tesi Arch|MONTE LABBRO PARCO NATURA.Progetto di valorizzazione del Parco Faunistico del Monte Amiata

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Scuola di Architettura Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico

MONTE LABBRO PARCO NATURA Proposta progettuale per la valorizzazione del Parco Faunistico del Monte Amiata

MONTE LABBRO NATURE PARK Project proposal for the enhancement of the Monte Amiata Wildlife Park. Candidata: Giulia de Sando Relatore: Antonio Lauria Anno Accademico 2017/2018

Correlatore: Chiara Vitillo



“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” Le città invisibili- Italo Calvino


INDICE

INDICE Sommario

I.

PARTE – INTRODUZIONE In questa prima parte si introduce il tema della tesi, chiarendone gli aspetti principali dal punto di vista del contenuto e della struttura. In primo luogo si analizza lo stato dell’arte che ci permette di inserire la tesi in un ambito preciso e di chiarire i punti di partenza per il suo sviluppo. Successivamente vengono definiti gli obiettivi che si intendono perseguire e la metodologia adottata per farlo. I.1. Progetto di Ricerca I.1.I. Stato dell’arte I.1.II. Parole chiave I.1.III. Obiettivi I.1.IV. Metodologia I.1.V. Cronoprogramma I.2. Apparati I.2.I. Bibliografia I.2.II. Sitografia I.2.III. Fonti iconografiche

II.

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PARTE – CRITICITÀ NEL RAPPORTO UOMO E NATURA E L’APPORTO DI NUOVE DISCIPLINE La seconda parte costituisce una premessa necessaria per affrontare il tema centrale della tutela del patrimonio naturale e culturale nelle aree naturali e rurali. Attraverso una panoramica storica, che affronta le maggiori criticità della società moderna che hanno portato a favorire l’accrescimento delle periferie urbane, andremo ad analizzare le cause che hanno portato al progressivo spopolamento e abbandono delle località rurali. Arriveremo ad inquadrare la nascita di nuove discipline, come la Psicologia ambientale e l’Ecopsicologia, i cui studi sono indirizzati ad indagare sui benefici dati da un contatto con la Natura e a promuovere comportamenti ecocompatibili, e nuove politiche indirizzate verso la sostenibilità ambientale. II.1. L’abbandono dei centri rurali II.1.I. Il rapporto tra uomo e natura nella storia II.1.II. Le problematiche della modernità II.1.III. Nuove strategie per il futuro II.2. Nuove discipline e i loro studi II.2.I. La Psicologia Ambientale II.2.II. Gli studi sul Uomo e la Natura II.2.III. La promozione dei comportamenti proambientali II.3. Apparati II.3.I. Bibliografia II.3.II. Sitografia II.3.III. Fonti iconografiche

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III.

PARTE – IL VIAGGIO COME FILOSOFIA DI VITA Nella terza parte viene contestualizzato l’intervento all’interno della filosofia di viaggio eco-friendly. Verranno presentate le nuove tendenze per un turismo ecosostenibile, il quale mira non solo a riattivare le economie delle comunità locali, ma anche a trasmettere valori e conoscenze da applicare nella vita quotidiana. Verranno esaminate le richieste volte a soddisfare i principi di un turismo lento e, più nello specifico, di un ecoturismo. In questo modo si intende inquadrare la tesi in un settore più specifico. III.1. Un nuovo modo di viaggiare III.1.I. Dal turismo di massa al turismo consapevole III.1.II. Nuove richieste e diversificazione della domanda III.1.III. Il turismo lento, pratica per la sostenibilità III.1.IV. L’ecoturismo III.2. Impatto sulla comunità III.2.I. Riattivazione dei centri rurali III.2.II. Benefici per la popolazione locale III.2.III. Valorizzazione e tutela del territorio III.2.IV. Nuovi incentivi economici III.3. Apparati III.3.I. Bibliografia III.3.II. Sitografia III.3.III. Fonti iconografiche

IV.

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PARTE – TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE Nella quarta parte si analizzano i vari temi legati alla progettazione nelle Aree Naturali. Verranno delineate le tappe fondamentali dell’evoluzione di questa tipologia di zone, descrivendone le caratteristiche e i requisiti. Successivamente si approfondisce il tema dei percorsi verdi e si presentano i progetti ritenuti più significativi, a livello nazionale e internazionale, i quali costituiscono un’ispirazione nelle fasi successive. IV.1. Le aree protette IV.1.I. Classificazione nel mondo IV.1.II. Istituzione delle aree protette in Italia IV.1.III. Evoluzione nel tempo IV.1.IV. Il patrimonio italiano IV.1.V. Opportunità e criticità IV.2. Itinerari Slow IV.2.I. Una valorizzazione capillare IV.2.II. Un’esperienza ecosostenibile IV.3. Best Practice IV.3.I.Trollstigen Visitor Centre IV.3.III. Naturum Laponia IV.3.III. Takern Visitor Centre

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IV.3.IV. Riserva Naturale dell’Orecchiella IV.3.V. Parco Faunistico Pianpinedo IV.3.VI. Porta del Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli IV.4. Analisi e confronto dei dati IV.4.I. Tabella comparativa IV.4.II. Conclusioni IV.5. Apparati IV.5.I. Bibliografia IV.5.II. Sitografia IV.5.III. Fonti iconografiche V.

PARTE – LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROGETTAZIONE Questa parte costituisce il collegamento tra la precedente fase di analisi e la successiva di progettazione. Qui si rielaborano gli input precedentemente recepiti al fine di ricavare delle linee guida, delle strategie, che definiscono il punto di partenza della fase progettuale. Questi indirizzi costituiscono anche un termine di riferimento grazie al quale è possibile controllare se le scelte di progetto e gli obiettivi e requisiti fissati sono coerenti tra loro. V.1. Linee di indirizzo V.1.I. Architettura e luogo V.1.II. Architettura e sostenibilità V.1.III. Architettura e uomo V.3. Apparati V.3.I. Bibliografia V.3.II. Sitografia V.3.III. Fonti iconografiche

VI.

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PARTE – CASO APPLICATIVO In questa parte andremo ad applicare tutti i principi e le nozioni apprese nella parte di analisi in un progetto inserito all’interno di un contesto reale. Analizzeremo nello specifico il Parco Faunistico del Monte Amiata nella Riserva Naturale del Monte Labbro, il suo contesto territoriale e la sua storia, andando ad evidenziare le criticità ed i punti di forza. VI.1. Il Monte Amiata VI.1.I. Arcidosso VI.1.II. Il Monte Labbro VI.2. Il Parco Faunistico del Monte Amiata VI.2.I. La flora VI.2.II. La fauna VI.2.III. I percorsi VI.2.IV. Criticità

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VI.2.V. Esigenze VI.3. Apparati VI.3.I. Bibliografia VI.3.II. Sitografia VI.3.III. Fonti iconografiche VII.

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PARTE – PROPOSTA PROGETTUALE L’ultima parte consiste nella redazione del proposta progettuale. Qui si applicano tutte le linee guida emerse nelle fasi di analisi precedenti al fine di creare un intervento coerente con gli obiettivi precedentemente emersi. Le soluzioni progettuali saranno definite a livello più ampio dal punto di vista architettonico, funzionale, ambientale e paesaggistico. VII.1. Monte Labbro Parco Natura VII.2. L’Arrivo VII.2.I. Analisi dello stato di fatto VII.2.II. La Porta del Parco VII.3. Percorsi VII.3.I. Analisi dello stato di fatto VII.3.II. Strategie per l’accessibilità con mezzi di supporto VII.3.III. Strategie per l’accessibilità con mezzi di supporto VII.3.IV. Accessibilità con supporti multimediali VII.4. Podere dei Nobili VII.4.I. Analisi dello stato di fatto VII.4.II. Il Centro di Educazione Ambientale VII.5. Rovine dell’Eremo di David Lazzaretti VII.5.I. Evoluzione storica dei manufatti VII.5.II. L’Eremo di Lazzaretti tra la terra e il cielo VII.6. Verifica e conclusioni VII.7. Apparati VII.7.I. Bibliografia VII.7.II. Sitografia VII.7.III. Fonti iconografiche

Ringraziamenti

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SOMMARIO

SOMMARIO Il mio progetto di tesi si pone come obiettivo quello di contribuire alla tutela del patrimonio naturale e culturale nelle aree naturali e rurali e di implementarne gli standard di vita. Lo scopo è riattivare le economie delle comunità rurali attraverso attività consapevoli e sostenibili, al fine di evitare l’abbandono di queste zone a favore dell’accrescimento delle periferie urbane. Nasce quindi la necessità di sostenere e valorizzare forme di turismo lento per strutturare prodotti turistici ecosostenibili e mettere in rete le risorse ambientali e rurali, al fine di sensibilizzare una coscienza ecocompatibile ed ecosostenibile. Viaggiare è concepito sia come un mezzo per creare consapevolezza attraverso un’esperienza più profonda e coinvolgente, sia come momento per riappropriarsi del proprio tempo, per liberarsi dall’ansia e dallo stress provocati dai ritmi frenetici della vita quotidiana, e per rientrare in armonia con noi stessi e con ciò che ci circonda. Si parla quindi di un intervento di riqualificazione in grado di rispondere alle richieste di una nuova domanda che concepisce un modo responsabile di viaggiare in aree naturali, conservando l’ambiente e sostenendo le popolazioni locali, e che prende il nome di ecoturismo. In questi termini si consente, in primo luogo, di preservare il carattere unico delle realtà territoriali e di creare nuove opportunità economiche per le comunità locali, e allo stesso tempo, si punta ad offrire un’alternativa ai centri di attrazione turistica principali, ormai soffocati dal turismo di massa, i quali, per difendersi dalle eccessive richieste, offrono esperienze sempre meno autentiche e di conseguenza sempre più superficiali. Tra le molteplici strade che si può scegliere

The aim of the project is to defend the environmental and cultural heritage in the natural and rural areas and to increase the quality of life. The goal is to start up again the rural communities’ economies through aware and sustainable activities in order to avoid the abandon of these areas in favor of the suburbs. The need to support and enhance a slow tourism is functional to organise touristic sustainable products and to have online resources in order to sensitise an eco-friendly and su- stainable awareness. Travelling is a means to increase awareness through a deep and more captivating experience and, at the same time, it’s a chance to claim back your time, to get free from stress caused by the daily chaotic life and to go back in balance with ourselves and the surrounding. This is a redevelopment action able to give answers to a new question that believes in a more responsible way to travel in rural areas, conserving the environment and supporting the locals that is named eco-tourism. Following this concept it’s possible to preserve the real nature of the local areas and to create new economical opportunities for the local communities and, at the same time, it’s given an alternative choice to the most touristic areas su ocated from the tourism, which are o ering less authentic and more super cial experiences in order to defend themselves from the touristic requests. There are several options to reach this awareness raising goal and my thesis analyse and enhan- ce the design of slow itineraries that support the local communities and, to be more precise, the interventions in nature reserves. In these areas is possible to do a lot of


SOMMARIO

per perseguire questo obiettivo di sensibilizzazione e rivalutazione, la mia tesi esamina e approfondisce il tema della progettazione di itinerari slow a sostegno delle economie dei piccoli comuni, e, più specificatamente, si parlerà di progettazione all’interno di Riserve Naturali. Proprio in questi luoghi infatti, è possibile svolgere attività come il trekking, itinerari a piedi o in bicicletta, percorsi a cavallo, birdwatching e più in generale wild watching, visite guidate per lo studio e l’osservazione della biodiversità, attività didattiche volte a valorizzare e illustrare l’evoluzione e le caratteristiche del territorio, il patrimonio demo-etno-antropologico, le economie tradizionali e le memorie ecologiche. Poiché queste aree sono solitamente estranee al fenomeno dell’inquinamento luminoso, anche l’attività dell’osservazione astronomica non è da trascurarsi, poiché offre la possibilità di rispondere ad un’altra richiesta molto attuale e più specifica all’interno dell’ecoturismo, la quale raccoglie una nicchia di appassionati e neofiti, definibile come astroturismo. Il tema del rapporto tra uomo e natura, un legame mutevole ma imperituro, verrà approfondito attraverso la Psicologia Ambientale, grazie alle ricerche svolte per evidenziare i benefici che possiamo trarre tramite il contatto diretto con essa, ed attraverso la promozione dei comportamenti ecosostenibili. L’ultima parte della tesi riguarda una proposta progettuale per la valorizzazione e riqualificazione del Parco Faunistico del Monte Amiata, come occasione per verificare e applicare quanto emerso nelle fasi di studio e di analisi precedenti.

horses, birdwatching and wild watching, guided tours to study biodiversity, didactic activities aiming to increase and explain the development and the characteristic of the territory, its demo-etno-anthropological heritage, traditional economy and ecological memories. The absence of light pollution from these areas encourages the astronomical observation, answering to the new trend of ecotourism, which includes a group of star enthusiasts and neophytes that are part of the so called phenomenon of astro-tourism. The relation between human beings and nature, an uncertain but eternal connection, will be analysed by Environmental Psycology, thanks to all the researches that con rm the bene t that we are obtaining from the direct contact with nature and having eco-friendly behavior. The final part of the thesis is focused on the renewal and valorisation proposal for Parco Faunistico del Monte Amiata, as a chance to prove all the theories that have been studied and analised.


I. PARTE INTRODUZIONE

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INTRODUZIONE

I. 1. Progetto di Ricerca I. 1. I Stato dell’arte

Fig. I. 1. I - Veduta della zona di Bocca d’Ombrone

Nella prima parte della tesi andremo ad introdurre l’argomento della ricerca, chiarendone gli aspetti principali sia riguardo ai contenuti, sia riguardo alla metodologia e all’articolazione della struttura. In primo luogo sarà descritto lo stato dell’arte, per mezzo del quale la tesi si inserisce in un quadro specifico che definisce i punti di partenza del suo sviluppo. Saranno poi fissati gli obiettivi, generali e specifici, come punti di riferimento da perseguire durante lo svolgimento del lavoro. In seguito sarà precisata la metodologia adottata per raggiungere tali obiettivi. Quindi si ricaveranno delle linee guida in riferimento alla letteratura scientifica e alle esperienze progettuali affini, e, più direttamente, attraverso sopralluoghi nell’area di progetto e in altre aree analoghe al contesto studiato. 2

Tra le molteplici strade che si possono intraprendere, avendo come obiettivo la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale, si è scelto di concentrare l’attenzione sull’emergenza dell’abbandono delle zone rurali a favore dell’accrescimento delle periferie urbane, una tendenza globale che acquista un significato particolare in Italia, paese nel quale i piccoli comuni, al di sotto dei 5.000 abitanti, rappresentano il 69,9% sul totale e occupano il 54% del territorio nazionale. Queste realtà, per la natura morfologica del nostro paese, si trovano spesso immerse nella natura e rappresentano bellezze paesaggistiche, architettoniche e culturali uniche, le quali da sole costituiscono, in tutte le loro sfaccettature, quell’autentica ricchezza che contraddistingue la grande varietà del patrimonio italiano. Occorre quindi un’inversione di tendenza, non solo per dare la possibilità di restare, se lo si vuole, dove si è nati e cresciuti senza essere costretti a “sradicarsi” dalla propria terra d’origine per cercare lavoro, ma soprattutto perché se non difendiamo l’ identità dei nostri mondi di appartenenza e se non investiamo nella ruralità, ci ritroveremo a vivere in contesti urbani sempre più ampi e capaci di divorare l’idea stessa di benessere e qualità della vita. In risposta a questo stato di crisi, parleremo di turismo lento e di ecoturismo, mezzi attraverso i quali è possibile riattivare le economie delle comunità rurali e promuovere uno stile di vita sostenibile ed ecocompatibile. In accordo con questi principi e con gli indirizzi dell’Unione Europea, la recentissima Legge n.2541, detta “Salva Borghi”, contiene disposizioni per la valorizzazione e la riqualificazione dei piccoli comuni, e stanzia a favore di questi ultimi un fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale, destinato al finanziamento di investimenti diretti alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, alla salvaguardia dei centri urbani, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all’insediamento di nuove attività. In particolare, si prevede la predispo-


INTRODUZIONE

sizione di un Piano Nazionale che assicuri la priorità ad interventi finalizzati a contrastare l’abbandono di questi luoghi, con lo scopo di prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico e di evitare ulteriori danni alla biodiversità, di assicurare l’esecuzione delle operazioni di gestione sostenibile del bosco e tutti gli interventi di miglioramento naturalistico e di ripristino ambientale. Tutto questo avviene attraverso il sostegno dell’imprenditoria giovanile per l’avvio di nuove attività turistiche e commerciali volte alla promozione del territorio e dei suoi prodotti. Per la Toscana si ritrovano disposizioni analoghe tra gli obiettivi strategici del PIT (Piano di Indirizzo Territoriale con valenza paesaggistica), nel fascicolo introduttivo del quale, “Toscana bella ancora. Il piano del Paesaggio”, sono studiati i caratteri identitari del paesaggio. Questi sono definiti nel loro insieme da un ricco eco-mosaico, prevalentemente di tipo forestale o agricolo, associato elevati livelli di biodiversità e importanti valori naturalistici, contraddistinto da un sistema insediativo reticolare e policentrico, risultato della sedimentazione storica dal periodo etrusco fino ad oggi e da sempre legato da un rapporto stretto e coerente con il territorio agricolo e naturale circostante. Com’è possibile intervenite per promuovere tutta questa ricchezza nel rispetto delle comunità locali e dell’ambiente? Attraverso itinerari slow che propongono un turismo consapevole e di qualità, un nuovo modo di viaggiare più autentico e attento all’ambiente, che non solo porta benefici al turista di passaggio ma anche alla comunità residente. Infatti il turismo lento e in particolare l’ecoturismo si rivelano un fattore produttivo capace di generare attività, processi di produzione e di consumo di entità non più secondaria, in modo autonomo rispetto al macro sistema economico-industriale. Si presterà attenzione alla nascita di nuove discipline che studiano, attraverso la Psicologia, il rapporto tra uomo e natura e i metodi per la promozione di comportamenti pro-ambientali. Anche in Italia possiamo già osservare i felici risultati di queste sperimentazioni, che andremo ad analizzare nei casi studio attraverso la letteratura scientifica e tramite esperienze dirette di visita

sul campo. Il mio progetto di tesi intende promuovere e valorizzare il territorio del Monte Amiata grossetano per due ragioni principali. La prima è la necessità di riequilibrare l’offerta turistica tra area costiera ed area interna, un problema che è possibile riscontrare in tutta Italia. Infatti, se è nota la bellezza del nostro litorale, rimangono per lo più sconosciute e inesplorate le ricchezze e le attrazioni del panorama rurale interno. La seconda ragione risponde invece a motivi forse più personali, basati sul legame che condivido con la mia terra di nascita. Sebbene gli abitanti stessi riconoscano che la vera bellezza di Grosseto stia nella sua posizione geografica e morfologia, che permette in breve tempo di raggiungere sia il mare che la montagna, e nella varietà e qualità offerta dalle moltissime località che costellano la sua provincia, la generazione alla quale appartengo ha assistito ad uno spopolamento di questi posti, così unici, a favore di un repentino espandersi della periferia urbana che, a confronto, poco ha da offrire in termini di qualità della vita. Quali sono le ragioni che spingono ad investire sulla costru-

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zione dell’ennesimo centro commerciale, questa volta delle dimensioni dell’intero centro storico, da anni ormai svuotato di ogni attività? Perché invece non investire sulla promozione di attività locali, su percorsi di turismo lento che portino alla scoperta di luoghi più autentici, luoghi nei quali è necessario riattivare le economie locali per incentivare gli abitanti a non abbandonarli? Perché si spinge verso un’offerta così superficiale, volta solo a fini egoistici e commerciali, invece di sostenere e valorizzare luoghi nei quali la socialità ha ancora un valore, realtà le cui dimensioni permettono di prendere decisioni collettive, nelle quali si conosce il territorio circostante, convivendo con esso e prendendosene cura? Sebbene la Maremma si presenti ancora come una terra selvaggia e ricca di paesaggi naturali, credo che, ad oggi, i suoi abitanti abbiano perso parte del legame con la propria terra. Da qui è nata la mia necessità di sviluppare un intervento che possa non solo valorizzare il nostro territorio ma aiutare a prendere maggiore coscienza di questo delicato rapporto che ci lega all’ambiente nel quale viviamo.


INTRODUZIONE

I. 1. II Parole chiave emozione - lentezza - wild watching - astronomia sensibilizzare - sostenibilità - biodiversità reversibilità - turismo lento - autenticità - rispetto natura incontaminata - educazione ambientale recupero - valorizzare - equilibrare - accessibilità

I. 1. III Obiettivi L’obiettivo generale della tesi è quello di contribuire alla tutela del patrimonio naturale e culturale nelle aree naturali e rurali per contrastare il fenomeno che sta determinando il progressivo spopolamento ed il conseguente abbandono dei piccoli comuni a favore dell’espansione delle periferie urbane. Approfittando della domanda di mercato posta dall’ecoturismo, è possibile riattivare le economie di queste comunità tramite un prodotto architettonico consapevole, responsabile e sostenibile, in grado di valorizzare la ricchezza offerta dal territorio nel quale è collocato. In un’ottica nella quale il viaggio è percepito come una filosofia di vita, è necessario valorizzare le tipicità di questi luoghi al fine di trasmettere una sensibilità ambientale più cosciente, un’esperienza più profonda che possa influire sul nostro stile di vita quotidiano; un’esperienza più autentica, contrapposta al turismo di massa, veloce e di consumo, dal quale i centri di at-

trazione turistica principali sono afflitti, e mirata ad alleggerire la pressione su questi ultimi. Si pone dunque come obiettivo la realizzazione di un nuovo sistema in grado, da un lato, di attirare i viaggiatori nei luoghi dove è possibile godere di un contatto diretto con la popolazione locale e di un’esperienza di educazione ambientale, e dall’altro, di proporsi come nuovo elemento di aggregazione sociale per le comunità locali, capace di offrire attività e benefici ai residenti delle zone limitrofe. Questi obiettivi di carattere generale costituiscono la fase di analisi della tesi e successivamente sono definiti gli obiettivi specifici riferiti alla fase progettuale. Il tema della progettazione nei Parchi Naturali è molto delicato se si considera l’impatto etico e ambientale che un intervento di questo tipo può avere. Nell’ottica di andare a modificare il territorio il meno possibile, si è deciso di intervenire con strutture composte da materiali ecocompatibili assemblati a secco, ovvero strutture reversibili e riciclabili in modo da essere completamente smantellate qualora non siano più necessarie. Saranno definite le linee guida per la progettazione di percorsi attrattivi nei Parchi Naturali, che permetteranno di attivare i meccanismi di valorizzazione, educazione e riqualificazione sopra citati. Attraverso quest’ultima parte, i risultati emersi nelle fasi precedenti si verificano e si applicano ad un caso studio nello specifico, che trova la sua collocazione nel Parco Faunistico del Monte Amiata. Gli obiettivi primari individuati sono i seguenti: • Riattivare il Parco nell’ottica di promuovere il territorio del Monte Amiata grazie ad un turismo sostenibile, attraendo nuovi utenti alla scoperta delle valenze non solo storiche e artistiche, ma anche ambientali, paesaggistiche ed enogastronomiche; • Donare alla popolazione locale un nuovo luogo di aggregazione sociale che possa offrire attività e servizi in un’area che soffre a causa della lontananza dalla città, contribuendo così al miglioramento degli standard di vita della comunità; 4

• Inserire nuove funzioni che possano sostenere nuove attività attrattive, sia ricreative che didattiche, con lo scopo di sensibilizzare verso tematiche quali il rispetto della natura e dell’ambiente e i benefici per la salute connessi alla pratica di attività all’aria aperta; • Inserire nuove attività che possano contribuire al sostentamento economico interno del parco e cooperare con il sistema economico locale; • Ricollocare il Museo di Storia Naturale di Arcidosso, smantellato qualche anno fa e stoccato in alcune rimesse del Parco in previsione di un futuro allestimento all’interno di esso; • Progettare percorsi più accessibili e predisporre strategie in grado di raccontare il parco attraverso esperienze che possano coinvolgere tutti i sensi; • Riportare il lupo al parco, animale di grande carisma e in grado di attrarre un gran numero di visitatori e per il quale è sempre pronta una vasta area recintata, dotata di un punto di osservazione, ad accoglierlo.


INTRODUZIONE

I. 1. IV Metodologia Per raggiungere gli obiettivi prefissati risulta indispensabile definire una corretta metodologia in grado di affrontare le problematiche connesse ad un intervento inserito in un sistema territoriale così delicato. Sono state quindi individuate le fasi fondamentali secondo le quali si intende articolare il lavoro successivo. Possiamo distinguere tre macro-fasi: una prima di analisi, durante la quale si analizzano le problematiche e le necessità; una seconda di indirizzo, dove si elaborano le informazioni raccolte al fine di produrre delle linee guida in grado di orientare il progetto; e l’ultima fase, quella propositiva, nella quale si sviluppa l’idea d’intervento finale. A seconda del metodo con il quale vengono reperiti i contenuti possiamo dividere la prima fase in analisi indiretta e diretta. L’analisi indiretta si basa sullo studio della letteratura scientifica, sull’analisi e l’approfondimento di esperienze progettuali ritenute significative, con lo scopo di definire il quadro generale all’interno nel quale si sviluppa la tesi. L’analisi diretta invece prevede sopralluoghi nel sito di progetto e in altri contesti simili, confronti con le amministrazioni locali e gli enti pubblici interessati, interviste a viaggiatori con esperienze di wild watching, e docenti ed esperti in scienze naturali e faunistiche. La prima parte di studio può essere divisa, dal punto di vista del contenuto, in analisi di carattere generale e analisi specifica. Inizialmente si tratterà quindi di tematiche generali come il recupero del patrimonio ambientale e rurale a favore del ripopolamento e della rigenerazione dei piccoli comuni e di turismo lento e l’ecoturismo come mezzo attraverso il quale riattivare queste economie. La seconda parte della tesi si configura come una fase di sintesi ed indirizzo nella quale tutte le informazione recepite precedentemente sono elaborate e riorganizzate in modo da sintetizzare e schematizzare le linee guida che orienteranno le scelte progettuali successive. Queste linee guida hanno la duplice valenza di porsi come riferimenti per la progettazione e al contempo di costituire uno strumento di verifica e controllo in grado di accertare, anche in 5

corso d’opera, la coerenza delle scelte operate rispetto agli obiettivi precedentemente fissati. Sulla base di tutte queste informazioni viene elaborata la proposta progettuale, che costituisce l’ultima fase della tesi. In questa parte sono messi in pratica tutti gli input recepiti nelle due fasi precedenti attraverso lo sviluppo del progetto dentro il suo contesto specifico: il Parco Faunistico del Monte Amiata. Lungo il nuovo percorso sono collocati vari spots, con caratteri diversi e funzioni specifiche ma che insieme compongono un disegno unico, risultato di un approccio multidisciplinare volto alla sensibilizzazione rispetto alle problematiche ambientali. Sarà quindi elaborato un quadro esigenziale-prestazionale all’interno del quale il progetto sarà approfondito sia dal punto di vista funzionale sia tecnologico.

Fig. I. 1. IV - Vacca maremmana


INTRODUZIONE

I.1. V Cronoprogramma NOV.

DIC.

GEN.

FEB.

MAR.

APR.

MAG.

GIU.

LUG.

AGO.

SET.

scelta del tema e sito di intervento analisi generale analisi specifica analisi sito di intervento elaborazione proposta progettuale grafica laurea

I.2. Apparati I. 2. III. Fonti iconografiche

I. 2. I. Bibliografia S. Cozzolino, L. Nardi, R. Valente (2014), Teorie di progetto ambientale verso l’Europa. Clean.

Immagine di apertura pare I : veduta delle Alpi - www.caisiena.it

Disegno di Legge n. 2541 “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni”

Fig. I. 1. I - Veduta della zona di Bocca d’Ombrone : http://agriturismiinmaremma.it

Piano di Indirizzo Territoriale con valenza paesaggistica (PIT) della Regione Toscana

Fig. I. 1. IV - Vacca maremmana : http://www.magnaboschi.com

ISTAT (2017), Forme, livelli e dinamiche dell’urbanizzazione in Italia M.C. Gibelli, E. Salzano (2006), No Sprawl, Alinea Editrice P. Magi e P.F. Listri, (1978), Toscana presa a schiaffi. Edizioni del Palazzo

I. 2. II. Sitografia http://ec.europa.eu http://www.regione.toscana.it http://www.instituteforthefuture.it/centri-osservatori/DemUrb/

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II. PARTE CRITICITÀ NEL RAPPORTO UOMO E NATURA E L’APPORTO DI NUOVE DISCIPLINE

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CRITICITÀ NEL RAPPORTO UOMO E NATURA E L’APPORTO DI NUOVE DISCIPLINE

II. 1. L’abbandono dei centri rurali

“Tieni sempre a mente, figlio mio, che soltanto la vita all’aria aperta e la luce del giorno sono davvero salutari: qualunque essere privato della libertà si immiserisce e muore in breve tempo. Questo libretto sulla falconeria ti insegnerà ad apprezzare la vita in mezzo alla natura sconfinata. Se un giorno dovessi conoscere l’amarezza dell’esistenza troverai soprattutto nel cavallo, ma anche nel cane e nel falco, dei compagni preziosi che ti aiuteranno a superare le tue afflizioni” A. de Toulouse-Lautrec

La seconda parte costituisce una premessa necessaria per affrontare il tema centrale della tutela del patrimonio naturale e culturale nelle aree naturali e rurali. Attraverso una panoramica storica, che affronta le maggiori criticità della società moderna che hanno portato a favorire l’accrescimento delle periferie urbane, andremo ad analizzare le cause che hanno portato al progressivo spopolamento e abbandono delle località rurali. Arriveremo ad inquadrare la nascita di nuove discipline, come la Psicologia ambientale e l’Ecopsicologia, i cui studi sono indirizzati ad indagare sui benefici dati da un contatto con la Natura e a promuovere comportamenti ecocompatibili e nuove politiche indirizzate verso la sostenibilità ambientale. 8

A livello globale sempre più persone preferiscono vivere in aree urbane che in aree rurali. Nel 2014 la popolazione mondiale residente nei centri urbani era pari al 54%, in netto aumento se confrontata al 30% del 1950. Si stima che nel 2050 la popolazione urbana potrebbe raggiungere l’86% nel mondo industrializzato e il 64% nei paesi in via di sviluppo. Un fenomeno preoccupante se si considerano le grandi criticità che emergono da questa tendenza. La città non è più caratterizzata da confini definiti, ma “si sdraia sguaiatamente sul territorio, in modo spesso disordinato e caotico” (Gabetti e Salzano 2006). Il fenomeno urban sprawl, definito come l’espansione urbana disordinata e incontrollata verso le zone periferiche è uno dei più evidenti cambiamenti che interessa un numero sempre più crescente di città nel mondo (Arrabas-Bel et al.,2011). Questo fenomeno assume un significato particolare in Italia, un paese la cui morfologia ha permesso la nascita e la crescita di numerose piccole realtà, che ancora oggi sono in grado di descrivere tutta la ricchezza del nostro patrimonio naturale e la vastità del patrimonio culturale, dato da una lunga stratificazione storica. I piccoli comuni, cioè quelli al di sotto dei 5.000 abitanti, rappresentano il 69,9% dei comuni italiani e occupano il 54% del territorio nazionale. Questi sono luoghi le cui dimensioni permettono una coesistenza tra paesaggio antropologico e naturale ed uno stile di vita più sostenibile e a contatto con l’ambiente, ma che, ad oggi, stanno soffrendo di spopolamento e abbandono causato da questo trend di crescita centrale-periferico che preferisce investire sull’espansione delle periferie urbane anziché sulla valorizzazione e riqualificazione dei centri rurali. Nonostante siano caratterizzati dalla permanenza dei valori storici, culturali ed architettonici, la loro conservazione è spesso determinata dall’arretratezza economica e dalla collocazione periferica, in contesti in cui anche l’esodo degli abitanti rappresenta una forma di degrado sociale che ha effetti sul tessuto costruito.


CRITICITÀ NEL RAPPORTO UOMO E NATURA E L’APPORTO DI NUOVE DISCIPLINE

II. 1. I. Il rapporto tra uomo e natura nella storia Osservando l’intera storia dell’umanità possiamo dire che l’uomo ha dato una prima scossa all’equilibrio che sosteneva il suo rapporto con la natura nel momento in cui da raccoglitore-cacciatore si è trasformato in agricoltore-allevatore, iniziando così a modificare il territorio circostante e intervenendo su di esso e sugli altri esseri con cui conviveva in base alle proprie necessità. Da nomade a sedentario, ha così inizio quel processo che, nel corso dei secoli, lo ha portato a perdere il contatto che aveva con l’ambiente circostante. Fino alla Rivoluzione Industriale le città si estendevano in base alla capacità che aveva la campagna circostante di alimentarle, i collegamenti erano lenti e viaggiare aveva un’accezione sicuramente diversa rispetto a quella odierna. Con il progredire della tecnologia annotiamo due avvenimenti importanti: il primo è l’invenzione dei mezzi di trasporto meccanizzati che segnano un cambiamento fondamentale nella storia degli spostamenti, in termini di velocità ma anche di inquinamento. Ciò che è avvenuto negli ultimi cento anni ha stravolto completamente non solo la realtà del viaggiatore ma anche la cognizione delle distanze: da un lato i tempi di percorrenza si sono progressivamente ridotti ma anche il mondo, per così dire, si è rimpicciolito. Il secondo è l’invenzione dei refrigeratori: con la catena del freddo la conservazione dei cibi subisce una svolta radicale e, grazie ai trasporti sempre più veloci, è possibile importare alimenti da qualsiasi parte del mondo. Questo ha determinato una ripercussione significativa nel rapporto tra campagna e città: da questo momento non è più necessario preoccuparsi che la terra che circonda la città sia sufficiente ad alimentarla, poiché i prodotti possono arrivare in poco tempo da molto lontano, grazie a mezzi di trasporto e tecnologie sempre più avanzati. In quest’ottica è possibile la nascita di città completamente slegate dal territorio circostante, città come Las Vegas o Dubai, cresciute nel deserto e alimentate grazie all’agri-

coltura e all’allevamento intensivo, principali fonti di inquinamento e cause di perdita di biodiversità. Seguire precipitosamente questi processi, agevolati dal successo del trasporto privato su gomma, ha portato quindi la città con i suoi abitanti a un progressivo distacco dal territorio circostante e ad espandere le proprie periferie urbane fino a divorare ciò che prima la sostentava, relegando la natura in “aree protette” o in parchi urbani e recando danno alla biodiversità e alle tradizioni territoriali. L’uomo ha stravolto l’immagine della Terra in maniera così profonda che risulta evidente persino dalla sua orbita: il bagliore delle luci artificiali sono un ottimo modo per rendersi conto del dominio dell’uomo sul pianeta. Secondo alcune stime, l’85% del cielo europeo è inquinato dalla luce, mentre gli Stati Uniti sono al 62% e il Giappone al 98,5%. In paesi come Germania, Austria, Belgio e Paesi Bassi non c’è più cielo notturno privo di inquinamento luminoso. L’eccesso di illuminazione artificiale non è solo un problema degli astronomi ma ha conseguenze sulla salute dell’uomo, dell’ambiente e dei suoi ecosistemi. L’odierna società industrializzata che in qualche maniera allontana l’uomo dalla natura, innesca in esso un sentimento di nostalgia della natura, ossia un bisogno di evasione dalla suddetta società e un desiderio di riavere un rapporto armonico con la natura, inteso anche come un ritorno all’autenticità.

Fig. II. 1. - Face. Scultura vegetale di Emeric Chantier Fig. II. 1. I. - Boy. Scultura vegetale di Emeric Chantier

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II. 1. II. Le problematiche della modernità La crisi del territorio è legata alla perdita di percezione dei confini, alla diffusione urbana e all’urbanizzazione delle zone rurali. Come detto, la maggior parte della popolazione globale tende a concentrarsi nelle grandi città. Questo con il tempo ha portato a un’espansione spesso incontrollata delle periferie urbane, facendo in modo che si creassero aree deboli, con problemi di carattere economico sociale, di struttura urbana ed edilizia, di mobilità e di qualità della vita. Il senso di affollamento genera un maggiore sentimento di anonimato e di solitudine che portano le persone a vivere in un’ottica più individualista ed egoista, abbandonando sempre di più i comportamenti sociali: con l’aumento della densità della popolazione aumenta il grado d’individualizzazione e di anonimato di ogni singolo individuo, e di conseguenza la responsabilità e i comportamenti pro-sociali si disperdono e diminuiscono. Ancora, la “mala architettura”, anche su scala urbanistica, non aiuta il cittadino nel suo buon adattamento al territorio. Tra tutti i problemi, quelli ecologici sono l’espressione di un malcostume umano diffuso e profondamente radicato nel substrato culturale del mondo occidentale. E’ da ricordare che il nostro paesaggio nel suo complesso va degradandosi e riducendosi nella sua identità (Benevolo, 2006), tanto da aver bisogno di essere recuperato in tutti i suoi diversi componenti. Oltre all’inquinamento ambientale è da sottolineare che accanto a fattori ambientali aumenta la soddisfazione residenziale, il sentimento di gratificazione associato al vivere in un dato ambiente (Aragones, 1997). Vissute in queste città, le giornate sono forzatamente più stressanti ed il ritmo è costantemente frenetico: vi è un’iperstimolazione visiva e uditiva, ed anche il traffico, che incide sul rumore e sulla qualità dell’aria, è un fattore di stress. Quest’ultimo assieme alle variazioni di temperatura e l’inquinamento dell’aria sono appunto cause dello stress ambientale, un fenomeno che crea nelle persone molti effetti psicologici negativi. Le persone affette da stress ambientale possono manifestare infatti una diminuzione dell’at-

tenzione e della memoria; una recessione del livello di altruismo e di cooperazione tra gli individui ed un incremento delle condotte aggressive (Cohen,1980). Infine aumentano le malattie genetiche, le patologie respiratorie e croniche che purtroppo portano ad una drastica riduzione della qualità della vita.

Fig. II. 1. II. - Skull. Scultura vegetale di Emeric Chantier

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II. 1. III. Nuove strategie per il futuro La recente legge “Salva Borghi”, di cui si è parlato prima, rappresenta una conquista molto significativa per il futuro del nostro territorio. In essa sono raccolte e definite tutte le strategie socioeconomiche che favoriscono un approccio sostenibile ed equilibrato in tutto il territorio. Grazie a questa legge, per la prima volta, si definiscono i piccoli comuni con l’obiettivo di garantirne lo sviluppo economico-sociale, la tutela dell’ambiente e la salvaguardia dei beni culturali e tradizionali, per i quali la legge prevede fondi e finanziamenti mirati. Con la “Salva Borghi”, “lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province o aree vaste, le unioni di comuni, i comuni, anche in forma associata, le unioni di comuni montani e gli enti parco, per quanto di rispettiva competenza, possono promuovere nei piccoli comuni l’efficienza e la qualità dei servizi essenziali, con particolare riferimento all’ambiente, alla protezione civile, all’istruzione, alla sanità, ai servizi socio-assistenziali, ai trasporti, alla viabilità, ai servizi postali nonché al ripopolamento dei predetti comuni anche attraverso progetti sperimentali di incentivazione della residenzialità”, ma non solo: la legge tratta anche della promozione di prodotti provenienti da filiera corta o a chilometro utile, dell’acquisizione di case cantoniere, della realizzazione di itinerari turistico-culturali, degli alberghi diffusi, distinguendosi per sensibilità ambientale e culturale come non era mai successo prima. Il legislatore si rivolge all’identità tradizionale e produttiva e al paesaggio storico-naturale. Con questa normativa si decreta la nascita ufficiale di una strategia nuova, che si curi di tutto un sistema che, a causa di un’economia vorace com’è quella del libero mercato e di una gestione consumista del turismo, rischia di scomparire sotto ogni aspetto, da quello ambientale a quello economico-sociale. Oltre alla “Salva Borghi”, nel caso della Toscana, si trovano altre disposizioni riflettenti le stesse strategie: è il caso degli obiettivi del Piano di Indirizzo Territoriale con valenza paesaggistica. Attraverso il PIT infatti si ricerca i caratteri identitari del paesaggio e se ne

definisce la sua valenza multidisciplinare. Il paesaggio è studiato come un mosaico frutto di comunioni, incontri ed evoluzioni storico-ambientali, e nella fattispecie composto da caratteri prevalentemente di tipo forestale-agricolo connesso ad alti gradi di biodiversità e inciso da un apparato insediativo di carattere reticolare e policentrico che, stratificandosi nel tempo fin dall’epoca etrusca è stato legato da un rapporto coerente con l’ambiente che lo circonda. A tal fine il piano si preoccupa di definire “un progetto di paesaggio dedicato alla messa in valore dei principali itinerari di fruizione lenta dei paesaggi toscani, attivando una pluralità di attori e di risorse economiche potenzialmente interessati” in modo da assicurare stanziamenti utili a recuperare situazioni di degrado, a valorizzare risorse trascurate e soprattutto ad attivare la potenzialità di coltivare paesaggi qualitativamente migliori di quelli ereditati in passato. Il paesaggio non è più visto come un vincolo, ma come un’opportunità di ricchezza socio economica associata ad una necessità psicofisica e culturale di interagire con l’ambiente naturale. In questo senso esso rappresenta un punto di partenza dal quale riattivare una progettualità diversa finalizzata ad un accrescimento per tutto il territorio.

Fig. II. 1. III. - Baby. Scultura vegetale di Emeric Chantier

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II. 2. II. Gli studi sull’Uomo e la Natura Fig. II. 2. - Green Heart. Scultura vegetale di Emeric Chantier

II. 2. I. La Psicologia Ambientale

II. 2. Nuove discipline e i loro studi L’interesse per la dimensione umana dei “cambiamenti ambientali globali” come la perdita di biodiversità, la riduzione e il progressivo inquinamento delle risorse naturali, l’effetto serra con i relativi cambiamenti climatici e il sovrappopolamento umano, per elencarne alcuni, è sempre più emergente all’interno delle varie scienze naturali e ambientali quali l’ecologia, le scienze agronomiche e forestali, la climatologia, la chimica e la fisica ambientale. Per riuscire ad inquadrare al meglio le criticità trattate è necessario partire da un approccio multidisciplinare che prevede l’apporto di varie discipline, le cui teorie ci serviranno come punto di partenza e supporto per le successive scelte in fase progettuale.

Fin dagli anni ’50 si sviluppa all’interno degli studi psicologici un settore di ricerca che, da un primo interesse verso le caratteristiche fisiche dell’ambiente, passa ad indagare sullo studio di un interfaccia tra comportamento umano ed ambiente socio-fisico. In un primo periodo molta attenzione è data all’ambiente costruito (architettura, tecnologia e ingegneria) e al modo con cui quest’ultimo influenzava il comportamento umano e il benessere degli individui (Bonnes & Bonaiuto, 2002). Le prime collaborazioni sono avvenute in ambito di progettazione architettonico-ingegneristica, design e urbanistica. Questo ha portato alla nascita della cosiddetta Psicologia architettonica che si è concentrata sullo studio delle modalità attraverso le quali particolari caratteristiche dell’ambiente spazio-fisico possono orientare e influenzare il comportamento e il benessere degli utenti. Successivamente si assiste ad un rapido sviluppo della psicologia ambientale, agevolato dalla sempre più diffusa consapevolezza tra le persone dell’esistenza e della gravità di problemi ambientali, consapevolezza che permette di ampliare il proprio raggio di azione su ambienti naturali. Da qui nascono gli studi sulle spiegazioni e sulle mutevoli influenze delle attività umane sull’ambiente biofisico e sugli effetti negativi di questi problemi causati dall’uomo (come il rumore o l’inquinamento) sulla salute e sul benessere psicologico degli individui. Le interazioni tra uomo e ambiente assumono molteplici forme dalle quali derivano poi differenti risultati. Di seguito saranno riportati gli studi ritenuti significativi ed inerenti alla mia ricerca. 12

L’idea che il contatto con la natura possa promuovere il benessere e la salute è presente da tempo nelle culture occidentali e orientali ed è ancora oggi molto solida. In una ricerca nazionale svolta in Olanda, il 92% degli intervistati affermava di essere d’accordo con la frase “una vista della natura mi dà una sensazione di benessere” (Frerichs, 2004). Nel corso del tempo molteplici studi di psicologia hanno dimostrato quanto questa affermazione risulti vera e con quali modalità si manifesti sulla salute psicofisica della persona. Nel 1984 Roger Ulrich pubblicò uno studio nel quale, per la prima volta, erano riportate delle evidenze empiriche sulla correlazione tra esposizione alla natura e miglioramento della salute umana: dimostrò che i pazienti ricoverati per intervento chirurgico che alloggiavano in stanze con affacci su aree naturali ricche di vegetazione, avevano una degenza post-operatoria più breve, fornivano meno commenti negativi quando valutavano le infermiere e avevano meno bisogno di antidolorifici, rispetto a tutti quei pazienti che non godevano di tali viste. Non a caso le caratteristiche fisiche dei luoghi, le percezioni che ognuno ha di queste e le attività che vi sono svolte, hanno importanti effetti su autostima, sicurezza ed identità, influenzando in tal modo il benessere generale della persona (Evans,& Mitchell, 1998). Come dimostrato da alcuni studi (Kaplan, 2001; Fornara, Bonaiuto, Bonness, 2007), infatti, un luogo può essere considerato di ristoro se riesce ad assicurare evasione, fascino, coerenza e compatibilità. L’evasione corrisponde a una fuga virtuale o fisica dal proprio ambiente di vita abituale. Inoltre, per permettere l’evasione, l’ambiente deve offrire un diversivo con un contenuto che porti l’individuo lontano dalle sue preoccupazioni. Il fascino è il processo tramite il quale l’attenzione è trattenuta senza sforzo. Questo è favorito dalla presenza di elementi naturali (come l’acqua, il rumore delle foglie mosse dal vento, gli animali). Un ambiente ricostituente è anche compatibile con ciò che l’individuo cerca di fare, così che egli possa esercitare un minore sforzo di selezione e di


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attenzione per rispondere ai suoi gusti, alle sue aspirazioni e ai suoi scopi personali. Una recente linea di ricerca ha studiato la relazione tra l’accesso agli spazi verdi nell’ambiente in cui si vive e la salute pubblica. In uno studio pioneristico, De Vries e colleghi nel 2008, scoprirono che i residenti in un’area con un’alta percentuale di spazi verdi in un raggio tra gli 1 i 3 km attorno alla propria abitazione riportavano una maggiore salute generale e mentale e minori problemi di salute rispetto a coloro che vivevano in luoghi di con una minore percentuale di verde attorno alle proprie case. Più in generale le condizioni ambientali non ottimali pongono delle richieste che possono eccedere le capacità individuali di farvi fronte. Tale squilibrio tra richieste ambientali e capacità umana di farvi fronte è noto come stress (Evans & Cohen, 2004; McGrath, 1970). È noto che lo stress ha un chiaro legame con la malattia che si esprime attraverso un’alterazione del sistema immunitario ( Sagerstrom & Miller, 2004), problemi di natura cardiovascolare ( Chiada & Hamer, 2008), stati infiammatori (Miller, Cohen e Ritchey, 2002) e problemi psicologici.Tra le maggiori cause di stress ambientale troviamo: il rumore, l’affollamento, il traffico, la scarsa qualità delle abitazioni e del quartiere. Queste condizioni spesso si verificano negli ambienti urbani e sono strettamente collegate alla di vita in questi ambienti.

II. 2. III. La promozione dei comportamenti pro-ambientali

Fig. II. 2. II. - Scultura vegetale di Emeric Chantier

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Un’altra parte della ricerca in psicologia ambientale è volta alla comprensione e alla promozione dei comportamenti pro-ambientali. Da un punto di vista strettamente antropologico, infatti, la specie umana in quanto genere sapiens, si è caratterizzata rispetto ad altri primati per il suo atteggiamento predatorio nei confronti della natura e delle risorse. Da qui nasce la necessità di capire come ottenere un mutamento culturale in campo ambientale in vista di un futuro sostenibile. Diversi studi mostrano che i valori per lo più influenzano il comportamento indirettamente, attraverso credenze specifiche, atteggiamenti e norme (De Groot & Steg, 2007). Possiamo dire che sono più influenti quando sono attivati in una specifica situazione: la salienza infatti può influenzare il modo con cui le persone stabiliscono la priorità dei propri valori e di conseguenza l’entità con la quale i valori influenzano gli atteggiamenti e i comportamenti. I valori biosferici riflettono un interesse per la natura e l’ambiente fine a sé stesso e differiscono da quelli altruistici o egoistici per il fatto che questi riflettono un interesse per il benessere di altri essere umani o sé stessi. Sia i valori altruistici che quelli biosferici possono promuovere un comportamento pro-ambientale. Molti dei problemi ambientali con cui oggi dobbiamo confrontarci sono la conseguenza delle nostre stesse azioni, quindi potenzialmente sono risolvibili cambiando il nostro comportamento. Le norme sociali esercitano un potente impatto sul comportamento (pro-ambientale) attraverso un’influenza di tipo normativo e informativo. Esse ci dicono quale comportamento è approvato o disapprovato e quindi il conformarsi alle norme è spesso associato all’accettazione e al riconoscimento sociale. Questa tendenza è stata illustrata in uno studio di Nolan e colleghi nel 2008, sulla buona volontà delle persone di risparmiare energia. La ricerca mostrò che fornire maggiore informazione normativa sui migliori comportamenti di risparmio


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energetico di altre famiglie nello stesso quartiere, aveva un risultato più efficace rispetto a fornire informazioni sul risparmio energetico in termini di protezione ambientale, responsabilità sociale, risparmio di denaro o soli consigli. Un fattore altrettanto importante sono le motivazioni simboliche e affettive del comportamento ambientale, cioè come modo di esprimere la propria identità, il proprio status o le proprie emozioni. Se riuscissimo ad innalzare il valore simbolico ed affettivo del comportamento pro-ambientale, più persone probabilmente lo adotterebbero. Dall’altro lato è necessario cercare di instaurare un legame profondo tra uomo e ambiente, stimolando le persone a stabilire relazioni affettive positivamente con i luoghi, intrattenendo con essi un rapporto di attaccamento (Bowlby1969). L’interesse delle persone ad esplorare il mondo è infatti un apprendimento originario che diventa una realtà vissuta se l’ambiente favorisce la capacità di muoversi verso mete nuove come il turismo. Nello sviluppare un adeguato senso di appartenenza al territorio, si può diventare esperti viaggiatori e, allo stesso tempo, possiamo attrarre turisti a visitare il territorio al quale noi siamo tanto “attaccati” (Calzati, 2012). Per sviluppare il turismo e per far sì che gli abitanti non sentano l’invadenza dei viaggiatori è necessario analizzare l’identità che un dato territorio ha o è in grado di esprimere, per svilupparne un’immagine turistica da promuovere a livello nazionale e internazionale. Il turismo, in quest’ottica, si trasforma in un elemento innovativo, potenzialmente in grado di rafforzare la ricchezza immateriale e il senso di appartenenza di una comunità al suo territorio.

II. 3. Apparati II. 3. I. Bibliografia M. Costa, (2016), Psicologia ambientale e architettonica. Come l’ambiente e l’architettura influenzano la mente e il comportamento. Franco Angeli editore. V. Calzati, P. de Salvo, (2012), Le strategie per una valorizzazione sostenibile del territorio. Il valore della lentezza, della qualità e dell’identità per il turismo del futuro. Franco Angeli editore. L. Steg, A.E. Van Den Berg, J.De Groot, (2013), Manuale di psicologia ambientale e dei comportamenti ecologici. Ferrari Sinibaldi. P. Fuligni, P.Rognini, (2007), La metropoli umana. Economia e politica per la qualità della vita nelle città di oggi. Franco Angeli M. Bonaiuto, M. Bonnes, P. Passafaro, G. Carrus, F. Fornara, (2007), Psicologia ambientale della sostenibilità e educazione ambientale, Rendiconti Accademia Nazionale delle Scienze Vol. XXXI M. Bonnes, P. Passafaro e G. Carrus, (2006), Psicologia ambientale, sostenibilità e comportamenti ecologici. Carocci Editore M. Bonnes, M. Bonaiuto e T.Lee, (2004), Teorie in pratica per la psicologia ambientale. Cortina Raffaello Editore. S.M. De Marco,(2015), Psicologia e Architettura: studio multidisciplinare dell’ambiente. Aletti Editore M. Kuo, (2015), How might contact with nature promote human health? Promising mechanisms and possible central pathway, articolo pubblicato su: Fronriers in Pscycology Q.Li, (2007), Forest bathing enhances human natural killer activity and expression of anti-cancer proteins. (Articolo in) International Journal Of Immunopathology And Pharmacology, Vol.20, no.2 G. Bateson, (1980), Mente e natura: un’unità necessaria, Adelphi (1984), tit. orig. Mind and Nature, A Necessary Unity, Bantam Books.

II. 3. II. Sitografia http://www.ecopsicologia.it http://www.epertutti.com

II. 3. III. Fonti iconografiche Immagine di apertura pare II : https://www.pinterest.it/pin/412079434650924255 Fig. parte II - Opere scultoree vegetali dell’artista francese Emeric Chantier: https://macadamgallery.com/gallery/emericchantier/

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III. PARTE IL VIAGGIO COME FILOSOFIA DI VITA

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IL VIAGGIO COME FILOSOFIA DI VITA

III. 1. Un nuovo modo di viaggiare

“Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi” M. Proust

In questa terza parte si arricchisce il tema analizzando, tra i diversi profili che il turismo può assumere, la filosofia di viaggio eco-friendly, le ragioni che ne sono alla base e soprattutto gli effetti che essa produce sulle realtà del territorio. In seguito saranno presentate le nuove correnti rivolte a un turismo ecosostenibile, mirato non solo a riattivare le economie delle comunità locali salvandone le tradizioni, ma anche a trasmettere valori e conoscenze da applicare alla vita quotidiana in vista di un approccio sempre più responsabile nei confronti dell’ambiente. Infine saranno esaminate le richieste e le necessità volte a soddisfare i principi di un turismo lento e, più nello specifico, di un ecoturismo. In questi termini si intende inquadrare il lavoro di tesi in un settore più specifico. 16

Il turismo, potentissimo volano dello sviluppo locale ed occupazionale dei paesi europei, è un settore che ricopre il 10% del PIL europeo, sistemandosi al terzo posto in termini di potenziale di crescita economica dell’Unione. Ciononostante, gli impatti negativi dovuti allo sviluppo dell’impresa turistica, ritenuta una smokeless industry fino agli anni ‘60, hanno fatto riflettere sulla necessità di controllare i flussi e le attività turistiche in un’ottica di crescita sostenibile. Al Summit della Terra di Rio De Janeiro del 1992 già si parla della programmazione turistica come l’area d’intervento più adatta al fine di realizzare uno sviluppo di tipo sostenibile e, in tale ambito, si pongono le basi per la successiva concretizzazione, grazie alla Federazione Europarc, della Carta Europea del Turismo Sostenibile, contenente i principi e le linee guida per un turismo rispettoso dell’ambiente e delle risorse culturali, che aspiri ad “educare” il turista al riguardo e alla comprensione dei valori e delle tradizioni degli abitanti dei luoghi visitati e alla cura dell’ambiente naturale circostante. Gli effetti generati dal turismo sono facilmente leggibili, ma di differente tipologia: nel momento in cui si crea un rapporto di asservimento con il territorio, si assiste alla compromissione totale del paesaggio e dell’identità stessa del luogo, al contrario, quando gli effetti sono prodotti da un turismo sostenibile, si procede all’attivazione di meccanismi positivi di sviluppo locale che innestano un processo di preservazione delle identità rurali.


IL VIAGGIO COME FILOSOFIA DI VITA

III. 1. I. Dal turismo di massa al turismo consapevole

Fig. III. 1. - Trekking in natura

Benché l’origine del turismo moderno risalga già ai primi dell’800, è in realtà dal primo dopoguerra a oggi che il turismo è cambiato in maniera radicale in termini di concepire e intraprendere un viaggio. I turisti di prima generazione erano poco esigenti e non tanto interessati alla meta o alla struttura ricettiva scelta, permettersi una vacanza era un lusso accessibile a pochi: i primi viaggi con il puro scopo di intrattenimento e arricchimento personale erano praticati solamente da chi poteva permetterseli, ovvero dai figli della ricca borghesia della rivoluzione industriale. Con la ricchezza economica progredisce la tecnologia dei traporti e delle comunicazioni e in poco tempo il turismo, che prima era solo per pochi, inizia a diventare un’opzione per molti. Agli inizi degli anni ’60 del 900, anni in cui si registra una forte industrializzazione e urbanizzazione in Europa e negli Stati Uniti, si sviluppa il turismo moderno: il maggior reddito percepito e la diminuzione dei tempi lavorativi spingono il potenziale turista a ricercare anche in vacanza le comodità che spettano al proprio ceto favorendo lo sviluppo di visite organizzate in villaggi o catene alberghiere che garantiscono vacanze standardizzate, senza rischi né sorprese, evitando totalmente di entrare in relazione con le realtà del luogo e di coglierne lo spirito. A causa dell’aumento della diffusione, dell’accessibilità e della rapidità dei trasporti e con lo sviluppo sempre più frenetico delle comunicazioni attraverso i mass media, tutte le destinazioni sono adesso facilmente raggiungibili, permettendo un’incredibile crescita in termini di quantità dei flussi di viaggiatori. Ciò porta alla nascita del fenomeno chiamato turismo di massa. Dagli anni ’80 e, con una crescita esponenziale negli anni ‘90, si sviluppa un turismo diverso, per il quale il turista si possa emancipare dalla maggioranza, iniziando a mostrare maggiore attenzione alle proprie necessità e bramando di soddisfare le proprie voglie attraverso scelte autonome, cercando di evitare quei 17

pacchetti vacanza che rappresentano un’idea artefatta del viaggiare. Questa inversione di tendenza non arriva all’improvviso, ma è un frutto ancora acerbo di un’idea che ha preso piede con sorprendente rapidità fin dagli ultimi anni del XX secolo, un’idea di vita a ritmo lento, basata sul cosiddetto “rallentamento del tempo” e concepita da una nuova sensibilità nei confronti dell’ambiente. Il turista e consumatore adesso è sempre più portato ad inserire nelle scelte della propria vita questi valori, alimentando i meccanismi sostenibili. È con questi caratteri che finalmente al giorno d’oggi si delinea un turista attento, alla ricerca di sé stesso, oltre che di un luogo, rispettoso delle tradizioni e del territorio, curioso di stabilire un contatto con i residenti e di intraprendere un viaggio fatto di esperienze irripetibili e non valutabili economicamente; un turista cosciente che ricerchi molto di più che un semplice luogo dove passare le proprie ferie, tra un ombrellone e un altro, ma piuttosto una valida e autentica avventura che lo apra alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente che lo circonda.


IL VIAGGIO COME FILOSOFIA DI VITA

Fig. III. 1. I. - Veduta della spiaggia di Marina di Grosseto

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IL VIAGGIO COME FILOSOFIA DI VITA

III. 1. II. Nuove richieste e diversificazione della domanda Nell’assecondare il processo di mercificazione della vacanza il turista, non educato a nessun tipo di sensibilizzazione, è forzato inconsapevolmente ad alimentare un sistema basato sul consumo e totalmente insostenibile per l’ambiente e per l’uomo. La pressione esercitata dal turismo di massa determina una quantità piuttosto considerevole di effetti negativi sul territorio: il paesaggio è deturpato e modellato in base alla quantità e alle dimensioni delle strutture ricettive e delle loro attrezzature; le identità locali sono minacciate direttamente alla base delle proprie tradizioni e delle proprie usanze soprattutto attraverso la spersonalizzazione del luogo e all’omologazione del paesaggio, perdendo completamente contatto con la realtà che le circonda; chi abita il territorio è testimone della perdita della propria indipendenza economica, a favore dei flussi che alimentano il mercato globale e la serialità industriale. La superficialità che caratterizza questo tipo di turismo determina un’assenza totale di qualsiasi tipo di tradizione educativa da trasmettere generazione dopo generazione, azzerando definitivamente la possibilità di recuperare o salvaguardare le realtà naturali e storiche che caratterizzano il territorio. Con i suoi alberghi e ristoranti, campi da golf e discoteche, parcheggi e quant’altro questo effetto turistico di massa non può che annientare le specificità territoriali dei luoghi, trasformandoli in luoghi senza un’identità, caratterizzati dall’anonimato e dalla riproduzione seriale dal cibo all’architettura, separati dal contesto e dal contatto con qualsiasi suo aspetto, rendendoli, in una parola, dei non-luoghi (Marc Augé, 1992). Tutte queste ripercussioni, insieme alla crescita di nuove motivazioni trainanti le scelte turistiche, hanno dato l’avvio alla svalutazione del turismo di massa e hanno aperto il varco per una riorganizzazione territoriale dell’offerta. La base di partenza di questo ragionamento teorico è il cambiamento delle motivazioni intrinseche al viaggio: al tradizionale relax e svago subentrano nuovi intenti che includono il desiderio

di scoperta, l’autorealizzazione e la curiosità che porta alla socializzazione. Questi ultimi sono orientamenti sia legati ad una maturata sensibilità per i luoghi più remoti e meno frequentati e per le prospettive che la green economy sembra prefigurare nell’ambito della conservazione ambientale, sia dipesi dalle potenzialità comunicative della rete informatica, grazie alla quale la varietà di scelta si è notevolmente ampliata. Il protagonista di questa inversione di tendenza è il turista accorto a percepire ogni nuovo elemento dei luoghi che visita e a valorizzarlo per la sua diversità, cercando di coglierne l’essenza per trarne beneficio: egli, in base al contesto in cui si trova, è capace di relativizzare le proprie esigenze abituali, in termini di comfort, alimentazione e comportamento, ed è anche in grado di stabilire un rapporto con la cultura e le tradizioni di quegli stessi luoghi che abita solo temporaneamente (Castelnovi, 2012). Questa nuova complessità ha concesso a molte aree periferiche la possibilità di diventare turistiche, ossia di ricercare opportunità di sviluppo connesse ai flussi di visitatori, in grado di riattivare in un’ottica innovativa le risorse locali e di prefigurare in questo modo una fuoriuscita dalla crisi delle economie rurali tradizionali. Le comunità, facendosi interpreti di una domanda sempre più esigente in termini di qualità ambientale e culturale del soggiorno, sono quindi chiamate a reinventare i luoghi in cui vivono, in modo da poter offrire prodotti vacanzieri differenziati ed integrati in grado di stimolare l’interesse e di superare la monotematica tipica del turismo di massa. Si impongono nuovi approcci che richiedono processi di riorganizzazione dell’offerta, sia nel sistema turistico sia nel sistema territoriale nel suo complesso, in termini di costruzione della qualità nell’esperienza turistica, di integrazione tra settori economici, di riattivazione delle componenti locali come elementi di identità territoriale. In questo contesto di ricerca di esperienze turistiche anticonvenzionali, coinvolgenti e autentiche, emergono nuove tipologie e nuovi segmenti turistici, tra i quali, per citarne alcuni, il turismo culturale “creativo”, il turismo enogastronomico, l’adventure tourism, l’ecoturismo, il turismo naturalistico e il turismo del benessere. 19


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III. 1. III. Il turismo, pratica per la sostenibilità Turismo lento, consapevole, eco, responsabile, sostenibile, etico… sono tutti termini per indicare forme multi-sfaccettate di turismo che presentano valori e principi ‘alternativi’ alle proposte dell’industria turistica tradizionale nei confronti del territorio. Ciò che accomuna queste esperienze è una nuova visione di intendere la vacanza, nella quale assume particolare importanza la ricerca di una conoscenza più autentica e personale dei luoghi e dove anche il viaggio stesso non è più il mero spostamento da un luogo ad un altro e più che la meta, conta il percorso e il modo in cui ci si mette in cammino. Il turismo lento non si identifica quindi in una specifica attività o in un particolare prodotto, ma si presenta piuttosto come un approccio al modo in cui l’esperienza viene organizzata e vissuta. In quest’ottica si riscopre il valore della lentezza, inteso come esperienza che consente di riappropriarsi del proprio tempo e riscoprire una dimensione a misura d’uomo. Nel recente progetto strategico “Slow Tourism”, finanziato in parte dalla comunità europea, per la valorizzazione e promozione di forme di turismo lento nelle aree Italiane e Slovene caratterizzate da elementi naturalistico-ambientali di pregio, il prof. M. Zago individua sei dimensioni che devono coesistere affinché un’attività o un servizio possano essere annoverati nell’ambito del turismo lento e sono: • sostenibilità: attiene all’impatto che l’attività turistica ha sull’ambiente locale. Secondo la WTO il turismo sostenibile è definito come quella forma di turismo che soddisfa i bisogni dei viaggiatori e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro;

fruisce come cliente, sia per chi ci lavora. • lentezza: in una società come quella contemporanea, ossessionata dalla velocità e dal risparmio di tempo e votata interamente al consumo della materia per soddisfare la propria vita, si riscopre questo valore come mezzo per ridurre fortemente la componente quantitativa associata all’esperienza del viaggio a favore di quella qualitativa, in modo da ricostruire un allineamento spontaneo ed equilibrato tra l’uomo e l’ambiente che lo ospita.

Secondo il rapporto di Univerde “Italiani, il turismo sostenibile e l’eco turismo”, la consapevolezza in termini di ecoturismo continua a crescere con decisione: non più del 47% dei nostri connazionali nel 2011 aveva dichiarato di averne mai sentito parlare, oggi questo dato ha raggiunto il 62% degli intervistati coscienti del fatto che con questo termine si intende una forma di turismo che rispetta l’ambiente, le popolazioni locali e che valorizza le risorse naturali e storico culturali di un territorio.

• emozione: si riferisce alla capacità di generare momenti memorabili, che insegnano qualcosa all’ospite e che al termine del viaggio lo spingono a sentirsi cambiato e cresciuto, poiché segnato da un’esperienza realmente coinvolgente e gratificante in grado di ispirare la voglia di tornare e di divulgarne le storie ad altri. • autenticità: in riferimento alla capacità di evidenziare le particolarità del luogo, di offrire prodotti e servizi non standardizzati e in grado di esaltare le differenze, rimarcando all’ospite che non potrebbe essere ovunque ma solamente in quel luogo, con le sue peculiarità ed eccellenze, portandolo all’idea di dover cogliere l’attimo, per vivere a pieno un occasione che non si ripeterà. • contaminazione: si riferisce alla capacità del sistema di creare fertili opportunità di scambio tra le persone, portatori di diverse esperienze, credenze e culture.

• tempo: relativamente alla dimensione temporale riguardo l’organizzazione aziendale e territoriale, significa dedicare tempo per analizzare, comprendere, progettare miglioramenti qualitativi delle attività, dei servizi e della destinazione, sia per chi ne

Fig. III. 1. III. - Veduta di Pitigliano (GR)

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III. 1. IV. L’ecoturismo La paternità del termine “ecoturismo” è generalmente attribuita all’architetto messicano Hector Ceballos-Lascurain, coordinatore del Programma di ecoturismo dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature), che nel 1988 coniò la seguente definizione: “viaggiare in aree naturali relativamente indisturbate o incontaminate con lo specifico obiettivo di studiare, ammirare e apprezzare lo scenario, le sue piante e animali selvaggi, così come ogni manifestazione culturale esistente (passata e presente) delle aree di destinazione“. Questo concetto, che a rigore dovrebbe essere quello che più si addice ai visitatori dei parchi naturali, si è evoluto molto nel corso del tempo e tuttora è aperta la discussione su cosa debba veramente intendersi con tale termine. A riprova di ciò basta guardare il numero di definizioni ad oggi esistenti. La più accettata a livello internazionale e la più completa risulta essere la seguente: “viaggiare in maniera responsabile nell’ambiente e visitare aree naturali relativamente indisturbate al fine di godere, studiare ed apprezzare la natura ed ogni caratteristica culturale ad essa associata, al fine di promuoverne la tutela, minimizzare l’impatto sull’ambiente e fornire sostanziali benefici socioeconomici alle popolazioni locali” (Galli, Notarianni, 2002). Quando si parla di ecoturismo si fa quindi riferimento a un ampio bacino che raccoglie offerte turistiche diversificate, ma che allo stesso tempo sono accomunate dai seguenti aspetti:

• deve avere prevalentemente un carattere educativo ed interpretativo • l’organizzazione e la partecipazione riguarda principalmente i piccoli gruppi Riguardo a quest’ultimo punto, infatti, secondo un indagine condotta da Univerde, il mezzo di informazione preferito per organizzare un soggiorno turistico risulta essere internet per circa il 70% del campione. Di seguito sono elencate alcune attività definite ecoturistiche: • Trekking e percorsi all’interno di territori naturali, parchi, percorsi attrezzati e non; • Percorsi a cavallo e itinerari di lungo tratto; • Birdwatching; • Itinerari faunistici all’interno di parchi naturali e aree protette, terrestri e marine;

• Itinerari a piedi o in bicicletta su direttive viarie di lungo tratto appositamente pensate, di interesse ecologico, culturale o religioso.

Secondo una stima effettuata dal World Resource Institute, mentre i flussi turistici mondiali totali crescono ad un tasso medio del 4,3%, il turismo naturistico cresce ad un tasso annuo medio vicino al 20%. In Italia il fenomeno del turismo di natura è stimato rappresentare il 2% dell’intero mercato turistico (WTO, 2002), mentre una stima approssimativa calcola che il 7% degli arrivi turistici internazionali totali sono da attribuirsi al segmento ecoturistico (Lindberg, 1998).

• Whale-watching; • Immersioni guidate in aree protette marine per lo studio e l’osservazione della biodiversità marina; • Itinerari archeologici al di fuori di aree urbane e survey archeologico;

• il viaggio deve cercare di minimizzare l’impatto sull’ambientale naturale e socio-culturale

• Itinerari enogastronomici e di slow food in aree rurali o aree abitate all’interno di zone protette e parchi naturali;

• deve contribuire alla protezione ed al mantenimento delle aree naturali su cui si fonda, generando benefici economici per le comunità locali e per le organizzazioni preposte alla loro salvaguardia, creando nuove opportunità di lavoro e di reddito e sensibilizzando i turisti e le comunità locali ai temi della conservazione

• Attività didattiche volte a valorizzare e illustrare il territorio nelle sue caratteristiche, evoluzione, biodiversità, e le culture: il patrimonio demo-etno-antropologico, le memorie ecologiche, le economie tradizionali;

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Fig. III. 2. - Itinerari lenti. Percorsi ciclopedonali


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“La tradizione è salvaguardia del fuoco, non adorazione della cenere” G. Mahler

III. 2. Impatto sulla comunità

III. 2. I. Riattivazione dei centri rurali

Tra i differenti tipi di turismo sostenibile, l’ecoturismo è quello che con più forza ha la possibilità di innescare i meccanismi necessari a produrre standard di qualità elevata in termini di salvaguardia ambientale e benefici socio-economici duraturi per le comunità locali. Difatti l’ecoturismo è potenzialmente in grado di stimolare le abilità imprenditoriali di queste comunità, apportando vantaggi anche ad altri ambiti ad esso connessi, come l’agricoltura tipica, l’artigianato e tutte le altre attività tradizionali. Inoltre esso può contribuire in maniera decisiva a limitare l’esodo rurale che affligge ormai da tempo queste realtà territoriali “minori “, fornendo occupazione in tutti quei settori connessi con quello turistico, tra i quali ad esempio quello ricettivo basato anche sulla riqualificazione storica e quello produttivo legato soprattutto all’enogastronomia, alla manifattura e all’artigianato.

Si è detto che i piccoli comuni, quelli al di sotto dei 5.000 abitanti, costituiscono gran parte della variegata bellezza della nostra penisola, rappresentando il 69,9% sul totale e occupando il 54% del territorio nazionale . Concentrarsi sull’emergenza dell’abbandono delle zone rurali risulta necessario come risposta allo squilibrio della distribuzione della popolazione e delle risorse sul territorio e come ricerca di una dimensione di vivere più sostenibile. Si tratta quindi di tener conto delle esigenze di aree fragili, con problemi di accesso e quindi marginalizzazione per trovare strategie in grado di riattivare le economie locali, creando di creare nuove opportunità di lavoro e attività più sensibili nei confronti della natura e dell’ambiente. L’ecoturismo se da una parte mira a favorire la riqualificazione dei patrimoni locali, anche in virtù di un accrescimento di consapevolezza da parte dei residenti circa il valore da attribuire a concetti come identità ed appartenenza, dall’altra intende incoraggiare ed incuriosire i visitatori nel comprendere perché un luogo, con la sua dotazione di beni ambientali e culturali, è da considerarsi significativo ed unico. In quest’ottica, il turismo può con figurarsi davvero come pratica di sostenibilità innovativa, costituendo di fatto un’occasione per intraprendere percorsi riflessivi finalizzati a risolvere alcune delle aporie insite nello sviluppo turistico dei territori più fragili.

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III. 2. II. Benefici per la popolazione locale Si è detto che il turismo, oltre a rappresentare probabilmente il più evidente esempio del legame esistente tra qualità delle risorse ambientali e prospettive economiche, costituisce un importante fenomeno socio-economico, i cui impatti sono prevalentemente di tipo locale. Organizzare un’offerta turistica secondo i criteri dell’ecoturismo permette ricreare un’economia interna in cui le risorse vengono messe in rete, ma i profitti restano all’interno della comunità e posso essere reinvestiti per il miglioramento sia dell’offerta sia dei servizi alla comunità. Mettere in gioco le proprie risorse significa reinventare le economie locali in ogni settore economico, dal primario al terziario. Infatti, la varietà di esperienze che possono essere ricercate durante un’esperienza eco-turistica permette di creare offerte diversificate in base alle caratteristiche e peculiarità del territorio stesso. Per fare un esempio: investire su un’agricoltura sostenibile, attenta alle biodiversità e alle produzioni tipiche del luogo significa incentivare lo sviluppo sia nel settore della lavorazione dei prodotti tipici, che possono essere venduti a km 0, sia nel settore della ristorazione. Infatti risultano molto apprezzati i percorsi enogastronomici, i ristoranti e le taverne tipiche e vari eventi, spesso stagionali come sagre e feste di paese. D’altra parte la costruzione di mercati dell’agricoltura locale, che, favorendo in varie forme i legami diretti tra gli agricoltori/produttori e i consumatori, tende a creare nuove ‘”comunità del cibo”, in cui si scambiano non solo prodotti agricoli, ma anche conoscenze, si condividono valori di rispetto della natura, degli esseri viventi, dell’ambiente, della socialità. In quest’ottica assume molta importanza anche l’artigianato come mezzo per recuperare le tradizioni e come offerta che rispecchia quella ricerca di autenticità e unicità del prodotto. Questo si contrappone al fenomeno riscontrabile in tanti centri storici trasformati in “città vetrina” per i turisti, i quali, tra un monumento storico e l’altro, si imbattono solo o in tanti piccoli negozi di souvenir che, simbolo del consumismo più bieco, propongono oggetti massificati e

di dubbia qualità sia del posto visitato che, spesso, anche di altre mete; o in grandi catene che propongono la stessa merce in tutto il mondo e i cui profitti si aggiungono al capitale delle grandi multinazionali. Sempre secondo questo ragionamento possiamo confrontare le grandi catene alberghiere con le varie forme di ospitalità diffusa, agriturismi e B&B. L’idea è

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quella di creare una rete in grado di animare i borghi e, condividendo l’idea del turista come residente temporaneo, offrire l’autenticità e lo stile di vita del posto come prodotto (G. Dall’Ara, 2012). Fig. III. 2. II. - Lavorazione artigianale di ceramica


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III. 2. III. Valorizzazione e tutela del territorio Nonostante l’impegno, tutt’ora si assiste inevitabilmente ad una sostanziale perdita della biodiversità: gran parte delle specie animali sono ad un alto rischio di estinzione, essendo composte da pochi esemplari sempre più confinati in piccole aree separate. Sebbene l’estinzione faccia parte di un meccanismo naturale più grande e che quindi sia, nella maniera più probabile, la fine di un percorso destinato a tutte le specie viventi, oggi si manifesta molto più frequentemente e rapidamente che in passato a causa delle azioni perpetrate dall’uomo nel corso degli ultimi tempi, come il cambiamento della destinazione d’uso dei terreni e la continua edificazione, lo sfruttamento estremo e non sostenibile delle risorse naturali, le fonti inquinanti delle infrastrutture e dei trasporti oltre che dei privati, l’introduzione di specie aliene con la conseguenza dell’abbattimento di interi ecosistemi, e gli stessi drammatici cambiamenti climatici. Per perseguire gli obiettivi di tutela e conservazione del territorio è necessario oltre ad incentivare a stili di vita più sostenibili e consapevoli, riattivare le economie delle località rurali al fine di consentire alle comunità di avere un controllo diretto sul proprio territorio. Si parla infatti di località la cui nascita è stata possibile grazie allo stretto rapporto instauratosi tra uomo e natura, i cui paesaggi sono spesso modellati dalla sua cura e presenza . Evitare l’abbandono di questi luoghi significa quindi esercitare un controllo al fine di prevenire fenomeni di dissesto idrologico e qualsiasi potenziale danno alla biodiversità, attraverso la salvaguardia ed il ripristino degli habitat e la conservazione di specie selvatiche, di assicurare che vengano perseguiti i valori di sostenibilità nella gestione del bosco e dei campi ed in tutti gli interventi di carattere naturalistico e di ripristino dell’ambiente. Tutto ciò permette a chi abita questi luoghi di ristabilire un rapporto stabile e fruttuoso con l’ambiente in termini di risorse e benefici.

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III. 2. IV. Nuovi incentivi economici L’Unione Europea stanzia dei fondi a gestione diretta e indiretta a favore dello sviluppo del turismo ecosostenibile. Ai bandi a partecipazione diretta possono partecipare gli operatori presentando un progetto che abbia valenza europea. Tali programmi spesso sono considerati molto interessanti da parte dei soggetti territoriali a qualunque livello in quanto offrono una copertura dei costi decisamente superiore ai fondi indiretti, a loro volta accessibili tramite la programmazione regionale. Tali fondi sono concepiti secondo un approccio bottom up (ossia dal basso verso l’alto) su base geografica. Ciò permette agli operatori di esprimersi più liberamente, presentando progetti specifici realmente in grado di valorizzare le peculiarità e le risorse turistiche del proprio territorio. Ad oggi sono diverse le associazioni e i consorzi turistici che ne hanno beneficiato, realizzando progetti attinenti sia alle infrastrutture sia alla creazione di nuovi servizi, rivalorizzando aree poco sviluppate a livello turistico e dando maggior dinamismo e visibilità a territori non ancora riconosciuti dal mercato. Per quanto attiene la certificazione ambientale delle imprese turistiche, secondo una ricerca condotta nel 2001 da ECOTRANS5 per conto della WTO, l’Europa dispone di più programmi di certificazione “verde” di qualsiasi altro continente. Sulla spinta delle prime avvisaglie della questione ambientale e della relativa sensibilizzazione dell’opinione pubblica, un numero crescente di associazioni turistiche, associazioni di consumatori e istituzioni, ha prestato particolare attenzione al fenomeno del turismo ecologico, attuando o promuovendo iniziative in questo campo sia a livello privato, sia a livello pubblico, con interventi dei singoli Stati Membri e della stessa Unione Europea. Quest’ultima, oggi, affida alla certificazione ambientale volontaria un ruolo strategico nelle politiche di sviluppo sostenibile e, nel campo degli accordi volontari promossi dall’UE, i Regolamenti EMAS (1221/2009) ed Ecolabel (66/2010) costituiscono gli strumenti che danno maggiori garanzie di credibilità, trasparenza, dialogo. Il marketing del turismo


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risponde alla necessità delle imprese ricettive di saturare la loro capacità di accoglienza e la promozione di una destinazione turistica prevede una forte attenzione sia al prodotto (risorse presenti in un territorio), sia alla relazione tra il turista e tutte le realtà autoctone. Promuovere una destinazione turistica richiede, a partire dal patrimonio di risorse e competenze territoriali, il superamento di logiche locali e competitive ed il coinvolgimento in sinergia di tutti i portatori di interesse. In termini pratici, le amministrazioni locali hanno dei vantaggi reali dall’adesione delle strutture ai “protocolli” Ecolabel UE che, essendo volti a diminuire l’impatto ambientale, determinano un minor costo di gestione per l’amministrazione (ad esempio raccolta differenziata, scarichi nelle fognature e, quindi, gestione dei depuratori, etc.). Inoltre, il maggior afflusso turistico generato dal miglioramento dal punto di vista salutare del luogo, dalla conservazione degli habitat naturali, da una migliore salubrità dell’aria, si ripercuote positivamente anche sull’economia locale, creando così un circolo virtuoso. Inoltre è da ricordare il programma Natura 2000, istituita ai sensi della direttiva 92/43/CEE “Habitat”, con il quale l’unione europea ha creato una rete ecologica di siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale al fine della protezione e conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali.

III. 3. Apparati III. 3. I. Bibliografia A.G. Dal Borgo, (2007), Prospettive di geografia per il turismo, CUEM Geografia R.Salvatore, E.Chiodo, (2018), Non più e non ancora, Le aree fragili tra conservazione ambientale, cambiamento sociale e sviluppo turistico, Franco Angeli E. Nocifora, (1996), Il Viaggio: Da “Grand Tour” al turismo post-industriale , Edizioni Magma G. Dall’Ara, (2013), L’ospitalità diffusa. Il trend che sta cambiando l’offerta turistica italiana. M. Grecchi, L.E. Malighetti, (2008), Ripensare il costruito. Il progetto di recupero e rifunzionalizzazione degli edifici. Maggioli Editore IPR, (2017), VII Rapporto Italiani, turismo sostenibile e ecoturismo, Fondazione UniVerde. WTO, (2017), Annual Report 2017 L. Rami Ceci,(2005), Turismo e sostenibilità. Risorse locali e promozione turistica. Armando editore V .Calzati, P .de Salvo,(2012), Le strategie per una valorizzazione sostenibile del territorio: il valore della lentezza, della qualità e dell’identità per il turismo del futuro. Franco Angeli F. Morandi, F Niccolini, D. Marzo,M. Sargolini, A. Tola, A.Usai (2013), Organizzazione e pianificazione delle attività ecoturitiche: principi ed esperienze. Franco Angeli F. Gatti, F.R. Puggelli,(2006), Nuove frontiere del turismo. Postmodernismo, psicologia ambientale e nuove tecnologie. Ulrico Hoepli Editore Rivista scientifica internazonale: Culture della Sostenibilità 12, 2° semestre 2013, Istituto per l’Arte e l’Educazione Scholé Futuro Onlus Wackernagel M., Rees W. (2008), L’impronta ecologica, come ridurre l’impatto dell’uomo sulla terra, Edizioni Ambiente, Roma. G. Cioccarelli, M. Morandotti e M.Sassi (2005), Turismo Sostenibile. Modelli di implementazione e strategie di sviluppo. La Goliardica Pavese F. Maietti,(2008), Centri Storici Minori: progetti di recupero e restauro del tessuto urbano fra identità culturale e salvaguardia. Maggioli Editore

III. 3. II. Sitografia http://www.wto.org http://www.slow-turism.net

III. 3. III. Fonti iconografiche Immagine di apertura pare III : https://concreteplayground.com/melbourne/ Fig. III. 1. - Trekking in natura : https://www.continentalhotel.info/en/oasi-naturalistica-del-conca.php Fig. III. 1. I. - Veduta della spiaggia di Marina di Grosseto : https://bagnocapri.wordpress.com/2016/07/01/droneggiando/ Fig. III. 1. III. - Veduta di Pitigliano (GR) : https://www.pitigliano.org Fig. III. 2. - Itinerari lenti. Percorsi ciclopedonali : https://www.sponzfest.it/2018/bici-sponziamoci-2018/ Fig. III. 2. II. - Lavorazione artigianale di ceramica : https://www.terredibenessere.com

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IV. PARTE TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

IV. 1. Le aree protette

Nella quarta parte si analizzano i vari temi legati alla progettazione nelle Aree Naturali e si delineano le tappe fondamentali dell’evoluzione di questa tipologia di zone, descrivendone le caratteristiche e i requisiti. Successivamente si approfondisce il tema dei percorsi verdi e si presentano i progetti ritenuti più significativi, a livello nazionale e internazionale, i quali costituiscono un ispirazione nelle fasi successive.

Sin dall’antichità si intuì che un intero territorio o porzioni di esso doveva essere considerato e utilizzato in maniera diversa perché in possesso di caratteristiche che lo rendevano particolare rispetto ai luoghi circostanti, infatti alcuni studiosi fanno risalire l’idea di conservazione di un luogo a 40.000 anni fa. Questa idea si ritrova nei boschi sacri, tipici della cultura greca, romana, celtica e germanica, nelle riserve di caccia carolingie, nei giardini medievali e nell’evoluzione dei parchi trecenteschi. Con il Romanticismo si iniziò a pensare alla natura come risorsa estetica e nelle città europee iniziarono ad essere progettati spazi verdi come parte integrante del contesto urbano. Nella seconda metà dell’800 iniziò il dibattito sull’opportunità di tutelare territori di oggettiva bellezza e ricchezza per sottrarli alla perdita d’identità dovuta allo sviluppo degli insediamenti. La prima svolta fu quando nel 1826 nel Regno delle due Sicilie si decise di conservare i boschi di Montecalvo, San Vito e di Calvi, seguita dall’istituzione della riserva delle Hot Springs negli Stati uniti del 1832 e dalla riserva di Fontainebleau nel 1853 in Francia. Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 del 1800 si assistette alla nascita dei primi parchi nazionali al mondo tra cui ricordiamo: il Glacier National Park in Canada, lo Yellowstone National Park negli Usa e il Royal National Park in Australia. Con il XX secolo si diffuse in Europa l’idea che un territorio meritasse attenzione per gli aspetti naturalistici e geologici oltre che per quelli storici e archeologici. Nel Regno Unito, ad esempio, nacque la National Trust of Places of Historic Interest and Natural Beauty, un’organizzazione volontaria e privata volta all’istituzione dei parchi nazionali e alla valorizzazione delle aree protette. Molto rilevanti sono le differenze tra i parchi americani e quelli europei: nel nuovo continente si intrapresero azioni mirate a preservare parte degli ambienti originali, riguardano aree incontaminate e scarsamente popolate, l’area protetta venne intesa come “santuario” che escludeva ogni intervento umano. In Europa, invece, le aree da sal28

vare erano già fortemente antropizzate a causa dello stretto contatto vissuto da secoli tra popoli e natura. Per questa motivazione, nonostante le prime impostazioni delle aree protette rispecchiavano il “modello americano”, ben presto in Europa si iniziò a percorrere vie con connotazioni proprie del contesto di un piccolo continente. In Italia, come in Francia e Inghilterra si diffuse la visione secondo la quale l’area protetta non doveva essere considerata un luogo da lasciare al suo destino, ma le comunità residenti potevano svilupparsi economicamente puntando su attività turistiche. Era un modello che poneva attenzione alla natura ma anche all’uomo.


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

IV. 1. I. Classificazione internazionale La commissione Mondiale sulle Aree Protette dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha proposto nel 2008 una classificazione delle aree protette, suddividendo le aree naturali in sei categorie: CAT. DENOMINAZONIE

CARATTERISTICHE

ESEMPIO IN ITALIA

Ia

Riserva naturale Area protetta finalizzata alla ricerca scientifica e al monito- Riserva naturale interaggio ambientale. grale Sasso Fratino, integrale Bagno di Romagna e Santa Sofia

Ib

Riserva selvaggia

II

Parco Nazionale

III

Monumento Natu- Area protetta finalizzata alla conservazione di specifici ele- Monumento naturale menti naturali giudicati di particolare valore per la loro rarità, Campo Soriano, Sonrale rappresentatività o per particolari qualità estetiche o signi- nino e Terracina ficati culturali.

IV

Aree di conserva- Area protetta oggetto di intervento attivo a fini gestionali, Area marina protetta zione di habitat/ in modo da garantire il mantenimento degli habitat e/o per Penisola del Sinissoddisfare i requisiti di specie specifiche. Isola Mal di Venere specie

V

Paesaggio ste/marino protetto

VI

Area protetta per Area protetta finalizzata all’uso sostenibile degli ecosistemi na- Area Naturale Marina la gestione soste- turali in cui la conservazione della biodiversità si coniuga con la protetta Isole di Ventonibile delle risorse produzione di prodotti naturali in grado di soddisfare le esigen- tene e Santo Stefano ze delle popolazioni locali.

Area protetta finalizzata alla protezione della selvaticità del- Parco Regionale natule specie animali e vegetali. Vasta area di terra o di mare rale dei Monti Lucretili che mantiene le proprie caratteristiche naturali, senza insediamenti umani permanenti o significativi, che è protetta e amministrata in modo da preservare la sua condizione naturale. Area protetta finalizzata alla protezione di un ecosistema Parco Nazionale dell’icon possibilità di fruizione a scopo ricreativo. sola di Pantelleria

terre- Area protetta finalizzata alla protezione e fruizione di aree, Parco Naturale promarine o terrestri, nelle quali le interazioni tra popolazioni e vinciale dell’Adamello natura hanno dato vita, nel tempo, a elementi di particolare -Brenta valore estetico, ecologico e/o culturale.

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

IV. 1. II. Istituzione delle aree protette in Italia L’esigenza di tutelare i beni naturali, sia pure intesi quali quadri naturali, nei confronti dei quali lo sviluppo industriale aveva già causato gravi e ripetuti episodi di distruzione e compromissione, trova prima espressione in Italia nella L. n. 1497 del 29/06/1939. Oggetto della tutela della legislazione sulle bellezze naturali era però soltanto l’aspetto esteriore dei beni immobili vincolati per il loro valore storico, artistico o paesaggistico al fine di assicurarne il godimento estetico e spirituale. Sempre in epoca fascista si assiste alla creazione dei primi parchi italiani: il Gran Paradiso, il parco nazionale dell’Abruzzo , il parco nazionale del Circeo e il parco nazionale dello Stevio. Questi si possono descrivere come porzioni del territorio nazionale che, per il particolare pregio della flora e della fauna presenti, per le bellezze del paesaggio e per la formazione geomorfica, sono sottoposte a una particolare tutela giuridica caratterizzata dal divieto assoluto di alcune attività come la pesca, la caccia, raccolta di specie vegetali, accensione di fuochi, modificazione del regime delle acque e al particolare regime di alcune attività come utilizzazioni agricole, apertura di cave o lavori di qualsiasi specie. Di particolare interesse risulta il fatto che, ad eccezione del Gran Sasso, tutti i parchi istituiti successivamente prevedevano, accanto alla finalità conservativa, quella dello sviluppo del turismo e dell’industria alberghiera. La prima fase di attuazione della nuova Costituzione repubblicana, la quale non prevedeva espressamente tra le materie disciplinate quella delle aree naturali protette, non vede alcun intervento legislativo in questo settore. Dobbiamo aspettare il 1968 per rompere il silenzio in materia di aree protette con la creazione del Parco Nazionale della Calabria la cui legge istitutiva menziona una nuova finalità accanto alla conservazione ambientale, ossia ” l’educazione e la ricreazione dei cittadini”. La prima vera svolta in questa materia si ha negli anni ’70 con la costituzione delle Regioni a statuto ordinario. Nel trasferimento delle funzioni amministrative corrispon-

denti alla materia agricoltura, si pone per la prima volta il problema della gestione dei Parchi e delle Riserve naturali. Nel D.P.R. n.11/1972 si prevede che le regioni potessero intervenire a protezione della natura nei casi in cui non fossero stati in contrasto con interventi statali o in parchi nazionali. Proprio da questo spiraglio che il decreto aveva lasciato aperto , le Regioni a statuto ordinario iniziarono a creare i primi parchi regionali: Parco regionale del Ticino, legge regionale Piemonte sui Parchi, Parco regionale della Maremma; e la legge regionale Puglia sui parchi naturali. Il D.P.R. 616/1977 capovolge l’impostazione precedente e l’intera materia di protezione della natura diviene funzione amministrativa delle Regioni, le quali acquisiscono quindi competenza anche sui parchi nazionali. Con l’approvazione della legge n.431/1985, detta comunemente legge “Galasso”, si affianca al valore estetico dei territori anche quello ambientale come bene da

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vincolare, estendendo il vincolo della legge del ’39 ai parchi e le riserve nazionali e regionali. Inoltre tutti i Parchi vengono dotati di un importante strumento di pianificazione nel quale viene data specifica considerazione per i valori paesistici ed ambientali. Nel 1986 viene istituito il Ministero dell’Ambiente il quale esercita competenze in materia di parchi naturali, riserve e zone di importanza naturalistica naturale. Nel 1991 giunge finalmente la legge quadro n. 394 sulle aree protette la quale definisce e determina condizioni generali e specifiche per i parchi nazionali, regionali, riserve naturali, zone umide, aree marine protette e aree protette. Infine è da ricordare il già citato programma Natura 2000, istituita ai sensi della direttiva 92/43/CEE “Habitat”, con il quale l’unione europea ha creato una rete ecologica di siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale al fine della protezione e conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali.


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Fig. IV. 1. - Fiabe fotografiche di Katerina Plotnikova

IV. 1. III. Evoluzione nel tempo

IV. 1. IV. Il patrimonio italiano

Nella storia del parco naturale è possibile individuare una prima fase in cui l’idea di parco è concepita attraverso criteri esclusivamente naturalistici. Allora il problema che ci si poneva era quello della conservazione delle specie viventi o addirittura di interi ecosistemi. Il contrasto tra i progetti naturalistici e le aspirazioni delle popolazioni locali a mantenere e sviluppare attività economiche fu subito evidente: in molte occasioni la popolazione locale si oppose fortemente all’istituzione dei parchi, percepiti come privazione della loro liberà sul territorio e come limitazione di attività o usi fino a quel momento permessi. Si tentò allora di risolve il problema adottando il modello del parco-riserva: in quest’ultimo infatti vige il divieto per una lunga serie di attività umane, salvo che si sia ottenuta l’autorizzazione dall’autorità del parco. Successivamente, proprio allo scopo di incoraggiare una convivenza tra salvaguardia naturale e attività economiche, sono stati creati precisi strumenti normativi come, ad esempio, la distinzione tra parco e pre-parco e, in seno ad una visione prettamente urbanistica, la zonizzazione secondo la destinazione d’uso. Queste concezioni costringono a modificare le soluzioni istituzionali relative ai parchi, per cui le funzioni in materia sono rivendicate dagli enti locali in qualità di legittimi gestori del proprio territorio. Questo nuovo bilanciamento delle competenze sembra costituire fino ad ora una risposta esauriente al problema dei conflitti sociali, anche se un’impostazione del genere rischia di creare problemi di coordinamento tra enti con competenze concorrenti. Dunque si rileva un cambiamento nella concezione di parco e degli obiettivi perseguiti dalla sua creazione: da concezione essenzialmente estetica del bene tutelato si passa ad una concezione naturalistica ed economico-sociale, dove l’attenzione del parco viene finalizzata ad assicurare la tutela del territorio in tutte le sue componenti ed un armonico sviluppo delle popolazioni residenti.

In Italia, le aree protette coprono un’estensione di circa 9 milioni e mezzo di ettari, interessando il 19,1% della superficie marina ed il 21% della superficie terrestre di tutto il territorio nazionale, soddisfacendo largamente gli obiettivi stabiliti a livello europeo ed internazionale. A fianco del mantenimento di un enorme capitale naturale di pregio, si allinea la salvaguardia della ricchezza culturale e storiografica dei luoghi. Secondo un primo censimento promosso dal Ministero dell’Ambiente, solo all’interno del propri parchi nazionali l’Italia dispone di un patrimonio di quasi 800 immobili tra biblioteche e musei, oltre che 400 beni e più di 1250 beni artistico architettonici. Nello specifico, secondo i dati del VI aggiornamento dell’Elenco Ufficiale delle Aree Protette, sul nostro territorio esistono ben 871 aree protette per un totale di più di 3 milioni di ettari a terra e quasi 3 milioni di ettari a mare, comprendenti 658 chilometri di costa, ovvero il 9% sul totale delle coste italiane; i parchi nazionali sono 24 e comprendono un milione e mezzo di ettari a terra e circa 72.000 ettari mare; le aree protette specificatamente marine sono 27 per un’estensione di circa 223.000 ettari ed ad esse si aggiungono due parchi sommersi e il santuario internazionale dei mammiferi marini con altri 2 milioni e mezzo abbondanti di ettari controllati e protetti. Questo enorme e prezioso mosaico naturalistico distribuito su tutto il territorio nazionale costituisce un sistema infrastrutturale ambientale che permette al nostro Paese di tutelare un vasto patrimonio di biodiversità, il più elevato e significativo d’Europa. Di questo fa parte, in modo altamente rappresentativo, la nostra ricchissima diversità culturale e paesaggistica, fatta di tradizioni e costumi, di storia ed architettura, di tipicità agricole ed alimentari di estrema qualità, capace di sostenere e rafforzare le forme di crescita economica e sociale in piena e assoluta coerenza con gli obiettivi della sostenibilità ambientale.

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IV. 1. V. Opportunità e criticità Si è dimostrato come il turismo, se strutturato in chiave sostenibile, possa rappresentare un importante opportunità per risollevare le economie delle comunità rurali, non solo evitando il progressivo spopolamento di questi luoghi e tutti i problemi che ne derivano, ma inserendosi anche in un contesto più ampio di riequilibrio tra aree costiere ed entroterra. Infatti se le nostre coste e spiagge sono famose in tutto il mondo e rappresentano meta ambita per le vacanze estive e, assieme alle grandi città d’arte, catalizzano l’offerta turistica, al contrario le bellezze dell’entroterra sono quasi tutte sconosciute. Questo problema genera un turismo difficilmente gestibile, i cui numeri eccessivi divorano le località ospitanti specialmente nei periodi estivi dell’anno. Risulta quindi importante valorizzare le aree rurali e renderle fonti attrattive anche allo scopo di alleggerire la pressione sulle mete più comuni e di destagionalizzare l’offerta turistica distribuendola più uniformemente durante il corso dell’anno. Il punto di partenza può essere rappresentato dai numerosi Parchi e aree protette che costellano il nostro entroterra. All’interno di questi luoghi infatti è possibile impostare un’esperienza di educazione ambientale in grado di avvicinare l’uomo alla natura che lo circonda e metterlo a contatto diretto con essa attraverso insegnamenti che lo portino al rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali anche nella propria quotidianità. Lo sviluppo di queste aree può essere quindi ripensato attraverso architetture che si fanno veicolo di nuove immagini, le quali hanno a che fare con la conservazione della biodiversità, trovando applicazione in ambito divulgativo, formativo, di ricerca specializzata e turistico; immagini che promuovono la sostenibilità per mezzo di architetture ecosostenibili, soluzioni di mobilità leggera e servizi innovativi e che al contempo siano espressione dell’affermazione della cultura locale della popolazione residente. In quest’ottica il costruito come infrastrutture lineari e puntiformi per l’uso e la fruizione del territorio: sentieri, passerelle,

centri visita, rifugi, cartellonistica, percorsi didattici, attrezzature sportive, ma anche strade di servizio e d’accesso, parcheggi e aree sosta, manufatti storici, ecc. possono diventare elemento di valorizzazione, di qualificazione e di connotazione del territorio. Il tutto naturalmente deve essere congruo e coerente con quelli che sono gli obiettivi di un’area naturale protetta: pochi interventi, estremamente meditati. Se invece l’offerta non viene strutturata adeguatamente si rischia di creare l’effetto contrario, sollevando criticità e problemi: difatti una programmazione scorretta potrebbe portare allo sfruttamento e contaminazione di queste aree. La problematica principale è quella di educare ad un corretto utilizzo del parco: il turista deve porsi come visitatore dello spettacolo offerto dalla natura evitando di contaminare con la sua presenza e comportamento l’ecosistema e la vita degli ospiti all’interno del parco. Un grave esempio infatti è rappresentato dalla situazione in cui, a causa dell’ignoranza e dell’egoismo umano, gli animali selvatici sono avvicinati dai visitatori dei parchi i quali, offrendogli del cibo, spesso non adatto alla loro dieta, annientano i loro istinti di caccia e di fatto contribuendo all’addomesticamento di animali che avrebbero tutte le possibilità di sopravvivere naturalmente nel loro habitat. Si può quindi affermare che il parco, se vissuto e utilizzato in maniera irresponsabile può diventare uno di quegli elementi negativamente influenzati dal turismo di massa che spesso snatura e distrugge l’identità stessa del luogo nel modo più invasivo possibile.

Fig. IV. 2. - Fiabe fotografiche di Katerina Plotnikova

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IV. 2. I. Una valorizzazione capillare

IV. 2. Itinerari Lenti La presenza dei parchi e il loro continuo proliferare non è altro che la risposta ad una precisa domanda sociale che nasce da una sempre più accresciuta sensibilità verso l’ ambiente. Parallelamente la domanda turistica di “natura” e di esperienze legate al contatto con l’ambiente naturale continua a crescere, generando un elevato potenziale economico per i parchi naturali. In questo scenario nascono i numerosi percorsi lenti, itinerari che collegano aree naturali e rurali con lo scopo di connettere più identità territoriali per offrire esperienze in cui il viaggio stesso, lo spostarsi da un luogo ad un altro è la vera essenza della vacanza, in grado di trasmettere una conoscenza più autentica e intima dei posti.

Grazie ad una nuova concezione che vede il viaggio non più come mero spostamento tra una destinazione ed un’altra ma come un’esperienza da vivere, come modo per godersi il tempo e riscoprire il valore della lentezza, la bellezza dei piccoli borghi, il buon cibo a chilometro zero ed incontrare le vitalità delle comunità locali; negli ultimi, anni anche in Italia, si è assistito al potenziamento e diffusione di numerose reti per la mobilità dolce. Per mobilità dolce si intende tutte quelle forme di spostamento che si basano principalmente sull’energia e la forza muscolare umana come spostarsi a piedi o in bicicletta ma può anche comprendere ad esempio la locomozione a cavallo, su pattini a rotelle o skateboard. Una concezione della mobilità sostenibile ed ecologica che, partendo dalla riutilizzazione e riqualificazione del patrimonio esistente, integra servizi e luoghi e favorisce la mobilità collettiva. Questi percorsi attraversano in genere aree interne a bassa densità e costituiscono un’importante occasione per una valorizzazione capillare del territorio in grado di connettere i beni storici e i piccoli borghi italiani con la natura e i parchi, e come volano per il turismo, l’accoglienza e l’artigianato. La rete sul territorio per la mobilità dolce consente di promuovere il piacere del viaggio a bassa velocita e la mobilità attiva, integrando percorsi ciclabili, reti di cammini, greenways, ferrovie turistiche, linee ferroviarie locali come alternativa al traffico motorizzato. Un modo di viaggiare e di spostarsi che ben si concilia con la realtà dei parchi e delle aree protette, un modo rispettoso per entrare in natura e di godere del silenzio, dell’assenza di emissioni e del ritmo naturale delle stagioni. Con lo scopo di promuovere e far crescere la mobilità dolce in Italia molte importanti associazioni nazionali si sono riunite per far emergere una visione integrata e sviluppare congiuntamente una serie di azioni e attività, nell’ ”Alleanza per la Mobilità Dolce”. Inoltre i parchi e le aree protette, anche tramite la loro Associazione Federparchi- Europarks e con il sostegno del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 33

hanno negli ultimi 10 anni consolidato e affermato una metodologia di certificazione e di sviluppo delle destinazioni turistiche sostenibili nota come CETS (Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree Protette).

IV. 2. II. Un’esperienza ecosostenibile Dalla pubblicazione della Carta dei Principi dell’Educazione Ambientale, elaborata a Fiuggi nel 1997 dai Ministeri dell’Ambiente e della Pubblica Istruzione, il cammino evolutivo dell’educazione ambientale ha individuato tre diversi modi di costruire percorsi di apprendimento relativi all’ambiente. Le esperienze sull’ambiente, caratterizzate dall’obiettivo di accrescere la conoscenza sulle tematiche ambientali; le esperienze nell’ambiente, articolate attorno al lavoro sul campo, all’esperienza diretta ed al coinvolgimento affettivo ed emotivo; le esperienze per l’ambiente, finalizzate alla promozione di senso di responsabilità, partecipazione, attitudini e comportamenti critici e propositivi nei confronti dell’ambiente. La famiglia, la scuola e i Parchi, lungo percorsi trasversali, sensibilizzano i giovani verso le questioni etiche e ambientali, rendendoli consapevoli dell’importanza di tutelare tutto ciò che li circonda, creando in loro anche un rapporto affettivo con la natura. Il percorso didattico quindi, inizia in aula con la scelta degli argomenti da approfondire, e termina con lo sviluppo di quella componente emozionale che si ottiene solamente attraverso l’elaborazione delle osservazioni personali sul campo, in quell’ambiente naturale che è un luogo d’elezione per l’attuazione delle attività educative. Entrano così in gioco i Centri di Educazione Ambientale dei Parchi, che dispongono di personale competente e di una adeguata attrezzatura scientifica e tecnica per lo svolgimento di attività di osservazione naturalistica sul campo. Sono questi i luoghi ideali per realizzare attività educative sui temi dell’ecologia, del


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lo sviluppo sostenibile, della tutela delle attività produttive locali, capaci di fornire ai piccoli escursionisti appropriati strumenti di valutazione e apprendimento del complesso sistema di risorse del territorio. Causa la crescente serie di proposte che i Parchi e le aree protette hanno in cantiere è nato il portale Parks.it che raccoglie tutte le proposte dei singoli Enti Parco. Le attività ed iniziative di educazione ambientale, pur nella varietà di forme e stili organizzativi, pur senza pretese di esaustività: coinvolgono conoscenze, valori, comportamenti, esperienze dirette per il rispetto e I’ interazione tra la pluralità delle forme di vita presenti nell’ambiente; hanno la possibilità di costruire e diffondere una cultura moderna “capace di futuro”, capace cioè di andare oltre la dimensione dell’usa e getta e di ispirare le proprie azioni al “senso del limite”. 34


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IV. 3. Best Practice

Fig. IV. 3. - Fiabe fotografiche di Katerina Plotnikova

Al fine di avere spunti e riferimenti prima di passare alla successiva fase di progettazione, si è cercato di avere una panoramica su come viene interpretato il tema del rapporto tra Natura e Architettura in Europa. Sono state poi selezionate ai fini della ricerca strutture esistenti in Europa e più specificatamente in Italia, inserite in aree di interesse faunistico o botanico. Tali strutture si distinguono per avere funzione didattica e informativa 35

a sostegno del carattere tecnico e scientifico di tutela e conservazione del Parco. Le funzioni inserite all’interno degli edifici devono essere in grado di attirare il turista, ma anche ospitare attività rivolte ai residenti delle zone limitrofe. Altro principio alla base della ricerca è quello della sostenibilità degli edifici e della riduzione del loro impatto ambientale. Le considerazioni riportate sui vari interventi sono basate su un tipo di analisi indiretta, bastata sulla letteratura scientifica o interviste ai visitatori.


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Fig. IV. 3. a - Pape Nature Park Fig. IV. 3. b - Selvika, HavØysund Fig. IV. 3. c - Eggum, Lofoten Fig. IV. 3. d - Steilneset, Varanger

Il tema del rapporto tra natura e architettura sembra essere molto attuale in Lettonia, dove negli ultimi mesi, sono stati banditi tre concorsi internazionali di architettura per la progettazione di nuove strutture attrattive all’interno di due dei più importanti parchi della nazione: il Kemeri National Park e il Pape National Park. Per quanto riguarda il Kemeri National Park la “Latvia Nature Conservation Agency”, l’Agenzia per la Conservazione della Natura Lettone, ha pubblicato due distinti bandi: uno per la realizzazione di una nuova torre di osservazione e il relativo percorso

di accesso e l’altro per la realizzazione di un nuovo centro visite, invitando i partecipanti a presentare progetti conformi al parco naturale e sensibili al proprio ambiente. Il primo concorso, intitolato “Kemeri Nature Park-Observation Tower”, è stato pubblicato il 31 ottobre 2017 e i partecipante avranno tempo fino al 31 maggio 2018 per presentare i loro progetti. Le indicazioni predisposte dal bando di gara danno molta attenzione all’accessibilità della struttura e del percorso, fornendo apposite linee guida per la progettazione delle passerelle, come appendice al bando di gara. Non sono previste limitazioni di altezza per la torre di osservazione, tuttavia essa dovrà garantire l’accessibilità senza l’ausilio di ascensori poiché non ci sarà energia elettrica sul posto, progettando una struttura che sia in grado di resistere a gli ambienti umidi del parco. Il secondo concorso, bandito il 3 maggio con scadenza 8 novembre 2018, prevede invece la progettazione di un nuovo centro visite che funzioni da vera e propria porta del parco, nel quale collocare la 36

biglietteria, una piccola area espositiva per ospitare una mostra permanente, un punto di ristoro e relativi servizi per il personale. Negli spazi esterni, oltre al parcheggio, dovranno essere collocate apposite aree per il pic-nic e per il campeggio. Il terzo concorso internazionale di architettura è stato proposto dalla “Pasaues Dabas Fonds”, l’associazione WWF partner in Lettonia, e intitolato “Pape Nature Park Gateway”, riguarda la progettazione di un nuovo punto di ingrasso per il Pape National Park. Ai partecipanti è richiesto di progettare una struttura il cui scopo principale è quello di funzionare come area di attesa per i visitatori, come punto informazioni e biglietteria. Al suo interno dovranno trovare collocazione i servizi per i dipendenti della struttura e una piccola area ufficio con uno spazio di archiviazione. Negli spazi esterni è richiesto di progettare una porta di ingresso al parco (con un altezza minima di 5,1 metri per consentire il passaggio dei veicoli stradali), aree pic-nic e campeggio, spazi attrezzati per cucinare all’aperto e area gioco per i bambini.


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Najonal Turistveger

A partire dagli anni Novanta la Norvegia ha iniziato un vasto programma di investimenti a livello nazionale volto alla valorizzazione di una delle più grandi risorse del suo paese: la natura. Si tratta del progetto Najonale turistveger, Strade turistiche nazionali in italiano, una rete composta da 18 itinerari, con uno sviluppo complessivo di 1850 chilometri che si snoda da Nord a Sud lungo tutta la costa per poi addentrarsi nelle montagne dell’entroterra, per un investimento complessivo di 800 milioni di corone norvegesi, cir-

ca 100 milioni di euro. Tutti gli interventi hanno come obiettivo quello di promuovere e valorizzare la natura incontaminata e non a caso lo slogan scelto dal Ministeri degli affari interni per promuovere l’iniziativa, e più in generale l’immagine del paese, è “powered by nature”. Il programma delle National Tourist Routes ha una doppia finalità: da un lato vuole la promozione turistica dei luoghi, dall’altro invece si rivolge ai propri cittadini potenziando la rete infrastrutturale e la dotazione dei servizi lungo tutto il paese, cercando di ricreare un legame tra gli abitanti e il proprio territorio. L’approccio alla progettazione dei singoli interventi è guidato da un profondo rispetto per la topografia e la configurazione del sito e dalla consapevolezza che la natura, attraverso le sue infinite forme, sia una ricchezza difficilmente raggiungibile dall’architettura che deve essere quindi impiegata e valorizzata e mai occultata o distrutta. Una rete disegnata da vari elementi ideati sia da architetti e studi affermati norvegesi (quali Snøhetta, Reiulf Ramstad Arkitekter, Jensen & 37

Skodvin e Carl-Viggo Hølmebakk) e stranieri (come il franco-americano Louise Bourgeois e lo svizzero Peter Zumthor ) sia numerosi giovani progettisti e gruppi meno conosciuti configurando l’intervento come un “laboratorio per l’architettura” ( Ellefsen 2011). Ogni intervento è andato a risolvere le diverse sfide poste dalle caratteristiche del terreno e dalle valenze che ciascun luogo possedeva con soluzioni differenti. I singoli progetti costituiti ad esempio da punti di sosta e di osservazione della fauna, belvedere, parcheggi attrezzati, punti informazioni e di ristoro; sono il prodotto della volontà di soddisfare esigenze di carattere pratico, tuttavia questo non ha impedito ai progettisti di concepire gli interventi con un approccio creativo e architettonico e non esclusivamente tecnico-ingegneristico, espressione della volontà di celebrare con rigore e semplicità la potenza e la bellezza del paesaggio. L’obiettivo comune è quello di invitare il visitatore a fermarsi e a prendere parte allo spettacolo offerto dalla natura e dalle peculiarità del luogo.


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Fig. IV. 3. e - Ureddplassen, Helgeland

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IV. 3. I. Trollstigen Visitor Centre

SERVIZI

Fig. IV. 3. I. -Trollstigen Visitor Centre, Romsdalden

• punto info • bar/ristorante • ecomuseo

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• shop • area relax • punti di sosta

REQUISITI • educazione ambentale • inclusione sociale • attrazione turistica

• sostenibilità ambientale


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Lo studio norvegese Reiulf Ramstad Architects -RRA, ha progettato un centro culturale panoramico realizzato con cemento fuso e acciaio cor-ten incastonato all’interno di un passaggio drammatico tra i fiordi profondi che caratterizzano la costa occidentale del paese. A causa della natura inaccessibile del sito durante i mesi più freddi, il progetto Trollstigen ha previsto la progettazione di interi ambienti per i visitatori, da un rifugio di montagna con ristorante e galleria a barriere allagate, cascate d’acqua e ponti. RRA ha creato anche percorsi, padiglioni con mobili da esterno e piattaforme panoramiche che si scompaiono nella nebbia dei fiordi. Ognuno di questi elementi, precisa l’architetto, è modellato nel paesaggio in modo che l’esperienza del visitatore nel luogo risulti ancora più intima. L’intervento architettonico è rispettoso e delicato, concepito come un percorso percettivo che guida i visitatori da una splendida vista a un’altra. Il Visitor Centre è una struttura robusta, dimensionata per una grande durata, con una manutenzione minima, e per grandi sollecitazioni statiche. In effetti, l’altopiano riceve fino a 7 metri di neve durante l’inverno, ponendo esigenze estreme di resistenza statica. Per contrastare le stagioni rigide è stato fatto uso di materiali ritenuti adatti come il cemento fuso sul posto e l’acciaio cor-ten. Quest’ultimo si ossida e guadagna una patina nel tempo. Il calcestruzzo invece è stato trattato con diverse tecniche: è stato lucidato, spatolato d’acciaio, spazzolato, punzonato a punti e comunque gettato in diversi tipi di cassaforma. Con le sfumature che il trattamento conferisce al materiale è possibile affrontare ogni micro-contesto in relazione all’uso e al posizionamento

di quest’ultimo. Le strutture e i dettagli sono progettati per resistere allo stress estremo senza compromettere la snellezza visiva del progetto e, allo stesso tempo, per consentire una transizione percettiva chiara e precisa tra l’architettura e il paesaggio naturale che la circonda. Il Trollstigen Visitor Centre è stato progettato in una prospettiva sostenibile. Non a caso, la struttura è dotata di impianti a basso consumo di energia per le infrastrutture in tutte le loro parti, e presenta anche una centrale idroelettrica in scala ridotta che fornisce abbastanza energia da permettere l’autosufficienza energetica. L’acque grigie sono filtrate localmente attraverso una serie di bacini di sabbia e “riciclate“ direttamente attraverso la natura, mentre il flusso delle acque nere è estremamente ridotto dall’utilizzo di sistemi di vuoto. L’architettura si erge a sostegno del carattere unico del sito e offre ai visitatori un valore aggiunto in relazione all’esperienza di viaggio. Tutti gli elementi del progetto supportano l’esperienza della natura e si sottomettono al contesto interagendo con 40

Fig. IV. 3. I. a -Sezione ambientale

il paesaggio drammatico pur non entrando in competizione con esso. Per le loro qualità strutturali e di superficie, l’acciaio e il cor-ten sono stati considerati una scelta naturale per questo ambiente. Funzionalmente l’edificio si apre al visitatore in uno spazio aperto e allo stesso momento suddiviso e dispone di una sala espositiva e una zona relax entrando a sinistra dall’ingresso, un ristorante ed una sala adibita a conferenze, oltre agli spazi dei servizi e della direzione, compongono invece l’altra metà dell’edificio. Nel complesso i percorsi si articolano attraverso il susseguirsi di ampie vetrate che concedono la massima attenzione al paesaggio circostante, contribuendo maggiormente alla fusione tra architettura e natura voluta dai progettisti.


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

Fig. IV. 3. I. b,c,d, - Planimetria, pianta e sezione

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Fig. IV. 3. I. e - Trollstigen viewpoint, Romsdalden

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

IV. 3. II. Naturum Laponia SERVIZI • punto info • bar/ristorante • ecomuseo

• shop • sala conferenze • area relax • corte interna • osservatorio astronomico • uffici

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REQUISITI • educazione ambentale • attrazione turistica • sostenibilità ambientale

• inclusione sociale


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Naturum Laponia si trova a Stora Sjöfallet in Svezia ed è stato progettato da Wingårdhs nel 2010. Caratterizzato da una forma elegante ed una facciata robusta, esso è stato realizzato per resistere alle condizioni meteorologiche estreme che definiscono da sempre gli inverni di questo luogo. Inoltre secondo l’Unesco, l’imponente paesaggio montano della Lapponia, compresa la sua capitale culturale ben conservata, costituisce la più grande area del mondo (e una delle ultime) con uno stile di vita ancestrale basato sul movimento stagionale del bestiame. Quest’area è stata popolata dai Sami fin dalla preistoria la cui tradizione ne ha plasmato il paesaggio attraverso l’allevamento di renne. L’Agenzia svedese per la protezione ambientale ha dunque creato qui un centro visitatori dedicato alla cultura dei Sami e del loro territorio, nel mezzo del Parco Nazionale di Stora Sjöfallet. Il centro educativo ha lo scopo, attraverso il divertimento e la scoperta, di ispirare curiosità per la conoscenza del paesaggio e, soprattutto, di generare una comprensione della cultura Sami. Il sito stesso è stato scelto dalla comunità Sami di Unna Tjerus. Il centro visitatori vuole quasi rappresentare una forza della natura in sé. L’edificio rotondo è collocato sulla roccia, appoggiato su 90 basamenti di sostegno. La forma è stata scelta dai principali architetti di Wingårdh Arkitektkontor per ragioni estetiche e pratiche, e perchè forme arrotondate sono caratteristiche della cultura Sami. L’edificio si trova anche nel mezzo di un percorso di herding delle renne, nell’ottica che possano passare diverse migliaia di renne, la forma curva assicura che non ci siano angoli o altre parti sporgenti in cui potrebbero rimanere incastrate. Travi di legno massello sono impilate su tutto il nucleo ben isolato, donando all’insieme l’impressione di un traliccio. Gli spazi interstizi tra le travi permettono di intrappolare la neve che, congelandosi, diventa parte del “rivestimento” della facciata. Non a caso, l’edificio è chiamato “Snow Trap”. In pochi anni il colore del legno giallo pallido avrà lasciato posto ad un dolce argentato. L’obiettivo è fare in modo che l’edificio si fonda con l’ambiente naturale che lo ospita. Il Naturum Laponia è abbastanza grande, eppure in qualche modo sembra senza scala visto dall’esterno: la forma elegante arrotondata è ingannevole e gli stessi architetti affermano che tutti i visitatori riman

Fig. IV. 3. II. a -Vista esterna Fig. IV. 3. II. b - Pianta

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

Fig. IV. 3. II. c - Sezione ambientale Fig. IV. 3. II. d - vista dalla corte interna Fig. IV. 3. II. e - Prospetto esterno

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

gono sorpresi che l’edificio sia così grande una volta entrati al suo interno. La fusione con il paesaggio passa attraverso l’opera di linguaggio del design di questo progetto che è senza tempo, guardandolo la prima volta non risulta affatto ovvio che sia stato progettato solo pochi anni fa. Gli architetti si sono presentati subito con l’idea di collocare l’edificio nel paesaggio aperto, dove poteva essere più esposto alla forza modellatrice del tempo. Non per nulla, la posizione scelta per l’edificio risulta essere uno dei luoghi più ventosi di tutta la Svezia. In inverno il vento raggiunge velocità allarmanti; durante lo stesso cantiere i venti hanno raggiunto i 60 metri al secondo rendendo più ardui i lavori di costruzione. A livello di progetto, questa situazione atmosferica, ha comportato l’inclusione di un cortile nell’atrio dell’edificio per fornire riparo dal vento e contribuire a catturare la neve. In questo modo gli architetti hanno fatto in modo che il cortile dell’atrio si riempisse di neve, rimanendo intrappolata ben oltre l’inverno e a lungo in primavera come promemoria del clima rigido estremo degli inverni del luogo. Un tetto a padiglione inclinato conduce giù verso il cortile dell’atrio, dove c’è un pozzo del fuoco per raccogliere intorno. L’idea complessiva ri-

chiama un senso di unità fondante nella primitiva ricerca del riparo, scongiurando qualsiasi intenzione di creare un edificio con grandi finestre panoramiche. Difatti l’interno risulta molto introspettivo e scuro, a rievocare una tenda Sami astratta elaborata su una scala diversa. Gran parte dello Snow Trap da 950 metri quadrati è realizzato in legno. Il tetto comprende travi primarie da 700 millimetri di legno lamellare e una struttura secondaria di travi di compensato da 360 millimetri con isolamento intermedio ed è quindi supportato da una struttura lignea. Travi trasversali e controventi nelle pareti divisorie conferiscono robustezza e rigidità all’edificio. Lo strato esterno del tetto è invece rifinito in feltro per coperture. La scelta di questo materiale è data principalmente dal fatto che gran parte del legno svedese cresce nel nord, specialmente in Lapponia. Allo stesso tempo la struttura in legno è facile da smontare e portare via, requisito che soddisfa a pieno la condizione del progetto che afferma che la terra sarà un giorno restituita al popolo Sami, con il minimo impatto possibile sulla natura, a tal punto che non sarà richiesta la presenza di grandi veicoli e di gru per abbattere l’edificio. La facciata è infatti impilata in modo che sembri che possa essere smontata da due persone e quindi essere facilmente eretta da qualche altra parte. Anche in termini di impatto delle fondazioni è stato curato un approccio sostenibile: l’edificio sopraelevato non necessità di drenaggio e i visitatori che si incamminano dal centro visite verso la pineta circostante procedono lungo passerelle in legno, progettate da Andersson & Jönsson Landskapsarkitekter, evitando coì di danneggiare i fragili licheni sul terreno. All’interno, i visitatori sono condotti con decisione dal cortile dell’atrio in stanze sempre più impressionanti che incontrano con casualità la curvatura del muro esterno. La reception presenta anche una caffetteria ad un’estremità e un caminetto all’altra. Nell’osservatorio una finestra è aperta verso l’alto in modo che i visitatori possano ammirare il cielo notturno nel buio più assoluto. La sala espositiva occupa la parte est del centro visite e promuove la conoscenza del paesaggio e della cultura Sami attraverso un percorso educativo che segue la curva del progetto. Infine, dalla parte opposta, sempre sfruttando l’andamento curvilineo esterno, si trova un’ampia sala conferenze. Il legno domina anche l’inter47

no. L’idea originale era infatti di avere travi di compensato nascoste, piuttosto che la struttura visibile del glulam. L’intero edificio avrebbe anche fatto uso dei tessuti dentro e fuori, probabilmente per creare i soffitti. Ci sono buone probabilità che lo Snow Trap diventi un elemento duraturo in Lapponia perchè è stato accolto molto bene anche dalla comunità Sami, riconoscendo in esso un’espressione al servizio della propria cultura. Certamente risulta abbastanza robusto: dato che le spesse travi della facciata si consumano di pochi millimetri all’anno, la durata prevista supposta è almeno di qualche centinaio di anni.


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

Fig. IV. 3. II. f - Interno, vista sul camino Fig. IV. 3. II. g - Interno, zona espositiva Fig. IV. 3. II. h - Interno, bar/ristorante Fig. IV. 3. II. i - Interno, sala conferenze

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

IV. 3. III. Takern Visitor Centre SERVIZI

Fig. IV. 3. III. a - Vista esterna Centro Visite Fig. IV. 3. III. b - Centro visite e Torre di avvistamento

• punto info • ecomuseo • laboratori didattici

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REQUISITI • sala conferenze • uffici • punti di sosta

• educazione ambentale • attrazione turistica • sostenibilità ambientale

• inclusione sociale


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

Per le riserve naturali più interessanti della Svezia è stato progettato e costruito un gran numero di centri per visitatori, ognuno dei quali è unico nel suo carattere architettonico. Mentre le condizioni dei luoghi sono meno restrittive rispetto alla maggior parte dei siti, l’obiettivo di questi edifici è quello di elevare l’esperienza della natura dei visitatori, e ciò pone sempre davanti grandi esigenze di design e di esecuzione. Il santuario degli uccelli sul lago Tåkern, con i suoi enormi campi di canne paludose, la vita sottomarina, i vasti prati e i boschi aperti lungo il bordo dell’acqua, è una specie di paradiso sia per la fauna che per i visitatori che giungono a goderne le meraviglie della natura. Il Centro Visitatori di Tåkern sembra inizialmente un solido blocco tagliato dalle ance. Ma l’edificio di paglia è in realtà piegato su sé stesso per formare una stanza aperta sul paesaggio e in alto verso il cielo. Le pieghe dell’edificio generano forme organiche che permettono una perfetta integrazione con l’ambiente naturale circostante. Il centro e la sua torre di osservazione ai margini della foresta appaiono come poco più che nascondigli, adatti ad ospitare i visitatori e gli amanti del birdwatching. Le dimensioni, le forme e i materiali rimandano schiettamente al paesaggio di Tåkern. L’opportunità di progettare un centro visitatori sul Lago Tåkern si è presentata con un concorso di idee del 2007. Wingårdh Architects hanno vinto con uno schema che era in tutti gli aspetti significativi lo stesso dell’edificio alla fine inaugurato nel 2012. L’area situata ai margini del bosco permette all’edificio e alla sua torre di mimetizzarsi e apparire in sintonia con esso. Il sentiero, che serpeggiandogli attraverso, raggiunge la torre, si prende cura dei suoi visitatori. Il percorso non è solo da sfruttare per ottenere una ottima vista del lago dall’alto, ma passeggiando nei boschi e intravedendo l’acqua, si prende maggiore coscienza della quantità di vita che popola le sponde del lago, mostrandosi al visitatore nella sua natura più selvaggia. L’architettura del centro visitatori è stata modellata sulla base una simbologia di forme legata alla sua funzione e all’ambiente circostante. La torre di avvistamento potrebbe ricordare un uccello acquatico con le gambe lunghe o 51


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Fig. IV. 3. III. c - Planimetria

addirittura un birdwatcher accovacciato con un berretto abbassato sulle orecchie. L’aspetto dell’edificio principale è anche e soprattutto una conseguenza dei bisogni minimi di aperture per gli ambienti interni. Gli oggetti esposti sono collocati in spazi chiusi, illuminati con luce diffusa naturale proveniente dall’alto. Poiché la cresta si rivela sempre essere la parte più vulnerabile di un tetto di paglia, qui questo materiale è stato sostituito dal vetro, che oltre ad essere un modo tecnicamente sicuro per terminare il tetto, inonda l’interno di luce aprendo una vista sul cielo. Quando ci si trova all’interno, alzando lo sguardo, vediamo gli uccelli di legno della mostra appesi al soffitto stagliarsi contro il cielo dietro di loro, riproponendo ciò che si scorge in natura. Oltre a questi lucernari adagiati lungo crinale, l’edificio aveva necessità di luce e viste in tre punti specifici. Il primo è l’ingresso, che rimane a contatto con il cortile esterno ricavandone una buona esposizione alla luce. La seconda apertura fornisce una vista lungo l’asse che va dall’ingresso allo spazio espositivo. La terza apertura si trova nell’angolo più lontano dell’entrata e si presenta come una finestra lunga e bassa che offre una vista panoramica aggiuntiva. Il canniccio del lago Tåkern conferisce all’edificio non solo il rivestimento, ma gran parte della sua 52


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

forma. Il canniccio di paglia è un materiale pratico e facilmente sostituibile in caso di deterioramento. Posato su di una solida guaina, l’aria non ha spazio per infiltrarsi, cosa che risulta decisamente utile per non alimentare un eventuale incendio. Copertura e pareti sono rivestite con oltre 25 centimetri di paglia sopra più di 20 centimetri di isolante: insieme questi soli materiali con il loro sistema tecnologico costituiscono un accogliente rifugio. L’estrema pendenza delle falde del tetto assicura alla paglia una durata stimata di oltre cinquanta anni. Una piccola porzione delle ance ricavate dai cannicci del lago viene tagliata ogni anno all’inizio della primavera. Il raccolto 2011 della fattoria di Väversunda è stato usato per rivestire l’edificio: circa 36 milioni di canne in tutto. Altri materiali locali utilizzati nell’edificio sono il calcare di Borghamn proveniente direttamente dal lago di Omberg lì vicino e il pino delle foreste circostanti della contea di Östergötland. Il design del progetto stabilisce un dialogo deciso con la storia, aggiornando la tradizione locale dei tetti in paglia e canniccio con una forma decisamente moderne e funzionali. A sottolineare questo binomio è il contrasto tra la forma razionale dell’edificio e la sua sezione di ispirazione nettamente classica.

Fig. IV. 3. III. d,e - Pianta e sezione

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

Fig. IV. 3. III. f - Dettaglio della copertura Fig. IV. 3. III. g - Prospetto principale Fig. IV. 3. III. h - Vista interna Fig. IV. 3. III. i - Dettaglio lucernario

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

IV. 3. IV. Riserva Naturale dell’Orecchiella

SERVIZI • punto info • ecomuseo • sala conferenze

• biblioteca • lab. didattico • bar/ristorante

La Riserva Naturale di Popolamento Animale dell’Orecchiella è attualmente parte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, nell’Alta Garfagnana. Si estende su circa 217 nei Comuni di Piazza al Serchio, San Romano in Garfagnana, Sillano e Villa Collemandina, con quote comprese tra i 900 e i 1400 m sopra il livello del mare, ed è caratterizzata da un ricco mosaico forestale di latifoglie e conifere, intercalato a faggete, praterie, aree coltivate e insediamenti legati ai pascoli in parte ristrutturati a fini ricettivi e turistici. Morfologicamente si tratta di un altopiano domina56

REQUISITI • shop • area pic-nic • punti di sosta

• educazione ambentale • inclusione sociale • attrazione turistica

to dal massiccio di rocce calcaree Pania di Corfino e gran parte del bosco, dei nuovi nuclei di latifoglie e di faggete, sono il risultato dei grossi interventi di risanamento della montagna effettuati dal Corpo Forestale dello Stato a partire dalla metà del secolo scorso per il recupero di un ambiente montano già degradato dall’eccessivo sfruttamento dell’uomo (pascolo, taglio di legna etc.), ed hanno assunto nel tempo un notevole valore ambientale. In questi nuovi impianti sono state impiegate varie specie tra cui il pino nero, il larice, l’abete rosso e bianco già presente


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su queste montagne fino ad alcuni secoli fa. Inoltre sono state impiantate anche molte specie di arbusti importanti per la produzione di frutti, bacche e drupe, fonte di alimentazione per gli animali selvatici. La presenza dell’uomo su questo territorio è sempre legata allo sfruttamento delle principali risorse: il bosco e i pascoli. A testimonianza dello sfruttamento di queste risorse si possono osservare nei boschi le tracce dell’attività dei carbonai ossia quello che rimane delle “carbonaie” per la produzione del carbone. Queste strutture erano tipiche delle faggete situate spesso nei luoghi più remoti e quindi, risultando il legname difficile da trasportare, si produceva il più leggero carbone vegetale direttamente sul posto. Altra testimonianza delle attività umane sono gli “alpeggi”, piccoli insediamenti stagionali situati tra i 1000 e i 1400 metri sopra il livello del mare, utilizzati dai pastori nel periodo estivo per lo sfruttamento dei pascoli montani e spesso collegati ai paesi vicini attraverso una rete di sentieri lastricati talvolta sostenuti da muri

a secco testimoni dell’importanza della transumanza. La Riserva è nata però principalmente con funzione di ripopolamento animale (soprattutto le specie minacciate d’estinzione) e per la reintroduzione delle specie selvatiche scomparse, ruolo favorito dalle condizioni climatiche ed ambientali dell’area (la ricchezza di acqua, l’esposizione favorevole, etc.) che ne hanno fatto un sito ideale per l’ambientamento della fauna e la successiva emissione nel territorio circostante. La Riserva dell’Orecchiella è stata per molto tempo zona di ripopolamento faunistico all’interno della quale sono stati tenuti per un periodo di acclimatamento cervi e caprioli che sono stati poi liberati sul territorio. Grazie agli interventi di ricostruzione ambientale oggi all’Orecchiella possiamo trovare i grandi erbivori, cervi, caprioli, già presenti in passato e tornati grazie alle reintroduzioni da parte del CFS, e il muflone proveniente dalla Sardegna e introdotto già in gran parte dell’Appennino. Vari tipi di mustelidi e roditori arricchiscono la fauna già colma di cinghiali e lepri. Infine negli ultimi

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Fig. IV. 3. IV. a - Vista esterna Centro Visite Fig. IV. 3. IV. b - Vista dell’Orto Botanico


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

anni il Corpo Forestale dello Stato ha dato accoglienza qui all’Orecchiella a diversi animali, tra cui anche orsi e galli forcelli, che per vari motivi non potevano essere rimessi in libertà. Grazie a questa grande varietà faunistica oltre che ad altri fattori, come lo spopolamento della montagna e l’istituzione di aree protette, dalla fine degli anni ‘80 anche il lupo è tornato spontaneamente a popolare i boschi dell’Orecchiella. Il popolamento ornitico è caratterizzato da una vasta varietà di specie tipiche dell’ambiente dei boschi montani come la ghiandaia, il fringuello, vari picchi, e numerosi rapaci notturni e diurni come il raro gufo reale, l’allocco e lo Sparviero che spesso nidifica nei rimboschimenti di conifere della Riserva. All’interno della Riserva si possono trovare numerosi sentieri e rifugi, un Orto Botanico ed il Giardino di Montagna.L’edificio che ospita il Centro Visite del Parco, inaugurato nel giugno 2009, è stato concepito come centro di informazioni e di didattica e al suo interno si trova il Museo Naturalistico, la Sala Convegni e Proiezioni e la biblioteca-laboratorio. L’area espositiva museale rappresenta il ciclo degli elementi naturali e gli habitat caratteristici dell’area protetta. Poco distante dal centro visite si trova la “Casa dei Rapaci”, ex-rifugio Lamarossa, che ospita una sezione del museo dedicata all’avifauna, con la riproduzione di un nido di aquila a grandezza naturale. Qui vengono allestite mostre tematiche e organizzati eventi. Altre strutture ospitano un bar-ristorante e uno stand per la vendita di prodotti tipici locali. Negli spazi esterni sono attrezzati con aree pic-nic e punti di sosta. Per facilitare gli spostamenti all’interno dell’area sono stati realizzati dei sentieri facilitati, percorribili anche da disabili, che collegano tra loro i vari luoghi, attrezzati con panchine, fontane, pannelli informativi, per permettere a tutti di percorrere e di usufruire a pieno della Riserva. Tali percorsi, che partono dal Centro Visite, collegano i recinti di acclimatazione della fauna selvatica (orso bruno, cervo, muflone), i recinti di allevamento della selvaggina e il Giardino dei fiori di Montagna. Le infrastrutture sono state realizzate ai fini didattici e ricreativi; l’utenza è varia ed eterogenea e comprende scuole di ogni tipo e grado, università,

escursionisti e visitatori del fine settimana, particolarmente numerosi durante il periodo estivo, fino a 40.000 presenze. Numerose sono le possibilità di alloggio nel territorio del Parco: graziosi rifugi monofamiliari, stanze in affitto, alberghi ed un’area attrezzata per il campeggio. Nel parco, oltre ad escursioni a piedi, è possibile effettuare giri in mountain bike e a cavallo, affittabili in loco, grazie alle visite guidate da una Cooperativa di Guide Locali (Coop. Garfagnana Vacanze). 58

Fig. IV. 3. IV. c - Orso bruno Fig. IV. 3. IV. d - Rifugio Fig. IV. 3. IV. e - Sentiero Fig. IV. 3. IV. f - Mappa del parco


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

IV. 3. V. Parco Faunistico Pianpinedo

SERVIZI • punto info • ecomuseo • sala conferenze

• bar/ristorante • shop • area pic-nic

REQUISITI • punti di sosta

• educazione ambentale • inclusione sociale • attrazione turistica

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

Fig. IV. 3. V. a - Cervi Fig. IV. 3. V. b - Centro visite Fig. IV. 3. V. c - Cason dei Boscaioli esterno Fig. IV. 3. V. d- Cason dei Boscaioli interno Fig. IV. 3. V. e - Mappa parco

ll Parco Naturale delle Dolomiti Friulane è un’area protetta del Friuli-Venezia Giulia inserito nel comprensorio montano che si estende dalla provincia di Pordenone a quella di Udine abbracciando la Valcellina, l’Alta Valle del Tagliamento ed i territori confluenti verso la Val Tramontina. L’ospitalità del Parco verso i visitatori si concretizza nell’attivazione di una serie di strutture la cui finalità è quella di informare e indirizzare il fruitore alla scoperta del territorio, delle sue caratteristiche e delle sue peculiarità. Il punto di riferimento principale è il Centro Visite di Cimolais, dove si trova anche la sede amministrativa del Parco e dove è ospitata un’esposizione dedicata alla fauna del Parco. La valenza ambientale del Comune di Cimolais, incastonato fra le più belle cime dolomitiche del Friuli Occidentale, la numerosa fauna selvatica presente e la specificità della flora che comprende numerosi endemismi, ha indotto alla creazione di un’area che valorizzasse queste specie faunistiche e floristiche. Si è sviluppata da qui l’idea di creare un Parco Faunistico in cui inserire i numerosi animali selvatici già presenti nell’habitat 61

naturale della montagna, come cervo, capriolo e stambecco. Realizzato con la finalità di salvaguardare il mantenimento e l’incolumità di ogni specie animale, assicurandone una vita il più possibile vicina alla condizione selvatica, sia in termini di socializzazione che di spazi, il Parco Faunistico Pianpinedo si propone come occasione unica per entrare in contatto diretto con la natura volendo trasmettere l’importanza del rispetto degli animali e del loro ambiente naturale. Nella sua essenza il Parco si estende per un’area di 35 ettari, attraversata da sentieri che permettono di immergersi nella natura per osservare da vicino la flora e la fauna. Al loro arrivo i visitatori sono accolti nel Centro Visita di Pianpinedo, vera e proprio ingresso del Parco. All’interno di questa struttura, di circa 200mq organizzata su un solo livello, è stata allestita una riproduzione fedele di un ambiente boschivo, una mostra che sviluppa il tema “la natura attraverso i sensi” e che ricrea le suggestioni del bosco amplificandone suoni e odori allo scopo di suscitare emozioni in rapporto al contatto psicologico con la natura. L’esposizione è arricchita da una continua strumentazione informativa e allo stes-


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

so tempo interattiva sulla fauna e la flora in “ascolto”. In un’area del Centro sono inoltre a disposizione postazioni multimediali che consentono di arricchire le proprie conoscenze e di metterle poi alla prova con dei test. La struttura è arricchita da un vero e proprio “Cason dei Boscaioli”, trattasi di una piccola struttura annessa all’edificio e realizzata con tecnica tradizionale in legno scortecciato che riproduce fedelmente la realtà abitativa dei lavoratori del bosco del secolo scorso. A poca distanza dal Centro Visite è inoltre visibile una”calcinaia” tradizionale completamente recuperata, il cui vecchio materiale è stato riutilizzato per la costruzione del Centro stesso. Inoltre è da segnalare la recente presenza in prossimità del Parco di una Fattoria Didattica allo scopo di far conoscere gli antichi mestieri della valle: su prenotazione possono essere realizzati laboratori relativi alla cesteria, alla lavorazione del latte e della farina con possibilità di cuocere il pane nel grande forno a legna costruito nel cortile della struttura. In fase di realizzazione sono un recinto per le marmotte e un rettilario con l’ottica di arricchire il Parco attraverso un valore aggiunto di conscenza faunistica. Dal centro partono due percorsi principali, uno si sviluppa in piano e l’altro si arrampica per la montagna. Il primo è reso accessibile ai visitatori disabili e si collega direttamente al centro visite disegnando un ampio cerchio nella valle. Il Parco Faunistico rappresenta uno splendido esempio di biodiversità, in quanto proprio in quest’area si ripropone in modo del tutto naturale il microclima delle alte vette dolomitiche. Passeggiando nel parco si avrà quindi l’occasione di vedere gran parte della fauna che lo popola, tra cui ricordiamo il Cervo, il Capriolo, lo Stambecco, il Camoscio, la Volpe, la Marmotta. All’interno del Parco Faunistico Pianpinedo si possono osservare anche diversi esemplari di avifauna locale, tra cui si segnalano alcune specie di aquile e falconi di notevole interesse. Attraverso il sentiero botanico, invece, è inoltre possibile osservare numerose specie vegetali e floristiche, alcune delle quali anche rare, dei quali si possono osservare molti esemplari direttamente all’interno del Centro Visita. 62


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

IV. 3. VI. Centro Visite Paolo Barrasso

SERVIZI • punto info • ecomuseo • sala conferenze

• shop • area pic-nic • punti di sosta

ll Parco Nazionale della Majella è uno dei tre parchi nazionali d’Abruzzo ed è compreso tra le province di L’Aquila, Pescara e Chieti, ed offre ai visitatori che lo attraversano un territorio di straordinaria bellezza e colmo di biodiversità, dove storia, cultura e tradizioni locali fanno di questo parco una meta ambita sotto ogni punto di vista. All’interno del Parco nazionale sono state infatti incluse alcune riserve naturali statali e regionali comprendenti la montagna della Majella e i piani carsici, altri rilievi e lunghe valli interposte fra essi, ricche di acque e di ambienti forestali, tra cui 63

REQUISITI • educazione ambentale • inclusione sociale • attrazione turistica spicca per interesse la Riserva naturale Valle dell’Orfento. Questo Parco Nazionale per posizione geografica, per asprezza, vastità, per il rigore e la mutevolezza climatica, è sicuramente unico nel suo genere e racchiude al suo interno vaste aree caratterizzate da particolari aspetti della biodiversità di importanza europea e mondiale. In più di 50 differenti habitat sono distribuite 2118 entità vegetali, di cui fanno parte ben 144 specie endemiche. In questi ambienti vivono moltissimi ungulati e varie specie di grandi predatori. A partire dal 1980 all´interno della valle sono stati rein


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

trodotti varie specie animali tra cui cervi e caprioli che, riproducendosi nel corso degli anni, hanno colonizzato tutto il versante occidentale del parco. Ospiti di rilievo dell’area naturale sono anche il lupo, l’orso marsicano e il camoscio appenninico, che da sempre caratterizzato il carattere selvaggio del parco. Il patrimonio di biodiversità si caratterizza anche di interessanti specie di uccelli come l’aquila reale, il falco pellegrino, il lanario, il fringuello alpino e numerose specie di rettili, anfibi e insetti.Infine il territorio è caratterizzato da una grande tradizione artigianale, particolarmente viva ancora oggi con ora , scalpellini, lavoratori del merletto a tombolo, ceramisti, decoratori, fabbri e tessitori. La valle oggi è percorsa da un´articolata rete di sentieri con punti di accesso posti su ambedue i versanti; dall´abitato di Caramanico Terme partono i due sentieri per il Ponte del Vallone e per le Scalelle con tempi di percorrenza dalle 2 alle 8 ore, mentre a valle del paese si può accedere dal ponte sulla strada statale. Per accedere al parco e ai suoi servizi è inoltre necesseria l’autorizzazione gratuita di accesso, da ritirare diret64


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tamente presso il Centro Visita della Valle d’Orfento a Caramaico Terme, la cui gestione è stata assunta da Majambiente fin dal suo primo anno di attività. Oltre al rilascio delle autorizzazioni, il personale di Majambiente , per il quale la cooperativa ha provveduto alla formazione continua sopratutto tra gli operatori impegnati con il pubblico, gestisce il centro di informazioni escursionistiche, predispone laboratori di educazione ambientale ed effettua visite guidate gratuite su prenotazione all’interno del museo. Majambiente ha creato anche uno specifico settore editoriale per la pubblicazione di tutto il materiale informativo utile alle varie attività offerte dal parco; nel dettaglio si preoccupa del noleggio gratuito di zainetti porta-bambini, della divulgazione di carte dei sentieri e della vendita di gadget, souvenirs e libri. Il suddetto Centro Visita è situato nella frazione di S.Croce del paese, a ridosso del antiche sorgenti di acqua sulfurea. Al suo interno ospita il piccolo ma ricco museo intitolato al biologo Paolo Barrasso, collaboratore del Corpo Forestale

Fig. IV. 3. VI. a - Centro visite Fig. IV. 3. VI. b - Mappa parco Fig. IV. 3. VI. c - Interno, zona espositiva Fig. IV. 3. VI. d- Sentiero e ponte di legno Fig. IV. 3. VI. e - Tholos centro visite

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dello Stato, morto durante una spedizione scientifica sul Morrone nel 1991, organizzato in 4 sezioni tra le quali spiccano quella naturalistica e quella archeologica. La sezione naturalistica frutto della donazione di un privato, relativa alla fauna abruzzese con mille esemplari tra rettili, mammiferi, uccelli ed insetti, è allestita inoltre con vetrine dedicate alla geologia e ai fossili della Majella, alle ricostruzioni degli habitat e degli ambienti come la faggeta, le rupi e la mugheta. La sezione archeologica, accessibile anche a non vedenti e ipovedenti, raccoglie numerosi reperti e oggetti tradizionali rinvenuti nella zona, dal Paleolitico inferiore all’età romana. Annessi al centro e al suo museo ci sono l’area faunistica con il percorso didattico dedicati alla lontra europea e una sala conferenze, entrambe con accesso garantito a chi presenta disabilità locomotorie. Il centro dunque rimane il punto di partenza ideale per le escursioni nella valle e agli eremi di San Giovanni e San Bartolomeo nonché per tutte le attività comprese nell’area nordoccidentale del parco.


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

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IV. 3. VII. Porta del Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli

SERVIZI • punto info • ecomuseo • sala conferenze 67

• shop • laboratori didattici • spazio espositivo

REQUISITI • bar/ristorante • foresteria

• educazione ambentale • inclusione sociale • attrazione turistica


TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

Il parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli è un’area naturale protetta che si estende sulla fascia costiera delle province di Pisa e Lucca. Il parco è diviso in aree principali: la Macchia Lucchese, l’area palustre di Massaciuccoli e le vaste aree di bonifica sottratte al lago, le tenute di Migliarino, di San Rossore, di Tombolo e di Coltano, le secche della Melora. Al fine di ampliare l’offerta turistica dell’area, di cui senza dubbio il turismo ambientale rappresenta un punto di forza, sono stati allestiti centri visita come punto di informazioni per i turisti e per offrire proposte di educazione ambientale per le scuole. Il Centro Visite La Brilla in località Quiesa in provincia di Lucca si trova di fronte al lago di Massaciuccoli e si propone come Porta del Parco, trovandosi nelle immediate vicinanze delle antiche terme romane, dell’Oasi LIPU, del percorso ciclabile Puccini che raggiunge la città di Lucca e dei sentieri che attraversano le colline circostanti. L’edificio deve il suo nome al suo passato di opificio destinato alla brillatura del riso, i lavori di ristrutturazione terminati recentemente hanno recuperato e reso fruibili le testimonianze di un passato non troppo lontano in cui la coltivazione del riso e la sua lavorazione rappresentavano la principale risorsa del territorio lacustre: è possibile ammirare gli imponenti macchinari ottocenteschi restaurati che, per essere utilizzati a tale scopo, erano mossi da un ingegnoso sistema idraulico. La struttura è stata concepita come uno spazio polifunzionale autonomo di 1800 mq articolato su quattro livelli. All’interno sono collocati: il punto informazioni, dove vengono accolti i turisti e organizzate le visite guidate all’interno del parco ; un’area degustazione dei prodotti tipici del territorio caratterizzata da un’accogliente area bar e ristoro, dove è possibile degustare prodotti tipici come l’olio e il vino delle aziende locali e tutti i prodotti bio a km zero, grazie anche alla collaborazione con Coldiretti che si impegna nell’elaborare i menu ispirati alla cucina lucchese, prestando particolare attenzione alla stagionalità e alla territorialità dei prodotti, con l’intento di offrire ai visitatori piatti sani e genuini; circa 1000 mq divisi in 6 sale

Fig. IV. 3. V.II a - Centro visite Fig. IV. 3. VII. b - Interno, zona espositiva Fig. IV. 3. VII. c - Interno, zona espositiva Fig. IV. 3. VII. d- Interno, zona espositiva Fig. IV. 3. VII. e - Ingresso Oasi Lipu Massaciuccoli Fig. IV. 3. VII. f - Vista aerea percorso Oasi Massaciuccoli

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TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

espositive e laboratori per didattiche; all’ultimo piano è presente una sala convegni da 100 posti e uno spazio unico di circa 400 mq per mostre. Situata in un’ala indipendente della struttura si trova infine la foresteria, che dispone di 8 spaziose camere, da 4, 6 oppure 8 letti, alcune con bagno privato ed altre con bagno condiviso, per un totale di 50 posti.L’edificio, oggi affidato all’Associazione Città Infinite, è un polo culturale permanente per corsi di vario genere (cucina, teatro, cucito creativo, yoga, ecc.), seminari di formazione, convegni, workshop che ospiterà il Centro teatrale per l’alta formazione, la Scuola internazionale di pittura del paesaggio, la Scuola di cucina “La Brilla” in collaborazione con l’Unione Regionale Cuochi della Toscana e Coldiretti. La Porta del Parco si presenta come un punto di riferimento per il turista, capace di offrire particolari integrazioni al sistema di visita alle ricchezze del territorio: grazie sopratutto alla collaborazione con le associazioni locali, sono organizzate escursioni con guide ambientali, visite all’Oasi Lipu del Chiarone e all’area archeologica di Massaciuccoli Romana, trasferimenti in bus privati a Lucca, Viareggio, Pisa e Alpi Apuane, degustazione di prodotti tipici presso le aziende agricole tipiche, escursioni in motonave fino a Torre del Lago per visitare villa Puccini. Oltre ad attività culturale e naturalistica, il Centro visite si propone anche come base ideale per svolgere varie attività sportive: sul lago è possibile praticare kayak e canoa, dragon boat e vela. Inoltre la vasta rete di sentieri che attraversa sia le aree pianeggianti che collinari della zona circostante, fa del centro La Brilla la meta prediletta per gli appassionati di running e trekking. Anche la sopra citata pista ciclabile Puccini è un forte richiamo per centinaia di ciclisti e amanti del turismo “slow”. Infine, dalla parte opposta del lago di Massaciuccoli, a soli quindici minuti di macchina dalla Porta del Parco è possibile raggiungere le spiagge dorate della Versilia e lasciarsi trasportare dalla vita di mare. L’Oasi LIPU, nelle immediate vicinanze, rappresenta uno dei poli più importanti serviti dal Centro visite. Raggiungibile sia in macchina, sia con mezzi pubblici, l’Oasi è collegata anche attraverso percorsi pedonali. Percorsi 69


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Fig. IV. 3. VII. g - Lago di Massaciuccoli

pochi chilometri, ci si trova all’entrata dell’Oasi Lipu dove si trova il piccolo eco-museo naturalistico a disposizione dei visitatori. Composto da 3 sale, la peculiarità del nostro museo sta nella sua impostazione originale e nella sua missione profondamente educativa: caratteristica del museo naturalistico è infatti quella di non presentare in esposizione animali imbalsamati, ma modelli fedelissimi realizzati in dimensioni reali (1ª sala) e ingrandite (2ª sala). Non ci sono vetrine né didascalie o testi scritti: il visitatore si muove all’interno del museo come se si trovasse immerso nell’ambiente naturale con la possibilità di toccare gli animali, udirne i suoni, ammirarne i colori con un approccio plurisensoriale ed emotivo che si adatta altrettanto bene sia ai bambini piccoli delle scuole materne, elementari o medie che a persone con disabilità sia fisiche che psichiche o sensoriali. Il visitatore ha la visione completa degli animali ricostruiti nel rispetto delle forme viventi, con la possibilità di osservare a maggior ingrandimento, come in un microscopio tridimensionale, particolari anatomici curiosi o insoliti, altrimenti difficilmente apprezzabili. Ma può altresì toccarli, cosicché anche una persona cieca o ipovedente, non in grado di guardare attraverso un microscopio, può apprezzare la forma ed i particolari anatomici di animali e piante che altrimenti gli rimarrebbero completamente sconosciuti. Ciò è estremamente importante dato che l’amore e il rispetto per la natura, al di là del lato sentimentalistico sempre presente, hanno bisogno di conoscenza per essere acquisiti in profondità nell’animo.

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IV. 4. Analisi e comparazione dei dati Di seguito sono comparati e analizzati i risultati scaturiti dalla ricerca effettuata sulle “Best practice”.

IV. 4. I. Tabella comparativa Trollstigen Visitor Centre

Naturum Laponia

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Takern Riserva Naturale Parco Faunistico Centro Visite Porta del Parco Pianpinedo Paolo Barrasso Massaciuccoli Visitor Centre dell’Orecchiella

SERVIZI punto info bar/ristorante ecomuseo shop sala conferenze uffici laboratori didattici biblioteca area relax corte interna area pic-nic punti di sosta spazio espositivo foresteria REQUISITI educazione ambentale inclusione sociale attrazione turistica sostenibilità ambientale

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IV. 4. I. Conclusioni Dalla precedente fase di ricerca riguardo alle “Best Practice” in Europa e in Italia è emerso che i paesi nord europei mostrano una maggiore sensibilità riguardo ai temi di salvaguardia dell’ambiente e di progettaizione in aree naturali. Maggiore attenzione, infatti, è dedicata a scelte progettuali che minimizzino l’impatto ambientale dell’edificio sia dal punto di vista energetico che estetico. Non solo, sia in Norvegia che in Svezia, sono stati recentemente realizzati nuovi centri visite in molti parchi naturali con lo scopo di educare il visitatore alla storia del posto e alla natura del luogo. Questi edifici accolgono al loro interno varie funzioni pensate non solo per il turista di passaggio ma spesso cercano di fornire maggiori servizi alla popolazione locale ospitando spazi come laboratori didattici e sale conferenze. La caratteristica comune di questi progetti è quella di essere fortemente rispettosi del contesto naturale in cui si inseriscono, sia per forme e geometrie, sia per le scelte operate a livello tecnologico, distinguendosi per l’uso di materiali ecocompatibili, accorgimenti che sfruttano l’illuminazine naturale degli ambienti e ne regolano naturalmente il comfort termo-igrometrico, soluzioni per il recupero e riciclo delle acque piovane e l’ utilizzo di solizioni costruttive reversibili. Per quanto riguarda la ricerca effettuata in Italia si è notato che non vi è ancora una maturata consapevolezza riguardo le tematiche di sostenibilità e ecocompatibilità degli edifici e si è visto che spesso le funzioni sono disgregate in più strutture. Inoltre anche a livello di pubblicità o informazioni disponibili sono molto più difficili da reperire rispetto ad altri paesi. Nonostante queste osservazioni si è riscontrato invece la grande attività e impegno dei parchi italiani nel promuovere iniziative volte a tematiche di educazione ambientale soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento di scuole cercando di garantire un’offerta formativa in grado di coinvolgere e soddisfare tutte le età. Fig. III. 4. I. - Giardino di Villa Pisani, Stra (VE)

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IV. 5. Apparati IV. 5. I. Bibliografia S. Bimonte, R. Pagni (2003), Protezione, fruizione e sviluppo locale: aree protette e turismo in Toscana, IRPET – Regione Toscana, Firenze. M. Maggi (2002), Ecomusei. Guida europea. Uberto Allemandi & Co. M. Antoninetti (1991), Un’oasi per tutti: guida per la progettazione del verde extraurbano senza barriere. Cooperativa libraria Borgo Aquileia D. Marino, (2015), Il nostro capitale. Per una contabilità ambientale dei parchi nazionali italiani. Franco Angeli G. Farneti, (2011), 1000 oasi e parchi naturali da vedere in Italia. Rizzoli Accademia nazionale dei Lincei, (1985), Convegno sul tema parchi e aree protette in Italia, Roma, 3-5 novembre 1983. Touring Club italiano,(20000), Parchi e aree naturali protette d’Italia. M. Casamonti, (2011), Nature as tradition. Rivista “Area” n. 116 N. Flora, G.Postiglione, (2011), Strategies for living between heaven and earth. Rivista “Area” n. 116

IV. 5. II. Sitografia http://www.minambiente.it/pagina/rete-natura-2000 https://mobilitadolce.net https://archipanic.com https://archdaily.com https://divisare.com https://dezeen.com https://swedishwood.com https://inhabitat.com https://beebreeders.com https://www.nasjonaleturistveger.no https://laponia.nu/ http://www.parcoappennino.it https://www.pianpinedo.it https://www.parks.it

IV. 5. III. Fonti iconografiche Immagine di apertura pare V : https://500px.com/katerina_plotnikova Fig. da IV.1 a IV. 3 -Fiabe fotografiche di Katerina Plotnikova Fotografa : https://500px.com/katerina_plotnikova Fig. IV. 3. a - Pape Nature Park: www.gastonlacombe.com; https://we.tl/KWIyLo8kuZ Fig. IV. 3. b - Selvika, HavØysund: www.nasjonaleturistveger.no Fig. IV. 3. c - Eggum, Lofoten : https://moretraveltrek.com Fig. IV. 3. d - Steilneset, Varanger : http://alltidreiseklar.no Fig. IV. 3. e - Ureddplassen, Helgeland: www.asplanviak.no Fig. IV. 3. I. -Trollstigen Visitor Centre: www.fjordnorway.com Fig. IV. 3. I. a -Sezione ambientale: http://www.archipanic.com Fig. IV. 3. I. b,c,d,: http://www.reiulframstadarchitects.com Fig. IV. 3. I. e - : www.norskeopplevelser.no/trollstigen/ Fig. IV. 3. II. a, b, c : https://laponia.nu/sme/luondolatnja/ Fig. IV. 3. II. d, e : http://lindmanphotography.com Fig. IV. 3. II. f, g, h, i: https://laponia.nu/naturum/ Fig. IV. 3. III. a : www.pinterest.com/ Fig. IV. 3. III. b : www.visitostergotland.se Fig. IV. 3. III. c, d, e, f : https://www.archdaily.com/ Fig. IV. 3. III. g, h: www.svenskttra.se Fig. IV. 3. III. i: http://lindmanphotography.com/

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Fig. IV. 3. IV. a : www.cioccotravel.it Fig. IV. 3. IV. b: www.dovealucca.it Fig. IV. 3. IV. c : http://joenattacantautore.blogspot.com Fig. IV. 3. IV. d,e, : http://www.parcoappennino.it Fig. IV. 3. IV. f, : materiale messo a disposizione dal Comune di Cimolais Fig. IV. 3. V. a : www.turismofvg.it/Musei/ Fig. IV. 3. V. b : www.pordenonewithlove.it Fig. IV. 3. V. c : www.facebook.com/pages/biz/park-cimolais/ Fig. IV. 3. V. d : www.hikingarch.it Fig. IV. 3. V. e : www.pianpinedo.it Fig. IV. 3. VI. a, b, c: www.visitmajella.it Fig. IV. 3. VI. d: www.fabiopiferi.it Fig. IV. 3. VI. e: www.tripadvisor.com Fig. IV. 3. VII. a: www.parks.it/cpf/la.brilla/ Fig. IV. 3. VII. b, c, d: materiale messo a disposizione da Sergio Fortuna fotografo : http://www.sergiofortuna.com Fig. IV. 3. VII. e: www.destinazioneterra.com Fig. IV. 3. VII. f: https://deskgram.org/explore/tags/oasiLipu Fig. IV. 3. VII. g: www.versiliatoday.it/luogo/lago-di-massaciuccoli Fig. IV. 4. : www.lagirandolaviaggi.it


V.

PARTE

LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROGETTAZIONE

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LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROGETTAZIONE

V. 1. Linee di indirizzo

Questa parte costituisce il collegamento tra la precedente fase di analisi e la successiva di progettazione. Qui si rielaborano gli input precedentemente recepiti al fine di ricavare delle linee guida, delle strategie, che definiscono il punto di partenza della fase progettuale. Questi indirizzi costituiscono anche un termine di riferimento grazie al quale è possibile controllare se le scelte di progetto e gli obiettivi e requisiti fissati sono coerenti tra loro. 75

Lo studio riconosce, come premessa fondamentale per la sua elaborazione, la complessità di un processo progettuale che tenga conto dei bisogni e delle predisposizioni proprie ed esclusive del luogo di intervento, nonché delle sue fragilità, criticità e della variabilità dei quadri esigenziali di riferimento. Per questo motivo l’obiettivo di questa parte della ricerca non è quello di stabilire linee guida prescrittive o conclusioni definitive ma si propone invece di orientare il progettista nella scelta di soluzioni coerenti con il contesto, con gli obiettivi prefissati e con il soddisfacimento dell’utenza. Le questioni affrontate non vengono risolte in maniera definitiva ma restano aperte in modo da poter assecondare l’evoluzione del contesto insediativo e il continuo progresso tecnologico in campo costruttivo. Coerentemente con queste considerazioni si è scelto di affrontare la questione della progettazione in aree naturali in relazione ai legami essa stabilisce con il luogo e con l’uomo. Qualsiasi opera architettonica instaura infatti un legame con il luogo nella quale è inserita entrando in un rapporto di reciproca influenza con ciò che la circonda: le sue forme e dimensioni saranno dipendenti dal contesto ma allo stesso tempo questo viene modificato e plasmato con la semplice realizzazione. Anche l’uomo è influenzato dall’architettura, la quale condiziona il suo modo di vivere e abitare un determinato spazio, operando sulle sue abitudini sociali e culturali. In virtù di questi legami tra l’architettura, il suo contesto ed il suo fruitore, si stabiliscono i principi cardine di identità e sostenibilità che costituiscono il rapporto tra il progetto e il suo ambiente, e quelli di integrazione e benessere che migliorano la relazione tra uomo e architettura. Insieme questi punti fermi rappresentano una grande varietà di significati ed interessandosi ad un maggior numero di ambiti, diventano in definitiva necessari per qualsiasi tipo di scelta progettuale. In questo modo essi possono essere considerati, per qualunque opera architettonica, come veri e propri valori e principi al quale l’architetto deve ispirarsi.


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V. 1. I. Architettura e luogo L’architettura è fatta di spazi, concepiti come luoghi, ai quali essa stessa conferisce sostanza, forma e significato. Un luogo di per sé non rappresenta mai uno spazio indistinto e quindi adatto ad ospitare qualsiasi tipo di architettura; allo stesso modo un progetto non può essere pensato per essere impiantato indifferentemente in ogni tipologia di contesto. Tra luogo e architettura quindi si instaura un confronto ed una corrispondenza singolari e straordinari, tanto da considerarli irripetibili. Con ciò non si intende che in un dato luogo possa esistere un solo progetto possibile, né che il contesto storico-culturale gli debba imporre unicamente e forzatamente i propri caratteri architettonici, ma piuttosto si afferma che l’opera dell’uomo debba essere compatibile con l’ambiente che la ospita, nel rispetto del genius loci e dell’identità del luogo anche attraverso una personale comprensione. Altro ruolo dell’architettura è quello di dare una lettura del territorio e proporsi come mezzo privilegiato di comunicazione e condivisione dei suoi contenuti. Queste considerazioni interessano qualunque tipo di progetto ma diventano centrali nella progettazione di infrastrutture per parchi e riserve faunistiche, le quali trovano nel carattere distintivo del loro ambiente la loro stessa essenza. In quest’ottica il progetto non si pone come principale attrattiva ma cerca di rafforzare il carattere distintivo del luogo per sottolineare il contesto ed evidenziarne le peculiarità. Tuttavia l’identità non è l’unico aspetto che riguarda il rapporto tra architettura e luogo. Risulta infatti evidente che il concetto di sviluppo e benessere sia dipendente da un rapporto equilibrato con l’ambiente che ci circonda sia per quanto riguarda l’approvvigionamento delle risorse sia per in termini di qualità della vita. La moderna sensibilità nei confronti dell’emergenza climatica e delle tematiche ambientali in generale ha portato a concepire il concetto di sostenibilità come dimensione necessaria per il proseguimento della vita sulla Terra. Questo concetto proviene 76


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Fig. V. 1. I. a - Cattedrale verde Fig. V. 1. I. b - Installazione Arte Sella, Borgo Valsugana (TN)

essenzialmente dalla letteratura scientifica e naturalistica e definisce sostenibile la gestione di una risorsa, nota la sua capacità di riproduzione, che non eccede nel suo sfruttamento oltre una determinata soglia. Al contrario, quando l’uso di una risorsa supera il limite di sopportabilità si va incontro ad importanti diminuzioni della risorsa stessa, speso con un danno non solo economico per la comunità ma con profonde implicazioni per l’ambiente e la vita sociale. La sostenibilità implica quindi l’idea di conservazione nel lungo periodo delle condizioni esistenti e di capacità di garantire un supporto e un sostentamento alle future generazioni, senza produrre degrado. In questa accezione il termine sostenibilità implica e abbraccia una serie di ambiti diversi tra cui rientra anche l’architettura, intesa nel senso più ampio come intervento dell’uomo sulla natura volto a creare condizioni idonee 77

per la propria vita e lo svolgimento delle proprie attività. Applicare questi concetti all’architettura porta a riflettere non solo sulla produzione dei singoli fabbricati edilizi come insieme di scelte tecniche e materiali da costruzione, ma anche sul piano del paesaggio e della città, compreso ciò che concerne la rete infrastrutturale e di trasporto. Ciò presuppone l’acquisizione di un alto tasso di responsabilità, di comprensione e di rispetto che possa dare origine ad una concezione di fare architettura che cerchi una sinergia tra la necessità di tutelare il patrimonio naturale e i bisogni di una società che soddisfa le proprie esigenze e aspirazioni attraverso azioni più consapevoli. Identità e sostenibilità si configurano come i principi che indirizzano questo intervento. La salvaguardia dell’ambiente, la tutela delle valenze e delle risorse, il rapporto con la natura e il contesto sono gli strumenti di cui essi si servono.


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Fig. V. 1. II. a - Strategie per la durabilità nel tempo della segnaletica Fig. V. 1. II. b - Materiali sostenibili

V. 1. II. Architettura e sostenibilità Essere consapevoli che il riscaldamento e l’illuminazione degli edifici assorbono la maggior parte del consumo di energia (42%, di cui il 70% per il riscaldamento) e producono il 35% delle emissioni complessive di gas serra e che gli edifici e l’ambiente costruito utilizzano la metà dei materiali estratti dalla crosta terrestre e producono ogni anno 450 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e da demolizione, ossia più di un quarto di tutti i rifiuti prodotti, ha imposto all’architetto di riflettere sui valori e sui bisogni connessi alle attività umane, rendendo urgente la necessità di una riforma culturale in merito ai processi di ideazione, creazione, produzione, comportamento antropico e governo dei territori (Forte, 2010). 78

Già nel 1996 nella Carta Europea per l’Energia Solare nell’Architettura e Pianificazione Urbanistica promossa da Thomas Herzog e da grandi nomi come Norman Foster, Renzo Piano e Richard Rogers si legge:” Un’Architettura responsabile e capace di futuro deve dare espressione del rispetto dovuto nei confronti della crisi ambientale globale e del bisogno di qualità locale. La progettazione deve ricercare soluzioni innovative per ridurre lo spreco e l’impatto di materiali ed energia. Gli edifici devono essere realizzati qualificando nel contempo l’ambiente e il paesaggio in cui si collocano”. L’architettura di oggi deve quindi riconsiderare il sistema di valori e priorità che intervengono nella determinazione delle scelte progettuali e rivolgendosi al domani e alle generazioni future che lo abiteranno. Per riuscire a minimizzare l’impatto sull’ambiente l’architetto deve prestare attenzione ad un gran numero di fattori che prendono in considerazione l’intero arco di vita dell’edificio e partono dalla scelta del sito per finire con la sua dismissione, comprendendo le fasi intermedie di costruzione, gestione e manutenzione. Ogni decisione è determinante già dalle prime fasi di progettazione: l’orientamento, il soleggiamento, la forma e la geometria di pareti e coperture nonché le selezione dei materiali e dei componenti in relazione all’approvvigionamento, alle emissioni, alla necessità di manutenzione, alla durabilità nel tempo, alla dismissione finale e alla possibilità di riciclo. Queste scelte sono da sempre operate del progettista in funzione di considerazioni circa le caratteristiche prestazionali ed estetiche nonché i costi in base alla disponibilità economica del committente ma in tempi recenti si è aggiunta la consapevolezza che le valutazioni riguardo ai materiali da impiegare dovrebbe tradursi in scelte responsabili, mirate alla scelta di prodotti che siano in grado di dare apporti positivi in merito alla salvaguardia ambientale. Per valutare la sostenibilità di un materiale edilizio è necessario tenere di conto il suo ciclo di vita che comprende le fasi di reperimento e lavorazione, trasporto, assemblaggio e impiego fino alla sua demolizione e smaltimento comprendendo la possibilità di recupero o riciclo.


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I fattori fondamentali che determinano la sostenibilità di un materiale sono sono: • disponibilità di materia prima in natura e ridotta alterazione dell’ecosistema nel reperimento • processi produttivi qualitativamente efficienti e ridotte emissioni inquinanti durante la lavorazione • assenza di emissioni nocive dopo il suo impiego • durabilità nel tempo • possibilità di recupero o riciclo

Quest’ultimo punto risulta molto importante in quanto, in architettura e in edilizia, la quantità di rifiuti prodotti, dovuta alla brevità del ciclo di vita utile dei vari elementi, raggiunge stime sempre più significative e rappresenta la quota più consistente del loro impatto sull’ambiente. Per questo motivo risulta necessario diffondere la consapevolezza che un materiale, una volta terminato il suo utilizzo, possa diventare esso stesso una risorsa per altri cicli produttivi e uscire dal tradizionale circuito di smaltimento. Questo vuol dire anche ripensare al concetto di edificio, visto, nella tradizione costruttiva europea, come oggetto monolitico, le cui componenti vengono solitamente unite tramite connessioni stratificate a umido, e iniziare a concepire interventi reversibili, i quali, una volta terminata la loro funzione possano non lasciare traccia del loro passaggio nel luogo. Il concetto di reversibilità e di transitorietà del costruito non è il solo a dover essere preso in considerazione, infatti, anche il comportamento stesso dell’edificio in fase di esercizio risulta fondamentale. In un Europa che, con la Direttiva 2010/21/CE, ha fissato per il 2020 l’obiettivo di costruire Edifici a Energia Quasi Zero (Near Zero Energy Building o NZEB), molta importanza hanno le soluzioni adottate per l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili e per il recupero e il riciclo delle acque piovane. In quest’ottica si dovranno costruire edifici che dovranno riuscire ad azzerare il loro fabbisogno energetico annuale attraverso progetti che tengano conto dell’efficienza degli apporti energetici, avendo riguardo delle condizioni locali e del contesto in cui è inserito tramite il riscaldamento e raffreddamento solare passivo, illuminazione naturale e compensando con l’uso di energie provenienti da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze. Tutto questo deve avvenire ovviamente mantenendo elevati livelli di comfort termo-igrometrico per garantire la salubrità degli ambienti. Con l’introduzione degli NZEB, nei Paesi dell’UE sono state prodotte diverse sperimentazioni che fanno riferimento a una serie di tipologie tutte diversamente efficaci: Passive Hou79

se, edifici verdi, case solari, edifici sostenibili e altri. Alcune regioni e comuni europei, con contesti sociali e politici molto diversi ma all’avanguardia nel dibattito sugli NZEB, grazie a politiche mirate, regolamenti, incentivi e varie forme di supporto, sono riusciti a realizzare interi quartieri esemplari, combinando il sistema delle Passive House con l’uso delle fonti rinnovabili: è il caso di Hannover che già in occasione di EXPO 2000 aveva realizzato Case passive nel quartiere di Kronsberg, e tra il 2014 e il 2015 anche Francoforte, Hannover, Bruxelles e il Tirolo austriaco. L’adozione di un approccio sostenibile e quindi la valutazione dell’impatto ambientale, fondamentali per concepire qualunque progetto di architettura in chiave contemporanea, risultano quanto mai inderogabili nella progettazione in aree naturali. Ogni intervento deve qui minimizzare il proprio impatto sul contesto, inserendosi in maniera delicata e non invasiva, cercando di conciliare il raggiungimento di standard prestazionali e il soddisfacimento delle esigenze sia dell’uomo sia della fauna che lo abita. La prima questione da affrontare riguarda la localizzazione degli interventi e il loro sviluppo in quanto si ritiene opportuno seguire la conformazione naturale del terreno, cercando di evitare spostamenti di terra e eliminazione della vegetazione. La seconda questione riguarda le scelte materiali e le soluzioni tecnologiche, esse dovranno essere coerenti con i criteri di ecocompatibilità, durevolezza e reversibilità. Per i percorsi ad esempio si ritiene opportuno pensare a pavimentazioni drenanti per la loro capacità di consentire il naturale deflusso delle acque e la loro filtrazione nel terreno senza bisogno di ricorrere all’ausilio di sistemi di allontanamento delle acque, in questo modo si riesce ad soddisfare tutti i criteri sopra elencati riuscendo ad anche avere un risparmio economico. Considerazioni simili intervengono anche nella progettazione degli arredi, della segnaletica, delle aree di sosta e belvedere, ma soprattutto nella progettazione di nuovi edifici all’interno del parco.


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V. 1. III. Architettura e uomo L’etimologia della parola “architettura” deriva da architetto, termine a sua volta derivato per lingue occidentali dal latino architectus, è un termine in realtà di origine greca: ἀρχιτέκτων (si pronuncia architéktōn), una parola composta dai termini ἀρχή (árche, traducibile come :origine, principio) e τέκτων (técton, traducibile come costruttore) che significa “capo costruttore”, “primo artefice” o proprio “architetto”. È chiaro dunque che quando si parla di architettura si parla inevitabilmente dell’uomo, poiché essa rappresenta uno strumento concepito per assolvere funzioni e ambizioni dell’uomo stesso. Esso infatti non si limita ad usufruire dei risultati funzionali dell’architettura, ma conferisce all’opera un valore ed un significato, dalla progettazione fino alla sua materiale realizzazione. Compito dell’architetto è quindi quello di soddisfare i bisogni e le esigenze dei futuri fruitori traducendoli in spazi e forme che abbiano un riscontro positivo anche in termini di comfort psicofisico. È noto infatti come l’ambiente costruito possa influenzare l’uomo sia nella sua dimensione intima e personale sia nelle sue relazioni con gli altri e quindi nella sfera collettiva, concorrendo quindi a determinare il suo “benessere”. Benché di difficile interpretazione, l’idea di benessere è senza dubbio percepibile in due componenti fondamentali che dipendono strettamente l’una dall’altra: la salute fisica e quella mentale. Poiché gli ambienti incidono, sia negativamente che positivamente, su entrambi gli aspetti del benessere dell’uomo, risulta indispensabile per il progettista essere consapevole degli effetti che è in grado di scaturire su entrambi i profili e tenerli sotto controllo in fase di programmazione. I fattori che influenzano maggiormente l’aspetto fisico del benessere sono relativi alla salubrità degli ambienti e, come ben noto, sono influenzati ad esempio dalla qualità e quantità dell’aria e della luce degli interni, la presenza di particolari condizioni di inquinamento acustico e le caratteristiche termo-igrometriche degli spazi. Il benessere 80

psicologico è invece ascrivibile a quei fattori che condizionano la percezione di uno spazio sia a livello del singolo individuo sia a livello della collettività che lo abita. Il modo in cui percepiamo ciò che ci circonda e le emozioni che esso ci suscita condizionano il nostro comportamento e il modo di vivere quel determinato spazio; al contempo le nostre abitudini e azioni influiscono sull’immagine del dell’ambiente vissuto, contribuendo al suo miglioramento o mantenimento o, al contrario, al suo degrado o deperimento. I fattori che determinano la dimensione del benessere psichico e psicologico sono molteplici e, in riferimento alla scala di intervento, possono influenzare l’uomo nella sua sfera privata e sociale, condizionando le relazioni che si instaurano tra chi vive a abita quel determinato ambiente. Uno spazio di qualità offre quindi sensazioni di sicurezza, protezione e piacevolezza nel fruire i suoi componenti, fornisce opportunità di crescita e arricchimento e facilita occasioni di socializzazione e confronto. Nel caso specifico di questa tesi, nell’ottica di una progettazione mirata ad offrire queste qualità fisiche e psicologiche, si determina la nozione di benessere umano quale presupposto necessario di armonia tra natura e uomo, imprescindibile per il benessere nei suoi stati fisico, emotivo, spirituale, sociale e culturale.

Fig. V. 1. III. a - Modulor, Le Corbusier


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Altro principio cardine della progettazione in architettura è l’inclusione, la quale interessa un gran numero di ambiti con diverse sfaccettature. Per semplificazione ci concentreremo su due aspetti: il primo si riferisce alla capacità di un luogo di accogliere ogni tipo di utenza, il secondo si riferisce al grado di fruibilità di un dato ambiente. Adottare un approccio universale alla progettazione risulta un prerequisito fondamentale affinché tutti possano godere di una serie di diritti come ad esempio la mobilità, il lavoro, il tempo libero o l’educazione. In questa visione, pensare ai futuri utenti ha come riferimento ciascun individuo, non un target limitato di persone o uno standard, senza distinzione di età, sesso o abilità. Il diritto di accessibilità comprende un’utenza più diversificata e numerosa di quanto spesso è considerato dall’opinione comune, il quale associa il concetto di disabilità esclusivamente alle problematiche legate a coloro che per muoversi hanno bisogno dell’ausilio di una sedia a rotelle.

In Italia già nel 1989,venivano emanate “prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità” negli spazi e negli edifici grazie all’introduzione del D.M. 236/89 nel quale all’art. 2 troviamo la seguente definizione: “Per barriere architettoniche si intendono: •

gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea.

gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti.

la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi” 81

Il concetto di barriera architettonica assume quindi un significato più profondo che interessa tutte le categorie di persone che, in modo temporaneo o permanente, presentano difficoltà nei movimenti, nella percezione dei sensi, non di meno difficoltà cognitive e psicologiche dovute alle loro condizioni di salute o causate dalle caratteristiche dell’ambiente in cui si trovano. Si può intuire ora la complessità della questione dell’accessibilità in quanto si riferisce ad un ampio range di individui con differenti abilità e difficoltà e, di conseguenza, esigenze ma anche ad un gran numero di fattori inerenti alle specificità del contesto d’intervento.

Fig. V. 1. III. b - Modern life


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Riguardo ai temi di inclusione sociale dell’architettura si ritiene opportuno citare Ronald L. Mace, architetto americano, product designer ed educatore noto per aver coniato il termine “Universal Design” e per il suo impegno nel lavoro di difesa delle persone con disabilità. Nel 1989, in collaborazione con la School of Design della North Carolina State University di Raleigh, ha fondato il Center for Accessible Housing, in seguito divenuto il Center for Universal Design. Questo centro, grazie anche a finanziamenti federali, è diventato oggi una delle principali risorse nazionali e internazionali per la ricerca e l’informazione sul design universale negli alloggi, nei prodotti e nell’ambiente edificato. Durante la sua carriera ha collaborato inseme ad un gruppo di studiosi composto da architetti, ingegneri e designer per stabilire dei principi generali che possono essere sia applicati per valutare progetti esistenti e guidare nuovi processi di progettazione sia educare progettisti e consumatori sulle caratteristiche di prodotti e ambienti più fruibili. Il risultato sono stati 7 principi fondamentali a cui seguono specifiche linee guida e che riassumeremo come: •

uso equo: il progetto e utilizzabile e commerciabile per tutti i gruppi di utilizzatori;

uso flessibile: il progetto si adatta ad una ampia gamma di preferenze e di abilità individuali;

uso semplice ed intuitivo: l’uso del progetto e facile da capire indifferentemente dalle esigenze dell’utilizzatore;

uso percepibile: il progetto comunica le necessarie ed effettive informazioni all’utilizzatore, in modo indifferente rispetto alle condizioni dell’ambiente o alle capacità sensoriali dell’utilizzatore;

tolleranza per l’errore: il progetto minimizza i rischi e le conseguenze negative o accidentali o le azioni non volute;

contenuto sforzo fisico: il progetto può essere usa-

to in modo efficace e comodo con la fatica minima; •

misure e spazio per l’avvicinamento e l’uso: appropriate dimensioni e spazi sano previste per l’avvicinamento, per l’accessibilità, la manovrabilità e l’uso sicuro indipendentemente dalla statura, dalla postura e dalla mobilità dell’utilizzatore. Fig. V. 1. III. c - Sport per tutti

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LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROGETTAZIONE

L’inclusione, dunque, rappresenta “il passaggio da un approccio al progetto “senza barriere”, il cui limite è la schematizzazione della disabilità in semplificative e riduttive tipologie d’utenza, a un approccio che consideri l’utenza ampliata e l’effettivo benessere di tutti all’interno dello spazio pubblico” (del Zanna 2005). Nel fare questo è necessario tenere conto come detto anche delle caratteristiche specifiche del contesto di riferimento. Di seguito verranno descritti i principali caratteri che si riferiscono al grado di fruibilità dello spazio e che permetto all’uomo di sentirsi incluso nell’ambiente di riferimento in cui si svolge questa tesi, ossia nei parchi naturali. Per loro stessa definizione, queste aree si estendono in zone dove l’intervento dell’uomo è praticamente assente ed hanno una vasta dimensione. Qui i percorsi sono spesso intrecciati nella fitta vegetazione e in questi luoghi non è difficile perdersi. Per poter godere appieno dell’ambiente circostante e agevolare la visita risulta necessario fornire all’ospite la possibilità di potersi orientare facilmente all’interno del parco attraverso una curata cartellonistica e segnaletica dei sentieri. Infatti le mappe spesso fornite agli ingressi non risultano efficaci se non sono accompagnate, da un lato, dalla corretta manutenzione dei percorsi e, dall’altro, con la puntuale segnalazione della via da seguire. Garantire la fruibilità significa quindi pulire e mantenere le pavimentazioni per non costringere il visitatore a deviazioni, ma anche occuparsi della visibilità degli elementi di segnalazione, inserendo, dove necessario e possibile, degli elementi con lo scopo di fornire punti di riferimento che aiutino a trovare la direzione giusta. Altro aspetto delicato è quello della cartellonistica: essa dovrebbe contenere le indicazioni circa la posizione per agevolare l’orientamento e le nozioni necessarie per informare ed educare il visitatore all’interno del parco. Queste dovranno essere trasmesse in forma schematica e sintetica in modo da non rischiare di essere ignorate perché ritenute superflue o noiose e la loro distribuzione deve essere studiata in base al suo effettivo bisogno.

Allo scopo di garantire ad ogni fruitore la possibilità di conoscere le caratteristiche peculiari del luogo e orientarsi, è necessario inserire forme di segnaletica alternative a quella visiva per riuscire a comunicare anche con coloro che soffrono di limitazioni a livello sensoriale. Per fare ciò è necessario integrare nella cartellonistica informazioni di tipo tattile, sia palmare che plantare, sonoro e olfattivo. Orientarsi e conoscere sono quindi due degli aspetti che determinano il senso di inclusione dell’ospite all’interno del parco, i quali si legano al concetto del percorrere, inteso sia come attività principale da svolgere in queste aree poiché, essendo spesso esclusivamente pedonali, camminare rappresenta un elemento caratterizzante di ogni visita, sia inteso come percorso spirituale nel quale ci si eleva ad ogni conoscenza acquisita. Un aspetto che può incidere sui tempi di permanenza all’interno del parco è quello del sentirsi accolti. Questa sensazione non dipende solo dal personale che vi

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lavora all’interno ma dipende anche dalla possibilità di poter svolgere alcune funzioni e attività come poter sostare per riposarsi o per conversare, contemplare un paesaggio o osservare la fauna. Per assolvere questi bisogni possono essere previsti lungo i sentieri delle aree relax, sedute, altane per l’avvistamento, belvedere o altri spazi in grado di offrire una lettura migliore del territorio e una fruizione più confortevole. Con lo scopo di avvicinare il turista alla comprensione del posto in cui si trova, così da farlo sentire accolto e incluso, sono stati allestiti in numerose aree verdi veri e propri ecomusei con percorsi espositivi che forniscono una descrizione più completa e dettagliata riguardo alle caratteristiche dell’ambiente e le tradizioni locali. Nell’applicare questi principi durante la fase di progettazione di cercherà quindi di far si che il visitatore non si senta soltano mero spettatore di un bellissimo scenario ma parte integrante del contesto. Fig. V. 1. III. d - Hasselnes wind shelter, Varanger


LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROGETTAZIONE

V. 5. Apparati

V. 5. III. Fonti iconografiche

V. 5. I. Bibliografia

Immagine di apertura pare V : https://pixabay.com/

A. Lanza (1997), Lo sviluppo sostenibile. Il Mulino.

Fig. V. 1. I. a : www.itinerari.bergamo.it/la-cattedrale-verde-di-ol-

L. Fusco Girard e P. Nijkamp (1997), Le valutazioni per lo sviluppo sostenibile della città e del territorio. FrancoAngeli.

tre-il-colle/

M. Berrini, A. Colonetti (2010), Green Life: Costruire città sostenibili. Bologna, Editrice Compositori.

Fig. V. 1. I. b : www.cultura.trentino.it/eng/Past-festivals-and-sea-

I. Garofolo (2004), Per una progettazione consapevole. Contributi alla formazione di una nuova sensibilità progettuale per un’edilizia bio-eco compatibile. Edicom Edizioni.

sons/Arte-Sella-2015

P. Altamura (2015), Costruire a zero rifiuti. Strategie e strumenti per la prevenzione e l’upcycling dei materiali di scarto in edilizia. FrancoAngeli.

Fig. V. 1. I. b : www.rinnovabili.it/

A. Laurìa, (2003), Persone reali e progettazione dell’ambiente costruito: l’accessibilità come risorsa per la qualità ambientale. Maggioli. G. Del Zanna (2005), Progettare l’accessibilità. Grafill

Fig. V. 1. II. a : Elaborato della candidata

Fig. V. 1. III. a : http://d-art.it/arte Fig. V. 1. III. b : https://it.123rf.com/ Fig. V. 1. III. c : http://www.ecodisavona.it

F.Vescovo (2000), Universal Design: un nuovo modo di pensare il sistema ambientale per l’uomo. In “Paesaggio Urbano” n.1/2000 gen./ feb. Maggioli Editore M. Zoppi e E. Matteucci (2000), Progettare con il verde, il verde per tutti. Alinea Editrice “Parchi”, Rivista della Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali n. 56 e 58 anno 2009 ; n. 59 anno 2010 ; n. 60 anno 2011 S.M. De Marco,(2015), Psicologia e Architettura: studio multidisciplinare dell’ambiente. Aletti Editore A. De Capua, (2002), Nuovi paradigmi per il progetto sostenibile. Contestualità, Adattabilità, Durata, Dismissione. Gangemi Editore R. Medegnini e altri, (2013), Inclusione sociale e disabilità. Linee guida per l’autovalutazione della capacità inclusiva dei servizi. Erickson. G. Napoleone, (2013), L’architettura tra uomo e natura: regole e geometrie dall’antico al moderno. IBN

V. 5. II. Sitografia

https://www.architutti.it/ https://www.disabiliabili.net/ http://www.muoversinsieme.it/

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Fig. V. 1. III. d : http://www.varanger.net/northernlights/


VI.

PARTE

CASO APPLICATIVO

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LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

In questa parte andremo ad applicare tutti i principi e le nozioni apprese nella parte di analisi in un progetto inserito all’interno di un contesto reale. Analizzeremo nello specifico il Parco Faunistico del Monte Amiata nella Riserva Naturale del Monte Labbro, il suo contesto territoriale e la sua storia, andando ad evidenziare le criticità ed i punti di forza.

Fig. VI. 1. a - Trekking nel Monte Amiata

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LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

VI. 1. Il Monte Amiata Il Monte Amiata costituisce l’unico vero grande rilievo della Toscana meridionale e con i suoi 1738 metri di altezza svetta sulle vallate circostanti. Situato a cavallo tra le province di Grosseto e Siena, la sua vetta principale costituisce il culmine di un massiccio montuoso in realtà abbastanza articolato, comprendente una serie di cime, tra cui, sul versante grossetano, ricordiamo Poggio Trazzolo (1.200 metri), il Monte Labbro (1.193 metri) e il Monte Calvo (930 metri). Antico vulcano, ormai spento, l’Amiata è strettamente caratterizzato da rocce trachitiche, dal suolo fertile dei vulcani e da sorgenti calde. Dove il basamento calcare-argilloso si sostituisce alle rocce trachitiche si trovano poi numerose sorgenti tipiche di questo rilievo vulcanico, la cui ricchezza idrica, captata e gestita dall’acquedotto del Fiora, è distribuita nell’intera Toscana meridionale e nella Maremma laziale. Da segnalare anche la produzione di energia elettrica da parte della multinazionale dell’energia Enel, che utilizza appunto le emissioni di vapore geotermico (soprattutto nella zona di Piancastagnaio e Bagnore), proveniente dalle profondità del sottosuolo interessato ancora da fenomeni paravulcanici. Le foreste e il terreno fertile dell’Amiata hanno attratto l’uomo fin da epoche lontane: frequentato dagli etruschi, sfiorato dalla via Cassia romana e dalla via Francigena, il Monte Amiata ha permesso la nascita e lo sviluppo di numerosi centri abitati disposti lungo le valli e le pendici del monte. Oggi i centri storici ed i monumenti isolati, gli imponenti castelli e le piccole chiese solitarie, formano un quadro molto interessante dove storia ed arte si fondono strettamente con la natura che le accoglie. Testimoni di uno sviluppo storico-culturale di pregio assoluto sono i numerosi i reperti storici e artistici presenti su tutto il territorio come le architetture medievali quali le fortificazioni e i castelli (Arcidosso, Montelaterone, Piancastagnaio), le abbazie romanico-longobarde (abbadia San Salvatore, Abbazia di Sant’Antimo) e la villa Sforzesca di Castell’Azzara, le

chiese rinascimentali e barocche di Castel del Piano, le ceramiche robbiane e il parco Peschiera a Santa Fiora. Questo patrimonio conferma una continuità di relazioni tra civiltà e culture al confine tra la Tuscia e il Lazio. La parte meno elevata del territorio amiatino è marcata dalla presenza di oliveti e vigneti, da cui sono ricavati olio pregiatissimo e vini la cui qualità raggiunge ormai livelli iternazionali. Nelle aree più elevate invece, appartenenti ai boschi, si possono trovare altri tipi di prodotti che hanno costituito la fonte primaria di sostentamento delle popolazioni locali in passato: la castagna prevalentemente raccolta nella zona di Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora, e il fungo in particolare nella zona di Bagnolo, Saragiolo e Selvena. Molte sono le sagre e le feste organizzate in tutto l’arco dell’anno e su tutto il territorio che rendono omaggio a questi prodotti. Nella stagione invernale si pratica lo sci, essendo stato allestito negli anni un complesso

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sciistico con piste ed impianti di risalita dislocati nei punti cardine della montagna: la vetta, il Prato delle Macinaie, il Prato della Contessa, il Rifugio Cantore e il Pian della Marsiliana. L’intera area infine è caratterizzata da un’alta concentrazione di biotopi suddivisi in specifiche aree protette: la Riserva Regionale Monte Penna (Castell’Azzara), la Riserva Regionale Pigilleto (Piancastagnaio), la Riserva Naturale Pescinello (Roccalbegna), la Riserva di Poggio all’Olmo (Cinigiano), la Riseva Naturale Rocconi (Semproniano, Roccalbegna), Riserva Naturale del Monte Labbro (Arcidosso), la Riserva Narurale Bosco Santa Trinita (Santa Fiora).

Fig. VI. 1. b - Il Monte Amiata visto dal mare


LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

VI.1.I. Arcidosso

Fig. VI. 1. I. a - Arcidosso

Arcidosso è un piccolo comune di 4.281 abitanti in provincia di Grosseto che sorge sulle pendici del versante occidentale del Monte Amiata, ai margini di grandi boschi di castagno. Storicamente uno dei centri più importanti tra le province di Siena e Grosseto, la sua ricchezza di cultura, arte e tradizione si fonde con la bellezza naturale del paesaggio circostante. Il nome di derivazione latina significa “la rocca sul dosso” e si riferisce a quello che potremo definire il simbolo della città: il Castello Aldobrandesco. La storia del borgo è molto legata al nome di questa famiglia: a partire dal XII Arcidosso si trovò a far parte dei possedimenti degli Aldobrandeschi che diedero inizio alla costruzione del castello e della torre. L’edificio subì numerose modifiche nel corso dei secoli, fu sede del capitanato di giustizia e successivamente dimora nobiliare. Attualmente la struttura è aperta al pubblico ed offre la visita della Sala espositiva del Centro Studi di

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Davide Lazzaretti, del Museo di Storia Medievale del territorio, della Torre del Castello e del MACO (museo di arte e cultura orientale). Attorno alla grande rocca, eretta su un sito già fortificato fin dal X secolo, si sviluppa il caratteristico borgo medievale: le porte della città con maestosi stemmi e le labirintiche viuzze, un tempo ospitanti botteghe di arti e mestieri, accolgono il visitatore e lo conducono attraverso un passato antico che profuma di misticismo, simboli e misteriose iscrizioni. Con la conquista della città da parte della Repubblica di Siena e successivamente dei Medici di Firenze, Arcidosso ha mantenuto inalterata l’antica funzione amministrativa fino ad epoca recente, favorendo lo sviluppo urbanistico, conservando e arricchendo il patrimonio artistico nel corso dei secoli. Ne sono testimonianza i numerosi edifici religiosi come la chiesa in stile neo-romanico di San Niccolò e la chiesa di Sant’Andrea con la quattrocentesca pittura mura-


LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

le della “Madonna in trono”. Anche il santuario della Madonna Incoronata, sorto come ex-voto per la fine della peste del 1348, conserva preziosi affreschi. Interessante esempio di romanico classico è invece la pieve di Lamula, emblema dell’antica battaglia contro il paganesimo. Inoltre Arcidosso ha dato i natali a numerosi personaggi di valore storico come Giovan Domenico Peri, poeta di corte di cosimo dei Medici e il politico Isidoro Maggi. Figura di spicco e orami radicata nella cultura popolare è stata quella pia di David Lazzeretti, il profeta dell’Amiata, riformatore sociale e religioso, per il quale lo stesso Monte Labbro conserva edifici delle sua storia. Ridente e vivace cittadina, Arcidosso promuove ormai da tempo una serie di eventi legati al turismo enogastronomico come la sagra della patata, che si svolge alle Macchie alla fine di agosto, e in autunno la festa dell’olio a Monte Laterone che oltre all’olio promuove la birra di castagne del birrificio locale. Il borgo durante gli anni ottanta si è aperto a nuove lontane influenze culturali e particolari insegnamenti spirituali: Merigarwest, letteralmente residenza della montagna di fuoco, è, ad esempio,il centro tibetano che si occupa della salvaguardia della millenaria cultura tibetana. Questa comunità sorge dove le pendici del Monte Amiata incontrano quelle del Monte Labbro e ospita coloro che sono interessati alla pratica o allo studio dello Zocen. Concludendo diremo quindi che, collocato nell’affascinante cornice paesaggistica del Monte Amiata, Arcidosso offre al visitatore un patrimonio culturale ed artistico di singolare bellezza, custodendo la sua naturale vocazione mistica ma allo stesso tempo abbracciando anche esotici orizzonti culturali.

Fig. VI. 1. I. b - Pieve di Santa Maria a Lamula

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LETTURA GENERALE DEI LUOGHI N

MI

LA

GE

NO

BOLOGNA

A14

NO

VA

A12 A1 CARRARA MASSA

BA

RI

PISTOIA LUCCA

PRATO A11 FIRENZE

PISA S.S.2

LIVORNO

A1

AREZZO

A12 SIENA S.S.1

Fig. VI. 1. I. c - Italia: Toscana e Provincia di Grosseto Fig. VI. 1. I. d - Collegamenti principali in Toscana

S.S.223

Per raggiungere Arcidosso in auto arrivando da Nord è necessario prendere l’autostrada del Sole A1, uscire a Firenze Certosa e immettersi sul raccordo autostradale Firenze - Siena, proseguire sulla strada per Grosseto fino a Paganico e da li seguire le indicazioni per Arcidosso (circa 30km). Da Roma invece si prende l’autostrada A12 in direzione Civitavecchia e si continua sulla SS1 in direzione Grosseto fino a Paganico. Il collegamento tramite linea ferroviaria passa da Grosseto prima di recarsi alla stazione di Civitella-Paganico dove è poi necessario proseguire il viaggio in autobus. Un altro modo per raggiungere Arcidosso è infatti tramite gli autobus che offrono un servizio di navetta da e per le stazioni ferroviarie di Grosseto, Siena e Paganico. Gli aeroporti più vicini sono Firenze (169km circa), Pisa (205 km circa) e Roma Fiumicino. (228km circa).

Arcidosso

GROSSETO

S.S.1

MA

RO

A

M

RO

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LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

Nell’ottica di promuovere il turismo lento nella provincia di Grosseto, sono nate varie iniziative promosse sia dalla Regione Toscana sia dalla collaborazione di vari comuni. Tra queste ci sembra importante segnalare i percorsi di mobilità dolce “MareVettaMare” e “Vetta-Mare”. Il primo è un percorso cicloturistico ad anello che inizia a Marina di Grosseto e percorre 200km e 3000mt di dislivello e collega il mare alla vetta del Monte Amiata, facendo tappa dei comuni di Roccalbegna, Abbadia S.Salvatore, Arcidosso e Cinigiano. Il secondo invece mette in collegamento l’Amiata e la zona dell’Argentario. Si tratta di un sistema di sentieri, ippovie e ciclovie per un totale di 151m, suddivisi in sette tappe. l punto di partenza è la vetta de Monte Amiata e scendendo si incontrano Castel del Piano, Arcidosso, Santa Fiora, Castell’Azzara, Sovana, Poggio Murella, Montemerano e Manciano fino ad arrivare al borgo di Capalbio e Porto Ercole. In linea con questi indirizzi il Comune di Arcidosso ha messo ha disposizione una mappa di sentieri lenti i quali mettono in collegamento le bellezze e le peculiarità di questo luogo.

Fig. VI. 1. I. e - Rete di percorsi lenti del Comune di Arcidosso

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LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

VI. 1. II. Monte Labbro La Riserva Naturale del Monte Labbro ricopre un’area di 667 ettari sul versante sud-occidentale del Monte Amiata e si sviluppa fra il torrente Zancona e il suo affluente Onazio a nord e fino al fiume Albegna a sud. Al centro della riserva, spicca il Monte Labbro che, raggiungendo i 1190 metri nei pressi della Torre del Santo David, si mostra come un paesaggio di media montagna. La vegetazione arborea comprende cerri, castagni, olmi, noccioli, aceri, faggi, ontani. I castagneti maggiori si sviluppano sul versante nord del Monte Labbro coprendo una superficie di 60 ha circa. Di particolare pregio per le essenze arboree, la zona circostante il torrente Onazio. Dal punto di vista zoo-geografico l’area del Monte Labbro è compresa nella Regione Paleartica, più precisamente nella sotto-regione Mediterranea e il capriolo, il tasso, l’istrice, il riccio, il ghiro, l’upupa, la starna e il fringuello ne sono specie esclusive. Diffusamente presenti sono anche lo scoiattolo, la volpe, la donnola, la faina, la puzzola, il cinghiale e la lepre, come nella maggior parte delle terre circostanti. Numerose poi sono le specie di interesse comunitario che frequentano la riserva, oltre a mammiferi come la puzzola, il gatto selvatico, la faina, la martora e il tasso, la collocazione geografica di quest’area infatti la rende strategica per la nidificazione di alcuni falconiformi, alcuni esclusivamente migratori, altri più sedentari; si possono trovare bianconi, falchi pecchiaioli, poiane, albanelle, lanari, gheppi, falchi pellegrini e nibbi. Tra la piccola avifauna, abitanti degli arbusti e delle siepi delle praterie calcaree, si incontrano ancora il passero solitario, il codirosso, il culbianco e il sordone. Infine, non mancano, nei luoghi più umidi, numerose specie di rettili e di anfibi, di cui spesso è facile cogliere la presenza. Geologicamente l’area è costituita prevalentemente da formazioni calcaree (rosso ammonitico, calcareniti, argilliti, diaspri). Questa natura da luogo a fenomeni carsici accompagnati da doline, inghiottitoi e numerose grotte nel terreno. Sulla vetta del monte si ritrovano infine alcuni edifici legati ad una corrente sociale-re92

ligiosa fondata dal contadino predicatore David Lazzaretti. David nasce ad Arcidosso nel 1834 e fin dalla maturità rivela una grande ammirazione per l’impegno sociale e una forte determinazione nel voler contribuire al miglioramento della comunità. Volontario garibaldino e soldato piemontese Lazzaretti dimostra da subito la sua sensibilità ai movimenti politici e culturali di stampo liberale. Tornato ad Arcidosso David inizia gradualmente a manifestare un sempre maggiore interesse per i problemi sociali e una profonda delusione per i risultati conseguiti dopo la tanta auspicata unità nazionale. Il clima di malcontento che si formò tra larghi strati della popolazione dopo l’Unità d’Italia, e la preoccupazione esistente tra le masse dei cattolici, alimentata tramite le istituzioni religiose, per i provvedimenti contro la Chiesa, sono solo alcuni dei motivi che spinsero non solo David, ma tutti quelli che lo hanno seguito, a mal sopportare le condizioni imposte dalle istituzioni. La creazione dello stato unitario non andò verso la soddisfazione delle aspirazioni e dei bisogni delle comunità rurali come quella dell’Amiata, ma si rivelò per esse, un processo di annessione territoriale in difesa degli interessi delle classi dominanti. Mentre la classe benestante conservava saldamente il proprio potere, le masse contadine subivano il peggioramento delle loro condizioni di vita e l’imposizione di modelli culturali che stravolgevano le vecchie strutture societarie nel mondo rurale. Da qui la crescita di un profondo senso di disagio e di disillusione che si diffuse tra le realtà contadine che avrebbero dovuto tornare ad una condizione di passività e subalternità mentre parallelamente si inaspriva la crisi della società precapitalistica e delle forme culturali tradizionali. In seno a tale influenze e circostanze storico-culturali si capirà come la vena profetica del Lazzaretti si possa tradurre come estremo tentativo di difesa della comunità di villaggio nei confronti di una realtà esterna disgregante. La conversione e l’attivismo religioso del Lazzaretti furono bene accolti solo inzialmente dal clero locale e dai conservatori, poi convinti che il movimento del Lazzaretti stesse prendendo una brutta piega sia sul piano sociale che, soprattutto, su quel


LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

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LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

lo religioso. La cesura tra il liberale risorgimentale e il profeta del mondo contadino appare quindi, nel volgere poco più di un decennio, totale. Le riforme sociali di David e del suo Movimento Giurisdavidico hanno dunque rappresentato un bisogno diffuso, radicato di mettere in campo risposte, anche utopiche, alle aspirazioni di quel mondo marginale sottoposto ai processi di disgregazione e disfacimento. Nel 1871 fonda la “Fratellanza cristiana” allo scopo di assistere i membri malati, gli orfani, le vedove e persino i viandanti, dimostrando un primo tentativo di migliorare radicalmente le condizioni di esistenza delle masse contadine della zona. L’anno seguente nasce la “Società delle famiglie”, certamente il più ardito tentativo per adeguare le strutture sociali ai principi evangelici. Le prime ottanta famiglie misero in comune i terreni, i risparmi, il lavoro, ricevendo dalla società il vitto, il vestiario e l’istruzione ai figli, grazie alle prime scuole rurali aperte nella zona. Nella società anche le donne, per la prima volta nella storia, avevano diritto di voto e la struttura organizzativa prevedeva una rotazione democratica. L’obiettivo di David nell’aver messo tutto in comune perseguendo una duplice fratellanza nel lavoro e nello spirito, va ricercato nel desiderio realizzare quel sogno collettivo di una comunità che aveva a modello il cristianesimo evangelico. Egli raccolse motivi profondamente condivisi, sintetizzando tutto un tessuto di ansie e aspettative popolari preesistenti. La rottura dei rapporti consuetudinari attraverso la preghiera, le pratiche collettive e i rituali, l’esaltazione dei rapporti di solidarietà, il recupero del senso di religiosità e il millenarismo come espressione dell’ansia di cambiamento racchiudono il quadro di riferimento in cui si svolge l’azione di Lazzaretti. Dei seguaci del Movimento Giurisdavidico e della Repubblica di Dio facevano parte numerose famiglie, rappresentate per capifamiglia, dei quali la metà erano piccoli e medi proprietari terrieri, un quarto artigiani e il restante mezzadri e braccianti. La maggior parte degli aderenti vivevano nei villaggi del versante settentrionale del monte, gli altri provenivano dal versante meridionale o risiedevano in Aridosso. Il Movimento Giurisdavidico, che raccolse 94

Fig. VI. 1. II. a - Monte Labbro, veduta dal basso Fig. VI. 1. II. b - Monte Labbro, veduta aerea Fig. VI. 1. II. c - Vesti di David Lazzaretti Fig. VI. 1. II. d - David Lazzaretti Fig. VI. 1. II. e - La Chiesa. l’Eremo e la Torre come erano nel 1878


LETTURA GENERALE DEI LUOGHI

nella seconda metà dell’800 varie adesioni dagli abitanti della zona, per le istituzioni rappresentava, come abbaimo dimostrato, un ovvio problema politico da plurimi punti di vista. David, fino alla sua morte, avvenuta in seguito proprio a uno scontro con le istituzioni durante una manifestazione religiosa e pacifica, fu protagonista di un importante periodo storico, religioso e culturale, riconosciuto per il suo genio e la sua fede del tutto innovativi all’epoca. Davide abitò per molto tempo in vetta al Monte Labbro e stabilì qui il suo centro amministrativo e spirituale. Oggi spiccano ancora, tra le rade rocce, l’edificato dell’eremo circolare ed i vari annessi, tra cui si ricorda la cappella ricavata nella grotta. L’Eremo di Davide fu frequentato dai pellegrini e dai suoi seguaci negli anni in cui prosperò la Comunità, fino alla morte del loro “profeta” nel 1878 e poco oltre, per poi essere abbandonato e lasciato in disuso agli inizi del ventesimo secolo. Durante gli ultimi cento cinquant’anni storie e leggende popolari hanno arricchito la vicenda del Movimento di Lazzaretti e l’Eremo che lo ospitava, nel suo stato di abbandono, ha comunque continuato a offrire occasionalmente riparo a qualche pastore o viandante.

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CASO APPLICATIVO

VI. 2. Il Parco Faunistico del Monte Amiata La Riserva del Monte Labbro è un territorio di media montagna che va dai 700 metri ai 1.192 metri del Monte Labbro ed occupa una superficie di 667 ettari, di cui 200 costituiscono il Parco Faunistico del Monte Amiata, istituito nel 1989 con il sostegno della Comunità Montana, della Provincia di Grosseto e della regione Toscana, e ad oggi gestito direttamente dalla Comunità Montana. L’area che ospita il Parco ha tratti caratteristici di un ambiente agricolo di tipo tradizionale: zone pascolative, in passato coltivate a cereali, che si alternano a pascoli naturali su rocce calcaree e a boschi di latifoglie e, sul confine meridionale, castagneti. Le zone un tempo coltivate oggi ospitano, all’interno di ampi recinti, molti animali tradizionalmente presenti nella zona e varie specie di ungulati tra le più significative della fauna appenninica. Il parco si ispira ai modelli dei Wild Parks tedeschi: aree nelle quali gli animali selvatici sono allevati in natura per essere reintrodotti in futuro dove necessario; luoghi attrezzati per essere accessibili al pubblico nei quali il visitatore ha la possibilità di osservare gli animali in condizioni di semilibertà. Il parco si pone come strumento tecnico e scientifico di tutela e conservazione permettendo, sia allo studioso che all’amatore, di ammirare gli animali selvatici all’interno di ampi spazi con valenze paesaggistiche di pregio, spazi nei quali gli animali stessi possono mantenere le proprie abitudini alimentari e riproduttive e vivere quindi allo stato brado. Il parco è suddiviso con grandi recisioni in vaste aree dedicate agli animali tipici della zona e della fauna italiana che in passato hanno avuto un ruolo fondamentale negli equilibri naturali degli ambienti montani. Nelle aree gli animali sono separati per specie, o al massimo per coppia di specie, in base alla loro compatibilità ed ogni area ha una dimensione variabile tra i 20 e i 25 ettari. Ognuno di questi “comparti” naturali rappresenta una vera e propria risorsa genetica. D’altra canto, eccezion fatta per la zona del lupo, non esistono barriere o filtri tra i visitatori e gli animali che vivono 96


CASO APPLICATIVO

Fig. VI. 2. a - Cornelio, il daino socevole Fig. VI. 2. b - Asini crociati amiatini al Parco

all’interno delle aree se non i paletti segnaletici del sentiero dal quale è richiesto di non uscire nel rispetto delle esigenze della fauna e della sicurezza dei visitatori. Appunto nella realizzazione di tale sentieristica è stato tenuto conto delle esigenze di selvaticità degli animali lasciando in alcune zone il divieto d’accesso completo all’uomo. Lungo i percorsi inoltre sono presenti punti di sosta, di avvistamento e tabelle informative inerenti alla flora e alla fauna per garantire un approccio corretto ed educativo tra il visitatore e l’ambiente. Oltre ad organizzare itinerari ai fini didattici per scuole e visitatori, attività di studio e ricerca, il parco è impegnato anche in progetti di conservazione delle specie animali a rischio come l’asinello sorcino crociato di razza amiatina e, fino a qualche anno fa, anche per la starna e il capovaccaio, dei quali purtroppo non si hanno più avvistamenti.Presso il Podere dei Nobili, fulcro strategico del Parco, sono collocati il Centro Visite, la Direzione, gli uffici amministrativi, l’abitazione del ex-custode e le strutture necessarie alle attività didattiche contenute all’interno della sala polivalente. Quest’ultima è arricchita con esposizioni di palchi e corna degli ungulati e fotografie degli animalie un tempo accoglieva un centro di controllo di una rete di telecamere che metteva in relazione il Parco con altre zone di interesse ambientale. Un’area di pregio, adiacente al Parco Faunistico, è l’Area Forra, una zona boschiva dove comunque gli animali sono allo stato libero e ne è possibile l’avvistamento percorrendo il Sentiero Natura che, serpeggiando lungo il Fosso dell’Onanzio, la attraversa. Dal Parco parte anche il sentiero Monte Labbro che arriva fino alla cima del monte dove si erge ancora oggi l’eremo di Davide Lazzaretti. 97


CASO APPLICATIVO

Biglietteria/Entrata

N

Parcheggio Area di sosta camper Altana di osservazione

L’ARRIVO

Panche-Tavolo Bar/Ristorante Stazione asini Stalla

IL PODERE DEI NOBILI

Punto informazioni Rovine Eremo Percorso Entrata-Podere dei Nobilli Sentiero Natura a monte Sentiero Natura a valle

LE ROVINE DELL’EREMO

Sentiero area del Lupo Sentiero ex Camosci e Caprioli Sentiero

0m

Anello del Monte Labbro

98

100 50

500m 250

Fig. VI. 2. c - Mappa del Parco Fig. VI. 2. d,e,f - Zoom su aree di interesse


CASO APPLICATIVO

Biglietteria/Entrata

Bar/Ristorante

Parcheggio

Punto Info/Aula Polivalente/Direzione

Area di sosta camper

Area Pic-Nic

Altana Daini e Caprioli

Fonte d’acqua Stagni Stalla Stazione di riproduzione asini Rimessa Altana del Lupo

Punto Panoramico Punto informazioni

N

20

0m 10

100m

Rovine Eremo

50

99


CASO APPLICATIVO

VI. 2. I. La Flora

Fig. VI. 2. I. a - Viola etrusca Fig. VI. 2. I. b - Cerastium arvense

L’area del Parco Faunistico del Monte Amiata è situata in una zona di confine tra il dominio geologico delle rocce calcaree e quello delle arenarie tipo “Pietraforte”. La differenziazione del terreno dà luogo a formazioni vegetazionali: mentre le rocce calcaree sono generalmente spoglie o denudate, soggette a forte pascolo, le arenarie hanno ospitato la coltura del castagno e associazioni boschive di latifoglie, tra cui è presente anche il faggio. Il castagno, sull’Amiata, è il simbolo stesso di un rapporto molto antico tra l’uomo e le risorse offerte dall’ambiente naturale vegetale. Proprio a causa di situazioni estreme (pascolo, limiti pedologici, condizioni climatiche ed espositive, fenomeni carsici) che presenta l’area del parco offre anche numerose forme di endemismo floristico di notevole interesse. Alle formazioni boschive e ai pascoli seguono continuamente campetti lavorati a segale

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e altre coltivazioni, che donano una certa dinamicità all’ambiente, rendendolo soprattutto più favorevole per l’approvvigionamento alimentare. Considerando il tipo di pascolo, i boschi, nonché le colture agricole di sostegno, si può stimare nel Parco un valore nutritivo in ettari variabile dalle 500 alle 600 unità foraggere annue. Nell’area boscata a est, attraversata e interessata dal corso del torrente Onazio, che ne caratterizza profondamente il clima e la morfologia incidendo al suo passaggio una vallata stretta e profonda la zona è caratterizzata da una marcata microclimaticità, risultando più fresca e umida tanto da consentire la presenza del Faggio. Più in basso ancora, lungo il corso d’acqua si sviluppa una vegetazione tipicamente ripariale con la presenza di varie specie tipiche di ambienti umidi. Questi ambienti chiamati “forre”, ricchi di entità vegetali grazie all’elevata umidità, si sviluppano in prossimità delle ripe e dell’alveo del torrente Onazio assieme ad una ricca compenetrazione di Salici (Salix purpurea) e di altre entità erbacee idroigrofile. La copertura arborea generale invece è composta prevalentemente da Castagno (Catsanea sativa), Nocciolo (Corylus avellana), Carpino bianco e nero (Carpinus betulus e Ostyra carpinifilia), Cerro (Quercius cerris), Roverella (Quercius pubescens), Ciliegio (Prunus Avium), Faggio (Fagus sylvatica), ed in luoghi ben limitati sopravvivono nuclei di Agrifoglio (Ilex aquifolium). Volendo essere più precise e suddividere la valle in quattro aree tipologiche di associazioni boschive avremo: il bosco mesofilo di latifoglie decidue a prevalenza di Faggio, Nocciolo e Carpino, ascrivibile in parte ad un raro tipo di faggeta, il bosco misto di latifoglie con una massiccia compenetrazione di Castagno allo stato spontaneo, le formazioni boschive legate a condizioni di maggiore umidità nelle quali predominano il Nocciolo e il Carpino bianco, e infine i rimboschimenti di conifere a predominanza Abete bianco, ma anche con presenza di altre specie quali Abete rosso (Abies alba), Cedro (Cedrus atlantica) e altre conifere esotiche.Nu-


CASO APPLICATIVO

merose sono le emergenze floristiche in base all’entità endemiche, a quelle prossime ai limiti del parco, all’entità rare e a quella a distribuzione frammentaria. La Viola etrusca (Viola etrusca), ad esempio, è una specie endemica ed è stata finora accertata solo nelle montagne preappeniniche della Toscana meridionale; l’Armeria saviorum, di recente classificazione, rappresenta addirittura una specie esclusiva della zona. Da qualche tempo si propone di costituire un Orto Botanico all’interno del Parco Faunistico con l’obiettivo di individuare le specie vegetali più significative presenti nel Parco e, più in generale, nella Riserva Naturale del Monte Labbro e trasferirle in un’area resa idonea a raccoglierle. Nell’ipotesi proposta l’Orto Botanico troverebbe ubicazione nel pezzo di terra antistante il Podere dei Nobili, poiché appare adatto per una facile fruizione da parte di tutti i visitatori. L’area, infatti, si presenta con una morfologia piuttosto uniforme, priva di impervietà e composta sia da una parte esposta al sole che da una zona alberata, fattori che permettono l’introduzione di un assortimento di specie abbastanza vasto. Inoltre prossime al sito si trovano due fonti d’acqua utilizzabili per l’approvvigionamento dell’Orto, che già alimenta due piccoli stagni per eventuali piante acquatiche.In tutto dunque l’area ha un’estensione di circa 5 ettari, sufficiente per ospitare almeno 70 specie floristiche; in essa il percorso floristico, valorizzato con un corredo di cartelli e cartellini per le varie specie di piante, dovrebbe snodarsi ad anse in modo da sfruttare la disposizione di uno spazio lineare abbastanza lungo, prevedendo un solo senso, per evitare flussi irregolari. Accorgimenti tecnici per permettere un agevole transito alle sedie a rotelle sarebbero utilizzati sopra di un tracciato pedonale reso stabile in terra battuta. In questo senso è stata anche valutata la possibilità di affiancare il percorso con una minima staccionata-corrimano in legno grezzo e un paio di piccole aree di sosta con panche sempre in legno. Infine, opportune e, nel caso da prevedere, sono le recinzioni per delimitare l’area allo scopo di evitare qualsiasi intromissione di animali che potrebbero danneggiare le piante e i loro cartellini.La biodiversità ve-

getale del Parco Faunistico, cui attingere per l’introduzione nell’Orto Botanico, è abbastanza variegata e va da ambienti prettamente acidi, vedi il fosso Onazio, a quelli xerofili e basici del Monte Labbro. Questo, naturalmente, richiede volta per volta il ripristino di piccoli habitat ad hoc per la messa a dimora delle differenti specie. Tra queste avranno la priorità nell’inserimento quelle tipiche del Parco Faunistico rappresentando non solo l’idea del mondo vegetale del luogo, ma costituendo anche una specie di “banca genetica” per eventuali reintroduzioni nel territorio qualora si dovessero verificare estinzioni o rarefazioni allo stato spontaneo. L’Orto Botanico potrà quindi contribuire a donare un carattere di funzionalità scientifico-culturale di conservazione della biodiversità, oltre a quella turistico-escursionistica. Avendo, il Parco, avuto finora una valenza esclusivamente faunistica, tutto il patrimonio vegetazionale, nella sua peculiarità, è stato relegato ad una funzione prettamente di cornice ornamentale e figurativa. Il recupero delle specie rare o endemiche in una struttura protetta permette l’acquisizione di una consapevolezza, di una conoscenza, di un aspetto naturalistico prezioso del Parco legato più al dettaglio che all’insieme. L’iniziativa sicuramente conduce ad un incremento delle visite che non sarebbe più solo a scopo fauno-paesaggistico ma anche floristico, diventando in definitiva un vero e proprio valore aggiunto. In questo progetto si cela quindi anche l’occasione per far conoscere ad un pubblico più vasto gli endemismi amiatini di notevole interesse, come la Viola etrusca, e soprattutto un endemismo esclusivo del Monte Labbro , l’Armeria saviorum. Fra le specie notevoli che troveranno ospitalità nell’Orto Botanico oltre sopratutto le specie endemiche, sono quelle rare, quelle di particolare valore ambientale e quelle di significato economico-medicinale. La prossimità degli stagni sopra citati potrebbe vedere l’opportunità di introdurvi alcune piante acquatiche già presenti in alcune pozze nel Parco, poco più a monte del Centro Visite. Tutte le specie potranno essere segnate da un cartellino segna-piante riportante le principali generalità della pianta con l’immagine fotografica della pianta in fio101

re. Infine, si prevedere la disponibilità di piccole aree adiacenti al percorso da destinare ad eventuali piccoli semenzai per tentare una sperimentazione di riproduzione per seme di alcune specie, anche a scopo didattico o di ricerca, nella speranza di creare canali d’intesa e collaborazione con le Università più disponibili.

Fig. VI. 2. I. c - Lilium bulbiferum


CASO APPLICATIVO

VI. 2. II. La Fauna L’aspetto più curato del Parco del Monte Amiata è quello relativo agli animali. Sia l’area recintata che la zona circostante non mancano di biodiversità faunistica. Le specie di animali che sono presenti nelle varie aree delimitate a rete del parco sono numerose e in questo paragrafo si prenderanno in analisi sopratutto quelle specie ascrivibili al superordine degli Ungulati, in considerazione del fatto che tali animali selvatici costituiscono il perno attorno al quale si sviluppano le attività all’interno del Parco Faunistico. Il primo recinto, di circa 20 ettari, sottostante alla strada che congiunge la biglietteria con il centro del parco, è occupato da daini (Dama dama) e cervi (Cervus elaphus) che vivono in consociazione fra loro. Entrambi appartengono alla famiglia dei Cervidi e quindi condividono la predilezione per boschi misti di latifoglie con ricco sottobosco, gli spazi incolti e quelli cespugliati. Entrambi si nutrono di semi, erba, fieno, foglie, germogli, cereali, frutta, ma il daino mangia anche specie vegetali infestanti e poco appetite dagli altri animali. D’altra parte, il cervo necessita di un’alimentazione molto varia e richiede zone ricche di sorgenti e corsi d’acqua, e proprio in base a questa esigenze è stata scelta per la sua collocazione l’area sopra descritta. In essa si trovano infatti o due laghetti naturali, alimentati da un piccolo ma fiero torrente, in cui i cervi sono soliti fare l’insoglio per liberarsi dei parassiti, soprattutto dalle zecche. Al di sopra della strada, sulla destra muovendosi verso il podere, si trova un altro recinto nel quale invece convivono mufloni (Ovis aries) e daini. Il muflone appartiene alla famiglia dei Bovidi, ama i boschi, gli arbusteti e i cespugliati, ma può vivere anche in zone impervie e rocciose in quanto adattabile e rustico. Si nutre di erbe, gemme, germogli, frutti del sottobosco e spesso anche tuberi. Tra tutti è l’animale più difficile da vedere all’interno del parco perché molto spesso, durante il giorno, si nasconde nella zona boscata del recinto e la sua agilità gli permette facilmente di sfuggire alla vista. Le ore migliori per l’avvistamento sono, come spesso accade con la fauna selvatica, al mattino presto e al crepuscolo.

Fig. VI. 2. II. a - Daino Fig. VI. 2. II. b - Cervo Fig. VI. 2. II. b - Muflone

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Fig. VI. 2. II. e - Daino Fig. VI. 2. II. f - Vista sul recinto dei Daini e Cervi Fig. VI. 2. II. g - Cervi nel recinto del Parco Faunistico

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Fig. VI. 2. II. h - Asina amiatina con puledro di tre giorni di vita Fig. VI. 2. II. i - Stazione di riproduzione dell’Asino amiatino Fig. VI. 2. II. l - Foto d’epoca

Arrivati al centro del parco si trovano alcuni esemplari di animali ormai domestici come il celebre Asinello “Sorcino Crociato” di razza amiatina (Equus asinus), mammifero appartenente alla famiglia degli Equidi. Un tempo molto importante per gli abitanti dell’Amiata, utlilizzato per tutte le funzioni di trasporto, è adesso un animale ad alto rischio di estinzione, ragione per la quale è stata istituita un’apposita stazione di monta nell’area faunistica con lo scopo di favorire la conservazione di tale razza. Erano gli anni 80 quando della razza di “Ciuco Amiatino” ne erano rimasti, sull’Amiata, solo due esemplari, il rischio estinzione era imminente e fu deciso di mette in campo mirate attività di recupero. Oggi, a distanza di oltre trent’anni il somaro tipico del Monte Amiata è tornato a vivere le sconfinate vallate del Parco Faunistico del Monte Amiata e in molti allevamenti anche di agricoltori. Proprio dal Parco Faunistico iniziò un percorso di salvaguardia, tutela, recupero e diffusione della razza, il tutto disciplinato da quella che un tempo era la Comunità Montana e che oggi è l’Unione dei Comuni dell’ Amiata Grossetana. Anticamente usato come animale da soma, da tiro e da cavalcatura, questa antica razza di asino è originaria del continente africano e solo successivamente si è evoluta in Toscana. Oggi l’Asino Amiatino non è più in via di estinzione e all’interno del parco faunistico vivono liberamente molti esemplari. Molti sono gli allevatori, principalmente sul territorio amiatino, che hanno deciso di iniziare un allevamento di questa razza. Oggi, malgrado il progetto di recupero, la sua diffusione è limitata alla Toscana, ma al tempo stesso è possibile trovare allevamenti anche in Emilia Romagna e Liguria. Al fine di rilanciare e valo-

rizzare questa specie animale il Comune di Arcidosso, in collaborazione con l’associazione “GenomAmiata” si sta impegnando a costruire una sinergia con i privati allevatori, con l’obiettivo di lanciare un progetto di promozione di “latte d’asina“. In questo senso è stato elaborato anche un progetto di affidamento dell’asino amiatino sia come animale da compagnia, che da utilizzare per i trekking e per l’onoterapia. Gli esemplari presenti nel parco sono lasciati allo stato brado e, percorrendo il sentiero ad anello che raggiunge monte Labbro, è facile incontrarne in gruppi consistenti.

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CASO APPLICATIVO

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Fig. VI. 2. II.m - Cavallo Fig. VI. 2. II. n - Stalla

Oltre all’asino amiatino, è presente un cavallo di razza Maremmana, ospite da tempo del parco. Turco, così si chiama, non ha un carattere molto socievole e trascorre le sue giornate nell’ultimo box della stalla, la quale un tempo ospitava altri cavalli e dove oggi trovano riparo alcuni asini amiatini che hanno bisogno di un rifugio. Alla chiusura del parco il box di Turco viene lasciato aperto per permettergli di trascorre la notte libero nel parco. 106


CASO APPLICATIVO

Una volta nel parco era possibile avvistare anche il lupo appenninico (Canis lupus), la vera grande ricchezza del parco da un punto di vista pubblico ed in qualche modo culturale. Il recinto dei lupi ha ospitato diversi esemplari per anni, fino all’improvvisa moria di tutti i maschi a causa della rogna ed al cambiamento di strategia amministrativa per mancanza di fondi che ha portato come conseguenza il trasferimento delle ultime femmine rimaste in altri parchi dove avrebbero potuto riprodursi. Il recinto delimita una zona che parte direttamente dalle adiacenze della direzione e si estende per 14 ettari verso ovest in un alternarsi di boscaglie, arbusteti e spazi aperti. L’area è separata dal resto del parco con una maggiore attenzione: la recinzione a maglia fitta è ben ancorata al terreno e protetta alla base da una colata di cemento. L’altezza della rete è superiore a due metri e presenta un rientro verso l’interno (antivolpe al contrario) non solo per non permettere ai lupi di uscire dal recinto ma anche per non lasciare entrare gli animali che, se accidental

Fig. VI. 2. II. o - Vista dell’altana del lupo dal sentiero Camosci e Caprioli

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CASO APPLICATIVO

mente introdotti, possono comunque essere predati dagli stessi lupi. L’antivolpe non è altro che un prolungamento della recinzione di 50 cm, piegato di circa 45° e sostenuto da un paletto di ferro. L’obiettivo è quello di non far entrare o uscire nessun animale: i lupi non venivano alimentati con prede vive per uno scopo puramente etico poichè inserire un animale in una gabbia senza possibilità di fuga sembrava avvantaggiare troppo il predatore. Ad oggi sembra che ci sia la possibilità di ospitare nuovi esemplari e l’Amministrazione sta effettuando nuovi interventi di manutenzione dell’altana dell’area del lupo in attesa di nuove disposizioni. Si spera che ciò possa avvenire realmente e in tempi rapidi poichè la percentuale dei visitatori che arriva nella speranza di poter vedere questo esemplare è vicina 100%.Si tratta infatti di un recinto unico in Italia, sia per le sue dimensioni sia per la sua conformazione la quale permette facilmente di avvistare questi schivi animali. Riportare il lupo al parco signifi-

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CASO APPLICATIVO

Fig. VI. 2. II. p - Ingresso all’altana del Lupo Fig. VI. 2. II. q - Altana di avvistamento del Lupo Fig. VI. 2. II. r, s, t - Foto dei Lupi che erano presenti nel parco

cherebbe non solo aumentare il numero degli ingressi ma, cosa più importante, un primo passo per riflettere ed educare su una tematica attuale molto delicata. Infatti sempre più frequentemente in Italia l’opinione comune porta all’abbattimento illegale di molti lupi con metodi decisi dai livelli di tolleranza locali. Questo problema è dovuto in parte al gran numero di ibridi e cani randagi, i quali recando spesso maggiori danni e venendo confusi e scambiati per lupi, compromettono la sua immagine e rendono difficile confermare la sua conservazione. Infatti negli ultimi venti anni si sono intensificate le segnalazioni di lupi con caratteristiche morfologiche difformi da quelle standard del lupo italiano (lupi neri o di colore pezzato, presenza dello sperone, unghie bianche, prognatismo e anomalie della dentizione, ecc.). Analisi genetiche condotte con tecniche sempre più raffinate hanno permesso di confermare che alcuni esemplari di canidi selvatici (in Toscana e altrove) sono in realtà ibridi non solo di prima generazione (incrocio lupo x cane) ma anche ibridi successivamente introgressi nella popolazione lupina. 109


CASO APPLICATIVO

In un recinto adiacente a quello dei lupi e nelle prossimità del podere, in uno stato semi-selvatico, vive Palu, una femmina ibrido nato dall’incrocio tra un lupo e un cane, introdotto all’interno del parco dopo uno studio condotto sui grandi canidi. Nell’area subito sottostante il Monte Labbro, un tempo era possibile avvistare il capriolo (Capreolus capreolus) e il camoscio alpino (Rupicapra rupicapra), ma ad oggi, a causa della mancata reintroduzione di nuovi esemplari per favorire l’aumento della popolazione e il miglioramento del corredo genetico, le due specie, gradualmente, sono scomparse dal parco. Questi animali abitavano una zona che presenta terreni scoscesi, pietrosi e di difficile percorrenza ma particolarmente adatta sopratutto al camoscio alpino. In questi ambienti si nutrivano di germogli, erbe, foglie, frutti; per il camoscio, animale meno adattivo, era prevista un’integrazione di mais durante tutto l’arco dell’inverno. Sebbene queste due specie si somiglino per abitudini occorre fare distinzione: il capriolo fa parte della famiglia dei Cervidi come il daino, mentre il camoscio di quella dei Bovidi e geneticamente è quindi vicino al muflone. Fig. VI. 2. II. u - Palu Fig. VI. 2. II. v - Camoscio alpino Fig. VI. 2. II. z - Capriolo

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CASO APPLICATIVO

Oltre a questi mammiferi abitano il parco molte specie di uccelli, specialmente rapaci, e gli stagni e pozze ospitano numerose forme di vita tra cui, i più facili da riconoscere, tritoni e libellule. Visitare il parco, non ci garantisce l’avvistamento di tutte le specie di animali che ci abitano, ma nonostante tutto, anche con una breve visita si intuisce fortemente la loro presenza attraverso le tracce visibili come le impronte, le feci, i covi, i sentieri, i palchi dei cervidi, i graffi sui tronchi e i peli sul terreno, basta solamente sforzarsi di guardare ciò che ci circonda con un occhio un po’ più attento e indagatore.

Fig. VI. 2. II. x - Pulcini di Allocco Fig. VI. 2. II. y - Damigella Azzurra, Coenagrion puella Fig. VI. 2. II. w - Rana Verde

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CASO APPLICATIVO

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VI. 2. III. I Percorsi Di seguito sono descitti i due principali percorsi del parco: il primo è il sentiero Natura ed il secondo è quello che conduce all’Eremo di David Lazzaretti. Tra i sentieri presenti vi è anche quello dei camosci e caprioli, ma, a causa della scomparsa di questi animali dal parco, esso è poco frequentato.

Percorso Entrata-Podere dei Nobilli Sentiero Natura a monte Sentiero Natura a valle Percorso area del Lupo Sentiero ex Camosci e Caprioli Sentiero Anello del Monte Labbro

Fig. VI. 2. III. a - Attrezzatura per visitare il parco Fig. VI. 2. III. b - Mappa dei percorsi

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0m

100 50

500m 250


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Fig. VI. 2. III. c - Autunno al Parco

Sentiero Natura Il sentiero Natura si snoda su due versanti che digradano verso il torrente Onazio, in un’area completamente boscata, nota come forra, situata a nord-est rispetto al Podere dei Nobili. Il torrente Onazio ne caratterizza profondamente il clima e la morfologia, incidendo una vallata stretta e profonda. Rispetto al Podere dei Nobili (967 m slm) e all’altana del lupo ( 1007 m slm) l’area del sentiero natura digrada abbastanza rapidamente fino a quota 850 metri. Il Sentiero Natura che attraversa il parco costituisce un’importante itinerario didattico per lo studio della flora. Esso si sviluppa nell’area boscata a est, attraversata e inte 113


CASO APPLICATIVO

Fig. VI. 2. III. d, e - I colori dell’autunno nel sentiero Natura

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CASO APPLICATIVO

Fig. VI. 2. III. f - Cascata del Sentiero Natura

ressata dal corso del torrente Onazio, che ne caratterizza profondamente il clima e la morfologia incidendo al suo passaggio una vallata stretta e profonda. La zona è caratterizzata da una marcata microclimaticità, risultando più fresca e umida nella parte circostante e superiore, tanto da consentire la vegetazione di Faggi a bassa quota sia a causa dell’esposizione a nord che dell’effetto di copertura che il rilievo del monte Labbro produce rispetto ai venti marini provenienti da ovest. L’umidità cresce scendendo verso il basso, lungo la stretta ed incassata valle dell’Onazio, che forma una vera e propria “forra”, un aspetto paesaggistico di grande suggestione. La vegetazione delle pareti delle forre, infatti, è generalmente molto ricca grazie all’elevata umidità che vi ristagna in grado di rallentare la traspirazione fogliare e quindi di garantire una perenne condizione di freschezza anche d’estate. D’altra parte, durante il periodo invernale, la forra interpreta una funzione mitigatrice del clima sul proprio habitat particolarmente adatta alla vegetazione di alcune specie di piante anche in condizioni esterne difficili. Il torrente Onazio ha la sua sorgente nel Parco Faunistico, nei pressi del Podere dei Nobili e, prima di confluire nello Zancona, è ingrossato da altri piccoli corsi d’acqua provenienti dall’area del Monte Buceto e da quella della frazione Macchie. A sua volta il torrente Zancona è affluente del fiume Ente che confluisce nel fiume Orcia; in definitiva la zona fa parte del versante sinistro del fiume Ombrone. Prima di raggiungere l’Onazio e attraversarlo, il Sentiero Natura si snoda tra varie tipologie di vegetazione: il bosco, composto da ceduo invecchiato, è chiuso ai margini orientale ed occidentale da castagneti da frutto e boschi misti di tipo mesofilo. 115


CASO APPLICATIVO

Fig. VI. 2. III. g - Primo tratto del Sentiero Anello del Monte Labbro Fig. VI. 2. III. h - Vista della zona usciti dal tratto di boscaglia Fig. VI. 2. III. i - Punto di avvistamento rapaci

Sentiero Anello del Monte Labbro Il sentiero ad anello che dal podere dei nobili conduce all’eremo di David Lazzaretti è senza dubbio uno dei percorsi più interessanti dal punto di vista panoramico e paesaggistico e connette l’area della Riserva Naturale del Monte Labbro con quella del Parco Faunistico con un dislivello che da 967 m slm del podere nei nobili arriva fino a 1193m sulla vetta del Monte Labbro. Costeggiando il podere dei nobili verso l’altana del lupo si prosegue sul sentiero che conduce al cancello che delimita il confine tra il parco e la riserva. La prima parte del percorso è caratterizzata da uno stretto sentiero ghiaioso che si snoda tra una fitta vegetazione composta da cespugli di biancospino e alberi di Acero, e presenta alcuni elementi antropici caratterizzati da resti di muri a secco presumibilmente tracce dell’attività pastorale che caratterizzava questa zona in passato. Dopo poco si lascia il boschetto per attraversare il verde paesaggio collinare in cui ci si imbatte. Il sentiero prosegue salendo sulla sinistra per ritrovarsi davanti il Monte Pelato: un grande mas116


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siccio roccioso molto frequentato da varie specie di uccelli, soprattutto rapaci, i quali sono soliti nidificare nelle fessurazioni tra le rocce. Questo è un punto di avvistamento dell’avifauna molto importante nella zona. Proseguendo, il sentiero inizia a salire in modo tortuoso fino al cancello che precede la salita che costeggia il lato occidentale del Monte Labbro. Questo cancello delimita la zona dove pascolano liberi gli asinelli amiatini e permette all’escursionista di camminare attraverso il tipico paesaggio campestre caratterizzato dalle pietre calcaree. Sui substrati calcarei domina la boscaglia ad acero campestre e trilobato, frammista a boschetti di tiglio, arbusteti (prugnolo e ginepro) e praterie a covetta e a forasacco. Durante la salita ci si imbatte in alcuni recinti di ferro che delimitano delle grotte ipogee non ancora esplorate. Continuando a camminare su questo sentiero si scorge in lontananza la croce in ferro posta sulla vetta del Monte Labbro. Dopo aver superato un altro cancello si prosegue in direzione vetta. Una volta raggiunta la cima è possibile

salire sulla torre giusdavidica a pianta circolare e visitare i resti della chiesa e la grotta ipogea scavata nella roccia. All’interno di quest’ultima è stato custodito un altare in onore di David Lazzaretti. Davanti all’eremo è posta una campana che viene suonata durante la messa che si tiene ogni anno in onore del David. Dalla cima della torre è possibile ammirare tutto il panorama che dalla montagna giunge fino al mare e, nelle giornate più limpide, permette di vedere alcune delle isole dell’arcipelago toscano e la punta nord della Corsica.

Fig. VI. 2. III. l - Cartello informativo Fig. VI. 2. III. m - Grotta sotterranea Fig. VI. 2. III. n - Vista dall’ingresso alla grotta

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CASO APPLICATIVO

Ritornando indietro fino al bivio, il percorso di ritorno scende attraverso uno stretto viottolo che si addentra in un boschetto e che giunge ripido fino al rudere di un rifugio pastorale in pietra. Lasciandosi il rudere sulla destra si continua la discesa fino ad un bivio che sulla sinistra conduce al cancello che delimita l’area del parco. Superato il cancello ci si imbatte in un piccolo stagno, prosciugato in estate, e proseguendo per il sen-

Fig. VI. 2. III. o - Vista dal percorso di discesa dall’Eremo Fig. VI. 2. III. p - Vista dell’ultimo tratto del percorso Fig. VI. 2. III. q - Vista dal recinto dell’Asino amiatino Fig. VI. 2. III. r - Vista dal Parco verso il Monte Labbro

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tiero attraverso la boscaglia ,si giunge al cancello che delimita il recinto degli asini amiatini. Usciti da questo recinto ci si trova alle stalle degli asini e dopo un breve tratto si giunge nuovamente al punto di partenza. Durante il percorso il visitatore attento potrà godere, a seconda della stagione, della vista della fioritura di tante specie rare o endemiche come viola etrusca, prugnoli, biancospini e orchidee selvatiche.


CASO APPLICATIVO

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CASO APPLICATIVO

VI. 2. IV. Criticità Analizzando le informazioni e le impressioni ottenute durante i sopralluoghi al Parco, quelle apprese durante le prime fasi di ricerca sull’area e quelle derivate dalle fasi di analisi generale e dalle Best Practice verranno esposte le criticità dell’area in relazione alle caratteristiche descritte durante la fase di indirizzo cioè quelle di inclusione, benessere, rapporto con il luogo e sostenibilità. Ci si riferirà sia a tutte quelle problematiche correlate all’utente all’interno del parco e ai servizi di cui necessita, in merito all’accessibilità per ogni visitatore e all’aspetto più generale di sentirsi accolto in un luogo, sia alle problematiche in qualche modo esterne legate all’immagine e alla promozione turistica. Poiché i sentieri risultano l’unico modo per visitare e scoprire un’area così vasta la loro fruibilità sarà oggetto di analisi. I fabbricati verranno esaminati per le loro caratteristiche di comfort e sicurezza per l’uomo ma, poiché i veri abitanti del parco sono gli animali, anche il loro benessere dovrà essere preso in considerazione. Proprio per la peculiarità di trovarsi in un’area naturale ci si riferirà alle problematiche legate alla corretto comportamento da tenere all’interno del parco e alle possibilità offerte in termini di educazione ambientale. In riferimento alla storia di Arcidosso e dell’importanza della figura di David Lazzaretti si terrà di conto dello stato di conservazione e valorizzazione delle rovine dell’Eremo. Inoltre verrà valutata la sostenibilità del parco sia dal punto di vista ambientale che da quello economico, sia in riferimento alle risorse umane utili a gestire l’intero sistema, sia in merito alla manutenzione delle infrastrutture, al governo degli animali, all’assistenza e all’accoglienza del visitatore.

INCLUSIONE Accessibilità per persone con disabilità: • sconnessioni nella pavimentazione del percorso di collegamento tra l’ingresso e il Podere dei Nobili • inaccessibilità di molti tratti dei sentieri causata da pendenze molto elevate dovute alla morfologia naturale del suolo • assenza di una cartellonistica sensoriale alternativa e inadeguatezza di quella esistente • assenza di aree di sosta fruibili da persone su sedia a rotelle • assenza di servizi igienici attrezzati (nonostante le corrette dimensioni non sono provvisti gli appositi ausili) • assenza di personale sensibile alla tematica di inclusione sociale Pubblicità e promozione: • assenza di un sito internet e più in generale scarsità di informazioni in rete • assenza di pubblicità costante, utilizzata solo per eventi sporadici, sia da parte del Comune che da parte del Parco stesso • esclusione dal sistema organizzativo pubblicitario “Musei di Maremma” • insufficienza di una cartellonistica precisa e costante nelle aree limitrofe del Parco che permetta di raggiungerlo da più parti senza incertezze • insufficienza di una segreteria o numero fisso che risponda alle domande dell’utenza e disponga di attrezzatura adeguata per rilasciare velocemente informazioni dettagliate Accoglienza: • inadeguatezza del depliant/foglio illustrativo contenente la mappa del Parco consegnato al visitatore all’ingresso • assenza di cartellonistica adeguata per l’informazione sulle regole di comportamento da tenere nel parco • assenza di informazioni sul parco in grado di fornire strumenti per l’orientamento • assenza di informazioni sul parco in grado di fornire strumenti per comprenderne la morfologia • assenza di informazioni sulla storia e tradizioni del luogo • insufficienza di una cartellonistica descrittiva, educativa e/o esplicativa della fauna e della flora del Parco Sentieri: • insufficienza di pulizia dei percorsi: slittamenti di terreno, massi, rami o alberi caduti possono intralciare il percorso • insufficienza di segnaletica basilare per la sentieristica: condizioni precarie di paletti di legno verniciati o abbattimento di alcuni di essi • assenza totale di chiarezza segnaletica in alcuni tratti dei percorsi • assenza di aree di sosta e di sedute per permettere al visitatore di riposare lungo il percorso • assenza di sostegni in tratti molto ripidi che possano agevolare e rendere più sicura la loro percorrenza 120


CASO APPLICATIVO

BENESSERE Nei fabbricati : • il piano inferiore del casolare dei Nobili è interessato dalla presenza di umidità di risalita in pavimenti e muri • la struttura che ospita stazione di riproduzione dell’asino amiatino è fortemente degradata e la copertura non sembra più nelle condizioni di sopportare un’abbondante nevicata • assenza di uno spazio per lo stoccaggio del fieno in rotoballe (utilizzato per l’alimentazione di alcuni animali) che garantisca la sua corretta conservazione Della Fauna: • mancanza di scambi di esemplari con strutture simili per prevenire l’impoverimento genetico delle specie • assenza del lupo, specie simbolo del Parco (e conseguente diminuzione del flusso dei visitatori) • insufficienza di un’adeguata recinzione che permetta di controllare meglio le specie, presenza di forature e o rotture nella rete • insufficienza di attrezzature e strutture necessarie al governo degli animali

RAPPORTO CON IL LUOGO Valorizzazione delle peculiarità: • L’eremo di Davide Lazzaretti si configura come un episodio scollegato dal resto del parco e poco valorizzato nel territorio • assenza di informazioni riguardo alla storia dell’Eremo che possano aiutare a cogliere la vera essenza del luogo • insufficienza di punti di avvistamento della fauna e scarsa manutenzione delle stesse (ad eccezione dell’area del Lupo) • assenza di punti predisposti all’osservazione astronomica, nonostante l’assenza di inquinamento luminoso Educazione ambientale: • insufficienza di informazioni che aiutino a comprendere il giusto comportamento da tenere per rispettare gli animali selvatici • insufficienza di informazioni riguardo alla flora presente nel parco • assenza di un percorso espositivo che offra un’esperienza educativa e una comprensione esaustiva dell’area • insufficienza di attività formative o attrattive gestite dal parco nell’ottica di attrarre anche la popolazione residente 121


CASO APPLICATIVO

SOSTENIBILITÀ Ambientale: • non sono previste strategie per il recupero delle acque né per l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili • gli interventi recenti che riguardano la costruzione di nuovi fabbricati ( biglietteria, stalla, altana del lupo) non sono completamente reversibili in quanto presentano fondazioni in cemento • rischio di consumo e impoverimento del suolo dovuto alla presenza costante degli animali, i quali, essendo confinati all’interno del parco, non possono pascolare altrove. Economica: • diminuzione degli ingressi dovuta all’assenza del lupo • assenza di un sistema sostenibile costante per il sostentamento degli animali • assenza di una contabilità integrata per la gestione economica del parco • orario di apertura e chiusura della biglietteria del parco non chiaro • assenza di controllo del biglietto all’interno del parco • mancata emissione di biglietti a causa di favoritismi e sconti • scarso interesse nella ricerca di aziende che offrano il prezzo economicamente più vantaggioso in caso di affidamento di lavori • scarso interesse e appoggio finanziario da parte del Comune • scarso interesse nella ricerca di fondi e finanziamenti provenienti dalla Regione o dalla Comunità Europea • mancanza di interesse nella ricerca di fonti di sostentamento che possano contribuire all’autonomia economica del parco, come la vendita di gadget o di prodotti tipici • assenza di collaborazioni esterne locali per l’approvvigionamento di prodotti di consumo ordinari • assenza di collaborazioni esterne locali per la ricezione e la ristorazione • assenza di collaborazioni esterne per la vendita di prodotti alimentari e artigianali di produzione locale Gestionale: • insufficienza del personale nella gestione delle strutture ricettive presenti nel parco • insufficienza del personale nella gestione delle infrastrutture del parco e nel governo degli animali • insufficienza di personale dedito al foraggiamento animale • insufficienza di personale per l’assistenza agli animali in caso di parto o ferita • insufficienza nell’organizzazione di dati, reperti e tracce relativi a flora e fauna e assenza di una loro classificazione ordinata • assenza di un censimento recente sulla popolazione animale presente nel Parco • scarso interesse nella ricerca di collaborazioni con università e istituti in materia di ricerca sulla flora e sulla fauna e più in generale sui temi di tutela e salvaguardia dell’ambiente 122


CASO APPLICATIVO

VI. 2. V. Esigenze In risposta alle criticità prima elencate si chiarisce il quadro delle esigenze volte a favorire la valorizzazione del Parco Faunistico del Monte Amiata.

INCLUSIONE Accessibilità per persone con disabilità: • allestire un percorso attrezzato nella strada di collegamento tra l’ingresso e il Podere dei Nobili che garantisca l’accessibilità in autonomia almeno di una parte del parco • attrezzare i servizi igenici con gli appositi ausili • formare il personale sui temi di inclusione sociale e di accoglienza di persone con disabilità Pubblicità e promozione: • instaurare collaborazioni esterne competenti in materia di grafica e pubblicità • creare un sito internet e incrementare l’attività pubblicitaria generale all’interno della rete • creare depliant informativi e pubblicitari adatti alla promozione del parco e degli eventi che offre e operarne un’adeguata distribuzione nelle zone limitrofe • essere promosso da parte del’Ente Parco e del Comune con una pubblicità all’interno del sistema amministrativo e politico ed essere incluso nel sistema organizzativo pubblicitario “Musei di Maremma” • migliorare la segnaletica stradale lungo le strade che conducono al parco • ripristinare la segreteria e il numero fisso che risponda alle richieste di informazioni dei turisti in precisi orari di apertura al pubblico Accoglienza: • ricevere adeguatamente i visitatori all’ingresso garantendo l’apertura della biglietteria la quale rappresenta un punto per le prime informazioni • mettere a disposizione del turista una mappa adeguatamente illustrata e strutturata, e un depliant guida che funga da bagaglio informativo generale tascabile • istruire il visitatore all’ingresso riguardo alle norme di comportamento alle quali attenersi all’interno del parco• assenza di informazioni sul parco in grado di fornire strumenti per comprenderne la morfologia • munire il turista di informazioni utili all’orientamento nel parco • offrire informazioni sulla morfologia del luogo • offrire informazioni sulla storia del luogo e sulle sue tradizioni Sentieri: • pulizia generale dei sentieri e delle loro pavimentazioni • incrementare e ripristinare della segnaletica sentieristica • istituire una cartellonistica esaustiva riguardante la flora e la fauna e più in generale le caratteristiche del sentiero visitato 123


CASO APPLICATIVO

• fornire i percorsi di aree di sosta e aree attrezzate del visitatore • dotare i punti più ripidi e scivolosi di sostegni e corrimano che possano agevolare il percorso di salita o discesa BENESSERE Nei fabbricati : • garantire le condizioni di comfort termo-igrometrico negli interni del casolare dei nobili • offrire all’asino amiatino una struttura sicura e confortevole nel quale essere ospitato • predisporre uno spazio per il corretto stoccaggio del fieno per agevolare le operazioni di gestione della fauna Della Fauna: • incrementare gli scambi con altri esemplari di strutture simili per le specie a rischio di impoverimento genetico • reintrodurre il lupo, simbolo del parco, per il quale è sempre pronta e predisposta un’area recintata e attrezzata in maniera adeguata • progettare un nuovo sistema di recinzione durevole e sicuro, in particolare per le recinzioni esterne del parco e che tenga conto della scarsa efficacia dell’attuale sistema nel prevenire fori e aperture causate dagli animali • implementare la qualità e la quantità delle attrezzature necessarie al corretto governo degli animali selvatici e domestici RAPPORTO CON IL LUOGO Valorizzazione delle peculiarità: • valorizzare la presenza dell’eremo all’interno della riserva Naturale del Monte Labbro e collegarlo maggiormente con le attività del parco • fornire maggiori informazioni relative alla storia di David Lazzaretti e a quella dei suoi edificati sul monte Labbro in prossimità delle rovine • incrementare le strutture e gli spazi adibiti all’avvistamento e all’osservazione della fauna e delle bellezze panoramiche del parco • valorizzare la sua collocazione strategica per l’osservazione astronomica Educazione ambientale: • fornire informazioni che portino ad una maggiore conoscenza degli animali presenti nel parco • fornire maggiori informazioni riguardo la flora presente nel parco, data la sua grande ricchezza e le sue specialità endemiche • ricollocare il vecchio percorso museale smantellato dal vecchio centro visite del parco • promozione costante di attività formative, didattiche e attrattive a servizio della popolazione residente locale e limitrofa 124


CASO APPLICATIVO

SOSTENIBILITÀ Ambientale: • ideare di strategie per il recupero delle acque piovane e per l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile • istituire una rotazione costante tra aree adibite al pascolo, campi coltivati e campi a riposo Economica: • aumentare gli ingressi turistici valorizzando il parco e reintroducendo il lupo • creare di un sistema sostenibile costante per il sostentamento degli animali attraverso una gestione migliorata dei terreni e dei pascoli • effettuare controlli sul possesso del biglietto obbligatorio per accedere e sostare nel parco • applicare norme etiche economiche che non prevedano il proliferare di favoritismi e sconti amicizia • istituire un sistema di ricerca per avvalersi delle aziende e delle forniture più vantaggiose per qualità e prezzo • convincere il Comune ad appoggiare le iniziative e i finanziamenti che interessano il Parco • incrementare i fondi e i finanziamenti provenienti dalla Regione Toscana e dalla Comunità Europea • nominare una persona addetta alla ricerca di fondi e partecipazione a bandi pubblici • vendere di prodotti commemorativi del parco, cartoline e altri gadgets, al fine stabilire un’altra piccola, ma costante entrata economica basata sul mercato locale e turistico • incrementare le collaborazioni con aziende, comunità o società esterne al parco che possano contribuire all’approvvigionamento di prodotti di consumo ordinari • incrementare le collaborazioni con aziende, comunità o società esterne al parco e promuovere la vendita di prodotti alimentari e artigianli di produzione locale al fine di contribuire al mantenimento del sistema economico generale • incrementare le collaborazioni esterne locali per la ricezione e la ristorazione, anche attraverso la promozione pubblicitaria e informativa Gestionale: • aumentare il personale addetto alla gestione delle strutture ricettive del parco • aumentare il personale addetto alla gestione delle infrastrutture del parco • aumentare il personale addetto al foraggiamento per gli animali e alla loro assistenza • organizzazione e classificazione scientifica di dati, reperti e tracce relativi alla flora e alla fauna presenti nel parco • incentivare le collaborazioni esterne con studi di ricerca, università e accademie in materia di ricerca su flora e fauna e più in generale sui temi di tutela e salvaguardia dell’ambiente 125


VI. 5. Apparati

VI. 5. III. Fonti iconografiche

VI. 5. I. Bibliografia

Immagine di apertura pare VI : www.campinglucherino.net/ Fig. VI. 1. a - www.zeppelin.it Fig. VI. 1. b - www.visittuscany.com Fig. VI. 1. I. a - www.hotel-r.net Fig. VI. 1. I. b - https://turismoinmaremma.wordpress.com/ Fig. VI. 1. I. c, d - elaborati della candidata Fig.VI. 2. I. a - immagini fornita dal Parco Faunistico del Monte Amiata Fig. VI. 2. I. b- http://dryades.units.it/ Fig. VI. 2. I. c- www.serpicofoto.it Fig. VI. 2. II. a - Foto da sopralluoghi candidata Fig. VI. 2. II. b - www.tripadvisor.it/ Fig. VI. 2. II. c - https://hiveminer.com/User/pierernesto.righi Fig. VI. 2. II. d - Foto da sopralluoghi candidata Fig. VI. 2. II. e, f, : immagini fornita dal Parco Faunistico del Monte Amiata Fig. VI. 2. II. g, h, : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VI. 2. II. i : www.thatsamiata.com/ Fig. VI. 2. II. l, m, n, o, p : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VI. 2. II. q r, : www.terradimaremma.com/ Fig. VI. 2. II. s t, u , v, x : immagini fornita dal Parco Faunistico del Monte Amiata Fig.VI. 2. II. z : Foto di PaoloTaranto : www.fotografianaturalistica.org/ Fig. VI. 2. II. y, w : Foto di Chiara Vitillo Fig. VI. 3. a : Foto di Chiara Vitillo Fig. VI. 3. b : elaborato della candidata Fig. VI. 3. c : Foto analogica di Ippolito Tarantino Fig. VI. 3. d, e, f : Foto di Chiara Vitillo Fig. VI. 3. g, h, i : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VI. 3. l: https://deskgram.org/ Fig. VI. 3.m : https://sentieridicioccolata.it/le-magie-della-maremma-e-il-parco-faunistico-del-monte-amiata/ Fig. VI. 3. n: http://irintronauti.altervista.org/ Fig. VI. 3. o, p, q, r: Foto da sopralluoghi candidata

A.Mazzolai (1997), Guida della Maremma. Percorsi tra arte e natura. Le Lettere. S.Ardito (1999), Un approdo felice. Guida alla natura, alla storia e ai segreti del Monte Amiata. Altaquota. F. Baiocchi, (1989), Gente e fatti dell’Amiata. La Pietra. I. Corridori e A. Santioli, (1987), L’amiata, turismo, storia e arte. Cantagalli. F. Mazza (2000), Itinerari alla scoperta delle erbe officinali del Monte Amiata. L.Niccolai (a cura di), (1996), Il Parco Faunistico del Monte Amiata e l’area geografica del Monte Labbro. I Portici Heimat cooperativa (a cura di), (1997), Guida al Parco Faunistico del Monte Amiata. I Portici Heimat cooperativa (a cura di), (1996), Quaderno didattico del Parco Faunistico del Monte Amiata. I Portici F. Sargentoni, (2010), Il parco faunistico del monte amiata e i suoi animali. articolo in rivista semestrale “Dentronatura” anno 2010 n.2 A. Petacco, (1978), Il Cristo dell’Amiata. La storia di David Lazzaretti. Mondadori. G. Serafini (1981), I ribelli della montagna, Amiata 1948: anatomia di una rivolta. Editori del Grifo L. Graziani (1964), Studio bibliografico su David Lazzaretti profeta dell’Amiata. La Torre Davidica

VI. 5. II. Sitografia https://www.museidimaremma.it https://digilander.libero.it/universotuttoamore/Graziani/StudioLazzaretti.htm

126


VII.

PARTE

PROPOSTA PROGETTUALE

127


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 1. Monte Labbro Parco Natura

Fig. VII. 1. a- Ideogramma di progetto

L’ultima parte consiste nella redazione del proposta progettuale. Qui si applicano tutte le linee guida emerse nelle prime fasi al fine di creare un intervento coerente con gli obiettivi precedentemente emersi. Le soluzioni progettuali saranno definite a livello più ampio dal punto di vista architettonico, funzionale, ambientale e paesaggistico. 128

La progettazione dei nuovi interventi è operata sulle tre aree di importanza primaria per la gestione e la promozione del parco. Queste tre zone sono connesse tra loro attraverso una rete di percorsi per i quali è proposto un intervento particolare in merito all’accessibilità di cui parleremo più avanti. Il progetto che riguarda l’ingresso al parco ripropone una struttura ampliata di quella preesistente, allo scopo di assolvere alla funzione di porta del Parco, inserendo oltre alla biglietteria, i servizi e uno spazio informativo utile al primo orientamento del visitatore. L’area d’ingresso al parco si trova infatti distante qualche centinaio di metri dal podere dei Nobili ed il visitatore è costretto a percorrere una strada senza indicazioni precise o suggerimenti che lo aiutino ad orientarsi in questo primo tratto. Lo spazio che funge da porta del Parco si preoccupa di fornire non solo quante più indicazioni possibili sulla morfologia del luogo e le specie animali, spesso visibili da vicino appena imboccata la strada, ma anche le norme comportamentali da seguire all’interno del parco e le informazioni culturali e storiche necessarie ad una migliore comprensione del luogo nel suo insieme organico. La porta del Parco è il punto di partenza dal quale inizia l’esperienza all’interno del parco e ne incarna un po’ il biglietto da visita da presentare al pubblico. Per questo motivo, e allo scopo di rafforzare il sistema di controllo del flusso di visitatori, si ritiene necessario l’intervento di un nuovo assetto dell’ingresso e una sua valorizzazione generale in qualità di funzioni, distribuzione e servizi. Il cuore del parco è destinato ad una rivalorizzazione delle funzioni e degli spazi, nonché alla realizzazione di nuovi volumi. Gli spazi delle preesistenze degli annessi agricoli sono riservati alla costruzione di un ecomuseo che possa accogliere il visitatore nell’ottica di una maggiore diffusione dell’informazione e dell’educazione ambientale. L’ecomuseo rappresenta quindi il nuovo luogo di prima destinazione del visitatore all’interno del parco. Esso, da una parte concede differenti tipologie di attributi for


PROPOSTA PROGETTUALE

Inclusione SostenibilitĂ

Benessere

Rapporto con il luogo

129


PROPOSTA PROGETTUALE

mativi per arricchire l’esperienza di visita nel parco, e dall’altra, si cura di promuovere, mettendo anche a disposizione vari ambienti, un’attività pubblicitaria ed informativa costante nell’accoglienza del visitatore. Se la direzione è il centro amministrativo del parco, il ristorante quello ricettivo e dei servizi per l’utenza, l’ecomuseo risponde per primo all’offerta turistica nell’ambito dell’informazione e dell’educazione. Poco distante da questo progetto si interviene anche sulla vecchia stazione di riproduzione degli asini, cercando di valorizzare la presenza dell’asino amiatino. Al posto del fabbricato esistente si ha una stalla con al suo interno uno spazio per la produzione del latte d’asino. Il nuovo intervento si pone come promotore nell’attivazione di un processo economico fondato sulla produzione artigianale locale e finalizzato alla vendita del prodotto ma anche ad offrire un ulteriore esperienza educativa, suggerendo la possibilità di creare una vera e propria fattoria didattica. Infine, nelle rovine di fine ‘800 del monte Labbro, si ricerca l’opportunità culturale e ambientale di ridonare un significato ad un luogo nato sopratutto per la preghiera e la meditazione. La proposta progettuale vuole offrire uno spunto per valorizzare il sistema delle rovine che possa avvicinare maggiormente alla spiritualità del luogo e al contempo sfruttare la sua posizione privilegiata sul panorama circostante. Queste tre aree di intervento sono necessariamente servite da un sistema di collegamento che necessita una sua particolare rivalutazione architettonica e paesaggistica in materia di accessibilità ed informazione. I percorsi all’interno del parco sono trattati secondo i principi derivati dalle analisi delle criticità e definiscono una nuova tipologia di visita da offrire ad una gamma più ampia di utenze. Il tema della disabilità, non solo dovuta alla mobilità, ma definita in tutti i suoi aspetti psicologici e percettivi, impone una sistemazione di nuove attrezzature all’interno e nei dintorni dei fabbricati, come lungo i percorsi, la cui collocazione e conformazione deve essere studiata in modo da non incidere sul paesaggio naturale. Strategie di intervento verranno proposte al fine di risolvere le grandi 130

lacune in termini di accessibilità presenti nel parco. In definitiva si legge chiaramente la volontà progettuale di stabilire un rapporto concreto con il luogo attraverso la realizzazione di strutture poco impattanti e di forte vocazione ambientale e storica, come le proposte che riguardano la progettazione di una porta del parco, di un ecomuseo o strategie per la valorizzazione delle rovine del Monte Labbro. L’idea di progetto tende poi a realizzare una forte inclusione attraverso una gestione migliorata delle attività educative, la costituzione di ambienti adibiti all’apprendimento e il miglioramento dell’accessibilità per un utenza ampliata all’interno del parco. Anche la nuova porta del Parco e lo stesso ecomuseo arricchiscono il sistema di inclusione relativamente alla dimensione psicologica e alla percezione dell’ambiente. Sul piano tecnologico l’architettura lavora nei parametri definiti dalla sostenibilità, reversibilità e fattibilità di un progetto. La scelta del legno come materiale strutturale deriva dall’alta considerazione per le tradizioni montane e dalla volontà di ridurre al minimo l’impatto ambientale attraverso interventi reversibili, che sfruttino fondazioni a vite e metodi di assemblaggio a secco o a incastro. Oltre alle caratteristiche di sostenibilità e alla possibilità di reperirlo a chilometro zero questo materiale si lega immediatamente e con efficacia alle forme naturali e alla materialità del paesaggio circostante.

Fig. VII. 1. b - Mappa degli interventi


PROPOSTA PROGETTUALE N

Esistente

Parcheggio

Nuova costruzione

Area di sosta camper

Riassetto funzionale

Biglietteria/Entrata Punto Info Area di sosta accessibile Altana di osservazione Ecomuseo Bar/Ristorante Shop

Percorso Entrata-Podere dei Nobilli

Laboratorio e Biblioteca

Sentiero Natura a monte

Fattoria Didattica

Sentiero Natura a valle

Stalla

Sentiero area del Lupo

Biglietteria automatica

Esposizione

Punto Info

Punto Panotamico

Eremo di David Lazzaretti

Punto di Osservazione Astronomica

Sentiero dei Daini 0m

100 50

500m 250

Sentiero Anello del Monte Labbro

131


PROPOSTA PROGETTUALE

N

N

20

0m 10

Biglietteria/Entrata Parcheggio Area di sosta camper 0m

100 50

500m 250

Altana Daini e Caprioli

132

100m 50


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 2. L’Arrivo Il primo approccio alla visita avviene all’ingresso il quale è situato nell’area nord del parco e dispone di un ampio parcheggio alberato, un’area barbecue e due aree di sosta per i camper. La biglietteria è ospitata in una struttura prefabbricata in legno, di recente costruzione, ancorata ad una soletta in calcestruzzo e si compone di un unico ambiente allestito con un lungo bancone sul lato che si apre verso il pubblico. La facciata principale della biglietteria è affiancata dalla recinzione del parco da un lato e da due cancelli, uno carrabile e uno pedonale, che si aprono sulla strada sterrata che porta al podere. Entrambi i cancelli sono deteriorati dall’usura e dal tempo e quello che consente l’ingresso dei mezzi interni del parco risulta essere molto scomodo poiché è composto da due grandi e pesanti ante che necessitano di essere aperte manualmente. All’altro lato della biglietteria, collegato tramite un ponticello, si trova un piccolo servizio ormai dismesso a causa delle condizioni pericolanti della struttura. Il visitatore al suo arrivo paga il biglietto allo sportello che si apre sotto la tettoia della biglietteria e accede tramite il cancello alla sua sinistra trovandosi sulla percorso di circa 600 metri che lo collega con il Podere dei Nobili. Superata di poco la biglietteria si trova un grande prato che ospita un’altana di osservazione che si affaccia sui recinti degli animali. Poiché le informazioni che si possono recepire all’ingresso dipendono dalla disponibilità e dalla presenza del personale della biglietteria è probabile che il turista che visita per la prima volta il parco si senta smarrito al suo ingresso e continui il suo cammino non pienamente consapevole delle regole di comportamento da rispettare, dell’estensione del luogo e delle sue caratteristiche.

Fig. VII. 2. a - Ingresso: biglietteria e servizio igienico Fig. VII. 2. b - Cartello all’ingresso del Parco

133


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 2. c - Cancelli d’ingresso e biglietteria Fig. VII. 2. d - Percorso ingresso - altana primo recinto a. N

Pianta e sezione 1:100 b.

d. c.

134

a. biglietteria b. sportello aperto al pubblico c. cancello d’ingresso d. accesso riservato ai mezzi del parco


PROPOSTA PROGETTUALE

135


PROPOSTA PROGETTUALE

Esistente

N

Nuova costruzione

N

20

0m 10

100m 50

Riassetto funzionale

Parcheggio Area di sosta camper

0m

100 50

Biglietteria/Entrata

Area di sosta accessibile

Centro Visite

Altana accessibile

500m 250

136


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 2. II. La Porta del Parco La proposta progettuale mira a colmare alcune carenze riscontrabili nelle strutture esistenti, in particolare per quanto riguarda la mancanza di informazioni recepibili all’ingresso al fine di implementare i servizi per il turista e di farlo sentire più accolto. Nell’ottica di agevolare le operazioni di gestione e manutenzione interne del parco si propone la sostituzione dei due cancelli di ingresso con sistemi di apertura automatici che consentano un passaggio più confortevole e garantiscano la corretta chiusura. Per quanto riguarda i servizi igienici presenti si suggerisce la dismissione in previsione di ricollocarli in una nuova piccola struttura in prossimità dell’ingresso che ospiti cartelli informativi sulle regole di comportamento e sugli animali presenti, nondimeno mappe, plastici o altro materiale in grado di fornire informazioni complete che aiutino ad orientarsi all’interno del parco. In questo schema funzionale si propone di ampliare la struttura della biglietteria fornendola di un servizio igienico a norma per di-

sabili e di uno spazio espositivo adatto a ospitare una piccola mostra sulle caratteristiche del parco e selle zone interessate dai suoi sentieri. Qui la scelta è stata di mantenere uno spazio aperto ma coperto in modo da mantenere il contatto diretto con il luogo e quindi la natura. Oltre a questo modesto ampliamento che riprende i moduli e le volumetrie del fabbricato esistente si propone di realizzare un pergolato a protezione del nuovo spazio costruito, un percorso che accompagni il visitatore ad entrare nel parco e a conoscere meglio la sua conformazione, i suoi abitanti e le norme per

non disturbarli. Nel rispetto dei criteri di sostenibilità e reversibilità degli interventi si suggerisce l’utilizzo di fondazioni a vite e di strutture lignee. Inoltre l’utilizzo di pilastri e pareti in legno si pone in continuità con l’edificato preesistente. La scelta di creare una struttura che si appoggi sul terreno comporta la realizzazione di un dislivello tra la pavimentazione del percorso e del nuovo edificato, questo potrebbe essere risolto con riporti di terra o pedane, che per la soluzione suggerita, potrebbero trovarsi sul lato corto dello spazio espositivo. Pianta e Prospetto Est 1:100

a. biglietteria b. sportello aperto al pubblico c. cancello di ingresso d. servizio igienico N e. spazio espositivo f. pergolato

e.

d.

a.

f.

137

b.

c.


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 3. I Percorsi La proposta progettuale mira a colmare alcune carenze dei percorsi esistenti nel parco che attraversano i punti di maggiore interesse e fascino dell’area, ma a causa delle forti pendenze naturali del terreno alcuni tratti possono risultare più impegnativi per gli utenti meno allenati. Per persone con disabilità o difficoltà motorie invece, la morfologia dei suoli si trasforma in un ostacolo che rende questi luoghi inaccessibili. Il percorso che collega l’ingresso al Podere dei Nobili risulta quello più facilmente accessibile poiché si trova in un tratto più pianeggiante rispetto al resto del parco, ma alcuni tratti della pavimentazione potrebbero risultare di difficile attraversamento a causa di buche o solchi causati dal dilavamento dell’acqua piovana. Non sono presenti ausili pensati per indicare la via ai non vedenti, nonostante il divieto di introdurre animali nel parco inclusi i cani guida. Anche la cartellonistica è stata pensata per dare solo indicazioni visive, ma ad oggi molti cartelli risultano danneggiati e le scritte di colore giallo sono ormai state sbiadite dal sole e dalle intemperie, così come il legno su cui erano incise. Data l’importanza che hanno le aree naturali di offrire benefici per la salute dell’uomo, si ribadisce l’importanza di garantire la fruizione di queste a tutti i tipi di utenti, se non nella loro totalità, almeno in parte, trovando strategie mirate ad interventi che non interferiscano con la naturalità del luogo. Non sempre è quindi possibile modificare intervenire sul luogo per cui le indicazioni per l’orientamento, la segnaletica e gli strumenti informativi rivestono un’importanza fondamentale per indirizzare le persone verso una scelta maggiormente consona delle proprie esigenze: una corretta informazione può infatti consentire alla persona disabile di scegliere gli ausili più idonei per affrontare il percorso deciso. 138


PROPOSTA PROGETTUALE

N

Di seguito saranno elencati alcune strategie volte a favorire una maggiore fruibilità del parco per persone disabili nell’ottica di rispettare uno dei principi cardine della progettazione, l’inclusione sociale, e saranno divise in tre categorie: • • •

accessibilità in autonomia accessibilità con ausili accessibilità virtuale

Fig. VII. 3. a - Percorso Ingresso/Podere dei Nobili Fig. VII. 3. b - Dettaglio della pavimentazione Fig. VII. 3. c - Mappa dei percorsi con diversi gradi di accessibilità

Percorso accessibile in autonomia Percorso accessibile con ausilio di mezzi meccanici

0m

100 50

Percorso accessibile con ausilio di asino sellato

139

500m 250


PROPOSTA PROGETTUALE

Nel garantire l’accessibilità in autonomia si è cercato di tenere conto delle necessità di ogni tipo di utente evidenziando alcune delle strategie volte a migliorare lo stato di fatto del percorso di accesso al Podere dei Nobili. Per quanto riguarda la pavimentazione si suggerisce il rifacimento in terra stabilizzata al fine di creare un piano di calpestio regolare e compatto e prestando attenzione alla corretta esecuzione delle pendenze che garantiscano il deflusso delle acque piovane e la stabilità delle persone che si muovono in sedia a rotelle. Ausili per la percorrenza di questo sentiero potrebbero consistere nell’inserimento di corrimano o cordoli ai lati del percorso per indicare la via a persone non vedenti o per evitare alla carrozzina di uscire dal tracciato.Il corrimano è un elemento di sostegno che delimita un percorso consentendo l’appoggio, ma può essere anche un mezzo per comunicare informazioni. Esso dovrà essere facilmente

scritte in braille

afferrabile e per questo è necessario che venga posizionato ad un’altezza che soddisfi più utenti possibile: per persone adulte deambulanti dovrà essere posizionato ad una altezza da terra pari a 90/100 centimetri, mentre per i bambini o per chi è in sedia a rotelle, il corrimano dovrà essere posto a 60/75 centimetri. Anche la sua dimensione è da tenere in considerazione, ad esempio se si tratta di un corrimano tubolare il diametro dovrebbe misurare circa 40 millimetri per gli adulti e non più di 30 per bambini e persone di bassa statura. Un altro aspetto dell’accessibilità riguarda la cartellonistica e segnaletica, essa infatti dovrebbe essere in grado di trasmettere informazioni a ogni tipo di utente includendo l’uso di tutti i sensi. Partendo dalle informazioni tattili esse non si limitano alla traduzione in braille dei testi ma molte nozioni possono essere comunicate tramite mappe tattili e modellini, o la predisposizione di cassette in cui vengano raccolti

cassette sensoriali

indicazioni di interruzione corrimano

segnaletica plantare

cordolo di sicurezza

140

alcuni materiali presenti come le cortecce degli alberi, le foglie, i muschi del sottobosco o un nido caduto. Oltre alla comunicazione tattile per via palmare è consigliato pensare anche ad una segnaletica a terra per così dire plantare. Attraverso la variazione e i cambio di tessitura della pavimentazione si potrebbe segnalare la variazione di pendenza o altri tipi di ostacoli, ma anche l’arrivo ad un’area attrezzata o un punto di interesse. Un altro modo di comunicare informazioni può avvenire tramite l’udito e per sfruttare questo senso si suggerisce di includere box con messaggi o suoni registrati o di introdurre supporti audio portatili per accompagnare il visitatore lungo il cammino. La scoperta della natura attraverso tutti i sensi costituisce un arricchimento culturale e informativo per chiunque e ancora di più per chi ha forme sensoriali ridotte. Moltiplicare le occasioni di percezione tattile, acustica, e olfattiva costituisce una fonte didattica estremamente interessante che merita di essere perseguita nella progettazione di spazi verdi.(Lancerin 2003)


PROPOSTA PROGETTUALE

Alcune considerazioni possono essere fatte riguardo alle aree di sosta. Esse si configurano come spazi per svolgere attività di socializzazione come l’incontro e la conversazione ma possono offrire anche momenti di ricreazione e relax o per l’osservazione di punti di particolare interesse e bellezza, ma la loro funzione principale rimane quella di potersi fermare e riposare. Gli elementi di arredo da collocare in queste aree, come in tutti gli interventi nella natura, devono essere valutati in base ad una progettazione complessiva attenta all’equilibrio tra gli aspetti naturali, funzionali e architettonici. Essi sono rappresentati principalmente da: sedute, tavoli con panche, piani di cottura per barbecue e fontanelle d’acqua. Le caratteristiche che determinano la scelta della collocazione dell’area di sosta dipendono da molti fattori, tra cui le condizioni geomorfologiche

e le caratteristiche estetiche e vegetazionali; mentre la lunghezza del percorso può incidere sulla frequenza con cui queste dovrebbero essere posizionate. Nelle aree di sosta attrezzate per pic-nic è necessario che i tavoli con panca siano fissati a terra e realizzati con materiali adatti a resistere alle intemperie e con superfici che impediscano ristagni d’acqua. I tavoli e le sedute dovranno essere disposti, per quanto possibile, in punti ombreggiati e per essere accessibili agli utenti che si muovono in carrozzina devono essere posizionati su pavimentazioni accessibili, prevedere uno spazio libero sotto il tavolo non minore di 71 centimetri, consentire l’accosto frontale posizionando i montanti internamente ad almeno 45/ 50 centimetri rispetto al piano. Ovviamente queste aree devono essere raccordate tramite un percorso accessibile. Altre considerazioni devono essere fatte sulle altane di avvistamento della fauna, poichè questa attività è tra le più esaltanti quando ci si trova in Natura. Le altane devono essere collocate in prossimità di percorsi accessibili e devono garantire la loro fruibilità ad ogni tipo di utenza. Per questo è necessario prevedere rampe di collegamento con pendenza non superiore all’8% per permettere la salita e la discesa da un piano rialzato che consenta di avere una visuale più ampia dell’area circostante.

Fig. VII. 3. d - Strategie per l’accessibilità in autonomia dei percorsi Fig. VII. 3. e - Tavolo da pic-nic accessibile Fig. VII. 3. f - Altana di osservazione accessibile

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PROPOSTA PROGETTUALE

A causa delle caratteristiche geomorfologiche dell’area in cui si colloca il parco, i sentieri che lo attraversano e che lo collegano ai maggiori punti di interesse naturale e paesaggistico sono inaccessibili per persone con differenti tipologie di disabilità. In modo da garantire a tutti la fruibilità almeno di una parte di questi si è deciso di non intervenire tanto sul luogo quanto sulla sua interfaccia che consente al visitatore di muoversi nell’ambiente e che, nei percorsi ad accessibilità autonoma, era rappresentata dalla sedia a rotelle per persone con difficoltà motorie o dal bastone per ciechi. Si propone quindi di risolvere il problema dell’accessibilità cogliendo un’opportunità derivante dalle risorse del parco stesso, ovvero la possibilità di utilizzare un animale tradizionalmente addomesticato per il trasporto e di cui, ad oggi, si cerca di promuovere la sua antica collaborazione con l’uomo: l’asino. Quest’ultimo viene già impiegato per onoterapia e potrebbe essere quindi

Fig. VII. 3. g - Asino sellato

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più che adatto per accompagnare le persone disabili alla visita del parco. Questo è possibile grazie ai molti tipi di sella studiati e progettati specificatamente per permettere di cavalcare in massima sicurezza ed in rispetto delle differenti esigenze. Per facilitare la salita in sella è necessario prevedere una piattaforma ad un’altezza tra i 70 e gli 80 centimetri collegata con una rampa con corrimano per permetterne l’accesso ai disabili. La scelta di impiegare l’asino deriva, oltre che dalla sua numerosa presenza nel parco e dal suo carattere mansueto, da una sequenza di fattori benefici aggiuntivi che questo animale regala tutte le volte che lo si cavalca. Infatti il cavalcare di per sé produce notevoli benefici sia di tipo terapeutico che di tipo psicologico. Attraverso il passo dell’animale, il cavaliere è in grado di percepire la conformazione del suolo o partecipare alla fatica di una ripida salita, e di conseguenza ha la possibilità di sentire più vicino i luoghi


PROPOSTA PROGETTUALE

che attraversa e l’animale che lo trasporta. Anche il fattore psicologico dato dal pensiero di intraprendere percorsi in luoghi fin’ora inesplorabili comporta un grado di benessere emotivo particolarmente stimolante per chi, come molti disabili, si trova ad affrontare quotidianamente problematiche di mobilità consistenti. In questo senso la Natura gioca un ruolo fondamentale. Il contatto più diretto ed eccitante che l’uomo può avere con essa è attraverso gli animali. L’asino amiatino, particolarmente docile e caratterialmente mite, si presta decisamente al rapporto umano senza che questo risulti come una semplice relazione di gerarchia basata sulla domatura e lo sfruttamento. L’animo ancora selvaggio di quest’asino è costantemente rigenerato dalla brulla e pietrosa essenza dei luoghi che lo ospitano ma di cui è anche padrone grazie alle sue abilità e conoscenze nel muoversi in essi.

Fig. VII. 3. i - Esempio di sella per disabili

Fig. VII. 3. h - Pedana di ausilio alla salita in sella dell’asino

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PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 3. l - Sistema per trainare la carrozzina Fig. VII. 3. m - Carrozzina elettrica

Oltre all’asino è possibile adottare altri tipi di interfaccia che permettendo di ampliare la gamma di percorsi accessibili a persone con disabilità, primi tra tutti sono i mezzi di supporto elettrici. Tra questi mezzi di trasporto alcuni consentono di trainare la sedia a rotelle per superare ripide pendenze, mentre altri sono progettati a seconda delle esigenze dell’utente e si possono sostituire alla stessa sedia a rotelle come veri e propri mezzi da fuoristrada. In particolare si determina la possibilità di usufruire di questi trasporti per consentire l’accesso all’area del lupo che, per ragioni di sicurezza, non è possibile raggiungere con l’aiuto dell’asino in quanto introdurre un altro animale in un recinto di un predatore potrebbe implicare dei rischi che sarebbe meglio non correre. L’area del lupo, assumendo che avvenga la sua reintroduzione, rappresenta anche il polo più attrattivo dal punto di vista faunistico e pubblicitario del parco, e che quindi in merito all’accessibilità ricorrerebbe al primo posto nell’ordine delle fattibilità. I mezzi elettrici sono utili anche per l’accessibilità in autonomia, per attraversare e percorrere tutti gli ambienti fuori dai recinti, di collegamento o prossimi agli edificati, che presentino piccole problematiche legate al suolo e alle pendenze.La collocazione del sistema di distribuzione di questi mezzi di trasporto è consigliabile che avvenga all’ingresso, e la sua gestione, nell’ambito del personale della Porta del Parco. In questo modo risulterebbe facile anche la percorrenza sul fondo già ricostituito e livellato della strada che giunge dall’entrata del parco al podere dei Nobili. 144


PROPOSTA PROGETTUALE

Alcuni tratti dei percorsi rimarrebbero comunque inaccessibili tramite i mezzi sopracitati, e in particolare il sentiero natura. Quest’ultimo attraversa una gola ed altre aree particolarmente difficili da percorrere. Rendere raggiungibili i luoghi che perviene questo sentiero è impensabile da un punto di vista fisico, ma la tecnologia e l’informatica offrono delle opportunità che permettono di ovviare anche a questi limiti. Ricorrendo al supporto di tecnologie di nuova generazione, come la realtà virtuale e aumentata, è infatti possibile raggiungere sensorialmente i luoghi più inaccessibili. Esplorare una scena virtuale, muoversi al suo interno e avere una panoramica a 360° di ciò che ci circonda, sono solo alcune delle azioni che si possono intraprendere con la realtà aumentata. Infatti è possibile incrementare fisicamente l’esperienza attraverso le stimolazioni uditive, olfattive e perfino tattili. Le solu-

zioni tecnologiche virtuali disponibili per il settore dei parchi vanno dai visori VR alle proiezioni immersive, dai touch screen 3D ai video a 360°. Ad oggi queste attrezzature sono oggetto di sperimentazione in moltissimi parchi naturali nell’ottica di promuovere e far conoscere il territorio includendo tutti. Ad esempio si trovano video interattivi al Parco Nazionale dell’Alta Murgia, nel quale è oltretutto offerto un servizio di enciclopedia virtuale della natura composta da oltre 300 voci, multimediale e dedicata ad argomenti di carattere geologico, botanico, zoologico e antropico. Ancora, al Parco Nazionale dello Stelvio, sono proposti attraverso la realtà virtuale ben tre percorsi rappresentativi dell’area. In particolare si ricorda la L.4/2004 detta “Legge Stanca” recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici» e le possibilità date dall’uso dei QR Code per

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facilitare l’accessibilità. L’opportunità è costituita dai siti internet e dalle applicazioni per smartphone, tablet e laptop, scaricabili direttamente sul proprio dispositivo mobile in modo da offrire ai visitatori la possibilità di esplorare autonomamente l’ambiente attraverso la fotocamera e allo stesso tempo di individuare punti di interesse naturale e culturale tramite configurazioni interattive. All’interno di un centro visite, dunque, questi strumenti arricchiscono l’esperienza e concorrono alla promozione di una nuova sensibilità ambientale degli stessi visitatori. Questo tipo di strumentazione si pone in maniera definitiva come mezzo di conoscenza della Natura alternativo alla realtà e risulta quindi essere determinante in merito alla questione dell’accessibilità.

Fig. VII. 3. n, o - Visore e telecomando per realtà virtuale


PROPOSTA PROGETTUALE

N

N

20

0m 10

0m

100 50

100m 50

Bar/Ristorante

Stagni

Punto Info/Aula Polivalente/ Direzione

Stalla

Area Pic-Nic

Stazione di riproduzione asini

Fonte d’acqua

Rimessa

500m 250

146

Altana del Lupo


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 4. I. Analisi dello stato di fatto

Il Casolare

VII. 4. Il Podere dei Nobili Il Podere dei Nobili è un vecchio casolare in pietra edificato nel 1830 e che un tempo ospitava i proprietari terrieri, la famiglia Rossi detti “i Nobili”, e la famiglia di braccianti agricoli che vi lavorava. La sua conformazione originale rispecchiava la disposizione tradizionale delle case rurali che prevedeva la collocazione delle stalle ai piani terreni e delle residenze ai piani superiori. Ad oggi esso è stato adattato a centro amministrativo e direttivo del parco ma conserva ancora il suo carattere abitativo al piano superiore del casolare, dove si trova l’appartamento di Alberto Pastorelli, il quale è nato e cresciuto qui dalla famiglia di contadini che si prendeva cura dei possedimenti dei proprietari terrieri. Alberto è stato il custode del Parco sin dalla sua istituzione e nonostante sia già in pensione da qualche anno e l’età avanzata continua a prendersi amorevolmente cura del luogo e degli animali. All’arrivo si scorge la presenza di più fabbricati raccolti attorno ad uno spazio aperto addossato sotto una piccola collina ombrosa: tra tutti domina per imponenza il casolare dei Nobili organizzato su due livelli che sfruttano l’andamento della terreno. La strada sterrata si raccoglie nella direzione del casolare, separandosi poi in due direzioni, quella verso sud-est si allarga scendendo di qualche metro verso il piazzale raccolto dal quale si intuisce partono vari percorsi. Superata una graziosa area verde scarsamente attrezzata alla sinistra del percorso, si scende lungo la strada in pendenza tra l’edificato principale e alcuni volumi bassi, un tempo adibiti alle funzioni agricole del podere e ad oggi sfruttati solo in parte come spazio di sosta

esterno coperto. Qui vicino si trova una fonte d’acqua potabile che, pur avendo perso la sua originaria funzione, conserva ancora l’aspetto della lunga vasca che serviva come abbeveratoio per gli animali, nella quale è ricavato in una estremità il lavatoio per i panni. Accanto al casolare si trova una piccola area verde pianeggiante attrezzata con un barbecue e numerosi tavoli per il pic-nic. Altre strutture sono state annesse nel tempo al sistema del podere per dare ospitalità agli animali presenti nell’area, andando a creare una sorta di piccolo villaggio dove si concentrano attività e funzioni, e che potremmo definire come il cuore del parco. 147

Il podere dei Nobili è ben rappresentato dalla centralità del casolare. Come già accennato, esso si sviluppa su due livelli, quello della strada da dove si fa ingresso, e quello più in basso del piazzale. Sfruttando la differenza di quota l’edificio presenta due fronti principali, e quindi due accessi principali per funzioni differenti. In parte del piano superiore sono collocate la sala polivalente, i servizi igienici e la direzione. La sala polivalente non è utilizzata spesso e richiederebbe una rivalorizzazione delle proprie potenzialità sul piano dell’offerta turistica e dell’educazione ambientale. Qualche reperto biologico e minerale, numerose foto e pannelli informativi sulla nottola di leisler arredano questo spazio adibito solamente ad accogliere scolaresche in gita o rari eventi organizzati al fine di coinvolgere la comunità locale sui temi di educazione ambientale. Si tratta di un ambiente con soffitti bassi e scarsamente illuminato da un unica piccola e bassa finestra esposta a sud e la porta finestra di ingresso a nord. La scelta di arredare gli interni e coprire le pareti con colori scuri lo fa apparire ancora più piccolo e buio. Accanto alla sala polivalente è possibile accedere sia internamente che esternamente allo spazio dove è collocata l’amministrazione e che consiste in un unica stanza, dominata dalla presenza di un grande camino, che ospita un tavolo per le riunioni e la scrivania del direttore. Infine gli spazi rimanenti del piano superiore sono accessibili solamente dal lato corto dell’edificio esposto a nordovest attraverso una scala esterna e accolgono l’abitazione all’ex-custode. Al piano inferiore è situato il ristorante-bar ed è


PROPOSTA PROGETTUALE

quindi destinato all’accoglienza e ricezione turistica. Al livello della piazza la facciata dell’edificio torreggia sulla zona circostante e funge da elemento principale nel primissimo orientamento del visitatore. D’estate lo spazio antecedente la facciata è effettivamente il luogo centrale, il baricentro del parco, dal quale partono i percorsi e nel quale si sosta sempre appena arrivati e prima di andarsene. D’inverno, questo punto strategico corrisponde agli ambienti interni che si vengono a trovare appena oltrepassata la porta incoronata da una vecchia scritta che recita un semplice “bar”. Superato il largo spessore in pietra del muro di facciata si entra in una sala molto ampia. Questa è adibita a ristorante, bar e accoglienza generica del visitatore e vorrebbe assolvere anche alle funzioni informative e pubblicitarie del parco. Una mappa stampata in bianco e nero su due lati è quasi sempre a disposizione del turista su di uno dei tavolini che riempiono la sala, e lei sola rappresenta l’unica informazione sul parco concessa al turista. Una timida bacheca di cartone espone depliants per lo più pubblicitari non relativi al parco o alla riserva naturale, spesso finalizzati alla sola promozione di eventi e servizi organizzati dalla comunità montana nei dintorni. Con questo grado di comunicazione viene senza dubbio a mancare la parte più importante e vitale di un debole sistema economico basato solo sul prezzo del biglietto, ossia quella pubblicitaria, educativa ed informativa in grado di attrarre turisti e residenti. Il salone è corredato da un grande e caratteristico camino e termina, dal lato opposto della porta d’ingresso, con il bancone del bar. In un angolo, dietro ad un vecchio paravento si ha l’accesso ai servizi igenici. La sala è dominata dalla presenza del legno, consistente nella sua natura solida e massiccia delle panche e dei tavoli, come delle travi del solaio, mentre la pietra è ben poco percepita, essendo quasi tutte le pareti intonacate. A sinistra del bancone, sulla parete a ovest, attraverso un ampio passaggio libero da infissi si apre un’altra stanza, più stretta ma anch’essa affacciata sulla corte attraverso una portafinestra. In fondo a quest’ultima, girando a forma di “L” è situata la cucina, aperta quindi su

uno spazio interposto tra questa e la sala ristorante vera e propria. Questa stanza infatti funge da seconda sala per il ristorante a seconda della quantità di ospiti da accogliere. L’ultima porta che si apre sul piazzale esterno accede a due ambienti disposti in sequenza verso l’interno della collina a cui si addossa l’edificio un tempo erano destinati ad essere ambienti per la conservazione del cibo, rispettivamente una cantina e una caciaia. Oggi sono utilizzati come spazi per contenere stivato qualsiasi oggetto, attrezzatura o macchinario utile per il mantenimento o lavoro relativo al parco e ai suoi edificati. Le condizioni degli ambienti più inutilizzati del casolare, come questi ultimi descritti, vertono in stato di deterioramento continuo. La pavimentazione utilizzata è prevalentemente il cotto, rimasto ancora in buone condizioni, e, solo in alcuni punti, il peperino, la pietra vulcanica locale. La copertura è a capanna, nel rispetto della tradizione locale, ricorda la rigidità degli inverni di luoghi che si trovano ad una quota che si aggira intorno ai mille metri di altitudine.

148

Fig. VII. 4. I. a - Prospetto Sud-Est del Casolare


PROPOSTA PROGETTUALE

Pianta piano terra 1:200

N

a. sala ristorante b. bar c. camino d. servizi igienici e. cucina f. ripostiglio g. sottoscala

g.

f.

e.

b.

d.

c. f.

a.

a.

Pianta piano primo 1:200 h. scala e rampa di accesso aula polivalente i. aula polivalente l. scala di accesso alla direzione m. direzione n. locali tecnici o. scala di accesso appartamento ex-custode p. cucina q. disimpegno r. camera

d.

n.

o.

l.

p.

d.

m.

q.

c. d.

r.

r.

q. d.

149

h.

i.


PROPOSTA PROGETTUALE

Prospetto Sud 1:200

Fig. VII. 4. I. b - Camino della sala ristorante Fig. VII. 4. I. c - Seconda sala ristorante

150


PROPOSTA PROGETTUALE

Prospetto Nord 1:200

Fig. VII. 4. I. d - Direzione Fig. VII. 4. I. e, f - Aula polivalente

151


PROPOSTA PROGETTUALE

Pianta e prospetto Est 1:100 a. veranda b. ripostiglio (ex-ovile) c. garage

c.

b.

b.

a.

c.

L’Annesso

N

Accanto al podere, collocato sulla sinistra del percorso che dall’arrivo conduce alla corte si trova un annesso al casolare, che un tempo assolveva le funzioni dell’aia e che ad oggi è quasi totalmente in disuso. Esso si estendono per poco più di una dozzina di metri e può distinguersi chiaramente in tre ambienti separati. Il primo è una costruzione recente realizzata in cemento e blocchi di tufo, annessa ai muri in pietra preesistenti dei volumi adiacenti e progettata sul tracciato ampliato di una parte del vecchio resede agricolo. Essa doveva essere un garage per i mezzi del parco e del personale ma a causa del veloce deterioramento delle condizioni strutturali è stata abbandonata da tempo e viene usata per stoccare materiale in disuso. Gli altri due ambienti sono definiti da uno scheletro di pietra e calce per gran parte in stato rovinoso e presentano delle coperture lignee sorrette da travi di dimensioni consistenti. Stretto tra i due volumi più grandi è il vecchio pollaio, suddiviso a sua volta in due spazi, al tempo utile probabilmente nel separare gli animali a seconda delle necessità. Ad oggi questi ambienti angusti sono utilizzati come magazzini scomodi e disordinati. Accanto a questo, sorretto da un muro più alto, si trova uno spazio coperto aperto sulla corte e chiuso solo su tre lati, arredato con tavoli e panche e fruibile dal visitatore. 152


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 4. I. g -Prospetto dell’ex-ovile Fig. VII. 4. I. h- Vista dell’annesso dall’area pic-nic

153


PROPOSTA PROGETTUALE

Proprio negli spazi che costituiscono questo annesso l’Amministrazione Comunale prevede di ricollocare il Centro Visite del Parco, un tempo ospitato nel Castello di Arcidosso, i cui allestimenti si trovano già stoccati nei magazzini del parco. Al fine di suggerire spunti progettuali per rendere possibile questa operazione si sono compiute ricerche sull’organizzazione e il dimensionamento del vecchio percorso espositivo, che ha portato ad un analisi planimetrica dalla quale sono scaturite alcune osservazioni riguardo all’ingombro degli allestimenti e la loro disposizione in funzione di un percorso educativo. Nell’ottica di riutilizzare la maggior parte del materiale e in particolare i due grandi diorami sulla flora e sulla fauna acquatica del parco si consiglia di prevedere uno spazio espositivo non inferiore ai 100 metri quadri. La mostra era suddivisa in quattro sale principali: una prima introduttiva, la seconda sulla morfologia, rocce e minarali del territorio amiatino; segutita da una sala dedicata agli animali e alla vegetazione del parco e l’ultima sulla fauna e flora acquatica.

154

Fig. VII. 4. I. i, l - Collezione di rocce esposte al vecchio centro visite Fig. VII. 4. I. m - Pannello sulle Risorse idriche esposto al vecchio centro visite Fig. VII. 4. I. n : Vista della seconda sala del vecchio centro visite


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 4. I. o : schema distributivo del vecchio centro visite

155


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 4. I. p, q : La stalla

La Stalla Intorno al podere sono sorti vari annessi formati da strutture che pensate per accogliere gli animali domestici presenti nel parco e collocate ognuna a poche decine di metri dal piazzale, ciascuna su uno dei due lati rimanenti della collinetta che lo sovrasta. La prima che si può incontrare seguendo un percorso antiorario attorno alla collina che si erge davanti al casolare è la stalla. Essa è costituita da una struttura prefabbricata in legno ancorata ad una soletta in cemento e ospita al suo interno sei box. I pilastri che sorreggono la copertura che si prolunga per offrire riparo dal sole e dalle intemperie poggiano direttamente a terra e non presentano alcuna protezione contro l’umidità di risalita o quella dovuta alla neve che durante l’inverno può arrivare a coprire il terreno di molti centimetri. Ciò conferisce una scarsa durabilità al materiale il quale necessiterà di essere sostituito con l’avanzare del tempo. In questo caso si suggerisce di tenere in considerazione questo problema e adottare strategie consone alla sua risoluzione. 156


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 4. I. r,s : Stazione di riproduzione dell’Asino amiatino

La Stazione di riproduzione dell’Asino Dall’altro lato della collina rispetto alla stalla, è situata invece la stazione di riproduzione degli asini, la quale avendo cessato la sua funzione primaria è utilizzata come stalla per isolare o offrire riparo ad alcuni esemplari. Si tratta di una struttura temporanea diventata permanente e che per le sue caratteristiche costruttive e i materiali utilizzati, unite alla mancata manutenzione nel corso degli anni, si trova adesso in condizioni precarie che rendono possibili futuri cedimenti strutturali. L’asino amiatino, unico nella sua specie e caratteristico di questi luoghi, si mantiene attraverso il governo del personale del parco e una vita semi-brada. La sua presenza e la sua eccezionalità sono promosse da un unico cartello informativo e le sue doti da animale domestico, per secoli utili all’uomo e tutt’ora rivalutabili per il soddisfacimento di nuove necessità umane, sono completamente trascurate. L’asino amiatino rappresenta più di un simbolo per il parco faunistico, la sua essenza di animale vantaggioso per l’opera umana e allo stesso tempo la natura della sua specie endemica, lo elevano a guardiano del parco. 157


PROPOSTA PROGETTUALE

Esistente

N

N

Nuova costruzione Riassetto funzionale

20

0m 10

0m

100 50

500m 250

158

100m 50

Ecomuseo

Area Pic-Nic accessibile

Rampa per asino sellato

Bar/Ristorante

Fonte d’acqua

Stalla

Shop

Stagni

Rimessa

Laboratorio e Biblioteca

Fattoria Didattica

Fienile


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 4. II. Il Centro di Educazione Ambientale Il cuore pulsante del parco è rappresentato dal complesso di edificati che ruota attorno al podere dei Nobili. Questo è delimitato da un intorno di promontori e colline che lo colloca in una posizione strategica per la gestione e l’esplorazione dei territori circostanti: da qui partono infatti tutti i percorsi e i sentieri fruibili all’interno del parco. La proposta progettuale in quest’area mira alla valorizzazione il sistema del Podere dei Nobili inserendo attività e funzioni volte ad implementarne l’attrazione turistica e lo sviluppo economico e a rendendolo un vero e proprio centro per l’educazione ambientale. In quest’ottica si suggerisce la collocazione all’interno di questo sistema di un ecomuseo e di una fattoria didattica per assolvere il carattere educativo e inclusivo anche tramite esperienze più dirette. Queste nuove attività potrebbero essere collocate in sostituzione di due fabbricati già esistenti ma non adatti ad essere fruibili ai visitatori del parco. Inoltre il recupero di alcuni ambienti all’interno del casolare potrebbe offrire l’occasione per instaurare nuove collaborazioni esterne, strategiche per il miglioramento della gestione economica e per la promozione dell’area. In questa proposta progettuale il sistema architettonico ruota attorno alla piazza centrale e prevede una serie di ambienti adibiti alla vera e propria accoglienza del visitatore. Arrivando

dalla strada, l’ingresso del nuovo edificio che ospita l’ecomuseo si propone in comparazione diretta con la facciata del casolare antistante e l’accesso alla direzione. Le volumetrie della struttura si ispirano a quelle dell’annesso agricolo attuale, cercando di non rompere la percezione della corte interna che si viene a creare tra questo, il casolare e la collina antistante. Il turista dovrà essere portato a dirigersi verso l’entrata dell’ecomuseo e una volta al suo interno potrà apprendere 159

nozioni che lo guideranno ad una visita del parco più attenta e profonda. L’esperienza educativa potrebbe essere arricchita da una fattoria didattica che prenda il posto della stazione di riproduzione dell’asino amiatino, non più adatta ad accogliere i suoi ospiti. Nel suo complesso, quindi, si suggerisce di intervenire sulle strutture esistenti in modo da non interferire sulla conformazione del luogo e sul sistema di percorsi presente ma di arricchirlo di nuovi elementi di interesse.


PROPOSTA PROGETTUALE

L’Ecomuseo L’idea dell’Amministrazione Comunale è quella di ricollocare gli allestimenti del vecchio Centro Visite del parco nell’annesso adiacente al casolare dei Nobili. Sulla base dello studio effettuato sulla distribuzione e dimensionamento degli arredi e della struttura che gli ospitava, si evidenzia la necessità di trovare una giusta collocazione in termini di dimensione e qualità degli spazi, che preveda almeno cento metri quadri di area espositiva. In questa proposta progettuale si suggerisce la demolizione del fabbricato esistente in previsione di costruire una nuova struttura in grado di assolvere alla funzione museale. In questo schema distributivo il nuovo ecomuseo accoglie il visitatore che ha percorso il sentiero verso il centro del parco attraverso un pergolato che ne precede l’ingresso. L’interno si sviluppa su un unico livello e il percorso espositivo si articola in una prima grande sala sui minerali e le rocce del territorio amiatino, proseguendo con due sale adiacenti le quali ospitano i due grandi diorami rispettivamente sulla flora e vegetazione del parco e sulla fauna e flora acquatica. Quest’ultima sala, dedicata agli animali e piante che vivono all’interno delle pozze e ambienti umidi del parco si affaccia proprio sui due stagni che si trovano in prossimità del podere, cercando di creare un collegamento diretto tra ciò che è spiegato all’interno e ciò che vive all’esterno. A conclusione del percorso si prevede una sala multimediale dotata di dispostivi interattivi che permettano di ampliare le conoscenze acquisite e di verificarle tramite giochi divertenti e stimolanti e che in generale siano in grado di attirare l’attenzione del visitatore. Inoltre alcuni di questi dispositivi potrebbero essere selezionati per garantire una descrizione più approfondita e dettagliata di alcune zone del parco inaccessibili per alcune categorie di utenza. Al fine di implementare i servizi offerti per la comunità e di coinvolgerla maggiormente all’interno della vita del parco si suggerisce di inserire in questo sistema una sala congressi che possa ospitare sia le scolaresche per attività didattiche ed educative, sia 160


PROPOSTA PROGETTUALE

b.

a.

c.

d.

e.

f.

N

Pianta 1:100 a. entrata b. sala delle rocce e minerali c. sala della flora e fauna terrestre d. sala della flora e fauna acquatica e. sala multimediale f. sala conferenze g. veranda/spazio espositivo h. stagno

g.

h.

161


PROPOSTA PROGETTUALE

Prospetto Nord 1:100

162


PROPOSTA PROGETTUALE

conferenze e attività culturali rivolte alla popolazione locale. Nello schema proposto questa è ricavata in prossimità dell’ingresso per garantirne una fruizione più agevole e si apre sul pergolato esterno che dal prospetto principale gira sull’angolo e si prolunga fino ad abbracciarla completamente. Questo spazio esterno permetterebbe nelle belle stagioni di ampliare la sala verso l’esterno, e, dato il suo sviluppo, potrebbe inoltre essere allestito con mostre temporanee. Il pergolato si configura come uno spazio filtro tra ciò che è costruito e l’ambiente che gli sta intorno; esso cerca di creare un legame più stretto tra architettura e natura attraverso un sistema di cavi di acciaio che agevolino la salita sino in copertura dei rampicanti, i quali crescendo in cerca del sole, andranno a coprire parte della struttura creando un senso di intimità e protezione. La copertura dell’edificio presenta invece un’unica falda inclinata per riprendere parte delle volumetrie del fabbricato preesistenti nell’ottica intervenire il meno possibile sulla percezione attuale della corte. Inoltre per evitare movimentazioni di terreno che comprometterebbero l’assetto del luogo si propone l’utilizzo di fondazioni a vite, le quali possano sorreggere il solaio che aggetta sul lato della collina che scende ripido verso gli stagni e giunge poi ai recinti. Il legno si configura come materiale predominante nei rivestimenti esterni ma si suggerisce l’utilizzo nella stessa struttura, la quale attraverso sistemi di giunzione a secco garantirebbe la massima reversibilità dell’intervento.

Sezione 1:100

163


PROPOSTA PROGETTUALE

La Fattoria Didattica Un’altra proposta progettuale riguarda la stazione di riproduzione dell’asino amiatino. L’attuale struttura non garantisce più le necessarie condizioni di sicurezza e in un prossimo futuro sarà necessario smantellarla. Nel progettare una nuova stalla per l’asino si potrebbe cogliere l’occasione di per rivalutare il suo ruolo all’interno del parco. Oltre ad asservire la funzione già descritta di mezzo di trasporto per persone con disabilità, potrebbe rientrare nel progetto sostenuto dal Comune di Arcidosso in collaborazione con l’associazione “GenomAmiata” per la promozione del latte d’asina. Infatti predisponendo una corretta gestione delle nascite, già numerose e spontanee all’interno del parco, sarebbe possibile dare vita ad un sistema che può contribuire al sostentamento economico del parco. Inoltre, rimarcando il carattere educativo del parco stesso, la possibilità di permettere al visitatore di assistere ad un operazione di mungitura offrirebbe

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un’esperienza diretta riguardo alla conoscenza delle tradizioni e dei metodi di produzione artigianali. Il latte d’asina è infatti un prodotto tipico oggi non più così comune nella nostra dieta ma che necessiterebbe di essere reintrodotto. Rispetto al latte di mucca quello d’asina contiene un basso tenore di grassi e proteine ed ha un’alta concentrazione di lattosio. È un alimento ricco di omega-3 e probiotici, anticorpi e sostanze battericide ed un tempo era utilizzato per i neonati che non potevano essere allattati dalla madre. Ad oggi infatti viene consigliato da molti pediatri in casi di intolleranza al latte vaccino in quanto i latti artificiali non risultano così nutrienti per una corretta crescita del bambino, infatti la sua composizione si è rivelata simile a quella del latte materno. Il suo uso viene consigliato anche a chi ha problemi di osteoporosi e donne in meno pausa per garantire un migliore apporto di calcio, e a persone convalescenti o debi-


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 4. II. a, b : Prodotti alimentari derivati dal latte d’asina Fig. VII. 4. II. c : Sapone derivato dal latte d’asina Fig. VII. 4. II. d : Latte d’asina Fig. VII. 4. II. e : Mungitura tradizionale

litate essendo molto nutriente e energetico. Inoltre il latte d’asina può essere lavorato per ottenere prodotti tradizionalmente derivati dal latte come yogurt, formaggi o essere impiegato nella produzione di altri generi alimentari come dolci, frullati, creme spalmabili, prodotti da forno e molti altri. Anche la cosmesi sfrutta le proprietà di questo prezioso latte: sembra che questo alimento contribuisca ad idratare, nutrire e lenire qualunque tipo di pelle, soprattutto quelle con tendenze allergiche. Per queste ragioni si ritiene che inserire una stazione di raccolta del latte all’interno del Parco Faunistico possa contribuire non solo al mantenimento interno del parco ma possa generare cooperazioni esterne fruttuose che incentivino l’economia locale anche in altri settori, andando a contribuire alla creazione di un un sistema economico circolare. Ancora una volta l’asino assume quindi un’importanza centrale nel sistema del Parco e queste immagini sug-

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geriscono degli spunti per la progettazione di una fattoria didattica. In questo schema distributivo le stalle, composte da quattro box, si annettono alla stazione di raccolta del latte composta da un grande ambiente nel quale è possibile svolgere le operazioni di mungitura, permettendo al contempo di ospitare un eventuale piccolo gruppo di osservatori. Due ambienti separati ospitano un magazzino attrezzato per la manutenzione delle strumentazioni e l’altro il reparto refrigerato per lo stoccaggio del latte. Il rivestimento interno di questi ambienti deve prevedere superfici facilmente lavabili per garantire le corrette condizioni igieniche. Inserire uno spazio simile all’interno del parco significherebbe anche avere la possibilità di disporre, in caso di necessità, di un ambiente per effettuare visite ed interventi veterinari in condizioni igienico-sanitarie più adeguate, e, in questa ottica, dotare il magazzino attrezzato di un piccolo kit di emergenza per il soccorso degli animali. In linea con i principi di sostenibilità e reversibilità degli interventi si suggerisce l’utilizzo di fondazioni a vite e strutture in legno assemblate a secco, inoltre, essendo questo uno dei punti che rimangono meno coperti dalla vegetazione intorno al podere dei Nobili, si potrebbe prendere in considerazione l’uso di fonti di energia rinnovabili a sostentamento delle nuove attività inserite. In questa idea di progetto, infatti, gli spazi che ospitano il punto di raccolta del latte presentano una copertura inclinata verso sud per consentire l’installazione di pannelli fotovoltaici, i quali contribuiranno a rendere l’edificio e il sistema di produzione sostenibile. Inoltre, a prescindere dalla scelta che verrà fatta riguardo all’attuale stazione di riproduzione dell’asino amiatino si evidenzia la necessità di trovare una collocazione per lo stoccaggio del fieno e altri alimenti ad integrazione della dieta degli animali presenti nel parco. In questa ipotesi progettuale si suggerisce la collocazione di un fienile in prossimità dell’attuale rimessa degli automezzi del parco.


PROPOSTA PROGETTUALE

N

b.

a.

e. c.

Pianta e sezione 1:100 a. entrata stazione di raccolta del latte b. sala mungitura c. reparto refrigeratori d. magazzino attrezzato e. box

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d.

e.

e.

e.


PROPOSTA PROGETTUALE

g.

Il Centro Servizi Per quanto riguarda il casolare si suggerisce una risoluzione tempestiva delle cause che provocano importanti problemi di umidità di risalita nelle pavimentazioni e nelle pareti del livello contro-terra e un generale ricambio degli arredi nell’ottica di rendere più confortevoli le condizioni termo-igrometriche e la fruizione degli ambienti interni. Gli spazi ad ora adibiti a deposito e che un tempo ospitavano la “caciaia” per la conservazione dei formaggi prodotti in loco e la cantina potrebbero essere recuperati e attrezzati per essere aperti al pubblico con funzione di piccola bottega artigianale. Qui potrebbero essere venduti gadget e cartoline del parco come ricordo da lasciare a visitatori ma anche prodotti alimentari tipici della zona e manufatti artigianali o artistici. Questa nuova funzione all’interno del parco garantirebbe nuovi introiti a supporto della gestione economica interna e potrebbe generare collaborazioni fruttuose con altre attività locali. In previsione della realizzazione di un nuovo ecomuseo che possa ospitare al suo interno una sala conferenze che assolva le funzioni della vecchia aula polivalente si suggerisce di collocare all’interno di questo spazio un laboratorio per la ricerca scientifica, nell’ottica di intrattenere relazioni e collaborazione con università e istituti di ricerca. Questo potrebbe essere allestito con alcuni banchi e strumentazioni ma anche essere fornito di una biblioteca di scienze naturali consultabile a tutti con una classificazione ordinata delle specie animali e vegetali presenti nel parco. Per quanto riguarda l’appartamento dell’ex-custode si suggerisce, una volta cessata la sua attuale funzione, di convertirlo a resede per studiosi e ricercatori utile per le osservazioni sulla vita notturna del parco, o di valutare l’opzione di renderlo disponibile su prenotazione per brevi soggiorni turistici, contribuendo ulteriormente al sostentamento economico interno del parco.

f2.

e.

f1.

a.

b.

d.

c. a.

N

f.

Pianta piano terra e piano primo 1:200 a. sala ristorante b. bar c. camino d. servizi igienici e. cucina f. ingresso principale shop f1. gift-shop del parco e esposizione prodotti arigianali f2. esposizione prodotti alimentari locali g. magazzino shop h. scala e rampa di accesso laboratorio/ biblioteca i. laboratorio di didattico e di ricerca/ biblioteca l. scala di accesso alla direzione m. direzione n. locali tecnici o. scala di accesso foresteria “La Casa di Alberto” p. cucina q. disimpegno r. camera

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n.

o.

d.

l.

p.

d.

m.

q.

c. d.

r.

r.

q. d.

h.

i.


PROPOSTA PROGETTUALE

N

N

20

0m 10

Punto Panoramico Punto informazioni 0m

100 50

Rovine Eremo

500m 250

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100m 50


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 5. Le Rovine dell’Eremo di David Lazzaretti Il percorso che si inerpica lungo le pendici del monte Labbro, attraversa una fitta boscaglia prima di riuscire allo scoperto ed aprirsi la strada verso l’eremo. La punta più estrema del monte coincide con la posizione della torre per cui questa appare ben visibile anche in lontananza. Il luogo nel quale David Lazzaretti scelse di vivere e di fondare la propria comunità comprende uno spiazzo pianeggiante relativamente ampio, e i relativi pendii circostanti sul quale oggi si affacciano le rovine dei fabbricati ottocenteschi, il promontorio finale, ovvero la cima vera e propria del monte, raggiungibile attraverso un percorso con il carattere di una processione, dove si trova appunto la torre circolare, e infine una galleria terminante in una piccola grotta ricavata all’interno della roccia e accessibile dalla piazza. La chiesa giusdavidica e la fattoria accanto costituivano il grosso dell’edificato sulla cima del monte. Ad oggi della chiesa rimangono i bassi muri perimetrali e le basi dei pilastri in pietra, e resta visibile l’ingombro dell’ambiente di servizio dal quale si saliva alle abitazioni accanto. Le rovine della chiesa si trovano infatti ad un livello inferiore rispetto a quelle della casa, il cui ingresso si affaccia direttamente sul piazzale pianeggiante. Un tempo la casa era formata da più livelli, ma ad oggi essa si presenta come una rovina a soli due piani. In quello inferiore si trovano due ambienti oggi interdetti al pubblico, comunicanti con la galleria nella roccia che conduce alla grotta adibita a cappella. Al piano superiore, invece, come accennato sopra, la casa è collegata con la chiesa sottostante ad est attraverso una scala anch’essa in pietra, tutt’ora percorribile. Su questo livello la pianta si distingue in più ambienti di simili dimensioni e si affaccia attraverso delle aperture sia sul lato della facciata principale sia sul lato più alto rivolto alla chiesa. Tutta la parte conclusiva degli edifici dalla parte opposta dell’entrata si affaccia direttamente sulla roccia e sulla forte pendenza. La torre dell’eremo si trova

infine sulla punta più alta ed appare tozza e massiccia. Di forma circolare, l’edificato è costruito interamente in pietra e presenta dei muri spessi più di un metro. Giungendo all’apertura al livello del terreno si nota la presenza di un buio ambiente interno sovrastato da una piccola cupola. Il proseguimento naturale del percorso invece, grazie ad alcuni scalini, si arrampica sui fianchi della torre abbastanza larghi da poter essere utilizzati come una rampa. Questa sale attorno alle rovine fino a terminare in una più recente soletta in cemento che funge da copertura. Da sopra la torre è possibile godere di una vista panoramica a 360°. All’orizzonte sul mare si possono scorgere alcune delle principali isole dell’arcipelago toscano, dalla parte opposta verso nordest, a poco più di un passo, si staglia contro il cielo la cima del monte Amiata. Guardando in direzione del podere è possibile anche ammirare gran

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parte dell’estensione del parco faunistico, permettendo di avere un ottimo orientamento del luogo che siamo venuti a visitare. In definitiva il sistema di rovine di pietra si mescola nel terreno brullo e roccioso, in un susseguirsi di spazi incastonati ed infossati nei vari dislivelli del terreno, l’architettura culmina nella torre, la quale, con la sua forma circolare e la sua pietra a secco, sembra sorta dalla roccia stessa della montagna.

Fig. VII. 5. a : Rovine del Monte Labbro viste dal basso


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 5. b : Parcheggio ai piedi del Monte Labbro Fig. VII. 5. c : Punto informazioni chiuso Fig. VII. 5. d : Percorso di salita verso le rovine

Ad oggi il sito è raggiungibile sia attraverso il sentiero del parco sia in auto attraverso una strada sterrata ripida e sconnessa. Ai piedi del monte si trova il parcheggio arredato con un casotto prefabbricato in legno che doveva assolvere la funzione di punto informazioni e seconda biglietteria del parco, in quanto, da qui, si procede attraverso un cancello che si congiunge al tratto di sentiero che prosegue fino alla vetta e che poi riscende verso il parco. Questa struttura di recente costruzione non è realmente mai entrata in funzione. Ad oggi infatti chi arriva in quest’area della riserva naturale ha la possibilità di accedere al parco ma per pagare il biglietto sarebbe costretto a riprendere la macchina e recarsi alla biglietteria principale, creando un notevole disservizio. 170


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 5. e : Vista aerea delle rovine dell’Eremo di Lazzaretti

Se da una parte la figura di David Lazzaretti ha da sempre suscitato un certo interesse culturale, dall’altra, quelle che sono le testimonianze materiali della sua breve attività (1868- 1878), e cioè le costruzioni da lui realizzate sulla vetta del Monte Labbro, dopo la sua tragica fine, vengono abbandonate e interessate da un processo di degrado contrastato solo da interventi di emergenza fino a che negli anni 2003-2004, vennero interessate da un intervento di recupero che ha restituito il complesso nello stato in cui oggi lo troviamo. Gli edifici del Monte Labbro hanno assunto una valenza simbolica ed un significato profondo, se si pensa che nacquero dall’azione concreta e corale del movimento. All’inizio fu la costruzione di una chiesa ad Arcidosso (intrapresa poi abbandonata per un grave incidente), a costruire il primo nucleo significativo di volontari-adepti; di lì a poco centottanta persone aiutarono David a lavorare un campo, detto poi “Campo di Cristo”; ed in seguito seguì la costruzione della Torre, della Chiesa, dell’Eremo. Oggi le realizzazioni architettoniche sono quelle, che nell’immaginario popolare, rimandano in maniera più diretta alla figura del Lazzaretti, assumendo un valore emblematico. 171


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 5. I. Evoluzione storica

Fig. VII. 5. I. a : Rappresentazione storica del Monte

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Dopo l’avvio della costruzione di una chiesa ad Arcidosso, poi sospesa per la frana che provocò anche una vittima, La Torre del Monte Labbro fu la prima e la più misteriosa opera di David Lazzaretti. La prima pietra fu posta il 14 luglio del 1869. La Torre fu costruita a secco perché le autorità, curiosamente, non permisero che le pietre si murassero a calce, temendo che venisse edificata una fortezza. Le caratteristiche della Torre, pensata e diretta interamente da David, erano quantomeno singolari: più che di una torre aveva l’aspetto di un cono innalzato sulla roccia viva della sommità, recinto da un’ampia cordonata a spirale, facile da percorrere anche a cavallo. Questo era costituito da due ripiani sovrapposti nei quali si aprivano le finestre di due stanze. Un’altra stanza, la più grande e la sola rimasta, è situata alla base, al piano terra, o meglio, al seminterrato. L’apertura presenta una rozza conclusione a sesto acuto e prosegue nell’entrata fino ad aprirsi sulla stanza che, nella parte più alta, misura un’altezza di circa quattro metri e si presenta completamente disadorna. Nelle pareti, ad altezza d’uomo, sono presenti tre piccole nicchie ed il pavimento è formato da grosse lastre di pietra. La copertura a cupola delle stanze aziona delle forze spingenti verso l’esterno sulla muratura a secco perimetrale; questa può essere una spiegazione del perché i due piani superiori hanno ceduto poco dopo la conclusione, avvenuta nell’agosto 1870. La parte sommitale, presumibilmente, aveva delle pareti che si rastremavano e di spessore insufficiente a contenere le spinte. La stanza rimasta ancora in piedi è bilanciata dal parziale interramento e per il robusto muraglione della spirale. Essa misura nella parte più alta della cupola circa quattro metri e si presenta completamente disadorna. Nelle pareti, ad altezza d’uomo, sono presenti tre piccole nicchie e il pavimento è formato da grosse lastre di pietra. La strada che dalla base di Monte Labbro porta alla vetta fu realizzata quasi interamente nell’arco di una sola mattina, il 20 maggio 1870, da centinaia di volontari secondo la descrizione dell’evento del sacerdote G.B. Polverini riportata nel manoscritto inedito del 1913 “Io e Monte Labro: ossia la storia del misterioso David Lazzaretti sorto nel 1868,tragicamente scomparso nel 1878” la cui copia originale è conservata presso la Biblioteca del Museo del Risorgimento a Roma.


PROPOSTA PROGETTUALE

Pianta (copertura torre) 1:500 a. entrata al vano della torre b. spirale di collegamento con la copertura c. sommitĂ della torre c. a.

b.

d. b. a.

Fig. VII. 5. I. b : Veduta delle rovine del Monte Labbro

Pianta (altezza torre) 1:500 a. entrata al vano della torre b. spirale di collegamento con la copertura d. vano a piano terra della torre

173


PROPOSTA PROGETTUALE

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PROPOSTA PROGETTUALE

La prima costruzione della Chiesa, consacrata il 22 maggio 1872, aveva dimensioni molto modeste. Come testimonia Eugenio Lazzareschi, nel libro “David Lazzaretti. Il messia dell’Amiata” pubblicato nel 1945, era una cappella di semplicità francescana con le pareti bianche di calce e pochi arredi e poiché, per esiguità dello spazio, molti fedeli erano costretti a rimanere fuori dalla porta, nel piazzale, di lì a poco viene iniziata la costruzione della nuova chiesa, ricorrendo anche al finanziamento di un giudice sostenitore del Lazzaretti. Lunga 14m, larga 7 era scandita da due archi distanti che formavano nelle pareti sei spazi uguali, e nel centro d’ogni spazio vi era una nicchia per potervi essere collocata una statua a rilievo. Queste sei nicchie posavano su di un basamento in pietra che correva lungo il perimetro interno della chiesa. All’interno appena superata la porta vi era una struttura in legno che ricreava due entrate distinte per il sesso

maschile ed il sesso femminile. La copertura era realizzata a volta, con i tiranti che collegavano le due coppie di lesene. Al di sopra della volta il tetto era a capanna e protetto con bitume, data la difficoltà di porvi saldamente tegole od altro materiale a causa dei venti eccessivi. Nella facciata, prospiciente il piazzale e allineata con quella dell’eremo vero e proprio, si apriva una porta con una riquadratura in pietra, al di sopra della quale era disposta una cornice ornata da un bassorilievo con simbologia francescana. Due piccole nicchie a mezzaluna, riquadrate in pietra e collocate ad altezza d’uomo ai fianchi della porta, concludevano gli elementi decorativi della facciata. Gli altri due lati liberi, uno era appoggiato all’eremo, erano del tutto disadorni e senza finestre, solamente un piccolo oculo era presente nella parete posteriore. La prima messa vi sarà celebrata il 29 settembre 1875, festa di Michele Arcangelo, al quale viene dedicata la chiesa.

Non si conosce con esattezza quando sia iniziata la costruzione della casa, anche se presumibilmente la costruzione è contestuale alla nuova chiesa e anch’essa, come questa, sarà conclusa nel 1875. L’edifico, la cui facciata principale si allinea con quella della chiesa, aveva tre piani. Al piano terra, al livello dell’ampio piazzale vi erano quattro stanze che avevano un lato contro terra e ospitavano stalle e magazzini. Attraverso due scale, una proveniente dall’imboccatura della grotta e l’altra dalla chiesa, si accedeva al piano primo, dove un corridoio immetteva nelle stanze superiori, di cui le tre a monte erano a livello del terreno e ospitavano l’ingresso principale. A questo livello si trovava la cucina, di cui sono tutt’ora visibili i resti del forno, due stanze e la scala di accesso che conduceva al piano superiore. L’ultimo livello ospitava probabilmente la zona notte con una disposizione degli spazi che ricalcava la pianta sottostante.

Fig. VII. 5. I. c : Vista delle Rovine sul Monte Labbro Pianta (altezza piano terra e primo) 1:500 a. entrata alla grotta b. grotta c. altare d. scala di accesso alla casa e. stalla/magazzino f. stalla/magazzino (ex-cappella Giro/Graziani) g. chiesa originaria (poi magazzino) h. chiesa i. corridoio l. ingresso principale alla casa m. scala di accesso al magazzino e chiesa n. ripostiglio o. scala di accesso al piano secondo (zona notte) p. cucina q. forno r. acquaio s. camera t. scala di accesso alla grotta e stalla/magazzino

c. b.

n. m.

d.

c.

q.

i.

p.

d. h.

g.

f.

e.

175

a.

s.

l. o. r. i. t. s.


PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 5. I. d : Vista dalla Torre in direzione del Parco

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PROPOSTA PROGETTUALE

Fig. VII. 5. I. e : Vista del corridoio di ingresso alla grotta verso l’usicta

La grotta del Monte Labbro, scoperta per caso durante i lavori di costruzione della Torre, è collocata quasi al di sotto della stessa, e così come la Torre, essa riveste un ruolo emblematico. Infatti, se la prima rappresenta l’elemento di congiunzione tra il cielo e la terra, la grotta fa da tramite simbolico con il mondo sotterraneo, conferendo ai vari ambienti della vetta del monte una completa corrispondenza tra fisicità e simbologia. Durante i lavori, dunque, nell’asportare pietre poco al di sotto della vetta per la costruzione della torre, fu scoperto l’ingresso della grotta: la spaccatura, larga intorno ad un metro ed alta dai tre ai quattro metri, si sviluppa in leggera pendenza per circa una trentina di metri. In questo luogo David, nella parte terminale, mentre regolarizzava ed allargava un piccolo spiazzo naturale per collocarvi un altare, rinvenne dei resti umani ed altri oggetti. 177

Dopo l’uccisione di Davide Lazzaretti, avvenuta 18 agosto 1878 , iniziò immediatamente l’opera di vandalismo e di spoliazione. In poco tempo sparirono gli arredi, gli infissi, i pavimenti ed anche alcune parti strutturali come ad esempio l’altare. A volte la spoliazione avvenne anche tramite regolare cessione da parte dei familiari del Lazzaretti come comproverebbero alcune testimonianze. Successivamente seguì l’inevitabile degrado provocato dall’abbandono. Solo la grotta rimarrà punto di riferimento per i seguaci. Negli anni ’50 si avrà un primo tentativo di recupero dell’area, dovuto all’iniziativa di Leone Graziani, per un breve periodo riconosciuto come rappresentante dei Lazzaretti. Gli interventi di questo periodo si limitarono a liberare dalle macerie le due stanze al piano terra che avevano ancora la volta intatta, e a sistemarvi una rudimentale copertura in tegole. All’interno furono collocati un piccolo altare ed altre finiture alle pareti. In definitiva le murature e le volte a botte risultavano integre. Nel novembre 1995 un fulmine causò gravi danni alla Torre: crollò una porzione della parete esterna per circa due metri quadri e, all’interno, una superficie ancora più estesa, provocando pericolose sconnessioni nelle pietre della volta, delle pareti e dell’apertura. Considerate le precarie condizioni di stabilità, nel ripristino di emergenza si ritenne indispensabile realizzare la muratura con malta di cemento e, in quell’occasione, venne realizzato un massetto a cemento con sovrastanti lastre in pietra nella superficie sommitale della Torre. Nel 2004, su iniziativa del comune di Arcidosso, venne realizzato un nuovo intervento di recupero e consolidamento del complesso: la Torre fu oggetto di intervento di consolidamento della superficie sommitale, sostituendo il massetto precedentemente realizzato, con altro armato con rete elettrosaldata; inoltre furono consolidate le pareti della torre, mediante iniezioni di malta cementizia spinte nelle connettiture del paramento murario, cercando di raggiungere i cavedi più interni. La chiesa e l’Eremo, furono liberate e svuotate dalla macerie dovute ai crolli; i resti delle murature, che erano rimasti sepolti, sono oggi visibili e consentono la lettura degli ambienti.


PROPOSTA PROGETTUALE

Esistente

N

N

Nuova costruzione Riassetto funzionale

20

0m 10

100m 50

Parcheggio

0m

100 50

500m 250

178

Biglietteria automatica

Esposizione

Punto Info

Punto Panotamico

Eremo di David Lazzaretti

Punto di Osservazione Astronomica


PROPOSTA PROGETTUALE

VII. 5. II. L’Eremo di Lazzaretti tra la terra e il cielo Il tema della rovina è sicuramente tra i più affascinanti e più discussi in architettura, sia in termini di composizione architettonica di eventuali nuovi interventi sia in materia di restauro. Le rovine dell’eremo di David Lazzaretti rappresentano un’occasione eccezionale per confrontarsi con questi temi e proporre un progetto che intervenga in questo contesto potrebbe costituire da solo l’argomento di una tesi di architettura. Si è scelto comunque di proporre degli spunti progettuali nell’ottica di legare maggiormente il sito, che si trova sempre all’interno della Riserva Naturale del Monte Labbro, con il sistema del parco faunistico e di aiutare l’amministrazione e i residenti a immaginarne un effettivo intervento di valorizzazione e rivalutazione dell’area. L’idea che sta alla base di questa proposta progettuale è quella di creare delle suggestioni dei volumi principali preesistenti i quali ospitavano spazi dedicati alla meditazione e alla preghiera, ossia la chiesa e la torre. Attraverso queste proposte di cerca di instaurare un dialogo di continuità tra natura e architettura, tra rovina e progetto, tra funzione e memoria. La volumetria della chiesa viene riproposta attraverso la ripetizione costante di campate che riprendono il profilo della facciata originale, invitando l’osservatore a completare attraverso la sua immaginazione le caratteristiche degli spazi e le sensazioni che suscitava. In questo modo il visitatore può connettersi più intimamente con il luogo ed il suo lato spirituale. Il risultato finale è quello di un ambiente svuotato della sua fisicità e ripreso in chiave simbolica, la cui percezione dipende fortemente dai contrasti di luci e ombre, dalla direzione del sole nonché dalla posizione dello spettatore. Per quanto riguarda la torre si è pensato anche qui di riproporne la volumetria originaria pur tenendo conto del suo aspetto funzionale. Essa infatti si con figura come un eccezionale punto di osservazione panoramico, data la sua posizione dominante sul territorio circostante, minacciata unicamente dalla vetta più lontana del Monte Amiata. La sua collocazione in un’area 179


PROPOSTA PROGETTUALE

Pianta (altezza piano terra chiesa) 1:500 a. entrata alla grotta b. grotta c. altare d. scala di accesso al primo livello della casa e. spazio espositivo f. spazio espositivo aperto g. chiesa h. corridoio

c. b.

d.

c.

h. d. g.

f.

e.

e.

a.

180


PROPOSTA PROGETTUALE

un punto ideale per l’osservazione astronomica. Questa attività risulta in piena sintonia con la natura del luogo e si potrebbe associare il percorso di elevazione spirituale, che per anni ha caratterizzato questi spazi, alla salita che si percorre procedendo a spirale intorno alla torre per raggiungere il punto di vista più alto e riuscire ad alzare lo sguardo verso il cielo. La proposta progettuale prevede una struttura in legno appoggiata sulla parte sommitale della torre e ancorata ad essa tramite un basamento rivestito in legno alla soletta in cemento che ne costituisce l’attuale pavimentazione. L’idea anche qui è di suggerire un volume che si smaterializzi e in questo schema il rivestimento è composto da assi di legno verticali che si infittiscono e si rastremano verso l’alto e che nascondono in

parte la scala che conduce al livello superiore. Qui la vista può spaziare in ogni direzione durante il giorno mentre di notte è possibile concentrarsi alla scoperta di costellazione e pianeti. A tal proposito si prevede l’installazione di un telescopio pubblico al fine di ampliare i servizi offerti e al contempo di incuriosire e avvicinare quanto più possibile le persone all’osservazione degli astri. A completare questo sistema si prevede l’entrata in funzione del punto informazioni già presente nel parcheggio che precede il cancello d’ingresso sul breve percorso che sale verso l’eremo. Qui potrebbe collocarsi una cassa automatica per regolare il potenziale secondo ingresso al parco e una piccola mostra sull’assetto e le peculiarità della zona.

u.

v.

*z.

Pianta (copertura punto panoramico) 1:500 i. ingresso principale al primo livello della casa l. scala di accesso alla mostra m. resti della scala di accesso al piano secondo n. ambiente cucina o. resti del forno p. resti dell’ acquaio q. camera r. scala di accesso alla grotta e spazio espositivo s. ingresso al piano terra della torre t. rampa di collegamento alla copertura della torre u. pedana di pavimentazione nuova struttura v. scala di accesso secondo livello z. punto di osservazzione panoramico cannochiale per osservazione astronomica

t. s.

l. h.

m. p.

o. n.

f.

q.

i. i.

r. q.

*

181


VII. 6. Fase di verifica e conclusioni Alla fine di questo percorso si ritiene necessario sviluppare una riflessione critica sul progetto per meglio comprendere se le linee guida, emerse dalla fase di indirizzo e dallo studio delle problematiche generali, sono state correttamente applicate. Uno studio ed un’analisi approfondita del luogo sono stati effettuati indirettamente attraverso fonti letterarie e ricerche in rete, e direttamente nel corso degli undici sopralluoghi al Parco e nel comune di Arcidosso. Durante questi ultimi è stato possibile prendere contatto ed intervistare numerose figure di rilievo nell’amministrazione locale, come l’assessore alla cultura, la direttrice del sistema museale Amiata, il Sindaco di Arcidosso e il direttore del Parco. Allo stesso tempo, avvicinandosi alla realtà del posto, sono stati stabiliti contatti e conoscenze con esperti conoscitori del luogo e dell’area stessa del progetto, nonché effettivi lavoratori e curatori del parco e dei servizi ad esso connessi. Nella trattazione del tema dell’abbandono dei centri rurali, il progetto vuole contribuire a riattivare l’economia del mercato locale attraverso un sistema economico circolare, con l’obiettivo di offrire al Parco una nuova visibilità e delle nuove possibilità di instaurare rapporti di collaborazioni esterne con gli enti e aziende locali e, al contempo, di creare nuovi flussi di introiti in modo da attrarre maggiori quantità di viaggiatori così da portare sostanziosi vantaggi al parco stesso e agli altri settori locali. Per fare in modo che il Parco si governi anche attraverso una propria autonomia economica, sono stati forniti suggerimenti riguardo la buona gestione delle risorse e degli animali presenti, con particolare attenzione per il ruolo dell’asino e del suo recupero come animale domestico. Nel caso specifico è stata ideata e progettata una fattoria didattica che possa da un lato educare ed arricchire la conoscenza del visitatore sulle tecniche di produzione tradizionali e, dall’altro, contribuire ai gua-

dagni del Parco grazie alla vendita del latte d’asina. Inoltre, risultando molto difficile risolvere alcune problematiche legate alla possibilità di accedere al parco tramite gli ingressi secondari che collegano i suoi sentieri, si è ipotizzato di aprire al pubblico il piccolo resede ad oggi situato nel parcheggio ai piedi della cima del monte Labbro. Questo, attrezzato con una cassa automatica e con dei pannelli informativi, funzionerebbe perfettamente come secondo ingresso al Parco, considerata anche la vicinanza di uno dei massimi punti di attrazione della zona, l’eremo di David Lazzaretti. Molta attenzione è stata rivolta alla questione dell’inclusione per quanto riguarda l’ampliamento del bacino d’utenza e nei termini dell’accoglienza trasmessa dal luogo al suo visitatore attraverso le relazioni che li legano naturalmente. Nella fattispecie sono state suggerite varie strategie per l’accessibilità dei percorsi in autonomia per persone in sedia a rotelle e cieche. Si è quindi deciso l’ampliamento del numero di sentieri fruibili da queste tipologie d’utenza riproponendo il ruolo centrale dell’asino crociato amiatino, animale che, attrezzato di selle specializzate, risulta decisamente adatto a trasportare queste persone e ad accompagnarle alla scoperta del parco. Riguardo ai temi dell’accessibilità è stata effettuata un’ulteriore ricerca sul potenziale offerto dall’uso di nuove tecnologie come i visori 3d per la realtà virtuale e quella aumentata e i numerosi supporti multimediali che si trovano regolarmente nei centri visite attrezzati e nei musei. Più in generale si è trattata di inclusione come la capacità di far percepire al visitatore di essere accolto nel luogo sconosciuto che si trova a visitare. In questo senso è stata elaborata una proposta che implementi le possibilità offerte all’utente al momento dell’arrivo, ideando qui un nuovo spazio con lo scopo di fornire al viaggiatore tutte le informazioni necessarie per orientarsi all’interno parco e le regole di comportamento da tenere. 182

Il tema della sostenibilità e del rapporto con il luogo è stato studiato sulla base delle caratteristiche di reversibilità e riciclabilità delle strutture e dei materiali proposti; la scelta del legno, ad esempio, è dovuta sia alle caratteristiche proprie del materiale, sia dalla possibilità di essere reperito sul posto, senza l’aggiunta di ingenti costi di trasporto e di stoccaggio. Là dove è stato possibile, si è progettato l’inserimento di sistemi per l’utilizzo di fonti energetiche alternative, nell’ottica di contribuire, al mantenimento del sistema e al supporto economico delle nuove attività inserite. Durante la fase di progettazione dei nuovi fabbricati si è tenuto conto del carattere tradizionale delle strutture già esistenti. Appare, quindi, scontata ma incoraggiante la necessità di creare un forte dialogo tra vecchio e nuovo. In particolare nell’ideazione dell’ecomuseo ci si è sforzati di non interferire con le proporzioni della piazza che si crea intorno al casolare dei Nobili, piuttosto si è marcata ulteriormente la scena che la circonda e la definisce. Credendo fortemente nella vocazione educativa del Parco si è proposta la costruzione di un nuovo ecomuseo che possa ospitare il materiale didattico ed espositivo, già presente nel parco, ma ad oggi non fruibile al pubblico. La biblioteca scientifica, il laboratorio per la ricerca, la cartellonistica informativa, ma anche la fattoria didattica, contribuiscono ad ampliare e a sostenere questo sistema. Tutti i nuovi interventi con carattere di educazione ambientale sono volti alla trasmissione di una nuova coscienza ecologica e, sopratutto attraverso esperienze più incisive e dirette, cambiare le nostre abitudini nel quotidiano. Nella definizione delle forme e delle strutture riguardanti l’intervento all’eremo di Lazzaretti, invece, si è voluto creare precise suggestioni che riportino alla memoria le volumetrie degli edificati più importanti nel momento di massimo splendore.


Infine vanno riconosciuti i limiti di questo lavoro. Per prima cosa, non si è giunti ad una scala di dettaglio focalizzata per i singoli interventi, così che questi debbono limitarsi a progetti preliminari senza avere la pretesa di imporre alcuna soluzione definitiva, impegnandosi ad offrire certi spunti progettuali con il preciso scopo di invogliare l’amministrazione e la comunità ad immaginarsi un futuro diverso e migliore per il parco. In secondo luogo, le strategie proposte per l’accessibilità si riferiscono ad un’utenza certamente più ampia sebbene riguardino in particolare persone su sedia a rotelle o non vedenti e perciò richiederebbero uno studio più approfondito e puntuale sul luogo e su maggiori tipi disabilità. A questo proposito, il plastico dell’area per persone non vedenti è ancora solamente un prototipo ed è stato realizzato sulla base delle tecniche apprese durante il corso di studi e di una piccola ricerca in merito agli accorgimenti e le tecniche impiegate nella realizzazione di modelli tridimensionali per non vedenti ed ipovedenti. Il plastico sarà quindi donato al parco con l’intento di sensibilizzare sulle tematiche della disabilità all’interno delle aree protette. Altra questione che si ritiene importante da ricordare riguarda la decisione di non definire la ricerca con l’elaborazione di un progetto di intervento sul complesso delle rovine dell’eremo di David Lazzaretti che, a mio parere, richiederebbe un’analisi e un periodo di elaborazione decisamente maggiori a quelli concessi in un contesto così ampio e di una tale portata da costituire, lui solo, l’oggetto di una ricerca a sé stante. La scelta presa in merito si rivolge invece alla ricerca di un legame più profondo tra le rovine dell’eremo e il sistema del parco, nel rispetto della vocazione del luogo e, allo stesso tempo, sfruttandone il potenziale 183

di attrazione turistica. Questa decisione ha caratterizzato da subito lo sviluppo complessivo del mio lavoro. Pur rendendomi conto del fascino e delle potenzialità delle rovine del Monte Labbro, la motivazione che mi ha sostenuto nella scelta di lavorare all’interno della realtà del Parco Faunistico, ha giocato per me un ruolo fondamentale sin dal primo sopralluogo. A tutti quelli che in questi mesi mi hanno chiesto perché non mi concentrassi su un solo progetto all’eremo ho risposto che il parco aveva bisogno di qualcuno che denunciasse la sua attuale condizione di incuria e aiutasse a far capire le sue potenzialità. In conclusione, il video, che ho progettato e ideato personalmente, si è avvalso della collaborazione e del supporto tecnico e materiale del videomaker Francesco Bravi e la sua collaboratrice Anita Ciofani, i quali lo hanno prodotto permettendomi di partecipare sia alle riprese con un SAPR (drone), che alle fasi di montaggio. Il video ha lo scopo non solo di promuovere nuove tecniche di comunicazione per poter pubblicizzare le meritate bellezze del luogo, ma anche di fornire punti di vista diversi del parco e dei suoi spazi per permettere di vedere, a coloro che ancora non sono riusciti a notarle, le ricchezze e le potenzialità di questo posto. Questi parametri, tratti sulle riflessioni dei limiti e delle possibilità di approfondimento, scaturiscono l’intenzione pratica di presentare i risultati del mio lavoro all’amministrazione comunale di Arcidosso e, più in generale, alla sua comunità, con l’obiettivo di catalizzare l’attenzione sulle bellezze e sulle potenzialità economiche e sociali del Parco Faunistico del Monte Amiata, nella speranza e con la volontà di innescare un reale ed effettivo processo di recupero e valorizzazione.


VII. 7. Apparati VII. 7. I. Bibliografia M. Zoppi e E. Matteucci (2000), Progettare con il verde, il verde per tutti. Alinea Editrice L. Lancerin (2003), Il verde è di tutti. Schede tecniche per la progettazione e la realizzazione di aree verdi accessibili e fruibili. Pubblicato per conto della Regione Veneto R. Amoêda, S. Lira, C. Pinheiro (2017), REHAB 2017 - proceedings of the 3rd international conference on preservation, maintenance and rehabilitation of historical buildings and structures. Green lines institute for sustainable development. Legge 4/2004 “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici” A. Petacco, (1978), Il Cristo dell’Amiata. La storia di David Lazzaretti. Mondadori. G. Serafini (1981), I ribelli della montagna, Amiata 1948: anatomia di una rivolta. Editori del Grifo L. Graziani (1964), Studio bibliografico su David Lazzaretti profeta dell’Amiata. La Torre Davidica Relazione tecnica degli interventi di restauro della Torre Giusdavidica del Monte Labro (luglio 2017) messa a disposizione dall’architetto Gabriele Franza - C.M.N. Progetti

VII. 7. II. Sitografia https://www.museidimaremma.it https://digilander.libero.it/universotuttoamore/Graziani/StudioLazzaretti.htm

VII. 7. III. Fonti iconografiche Immagine di apertura pare VII : elaborato della candidata Fig. VII. 1. a, b : elaborati della candidata Fig. VII. 2. a : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VII. 2. b : immagini fornita dal Parco Faunistico del Monte Amiata Fig. VII. 2. c, d : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VII. 3. a, b : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VII. 3. c, d, e, f : elaborati della candidata Fig. VII. 3. g : https://i.ytimg.com/ Fig. VII. 3. h : https://latiendadehipica.com/ Fig. VII. 3. i : elaborati della candidata Fig. VII. 3. l : www.mobilitec.pt/ Fig. VII. 3. m : 152. https://www.pridemobility.com Fig. VII. 3. n : https://www.samsung.com/ Fig. VII. 3. o : http://lombardia.stelviopark.it/ Fig. VII. 4. I. a : https://www.inspirock.com/ Fig. VII. 4. I. b, c, d, e, f, g : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VII. 4. I. h : immagine fornita dal Parco Faunistico del Monte Amiata Fig. VII. 4. I. i, l, m, o : Foto di Alex Siedlecki Fig. VII. 4. I. n : www.museidimaremma.it Fig. VII. 4. I. p, q, r, s: Foto da sopralluoghi candidata Fig. VII. 4. II. a: www.bergamopost.it Fig. VII. 4. II. b: https://donkeymilk.shop/

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Fig. VII. 4. II. c: www.olivos-savons.com/ Fig. VII. 4. II. d: www.beautyblog.it/ Fig. VII. 4. II. e: www.vacanzesicilianeinfattoria.it/ Fig. VII. 5. a: http://insidemaremma.blogspot.com/ Fig. VII. 5. b, c, : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VII. 5. d : http://irintronauti.altervista.org Fig. VII. 5. e : www.nikonclub.it/ Fig. VII. 5. I. a : www.romatoday.it/ Fig. VII. 5. I. b : Foto da drone - sopralluogo candidata Fig. VII. 5. I. c : Foto da sopralluoghi candidata Fig. VII. 5. I. d : www.libride-scritti.it/monte-labbro/ Fig. VII. 5. I. e : Immagine fornita da arch. Gabriele Franza Fig. VII. non numerate: elaborati della candidata


Ringraziamenti Giunta alla fine di questo percorso vorrei spendere qualche parola per ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuta e aiutata durante questo periodo. Prima di tutti, vorrei ringraziare il professor Antonio Lauria, relatore di questa tesi per avermi spinta a trovare un tema che rispecchiasse i miei interessi e per avermi permesso di apprendere un metodo di ricerca generale, logico e coerente, prezioso per ogni mio progetto futuro. Ringrazio la mia correlatrice, la dottoressa Chiara Vitillo, per aver messo a mia disposizione non solo le sue competenze di biologa, ma anche le sue conoscenze di guida escursionistica e frequentatrice di aree naturali. Le lunghe passeggiate insieme nel Parco sono state un momento di apprendimento e di confronto vitali per questa tesi. Vorrei ringraziare inoltre il responsabile della gestione del Parco Faunistico del Monte Amiata, Lorenzo Fazzi, per la sua disponibilità e tutti quelli che mi hanno aiutata durante la lunga fase di analisi e ricerca sul luogo e in particolare: l’assessore alla cultura del Comune di Arcidosso Adriano Crescenzi, la direttrice del Sistema Museale Amiata Luisa Colombini, il direttore del museo MACO Alex Siedlecki, il geometra Stefano Puppola e l’architetto Gabriele Franza. Ringrazio Alberto, Bruna, Danilo per avermi accolta al Parco, per aver arricchito le mie conoscenze e fornito preziosi spunti, e soprattutto per avermi trasmesso il loro amore e rispetto per questo posto incantato. Grazie all’architetto Andrea Meinardi per tutto il tempo trascorso a discutere e a confrontarsi sulla proposta progettuale, per tutto l’incoraggiamento e l’aiuto offerto.

Un grande ringraziamento ai miei genitori, Paola e Domenico, che con il loro amore e instancabile sostegno, sia morale che economico, mi hanno permesso di giungere fin qui e che da sempre hanno fatto in modo di semplificarmi la vita, aiutandomi così a concentrare i miei sforzi sul mio percorso universitario e sul mio futuro. Ringrazio nonna Amina e nonno Mario per essermi sempre stati accanto e in particolare mia nonna per essere ancora fonte di ispirazione e saggi consigli. A mio nonno Mario dedico il risultato delle mie fatiche e dei miei sforzi poichè, se fosse ancora qui, sarebbe stato l’unico in famiglia con cui parlare di architettura. Ringrazio i miei nonni Mara e Tommaso per essermi stati vicino e per avermi sempre spinta a viaggiare lontano e conoscere il mondo. Ringrazio tutti gli amici che mi hanno incoraggiata e aiutata durante questi lunghi mesi, per il tempo passato ad ascoltare le mie lamentele, a parlare e a dare consigli sul mio lavoro ma soprattutto per aver condiviso con me, in tutti questi anni, le gioie e i drammi della vita fuori sede e dell’università. Grazie al Collettivo Ark, per tutti i momenti di crescita, per avermi aiutata a mitigare la mia indole solitaria e per essere diventati, più che un gruppo di amici, un’altra famiglia. Grazie a quei matti dei miei amici di “Everybody 90°“ e a quella pazza della Bea, insieme a voi gli esami e le lezioni sono volati tra gioia e risate. Ringrazio Vale per aver condiviso con me questo percorso sin dal primo anno, per essere stata una compagna di avventure e sventure incredibili e indimenticabili. Grazie ad Angela, che durante questi anni si è presa cura di stampare gli elaborati di ogni mio esame, mettendoci dentro sempre un pizzico di fortuna. Ringrazio Richelly per essermi stata accanto nonostante le vite diverse e la distanza.

Un ringraziamento speciale lo dedico al mio Ippolito, con il quale ho condiviso gli ultimi anni di questo percorso universitario e che mi è sempre stato accanto per tutto il periodo di elaborazione della tesi. Il suo aiuto ed il suo sostegno sono risultati fondamentali per riuscire a terminare questo lavoro. La sua presenza nella mia vita mi induce ogni giorno a cercare di essere una persona migliore, stimolandomi a guardare il mondo da prospettive diverse.


contatti Giulia de Sando giulids@hotmail.it 3936057031



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