La disfatta di San Giovanni d'Acri e il Gran Maestro Guillaume De Beaujeu. A cura del Precettore di Pratica di Mare Fr. Gaetano Orofino E con la supervisione del Balivo del Lazio Fr. Mauro Catenacci (CKT – CTJ)
Indice Introduzione ………………………………………………….……. 3 Crono storia della città di Acri………………………………….…….. 4 Dalla battaglia di Hattin all’avanzata Mamelucca ……………….…… 10 Cronaca dell’assedio e della caduta di San Giovanni d’Acri e del ruolo di Guillaume de Beaujeu Maestro del Tempio……………………………. 12 Bibliografia ………………………………………………….…… 25 Sitografia ……...…………………………………………….…… 26
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Introduzione Ciao, il mio nome è Mikhael. Ho 13 anni e vivo in una piccola cittadina della Galilea di nome ‘Akkô. La cosa che amo di più della mia città è il mare. Mio nonno mi diceva sempre di guardare il mare verso ponente e, se fossi stato arguto nell’osservare, avrei potuto vedere dei velieri antichi dalle bianche vele. La mia città ha una lunga storia fatta di gesta memorabili anche se sempre legate alla guerra. Dagli Egizi a Napoleone passando per Alessandro Magno e i Crociati, questa città ha visto più volte uomini diversi contendersi il suo dominio. Volete che vi porti un esempio? Ecco, molto spesso percorrendo le stradine costeggiate di alte palme e baciate dal sole della città vecchia, passo davanti la moschea di el-jazzar, conosciuta anche come la moschea delle luci; ebbene essa fu costruita sopra la basilica crociata dedicata a San Giovanni che aveva preso il posto di una moschea araba che era stata costruita sulle fondamenta di una bellissima chiesa bizantina… che dire questa è la storia della mia città!
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Crono storia della città di Acri 1 Le origini di Acri (in ebraico וֹכַּע, in arabo
ّ )اsi perdono nel tempo. Essa può essere
identificata con la Aak citata fra le città che rendevano un tributo al faraone Thutmoses
III 2 (1500 a.c. circa). Dagli Ebrei fu conosciuta col nome di Acri ma è menzionata solo una volta nell’Antico Testamento, più precisamente viene citata nel libro dei Giudici3 come uno dei siti da cui gli Israeliti non espulsero gli abitanti Cananei. Nel corso della dominazione ebraica, tuttavia, le sue relazioni politiche furono sempre intrattenute con la Siria piuttosto che con i Filistei così, nel 725 a.c. circa si unì a Sidone e Tiro in una rivolta contro Shalmaneser V 4. Gli storici greci la chiamarono Ake ma il nome fu cambiato in Antiochia Ptolemais poco dopo la conquista da parte di Alessandro
Magno, e quindi in Ptolemais, probabilmente ad opera di Tolomeo Soter, dopo la spartizione dei domini di Alessandro Magno. Fu colonia romana (come la vicina Cesarea) e sembra che in Acri Erode costruì un ginnasio. Nel 638 d.C. la città viene conquistata dagli arabi. Nel 1009 il califfo Ha-kim 5 ordinò la distruzione di numerose chiese tra cui anche il Santo Sepolcro in Gerusalemme, dando così inizio ad un periodo di forti ripercussioni religiose in tutto il territorio della Palestina. Nel 1104 Acri viene conquistata dai Crociati che trasformarono la città nel loro principale porto di approdo in Palestina. Interessante è annotare che in questo periodo la città di Acri viene descritta ripartita in più quartieri e tra questi vengono citati il quartiere della comunità Genovese, il quartiere della comunità Veneziana, il quartiere delle comunità Pisana e il quartiere dei Templari6.
Estratta dall’articolo “Akko (Israele). Citta’ del Mediterraneo” pubblicato sul “Web Journal” numero 1 anno 2007 a cura di Olimpia Niglio. 2 Thutmoses III fu un faraone della diciottesima dinastia, uno dei più influenti della storia dell'Egitto. Figlio del precedente faraone Thutmoses II e di una sposa secondaria, Iset, ebbe un regno di 53 anni in cui i confini dell'Egitto si ampliarono oltre i territori siropalestinesi. 3 1:31 4 Shalmaneser V fu re di Assiria dal 726 al 721 a.c.. Sottomise il popolo di Israele ed intraprese una campagna punitiva per sedare la ribellione del re di Israele Hoshea (2° dei 17 re di Israele). 5 Nel 1009 d.c., il fanatico califfo fatimita d’Egitto al-Hakim bi-Amr Allah emise l'ordine esplicito di distruggere le chiese della Palestina, Egitto e Siria, e soprattutto il Santo Sepolcro, così come racconta lo storico Yahia ibn Sa'id. Si trattò di una distruzione radicale del santuario, che portò alla demolizione della chiesa del Calvario, di quanto restava delle strutture superstiti del Martyrion e al completo abbattimento dell’Edicola del Sepolcro. Tutte le suppellettili e gli arredi furono distrutti o trafugati. La furia devastatrice si fermò solo davanti alla robustezza delle strutture costantiniane dell’Anastasis che in parte si salvarono perché sommerse dalle macerie della distruzione. 6 Interessante al riguardo risultano gli studi condotti dall’architetto Alex Kesten che a partire dalla metà degli anni sessanta del XX secolo, i sui risultati e le relative ricostruzioni planimetriche della città sono pubblicate nel volume da lui stesso curato (Kesten 1993). Cfr. anche Barber 1994. 1
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Si deve a Marino Sanudo di Torsello, veneziano (1260-1338), la prima rappresentazione cartografia moderna della Palestina e disegnata da Pietro Vesconte, il più grande cartografo della sua generazione. Nel Liber Secretorum Fidelium Crucis (Venezia, XIV sec.) è riportata una rappresentazione di Akko alla fine del XIII secolo, con indicate le opere di fortificazione, le destinazioni interne alla città e i singoli quartieri.
La città fu riconquistata da Saladino7 nel 1187, poi assediata nel 1189 da Guido di
Lusingano8 ed ancora, pochi anni dopo e precisamente nel 1191, riconquistata da All’estremità occidentale della cittadella i Templari costruirono il loro quartiere fortificato. Il Castello è posto quasi tutto al livello del mare. Questa zona era poi collegata con il porto tramite un tunnel, lungo circa 350 metri, che attraversava la città sotto il quartiere Pisano. Questo percorso e la cava sono stati scoperti solo di recente e precisamente nel 1994. Gli scavi hanno portato alla luce il vecchio tunnel del quartiere dei Templari di cui un tratto è stato reso disponibile ai visitatori già alla fine del 1999, mentre oggi sono in corso i lavori di completamento dello scavo che raggiungeranno il sito del Khan el-Umdahn (caravanserraglio prospiciente il porto). 7 Saladino, per esteso Salāh al-Dīn Yūsuf b. Ayyūb b. Shādī b. Marwān (arabo: ح ا أ ب "دى# ) '&وان, ّ ( )ا) ّ ( اTikrit, 1138 – Damasco, 3 marzo 1193), fu Sultano di più semplicemente chiamato Salāh al-Dīn al-Ayyūbi (arabo: ح
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Riccardo I d’Inghilterra9. Divenne quindi la capitale di ciò che rimaneva del Regno Latino di Gerusalemme. Nel 1229 Acri fu posta sotto il loro controllo dai Cavalieri
Ospitalieri. Acri fu certamente il caposaldo finale dello Stato crociato e cadde al termine di un sanguinoso assedio del 1291 condotto dai Mamelucchi10. Successivamente gli Ottomani, sotto il sultano Selim I 11 conquistarono definitivamente la città nel 1517, avviando una fase di totale decadenza tanto che alla fine del XVII secolo la città era in totale rovina, fatta eccezione per una moschea e poche abitazioni molto povere. Verso la fine del XVIII secolo la città tornò a nuova vita sotto il governo di Daher al-Omar
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uno sceicco locale; il suo successore, Jazzār Pascià
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sistemò e
fortificò l’intera Acri a costo di pesanti imposte ma che ridonarono alla città una veste dignitosa ed accogliente. Nel 1799 Napoleone comparve davanti ad Acri, ma, dopo un assedio di due mesi, fu respinto definitivamente dai Turchi. A Jazzār Pascià succedette alla sua morte il figlio Sulaymān, sotto il cui mite governo la città prosperò fino al 1831, quando Ibrahim Pasha, figlio del governatore d'Egitto Mehmet Ali14, assediò e devastò l’intera città distruggendone gran parte dei suoi edifici. Il 4 novembre 1840 Acri fu nuovamente bombardata dalle squadre navali alleate britanniche, austriache e francesi e nel 1841 fu ristabilito il governo turco. Dal 1917 al 1947, con la dominazione britannica, Acri fu utilizzata come prigione e luogo di impiccagione dei prigionieri politici. Il 14 maggio 1948 viene costituito lo Stato di Israele e pochi giorni dopo e precisamente il 17 maggio Acri viene occupata dagli Ebrei dell’Haganah15. Egitto, Siria e Hijaz, dal 1174 alla sua morte, col laqab di al-Malik al-Nāṣir ("Il Sovrano Vittorioso"), fondatore della dinastia curda ayyubide è considerato tra i più grandi strateghi di tutti i tempi. 8 Guido di Lusignano (Poitou, 1150 – Nicosia, 1194) è stato un cavaliere crociato francese. Per via matrimoniale divenne Re Consorte di Gerusalemme e condusse il regno crociato al disastro della battaglia di Hattin del 1187. 9 Riccardo I d'Inghilterra, noto anche con il nome di Riccardo Cuor di Leone (Oxford, 8 settembre 1157 – Châlus, 6 aprile 1199), fu re d'Inghilterra, duca di Normandia, conte del Maine, d'Angiò e di Turenna, duca d'Aquitania e Guascogna e conte di Poitiers dal 1189 fino alla sua morte. 10 L’assedio e la successiva caduta di Acri verranno trattati in maniera più approfondita nel corso di questa ricerca. 11 Selim I (in turco ottomano: م ; ا ولAmasya, 10 ottobre 1465 – Edirne, 22 settembre 1520) fu sultano dell'Impero ottomano dal 1512 alla sua morte. 12 Daher el-Omar (arabo && آل ظ"ھ/0 (1ا 2 اZahir Al ʿ Umar az-zaydānī) è stato il sovrano arabo della Galilea durante la metà del 18° secolo. Il fondatore della moderna Haifa. 13 Ahmad al-Jazzār (arabo: /3ار أ2 5 ا- Stolac, 1722 – Damasco, 23 aprile 1804) è stato un militare ottomano, di origine bosniaca, fu governatore di Acri, di Damasco e della Galilea durante il periodo ottomano, fin dal 1775. 14 Muhammad ʿAli Pascià (arabo: /6' ( 70 " #" - Kavala, 1769 – Alessandria d'Egitto, 2 agosto 1849) è stato un capo militare albanese, wālī d'Egitto dal 1805. È storicamente ritenuto il padre fondatore dell'Egitto moderno, avendo contribuito ad abbattere il regime neo-mamelucco. 15 nome dato ad un'organizzazione paramilitare ebraica in Palestina durante il mandato britannico dal 1920 al 1948. L'Haganah è nota anche per essere stata il nucleo delle moderne Forze di Difesa Israeliane, ossia le forze armate dello Stato d'Israele
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Oggi Akko rappresenta una delle più affascinanti città della costa Nord Israeliana e dell'ovest della Galilea soprattutto per gli aspetti culturali ed architettonici in essa custoditi e non ancora del tutto esplorati. La sua posizione geografica ne fa un punto di incontro importante tra l'Occidente e l'Oriente e per questo Akko può essere considerata anche un esempio unico di città in cui da sempre affluiscono differenti culture e valori. Attualmente la città storica ospita poco più di 5000 abitanti tutti Arabi Palestinesi fatta eccezione per una piccola percentuale proveniente da diverse regioni di Israele. Per chi giunge ad Akko dal mare o dalla vicina Haifa percepisce immediatamente la sua struttura urbana, che si sviluppa su una penisola ed è delimitata da una cinta muraria fortificata all’interno nella quale si trova la città storica sviluppatasi su diverse stratificazioni: dalla città crociata, a quella ottomana, alla città britannica di inizio secolo XX. Come tutte le città che hanno avuto uno sviluppo soprattutto in epoca medioevale la configurazione urbana risulta molto articolata e di non immediata lettura. Molto delimitati e sporadici sono gli spazi pubblici aperti di grandi dimensioni e particolarmente tortuose sono le strade di collegamento tra i vari quartieri. Come scriveva l’accademico fiorentino Giovanni Mariti, alla fine del XVIII secolo, dopo aver visitato la Palestina: «(…) le strade della Città di Acri son tutte strette, e quando per le larghe vi passa un Cammello, è impossibile, che vi possa passare un altro animale »16. Percorrendo le strade articolate ed anguste del centro storico di Akko si percepisce immediatamente la sua stratigrafia storica molto complessa ed oggetto di studio e ricerche sempre attive ed in continua evoluzione, da parte sia di studiosi locali che di scuole estere. Molte delle trasformazioni che oggi leggiamo sono state determinate prima della dominazione ottomana e poi dalla dominazione britannica che nell’arco di poco più di trent’anni (1917-1948) ha inciso fortemente sull’immagine attuale della città.
G. Mariti, Viaggi per l’isola di Cipro e per la Soria e Palestina fatti da Giovanni Mariti, Accademico Fiorentino dall’anno MDCCLX al MDCCLXVIII. Tomo II, Firenze, 1769.
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Purtroppo anche i numerosi e ripetuti assedi e le conseguenti distruzioni della città hanno fatto perdere molto del patrimonio storico che è stato “riusato” e quindi in parte si è conservato all'interno delle varie opere di ricostruzione. Si pensi ai resti della città Crociata che si è conservata (e tutt’oggi non del tutto esplorata) sotto la città Ottomana e di come questa si è, a sua volta, conservata sotto le numerose ricostruzioni succedute alle demolizioni attuate a più riprese fino all'inizio del XX secolo. I primi importanti studi sulla storia degli edifici di Akko sono stati realizzati sotto la dominazione britannica. In seguito importanti studi sulla città sono stati realizzati da ricercatori stranieri e locali a partire dal 1962 ma soltanto a partire dal 1993 sono stati ripresi interessanti studi sulla Pag.
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storia della città di Akko e sui principali monumenti. Alla fine degli anni ‘90 del XX secolo l’I.CO.MO.S. 17, valutati i valori culturali, storici, ambientali e sociali della città di
Akko sollecita l’inserimento di questo centro nella lista dei beni del patrimonio UNESCO. Così nel 2001 Akko è entrata a far parte della lista dei beni sottoposti a tutela da parte dell’UNESCO.
mappa della città vecchia di acri
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International COuncil on MOnuments and Sites.
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Dalla battaglia di Hattin all’avanzata Mamelucca Narrare degli eventi che videro re, nobili, cavalieri e pellegrini, lottare e morire per la Terra Santa è molto più difficile di quel che sembra. Possiamo citare date ed eventi con buona approssimazione ma, i fatti, quelli veri, quelli vissuti dai protagonisti, quelli non è affatto facile raccontarli. Ci sono poche cronache e, quelle stesse, sono spesso frammentarie o troppo influenzate da logiche di schieramento. Io proverò ad unire tutte le fonti, quelle certe e quelle che lo sono meno, per poter dare a te che leggi una migliore visione di quel che fù.
L’assedio e la successiva caduta di San Giovanni d’Acri (nome con cui i cristiani chiamavano Akko) ha determinato la fine del Regno di Gerusalemme18. Possiamo dare anche una data all’inizio di questa parabola discendente: il 04 luglio 1187. Quel giorno il sultano ayyubide Salah al-Din vinse una decisiva battaglia presso Hattin, cui seguirà la resa di Gerusalemme negoziata dal suo ultimo difensore Baliano d’Ibelin19 che permise allo stesso sultano ayyubide Salah al-Din di entrare in città il 02 ottobre 1187. Successivamente il sultano ayyubide Salah al-Din conquistò quasi tutta la Palestina destando un grande clamore in Occidente. Questo portò Papa Gregorio VIII a promuovere la Terza Crociata20 che portò, come unico risultato positivo, la riconquista di alcuni territori perduti e il 12 luglio 1191 di San Giovanni d’Acri che fu proclamata capitale del ricostituito Regno di Gerusalemme (noto anche come Regno di Acri).
Georges BORDONOVE, “Le Crociate e il regno di Gerusalemme”, Bompiani, 2001, p. 424, ISBN 88-452-9129-4. Baliano di Ibelin "il Giovane" (1140 circa – 1193) è noto come uno dei più importanti cavalieri crociati del Regno di Gerusalemme. Era il terzogenito di Barisano di Ibelin e fratello di Ugo e Baldovino. 20 La terza crociata (1189-1192), detta anche la "Crociata dei Re", fu un tentativo, da parte di vari sovrani europei, di strappare Gerusalemme e quanto perduto della Terrasanta a Saladino. 18 19
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Con la morte del sultano ayyubide Salah al-Din nel 1193 i crociati ebbero modo di beneficiare di un periodo di relativa tranquillità che duro oltre cinquant’anni a causa dello scontro tra le fazioni musulmane. Ma nel 1250 ripresero le ostilità per mano del sultano Mamelucco Baybars21 che nel 1265 riportò sotto il controllo musulmano le città di
Caesarea, Haifa e Arsuf e nel 1268 conquistò Antiochia. Falliti i tentativi di contrasto ai Mamelucchi da parte del Re di Francia Luigi IX e del Principe Edoardo
d’Inghilterra, il successore del sultano Baybars, Qalawun22, riuscì a conquistare per prima la fortezza dei Cavalieri Ospitalieri di Qala'at Marqab23, nel 1287 Laodicea ed in fine nel 1289 Tripoli. L’intero Regno di Gerusalemme era ormai sotto il controllo Mamelucco. Rimaneva un’ultima piazzaforte; l’ultimo baluardo: San Giovanni d’Acri.
21 Baybars
al-Bunduqdārī nacque nel 1223 e morì a Damasco il 2 maggio 1277. Quarto Sultano mamelucco, governò l'Egitto e la Siria fra il 1260 e il 1277. Schiavo turco d'origine qipčaq del sultano ayyubide al-Malik al-Sālih e, prima di lui, di Aydakin Bunduqdār (da cui prese la nisba), Baybars ebbe pelle scura, occhi azzurri e grande forza fisica, oltre a doti di intelligenza non comune e di rara rapidità di giudizio.
Sayf al-Dīn Qalāwūn al-Alfi al-Mansūr nacque nel 1222 circa e morì il 10 novembre 1290. È stato un sultano mamelucco d'Egitto, appartenente alla dinastia Bahri, di etnia turca Kipčaki. 22
Il Qala'at Marqab è una delle fortezze crociate in Siria meglio conservate, insieme al Krak dei Cavalieri e alla Cittadella del Saladino. Situato sulla vetta di un antico vulcano, a pochi chilometri dalla cittadina di Baniyas, in posizione tale da dominare la strada che da Tartus conduceva a Laodicea. Per un lungo periodo ha costituito il baluardo crociato nella zona, per contrastare le scorribande degli assassini, che avevano le loro basi in Masyaf e in altri castelli circostanti. 23
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Cronaca dell’assedio e della caduta di San Giovanni d’Acri e del ruolo di Guillaume de Beaujeu Maestro del Tempio
Come già scritto, tra il tra il 1265 e il 1289 l’esercito mamelucco fece il vuoto attorno a
San Giovanni d’Acri. La città era rimasta fuori dalla campagna di conquista mamelucca grazie alle relazioni diplomatiche intraprese dal Maestro del Tempio
Guillaume de Beaujeu24. Nel 1289 Guillaume
de Beaujeu
venne a sapere da uno dei suoi agenti segreti infiltrato presso la corte del sultano Qalawun che, quest’ultimo, era in procinto di attaccare Tripoli, gloriosa capitale della più importante e longeva contea latina. Guillaume de Beaujeu avvertì il conte ma non venne ascoltato dato i difficili rapporti intrattenuti dai Templari con la corte di Tripoli.25 Il 27 aprile 1289
Tripoli cadde espugnata dopo un terribile assedio durato un mese. Come già ad Antiochia per la popolazione non ci fu pietà: dopo il saccheggio, seguì la deportazione dei superstiti ridotti poi in schiavitù. Non soddisfatto della conquista di Tripoli, il Guillaume de Beaujeu proveniva da una potente famiglia di Beaujolais, aveva legami di parentela con il Re di Francia Luigi IX e con il Re di Sicilia Carlo d'Angiò. Entrato nell'Ordine all'età di 20 anni fu nominato Precettore della Provincia di Tripoli nel 1271 e Precettore della Provincia di Puglia nel 1272 prima di essere eletto Gran Maestro del Tempio il 13 Maggio 1273. Al momento della sua nomina era noto per essere consigliere di Papa Gregorio X.
24
25 Alain
DEMURGER, “Vita e morte dell’ordine dei Templari”, Garzanti Libri s.p.a., 2005, Pag.236, ISBN 9780001421486
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sultano Qalawun attendeva un’occasione che giustificasse una guerra contro la città di
San Giovanni d’Acri e questa arrivò nel 1288 quando alcuni soldati lombardi, da poco arrivati in Terra Santa e fomentati dell’entusiasmo religioso suscitato dalle predicazione dei vescovi d’Occidente26, aggredirono una carovana musulmana nei pressi della città. Così il sultano Qalawun avvia alla fine del 1289 i preparativi per
assediare
preparando
un
la
città
imponete
esercito di 180.000 soldati.
Guillaume de Beaujeu venne avvisato dall’emiro al-Fakhri dell’imminente
attacco
e
informò la Corte Suprema di Acri ma non venne creduto. Ancora una volta mediò la pace con il sultano Qalawun offrendo allo stesso un tributo pari al pagamento di un zecchino per ogni abitante di San Giovanni d’Acri e la consegna dei responsabili dell’aggressione. Per prendere tempo Guillaume de Beaujeu propose alla Corte
Suprema di Acri di ricorrere a un sotterfugio: la consegna di tutti i condannati a morte, spacciandoli per gli aggressori della carovana ma ancora una volta egli venne accusato dalla Corte Suprema di Acri di tradimento e aggredito dalla folla una volta uscito dalla sala27. Le trattative erano ancora in corso quando il 04 novembre 1290 il sultano
Qalawun partì con il suo esercito alla volta di San Giovanni d’Acri, ma dopo soltanto un settimana il sultano si ammalò e morì. Era il 10 novembre 1290. Il nuovo sultano, Al 26 27
Georges BORDONOVE, “Le Crociate e il regno di Gerusalemme”, Bompiani, 2001, p. 417-418, ISBN 88-452-9129-4. Piers Paul READ, “La vera storia dei templari”, Newton saggistica, ed. maggio 2013, ISBN 978-88-541-5556-5.
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Asraf Khalil, figlio di Qalawun, giurò al padre sul letto di morte che avrebbe continuato la guerra contro i cristiani. Dopo aver risolto alcune controversie interne, annullò tutte le trattative che il padre aveva in corso e rifiutò quelle proposte dai negoziatori inviati da Guillaume de Beaujeu tra cui il Cavaliere Templare Bartolomeo
Pizan, che fu incarcerato insieme agli altri. A marzo fece convergere gli eserciti dalla Siria e dall’Egitto su San Giovanni d’Acri. Il 5 aprile del 1291 davanti le mura di Acri c’erano circa 60.000 cavalieri mamelucchi, 160.000 fanti28 e più di cento macchine d’assedio, enormi catapulte e mangani. L’assedio ebbe inizio. All’interno della città erano presenti poco meno di mille cavalieri29 rispettivamente appartenenti ai Cavalieri
Templari, ai Cavalieri Ospedalieri e ai Cavalieri Teutonici, fiancheggiati da marinai italiani, soldati inglesi, soldati francesi e da manipoli di agguerriti lombardi per un totale di circa 1300 sergenti appiedati e 14.000 fanti. Anche numerosi cavalieri ciprioti accorsero in loro soccorso, nonostante i precedenti contrasti con il Re di Cipro. Tutti si posero agli ordini di Guillaume de Beaujeu, poiché era ritenuto il più abile e sagace comandante. Memore di quanto successo ad Antiochia e a Tripoli, Guillaume de
28 29
Georges BORDONOVE, “Le Crociate e il regno di Gerusalemme”, Bompiani, 2001, p. 419, ISBN 88-452-9129-4. Georges BORDONOVE, “Le Crociate e il regno di Gerusalemme”, Bompiani, 2001, p. 419, ISBN 88-452-9129-4.
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Beaujeu mise al sicuro la popolazione civile (circa 40.000 persone) trasferendola sulle coste di Cipro tramite la Flotta Crociata, consapevole del fatto che i Mamelucchi non disponevano di navi. La città era protetta a Ovest e a Sud dal mare, mentre a Nord e a Est da una doppia cinta di mura. L’esercito del sultano Al Asraf Khalil era schierato soltanto lungo le mura non avendo, per l’appunto, a disposizione una flotta. Ad ogni contingente delle forze di difesa fu assegnata una sezione delle mura. Ai Cavalieri
Templari sotto il comando del Gran Maestro Guillaume de Beaujeu fu assegnata quella più settentrionale da dove i
bastioni
di
Montmusard
incontravano il mare. Vicino a loro c’erano gli Ospitalieri agli ordini di Jean de Villiers e, nel punto di congiungimento con le mura di Acri, i Cavalieri reali comandati dal fratello del Re Amarico appoggiato dai cavalieri Teutonici guidati da Konrad
von Feutchwangen, poi i Francesi, gli Inglesi, i Veneziani, i Pisani ed infine le truppe della Comune di Acri.30 L’esercito mamelucco diede inizio all’assedio disponendo le enormi macchine da guerra in corrispondenza dei tre versanti sopra descritti e per dieci giorni ininterrotti bombardò con una vera e propria pioggia di massi e frecce le mura e le torri con l’intento di 30
Piers Paul READ, “La vera storia dei templari”, Newton saggistica, ed. maggio 2013, ISBN 978-88-541-5556-5.
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indebolirle. Guillaume de Beaujeu sapeva che occorreva reagire in modo deciso e improvviso e così nella notte tra il 15 ed il 16 aprile il “Sovrano Maestro” dei Templari condusse trecento cavalieri fuori dalle mura allo scopo di distruggere le torri d’assedio dei Mamelucchi e fu un’impresa memorabile anche se, dopo un iniziale successo, i cavalieri rimasero aggrovigliati nei tiranti delle tende e costretti a tornare in città, lasciando sul campo diciotto morti. La sortita, ancorché se non riuscì in pieno nel suo intento procurò agli assediati un forte incitamento psicologico a resistere. Il 4 maggio il re di Gerusalemme Enrico II sbarcò in città con un contingente di 500 fanti e 200 cavalieri e tentò di risolvere la questione per via diplomatica, inviando ambasciatori a trattare col sultano. Al Asraf Khalil li rispedì indietro e lo stesso Enrico II giudicò più prudente fare ritorno a Cipro, mentre i suoi armati restavano a dare il loro contributo alla difesa della città31. Il 15 maggio una delle torri di difesa, la “Torre Nuova”, crollò, ma i crociati si affrettarono a riempire la breccia di detriti e a costruirvi alle spalle una struttura di legno che impedisse agli assedianti di utilizzarla come varco32. Venerdì 18 maggio “una grande nacchera” risuonò, dando il segnale dell’assalto. I musulmani avanzavano su tre file: la prima recava grandi scudi, la seconda era composta da lanciatori di fuoco greco, la terza da arcieri che scoccavano “dardi e frecce piumate così numerose che pareva pioggia che cadesse dal cielo”33.
Georges BORDONOVE, “Le Crociate e il regno di Gerusalemme”, Bompiani, 2001, p. 420-421, ISBN 88-452-9129-4. Georges BORDONOVE, “Le Crociate e il regno di Gerusalemme”, Bompiani, 2001, p. 422-423, ISBN 88-452-9129-4. 33 Alessandro Benassai, “il mistero dei templari”. 31 32
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Il sultano Al Asraf Khalil guidò personalmente l’assalto alla città stremata. Riporterò adesso un passo tratto da un racconto che descrive quello che verosimilmente vissero i crociati quel giorno: “…San Giovanni d’Acri, 18 maggio 1291. Il sole si eclissò di colpo. Una cortina di frecce oscurò il cielo prima di abbattersi in una pioggia di metallo acuminato sui difensori dei bastioni; diluvi di morte che proseguivano senza sosta sin dal mattino, alternati ai lanci di catapulte che si abbattevano sulla città vecchia. I musulmani prendevano di mira soprattutto il quartiere veneziano che affacciava sul mare. Una strategia per bloccare l’accesso al porto ed evitare così che la popolazione si desse alla fuga. Gli emiri che comandavano le truppe arabe erano avidi di schiavi; donne e bambini, che presto sarebbero finiti su tutti i mercati umani d’Egitto e di Siria. Una nuova pioggia di frecce si abbatté sulle feritoie. Guy d’Aynac si buttò a terra, sperando nella protezione dell’elmo e della cotta di maglia. Centinaia di punte acuminate rimbalzavano contro le pietre. Il Templare si appiattì contro la muraglia, mentre un tintinnio di metallo gli tamburellava i timpani. Lo stesso suono della grandine sui tetti d’ardesia del maniero di famiglia, quando da bambino correva di notte a piedi nudi sul pavimento di gelida pietra per accucciarsi nel letto della sua nutrice. A vent’anni di distanza, lo colse la stessa terribile angoscia. Il panico devastante di vedere il mondo finire, crollare, svanire per sempre. Strisciando tra i cadaveri, si nascose dietro una feritoia non ancora colpita. Il viso sudato incollato alla pietra, lanciò uno sguardo attraverso la feritoia. Il terrore gli afferrò la gola. Il nome di Allah risuonò dalla terra fino al cielo. Una nube di sabbia si alzò verso le difese della città. Il suolo cominciò a tremare sotto lo slancio invisibile dell’esercito musulmano, mentre il frastuono dei tamburi ritmava l’assalto. Quando la cortina di polvere si dissipò, dalle mura salì un grido di orrore.
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La Torre maledetta era stata ripresa e continuava a resistere. Tuttavia i musulmani non si contentavano di riversare miriadi di frecce e di pietre sulla città, essi scavavano stretti camminamenti ai piedi delle mura. Là, abili genieri si davano un gran da fare a scalzare le fondamenta e appena prima dell’assalto i baluardi crollavano. Dall’inizio dell’assedio, erano già crollate quattro torri, liberando la prima cinta difensiva agli assalitori. Era rimasto un solo bastione a proteggere la città, sovrastata dalla Torre maledetta. L’ultima speranza dei cristiani, prima di vedere i loro nemici irrompere nella città. Lo scontro fu immediato. Una foresta di scale prese d’assalto le mura. Le corde, come tante liane, avvinghiarono in un istante la cittadella. Al suolo, nella polvere dei combattimenti, arieti colpivano le mura e disgregavano le pietre. La guarnigione non resistette all’assalto. Dietro la feritoia, Guy vide i difensori della torre abbandonare le loro posizioni e corpi precipitare dalle finestre. Presto, la sola piattaforma servì da ultimo rifugio ai sopravvissuti: un manipolo di cavalieri, spossati e sconvolti, attendeva là un’inevitabile cattura. Ma fu la morte a giungere per prima. Sotto i colpi degli arieti, una breccia apparve alla base della torre. Senza perdere tempo, dei soldati vi si intrufolarono, le spalle cariche di legna secca. Nei piani superiori, i combattenti arabi dominavano l’edificio e rifluivano per le scale. Un grande silenzio si abbatté sul campo di battaglia. D’Aynac, disperato, distolse lo sguardo, ma già il crepitio del braciere si propagava ineluttabilmente. La torre si tramutò in rogo sacrificale. Un fumo acre avvolse le mura sventrate, si estese sui bastioni e penetrò in città. Un odore di incendio che scatenò negli abitanti un incontrollabile timor panico. Nelle chiese dove suonava la campana a martello, donne disperate si colpivano il petto, i preti in ginocchio imploravano la grazia di Dio. Ma il fumo si propagava ovunque, spietato quanto l’annuncio della marea di odio e di morte che di lì a poco avrebbe sommerso la città. Una mano si abbatté sulla spalla di Guy d’Aynac. Questi aprì gli occhi e riconobbe la croce rossa del Tempio sul petto del fratello che lo chiamava. «Ti farai uccidere. Alzati e seguimi. Saremo più utili accanto ai feriti.» D’Aynac fece qualche passo incerto. «Che cosa aspetti? Vuoi davvero Pag. 18
farti trapassare la pancia o finire arrosto?» Guy non se lo fece ripetere e si mise a correre. Vide l’incendio che avviluppava le mura e minacciava la piattaforma della Torre maledetta. Dinanzi a lui, il Templare rallentò la corsa. Le cataste di morti rendevano il passaggio impraticabile. «Che Dio abbia pietà delle nostre anime e mi perdoni ciò che sto per fare.» Dopo aver abbozzato un segno di croce, il cavaliere brandì la spada e cominciò a ricavarsi un passaggio. Dei cadaveri rotolavano sul parapetto, altri andavano a schiantarsi ai piedi delle mura. Superato il cammino di ronda, discesero la stretta scala che conduceva alla grande sala sistemata sotto i bastioni. Il fumo aveva ormai un altro odore, quello della carne combusta. Guy si fermò, le gambe vacillanti e il cuore a fior di labbra. «Muoviti! Vomiterai l’anima più tardi.» La porta della grande sala si aprì. Guy si precipitò all’interno. Si immobilizzò e, d’un tratto, non riuscì più a governare il suo stomaco…34” Il fulcro della battaglia si concentrò al bastione di Saint’Antonio dove i mamelucchi combattevano ferocemente: parte di loro appoggiavano le scale e scalavano le mura; gli altri scuotevano le mura con gli arieti
sforzandosi
di
abbatterle.
Finalmente aprirono una larga breccia per la quale si poteva entrare nella città. Qui cominciò subito una sanguinosa battaglia; non si scagliavano più pietre e frecce, ma si combatteva con la lancia, la spada e la mazza. Guillaume de Beaujeu organizzò un estremo contrattacco radunando attorno a se i Cavalieri Templari a lui vicini ma improvvisamente rimase gravemente
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ERIC GIACOMETTI – JACQUES RAVENNE, “La setta del caos”, Piemme, 2010, ISBN 978-88-566-0619-5.
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ferito da una freccia35. Ritirandosi dalla mischia ed in preda al delirio diceva: “Signore, non posso più, perché sono morto… guarda la mia ferita…” . I suoi “lo fecero scendere da cavallo e lo fecero stendere su uno scudo (…), e lo portarono, per seppellirlo, verso la Porta di Sant’Antonio, che trovarono chiusa…”. Attraverso un’altra porta entrarono in una casa, dove poterono levare la corazza al Maestro. Poi “lo avvolsero in una coperta e lo portarono verso il mare, cioè verso la spiaggia che si trova fra il macello del bestiame e la dimora che fu del Signore di Tiro (…). Coloro che accompagnavano il maestro si misero in mare per condurre due barche che si trovavano là…”. Ma la tempesta impedì loro di prendere il largo. “Alcuni uomini della casa del Maestro lo portarono al Tempio, e lo fecero entrare, senza introdurlo con la forza, dato che non si voleva aprire loro la porta, ma ponendolo in un luogo, un cortile, dove si gettava il letame. Restò tutto il giorno senza parlare (…). Rese l’anima a Dio e fu sepolto davanti al suo tabernacolo, che era l’altare dove si cantava messa. E che Dio riceva la sua anima, perché la sua morte arreco il gran danno”.36 La moltitudine dei mamelucchi cresceva, mentre i crociati, al contrario, non ricevevano alcun soccorso. Alla fine quelli che difendevano le mura, vinti dalla fatica e dal numero dei nemici, si ritirano dentro la città; gli assalitori li inseguono, mentre quasi tutti gli abitanti se ne stavano immobili spettatori; non perché fossero atterriti dal grave pericolo, ma perché le loro reciproche rivalità e gelosie erano più forti del sentimento del comune pericolo. Ecco quello che si legge in una cronaca del tempo:
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G. ARALDO, “I templari e il filo segreto di Hiram”, autoproduzione, 2013.
36 L. MINERVINI (a cura di), “Cronaca del Templare di Tiro (1243-1314). La caduta degli Stati crociati nel racconto di un testimone oculare”, Edizioni LIGUORI, 2000, pp. 202, 250-251 ISBN 8820730235
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“Quando la notizia che i Saraceni erano penetrati dentro si divulgò per la città, molti cittadini, per odio gli uni degli altri, non ebbero la carità del comune che dovevano avere, e non tennero alcun conto di quello che loro poteva avvenire, pensando nei loro cuori che il Sultano non avrebbe fatto loro alcun male, poiché non avevano acconsentito alla violazione della tregua. Nelle loro folli speranze volevano piuttosto essere debitori della loro salute alla clemenza del vincitore, che al coraggio dei soldati cristiani. Invece di soccorrere i suoi vicini, ognuno, nel suo segreto, si rallegrava dei loro danni; i principali capi di ogni quartiere o di ogni nazione temevano di esporre i loro soldati, non per conservare le loro forze contro i musulmani, ma per procurarsi maggiore potenza nella città e prepararsi i mezzi per avere un giorno la preponderanza nelle pubbliche discordie”37. Nonostante tutto il vero valore dei cavalieri non si lasciava condurre da così vili passioni e le milizie Templari si mostravano ovunque appariva il pericolo. Il loro esempio durante tutto il corso della giornata, servì da volano e spinse a tornare sul campo di battaglia anche quelli che ne fuggivano. La battaglia condotta dai Templari fu un urto terribile e la strage spaventosa tanto che a sera le trombe arabe suonarono la ritirata e i mamelucchi disordinatamente si ritirarono attraverso la breccia che avevano fatto in precedenza. Questo vantaggio inaspettato mutò subito gli animi. Quelli che non avevano combattuto e se ne erano stati nelle loro case, ebbero timore di essere chiamati traditori della causa dei crociati. Allora si riunirono e si mossero con le bandiere spiegate verso la porta di 37
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Sant’Antonio. L’aspetto del campo di battaglia, disseminato di uccisi e di feriti, forse risvegliò in loro qualche sentimento generoso e, se prima non avevano dato dimostrazione del loro coraggio, la vista dei guerrieri che trovavano stesi a terra e che li supplicavano di medicare le loro ferite, fornì loro almeno l’occasione di esercitare la carità fraterna. Si medicarono i feriti e si seppellirono i morti; poi furono riparate le mura dove furono poste delle macchine da difesa; tutta la notte fu impiegata a preparare le difese per il giorno successivo. Appena finiti questi preparativi, l’aria si riempì del suono delle trombe e dei tamburi; l’orribile fragore che partiva dalla pianura annunziava l’avvicinarsi dei musulmani, i quali, dopo aver lanciato un nugolo di frecce, si avventarono al muro che avevano aperto il giorno prima. Trovarono una resistenza inaspettata e molti musulmani furono uccisi sotto le mura; ma, crescendo continuamente il loro numero ed i loro assalti continuamente rinnovati, i mamelucchi sopraffecero i crociati. Mentre si combatteva sulle mura, San Giovanni d’Acri aspettava tremando l’esito della battaglia. Nella città si diffusero mille notizie contrastanti. Si diceva che nei quartieri più lontani i crociati erano vittoriosi e che i mamelucchi erano in fuga; si diceva anche che stava giungendo dall’Occidente una flotta con un nuovo esercito. A tali notizie se ne aggiungevano altre spaventose e, fra tutte, quelle veritiere erano solo quelle cattive. Da lì a poco i mamelucchi entrarono ancora una volta in città. I guerrieri cristiani che difendevano la porta di Sant’Antonio non avevano potuto resistere all’urto del nemico ed erano fuggiti per le strade. Ma questa volta la cittadinanza iniziò a lanciare pietre dalle case e le strade vennero chiuse con delle catene di ferro per impedire il passaggio alla cavalleria mamelucca. I soldati che erano fuggiti dalla porta di Sant’Antonio ripresero Pag. 22
forza e si gettarono di nuovo nella mischia penetrando nelle schiere mamelucche respingendole fino alle mura. Ogni giorno gli assalti si rinnovavano sempre col medesimo furore ma alla fine la città cadde sotto il dominio mamelucco. Infatti dopo un’accanita resistenza cedono anche le mura orientali difese dai francesi di Giovanni di
Grailly38, e dagli inglesi di Ottone di Grandson39: i mamelucchi penetrano e dilagano per la città. I difensori corrono alle navi e s’imbarcano disordinatamente. L’anziano patriarca Nicola
di Hanape affonda nella piccola imbarcazione dove era stato trasportato per aver permesso a troppa gente di salirvi. Resiste solo la fortezza templare, il mastio del Tempio, rafforzato da cinque possenti torri che era chiamato la Cupola di Acri, all’estremità nord-occidentale della città dove si rifugiano i cavalieri superstiti e molti cittadini. Al suo interno ci sono gli ultimi due più alti dignitari dell’ordine ancora in vita: il Tesoriere dell’Ordine del Tempio Thibaud
Gaudin e il Maresciallo dell’Ordine del Tempio Pierre de Sevry. Per una settimana intera cercarono di organizzare una ultima estrema difesa della città ma lo sforzo fu vano. Il sultano Al Asraf Khalil chiese al Maresciallo dell’Ordine del Tempio Pierre de
Sevry la loro resa, consentendogli di imbarcarsi per Cipro con tutti i loro possessi e egli acconsentì. Ad un emiro e 100 mamelucchi venne concesso di entrare nella fortezza. Quella notte i mamelucchi cominciarono a molestare donne e ragazzi e i Templari, indignati per quegli atti, li massacrarono e, rompendo il patto col sultano, continuarono a 38 Jean I de Grailly è stato il siniscalco del ducato di Guascogna tra il 1266 ed il 1268, e poi del Regno di Gerusalemme dal 1272 circa fino al 1276 circa, e poi della Guascogna ancora dal 1278 fino al 1287. Nato sulle rive del Lago di Ginevra nella contea di Savoia. Ha probabilmente ha viaggiato in Inghilterra durante il regno di Enrico III d'Inghilterra al seguito di Pietro II di Savoia, Nel 1262 era già un cavaliere in casa del Principe Edoardo, erede del re e il futuro re Edoardo I d'Inghilterra. Jean andò in Oriente alla fine del 1280. Nel 1289, ha guidato un reggimento francese da Acri alla città assediata di Tripoli, fino alla caduta della stessa nel mese di aprile 1289. Jean era presente come il comandante delle truppe del re francese alla caduta di Acri. Ferito, è stato salvato durante l’assedio dai suoi compagni e fuggì sulla nave per Cipro. 39 Ottone I di Grandson nacque nel 1240 e morì nel 1328, cavaliere che operò in Inghilterra e in Palestina al servizio del re inglese.
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difendere la città. Quella notte il Maresciallo dell’Ordine del Tempio Pierre de Sevry decide di separasi da Thibaud Gaudin e così quest’ultimo, accompagnato da un manipolo di cavalieri e alcuni civili, salpò alla volta di Sidone con l’intento di spostare il tesoro dell'Ordine. Thibaud Gaudin, da li a poco, divenne il nuovo Gran Maestro dell’Ordine del Tempio mentre Pierre de Sevry decise di difendere fino alla fine la città.
Pierre de Sevry con i pochi cavalieri rimasti riesce a resistere alla marea mamelucca con indomito coraggio per permettere agli ultimi sopravvissuti di lasciare la città. In quel momento all’interno della fortezza Templare si erano rifugiati quasi 10.000 persone.
Pierre de Sevry capisce che la fine è vicina e, radunati i confratelli, fa cantare messa, quando una mina fa crollare quasi completamente il lato della fortezza verso la terraferma aprendo una breccia nelle mura. Il sultano Al Asraf Khalil lancia un’orda di mamelucchi dentro la breccia ma il loro numero era così grande che i puntelli posti degli schiavi cedettero sotto il loro peso seppellendoli insieme ai Templari nel crollo generale dell’edificio. È il 28 maggio 1291. Una grande nuvola di polvere e fumo si leva alta verso il cielo. L’improvviso silenzio segue mesi d’assedio, fame, sete, paure e speranze. Quell’attimo tanto breve quanto intenso segnerà per sempre la fine del Regno di Gerusalemme lasciandosi dietro due secoli di scontri e battaglie, di alterne fortune, di re e di cavalieri. Ma la le gesta e le storie di chi quelle pagine le ha scritte con la propria vita ci giungono ancora oggi e riecheggeranno per l’eternità.
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