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uesto libro documenta, attraverso le fotografie di Fernando Guerra, la nuova sede amministrativa e produttiva di Pratic a Fagagna, in provincia di Udine, realizzata dallo studio GEZA, degli architetti Stefano Gri e Piero Zucchi. L’architettura interpreta l’esigenza di qualità ambientale che Pratic persegue da cinquant’anni, da leader, con la produzione di tende e protezioni solari. Tale qualità attraversa la stessa sede manifestandosi nel rapporto con il territorio, nella definizione degli spazi esterni e negli spazi interni che Fernando Guerra ha osservato e interpretato con i suoi scatti. Esiste una sintonia tra la produzione di Pratic e quella di GEZA. Si tratta di qualcosa che ha a che fare con l’alta professionalità che si ritrova tanto nei prodotti dell’azienda quanto nel lavoro degli architetti. La ricerca di precisione, la stessa che accompagna entrambi i soggetti che hanno dato vita a questo manufatto, afferma Mario Carpo nel saggio scritto per questo volume, è sempre frutto di un incessante lavoro e di una elevata competenza.
This book documents, through the photography of Fernando Guerra, the new headquarters and production complex for Pratic in Fagagna, Northern Italy, designed by GEZA, Stefano Gri and Piero Zucchi architects. The building interprets the quest for environmental quality that Pratic has been pursuing for over fifty years, as a leader in the production of sunshade awnings and solar protection. Such quality is manifest in the building itself, in its relationship with the surrounding landscape, in the design of the outdoor spaces and in the interior spaces which Fernando Guerra has observed and interpreted through his photos. The works of Pratic and GEZA are congruently in tune. This has to do with the high level of professionalism and quality that are just as notably distinguished in the company’s production as they are in the work of the architects. The research for precision that accompanies both of them as they conceived this building, as Mario Carpo writes in his essay, stems from relentless work and dedication.
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a precisione è un’invenzione del mondo moderno e una componente essenziale delle macchine che lo fanno funzionare: un granello di sabbia negli ingranaggi può, in senso proprio e non metaforico, paralizzare un continente intero per giorni. Secondo una tesi celebre (e controversa) dello storico della scienza Alexandre Koyré, la storia della modernità è la storia del passaggio dal mondo tradizionale, artigianale ed arcaico dell’approssimazione al mondo scientifico e tecnologico della precisione. Se questo è vero per tutte le arti e i mestieri, è ancora più vero per la professione, esclusivamente moderna, dell’architetto. L’architetto moderno non è un artigiano che fa cose, ma un artista che le disegna. La traduzione dei progetti in oggetti è la prova suprema, e sovente il martirio, dell’architetto moderno: in alcuni casi, questa traduzione è precisa; in molti altri, è approssimativa: ricetta sicura per una cattiva architettura, o per una catastrofe. Alcuni Paesi e culture si sono adattati meglio di altri al mondo della precisione meccanica ed industriale. In molte regioni dell’Europa Centrale (in Germania, Svizzera o Austria, per esempio) l’assimilazione culturale della precisione industriale non è meno evidente nelle forme degli oggetti tecnici che in molte pratiche sociali della vita quotidiana, e le forme regolari, meccaniche e precise della civiltà delle macchine si esprimono in oggetti e interi paesaggi costruiti industrialmente ma felicemente, armonicamente, intelligentemente, e quasi senza sforzo. Non così in Italia, dove quasi tutto quel che è costruito tecnicamente -dagli oggetti di uso quotidiano ai treni ad alta velocità, o ai ponti delle autostrade- è sgangherato, scassato, rabberciato, e fa male agli occhi, anche quando è nuovo di zecca e più o meno funziona. L’Italia è l’unico Paese al mondo dove opere intere di grande complessità (l’aeroporto di Milano Malpensa, per esempio) sembrano costruite senza nessun progetto da brigate di artigiani incompetenti ed analfabeti. Non era così in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta, ed un filosofo ed uno storico potrebbero chiedersi perché. Ma è proprio per questo che un oggetto tecnico prodotto con competenza, intelligenza e precisione è oggi salutato in Italia come una rarità, un capolavoro, e quasi un miracolo.
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Questo vale per una vettura Ferrari, per esempio, o per un tessuto di Zegna, ma anche per alcune architetture ed anche, penso, per la precisione minimalista di GEZA. Fra tutti gli stili dell’architettura d’oggi, il minimalismo è uno dei più difficili. È la precisione della realizzazione, non del disegno, che in fin dei conti distingue il minimalismo d’autore dall’assenza di forma; e questa è una forma di precisione che l’architetto per definizione non controlla. Senza la precisione micrometrica dell’industria della costruzione svizzera le opere di Christian Kerez o Valerio Olgiati sarebbero illeggibili. Infatti, non esisterebbero neppure. Visto da lontano, il complesso Pratic di Gri e Zucchi evoca la facilità dell’espressione tecnologica e la levigatezza visuale delle opere migliori del modernismo internazionale del dopoguerra. Facilità ingannevole già all’origine, perché la leggerezza apparente di un curtain wall modernista era sovente il risultato di uno sforzo titanico dei progettisti, degli ingegneri e dei costruttori; ed anche dei committenti e degli utilizzatori, perché i curtain walls degli anni Cinquanta e Sessanta costavano cari e funzionavano male. Oggi questo non è più un problema tecnico né progettuale: involucri di ogni tipo oggi si possono comprare su Internet, o quasi, comprese versioni “non standard” realizzate con tecnologie digitali (e l’azienda Permasteelisa, prima sul mercato in questo campo, è stata fondata a Vittorio Veneto). Ma anche per questo, l’intelligenza dei progettisti oggi può, e forse deve, esprimersi altrove. Infatti, visto da vicino, il complesso Pratic di GEZA è tutt’altro che facile e leggero. Anomalie e sorprese di ogni tipo spuntano, letteralmente, da ogni angolo; la trave sospesa sulla facciata sud dell’edificio per uffici,
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che nelle splendide fotografie ortografiche di Fernando Guerra, deliberatamente ingannatrici, sembra una fascia fuori proporzione inscritta in un curtain wall alla Richard Neutra, è una mensola a sbalzo: la soluzione è richiesta dalla funzione di parasole, ma la vista dal lato ovest dell’ala degli uffici esibisce in sezione, quasi brutalmente, la laboriosa complessità costruttiva del tetto e della facciata. Altre viste e scorci degli esterni ed anche degli interni (si vedano i volumi complicati e angolari della scala) sottolineano lo stesso contrasto fra un’apparente levigatezza visuale e geometrie irregolari e quasi brutaliste, staccate e dissonanti, a tratti decostruttiviste; l’angolo fra i due corpi di fabbrica in pianta sottolinea singolarmente il carattere disgiuntivo e ricercatamente disconnesso della composizione. L’immagine della precisione può sembrare facile e leggera, ma la ricerca della precisione è sempre laboriosa: sovente i creatori e gli artisti ci ricordano che niente è più difficile dell’apparenza della semplicità. Ma la precisione inquieta di Gri e Zucchi è anche il segno, credo, di qualcos’altro e di più drastico. Il mondo della precisione meccanica sta rapidamente diventando un mondo di ieri, e le nuove tecnologie digitali sono basate non sulla precisione meccanica delle cause e degli effetti, ma sulla logica aleatoria, indeterministica (e, secondo alcuni, confusa) delle scienze non-lineari. Le opinioni divergono su come questa nuova scienza si rifletta in una nuova architettura. Ma è compito degli artisti segnalarci che le cose stanno cambiando, e dobbiamo ringraziare Gri e Zucchi per ricordarci come il cambiamento di un paradigma secolare del progetto di architettura non possa essere affrontato senza intelligenza, tradizione e cultura. Mario Carpo
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recision is a modern invention. It is an essential component of the machines that make our everyday life work: a grain of sand in the gears can, literally and not metaphorically, paralyze an entire continent for days. According to a famous (and controversial) thesis by the philosopher Alexandre Koyré, the history of modernity is the history of the transition from a traditional, artisan-based and archaic world of approximation to a scientific and technological universe of precision. If this is the case for all arts and crafts, then it stands to reason that it would be even more so for contemporary architecture. The modern architect is not an artisan who makes things, but an artist who designs them. The translation of drawings into buildings is the supreme test, and often the martyrdom of the modern architect: in some cases, this translation may be accurate, and in many others it is an approximation which most assuredly leads to catastrophe. Some Countries and cultures have adapted better than others to the world of mechanical and industrial precision. In some regions of Central Europe (Germany, Switzerland, or Austria for example) the cultural assimilation of industrial precision is no less evident in the forms of technical objects than in the social practices of daily life. The regular, mechanical and precise forms of the machine age manifest themselves in objects or entire industrial landscapes that are built happily, harmoniously, intelligently and almost effortlessly. Not so in Italy, where most technical objects – from everyday items to high-speed trains, highways or bridges – are battered, patched and rickety, and are painful to behold, regardless of whether they serve their purposes or not. Italy is the only country in the world where entire works of great complexity (the Milano Malpensa airport, for example) seem to have been built without any forethought by roaming teams of incompetent and illiterate artisans. Philosophers and historians may ponder and argue as to why this wasn’t the case in Italy during the 1950s and 1960s; but this is the very reason why a competent, intelligent and precise construct is seen in Italy today as a rarity, a masterpiece, and almost a miracle. This is true for example in the case of a Ferrari car, a piece of fabric by Zegna, but also for some architectural objects, such as those of minimalist precision built by GEZA. Amongst all of today’s styles, minimalism is one of the most difficult. It is the precision of the implementation, not of the design, that ultimately distinguishes authorial minimalism from the absence of form; and this is a form of precision industry, the works of Christian Kerez or Valerio Olgiati would be illegible – in fact, they would not even exist.
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Seen from afar, the Pratic Headquarters by Gri and Zucchi evoke the slick technological expression and the smooth appearance of the best works of the postwar international style. A deceptive easiness from the start, since the seemingly lightweight design expressed in the form of a curtain wall facade of the time was often the result of a titanic effort on the part of the architects, engineers, and builders--as well as of the clients and users, since the curtain walls of the 1950s and 1960s were expensive and malfunctioned easily. Nowadays such technical problems are no longer an issue: facades of any kind may be bought on the Internet, and may even be “nonstandard” pieces generated by digital technologies (such as those by Permasteelisa, a market leader in the field, and which was founded in Northern Italy, not far from where Pratic is). Today, the designer’s intelligence can, and perhaps should, reveal itself elsewhere. In fact, from up close, the complex for the Pratic Headquarters by GEZA is anything but easy and light. Anomalies and surprises appear, literally, at every corner. The suspended beam on the south facade of the office building, that in the beautiful and purposely deceptive photographs by Fernando Guerra looks like an out of scale band inscribed in a Richard Neutra-like curtain wall, is in fact a giant cantilevered shelf. The solution is a response to the need for sunshade, but seen from the west side of the office wing the beam exhibits, almost brutally, the intricated building complexity of the roof and facade. Other views and glimpses of the outside as well as of the inside spaces of the building (see for example the complex and angular volumes of the staircase) highlight the same contrast between an apparent visual smothness and the irregular, almost brutalist geometries that are stark and dissonant and at times deconstructivist. Similarly, the angle in plan between the two main bodies of the project highlights the disjunctive and laboriously disconnected lines of the composition. The image of precision may seem easy and light, but the quest for precision is always arduous: makers and artists often remind us that nothing is more difficult than the appearance of simplicity. But the restless precision of Gri and Zucchi is also, I believe, the sign of something else and more drastic. The world of mechanical precision is rapidly becoming the world of yesterday, and today’s new digital technologies are not based on the mechanical precision of cause and effect, but on the uncertain (and, according to some, confused) logics of nonlinear science. Opinions diverge on how this new science can affect a new architecture. But it’s the artist’s duty to warn us that things are changing. And we must thank Gri and Zucchi for reminding us that the change of a centuries-old paradigm in architectural design cannot be tackled without intelligence, tradition and culture. Mario Carpo
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Progetto /Architects GEZA Gri e Zucchi Architetti Associati Stefano Gri, Piero Zucchi www.geza.it Con arch. Stefania Anzil Engineering Nuttassociati Imprese /Contractor Edildri costruzioni srl Slurry Italia srl lavori esterni /External works Spav Prefabbricati prefabbricati /Prefabs Vaportemica Commerciale srl impianti meccanici /Mechanical systems Elettrica Ducale snc impianti elettrici /Electrical systems Committente /Client Pratic Localizzazione /Location Via A. Tonutti 80/90, 33034 Fagagna (Udine, Italy) Dati dimensionali /Dimensions Area di intervento /Area 70.000 mq /sqm Produzione /Factory 10.000 mq /sqm Uffici /Offices 1.000 mq /sqm Esposizione /Showroom 550 mq /sqm Area carico, scarico /Loading docks 2.700 mq /sqm Sistemazioni esterne /Landscape 33.000 mq /sqm Cronologia /Schedule 2008-2009 progetto /Design 2009-2011 realizzazione /Construction
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Questa pubblicazione è stata resa possibile da This publication has been made possible by Pratic via A. Tonutti 80/90, 33034 Fagagna (Udine, Italy) www.pratic.it Supervisione editoriale /Supervising editor Paola Giaconia, Image Fotografia /Photography Fernando Guerra | FG+SG fotografia de arquitectura Disegni /Drawings GEZA Gri e Zucchi Architetti Associati Testi /Texts Mario Carpo, Edi Orioli, Dino Orioli Traduzioni /Translations Alexandra Lipezker, Alex Sera Cura grafica e impaginazione /Graphic design and layout Lcd srl (Firenze, Italy) Production Image (Firenze, Italy) Pubblicato da /Published by Silvana Editoriale via Margherita de Vizzi 86 20092 Cinisello Balsamo (Milano, Italy) www.silvanaeditoriale.it Printed in Italy in December 2011
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