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1. Una ragazza bellissima

Moltissimo tempo fa, in una città lontana, vivevano un re e una regina che avevano tre figlie.

Le prime due erano molto belle, ma non quanto la terza, di nome Psiche: era di un tale splendore che nessuna parola avrebbe mai potuto descriverla.

La gente la ammirava e la venerava come se fosse stata una dea: chi si inchinava, chi le porgeva omaggio, chi le portava doni.

Ma Psiche non era felice di tutte quelle attenzioni, perché la sua divina bellezza metteva le persone in imbarazzo.

Nessuno osava avvicinarsi a lei.

La ragazza trascorreva le giornate in solitudine, piangendo e tormentandosi.

Le sorelle si erano sposate, mentre lei era sempre sola, chiusa nella casa dei suoi genitori.

I giorni passavano e Psiche diventava sempre più bella.

La fama del suo straordinario aspetto superò i confini del regno, finché giunse alle orecchie di Venere, la dea della bellezza.

Venire a sapere che un’altra creatura, perdipiù mortale, potesse oscurare il suo splendore, la mandò su tutte le furie.

«Non lo posso tollerare!

Nessuna può essere considerata più bella di me.

Ma so io che cosa fare!»

Così la dea andò a chiedere aiuto a suo figlio Amore, un giovanotto alato che sapeva far innamorare le persone. Lo faceva colpendo i cuori con le sue frecce.

«Ti prego figlio mio, punisci l’arrogante bellezza di Psiche con il potente dono delle tue frecce: fai in modo che si innamori di un uomo terribile e disgraziato!

Te ne sarò grata. Vieni con me in città e ti farò vedere questa ragazza insolente» .

I due si misero in viaggio…

Nel frattempo il padre di Psiche, vedendo la figlia sempre sola e infelice, si rivolse all’oracolo del dio Apollo. La risposta fu:

«Porta tua figlia, vestita da funerale, sul picco di un alto monte e aspetta che arrivi a prenderla un mostro feroce con il volto di serpente» .

Il re tornò a casa piangendo, addolorato per questo crudele responso.

La famiglia piombò in uno sconforto atroce e si afflisse per giorni, finché giunse il momento prestabilito:

Psiche fu scortata dal corteo funebre in cima a una rupe.

Quando rimase sola, cadde in preda al panico, tremando al pensiero della sciagura che l’attendeva.

Eppure, improvvisamente, una lieve brezza le accarezzò il viso e il vento Zefiro la condusse dolcemente nella pianura, ai piedi dell’alta rupe.

Psiche allora si addormentò e riposò nel morbido prato pieno di profumi e colori dei fiori.

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