UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA SCIENZE DELL'ARCHITETTURA a.a. 2014|2015
PORTFOLIO DI LAUREA GIAN LUCA ELASTI
274465
P R E F A Z I O N E Mi sono sentito soddisfatto di un progetto quando, curatolo anche nei suoi elementi più specifici, non sono riuscito a contemplarlo compiutamente se non nella sua totalità. Ogni volta che ho potuto riconoscervi una sintesi. La sintesi comporta un'indagine, una selezione, è una somma di correzioni. Non si stabilisce, si persegue. È l'ultima condizione di tutti i rapporti dialettici che si condensano attorno al progetto: l'idea e la forma, la persona e l'oggetto, l'uomo e la Natura, l'uno e l'insieme, l'ora e il prima, l'ora e il poi. Sono problemi che richiedono calcoli puntuali e la cui soluzione è univoca. Ottenutala è possibile affrontare consapevolmente la responsabilità di una scelta formale che non la disperda. Ogni progetto cristallizza una tensione verso la più chiara e coerente manifestazione di un pensiero. Allo stesso tempo vuole configurarsi come una naturale evoluzione del proprio contesto. Quanto segue è la sintesi di un percorso non lineare. Ancora una volta il progetto mira all'espressione dell'organicità di elementi apparentemente eterogenei, senza escludere temi ed esperienze non immediatamente correlati all'architettura.
PROGETTAZIONE LABORATORIO DI PROGETTAZIONE I
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W.A.VE. 2013
18
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE II
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RILIEVO ARCHITETTONICO
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PROGETTAZIONE URBANISTICA
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LABORATORIO DI PROGETTAZIONE III
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WORKSHOP AUTUNNALE
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W.A.VE. 2015 102
ESPERIENZA MEDHELAN INTERNATIONAL COVER CONTEST 118 THE GREEN POWER OF THE FUTURE 124 LOGO | POSTFAZIONE 128
PROGETTAZIONE
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE
I
PROF. MAURA MANZELLE PROF. GIANNA RIVA PROF. GIUSEPPE D'ACUNTO UNA CASA PER... Il primo esercizio: progettare un'abitazione per un committente ideale dalle esigenze concrete. In dettaglio, un'abitazione unifamiliare inserita in un complesso residenziale caratterizzato da una lunga copertura comune a tutte le unità. Complesso situato sulla riva di un lago (a Nord dell'abitazione), a pochi metri dall'acqua. Il progetto definitivo può soddisfare le richieste di una famiglia di tre persone - o una di più, se si rendesse necessario. La corte interna è l'elemento principe, il primo ad essere definito e l'unico giunto invariato sino al disegno finale. Tutto ciò che gravita attorno ad esso è stato sottoposto ad una progressiva e sempre più pesata semplificazione. Lo spazio tende il più possibile al vuoto, orbitando attorno al vuoto centrale originale, il suo perno e il suo metro .
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PIANO INTERRATO | 1:100
10
1:100 | PIANO TERRA
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PIANO PRIMO | 1:100
12
1:100 | PROSPETTI S, N
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SEZIONE A | 1:100
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1:10
1
5
9
2
14
3 4
5 6 15 10 12 13
9 7
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1. Pavimentazione, parquet 2. Massetto 3. Impianto di riscaldamento a pavimento 4. Isolante 5. Massetto con impianti 6. Soletta in c.a. con armatura di ripartizione dei carichi 7. Travetto 8. Pignatta 9. Intonaco 10. Cordolo in cemento armato 11. Blocco forato | 14 x 25 12. Isolante 13. Strato di carta per evitare la penetrazione del getto all'interno del muro 14. Blocco forato | 10 x 25 15. Tavella di laterizio
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APPROFONDIMENTO CARTER | TUCKER HOUSE SEAN GODSELL,1998-2000 BREAMLEA, AUSTRALIA
L'attività progettuale è stata affiancata all'analisi dell'opera di un architetto. L'approfondimento dei temi dell'architettura di Sean Godsell si è rivelato perfettamente in linea con il percorso intrapreso e ha contribuito al consolidamento delle prime basi gettate nell'ambito della pratica della progettazione.
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1:100 | CARTER-TUCKER HOUSE
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W.A.VE. 2013 ARCH. FABRIZIO BAROZZI
ESTUDIO BAROZZI VEIGA MARGHERA, ZONA INDUSTRIALE (VE) In collaborazione con Gabriele Bortoluzzi, Caterina Dubini, Virginia Santilli. La riqualificazione di una vasta porzione dell'area industriale di Marghera, questo è stato il progetto compiuto del Workshop. L'edificio progettato si inserisce in un più ampio piano costituito da corpi aventi decise funzioni sociali ed urbanistiche, opere forti di un carattere in grado conferire ad un'area quasi totalmente disumanizzata una rinnovata identità, risultato raggiunto grazie all'osservazione e all'osservanza della realtà del sito.
PIANO GENERALE | 1:10.000
I materiali, il ritmo e il disegno delle paratie metalliche che rivestono l'edificio sono mutuati dagli edifici limitrofi. Per quanto si tratti di un intervento di bonifica, è assente qualsiasi volontà di porre una cesura nei confronti dello stato corrente e passato del sito. La nuova identità, per essere tale, non può che configurarsi come un'evoluzione. Lo schermo. È il carattere dell'edificio, posto alle porte sia del nuovo insediamento sia del grande parco urbano. Un alto muro, non un ingresso ma un cancello imponente, che deve essere attraversato o aggirato e che solo infine svela l'ampia distesa verde, esaltando il clamore della comparsa della natura in un contesto ad essa tanto avverso. L'identità interna non è meno importante. Il grande schermo, rivestito interamente dagli elementi metallici, è composto di molteplici piccoli schermi.
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1:1000 | PROSPETTO E
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1:1000
Attici
Alloggi
Uffici
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1:500
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LABORATORIO DI PROGETTAZIONE
II
PROF. ROBERTA ALBIERO S. M. DI LEUCA, CASTRIGNANO DEL CAPO (LE) In collaborazione con Alberto Bretini.
Un innesto sulla facciata della Colonia Scarciglia, stabile costruito nel 1922 attualmente abbandonato e divenuto motivo di numerosi dibattiti sulla tutela del paesaggio leucano. La collocazione del progetto è importantissima: alla porta di Punta Mèliso, che la leggenda vuole punteggi l'incontro tra i due Mari, Adriatico e Ionio. In basso si aprono le Grotte Cazzafri, in alto, al culmine del pendio e dei ruderi dell'Acquedotto Pugliese, sorge il Santuario De Finibus Terrae.
AREA DI PROGETTO | 2013
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PRIMA IPOTESI DI INTERVENTO
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1:10.000
La progettazione ha dovuto attendere il completamento di un'approfondita attività di osservazione e ricerca. L'edificio è principalmente un albergo di alto livello, dotato di numerosi spazi non riservati esclusivamente ai clienti: è provvisto di un'ampia sala conferenze e tutti i servizi, dal ristorante alla zona benessere, sono pubblici. Come realizzare un progetto tanto corposo senza compromettere il paesaggio? Come connettersi alla testimonianza preesistente? Tramite la compenetrazione degli elementi: l'edificio è definito da setti murari che tagliano, letteralmente, la facciata della ex colonia, entro cui si articolano gli ambienti dell'albergo. L'inclinazione dei setti disciplina il rapporto tra gli spazi e disegna l'andamento spezzato del camminamento esterno che si perde tra gli scogli. I muri penetrano l'antica facciata e proseguono sino a conficcarsi nelle rocce retrostanti, aprendo piccole nicchie, annullando il più possibile la discontinuità tra l'edificio e il suo intorno. 28
29
1:500
30
1:500
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ATTACCO A TERRA|1: 500
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1:500 | PIANO PRIMO
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ZONA BENESSERE
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STANZA TIPO
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R I L I E V O
ARCHITETTONICO PROF. GIUSEPPE D'ACUNTO PADIGLIONE DEL BRASILE GIARDINI DELLA BIENNALE, VENEZIA In collaborazione con Ciro Giovanni Albano, Matilde Cacco. Ricostruire lo sviluppo di un'idea. Analizzare come un concetto si evolva e si contamini nel suo confrontarsi con la realtà e con l'uomo e le sue relazioni. Attorno alla fine degli anni '50, il governo del Brasile avanzò una prima proposta di un proprio padiglione nei Giardini di Castello. Nel dicembre del 1959 il progetto fu affidato all'architetto brasiliano Henrique E. Mindlin, con la collaborazione dei colleghi Giancarlo Palanti e Walmyr L. Amaral. L'edificio sarebbe dovuto sorgere a cavallo del Rio dei Giardini, in asse con la sezione centrale dell'ampio complesso di Del Giudice. Sin dall'inizio si parlò di un manufatto dalla forma "discreta e sobria" che non attirasse l'attenzione su un elemento nuovo, seppur con un "carattere accogliente e di leggerezza", suggerito dall'evidente richiamo dell'immagine del ponte. Una finestra sulla chiesa di San Pietro di Castello, un corpo il più possibile trasparente e permeabile. Questa prima ispirazione non si concretizzò. Quattro anni dopo fu avanzata una se39
conda proposta, quella dell'architetto veneziano Amerigo Marchesin - già coinvolto come collaboratore nelle fasi iniziali del progetto. L'edificio fu traslato lungo il proprio asse e addossato all'esedra centrale dell'opera di Del Giudice, nei pressi della vasca progettata da Carlo Scarpa. La giacitura del padiglione fu resa esplicita dalla forte presenza della galleria coperta che interseca i due volumi, volta come un cannocchiale sul portale aprentesi nel lungo fronte retrostante. Nell'avancorpo, uno spazio più basso, Marchesin ha impiegato legno e vetro. Il corpo maggiore è stato invece realizzato in muratura, la trave a C rovescia che copre la galleria in calcestruzzo, nel rispetto dell'estetica di Mindlin nonché del suo scopo: la ricerca di un'identità architettonica che potesse considerarsi nazionale. Quanto scritto fino a questo punto riguarda la genesi formale dell'edificio. Lo studio dell'opera ha approfondito quindi un secondo livello di contaminazione. Più volte è stata rilevata nel progetto di Mindlin, Palanti, Amaral e Marchesin l'influenza del lavoro compiuto da Hoffmann per la realizzazione del vicino padiglione austriaco. Il padiglione brasiliano propone una struttura simile, seppur alterandone lo schema fruitivo. Per quanto i moduli di riferimento siano differenti, il rigore del progetto di Marchesin tende a quello solidissimo applicato dall'architetto austriaco. La stessa galleria che perfora e scinde il padiglione brasiliano conduce attraverso l'opera di Hoffmann. 40
VENEZIA, GIARDINI | 1:2000
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H. E. MINDLIN, G. PALANTI, W. L. AMARAL | 1960
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2014 | LV ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ARTE CONTEMPORANEA
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PADIGLIONE DEL BRASILE|PADIGLIONE DELL'AUSTRIA | 1:200
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1:200 | PADIGLIONE DEL BRASILE | PADIGLIONE DELL'AUSTRIA
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PADIGLIONE DEL BRASILE|PADIGLIONE DELL'AUSTRIA | 1:200
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1:400 | PADIGLIONE DEL BRASILE | PADIGLIONE DELL'AUSTRIA
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PADIGLIONE DEL BRASILE | 1:250
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1:250 | PADIGLIONE DELL'AUSTRIA
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PADIGLIONE DEL BRASILE | 1:250
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1:250 | PADIGLIONE DELL'AUSTRIA
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PADIGLIONE DEL BRASILE | STUDIO DELLA LUCE, OTTOBRE
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STUDIO DELLA LUCE, OTTOBRE | PADIGLIONE DEL BRASILE
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P R O G E T T A Z I O N E
URBANISTICA
PROF. PAOLA VIGANÒ PADOVA, VENEZIA | CITTÀ DIFFUSA In collaborazione con Ciro Giovanni Albano, Alberto Bretini, Matteo Volpe. La prospettiva si amplia. Il lavoro di analisi e l'intervento proposto sono riferiti alla condizione dei trasporti nel luogo in cui è avvenuta la dispersione urbana delle provincie di Padova e Venezia: un'area a bassa densità abitativa, non sufficientemente servita dalla rete di trasporto pubblico e bisognosa di nuove centralità. La dipendenza dall’auto è un mito ben radicato, una inevitabile conseguenza di tale condizione e altrettanto inevitabilmente causa di situazioni di congestione nella rete, di costi e di consumi eccessivi. La proposta illustra i vantaggi di uno scenario no auto, puntualizzato dalla realizzazione di infrastrutture in grado di garantire ai cittadini servizi più efficienti e allo stesso tempo le suddette centralità, i punti caratterizzanti, rispondendo in questo modo all’orizzontalità della città diffusa. Alla fine dell'analisi l'entroterra veneziano
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risulta un agglomerato di cluster cities, se non un unico grande sistema urbano policentrico, privo tuttavia dei collegamenti necessari al suo corretto metabolismo. La scomposizione è stata attuata in base alle aree di percorrenza (in auto, in treno, in bici, a piedi) di alcuni campioni di cittadini. Analizzando queste percorrenze sono state designate delle aree in cui si circoscrive l'esperienza di un determinato abitante. I passi successivi: l'ideazione di una rete di trasporti in grado di annullare la frammentazione e l'integrazione delle zone critiche analizzate con i necessari servizi. Nella specifico la rete di trasporti esistente è integrata da un servizio tranviario dedicato nelle fasce orarie diurne al trasporto di passeggeri e nottetempo al trasporto di merci. Il trasporto diurno avviene su tre livelli di servizio: il tram opera su larga scala, da Padova a Venezia, lungo una tratta punteggiata da fermate ogni 1,5 km e da una serie di interscambi collocati nei centri più significativi. Il livello intermedio, ossia il trasporto dei passeggeri negli specifici settori urbani, è competenza dei bus navetta. Il bike sharing costituisce infine il terzo livello di servizio. Multilivellare è naturalmente an56
che l'organizzazione del trasporto di merci, all'interno della quale la rete tranviaria costituisce il canale più significativo, connettendo i depositi di Campodarsego (PD) e Marghera (VE). Evitando di scendere troppo nello specifico, il secondo punto dell'intervento è più tematico alla luce del percorso illustrato in questo portfolio. I depositi, in corrispondenza delle aree di interscambio, sono provvisti di vari servizi che rispondono ad esigenze locali specifiche. Per la realizzazione della stazione tranviaria di Mestre (VE), ad esempio, è stato proposto il recupero di alcuni edifici in stato di abbandono della zona portuale - tra i quali la Cattedrale del complesso Agrimont. Nello specifico del focus di Spinea (VE), invece, è stata ipotizzata la realizzazione di un piccolo mercato ortofrutticolo dedicato alla produzione agricola locale e non solo. Si tratta di un elemento che può concretizzare in maniera efficace il principio dell'opera complessiva. Fare in modo che ogni area di esistenza sia provvista dei necessari servizi e rifornimenti in modo da ridurre la necessità del trasporto privato, ma non solo: scopo ultimo dell'intervento proposto è la definizione di nuovi, indispensabili, luoghi di riferimento ed energie.
RETE DI TRASPORTO, INTERSCAMBI | 1:150.000
CAMPODARSEGO (PD)
S. M. DI SALA (VE)
SPINEA (VE)
MESTRE (VE)
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LIVELLO I | STATO DI FATTO
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INTEGRAZIONE | LIVELLO I
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FOCUS | STAZIONE TRANVIARIA DI MESTRE (VE)
campi coltivati
60
strade sterrate
campi in disuso
parchi
acqua
parcheggi
autostrada
strade secondarie
tratta
1:10.000 | STAZIONE TRANVIARIA DI MESTRE (VE) | FOCUS
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FOCUS | STAZIONE TRANVIARIA, MERCATO DI SPINEA (VE)
campi coltivati
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strade sterrate
campi in disuso
parchi
acqua
parcheggi
autostrada
strade secondarie
tratta
1:10.000 | STAZIONE TRANVIARIA, MERCATO DI SPINEA (VE) | FOCUS
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STAZIONE TRANVIARIA DI MESTRE (VE) | 1:2000
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1:2000 | STAZIONE TRANVIARIA, MERCATO DI SPINEA
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MERCATO ORTOFRUTTICOLO | SPINEA (VE)
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CATTEDRALE | MESTRE (VE)
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LABORATORIO DI PROGETTAZIONE
III
PROF. ALBERTO FERLENGA PROF. GIANNA RIVA PENDICI DEL MONTE VERENA, ROANA (VI) In collaborazione con Alberto Bretini. Un progetto nei Teatri di guerra: luoghi profondamente segnati dagli eventi della Grande Guerra eppure relegati in una posizione apparentemente marginale, ancora in attesa che la forza della loro testimonianza sia adeguatamente espressa e conservata. Lo scopo del progetto è la memoria stessa. Sulla sommità del Monte Verena sorgono i resti dell'omonimo forte. Il primo colpo di cannone della Grande Guerra su suolo italiano fu esploso qui. Ai piedi del monte, lungo la strada che da Roana conduce agli impianti sciistici, è stata individuata l'area nella quale il mio gruppo ha operato, attualmente un'ampia zona di pascolo. L'intervento vuole evitare qualsiasi invasione. Lo scopo è l'esaltazione della realtà e dell'eredità del sito, tramite la predisposizione di un punto culturale provvisto di servizi che consentano ai visitatori di fermarsi per comprenderle.
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LUOGO DI MEMORIA
INFOPOINT I
1:2000
AREA RISTORATIVA
MALGA|NEGOZIO
FORESTERIA
INFOPOINT II
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LUOGO DI MEMORIA Il progetto è composto da diverse unità: due edifici di accoglienza, gli infopoint; un ristorante e una foresteria, costituita da piccoli moduli abitativi, ad uso dei visitatori; una malga, accostata al proprio negozio. L'ultima parte del progetto è un edificio addossato al fronte del bosco, un piccolissimo luogo di memoria e informazione. Non si tratta tanto di un museo quanto piuttosto di una sorta di minuto mausoleo, solcato da feritoie che ricordano la marzialità delle forme del non lontano Forte Verena. Per quanto l'edificio sia il contributo più dichiarato dal punto di vista simbolico, il recupero della memoria non si esaurisce in esso. La malga, ad esempio, annulla qualsiasi cesura con la condizione attuale del sito, essendo in grado di ospitare le attività di produzione che vi hanno correntemente luogo. Le unità della foresteria, che si allontanano dal nucleo del progetto in direzione del bosco, vogliono essere un punto di contatto diretto con l'essenza del luogo. 72
LUOGO DI MEMORIA | VISTA DAL BOSCO
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INFOPOINT II
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MALGA | NEGOZIO | 1:250
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INFOPOINT II | RISTORANTE | 1:250
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1:250 | INFOPOINT II | RISTORANTE
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INFOPOINT II | RISTORANTE
80
INFOPOINT I
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APPROFONDIMENTO STRUTTURALE, INFOPOINT I| 1:250
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1:100
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INFOPOINT I |ATTACCO A TERRA|1:20
6 7 1
2
3
4
5
8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
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1. Lastra in pietra 2. Guaina bituminosa protettiva 3. Scannafosso in c.a. gettato in opera 4. Copertina in alluminio 5. Guaina bituminosa protettiva 6. Setto portante in c.a. gettato in opera 7. Guaina protettiva 8. Isolante termico in fibra di lana di roccia 9. Barriera al vapore 10. Pannello in legno lamellare 11. Rivestimento interno in legno d’abete 12. Rivestimento del piano di calpestio a parquet 13. Pannello in legno lamellare 14. Riscaldamento a pavimento 15. Barriera al vapore 16. Isolante termico in fibra di lana di roccia 17. Guaina protettiva 18. Vespaio areato in PVC ricoperto da un getto di c.a. con rete elettrosaldata
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COPERTURA |TRAMEZZO|1:20
1
2
3
4
5
6
7
8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18
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1. Strato protettivo idrorepellente 2. Guaina bituminosa protettiva 3. Gronda in PVC per la raccolta delle acque meteoriche 4. Ghiaia di drenaggio 5. Terreno di coltura (blocchetti in PVC) 6. TNT in poliestere da fiocco 7. Impermeabilizzante con trattamento antiradice 8. Guaina protettiva 9. Isolante termico in pannelli di lana di vetro 10. Barriera al vapore 11. Copertura in c.a. gettato in opera 12. Finestra con vetro stratificato 13. Telaio in abete 14. Blocchetto di tamponamento in abete 15. Rivestimento interno in abete 16. Isolante termico in fibra di lana di roccia 17. Guaina di protezione 18. Rivestimento esterno (abete)
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FORESTERIA | UNITÀ ABITATIVA
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FORESTERIA | UNITÀ ABITATIVA
8 7
6
90
1:50
4 5 2
1. Pedana sopraelevata 2. Deposito per i bagagli 3. Scala 4. Panca fissa 5. Letto ribaltabile 6. Vano per impianti 7. Bocchetta di raccolta dell’acqua piovana 8. Pannello solare ibrido
3
1
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W O R K S H O P AUTUNNALE ARCH. ALBERTO VEIGA ESTUDIO BAROZZI VEIGA SANTIAGO DE COMPOSTELA In collaborazione con Alberto Bretini, Alessandro Modonese, Carolina Sartori. Un centro culturale composto da laboratori, galleria espositiva e da un'importante area pubblica definita come condensatore sociale e punto di incontro per artisti e pubblico. Il progetto è stato scolpito nel declivio antistante il Convento de Belvís, in uno spazio correntemente privo di qualsiasi precisa connotazione anche paesaggistica. Si tratta principalmente di un'opera di riflessione sulla valenza urbana del sito e sulla fortissima identità delle architetture limitrofe. Nella sua versione finale, l'edificio riprende ed esalta il motivo del terrazzamento suggerito dalle rovine adiacenti, dialogando allo stesso tempo con l'imponente presenza del muro retrostante e le forme essenziali del Convento. La volontà di produrre un intervento che potesse svilupparsi naturalmente in un contesto simile è stata accostata alla ricerca di un carattere che contraddistinguesse il
AREA DI PROGETTO | 2014
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1:4000 | CONTESTO URBANO
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nuovo manufatto: il prospetto presenta un'unica apertura, l'entrata. A comporre la muratura dei tre fronti è un materiale recuperato dalla tradizione locale, la stessa pietra impiegata nelle cinte e nel Convento de Belvís. L'ingresso della luce avviene dalla copertura, tramite pozzi vetrati che favoriscono un'illuminazione sufficientemente diffusa, condizione essenziale per le attività previste. Il carattere non è stato imposto, è gradualmente emerso nel corso della ricerca di una sempre maggiore seppur eloquente sinteticità. Si è rivelato spontaneamente, fermo e violentemente introspettivo. Il corpo è composto da tre volumi, le terrazze. Ogni volume ospita uno specifico tipo di funzioni. In alto è situata la zona riservata, l'area dei laboratori, in basso l'area espositiva pubblica. Al centro sono collocate tutte le attività che regolano l'incontro di questi spazi e dei rispettivi occupanti: l'area di accoglienza, un laboratorio collettivo aperto agli ospiti e una vasta zona ristorativa. Il tema della terrazza persiste quindi all'interno: ogni livello può comunicare anche visivamente con gli altri due. La differenza tra apparenza e contenuto è stata annullata. 96
laboratori
area comune
galleria
97
PIANO TERRA | PIANO INTERRATO | 1:400
98
1:200
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W.A.VE. 2015
ARCH. RICHARD MANAHL ARCH. BETTINA GÖTZ ARTEC ARCHITEKTEN LIDO DI VENEZIA (VE) In collaborazione con Gabriele Bortoluzzi, Maria Giulia Ferrari. La progettazione di un albergo diffuso era il tema del workshop, Discovering Lido il suo titolo. Per una settimana c'è stato solo questo, la scoperta. L'intero Lido è stato tagliato da costa a costa e suddiviso in ventiquattro frammenti. Ogni gruppo ha esplorato la proprio tessera individuandone i punti di forza, le mancanze e le necessità. Ricomposto il mosaico è stato ottenuto un quadro sufficientemente compiuto dell'isola, condizione indispensabile per il tipo di intervento perseguito. Un lavoro di analisi tanto approfondito ha consentito ad ogni unità di produrre proposte molto puntuali. L'area in cui il mio gruppo di lavoro ha operato è la più energica e densamente edificata dell'intero Lido, attraversata da una delle arterie principali dell'isola, il Gran Viale Santa Maria Elisabetta, che connette
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SEZIONE DI ANALISI
alberi edifici abbandonati spiaggia edifici privati edifici pubblici
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1:4000 | SEZIONE DI ANALISI
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AREA DI PROGETTO | 2015
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2015 | IMPRONTA
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il terminale del trasporto pubblico lagunare ai grandi e affollati stabilimenti balneari che occupano l'opposto litorale. Proprio nei pressi del Nuovo Blue Moon di Giancarlo De Carlo è stata scoperta un'area verde attualmente priva di una precisa destinazione. Una fitta pineta funge da cinta, l'oasi è chiusa in sé stessa, garantendo agli ospiti ciò di cui il nostro tassello è più sprovvisto: intimità e silenzio. Il progetto, un'unità residenziale del vasto complesso dell'albergo diffuso, ha trovato la collocazione più opportuna. All'interno della pineta si incontra ciò che resta di una bassa vasca circolare in cemento, prosciugata e consumata. Presto questo elemento si è imposto come un'impronta naturale dell'edificio, prodotto dell'estrusione dell'area della vasca. All'interno del cilindro disegnato dai sottili listelli frangisole si innalza una torre vetrata a base quadrata, culminante in una terrazza panoramica. La funzione originaria del basamento è in parte recuperata da una piccola vasca a gradini. La struttura cilindrica è in grado di dialogare con le forme curvilinee del Blue Moon che si intravede tra gli alberi. Come il mare, motivo per cui l'edificio ha voluto richiamare esplicitamente, nell'elemento della scala elicoidale, l'immagine del faro.
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1:1000
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1:1000
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1:100
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ESPERIENZA
CONCORSO DI ILLUSTRAZIONE
MEDHELAN
INTERNATIONAL COVER CONTEST ILLUSTRAZIONE DELLA COPERTINA DEL GRAPHIC NOVEL MEDHELAN (EDIZIONI STAR COMICS) ORIZZONTE. Giunto su un’altura un uomo osserva il panorama, il futuro. Campi coltivati, grandi parchi, una città che si è aperta alla natura e che da essa è permeata, dando vita ad un unico ed equilibrato organismo. Attorno a lui gli alberi si elevano al di sopra delle ultime tracce di guerre e industrie e divengono simboli dell’eternità della Natura, della Grande Foresta. L’uomo è un celta, è il fondatore di Medhelan e l’origine del suo percorso. Si trova in una posizione elevata, al pari degli alberi sovrasta il passato. Le sue imprese e il suo cammino l’hanno condotto in questo luogo, in un momento del suo viaggio in cui può volgere uno sguardo più consapevole all’orizzonte. L’aquila è lo sguardo della Natura, che accompagna l’uomo. I due proseguono nella medesima direzione. Nella stessa immagine vengono a coesistere l’origine e il futuro, un cerchio che si chiude. Ciò che esiste tra questi due termini, quello è la storia. 30.11.2014
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CONCORSO DI VIDEOMAKING
THE GREEN POWER
OF THE FUTURE Il tempo è la chiave. Non era ammesso che il video superasse i quarantacinque secondi, la versione finale si chiude poco oltre i trenta. Enel Green Power ha indetto il concorso in occasione di una nuova campagna di comunicazione volta alla promozione dei valori di marca e del profilo dell'azienda : "dinamismo, innovazione, futuro, sicurezza, responsabilità". L'apertura non vuole limitare l'importanza del tempo alla richiesta di brevità. Era indispensabile un'idea chiara e condensabile in un'immagine che non richiedesse spiegazioni: il tempo stesso, inteso come progressione, evoluzione. Il video raffigura il tempo come un moto, in direzione di un futuro in grado di impiegare le proprie risorse in maniera più consapevole. Il primo fotogramma è un orologio, un orologio fermo. La musica è un rintocco. Dopo pochi secondi le lancette cominciano a muoversi, sollevando la polvere dal quadrante. Partecipe dello stesso movimento l'intera stanza si capovolge. Alla fine del ciclo si apre, dove prima si estendeva una massa slavata di tetti, un paesaggio verde, punteggiato da impianti eolici che conservano il moto delle lancette. 125
00:00:02:30
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00:00:14:10
00:00:30:00
LOGO|POSTFAZIONE La denominazione è molto generica, nonché imprecisa se si considera il senso proprio del logotipo. Logo indica semplicemente che ho concepito il disegno per la copertina di questo portfolio, in modo che potesse esserne l'icona. Non è un simbolo esclusivo, dato che la conchiglia del nautilo e ancor più la spirale che sottende possiedono un retaggio retorico non trascurabile. Ho voluto rappresentare come il perseguire l'essenzialità e la chiarezza non implichi una semplificazione. La forma può essere infinitamente complessa eppure non produrre alcuna incoerenza, quando sia concepita attorno a un principio fermo. Allo stesso modo questa selezione ha voluto organizzare, come premesso, esperienze differenti in virtù di un pensiero comune. Progettare è un processo di sintesi. Il Logo è la mia interpretazione di questo processo, inteso come un percorso multilivellare, articolato in cerchi concentrici che si avvicinano indefinitamente al polo della spirale.
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