UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA CORSO DI LAUREA INTERFACOLTA’ DI PRIMO LIVELLO IN SCIENZE ORGANIZZATIVE E GESTIONALI
Tesi di laurea
CAVALIERI NEL TERZO MILLENNIO
Candidato: GAETANO OROFINO
Relatore: Prof. MICHELE NEGRI
Matricola: 46157
Anno Accademico 2011/2012
Alla mia famiglia e al sostegno che mai è mancato.
“… parte essenziale deve essere l'eredità ideale di coloro che ieri pur sapendo perduta la battaglia si tennero sul loro posto e combatterono. …” (Julius EVOLA )
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Abstract Il termine “cavaliere” è al tempo stesso ambiguo e molto evocativo. Generalmente è associato, nello stereotipo dell’immaginario collettivo, alle gesta eroiche di personaggi della letteratura medievale. Lo s’immagina come guerriero al servizio della fede nelle crociate tanto quanto all’impavido combattente al servizio di potenti Re e Imperatori come descritto nelle narrazioni delle “chansons de geste”. Eppure ancora oggi tra di noi, nella nostra società, sono presenti uomini e donne che agli antichi ordini s’ispirano. Ma cosa spinge queste persone a seguire le orme di questi antichi eroi, chi erano allora e chi sono adesso? Che cosa facevano e cosa fanno oggi? Per rispondere a questi quesiti ho approfondito il percorso storico, sociale e culturale di questo fenomeno dalle sue origini a oggi.
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INDICE
Introduzione .……………………………..…………..…………… pag. 3
Capitolo 1 1 Gli albori della cavalleria in Europa …………..…………...……. pag. 5 1.1 Dalla nascita al medioevo ………….…………………….………… pag. 6 1.2 Gli ordini Hierosolimitani …………….………….…….………… pag. 11
Capitolo 2 2 Gli ordini cavallereschi oggi ………………….……………..… pag. 34 2.1 Panoramica degli ordini esistenti in Italia …..…….…………… pag. 35
Capitolo 3 3 Il Priorato del Tempio Hierosolimitano di Mik’ael …...……… pag. 41 3.1 Elaborazione dell’indagine quantitativa e relative valutazioni .......… pag. 43
Conclusioni .………………………………………..……………… pag.56
Bibliografia …...…………………………………....……………… pag. 58 Sitografia …...…………..……………………………….………… pag. 62
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Introduzione Il Medioevo; un’immenso patrimonio architettonico, artistico, letterario e culturale. Mille anni dopo siamo qui ad ammirarlo, studiarlo, discuterlo perfino. Ci sono rimasti i suoi castelli, i palazzi e le chiese, le grandi opere d’arte e ancora i giochi equestri, le giostre i pali. Ci sono rimaste anche delle immagini, indelebili,
che
la
letteratura
ci
ha
tramandato. Figure da fiaba, da narrare ai nostri figli e su cui fantasticare ed immaginare con loro di rivere mille avventure con personaggi epici come Re Artù o, perché no, con Don Chisciotte della Mancia ed il fedele Sancho Pansa. E già, perché l’immagine del cavaliere è sempre stata un’icona, uno status a cui aspirare nella nostra fantasia e non solo. Si perché i cavalieri ci sono sempre stati e ci sono ancora. E allora mi sono chiesto perché un uomo oggi voglia essere un cavaliere. Chi sono oggi i cavalieri e che cosa significa essere, oggi, un cavaliere? Perché volerlo diventare? Per rispondere ho ripercorso la traccia storica che mi ha condotto dalla probabile origine della cavalleria fino ai nostri giorni. Ho ricercato nelle fonti le peculiarità del “profilo” del cavaliere nel corso del tempo cercando di
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contestualizzare al contempo gli aspetti sociali e culturali con quelli storici. Nell’ultima parte di questo studio ho effettuato una ricerca sociologica di tipo quantitativo. Questo sistema, pur riducendo il contatto tra il ricercatore ed il campione selezionato, riduce anche l’influenza che il ricercatore stesso potrebbe avere sugli intervistati. I dati, con questa metodologia, risultano essere non contaminati perché espressi in totale privacy. Questa ricerca è nata dalla collaborazione offerta dal Priorato del Tempio Hierosolimitano di Mik’ael, confraternita di ispirazione neotemplare che ha proposto il questionario da me elaborato1 a circa 500 suoi associati. Questa ricerca ha avuto inizio il 26 maggio u.s. ed è terminata il 31 luglio 2012. I dati raccolti sono stati elaborati e da questi ho ottenuto delle statistiche che ho poi riportato nello studio di seguito proposto. Il “campione” era composto da uomini e donne di età compresa tra i 18 ed i 70 anni, di varia estrazione sociale distribuito sull’intero territorio nazionale e su alcuni paesi esteri quali Stati Uniti d’America, Russia, Spagna, Romania, etc.. Il questionario proposto è stato suddiviso in due sezioni: una puramente anagrafica con domande selezionate tra quelle proposte dall’ ISTAT per le ricerche di campionamento una una seconda in cui ho proposto al “campione” delle domande, molte delle quali a testo libero e da me elaborate, per approfondire gli aspetti intrinseci della ricerca.
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Consultabile all’idirizzo web https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?formkey=dExvSVpiRzBjT2c3QktZRUhW LTEyTFE6MQ#gid=0.
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Capitolo 1 1.
Gli albori della cavalleria in Europa. L’evocazione della figura del cavaliere riporta alla mente nobili combattenti bardati di scintillanti armature, che brandivano le loro lunghe spade al galoppo di cavalli addobbati con stendardi multicolore pronti a difendere oggi un regno e domani una nobile causa.
Ma le multiformi immagini dello
stereotipo del cavaliere e della cavlleria sono molto diversi e spesso sfuggenti rispetto ai reali riscontri storici, culturali e sociali. Gli stessi termini “cavaliere” e “cavalleria” risultano essere ambigui. Se da un lato ci offrono la figura di coloro che combattono a cavallo, da un’altra ci aprono scenari legati a posizioni sociali, a ruoli ben definiti ed a stili di vita dedicati all’esercizio di questi ruoli. La cavalleria nasce innanzitutto come mestiere esercitato da combattenti addestrati all’arte della guerra con tecniche che sfruttavano come sistema di combattimento il cavallo, essi erano al servizio dei loro signori o dello stesso re. Gli elevati costi di questo particolare tipo di combattimento faceva di questi combattenti una “élite” formata principalmente da aristocratici. Il loro codice deontologico, basato inizialmente su doveri di obbedienza verso il proprio signore e nel dimostrare a quest’ultimo il proprio valore nel combattimento, nel corso del tempo passa
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ad una sfera di responsabilità più amplia facendo propri la difesa del loro territorio e della propria gente soprattutto dei più deboli. 1.1
Dalla nascita al Medioevo. La nascita della cavalleria in Europa è il frutto di tre elementi tra loro connessi da fattori storici, culturali, sociali e religiosi: innanzitutto abbiamo l’impero romano, che tra il III ed il IV secolo dopo cristo inizia a decadere ma che costituisce il substrato culturale e demografico del vecchio continente; in secondo luogo abbiamo i popoli “barbarici” che iniziano a prendere campo sulle ceneri di Roma fino a prenderne il controllo politico, sociale e culturale ed infine, ma non meno importante, la Chiesa che poco alla volta plasmerà questa nuova società rendendola la nuova ed unica realtà europea. Per quanto molti studiosi sostengano che la cavalleria discenda dall’ordine equestre romano fondato dall’imperatore Augusto, personalmente preferisco sostenere la tesi secondo cui la cavalleria discenda più verosimilmente dalla tradizione germanica. Lo scrittore Franco CARDINI2 descrive molto chiaramente le caratteristiche dei valori “barbarici” come la venerazione per il cavallo e per le proprie armi, in particolare della spada dotata di una sua sacralità: essa ha spesso un nome, su di essa si giura e le si attribuiscono doti sovrannaturali. Si pensi a quella ricevuta da Goffredo Plantageneto nel 11273 o le “mitiche” Excalibur, Joyeuse o la Durliadana.
F. CARDINI, "Alle radici della cavalleria medievale", Firenze 1982, p.p. 3- 129. GIOVANNI DI MARMOUTIER, "Historia Gaufredi ducis", in L. HALPHEN e P. POUPARDIN (a cura di), "Chroniques des comtes d'Anjou et des seigneurs d'Amboise!, 2 3
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Seguendo la teoria dell’origine della cavalleria secondo il ramo germanico iniziamo a delineare adesso la figura di quello che per essi era un cavaliere. Come descritto da Tacito già nel II secolo dopo cristo, egli è innanzitto un guerriero, ovvero un giovane (libero o schiavo) abile e sicuro all’uso delle armi. A seguito di una cerimonia di iniziazione in cui egli dimostrava le sue qualità e con in giuramento prestato su una spada egli entrava a far parte dell’assemblea degli uomini liberi (comitatus)4. L’abnegazione, il coraggio e lo sprezzo della morte hanno consentito a queste popolazioni di conquistare l’Europa. La forza dimostrata da questi guerrieri iniziò ad imprimere nell’immaginario comune un intervento soprannaturale che nel medioevo farà gridare al miracolo. I valori tipici delle culture “barbare” sono molto simili ai valori
dei
cavalieri
Paris 1913, p. 180. TACITO, "De origine et situ Germanorum", XIII, 1: «Nihil autem neque publicae neque privatae rei nisi armati agunt; sed arma sumere non ante cuiquam moris quam civitas suffecturum probaverit. Tum in ipso concilio vel principum aliquis vel pater vel propinqui scuto frameaque iuvenem ornant: haec apud illos toga, hic primus iuventae honos; ante hoc domus pars videntur, mox rei publicae». ([I Germani], poi, non trattano alcun affare, pubblico o privato, senza essere armati; ma è costume che nessuno porti le armi prima che la tribù abbia riconosciuto che egli sia in grado di maneggiarle. Allora nella stessa assemblea o uno dei capi, o il padre o uno dei parenti, provvede della lancia e dello scudo il giovane; far questo è presso di loro come consegnare la toga, è il primo segno di onore della gioventù; prima di ciò sono considerati parte della famiglia, dopo dello Stato.) 4
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medievali. Premesso quanto detto, i cavalieri di tradizione “barbarica” non sono necessariamente nobili. Già... cavalieri e nobilità. Ma chi sono allora i nobili e chi sono i cavalieri? E quando il loro cammino si fonde? Iniziamo col dire che fino all’anno mille circa, a livello sociale, le categorie di uomini erano due: gli uomini liberi e quelli che non lo erano. Il concetto di nobile era legato a fattori per l’appunto di carattere sociale che vedevano in questi soggetti uomini degli di rispetto, onorabili (anche se, quasi sempre, erano soprattutto liberi e ricchi). I gradi di nobilità erano tantissimi e determinare i lignaggi non era alla portata di tutti. Si dovrà arrivare alla fine del XIII secolo dopo cristo perchè il diritto stabilisca i gradi e i poteri attribiubili ai vari livelli di nobiltà. Sempre intorno all’anno mille le cronache iniziano ad essere invase dalle gesta dei “milites”. Infatti sin da allora chi combatteva o che poteva ostentare le capacità del cavaliere era definito così. Non importava chi egli fosse se un uomo libero, un barone o persino un re. Infatti le caratteristiche del cavaliere erano uguali per tutti. L’essere cavaliere diventa uno status. Infatti non definisce un rango e nemmeno una condizione giuridica nè, tantomeno, priva il soggetto del suo ruolo ma lo proietta in quella dimensione mistica tipica del cavaliere. In battaglia ognuno di loro aveva il suo cavallo e il suo equipaggiamento che ovviamente poteva variare in base alle disponibilità. Quello che non cambiava mai era lo spirito con cui il cavaliere doveva affronatre il campo di battaglia. L’accettazione da parte dei potenti di questo appellativo eleva la definizione
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stessa del termine rendendolo sempre più importante. La culla della fusione tra cavalleria e nobiltà è senza dubbio la Francia dove già a partire dall’ XI secolo dopo cristo si comincia ad associare alla figura del cavaliere quella dell’aristocratico prima e, nel corso del tempo, anche quello del nobile. Nel resto d’Europa il percorso è più tardivo e passa per i principati belgi, in Lorena, in Alsazia e dopo ancora (XIV secolo dopo cristo circa) anche nei Paesi Bassi5. La nascita della cavalleria non poteva lasciare indifferente la Chiesa e nell’accogliere questo nuovo fenomeno socio – culturale ha dovuto affrontare posizioni diverse e contrastanti legate alla pace e soprattutto alla guerra. Agli albori della sua esistenza la Chiesa ripudiava la guerra e sono note le vicessitudini di martiri uccisi per diserzione o per il rifiuto di combattere sia in pace che in guerra6. Il passaggio da religione perseguitata a religione di stato determinò un cambiamento di rotta e la visione dell’imperatore così come quella dell’impero cambiarono divenendo “volontà di Dio”7. Sant’ Agostino
Si vedano i lavori di Génicot, Parisse, Bur, Dubled, Musset, Debord, Poly, Feuchère Bonnassie, Devailly, Magnou-Nortier, Beech, Martindale, eccetera; per i Paesi Bassi confer anche J.-M. VAN WINTER, "Knighthood and Nobility in the Netherlands", in M. JONES (a cura di), "Gentry and Lesser Nobility in Late Medieval Europe", New York 1986, p.p. 8194. 6 E' la posizione tenuta da Origene in Oriente, da Tertulliano in Occidente, da Ippolito a Roma. Nella "Tradizione apostolica", canone 16, Ippolito di Roma afferma categoricamente: «Il catecumeno o il fedele che vogliono dedicarsi alla vita militare siano mandati via perché hanno disprezzato Dio». 7 A questo proposito si veda C. LEPELLEY, "L'Empire romain et le christianisme", Paris 5
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impostò un nuovo orientamento della Chiesa proponendo l’impero come soggetto/oggetto creato dalla volontà divina e quindi assimilabile al “Bene” e tutto ciò che minacciava lo stesso come il “Male”. Da questa linea la Chiesa prospettava la realizzazione della “Città di Dio” in terra e, pertanto, occorreva una stretta collaborazione con l’imperatore per la salvaguardia della stessa8. Il concilio di Arles del
314 dopo cristo testimonia questa nuova rotta
imponendo la scomunica a fedeli che avessero deposto le armi in tempo di pace9. Il fatto stesso che sia stato necessario convocare un concilio la dice lunga sulla necessità della chiesa di “armare” i propri fedeli che fino ad allora ponevano problemi di coscienza sull’uso delle armi. Questo nuovo orientamento della Chiesa condizionerà l’intero Medioevo. Quando Papa Urbano II iniziò a predicare la prima crociata, nel suo intento sperava di creare una cavalleria nuova sotto il vessillo della Chiesa composta da cavalieri che anelassero alla salvezza eterna nel pieno esercizio delle loro funzioni. Ma, se la prima crociata fu soprattutto un successo militare inatteso, essa segna anche una sconfitta del papato. Il Papa appare in modo definitivo come il promotore della guerra santa, il mobilitatore delle forze cristiane contro gli infedeli. Ma agli occhi di quei cavalieri, la prima crociata resta 1969; C.-J. CADOUX, "The Early Christian Attitude to war" (1919), New York 1975; J. HELGELAND, "Christians and the roman army from Marcus Aurelius to Constantine", in «Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, II, Principat», XXIII/I (1979), p.p. 724-834; J.-M. HORNUS, "Evangile et labarum", Genève 1960. 8 AGOSTINO, "Quaestiones in Heptateuchum", VI, 10, in P.L., XXXIV, coll. 780-81; "De civitate Dei", IV, 6, XIX, 7 [trad. it. di C. Carena, "La citta di Dio", Torino 1992]; "Contra Faustum", XXII, in C.S.E.L., XXV (1891), p. 673. 9 «De his qui arma proiciunt in pace, placuit abstineri eos a communione» (Quelli che deporranno le armi in pace, devono astenersi dalla Comunione).
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un'opera pia, un'azione meritoria e non una necessità relativa alla loro funzione. La cavalleria mantiene il proprio aspetto laico, i propri ideali e i propri valori, influenzati dalla Chiesa, certo, ma talvolta assai lontani dalle virtù che essa esalta. La creazione degli ordini religiosi militari può essere considerata come una vera traduzione di questa sconfitta relativa. Ed è grazie a cavalieri come Ugo di Payens che ha inizio la storia degli ordini hierosolimitani.
1.2
Gli ordini Hierosolimitani Come anticipato nel paragrafo precedente le forze radunate da Papa Urbano II riuscirono a riconquistare nel 1099 Gerusalemme. Fu questo il periodo in cui molti cavalieri rientrarono in Europa e coloro i quali rimasero in Terrasanta iniziarono ad anteporre i propri interessi a discapito delle pretese della Chiesa. In questo contesto geo – politico
alcuni
cavalieri
devoti alla causa della fede intrapresero
cammini
paralleli a quelli
dei loro
compagni d’armi e diedero vita
agli
ordini
detti
“Hierosolimitani” (di Gerusalemme). Tali ordini furono: l’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme, l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
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Gerusalemme, l’Ordine Teutonico di Santa Maria di Gerusalemme e la celeberrima Milizia dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone (meglio conosciuti come Cavalieri Templari). L’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme. È certamente il più antico tra gli ordini equestri nati nel medioevo. La sua nascita risale intorno all’anno 1050 antecedentemente alla Prima Crociata. A quel tempo alcuni mercanti dell'antica repubblica marinara di Amalfi ottennero dal Califfo d'Egitto il permesso per costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assistere i pellegrini di ogni fede e razza, in un tempo in cui in Terrasanta cristiani e musulmani si tolleravano. Quella chiesa fu dedicata a San Giovanni Battista e lì nacque una comunità monastica10 l'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, che si dedicava alla gestione dell'ospedale per l'assistenza dei pellegrini in Terrasanta e che divenne indipendente sotto la guida di frà Gerardo Sasso, primo Gran Maestro. Con la conquista di Gerusalemme nel 1099 e con la costituzione del Regno di Gerusalemme ad opera dei crociati in Terrasanta, cominciano ad affluire sempre più numerosi i pellegrini da tutto il mondo cristiano. Ma i musulmani non si rassegnano alla sconfitta e cercano ripetutamente di riconquistare la Palestina e l'Ordine si vide costretto ad assumere la difesa militare dei malati, dei pellegrini e dei territori
La prima comunità religiosa che si ispira alla Regola benedettina. I monaci hanno come patrono San Giovanni Battista (da qui il nome di "Giovanniti"). Il fondatore, Mauro di Pantaleone, che aveva costituito un'istituzione dello stesso genere anche ad Antiochia, morì nel 1071; fu sostenuto dal punto di vista finanziario dalla comunità amalfitana. Questo ospedale-albergo si trovava nel quartiere del Muristan, tra la via del bazar e il Santo Sepolcro. 10
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sottratti dai Crociati ai Musulmani. Il 15 febbraio del 1113 i "Giovanniti", vennero riconosciuti da Papa Pasquale II11 come un vero e proprio Ordine religioso. Tutti i Cavalieri erano religiosi, legati dai tre voti monastici, di povertà, di castità e d'obbedienza, adottarono come insegna la croce amalfitana a otto punte che oltre a legarli alle loro origini simboleggiava le otto beatitudini della fede. Lo stendardo era rosso, la croce bianca, i mantelli neri. Nel 1187 nella caduta di Gerusalemme gli ospitalieri si sacrificheranno in massa per difenderne le mura, anche frà Ruggero des Moulins, Gran Maestro dell'Ordine, cadrà combattendo contro le orde di Saladino. Nel 1271, la più leggendaria e possente di queste fortezze, il “Krak”12, tenuta dagli Ospitalieri cade in mano ai musulmani. Poche centinaia di Cavalieri Ospitalieri, Templari e Teutonici si ritirano a San Giovanni d’Acri per permettere alla popolazione superstite di imbarcarsi per l'Europa. Resistono per oltre un mese contro centosessantamila saraceni, fino a che non furono messi in salvo gli ultimi cristiani che popolavano San Giovanni d’Acri. Il gran maestro degli ospitali eri, frà Giovanni de Villiers, è tra i superstiti e fu Il 15 febbraio del 1113, con una bolla, papa Pasquale II, approvò la fondazione dell'Ospedale e lo pose sotto la tutela della Santa Sede, con diritto di eleggere liberamente i suoi capi, senza interferenza delle altre autorità laiche e religiose. In virtù di tale bolla l'Ospedale e l’Ordine divennero indipendenti dalla Chiesa. 11
Il Krak era stato edificato sterrando intere montagne, abbattendo templi trasformandoli in cave di pietra. 12
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imbarcato sulle navi perché ferito. Nel 1291 De Villiers si reca a Cipro e lì porterà le sue insegne ed insedierà provvisoriamente l'Ordine di San Giovanni. Nel 1310, sotto la guida del gran maestro frà Foulques de Villaret, l’Ordine conquista l'isola di Rodi dove si stabiliscono in forze, impossessandosi poi di altre numerose isole dell'Egeo. Il loro nome cambia in Cavalieri di Rodi. Nel 1522 Solimano II il Magnifico attacca l'isola con settecento navi e duecentomila uomini. I Cavalieri di Rodi sono solo trecento. Dopo sei mesi di assedio e di cruenti combattimenti i Cavalieri furono costretti ad arrendersi, abbandonando l'isola di Rodi con gli onori militari. I superstiti si dirigono verso Candia. Senza ricevere aiuti dai sovrani europei i cavalieri superstiti vagano tra Candia e la Sicilia, tra Civitavecchia e Marsiglia. Nel 1530, il Gran Maestro fra' Philippe de Villiers prese possesso dell'isola di Malta, ceduta all'Ordine dall'Imperatore Carlo V con l'approvazione di Papa Clemente VII. Fu stabilito che l'Ordine sarebbe rimasto neutrale nelle guerre tra nazioni cristiane. Nel 1565 i Cavalieri, guidati dal Gran Maestro fra' Jean de la Vallette13 difesero l'isola dall'attacco e dal Grande Assedio Turco. La flotta dell'Ordine, considerata una delle più potenti del Mediterraneo, contribuì alla distruzione definitiva della potenza navale degli Ottomani nella battaglia di Lepanto del 1571. L’isola di Malta divenne una base inattaccabile, solamente Napoleone Bonaparte nel 1798, impegnato nella campagna d'Egitto, riuscirà
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Frà Jean de la Vallette, quarantanovesimo Gran Maestro (1557-1568).
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ad espugnarla e a impadronirsi di tutti i beni dell’Ordine. Ciò fu possibile perché i Cavalieri, a causa della Regola dell'Ordine, non poterono alzare le armi contro altri cristiani. Nel 1800 gli Inglesi occuparono Malta ma, malgrado fossero riconosciuti i diritti sovrani dell'Ordine su Malta con il Trattato di Amiens (1802), l'Ordine non è mai potuto ritornare a Malta. Dopo essersi trasferito temporaneamente a Messina, a Catania ed in seguito a Ferrara, nel 1834 l'Ordine si stabilì a Roma. Da allora la finalità originaria dell'assistenza ospedaliera divenne l'attività principale dell'Ordine, che si è intensificata nel corso dell'ultimo secolo, grazie al contributo delle attività dei Gran Priorati e delle associazioni presenti nei diversi paesi del mondo. Le attività ospedaliere e caritative furono svolte su larga scala durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale sotto il Gran Maestro fra' Ludovico Chigi della Rovere Albani e ancor più intensificate sotto il Gran Maestro fra' Angelo de Mojana di Cologna (1962-1988). Dall’11 Marzo 2008 il Gran Maestro Gran Maestro è fra' Matthew Festing. Attualmente il nome dell’Ordine è Sovrano Militare Ordine di Malta. L’ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Quando i crociati entrarono a Gerusalemme nel 1099 trovarono la chiesa del Santo Sepolcro incustodita. La Chiesa che custodiva il Sepolcro che aveva ospitato le spoglie mortali di Gesù Cristo diventava il simbolo della vittoria del cattolicesimo e non poteva restare incustodita: fu così che Goffredo di Buglione affidò ad un gruppo scelto di cavalieri la custodia di quel luogo. La tradizione racconta che
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questo compito fu assegnato a cinquanta uomini14 che furono distaccati dall’esercito che aveva conquistato Gerusalemme per dedicarsi esclusivamente a questo servizio: il nucleo di cavalieri destinato a tale scopo ebbe sin dalle origini un rapporto vincolante con l’autorità ecclesiastica. Con buona probabilità si fa risalire la data dell’istituzione dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme fra il 18 luglio ed il 12 agosto del 1099, cioè tra l’elezione di Goffredo di Buglione e la battaglia di Ascalona, alla quale presero parte anche i Cavalieri del Santo Sepolcro (Miles Jherusalem). Il primo Statuto assegnato all’Ordine, probabilmente redatto prima dell’istituzione dell’Ordine, era composto da 31 articoli e si deve al nuovo Patriarca di Gerusalemme, eletto il primo agosto del 1099 dal clero presente in Terrasanta nella persona di Arnolfo Malecorne di Rohes, l’intuizione di istituire anche dei Canonici ai quali affidare la gestione religiosa della Chiesa del Santo Sepolcro. Goffredo fece
sua
l’idea
del
Patriarca
ed
istituì
un
Capitolo
di
venti
Canonici15 conferendo loro l’incarico di provvedere all’accoglienza dei pellegrini, alla celebrazione dei riti religiosi e alla raccolta delle elemosine, donando
loro
anche
una
rendita.
Lo
stemma
dell’Ordine
hierosolimitano esprime una forte ricchezza simbolica: al centro campeggia la croce di Goffredo, formata in realtà da cinque croci, cinque come le piaghe di Torquato Tasso fa riferimento a questi cavalieri nel canto IX, 92° della Gerusalemme Liberata: “Son cinquanta guerrier, che in puro argento spiegan la trionfal Croce”. 15 Secondo Franco Cardini, l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, sarebbe nato in ambito Vaticano sviluppandosi da un Ordine canonicale e solo in data recente avrebbe rivestito insegne cavalleresche, probabilmente tale ipotesi fa riferimento a questi Canonici che furono affiancati ai Cavalieri laici. 14
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Cristo, una grande centrale e quattro piccole inserite nei quarti delimitati dai quattro bracci. Il colore è rosso sangue per ricordare la crocifissione, ed è contornato dall'oro radioso della resurrezione. Il motto, in un latino medievale popolare, è quello della crociata: “Deus lo vult”. A lato, due angeli, l’uno con il bastone del viandante e l’altro con la lancia del crociato. Entrambi hanno sul petto
la
“conchiglia
del
pellegrino”, simbolo secolare del viaggiatore diretto a venerare il Sepolcro. Sormonta lo scudo un trofeo di guerra, un elmo da cavaliere, che ricorda la natura militare dell’Ordine, ma ornato da una corona di spine. I cavalieri hierosolimitani ottemperavano così ad una funzione rappresentativa ed onorifica come la guardia al Sepolcro, e nello stesso tempo, sul campo combattevano strenuamente contro i saraceni fino alla perdita definitiva di Gerusalemme. Alla fine del tredicesimo secolo e più precisamente nel 1291, dopo la caduta del Regno Latino di Gerusalemme per mano degli eserciti musulmani, ebbe inizio il lento declino degli Ordini militari di Terrasanta. I Cavalieri superstiti rientrarono nei loro Priorati in Europa dove l’Ordine si sviluppò ulteriormente e benché la sua missione istituzionale fosse terminata, aveva assunto altrettanti doveri caritatevoli e di propagazione della fede, restando sempre fedele alla Chiesa: tali impegni dell’Ordine furono
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oggetto nei secoli successivi di ripetuti e prestigiosi riconoscimenti di Pontefici e Sovrani. L’Ordine godeva del privilegio reale di battere moneta con il proprio stemma e nel 1341, Alfonso I, re di Aragona e Navarra, affidò un terzo del regno di Spagna all’Ordine che ne assunse così la sovranità. Nel 1888 Leone Decimo aprì l’Ordine alle donne; nel 1907 Pio Decimo si proclamò Gran Maestro; nel 1928 Pio Undicesimo restituì il magistero al Patriarca di Gerusalemme; nel 1949 Pio Dodicesimo gli conferì personalità giuridica, mentre gli ultimi statuti del 1977 voluti da Paolo Sesto si limitarono all’istituzione di nuove decorazioni. Attualmente, i ventiduemila Cavalieri e Dame presenti nel mondo, organizzati in cinquantaquattro Luogotenenze in Europa, America, Asia ed Australia, provvedono ad inviare, con offerte personali, circa dieci milioni di euro ogni anno al Patriarcato Latino di Gerusalemme, per la realizzazione degli interventi programmati dall’Ordine, d’intesa con il Patriarca (che è Gran Priore dell’Ordine stesso) curando, se necessario, anche l’invio di tecnici. La guida ed il coordinamento delle attività dell’Ordine sono affidati attualmente al Gran Maestro, il Cardinale Edwin Frederick O'BRIEN, nominato dal Papa il 15 Marzo 2012, assistito dal Gran Magistero a composizione internazionale. L’Ordine è persona giuridica di diritto canonico e persona giuridica vaticana, con sede legale nello Stato della Città del Vaticano. L’ordine Teutonico di Santa Maria di Gerusalemme: l’ordine venne fondato verosimilmente nel 1190, a San Giovanni d’Acri. Come i Templari e i
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Giovanniti, anche essi si dedicarono all’assistenza dei pellegrini e alla difesa dei luoghi santi, impegnandosi in guerra contro i musulmani. Nati come “Fratres hospitalis Sanctae Mariae Theutonicorum Ierosolimitanorum”16, essi presero il loro nome dalla chiesa, con annesso uno ospizio, dedicata a Santa Maria e situata a Gerusalemme17, sito ove si stabilirono i pellegrini ed i cavalieri tedeschi giunti in Terrasanta al seguito degli imperatori Federico Barbarossa prima ed Enrico Quarto poi. Fra questi crociati spiccava una confraternita ospedaliera tedesca accreditata presso il Papato e nel 1198-1199 essa si trasformò in un vero e proprio Ordine Religioso-Militare e ottenne il riconoscimento ufficiale e la regola di Sant'Agostino con una Bolla di Innocenzo Terzo. Mentre i Templari erano quasi tutti francesi e gli Ospitalieri prevalentemente italiani e francesi, all’Ordine Teutonico poterono aderire solo membri della nobiltà tedesca. I Teutonici, sin dalle origini, rimasero vincolati ad un’idea nazionale rigidamente circoscritta alla Vaterland germanica. La circostanza, tuttavia, non impedì loro di essere protagonisti, al pari dei fratres del Tempio e dei Giovanniti, delle guerre per la difesa di Gerusalemme e di dividere con loro gloria e rovina di questo impegno in Oriente. Un altro elemento che differenzia sensibilmente l’Ordine Tedesco dagli altri sodalizi è il ruolo riservato alle donne che furono sempre attive e presenti nei ranghi dell’Ordine, specie per l’assistenza ai feriti e agli ammalati. L'Ordine comprendeva cavalieri ed ecclesiastici, entrambi Conosciuto anche come: Ordo Sanctae Mariae Theutonicorum, Ordine Teutonico di Santa Maria di Gerusalemme, Deutsche Orden. 17 Della chiesa e dell'ospizio di Santa Maria situata a sud-est di Gerusalemme di recente sono stati restaurati i resti archeologici. 16
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abbigliati da un mantello bianco con croce nera patente (cioè allargata alle estremità dei bracci) al lato sinistro: i primi sull'armatura, i secondi sulla tonaca. Sull’elmo, ostentavano vistose piume nere. Sugli scudi e nei sigilli era impresso l’emblema di un'aquila con le ali spiegate e gli artigli protesi a ghermire. Tra le figure più
rappresentative
nella
storia
dei
Cavalieri della Croce Nera spicca quella di Hermann von Salza18, Gran Maestro dell'Ordine dal 1211 al 1239, succedendo nella carica ad Heinrich Bard. Originario della Turingia, egli fu consigliere diplomatico di Federico II Hohenstaufen19 ed interlocutore privilegiato di Onorio III. L’ordine Teutonico partecipò alla incruenta crociata federiciana del 1228 e fu l’unico Ordine che sostenne l’Imperatore nel corso della cosiddetta “crociata degli scomunicati” poiché Templari e Ospitalieri per fedeltà al pontefice romano mantennero un atteggiamento ostile alla campagna imperiale che pure avrebbe portato alla conquista dei luoghi santi senza spargimento di sangue. Tra il 1225 ed il 1226 il duca polacco Corrado di Masovia chiamò i Teutonici per combattere i pagani
Hermann von Salza nacque nel castello di Salza, da una famiglia originaria di Lagensalza in Turingia nel 1170 e morì a Salerno nel 1239 ma la sua salma venne subito traslata a Barletta. 19 Federico II nel 1212, riformò l’Ordine, adeguando gli statuti al modello ospitaliero per quanto concerneva i doveri inerenti la religione e al modello templare per quel che riguardava gli aspetti bellici. 18
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della vicina Prussia. Von Salza, approfittando degli ottimi rapporti intercorrenti con la Corte sveva, ottenne da Federico II, il 26 marzo del 1226 a Rimini, la conferma imperiale delle donazioni fatte dallo stesso duca sul territorio di Chelmno (Kulmerland), ed il diritto dell'Ordine di conquistare ed evangelizzare la Prussia. Da allora, per quasi cinquant'anni, i Cavalieri Teutonici condussero una lunga e cruenta conquista, considerata alla stessa stregua di una Crociata. All'inizio del Quattordicesimo secolo i Cavalieri Teutonici, forti di prestigio e potere, divennero una potenza militare e finanziaria di primo piano in Europa e conobbero l'apogeo sotto il gran maestro Winrich von Kniprode (1352-82). Nel 1809 Napoleone Bonaparte sciolse l'Ordine in Germania. Francesco I d'Austria, nel 1834, lo restaurò modificandone lo statuto (Ordine Cavalleresco: “Deutscher Ritterorden”). Riformato in conformità al diritto canonico nel 1929, durante il nazismo fu nuovamente sciolto da Hitler. Oggi l'Ordine Teutonico ha accentuato il suo carattere religioso perdendo quello cavalleresco, in conformità con il nuovo statuto approvato dalla Sede Apostolica nel 1965, ha come gran maestro l’abate mitrato padre Dr. Bruno Platter O.T., l’attuale sede è a Vienna. Terminiamo la conoscenza degli Ordini Hierosolimitani parlando dell’ordine che più di ogni altro è rimasto impresso nella storia, l’unico dei quattro nati a Gerusalemme sospeso20 dalle sue funzioni, il più discusso e al tempo stesso il più potente ordine cavalleresco del medioevo che a tutt’oggi ci lascia un’eredità
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Approfondiremo più avanti tali eventi.
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difficile da dimenticare: la Milizia dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone meglio conosciuti come Cavalieri Templari. Su iniziativa di Ugo di Payns21 tra il 1118 ed il 1120 fu istituito un’altro Ordine Cavalleresco che fu ben accolto dal re di Gerusalemme Baldovino II, il quale li collocò presso la moschea di al-Aqsa, sulla spianata del Tempio di Salomone. Da qui il nuovo Ordine prenderà il nome di “Milizia dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone”, successivamente abbreviato in Ordine del Tempio o Ordine dei Templari. Si tramanda che inizialmente era composto da un gruppo di nove cavalieri francesi, i quali fecero voto di povertà, castità e obbedienza e giurarono di proteggere la Terrasanta. Guillaume de Tyr, vissuto nella seconda metà del XII secolo, scrisse che la funzione fondamentale dei Templari era quella di presidiare le strade percorse dai pellegrini, proteggendoli, se necessario, anche con l’uso delle armi sulle strade poco sicure che andavano dai porti di attracco a Gerusalemme e al Giordano. Per adempire a tale compito, sicuramente il nucleo iniziale di nove uomini dovette crescere arruolando nuove reclute. In realtà l'Ordine ben presto sarà costretto a partecipare ai combattimenti per difendere gli Stati Latini formatisi dopo il 1099 (Edessa, Antiochia, Tripoli ed il Regno di Gerusalemme). Come già detto
Ugo di Payns, il primo Gran Maestro dei Templari, era cugino e vassallo del conte di Champagne. Il suo comandante in seconda era il cavaliere fiammingo Goffredo Saint Omer e un altro dei primi Templari fu Andrea de Montbard, parente del conte di Borgogna. 21
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il Cristianesimo ad un certo punto si trovò ad dover affrontare il problema della guerra. Tutto ciò può essere compreso ricordando che Isidoro di Siria e prima Sant’Agostino definirono il concetto di “guerra” compatibile con il cristianesimo. In pratica è giusta una guerra decisa da una autorità legittima che abbia lo scopo di difendere da un aggressore, o di recuperare un bene di cui questo si sia appropriato. A questo punto la Crociata era una guerra giusta perché era giusto riprendersi Gerusalemme. A questo punto coloro che avessero condotto questa “guerra giusta” avrebbero costituito la milizia di Cristo. Poiché la crociata aveva come scopo la presa di Gerusalemme e la difesa dei luoghi Santi, l’istituzione dell’Ordine dei Templari e degli altri Ordini religiosi-militari che avevano lo stesso scopo era cosa giusta. Non tutti erano convinti della legittimità di tali principi. Anche all’interno dell’Ordine qualcuno manifestava qualche perplessità. Ed è forse per trovare una legittimazione alla sua iniziativa che Ugo di Payns si recò in occidente, nel gennaio del 112922 al concilio convocato a Troyes nella Champagne dove venne approvato l’Ordine Templare. Tra i Conciliari c’era Bernardo abate di Clairvaux (1090 -1153, Il concilio di Troyes - Guillaume de Tyr, cronista del XII secolo, scrisse che l’Ordine del Tempio ricevette la sua Regola, nove anni dopo la sua fondazione, nel corso del concilio di Troyes. Questo avrebbe avuto inizio il 13 gennaio del 1128, quindi la fondazione dell’Ordine risalirebbe al 1119. Nel 1988 lo storico Rudolf Heistand, in un suo articolo propose alcune variazioni sulla cronologia della fondazione dell’Ordine. Partendo dal fatto che il cardinale Matteo d’Albano, legato pontificio, presente al concilio di Troyes, era in Sicilia nel dicembre del 1127. Heistand considerando che era praticamente impossibile, in quel tempo, fare il viaggio dalla Sicilia alla Champagne in così poco tempo, se non per mare (ma in inverno non si navigava), fece notare che nella Champagne nel XII secolo l’inizio dell’anno coincideva con l’Annunciazione. Stando così le cose il 1128 sarebbe iniziato il 25 marzo per finire il 24 marzo successivo. Quindi tutte le date comprese tra il 1° gennaio ed il 24 marzo andrebbero trasposte nel 1129 per coincidere con l’attuale calendario. Partendo da questi dati Heistand collocò la fondazione dell’Ordine del Tempio nel 1120 tra gennaio e settembre. 22
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canonizzato nel 1174), uno dei Padri del monachesimo cistercense e tra le più alte personalità spirituali dell’epoca, il quale su richiesta dei Templari redasse la Regola di questo nuovo Ordine23. In tal modo il futuro San Bernardo divenne il patrono e protettore ufficiale dei Cavalieri Templari. Ai Templari venne conferito uno status internazionale come Ordine Sovrano e il loro quartier generale a Gerusalemme divenne la sede del governo dell’Ordine. La Chiesa riconobbe i Cavalieri come ordine religioso e Ugo di Payns divenne il primo Gran
Maestro.
In
segno
di
particolare distinzione, i Cavalieri del Tempio vennero classificati come Monaci-Guerrieri col diritto di indossare i bianchi mantelli della purezza e con l'obbligo di farsi crescere la barba per distinguersi dalle confraternite minori. Dopo il concilio di Troyes, Ugo di Payns provvide a realizzare in Occidente le basi per una rete di case templari utili a fornire ai confratelli presenti in Oriente tutto ciò che era loro necessario per portare a temine la loro missione. Nell’ambito dei combattimenti per la difesa degli Stati Latini i cavalieri diventano i combattenti per eccellenza e i Templari si mettono in particolare evidenza divenendolo quasi a tempo pieno. La loro Regola contiene riferimenti precisi circa la disciplina da osservare in convento, sul campo di battaglia e durante gli
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Liber de laude nove militiate.
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spostamenti. Inoltre contiene, nella seconda parte, i Retraits o Capoversi, precise indicazioni sul regolamento militare. L’Ordine del Tempio arriva, ben presto, a poter mobilitare in Oriente un corpo di cinquecento cavalieri. Tutti abili nel maneggiare la spada, la lancia e lo scudo, ben protetti da una cotta di maglia metallica da un armatura e dall’elmo. Agli ordini di un Maresciallo, assistiti da valletti e palafrenieri, combattevano in uno squadrone chiamato “eccelle”. Pur restando il principale compito dei Templari quello di difendere pellegrini spesso essi presero parte a vere e proprie operazioni di commando contro forze musulmane. I cavalieri del Tempio, insieme agli altri Ordini presenti in Terrasanta furono agli ordini di vari sovrani occidentali che si recarono lì per combattere le varie crociate. Spesso è stata evidenziata dai cronisti dell’epoca la disciplina e la coesione dei Templari. A tale proposito il vescovo di Acri, Giacomo de Vitry, affermò “è il dovere d’obbedienza che ha abituato i fratelli degli Ordini a rispettare la disciplina militare”. Un altro aspetto importante da rilevare è la solidarietà oltre che tra cavalieri anche tra cavalieri e fanti, elemento quest’ultimo non sempre rilevato in Occidente. L’Ordine del Tempio, come gli altri ordini presenti in Oriente, reperiva in Occidente le risorse materiali ed umane utili a sostenere le attività in Terrasanta. Al pari degli ordini monastici ricevettero sotto forma di elemosina e donazioni terre, chiese e rendite affluite da tutta l’Europa. A vantaggio dei Templari molto giocò la protezione di San Bernardo che si era impegnato nella lotta contro lo scisma di Anacleto, sostenendo il papa legittimo Innocenzo II al concilio di Pisa nel 1135. Di lì a
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poco Bernardo convinse il pontefice che era importante sostenere un Ordine come quello dei Templari ed in poco tempo le donazioni si moltiplicarono. Nel 1139, Papa Innocenzo II, con la bolla Omne datum optimum esentò i Cavalieri da ogni obbligo verso qualsiasi autorità internazionale eccetto la sua. Così l'unico superiore dell'Ordine era il Papa. Nel 1146, i Templari ottennero dal Papa Eugenio III il permesso di fregiarsi della croce di sangue convenutale. In poco tempo l’Ordine si trovò ad avere insediamenti ovunque, divisi in Commende e a loro volta organizzate in Balìe e poi in Province: in Francia, nella Penisola Iberica, nei Paesi Bassi, nelle isole Britanniche, in Germania in Croazia fino all’Ungheria. In Italia ebbe la domus a Piacenza, a Milano, ad Alberga, a Treviso e a Roma. Nel Regno di Sicilia a Trani, a Bari, a Brindisi, a Barletta e anche in Capitanata ove nell’inventario dei beni sequestrati da Federico II nel 1229 all’Ordine risultarono ben 37 case. Il commendatario dei Templari riscuoteva dai contadini canoni, pedaggi ed imposte. Buona parte di quanto veniva incamerato da questi possedimenti veniva inviato in Terrasanta. I Templari stanziali in Occidente si rivelarono abili amministratori, attenti a trarre dai beni gestiti il massimo dei profitti. Per l’abilità da loro dimostrata nell’amministrare il denaro e per i consistenti trasferimenti di fondi che effettuarono tra Oriente ed Occidente furono considerati da molti come dei veri banchieri. Spesso ai Templari furono affidati dei fondi perché le loro case erano sicure e per questo si dava loro fiducia. Tutto ciò spiega il ruolo svolto in questo campo. In seguito alla perdita di Gerusalemme nel 1187 il loro
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quartier generale fu trasferito a San Giovanno d’Acri, dove avevano una sede nei pressi del mare. Dal 1291 fino alla loro sospensione che avvenne nel 1312, si stabilirono a Cipro. Nella Regola oltre a numerose norme disciplinari era stabilito l’organigramma dell’Ordine. A capo dell’Ordine c’era un Gran Maestro che era coadiuvato da un Consiglio e da un certo numero di dignitari, tra cui il Siniscalco, che faceva le veci del Gran Maestro ed il Maresciallo che fungeva da Capo di Stato Maggiore e dal quale dipendeva la cavalleria. Dal Tredicesimo secolo fu istituita la figura dell’Ispettore che rappresentava il Gran Maestro in Occidente. Le commende erano gestite da un Commendatario e le province da un Maestro. Nel 1291, a seguito della perdita di quello che restava del Regno di Gerusalemme per mano degli eserciti musulmani, iniziò il declino degli Ordini militari di Terrasanta. Gli Ospitalieri si trasferirono a Rodi e i Templari a Cipro. In questo periodo in
Europa
molti
iniziarono
ad
interrogarsi sulla effettiva validità delle Crociate e sui motivi della disfatta, accusando gli Ordini Militari di non aver saputo difendere la Terrasanta.
Altri
pensarono
all’opportunità di fondere Ospitalieri e Templari, ma quest’ultimi si opposero.
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A nulla servì il ricordo dell’estremo sacrificio dei Templari che, guidati dal Gran Maestro Guglielmo di Beaujeu, a San Giovanni d’Acri nel 1291 difesero strenuamente l’estremo baluardo crociato in Oriente. In questo clima che vedeva vacillare il potere dei Templari, alcuni sovrani europei avviarono ostilità nei confronti dell’autorità papale, mirando a stabilire la propria sovranità. Il conflitto interessò particolarmente il re di Francia Filippo IV il Bello e papa Bonifacio VIII. Filippo il Bello, servendosi dell’abilità di un funzionario di corte, Guglielmo di Nogaret, preparò un atto d’accusa contro Bonifacio VIII, che nel 1303 culminò nell’offesa di Anagni, con il tentativo di arresto. Durante il periodo del contrasto tra Bonifacio VIII e Filippo IV molte delle sedi dell’Ordine Templare di Francia si schierarono con il sovrano, ma non fu così dappertutto. Giacomo de Molay, Gran Maestro dal 1293, si oppose ad un prestito di 400.000 fiorini d’oro che il Tesoriere del Tempio della capitale francese aveva concesso a re Filippo. Inoltre i Cavalieri del Tempio custodivano nei loro forzieri il tesoro del re di Francia. Su queste premesse il re Filippo iniziò una campagna contro i Templari, prendendo come buone le confessioni di un avventuriero, tale Essquieu de Floyran, che comincio a diffondere notizie infamanti sui fratres. Sarà Nogaret, basandosi sulle accuse che Essquieu de Floyran andava diffondendo contro l’Ordine, a preparare un vero e proprio dossier (1305). Sull’Ordine del Tempio presero a circolare notizie altamente calunniose. In particolare i Templari furono accusati di convivenza con i Saraceni, di simpatie per questa o quella setta
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eretica, di intemperanze di vario genere, di peccati carnali e soprattutto di sodomia. Inoltre, si
asserì
che
i
membri
dell’Ordine venivano indotti a rinnegare il Cristo e a sputare sulla croce, in vario modo vilipesa nel corso delle cerimonie. I Templari avrebbero adorato, secondo queste accuse, idoli, gatti e teste. In particolare avrebbero adorato una testa talismano forse appartenuta ad un sultano e successivamente presa in custodia dai Templari che segretamente si sarebbero convertiti all’Islam. In un primo momento papa Clemente V e gli altri sovrani europei non diedero importanza a queste voci, ma Filippo il Bello, che doveva del denaro al Tempio e che aveva intenzione di mettere la Chiesa di Francia sotto il suo controllo screditando chi era fedele al papa, colse l’occasione per attaccare i Templari. Nell’estate del 1307 il papa, per valutare la possibilità di effettuare una nuova crociata sollecitata dal Carlo di Valois, fratello del re di Francia, convocò presso la sua residenza, il Gran Maestro degli Ospitalieri Folco di Villaret e Giacomo de Molay Gran Maestro dei Templari. Quest’ultimo indignato per le calunnie diffuse sul suo Ordine chiese al pontefice di aprire un’inchiesta. Il sovrano francese, temendone l’insabbiamento, decise di imprigionare i Templari. Così nell’ottobre del 1307 ne furono arrestati a Parigi 138, tra cui
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anche Giacomo de Molay. Pare che essi, sotto tortura, confessassero alcuni dei crimini imputatigli. Il pontefice per riprendere in mano la situazione ordinò l’arresto di tutti i Templari, molti sovrani ubbidirono. Nell’agosto del 1308, con la bolla papale Facians misericordiam, si dette l’avvio ad un processo inquisitorio per eresia. Solo in Francia, dove venne largamente usata la pratica della tortura, e nei paesi che erano sotto la sua influenza molti dei Templari arrestati confessarono. Ciò non avvenne in altri paesi. Nel 1310 un buon numero di Templari ritrattarono le proprie confessioni difendendo l’Ordine, ma Filippo il Bello reagì violentemente ed il 10 maggio dello stesso anno ne fece ardere vivi 54. Non in tutta l’Europa andò così; in qualche paese furono semplicemente imprigionati, in altri i fratres posero resistenza ed in altri ancora non ebbero alcuna noia come in Germania ed in alcuni stati Spagnoli. Il 16 ottobre del 1311 fu indetto, a Vienna, un concilio ecumenico per decidere la sorte dell’Ordine. Non essendo i capi d’accusa molto convincenti buona parte dei Padri conciliari non se la sentì di condannarli. Ma il cagionevole Clemente V, sotto la pressione di Filippo IV, il 22 marzo del 1312, con la bolla Vox in excelsio decretò la sospensione dell’Ordine. I loro beni furono sequestrati e trasferiti agli Ospitalieri. A Parigi erano ancora imprigionati gli alti dignitari dell’Ordine. Tra essi, Giacomo de Molay, il quale si rimise alla giudizio del papa. Nel 1314 il pontefice notificò, per mezzo di tre cardinali, a de Molay una sentenza di carcere a vita. Il Gran Maestro sentendosi tradito, in un impeto di orgoglio, ritrattò tutto quanto aveva ammesso in precedenza e difese l’Ordine
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da ogni accusa. Anche
il
precettore
di
Normandia Geoffoy
de
Charnaey stesso.
Così
fece la
sera dello stesso giorno, il 18 marzo del 1314, de Molay e de Charnaey finirono sul rogo. I Templari superstiti per la maggior parte si riconciliarono con la Chiesa e in parte si unirono agli Ospitalieri. Altri passarono alla vita laicale. Nel regno di Aragona si stabilì che i beni del Tempio passassero al nuovo Ordine Montesa, in Portogallo al nuovo Ordine del Cristo. Interessanti e peraltro recenti sono gli studi pubblicati nel 200224 dalla Dott.ssa Barbara FRALE dove sono analizzati e discussi i contenuti della pergamena di Chinon ritrovata nel 2001 e conservata nel’Archivio Segreto Vaticano che a lungo è stata trascurata dagli storici, la quale conserva gli atti di un’inchiesta svolta da tre cardinali plenipotenziari di Papa Clemente V sul processo ai Templari in Francia pocansi descritto, a seguito del quale, avendo i capi templari chiesto il perdono della Chiesa, il Papa fa concedere loro l’assoluzione. Lo studio della pergamena di Chinon diviene oggetto di attenzione di alcuni storici in ambito internazionale che recepiscono 24
Barbara Frale, Il Papato e il processo ai Templari ed. Viella, Roma 2002.
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positivamente queste nuove ipotesi.Tra i maggiori sostenitori di questa tesi ci sono anche esperti di storia dei Templari, fra cui Malcom Barber, Alain Demurger, Franco Cardini, e Simonetta Cerrini. Nell’ottobre del 2007 il Vaticano decide di pubblicare nella collezione degli Exemplaria praetiosa una riproduzione di pregio di alcuni fra i maggiori documenti del processo ai Templari, fra cui l’ormai famosa pergamena di Chinon. A seguito dello scalpore nato intorno a questa pergamena riporto un articolo pubblicato su Adnkronos Cultura il 25 ottobre 2007: “Roma – Non si tratta di una scoperta. Così il prefetto dell’Archivio segreto del Vaticano, monsignor Sergio Pagano, ha esordito presentando il volume “Processus contra Templarios”, sgomberando il campo da alcune imprecisioni apparse sulla stampa degli ultimi giorni. “È il terzo numero di una collana che si chiama “Exemplaria Praetiosa” - ha precisato - inaugurata nel 2000”' e che prosegue oggi con una pubblicazione che non ha “alcuna volontà celebrativa e tantomeno riabilitativa” dell’Ordine del Tempio. È inoltre “del tutto accidentale” il fatto che, proprio quest’anno, ricorra il settimo centenario dall’inizio del processo ai Templari. La pubblicazione racchiude al suo interno la riproduzione fedelissima di quattro pergamene, la cui lunghezza complessiva somma 5 metri e mezzo e in cui sono stati annotati 38 verbali di interrogatori. I primi tre documenti si riferiscono all’inchiesta pontificia sull’Ordine dei templari tenutasi a Poitiers e costituiscono gli esemplari superstiti di un corpus originario di cinque rotoli membranacei. La quarta pergamena rappresenta il documento più importante e intorno al quale si concentra l’interesse degli studiosi e degli appassionati della vicenda. Essa è stata rinventuta solo nel 2001 ed è l’atto originale di assoluzione concessa dai cardinali
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plenipotenziari del Papa Clemente V al Gran Maestro del Tempio Jacques de Molay e agli alti dignitari templari rinchiusi nel castello di Chinon, da cui prende nome la pergamena. Il documento in questione, in realtà, era già stato censito nei cataloghi una prima volta nel 1628 e successivamente nel 1912. Tuttavia solo sei anni fa è riapparso fisicamente, grazie alle ricerche di Barbara Frale, officiale dell’Archivio segreto Vaticano”25. Per concludere voglio citare Alain Demurger26 che scrisse iniziando un suo saggio dedicato ai Templari:27 “L’Ordine del Tempio non è né una società segreta, né una setta esoterica; è, se così posso dire, un oggetto storico ben identificato, se non proprio ben conosciuto”.
Articolo tratto da: www.adnkronos.com . Storico francese docente di storia medievale presso l’Università di Parigi I e specialista della storia dei Templari e delle Crociate. 27 Articolo tratto dalla rivista "MedioEvo" n. 174 – luglio 2011. 25 26
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Capitolo 2 2.
Gli ordini cavallereschi oggi Dopo l’era delle crociate gli ordini cavallereschi continuarono a nascere e ad estinguersi. Nel corso del tempo furono più volte classificati. Nel 1500 gli ordini venivano distinti in Ordini di Croce (soggetti a regole religiose e avevano come insegna una croce che i cavalieri portavano sull'abito), Ordini di Collana (erano fondati da dinastie regnanti e conferiti a personaggi importanti, non erano soggetti a regole religiose ed avevano come insegna un collare) e Ordini di Sperone (erano creati da papi e sovrani per premiare benemerenze). Duecento anni dopo la classificazione si basava sulla tipologia di investitura; infatti si diventava cavaliere per eredità o per acquisizione. Gli ordini erano comunque suddivisi in Ordini Religiosi, Ordini Militari e Ordini Onorari. A loro volta gli Ordini Onorari erano distinti in Grandi Ordini (il conferimento era riservato a membri di case regnanti), Ordini di Corte (il conferimento era riservato a membri dell'aristocrazia) e Ordini di Merito (accessibili per meriti a qualsiasi ceto sociale). Dal 1789 si cominciò a distinguere gli ordini per periodo di creazione28, per religione29 e per genere30.
28 Medievali, Rinascimentali o comunque fondati prima del 1789. Moderni per quelli fondati dopo il 1789. 29 Ordini Cattolici, Protestanti e Ortodossi. 30 Ordini cavallereschi dinastici o monarchici: creati da un monarca che è fons honorum, sia esso regnante o meno. Confraternite cavalleresche: fondate da un nobile, di alta o bassa nobiltà. Fratellanze cavalleresche: fondate solo per uno specifico scopo. Ordini cavallereschi votivi: fondati per un periodo di tempo limitato dai membri per ottendere ad un voto fatto.
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2.1
Panoramica degli ordini esistenti in Italia. La concessione e l'accettazione di onorificenze della Repubblica Italiana è regolamentata dagli articoli 7 e 8 della Legge n. 178 del 3 marzo 195131 di cui citiamo alcuni passaggi: « Articolo 7: I cittadini italiani non possono usare nel territorio della Repubblica onorificenze o distinzioni cavalleresche loro conferite in Ordini non nazionali o da Stati esteri, se non sono autorizzati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro per gli Affari Esteri.», ed ancora « Articolo 8 L'uso delle onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche della Santa Sede e dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro continua ad essere regolato dalle disposizioni vigenti32. Nulla è parimenti innovato alle norme in vigore per l'uso delle onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche del Sovrano Militare Ordine di Malta33. Salvo quanto è disposto dall'art. 7, è vietato il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione, da parte di enti, associazioni o privati. […] La condanna per i reati previsti nei commi precedenti importa la pubblicazione della sentenza ai sensi dell'art. 36, ultimo comma, del Codice penale. Le disposizioni del secondo e terzo comma si applicano anche quando il conferimento delle onorificenze, decorazioni o distinzioni sia avvenuto all'estero. » Nel caso in cui un cittadino italiano usi nel territorio nazionale medaglie, decorazioni od onorificenze di ordini cavallereschi italiani
Ordini cavallereschi onorifici: costituiti soltanto da insegne onorifiche concesse ai cavalieri in occasioni di festività, composti solo da una coccarda o un distintivo di varia natura. 31 Governo Italiano - Ufficio Onorificenze e Araldica. Legge 3 Marzo 1951, N. 178. Istituzione Dell'ordine "Al Merito Della Repubblica Italiana" E Disciplina Del Conferimento E Dell'uso Delle Onorificenze. 32 Si veda il Regio Decreto 10 luglio 1930, n. 974. 33 Le onorificenze vaticane, di subcollazione vaticana e quelle melitensi sono automaticamente autorizzate senza bisogno di ulteriori procedure.
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cui non abbia titolo, si configura invece il reato di usurpazione di titoli e di onori, di cui all'art. 498 del codice penale. Il sito ufficiale della Presidenza della Repubblica Italiana34 mette a disposizione dei visitatori un motore di ricerca con cui rinvenire i dati relativi alle concessioni degli Ordini Cavallereschi e delle altre onorificenze concesse dalla Repubblica. Gli ordini più importanti sono l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, l’Ordine Militare d'Italia, l’Ordine al Merito del Lavoro, la Stella della Solidarietà Italiana e l’Ordine di Vittorio Veneto. L’ Ordine al Merito della Repubblica Italiana fu istituito con la Legge 178 del 3 marzo 1951 e con successivo Decreto Presidenziale del 31 ottobre 1952 ne furono promulgati gli statuti. E' il primo fra gli Ordini nazionali repubblicani ed è destinato a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari”. L’ Ordine Militare d'Italia è stato istituito in data 2 gennaio 1947 con decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato n. 15, fu variata la denominazione dell'Ordine Militare di Savoia in Ordine Militare d'Italia.
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http://www.quirinale.it/elementi/onorificenze.aspx.
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Successivamente nel 1956 e nel 1960 i suoi statuti furono adattati alla nuova forma istituzionale dello stato. È destinato a ricompensare “le azioni distinte compiute in guerra da unità delle Forze Armate nazionali [...] o da singoli militari ad esse appartenenti, che abbiano dato sicure prove d i perizia, di senso di responsabilità e di valore.” Può essere conferito anche in occasione di operazioni militari compiute in tempo di pace, “alla memoria” e “alla Bandiera”. L’ Ordine al Merito del Lavoro rappresenta la continuità dell'analoga distinzione monarchica istituita nel 1901 da Vittorio Emanuele III, che volle conferire maggiore dignità a una precedente ricompensa al merito agrario e industriale. Riordinato nel 1952 e nel 1986 in senso maggiormente restrittivo, è destinato ai cittadini italiani, anche residenti all'estero, “che si siano resi singolarmente benemeriti”, segnalandosi “nell'agricoltura, nell'industria, nel commercio, nell'artigianato, nell'attività creditizia e assicurativa”. La Stella della Solidarietà Italiana fu il primo ordine creato dalla Repubblica, giacché venne
istituito con Decreto del
Capo Provvisorio dello Stato 27 gennaio 1947, n. 703. Venne conferita quale “particolare attestato a favore di tutti coloro, italiani all'estero o stranieri, che abbiano specialmente contribuito alla ricostruzione dell'Italia”.
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Infine abbiamo l’ Ordine di Vittorio Veneto istituito con Legge 18 marzo 1968, n. 263, per “esprimere la gratitudine della Nazione a quanti, avendo combattuto per almeno sei mesi durante la prima guerra mondiale o precedenti conflitti, avessero conseguito la croce al merito di guerra”. Anche la Santa Sede riconosce a tutt’oggi alcuni ordini cavallereschi ma ha dovuto chiarire più volte la propria posizione in tal senso. Sull’Osservatore Ro mano di giovedì 4 luglio 2002 è apparsa la seguente comunicazione: “Precisazione. Vari lettori ci hanno chiesto informazione circa l’atteggiamento della Santa Sede nei confronti di Ordini Equestri dedicati a Santi o aventi intitolazioni sacre. Al riguardo, siamo autorizzati a confermare quanto già pubblicato in passato dal nostro giornale: la Santa Sede, oltre ai propri Ordini Equestri, riconosce e tutela due soli Ordini Cavallereschi: il Sovrano Militare Ordine di Malta - ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta - e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”. Sebbene questa precisazione della Santa Sede sia chiara e non possa prestarsi a nessun genere di equivoco, non è altro che l’ultima di una lunga serie di precisazioni con lo stesso contenuto iniziate nel lontano 193535.
Gli Ordini Considerati illegittimi dalla Santa Sede Apostolica, Il Mondo del Cavaliere, n° 6, pp. 35-36.
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Vediamo adesso gli ordini dinastici tutt’oggi presenti in Italia. Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio – Real Casa di Borbone delle due Sicilie è un ordine equestre di collazione della Casa Borbone Due Sicilie, le cui origini vengono tradizionalmente fatte risalire dalla tradizione all'imperatore Costantino I; esso sarebbe stato costituito dopo il ritrovamento della vera Croce. Per questo motivo viene indicato come il più antico ordine cavalleresco. I suoi scopi sono la glorificazione della Croce, la propagazione della fede cattolica e la difesa della Chiesa romana. Oggi l'Ordine, oltre i tradizionali metodi del volontariato, rivolge la sua attenzione in maniera sempre maggiore alle moderne tecniche di divulgazione attraverso l'uso dell'informazione. Inoltre la sede della Cancelleria, in Napoli, è al centro di un rinnovato impegno dell'Ordine, in collaborazione con i Francescani, per il dialogo interreligioso. L'Ordine Supremo della Santissima Annunziata è la massima onorificenza di Casa Savoia. La Repubblica Italiana non riconosce quest'Ordine. Tuttavia, trattandosi di un ordine di origine familiare antecedente la costituzione del Regno d'Italia, esso continua ad essere conferito e nei manuali dell'araldica europea è paragonato per importanza all'Ordine della Giarrettiera.
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Infine abbiamo L' Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (detto anche Ordine mauriziano) è un ordine cavalleresco di Casa Savoia nato dalla fusione dell'Ordine Cavalleresco e Religioso di San Maurizio e dell'Ordine per l'Assistenza ai Lebbrosi di San Lazzaro.
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Capitolo 3 3.
Il Priorato del Tempio Hierosolimitano di Mik’ael. Il Priorato del Tempio Hierosolimitano di Mik’ael (di seguito P.T.H.M.) è una libera organizzazione spirituale laicale neotemplare che si richiama, per filiazione spirituale e tradizione diretta al retaggio dell’antico Ordine del Tempio36. Esso è organizzato, nel rispetto e l’osservanza della Regola Primitiva Templare redatta da S. Bernardo di Chiaravalle (ovviamente per quanto essa si ancora applicabile ai giorni nostri), del Diritto canonico, del Codice Civile e Penale della Repubblica Italiana e del Codex Equitum che regola la vita del Priorato stesso37. Studiando il “Codex Equitum” del P.T.H.M. si evidenzia già nei primissimi articoli che i suoi principi fondanti mirano a caratterizzare la vita spirituale e materiale dei propri Soci secondo i dettami della tradizione Templare. Infatti vengono proposti valori cavallereschi che impongono l’umiltà, il rispetto per gli altri, il reciproco soccorso, la carità e la temperanza; valori militari che mirano al rispetto delle gererchie associative e valori religiosi38. Il P.T.H.M. non ha scopi di lucro o fini politici, professa la libertà politica, d’espressione, promuove, senza alcuna discriminazione, lo scambio inter – religioso, la cultura e rifiuta comportamenti in contraddizione con i precetti della Chiesa Cattolica, della morale comune e delle leggi dello stato. Ciascuno menbro del Priorato e la Confraternita tutta nella sua interezza svolgono attività a carattere etico, Congregatio Prioratus Templi Hierosilimitani Mik’aelis, Codex Equitum, Art. 6 comma 1. Congregatio Prioratus Templi Hierosilimitani Mik’aelis, Codex Equitum, Art. 1 comma 1. 38 Congregatio Prioratus Templi Hierosilimitani Mik’aelis, Codex Equitum, Art. 2 comma 1. 36 37
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misericordioso e culturale escludendo a priori ogni forma di settarismo, di lotta o attività di parte o politica39. Le cariche all’interno dell’Ordine si attingono sia per elezione che per nomina, scegliendo tra i membri quelli più responsabili e capaci40. Il Priorato è strutturato gerarchicamente ed è presente sul territorio per mezzo di Commende (composte da almeno 9 cavalieri) e Precettorie (composte da meno di 9 cavalieri). L’ingresso al Priorato avviene grazie all’investitura a cavaliere o a dama.
Finalità
dell’investitura è quella di creare un forte legame associativo
e
di
solidarietà tra i membri41. Lo spririto di solidarietà è elemento fondante della confraternita e lo impone come un diritto e un dovere sia verso gli associati che verso i più bisognosi42. Nel rispetto e nel compimento di questi principi il P.T.H.M. opera sul territorio con i propri cavalieri e dame proponendo attività con finalità culturali ed etici come l’organizzazione di eventi, mostre, cene e convegni per la promozione dei propri fini, attività di sostegno sociale attraverso la collaborazione con strutture come mense per i poveri, orfanotrofi e organizzazioni per il sostegno di bambini in Africa ed infine di
Congregatio Prioratus Templi Hierosilimitani Mik’aelis, Codex Equitum, Art. 8 comma 2. Congregatio Prioratus Templi Hierosilimitani Mik’aelis, Codex Equitum, Art. 7. 41 Congregatio Prioratus Templi Hierosilimitani Mik’aelis, Codex Equitum, Art. 19. 42 Congregatio Prioratus Templi Hierosilimitani Mik’aelis, Codex Equitum, Titolo III e Titolo IV. 39 40
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partecipazione civile attraverso il Gruppo Nazionale Protezione Civile Cavalieri Templari.
3.1
Elaborazione dell’indagine quantitativa e relative valutazioni.
Nella prima sezione del questionario ci si è posti l’obbiettivo di delineare i tratti puramente anagrafici. La prima considerazione statistica ottenuta è che il 91% del campione esaminato appartenente al Priorato del Tempio Hierosolimitano di Mik’Ael è costituito al 91% da cavalieri e al 9% da dame.
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La seconda considerazione statistica ci rivela che la fascia di età più presente è quella tra i 41 anni ed i 50 anni (31%) seguita dalla fascia 31 anni ed i 40 anni (28%). La fascia tra i 21 anni ed i 30 anni abbraccia il 16% del campione superato di poco dalla fascia più matura dei 51 anni ed i 60 anni (19%). Infine la fascia 61 anni ed i 70 si attesta al 6%.
La terza considerazione statistica ha rilevato che il 53% del campione è coniugato ed il 28% è celibe/nubile. Abbiamo rilevato inoltre che il 16% risulta essere separato/a legalmente, divorziato/a o separato/a di fatto mentre il 3% risulta essere convivente.
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Seguono adesso tre rilevamenti relativi alla prole. Il primo ha determinato che il 53% del campione esaminato ha figli. Di questi il 64% ha un solo figlio, il 24% ne ha due ed il 12% ne ha piÚ di tre. Ulteriormente possiamo aggiungere che il 41% di questi è minorenne ed il 59% è maggiorenne.
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Il livello di istruzione rilevato dimostra che il 50% del campione ha un alto livello di istruzione (38% ha una laurea, il 9% un dottorato di ricerca o una specializzazione post-laurea ed il 3% un diploma universitario). Il restante 50% risulta essere in possesso di un diploma di scuola media superiore (47%) e soltanto il 3% del campione è in possesso di un diploma di scuola media inferiore.
Terminiamo il rilevamento statistico anagrafico con le sezioni dedicate all’occupazione. Iniziamo con i termini assoluti della ricerca: si può affermare che l’85% del campione risulta essere occupato. Il 6% è studente, il 3%
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risulta ritirato dal lavoro mentre il 6% è in cerca di occupazione.
Infine si riportano la ripartizione percentuale dei settori in cui il campione risulta essere o essere stato impiegato: Pubblica Amministrazione e Difesa 28%; Costruzioni 13%; Istruzione, Sanità ed altri servizi sociali 13%; Industria e attività manifatturiere 6%; Agricoltura, caccia o pesca 3%; Commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazioni veicoli e beni 3%; Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 3%; Intermediazione monetaria, finanziaria ed assicurativa 3%; Attività immobiliari, noleggio, informatica ricerca ed altre attività professionali o imprenditoriali 3%; Altri servizi 25%.
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Terminata la parte relativa alla rilevazione di tipo anagrafico approfondiamo ora gli aspetti più specifici della ricerca. Vedremo come gli associati al P.T.H.M.
hanno risposto alle domande più dirette che tendevano
ad
approfondire le tematiche relative all’essere cavaliere/dama. Il primo quesito proposto (a testo libero) chiedeva: “a quale ordine cavalleresco lei appartiene?”. La peculiarità del testo libero ha prodotto una diversificazione delle risposte che ha portato ad ottenere tutte le possibili varianti disponibili; abbiamo
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rilevato
“P.T.H.M.”,
“Trust
P.T.H.M.”,
“Trust
P.T.H.M. Onlus” e
“Priorato del Tempio Hierosolimitano di Mik’ael”. Anche sul secondo quesito è stata rilevata una certa frammentazione
delle
risposte.
Infatti,
considerando ceh il P.T.H.M. è un ordine di tipo religioso, alla domanda “a che
tipologia
si
può
classificare
l’ordine
a
cui
lei appartiene?”
soltanto il 66% del campione classifica il P.T.H.M. quale ordine di tipo religioso (soggetto a regole religiose), mentre per il 20% del campione il P.T.H.M. è un ordine di tipo onorario (conferito per ricompense civili) ed il 14% lo ritiene di tipo militare (conferito per ricompensare meriti militari). Il terzo quesito chiedeva come si fosse ottenuta l’investitura. La rilevazione ha determinato che l’ 81% del campione intervistato ha ottenuto l’investitura su richiesta, mentre il 19% per cooptazione. Il quarto quesito richiedeva come si fosse conosciuto il P.T.H.M.. Il risultato ottenuto dalla rilevazione ha determinato che il 59% ha conosciuto il P.T.H.M. tramite un’informazione diretta, l’25% tramite un’informazione indiretta ed il 16% ha conosciuto il P.T.H.M. tramite vie istituzionali (civili, militari e/o religiose). Il quinto quesito offriva la possibilità di scegliere quali tra le finalità proposte potevano essere attribuite al P.T.H.M.. Quasi la totalità del campione ha scelto di poter attribuire finalità di tipo religioso e spirituale, di solidarietà e culturali. Segue una piccola percentuale di risposte che attribuiscono al P.T.H.M. finalità di rievocazione storica. Infine abbiamo singole risposte che attribuiscono al
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P.T.H.M. finalità puramente associative e politiche. Nessuno attribuisce al P.T.H.M. finalità di lucro. Molto interessante è il rilevamento ottenuto con il sesto quesito. È stato infatti chiesto se l'ordine a cui si appartiene avesse una sua regola, dei precetti morali ed etici e/o dei vincoli comportamentali ed eventualmente di descriverli. Possiamo classificare le risposte date in tre macro aree. Nella prima possiamo inserire tutte quelle risposte che hanno fatto riferimento al Codex Equitum quale regola fondamentale del P.T.H.M.. Nella seconda possiamo inserire le risposte che hanno fatto riferimento alla Regola di S. Bernardo da Chiaravalle. Riporto una di queste data da un cavaliere che, a mio modesto parere, esprime in pieno tale riferimento: “...L'Ordine Neotemplare del P.T.H.M., così come facevano i Templari del Medioevo, si ispira alla Regola di San Bernardo di Chiaravalle;
per quanto applicabile nella nostra società moderna. I principi
che stanno alla base della Regola pretendono assoluto spirito di abnegazione e obbedienza, umiltà, fortezza, semplicità e sobrietà; […] Tutto ciò è finalizzato sempre e comunque a “servire” Dio…”. Infine riporto nella terza macro aerea tutti gli aggettivi espressi nelle varie risposte che intendevano indicare i sentimenti ispiratori comuni ai cavalieri e dame del Priorato. I valori più frequentemente indicati sono l’umiltà, la fratellanza, l’onore, l’onestà, la purezza di animo, l’altruismo, la solidarietà, l’integrità, la neutralità e la fede in Dio. Significativi sono anche i sentimenti espressi verso i più bisognosi. Non posso non riportare quanto espresso
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da un cavaliere: “… Il vincolo comportamentale a cui concedo il massimo valore è quello di vivere senza indifferenza per i più deboli, per i così detti ultimi. Credo che il nostro compito sia quello di prendere per mano gli ultimi e cercare di schierarci tutti uno a fianco dell'altro e con la forza della fede creare uno scudo ed una spada per allontanare quella schiera di personaggi che fondano le proprie fortune e ricchezze approfittando delle debolezze altrui …”. Non sono trascurabili i riferimenti volti al rifiuto verso forme di settarismo e associazionismo di tipo massonico. Nel
quesito
successivo
abbiamo chiesto cosa spinge ad osservare le regole ed i valori precedentemente espressi. Anche in questo caso dalle risposte rilevate sono prevalsi sentimenti comuni seppur espressi in modo eterogeneo. Molti hanno attribuito all’investitura cavalleresca un punto di partenza che li ha spinti all’osservanza delle regole del Codex Equitum. Altri spiegano la loro predisposizione all’osservanza delle regole a valori religiosi, culturali morali o di impegno civico. Anche in questo caso propongo una risposta di un confratello a testimonianza dei sentimenti che pervadono i cavalieri e le dame del P.T.H.M.: “…La cosa principale che mi ha spinto ad aderire a questi vincoli è l'ispirazione. Io credo che abbiamo bisogno di ispirazione per superare i nostri limiti. Come Dante scrive nel canto XXXIII del Paradiso riguardo alla Vergine Maria : “Qui sé a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra ' mortali sé di speranza fontana vivace”. Ecco anche il Tempio per me rappresenta un punto di riferimento e di sani valori…”. Ulteriormente è stato posto il seguente quesito: “Chi la conosce ma non appartiene all'ordine come lei, cosa pensa di questa sua attività?”. Anche in
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questo caso come nei precedenti è possibile riportare una serie di risposte accomunate nelle tematiche anche se eterogenee. Molti hanno risposto che l’attività svolta in qualità di cavaliere/dama desta sentimenti contrastanti che vanno dalla curiosità alla stima così come allo scetticismo. In generale prevalgono sentimenti di ammirazione che non di rado attraggono altri ad emulare tali comportamenti. Molti restano comunque indifferenti all’opinione positiva o negativa espressa da chi non appartiene al P.T.H.M.. Anche per questo quesito voglio proporre alcune risposte che sintetizzano quanto sopra descritto: “… Applico ogni giorno nella mia vita sociale e professionale gli insegnamenti dei miei genitori, le conoscenze acquisite attraverso l'esperienza professionale e di vita quotidiana. Seguo i principi del mio credo religioso e cerco sempre di operare secondo le regole dell'ordine a cui appartengo. Appartenere all'ordine non è un attestato redatto sopra una pergamena, ma un modo di vivere …” ed ancora “… Non mi interessa il pensiero di chi non appartiene all'Ordine mi interessa soprattutto il pensiero di chi ci vede impegnati ogni giorno nel sociale. Mi interessa vedere un sorriso di un bimbo o di un disagiato sociale e credetemi a loro non importa se indosso un mantello oppure no….”. Nel nono quesito proposto è stato chiesto quanto tempo si dedica a questa attività. Il 38% del campione intervistato ha dichiarato che dedica a questa attività un impegno giornaliero, il 25% ha dichiarato che dedica a questa attività un impegno settimanale, un ulteriore 34% ha dichiarato che dedica a questa attività un impegno mensile mentre soltanto il 3% ha dichiarato che dedica a questa attività un impegno annuale.
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Nel quartultimo quesito abbiamo chiesto se ci fossero dei valori che si sono trovati all’interno del Priorato e che non si riscontrano “fuori” dallo stesso. La fratellanza, la comunione di idee e di intenti, il senso di appartenenza, lo spirito di solidarietà ed il rispetto delle regole sono sentimenti largamente condivisi come valori che il P.T.H.M. riesce a profondere ai suoi cavalieri e alle sue dame. Anche se alcuni di questi valori sono condivisi anche all’esterno del Priorato non sono vissuti con la stessa intensità. Nell’undicesimo quesito abbiamo chiesto se c’è qualcosa nella propria quotidianità che contraddistingue il proprio operato in funzione dell'osservanza dei principi dettati dall'ordine a cui si appartiene. Ancora una volta da un contesto eterogeneo sono emersi sentimenti comuni. Le principali caratteristiche che sembra contraddistinguano un/una cavaliere/dama sono l’onore, l’onestà, l’umiltà, il sapersi comportare in modo corretto nei confronti di chi ci sta vicino tanto quanto con chi non
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conosciamo, il saper scegliere la cosa più giusta a discapito della cosa più facile, essere disponibili, tolleranti, retti e pazienti. Nell’incalzare sempre più gli intervistati abbiamo chiesto nel penultimo quesito cosa si fa di concreto per testimoniare la propria appartenenza al P.T.H.M.. La maggior parte delle risposte vertono sul rispetto delle regole del Priorato e molti dichiarano di ispirarsi alla missione dei Templari originali. Seguono una serie di iniziative che rispecchiano in pieno i valori precedentemente esposti. Possiamo annoverare numerose opere tra le quali partecipazioni al Banco Alimentare, assistenza presso ambulatori medici, collaborazioni presso centri per minori, ricerca di fondi per la realizzazioni di progetti di solidarietà. Molto più semplicemente molti parlano con chi li circonda cercando di promuovere i sentimenti che portano dentro, studiano testi storici e partecipando ad iniziative sociali. Nell’ultimo quesito abbiamo chiesto di descrivere chi fosse il cavaliere/dama oggi. Identificare con poche parole questo concetto non è certo facile ma i risultati sono stati molto soddisfacenti. Possiamo iniziare col definire il cavaliere/dama di oggi come una persona d'onore e di fede, che ha consapevolezza sia dei suoi meriti, ma anche dei suoi difetti e sfrutta questi ultimi per intraprendere un percorso che porta a Dio. Possiamo definirlo un fratello o una sorella che si distingue per la sua scelta, tanto da essere considerato da qualcuno come l'ultimo baluardo della fede cattolica. Ancora possiamo definirlo come colui o colei che avverte di vivere in una società in crisi di valori e con grande rispetto e lealtà riesce a farsi portatore di un
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messaggio di fratellanza, rispetto e condivisione. Una persona che vive nel rispetto delle regole, che mostra apertamente il suo credo religioso, che non fa alcuna distinzione tra una persona o l'altra secondo l'appartenenza al ceto sociale. E' una persona sul cui aiuto ciascuno può contare, che vive con discrezione, senza il desiderio di apparire, senza la spasmodica ricerca di plausi o medaglie ma che vive ogni giorno della sua vita valorosamente tenendo sempre nella propria mente e nel proprio cuore il motto a cui è legato da un vincolo fisico e spirituale: Non Nobis Domine, Non Nobis, Sed Nomini Tuo Da Gloriam43.
43 Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam è il motto dei Cavalieri Templari e significa: "Non a noi, o Signore, ma al tuo nome dà gloria". Il testo è la traduzione dei versetti mediani del Salmo 113 o dell'incipit del Salmo 115 della Bibbia.
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Conclusioni Con questo studio ho attraversato i secoli per delineare su una immaginaria linea temporale lo sviluppo della figura del cavaliere. Abbiamo potuto osservare che già nel II secolo dopo cristo dalla tradizione germanica nascono i primi guerrieri a cui possiamo attribuire dei valori, dei comportamenti e delle tradizioni che si avvicinano a quelle del cavaliere medievale. Essi erano principalmente giovani, di diversa estrazione sociale, provenienti da piccoli contesti sociali ma capaci di unirsi e coalizzarsi con altri per il raggiungimento del proprio fine. Nel corso del tempo questa tipologia di guerriero viene sempre più apprezzata in Europa e se inizialmente i nobili e gli aristocratici li vogliono al loro finco in battaglia nel corso del tempo le strade del cavaliere e dell’aristocratico prima e del nobile poi si uniranno. Si arriva all’anno mille dove ogni nobile che si rispetti è anche un cavaliere. Da qui un’ulteriore evoluzione di questa figura. Adesso il cavaliere è essenzialmente una soggetto ricco e potente in grado di offrire oltre alla sua cavalcatura a alla sua spada anche un discreto numero di uomini al suo comando. Dopo la prima crociata nasce una nuova tipologia di cavaliere. Il monaco – guerriero diventa un nuovo modello sociale. Abbiamo adesso un cavaliere capace sul campo di battaglia e al contempo consacrato alla fede, è soggetto ai voti ma ha lo stesso potere politico e militare di un cavaliere laico. Per oltre 200 anni questo modello di cavaliere sorprenderà l’Europa fino a trovare un lento declino. Il periodo tardo medievale e quello rinascimentale ci offrono un diverso tipo di
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cavaliere. Egli è adesso un idealista al servizio di un re o di un signore ma sempre alla ricerca di una impresa epica e/o mistica. Con l’era moderna l’organizzazione delle varie strutture militari camnbia e la figura del cavaliere come combattente viene considerata superata. Il cavaliere diventa una figura onoraria. Adesso il cavaliere non è più ammirato per le sue gesta in battaglia ma, piuttosto, per il lustro che egli può offrire. L’essere cavaliere diventa un premio, una ricompensa. Come abbiamo visto a tutt’oggi i riconoscimenti al merito della Repubblica sono tutti dei cavalierati. Ma oggi, a differenza di quanto non è mai successo in passato, esiste una cavalleria spirituale che, sull’esempio e sui valori degli antichi cavalieri, si ritrova a combattere la sua battaglia contro l’indifferenza, la mancanza di solidarietà e la mancanza di cultura. Essi oggi lavorano e si offrono agli altri con gratuità, senza la pretesa di una ricompensa. Il loro cammino è oggi orientato verso la ricerca di un indigente da aiutare, di una bocca da sfamare o del sorriso di un bambino.
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Ringraziamenti A Maria Grazia e Arianna che mi hanno “supportato” e “sopportato” lungo questo cammino. A mio padre, Rita e Damian che anche se lontani mi hanno fatto sempre sentire il loro appoggio. Al Dott. Federico V. e al Dott. Sepe R. a cui devo l’ispirazione e l’incoraggiamento per la realizzazione di questo lavoro. Infine ringrazio tutti quelli che a vario titolo mi hanno dato un a mano come la Dott.ssa Schettino L. ed i signori Gallo M., Mazziotta F. e Orso R..
Infine l’ultimo pensiero è rivolto a mia madre… anche se non ci sei più io continuerò sempre a portare avanti i nostri progetti e quanto volevano realizzare insieme.