base del Cinema della Trasgressione: c’è in atto un tentativo di capire cosa spinga qualcuno a desiderare per sé il male più di ogni altra cosa e di comprendere la psicologia dietro a questa figura. Nick Zedd, in seguito alla fine della loro relazione le dedica The Wild World of Lydia Lunch (1983), che ha il merito di mostrarci più intimamente la sua figura di donna, ritraendola nella banale solitudine della vita quotidiana.

Negli anni 90 la Lunch si dedica alle performance ed agli album parlati, trattando spesso temi già anticipati nelle precedenti apparizioni filmiche e collaborando con personaggi come Exene Cervenka e Juan Azulay. Nel 1997 viene ufficialmente stampata la sua biografia Paradoxia, a Predator’s Diary, in cui documenta la sua vita da adolescente, la sessualità, l’abuso di sostanze ed i problemi mentali che ne hanno caratterizzato la vita. Tutt’oggi il suo lavoro rimane provocativo e fermamente anticommerciale, operando al di fuori del circuito delle Major. Il Boston Phoenix l’ha definita come una tra le dieci performer più influenti degli anni 90.


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Not to Blame (1990), che vede recitare la coppia Zedd/ Kern. Narrativamente più lineare, è focalizzato sul rapporto tra due sorelle (una delle quali è la stessa regista) e il marito violento di una delle due, che per vendetta verrà legato e tenuto segregato, accrescendo il desiderio sessuale della Stark man mano che gli abusi nei suoi confronti aumenteranno. Quando riuscirà a scappare, le due si dirigeranno in un parco per sotterrare le prove della detenzione sotto l’occhio vigile di Zedd, che le interromperà buttando Jessen nella fossa e baciando la Stark. Le due donne torneranno in casa, impazzite si tingeranno la faccia di bianco, si benderanno e si prenderanno cura di una bambola. Recentemente rieditato, la nuova versione vede tagliati i personaggi maschili, rendendo il film più vicino a una struttura tipica del sogno, dove la follia delle protagoniste è solo un evento, e non più una conseguenza. Death of an Arabian Woman descrive l’esistenza di una donna araba durante la guerra: è sola, con la sua morte e la gravidanza, e né Maometto né Cristo potranno aiutarla. Suonando il flauto in punto di morte, trasformerà la bambola in un bambino che verrà lasciato solo in balia degli orrori della guerra. Le opere della Stark mostrano un’idea di marginalità, dove la follia è vista come una forma di fuga in risposta alla follia dilagante nella società. La stessa regista ammette che gli stati di trance sono alla base della sua realtà, avvicinandola sotto questo aspetto ai surrealisti ed aprendo nuove chiavi di lettura per i suoi film, considerati poesie visuali. Vicina all’etica low budjet, riconosce di essersi avvicinata al Cinema della Trasgressione per quest’attitudine, e che abbia sentito il bisogno di distaccarvisi con il progressivo rarefarsi dell’individualità dei suoi registi, che ne aveva rappresentato la spinta propulsiva.

42 | SCHEDE REGISTI - CASSANDRA STARK MELE

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Pittrice, filmmaker e performer di origini italiane, Cassandra Stark Mele è diventata un icona della trasgressione apparendo in alcuni film di Kern e Zedd come X is Y e Submit to me now. La sua attività cinematografica inizia nell’85, quando con Dead on My Arm racconta la storia allucinata del suo internamento in un manicomio in età adolescenziale, film che fu acclamato dallo stesso Zedd sul suo Underground Film Bullettin. Sono presenti immagini molto ricorrenti nei suoi lavori, come bendaggi eccessivi elevati a simbolo di stati di coscienza alterati, con i quali la regista cerca di prendere le distanze dai rituali tradizionali per crearne dei propri. L’iconografia cattolica viene sovvertita con l’immagine della Stark che si battezza con il suo stesso sangue mestruale, richiamando l’immagine della vergine Maria. Nel successivo e meno ambizioso Wrecked on Cannibal Island (1986) la regista ritrae una coppia sull’orlo del collasso, documentando con i litigi e gli spazi angusti una relazione vista come una futile ricerca di certezze e una limitazione della libertà individuale. Il film termina con la Stark sdraiata con un finto tatuaggio sopra i genitali con la dicitura “lasciate ogni speranza, voi ch’entrate” ed il partner che vi ficca la testa, finale che fu contestato dallo stesso Zedd nel suo giornale. Ma il suo film più conosciuto rimane We Are


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44 | SCHEDE REGISTI - LUNG LEG

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Famosa per le sue apparizioni in film della Trasgressione come Submit to me now (1987), Fingered (1986) e You killed me first (1985), Lung Leg è una poeta e pittrice della fine del mondo. Il suo primo film, di cui è andata persa ogni traccia è Black Monster (198?), ritratto di un demonio che stupra la vergine maria. Worm movie (1985), girato da Kern, la vede seduta in una stanza a giocare con un lungo verme vivo: lo estrae dalla bocca, lo stuzzica e lo infila nuovamente in bocca, creando un piccolo gioiello cult dell’autodegradazione. Nome vero Elisabeth Carr, ha acquisito lo speudonimo di Lung Leg in quanto Lung significa dragone in cinese ed handlung in tedesco equivale al verbo agire, spiegazione sfuggente che si allinea perfettamente alle sue modalità comunicative. Zedd ne dà una descrizione sul suo libro Bleed, Totem of the Depraved, scrivendo “sentiva che la sua missione era quella di rimuovere ogni simbolismo tedesco dal natale americano. Era stata torturata da una dea della guerra comunista chiamata Ninny, capace di cambiare forma ad ogni evenienza, che cercava di distruggere il natale trasformandolo in una festa tedesca mandando pacchi vuoti ai bambini”. Dopo gli anni 80 sparisce dalla scena newyorkese traferendosi a Minneapolis dove stringerà una relazione con Blixa Bargeld degli Einstürzende Neubauten e Nick Cave. Riprende la carriera cinematografica nel 2005, col film Sewer Baby di Mike Etoll in cui recita la parte di una barista.


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47 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Nick Zedd

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NZ. E’ nato per frustrazione legata alla cultura dominante che imponeva censure e omissioni. C’era un blackout mediatico riguardo all’attenzione verso i film della Trasgressione. Non essendoci critici o giornalisti che si occupavano di questi film, ho deciso di creare il mio giornale e dedicarmi a questa sottocultura che fioriva lontano dal clamore. La storia viene scritta da chi prima arriva alla tastiera, così ho dato attenzione ai filmmakers che erano ignorati dai giornalisti corrotti dal denaro. Ho dimostrato che i soldi non contano quando c’è in ballo la creatività. Questi registi hanno prodotto film più originali, provocanti e disturbanti di qualsiasi cosa uscita da Hollywood o dai film indipendenti e avanguardisti. L’Underground Film Bullettin iniziò come una specie di fumettosa parodia

I. Hai pubblicizzato per 6 anni il Cinema della Trasgressione scrivendo l’Underground Film Bullettin: com’è nato e come si è evoluto nell’arco di tempo in cui è stato attivo? cosa ne ha decretato la fine?

NZ. Dipende dal film, per alcuni c’è stato un lavoro di 10 mesi circa. War Is Menstrual Envy necessitò di due anni, Thrust In Me e The Bogus Man circa un mese. Go To Hell e Kiss Me Goodbye solo un paio di giorni. Police State un anno e mezzo, mentre Why Do You Exist qualche settimana, Ecstasy In Entropy 11 mesi. Molti episodi della serie di Electra Elf han necessitato di 4 mesi per esser completati. Uno in particolare 4 anni. L’ultimo 9 mesi. Alcuni corti invece me la sono sbrigata in un paio di giorni.

I. In termini di produzione, i tuoi film erano immediati come apparivano o avevano lunghe fasi di creazione?

NICK ZEDD. Chi pensi che sia? Ho imbracciato la camera perchè era disponibile, ne avevo una 8mm in casa. Un rullino da 3 minuti costava $5. Era economico, quindi iniziai.

I. Chi è Nick Zedd e cosa lo ha spinto a prendere in mano una cinepresa, preferendo il cinema a tanti altri medium che poteva utilizzare per esprimersi?

N I .

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Thrust in me


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NZ. Non capisco.

K .

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Police State

48 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Geek Maggot Bingo Flyer

I. Non pensi che tutta questa propaganda negativa verso di te abbia in qualche modo generato pubblicità gratuita?

di un catalogo di film trascurati dalla gente di New York. Aveva editoriali che denunciavano quanto cieco fosse il sistema di cineasti mediocri, gestito da ipocriti privilegiati con accesso a finanziamenti che dettavano legge su quali film potevano venire proiettati in pubblico. Noi abbiamo trasceso le solite strade pubblicitarie dei film proiettandoli in bar, nightclubs, attici o proiettandoli dalla finestra del secondo piano di bar su edifici nei paraggi. Personalmente ho proiettato i miei flm anche in parchi, per raggiungere più gente possibile. Queste attività dovrebbero esser scritte, evitando l’elitarismo di giornalisti incapaci che odiavano ciò che rappresentavamo: un ripudio della restrittiva estetica della cultura dominante e di cineasti senza spina dorsale con grandi budjet. Le restrizione imposte sulla creatività sono state rappresentate dal movimento che ho guidato. Nel corso di 6 anni un’analisi più sfumata e completa del cinema trasgressivo è emersa, riconoscendogli un lavoro insurrezionale simile a quello degli Azionisti viennesi, così come dei registi allora viventi come Jack Smith, Kenneth Anger e altri. Le nostre scoperte più significativi sono stati nuovi registi come Nick Zedd, Manuel De Landa, Richard Kern, Tommy Turncoat, Lung Leg, Casandra Stark, Richard Klemann, Tessa Hughes Freeland, e i lavori degli 80’s di Ela Troyano, Beth Scott & B, Eric Mitchell, Amos Poe e Jon Spencer. Abbiamo anche promosso Lydia Lunch, Taylor Mead, Rockets Redglare, Richard Hell, Brenda Bergman e Phoebe Legere. Il magazine diventò la più importante fonte d’analisi e dibattito riguardante questo genere di film al mondo. Era molto controverso ed innovativo. Nessuna pubblicazione vi si è avvicinata, anche se ha ispirato alcuni imitatori come Film Threat magazine. Molti articoli riguardo al nostro cinema apparvero col tempo in testate giornalistiche, permettendogli una maggior circolazione nel mondo. Così la stampa iniziò a scrivere recensioni più positive sui nostri film e furono apprezzati come opere do it yourself radicali.

C


NZ. Mi sono fatto troppi nemici dicendo la verità e non censurandomi negli editoriali e negli articoli. Ho avuto molti problemi, incluso una campagna di omicidio che ha convinto milioni di persone che fossi morto. Un necrologio falso è stato pubblicato da giornalisti invidiosi di Los Angeles, scritta da filmmakers gelosi a cui ho fatto una recensione negativa. Ero nella lista nera dei teatri, musei d’arte e molte testate per la mia schetta difesa del Cinema della Trasgressione. In più, filmmakers che avevo pubblicizzato sulle pagine dell’Underground Film Bullettin (ed incluso in show di gruppo) non hanno mostrato alcuna gratitudine, limitandosi a invidiare altri che ricevevano più attenzioni. Registi troppo pigri per promuoversi da soli mi hanno messo nella posizione di un anonimo e non pagato agente di pubbliche relazioni. Nello stesso periodo continuavo a produrre miei lavori a budjet limitatissimi e cercavo di pubblicizzarli. Il senso di comunità che aveva caratterizzato il Cinema della Trasgressione (in cui i registi si scambiavano i ruoli di attori, registi, scrittori, fotografi ed editori) stava morendo. C’erano anche meno film genuinamente trasgressivi e troppo wannabe-Hollywood indy filmmakers che erano poco più che studenti con più soldi che talento. Non ero interessato a diluire la mia rivista con questi lavori e stavano emergendo imitazioni in città come Michigan e Detroit, focalizzandosi su registi che avevano bisogno di attenzione. La produzione acritica promossa da molti studenti di cinema che si definivano underground mi ha fatto perdere interesse nel giornale. Un ulteriore fattore fu la perdita della fotocopiatrice con cui lo stampavo. Quelle macchine si trovavano nelle scuole d’arte e negli uffici e potevo usufruirne liberamente. Portavo un carrello della spesa pieno di fogli bianchi e li stampavo gratuitamente, facendo incazzare quei fascisti di bassa lega che solitamente mi beccavano in un paio d’ore. Dopo qualche anno, le scuole d’arte misero “i lucchetti” alle fotocopiatrici rendendole inutilizzabili a persone come me. Il corporativismo della cultura è stato graduale e insidioso, aiutando a tagliare fuori ogni libertà d’espressione da NY. Ho comunque continuato a stampare l’Underground Film Bullettin pagando di tasca mia dal 1986 e peggioranndo in continuazione fino al 1990 quando diventò troppo costoso. Come artista che viveva in povertà, era già abbastanza dura sopravvivere in una città con affitti sempre più alti e sempre meno opportunità di lavoro.

I. Perchè hai deciso di smettere di scrivere il Film Bullettin?

NZ. Non so, forse.

I. Intendo, tutto questo odio verso la tua persona potrebbe aver aiutato qualche outsider ad interessarsi al vostro movimento. Non credi?

49 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Ecstasy In Entropy Electra Elf


War Is a Menstrual Envy

NZ. La fotografia di Kern è debole e deludente, una svendita, progettata per fare soldi. Il suo lavoro asseconda il più basso comun denominatore e non abbatte alcuna barriera. Ciò mostra un tradimento della promessa fatta negli 80’s. I film di Oliver Stone, Quentin Tarantino e Abel Ferrara sono direttamente influenzati dal Cinema della Trasgressione. Quelli di Crispin Glover particolarmente dal mio lavoro, e mi è stato detto che ha riconosciuto pubblicamente questa cosa. Anche John Waters ne è stato influenzato, come evidenzia il personaggio di Cecil B. Demented. Gente di Mtv, IFC e Sundance Channel mi han detto di esser stati influenzati dal mio lavoro, ma son stati avvisati di non pubblicizzare o ammettere queste cose. L’idea che ho introdotto di trasgressione si espande esponenzialmente e può essere trovata in tutto il mondo dell’arte e tra i registi low-budjet, ma son troppo numerosi per essere menzionati.

I. L’esperienza del Cinema della Tragressione ha avuto significativi riverberi nei vari ambiti della produzione artistica contemporanea, il cui esempio piu diretto è la produzione fotografica di Richard Nazidick Kern. Come valuti quest’ultima e più in generale, quelle che individui quali espressioni artistiche influenzate dall’orizzonte concettuale della tragressione?

NZ. Non ne ho idea. Ho cercato di ristamparle per 20 anni. Per ora nessuno si è proposto per pubblicarle come libro.

I. Ci sono possibilità nell’immediato futuro di una ristampa di questo tipo?

La tiratura delle prime uscite era attorno alle 500 copie. Ogni anno era sempre più difficile fino al 1990 quando ne ho stampate soltanto 100. I posti dove solitamente le vendevo, come i negozi di libri e i teatri indipendenti, iniziatono a chiudere (sintomo della sterilizzazione della città causata dalla speculazione). La combinazione di questi fattori, uniti all’idea che sarebbe stato meglio spendere il tempo promuovendo i miei film e scrivendo, più che aumentare il numero dei miei nemici e pubblicizzare il lavoro di ingrati, mi ha portato a smettere di fare uscire l’Underground Film Bullettin. Il Bullettin rimane controverso fino ad oggi, non essendo ancora stato pubblicato in forma di libro. Riesce ancora ad impaurire la gente, e ciò è indicativo. I collezionisti mi han pagato centinaia di dollari per le vecchie uscite. Alcune di loro sono catalogate in archivi di scuole e musei in diversi paesi. Ma dovrebbero essere ristampate come libro, per raggiungere un pubblico maggiore.

50 | INTERVISTE - NICK ZEDD

They Eat Scum Flyer


NZ. La pornografia era solo un elemento minore che abbiamo esplorato e destrutturato, tra gli altri. La pornografia di oggi è l’arte di domani. Penso che un termine più accurato per descrivere questo minore elemento potrebbe essere erotismo.

I. Riguardo la pornografia, possiamo considerarla un approdo della trasgressione o un errore che ha chiuso le prospettive al filone?

NZ. Nessuna relazione, il nostro era un movimento totalmente indipendente al loro. Noi avevamo un impatto più diretto, utilizzando senso dell’umorismo e temi shoccanti. Quando il nostro cinema ha iniziato ad evolversi, abbiamo utilizzato tecniche di cinema espanso e sperimentale, lavorando con 16mm, video e super8, unendo gli opposti per creare una xenomorfosi. L’introduzione della pornografia hardcore fu la rottura definitiva da ogni estetica low budjet che ha preceduto i nostri lavori. La più grande differenza tra i nostri film e la cosiddetta Nowave era che i loro film erano noiosi. I nostri invece erano divertenti.

I. Quali erano i rapporti tra i cineasti della trasgressione e quelli della nowave? Consideri il vostro cinema una conseguenza della nowave o un’ondata indipendente? Sembra che abbiate voluto estremizzare tematiche già insite nei loro film, esasperandone il contenuto shock-emozionale e rendendoli volutamente meno accessibili. Perchè hai operato in quella direzione?

NZ. Stai suggerendo che questi posti potrebbero usare il mio lavoro come cibo? Se questi fossero guidati da persone con un’educazione elementare e con una conoscenza della storia, i miei lavori vi sarebbero già esposti, ma non lo sono, quindi i musei sono morti, una totale perdita di tempo. Son guidati da stronzi. In futuro potrebbe cambiare, oppure no. Essere underground significa anche essere banditi da certi posti, il che li rende irrilevanti.

I. Non pensi che i musei d’arte (e tutte le istituzioni fondate su logiche commerciali) potrebbero usare a loro vantaggio il tuo lavoro, metabolizzandolo?

51 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Tom Thumb In The Land of The Giants The Bogus Man


Geek Maggot Bingo

NZ. C’è un legame al pensiero dialettico e una resistenza sovversiva allo status quo. L’analisi decostruttiva e riallineamento fondamentale con le forze ribelli determinati a mettere in discussione e a rinunciare falsi paradigmi si manifesta nel mio cinema. Uno dei meriti di questo filone è che non può essere chiaramente definito, quindi non ha limiti.

I. Che tipo di legame intrattiene il tuo cinema con il risvolto più concettuale dell’underground: in che senso ne è una relazione e dove si possono cogliere elementi di continuità? Quali pensi siano stati i meriti del Cinema della Trasgressione e quali i suoi limiti?

NZ. Si.

I. Assolve la funzione che il pensiero Queer attribuisce alla prospettiva LGBT, cioè di catalizzare un fronte unitario della devianza identitaria tramite un’alleanza sinergica tra tutti gli individui che fuoriescano, secondo il termine della pensatrice lesbo-femminista Monique Wittig, dall’assetto identitario della straight society, realizzando dunque una rinnovata alleanza tra i soggetti che sono interessati dai vari fulcri dell’esclusione sessuale?

NZ. No.

I. Ti riconosci nella prospettiva Queer? Il tuo cinema costituisce autoconsapevolmente una rilettura della realtà sociale attraverso la lente degli stereotipi di genere?

NZ. Non capisco. Come può esserci meno spazio per l’eros nei miei film? I bambini son vicini ad essere innocenti, e penso che i veri artisti siano vicini ad essere bambini, inteso come interessati a un processo di conoscenza. Qui giace la vera libertà. Quindi esser vicino all’innocenza penso sia una cosa molto positiva. Anche se la mia consapevolezza della condizione umana e della scienza del controllo mentale è una preoccupazione da adulto, va comunque a contrastare l’ignoranza volontaria delle masse. Invece, per quanto riguarda alcune grandi cospirazioni in vigore e le politiche maligne della classe dirigente che controllano la diffusione delle informazioni e della circolazione dei capitali, sono tutt’altro che innocente.

I. Il tuo approccio all’eros sembra essere diverso da quello di Kern: sembra che nelle tue opere sia meno trattato, e vissuto con maggiore innocenza. Cosa ne pensi?

52 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Underground Film Bullettin


I. Per quanto riguarda la tua specifica accezione di attorialità sembra essere rilevante l’influsso della tua collaboratrice e attrice Annie Sprinkle, teorica del post-Porn modernism assieme a Veonica Vera ed altre personalità orientate alla rivendicazione politica della prostituzione e delle prostitute in quanto minoranza sessuale attivamente critica attraverso l’infrazione delle barriere tra arte e pornografia. In che senso il tuo cinema si interseca con queste prospettive teoriche ed estetiche, mediate dalla presenza filmica diretta di Annie Sprinkle?

NZ. Certamente.

I. Quindi possiamo considerare i tuoi film come un tentativo di liberare le coscenze da una mediocrità imposta.

NZ. Entrambi utilizziamo valori shoccanti, nudità, modificazioni corporee, uso del sangue e violazioni della superficie della carne. In War Is Menstrual Envy, Steve Oddo taglia il titolo del film sulla sua pelle con un rasoio. Una vittima d’incendio, in seguito, ha un incontro erotico con Annie Sprinkle. Questo va oltre l’arte performativa, sono esperienze trascendentali. Abbattere le barriere del gusto, tagliare la carne, esporre le interiora (mostrate nel materiale chirurgico che ho utilizzato) ed in generale non nascondere una genuina condizione della mortalità e le conseguenze della violenza organizzata applicata dai governi totalitari: su queste cose il nostro lavoro si è focalizzato maggiormente. Molto importante, la sessualità anormale e il feticismo sono esplorati come metodo di liberare l’osservatore dalla condizione impostagli dalla cultura dominante. La dissonanza cognitiva è usata nei miei film di infondere consapevolezza che può far ripartire una nuova coscienza. Questo cambiamento di percezione è pericoloso, quindi è evitato da coloro che sono stati condizionati dall’ auto-negazione.

I. Tra i piu significativi sviluppi della body art recente vi è l’estremizzazione di essa attraverso esperienze come quella del Torture Garden londinese che ha dato luogo ad artisti quali Franko B e Ron Athey, i quali hanno portato la dimensione performativa al livello del pieno dispiegamento della violenza fisica. Quale ritieni sia il rapporto tra il Cinema della Trasgressione da te teorizzato e quelle esperienze, sia nel senso dell’influenza che tu hai potuto avere su di loro, sia rispetto alle valenze performative insite nell’attorialità che viene formulata nella produzione cinematografica dei vari cineasti della tragressione?

53 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Police State The Birth Of Zerak


NZ. C’erano molte ispirazioni diverse, è impossibile stabilirle singolarmente.

I. Può esser considerato ispiratore del movimento?

NZ. E’ uno dei più grandi artisti al mondo, oltre ad esser il mio preferito filmmaker attualmente vivo. Il suo contributo all’arte del cinema è monumentale, è un vero genio.

I. Nel tuo cinema (ed in generale in tutto il Cinema della Trasgressione) ho notato una mancanza di elementi esoterici: cosa ne pensi di registi come Kenneth Anger?

NZ. La teoria è nata organicamente attraverso un processo integrato di dissonanza cognitiva ed è stato sviluppato sperimentando tecniche di editing rudimentali e di ricerca filosofica, vivendo la vita al limite.

I. La teoria della Xenomorfosi sembra esser alla base del tuo operato: principalmente è la conciliazione degli opposti nel tentativo di forzare un’evoluzione della mente dell’osservatore. Com’è nata e come l’hai sviluppata?

NZ. Mostrando attività sessualmente libere, puttane positive e dee. Desiderose vittime del piacere, queste voluttuose icone di sporcizia mostrano come essere sexy e libere, articolando strategie di resistenza in film come Ecstasy In Entropy, I of K9, Smiling Faces Tell Lies e War Is Menstrual Envy.

54 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Portrait Geek Maggot Bingo


I. Ed in questi termini il tuo cinema si rapporta con la realtà contemporanea.

NZ. Le così definite società democratiche sono prigioni virtuali dove una repressione autoinflitta detta legge sugli abitanti. Come unità di funzionamento del capitalismo, ogni membro della società è arruolato come una potenziale schiavo salariato / drone. Tutti sono condizionati attraverso la scienza del controllo mentale a seguire le disposizioni di governi ombra, finanziati da corporazioni multimilionarie in cospirazioni concorrenti. Distrazioni e social network sono utilizzate per inquinare le nostre menti con intrattenimento e piacere immediato, come metodo contenitivo del dissenso mentre si alimenta uno stato di sorveglianza progettato per ricattare e schiacciare la resistenza e la libertà di pensiero. La libertà è un’illusione della simulazione di questi anni. Ciò che è diventata necessaria è una massiccia disobbedienza civile, l’hacking dei sistemi di repressione e propaganda, la ridicolizzazione delle campagne di pubbliche relazioni ufficiali attraverso la satira, scioperi, proteste, graffiti, street art e vandalismo. La vera libertà non è mai regalata, ma dev’essere ottenuta ogni giorno. E’ l’organizzazione della resistenza e la negazione dell’inganno spinto sotto forma di consumismo, divertimento, distrazione e psicosi indotta tramite computer.

I. Il tuo cinema è ottimo interprete della dimensione istituzionalee della situazione reclusiva che quest’ultima comporta, dalla sala della polizia di Police State, agli appartamenti privati, che si rivelano ambiti strutturati sulla base di specifiche dinamiche di oppressione. Sembra che il tuo cinema avanzi un’ipotesi di parallelismo tra lo spazio istituzionale ed il set cinematografico, come se quest’ultimo acquisisse la valenza di un doppio consapevolizzante dell’istituzione stessa e costituisse la garanzia della catturabilità delle sue dinamiche all’interno dell’immagine cinematografica, cioè del suo riconoscimento definitivo com spazio fittizio, smascherandolo come non luogo privo di consistenza sociale e perfino reale. Pensi che oggi la nostra società possa essere letta come un vasto spazio istituzionale totalizzante, nel quale le dinamiche relazionali del carcere e del manicomio si proiettano ovunque (forse proprio in ragione della loro riconducibilità a cinema, cioè nella proiezione, da te individuata)?

55 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Police State Primo Frame di Police State


NZ. Ho iniziato a dipingere nel 2008, i soggetti sono molto vari ma non considero mio il compito di dire cosa trasmettono, dovrebbe esser l’osservatore. Riguardo alle influenze, non ne ho alcuna.

I. Riguardo i tuoi dipinti, quando hai iniziato a dipingerli e cosa vuoi trasmettere? Quali sono le tue influenze più dirette?

NZ. L’etichetta l’ha relegato alla storia. Ma gli atti individuali dei partecipanti, compresi i nuovi arrivati, hanno una valenza innovativa. Ciò è stato dimostrato nella mia serie televisiva ed in azioni successive, compresi interventi online, blogs e diverse identità come l’esistenza dei miei scritti e quadri. Questi ultimi, in particolare, come i film, sono così inusuali ed inaspettati da essere temuti da quasi tutti. L’innovazione è la qualità più sottovalutata del mondo contemporaneo. Tutto ciò che è originale non è capito, ignorato e trattato con indifferenza, prima di essere imitato e riscoperto in un futuro.

I. Non temi che sul cinema della tragressione possa calare un aura di “leggenda” che ne limita la forza agli anni 80 (grazie anche ai cambiamenti repentini che la società ha avuto), o pensi che abbia tutt’oggi una valenza innovativa?

NZ. Costituisce una filosofia di resistenza, un modo di vita per chi vive dentro i margini. Gli esclusi, gli emarginati, nascosti dal riconoscimento e operanti all’interno delle crepe di un sistema gerarchico osceno, illegittimo e fraudolento progettato per ucciderci. Noi continuano a iniettare un veleno nella macchina della simulazione.

56 | INTERVISTE - NICK ZEDD

Dipinti


I. Quanto c’era in quei film di veramente radicale ed innovativo, e quanto era invece pure finzione?

AMOS POE. Penso sia stato il miglior periodo per essere giovani e selvaggi artisti a New York. Ad ogni modo ho ricordi bellissimi come orribili, di quel periodo.

INTERVISTATORE. Guardandoti indietro, quali sono i tuoi ricordi riguardo al periodo della Nowave?

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AP. Eric è un grande amico e collaboratore, lui e Duncan Hannas restano buoni amici. Eric ha recitato sia in Unmade Beds che The Foreigners, cosi come Duncan. Niente sarebbe stato possibile senza di loro.

I. Riguardo ai tuoi film, si notano collaborazioni con molti artisti del movimento, primo fra tutti Eric Mitchell.

AP. Penso che fossimo un gruppo inteso come culturalmente affini, ma non necessariamente a livello personale.

I. Eravate un gruppo affiatato?

AP. I film di quel periodo erano estremamente innovativi, era tutto ciò che avevamo (l’innovazione). Utilizzavamo il cinema come arte, non come un prodotto ed eravamo estremamente giovani e propositivi. La vita ci appariva senza speranza, così facevamo arte. Riguardo alla radicalità non ne sono certo, alcuni storici gli hanno affibbiato questa parola, ma personalmente ne sono troppo coinvolto per condordare con loro.

57 | INTERVISTE - AMOS POE

Portrait Flyer of Unmade Beds


AP. Si, totalmente. Dovevamo sconvolgere lo status quo, che era terribilmente noioso.

I.Quindi come movimento può essere accomunato alla prima ondata punk, per il suo tentativo di esprimere un urgenza.

AP. Si, finchè sono opere musicali e poetiche, sviluppate con tecnologie basilari. Da qualche parte del modo sta nascendo una Neo-Nowave, è semplicemente l’espressione di gente che ha sogni ed è disposta a correre rischi per realizzarli.

I. Pensi che i temi della Nowave siano ancora attuali?

AP. All’inizio li distribuivamo alle società di film e agli show serali... e anche nei club. Qualsiasi situazione ci permettesse di farli circolare.

I. Come distribuivi in quei tempi i tuoi lavori?

AP. Entrambi, principalmente la concepisco in termini di arte, musica, politica, storia di New York e cultura di strada. Eravamo influenzati di Warhol, Brakhage, Cassavetes, Godard, Ozu, Jean Vigo, le idee underground di Maya Deren, ed eravamo per lo più indipendenti dalla cultura americana mainstream. Il termine “film indipendente” fu coniato in seguito. Eravamo affamati e feroci.

Unmade Beds

58 | INTERVISTE - AMOS POE

I. Pensi che la Nowave sia più vicina alla cultura underground o a quella indipendente? Flyer of Subway Riders

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I. Da un’intervista è uscito che A Walk in the Park sia il più personale dei tuoi film. Perchè?

AP. Invecchiando, come artista cerco sempre ispirazione, che fortunatamente diventa sempre più semplice ed elegante. L’unica cosa che non è mai cambiata nella mia vita sono l’amore e i sogni.

I. Come è evoluto il tuo approccio nel corso degli anni?

AP. Era un modo di sperimentare, Subway Riders è stato questo per me. Alphabet City era stato pensato per un b/n ma i produttori lo rifiutarono, è un peccato perchè sarebbe stato un film molto diverso. Spero di girare più b/n in futuro, è ancora il mio medium preferito.

I. Perchè col passare del tempo hai iniziato a usare i colori?

AP. Penso che sia più cinematico e più bello. New york, poi, è una citta in b/n...

I. Nel movimento c’è un largo uso di b/n, puoi spiegarmi il perchè?

AP. La Nouvelle Vague è stata molto influente, sia per me che per molti altri, specialmente Jean-Luc Godard. Ha fatto si che tutto sembrasse possibile. La cosa principale è che entrambi i movimenti erano fanatici di cinema e di immagini in movimento. Quando ami il cinema, ami la vita. Godard sta al cinema quanto i Velvet Underground stanno alla musica. Penso che mi abbia influenzato sia in termini produttivi che estetici, non vedo differenza tra i due termini.

I. Quanto ti ha influenzato la Nouvelle Vague? Si tratta solo di termini produttivi o anche estetici?

59 | INTERVISTE - AMOS POE

Flyer of Unmade Beds The Blank Generation


AP. Non ci sono temi predominanti, cerco di esprimere la necessità di fare oggetti o persone, da qui la metafora dei robot. Sento che stiamo andando verso un futuro robotizzato.. ogni dipinto è un pezzo della mia anima.

I. Quali sono i temi dei tuoi dipinti?

AP. L’interesse. Penso che tutti i filmmakers siano segretamente musicisti che non sanno suonare, e i registi sono pittori che non sanno dipingere. La pittura è un’ideale, come la poesia. Il filmmaking è come elaborare dei poemi. Mi dedico alla pittura quando sento il bisogno di stare da solo, facendo film sono costantemente assieme ad altra gente. Entrambe le attività richiedono grande amore e profonda ricerca.

I. Come regista ed artista, che parallelismi vedi tra le due attività?

AP. Sto lavorando ad una sorta di re-make di Easy Rider ambientato in Marocco.

I. Puoi dirci qualcosa a riguardo?

AP. A nessuno in particolare, hanno una vita propria e mi piacciono ancora tutti per varie ragioni, diciamo come delle vecchie fidanzate. Difficilmente li riguardo perchè sono più interessato ai film che ho ora in lavorazione.

I. Quali sono i tuoi film a cui ti senti più attaccato?

AP. Non sono sicuro che realmente lo sia, ma ci sono centinaia di errori nel film, ma l’ho apprezzato proprio per questi difetti. La sua poetica e stranezza è ancora attraente.

I. E riguardo a Subway Riders, perchè lo consideri un fallimento?

Dipinti

60 | INTERVISTE - AMOS POE

AP. Guarda, tutti i miei film sono personali e non, al tempo stesso. A Walk in the Park è ciò di cui mi sono occupato nel biennio 2011-2012, penso sia un film molto sottovalutato ma anche difficile, molto vicino allo stile di David Foster Wallace. Spero che in futuro venga riscoperto.

Unmade Beds


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63 | CONTRIBUTO ESTERNO - ANTI ARTE/FATTA

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Capitava che nei primi anni 90 abitassi a New York City. Erano anni in cui il punk era stato da noi stessi dichiarato morto, perchè di TAZ che si stava marcendo trattavasi, ma tutto il senso, la vitalità oltre il putridume, un internazionalismo globale secondo solo al movimento hippie, una rabbia sempre troppo frustrata per riuscire totalmente espressa, urla laviche e vomito arcobaleno, ancora pulsavano anche se in altre incarnazioni redivive. Più metalliche, meno politiche, ma con un inizio di nihilismo che era indizio di un nihilismo corporeo, viscerale, solitario, senza identità politica, che avrebbe dato origine alla sua stessa continuazione al di là di uno specchio fracassato e lercio di putridume incomunicativo, ma rabbioso contro lo status qui e il riappropriamento rock pantofolaiamente gestito da un potere che in italia si sarebbe incarnato e incarnito nella Spettacolarità tette culi, menegreghismo e perbenismo, dell’era Berlusconi. A New York erano però altri suoni ancora, altri offuscamenti, altra merda da calpestare, salvo quando in agosto le sneakers restavano incollate nell’asfalto bruciante e toccava starsene chiusi nei sottoscala, nelle luride stanze d’albergo, negli squats che ancora esistevano, o rotolati nei cartoni nella Saint Marks.... “Freaks come out at night” cantavano i Whodini, nonostante le catenone d’oro al collo, per tre ceffi dall’aria finta gangsta che venivano dalle zone buone di Brooklyn e che erano pericolosamente rassicuranti all in all, o forse proprio per quello, e tant’era. A New York c’erano tutte le icone pagane della laica sacralità del punk, alive & kicking, cioè vegetativamente morte ma forte di fetali & fatali aliti cattivi di sopravvivenza. C’era lerciume nelle strade, tanto, c’era povertà, tantà, c’era pure tanta violenza spicciola, metropolitana, con cui si finiva per convivere tranquillamente come in una Tel Aviv/Tel Amort o peggio ancora Jerusalem bombardata quotidianamente dai colpi di mortai e dei razzi lanciati a cazzo di cane dai militanti dell’ala militare di Hamas, quei bravi militonti islamici che sanno per fede divina versata nei loro cervelletti direttamente da Allah che i finocchi vanno ammazzati perchè sono inconcepibili col disegno d’Allah, ma tanto vanno ammazzati anche tutti gli infedeli non islamici, e già che ci siamo ora dal 2013 in avanti anche gli islamici moderati, quindi figuriamoci chi cazzo se ne frega dei bambini, dei ricoverati negli ospedali, della gente che sta andando a casa in autobus, dei turisti occidentali compagni tanto fedeli alla causa palestinese, perfino dei palestinesi veri e propri che vivono in Israele, tutti ammazzati o eternamente mutilati da questi cazzo di razzi squinternati e colpi di mortaio arrugginiti lanciati quotidianamente da questi bravi ragazzi, povere vittime dei droni israeliani, che però sono pilotati da remoto su obiettivi militari e non colpiscono a cazzo come gli ordigni di morte dei poveri palestinesi del braccio armato di un’associazione dei Fratelli Musulmani, sostenuta dalla santa sinistra europea, mentre costoro sostengono la destra neonazista europea. Tutto per dire che vivere a New York City negli anni 90 eran bazzeccole a confronto. Potevi morire di overdose, magari col cadavere abbandonato con ancora la siringa nel braccio lungo il muricciolo di una casa dilapidata, crepare di crack in una crackhouse col colpo rinsecchito e irrancidito, ancora nel gesto di grattarti, o spirare ingloriosamente o forse si, di AIDS, ma almeno, circa, in un qualche modo, te la sceglievi tu, e non era la divina provvidenza armata dal braccio di umani carichi di ideologia religiosa e tonnellate d’odio, nel nome di un dio che non esiste perchè nessun dio esiste se non il Dio Dollaro.


liana, e in cambio fare dei release delle grandi cose americane in italia. Stavo in parola con gli White Zombie, tra gli altri, la band di Rob zombie, che abitava in un basement flat le cui pareti erano completamente, dico completamente ricoperte di ritagli di gionale dei Kiss, dico KISS, mama!!!! O forse ci stavo solo a cazzeggiare, fare cose e vedere gente, dormire fino a tardi e andare a letto ancor più tardi, e vivere una città che letteralmente fuori da ogni cazzo di luogo comune, davvero, cazzo, non dorme mai e brucia energia bella, e illumina vite insulse facendo pure brillare di luce stupenda quelle già fantastiche. Una città favolosa di SCUM, spazzatura glitterati, tossici e ballerine, venditori di bici “trovate”, anarchopunks & punkabbestia, artisti e bohemiens tardo pede, in magiam versus certamente, grandi rivoluzionari e hippies col sacco a pelo, veri

You Killed Me First

hipsters ed ex Black Panthers, biasanot e guerrigliere, free jazzisti e metallari, poeti di strada e quello che non t’aspetti. C’era di che viversela bene, viversela addosso, lasciarsela vivere pure, lasciasela morire pure come quel mio amico street punk poet ammazzato da un bouncer di un locale tecnicamente “accoltellato” nello stomaco dal manubrio di una bicicletta, in Saint Marks, alle 4 di mattina, davanti a tutto il mondo che era e che has to be. Maledettamente bello tutto, ma molta eroina, crack, AIDS, anche se non lo vedevi. E il disco dei Television per la Elektra era tutta una cosa bella e regolare, grafica quasi borghese, tutto pulito, logo della multinazionale in bella vista, perfetto prodotto per l’entertainment borghese proto gentrification, e non li vedevi i materassi appoggiati per terra con le lenzuola puzzolenti non cambiate

da tre anni, le siringhe infilate nel muro che quando non se ne trovava una pulita si riciclava una di quelle, gli amplificatori coi coni tenuti insieme col nastro adesivo nero che vibravano strano dando un senso ancor più distorto al suono, portati al concerto in taxi sperando che ti pagassero almeno le spese prima di cacciarti fuori dal locale per ubriachezza molesta anche se avevi appena finito di suonare davanti ad un pubblico non numeroso ma estaticamente caciaroso e in giuggiole nel brodo a perdersi dietro a quella musica malata che era the fukkin freakin’ sound to feel in the place to be, e vaffanculo tutto il resto. Era miseria vera, senza i mille euro al mese di mamma e papà per pagarsi un posto letto al pigneto e il resto per fare l’hipster moderno, sottoprolerario a scadenza, ma già marcito prima di esser uscito dalla fabbrica del nulla, il paesello di mafia da cui si fugge per non combatterla e cercarsi una posizione poi, facendo per qualche anno il ribelle alla Sapienza, che sa tutto di Richard Kern, tutto quello scritto su Wikipedia italia, perchè l’inglese lo si capisce male. Era Miseria Vera quella di New York City di quegli anni che forgiò l’arte alternativa di fine millennio, regale cenciosità che verrà scoperta e celebrata quando finalmente cominceremo a vomitare non solo bile verde su tutto quello che puzza

64 | CONTRIBUTO ESTERNO - ANTI ARTE/FATTA

Dio che si vedeva poco, in quegli anni, a New York City. Si vedevano bettolacce portoricane, homeless ad ogni angolo della strada a sbattere il bicchiere della coca cola di cartone preso da McDonalds per far tintillare due spicci due sperando ci si aggiungesse un quarter in più per prendersi un cheeseburger e sopravvivere un’alrtra giornata. Tutto per dire che si viveva meglio che in Israele o pure forsanche a Roma, in quella New York City degli anni 90 che i media ancora raccontavano in chiave mitologica con la temibile violenza del Bronx che era un sobborgo sonnolento di periferia rispetto a Tor Bella Monaca o il Mandrione della Città Eterna. Io ci stavo persa dietro ai fantasmi miei, o peggio a un assurdo progetto di pubblicare negli states, visto l’internazionalismo sonico/sonoro dettato dal punk ed ereditato dal metal, la musica tosta ita-


65 | CONTRIBUTO ESTERNO - ANTI ARTE/FATTA

di Lady Cacca Germanotta Copiotutto, e smetteremo di gingillarci con la mediocre convinzione da party alla cocacola e aranciata coi nomi scritti sui bicchieri di plastica, che Fleet Foxes e Arcade Fire siano quanto di meglio ci propone l’arte della musica. Arte cenciosa ma immensa, che però oggi porta 140 persone, quasi tutti maschi, età media 45, a un concerto sublime, cosmicamente stratosferico, un vero pezzo di storia dell’arte immensa dalle parti di casa nostra per pochi spicci, si James White e Les Contorsions, anche lui con altra formazione che frequentavo in quegli anni a New York City, a suonare una sgarrupatamente e lancinantemente eterna versione di King Heroin, per poi mollare velocemente il palco, perchè la sala dev’essere riempita da centinaia di pischelletti, decine e decine di mini pischellette in minigonna & calze a rete, per una banalissima festa reggae (niente contro il reggae, tanto contro le cose banali) e Mr Off White nel backstage con la controstoria, ma un giorno storia ufficiale della musica che conta, a elemosinare i soldi del taxi per andare a dormire subito, perchè il mondo va avanti in un modo che non vorremo fosse, e vorremmo partire per altri lidi e viaggiare per altri tempi invece che assistere alla vittoria di una mediocrità nullificata che se fosse decadente sarebbe semplicemente sublime, ma è buonismo della morte sbadigliante senza desiderio nè energia nè rabbia alcuna verso neppure se stessi. Non ricordo come conobbi Richard Kern. A volte le persone non si conoscono, ma semplicemente ci si imbatte in loro, vivendo nello stesso mondo di un inner circle straccione di poche centinaia di persone che si conoscono e fanno le cose, tra eight million stories che non vale la pena ascoltare.... Forse era amico di amici.... Forse della tipa di cui non ricordo più il nome, una Regina Tafur dall’enorme borsa a forma di pesce con le scaglie di lamè verde, o un amico punk di lei che adorava Dario Argento e stava facendo una tesi di laurea, bachelorato, what else, su Lucio Fulci.... Oppure me ne parlò Lydia Lunch stessa, di cui ero innamorata di un amore che si scambiava per disgusto verso Patti Smith adoratrice del Pappa Bbuono, seppellita sette metri sotto i tacchi sbilenchi di Miss Lunch.

Helena Velena

Lydia Lunch, Richard Kern

Submit to Me

O Forse più possibilmente fu Nick Zedd, innamorato come me di Miss Lunch, con cui andavamo alle 3 di notte ai Kinko’s a far le fotocopie delle copertine dei suoi videos... ma poi si porrebbe il problema di come conobbi pure Nick Zedd e non se ne uscirebbe, ma si entrerebbe ancor più volando e strisciando e magiche menti psychedeliche, nell’underground maledetto di NYC dove a differenza dei cassonetti differenxiati italiani, musica, cinema, pittura, breakdance, graffiti, Pushers, Hookers, glamsters col mascara colato e la barba della/dalla notte scorsa, tossici, antistars e waitresses in cerca di gloria, artisti miliardari e loosers, era tutta una scena unica che vomitava creatività, idee, morte e voglia di vivere oltre le dimensioni del conosciuto. Anni iconizzati e foderati di retorica solo da chi, ora, invece che crepare per una dose tagliata con intonaco e rimedio contro la diarrea, si fa due piste coi soldini della diaria e poi si stronca di Ketamina credendosi un hobo che fa hopping sui freight trains, perchè per andare da San Lollo alla zona pedonale ha preso tre bus, facendo pure, vergognandosene, il biglietto, perchè non si sa mai, che quegli sbirri dell’ATAC ora salgono pure di notte. Eccheccazzo, vabbeh, bevo waissbeer con Bacardi alla mela verde, e mentre sto scrivendo devo andare al punto, ciò che interessa Heresia Rex (il mio nick su fb, ndr), senza divagare su rimembranze nostalgiche che in fin dei conti chissene fotte... Allora fatto stà che dovevo tornare in italia con una valigia piena di vinili e demo tapes, e ritornare in dietro con un’altra di altri vinili e italici demotapes, perchè all’epoca te lo sognavi di spedire i files via internet, che per telefonare dovevi ancora riempire di quarters il 14ecismo telefono puzzolente trovato che andava, dopo 13 vandalizzati dai finti punk rockers dell’east side che andavano a fare gli alternativi con birra analcolica alle matinee del CBGB’s ascoltando gruppi straight edge del cazzo, rissaioli e maschilisti, vestiti da coatti, e brutti come la fame, parola del Principe de Curtis. E un’amica mi aveva chiesto di portarle alcune videocassette di suoi films.. quindi dove cazzo le compro, se non da lui? Certo, qualche distro in giro che le ha c’e’, ma meglio darli a lui, i soldi, etica diy e tutto il resto....


My Nightmare

fino al piano di sotto, come nella canzone di Nick Cave. E uno può essere il più grande regista underground del mondo occidentale, ma tutto termina in una riga in più a chiudere la bio su Wikipedia. Non è che ci sia molto da raccontare sulla banalità del tutto, mi da le cassette, gli do i soldi, andiamo in giro per la City, compra altra roba, forse a credito, cazzeggiamo in giro, come altre volte che l’avevo visto. Vuoi sapere che tipo era all’epoca? Certo non un artista da Playboy e da mega cataloghi patinati Taschen. Viveva in uno squallido appartamento fatiscente, pochi libri, pochi oggetti, aria alla buona, look stracciato, bella persona, grande mente da artista maledetto. Non era un regista, non sapeva fare il regista, non sapeva scrivere trame. I suoi films erano improvvisati, anzi gli attori stessi si inventavano quello che doveva succedere, e lui andava, il pompino di Lydia Lunch e tutto il resto. Forse, all’inizio, non era neanche un grande fotografo. Ma era un genio underground. E dove stava la sua genialità? Circondarsi di teste matte, loners & loosers ma soprattutto la fauna che faceva brillare la notte newyorkese di quegli anni, di cui ho scritto sopra. Il resto lo sai già. L’hai letto prima e lo leggerai dopo dopo questo mio skizzo di non so cosa, su questa tesi. Ora è un grande artista, celebrato in tutto il mondo. Vivrà sicuramente in una casa molto più bella ed è sicuramente “pulito”, ma il suo genio nacque e si sviluppò in quegli anni, tra straccioni glitterati e fantastici musicisti che non sapevano suonare, e che hanno fatto la storia dell’arte e della musica perchè in quegli anni c’era una rivolta, ciclica, ma la cui prossima non sta affatto ancora arrivando, da esprimere. E Mr Kern l’ha saputa documentare, con lo stesso stile violento, sporco, pericoloso, straccione ma maledettamente poetico, della banda di meravigliosi crazies che lo circondava... E le cassette, con le copertine fotocopiate magari pure quelle da Kinko’s, fecero una strana fine. Rubate in aeroporto. Ero arrivata all’ultimo momento, a check in chiuso, e neanche chiuse avevo la valigia e una borsa. Tanto c’erano tutte cianfrusaglie autoprodotte, frattaglie undeground... e un giubbotto di pelle, messo li all’ultimo momento per evitare,

visto il look, almeno un minimo casini al posto di controllo con le valige in late check e il rischio di rimanere a terra .... Poi arrivo in italia, apro la valigia e.. il giubbotto era sparito, e le cassette pure.... Leather jacket, molto punk, tipo trofeo, ok, capito, ma il tizio che lavorava al baggage transport che cazzo se ne faceva delle cassette?? Forse le copertine, porno smut, roba assurda da far vedere agli amici normaloidi, chissà.. Curiosamente, un minimo di attitudine mentale positiva il tipo che mi fregò le cose, la mostrò. Una carta d’identità, un’agendina e un sacco di foglietti con numeri di telefono vari, non li cacciò nella spazzatura, ma li mise in un’altra borsa che trovò aperta. Era quella del Ministro del Lavoro Svedese che era stato a Washington per un meeting, e aveva fatto il cambio a NYC. Questo, a differenza dei politicanti italiani di vario grado e appartenenza mafiopolitica, aveva pure lui una PMA. Lui Svedese, nell’agendina trovò un numero di telefono di NY di un’altra svedese, messo in rilievo. Era Sondra Andersson, delle Rat At Rat R, con cui avevo una mezza storia. Telefonò a lei a NYC, e lei gli diede il mio indirizzo italiano, a cui lui mi spedì il tutto, salvo le cassette che ovviamente erano già scomparse... Poi quando si dice me ne vado dall’italia per andare in Spagna solo perchè a Barcellona c’e la Movida fino a più tardi che al Pigneto o ai Murazzi, e gli indignados che per favore, magari la Svezia sarebbe ben più interessante alternativa, almeno pwer la gente.. ma tant’è. Poi forse a pensarci meglio non andò nemmeno così nel senso che le cassette rubate nella valigia furono quelle dei films di Nick Zedd che mi aveva chiesto la Sandrina Murer, e i video di Richard Kern chissà che fine hanno fatto, o forse addiritura non li ho nemmeno mai avuti e chissà per quale cazzo di motivo quel giorno andai a casa sua.. Forse perchè mi aveva chiesto di recitare in un suo nuovo film, oppure glielo avevo chiesto io oppure gli dovevo fare un favore oppure chiccazzo si ricorda, ma comunque per la cronaca non feci mai un film con lui. Anni dopo, rimasta ancorata mio malgrado in questo paese di Mafia e Vaticano, Raro Video decise di pubblicare un cofanetto coi primi storici corti punk di Richard Kern, e qualcuno qui in italia

66 | CONTRIBUTO ESTERNO - ANTI ARTE/FATTA

Beh, so dove abita, ma circa, e a Manhattan circa è l’assoluto, e comunque mi ricordavo che mi aveva detto di non andare mai direttamente, chiamarlo sempre prima. Oh yeah.. Lo chiamo dall’angolo della 14esima e non so che cazzo, mi risponde e mi dice di salire... Saran le tre del pomeriggio ma forse l’ho svegliato io con la telefonata, e del resto va bene così... E’ fuso e confuso, e mentre cazzeggia un pò per casa a cercar qualcosa da break-decisamentre-slow che non c’e, suonano alla porta. Panico totale. Mi fa segno di non fiatare, non muovermi, non un suono. Aspettiamo immobili, come in un film muto mentre il sonoro è lo scampanellio continuo, agitato, incazzato, che non acenna a smettere.. Come quando appunto, ci si “attacca al campanello”... Interminabili minuti, in cui dobbiamo far finta di non essere in casa, fino a quando il tipo si convince o più probabilmente si rompe il cazzo e molla l’osso, anzi il campanello. Era un tipo a cui Richard doveva dei soldi per della roba. Forse molti, forse pochi, di sicuro non li aveva, e il tizio li voleva. E lo sai baby che spesso queste storie finiscono male... Poi trovano il tuo cadavere marcito sul pavimento della cucina perchè i vicini sentono puzza di carne in putrefazione, o perchè il sangue filtra come le lacrime tra le assi del pavimento


67 | CONTRIBUTO ESTERNO - ANTI ARTE/FATTA

Fingered

che aveva saputo che l’avevo conosciuto, mi propose di farne la presentazione in video. Cioè cazzo capisci? nell’era pre EasyJet e domani vado a scopare bareback a Berlino e poi torno in tempo per la riunione del coordinamento contro l’omofobia, conoscere qualcuno anche solo perche ci si è parlato venti minuti era una gran storia.... Tipo la tizia che un giorno da Trento o quello che era nel 1969 o forse 71 telefonò a Jerry Garcia e divenne una star che neanche Riccardo Bertoncelli, che poticamente avrà anche sparato cazzate, ma Massimo Rispetto io dico, e comunque, visto che io almeno Richard Kern l’avevo frequentato davvero allora ok, insomma, mi chiedono di fare un video di presentazione... Ma a me non piacciono le cose museizzate e didascaliche, e se Mr Kern per me era la New York City stracciona marcia drogata geniale creativa folle lucida sfatta marcia (imbecille?) proiettata verso l’universalità della controstoria del ‘900, allora ve lo racconto per quell’episodio microscopico che però nella mia mente lo rappresentava in pieno. Il fare silenzio che in casa non c’è nessuno perché il pusher con la lama vuole i suoi 29 dollari o che cazzo..... Allora ci mettiamo daccordo, e mi serviva un’attrice che poi ci saremmo baciate perchè rappresentava la mia amante o una che passava di lì per caso, non so, nella fattanza non so, e una location

stracciata, rovinosa, da dilapidated house newyorkese.. L’attrice doveva essere Xenia, che avevo conosciuto ad un concerto, che so, forse i Misfits con Dez Cadena dei Black Flag alla seconda chitarra che poi lei quella sera se lo scopò ma questa è un’altra faccenda, allora io le chiesi il numero e la vidi un paio di giorni dopo ed era fantastica cazzo, superfetish superfantastica, mora coi capelli lunghi lisci heroin chic, e appunto tossica di ero ma non lo sapevo, e quando ci vedemmo in questo bar a Prati lei si propose come la mia slave e ci baciammo a lungo e in un attimo ero persa per lei, e in quel periodo conducevo una trasmissione televisiva frocia & lo dissi pure in diretta... Comunque come seconda attrice volevo lei, ma lei era troppo persa, fatta & tutto il resto anche se aveva due cani che aveva battezzato Fenomeno e Noumeno ed era davvero fantastica in tutto, ma dovetti rinunciare, aargh... La location me la trovaronono a casa di un credo pure lui regista, al Pigneto, rovinosa, più romana che da Big Apple, ma non si può andare tanto per il sottile, e la sostituta di Xenia, il regista del video propose la sua compagna, che a dirla tutta anche se era straight sia nel look che nelle addictions, mi piaceva proprio pure lo stesso, tanto insomma, non solo fisicamente ma anche di intesa mentale.. e allora partiamo. Portai anche una parrucca rossa lunga lunga, fica, che non

mi ricordo se doveva indossare lei o io, forse lei, ma io ero la versione transgender di Richard Kern, oppure neanche, chi capiva capiva e va bene così- Allora che cazzo faccio, rimisi in scena quell’episodio che ti ho già detto.... Allora praticamente funziona così, io sono in casa, e sono in astinenza pesa, e sto con un tocco tanto così di hashish, tipo la mattonella di cioccolata, hai presente? Che poi era proprio una mattonella di cioccolata tutta ricoperta di platica trasparente... Insomma io sono a casa da sol* che aspetto il tipo che deve venirla a prendere e smollarmi i soldi per farmi una dose, o meglio direttamente una dose, ma questo non arriva, e che cazzo, e io sto in astinenza, e non arriva nessuno ma suonano alla porta, silenzio assoluto nobody’s moving, tutta la situazione si ricrea, paranoia but not paradise e finalmente il tizio se ne va (il pusher doveva chiamarmi prima, dall’angolo del block) e allora io torno in paranoia e cazzo devo farmi ma non c’è niente per farsi e allora di che cazzo di cosa mi faccio se non c’è niente per farsi e la mattonella di fumo è l’unica cosa che stravolge sennò che cazzo faccio bevo la candeggina ma quella non mi stravolge a allora ci vuole un’idea e quella cazzo di mattonella di fumo di cioccolato e scappo in cucina urlo come una scimmia in.. scimmia e apro tutti i cosi come cazzo si chiamano dei pendenti i cosi i suppellettili, i mobiletti, insomma hai capito,


un codice di suonata per far sapere che è lei e mi convince a lasciar perdere la cioccolata che non si è ancora sfinata in polvere e mi bacia la cassetta cazzo finisce proprio in quel momento e mi dice che non si può usare la scena perchè ne manca un pezzo e allora che cazzo facciamo.. ormai sono fusa completa, non so cosa ho fumato o bevuto o cosa e allora mi metto a parlare e racconto delle cose e parlo di Richard kern e guarda caso lui filma e c’era ancora nastro, forse è tornato indietro, forse era geloso di vedermi baciarli con la sua ragazza, e insomma io parlo fusa fatta fradicia e racconto e lui filma e lui filma e io parlo fatta fradicia e lui filma, e non so cosa dico ma lui dice che va bene, e alla fine questo, ma non la fiction della cioccolata e del bacio con la sua ragazza e tutto il resto, questo che io racconto, finisce nel video di presentazione ai corti di Richard nel cofanetto a lui dedicato. Ora, io non l’ho mai visto, non mi hanno mai pagata nemmeno, forse erano cento sacchi, la parrucca è andata persa che non era male perchè ci avevo fatto un’altro stunt davvero niente male, con la sua ragazza ci siamo baciate a lungo anche dopo, senza nessuno che riprendesse, su per le scale, poi l’ho incontrata un giorno che veniva a trovare dei vicini di casa e poi sti cazzi davvero.. insomma io

X is Y

il video che è venuto fuori dove parlo di Richard non l’ho mai visto, ma a un tot di gente piace, e dice che è marcio e rovinoso come i suoi video, ma io volevo fare un’altra cosa invece che la solita roba accademica all’italiana perchè non sappiamo vivere le cose. Io volevo raccontare Richard Kern attraverso un video alla richard kern in cui io interpretavo Richard Kern, ma tutto questo ora è nel reame dell’immaginario che mai nessuno vedrà. come la foto con la maschera antigas in faccia, a pugno chiuso, davanti alla macchina rovesciata e bruciata all’angolo con Piazza Alimonda a Genova nel 2001 perchè dentro alla macchinetta fotografica, altro che digitale, cazzo , non c’era la pellicola.. E allora va così. Che vuoi sapere o tu che leggi? Guardati i video, le foto, la tipa minorenne in reggiseno con la pistola puntata all’obiettivo che è costata un tot di mesi di carcere, cazzo un tot di mesi di carcere, in quest’italia della mafia, del vaticano e della vecchia piccola borghesia che ora vota Renzi e ascolta i Queens of the Renzi Age come una cosa fica perchè loro sono fottutatente mediocremente rock con le ciabatte e il pigiamino e come dice la tizia, la minestrina col formaggino dentro. Affanculo. Affanculo. E se pensi che questo è scontato, retorico, già visto, già sento, bene, c’e l’ultimo film del grande rocker Carlo Verdone, che ti aspetta. Scritto e non riletto, benvendo porcherie varie e ascoltando rockblues underground tra il 70 e il 72, Patto compresi (che curiosamente ora cantano - you call me a junkye-), alle 3 e 27 del 24 gennaio di 2014 anni fa quando non nacque un cazzo di nessuno che però maledettamente condiziona sempre le nostre vite immerdosendole come non si può e non si deve. Bona lè. Buona mediocrità perbenista eternamente olgettianberlusconiana, per una nuova rivolta che vomiti sangue, il loro, oltre lo specchio, in un’altra dimensione & tutto quello che ci troveremo!!!! Helena Velena

68 | CONTRIBUTO ESTERNO - ANTI ARTE/FATTA

e rovescio tutto piatti bicchieri padelle, magari se mi infilo una forchetta nella vena fa meno male ma dove la intingo la forchetta, nel topicida? e non c’e un cazzo figuriamoci che trovo qualcosa da farmi in frigorifero che c’e solo della verdura mezza marcia e allora quella tavoletta di cioccolato di fumo continua a trapassarmi la mente ma cazzo sto, mi faccio una canna? non ho neanche una merda di chilum da fricchettone del cazzo e allora andate affanculo tutti, prendo la mattonella e con un coltello comincio a tagliarne delle briciole, piu fini possibile, le trito cazzo le trito, devo trasformarle in polvere, polvere di hash, sempre più polvere poi me la faccio in vena questa polvere vedrai che in qualche modo un viaggio lo fà porco cazzo di merda.... Ma intanto le figure si sdoppiano, Richard è sempre più fuori, famelico di farsi un buco, Helena è sempre più fatta stravolta ubriaca fradicia e chissà che altro e intanto sto cazzo di telefono continua a suonare e non è Xena magari... E’ la Rumena, possibile che ho una storia con una rumena di 19 anni che il padre ha tentato di denunciarmi perchè pretendeva che fosse minorenne ma aveva già 19 anni, e una domenica mattina ci svegliamo a casa mia e c’erano che so 15 chiamate sul cellulare, metà di suo padre e metà di un numero urbano della questura di Roma, perchè suo padre aveva telefonato ad una sua amica punk e questa le aveva detto che stava con me e lei aveva il mio numero e sticazzi comunque perchè per un anno era maggiorenne. Insomma mi telefona la rumena che mi aveva raccontato che abitava sulla Casilina e io le dico vieni qui che ti metto nel video e invece in realtà lei stava alla Borgata Finocchio che è un tot davvero più lontano, e intanto il regista filmava tutto e sprecavamo banda, no che banda, la cassetta, e io ero sempre più fatta e stravolta e Richard segava la cioccolata e la faceva sempre più in polvere per fare una soluzione e iniettarla e intanto il telefono continuava a suonare e non era mai Xenia ma la Rumena e allora io le dicevo tanto sei già nel film attraverso la telefonata e il regista filmava tutto e la cassetta finiva e allora quando io dico ok va bene allora andiamo avanti ma tanto ero già fusa fradicia e allora giriamo la scena della mia amante forse lei colla parrucca rossa dai capelli lunghissimi e arriva e ha le chiavi oppure


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Totem of the depraved. Nick Zedd. 2.13.61Publications.

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JIM JARMUSCH jim-jarmusch.net jimjarmusch.com goodreads.com mubi.com nytrash.com

nickzedd.com ubuweb.tv realitysandwich.com undergroundfilmjournal.com exberliner.com CHARLIE AHEARN evgrieve.com charlieahearn.com whitehotmagazine.com complex.com RICHARD KERN theurbandaily.com thefader.com richardkern.com altamontapparel.com thafoundation.com gomma.tv djhistory.com bam.org collater.al nashvillescene.com cultframe.com archiviostorico.corriere.it ERIC MITCHELL eastenders.wikia.com SUSAN SEIDELMAN villagevoice.com rogerebert.com fandango.com flavorwire.com filmtv.tisch.nyu.edu luxonline.org.uk observer.com filmmakermagazine.com

72 | CONTRIBUTO ESTERNO - SITOGRAFIA

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Giuseppe Zoia per l’aiuto ed il materiale fornitomi, i registi Nick Zedd ed Amos Poe, Francesca Annicchiarico, Helena Velena, Piero Deggiovanni, Danilo Danisi, Renato, Elena e Stefano (collettivo Istanti Mobili), Alessandro Amaducci, Livia Satriano ed Olly Heuser. Grazie anche a Ubuweb, la Gomma TV, Slittamento di Bande videozine ed ai Tangerine Dream per avermi allietato la stesura di questo documento.

74 | CONTRIBUTO ESTERNO - RINGRAZIAMENTI

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