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PREFAZIONE

A ormai un anno dalla scomparsa di don Carlo Molari, questo libro, che riporta le sue riflessioni sui Vangeli del ciclo del Natale,1 assieme al volume sui Vangeli della passione e della Pasqua di prossima pubblicazione, è parte del processo di diffusione del pensiero di questo maestro che si è articolato negli ultimi anni attraverso la pubblicazione di diverse opere curate da suoi discepoli sotto la sua supervisione.2

In particolare, nei loro riferimenti questi due volumi si ricollegano al citato Il cammino spirituale del cristiano in quanto ne riprendono, espandono e radicano i messaggi e i contenuti nella riflessione su Gesù di Nazaret.

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Il messaggio che don Carlo ci vuole trasmettere è chiaro e sempre ricorre: la necessità di sviluppare la nostra dimensione spirituale con l’esercizio interiore e la preghiera, e l’azione creatrice di Dio che sempre, progressivamente e gratuitamente, alimenta il nostro cammino con frammenti di perfezione, cioè con doni nuovi di amore, di intelligenza, di giustizia, di misericordia, di fraternità, di capacità di perdono.

L’unica condizione richiesta è di accoglierla. E accoglierla vuol dire offrire questi doni agli altri, farne a nostra volta dono – perché non fare dono del dono è la stessa cosa che non accoglierlo, proprio come il perdono – a chi ci sta vicino, alla comunità, a tutto il genere umano perché possa continuare a crescere. Questo è amore e fede, ed è speranza, la certezza che la forza di Dio non ci verrà a mancare e, se a questa ci apriamo e l’accogliamo, ci farà capaci di amare in ogni circostanza, anche la più critica, della nostra vita. Questo il messaggio della croce che salva e della pace del cuore. Ed è il messaggio che don Carlo ha messo al centro del suo insegnamento e per il quale, per tanti di noi, è stato non tanto un maestro di teologia quanto un maestro di vita. Perché il suo parlare di Dio è stato il suo vivere di Dio.

1 Sono qui raccolte molte delle omelie pronunciate da don Carlo Molari nelle Messe festive del periodo 2000-2010 nella cappella dell’Istituto San Leone Magno dei Fratelli Maristi di Roma. Le Messe erano preparate durante la settimana in un incontro con don Carlo in cui venivano messe a fuoco alcune piste di riflessione che poi, generalmente, lui riprendeva nell’omelia. Negli anni cui si riferiscono le riflessioni raccolte in questo libro, con tutti i partecipanti, molto costanti nella presenza alle Messe e agli incontri di preparazione, ci siamo scoperti sempre più uniti dall’esperienza che stavamo compiendo, tanto che giungemmo a costituirci in una comunità, benché ciascuno continuasse la sua vita di famiglia e di lavoro, di cui ancora oggi ci sentiamo parte. E questo per profonda gratitudine, più che per semplice nostalgia, perché ciò che di positivo abbiamo ricevuto in quegli anni è diventato nostro e ci ha messi in sintonia con la parte migliore della nostra società, sia per quanto riguarda gli ideali, sia per quanto riguarda il modo di perseguirli.

2 Triduo pasquale. Meditazioni, Edizioni Appunti di Viaggio, Roma 2019; Il cammino spirituale del cristiano. La sequela di Cristo nel nuovo orizzonte planetario, Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (Verona) 2020; Riflessioni, Pazzini Editore, Villa Verucchio (RN) 2020; Espiazione. L’azione misericordiosa e gratuita di Dio che nulla chiede per offrire perdono, Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (Verona) 2021.

C’è poi tutto lo straordinario corredo di evidenze e di riflessioni a supporto, fondate sulla Scrittura, i suoi studi teologici e, straordinariamente, sulla profonda comprensione delle (nonché partecipazione e adesione alle) conquiste del pensiero attuale in campo scientifico, antropologico, linguistico, filosofico, teologico, scritturale, e quant’altro. Il tutto, come lui stesso continuamente sottolinea, nella dimensione planetaria in cui oggi il genere umano si muove.

Si tratta di riflessioni che nascono non da pura speculazione teologica, ma dall’esperienza vitale di questo maestro che scrive:

Ci sono due modelli diversi per capire come si sviluppa la dottrina. Il primo modello, che potremmo chiamare intellettuale o anche razionale, consiste nel prendere le formulazioni e svilupparne le potenzialità, sempre partendo dalle formule. […] Nell’altro modello si è ricercato un fondamento più profondo delle formule, andando in radice e chiedendosi come le formule nascano. E la risposta è stata, ed è: dall’esperienza della fede. Per cui prima compiamo l’esperienza di fede e poi la analizziamo: è così che scopriamo che le formule non traducono mai con esattezza l’esperienza.3

È dalla vita che don Carlo si lascia guidare per scoprire, al di là delle implicazioni soggettive e psicologiche cui pure si rivela sensibilissimo, le modalità con cui la fede nel Dio che continua la sua opera creatrice in noi e nel creato diventa costitutiva della trama stessa della nostra esistenza. Ancora e sempre, una fede mai disgiunta, anzi componente stessa, della speranza e dell’agàpe, le altre due declinazioni di quella triade teologale che è sostanza dell’esperienza cristiana fin dal suo affermarsi nelle prime comunità; le quali in Gesù, e con Gesù, l’avevano sperimentata e testimoniata.

Scrive don Carlo:

Per parlare di Dio non possiamo partire da Dio, l’unico modo che ci è consentito è di partire dalla nostra esperienza, da ciò che noi cogliamo dalla nostra condizione di creature che fanno esperienza dell’azione di Dio e di come questa si manifesta in noi.4

È per questo che il suo modo di fare teologia si rivolge a tutti ed è aperto e accessibile a tutti, perché è incentrato sull’esperienza del nostro vivere quotidiano. Oltre che, naturalmente, sul fatto che di tutto questo don Carlo non tanto parlava, quanto viveva. Lo abbiamo davanti agli occhi quando, con gli occhi chiusi e il dito indice puntato nella direzione che ci indicava, parlava non di cose che sapeva, ma di cose che viveva. E lo faceva con rigore, con logica adamantina perché nelle sue argomentazioni non c’erano zone non risolte, da un lato, e dall’altro, se c’erano, erano chiare prima di tutto, e ben più lucidamente, a lui e ben comunicate a noi. In questo modo finiva con il farci dono delle sue frasi così ben compiute, inappuntabilmente rigorose e coinvolgenti, se non commoventi. Le abbiamo registrate e trascritte tali e quali, senza nessuna difficoltà, e sempre con il senso di pienezza della prima volta.

Ma quante volte don Carlo ha saputo tornare a donarci il suo messaggio di vita in forme, contesti, accenti, specificazioni, circostanze, riferimenti evangelici e scritturali sempre diversi? In quante circostanze della sua vita è tornato a mettere a fuoco, ad approfondire, ad assaporare, a invocare quelle verità di cui ci metteva a parte? Quante vite, e di quante persone attorno a lui, ha fatto proprie per poter così bene parlare delle nostre vite e alle nostre vite? Del resto, lo dice anche lui, più scendi in profondità dentro di te, più l’orizzonte si allarga agli altri: l’amore di Dio e l’amore degli altri sono la stessa cosa.

La riflessione teologica e la vita spirituale costituiscono la trama dell’esistenza, la vita stessa, di don Carlo. I suoi libri, le sue lezioni, le conferenze, tutte le sue interlocuzioni sono fatte di questo: apertura alla vita, profondo coinvolgimento nell’avventura umana e nella storia, pensiero di Dio, contatto con Lui nella preghiera. Che altro dovremmo aspettarci dalle sue omelie? E, infatti, le sue omelie di questo sono fatte.

Ognuna di queste riflessioni viene a essere, per il suo ancoraggio ai testi della Scrittura, un percorso facilitato alla comprensione del pensiero e delle indicazioni di vita spirituale dell’autore. Per il suo continuo replicarsi lungo i percorsi dei testi evangelici finisce, però, per espandersi in modo anche sorprendente, e offrire un quadro che risulta spesso più esaustivo e più ricco di implicazioni dei testi strutturati in cui il suo pensiero è esposto.

Il riferimento alla vicenda storica di Gesù, in stretto parallelo con le vicende umane in cui ciascuno di noi può riconoscersi, offre un contesto di esemplificazione e applicazione pratica in cui il pensiero teologico di don Carlo emerge con ancora maggiore chiarezza e ampiezza di implicazioni. Infatti, a quei temi della riflessione che i racconti dei Vangeli sollecitano in don Carlo viene generalmente dato modo di esprimersi con una estensione e una concretezza maggiori rispetto alla trattazione sistematica che ne fa, per restare nel riferimento qui adottato, Il cammino spirituale del cristiano.

Il che fa ben intravedere lo stretto intreccio fra la meditazione delle Scritture, in particolare i Vangeli, e lo svolgersi del pensiero teologico e delle indi-

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