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MICHELE LACAVA
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MICHELE LACAVA 1840 - 1896
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A PIETRO LACAVA Mio caro amico, Tu hai voluto pietosamente raccogliere in questo volume i discorsi pronunciati in Torre del Greco, sul feretro di tuo fratello Michele, e alcuni di quelli che, un mese dopo, furon detti in Corleto Perticara, vostra patria, nei solenni funerali, che quel Municipio fece celebrare in onore dell'insigne concittadino. Hai desiderato che io, il quale fui amico di tuo fratello ed ebbi comune con lui la passione dell'indagine storica, scrivessi due pagine riassuntive della vita di lui, che fu un erudito di tante cose, lavoratore senza tregua, polemista senza iracondia, e la cui laboriosa e agitata esistenza fu tutta riscaldata dal desiderio intenso di accrescere il patrimonio della cultura storica e archeologica del nostro Mezzogiorno, e singolarmente della sua nativa Basilicata. E potrei anche dire della nostra Basilicata, poichè la mia famiglia è originaria della tua provincia per parte di una mia ava, e mio padre, che morì a Napoli nel 1860, era nato in Acerenza e fu educato nel collegio di Potenza con Niccola Sole, di cui fu intimo, e il, mio bisavo, Antonio de Cesare, era nel 1799 ricevitore generale della provincia, quando il confine della vecchia Lucania si prolungava sino all'altipiano di Puglia, e Spinazzola vi era compresa. Nostra buona e forte Basilicata, dico, poichè io ho ammirazione per una provincia, la quale ama sè stessa nei suoi uomini migliori, e ben li onora da morti e da vivi. Se onorarli da morti è cosa comune, da parer volgare, onorarli da vivi rivela qualità non comuni. In un mondo morale, che ha la coscienza e l'orgoglio di rappresentare qualche cosa come collettività regionale, nel movimento del pensiero moderno, tuo fratello attingeva forza e ispirazione per gli studii e le ricerche sue. Studiando e pubblicando, egli sapeva di avere il suo pubblico. Del valore dei suoi studii hanno toccato parecchi fra gli oratori, che discorsero di lui a Torre del Greco e a Corleto, e ne ha fatto l'elenco, con maggiore ampiezza, il . signor Niccola Barone, nella commemorazione letta 'all'Accademia Pontaniana, e pubblicata in questo volume. Michele fu un felice tipo d'ingegno multiforme. Dottore in medicina, scrisse di storia e di archeologia, di economia e di politica, di credito popolare e d'igiene, di opere pie e di strade ferrate, non trascurando la professione, e negli ultimi anni dirigendo una sede del Banco di Napoli, e nel 1866 rindossando la, camicia rossa e seguendo Garibaldi nella campagna del Trentino. Egli non ebbe requie. Quasi presentisse la sua fine immatura, pose mano a tante cose diverse; o meglio, non lasciò passare occasione per portare il suo contributo alla storia e al miglioramento economico e morale della sua provincia: portarvelo non in forma accademica, ma con l'azione e l'esempio. È forse per questo, che alcuni suoi scritti risentono la fretta passionale che li dettava, ed altri son moniti ardenti ed eloquenti, e tutti rivelano l'erudito infiammato, anzi l'apostolo, perchè egli ebbe natura d'apostolo : ebbe la fede in tutto ciò che il mondo ha di bello e di grande, il dono di saper trasfondere negli altri questa fede, e il dono, forse maggiore, di non farsi vincere da sconforti nelle ore di grandi e inattese amarezze, ch'egli pur sentì, prima di morire. Avrebbe desiderato che il mondo fosse più giusto con lui, che non odiava nessuno ed era esuberante di affetto e di equanimità con tutti. Un misto d'ingenuo, e d'idealista, cui fu fortuna che non si lasciasse sedurre dalla politica : sarebbe morto dieci anni prima, perchè qui da noi la politica è la distruzione dell'idealità; spezza le più salde amicizie e diventa una galera per tutti coloro, i
4 quali, come tuo fratello, credono che il mondo sia popolato da uomini senza passioni volgari, anzi generosi e coerenti. Fra le opere sue, se per maggiore dottrina, varietà e profondità di ricerche va messa in primo luogo la storia di Metaponto, forse per la maggiore attinenza che ha coi miei studi, io preferisco a tutte la " Cronistoria dell'insurrezione di Basilicata nel 1870": un libro il quale rimarrà come regesto delle imprese, che a quella si riferiscono, e di giudizii, i quali possono sembrar severi alle anime timide, ma che sono desunti dai fatti. La "Cronistoria „ non è un libro d'arte, nè potrei dire un libro organico, ma contiene tal copia di documenti da potersene cavare più libri; e la cui raccolta rivela una pazienza, che non deve maravigliare nella patria del Muratori, del Coppi e dell'Amabile. Egli ha raccolto tutto in quell'immenso volume, e l'insurrezione può ricostituirsi, a cominciare dal 1849, dall'epoca cioè della maggiore reazione, fino al 1860. È un dodicennio storico interamente illustrato, anche nei particolari più intimi. Tutta la letteratura della rivoluzione fu nota a Michele. Egli la studiò, la sindacò e ne penetrò le finalità, con garbo e acuto senso storico. " La rivoluzione di Basilicata risolveva, egli dice, il problema posto da Cavour alle provincie napoletane, d'incominciarsi nel Continente la rivoluzione unitaria, prima che vi fosse importata dalla Sicilia, onde paresse spontanea in faccia all'Europa ,,. E i documenti posteriori confermano tutto questo. Si trattava di necessità politica di prim'ordine, poichè la rivoluzione correva pericolo di essere arrestata in Sicilia, se sul continente napolitano non si fosse fatto nulla, e qualcosa poteva farsi solo in Basilicata e in Calabria, per un complesso di circostanze favorevoli. Non a Napoli, dove non fu possibile tentare una insurrezione militare, e dove la rivoluzione potè compiersi solo la mattina del 7 settembre, quando Garibaldi vi entrò con un pugno di audaci,. e tu eri fra quelli. Le rivelazioni di Emilio Visconti-Venosta, mandato da Cavour a Napoli con Giuseppe Finzi e Ignazio Ribotty, non napoletani; e con Carlo Mezzacapo, Niccola Nisco, Giuseppe Devincenzi, Silvio Spaventa e Niccola Schiavoni, per far scoppiare il movimento, prima che Garibaldi sbarcasse sul continente, o prima che entrasse in Napoli. rivelazioni, le quali con altri documenti io ho pubblicati nella seconda edizione della Fine di un Regno, confermano che la rivoluzione di Basilicata, compiuta cinque giorni avanti lo sbarco di Garibaldi in Calabria, fornì al Cavour l'arma vittoriosa per tener fronte alle minacce della vecchia Europa, la quale riteneva, e non a torto, che il Piemonte favorisse, anzi fomentasse la rivoluzione nell'antico Regno delle Due Sicilie. Ma è pur da ricordare, che cominciò d'allora il triste dualismo fra Garibaldi e Cavour, che spezzò il partito unitario liberale, fino allora concorde, in Destra e Sinistra, fece risorgere le medioevali fazioni, e fu cagione forse della morte immatura dell'insigne uomo di Stato. Ma lasciamo queste malinconie, per concludere che la insurrezione di Basilicata, della quale tu con Giacinto Albini, Cammillo Boldoni, Niccola Mignogna e Carmine Senise fosti gran parte, e Michele fu combattente e poi storico, segna una pagina illustre nella storia del Risorgimento, pagina militare e diplomatica, e a tuo fratello si deve riconoscenza per averla documentata nei suoi minuti particolari, compiendo così la interessante storia di Giacomo Racioppi. Non vedevo tuo fratello da parecchi anni, e quando egli pubblicò la Cronistoria, io ne scrissi a lungo ed egli mi ringraziò. La sua morte a 56 anni spezza il cuore. Posso dire di lui quanto dissi del comune e compianto amico Vito Sansonetti, ch'egli rappresentò una ricchezza morale della sua età; e furono difatti due nobili esistenze, ma lor fortuna massima fu quella di star lontani dalla politica, per cui non ebbero adulatori o detrattori gratuiti, e morirono con la fede che l'umanità fosse migliore.
5 Nei discorsi pronunziati in morte di tuo fratello ho letto ch'egli attendeva ad una storia del brigantaggio, la quale sarebbe tanto necessaria per spiegare alcuni avvenimenti anteriori o posteriori alla rivoluzione: storia, che dovrebbe compiersi con largo corredo di rivelazioni e confessioni. É da un pezzo che insisto col mio amico, il generale Emilio Pallavicini, il valoroso domatore del brigantaggio nelle provincie del Napoletano, perchè si risolva a mettere insieme i ricordi di quel periodo. Altra fonte viva sarebbe Giuseppe Colucci, prefetto di Caserta, quando più infieriva la reazione brigantesca al confine pontificio ; e fonti, non meno interessanti, saresti tu stesso, con Carmine Senise e Giovanni Giura, che eravate sottoprefetti in quegli anni terribili; e qui ricordo che al Giura, il quale reggeva il circondario di Avezzano, si deve la cattura del Borjes, il famoso cabacilla, venuto di Spagna a combattere per la legittimità ; e che, trovatosi circondato da malandrini della peggiore specie, tentava riguadagnare la frontiera pontificia. Michele, che aveva la passione dell'indagine e conosceva la Basilicata in tutte le sue piegature morali e sociali, e nel cui animo era rimasto vivissimo il ricordo di quel triste giorno del 1° agosto 1861, quando il povero padre vostro fu assassinato dai briganti nel bosco di Rifreddo, fra Pignola e Potenza, avrebbe potuto darci quella storia. La Basilicata fu il principal teatro dell'ultimo brigantaggio, e la patria di alcuni scellerati di fama mondiale; e se Pietragalla oppose l'eroica resistenza al Borjes, per cui mio zio Carlo de Cesare, tuo maestro e amico, la chiamò, nella prima Camera italiana, la " Brescia Lucana ,, non è men vero che quasi non vi fu Comune che non avesse avute le sue vittime, e non assistesse a ferocie, che sembrano perfino inverosimili, dopo meno di quarant'anni. Addio, caro Pietro. Scrivendo in questi tristi giorni di tuo fratello, e tornando con la memoria a tempi tanto diversi dai presenti, sento ridestarsi in me l'antica fede giovanile. Nella conversazione con gli spiriti migliori del nostro Risorgimento politico, che avrebbe dovuto compiersi col rinnovamento morale, io provo un grande conforto, e un maggior conforto lo proverai tu, leggendo queste pagine. E la Basilicata, che tanto deve a tuo fratello, l'onorerà come si onorano uomini a lui pari, fondando quel Museo di antichità lucane, che era in cima dei pensieri di lui, e dandogli il nome suo. Onorarlo con semplicità, sì che l'onore sembri giustizia, e con opere, che rimangano a difesa della cultura. Michele fu semplice e schivo da volgari soddisfazioni ; morì, non sapendo che per la sua condotta nella giornata del 1° ottobre era stato decorato della medaglia al valor militare. Il brevetto, firmato da Garibaldi e da Cosenz, e poi dimenticato tra vecchie carte del Ministero dell'Interno, ora accresce i ricordi patriottici di casa vostra. Michele non conobbe vanità, nè doppiezza, nè secondi fini ; visse di studii e di buone opere, e passò di questa vita, lasciando alla sua povera signora, che tanto amò, e ai due figliuoletti l'unico patrimonio di un nome onorato, perchè tanti anni di lavoro non valsero ad accrescere il modesto patrimonio di casa sua. Ed è a fare un augurio, che il figliuolo, nato dopo la morte del padre, e che ne porta il nome, sia degno del padre e.... più fortunato di lui. Città di Castello, villa di Belvedere, ottobre 1900. R. DE CESARE.
6 DISCORSI PRONUNCIATI SUL FERETRO A TORRE DEL GRECO il 28 luglio 1896 Dal R. Commissario di Torre del Greco, cav. Fossa. Con l'animo profondamente addolorato, io che ho l'onore di rappresentare questa colta e gentile cittadinanza, non che, per speciale incarico avutone, le altre di Potenza, Abriola, Latronico, Corleto, Carbone, Castelsaraceno e Vaglio, l'Accademia Pontaniana e l'illustrissimo signor Prefetto della provincia di Potenza, comm. Rambelli, compio il mesto uffizio di porgere l'estremo riverente saluto alla venerata salma dell'insigne scienziato e patriota Commendatore dott. Michele Lacava. Nello stesso momento, in cui spirava l'infausto giorno 23 luglio 1896, Egli cessava di vivere qui sotto questo cielo incantato, dove, affranto da un male inesorabile, si era recato con la speranza di trovarvi quel beneficio che tanto era necessario alla propria conservazione. Morì nel bacio del Signore con la coscienza serena e sicura dell'uomo, che ha compiuto il suo pellegrinaggio beneficando ed onorando se stesso, la famiglia e la patria sua, la scienza e l'Italia intera. Morì lasciando una preziosa eredità di affetti, e perenni incancellabili resteranno le traccie di quanto egli operò con forte senno, con carattere indomabile, e con perseverante costanza al bene dell'umanità. Nella pleiade luminosa degli uomini, che col loro patriottismo concorsero alla redenzione d'Italia, splende vivida e raggiante la nobile figura di Michele Lacava. Giovane, fu prode soldato, tenente fra le invitte schiere del leggendario Eroe Garibaldi, e con esso combattè le battaglie della patria indipendenza, guadagnando sui campi di guerra le meritate medaglie commemorative. Dal campo d'azione, dove esponendo il proprio sangue e la propria vita gli arrise fortuna, passò in quello della scienza, nella cui palestra continuò a combattere con studi profondi le battaglie del pensiero, non meno feconde di libertà e di progresso. Fondò giornali per diffondere e popolarizzare le istituzioni di libertà e d'indipendenza, e fra essi va ricordata la Lucania letteraria. Istituì Biblioteche, Circoli accademici, fra il Circolo letterario Giacomo Leopardi. Fu dotto più specialmente nelle scienze archeologiche, nelle quali non si tenne pago dei soli studi teorici, ma esplicò tutte le potenti forze di essi nelle ricerche della fortunata Provincia di Basilicata ov'ebbe i suoi natali, assicurando alla medesima un vasto e prezioso patrimonio in storiche memorie. Onorato dalla fiducia di popolo libero e di libero Governo occupò infinite cariche pubbliche, e seppe disimpegnarle come a Lui si addiceva, titanica maestosa figura di Uomo sommo e superiore. Fu direttore del Banco di Napoli, della sede di Potenza, e più tardi Direttore della sede di Napoli dello stesso Banco. Questo è il compendio della preziosa esistenza, che solo ad undici lustri e poco più di vita si è spento. Michele Lacava non è più, ma la venerata memoria di Lui vivrà sempre nelle future e più lontane generazioni come esempio da imitarsi per la gloria e la grandezza della Patria nostra.
7 Riverente mi prosto innanzi alla sua bara, e voglia il cielo che questo tributo di onoranza possa lenire l'amaro cordoglio della desolata vedova, e degli inconsolabili suoi fratelli. Dal prof. F. S. Niiti In nome della sua famiglia, che me ne volle affidare il mesto incarico, in nome sopra tutto di Pietro Lacava, cui la nuova sventura riapre nell'anima le piaghe ancor sanguinanti per il perduto figliuolo, e di Carmine Senise, cui la malaugurata lontananza vieta di vedere per l'ultima volta colui che fu, nel momento del periglio, suo consigliere e compagno, in nome degli amici, che lo conobbero e lo amarono, io do il saluto estremo a Michele Lacava. Egli fu così buono e così mite, così preso dall'amore del bene e dal desiderio della virtù, che la sua morte non lascia che rimpianto. E di lui si può dire a ragione la lode sì grande nella sua modestia, che il filosofo ellenico volea si facesse, nel giorno della morte, di sA : era così amante del bene che gli stessi avversari vedendolo sparire, non ebbero ragione di compiacersi. E al morto amico un altro saluto io devo portare, il saluto della sua memore Basilicata. Fra tante cose che egli fu in vita, una cosa fu sopra tutto: uomo della sua terra. E, della sua terra, che egli, morendo non vide se non con gli occhi dell'anima, ebbe sempre costante il pensiero, intenso l'amore. Divisi dalle lotte, dispersi dalle esigenze della vita, quanti nascemmo in Basilicata, un vincolo ideale ci unisce. Dall'umile contadino a chi la fortuna o l'ingegno misero più in alto, un istesso sentimento ci lega alla patria natale. Forse in nessuna regione d'Italia questo amore della terra, che non è bella, che non è ricca, che non è grande, è così potente come fra noi. Anche quando le passioni ci dividono, il vincolo non si rompe. E la mestizia infinita delle nostre pianure desolate, e la tristezza solenne dei nostri monti, lasciano tracce indelebili nell'anima nostra e noi siamo veramente un popolo, perchè abbiamo un'anima collettiva. Or fra tutti noi che amiamo la nostra terra, chi l'amò chi la senti di più fu Michele Lacava. Egli non visse che per essa e non ebbe maggiore orgoglio se non di giovarle. Giovane cospirò e combattè per essa: adulto volle in tutte le forme illustrarla. Egli era un talento multiforme, pieno di esuberanza meridionale e sapeva passare da un argomento all'altro e pareva sempre stanco di posare, tanta era in lui l'attività della ricerca. Dalla medicina agli studi economici, dall'archeologia alla storia moderna, di tutto egli scrisse: fu un lavoratore infaticabile, che non ebbe forse mai riposo. Ebbene quest'opera così varia, così multiforme non era dominata che da un concetto solo. Egli scrisse di storia antica e di archeologia, ma per illustrare Metaponto e le antichità lucane; scrisse di politica e di economia applicata, ma solo per studiare il suo paese; scrisse di filologia, ma per dissertare sul nome della sua terra. Scrisse di storia moderna, ma solo per illustrare i moti rivoluzionari e gli uomini insigni della sua regione. E, in tutto ciò che scrisse di una cosa sola si preoccupò sempre, della sua provincia. Noi lavoriamo per orgoglio individuale o per amore della scienza, per fini piccoli o per fini grandi: egli lavorava solamente per il suo paese. Si occupava spesso di cose oscure, da cui nessun profitto gli poteva venire, da cui nemmeno il suo nome poteva uscire ingrandito. Che importa? Egli aveva la fede intima e secura; egli era un credente nell'avvenire nostro. Non aveva sentimenti che non fossero alti e quando gli si parlava di qualcuno che, uscito dalla provincia natale, aveva
8 conquistato il successo, si commoveva come di una sua vittoria. Avea una singolare illusione. Gli pareva che non solo tutti noi, nati sullo stesso suolo, dovessimo sentirci uniti nel presente, ma sentirci uniti nel passato. Quindi tutti i popoli che abitarono la stessa terra nel passato, egli considerava come antenati, e voleva dimenticare le interruzioni della storia e le modificazioni dell'etnografia. Ciò che è grande, ciò che ci lega, ciò che crea il destino comune, è la terra: le vite degli uomini non sono che episodi. E questa sua concezione, che può non essere vera, ma che è molto alta, lo dominava tutto. Io non vi dirò chi egli sia stato e non vi dirò di lui soldato del dovere, funzionario coscienzioso, erudito, infaticabile: non vi parlerò nemmeno della sua bontà. Più che mai vivo è tra noi il suo ricordo e dinanzi al cadavere suo, l'anima, penetrata di dolore, non ha parole. Dandogli l'ultimo addio, io sento di parlare in nome di qualcosa altro che non sia la mia amicizia, e l'affetto dei suoi. Io sento elevarsi dalle pianure infinite, che egli amò, dagli sterili monti che egli predilesse, da tutta la terra, a noi sacra, in cui la fortuna non gli concesse di morire, una voce di dolore; io sento veramente in me vibrare l'anima collettiva del nostro paese, che manda un saluto affettuoso a colui che fu uno dei suoi figliuoli più devoti,, anzi il più devoto fra tutti. Dal prof. cav. Rafaele Maturi Michele mio ! 'Tu sempre in moto col tuo pensiero, con le tue opere, ti sei arrestato, ed eri tanto giovane Anima grande, tutta invasa d'alti ideali. Accorresti due volte nelle patrie battaglie; compiuti gli studi a Pavia, nella clinica del Tommasi, tornasti alla diletta nostra Provincia, e d'allora ti desti a frugare le storie, a visitare ogni angolo ch'avesse potuto ricordare la sua grandezza e gli uomini che l'onorarono. Non è possibile in questo triste momento enumerare i tuoi studi lunghi e pazienti, condotti con amore ineffabile con sacrifici inauditi. Dirò solamente che il tuo nome uscì dai confini della nostra regione, e divenne nazionale, rispettato anche dagli stranieri. E non rifinivi dal mandar fuori monografie e biografie, raccattando perfino la letteratura del nostro popolo. Anche in grave malattia, che ti aveva assalito, il tuo animo parea staccato dalla materialità del, tuo corpo; e se io non avessi avute tante prove della nobile tua indole, me ne. sarebbe bastata una di pochi mesi or sono. Nel mattino del 4 marzo mi mandasti a chiamare con la triste notizia di esserti aggravato. La sera innanzi, in una al prof. Senise, ti avevamo lasciato tranquillo, tanto che credesti alle nostre pietose invenzioni, e il poter tornare in salute a quest'aure di Torre del Greco. Entrai nella tua camera, e tu eri affranto con gli occhi gonfi di pianto, e con un giornale rovesciato nel tuo letto. Il fulmine dell'immane disastro d'Italia in Africa ti avea colpito, e mi gettai fra le tue braccia, e piangemmo insieme. Coraggio, ti dissi ; con la Casa di Savoia la stella d'Italia non impallidirà; e il ceruleo de' tuoi begli occhi si rianimava, e ora è spento per sempre. Addio, mio dolcissimo amico: possa il tuo spirito guidarci a giorni meno tristi.
9 Dal sig. Tommaso de Angelis, direttore del Credito Fondiario del Banco di Napoli, ed ora della sede di Roma. Anch'io voglio spargere pochi fiori sul tuo feretro, o amico. Non usata all'eloquio, la mia parola pallido riflette il dolore dell'animo mio per la tua immatura morte; pallido riflette il rimpianto de la perdita di un uomo, di cui non è facile il dire se più soda fu la dottrina, o più generoso il cuore. Ti conobbi a Potenza otto anni or sono; ti conobbi integro di carattere, d'ingegno elettissimo, studioso, dotto, e t'ammirai. Ma mi legai a te di tenerissima amicizia, pel tuo cuore entusiasta di tutto ciò che è grande, che è bello, che è generoso. Perchè, o signori, io credo che Michele Lacava fortemente studiava e nobilmente oprava; principalmente per rispondere ad un prepotente bisogno del cuore. Natura d'apostolo, egli dedicò tutto se stesso, intera la sua vita al più generoso degli ideali umani; l'amore del proprio paese. E, soldato della libertà, storiografo della rivoluzione, ricercatore instancabile delle antiche vestigia della civiltà lucana, egli operava sempre per lo stesso fine la illustrazione della sua terra natìa. Altri ha detto di Lui come soldato, come scrittore, come cittadino nei pubblici uffici. Io, che l'ebbi compagno carissimo nell'amministrazione del Banco di Napoli, lo conobbi davvicino in una missione in apparenza più modesta, ma in realtà non meno generosa della lotta per la conquista della libertà politica: lo conobbi nello apostolato per la redenzione economica della propria regione. Egli, nella coscienza che non prospera libertà politica, dove impera la tirannide economica, profittò dell'ufficio di Direttore del Banco di Napoli, che teneva a Potenza, per incoraggiare in ogni guisa la produzione della ricchezza pubblica. E come l'amor suo inclinava principalmente per i reietti della fortuna, egli credé sicuro rimedio a mali secolari, la diffusione ovunque, anche nei più remoti villaggi del suo diletto paese, di istituzioni di credito cooperativo e popolare. E la diffusione egli operò, meno per la forza che gli veniva dal suo ufficio, quanto per l'ascendente della sua calda parola d'apostolo; però che egli, sempre personalmente recandosi per ogni dove la nuova idea dovea essere fecondata, assumendo gli uffici dai più umili ai maggiori, col proprio esempio gli altri incoraggiava, ed alla missione impostasi tutti avvinceva. Il seme non trovò ovunque terreno adatto a germogliare; e, nequizia di uomini, ed improvviso mutamento nella pubblica fortuna, distrussero parecchie giovani pianticelle da lui amorosamente coltivate. Questo fu uno dei più grandi dolori della sua vita; dolore ch'egli non riusciva a lenire neppure dal conforto di vedere in parecchi punti della Provincia, benefiche e rigogliose le istituzioni da lui fondate. Sarebbe ingratitudine sconoscere l'orma impressa da Michele Lacava nella sua Basilicata, in questa via della civiltà nuova. Ed io che vidi in Lui l'entusiasmo dell'apostolo e lo sconforto del vinto, senza l'orgoglio pel bene rimasto dell'opera propria, io qui lo ricordo, nel dargli l'estremo saluto. Questi poveri fiori, ch'io dolorando spargo sulla tua bara, o amico, li ha colti la mano dell'amore. Due cose belle ha il mondo, cantò il poeta: Amore e Morte. E Amore e Morte, qui uniti, questi fiori pietosamente intrecciano in funerea ghirlanda per la tua tomba, o Michele Lacava.
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Dal prof. Giovanni Paladino Su questa bara così prematuramente innalzata dirà altri forse la storia dettagliata del caro estinto. Descriverà la sua vita breve di professionista o di seguace di Esculapio, seguita da quella più lunga e prevalente dell' amministratore, sia come consigliere comunale o provinciale, sia come impiegato superiore, cioè prima quale Direttore di sede e poscia quale Ispettore centrale di quel vecchio Istituto che è il Banco di Napoli, una tal quale nuova montagna di Golconda, gravida di benemerenza ed irta di spine e non povera di dirupi ! Io mi limiterò a riandare nella mia memoria, e mi ricorderò il giovine e baldo amico del 1860, allorchè con un fucile alto quanto lui e con una marcata cartucciera in cintura, non aveva palpiti se non per la causa nazionale, non aveva parole che per incoraggiare i timidi e per rinvigorire coloro che per il fascino garibaldino e per il rigoglio giovanile si trovavano a vibrare all'unisono per sentimento e per propositi generosi. Il suo linguaggio pieno di vigore e di fuoco non era lustro, perchè alle passeggiate insurrezionali, compite tra Potenza e Napoli, seguirono i duri e pericolosi cimenti intorno Capua, ed egli non smentì l'entusiasmo dei giorni del facile trionfo, ma conservò lo stesso brio, la medesima intrepidezza innanzi al piombo ferale degli ultimi difensori della tirannia. Il tempo, i lugubri ricordi, le pungenti realtà del nuovo avviamento politico non intiepidirono l'entusiasmo ed il vigore dei 20 anni, e nel 1866 lo troviamo sulle balze del Tirolo, quale Luogotenente medico delle milizie garibaldine, ed in tale ufficio spiegò tutta la sua abilità con zelo e con vero amore altruistico, non senza affrontare dei pericoli, onde si meritò lodi speciali, capo del servizio sanitario, e dello stesso supremo Condottiero. Ritiratosi a vita più atta agli studi, brandì la penna, l'agitò, non riposò più mai fino all'ultimo, fino a pochi giorni innanzi la sua morte. Sarebbe difficile enumerare soltanto gli articoli, gli opuscoli, le pubblicazioni di ogni sorta che diede alla luce. Col supremo intento di onorare la Patria, illustrando la regione nativa, trattò d'infinite questioni riguardanti lo stato agricolo, economico e sociale della sua amata Basilicata, e quindi, a favorirne le comunicazioni, patrocinò con diverse memorie le strade; a migliorarne l'agricoltura trattò del rimboschimento di quei forti Appennini e del miglioramento della pastorizia: ad incitare la laboriosità di quelle buone popolazioni ed a svolgerne l'agiatezza avvertì sui migliori procedimenti tecnici e sulla più appropriata coltivazione della vite, nonchè dei pometi, degli oliveti ecc. Ad accrescere il capitale umano, migliorandone la salute, trattò della malaria, che desola alcune contrade di quella nobile Provincia, ne decima la popolazione e ne sfibra i superstiti. Ma le opere che ne conserveranno il nome alla posterità, dove profuse il suo entusiasmo ed i suoi talenti sono due, cioè: 1° La Topografia e la Storia di !Metaponto, e 2° La Cronistoria documentata della rivoluzione in Basilicata del 1860 e delle cospirazioni che la precedettero. La prima è un volume in-8 grande di pag. 400, premiata dall'Accademia di Archeologia e Belle Arti della Società Reale di Napoli, e tratta della storia e della cultura, vale a dire della filosofia, religione, governo, commercio e delle monete di Metaponto o della Tebe lucana, come vuolsi che la chiamassero Plinio e Stefano di Bisanzio. La seconda è un vol. in-8 di oltre 1000 pagine e contiene la narrazione di tutto il lavoro preparatorio ed il racconto documentato di quanto si operò nella Basilicata, per inaugurare il vessillo della rivolta nel continente meridionale, e dare occasione alle truppe
11 di Vittorio Emmanuele per invadere l'ex reame di Napoli e mettersi a capo della rivoluzione del Mezzogiorno, che ebbe il suo naturale compimento colla proclamazione del Regno d'Italia sotto lo scettro di Casa Savoja. Michele Lacava muore a 56 anni, e ben può dirsi che visse e più che visse il suo tempo. Ed ora di tanta vita, di tanta operosità non resta che questa fredda e pallida salma, che ci obbliga al più profondo rimpianto e ci strappa una lacrima di sincero cordoglio. Valga essa quale muta parola di conforto all'illustre fratello, all'addolorata famiglia, e dica a tutti che il loro dolore è da molti diviso. Addio, o caro compagno ed amico. Se non mi conforta la speranza di più rivederti, mi sorregge il pensiero che ti si additerà spesso per esempio, perché dolce ti fu l'amore della Patria, e continuo ti allietò 1' amore al lavoro ed a tante nobili idealità, che formano il migliore patrimonio delle anime veramente umane. Dal prof. Teodosio De Bonis:
Tumulum tacite Et tumulum superaddite Carmen.
Non è un carme, nè un discorso ch'io vengo a pronunziare sul feretro che ci sta d' innanzi. Sono lagrime sincere ch'io verso dal profondo dell'animo, per la dipartita immatura d'uno stimabile concittadino, d'un caro amico. Ma mi conforta intanto vedere qui d'intorno riverenti tanti affettuosi comprovinciali, uniti non solo dalla comunanza della terra Lucana, che, ci affratella nel dolore comune, ma altresì dal sentimento intimo di affetto a Lui, che questa terra amò con ardore indomito, entusiasta. E qui piangono con noi illustri cittadini, rappresentanze di sodalizi, fratelli d'arme dell'estinto, che lo rammentano tra' militi dell'Eroe fulgido e bello de' due Mondi e del risorgimento d'Italia. Bella e santa unione di affetti, che rende perfino gioconda la tetra maestà dell'Urna! Ed a noi di Basilicata, o egregi amici, a noi tutti è ben grato di vedere qui tanta eletta cittadinanza convenuta agli estremi onori d'uno, che fu tra' più caldi patrioti della nostra Provincia; chè, pur troppo noi fummo testimoni del riboccante affetto di Lui per essa, sia ne' pubblici consessi, che in ogni adunanza o circolo. Noi lo rammentiamo sempre fiero, orgoglioso, d'essere nato lucano, e come, congiungendo le antiche glorie della nostra provincia nativa con i fasti del Risorgimento italiano, egli di essa intuisse, sperasse, desiderandole e sollecitandole con passione, con intelletto d'amore, un prospero e grandioso avvenire, anche quando più pareva dominatrice la generale apatia o la contrarietà de' tempi. - Così si spiega ed ammira il suo febbrile trasporto, la sua febbrile attività nel promuovere associazioni di energie, di volontà, di desideri, persuaso come era di trovarne nell'unione delle forze (coli junctis viribus) la leva potente dell'anelata grandezza della Provincia. Con questo entusiasmo ricercava nella storia perfino, e proprio, nelle ascose vestigia, ne' sepolti ricordi di essa le faci della grandezza lucana. Perciò ed ahimè ! quasi presagio della sua fine immatura, ei senza posa pubblicava le pregevoli memorie su: La Lucania rivendicata nel suo nome - La Lucania - Le Citazioni storiche in ridifesa del nome Lucania - Le Città pelasgiche in Basilicata - Le Antichità lucane - La Topografia e Storia di Metaponto - Blanda e Lao - Atena Lucana - Mario Pagano - Luigi Ferrarese - Numistrone e sue vicinanze - Le Mura megalitiche di Atena Lucana in relazione con la prisca popolazione italica - L'età preistorica della Basilicata - La Basilicata nella Storia del Risorgimento italiano -- La
12 Cronistoria della Rivoluzione in Basilicata del 1860, dedicata con affetto filiale alla sua patria nativa Corleto Perticara. Instancabile sempre, promosse la formazione di Banche popolari, organizzò e diresse le due mostre enologiche tenute in Potenza nel 1887 e nel 1888. Si occupò con fervore della viabilità della Provincia; illustrò di notizie le acque minerali di Latronico. Portò dovunque l'impronta del Dio che gli ardeva nel core, l'amore senza fine alla sua Provincia. Ed ora, carissimi comprovinciali ed amici, come non sentirsi affranti dallo scorgere spezzata tanta vitalità, tanto ardore ? Egli è così, signori, la triste falce della morte miete a migliaia e diecine di migliaia gli esseri umani, che scendono sotterra, appena salutati dal pianto dei propri famigliari, ed una muta zolla di terra li ricopre per sempre nell'oblìo. Ma allorchè manca a' viventi qualcuno che seppe uscire dalla volgarità; quando sparisce una delle esistenze che han dedicato grande parte di loro al pubblico bene, noi ci sentiamo strappare una parte di noi stessi. Pure ci confortiamo: chè, nell'evocazione dell'amico perduto, del cittadino scomparso, uniamo in una sintesi felice i pregi, i meriti e l'aureola di luce che ne rimane e ci addita il cammino in una sfera superiore, ove ci sospingiamo in su (sursum corda), per affrancarci lo spirito come in una specie di alpinismo morale, pari all'alpinismo materiale, che ci ritempra il corpo stanco od abbattuto dall'esauriente lavoro o dall'infermità. Ed ora addio, amico carissimo, compianto Michele. Io piango , dal fondo del cuore: e mi sia concesso rievocare qui, ora, l'indimenticabile visione che mi si rifà intera e vivida al pensiero, quella del povero padre mio, che io unisco al ricordo della famiglia Lacava, perchè con essa, come con quelle di ardenti patrioti, ebbe comuni le lotte feconde per la libertà, soffrendo per questa, l'animo in allo, danni, angosce, dolori, tutto, con l'unico conforto nel sentimento dell'amore al proprio Paese nativo, dell'amore alla Provincia, dell'amore alla grande terra Italiana. E tu, Pietro Lacava, che sei così vinto dal dolore, giusto, sentito, incommensurabile, per la perdita del caro fratello tuo, tu ti risolleva nella comune espressione dell'unanime rimpianto di amici e comprovinciali; ti risolleva con lo spirito nei ricordi gentili e belli de' meriti di Lui, dell'amato Michele. Di Lui serbiamo con te eterna la rimembranza e sempre vivo l'esempio di operosità e dì patriottismo. Dal sig. Rafaele Bonari Michele Lacava che ora abbiamo dinanzi a noi cadavere, io l'ho sempre davanti agli occhi come lo vidi la prima volta nei primi di agosto del 1860, sul fiore della sua giovinezza. Era un giovane poco più che ventenne, simpatico, ricco di vita, d'intelligenza, di entusiasmo e di fede nei destini di un'Italia, che era ancora una vaga aspirazione, un dolce sogno di animi nobili e forti. Egli girava la Valle dell'Agri a portarvi la parola d'ordine della imminente insurrezione Lucana. E venne nel mio Spinoso; e tra pochi amici raccolti intorno a lui, egli parlava con accento pieno di calore, che a me, giovinetto, pareva ispirato, come di profeta. - Quanta ricchezza di poesia nella parola sua in quei momenti supremi di speranze e di ansie ineffabili i - " Tutti pronti, egli diceva : la Basilicata, concorde, al grido Italia e Vittorio Emanuele, darà il segnale della riscossa, e le altre provincie ci seguiranno. I capi son pronti. Garibaldi, all'annunzio della nostra insurrezione, sarà tra noi, sul continente. E forse la nostra sarà , una marcia trionfale : i Borbonici non vorranno tirare contro il petto dei loro
13 fratelli. Tutti pronti, dunque, all'imminente appello,, . - Queste parole di lui ed il suo sembiante ricco di giovinezza, di entusiasmo e di fede nei futuri destini d'Italia, io non li ho più dimenticati e non li dimenticherò mai più. Lo rividi poi, e ci stringemmo in amicizia, dopo oltre un decennio. Quel giovane anche nell'aspetto era divenuto un uomo; ma il soffio fiducioso e potente della giovinezza gli rimaneva intatto, e l'ha serbato sempre, anche in mezzo ai dolori di una vita singolarmente laboriosa. E non a caso ho messo insieme in lui la perenne giovinezza dell'animo e la laboriosità della vita; perchè questa, pur trasformandosi poi, si è sempre in lui ispirata a quella, e ne ha preso il nobile impulso. E l'entusiasmo del patriota che combattè per l'unità d'Italia, si trasformò più particolarmente nell'entusiasmo del Lucano, amante della prosperità della terra natìa, e dell'illustratore, quasi geloso, delle glorie della nostra diletta Basilicata. E la giovinezza dell'animo e la sua laboriosità fenomenale (perchè egli non terminava di scrivere un lavoro, che non avesse già pensato e dato mano con amore ad un altro) non gli sono venute mai meno durante la vita, e lo hanno accompagnato fino al letto di morte. Ed è caduto sulla breccia, dopo la pubblicazione della Cronistoria do cumentata della Rivoluzione in Basilicata, la preziosa saga della gloriosa nostra epopea del 1860. Ed è caduto sulla breccia, vittima di ciò che ha più nobilmente profuso nella vita : il cuore. Ed il cuore della Basilicata, tanto da lui amata, gli manda oggi, commossa, l'estremo addio, pieno di affetto e di dolore. Dal sig. avv. Giuseppe Mojo: Ed ecco compiuta la lotta fra la distruzione e l'esistenza ! Nella ferale tenzone, più che una vasta eredità di affetti e di amorevoli cure, prevalse la falce inesorabile della morte ! .... Scoppiò l'uragano, ed il fiero aquilone svelse dallo stelo quel fiore, sì gentile, cresciuto all'amore ed alla carità!... Ed ora sei spento per sempre, lagrimato Michele ! .... Di te, rosa peregrina, che resta? .... La spina acutissima confitta ne' nostri cuori ! Sulle tue gelide membra, l'abitatrice de' sepolcri stende le sue insegne, come su cosa conquistata; ma sotto il suo funebre manto, tu sorridente posi, e sulle labbra, non ancora smorte, par che aleggi lo spirito esitante fra l'ignoto e gli affetti goduti ! Per la forza di questi affetti, la tua bell'anima, non sapeva distaccarsi dai più cari congiunti; e tu, quale affettuoso fratello, impareggiabile sposo, ed amorosissimo padre, compivi la tua giornata innanzi sera ! Umile e generoso, amavi fin la creatura più abbietta della società, tergevi le lagrime agl'infelici, e facevi spuntare il sorriso sulla faccia sparuta dell'orfano, cui, benevolo stendevi la mano ! Ah ! sì, Michele, fra i tanti tuoi pregi, avevi un cuore di Angelo, e me lo dice la tristezza, che invase tutto un paese, all'annunzio della tua dipartita ! I tuoi modi manierosi e disinvolti, ti cattivarono l'amore, la simpatia di tutta quanta la Basilicata. Questa terra, in cui si nasce amando, ti piange : i suoi figli, ritrovando nell'affettuoso cittadino, l'amoroso fratello, lagrimando, t'inviano l'ultimo saluto !
14 Posa in pace, anima eletta: il tuo spirito gentile, aleggiando dappresso ai desolati fratelli, all'addolorata consorte ed all'angioletto del vostro amore, infonda agli uni coraggio nella sventura, ed inspiri all'altra quelle doti tutte, che sÏ ti resero amato. Addio Michele ! La pietra del tuo sepolcro non sarà tanto grave, quanto l'angoscia di coloro, che, qui raccolti ti danno l'ultimo vale ! Pronunciò altro discorso sul feretro l'avvocato Camillo Mango, ora Deputato, amico dell'estinto e della famiglia. Non si riproduce essendosi smarrito l'originale.
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DISCORSI PRONUNZIATI NEL SOLENNE FUNERALE celebrato in Corleto Perticara il 24 agosto 1896, nella chiesa maggiore del Comune Dal senatore Carmine Senise Più che amico, fratello per elezione di Michele Lacava, dinanzi a questo catafalco che rappresenta parte di me stesso, col cuore spezzato, non sono buono a recitarvi un discorso; lascio invece l'onore di tesservi la vita e l'elogio di lui ad altri oratori, che, a titolo di riconoscenza, menziono nelle persone degli egregi avv. Aurelio Casali R. Delegato per questo Comune, Vito Magaldi, Segretario capo della Provincia - militi anch'essi dell' " Italia Nuova,, - e dei signori Raffaele Sassone, Sindaco di Guardia Perticara, Luigi Guidone, avv. Antonio Falotico, dott. Egidio Guerrieri, Francklin Francolino, Francesco de Bona, ed avv. Antonio Leone. Per me, in brevi accenti, farò come colui che piange e dice. Michele Lacava, che per fato inesorabile ci è stato rapito nel rigoglio degli anni, lascia di sè memoria onorata e gloriosa. Tutti ricordano lui, vigoroso, forte, atletico, che esuberante di fatica e vita operosa, pareva sfidare i secoli' E chi mai avrebbe potuto prevedere la sua fine acerba ed immatura? Gran mistero nella fragilità dei destini umani I ... Così come l'aquilone abbatte ed atterra gli alti pini e le annose querce delle secolari foreste, e risparmia i virgulti e le misere piante, la madrigna natura, quasi con predilezione colpisce i forti ed i generosi, e tralascia i deboli ed i tristi! Michele Lacava, è stato propriamente vittima del suo cuore, che, non reggendo, non resistendo più all'impulso, alla battaglia delle sue nobili passioni, non reggendo più alla ressa delle sue ardue concezioni, è venuto meno alla sua funzione. Egli, il caro estinto, amò con entusiasmo la famiglia, i congiunti, gli amici; amò con non comune amore la Patria; amò una Italia libera e grande; amò con trasporto la scienza; amò il bene e l'umanità. Ed entusiasta sopratutto del bene e degli ideali umanitari, la sua vita - dal tugurio del povero alle alte sfere della società fu un'apostolato. Senza gli ingombri che ci para dinanzi questa vita reale, senza i doveri verso la famiglia, Michele Lacava sarebbe stato il vero apostolo dell'éra nuova civile; ed era quella la sua missione e vocazione. Quali e quanti ricordi, quali memorie mi si affollano alla mente del giovine apostolo Michele, nel 1860! ... Egli, studente di virtuosi propositi, avido di scienza e di dottrina, medico valente e filantropo, cospiratore impavido per la libertà, patriota indomito dei tempi difficili, strenuo soldato volontario nelle. campagne dell'Unità e dell'Indipendenza, cittadino benemerito di questo Comune, consigliere eccellente della Provincia, funzionario d' Istituto economico, rigido, integro, fiero della sua probità; fu sempre lui, sempre l'apostolo entusiasta della civiltà e del vero progresso. E col suo forte carattere, colla sua ferrea volontà volle essere scienziato, archeologo, storiografo di merito e lo divenne. Sono palpitanti di attualità i suoi studi e i suoi numerosi lavori in archeologia, lodati ed apprezzati dalle più illustri ed antiche Accademie, dai più eminenti cultori della scienza, nazionali e stranieri: studi e lavori che gli assegnano un posto fra i dotti eruditi d'Italia. Ed invero, Michele Lacava illustrando i
16 ruderi ed i monumenti di questa antica e classica Lucania, raccogliendo e narrando i fatti e gli avvenimenti del 1860 in questa Regione, va classificato fra i benemeriti della Patria e della scienza, e rappresenta una gloria pel nostro paese; ed a me non dice parlare della sua recente Storia sulla Rivoluzi0ne 'in Basilicata! Ed ora, l'uomo carissimo, l'uomo dei generosi propositi, ci ha lasciato; ha lasciato il suo adorato Pietro, ha lasciato noi tutti, e colla sua scomparsa si allarga il vuoto attorno a noi. Ahimè ! quali e quanti amici e benemeriti ed illustri patrioti mancano all'appello! Oramai, a noi superstiti più o meno di quella generazione, non resta che trascinare questo brandello di esistenza fra le memorie. E per me, finchè viva, rimarrà cara e venerata la memoria del mio Michele. E faccio voti ed auguri che, reintegrandosi in questa diletta terra natale la vita dei nobili ideali e del bene, alla tomba di Michele Lacava tutti traggano ad attingere esempio ed ispirazione dalla vita di lui, per quanto breve, per tanto intensa di opere e tutta dedicata al bene, alla scienza, alla Patria. Dall'avv. Vito Maria Magaldi A te non doveva, non doveva sì presto la morte dare il suo gelido fatale bacio; la morte, che timida ti guardò, giovinetto, nei perigli delle congiure operose pel nazionale Risorgimento; che ti vide impavido in ogni ardito cimento, nelle patrie battaglie; che t'insidiò nelle tue lunghe veglie, tra i venerandi oracoli della scienza; no, la morte non doveva strapparti innanzi tempo all'affetto dei tuoi cari, a giorni placidi, sereni, confortati dal ricordo delle tue opere feconde, delle splendide memorie della tua vita, spesa tutta pel tuo idolo venerato, l'Italia, per la tua adorata Lucania. Dovevi tu restare a lungo, ispirazione pura del più puro patriottismo; di fede nei destini della patria; di virtù domestiche e cittadine ; dovevi tu restare poesia di amore e carità, nell'ardente affetto per gli antichi e recenti gloriosi ricordi della tua diletta terra lucana; simbolo di nobili ardimenti, di gagliardia di propositi, di rettitudine, di amicizia calda e sincera. Ma crudelmente il fato ti spense allor che più lucide brillavano alla tua mente gioie e speranze; e poi che sorridendo sperasti col pensiero alla tua terra natale, noi da questi monti lucani, da te illustrati e ricchi delle tue memorie, sollevando i cuori al tuo spirito, ti promettiamo averti come face splendida ad ogni nobile méta, come segnacolo di valore, di carattere integro, di abnegazione, di sacrifizio. E consentimi che pel sentiero della tua vita io raccolga le tue care memorie, e le presenti, per fiori, sulla tua tomba, degna di allori e canti. Michele Lacava fu la sintesi dell'entusiasmo, che invase la nostra Provincia, tra le febbrili ansie di libertà prima e dopo il 1860. Fanciullo, nel 1848, gli piovvero soavi nell'anima i ricordi dell'eroismo di tanti giovani caduti il 15 maggio, nel santo nome d'Italia, e giovinetto, ritemprandosi a quei generosi ricordi, non sorrideva che di un sol pensiero : votarsi ' all' Italia. E quest'idea si maturava ancor più alla scuola di quel sapiente e libero sacerdote, che fu lo zio cantore Pietro Lacava, ed all'esempio delle virtù spartanamente semplici del suo genitore, dottore in legge Giuseppe Domenico. Continuò, per qualche anno, gli studi letterari in S. Chirico Raparo, nell'istituto privato di quell'insigne maestro che fu il sacerdote Luigi Campagnoli, il quale, in quei tempi di tenebre, aveva familiari Il Primato e Il Gesuita moderno del Gioberti, e quanto di meglio si
17 pubblicava a riaccendere gli animi al pensiero della redenzione della patria, e là, fanciullo, udii, da lui, la prima volta, in segreto, ripetere gli immortali versi del Berchet. A 16 anni, nel 1856, si portò in Napoli, e gli furono maestri nelle lettere e filosofiche discipline, e nelle scienze naturali il Fabricatore, il Palmieri, il Guarini, il Cappa, il Buonomo, di modo che nel 1861 si laureò in medicina, e poscia, nell'Università di Pavia, ove ebbe a professori il Parravicini, il Tommasi ed il Porta, meritò la laurea in chirurgia col valde bene. Ritornato in patria, vi esercitò, per dodici anni, la professione medica con fede di apostolo, nel solo intento di beneficare i sofferenti. Di lui, funzionario del Banco di Napoli, nel quale Istituto pervenne al grado di direttore del Tesoro, disse quel distinto suo collega ed amico, il cav. Tommaso De Angelis, e quelle belle, stupende affettuose parole, certo gli son dovute giungere assai care, perchè gli rendono giustizia vera dell'opera sua. Ma la sua attività non si svolse soltanto entro i limiti professionali e di ufficio. Il suo cuore, la sua mente, educati a liberi sensi, avevano bisogno di respirare aere più vasto, e non poteva, egli che nel 1859 e principio del 1860 aveva, insieme al suo fratello Pietro, ai Senise, ai De Pietro, ai Pizzicara, a Carlo Egidio Bonelli, ai Francolino, ed altri patrioti, cospirato tenacemente contro il Borbone, non poteva egli rimanere muto allo svegliarsi di un popolo, rivendicatore dei suoi sacri diritti. Così, al grido di redenzione, nel nome d'Italia, Vittorio Emanuele e Garibaldi, qui surto il 16 agosto 1860, fu tra i primi della balda gioventù lucana, che offersero alla patria la loro vita, il loro avvenire. E di qui mosse l'ardita colonna dei volontari a Potenza, ove una falange di cittadini disperdeva il 18 agosto 1500 gendarmi, che, spergiurando, proditoriamente l'invadevano. E tu allora, o Michele Lacava, operoso, instancabile, eri raggiante, eri bello nella divisa rossa, eri l'idolo dei battaglioni lucani, eri la festa, l'inno precursore della vittoria. E là, nella piazza del Sedile a Potenza, con fraterna effusione, stringesti e baciasti un tredicenne volontario, con l'ispirazione del tuo nome, profugo dai miei monti, ove ti conobbi e ti amai dall'infanzia. In quel bacio sentii tutta l'estasi del votarsi alla Patria, e quel bacio fu pegno di nuovi ardimenti, del fraterno affetto, onde fummo uniti. La sua operosità venne rimeritata nel periodo insurrezionale dal grado di ufficiale d'ordinanza del colonnello Boldoni, e dopo, volontario di Garibaldi, nella brigata Corte, dal grado di tenente, col qual grado prese parte ai combattimenti del 2, 15, 30 e 31 ottobre, e, pel suo valore, fu messo all'ordine del giorno. E dai campi di battaglia ritornò agli studi, che proseguì con grande amore, ed i compagni onorarono il valoroso giovane con prova di affettuosa stima, quando nel 7 giugno 1861, celebrandosi in Napoli la prima volta la festa nazionale, gli affidarono la bandiera universitaria. Quando il brigantaggio infieriva nelle nostre contrade, egli contribuì a reprimerlo. Vi era, in quei tempi nefasti, gara di patrioti per distruggerlo; e tra i valorosi che caddero dalla mano assassina di quelle orde, fu il suo diletto genitore. Onore ai forti Nel 1866 si arruolò, semplice volontario, della spedizione nel Tirolo, perché non gli era ancora pervenuto il decreto di nomina ad ufficiale, disperso al Ministero, ed ebbe le funzioni di . tenente medico dapprima, e poi di tenente comandante di compagnia.
18 Al fatto d'armi di Monsuello combattè da soldato, e prestò le sue cure di medico : in quel giorno scrisse ai suoi: "stamane ho combattuto, stasera medico i feriti e seppellisco ì morti ! E quanto fu felice di aver, potuto fasciare la ferita al Gran Generale in quel fatto d'armi, e come era lieto di aver serbato un pezzo della benda, che covrì la nobile ferita! Quella pezzuola, Signori, fu da lui spedita dal campo in busta raccomandata alla sua famiglia, che la serba gelosamente, qual sacro invidiato ricordo, inviolabile reliquia, tesoro inestimabile. Quanto operò in quella campagna è noto: si moltiplicava, era il medico e l'infermiere; a tutti l'opera sua; a tutti un conforto, una parola amica. Installò, per questa campagna, a Vestone un ospedale per incarico del Bertani, e curò per tre mesi Garibaldini ed Austriaci, con pari affetto, col suo abituale entusiasmo. E passando da Vestone, col 6° reggimento. in rapida marcia, io ed i cari commilitoni Giovanni D'Urso, Pietro Paolo De Pietro, Ferdinando Motta e Michele Perez, lo vedemmo da una finestra di quell'ospedale, ove attendeva a curare i feriti di Monsuello, ed egli, rispondendo al nostro saluto, addolorato di non poter lasciare i suoi cari feriti, protendendoci le braccia e sventolando un fazzoletto, gridava; " avanti, Italia, avanti ! ,,. Oh ! le ore sublimi di quei giorni, oh ! le ansie degli attesi attacchi, oh ! la mestizia dell'inopinato ritorno per per le valli dello Stelvio, per le rive del Chiese, dell' Idro e del Garda ! Per quelle valli, su quelle rive è benedetto il tuo nome, chè, più felice di noi, potesti salvare almeno la vita ad infermi e feriti, dopo aver combattuto da valoroso. Ed il suo intenso amore, per ogni cosa grande e buona, non si spense nella pace domestica. Per lui, dopo quell'infausta campagna, incomincia l'opera del letterato e del cittadino, e nel dolore di aver lasciato, bagnate del sangue di tanti prodi, le balze del Tirolo, nostre, perchè ognor là dolce il sì suona, pubblicò, per prima, un volume dal titolo: Le Nazionalità europee; ossia reparto dell'Europa secondo il principio di Nazionalità, e, sulla "Lucania medica apparvero pregevoli suoi articoli scientifici. Indi diresse ogni energia a studiare la nostra Provincia dal lato storico, fin dalla più remota antichità, dal punto di vista etnografico ed idrografico, lasciando eruditi volumi, dai quali emerge il suo vivo amore per la sua terra natale. Ed ispirato a questo filiale amore furono le successive sue pubblicazioni: La Lucania rivendicata al suo nome, che dette campo ai dotti a discussioni e. studi - La Lucania - Le citazioni storiche in difesa del nome di Lucania - Le opere Pie nella Provincia di Lucania Stemmi dei Comuni di Basilicata - I cordoni sanitarì - La scienza e l'umanità Le città pelasgiche in Basilicata - Idroorografia della Provincia di Basilicata - Prima mostra enologica tenuta in Potenza nel 1887 - Le banche popolari cooperative lucane al Congresso di Bari - Mario Pagano - Luigi Ferrarese - Numistrone e sue vicinanze - Antichità lucane e poi un altro volume Sulla viabilità della Provincia - Topografia e storia di Metaponto, opera che gli costò lunghi e pazienti studi, premiata dall'Accademia Reale di Napoli - Seconda mostra enologica tenuta in Potenza nel 1888 - Le acque minerali di Latronico - Per l'inaugurazione del monumento a Mario Pagano Blando e Lao - Atena Lucana, città antiche da lui scoverte. Oltre alle conosciute opere, pubblicò diverse memorie lette nell'Accademia Pontaniana, nelle quali è sempre dominante il pensiero della sua diletta Lucania; e Le mura megalitiche di Atena Lucana, in relazione alla prisca popolazione italica - La nuova luce sullo sbarco di Sapri -
19 La commemorazione di Luigi Amabile - L'età preistorica della Basilicata - La Basilicata nella storia del Risorgimento italiano, sono pagine, nelle quali vibra sempre la nota calda del patriota, del figlio reverente alla sua terra, dello scienziato, che indaga instancabilmente, pel solo ideale di poter dire: l'ho trovata, è gloria lucana ! E la Lucania gli deve riconoscenza, giacchè per lui furon messi in luce tanti ricordi, spenti nella polvere dei secoli, che egli con sapiente amore riaccordò nella storia. L'archeologia ha perduto in lui un vero pioniere; e il Lènormant, che gli fu amico ed ammiratore, tradusse in francese Le città pelasgiche, sulla " Gazzetta archeologica,,. Furono lodati dalla stampa nazionale ed estera molti dei suoi lavori, e segnatamente La topografia e storia di Metaponto da quel celebre scienziato che è il dott. Giorgio Kaibel, professore di antichità greche e latine nell'Università di Strasburg, opera premiata dall'Accademia reale. L'ultima sua opera fu La cronistoria documentata della rivoluzione di Basilicata del 1860: documento prezioso, nel quale si rispecchiano i miracoli compiuti dalla nostra Provincia nel periodo insurrezionale e precedente. Meditava un'altra pubblicazione, la Corografia della nostra Provincia; ma di essa non lascia che degli appunti, e la inattesa morte non gli permise ultimare la raccolta dei Canti popolari e voci dialettali, che avrebbero offerto ai filologi larga sorgente di studi. Nè tanta mole di lavoro in lui scemava energia. Come dai campi di battaglia passò alle ardue lotte della scienza, da queste passò a quelle della vita pubblica, ove lascia tracce indelebili di rettitudine esemplare, di energia, di studio e lavoro. Per lunghi anni consigliere e deputato provinciale, membro del Consiglio sanitario, fu guidato da un sol pensiero : il bene della nostra Provincia. In ogni circostanza, in cui era dovere affermare il patriottismo della Provincia, egli emerge sempre per entusiasmo e per personali sacrifizi, ed a lui è, in massima parte dovuto, se nel pellegrinaggio nazionale alla tomba del Gran Re, la nostra Provincia fu distinta fra le Provincie consorelle, per numero e per la gradita offerta alle LL. MM. di un album, contenente 38.000 firme autografe di concittadini, aderenti a quella solenne manifestazione del sentimento nazionale. Ed ora la Provincia s'inchina riverente innanzi alla tua tomba precoce, o Michele Lacava, e plaude all'opera tua di cittadino e di scienziato. Oh! date lauri, date fiori alle virtù, al valore, a chi tanto amò ed illustrò questa sua terra natia. Ed a me consentite, a me che gli fui compagno nei febbrili entusiasmi delle armi, nelle sue gioie, nei suoi dolori, consentite a me che gli volga l'estremo saluto. Salve, diletto amico, o generoso tra i generosi ! In questa terra, che prima emise il grido del riscatto; dove il vessillo tricolore, trapunto da una gentile di casa Senise, rifulse libero al sole, di faccia ai gendarmi, stupefatti e trepidi della nobile audacia; qui dove l'amore all'Italia fu educazione civile in tempo di tirannide, è legge e dovere onorare i forti. Salve, o generoso! Nelle pieghe della santa camicia rossa, riposa in pace, ed i tuoi gentili vergini entusiasmi, per ogni cosa grande e bella, accendano i cuori dei giovani alla fede nell'avvenire della patria, ed all'amore nel civile consorzio. Nella prima tornata del Consiglio Provinciale di Potenza, il io agosto, fu largamente commemorata la memoria del Lacava, essendo egli stato per molti anni Consigliere e Deputato Provinciale.
20 COMMEMORAZIONE letta all'Accademia Pontaniana nella tornata del 7 novembre 1897 dal socio residente Nicola Barone Signori, Francato appena dallo scoramento, cagionato in me dal dover prendere la parola, e per la prima volta, in quest'assemblea, alla presenza di tanti eruditi, compio l'obbligo, dopo aver rese grazie a voi tutti, i quali mi conferiste l'onore di appartenere ad Accademia così insigne, di commemorare il socio defunto, Michele Lacava, a cui succedetti nel posto. Il vostro compatimento mi sia di conforto in questo mio assunto. Da Giuseppe Domenico e da Brigida Francolino, addì 17 marzo 1840, in Corleto Perticara, della provincia di Basilicata, nacque Michele Lacava. Io non ragionerò degli studi da lui fatti nell'età fanciulla e nell'adolescenza ; nè degli splendidi esami, ch'egli sostenne sì in Napoli per conseguire la Cedola in belle Lettere e la Laurea in Medicina, come a Pavia per addottorarsi nella Scienza chirurgica; nè della parte viva, ch' ei prese, insieme col diletto suo fratello, on. Pietro, ai rivolgimenti politici, seguiti negli ultimi tempi del governo borbonico, per rivendicare in libertà la propria patria e l'Italia tutta ; nè delle militari imprese, che fece, sotto la bandiera del Generale Garibaldi; nè degli uffici pubblici da lui occupati in Napoli e fuori. Nemmeno motto farò delle incessanti cure da lui adoperate nel suo paese per l'incremento degli studi, dell'educazione popolare, del commercio, delle opere di beneficenza ; nè della solerzia e dello zelo, onde esercitò la professione medico-chirurgica, nè, finalmente, delle ottime doti, ond'egli, nel santuario di sua famiglia, fu fornito, come sposo, come padre, come fratello ; essendo mio compito non già quello di studiare l'uomo nella, sua vita privata e nella vita pubblica, ma lo scrittore. Chi abbia vaghezza di conoscere le virtù dell'amico estinto, sia come uomo, sia come cittadino, legga il discorso, che innanzi al feretro di lui pronunziò il prof. Nitti, e che fu pubblicato nel Pungolo Parlamentare. Senonchè in un brano di quel discorso è tratteggiata una delle principali virtù di Michele Lacava ; virtù alla quale sono informati i suoi scritti; virtù, che fu a lui inspiratrice Dea: la carità al natìo loco. Dotato egli di ferrea volontà, ne' ritagli di tempo, che l'esercizio della professione gli concedeva, diedesi febbrilmente allo studio dell'Archeologia, della Storia antica e moderna, della Geografia e dell'Economia politica pel fine unico di essere in grado d'illustrare con la penna la propria patria e di accrescerne lo sviluppo intellettuale, morale, economico; ed ebbe in grande venerazione il Minervini ed il Fiorelli ora defunti, Bartolommeo Capasso, il De Petra, Giuseppe del Giudice ed altri non pochi cultori esimii delle Lettere e delle Scienze, suoi contemporanei. Così raggiunse quel sospirato fine, e divenne instancabile ricercatore di vetusti monumenti e di scritture antiche. Sempre che gli veniva fatto di rintracciare avanzi di antichità o di determinare la postura di qualche terra distrutta, ovvero di desumere dalle dotte pergamené alcuna notizia relativa alla sua Provincia, ineffabile gioia gl'invadeva il cuore, dolce sorriso gli sfiorava le labbra, ansia grandissima s'impossessava di lui, bramoso di ulteriori ricerche. Ebb' io medesimo occasione di scorgere il suo animo lieto, allorquando riscontravo insieme con lui, nella sala diplomatica dell'Archivio di Stato alcuni documenti membranacei, che riguardavano la sua terra. Quando poi egli dichiarava in sulla carta i risultamenti delle indagini storiche od archeologiche da lui eseguite, non era tocco dal tarlo dell'orgoglio o dalla bramosìa di gloria o dalla tema, che per avventura dai
21 contemporanei o dai posteri biasimo alcuno non gliene venisse : il dolce nome del suo paese soltanto gli risonava nel cuore. A questo sconfinato amor di patria era in lui congiunto il sentimento, non meno intenso, di libertà, che fece palpitare segnatamente i cuori degli abitatori di Corleto Perticara, di quella terra, in cui, siccome riferisce il Raccioppi, "quel gran moto di popolo, avido del libero vivere, aveva scritto il suo atto di nascita il giorno 16 agosto 1860" E quel sentimento di libertà si rivela nelle opere di Luigi Settembrini e di gran numero di quegli uomini, i quali, prima e dopo di lui, si consacrarono al culto delle scienze, delle lettere e delle arti, a cominciare dal tempo, in cui seguì la rivoluzione delle idee, che a quella de' fatti precorse. , Primo lavoro di Michele Lacava, lavoro giovanile, edito in Napoli nel 1867, è quello, che s'intitola: Le nazionalità europee - ossia reparto dell'Europa - secondo il Principio di nazionalità- e sommaria descrizione dei luoghi e dei popoli in essa contenuti, Il titolo stesso riassume il contenuto del libretto. L'aspirazione adunque de' popoli europei a costituirsi in nazioni libere ed indipendenti, seguendo l'esempio degl'Italiani, porge argomento al nostro scrittore di dare in luce l'opuscolo, nel quale, com' egli medesimo dichiara nella prefazione, sono precipuamente raccolte le notizie etnografiche degli abitatori di Europa sparse qua e là, per avventura, nelle opere d'insigni scienziati e geografi: notizie, ch'egli pone in rapporto con le idee del diritto di nazionalità. Nella tornata del Consiglio provinciale di Basilicata, ch'ebbe luogo il dì 2 agosto 1873, Lacava, avendo fatta proposta, che quella regione ritogliesse il nome antico di Lucania (proposta, che venne approvata e poi sommessa alla sanzione del Governo) sostenne per siffatta causa una polemica, per altro dignitosa, con l'egregio uomo Giacomo Racioppi, nascosto sotto il modesto pseudonimo Homunculus. Costui, nel 1874, pubblicò un libretto col titolo Storia della denominazione di Basilicata, nel quale riprovando ciò, che aveva deliberato il Consiglio, dichiarava l'inutilità del mutamento di un nome non indecoroso ; 1 spiegava l'etimologia della parola Basilicata, derivata da Basilico, magistrato bizantino, ch'ebbe ufficio nelle provincie meridionali d'Italia; affermava, che la prima denominazione Basilicata si trova in documenti non più antichi della metà del XII secolo; ma che il bisogno di un nome nuovo era sorto fin dai secoli IX e X, quando la parola Lucania indicava solamente la regione occidentale, un lembo, cioè, del Principato longobardico-salernitano, ch'era posto tra la città di Pesto ed il fiume Alento, essendo la parte orientale in dominio dei Bizantini. In ultimo discorreva dell'origine e del significato dello stemma della provincia denominata Basilicata. All' Hornunculus risponde Lacava con l'opuscolo: La Lucania rivendicata nel suo nome (Napoli 1874); nel quale riassume, per quanto concerne la topografia lucana, le cose esposte nell'altro suo lavoro dal titolo : Sommaria descrizione della Lucania, che già aveva pubblicato in appendice al giornale La nuova Lucania e che allora andava ristampando ; dichiara poi non trattarsi di semplice mutamento di nome, ma di rivendicare la gloria dei maggiori; ragiona dell'integrità, della Lucania dalla Repubblica romana alla battaglia del Basento; soggiunge, che sebbene la Lucania comprenda una estensione maggiore dell'odierna Basilicata, cioè tutta la zona occidentale bagnata dal Tirreno, della quale il Cilento e la Valle di Teggiano appartengono alla provincia di Salerno, pure quelle terre formano una zona molto più ristretta della Lucania ora compresa nella Basilicata ; è d'opinione, che il nome Basilicata sia venuto, verso la fine del secolo X, dall'imperatore bizantino Basilio II, e non già dal magistrato detto Basilico ; afferma altresì, che del nome stesso cominciò a trovarsi menzione ne' pubblici documenti verso la prima metà del secolo
22 XIII, ma che non fu sempre e generalmente usato in quell'epoca; e finalmente, che nei tempi posteriori la denominazione Lucania fu sovente preferita alla denominazione Basilicata. Alla sua volta 1' Homunculus, nell'anno seguente, dà in luce un altro libretto : Paralipomeni della storia della denominazione di Basilicata, riconfermando, con più stretto ragionamento, le tesi già dimostrate. Ed il Lacava risponde ancora con l'opuscolo: Citazioni storiche e documenti raccolti in ridifesa del nome di Lucania (Potenza 1876). Egli prova l'uso continuo del nome Lucania dalla caduta dell'Impero romano fino ai tempi nostri ; l'uso ufficiale della parola Lucania in significato esclusivo di Basilicata; ragiona del nome di Basilicata, riportando le opinioni degli storici intorno all'origine di esso, citando i primi documenti, dai quali deducesi, che non fu sempre adoperato, ed avvalora le idee già prima manifestate, specialmente intorno alla battaglia, che, secondo il Cantù ed altri scrittori, avrebbe avuto luogo sul Basento, e che secondo 1' Homunculus, affidato all'autorità dell'Amari, sarebbe stata combattuta presso Stilo di Calabria e vinta dai Greci non già, ma dagli Arabi siculi. In ultimo confuta l'opinione dell' Homunculus circa lo stemma della provincia. Qui ebbe termine la polemica. Giacomo Racioppi (l'Homunculus), allorquando, nel 1889, pubblicò l'interessante sua opera in due volumi dal titolo : Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, trattando ivi della denominazione di quest'ultima, ed accennando ai due opuscoli, ch'egli aveva pubblicati, sotto il pseudonimo Homunculus, fe' ricordo pure del libretto di Michele Lacava: Citazioni storiche e documenti raccolti in ridifesa del nome di Lucania, soggiungendo : " Le citazioni ed i documenti sono, "senza dubbio, numerosi, ma del valore di essi non in" tendo portare giudizio, poichè questo, che scrivo, non è " libro di polemica,,. Nè io oso qui dare apprezzamento di sorta intorno al contenuto degli opuscoli, che furono oggetto di polemica fra i due scrittori, dovendo occuparmi, non già di critico esame, ma di una breve esposizione delle opere lasciateci dall'amico nostro Lacava. Il dì 10 settembre dell'anno 1884, la provincia di Basilicata offrì ai Sovrani d'Italia, in attestato di devozione alla Casa sabauda ed alla tomba del Gran Re, un album, coverto di 38 mila firme, contenente gli stemmi dei comuni, figure di paesi, disegni diversi. Quell'album andò accompagnato da un lavoro del Lacava, nel quale erano descritti quegli stemmi ed era dato un cenno storico di ciascun comune di Basilicata. Nello stesso tempo, egli rese alla stampa un altro lavoro col titolo : Gli stemmi della provincia e dei comuni di _Basilicata. In quell'anno, o Signori, noi ben lo ricordiamo, il letale morbo colerico mietè molte vittime in Napoli ed in diversi luoghi delle nostre provincie. Gran parte de' comuni si chiusero con cordoni sanitarii, non permettendo ad alcuno di entrarvi. Siffatto sistema sembrò poco corretto al Lacava, perciocchè contrario ai principii d'umanità e del ben vivere sociale; laonde egli, nell'anno appresso, pubblicò un opuscolo col titolo : I cordoni sanitarii, la scienza e l'umanità (con disamina dei lazzaretti della città di Potenza). In quest'opuscolo dimostrò precipuamente, che i cordoni sanitarii non sono legali nè umanitarii; non sono favorevoli alla pubblica prosperità nè al Cfr. RACIOPPI, op. Cit., vol. Il, pag. 22, nota 3a 2 G. RACIOPPI, a pag. 202, nota 2a del vol. II, dell'opera citata riporta quella descrizione, aggiungendovi alcune sue osservazioni. commercio; che con essi non si raggiunge lo scopo desiderato, ragionò della profilassi maggiore per essere liberi dal colera.
23 In Brienza, nel 1889, preparavasi un monumento a Mario Pagano. Lacava in siffatta occasione pubblica una monografia intorno a quell'insigne uomo, eroe e martire della Repubblica partenopea. Narra la vita di lui, quale statista e quale cittadino pieno di patrio amore; dà un cenno dei luttuosi avvenimenti seguiti in Napoli nel 1799; riassume e comenta il progetto di costituzione, che il Pagano compilò. Quantunque in quella monografia sieno riferiti molti brani tratti dalla Storia del Colletta, pure sono essi corredati di buone osservazioni. V'ha poi la lista di coloro, i quali furono giustiziati in Napoli, e de' più segnalati è dato qualche cenno. Quella lista esattissima tolse il Lacava dall'aureo libretto col titolo: I Napoletani del 1799 (Firenze 1884), scritto dall'egregio ed erudito uomo, Giustino Fortunato, il quale la desunse da autentici documenti, essendo inesatta la lista precedentemente pubblicata dal Lomonaco ed in parte corretta dal D'Ayala. Giova qui per altro ricordare, che nuova luce sugli avvenimenti del 1799 vien recata ancora dall'interessante libro del prof. Benedetto Croce, intitolato : Studi sulla ri voluzione napoletana del 1799. Negli altri capitoli, ne' quali è diviso il lavoro del Lacava, questi tratta del Pagano quale Filosofo, Giureconsulto, Letterato e Poeta, prendendo in esame le opere di lui; ed in un capitolo solo, che bene avrebbe potuto formare oggetto di una pubblicazione separata, confuta uno scritto del prof. R. Parisi, il quale attribuì al Pagano un libro dal titolo : Dio e Natura, che privo di frontespizio e di una parte del primo capitolo, era stato rinvenuto in un fóro del pozzo nella casa abitata da Mario Pagano. Lacava con lungo ragionamento dimostra apocrifo quel libro; e poichè in esso, 'fra le altre cose, l'uomo è considerato simile al bruto, e quindi privo dell'ideale di giustizia e dì libertà, che lo spinge financo a morire per recare ad effetto un disegno della mente, il nostro scrittore ne trae la conseguenza, che se il Pagano fosse stato autore di quel libro medesimo, ed avesse avuto un tale convincimento, non avrebbe potuto sacrificare la propria vita. L'uomo solo infatti è capace di cotali sacrifizii: da ciò l'immenso distacco tra l'uomo ed il bruto. Adducendo questo argomento il Lacava espone e combatte con giusto criterio, come a me sembra, la famosa dottrina darviniana. Nel tempo poi, in cui fu inaugurato il monumento al Pagano, cioè nel 1891, Lacava pubblicò alcuni documenti inediti riguardanti le contese letterarie tra colui e Pietro Napoli-Signorelli; e diede notizia di alcune opere rare del Pagano (le allegazioni forensi, le dissertazioni storiche, e la tragedia, che s'intitola: Gli esuli tebani; inserì ancora nel suo lavoro la relazione intorno all' inaugurazione predetta ed i discorsi, che in quella congiuntura furono pronunziati dall'on. Zanardelli e dall'on. Pietro Lacava. Il lavoro fu intitolato : Per l'inaugurazione del monumento a Mario Pagano in Brienza. Alla monografia intorno al Pagano, di sopra mentovata, tenne dietro quella relativa al costui conterraneo Luigi Ferrarese, dottore di scienza psichiatrica, morto in Napoli nel 1855. Lacava afferma in questo suo opuscolo, che il Ferrarese fu valoroso alienista, provetto medico legale e frenologo esimio, e che nelle sue opere di psicopatia, di medicina legale e di frenologia costui trasfuse lo studio, in trent'anni compiuto, intorno alle pubblicazioni nazionali e straniere, con corredo di sagaci osservazioni scientifiche della propria mente. Mentre nel giornale Arte e Storia (di Firenze) si pubblicavano alcuni articoli archeologici di Michele Lacava' nel 1890, egli diede in luce, in seguito agli scavi fatti nel 1888, un'altra memoria relativa al sito dell'antica Siri, agli avanzi delle terme di essa e ad altri luoghi antichi; e nell'anno appresso fece stampare l'opuscolo: Blanda città lucana intieramente distrutta (inserito nel giornale Arte e Storia), l'opuscolo Del sito di Blanda, di Lao e di Tebe
24 Lucana ed anche il libro, premiato dall'Accademia reale, dal titolo : Topografia e storia di Metaponto. Una memoria col medesimo titolo aveva pubblicata il Lacava nella Nuova Lucania, 1 e poi ristampata a parte, nel 1881; ma essa può ben dirsi un largo reassunto del libro predetto. Questo è diviso in cinque parti: la Idroorografia di Metaponto; 2" Topografia; 3' Storia di quella regione; 4' Coltura dei Metapontini; 5' Diplomi e descrizione delle monete; inventario" di oggetti antichi; note diverse. Disagi molti e dispendi patì il Lacava per ben cinque anni durati nel far eseguire, alla sua presenza, gli scavi in Metaponto; e poco mancò ch'ei non vi lasciasse la vita, a cagione della malaria, che regna in quelle contrade. Ma de' suoi sudori raccolse il frutto, perciocchè non è scevro d'importanza quel suo lavoro per l'opera da lui data allo studio delle costruzioni ciclopiche della Lucania, per le notizie ch'egli dà intorno alle anticaglie di quei paesi, ai recinti di mura vetuste : Serra la Scala e dell'Occhiano, Raia S. Basile o Numistrone, Capo Coppola o Favole vecchio, Tempa Cortaglia, Castro cicurio o Pomarico vecchio, Croccia cognata, Albano di Lucania, Baragiano, Buccino. Riporta le epigrafi, descrive i ruderi de' templi, descrive le monete. Molte tavole corredano il lavoro, fra le quali quella dei crani rinvenuti in tombe metapontine, accompagnata dalla relazione fattane dal valoroso Prof. Nicolucci. Tra i capitoli più notevoli è quello concernente la grande e piccola circoscrizione di Metaponto, con la carta planimetrica; quello riguardante il tempio, che Lacava pel primo dimostrò essere dedicato ad Apollo Lucio. Tralascerò, per amore di brevità, le osservazioni, che sul libro del Lacava furon fatte, rimandando chi desideri conoscerle alla pubblicazione del professore De Petra col titolo: Il Geison nel tela pio di Apollo Lycio a Metaponto (Nap. 1895), ed all'Archiv. stor. nap. (an. XVIII, fasc. I, p ag. 128). In un altro suo opuscolo, edito nel 1893, intitolato : Istoria di Atena Lucana; Lacava discorre degli avanzi delle mura megalitiche di Atena; discorre di Atena nell'epoca romana, nel medio evo e nell'età presente; della falsa storia a quella terra attribuita; dei tremuoti onde Atena fu danneggiata. In ultimo son riportati i brani delle opere degli autori, nei quali si tratta di Atena, e la pianta topografica delle mura di essa. Ma l'opera più importante per le tradizioni storiche della provincia di Basilicata fu scritta da Michele Lacava, l'anno prima, che gli fosse dischiusa la tomba. Quest'opera, contenuta in un volume in-8° di 1049 pagine s'intitola: Cronistoria documentata della Rivoluzione in Basilicata del 1860 e delle cospirazioni che la precedettero. È divisa in quattro parti: la prima comprende il periodo dal 1849 al 1857, cioè dal tempo, in cui furono tratti in arresto i sottoscrittori del Memorandum del circolo lucano, fino allo sbarco di Sapri; l'altra, il periodo dal 1858 al 18 agosto 1860 risguardante le aspirazioni all'indipendenza ed alla libertà, ed i preparativi della rivoluzione; la terza, il periodo dal 19 agosto al 19 settembre 1860, nel quale scoppiò la rivoluzione lucana, e compirono le loro gesta la Brigata lucana e quella Basilicata; nella quarta finalmente è fatto ricordo degl' insorti nella Brigata Lucana, delle spese sostenute per la rivoluzione, dei combattimenti, ai quali partecipò presso il Volturno la Brigata Basilicata. Son dati i cenni biografici dei principali capi militari e civili della insurrezione lucana; vi è riportato quanto intorno a quella rivoluzione fu scritto ne' giornali contemporanei. In appendice leggonsi gli elenchi nominativi degl' insorti per ciascun paese; gli elenchi de' soldati e volontari, che presero parte alle patrie battaglie, ed i nomi dei perseguitati politici pe' moti del 1799, del 1820 e del 1848. Questa è la tela del lavoro. Gli elementi essenziali di esso furono un gran numero di atti, quasi tutti inediti e non privi di autenticità, raccolti dal
25 prof. Francesco Senise di Corleto; altri atti rinvenuti tra le carte della famiglia Lacava e di diversi personaggi, tutti noverati fra i capi militari o civili dell'insurrezione. E furono tenuti presenti dall'autore del libro, fra le altre opere, quelle di Rocco Brienza (Martirologio della Lucania e Mia Croce) e di Giacomo Racioppi (Storia dei moti di Basilicata): l'uno e l'altro capi anch'essi della mentovata insurrezione. Oltre a vari articoli di Scienza medica, di Archeologia e di Storia pubblicati in diversi giornali, ed oltre alle cinque memorie,' che il Lacava lesse a questa Accademia, della quale fu nominato socio nel dì 18 dicembre 1892, abbiamo di lui altri opuscoli risguardanti la sua provincia ; li novero soltanto: L'Idrorografia di Basilicata; La Rivista delle opere pie; Le mostre enologiche; Il Voto al Governo per le ferrovie di Basilicata; La Viabilità di Basilicata; I Bagni di Latronico; Le cooperative lucane al congresso delle Banche popolari in Bari ; Le condizioni igienico-sanitarie della provincia di Basilicata nell'anno 1885. Preparava poi per la stampa La Corografia della provincia medesima ; una memoria sui canti popolari e sulle voci dialettali dei Basilicani; e la Storia del brigantaggio in Basilicata, quando immatura morte lo rapi agli studi, il giorno 23 luglio 1896, in Torre del Greco. Egli -lasciò la vita col desiderio vivissimo di veder fondato in Potenza un Museo Lucano per raccogliervi precipuamente le iscrizioni e gli abbondanti e notevolissimi frammenti di terrecotte architettoniche, da lui ritrovati in Metaponto, i quali ora sono conservati nel Museo di Napoli; dove conservasi altresì una piramidetta con iscrizione arcaica greca (illustrata dal Comparetti) pur rinvenuta negli scavi medesimi. Non posso passare sotto silenzio, che per opera di Michele Lacava fu restaurato il tempio di Minerva in Metaponto; e che da lui la nostra Società di Storia patria ebbe in dono buon numero di pergamene risguardanti la Basilicata. E degna adunque di essere onorata la memoria di quest'uomo benemerito, il quale trasse una vita operosissima, dedita tutta ai buoni studi; e se alcuno neghi, ch'egli abbia tenuto dietro al progresso delle scienze; se altri gli dia colpa di essere stato in talune ricerche poco diligente, o poco esatto nel riferirne, niuno potrà mai non affermare, che Michele Lacava ha recato grande contributo alle indagini storiche ed archeologiche intorno alla Basilicata.
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GIORNALI - Dal Giornale "Il Pungolo -Parlamentare,, di Napoli: Un telegramma, pubblicato nel nostro giornale, ci dava l'annunzio doloroso della morte quasi repentina del comm. Michele Lacava, direttore del tesoro del Banco di Napoli e fratello dell'on. Pietro Lacava, avvenuta a Torre del Greco. Il comm. Lacava era notissimo a Napoli e nel Mezzogiorno. Scrittore infaticabile egli trattò degli argomenti più vari e più disparati, ma sempre con lo stesso amore e con la stessa sincerità. Avea avuto parte attivissima a tutti gli avvenimenti della sua Basilicata dal 1860 a ora. Raccoglitore infaticabile, anche fra le occupazioni più gravi non cessò mai di occuparsi della storia della sua provincia. Ieri ebbero luogo i funerali, a Villa Ascione, a Torre del Greco e vi presero parte, oltre a moltissimi amici, quasi tutte le autorità. Dinanzi al feretro dell'estinto parlarono, prima di tutti, il prof. Nitti per la famiglia e poi il prof. Paladino, i professori De Bonis, Maturi, Bonari, il comm. De Angelis per il Banco di Napoli, il R. Commissario di Torre del Greco, l'avv. Mango e qualche altro. All'on. Lacava giungono d' ogni parte telegrammi di condoglianze. Gli hanno telegrafato, oltre quasi tutti i membri del Gabinetto, numerosi deputati, senatori e amici da ogni parte d'Italia.
- Dal giornale "Lo Spillo,, di Torre del Greco Nella notte di giovedì 23 corrente, si spense, in una camera della villa Giordano a Capo Torre, la vita preziosa del comm. Michele Lacava, fratello dell' ex ministro Pietro. Era poco più che cinquantenne. Non valsero le dotte cure, apprestate all'illustre inferno, dal chiarissimo nostro concittadino comm. Antonio Brancaccio; non valse l'assidua assistenza della virtuosa sua consorte, signora Mariannina la Rocca; neppure i baci, i pietosi ed innocenti bari di quell'angioletta di figliuola di sei anni appena - la cara Brigida - poterono prolungare di un giorno soltanto la cara esistenza. E quando il sole stava per comparire, Michele Lacava si sottrasse al saluto dei suoi raggi tepenti. Hanno telegrafato le proprie condoglianze alla vedova illustri personaggi: il ministro Gianturco; il prefetto Cavasola; il comm. Arlotta; l'on. Marco Cocco; il comm. De Angelis; il senatore Senise; la Deputazione Provinciale di Potenza; i Sindaci di gran parte dei comuni della Basilicata; il prefetto di Potenza; il generale Boldoni; l'on. Pietro Rosano e tanti altri. Moltissime le corone inviate e bellissime, fra le altre quelle del Banco di Napoli, del municipio di Torre del Greco, dell' on. P. Rosano, della gentile figliuola dell'on. Marco Rocco, del senatore Senise, ecc.
- Dal giornale il 'Roma": Eccovi alcune notizie e particolari sulla morte e sulle onoranze rese al patriota e scienziato; morto l'altra notte qui.
27 Il comm. Michele Lacava dimorava alla Villa Giordano, una graziosa casina, proprio a Capo Torre. Ivi il fratello deputato occupava il primo piano. La cappella ardente è stata fatta nella stanza da letto: semplice e modesta, ma ornata dalle numerose corone, aveva un aspetto imponente. La salma era chiusa in una cassa di zinco ed in altra di legno noce, e coperta di un drappo rosso. Sulla bara era la camicia rossa ed un trofeo di sciabole, oltre svariate decorazioni, appuntate su di un cuscinetto nero poggiato a pie' della bara stessa. Intorno al piccolo catafalco erano i candelieri con grandi ceri accesi, a destra poggiata al muro la bandiera dell' Unione Garibaldina, cui il defunto apparteneva, e facevano la guardia di onore quattro reduci garibaldini, nel tradizionale uniforme. Nella stanza, come ho detto, erano disposte numerose ghirlande di pregevolissimi fiori: ho notato le seguenti: della moglie, della figlia, del fratello Pietro, del comm. Tommaso Senise, del municipio di Torre del Greco, del Banco di Napoli, della suocera, degli impiegati del Ministero del Tesoro, tutte bellissime ed ornate con splendidi nastri, portanti dediche affettuosissime. Sul cassettone a destra era formato l'altare con un Crocifisso, circondato da ceri accesi. La salma è stata esposta fino a ieri a mezzogiorno. Le esequie hanno avuto luogo oggi e sono riuscite degne dell'estinto. Tra le rappresentanze e gli intervenuti ho notato: il prof. Sogliano pel ministro Gianturco; il Regio Commissario di Torre, cav. A. fossa pel municipio di Torre, per l'accademia Pontaniana e per vari Comuni di Basilicata, tra cui Potenza; il conte Rocco ed il cav. Mango pel Banco di Napoli; il comm. Nigra pel Consiglio e Deputazione provinciale di Basilicata: il cav. De Angelis pel Credito fondiario del Banco; la rappresentanza dell' Unione Garibaldina, e poi: i prof. Mazziotti, B..Marciano, Maturi, Paladini, F. S. Nitti, V. Gianturco, Guidone, Castronuovo e Bonari; l'on. Pietro Lacava, il professore Senise, il cav. De Nozza, il cav. Giura, il dott. Lucibelli, il cav. Mirano, il cav. Simonetti, il tenente medico Lo Scalzo, il comm. A. Brancaccio, i signori Francesco ed Emiliano Coppa, il cav. Antonio Morano, il prof. De Bonis ed una eletta schiera di amici e di ammiratori del povero morto. Nella camera ardente han parlato: il prof. Nitti per la famiglia Lacava e Senise, il garibaldino V. Deo, il cav. fossa R. Commissario di Torre, il prof. Maturi, il cav. Mango pel Banco di Napoli, il prof. De Bonis, il prof. Paladini, il prof. Bonari, il cav. De Angelis e il notaio Moja. Alle ore 19 si è ordinato il corteo, così formato: Un plotone di guardie in grande uniforme e la banda municipale di Torre, le scuole maschili con bandiera, il carro fiancheggiato da guardie campestri e municipali. Dietro al carro: l'on. Pietro Lacava, il professore Senise, il tenente dei carabinieri cav. Porta, il delegato Cappelletti, il segretario del Municipio di -Torre, tutte le rappresentanze degli intervenuti di cui innanzi, la bandiera del Municipio di Torre, quella dell' Unione Garibaldina con otto reduci in camicia rossa, e poi: Circolo Masaniello con bandiera, Circolo centrale con bandiera, e le società operaie: Calzolai, Corallari, Arti e mestieri, Carpentieri, tutte con bandiere. In ultimo le carrozze con altre corone oltre quelle messe sul carro. Il corteo imponentissimo ha percorso la via Principe Amedeo, piazza Santa Croce, strada Borgo, piazza del Popolo, e di là al cimitero. Molta folla lungo le vie percorse, e nell'insieme la mesta cerimonia è riescita solenne e commovente.
28 I telegrammi di condoglianza pervenuti non si contano. Alla vedova ne sono giunti da ogni parte. Tra gli altri han telegrafato il ministro Gianturco, il Prefetto comm. Cavasola, il senatore Carmine Senise, il comm. Arlotta, l'on. Rosano, il generale Boldoni, i sindaci di Basilicata.
-Dal "Bollettino di Paletnologia Italiana,, di Parma: Il 23 luglio è morto a Torre del Greco, nell'età di soli 5o anni, il Dott. Michele Lacava patriota egregio e cultore prestante degli studi storici ed archeologici. Fra i lavori da lui pubblicati ve ne hanno taluni di notevole interesse pei paletnologi italiani. Sono : Antico pozzo sepolcrale trovato nei pressi di Lavello (Not. d. scavi, 1889, pag. 137, 138) - Antichità lucane, Potenza 1890, 82 pag. in-8 - Topografia e storia di Metaponto, Napoli, 393 pag. in-4, con 21 tavole - Le mura megalitiche di Atena Lucana in relazione colla prisca popolazione italica, con 2 tavole: negli A. d. Acc. Pontaniana, vol. XXIII, 1893, Mem. III. - L'età preistorica nell'antica Lucania, con 2 tavole ; negli A. d. Acc. Pontiniana, vol. XXIV, 1894, Mem. XIII.
- Dall'"Arte e Storia" di Firenze. (G. Carrocci). Da Napoli ci è giunta improvvisa e dolorosissima la notizia della morte d'un altro fra i nostri più antichi e più affezionati amici e collaboratori. Il comm. Michele Lacava archeologo dottissimo aveva colle sue scoperte, i suoi studi sugli avanzi e sui ricordi. dell'epoche più remote, largamente contribuito ad illustrare il territorio Lucano nel quale era nato e vissuto ,,. Le sue molte pubblicazioni, non poche delle quali vennero stampate nel periodico nostro avevano ampiamente rilevato l'ingegno ed il sapere di lui, procacciandogli la stima dei cultori delle archeologiche discipline d'ogni paese. Importantissime furono pure le sue monografie intorno alle costruzioni megalitiche, alle tombe dei tempi preistorici, alla topografia d'antiche città Lucane oggi perdute, ai monumenti della Magna Grecia ecc. Egli aveva anche avvalorato i suoi scritti con scavi che dettero risultati soddisfacenti ed aveva ne' suoi lunghi e coscienziosi studi raccolto larga mèsse di ricordi, di memorie, di documenti per un lavoro più diffuso e più completo intorno al territorio lucano. Letterato egregio, cultore degli studi storici in genere, non si contentò di scrivere intorno a cose relative a tempi lontani ; ma si occupò anche di cose medioevali e moderne. La Cronistoria della Rivoluzione in Basilicata nel 1860 è per esempio un lavoro di molto importante e che raccoglie una mole preziosa d'interessanti documenti. Da qualche anno aveva dato un po' di tregua ai suoi lavori favoriti, s'era stabilito sulle rive incantate del golfo Partenopeo ed anche Arte e Storia ebbe minori occasioni di pubblicare i suoi dotti scritti. Però egli studiava sempre, egli non sapeva distaccarsi dalle sue favorite ed attraenti ricerche e non tralasciava occasione per procurarci se non altro qualche notizia. Delle opere sue, della vita di lui molto sarebbe da dirsi per dimostrare maggiormente la gravità della perdita che han fatto con lui il paese e gli studi. A noi incombeva oggi il dovere di ricordare con mesto pensiero la scomparsa penosissima di un amico carissimo e prezioso.
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- Dal giornale "La Frusta" di Potenza (P. De Grazia). - Lo conobbi, quattro anni fa, in un salone del palazzo San Giacomo, a Napoli. Alto, robusto, bruno, una figura marziale, mista alla tradizionale ospitalità lucana. Riconobbi in lui la grande anima e la grande mente, che avevo adorato, quando lo conoscevo soltanto di nome. Lo visitavo spesso, perché la sua conversazione mi era utilissima; con me venivano altri giovani lucani, cui egli era largo di consigli. Una sera parlavamo di Storia della Basilicata. Io allora facevo delle ricerche negli Archivii Angioini sulla "Insurrezione di Basilicata contro Carlo di Angiò " (1269). Egli ne parlò con tanta erudizione ed esortò a studiare ancora questo periodo per quanto oscuro, altrettanto importante; un periodo che fa tanto onore alla provincia nostra, sempre liberale, sempre pronta ad insorgere. Ma ci ricorda poi le stragi inaudite di cui furono spettatrici le nostre balze: il re Carlo vendicossi. Un'altra volta, egli mi regalò tutti i suoi libri stampati: Mario Pagano, Pel nome di Lucania, I bagni di Latronico, Atena Lucana, Numistrone e sue vicinanze, Luigi Ferrarese e le sue opere, Del sito di Blanda, Lao e Tebe Lucana, La viabilità in Basilicata, La Lucania rivendicata del suo nome, Antichità lucane, due volumi di Mostre enologiche, Metaponto, l'opera grande, frutto dei suoi studii e scavi nel sito della vetusta città, l'opera che ottenne il premio dell'Accademia Pontaniana di Napoli. Un altro suo libro, per quanto piccolo, altrettanto prezioso è l'Oro, idrografia di Basilicata. Nessuno meglio di lui conobbe il suolo nostro. Una mattina del 1895, l'uditore all'Accademia Pontaniana era sceltissimo. Il Lacava parlò della Basilicata nella storia del Risorgimento nazionale. Tutti i meridionali strinsero la mano allo sfegatato lucano, come ad alcuno piacque chiamarlo: ricordo fra gli altri lo Zumbini, cui aveva ricordato uomini e cose del paese natio. La conferenza poi fu pubblicata per le stampe. L'ultimo suo libro è la Cronistoria della rivoluzione in Basilicata del 1860. L un libro che, se la fede nel nostro glorioso passato non morrà, resterà monumento della nostra Storia, un libro che può rifare la gente. Quando ne comparvero i primi saggi sulla " Giovine Lucania " diretta da D. Albini, i giornali della provincia ne parlarono pro e contro, e finanche nelle farmacie fece capolino un po' di critica da strapazzo. La storia della nostra rivoluzione del 1860 non ha fondamento nelle esagerazioni o inesattezze che scovarono al libro del Lacava; ella è nei documenti della rivoluzione stessa - documenti riportati in quel libro - e di cui si dovrà occupare la critica storica. Lavorava da molti anni, su una Storia di Potenza, ch'egli avrebbe condotto fino al 1799, là dove comincia la Cronaca del Riviello, quell'altro puro sangue potentino. Lo aiutavo anche io e già avevo rinvenuto negli Archivii Angioini documenti sull'insurrezione (1269), sulla distruzione (1270) e sulla ricostruzione (1273) della città. Trovai pure allora un documento (1273), ch'egli credette preziosissimo, una specie di elenco di paesi, terre e castelli di Basilicata: secondo lui, veniva a stabilire i nomi dei paesi, allora non esistenti, e quindi costruiti dopo il 1273. Chi continuerà la pesante ed utile storia di Potenza? Michele Lacava non scrisse una parola se non pel bene della provincia nostra! .. . Ricordo quest'uomo, quest'anima profondamente lucana, spesso sorridente, incoraggiar
30 me e tanti altri giovani perché continuassimo l'opera dei nostri padri ! . Vedeva in noi tante glorie future ! ... Un giorno io gli dissi: "Che glorie ! ... i tempi non sono più quelli, noi siamo scettici,' anime tisicucce, venuti su tra i libri e il sigaro! Egli pianse, io più non dissi. La grande figura lucana è sparita dal mondo, è morta in Torre del Greco, mentre chiedeva al mare, al Vesuvio, alla campagna salute e riposo per le sue stanche membra. Possa la sua tomba ridestare in voi, giovani, grande fede nell' avvenire!. ..
- Dal giornale "l'Araldo Italiano" di New-York. Il commendatore Michele Lacava medico-chirurgo, nato in Corleto Perticara, Basilicata; dall'avv. Giuseppe Domenico e dalla signora Brigida Francolino immaturamente moriva a Torre del Greco alle ore. 24, nella sera del 23 luglio, creando desolazione e dolori, all'unica sua ragazza Brigida, alla moglie signora Mariannina La Rocca ed ai germani Pietro, deputato e ministro, Genuario e Teresina, dolore che frescamente si è ripercosso nello zio dell'estinto, dott. Biagio Francolino, nostro amico qui in New-York. Il comm. dott. Lacava fu uno degli elementi attivi nella insurrezione Lucana, e da ufficiale garibaldino si distinse negli attacchi, sostenuti da Garibaldi al Volturno e a Capua. Fu molti anni deputato provinciale, operò molto per la viabilità Lucana, fu cassiere e direttore in varie sedi secondarie del Banco di Napoli, e poi tesoriere capo nella sede centrale del Banco S. Giacomo in Napoli. Fu promotore dello scavo di Metaponto ed accurato raccoglitore delle antichità ed illustrazioni della Lucania. Pubblicò molti lavori interessanti, fra' quali uno premiato dall'Accademia Pontaniana ed ultimamente pubblicò la Cronistoria documentala della insurrezione Lucana in un grosso volume. La sua onesta e gloriosa vita siano di conforto alla famiglia in Italia ed al suo zio, vecchio patriota e nostro amico, dott. Francolino in New-York.
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Lettere di condoglianza PER LA MORTE DEL COMM. MICHELE LACAVA dirette all'on. comm. Pietro Lacava e famiglia 1. On. Prinetti - Ministro dei Lavori Pubblici 2. On. Giolitti - Deputato 3. On. Chimirri - Deputato 4. On. San Donato - Deputato 5. On. Materi - Deputato 6. Camillo Boldoni 7. Giuseppe Trivigno 8. Giuseppe Del Giudice 9. On. Giustino Fortunato - Deputato 10. D. Farini - Presidente del Senato 11. On. P. Grippo -.Deputato 12. Avv. Francesco Sinisgalli 13. Avv. cav. Vincenzo Mango 14. On. avv. Antonio Rinaldi - Deputato 15. Luigi de Fraja Frangzpane 16. Comm. Domenico Manganella 17. Comm. Giuseppe imperatrice - Consigliere di Stato 18. On. Lorenzini - Deputato 19. B. Squitti deputato 20. Andrea Guarini 21. Rosina La Greca 22. Beniamino Doti 23. Antonio sacerdote Perilli 24. Sindaco dell'Isola del Giglio 25. Prof. Vincenzo Tangorra 26. On. Napoleone Colaianni - Deputato 27. On. Paolo Boselli - Deputato 28. On. Pietro Nocito - Deputato 29. On. Luigi Roux 30. On. Arcoleo - Sotto Segretario di Stato per le Finanze 31. Sindaco di Corleto Perticara 32. Ing. Biagio Demma 33. Dott. Egidio Guerrieri 34. Francesco Mona 35. Gherardo Marinelli - Giudice 36. Cav. Giovanni Ferrara 37. On. G. Dei Giudice -Deputato 38. Serafino Verga 39. On. A. Cefali - Deputato 40. On. Afan De Rivera - Sotto Segretario di Stato alla Guerra 41. On. B. Pandolfi -Deputato 42. Cav. Avvocato Giovanni Labbate 43. Basilide Del Zio
32 44. Canonico Vincenzo Frezza 45 Francesco Monteleone 46. Cav. Vincenzo Formica, Barone di Cirigliano 47. Avv. Michele Falvella 48. Domenico Ruggiero Rizzo 49. Enrico Prof. Franco - Preside del l'Istituto tecnico di Melfi 50. Nicola Scaldaferri 51. Alamiro Bichi 52. G. Recchia 53. Raffaele Montano 54. Comm. A. Motta - Consigliere di Stato 55. Comm. N. Miraglia - Direttore Generale dell'Agricoltura 56. Pietro e Gaetano Caporale 57. Comm. A. Ssnilari - Consigliere di Cassazione 58. Eugenio Maury - Deputato 59. G. Egidio De Palma - Notaio 6o. Giulio De Stefano 61. Dott. Decio Albini 62. Alessandro Cafarelli 63. Conte Biagio Giacchi 64. Avv. Giuseppe Ambrosini 65. Giovanni De Filippis 66. Avv. Biagio De Chiara 67. Nicola Pizzicara 68. Ireneo Del Zio 69. Avv. Raffaele Sassone 70. S. Sarli 71. Giovanni Lozzi 72. Luigi De Filpo 73. Comm. V. Magaldi - Capo Divisione all'Agricoltura, Industria e Commercio 74. Domenico Lacava 75. C. Breglia - Sindaco di Teano 76. Felicia Pizzicara ved. Pinto 77. Angelo Telesca 78. Francesco Paolo arcip. Caputi 79. On. Giovanni Camera - Deputato 8o. Domenico De Mascellis 81. Ferdinando Sarlo 82. F. Ciminelli - Sindaco di Francavilla sul Sinni 83. Claudia Gelosini 83. Comm. G. Callegari - Capo Divisione al Ministero di Agricoltura, "Industria e Commercio' 85. Dott. Gaetanino Mobilio 86. Cav. Raffaele Corsini 87. G. Nolli 88. Emmanuele Cortese 89. Giacomo Robilotta
33 90. S. E. Urbano Rattizzi 91. Giovanni Santalucia 92. Marzio Petrocelli 93. Domenico Padula 94. R. De Stefano 95. Domenico D'Elia 96. G. De Filato 97. Michele Canosa 98. Francesco Cafarelli 99. A. Massa 100. Aurelio Casale 101. Mendaia - Presidente di Tribunale 102. Gerardo Marotta 103. D. De Pasquale 104. G. Rotondano 105. Barone Michele Attolini 106. G. Pomarici 107. G. Iannarelli 108. Raffaele Formisano 109. Comm. Giuseppe Pennelli 110. Bernardo Leone 111. Francesco Ierardi 112. Teresina Lacava ved. Marchese 113. Domenico Marchese 114. On. Luigi Rava - Deputato 115. Domenico Galasso 116. Avv. Giacomo Pascarelli 117. Prof. comm. Gaetano Rumino 118. On. Benedetto Cirmeni-Deputato 119. Riccardo Pedule 120. Vincenzo Molfese 121. Dott. Fortunato 122. On. Tommaso Tittoni 123. Cesare Polemondo Chiaia 124. Achille Gorgone 125. Agostino 126. Michele Lacava 127. A. G. Amatucci 128. Biagio Francolino 129. Alfonso lossa - R. Commissario di Torre del Greco 130. Carmine Laspro 131. Prof. Francesco Saverio Nitti 132. Giuseppe Niccola Francolino 133. Camillo Guerrieri 134. Rocco Cristalli 135. Alfonso De Magistris 136. Vincenzo Motta e Gaetano
34 137. Avv Giuseppe Cristalli 138. A. Bianchi 139. Michele Mazziotta 140. Fedele Zaccara 141. Giuseppe De Filo 142. Vincenzo Pinto 143. Cav. Vito Maria Magaldi 144. On. E. Giampietro - Deputato 145. Francesco Gimbatti 146. Paolo De Bona 147. On. Marco Rocco - Deputato 148. Dott. Luigi Laurenza 149. Michele Sassone 150. Salvatore Rocco 151 Vincenzo Deo 152. Avv. Federico Severini 153. Coram. Giacomo Racioppi - Consiglere di Stato 154 Municipio di Melfi 155. On. S. Marcora 156. Filippo Caputo 157. Comm. F. Barnabei 158. Associazione dei Garibaldini e dei Reduci Veterani delle patrie battaglie Unione Garibaldina di Napoli 159. Unione Garibaldina di Napoli 160. Biagio Del Giudice
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Telegrammi di condoglianza PER LA MORTE DEL COMM. MICHELE LACAVA diretti all'on. deputato Lacava e famiglia 1. Deputato Artom. - Apprendo con dolore notizia della morte di vostro fratello. Offro vivissime condoglianze perdita cittadino eminente illustre scienziato. 2. Cavasola, Prefetto di Napoli. - Porgo V. S. mie condoglianze per lutto che colpisce sua famiglia. 3. Branca, Ministro delle Finanze. - Appena ritornato ho appreso con vivo dolore perdita tuo egregio fratello. Pregoti accettare mie sentite condoglianze. 4. Deputato Della Rocca. - Apprendo dolorosa notizia morte tuo ottimo germano Michele. Condolgomi teco vivamente. 5. Gianturco, Ministro di P. I. - Tristissima notizia affliggemi profondamente. Partecipo con famiglia grande dolore. 6. Deputato Girardi. - Addoloratissimo grave sventura condoglianze sentite. 7. Luzzatti, Ministro del Tesoro. - Accetta le più meste condoglianze per la morte di tuo fratello che conobbi e sinceramente apprezzai. 8. Senatore Carmine Senise. - Piango con voi perdita caro Michele, e questa famiglia associasi al vostro dolore e col cuore spezzato mettorni a tua disposizione. Coraggio ! 9. Maria Nicotera. - Apprendo ora vivissimo dolore perdita diletto fratello. Accogliete condoglianze mia famiglia. 10. Vincenzo Riccio - Vogliate, accettare mie vivissime condoglianze. 11. Deputato Rosano. - Divido tuo dolore con animo fraterno. Dolente non poterti essere vicino questo momento angoscioso. Appena libero verrò a trovarti. 12. Barone Giuseppe Fittipaldi, Anzi. - Divido sentitamente teco dolore perdita defunto Michele che Iddio abbia nella gloria del Paradiso. 13. Egidio Lacava, Bernalda. - Addoloratissimo giungemi infausta notizia perdita illustre zio Michele, agli inconsolabili germani, vedova le nostre più vive condoglianze. 14. Monsignore Cosentino (Palazzo S. Gervasio). - Dolentissimi apprendiamo immatura perdita stimatissimo vostro fratello Michele. Affrettomi manifestarvi condoglianze sentitissime anche nome miei fratelli. 15. Deputato Serena, R.° Commnissario di Napoli. - Amico ammiratore compianto tuo fratello comprendo strazio animo tuo e mi associo lutto tua famiglia. Andrei personalmente rendergli estremi onori, se affari mel permettessero. 16. Addone, Presidente della Deputazione provinciale di Potenza. - Divi do dolore immenso perdita suo fratello Michele, patriota ardente, decoro nostra provincia. Interprete sentimenti Deputazione, ho telegrafato comm. Nigro rappresentanza esequie. 17. Leopardi, Sindaco di Calvello. - Addoloratissimo grave perdita esprimo anche nome cittadinanza che in lui venerava dotto ed integro cittadino vivissime condoglianze. 18. Baiona, Sindaco di Armento. - Mi associo suo dolore perdita irreparabile venerato germano. Presento vive condoglianze anche parte questi amministrati. 19. De Mattia, Sindaco di Vaglio. - Dolorosa giunseci notizia immatura morte suo distinto fratello nostro concittadino per elezione. Associamoci dolore suo e famiglia. Ci facciamo dovere pregare Sindaco costà rappresentarci funerali.
36 20. Barra, Sindaco di Anzi. - Stampa renderà largo tributo affetto memoria scienziato dott. Michele Lacava. A nome intera popolazione Anzi mando vossignoria parola sentito conforto. 21. Freppola, Sindaco di Atena Lucana. - Addolorati immatura morte autore illustrazioni storiche patria nostra, deleghiamo avvocato Spagna rappresentare Municipio cittadinanza esequie. 22. Fanelli, Sindaco di Laurenzana. - A nome cittadini tutti gradisca sentitissime condoglianze per immatura perdita diletto suo fratello patriota illustre, cittadino superstite patrie battaglie. 23. Gesuardi, Sindaco di Latronico. - Associomi lutto famiglia perdita illustre fratello vivo ricorda questa cittadinanza memore sue benefiche opere. 24. Pasquale De Gerardis J: Sindaco di Moliterno. - Il lutto che vi col pisce così gravemente è lutto dell'intera provincia che amava il gran cuore e la mente elettissima del fratello diletto. L'unanime simpatia slavi conforto. 25. Villone, Potenza. - Apprendo ora sventura toccatavi, associomi con famiglia vostro dolore, pregandovi fare nostre condoglianze vedova. 26. Prof. Tonti, Roma. - Apprendiamo ora infausta notizia pregovi accogliere nostre condoglianze. 27. Comm. Racioppi, Consigliere di Stato, Roma. - Addolorato tristissima inaspettata notizia ti esprimo sincere condoglianze, pregandoti parteciparle alla di lui Signora. 28. Domenico Lacava. - Divido con te vivissimo dolore perdita amatissimo Michele. Accetta condoglianze famiglia. 29. Dott. Negroni, Consigliere Prov., Potenza. - Dolentissimo condivido vostro dolore. 30. Deputato Lanzara. - Partecipo tuo dolore perdita amatissimo fratello. 31- Deputato De Riseis, Roma. - Partecipo col cuore lutto famiglia perdita egregio fratello, inviando sentite condoglianze. 32. Comm. Giuseppe Del Giudice, Napoli. - Addoloratissimo perdita dottore Michele, amico carissimo, dotto uomo, onestissimo, vero patriota porgo vedova famiglia affettuose condoglianze. 33. Ra faele De Cesare, Città di Castello. - Morte povero Michele è lutto coltura nazionale. Abbiti mie affettuose condoglianze. Coraggio! 34. On. De Bernardis, Sotto Segretario di Stato, Roma. - Apprendo corriere morte tuo egregio fratello. Prendo parte vivissima tuo dolore, pregandoti accogliere mie sincere condoglianze. 35. Pietro Capaldo, Presidente di Corte di Appello, Napoli. - Di passaggio per Napoli, apprendo triste notizia morte tuo amato fratello e mio diletto compare Michele. Considero sua morte come lutto famiglia. 36. Comm. Arlotta, Direttore Gen. del Banco di Napoli. - Accolga sentite condoglianze mie personali e del Consiglio di Amministrazione cui ho partecipato dolorosa perdita suo egregio fratello. Anche Marghieri e Rocco esprimono mio mezzo loro condoglianze. 37. Deputato Torraca. - Apprendo con immenso dolore perdita tuo fratello Michele, amico mio carissimo. Credi alla sincerità del mio dolore. 38- Senatore Defilpo, Presidente del Consiglio Prov. di Basilicata. - Consiglio provinciale, nell' inaugurare sessione ordinaria, commemorando meriti patriottici e scientifici suo fratello Michele, manda a lei e famiglia vivissime condoglianze. 39. Ing. Guglielmo Boldoni, Napoli. - Profondamente addolorato perdita suo ottimo fratello cui ci legava amicizia vivissima, invio anche a nome mia moglie più vive
37 condoglianze. Cercherò prudentemente parteciparlo mio padre che proverà dolore vivissimo. 40. Senatore Nicola Sole, Senise. - Apprendo or ora giornali sventura patita. Commosso esprimoti vivissime condoglianze. 41. Deputato Galimberti, Sotto Segretario di Stato. - Apprendo con vivo cordoglio notizia della morte tuo fratello Michele e ti mando dal cuore l'espressione del mio sincero rammarico. 42. Sarli, Presidente, Calvello. - Società Operaia Camillo, Benso Cavour Abriola, deplorando vivamente immatura perdita comm. Michele Lacava illustre figlio Basilicata, esprime V. E. sentite condoglianze. 43. G. Defzlpo, Rotonda. - Apprendo tardi sventura: associomi tuo dolore, dolore comune provincia. 44. Cav. Vito Maria Magaldi,.Potenza. - Perdita vostro fratello Michele è lutto provincia. Al compagno d'armi, all' instancabile sapiente illustratore nostra Lucania, al cittadino insigne mando l'ultimo fraterno saluto condoglianze famiglia. 45. Avv. Lomnonaco, Roma. - Partecipo vivamente suo dolore grave sciagura incoltale. 46. Società Operaia, Anzi. - Addoloratissimi grave perdita degnissimo fratello associati facciamo vivissime condoglianze. 47. Coninz. Amodio, Consigliere Prov., Napoli. - Prego accogliere sincere condoglianze immatura perdita fratello Michele di cui serberò l'incancellabile affettuoso ricordo. 48. Pasquale Setari-Molfese, 'Calvello. - Sopraffatto dolore perdita zio Michele mi è impossibile esternare sentimenti che agitansi in questo momento nell'animo mio. 49. Raffaele Riviello, Potenza. - Addolorato morte vostro fratello accettate condoglianze. Provincia perde scrittore, patriota. 50. Prof. Orazio PetruccelZi, Potenza. - Profondamente commosso divido vostro lutto dolorosa perdita. 5I. Viceconti Moliterno, Palermo. - Profondamente addolorati morte amatissimo fratello Michele, condividiamo vivamente vostro immenso dolore e lutto. 52. Ing. Verganti, Ronza. - All' illustre commendatore Lacava e famiglia cosa acerbamente bersagliati sventura vive condoglianze. 53, Paolo °,fosca, Potenza. - Addolorato morte immatura suo illustre fratello riceva e partecipi vedova mie sentite condoglianze. 54. Avv. Vetere, Cosenza. - Tardi apprendo sventura. Associomi suo dolore. 55. Direttore Sogliani, Napoli. - Prendo vivissima parte al dolore di vossignoria perdita irreparabile dilettissimo fratello comm. Michele, chiaro e benemerito Ispettore monumento. S. E. il Ministro Istruzione incaricarci rappresentarlo. 56. Albenzio genero Senise, Napoli. - Vivissime condoglianze sventura domestica. 57. Melidoro, Valsinni. - Apprendo vivissimo dolore perdita suo ottimo fratello Michele mio stimato amico. 58. Francesco Petraccone, Mitre Lucano. - Addoloratissimo perdita amato fratello mio amicissimo associomi vostro lutto. 59. Luigi Capaldo, Ronza. - Prendo viva parte vostro intenso dolore perdita amato fratello. 6o. Frabasile, Sindaco di Latronico. - Episcopia associasi perfettamente vostro giustissimo dolore condiviso dalla Provincia tutta. 61. Favilla, Torino. - Apprendo ora sciagura che colpiscevi. Onorato dell'amicizia vostra e del defunto accogliete mie sincere condoglianze. 62. Ing. Demma, Anzi. - Con Marietta addoloratissimi sentiamo intera immane sciagura.
38 63. Antonio Montano, Napoli. - Associomi manifestazioni dolore cittadinanza perdita immatura diletto fratello illustrazione vanto Basilicata. 64. Giovanni Sarconi, Corleto. - Associomi vostro dolore perdita irreparabile illustre fratello comm. Michele. 65. Giovanni D' Urso-Laurenzana. - Addolorato perdita dilettissimo fratello mio compagno armi associomi dolore immenso. 66. Paolo Giorgi, Pizzoli. - Apprendo con dolore nuova sventura che La colpisce gradisca sentite condoglianze. 67. Luigi Petriccioni, S. Giovanni a Teduccio. - Apprendo giornali sventura colpitati perdita amato Michele. Partecipo tuo dolore con affetto fraterno. Abbi forza per te, per i tuoi, pel paese. Abbraccio. 68. Nicola Nota, Accettura. - Affiittissimi grave perdita preghiamo gradire nostre sincere condoglianze. 69. Aldinio, Lagonegro. - Prendiamo vivissima parte vostro dolore perdita vostro fratello affettuoso amico nostra provincia. 70. Andrea Consoli, Lagonegro. - Profondamente commosso sventura amato ed illustre vostro fratello vi porgo sentite condoglianze mie parenti. 71- Francesco Schettini, Trecchina. - Condividiamo vostro profondo dolore perdita valoroso fratello e vi preghiamo accettare nostre affettuose condoglianze. 72. Protopisani, S. Giovanni a Teduccio. - Momento leggo sventura carissimo amico Michele. Condivido vivamente vostro dolore. 73. Nicola Bregli, Napoli. - Apprendo dolore grave perdita vostro diletto fratello Michele. Essa priva ufficio conservazione monumento intelligente valida cooperazione. Dolente improvvisa circostanza impediscemi intervenire trasporto funebre esprimo profonde condoglianze associandomi vostro lutto grave sciagura. 74. Volpe Michele, Buccino. - Associomi vostro dolore perdita amatissimo Michele fido compagno tempi difficili. 75. Amati, Rotondella. - Ora apprendo triste nuova perdita immatura spettabile fratello. Condivido dolore. 76. Labbate, Potenza. - Addolorami triste notizia ricevuta ora decesso dilettissimo zio divido lutto famiglia. 77. Albini, Montemurro. - Immatura perdita nostro Michele privami altro fratello amatissimo. Disposto concorrere sue onoranze associomi con miei lutto famiglia. 78. Francescantonio Mazzei, Calvello. - Addoloratissimo perdita illustre fratello mio compagno associomi lutto esprimendovi sentitissime condoglianze. 79. Ambrosini Filippo, Armento. - Divide questa famiglia vostro dolore immatura perdita vostro fratello. 80. Rocca, Napoli. - Profondamente addolorato accogliete il sentimento vivo che mi unisce voi in quesra ora della vostra sventura. InterverrĂ funerali rappresentanza banco ed lo personalmente. 81. Orazio Rocca, Napoli. - Addolorato sventura toccatale pregola accogliere sentite mie condoglianze. 82. Rossi Milano, Catanzaro. - Prendo vivissima parte vostro immenso dolore per immatura perdita ottimo fratello vostro commendatore Michele. 83. Leonardo Porzia-Mendaia, S. Arcangelo. - Immenso profondo dolore partecipiamo lutto irreparabile perdita zio.
39 84. Ing. Demma, Anzi. - Sciagura perdita sempre inaspettata incomparabile vostro fratello Michele amato stimato suoi infiniti pregi colpisceci pieno petto! 85. Deputato Mazziotti, Ronza. - Rilevo ora giornali perdita tuo diletto fratello. Prendo parte tuo giusto dolore per sì crudele sventura che toglie a te un diletto congiunto al paese un emerito cittadino. 86. De Angelis, Napoli. - Vivamente addolorato immatura perdita amico Michele verrò domani rendergli estremo tributo affetto. 87. Spicacci, Napoli. - Non ultimo ammiratore virtù sapere amico fratello estinto gloria Lucania prendo parte lutto famiglia provincia. Benché tardi abbiatevi mie condoglianze. 88. Pasquale D' Urso, Ronza. - Amavo come fratello vostro fratello Michele. Piangiamone insieme la immatura morte. 89. Debella, Salerno. - Divido vostro dolore. Verrei esequie se non fossi ammalato; farò mio dovere appena guarito. 90. Francesco Pierro, Rionero. - Al tuo dolore sia conforto il perenne ricordo delle rare virtù di niente e di cuore del carissimo estinto. 91. Avv. Armelani, Scansano. - Sebbene non conoscessi personalmente ottimo suo fratello associomi cuore di Lei lutto e famiglia. 92. Ferdinando Vetere, Napoli. - Pregovi accogliere mie sentitissime condoglianze per grave sventura patita. 93. Ciro Fontana, Castelsaraceno. - Con profondo rammarico ricevo ora infausta novella morte vostro illustre fratello rapito anzi tempo affetto amici stima ammirazione gratitudine queste popolazioni. Associomi vostro lutto esortandovi trovare conforto universale compianto che infiora tomba immortale estinto. 94. Papi, Gioia dei Marsi. - Invio condoglianze perdita suo amatissimo fratello. Saluto bambini ossequio Signora. 95. Michele Mazzei, Anzi. - Colpito ferale annunzio immatura perdita illustre suo fratello pregola gradire con desolata vedova mie sincere condoglianze. 96. Carelli Marchi-Magaldi, Potenza. - Dividendo dolore famiglia perdita vostro illustre fratello Michele mandiamo sentite condoglianze preghiamovi esprimerle sua egregia consorte. 97. Domenico Sinisgalli, Montemnrro. - Lagrime fiori onori memoria forte cospiratore, intrepido milite della riscossa, affezionatissimo figlio nostra Lucania e vostra Corleto, idolatra di sua famiglia. 98. Avv. Francesco Giannotti, S. Mauro Forte. - Perdita suo fratello segna grave lutto provincia, che gli deve origini ricerche storiche illustrazioni partecipo intenso dolore famiglia. 99. Volpe, Tricarico. - Immensamente addolorati immatura perdita diletto fratello Le esprimiamo sincere condoglianze. 100. Achille Cosentini, Napoli. - Oggi, ore due, partita rappresentanza Unione Garibaldini con bandiera. Mesti saluti distinti. 101. Coppa, Napoli. - Giuntami dolorosa partecipazione morte caro amico Michele Lacava. Divido interamente vostro dolore tanta perdita. 102. Gabriele Guglielmi, Napoli. - Con vivo dolore prendo parte lutto vostra casa. 103. Matilde ved. Buono, Napoli. - Tristissimo annunzio rendemi desolatissima ; piango con voi irreparabile perdita.
40 104. Leopardi, Sindaco di Calvello. - La nobile figura suo fratello Michele gloria nostra provincia strappata anzi tempo affetto famiglia ha addolorato questa cittadinanza che con tutto cuore associasi lutto vostro e vedova. 105. Avv. Severini, Melfi. - Apprendo ora, col più profondo cordoglio, la morte di vostro fratello. Egli è stato, per lunghi anni, il più puro, il più schietto, il più entusiasta cittadino della nostra provincia. Sparendo lui, pare sparito il profumo d'idealità del Consiglio provinciale. Piangiamolo tutti.
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Opere scritte da Michele Lacava Le Nazionalità europee. La Lucania rivendicata nel suo nome. La Lucania. Citazioni storiche in ridifesa del nome di Lucania. Opere pie nella Provincia di Lucania. Viabilità nella Provincia di Lucania. Stemmi dei Comuni di Basilicata. I cordoni sani'tarii, la scienza e l'umanità. Le città pelasgiche in Basilicata, pubblicazione fatta in francese sulla Gazette Archéologique. Idro-orografia della Provincia di Basilicata. Album della Provincia di Basilicata. Prima Mostra Enologica, tenuta in Potenza nel 1887. Le Banche popolari cooperative lucane al Congresso di Bari. Mario Pagano. Luigi Ferrarese. Numistrone e sue vicinanze. Antichità Lucane. La viabilità della Provincia di Basilicata. Topografia e Storia di Metaponto. - Opera premiata dall'Accademia Reale di Napoli. Seconda Mostra Enologica tenuta in Potenza nel 1888. Le acque minerali di Latronico. Per l'inaugurazione del monumento a Mario Pagano. Blanda e Lao. Atena Lucana. Cronistoria documentata della Rivoluzione in Basilicata del 1860.
Memorie lette all'Accademia Pontaniana Le mura megalitiche di Atena Lucana, in relazione colla prisca popolazione italica. Nuova luce sullo sbarco di Sapri. Commemorazione di Luigi Amabile. L'età preistorica nella Basilicata. La Basilicata nella storia del Risorgimento Italiano. Le Condizioni igienico-sanitarie della Provincia di Basilicata nell'anno 1886.
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CITTÀ DI CASTELLO TIPOGRAFIA DELLO STABILIMENTO S. LAPI MCM