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Pierre Riches con Arnoldo Mosca Mondadori La fede è un bagaglio lieve ISBN 978-88-9348-165-6 Pubblicato per la prima volta nel 1996 Prima edizione Gallucci: maggio 2017 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2021 2020 2019 2018 2017 © 2017 Carlo Gallucci editore srl - Roma
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Pierre Riches
La fede è un bagaglio lieve con Arnoldo Mosca Mondadori
Preambolo
L’idea di questo libro è venuta ad Arnoldo. Disse che voleva farmi tante domande e che altri suoi amici volevano interrogarmi su come io intendo alcuni aspetti della religione cattolica. Così fu che ci riunimmo e si cominciò a parlare. Le conversazioni furono registrate e Arnoldo mi propose di farne un libro. Io all’inizio fui abbastanza restio perché ho già pubblicato due libri che trattano argomenti simili1. E, più esattamente, non avevo voglia di correggere e precisare delle risposte che necessariamente in una conversazione rimangono imprecise e spesso ambigue. Di fronte all’insistenza di Arnoldo che sosteneva l’utilità di un testo del genere diedi il mio assenso alla pubblicazione ma a condizioni precise: io avrei rivisto i testi per assicurarmi che ciò che avevo detto non fosse completamente travisato, ma mi sarei astenuto dal dare nuove spiegazioni o ulteriori sviluppi. Il testo, che ho in parte corretto e leggermente ampliato, rimane dunque in forma di conversazioni con tutte le carenze strutturali proprie di tale forma: penso, in particolare, al disordine dei temi, alla superficialità e incompletezza delle risposte date a interrogativi su temi che hanno impegnato per secoli i grandi pensatori, alle ripetizioni dovute a domande reiterate, al brusco finale (ma così terminano le serate – a un certo punto: «Basta»). Spero che nonostante tutto ciò abbiano 5
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ragione i miei interlocutori e che queste pagine possano essere di aiuto a qualcuno… Come sempre quando si conversa seriamente, si impara molto. Voglio ringraziare Arnoldo innanzitutto per avere iniziato tutta questa faccenda e poi Veronica, Marco, Natalia, Luca, Valentina, Maurizio, Tania, Gianluca, Laura e Alessandro, i miei altri interlocutori per le loro (spesso, non sempre) intelligenti domande e per la loro (sempre) generosità e pazienza nel sacrificare le serate per conversare e tempo per sbobinare cassette e riscrivere i testi rendendo così possibile questa pubblicazione. Grazie anche a Gini Alhadeff per aver suggerito un titolo, Teologia come gioco, che poi fu bocciato, e a Mauro Feltrinelli per averlo salvato più volte dalle grinfie dell’elettronica moderna. Pierre Riches settembre 1995
Note Note di catechismo per ignoranti colti, Gallucci, Roma, 2016 (prima edizione Mondadori, Milano, 1982) e La leggerezza della croce, Leonardo, Milano, 1991. 1
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Prima serata
Siamo dieci amici, e l’idea di incontrare un prete per parlare di fede, di Dio, dell’Aldilà e di cose più terrene come la politica e il sesso ci è sembrata intelligente. Vorremmo parlare di queste cose senza finire nelle tipiche discussioni a senso unico, e Pierre – così ci dice Arnoldo – detesta il fanatismo. Arnoldo ci accompagna davanti al grande cancello della casa dove Pierre abita quando è a Milano, ospite di amici. Ci sta aspettando, perché Pierre, che comincia a essere un po’ sordo, non riesce a sentire il citofono, troppo lontano dalla sua stanza. Alla prima domanda: «Qual è l’atteggiamento giusto per vivere una fede?» Pierre risponde: «Non avere mai delle tesi a priori»; lo dice semplicemente, e rassicura il nostro iniziale imbarazzo. Parliamo fino alle undici, tra un succo di pera e un intervallo per cambiare le cassette del piccolo registratore. Decidiamo di rivederci tra quindici giorni, quando Pierre sarà tornato da uno dei suoi numerosi viaggi. Qual è l’atteggiamento più giusto per vivere una fede? Non avere mai tesi a priori o accettate ciecamente. Continuare a ragionarci sopra criticamente, cercando di capire la ragion d’essere 7
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di ciò che propone la fede e, se è il caso, rivedere le proprie tesi, perché solo così si può trovare la verità e sottoporla a verifiche e riprove. Se qualcosa ti sembra vero lo esprimi con parole tue, e poi cerchi con tutti i mezzi a disposizione (la tua intelligenza, i libri, le conversazioni con altri) di scoprire, di vedere se è proprio vero. Sono cristiano da quarant’anni e continuo a fare dei “test” per stabilire se quello che credo e dico è vero o no. Così ho purificato il mio cristianesimo da tante scorie. Non ho paura di dire: «È vero che…?» o: «Ma non è vero che…?» a proposito di qualche cosa che sembra opposta alla mia fede. Ho una testa che Dio mi ha dato e che devo usare per interrogare tutto ciò che mi sembra dubbio. Per fortuna, prima del mio battesimo (che chiesi a vent’anni compiuti e mi fu dato quando ne avevo quasi ventiquattro), mi sono posto interrogativi su quello che giudico essere lo scheletro del cristianesimo, cioè il Credo, e non ho difficoltà con i fondamenti dei dogmi che, comunque, sono sempre disposto a mettere in discussione, anche se la Chiesa tende a giudicare con sospetto un simile atteggiamento. Io credo che un cristianesimo maturo debba essere un cristianesimo completamente assunto nella vita di ogni giorno, che ci debba essere una coerenza fra la propria fede e la propria vita. Dove c’è discrepanza dev’essere spiegata e giustificata (e qui sorgono una marea di pericoli) o eliminata. San Tommaso ci insegna l’equilibrio giusto al quale possiamo arrivare su questo punto quando ci parla della fede come dono. È dono non perché non dobbiamo pensarci accettandola ciecamente, ma perché tanta gente non ha il tempo materiale per farsi domande. Abbiamo in questi casi la fede “del contadino”, “della vecchietta”, una fede intuitiva, un dono appunto, che è una fede meravigliosa e spesso profondissima, ma raramente riflettuta e ragionata1. Io, invece, ho il tempo, posso permettermi di fare domande. Sono un 8
Prima serata
privilegiato anche per ragioni economiche (e qui il pensiero di Marx è importante: anche in questo senso il povero viene sacrificato). Quindi il tempo per occuparsi della fede è molto importante? Certo, se tu dai tempo alla gente, e anche un certo benessere economico, a un certo punto comincerà a riflettere. Ma tornando a San Tommaso, egli dice che Dio ci dà la fede come dono, in primo luogo perché manca il tempo per pensarci, secondo perché quando la gente ha tempo, spesso non ha l’intelligenza o la cultura necessaria per rifletterci seriamente e terzo perché se le persone hanno il tempo, l’intelligenza e anche la cultura necessaria, spesso non hanno voglia di pensarci. Quindi, per potere sviluppare la fede, sono necessarie, oltre al tempo, anche l’intelligenza e la volontà. E, continua San Tommaso, Dio, sapendo che queste cose raramente si trovano tutte insieme nella vita di un uomo, offre in dono la fede. Ma anche questo dono, lo offre per duritia cordis, per la durezza dei loro cuori. Quindi è molto importante la ricerca? L’ideale sarebbe poter riflettere, ragionare. Bisogna però sottolineare che la fede è comunque anche sempre Grazia e dono di Dio. Capire ciò è molto importante: Sant’Agostino ha combattuto strenuamente Pelagio a questo proposito e io sono perfettamente d’accordo con Agostino. Mentre Pelagio2 diceva che l’uomo da solo, con la sua testa e la sua volontà, può imitare Cristo e perciò salvarsi, senza che la Grazia debba accompagnarci in ogni passo della vita, Sant’Agostino sosteneva che la Grazia di Dio, necessaria per la nostra salvezza, ci vuole in ogni momento per sostenerci e aiutarci, senza per questo negare l’importanza della nostra volontà. 9
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Io sono contrario al pensiero di Pelagio, perché sono cosciente dei suoi pericoli: li vedo nel mondo di oggi in cui dilaga la convinzione che si può fare e ottenere tutto da sé, senza l’aiuto di Dio. Però bisogna stare attenti a non cadere nell’atteggiamento opposto, che si chiama “fideismo” e che consiste nel credere ciecamente a ciò che propone la fede, negandosi il diritto di chiedere spiegazioni. Anche il fideismo, come il pelagianesimo, è un’eresia e, come tale, è stata condannata nel secolo scorso dalla Chiesa. Bisogna, invece, accettare il dono della fede, se ci viene dato, e contemporaneamente usare pienamente la propria intelligenza per capirla, e la volontà per appropriarsene. Agire da sé, non aspettarsi che Dio faccia tutto. Allora da una parte c’è il dono e dall’altra la ricerca dell’uomo. Sì e, inoltre, bisogna che ci siano tutti e tre gli elementi – intelligenza, volontà e Grazia – e al massimo grado. Il dono è sempre al massimo perché Dio è generoso, però noi dobbiamo mettercela tutta, anche se, come insegna San Tommaso, alcuni incontrano maggiori difficoltà. In questo caso Dio, che è un bravo papà, o una brava mamma, ci aiuta in vari modi, anche attraverso gli insegnamenti della Chiesa. Ma anche qui bisogna stare attenti: occorre evitare il paternalismo nella Chiesa, la sua “protezione” di fronte alle nostre domande, ai nostri dubbi, cosa anch’essa pericolosa perché tende a toglierci la libertà del pensiero. Ma la fede non è data a tutti? Non sembra che la fede sia data a tutti, ma la possibilità di essere salvi è data a tutti, uno è salvo se segue il Vero e il Bene per quanto li conosce, e questo è stato sancito dal Concilio Vaticano II. Per questo 10
Prima serata
motivo un mussulmano che sposa quattro donne, cosa che al cristiano sembra uno scandalo, ma lo fa in buona fede secondo la sua religione, non per ciò perderà la salvezza. Egli non è, secondo noi, nella verità, però, per quanto riguarda la salvezza personale, è “in regola” (se non ha altri peccati, “va in Paradiso”). In altri termini, ci si salva seguendo la propria coscienza, resta l’obbligo però di cercare di illuminarla. Ora, dopo la morte di Cristo, tocca al cristiano il compito di predicare il Vangelo nel mondo. È uno scandalo, infatti, che ci siano milioni di cristiani, me compreso, che portano così poco la “buona novella” nel mondo. Tu hai la fede per te stesso, certo, ma anche, e forse soprattutto, per gli altri. Molto spesso si tende a dividere il credente dall’ateo. Tu non vuoi questa divisione, perché? Per quanto riguarda la salvezza personale certo non la voglio, ma la voglio invece per quanto riguarda la ricerca della verità. A me pare importante cercare “la verità” se si può. Avevo un carissimo cugino comunista che si diceva ateo e quando a vent’anni discutevamo, gli dicevo: «Guarda, non so chi di noi abbia ragione, so solo che io ho un vantaggio su di te: se ho ragione, tra cent’anni lo sapremo, se hai ragione tu tra cent’anni tu e io non sapremo nulla, saremo solo polvere». Cosa pensi dell’ateo? Credo che colui che si dichiara ateo sia una persona poco intelligente. Una posizione corretta e rispettabile è quella dell’agnostico: non sa se Dio c’è e perciò non aderisce a una fede in Dio, e fa i fatti suoi. L’ateo che dice: «Dio non c’è» mi sembra, ripeto, poco intelli11
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era il relatore della mia tesi di laurea – mi disse che Paolo VI NON intendeva che questo documento fosse in alcun modo interpretato come dottrina definitiva della Chiesa. 7 È fondamentale, per capire il cristianesimo, rendersi conto che il “piano di Dio” secondo i cristiani è di darci la Sua vita – ci ha fatti a sua immagine – deificarci attraverso il Cristo, dunque “cristificarci”: “Christi facti sumus” dice Sant’Agostino. 8 Qui ci si riferisce a tutto il problema della conoscenza di noi stessi, e delle dinamiche psicologiche che ci nascondono – più o meno volontariamente – i nostri “errori”. 9
Il nesso fra orgoglio e paura è molto interessante e dovrebbe essere sviluppato.
Leggere in proposito la famosissima poesia Nada te turbe… di Santa Teresa d’Avila e il Cantico dei Cantici. 10
11 “Iddio, che nel tempo antico aveva parlato ai Padri nei profeti, in questa fine dei tempi ha parlato a noi del Figlio, che egli costituì sovrano padrone di tutte le cose e per mezzo del quale creò l’universo. Questi, essendo l’irraggiamento della gloria e l’impronta della sua sostanza e portando tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà dei luoghi eccelsi…” (Lettera agli Ebrei 1, 13) 12 “La Chiesa è l’Eucarestia e l’Eucarestia è la Chiesa” dice il padre, poi cardinale, de Lubac, gesuita francese, grande teologo, morto nel 1991. Il rapporto fra Gesù di Nazareth, il Cristo risorto, l’Eucarestia, e la Chiesa con ogni suo singolo membro – e per estensione con ogni singola persona umana mai vissuta – è terreno fertilissimo per chi si interessa di teologia, di spiritualità o anche di mistica cristiana. Già Sant’Ignazio di Antiochia (morto martire, condannato ad bestias – a essere mangiato dai leoni nel circo – verso l’anno 100 dopo Cristo) ci parla di come lui è frumento – come il frumento nell’Eucarestia – macinato per costruire il Corpo di Cristo (sua Lettera ai Romani, sez. 4). Si trovano tanti altri testi interessanti a questo proposito in scritti cristiani antichi: nelle Catechesi mistagogiche di Cirillo di Gerusalemme, in San Giovanni Crisostomo, in Sant’Agostino… giù giù fino ai teologi moderni e padre de Lubac; ma non ho mai visto un’opera di sintesi su quest’interessantissimo argomento. 13 Ottima introduzione a questo pensiero in Odon Casel O.S.B.: Das Mysteriengedächtnis der Messeliturgie im Lichte der Tradition, trad. francese: Faites ceci en memoire de moi, Editions du Cerf, Parigi, 1962.
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Seconda serata
Perché Dio ha voluto creare il mondo? Ce lo siamo domandati in macchina, mentre tornavamo a casa dopo il primo incontro con Pierre. Dio, dicono, ha creato il mondo per amore. Ma che bisogno aveva di fare tutto questo se era vissuto benissimo fino a poco prima anche senza l’Universo? È una delle domande che ci facciamo da quando siamo bambini, e questa sera vogliamo farla a Pierre. Pierre parla di Dio sempre e solo in relazione all’amore. Ci fa pensare a quando siamo stati innamorati, a quando abbiamo guardato il nostro amore in fondo agli occhi, per farci risalire a un amore simile che (forse) è l’amore che Dio ha per noi. Marco, Natalia e Valentina arriveranno con un po’ di ritardo, li aspetteremo per parlare della creazione, ma cominciamo ad accendere lo stesso il registratore, bevendo i consueti succhi di pera. Perché talvolta dei cristiani lasciano il cristianesimo per abbracciare altre religioni? Perché non lo conoscono bene e credono di trovare altrove cose che invece avrebbero trovato nel cristianesimo se la Chiesa (cioè non solo la gerarchia, ma anche tutti noi con le nostre pessime testi29
La fede è un bagaglio lieve
monianze) non avesse fatto le stupidaggini che ha fatto e se il cristianesimo fosse stato presentato in modo diverso. Si ritrovano molti aspetti positivi del cristianesimo, infatti, anche in altre religioni. Nella storia del cristianesimo c’è, per esempio, se lo si cerca, un filone di spiritualità molto simile a certe spiritualità molto di moda oggi. C’è quella detta “apofatica”1 che si basa sulla non conoscibilità di Dio. C’è un bellissimo libro di un anonimo inglese del XIV secolo, La nube della non-conoscenza2, che dice fra l’altro che Dio non si può conoscere. Tante volte, invece, la Chiesa ci presenta Dio come se lei sapesse o noi sapessimo tutto di Lui; e questo dà molto fastidio. Di Dio sappiamo ben poco, quasi nulla. Gesù è la manifestazione di Dio, o meglio è una manifestazione di Dio, quella che noi cristiani crediamo sia la più completa. Ogni sorriso di bambino è una manifestazione di Dio, ma nel Cristo c’è una pienezza che non c’è altrove, perché il Cristo è veramente Dio. C’è un abisso tra la manifestazione di Dio in Cristo e quella che può esserci in qualsiasi altra creatura. Ci sono, ripeto, varie manifestazioni di Dio: Buddha e la sua dottrina, gli scritti degli Upanishad, di antichissimi pensatori indù, in tanti altri testi (ma NON in tutti) cosiddetti sacri. Certuni cercano queste manifestazioni di Dio nelle religioni orientali, o in altre, perché non hanno trovato questi aspetti nell’insegnamento dato loro dalla Chiesa. Abbiamo parlato del buddhismo, ci parli dell’islamismo? L’islamismo è legato a un testo sacro che si asserisce scritto in cielo: il Corano. Questo testo sarebbe poi stato trasmesso parola per parola a Muhammed e deve perciò essere interpretato letteralmente, 30
Seconda serata
a differenza della Bibbia, che è scritta da uomini – anche se ispirata da Dio – ed è sempre stata interpretata e commentata. Ci sono cose interpretabili nel cristianesimo, contrariamente a quanto avviene nell’islamismo dove ci sono solo dei commenti. Ma anche nel cristianesimo ci sono verità incontestabili: l’esistenza di Dio e il fatto che Dio sia amore, per esempio. Infatti, se tu credi all’esistenza di Dio e a Dio come amore, allora Gesù è sempre Gesù, l’Eucarestia è sempre l’Eucarestia, magari con percezioni ed espressioni diverse in tempi diversi, come il mio modo di percepire e capire tante verità della fede è molto diverso da quello di San Pietro, ma l’essenza rimane la stessa. Quando a San Paolo dicevano: «Stai mangiando il corpo di Cristo» egli valutava la cosa in modo molto diverso da come possiamo farlo io e voi oggi, ma il significato di “corpo di Cristo” è identico. Così io credo di assumere il corpo di Cristo nello stesso modo in cui lo faceva lui. Cosa significano le parole di Gesù: “Chi non mangia la carne del Figlio dell’uomo non avrà la vita eterna?” Se tu non mangi almeno simbolicamente il corpo di Cristo, non partecipi alla Sua vita eterna. Ma questo va esteso: se si cerca “il Vero e il Bene” per quanto li si conosce, proclama il Concilio Vaticano II, ci si salva; perciò coloro che in qualche modo vivono il Vero e il Bene, secondo la dottrina cristiana, cercano il Cristo, che è il Vero e il Bene. Questo modo di unione con Cristo si chiama il battesimo di desiderio. Se si desidera il vero e il bene, si desidera Dio. È pacifico nell’insegnamento della Chiesa che un buon indù, un buon comunista, un buon ateo, cioè uno che segue il Vero e il Bene che conosce, va in Paradiso, ha la vita eterna. 31
Note 1 Vedi l’autoritarismo a Singapore, ad esempio il libro interessantissimo di un primo ministro della Malesia: Mahathir Mohammed, L’Asia che sa dire di no. 2 Nominati da Paolo VI nella seconda sessione. Erano i cardinali Agagianian, armeno, della Curia di Roma, Lercaro di Bologna, Doepfner di Monaco in Baviera e Suenens di Bruxelles. 3 Ebrea, alunna di Husserl, si convertì al cattolicesimo, divenne suora carmelitana, e fu deportata e uccisa ad Auschwitz. Ne abbiamo molti scritti interessantissimi. È stata beatificata da Giovanni Paolo II.
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Indice
Preambolo Prima serata Seconda serata Terza serata Quarta serata Quinta serata Sesta serata Settima serata Ottava serata
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Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Longo spa (Bolzano) nel mese di maggio 2017