FRANCO MATTICCHIO A BRUCIAPELO a cura di Mario Chiodetti
GHIGGINI 1822
FRANCO MATTICCHIO A BRUCIAPELO a cura di Mario Chiodetti
GHIGGINI EDIZIONI
FRANCO MATTICCHIO A BRUCIAPELO a cura di Mario Chiodetti Periodo mostra: 28 aprile - 26 maggio 2018 GHIGGINI 1822 - Galleria d'arte Via Albuzzi 17 - Varese - 0332.284025 galleria@ghiggini.it - www.ghiggini.it Edizione realizzata nel mese di aprile 2018 Tutti i diritti di riproduzione sono riservati a © GHIGGINI 1822
Franco Matticchio Ho incominciato a disegnare all'età della pietra, nel 1962. Non andavo ancora a scuola. Purtroppo non sono rimaste tracce di quel periodo. Il primo disegno documentato è un'oca a matita sul quaderno a righe della prima elementare. Da piccolo sognavo di diventare uno dei disegnatori di Topolino. Walt Disney era il mio mito. Nel '63 mi regalarono una scatola di Caran d'Ache da 40 che ho ancora adesso. I miei strumenti di allora erano la matita, i pastelli e la biro con cui annerivo e congiungevo i puntini sulla Settimana Enigmistica... due o tre volte partecipai anche al concorso “Questo l'ho fatto io”. I pennarelli sarebbero comparsi qualche tempo dopo nelle cartolerie, ma se devo essere sincero, non mi hanno mai entusiasmato. Per temperare le matite usavo la lametta da barba e affilavo la punta sulla carta vetrata. Gli album da disegno si chiamavano Giotto, Raffaello, Leonardo, Michelangelo. Questi grandi maestri venivano rappresentati, intenti nel loro lavoro, su copertine dai colori tristissimi in stile otto-novecentesco. Intorno al '68, dopo aver cominciato a ricopiare quasi iperrealisticamente la storia di “Topolino e il Pippotarzan” (rimasta incompiuta dopo poche pagine), mi resi conto che forse non sarei mai diventato un disegnatore di Topolino. Testo tratto da “Io disegno”, Vànvere Edizioni, 2015 Fotografia di Mario Chiodetti
Oh oh, mi è semblato di vedele un gatto testi in catalogo a cura di Mario Chiodetti
Franco Matticchio non è un pittore, non è un illustratore, non è un fine acquerellista. Di più, è un gatto. Forse lo sa. Come i gatti tende agguati, alla banalità, ai luoghi comuni, alla standardizzazione delle idee, alla sfibrante tecnologia, e sorride stirando le labbra simile al micio davanti al passerotto, in questo caso la monotonia del vivere. Riservato e solitario, apparentemente annoiato ed estraneo al mondo circostante, Franco è gattesco anche nello sfavillare dell’idea, che si manifesta rapidissima e assoluta, magari in apparenza incomprensibile, ma sempre chirurgica e sferzante. I suoi disegni sono popolati da gatti, protagonisti o distaccati osservatori, sorta di inconscio metronomo che segna il tempo della fantasia, oppure emanazioni del matticchiopensiero, che se ne sta fintamente in disparte ma interviene in forma felina, ronfando beato. Del resto il gatto Jones è uno dei suoi personaggi più surreali, senza coda e con benda nera all’occhio sinistro alla Moshe Dayan, grigio di pelo come il suo autore, un po’ filosofo e un po’ fancazzista, sognatore, lettore di giornali e forse libri come l’hoffmanniano Gatto Murr. Un curioso del mondo e della sua umanità disorientata e prigioniera dei cliché, in cerca di qualcosa che somigli alla felicità senza conoscerne l’indirizzo. Altro paradosso, Franco non ha mai avuto un gatto, né desidera averlo, è gatto dentro. Matticchio desidera che molto della sua arte rimanga incomprensibile, i disegni non siano manifesti di questa o quell’idea, ma soltanto piccoli rompicapo ai quali l’osservatore dà una sua lettura oppure no, limitandosi a guardare l’incredibile serie di personaggi, uomini, animali e cose, che l’artista inventa a getto continuo, divertendosi a capovolgere ogni certezza e perfino le leggi della biologia. Il tempo ha un valore relativo nelle sue tavole, anzi a volte scompare e ricompare come una fata morgana, non c’è ieri e non c’è domani per la sua Piccola Fuggitiva che va di corsa per il mondo, cavalcando onde e camminando nei fondali marini, né per il Signor Ahi, nato mentre dormiva, con l’orologio di casa fermo sulle tre e un quarto.
Black Cat Blues, 2005 acrilico su tela, 147x140 cm
Kit & Kattic Cocktail Party tecnica mista su carta, 33x24 cm
Studio di gatti I tecnica mista su carta, 15x25 cm Il disegno del gatto nero è presente sulla quarta di copertina del libro “Il disco della Fougez” di Mario Chiodetti, ed. Menta e Rosmarino, 2017
Studio di gatti II tecnica mista su carta, 22x15 cm
Vizi e virtù del quotidiano Sogni e visioni messi sulla carta, nonsense in bianco e nero o colorati con tinte leggere, toni un po’ sbiaditi come molta parte del nostro quotidiano, che Franco descrive nel vorticare dei suoi personaggi, a volte con una sorta di horror vacui, riempiendo il foglio all’inverosimile di volti, sagome, oggetti, animali, altre isolando il soggetto in un contesto surreale. «È tutto sbagliato, tutto da rifare», dice con Ginettaccio Bartali, gli animali così come sono non gli piacciono, allora ecco quelli “sbagliati”, ibridi come l’Acciugamano, la Vacca da bagno, la Gallina da golf, la Donnola delle pulizie, l’Agente Segreto 00setter, un “lasciatemi divertire” alla Palazzeschi, giochi di fanciullo che vuole reinventare l’universo, sentendosi forse una piccola divinità. Non sempre il Matticchio uomo è chiuso a riccio, si può anche tentare di farlo raccontare, e le parole escono più facilmente se ha in mano la sua chitarra da pizzicare. Per esempio ama la musica, un tempo di più, ora di meno, ma la sua discoteca è quella di un raffinato cultore di canzoni d’autore, Bob Dylan e Serge Gainsbourg, i Genesis, Giorgio Gaber e Luigi Tenco, Sergio Endrigo, il Quartetto Cetra, Giorgio Gaslini in un vecchio lp con l’indimenticabile Rabagliati, e poi Nick Drake, cantautore morto a 26 anni dopo aver pubblicato soltanto tre album tra cui “Pink Moon”, diventato di culto. Franco in gioventù andò fino a Tanworth-in-Arden, vicino a Birmingham, a portare un fiore sulla sua tomba. Disegna quando ha voglia, e quindi quasi sempre, perfino sugli estratti conto della sua banca, e lo fa preferibilmente su un vecchio tavolo di un ufficio postale dismesso regalo dei nipoti, con un bordino rialzato che impedisce alle matite di cadere. Non autografa i suoi libri soltanto con la firma, ma ci fa un disegno con il pennarello fine e qualche volta lo colora. Odia i viaggi, le giacche con il doppio spacco posteriore e i pantaloni a zampa d’elefante, si definisce un casalingo che lavora il meno possibile ma è difficile credergli.
Dirittura d'arrivo tecnica mista su carta, 21x30 cm
Fantini in sella! tecnica mista su carta, 21x30 cm
Sollevamento cavalli tecnica mista su carta, 21x30 cm
Terreno pesante tecnica mista su carta, 21x30 cm
Pascoli tecnica mista su carta, 21x27 cm
Uniposta tecnica mista su carta, 24x19 cm
Da Magritte a Braccobaldo Bau Un giorno Tullio Pericoli gli disse che il suo stile ricordava quello di Roland Topor, ma Franco allora lo conosceva a malapena, però capì che era un complimento e approfondì l’opera del francese. Che con Magritte, un poco di Jacovitti, un’ombra di Hieronymus Bosch (per la visionarietà), dello strepitoso Grandville, con i suoi animali e i fiori antropomorfi, e un alone di Domenico Gnoli fa l’immaginario di Matticchio, la sua lampada di Aladino che ogni tanto sfrega per avere i sogni più a portata di mano, perché quando questi finiscono, incominciano i guai, vero Signor Ahi? Questo per la parte per così dire “tecnica”, mentre quella poetica e ironica conserva il vissuto di fanciullo, i piccoli miti della televisione e del fumetto di allora, per quelli, s’intende, della generazione fine ’50: Magilla Gorilla, il leone Svicolone, Braccobaldo Bau, Yoghi e Bubu, Yakky Doodle, Silvestro e Titti («Oh oh, mi è semblato di vedele un gatto…»), Svanitella, ragazzina svampita con la voce di Gisella Sofio creata da Paul Campari per la pubblicità della cera Liù. Franco avrebbe voluto diventare disegnatore di “Topolino”, con matita e pastelli copiò a 11 anni la storia “Topolino e il Pippotarzan” di Romano Scarpa, e poi “Cocco Bill” di Jacovitti, perfino “Tin tin”, e più grandicello si inventò l’ispettore Segugini, che entrava da una porta dicendo: «Cari bambini, mi presento: son Segugini”, quindi il sessantottino sfigato Tullio con il pugno sempre chiuso e il Signor Panza, ispirato dal nome della villa di Biumo Superiore che vedeva dalle finestre di casa. Per nostra fortuna, la “topolinite” gli passò presto, anche se in mostra c’è il primo quadro, che raffigura il suo cassetto con fogli, pennello, matita, cannuccia con pennino, un re di quadri, la sua fotografia da bambino vicino a un vaso di fiori, una riga di legno e l’immancabile “Topolino” del 1963.
I miei amici animali, 1981 acrilico su tela, 145x189 cm
Nascondino, 2006 acrilico su tela, 90x180 cm
Spadaccini tecnica mista su carta, 16x19 cm
Cappuccetto Rosso tecnica mista su carta, 17x24 cm
Diottrie tecnica mista su carta, 17x24 cm
Cercasi maestro tecnica mista su carta, 29x48 cm
Sala oxatoria tecnica mista su carta, 17x24 cm
Manolesta tecnica mista su carta, 18x23 cm
Direttore d'orche tecnica mista su carta, 30x22 cm
Check list tecnica mista su carta, 29x21 cm
Gran Premio della Montagna tecnica mista su carta, 37x32 cm
Ăˆ per te tecnica mista su carta, 17x15 cm
Vetril tecnica mista su carta, 35x26 cm
Pistaaa! tecnica mista su carta, 17x24 cm
Salto in Aalto tecnica mista su carta, 27x21 cm
Uomini al galoppo e capodogli von Karajan Preparare una mostra di e con Franco Matticchio richiede colpo d’occhio e, purtroppo, un poco di cattiveria, con noi stessi, si intende. I disegni –acquerelli, pastelli, matite, chine- sono centinaia e, ovviamente, tutti interessanti. Decine di cartellette piene, lavori di ieri e di oggi, fumetti, illustrazioni per le copertine dei libri o per i molti giornali con cui l’artista collabora, tavole della Piccola Fuggitiva e del Signor Ahi, perfino qualche quadro, anche se l’autore dice di non volerne fare più, soprattutto per l’ingombro. Cosa fare? Cercare di dividere per temi, dopo esserci procurato molto dolore e averne procurato di certo anche a lui. Franco ha illustrato (e illustra) le copertine dei libri di grandi autori, anche se oggi, come ci conferma, poche case editrici scelgono ancora il disegno come sintesi del contenuto letterario. Ecco dunque i lavori per i noir di Giorgio Scerbanenco, il “Tom Sawyer” di Mark Twain, i libri di Murakami, Etgar Keret e Paul Watzlawick, e quelli di Carlo Emilio Gadda per Garzanti: per questi disegni, come ricorda Matticchio, il professor Isella si adontò, gli parevano irriverenti. Non mancano l’illustrazione per “Il Mostro” di Roberto Benigni e “Il pipistrello poeta” di Randal Jarrell, quella per il romanzo d’esordio di Chiara Zocchi, “Olga”, e la raccolta di racconti “Il disco della Fougez”, di chi scrive. La vena surreale esplode invece in un altro dei temi ricorrenti di Matticchio, cavalli e fantini però al contrario, con gli umani irrisi da equini ribelli che assistono in un “androdromo” alla corsa dei loro cavalieri (di certo avranno scommesso) oppure li stendono, con giubba e stivali, ad asciugare al sole.
Il Mostro tecnica mista su carta, 32x38 cm Disegno per la sigla animata del film di Roberto Benigni, 1994
Il pipistrello poeta tecnica mista su carta, 28x49 cm Disegno per la copertina del libro di Randall Jarrell, ed. Mondadori, 2001
Zombi night tecnica mista su carta, 16x32 cm Disegno per l'articolo di Haruki Murakami edito sulla rivista INTERNAZIONALE, 2016
Le tettine della diciottenne tecnica mista su carta, 33x24 cm Disegno per la copertina del libro di Etgar Keret, ed. LaFeltrinelli, 2017
Olga tecnica mista su carta, 29x21 cm Disegno per la copertina del libro di Chiara Zocchi, ed. Garzanti, 1999
La piccola fuggitiva penna su carta, 21x30 cm Disegno per il libro ed. Nuages, 2009
I milanesi ammazzano al sabato tecnica mista su carta, 30x21 cm Disegno per la copertina del libro di Giorgio Scerbanenco, ed. Garzanti, 1999
Le avventure di Tom Sawyer tecnica mista su carta, 30x21 cm Disegno per le illustrazioni del libro di Mark Twain, ed. Mondadori, 2001
Il castello di Udine tecnica mista su carta, 20x13 cm
L'Adalgisa tecnica mista su carta, 20x13 cm
Disegno per le copertine dell'opera-omnia di Carlo Emilio Gadda, ed. Garzanti, 1999
Disegno per le copertine dell'opera-omnia di Carlo Emilio Gadda, ed. Garzanti, 1999
I viaggi la morte tecnica mista su carta, 20x13 cm
La Madonna dei filosofi tecnica mista su carta, 20x13 cm
Disegno per le copertine dell'opera-omnia di Carlo Emilio Gadda, ed. Garzanti, 2001
Disegno per le copertine dell'opera-omnia di Carlo Emilio Gadda, ed. Garzanti, 2002
Le meraviglie d'Italia tecnica mista su carta, 20x13 cm
La cognizione del dolore tecnica mista su carta, 30x20 cm
Disegno per le copertine dell'opera-omnia di Carlo Emilio Gadda, ed. Garzanti, 2003
Disegno per la copertina del libro di Carlo Emilio Gadda, ed. Garzanti, 2000
MetĂ prezzo tecnica mista su carta, 24x24 cm
Racconti arati tecnica mista su carta, 20x26 cm
C’è tutta l’ironia graffiante di Franco nelle tavole dedicate al gioco, un’altra interessante sezione della mostra, con il ciclista che valica la Cima Coppi su una ragazza-bicicletta nuda con i seni a fungere da manubrio, o il frate che dall’oculista legge soltanto la parola Dio in tutte le lingue e naturalmente il titolo del disegno non può essere che “Diottrie”. Ecco il capodoglio in frac che dirige alla von Karajan la “Rapsodia in blu”, il campione di scherma che duella con il pesce spada nel fondo del mare, la sedia disegnata da Alvar Aalto che supera l’asticella e piomba sul divano tra la gioia di due gatti spettatori nello strepitoso “Salto in Aalto”, o il vecchio Freud (forse) che in un negozio di giocattoli invola un peluche nascondendolo nel cappotto con probabili sensi di colpa. Un gigantesco gatto dal muso di luna piena poggia le zampe sul tetto di una casa in cui è in corso il “Kite & Kattic cocktail party”, e un suo collega bianco e nero, nella tavola “A bruciapelo” creata appositamente per la mostra, osserva sé stesso allo specchio lambito dalle fiamme mentre la macchina della polizia se ne va a manetta. Tipi femminili con micro cane al guinzaglio e studiata eleganza passeggiano sul corso, la bella Lio invece sta come mamma l’ha fatta sulla copertina del disco “Le Banana split”, un’altra femme fatale completamente nuda telefona sdraiata su un incredibile lettone jacovittiano popolato da pinguini, teschi, sonnambuli, sveglie e mazze da baseball, e perfino da tre Maurizio Costanzo in scala, a mo’ di matrioska. Una ragazza che ha davanti a sé un coccodrillo osserva la pelle sanguinante dello stesso appesa come un quadro in un museo, nel disegno intitolato “Carioca”, dal nome della marca di pennarelli utilizzati soltanto per questo lavoro.
Piedi a letto tecnica mista su carta, 17x24 cm
Letto affollato tecnica mista su carta, 22x43 cm
Il tombino tecnica mista su carta, 24x17 cm
Lio china su carta, 30x21 cm Immagine copiata in gioventù da Franco Matticchio dalla copertina del disco “LE BANANA SPLIT”
Cincilla I, Cincilla II tecnica mista su carta, 30x21 cm cad.
Carioca pennarelli su carta, 29x20 cm
Il mio mistero è chiuso in me Gusto per il paradosso, per il calembour fulminante alla Campanile o alla Patroni, la zampata del gatto al topolino dell’ovvietà, sono la cifra dell’arte di Franco Matticchio. Ma attenzione, dietro l’apparente divertimento e la bravura tecnica, c’è la capacità di abbinare, con straordinaria velocità e capacità di sintesi, il frutto di una solida cultura all’intuizione fulminea, a ciò che la vita di ogni giorno suggerisce ma che pochi (o forse pochissimi ormai) sanno cogliere al volo. Soprattutto con ironia. Come in “Pascoli”, in cui un cavallo bruca le parole nelle pagine di un gigantesco libro aperto (o forse è lui che è lillipuziano) come fossero erba, ma saranno davvero i versi del poeta de “La cavalla storna”? L’interrogativo rimane sospeso, il mistero è parte integrante dell’opera di Franco, ed è bello sia così, con l’osservatore trasformato in un detective che non sempre scopre il colpevole. È la firma di un artista spiazzante e graffiante, colto e sbarazzino, dolcemente malinconico e diabolicamente arguto. Matto. Come un gatto.
Fotografia di Mario Chiodetti
Franco Matticchio (Varese 1957) Esordisce come illustratore sulle pagine del Corriere della Sera. Nel 1986 è autore di fumetti senza abbandonare l’attività di disegnatore, e avvia la collaborazione con Linus. Dal quel momento pubblica su molte testate, come King, Linea d'ombra, Salve, L'indice, Il Grifo, Moda. È il creatore di Mr. Jones, il gatto bendato protagonista delle avventure pubblicate su Linus e raccolte, dal 1987, nel volume Sensa Senso. Nel 1988 vince il primo premio proposto dall’Onu per l’iniziativa Cartoonist Against Drugs Abuse. Nel 1982 illustra Il libro dei labirinti, scritto da Anna Zucchi. Nel 1993 realizza disegni e story-board per un cartone animato prodotto da Gertie Immagini per Legambiente, premiato al Festival Internazionale del Cinema d'Animazione di Annecy come miglior film pubblicitario. Sua la sigla animata del film Il mostro, di Roberto Benigni. Il 13 dicembre 1999 realizza una copertina per la rivista statunitense The New Yorker. Collabora come illustratore per le riviste L'indice dei libri del mese, Internazionale, Sole 24Ore, Vivimilano e realizza copertine per la casa editrice Garzanti; sue quelle dell'opera-omnia di Giorgio Scerbanenco e di Carlo Emilio Gadda. Per Rizzoli pubblica Il signor Ahi e altri guai e Jones e altri sogni. Una sua raccolta di disegni è stata pubblicata nel 2006 da Einaudi in Esercizi di stilo. Sempre per Einaudi ha realizzato le illustrazioni dell'ultimo libro di Vincenzo Mollica e, nel 2012, la copertina del romanzo Nessuno è indispensabile di Peppe Fiore. Nel 2011 un suo dipinto è stato esposto presso la Biennale di Venezia. Dal 2010 ha prodotto delle acqueforti per le Edizioni PigPrints. Collabora con Vànvere edizioni, per le quali ha pubblicato tra gli altri il libro Animali sbagliati e con la galleria Nuages di Milano. La sua ultima mostra dal titolo En passant ha avuto luogo nel 2017 alla Galerie Martel di Parigi.
A bruciapelo, 2018 tecnica mista su carta, 15x25 cm Dal disegno originale è tratta la stampa ed. GHIGGINI realizzata in occasione della mostra in galleria in cento esemplari numerati da 1 a 75 e da I a XXV
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