Linee guida per l’Edilizia sostenibile
nel territorio del Gal Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari
1. Introduzione
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2. Le Linee guida dell’Edilizia sostenibile Gli obiettivi strategici del Gal
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3. L’analisi territoriale
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Premessa
3.1 I comuni del territorio del Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari
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3.2 La situazione del settore edile nel territorio del Gal
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Breve fotografia della situazione del settore edile in Sardegna
3.3 Le tecniche costruttive tradizionali
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Descrizione delle specificità locali delle tecnologie costruttive comunemente utilizzati sul territorio
3.4 I materiali locali territoriali
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Le risorse locali tradizionalmente utilizzate in ambito edile
4. Il Vademecum
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Descrizione ed illustrazione dei macro temi strategici delle Linee guida dell’Edilizia sostenibile
5. Le schede tecniche Illustrazione dei criteri di valutazione delle Linee guida
in allegato
Foto: Daniele Atzori
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1. Introduzione Queste Linee guida sono il frutto di anni di lavoro che hanno visto il Gal operare come agenzia di sviluppo alla riscoperta e alla valorizzazione di materiali, tecniche, saperi e talenti locali. Fin da epoche lontane nel nostro territorio si sono costruiti edifici in terra cruda, che hanno dato vita a importanti agglomerati urbani che oggi vengono comunemente riconosciuti come Furriadroxius e Medaus, luoghi di incontro e scambio, di confronto e crescita condivisa. Quello che oggi stiamo finalmente mettendo a sistema si avvertiva già alla fine degli anni ottanta dello scorso secolo, quando importanti esperienze di riscoperta dei materiali locali hanno caratterizzato la vita di alcuni centri del territorio. Artisti di fama internazionale hanno lavorato e creato utilizzando la pietra del luogo - il marmo statuario, il marmo nero, il granito, la trachite e l’onice per fare dell’arredo urbano un elemento di unione tra tradizione e innovazione. Nella speranza che queste Linee guida vengano adottate da tutti i comuni del Gal, sono fermamente convinto che possano rappresentare un ponte tra passato e futuro, un punto di ripartenza per il settore edile e per l’intera filiera innescando un circolo virtuoso di sviluppo che faccia diventare il Sulcis Iglesiente una eccellenza nel campo dell’Edilizia sostenibile e della Bioedilizia.
Cristoforo Luciano Piras Presidente del Gal Sulcis Iglesiente, Capoterra e Campidano di Cagliari
Foto: Daniele Atzori
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2. Le Linee guida dell’Edilizia sostenibile Gli obiettivi strategici del Gal Le Linee guida dell’Edilizia sostenibile si inseriscono nella strategia di sviluppo del Gal, nata nel 2016 con il percorso partecipativo “Chi partecipa conta!” e attualmente in fase di attuazione. Si è scelto di tradurre i principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale in un’azione - certificata da Sardegna Ricerche come azione innovativa per il territorio - che ha portato al progetto pilota “Edilizia sostenibile e bioedilizia nel territorio del Sulcis Iglesiente”. Nei primi mesi del 2020 il Gal ha avviato, con la collaborazione dell’organismo di ricerca Lucense e di un gruppo di architetti e ingegneri del territorio, il processo di elaborazione delle Linee guida coerentemente con tecniche tradizionali locali e in continuità con la storia, le tradizioni e il paesaggio. L’obiettivo è quello di integrare gli interventi infrastrutturali di tipo edilizio con il paesaggio utilizzando le risorse naturali locali e materiali non inquinanti e riciclabili e impianti a basso consumo energetico, in un’ottica di Economia Circolare e sviluppo territoriale sostenibile. La linea d’azione è netta: d’ora in avanti tutti gli interventi strutturali finanziati nella strategia territoriale del Gal dovranno essere conformi ai principi dell’Edilizia sostenibile contenuti in queste Linee guida. Nella speranza che questo lavoro ambizioso rappresenti un ulteriore mattone importante per la crescita del territorio. Un particolare ringraziamento va all’ingegnere Marco Naseddu del CRP della Regione Sardegna, che con competenza e professionalità ha supportato e supporta il Gal in questo tema complesso.
Nicoletta Piras Direttrice del Gal Sulcis Iglesiente, Capoterra e Campidano di Cagliari
Foto: Daniele Atzori
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Foto: Daniele Atzori
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3. L’analisi territoriale Premessa Le Linee guida per l’Edilizia sostenibile e le relative Schede tecniche, oggetto del presente documento, sono state elaborate nell’ambito della più ampia azione di sistema “Edilizia sostenibile e bio-edilizia” attuata nel Sulcis Iglesiente e promossa dal GAL Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari, in collaborazione con l’Agenzia regionale Sardegna Ricerche per l’attuazione del Piano d’Azione “Qualità e sostenibilità per uno sviluppo rurale integrato” e in accordo con il Centro Regionale di Programmazione della Regione Sardegna. Il percorso avviato, che unisce il tema della sostenibilità e la crescita di competitività della filiera dell’edilizia, necessita di una nuova e diversa gestione del territorio, delle sue risorse e potenzialità e un più attivo approccio al cambiamento e alla valorizzazione di modelli di sviluppo socio-economico basati sullo sviluppo sostenibile, attraverso un orientamento multidisciplinare e integrato. La scelta di sviluppare questa azione, capace di stimolare una stretta sinergia tra la Strategia regionale per lo sviluppo locale e la Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile, che costituiscono due ambiti programmatici sui quali da tempo la Regione Sardegna ha deciso di investire risorse per garantirne uno sviluppo coordinato, e che rappresentano altresì due elementi fondanti del Programma Regionale di Sviluppo (PRS) 2020-2024 della Regione Sardegna, e la volontà di incentivare il settore dell’edilizia sostenibile a livello locale, nascono dalle esigenze e proposte emerse durante il percorso partecipativo attuato dal Gal nel 2016 per la stesura del Piano d’Azione. Il Gal, infatti, nella Programmazione 2014-2020 ha colto la sfida lanciata dal legislatore europeo di utilizzare l’approccio allo sviluppo locale di tipo partecipativo “Community Led Local Devolopment (CLLD)” come un’opportunità per attivare una politica di sviluppo calata sulle esigenze territoriali, e attraverso il coinvolgimento e l’integrazione di diversi fondi strutturali ha posto le basi per la costruzione di un processo sperimentale di partecipazione e coinvolgimento democratico degli attori locali delineando una traiettoria condivisa di sviluppo nel medio-lungo periodo che ha come filo conduttore la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
11 Per questa ragione, come previsto dalla Smart Specialisation Strategy (S3) della Regione Sardegna, che si articola sul paradigma secondo il quale per creare sviluppo nei territori occorre essere propensi all’innovazione, saper attivare competenze tecniche specialistiche e mettere insieme tutti gli elementi che compongono una filiera produttiva, e che richiama la bioeconomia e l’economia circolare come priorità trasversali, il Gal ha deciso di attivare un’azione per la promozione dell’edilizia sostenibile, cercando di incentivare la nascita e la crescita di una vera e propria filiera economica collegando il finanziamento di tutti gli interventi infrastrutturali inseriti nelle Misure del Piano d’Azione all’applicazione concreta delle Linee guida per l’edilizia sostenibile. Sempre in linea con quanto stabilito dalla Politica di coesione 2014-2020 nell’attuare le priorità di Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva che attribuisce un ruolo fondamentale alla elaborazione di strategie nazionali/regionali di specializzazione intelligente, e anticipando in parte gli indirizzi su cui si fonda la costruzione dei programmi e degli strumenti operativi del ciclo di Programmazione 2021-2027, il Gal ha sostenuto in questi anni un percorso di capitalizzazione e condivisione della conoscenza e un policy mix in grado di assicurare l’innesco delle trasformazioni prefigurate, come di seguito illustrato. Innovazione e buone prassi Il Gal, attraverso la collaborazione dei partner coinvolti, ha avuto la possibilità di diffondere nel territorio buone prassi già sperimentate e di successo capaci di trasmettere innovazione. Individuazione di competenze tecniche specialistiche Il Gal, a seguito del coinvolgimento in processi partenariali degli attori locali, ha individuato nel territorio un gruppo di professionisti (in particolare ingegneri e architetti) con competenze tecniche di altissimo livello che operano da anni nel territorio nell’ambito dell’edilizia sostenibile e che già nella scorsa Programmazione avevano lavorato nell’ambito di un finanziamento per la realizzazione di un agriturismo integralmente concepito con materiali ecosostenibili.
Foto: Ricostruzione muraria in làdiri Arch. Alceo Vado
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3. L’analisi territoriale
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Formazione di operatori specializzati Dall’analisi dell’esperienza maturata nella precedente Programmazione e il coinvolgimento del partenariato, è emerso che nel territorio gli operatori edili non possiedono le conoscenze e le competenze necessarie per operare secondo i principi dell’edilizia sostenibile, con il conseguente ritardo nel lavoro e la minore qualità nel risultato. Il Gal in collaborazione con l’agenzia formativa IFOLD (Avviso POR Sardegna FSE 2014-2020 “Misure integrate tra sviluppo locale partecipativo e occupazione nell’ambito della Green & Blue economy – Linee di sviluppo progettuale 2 e 3”) ha pertanto avviato un corso di formazione specifico indirizzato alla formazione di maestranze specializzate in edilizia sostenibile. Attivazione di tutti gli operatori della filiera Il Gal, in collaborazione con i tecnici specializzati coinvolti nell’azione, sta realizzando la mappatura di tutti gli attori che a livello regionale compongono la filiera dell’edilizia sostenibile, con particolare attenzione all’individuazione dei soggetti fornitori dei materiali biocompatibili per garantire l’efficienza e la sostenibilità finanziaria e ambientale degli interventi incentivati.
Foto: Luca Pinna
La governance istituzionale Al fine di dare attuazione concreta a quanto auspicato dalla S3, il Gal ha effettuato una scelta coraggiosa nel prevedere che tutti gli interventi di costruzione, di ristrutturazione e di miglioramento dei beni immobili da finanziare nella Programmazione 2014-2020 attraverso i bandi del Gal devono essere obbligatoriamente orientati verso i principi dell’edilizia sostenibile per poter essere ammessi al finanziamento. Il Gal sta inoltre coinvolgendo attivamente tutte le Amministrazioni locali affinché le Linee guida possano divenire uno strumento adottato in tutte le politiche pubbliche locali.
Foto: Musei, Casa Asquer, Archivio Ignazio Garau
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Foto: Luca Pinna
All’interno del quadro programmatico regionale richiamato e delle relative procedure di attuazione, le Linee guida per l’Edilizia sostenibile e le Schede tecniche non hanno la pretesa di rappresentare una guida scientifica o di essere interpretate come sostitutive delle competenze e capacità progettuali dei tecnici, piuttosto devono essere intese come un utile strumento di lavoro, avente come principale obiettivo la divulgazione e la diffusione all’interno del territorio del Gal dei concetti basilari sui quali si fonda l’edilizia sostenibile. Si tratta di un primo tassello che intende far comprendere ai futuri beneficiari e ai tecnici degli Enti locali che lo sviluppo della filiera dell’edilizia sostenibile può costituire una reale risorsa e non semplicemente un obbligo da rispettare per poter accedere agli incentivi previsti dalle procedure di sostegno all’attività di impresa.
3. L’analisi territoriale 3.1 I comuni del territorio del Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari L'area di intervento del Gal Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari comprende 22 comuni localizzati nella zona sud-ovest della Sardegna, ed è caratterizzata da un esteso tratto costiero ricco di suggestivi e variegati paesaggi ed alcuni rilievi montuosi che, con modesta altitudine, si ergono su una morfologia prevalentemente collinare interrotta, nella zona centrale e meridionale, dalle pianure del Cixerri e del Basso Sulcis. La popolazione complessiva è di 77.561 abitanti. I Comuni di competenza del Gal sono, in ordine alfabetico: Buggerru, Carloforte, Domus de Maria, Domusnovas, Fluminimaggiore, Giba, Gonnesa, Masainas, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Pula, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant'Anna Arresi, Sant'Antioco, Siliqua, Teulada, Tratalias, Vallermosa, Villamassargia, Villaperuccio. Fino al periodo storico contemporaneo, ovvero verso la fine del periodo preindustriale, in Sardegna permane la genesi della propria cultura costruttiva e della tipologia insediativa locale, consolidate nella cosiddetta epoca giudicale. Ovvero, quattro Stati autonomi, all’interno di una stessa isola, finalmente privi di qualunque conflittualità istituzionale, che si auto-governano con proprie leggi specifiche (tra loro simili), note con l’appellativo di Carte de logu, che regolano gli aspetti insediativi e persino gli usi domestici, ivi compresi i materiali costruttivi e i rapporti con gli eventuali Maestri de muru, quali operatori di settore. Come regola della costruzione domestica è infatti di norma quella dell’auto-costruzione.
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Fig.1: Contesto geografico dei Comuni del Gal Sulcis Iglesiente, Capoterra e Campidano di Cagliari (Foto satellitare del sudovest della Sardegna in allestimento).
Foto: Is Loccis Santis Comune di San Giovanni Suergiu :
3. L’analisi territoriale
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3.2 La situazione del settore edile nel territorio del Gal Da una recente fotografia dello stato attuale (pre-pandemia Covid 19), svoltasi in ambito dell’analisi di contesto realizzata dal gruppo di lavoro costituito dall’ATI incaricata per l’assistenza tecnica a Sardegna Ricerche (ISRI e Poliste) inerente al Bando Bioeconomia, emerge una rappresentazione molto significativa del settore edile in Sardegna. Le imprese che hanno saputo sopravvivere alla grave crisi del settore che è esplosa nel 2008 e ha mostrato i primi segni di inversione di tendenza soltanto negli ultimi anni – evidenziando nella ristrutturazione in chiave energetica il mercato principale - si sono concentrate, per garantire la loro competitività su un mercato molto fragile, sui seguenti temi: • Formazione e aumento delle competenze delle risorse umane. • Capacità di lavorare in rete con altri operatori del settore al fine di offrire servizi maggiormente competitivi. • Investire in innovazione e sviluppo e attrezzature performanti. • Saper competere nel segmento delle prestazioni elevate in termini di efficienza energetica (tendenza Energia Quasi Zero). • Consapevolezza dei materiali bioedili e utilizzo di risorse rinnovabili. Mentre il mercato delle costruzioni nuove è in costante diminuzione sono aumentati gli interventi mirati al recupero delle strutture esistenti in chiave di efficienza energetica, anche grazie ai meccanismi incentivanti delle detrazioni fiscali. In quest’ottica - dopo il periodo di lockdown all’inizio del 2020 – e la conseguente contrazione drammatica di tutte le attività produttive - il Decreto Rilancio propone delle formule mirate di intervento indirizzato al settore delle costruzioni con un chiaro obiettivo: quello di spingere attivamente il settore delle ristrutturazioni mirando all’efficientamento energetico.
Foto. Rainer Toshikazu Winter, Cantiere a Vezzano Ligure con mattoni di tamponatura in terra cruda
3. L’analisi territoriale
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Il valore strategico regionale per le imprese edili Per il settore edile in Sardegna questo momento rappresenta un’opportunità unica per proporre un approccio integrato, basato sull’intesa fra committenza, progettazione ed esecuzione dei lavori verso nuovi livelli di sostenibilità ambientale e le prestazioni energetiche sempre più elevate richieste dall’Unione Europea. Riuscire a interpretare la situazione attuale attraverso una risposta di sistema sinergico del comparto potrebbe realmente significare un rilancio del settore, articolato attraverso i tre assi sotto descritti: Garantire elevate prestazioni e comfort abitativo Qualità e prestazioni pensati per durare, da proporre attraverso un calcolo di costobeneficio da proiettare nel medio-lungo tempo. Assicurare la sostenibilità delle fonti di energia utilizzate La questione energetica in Sardegna è particolarmente importante, e rappresenta la possibilità di applicare in modo mirato soluzioni che permetterebbero di chiudere un ciclo virtuoso fra produzione locale ( fotovoltaico, eolico, biomassa) e consumo sul posto, verso livelli nZEB – nearly Zero Energy Buildings. Promuovere la filiera territoriale in termini di prodotti e competenze Per sostenere il settore edile sardo serve anche una nuova consapevolezza inerente alle materie prime importate ed ai prodotti semifiniti provenienti dall’esterno dell’Isola. Investire sulle capacità tecniche e la crescita delle competenze locali per rendere queste più autonome, sia sotto il profilo del know-how da mettere in campo, sia nell’utilizzo consapevole delle risorse naturali presenti. In questo contesto, il rilancio del settore edile sardo può passare attraverso la conversione di un comparto con un impatto ambientale attuale - a livello europeo tuttora molto elevato, responsabile da solo del 40% di emissioni di CO2 in atmosfera – in uno basato su un’Edilizia sostenibile all’insegna dell’Economia Circolare.
Analisi Territoriale 3. L’analisi territoriale 3.3 Le tecniche costruttive tradizionali Per i caratteri e le note peculiarità della mineralogia locale, il territorio in questione, fin dalla preistoria e sino all’era premoderna ha rappresentato per l’intera isola (e non solo) il sito di maggiore importanza per il prelievo di combustibili fossili e di interesse metallurgico. Per questo motivo, anche i caratteri della cultura costruttiva di base e quelli della tipologia insediativa locale sono legati ad un sistema socio-comunitario sintetizzabile con la definizione complessa di “territorio di fondazione”. Rispetto alle altre aree della Sardegna, prevalentemente omogenee, è infatti verificabile che tale particolarità sia un vissuto sintomatico che rende carico di significanti insediativi il territorio del Gal. Il principio dell’abitazione-comunità Furriadroxius e Medaus rappresenta la costante imprescindibile dell’abitare storico nel distretto del Gal di riferimento. Le predilezioni storico-costruttive, originate da tale scelta d'utilità rurale, rendono poi unici anche i modelli edificatori del “villaggio accentrato”, soprattutto riguardo ai materiali e le materie prime con cui si realizzano gli edifici. Così, nel comprensorio del Sulcis-Iglesiente, oltre all’impronta insediativa che qualifica i paesaggi storici, riveste pari dignità e sostenibilità la ricca e ampia varietà di prodotti lapidei (trovanti locali o da cava) e di malte naturali o ibride (oggi diremmo ”biocomposite”) che l’autosufficienza costruttiva ha utilizzato con sapiente maestria. La discontinuità geografica della Sardegna dal variegato mondo dei prodotti edili d’alto forno, disponibili invece fin dall’epoca pre-moderna nelle regioni italiane continentali, ha consentito nell’isola una evoluzione locale colta, di buone pratiche, soprattutto nell'uso dell’argilla come legante naturale, diverso da quelli ottenuti per disidratazione da cottura - con il conseguente dispendio energetico legato a quest’ultima - come le calci e ancora più antitetico a quelli d’alto forno come il cemento. L’Argilla, una materia prima talmente abbondante nell’isola, per varietà e quantità, da diventare nuovamente un materiale locale interessante, insieme ad alcuni altri, nell’ottica dell’Economia Circolare territoriale che può sicuramente portare elementi utili per individuare una via per uscire dalla crisi del settore edile sardo.
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2 - Cuili - Stazzu Furriadroxius 3 - Tipo elementare pluricellulare
14 – Forme miste 2 - tipo della valle dei Cixerri 3 - Tipo di Teulada
Fig.2: Tipologie prevalenti della casa: Re-editing della Tavola 69 “Distribuzione delle forme prevalenti delle dimore rurali sarde”, tratta da pagina 185 del libro di Osvaldo Baldacci: “La casa rurale in Sardegna”, pubblicato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Comitato per la geografia, la geologia e la talassografia), e stampato dal Poligrafico Toscano, Firenze-Empoli, 1952.
Furriadroxius
11 - Tipo a corte antistante dei campedani
14 - Furriadroxius 15 - Tipo elementare carlofortino
Fig. 3: Re-editing della Tavola 70, “Alcune forme tipiche della casa rurale sarda”, tratta da pagina 185 del libro di Osvaldo Baldacci: “La casa rurale in Sardegna”, pubblicato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Comitato per la geografia, la geologia e la talassografia), e stampato dal Poligrafico Toscano, Firenze-Empoli, 1952.
3. L’analisi territoriale
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3.4 I materiali locali territoriali La terra cruda Qualsiasi tipo di argilla, quasi sempre già presente in percentuale appropriata, rende un semplice conglomerato di terra adeguato a realizzare i biblici mattoni crudi (in Sardegna detti làdiri), che costituiscono un manufatto base per l’architettura identitaria del territorio. La stessa miscela di terra e argilla allo stato naturale o additivata con una ragionevole quantità di legante da cottura, quale il grassello di calce aerea o una pasta a base idraulica, rappresenta l’altra importante caratteristica edile locale. Le formule della tradizione ostentano nei beni storici una vasta gamma di malte, usate in altrettanti prassi costruttive e/o per finiture edili. Oggi, nell’ambito del costruire sostenibile, la valorizzazione di questa materia prima non si dovrà limitare a proporre il riuso dei manufatti di base, come ad esempio il sopra indicato mattone crudo, ma andrà estesa all’esaltazione propositiva dell’intera filiera tecnologica. Il rilancio del mattone crudo è l’occasione per la riscoperta e la tutela dei molteplici impieghi dell’argilla stemperata nel conglomerato di terra. Si tratta di un vero “bio-composto“, estraibile a freddo e direttamente dalla natura, senza energia indotta e riciclabile all’infinito. I làdiri possono essere messi in opera con semplice manualità artigiana o, quando necessario, con l’energia che il cantiere moderno ritiene indispensabile per compensare le fatiche operative o per accelerare i tempi di realizzazione, comunque attraverso processi meccanici poco energivori. La pietra locale Nella tradizione storica del territorio, tra le buone pratiche di utilizzo dei materiali costruttivi locali, emerge su tutte l’impiego e il riciclo di un binomio ideale, costituito dalle pietre del territorio, i cosiddetti “trovanti”, e il conglomerato argilloso di terre locali. Non solo le strutture per il Clan familiare, sia il Furriadroxiu sia il Medau, vengono realizzati in tal modo, ma anche infrastrutture e ogni altro caseggiato sparso seguono la regola comune, quali ad esempio gli insediamenti minerari, le piccole stazioni di posta, etc. L’uso apposito di ciò che offre il luogo è dunque una pratica ben radicata nel Sulcis-Iglesiente, comprovata dall’uso locale della varietà più ampia dei tipi lapidei presenti nell’isola. Le analisi di O. Baldacci (1), ma anche il Manuale regionale specifico (2), ci ricordano che nel territorio del Gal sono presenti i principali tipi di pietra: calcare, granito e trachite; messe in opera in entrambe le lavorazioni che l’isola esprime, “squadrate” e “non squadrate”.
Foto: Le Mat , Progetto Ad Altiora Terra Cruda, Iglesias 2012 :
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3. L’analisi territoriale
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L'utilizzo della Canna (ordinaria, lacustre, ausiliaria) Nell’architettura storico-tradizionale del Gal, rispetto al ruolo primario della terra cruda e della pietra, gli elementi vegetali in esame ricoprono una funzione accessoria. Sono comunque presenti e utilizzate tre specie, elencate in ordine d’impiego decrescente: a) Arundo donax, la canna comune; b) Phragmites australis, la cannuccia palustre; c) Claudium mariscus, il giunco c.d. falasco. Nelle architetture abitative, sia sparse che in Centro storico, l’arundo donax (canna comune), è molto presente e utilizzata per realizzare il noto “incannucciato”; ovvero il supporto che regge il manto di copertura delle tegole. Il phragmites australis (cannuccia palustre) è poco presente e quando impiegato funge da scheletro per la realizzazione di pareti divisorie della casa in terra cruda e/o piccoli ambienti di medesimo tipo, quali gli annessi rustici. Il claudium mariscus (giunco più noto come falasco) è praticamente assente nelle abitazioni, in rari casi è utilizzato negli spazi rustici come pannello composito ad uso di copertura o ripiano da essiccatoio. Entrambe le specie, in abile e sapiente combinazione tra loro, sono invece ampiamente utilizzate per realizzare le architetture temporanee dette “pinnette”, ma anche quelle note con l’appellativo di “baraccas”. Seppure presenti nel territorio del Gal, non sono tanto diffuse come nel confinante distretto a nord, ovvero dell’oristanese.
1. Osvaldo Baldacci: “La casa rurale in Sardegna”, pubblicato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Comitato per la geografia, la geologia e la talassografia), e stampato dal Poligrafico Toscano, FirenzeEmpoli, 1952. 2. A. La Marmora e C. de Candia I manuali del recupero dei centri storici della Sardegna ”Il Sulcis e l’Iglesiente”, 1839
Foto: Tobias Weinhold / Unsplash.com
4. Il Vademecum
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Uno strumento di orientamento per la promozione dell’Edilizia sostenibile nel territorio del Gal Per poter contribuire attivamente allo sviluppo e all’applicazione pratica del concetto di Economia Circolare in Sardegna, devono essere utilizzate le materie prime, i materiali naturali e i prodotti disponibili e realizzati sull’Isola. Ciò significa promuovere attivamente tutta la filiera territoriale, l’utilizzo delle risorse locali rinnovabili, incentivando il mantenimento o la nuova creazione di posti di lavoro per assicurare un indotto economico locale. Oggi, l’Edilizia sostenibile ha l’opportunità di inserirsi in tali processi virtuosi per contribuire attivamente allo sviluppo di una maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale della Sardegna. Inoltre L’Edilizia sostenibile potrà permettere, attraverso la valorizzazione delle tipologie tradizionali e le sue derivazioni innovative, di dare continuità all’identità territoriale, elemento caratterizzante anche per un turismo sostenibile e consapevole, di elevata qualità. L’Edilizia sostenibile ha il compito di promuovere l’utilizzo delle materie prime locali rinnovabili, le tecniche costruttive sostenibili e rispettose dell’ambiente e della salute dell’uomo. In questo modo si possono evitare trasporti onerosi, abbattere le emissioni di CO2 e contrastare in modo attivo la difficoltà della filiera locale di competere con la logica del mercato globale e dei grandi competitor che attraverso una politica aggressiva dei prezzi hanno contribuito al declino della produzione in Sardegna. Le presenti Linee guida contengono un vademecum che rappresenta un filo conduttore che mette in evidenza le potenzialità della Bioedilizia nel territorio del Gal, con illustrazione dei principi base e esempi concreti di Edilizia sostenibile, per un impiego di materiali e prodotti sani e salubri, privi di elementi inquinanti, a base di risorse di origine territoriale. Sono inoltre introdotti i principi della Bioclimatica per garantire il comfort abitativo, la gestione consapevole delle risorse energetiche mirata ai livelli dei cosiddetti nZEB, l'utilizzo parsimonioso delle risorse idriche per conservare e nutrire le riserve del sottosuolo, i sistemi di depurazione naturale delle acque e le altre azioni volte alla valorizzazione e alla tutela del Paesaggio come bene ambientale e identitario prezioso.
Foto: Luca Pinna
4. Il Vademecum
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4.1. I sistemi dell’Edilizia sostenibile 4.1.1 Il recupero e riciclo 4.1.2 I materiali naturali della Bioedilizia 4.1.3 Le risorse naturali della Sardegna: verso l’Economia circolare 4.1.4 La Bioclimatica: Sistemi Passivi per la climatizzazione naturale 4.1.5 Il comfort climatico Indoor: Abitare Mediterraneo in Sardegna 4.2. Le prestazioni di efficienza energetica verso nZEB 4.2.1 L’elevata efficienza dell’organismo edificio-impianti 4.2.2 La sostenibilità dell’involucro edilizio altamente prestante 4.2.3 L’impiego di energie rinnovabili 4.2.4 I livelli di Energia Quasi Zero in ambito mediterraneo 4.3. La gestione sostenibile delle risorse idriche 4.3.1 L’impiantistica per il risparmio idrico 4.3.2 La permeabilità delle superfici esterne 4.3.3 La depurazione naturale delle acque 4.3.4 L’accumulo idrico 4.4. La tutela del Paesaggio e della Sostenibilità territoriale 4.4.1 I materiali e tecnologie tradizionali locali per i sistemi di demarcazione dei confini di proprietà 4.4.2 Le tipologie delle pertinenze esterne 4.4.3 La gestione del verde 4.4.4 La gestione sostenibile degli ambiti territoriali
4. Il Vademecum Edilizia sostenibile e Economia circolare: per una riqualificazione consapevole dei territori
Foto: Daniele Atzori
Da anni soggetto ad una forte crisi dell’intero comparto, il settore dell’edilizia oggi sta vivendo un cambio di paradigma importante: finiti i tempi della quantità che comandava sulla qualità, oggi il suo ruolo si sta ridefinendo attraverso una logica di elevata qualità e altissime prestazioni energetiche di fronte ad un rapporto costo-beneficio positivo, ai fini di garantire la necessaria competitività sul mercato. Il valore della sostenibilità ambientale sta diventando uno standard obbligatorio attraverso i CAM - Criteri Ambientali Minimi, come primo passo nella direzione dell’integrazione dei meccanismi del settore edile nella logica dell’Economia Circolare. L’Edilizia sostenibile si collega dunque in modo determinante con il territorio nel quale si implementa: partecipa sempre di più alla creazione di un indotto territoriale, utilizzando risorse e materiali del posto, evitando trasporti pesanti con consumi di energia elevati che generano elevati emissioni di CO2. In quest’ottica di green economy, già da oggi l’Edilizia sostenibile partecipa attivamente allo sviluppo sostenibile dei territori. Conseguentemente la qualità e la provenienza dei materiali diventano criteri di cui l’importanza è in costante aumento. La Bioedilizia, oltre all’efficienza e la sostenibilità ambientale, applica una leva importantissima a favore di questa tendenza: mette al centro la salubrità dei materiali in termini di bio-compatibilità, ovvero nel rapporto fra l’abitante e il contesto che lo circonda. Infatti, considerando che la qualità del clima interno delle costruzioni e la sua salubrità dipendono direttamente dalle caratteristiche dei materiali impiegati, i prodotti naturali della Bioedilizia si sono fatti apprezzare sempre di più negli ultimi anni, aprendo ad un mercato che potenzialmente offre soluzioni basate anche su risorse territoriali che possono incentivare in questo modo processi virtuosi dell’Economia circolare.
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4.1 I sistemi dell’Edilizia sostenibile 4.1.1 Il recupero e riciclo ll consumo di territorio è legato all’espansione delle aree antropizzate e va di pari passo con il consumo di materie prime per la costruzione di manufatti ed infrastrutture. Man mano che la consapevolezza verso una nuova sostenibilità ambientale cresce, aumenta anche la necessità di recuperare lo spazio costruito per valorizzarlo. La demolizione delle costruzioni obsolete mette tuttavia in evidenza il problema della gestione del materiale di risulta. Una gestione sostenibile di tali risorse permette di entrare in un’ottica di recupero, ri-uso, rivalorizzazione del materiale proveniente da processi virtuosi di demolizione per immetterli in un secondo ciclo di vita, piuttosto che consumare e smaltire in discarica con una logica non più sostenibile. I CAM – ”Criteri Ambientali Minimi” vanno in questa direzione e prevedono delle percentuali minime obbligatorie di materiale proveniente da processi di recupero.
Fig. 4 Processo di recupero da materiale di risulta proveniente da demolizione in stabilimento fisso.
Fig. 5 Materiale da demolizione tritato misto.
Obiettivi Ridurre il consumo di risorse e materiali nuovi nel territorio del Gal Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari attraverso il riutilizzo di: materiale da demolizione riciclato localmente (macinati da usare come inerti, agglomerati) per massetti ed intonaci, prodotti o elementi riutilizzabili da processi di decostruzione (componenti edilizi come travi, travetti, mattoni, infissi), terre da scavo, incentivando una dinamica di Economia Circolare per l’utilizzo ed il riutilizzo di risorse locali. Esempi Ridurre movimentazione di detriti potenzialmente riutilizzabili verso la discarica, utilizzando localmente, laddove possibile, materiale da recupero prodotto in situ o in stabilimento territoriale, riducendo la quota-parte di trasporto e CO2 emessa per la collocazione in discarica e la fornitura ex novo, minimizzando consumi di materia prima ed energia per l’estrazione. Creare processi virtuosi favorendo la creazione di un indotto economico locale per il riutilizzo dei materiali tradizionalmente utilizzati e la rivalorizzazione di materiale da demolizione attraverso la preparazione di inerti di granulometria controllata per l’utilizzo in conglomerati.
Fig. 6 Esempio di trituratore trasportabile per lo sminuzzamento in situ.
Fig. 7 Processo di recupero da materiale di risulta proveniente da demolizione.
4. Il Vademecum 4.1.2 I materiali naturali della Bioedilizia
Fig. 8 Pannello di fibra di legno accoppiato.
Fig. 9 Blocchi di Calce-Canapa.
Utilizzare materiali sani nella costruzione significa mettere le basi per un’ edilizia che rispetti le esigenze di salubrità e di biocompatibilità dell’abitante. Questo aiuta ad evitare le principali patologie della cosiddetta sick building syndrome (la sindrome dell’edificio malato) spesso causata dall’utilizzo di materiali di sintesi che possono rilasciare sostanze nocive nell’ambiente interno, anche molto dopo la loro messa in opera. Il cittadino europeo mediamente passa la maggioranza del suo tempo all’interno delle costruzioni; diventa quindi di cruciale importanza un’attenta scelta inerente la qualità e la non-nocività intrinseca del materiale che si utilizza. La Bioedilizia che nasce proprio dall’esigenza di tutelare l’abitante e l’ambiente, propone delle soluzioni basate sull’utilizzo di tecniche e l’impiego di materiali che siano di provenienza naturale, rinnovabili e poco energivori in fase di produzione, igroscopici, esenti da sostanze tossiche (VOC), altamente prestanti a livello termico e acustico.
Obiettivi Minimizzare l’impronta ambientale durante la produzione dei materiali da costruzione.
Fig. 10 Pannello di fibra di Canapa.
Garantire elevati livelli di comfort abitativo e bassi livelli di impatto ambientale per le nuove costruzioni e per gli edifici riqualificati con ambienti interni salubri, senza inquinanti tossici. Favorire l’utilizzo di materiali naturali che interagiscano positivamente con l’essere umano attraverso elevati livelli di traspirabilità (quantità di vapore d’acqua che riesce ad attraversare un determinato materiale). Utilizzare materiali che provengono da processi e risorse rinnovabili che permettono di essere reintegrati nei cicli naturali senza dover prevedere meccanismi di smaltimento dedicato, energivori ed inquinanti.
Fig. 11 Legno Massello di conifera.
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Esempi I materiali della Bioedilizia posso essere di origine minerale, vegetale e animale e sono riferibili a processi tendenzialmente sostenibili, che utilizzano poca energia, acqua, generando bassi impatti ambientali in termini di emissioni di CO2. Sono articolabili in materiali strutturali (ad esempio laterizio e legno), malte e conglomerati (intonaci e malte), rivestimenti superficiali (piastrelle, parquet, etc.) e isolamento termico/acustico. Recentemente sono in aumento materiali provenienti dalla filiera agro-industriale che usano prodotti di ”eccedenze” di origine naturale come la paglia e la canapa. Risorse Vegetali L’edilizia a base filiera legno propone elementi strutturali lineari (travi), superficiali (assi di legno) e tridimensionali strutturali (X-Lam/Cross-Lam), quest‘ultimo con l’aiuto di incollaggio di assi di legno strutturali per costituire elementi costruttivi da assemblare ”a secco” in cantiere. Ugualmente a base legno sono i pannelli di fibra di legno per la coibentazione provenienti dalle filiere principalmente mitteleuropee. Sono pure presenti la paglia/pula di riso, la canapa/kenaf, il cocco come fibre vegetali provenienti da processi agricoli, il sughero come filiera mediterranea di eccellenza. Risorse Minerali Con la cottura a circa 850°C del materiale argilloso viene prodotto il laterizio, materiale strutturale e di rivestimento utilizzato nel bacino mediterraneo da millenni. I prodotti più recenti oggi riescono a soddisfare standard energetici molto elevati e possono costituire involucri esterni performanti altamente traspiranti, favorendo ottimi livelli di comfort termo igrometrici. Con un processo di ”termoespansione” in forno viene prodotta l’argilla espansa che permette di alleggerire massetti ed intonaci con il suo potere isolante.
Fig. 12 Pannello ibrido di sughero accoppiato a fibra di canapa.
Fig. 13 Elementi strutturali di X- Lam in legno.
Fig. 14 Progetto PReMuRa: realizzazione di muratura in laterizio porizzato e in làdiri.
Risorse Animali Da sempre fonte di approvvigionamento dell’uomo per cibarsi e vestirsi, sono molti i materiali che si possono utilizzare in edilizia: la lana di pecora ad esempio che risulta un ottimo materiale per l’isolamento, anche in presenza di umidità dovuto allo strato di lanolina che protegge le fibre di lana dall’umidità. Fig. 15 Intonaco in calce e pula di riso.
4. Il Vademecum
Fig. 16 La corteccia della sughera viene tagliata circa una volta ogni 8 anni.
Fig. 17 La Perlite è un minerale di origine vulcanica molto presente in Sardegna.
Fig. 18 Capriata tradizionale in legno di Ginepro e incannicciato a vista ( Is Loccis Santis, Comune di San Giovanni Suergiu).
4.1.3 Le risorse naturali della Sardegna: verso l’Economia circolare La Sardegna è ricca di risorse naturali a partire dalle quali è possibile produrre materiali per l’Edilizia sostenibile. Anni di crisi del settore hanno costretto molte imprese e produttori a cedere alla pressione del prezzo sempre più conveniente dei materiali provenienti da ”fuori”, dai meccanismi produttivi a grande scala, chiudendo attività e stabilimenti produttivi all’interno dell’isola. Per iniziare un’inversione di tendenza è necessario dimostrare la convenienza di alcuni prodotti naturali della Bioedilizia provenienti della Sardegna che a livello prestazionale, di qualità e di valore aggiunto ambientale non temono concorrenza e potranno contribuire a ricreare un indotto economico locale legato al settore edile. La contrazione quasi totale della produzione del laterizio in Sardegna è emblematica per la fragilità che il settore sta soffrendo. Incentivare l’utilizzo di risorse naturali dell’isola rappresenta una misura utile a garantire maggiore concorrenzialità alle imprese sarde. Obiettivi Utilizzare risorse naturali della Sardegna per un impiego in Edilizia sostenibile coadiuva i processi dell’Economia Circolare: attivare iniziative di ricerca e sviluppo per aumentare la competitività delle imprese sarde sul mercato locale (abbassando la dipendenza da ”importazioni” fuori dall’isola). Incentivare indotto economico territoriale attraverso la promozione di tecnologie e materiali locali che presentino una valutazione costo-beneficio favorevole per i committenti. Esempi Una delle prime risorse naturali che viene in mente, perché utilizzata storicamente in gran parte nei territori di tutto il Campidano, è sicuramente la Terra Cruda. Seppur una materia prima abbondante e a basso costo, oggi la normativa nazionale non permette di utilizzare la Terra Cruda per opere portanti (se non in alcuni casi di restauro), ma ultimamente la tendenza è quella di abbinare nell’impasto di terra materiali provenienti dall’ ”Agrifiliera”, come la paglia, la pula di riso, la canapa, etc. che permettono di realizzare involucri ad elevata inerzia termica e ottima traspirabilità.
Fig. 19 Materasso di lana di pecora.
37 Oggi si riesce ad utilizzare l’argilla anche attraverso metodologie innovative come la stampante 3D che aprono nuove possibilità e prospettive all’utilizzo di questa risorsa locale per eccellenza. Il sughero è una risorsa naturale che viene lavorata in modo intensivo in Sardegna. Esportato in parte rilevante all’estero, principalmente sotto forma di tappi in sughero legati alla filiera del vino, perché permette di sigillare la bottiglia e, allo stesso tempo, lascia al vino la possibilità di ”respirare”. La sua caratteristica di traspirabilità rappresenta un valore in termini di salubrità per il suo utilizzo in edilizia, specialmente per la realizzazione di cappotti termici attraverso l’utilizzo di sughero in pannelli, incollati con malte a base di calce naturali e tassellati come da normativa. Altro materiale isolante, meno conosciuto ma esportato in quantità rilevanti fuori dalla Sardegna, è la perlite, un minerale naturale di origine vulcanica, che attraverso la cottura si gonfia e diventa altamente coibentante. Può essere utilizzato come materiale da insufflare nelle intercapedini da isolare, o da mescolare negli impasti di intonaci isolanti o massetti alleggeriti. Considerando che la pastorizia costituisce un elemento strategico nell’attività produttiva della Sardegna, e che la lana di pecora rappresenta una risorsa preziosa che negli ultimi anni ha sofferto enormemente il crollo dei prezzi di vendita per via della concorrenza a livello globale, valorizzare il prodotto attraverso una riconversione verso processi altamente qualificanti costituisce un’occasione importante per questa risorsa. La realizzazione di pannelli di lana è stata avviata negli ultimi anni con buoni risultati. Essendo tuttavia ancora scarsa la richiesta interna del mercato sardo, occorre implementare una rete di vendita a livello più ampio che si spinga al di fuori dei confini dell'isola e nazionali. La Sardegna è una delle prime regioni in Italia per superficie boschiva, ma non possiede una filiera produttiva che rende l’utilizzo del legname sardo accessibile come alternativa vera. Tuttora è più facile attingere alle forniture dal Nord Italia e dell’Europa settentrionale. La ricerca universitaria pluriennale da parte dell’Università di Cagliari (DICAAR) ha dimostrato che il legname sardo è adatto all’utilizzo in edilizia anche per elementi portanti in ”Crosslam”.
Fig. 20 Esempio di messa in opera di Ladiri realizzati con gli alunni dell’istituto Scano, Cagliari
Fig. 21 Esempio di applicazione di pannelli di sughero per costituzione di cappotto termico.
Fig. 22 Muri portanti e Intonaci in Terra Cruda, Ecomuseo di Villamassargia, noto come Casa Fenu ( Archivio Ignazio Garau).
Fig. 23 Tramezzo realizzato in Terra e Paglia (Progetto BAREGA).
Foto: Museo Casa Fenu Archivio Ignazio Garau
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4. Il Vademecum Fig. 24 Integrazione di una serra solare nella veranda coperta durante un recupero di un fabbricato rurale a Milis.
4.1.4 La Bioclimatica: utilizzo di Sistemi Passivi per la climatizzazione naturale nel periodo invernale Oggi, l’idea di costruire utilizzando intelligentemente metodi naturali che permettono di gestire il comfort abitativo con il minor utilizzo di energia rappresenta un passo importante verso una maggiore sostenibilità ambientale degli edifici.
Fig. 25 Esempio di serra solare addossata (Centro Panta Rei, Umbria) con sistema di ombreggiatura contro il surriscaldamento estivo.
Fig. 26 Serra Solare incorporata: vetrata aperta a spazio serra e muro di accumulo in terra cruda, (Centro Panta Rei, Umbria).
Fig. 27 Sistema di costruzione ex novo ad elevata inerzia termica: lamellare e tamponatura in mattoni di argilla (Vezzano Ligure).
Le esigenze da gestire in modo consapevole nel prossimo futuro sono principalmente due: da una parte, coprire il fabbisogno energetico quasi totalmente attraverso l’energia prodotta in situ con l’utilizzo di tecnologia avanzata ovvero tramite l’impiego di ”Sistemi Attivi”, basati su fonti di energia rinnovabile quali pannelli solari, pannelli solari termici, pompe di calore, micro eolico etc. e, dall’altra, l’utilizzo dei cosiddetti ”Sistemi Passivi” che funzionano direttamente tramite principi fisici come l’apporto termico delle serre solari correttamente esposte e abbinate allo sfruttamento della massa termica dell’edificio, per contribuire al riscaldamento. Obiettivi Abbassare il consumo energetico totale sfruttando maggiormente l’energia primaria (presente in natura) rappresenta un obiettivo rilevante. Ad esempio, la Bioclimatica e le soluzioni basate sull’impiego di Sistemi Passivi possono contribuire in modo significativo a questo: si stima un potenziale di circa 20% di energia risparmiabile per il periodo di riscaldamento attraverso l’utilizzo corretto di una serra solare. Per raggiungere tali risultati è importante individuare bene l’esposizione della costruzione da realizzare, verificare la possibilità nelle costruzioni esistenti di rendere l’apporto solare maggiore (nuove aperture) o la possibilità di realizzare una serra addossata, come volume tecnico aggiunto al fabbricato esistente, utile allo sfruttamento dell’energia solare. Due aspetti fondamentali devono essere valutati: da un lato la serra solare è considerata un vano che produce calore e non uno spazio di soggiorno supplementare; dall’altro, è imperativo prevedere sistemi di ombreggiamento e aperture per evitare il surriscaldamento estivo.
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Esempi Nel periodo invernale, e nei periodi cosiddetti di mezza-stagione (primavera, autunno) la Serra Solare di accumulo termico permette, se esposta correttamente (e nel migliore dei casi a Sud, altrimenti a SudEst o Sud-Ovest) di usufruire gratuitamente dell’ apporto di energia solare per contribuire in modo significativo al riscaldamento dell’edificio retrostante.
Fig. 28 Funzionamento diurno della serra solare addossata nel periodo invernale: l’apporto diretto genera calore nell’abitazione.
La serra solare può essere costituita da: • Un corpo vetrato a sé stante addossato alla costruzione principale con inerzia termica dedicata per immagazzinare l’energia solare ricevuta da un muro di accumulo termico e dal pavimento (fig. 25 e schemi fig. 28/29). • Un volume vetrato incorporato nella sagoma dell’edificio/copertura che permette di integrare la serra all’interno dello stesso corpo di fabbrica (fig. 24). • Un’ampia vetrata che permette un apporto solare diretto (fig. 27/30). Un aspetto di fondamentale importanza da considerare è che le serre solari sono pensate per massimizzare l’apporto solare nel periodo invernale ma devono obbligatoriamente prevedere un sistema di protezione solare efficiente per evitare i problemi di surriscaldamento durante il periodo estivo. Oltre all’ombreggiamento esistono soluzioni coadiuvanti quali i sistemi di estrazione dell’aria calda tramite l’utilizzo di Camini Solari per garantire il raffrescamento delle serre solari durante il periodo estivo (fig 31).
Fig. 29 Funzionamento notturno della Serra Solare addossata nel periodo invernale: l’inerzia termica permette di accumulare l’energia termica e la restituisce durante la notte.
Fig. 30 Vetrata solare esposta a sud con un sistema di pergole scorrevoli per la protezione contro il surriscaldamento (Vezzano Ligure).
Altri Sistemi Passivi che permettono di contribuire al riscaldamento durante il periodo invernale sono: ad esempio, gli scambiatori di calore con il terreno o i cosiddetti Pozzi Canadesi che permettono di preriscaldare l’aria esterna facendola passare nel terreno che nelle nostre latitudini presenta una temperatura media di 18°C a 2 metri circa di profondità. Fig. 31 Serra Solare con sistema di Camini Solari per estrazione dell’aria calda nel periodo estivo (abbinato a ombreggiamento in canna lacustre).
4. Il Vademecum 4.1.4 La Bioclimatica: utilizzo di Sistemi Passivi per la climatizzazione naturale nel periodo estivo Fig. 32 Sistema di protezione solare contro il surriscaldamento estivo realizzato con il bambù (Milano, sede di STAM Europe, Goring+Straja).
Fig. 22 Esempio di Serra Solare addossata (Centro Panta Rei, Umbria) con sistema di ombreggiatura contro il surriscaldamento estivo
Fig. 33 Diagramma rappresentante il costante aumento della temperatura terrestre media (NASA).
Fig. 34 Soluzione di ombreggiatura della facciata esposta al sole che permette di evitare fenomeni di surriscaldamento (B&B Casa di Nonna Peppina, San Vito) .
Il costante aumento del fenomeno di riscaldamento globale costituisce un problema notevole riguardo alla crescente richiesta energetica per il fabbisogno di raffrescamento estivo, particolarmente accentuato nell’ambito climatico dell’Europa del sud, coinvolgendo pertanto principalmente i paesi che si affacciano sul mediterraneo. La questione della richiesta energetica per il raffrescamento può essere affrontata in modo simile a quanto illustrato nel capitolo precedente, ovvero basandosi sull’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e l’impiego di soluzioni che utilizzano i principi della fisica per raffrescare passivamente l’edificio, senza un effettivo consumo energetico. Per il raffrescamento esistono una serie di Sistemi passivi da applicare, attraverso un’attenta progettazione bioclimatica. Obiettivi Contribuire in modo significativo ad abbassare la richiesta energetica riducendo cosi l’impatto ambientale delle costruzioni nel periodo estivo in termini di emissioni di CO2. Migliorare notevolmente il comfort abitativo in ambito estivo all’interno delle costruzioni. Promuovere soluzioni basate su Sistemi Passivi per coadiuvare soluzioni tecnologiche esistenti in modo tale da elevare sia i livelli di efficienza energetica complessiva che gli aspetti di costo-beneficio. Esempi Schermature Solari dell’involucro opaco e vetrato: soluzione principale da applicare alle superfici maggiormente esposte al sole, ai fini di abbattere la temperatura superficiale delle stesse. Pergole o elementi schermanti del tipo persiana sono necessari per gli infissi e le superfici vetrate esposte, per evitare il surriscaldamento eccessivo. Anche il Verde caducifoglie può aiutare a schermare dal sole, dal momento che d’inverno permette l’ingresso dei raggi solari per un apporto passivo gratuito.
43 Facciata Ventilata: Un sistema evoluto di raffrescamento è dato dalla creazione di un strato protettivo anteposto all'involucro vero e proprio, creando uno spessore vuoto. Questa intercapedine permette di canalizzare l’aria che si riscalda verso l’alto, una volta che lo strato protettivo aumenta di temperatura, cedendo il suo calore. Il moto convettore che si crea naturalmente all’interno dell’intercapedine dovuto all’incidenza solare (l’aria calda si espande e tende a salire), permette la rapida estrazione di tale aria ad elevata temperatura prima che essa surriscaldi a sua volta l’involucro: l’effetto camino che si crea richiama costantemente aria più fresca dal basso e garantisce un continuo refrigerio. Tetto Ventilato: Sullo stesso principio funziona il tetto ventilato che permette di attenuare il fenomeno di surriscaldamento che d’estate è ancora maggiore sulle superfici inclinate orizzontalmente, considerando che con l’elevata angolatura del sole d’estate nell’area mediterranea, le falde sono quasi perpendicolari e quindi assorbono una quantità elevatissima di energia solare. Il colmo ventilato permette di espellere l’aria surriscaldata, mentre a livello della gronda entra permanentemente dell’aria più fresca. Tetto Verde: Soluzione interessante per il tetto piano dove una ventilazione risulta difficile: si tratta di una copertura con un pacchetto a verde pensile, che costituisce uno strato di terriccio con drenaggio, includendo un minimo di ritenzione idrica per le piante che permette di mitigare le escursioni termiche d’estate. Può essere estensivo a bassi spessori o intensivo con spessori più elevati.
Fig. 35 Sistema di Facciata Ventilata sviluppato per il centro Abitare Mediterraneo con elementi in Laterizio sagomati a vista (Palagio Engineering).
Fig. 36 Sistema di Pergola ombreggiante (Gazebo Vittoria - Perrotta Steel&Wood, Salento, Italia).
Ventilazione notturna e massa termica: è fondamentale prevedere sistemi di ventilazione naturale notturna per usufruire dell’escursione termica fra giorno e notte: cosi si riesce ad accumulare il fresco attraversa una buona massa termica interna, per poter successivamente incidere positivamente sull’assorbimento del calore umano nel momento più caldo della giornata, generando un rilevante comfort termico. Questo costituisce uno degli aspetti più importanti del modello Abitare Mediterraneo che viene illustrato nel punto successivo. Fig. 37 Principio funzionante del Tetto Verde (Acqua Verde).
4. Il Vademecum 4.1.5 Il comfort climatico indoor: Abitare Mediterraneo in Sardegna Il modello Abitare Mediterraneo nasce per sottolineare la specificità climatica e culturale del bacino mediterraneo, unendo la qualità ambientale dell’edificio e i valori di sostenibilità che ne regolano la costruzione o la riedificazione. Punta a dare risposte alle esigenze sociali, a quelle energetiche ed alle richieste di comfort abitativo estivo ed invernale, specifiche del contesto climatico. I principi base del modello Abitare Mediterraneo sono: Fig. 38/39 L’involucro interno gioca un ruolo fondamentale nell’erogazione di comfort abitativo: accumula il fresco notturno d’estate e assorbe i carici interni durante il giorno
A. Architettura e clima locale Proporre soluzioni tecniche innovative, culturalmente e climaticamente compatibili. B. Inclusività e mutamento Adattare l’edilizia alle nuove esigenze sociali. C. Identità e competitività Sviluppare modelli architettonicamente idonei ed economicamente performanti. D. Trasformazione urbana e territoriale Garantire elevata qualità ambientale, evidenziando l’impronta energetica della filiera edilizia in ambito della riqualificazione dell’esistente e della nuova costruzione, monitorandone l’impatto ambientale misurabile in emissione di CO2. E. Innovazione e Tradizione Adattare soluzioni tecnologiche garantendo elevati livelli di comfort.
Fig. 40 Lo sfasamento termico dell’involucro fra il picco di calore esterno e quello interno permette di attenuare l’incidenza del calore estivo: è fondamentale disporre di una massa termica adeguata e di una buona capacità termica areica per garantire l’ assorbimento dei carichi interni.
Foto: Rainer Toshikazu Winter
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Esempi di campioni edilizi realizzati in scala 1:1 con materiali della filiera sarda basati sull’utilizzo di materiali naturali, esposti momentaneamente all’interno dell’Istituto Dionigi Scano, Cagliari. I campioni sono stati realizzati durante le attività di alternanza Scuola Lavoro con gli alunni dell’Istituto, nel contesto del trasferimento tecnologico del modello Abitare Mediterraneo in Sardegna, finanziato da Sardegna Ricerche e implementato da Lucense nel periodo 2016-2017. Consulente specialistico sul tema Terra Cruda: Arch. Alceo Vado.
4. Il Vademecum
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I 5 Principi tecnici del modello Abitare Mediterraneo sono: 1. Garantire massa termica per usufruire di un corretto sfasamento termico al fine di ottenere elevato comfort termo-igrometrico estivo ed invernale. 2. Assicurare la massima efficienza energetica dell’organismo edilizio-impianto garantendo nello stesso tempo elevati livelli di salubrità. 3. Stimolare la filiera sostenibile dei materiali, promuovendo i meccanismi dell’Economia Circolare per un’edilizia di impronta territoriale. 4. Predisporre delle schermature solari per l’involucro opaco e trasparente, onde evitare il surriscaldamento estivo dell’edificio. 5. Garantire eco-compatibilità e basso impatto ambientale delle costruzioni, minimizzando la CO2 incorporata.
2. Prestazioni di Efficienza Energetica verso NZEB
4. Il Vademecum
4.2 Le prestazioni di efficienza energetica verso nZEB Il termine nZEB è l’acronimo di nearly Zero Energy Building e indica un edificio con consumo energetico pari quasi a zero. Gli edifici nZEB richiedono pochissima energia per il loro “funzionamento” con un conseguente bassissimo impatto ambientale in termini di emissioni di CO2. E’ la direttiva europea 2010/31/UE che ha imposto agli stati membri di abbassare i consumi energetici degli edifici fornendo la prima definizione di edificio nZEB, circa dieci anni fa. In Italia tale direttiva è stata recepita con il DL 63/2013, poi convertito in Legge 90 il 3 agosto 2013. Dal 1° gennaio 2019 gli edifici di nuova costruzione occupati da pubbliche amministrazioni e di proprietà di queste ultime, compresi gli edifici scolastici, devono essere edifici nZEB. Dal 1° gennaio 2021 la disposizione di cui sopra è estesa a tutti gli edifici di nuova costruzione e agli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti di primo livello, quindi sia pubblici che privati. Sarà considerato “edificio a energia quasi zero” ogni edificio, sia esso di nuova costruzione o pre-esistente, che risponderà ai seguenti requisiti tecnici: a) tutti i seguenti indici, calcolati secondo i valori dei requisiti minimi vigenti dal 1° gennaio 2019 per gli edifici pubblici e dal 1° gennaio 2021 per tutti gli altri edifici, risultano inferiori ai valori dei corrispondenti indici calcolati per l’edificio di riferimento (edificio virtuale geometricamente equivalente a quello di progetto ma dotato dei parametri energetici e delle caratteristiche termiche minime vigenti): • il coefficiente medio globale di scambio termico per trasmissione per unità di superficie disperdente (H’T); • l’area solare equivalente estiva per unità di superficie utile; • l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EPH), l’indice di prestazione termica utile per la climatizzazione estiva, compreso l’eventuale controllo dell’umidità (EPC), l’indice di prestazione energetica globale, espresso in energia primaria (EPgl), sia totale che non rinnovabile; • i rendimenti dell’impianto di climatizzazione invernale (H), di climatizzazione estiva (c) e di produzione dell’acqua calda sanitaria (w); b) sono rispettati gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel rispetto dei principi minimi (Allegato 3, paragrafo 1, lettera c), del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28).
Foto: Gustavo Quepón / Unsplash.com
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4. Il Vademecum Fig. 41 Integrazione di pannelli Fotovoltaici nella falda (Schűco Solar).
4.2.1 L’elevata efficienza dell’organismo edificioimpianti
Fig. 42 Complesso Bedzed a Wallington, a sud di Londra, Bill Dunster Architects.
La realizzazione di un edificio nZEB è sicuramente un obiettivo ambizioso e il progetto deve essere curato in tutti i suoi aspetti, dalla scelta dei materiali da usare per la realizzazione dell’involucro disperdente, alla tipologia di impianti da installare. Nella progettazione sarà necessario tenere presente che in inverno una quantità eccessiva di dispersioni per trasmissione e ventilazione sono controproducenti per ottenere una verifica positiva, mentre d’estate, al contrario, è importante prevedere sistemi che evitino fenomeni di surriscaldamento cosi come aperture correttamente posizionate per garantire la ventilazione naturale per un efficiente raffrescamento passivo.
Obiettivi Cercare di minimizzare il ricorso a fonti energetiche esterne e rendere l’edificio il più possibile “auto-sufficiente”: la forma geometrica, l’orientamento e le caratteristiche delle strutture (pareti, solai, finestre, ecc.) devono essere valutate in maniera accurata.
Fig. 43 Polo Tecnologico di Lucca: facciata dinamica integrando il fotovoltaico, la schermatura solare e gli scambiatori di calore, Provincia di Lucca, consulenza centro ABITA.
Fig. 44 Esempio di minieolico domestico che può contribuire alla copertura del fabbisogno energetico domestico.
La progettazione del comfort estivo è di primaria importanza: superfici vetrate e schermature solari hanno un peso notevole. Si dovranno ridurre le perdite per trasmissione prevedendo un elevato isolamento di tutte le strutture disperdenti, garantendo un elevato comfort interno attraverso la ventilazione naturale; in alcuni casi di edifici particolarmente ”ermetici” sarà necessario valutare l’installazione di un sistema di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC) con recupero di calore che possa garantire il corretto ricambio d’aria interno agli ambienti. Ridurre le perdite per ventilazione prevedendo un elevato controllo della tenuta all’aria e al vento dell’involucro, ottenibile con una corretta posa in opera dei serramenti, e tramite la correzione di eventuali ponti termici.
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Esempi Occorre ponderare molto attentamente la scelta della tecnologia di produzione di energia da fonti di energia rinnovabile per la produzione di energia elettrica e termica, al fine di ottenere sistemi realmente efficaci. Per garantire elevata efficienza dell’organismo edificio-impianti, occorre assicurare la corretta progettazione, il giusto posizionamento, l’adeguato dimensionamento e l’intelligente integrazione dell’involucro con l’edificio, oltre a considerare il contesto urbano o paesaggistico nel quale si trova l’edificio. Il fabbisogno elettrico del fabbricato può essere coperto in gran parte dalla produzione locale dei pannelli fotovoltaici, coadiuvata eventualmente da un impianto mini eolico, laddove la presenza di vento è accertata. La tecnologia moderna sta facendo passi da gigante nella creazione di sistemi integrati che permettono di utilizzare l’impianto fotovoltaico con pompa di calore per la produzione di riscaldamento e raffrescamento con accumulo per l’acqua calda sanitaria.
Fig. 45 Integrazione di pannelli solari termici per l’acqua calda sanitaria nella falda del tetto (BlueSky).
Fig. 46 Esempio di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC) puntuale, dedicato ad un ambiente, che permette di abbassare le dispersioni energetiche legati alla ventilazione (Emmeti).
L’involucro edilizio a Energia Quasi Zero è di fatto costituito da un insieme organico di componenti tecnologici, e materiali altamente prestanti abbinati all’intelligenza richiesta per costituire la cosiddetta ”terza pelle”, efficiente e confortevole, per garantire risparmio, benessere e basso impatto ambientale. L’utilizzo del BIM – Building Information Modelling per il processo di progettazione e di costruzione, e della Domotica per la gestione efficace dell’interazione degli elementi tecnologici, oggi è diventato inevitabile. Questo insieme permetterà di ridurre l’impatto ambientale dell‘Edilizia che attualmente è responsabile del 40% delle emissioni di CO2 globali, e di definire soluzioni adatte al contesto climatico, socioculturale e paesaggistico-ambientale locale specifico.
Fig. 47 Esempio di VMC Centralizzata con sistema separato di distribuzione per la mandata e per l’aspirazione, completo di scambiatore centrale (Climamarket / Energy Smart Sabiana).
4. Il Vademecum
4.2.2 La sostenibilità dell’involucro edilizio altamente prestante Fig. 48 Esempio di cappotto termico con l’utilizzo di pannelli di fibra di legno: un prodotto naturale - ma non di filiera territoriale della Sardegna (Beton Wood).
Fig. 49 La stratigrafia di un involucro altamente prestante può essere composta da una serie di materiali diversi, dove ognuno ha un suo ruolo dedicato .
Fig. 50 L’involucro ad alta inerzia termica si adatta bene al clima mediterraneo della Sardegna nel periodo estivo, premesso che sia previsto un buona prestazione invernale (bassa trasmittanza) attraverso la porizzazione e lo studio delle forature del prodotto. ( due esempi di produzione locale: Laterizi Impredil / Fornaci Scanu).
Negli ultimi anni il massiccio ricorso all’uso di isolanti termici (soprattutto sintetici), al fine di ridurre gli scambi termici con l’esterno, ha certamente contribuito a contenere i consumi energetici legati al riscaldamento degli edifici, ma ha anche peggiorato la qualità dell’aria degli spazi abitativi, senza abbattere sensibilmente i consumi di energia legati agli impianti per il raffrescamento estivo, ai quali contribuiscono anche gli errori concettuali nell’impostazione morfologico-costruttiva dell’edificio.
Obiettivi Affinché l’involucro edilizio sia correttamente realizzato si devono considerare, in fase di progettazione e di costruzione, gli accorgimenti necessari a limitare la dispersione di energia sotto forma di calore ceduto verso l’ambiente esterno in inverno, limitando il surriscaldamento estivo dell’ambiente interno in estate, attraverso le superfici opache e trasparenti. Uno strato coibente adeguatamente progettato posto sulle superfici opache fornisce un’eccellente protezione termica dell’involucro edilizio ed è essenziale per raggiungere alti livelli di efficienza energetica. L’utilizzo di superfici trasparenti a basso valore di trasmittanza termica con film bassoemissivo limitano al minimo le dispersioni di calore nel periodo invernale, mentre le aperture possono contribuire, se posizionate correttamente, al riscaldamento dell’edificio, sfruttando l’apporto solare passivo. Viceversa tali superfici devono essere protette dall’irraggiamento e dal surriscaldamento nel periodo estivo con adeguate schermature solari. Infatti, nei climi mediterranei è importante raggiungere un equilibrio tra la massa termica e l'isolamento dell'involucro edilizio, attraverso sistemi ibridi che possano garantire adeguati periodi di sfasamento termico e coibentazione. L'obiettivo più importante è il comfort abitativo e questo si ottiene progettando e realizzando un involucro altamente efficiente dal punto di vista termico e acustico ma anche traspirante e regolatore dell'umidità interna.
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Esempi Per quanto riguarda le nuove costruzioni nZEB a base di sistemi di bioedilizia, ovvero utilizzando prevalentemente materiali sani provenienti da risorse naturali e rinnovabili, oltre alle costruzioni in sistemi a base legno (x-lam e crosslam) o laterizio porizzato, una tecnologia non-convenzionale maggiormente performante dal punto di vista termico, a prezzi altamente competitivi, è il metodo costruttivo delle balle di paglia pressate, abbinate ad una struttura portante lignea a telaio, e intonacate con malte naturali a base di calce o terra cruda. Si tratta di un sistema altamente eco-compatibile che permette di creare un involucro traspirante e igrotermicamente molto efficiente, mantenendo altissima la qualità dell’aria indoor, con il raggiungimento di eccellenti livelli di comfort. Come precedentemente accennato nel capitolo 4.1.2, (fig. 9 a p.33) ultimamente si stanno sviluppando altre tecnologie interessanti legate all’utilizzo di blocchi modulari o sistemi isolanti componibili da applicarsi in costruzioni ex-novo o su strutture esistenti, realizzati con calce e canapulo. Ciò significa che oggi abbinare livelli nZEB con l’utilizzo di risorse naturali rinnovabili costituisce di fatto una sfida importante in corso al fine di raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione dell’impronta ambientale del settore edile. Nelle ristrutturazioni e negli interventi di riqualificazione energetica l’isolamento termico dell’involucro edilizio è possibile tramite una moltitudine di soluzioni tecnologiche e materiali, con soluzioni specifiche per ogni elemento da trattare: solai contro-terra, pareti perimetrali, correzione dei ponti termici, coperture. La responsabilità comune del progettista e del committente sta nel scegliere con attenzione quell’insieme di soluzioni che possano contribuire ad abbassare il consumo energetico complessivo del settore edile che comporta l’energia grigia incorporata dei materiali di costruzione e il loro ciclo di vita, e le prestazioni effettive dell’edificio durante l’esercizio, considerando anche la spesa energetica per smaltirlo o decostruirlo a fine vita.
Fig. 51 Massetto termico alleggerito con Perlite (Edilportale).
Fig. 52 Esempio di messa in opera di granuli di vetro cellulare isolante e non capillare per evitare la risalita (Bacchi Spa).
Fig. 53 Utilizzo della paglia di grano per impasti di terra e paglia, mescolati con l’argilla locale: metodo costo-efficiente per la realizzazione di involucri altamente performanti (Barega).
4. Il Vademecum 4.2.3 L’impiego di energie rinnovabili Fig. 54 Pannelli solari termici con tubi sottovuoto che ottengono attualmente il livello di efficienza maggiore.
Fig. 55 La Biomassa come risorsa rinnovabile per il riscaldamento rappresenta un’opportunità da sviluppare; in Sardegna sarebbe particolarmente adatto l’utilizzo del nocciolino di ulivo o il cippato di legna da filiera territoriale (CS Term).
Fig. 56 Esempio di pavimento radiante utilizzando come isolamento contro-terra un pannello presagomato in sughero appositamente studiato per ospitare la distribuzione dei tubi (LIS).
Per la costruzione di edifici nZEB, gli impianti termici devono essere progettati e realizzati in modo tale da garantire il rispetto della copertura del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili. Per la nuova costruzione e per le ristrutturazioni rilevanti, (ai sensi del d.lgs. 28/2011) è obbligatorio il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili. In particolare è richiesta la copertura del 35% dei consumi previsti per l’insieme di acqua calda sanitaria, il riscaldamento ed il raffrescamento. Inoltre, è prescritto un valore di potenza elettrica minima degli impianti alimentati da fonti rinnovabili che devono essere obbligatoriamente installati sopra o all’interno dell’edificio o nelle relative pertinenze.
Obiettivi L’efficientamento energetico è un’operazione tecnologica mirata ad abbattere i consumi e le emissioni di CO2 risultanti dal riscaldamento invernale e al raffrescamento estivo degli edifici, garantendo, nello stesso tempo elevati livelli di comfort e benessere, di fronte ad emissioni e consumo di energia molto minori, attingendo in primis a quelle rinnovabili. La riconversione del settore edile passa attraverso un cambio di paradigma importante nella gestione delle risorse territoriali, nelle modalità di utilizzo di quest’ultime, anche attraverso sistemi controllati digitalmente. La domotica può permette di attribuire la giusta quantità di intelligenza alle costruzioni interagendo e adattandosi autonomamente alle condizioni meteorologiche al fine di garantire consumi bassi. Esempi Gli edifici nZeb richiedono quantità minori di energia termica e temperature di mandata più basse. Oggi, i sistemi a pompa di calore evoluti sono in grado di soddisfare completamente le esigenze di riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria. Un riscaldamento a pavimento è il presupposto per trarre il massimo vantaggio da questo generatore di calore molto efficiente e ottenere altissimi livelli di comfort senza un elevato dispendio di energia. Infatti, grazie alla sua superficie riscaldante estremamente ampia, ha effetto anche con una temperatura superficiale bassa che non supera mai i 30°.
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4.2.4 I livelli di Energia Quasi Zero in ambito mediterraneo Il traguardo del nearly Zero Energy Building sta ridefinendo in modo significativo il modo nel quale si concepisce l’edilizia e porta ad un cambio di approccio notevole. L’edificio diventa un insieme di elementi costruttivi e componenti tecnologici sinergici che devono insieme garantire comfort abitativo e efficienza energetica. L’obiettivo è quello di coprire il fabbisogno energetico pressoché totalmente tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili presenti localmente, mirando a garantire la quasi autonomia energetica (virtuale, nel caso di un collegamento alla rete di distribuzione di energia elettrica). Oltre a coprire il fabbisogno energetico con risorse locali, riuscire ad ottenere i livelli prestazioni nZEB attraverso l’uso di materiali del territorio e l’impiego di tecnologie implementabili con know-how e capacità tecnica territoriale rappresenta una sfida fondamentale per il settore edile in Sardegna. L’edilizia sostenibile può infatti contribuire, attraverso l’incentivazione dei processi virtuosi dell’Economia Circolare, e un significativo aumento delle competenze tecniche e della competitività degli attori della filiera edile sarda, e portare indotto economico, coesione sociale e sostenibilità ambientale per il bene del territorio.
Obiettivi Definire metodologie di intervento che permettano di raggiungere i limiti prestazionali nZEB tenendo in considerazione la specificità climatica del territorio, attingendo alle risorse naturali dell’isola per quanto riguarda l’utilizzo di materie prime, materiali, prodotti e componenti edilizi da mettere in opera da personale locale specializzato.
Fig. 57 Esempio di realizzazione di un edificio in struttura lignea e tamponatura altamente performante in balle di paglia (Portocuso).
Fig. 58 Recupero di un fabbricato rurale esistente con cappotto termico interno in pannelli di lana di pecora a Milis.
Fig. 59 Vista frontale della serra di accumulo solare termico a Milis che partecipa alla copertura del fabbisogno termico invernale. I pannelli fotovoltaici contribuiscono a soddisfare la richiesta in energia elettrica: un esempio di ristrutturazione verso livelli nZEB.
Esempi Realizzare involucri altamente prestanti con l’impiego di materiali locali della Bioedilizia, attivando soluzioni competitive basate sull’utilizzo di Sistemi Passivi per coprire la quota parte di energia termica prodotta in situ, valorizzando sistemi costruttivi tradizionali ed innovativi che garantiscono inerzia termica per poter generare un buon comfort estivo. Fig. 60 Messa in opera di tamponatura in terra cruda e cellulosa per la costituzione di un involucro con un buon rapporto fra isolamento termico ed inerzia (Vezzano Ligure).
4. Il Vademecum 4.3 La gestione sostenibile delle risorse idriche La Sardegna, per la sua peculiare posizione geografica ed a causa di eventi climatici estremi quali siccità e/o alluvioni, soffre di una scarsa disponibilità di risorse idriche. Qui, come in molte altre aree del Mediterraneo, sono riscontrabili diversi processi di degradazione del territorio: il più importante e diffuso è l'erosione del suolo, causata dalla forte aggressività di precipitazioni molto intense, dalla notevole erodibilità dei terreni e dalle particolari condizioni morfologiche. Inoltre, il sistema ambientale della pianura e delle piane costiere, mostra preoccupanti segnali di degrado a causa di una salinizzazione in progressivo aumento, derivante dall’eccessiva pressione antropica. La concentrazione della popolazione sia residente che stagionale sulle coste, insieme all'uso agricolo dei territori costieri, determina un fabbisogno idrico che, in certi periodi dell'anno e/o in annate siccitose, supera le quantità offerte dai servizi di acquedotto. L’acqua è stata per lungo tempo considerata come una risorsa abbondante e disponibile in modo pressoché illimitato, la cui gestione è stata spesso inefficiente: le grosse infrastrutture costruite, oltre a determinare un forte impatto sul territorio, non sono in grado di soddisfare il crescente bisogno idrico, sia in termini quantitativi che qualitativi, in molte aree dell’isola. L’uso eccessivo dell’acqua ha portato a veri e propri sprechi - soprattutto nel settore agricolo – accentuati anche dall’insufficienza degli investimenti che possano garantire la manutenzione degli impianti esistenti o la costruzione di nuovi. Nel 1992 i governi, gli organismi internazionali (le Nazioni Unite tra le prime) e ONG hanno stilato l'Agenda 21, un documento per la gestione sostenibile dell'ecosistema mondiale nel 21° secolo, che include anche la gestione delle acque. La Comunità Europea ha emanato la Direttiva (2000/60/CE che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, intendendo con ecosistema acquatico non solo il sistema delle acque superficiali interne, di transizione e costiere, ma anche quelle sotterranee e marine, le zone umide e gli ecosistemi terrestri interagenti con quelli acquatici, ovvero il bacino idrografico. Nel Sulcis ragionare in termini di bacino idrografico significa non solo salvaguardare le risorse idriche con interventi di razionalizzazione e manutenzione, ma anche valorizzarne il bene dal punto di vista paesaggistico.
Foto: Mrjn Photography/ Unsplash.com
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4. Il Vademecum 4.3.1 L’impiantistica per il risparmio idrico
Fig. 61 L'acqua nelle alture (Cascate sul rio Cannas).
Utilizzare le risorse idriche in modo attento e parsimonioso è una prerogativa importante della Sardegna. La media italiana per i consumi domestici giornalieri di acqua è di 250 litri a giorno pro capite, fra i più alti in Europa. La Sardegna è la regione in Italia con il minor utilizzo di acqua potabile da rubinetto per il consumo di acqua da bere. La media di tali consumi è inferiore a quella italiana. Al fine di garantire efficienza nella gestione delle risorse idriche, che in Sardegna in gran parte provengono da accumuli di acque superficiali quali laghi artificiali, esistono diversi metodi ed apparecchiature di facile istallazione.
Obiettivi Risparmiare il consumo idrico domestico attraverso soluzioni tecniche idonee. Sensibilizzare alla gestione idrica attenta e differenziata nelle abitazioni e nell’uso esterno ( vedasi anche punti 3.2, 3.3 e 3.4). Fig. 62 Zone umide, (Paringianu).
Esempi Gli aeratori rompigetto per rubinetti e docce sono riduttori di flusso che permettono una riduzione del consumo idrico fino ad un 50% circa e sono particolarmente importanti per le strutture ricettive. Sensori di movimento che erogano l’acqua soltanto quando serve, ovvero quando le mani sono effettivamente sotto il rubinetto. Limitatori di apertura che evitano l’apertura totale del rubinetto monocomando. Gli sciacquoni rappresentano il 30% del consumo di acqua domestica quindi è molto importante aggiornarli agli standard di risparmio, gli ultimi modelli riducono da 9 a 3 litri l’erogazione, con la possibilità di un dosaggio manuale della quantità di acqua ( start/stop). Fig. 63 Esempio di aeratore di flusso che permette un risparmio idrico notevole.
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4.3.2 La permeabilità delle superfici esterne Considerando che la distribuzione dell’acqua potabile in Sardegna richiede investimenti infrastrutturali importanti, vista anche la scarsità, in alcune zone, delle risorse idriche sotterranee, è fondamentale garantire nelle zone antropizzate la permeabilità superficiale al fine di una rigenerazione idrica proveniente da eventi meteorici.
Fig. 64 Selciato di scisti di Cabitza
Negli anni passati molti trattamenti superficiali nelle aree abitate hanno portato ad una cementificazione intensa con fenomeni di sigillatura superficiale che contribuiscono, da una parte all’aumento del rischio di inondazione, dovuto alla concentrazione dell’acqua in superficie e, dall’altra, ad un impoverimento delle risorse freatiche del sottosuolo.
Obiettivi Garantire permeabilità alle acque meteoriche al fine di poter alimentare in acqua la falda acquifera. Evitare isole di calore che si creano con alcuni tipi di pavimentazione superficiale che accumulano l’irraggiamento solare (asfalto/cemento etc.).
Fig. 65 Opus Incertum con calcestruzzo colorato a base di calce idraulica naturale (NHL5).
Evitare la sigillatura superficiale perché può contribuire ad accrescere il rischio di fenomeni alluvionali.
Esempi Realizzare superfici esterne adiacenti alle abitazioni senza pavimentazione, ma con elementi drenanti come ad esempio ghiaia che permette l’infiltrazione delle acque meteoriche. Dove servono soluzioni maggiormente calpestabili, si possono utilizzare pavimentazioni in pietra locale a fuga aperta, ovvero messe in opera con un sottofondo drenante, dove l’acqua si può infiltrare tra le fughe, permettendo così una corretta infiltrazione nel sottosuolo. Fig. 66 Selciato in Ingnimbriti del Sulcis (Masainas).
4. Il Vademecum 4.3.3 La depurazione naturale delle acque
Fig. 67 Esempio di fitodepurazione verticale utilizzando le canne autoctone del Lago Trasimento (Centro Panta Rei Umbria).
Oggi si considera che a valle dell’utilizzo dell’acqua a scopi domestici la sua utilità non sia ancora finita. Riscoprendo l’elevato valore aggiunto intrinseco dell’acqua, si possono implementare soluzioni naturali per una depurazione sostenibile e un riutilizzo locale dell’acqua che ci permette di abbattere considerevolmente il suo consumo, il suo trasporto e la spesa energetica per la sua fornitura.
Obiettivi Depurare l’acqua con metodi energeticamente efficienti e poco impattanti sull’ambiente. Abbattere il consumo totale di acqua attraverso il suo utilizzo e riutilizzo differenziato.
Fig. 68 Fitodepurazione con piantumazione di Canna Palustre….
Esempi Il sistema duale di separazione delle acque grigie dalle acque nere è alla base di una gestione differenziata del ciclo delle acque: consiste nel separare le saponose (pozzo sgrassatore) dalle nere (fossa biologica o biodigestore). La fitodepurazione può rigenerare l’acqua attraverso la tripla azione di depurazione naturale: meccanica (filtraggio), biologica (batteri anaerobici ed aerobici scompongono il carico organico contenente nel acqua) e vegetale (le radici delle piante, come ad esempio la canna palustre, si nutrono delle sostanze organiche e le metabolizzano).
Fig. 69 Esempio di fitodepurazione orizzontale (teknoring.com).
L’acqua a valle della fitodepurazione può essere utilizzata per un impiego negli sciacquoni o a scopi irrigui. Esistono due tipi di fitodepurazione che si utilizzano in base alla disponibilità di superficie esterna e la conformità geomorfologica: fitodepurazione verticale con profondità maggiore e un funzionamento dall’alto verso il basso e la fitodepurazione orizzontale con uno sviluppo superficiale maggiore, minor profondità e un’azione in leggera pendenza, di deflusso orizzontale.
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4.3.4 L’accumulo idrico La gestione sostenibile delle acque implica di valorizzare l’acqua in tutte le sue forme presenti sul territorio, cercando di alterare il meno possibile il ciclo naturale delle risorse idriche. L’acqua piovana è sempre stata considerata una risorsa preziosa; numerosi esempi antichi di cisterne ci indicano che l’acqua piovana è sempre stata gestita con massima intelligenza al fine di garantire l’approvvigionamento idrico. Oggi sappiamo che l’acqua piovana si presta solo in casi di emergenza all’utilizzo come acqua potabile, anche per la sua assenza di sali minerali; tanti sono tuttavia i suoi utilizzi possibili che permetterebbero di abbattere il consumo idrico complessivo.
Obiettivi Gestire in modo sostenibile le risorse di acqua meteorica per un utilizzo domestico mirato: irrigazione, lavaggio e impiego negli sciacquoni che permette di abbattere il consumo idrico totale, superando anche il 30% di risparmio.
Fig. 70 Sezione di un edificio con cisterna di recupero delle acque piovane.
Fig. 71 Disegno d’epoca della cisterna del Re a Carloforte.
Esempi Se anticamente realizzare una cisterna comportava sforzi considerevoli in muratura o in lavori di scavo, oggi si possono utilizzare cisterne prefabbricate di svariate misure, in funzione dell’utilizzo, dimensioni e quantità necessarie. Ad esempio, con elementi in cemento armato, da murare in opera, o in polietilene, già a tenuta con raccordi e possibilità di mettere in comunicazione più contenitori. I tetti delle abitazioni si prestano a costituire la superficie captante, prevedendo sistemi che scartino la ”prima acqua”, potenzialmente carica di fogliame e polvere. Per un uso nei sistemi duali evoluti dove è previsto l’utilizzo delle piovane per gli sciacquoni si impiegano sistemi che evitano il crearsi di batteri e microorganismi attraverso appositi sistemi non tossici, come le unità di trattamento a raggi ultravioletti. Utilizzare l’acqua piovana (filtrata da eventuali impurità) agevola il lavaggio di bucato vista l’assenza di calcare: l’acqua è infatti molto ”morbida”.
Fig. 72 Foto storica del pozzo romano di Sant’ Antioco.
4. Il Vademecum .4. La tutela del Paesaggio e della Sostenibilità territoriale Il paesaggio costituisce la componente essenziale del contesto di vita e di produzione del territorio, e come tale occorre conoscerlo con consapevolezza per preservarlo, curarlo e restaurarlo. La cura del paesaggio rappresenta l’elemento cardine di una politica territoriale che miri a rendere leggibile e fruibile la proposta di valore del territorio, sia essa declinata come offerta turistica, sia che venga identificata come prodotto del territorio in generale (agro-alimentare, artigianale, servizi). Il paesaggio è inoltre uno strumento fondante per la creazione di sistemi autopoietici. A titolo esemplificativo si citano alcuni territori che hanno saputo impostare intere filiere economiche sulla riconoscibilità del loro paesaggio identitario: Sud Tirolo, Chianti Toscana (Italia), Gaasterland (Paesi bassi, Frisia Occidentale), Provenza e Corsica (Francia), Carinzia (Austria), ecc. Avere consapevolezza degli elementi e delle forme del paesaggio naturale e antropico in molti casi non è scontato: risulta utile pertanto, nell’ambito di queste Linee guida, illustrare tali forme ed elementi, in modo che sia più semplice per i tecnici e gli operatori del territorio allinearsi a un concetto di “paesaggio potenziale“ verso cui tendere. Le radici del paesaggio potenziale si fondano sugli aspetti naturalistici ancora parzialmente leggibili nel territorio, anche se spesso in maniera relittuale, e su fattori legati all’ancestrale presenza antropica continuativa, sin dal Neolitico, nelle aree del Gal. Cornice naturalistica, agricoltura, archeologia, sistema insediativo rurale e religioso, strutture minerarie, residuati dell’industria del sale e della pesca: sono questi gli elementi base su cui costruire il “paesaggio potenziale“. Componente essenziale per illustrarne e condividerne l’idea diventa quindi la sua rappresentazione in termini di moduli paesaggistico-funzionali, come verrà sinteticamente illustrato in queste Linee guida. La conoscenza dell’attuale contesto e la visione del “paesaggio potenziale“ costituiscono la base della creazione di modelli di business, anche legati ad un concetto di turismo sostenibile e consapevole, capace di sfruttare al meglio la proposta di valore che emerge da un territorio “autentico”.
Foto: Daniele Atzori
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Foto: Giampietro Tronci
4. Il Vademecum
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65 Il contesto paesaggistico del Gal Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari attualmente paga in parte gli effetti della storia del suo paesaggio. Il disboscamento, le attività estrattive, le bonifiche agrarie, la riforma agraria e il patrimonio del costruito agricolo che dagli anni sessanta vede l’imposizione di moduli architettonici dell’edilizia industriale, hanno determinato la banalizzazione e la perdita di identità di vaste aree sia in ambito rurale che urbano e periurbano.
Fig. 73 integrazione paesaggistica di siepe e muro di confine (Buggerru).
In passato, in assenza di un quadro normativo di indirizzo che tenesse in conto il valore paesaggistico delle zone rurali, il modus operandi progettuale è stato quello di prescrivere moduli architettonici e tecniche di costruzione non in linea con le vocazioni e le armonie dei luoghi. Le disarmonie con il “paesaggio potenziale“ spesso sono determinate da elementi macroscopici che influiscono sullo skyline e quindi facilmente individuabili. Nell’ambito della componente vegetale, un esempio sono i filari di eucaliptus esito degli interventi di bonifica, e la presenza di nuclei arborei sparsi di essenze alloctone e alloctone invasive. Nell’ambito del costruito, invece, le recinzioni in muratura con blocchi a base cemento, costituiscono un altro aspetto macroscopico del degrado paesaggistico anche se di minore rilevanza.
Fig. 74 Macchia degradata su calcari cambrici (Buggerru-Flumini).
L’assenza di regolamentazione accanto ad una diffusa mancanza di consapevolezza, ha condotto a una gestione delle pertinenze degli edifici secondo schemi di “giardinaggio convenzionale” che, volendo prescindere dalla coerenza estetico funzionale, anche soltanto per l’utilizzo di specie alloctone e specie alloctone invasive, costituisce un limite importante alla concretizzazione del paesaggio potenziale. La logica di intervento sarà, come descritto nelle successive sotto sezioni, legata all’incentivazione della bonifica dall’alloctono sostituito da soluzioni che prevedano esclusivamente l’utilizzo di specie autoctone delle serie vegetazionali di riferimento per quanto concerne gli aspetti vegetazionali e il loro utilizzo. Fig 75 Pascolo alberato e stagno retrodunale (Buggerru).
4. Il Vademecum 4.4.1 I materiali e tecnologie tradizionali locali per i sistemi di demarcazione dei confini di proprietà Fino a pochi decenni fa, il paesaggio storico-culturale del nostro territorio era caratterizzato da un serie di “segni” naturali (siepi e filtri verdi) o a carattere preindustriale (strutture realizzate a secco) che demarcavano ambiti distinti, permeati dalla conservazione delle invarianti strutturali del paesaggio (fiumi, colline, crinali etc.) o derivati dal consolidarsi degli usi storici (terreni demaniali, demarcazioni catastali storiche, confini di proprietà etc.). Tali tracce contribuivano a sostenere il carattere continuo e organico del quadro paesaggistico con la creazione di valori estetici e ambientali di assoluta rilevanza. Nel Sulcis il miglior contributo dell’attività antropica è leggibile nella logica del sistema insediativo tradizionale, pluristratificato a partire dall’impianto base dei Medaus e Furriadroxius. In esso l’equilibrio tra tessuto edificato e vuoti di pertinenza è rimarcato dalla presenza delle recinzioni storiche in trovanti lapidei (scisto, trachiti, calcari, etc.) realizzati a secco o con matrici leganti a base terrosa. Tali strutture favoriscono la lettura della trama morfo-tipologica dell’ambiente proto-urbano, che sorge da una sorta di razionalità spontanea ed istintiva che ha per lungo tempo garantito un sostenibile sviluppo della relazione uomo - ambiente.
Fig. 76 Oleo lentiscetum. Specie in foto: Pistacia lescus, Olea europea sylvestris, Euphorbia dendroides, Rubia peregrina (Gonnesa).
Il PPR (Piano Paesaggistico Regionale) della Regione Sardegna riconosce il valore di questi elementi di connessione del territorio e ne prescrive la conservazione, anche in virtù della loro valenza ecologica, mediante la salvaguardia della loro integrità formale e funzionale (art. 51 Aree caratterizzate da insediamenti storici, art. 54 - Reti e elementi connettivi, NTA del PPR). Nell’attesa di un pieno recupero del saper fare locale, i sistemi tradizionali di demarcazione, naturali, artificiali o misti, divengono di estrema attualità, specialmente in riferimento all’approvvigionamento delle risorse locali, per lo sviluppo delle strategie di Economia Circolare, al fine di contribuire agli obiettivi di sostenibilità ambientale.
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Obiettivi In ambiente urbano, peri-urbano e negli insediamenti a carattere rurale, l’obiettivo, laddove sia necessario mantenere o creare ex novo delle perimetrazioni non vegetali, è di promuovere l’utilizzo di tecniche tradizionali a secco, e la formazione delle maestranze locali per l’impiego di leganti naturali a base terrosa/calce. In zona Agro occorre mirare alla conservazione degli elementi costruiti tradizionali e all’incremento dei margini vegetali e delle recinzioni a siepe con essenze locali che possano contribuire allo sviluppo della biodiversità locale delle specie ornitiche e degli insetti pronubi. I benefici di questo intervento si possono misurare oltre che su scala socio-economica, grazie al processo di armonizzazione paesaggistica del territorio, anche su scala ambientale in termini di incremento della naturalità dei luoghi e delle funzioni che le specie arboree e arbustive assolvono in merito a: sostegno e incremento della biodiversità (creazione di micro-habitat per piante e animali), protezione contro gli effetti dell’inquinamento, difesa del suolo, creazione dei corridoi ecologici di connessione tra le aree ad elevato pregio naturalistico presenti nel territorio del Gal.
Fig. 77 Siepe tipica della macchia mediterranea.
Fig. 78 in calcari cambrici e siepe di macchia evoluta.
Esempi Muretti a secco, in trovanti lapidei di varia natura secondo le risorse dell’ambito territoriale specifico. La tecnica del muretto a secco offre differenti benefici tra cui: facilità di trasporto del materiale, durabilità, riciclabilità, bassa impronta ecologica, efficace resa formale ed estetica. Realizzazione di siepi e perimetrali di corridoio ecologico, costituite da essenze autoctone pertinenti alla serie di vegetazione di riferimento e associate secondo l’associazione vegetale specifica dei luoghi di intervento.
Fig. 79 Allestimento spontaneo a Crithmum maritimum su calcari cambrici al Porto di Buggerru.
4. Il Vademecum 4.4.2 Le tipologie delle pertinenze esterne Obiettivi Intervenire sulla tipologia delle pertinenze esterne per incidere sulla connessione paesaggistica delle aree del Gal.
Fig. 80 Giardino in arido su ignimbriti del Sulcis.
Creare un contesto paesaggistico omogeneo coerente con i criteri di sostenibilità sociale (aumento del comfort rurale e urbano, consapevolezza ed educazione ambientale), economica (marketing territoriale e gestione dei costi) e ambientale (rispetto delle normative sulla tutela del patrimonio naturalistico locale).
Esempi Nello specifico, lo strumento più efficace per guidare le scelte progettuali ed operative verso il conseguimento dell’obiettivo, è l’utilizzo di specie delle serie di vegetazione di riferimento dei territori del Gal.
Fig. 81 Manutenzione su macchia spontanea (Domusnovas).
Serie vegetazionale/di vegetazione o sigmetum: unità geobotanica che esprime l'insieme di comunità vegetali o stadi che possono svilupparsi all'interno di uno spazio ecologicamente omogeneo, con le stesse potenzialità vegetali (tessella o tessera), e che sono tra loro in rapporto dinamico. Include perciò tanto la vegetazione rappresentativa della tappa matura o ”testa di serie”, quanto le comunità iniziali o subseriali che la sostituiscono. Associazione vegetale: ”un aggruppamento vegetale più o meno stabile ed in equilibrio con il mezzo ambiente, in cui certi elementi esclusivi o quasi (specie caratteristiche di associazione) rivelano con la loro presenza un'ecologia particolare ed autonoma”.(Braun Blanquet).
Fig. 82 Soluzione per aree verdi urbane su modulo a pascolo alberato (Musei).
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Esempi Utilizzo di Quercus ilex (Leccio) e Quercus suber (Sughera) come specie arboree.
Fig. 83 Allestimento su fondo inerbito a Cyndon dactylon: Pistacia Lentiscu, Phyllirea Angustifolia, Olea europea sylvestris, Rosmarinus officinalis.
Nelle aree caratterizzate da macchia termofila costituita dall’associazione vegetale Oleo-lentiscetum (Olivo e Lentisco), utilizzo di siepi di Pistacia lentiscus (Lentisco) e Olea Europea (Olivo), come specie strutturali nella costituzione di siepi perimetrali e di delimitazione delle aree funzionali interne alle aree di pertinenza.
Riferimenti e documenti rilevanti: L’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile riconosce lo stretto legame tra il benessere umano e la salute dei sistemi naturali e la presenza di sfide comuni che tutti i paesi sono chiamati ad affrontare. Documenti tecnico scientifici di supporto alla “Strategia Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici”:
Fig. 84 Allestimento di capannone in zona industriale - Riferimento paesaggistico: pascolo alberato a olivo su fondi a prato naturale (Musei).
“Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità ed adattamento ai cambiamenti climatici in Italia”. “Analisi della normativa comunitaria e nazionale rilevante per gli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici”. “Elementi per una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici”. Inoltre, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, mediante il Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico ha redatto le “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile”.
Fig. 85 Contenimento in pietra locale e ripristino scarpata a macchia mediterranea (Buggerru).
Fig. 86 Sfalci differenziati per costituzione viabilità pedonale e carrabile garantendo il mantenimento della biodiversità.
Vegetazione della Sardegna del Sud Ovest
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4. Il Vademecum 4.4.3 La gestione del Verde Fig. 87 Esempio di funzione didattica ambientale dei bordi strada - da sinistra: prato naturale, macchia degradata, macchia evoluta, bosco a Quercus ilex (Leccio).
Fig. 88 Pascolo alberato a Quercus suber (Sughera) con allevamento di bovini.
Obiettivi Attuare un processo di riqualificazione paesaggistica mediante la bonifica da arboree ed arbustive alloctone o alloctone invasive. Sostituire l’alloctono con specie autoctone e l’integrazione del patrimonio arboreo del Gal. Disincentivare le coperture erbacee a microterme per ridurre gli apporti idrici, la concimazione e per l’eliminazione degli interventi fitosanitari. Incentivare l’uso di coperture a prato naturale. Esempi Eradicazione di nuclei di Eucaliptus e sostituzione/integrazione con: arboree e arbustive della vegetazione della Sardegna del Sud-Ovest (vedi mappa p. 69/cap. 4 Schede Tecniche in allegato). Eradicazione Ailanthus altissima e sostituzione/integrazione con arboree e arbustive delle serie: idem. Eradicazione Carpobrotus acinaformis e sostituzione/integrazione con arboree e arbustive delle serie: idem. Acacia saligna, Acacia dealbata, Acacia Horrida e sostituzione e/o integrazione con arboree e arbustive delle serie: idem.
Fig. 89 Muro di confine e allestimento a macchia termofila a Pistacia lentiscus, Juniperis Phoeniciae, Chamerops humilis. (Complesso archeologico Grutti acqua - Sant'antioco).
Robinia pseudoacacia sostituzione e/o integrazione con arboree e arbustive delle serie: idem. Piante del genere Bougainvillea sostituzione e/o integrazione con arboree o arbustive delle serie: idem. Piante del genere Pinus ad esclusione dei nuclei di Pinus halepensis di Porto e Carloforte, e sostituzione/integrazione con arboree e arbustive delle serie: idem.
Fig. 90 Sfalci differenziati per la costituzione di viabilità pedonale e carrabile e il mantenimento dela biodiversità.
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Alcuni dei documenti ufficiali e degli enti di riferimento: Regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive: “Le specie esotiche invasive rappresentano una delle principali minacce per la biodiversità e i servizi ecosistemici collegati, in particolare per gli ecosistemi isolati sotto il profilo geografico ed evolutivo, come le isole di piccole dimensioni. I rischi che tali specie possono provocare possono intensificarsi a causa dell'aumento del commercio mondiale, dei trasporti, del turismo e dei cambiamenti climatici.“ European and Mediterranean Plant Protection Organization: (EPPO) è una organizzazione intergovernativa responsabile della cooperazione per la protezione delle piante in Europa e nella regione mediterranea che pubblica le “liste nere“ di piante inquinanti e pericolose per i territorio delle 50 nazioni aderenti.
Fig. 91 Specie aliena nella lista IAS: Carpobrotus acinaciformis , (Fico degli Ottentotti / Unghia di strega).
Fig. 92 Specie aliena nella lista IAS: Acacia saligna. (Mimosa a foglie strette).
Manuale di buone pratiche e Linee guida per la corretta fruizione e gestione degli habitat naturali nel sistema spiaggia LIFE 13 NAT/IT/000433 RES MARIS. Pubblicazione scientifica: Bacchetta G., Bordigoni A., Cinti M.F., Frau F., Lentini L., Liggi M.G., Meloni F., Orrù M., Podda L., Sanna A., (2018). Fig. 93 Specie aliena: Opuntia ficus indica (Fico d'India).
Fig. 94 Specie aliena nella lista IAS: Ailanthus altissima (Ailanto).
4. Il Vademecum 4.4.4 La gestione sostenibile degli ambiti territoriali Fig. 95 Ombraio naturale a Quercus ilei (Lecci a Domus de Maria).
Rendere fruibile il territorio in maniera sostenibile nella maggior parte dei casi può essere fatto con semplici e snelle operazioni di manutenzione e segnaletica, senza creare nuove strutture edili o nuovi percorsi. A tal scopo, talvolta sono necessarie attrezzature per allestire percorsi e aree dedicate a passeggiate e momenti di pausa a attività varie svolte presso le aziende del territorio, mediante semplice elettrificazione alimentata da sistemi fotovoltaici, o altre semplici attrezzature.
Obiettivi Favorire, dove necessario, interventi di infrastrutturazione leggera caratterizzata da scelte sostenibili in termini di impatto paesaggistico e ambientale. Si favoriscono soluzioni aderenti a standard tipologici comunali e ancor meglio se intercomunali.
Fig. 96 Itinerari ciclabili regionali in Sardegna.
Le tipologie di infrastrutturazione leggera possono essere: • Segnaletica e pannellistica per illustrare aspetti paesaggistici, naturalistici, storico architettonici, di descrizione dei processi aziendali. • Le infrastrutture per la ricarica di batterie di cicli, motocicli, veicoli. • Le Infrastrutture per rendere fruibile la risorsa idrica aziendale. • Biciclette o mezzi elettrici a basso impatto acustico. • Per la creazione di ombrai si prescrive l’utilizzo di specie arboree adeguate alle serie della vegetazione dei luoghi anziché sistemi di ombrai costruiti.
Fig. 97 Colonnina per ricarica veicoli elettrici.
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Esempi Arricchimento di un percorso aziendale con pannelli illustrativi (i cui contenuti e la loro tipologia devono rispettare gli indirizzi delle Linee guida del Gal).
Fig. 98 Paesaggio rurale del Sulcis con alternanza abitazione e coltivazione ( Barega).
Realizzazione di un pannello di accoglienza alla propria azienda che descrive prodotti, organizzazione e contesto in cui l’azienda opera, al fine di promuovere i propri servizi e prodotti in relazione al contesto paesaggistico del Gal. Creazione di stazioni di sosta con acqua potabile nei pressi di sorgenti, attrezzate con un sistema di adduzione alimentato da fonti rinnovabili. Acquisto di biciclette e biciclette elettriche da concedere ai propri ospiti durante il loro soggiorno presso la propria struttura di accoglienza. Realizzazione di stazioni di ricarica per motocicli.
Fig. 99 Itinerari ciclabili panoramici nel Sulcis.
Realizzazione di impianti di illuminazione e alimentazione elettrica predisposti nel rispetto dei limiti di inquinamento luminoso per le aree rurali, da utilizzare in caso di eventi serali.
Fig. 100 Itinerari ciclabili panoramici nel Sulcis.
Foto: Luca Pinna
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Crediti Gal Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari www.galsulcisiglesiente.it Presidente Prof. Cristoforo Luciano Piras Direttrice Dott.ssa Nicoletta Piras Dott.ssa Laura Carta Ing. Marco Piccolo Centro Regionale di Programmazione Regione Autonoma della Sardegna www.regione.sardegna.it Dott. Gianluca Cadeddu Avv. Francesca Lissia Ing. Marco Naseddu Dott.ssa Sonia Congiu Consulenza Linee guida Lucense SCaRL www.lucense.it Coordinamento tecnico Arch. Rainer Toshikazu Winter Esperti coinvolti Ing. Giampietro Tronci Arch. Gabriele Casu Ing. Emanuele Piras Arch. Alceo Vado Stampa Febbraio 2021