Anno VI - n° 37 - luglio/agosto 2012 | Bimestrale di informazione locale | Supplemento de “Il Grillo” | Direttore Responsabile: Salvatore Verrone | Aut.Trib. Sala Consilina n° 14 del 07-02-01
AL SEGGIO Bimestrale di informazione su ansie, dubbi e perplessità del nostro Vallo di Diano
politica
La politica rapace di Grillo
eventi
Grande successo per la Salus Sport
cultura
Lo stemma di Re Ferdinando I territorio
Un viaggio tra vino e genuinità
PALAZZO DIIl Tribunale GIUSTIZIA? è stato soppresso nonostante le proteste: si poteva fare qualcosa di più?
PAROLA AL DIRETTORE
IN QUESTO NUMERO:
Forti con i deboli, deboli con i forti di Salvatore Verrone
in primo piano SUONA LA CARICA, RULLANO I TAMBURI
pag. 3
Sonia Marino
Nessuno mette in dubbio che erano e sono necessari tagli alla spesa pubblica e sacrifici per tutti, ci si chiede però perché tirano la cinghia sempre i più deboli o, meglio, sempre gli stessi.
tribunale: grande unita’ su questa battaglia
pag. 4-5
Maria Angela Quagliano
cultura lo stemma di re ferdinando I d’aragona
Si dice che la crisi economica è come una guerra… ce ne siamo accorti…, come nelle guerre a soffrire in questo periodo sono i più deboli, sono i malati che non possono permettersi la sanità privata perché si tagliano gli ospedali e la sanità pubblica, i cittadini dei territori delle aree non metropolitane con la soppressione o l’accorpamento dei piccoli tribunali, i dipendenti e non solo i tanti dirigenti degli enti locali. Ci si chiede però come in una notte si possano tagliare tante cose e come invece occorre tanto tempo e tante riflessioni, magari un commissario, per tagliare di qualche unità i parlamentari, per introdurre un divieto di cumulo di pensioni ed indennità che ai politici spettano se hanno ricoperto più incarichi pubblici. Per i cittadini comuni vale il sistema contributivo, per i parlamentari altri e migliori sistemi, il tutto perché è difficile mettere mano a questi determinanti e fruttiferi sistemi.
Arturo Didier
pag. 6-7
maria de cardona: la decima musa del parnaso
Marco Mea
pag. 7 l’isiss di bojano in visita a padula
pag. 8
gli alunni dell’ISISS
l’arte in tutte le sue sfaccettature
pag. 8 il mondo nuovo di lolita
pag. 9
Patricia Luongo Rocco Vito La Regina
politica salvate il soldato cirielli!
pag. 9
Francesco Iorio
negli alburni hanno le idee chiare
pag. 10
Salvatore Verrone
la politica rapace che ci regala grillo
pag. 11
Francesco Iorio
campania tra crisi e sviluppo
pag. 12
Giacomo Tortoriello
A noi il dubbio viene se pensiamo che il Governo di oggi e di ieri risulta quasi sempre essere debole con i forti e forte con i deboli e che a ripiegare sulle sue posizioni rigide sia sempre sulle vertenze di chi può alzare meglio e di più la voce, di chi ha rappresentanti politici migliori, di chi non ha grandi lobby alle spalle per tutelare i propri interessi. Allora se sono banchieri, notai e politici le deroghe sono tante, se sono le persone comuni, ci si dimentica persino di loro e si sbaglia pure a contare come è successo con gli esodati. Così come a pagare l’IMU è l’anziano che vive nella casa di riposo ma non la Fondazione bancaria. Un Paese strano è il nostro ma non vogliamo essere populisti ed aiutare i grillini che, neanche arrivano ad occupare le prime poltrone che contano e già si ricordano che l’auto blu è sempre necessaria. In un Paese di santi, di poeti, di navigatori, come apre in genere i suoi articoli un nostro editorialista, il furbo è sempre “er meglio” che se la cava e noi, comuni mortali, insieme a questa generazione che non ha conosciuto la bruttura della guerra ma che è nelle condizioni economiche e sociali di chi l’ha vissuta, speriamo di cavarcela. I giovani in particolare, debbono sperare perché solo la speranza è rimasta, che vada loro bene e che sia a loro possibile entrare in quel cerchio magico di privilegiati che oggi sono quelli che hanno un posto di lavoro, non perché figli di ministri e professori universitari che si commuovono, ma miracolati che possono tenerselo stretto perchè noioso e monotono.
il populismo in italia
pag. 12
Rosaria Langone
territorio vino e genuinita’
pag. 13-14
Gianluca Pacilio
buon compleanno bcc amica
pag. 14
Luca Mea
figli del nostro tempo e della nostra terra
pag. 15
Filomena Vitale
alla scoperta del cuore del territorio
pag. 15
Giovanni Verrone
eventi grande successo per il saggio della salus sport
pag. 16
Michele D’Alessio
salerno conquista la russia
pag. 16
Marco Mea
società rinvigorito il rapporto con il sudamerica
pag. 17
Luca Mea
sassano tra natura e mano dell’uomo
pag. 18 estate con le stelle, a petina si può
pag. 18
Vincenza Iezza Marina Fabia Di Iorio
l’ordine e sicurezza pubblica negli stadi
pag. 19
Andrea D’Alto
i ragazzi della quinta salutano le insegnanti
pag. 20
gli alunni della V
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in primo piano
Suona la carica, rullano i tamburi!
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Tutti ai posti di combattimento, riparte Alla Tavola della Principessa Costanza
mpavidi e temerari, in barba alla crisi, alla spending review, alle gufate di vario genere, anche quest’anno a Teggiano, ci apprestiamo a compiere l’impresa. La principessa Costanza chiama a raccolta: chi la ama la segue e, se occorre, la difende.
Tutti al lavoro per i costumi, per le taverne, per le ricostruzioni degli antichi mestieri, per il mercato medievale, per il corteo, per tutte le incombenze che l’evento comporta. Tutti, almeno lo si spera. Perché mai come in questo momento di contingenza non troppo favorevole, davvero di tutti c’è bisogno un po’ di più e soprattutto di chi, di questa festa se ne fa vanto e se ne gode la gloria . A buon intenditor, non serve aggiungere parole. Riconfermato, in linea di massima, l’impianto generale della festa anche se, qualche novità è allo studio. Il direttore
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colare “Assedio” al castello, riprovano a stupirci con altre interessanti proposte che di sicuro non deluderanno le aspettative degli appassionati del genere. Qualche ritocco anche al percorso gastronomico affinché il viandante che affronta il viaggio per partecipare alla festa, possa rimanere soddisfatto dagli
trasformerà nella bottega dello Speziale dove il dott. Nicola di Novella sarà ben lieto di spiegare ai visitatori, caratteristiche e benefici delle piante medicinali autoctone. Ecco, questo per sommi capi, ciò che Teggiano propone dall’11 al 13 agosto. Non ci sono descrizioni che bastino per
occhi al cuore, HOTEL RISTORANTE Cer i mon i e d’au tor e senza tralasciare i piaceri della gola. Non si può mancare a questo appuntamento. Non si può se ci si vuole concedere una passeggiata T el 0 9 75 5 8 73 2 9 www. an tichif eudi .com nella storia, che comincia con il fastoso corteo che anima e ravviva il raccontare ciò che solo partecipando si possente maniero, si snoda nei vicoli può capire. A questa avventura, a far si tortuosi alla luce tenue delle fiaccole tra che continui negli anni a venire, tutti possuoni e sapori d’altri tempi , per poi con- sono dare il proprio contributo, ognuno cludersi in una grande esplosione di luci a suo modo. In questa storia, dove tutti e fuochi . Non si può perdere l’occasione sono protagonisti, l’ impresa non è fatper gustarsi le performance magiche e ta solo dai cavalieri, come cita il bel film fuori dall’ordinario del “Giullar Jocoso” di Pupi Avati, ma anche dalle dame, dal che quest’anno ammalierà gli ospiti di popolo, dai tamburini, dai tavernieri ecc. Teggiano con il “Cantico delle Creature”. ecc., da chiunque subisce piacevolmente Si animerà anche il complesso monu- la malìa suggestiva di una notte di mezza mentale della SS. Pietà con ricostruzioni estate. di antiche botteghe di pittori e scalpellini, curate dal Liceo Artistico di Teggiano, e con il prestigioso Scriptorium, curato Sonia Marino dal prof. Enrico Coiro . Ancora una volta il permanente Museo delle Erbe, si
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il punto
TRIBUNALE: GRANDE UNITA’ SU QUESTA BATTAGLIA
La razionalizzazione del sistema giustizia è necessaria, tenendo però in conto le specificità dei singoli territori
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oche ore prima dalla tragica notizia dell’accorpamento del Tribunale di Sala Consilina a quello di Lagonegro, AL SEGGIO ha voluto rivolgere le sue domande al Presidente del Tribunale di Sala Consilina, il Dott. Antonio Robustella che, alla luce delle decisioni governative, si appresta ad essere l’ultimo Presidente del presidio di giustizia salese. Con questa chiusura lo Stato abbandona il Vallo di Diano con uno delle sue massime espressioni, quello dell’amministrazione della giustizia. Solo in un periodo storico precedente si era provveduto a chiudere i presidi di giustizia, durante il Fascismo, sappiamo tutti come è finito quel periodo della nostra storia! Il Presidente del Tribunale ha mostrato nella battaglia il suo attaccamento al presidio di giustizia e al territorio, meritando la cittadinanza onoraria del Comune di Monte San Giacomo e l’apprezzamento degli uomini e delle donne del Vallo di Diano. Nel momento in cui perdiamo ancora solo sulla carta, un rappresentante dello Stato sul territorio, sappiamo che
possiamo contare sul Dott. Robustella per il rilancio della nostra battaglia. Qual è lo stato di salute del morente tribunale di Sala Consilina? Per quanto riguarda il livello di produttività ed efficienza direi che è abbastanza buono, nel senso che si è già avviato il processo civile telematico, stiamo provvedendo ad attuare un piano di smaltimento delle cause arretrate, i tempi cominciano ad essere ragionevoli e da questo punto di vista la risposta di giustizia è abbastanza soddisfacente, tendenzialmente migliorerà e per la fine dell’anno conto che arrivi ad essere non dico ottimale ma comunque buona. Per quanto riguarda lo stato di salute relativo alla permanenza del tribunale siamo in attesa delle decisioni del Ministero e per adesso le notizie che arrivano non sono confortanti. Secondo lei il taglio del tribunale porterà davvero un risparmio economico? In linea di massima non saprei, occorrerebbe valutare situazione per situazione. Certamente, per quanto riguarda il tribunale di Sala Consilina, credo proprio di no, anche perché il costo di questo Tribu-
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nale è veramente modesto, stiamo parlando di 60-70.000 euro all’anno. Solo il trasloco, la riorganizzazione, la ricomposizione di questa struttura – che funziona bene – costerebbe molto di più. Cosa cambierebbe il Presidente del Tribunale di Sala Consilina nel sistema della giustizia italiana? Domanda da un milione di dollari. Certamente la giustizia deve essere riorganizzata e vanno create condizioni di maggiore efficienza, su questo non c’è dubbio, però, è anche vero che si dovrebbe evitare di stabilire regole generali ed astratte che valgano aprioristicamente per tutti i tribunali. Occorre verificare, zona per zona, le esigenze locali, sia dal punto di vista della giurisdizione che dal punto di vista del territorio e di conseguenza adattarsi ed agire, un po’ come ho cercato di fare in questa realtà attraverso alcuni accorgimenti di carattere organizzativo con i quali si è avviata una strada di risanamento e di ricomposizione anche in una situazione di deficit sotto il profilo delle risorse economiche ed umane nell’ambito amministrativogiudiziario.
Nella vicenda dell’accorpamento del tribunale di Sala Consilina, qual è stato l’atteggiamento dei colleghi magistrati degli altri uffici giudiziari? In linea di massima la magistratura italiana, da sempre, anche a livello associativo si batte per una revisione delle circoscrizioni che effettivamente si dimostra anacronistica, per certi aspetti risalente all’unità d’Italia. Anch’io sono favorevole ad una revisione ma purchè si tenga conto della modernità e dei cambiamenti che ci sono stati. Ovviamente, per quanto riguarda nello specifico Sala Consilina, l’orientamento di massima emerso anche in ambito associativo a Salerno si è manifestato favorevole alla soppressione del Tribunale perché ritiene che sia un ufficio con troppe poche risorse giudiziarie e con numeri eccessivamente bassi. Questo probabilmente deriva dal fatto che la realtà di Sala Consilina è troppo poco conosciuta e quindi il discorso rischia essere un po’ troppo aprioristico e un po’ troppo statistico senza calarsi in quelle che sono le realtà e le difficoltà locali. Come giudica l’approccio della politica locale al problema? La politica locale, sia per quanto riguarda le forze di maggioranza che di opposizione, è univocamente indirizzata al
mantenimento del Tribunale. Da questo punto di vista credo che ci sia stato un compattamento delle forze politiche, anche perché si tratta di un problema della cittadinanza, un problema generale, bipartizan. I politici, certamente, stanno facendo il possibile, anche se in certi momenti si è avuta la sensazione di essere abbandonati. In linea di massima, però, l’atteggiamento generale è favorevole al mantenimento del Tribunale. Della Comunità dei cittadini invece? I cittadini hanno dimostrato sempre grande calore, grande solidarietà e sentono come essenziale il mantenimento del Tribunale. La comunità del Vallo di Diano vuole lottare non soltanto per una questione di orgoglio campanilistico ma sente propria la necessità di un punto di riferimento forte che la tuteli e la salvaguardi da quelle che possono essere le infiltrazioni della criminalità organizzata che possono arrivare in forze copiose sia dal nord e quindi dal salernitano e dal napoletano, sia dal sud e quindi dalla Calabria, sia dalla Puglia. Questo territorio che, malgrado tutto, è ancora vivibile da questo punto di vista, rischia, con la soppressione del Tribunale di essere isolato e messo in condizione di subire forti attacchi da parte delle organizzazioni criminali.
Antonio Robustella Quali messaggio vuole trasmettere alle comunità del Vallo di Diano e del Golfo di Policastro? Il mio vuole essere un messaggio di solidarietà in questo clima di difficoltà. In questo momento importante i cittadini hanno capito che il problema del singolo è il problema di tutti. Questo ha determinato solidarietà e compattezza. I problemi della Comunità dovrebbero essere vissuti sempre in questo modo, superando le singole specificità, le singole faziosità, i propri ritorni di immagine che si possono avere da atteggiamenti o di ostilità o di forzata adesione a certi messaggi. Credo che per la cittadinanza locale questo sia stato un momento per ritrovarsi uniti e per cercare di vincere una battaglia di tutti e non una battaglia del singolo.
Maria Angela Quagliano
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cultura
Lo stemma di re Ferdinando I d’Aragona e i drammatici tempi della principessa Costanza
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i sono delle opere del patrimonio artistico di Teggiano, le quali, oltre ad avere un suggestivo aspetto estetico derivante dalla loro struttura figurativa, sono nello stesso tempo dei documenti preziosi che rivelano un momento particolare della storia del nostro paese. Ed è il caso, questo, del grande Stemma del re Ferdinando I d’Aragona (1487), esposto nel Museo Diocesano di Teggiano. Sorretto da due angeli, lo scudo centrale, che contiene le insegne aragonesi, pog-
La conoscenza del patrimonio artistico di Teggiano
gia, in segno di dominio, su due piccoli scudi che racchiudono l’insegna del feudo di Diano, che è semplicemente una stella a sei punte, simboleggiante forse la città di Diano coi suoi cinque casali (Sassano, San Giacomo, San Rufo, San Pietro e Sant’Arsenio). Tanti anni fa, attraverso ricerche condotte presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, riuscii non solo ad attribuire lo stemma alla casa aragonese, ma anche a stabilire la relazione dello stesso con un momento particolare della storia di Diano. La soluzione del
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problema la trovai in una pagina della Lucania sconosciuta (1672) dello storico dianese, l’agostiniano padre Luca Mandelli, il quale, parlando del suo paese, accennò alla ribellione del principe Antonello Sanseverino al re Ferdinando I d’Aragona. Ebbene, ad un certo punto della narrazione il Mandelli inserì, per nostra fortuna, la citazione del suddetto stemma, dicendo che, in conseguenza di tale ribellione, “il Re rivocò Diano al suo Demanio reale, e volle che ne restasse memoria in un marmo che hora si
vede fabbricato nel campanile di Santa Maria Maggiore, nel quale, sendovi intagliate l’armi della Real Casa d’Aragona e dalle bande a’ piedi quelle di Diano, si legge nel frontespizio: Anno 1487. In Demanio”. Purtroppo, nella rimozione dello stemma attuata durante uno dei restauri del campanile (nel 1868, come apprendiamo da Diano e l’omonima sua Valle, di Stefano Macchiaroli, lo stemma era ancora al suo posto), andò perduta la scritta che faceva riferimento alla data e al demanio. Comunque, tutto chiaro: il brano del Mandelli svelava la provenienza e il significato dello stemma, il quale, va sottolineato, richiama un momento particolare della storia di Diano, quello altamente drammatico della Congiura dei Baroni (1485), in seguito alla quale il re Ferdinando non solo imprigionò e fece morire atrocemente buona parte dei congiurati (Antonello riuscì a fuggire), ma ne confiscò i feudi, avocandoli alla Corona. Ma c’è dell’altro. Sappiamo che dopo la Congiura il sovrano aragonese inviò il figlio, Anfonso duca di Calabria, nei paesi dove si era verificata la ribellione dei baroni, con il mandato di porre una lapide che attestasse l’avvenuta confisca del feudo e il relativo passaggio al demanio regio. Un prezioso documento d’archivio contiene appunto una nota sulla missione compiuta dal duca di Calabria, con la citazione, appunto, della sua venuta a Diano per la collocazione del suddetto stemma. Venendo a qualche altra considerazione, va detto che nel 1487, anno della sistemazione dello stemma in una facciata del campanile di Santa Maria Maggiore, le sorti del casato dei Sanseverino volgevano al peggio. Antonello si trovava esule in Francia.
L’anno prima il re Ferdinando, dopo il fallimento della Congiura dei Baroni, aveva fatto imprigionare in Castelnuovo a Napoli i due figli e la moglie di Antonello, concedendo poi soltanto alla principessa Costanza da Montefeltro il permesso di far ritorno ad Urbino. Il matrimonio di Antonello e Costanza era stato celebrato con grande sfarzo a Napoli nel 1480. Negli anni seguenti la principessa aveva avuto modo di visitare, solitamente nei mesi estivi, i feudi sanseverineschi (di qui il fondamento storico della festa medievale che si svolge annualmente a Teggiano nei giorni 11, 12 e 13 agosto). Il principe Antonello era notoriamente, per prestigio e potenza, il primo barone del Regno. L’amministrazione dei suoi feudi, disseminati in un vasto territorio tra Salerno, il Cilento e il Vallo di Diano, era oculata e perfetta. Nel palazzo Sanseverino (ora chiesa del Gesù) di Napoli accorrevano artisti e letterati, accrescendo i fasti del potente casato. Ma a tali aspetti positivi se ne aggiungeva un altro di carattere decisamente negativo, anzi nefasto: la costante politica antispagnola e filofrancese di Antonello, che lo portò dapprima ad organizzare la famosa ma non riuscita Congiura dei Baroni e poi a subire l’assedio di Diano del 1497, assedio che sancì la definitiva rovina del ribelle principe. Che dire di più? In ultima analisi risulta chiaro che il bellissimo stemma aragonese del Museo Diocesano, al di là del suo valore artistico, costituisce, come si è detto, un documento storico estremamente importante al fine di cogliere uno dei momenti di grande tensione della storia di Teggiano, quello dei tempi, drammatici ma avvincenti, della principessa Costanza.
Arturo Didier 7
MARIA DE CARDONA, LA DECIMA MUSA DEL PARNASO E’ stato presentato in un caldo pomeriggio di una domenica in cui tutta Italia era in attesa di assistere alla finale degli europei di calcio, nella sala polifunzionale del Comune di Padula in Piazza Umberto I, il libro “La decima musa del Parnaso – Maria de Cardona”, dell’intellettuale padulese Emilio Sarli, avvocato, socio fondatore del Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano Pietro Laveglia e Presidente del Caffè Letterario “Il Meridiano”. L’incontro, moderato da Alfonso Tufano, responsabile dell’ambito cultura del Comune di Padula, ha visto al tavolo della presidenza Paolo Imaparato, sindaco di Padula, Donato Pica, consigliere regionale e, in qualità di relatori, i docenti Alfonsina Medici e Vincenzo Maria Pinto. Sia la Prof.ssa Medici che il Prof. Pinto nelle loro relazioni hanno intrattenuto un pubblico interessato dando diversi spunti della fatica letteraria del Sarli ed hanno descritto storicamente il mondo e la figura di Maria De Cardona tracciandone il profilo biografico, politico, sociale della colta e mecenate marchesa di Padula A concludere la serata, l’avv. Sarli ha raccontato al pubblico come fosse nata l’idea di scrivere un saggio su questa importante rappresentante della storia di Padula ricordando come la De Cardona ha messo il nostro territorio al centro di importanti rapporti culturali, sociali e politici con grandi famiglie del Rinascimento italiano quali i Gonzaga, gli Estensi e i più vicini in termini spaziali, i Salseverino. Da non dimenticare poi che la mecenate padulese, famosa per la sua bellezza, fu al centro di tanti canti e componimenti di poeti dell’epoca che la avvicinarono ai personaggi ben più famosi e raccontati della letteratura italiana quali Beatrice e Laura Maria de Cardona visse uno dei periodi più ricchi del Rinascimento italiano ed europeo tra scoperte di nuove terre e di grandi opere letterarie quali il Principe e L’orlando Furioso. Durante l’incontro si è anche proposto di istituire un premio letterario collegato alla figura di Maria de Cardona e nel dibattito è stato anche svelato al pubblico che in Padula è stata individuata la Casa in cui ha vissuto alcuni secoli fa questa figura importante del Vallo di Daino. Da parte di AL SEGGIO, tantissimi complimenti all’Avv. Sarli per la sua opera di ricostruzione storica e letteraria che si fa promotore della crescita culturale del Vallo di Diano e al nostro amico, Vincenzo Maria Pinto che in ogni numero ci propone interessanti spunti di approfondimento su monumenti, eventi culturali e storici del nostro territorio.
MarcoMea
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L’ISISS di Bojano in gita a Padula
iornata strepitosa quella del 23 maggio per noi alunni delle classi prime e seconde dell’ISISS di Bojano. Accompagnati dai nostri docenti, eravamo in quasi 150 provenienti da tutti gli indirizzi di studio, Liceo Scientifico, Liceo delle Scienze Umane e ITC: la nostra meta era Padula, cittadina in provincia di Salerno, che ci ha regalato emozioni irripetibili con le sue bellezze storico-artistiche e ambientali. Il paese è noto per la monumentale Certosa di S. Lorenzo, patrimonio Unesco dal 1998 e considerata uno dei principali attrattori della Regione Campania, al pari degli Scavi di Pompei o della Reggia di Caserta. La visita al cenobio, fondato nel 1306 da Tommaso Sanseverino, abitato da una ricca comunità di monaci fino al 1866 ed oggi affidato alle cure dello Stato, è avvenuta a gruppi, avvalendosi della guida del prof. Vincenzo M. Pinto, docente di Lettere del nostro Istituto ed originario di Padula. Rapiti dal misticismo del luogo e sbalorditi dalle dimensioni del monumento (esteso per oltre 5 ettari), abbiamo fatto tesoro di quanto visto, formulando domande e scattando foto praticamente dappertutto.
Parte ancor più entusiasmante, perché per noi inattesa, è stata quella riservata alla visita del Centro Storico, con l’ausilio di alcuni giovani operatori turistici della zona che ci hanno accompagnato per strade e vicoli, alla scoperta di palazzi storici e scorci mozzafiato del Vallo di Diano. A nome di tutti, ringraziamo Lucia Cataldo, Teresa Catania, Gianluca Gallo e Giuseppina Gioffreda, della Soc. Cooperativa Nova Civitas di Padula: gentili e disponibili, hanno saputo trasmetterci tutto il fascino del loro paese, facendoci rivivere atmosfe-
re e personaggi del passato. Abbiamo saputo che Padula fu importante soprattutto durante il Risorgimento, perché dimora di patrioti e liberali di primo
è avvenuto il 23 maggio 2012, 20° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta. Petrosino, precursore di tutte le vittime della mafia ed antesignano di tutti i successivi eroi della legalità, ci rimarrà vivo nella memoria, con il suo esempio di vita. Questo momento ci è sembrato, a noi alunni dell’ISISS, la naturale conclusione della giornata del ricordo delle vittime delle mafie e di
ogni forma di violenza, celebrata lo scorso marzo, proprio nella nostra scuola. A concludere l’intensa giornata è stata la sosta a Salerno in serata. Una gustosa brioche con gelato sul lungomare e le ultime foto con lo sfondo della Costiera Amalfitana: la ciliegina sulla torta. Peccato per la pioggia del pomeriggio, che ha cercato di guastarci la festa, ma non c’è riuscita! Grazie prof, grazie Padula, grazie Petrosino… non ti dimenticheremo!
gli alunni dell’ISISS
l’arte in tutte le sue sfaccettature p i a no, come le famiglie Netti e Caolo, i fratelli Santelmo, il sacerdote garibaldino Vincenzo Padula, nonché teatro della sfortunata “Spedizione di Sapri” di Carlo Pisacane che nel 1857 con i suoi “Trecento giovani e forti” concluse proprio qui la sua impresa. Abbiamo inoltre ammirato i portali e i monumenti in pietra locale, realizzati dalle esperte mani degli scalpellini locali fra 1500 e 1700, come ad esempio le opere dello scultore Andrea Carrara o degli incisori Cariello. Bella e suggestiva anche la Mostra permanente dei presepi, presente nella Chiesa di S. Agostino, dove era esposto uno straordinario presepio con i monaci e la Certosa; particolarissimo il Museo del Cognome, dove abbiamo imparato come cercare i nostri antenati. L’esperienza più emozionante è stata però la visita alla Casa-Museo di Joe Petrosino, il celebre detective italo-americano, nativo proprio di Padula e caduto vittima della criminalità a Palermo nel 1909. Ad accoglierci e guidarci è stato addirittura il pronipote del poliziotto, Giovanni Melito Petrosino, una persona davvero coinvolgente ed unica. Per una felice coincidenza, l’incontro con lui
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In occasione dell’ 8^Edizione del Concorso Internazionale di Poesia & Arte Contemporanea “Alfonso Grassi” 2012, che si è tenuta il 29 giugno scorso, presso la “Sala Musica” del Centro Sociale di Salerno è stata premiata, tra gli altri, la nostra collaboratrice, Patricia Luongo. L’evento voleva celebrare l’arte in tutte le sue sfaccettature e rappresenta un evento unico e speciale nel suo genere. Due le Sezioni che hanno caratterizzato il premio internazionale: 1) Poesia Edita o Inedita; 2) Arte Contemporanea, con le seguenti Tipologie: a) Pittura; b) Ceramica; c) Scultura. Le Tre Tematiche scelte, per entrambe le sezioni, erano: 1) La donna nella storia; 2) La figura dell’adolescente nell’arte; 3) Tema libero (la primavera). Di seguito vi presentiamo una delle poesie di Patricia, Primavera, che si è classificata al secondo posto al Concorso Internazionale “Alfonso Grassi”. Tantissimi complimenti a Patricia Luongo. Ad maiora.
Primavera Stagione a me sconosciuta, primavera che ancor non ti conosco e che ancor non fai parte del mio mondo… Ricordi di una primavera che ancor deve arrivare, ricordi in un spaventoso e tenebroso ciel appena illuminato da poche fioche luci di pallide stelle che non vogliono brillar, stelle che ormai non mi fanno più paura, ricordi un mare che serberà le rimembranze intense di un lungo viaggio, di una traversata da dimenticare, traversata in cerca della speranza e della sopravvivenza. Primavera tu che fai tornar a vivere un albero spoglio dalle intemperie invernali, inverno che con sé ha portato via tutto tranne gli incubi che ancor non vogliono andar via. Primavera fa si che il mio giovane cuor torni a vivere senza che la sabbia del deserto possa ritornare.
IL MONDO NUOVO DI LOLITA Raccolta di lettere a cura del Prof. Giuseppe Manzione
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lla fine dello scorso anno scolastico è stato presentato nella Biblioteca “Gerarda D’Alessio” dell’I.I.S. di Teggiano un epistolario curato dal Prof. Giuseppe Manzione intitolato “Il Mondo Nuovo di Lolita”. La cerimonia è stata organizzata dalla scuola e dagli alunni, che hanno provveduto a distribuire il libro in vari punti, raccogliendo offerte che successivamente sono state inviate tramite bonifico all’Associazione per la ricerca sulla SLA (sclerosi laterale amiotrofica), di cui è affetta da quindici anni Apollonia D’Arienzo, “Lolita” per gli amici. Una malattia degenerativa che col tempo l’ha privata di qualsiasi autonomia: vive a letto, grazie a una macchina che le permette di respirare e ad un sistema di tubi, attraverso i quali si nutre. Non si perde d’animo, Lolita, perché al suo fianco sente un grande amore familiare e grazie a un computer e a un sintonizzatore vocale, con il movimento delle palpebre, nel 2008 pubblica “Parole tra le ciglia”. Un libro nel quale racconta “la sua vita e la sua malattia, della cui sofferenza vuole fare un’esperienza unica, per affrontare la vita di ogni giorno”. La lettura di questo libro, ottenuto dal Prof. Andrea D’Arienzo, fratello di Lolita,
politica
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i ha pensato la Giunta per le elezioni della Camera a salvare la poltrona di Presidente della Provincia di Salerno all’On.le Edmondo Cirielli: la carica di deputato è compatibile con quella di Presidente di Provincia. Sedici (Pdl, Lega, Pt e Udc) contro undici (Pd e Api) hanno interpretato non doversi applicare la sentenza della Corte Costituzionale, che aveva dichiarato la illegittimità delle norme che non prevedevano la incompatibilità dei Sindaci di Città superiori ai 20mila abitanti con la carica di Deputati. La Giunta ha sostenuto in buona sostanza che i Giudici della Corte Costituzionale non capiscono granchè in materia e, quindi, studino e approfondiscano queste norme. Poi procedano nel senso che diceva Giovanni Giolitti: “La legge per i nemici si applica e per gli amici si interpreta”. Infatti, le poltrone salvate sono equamente distribuite: 4 Presidenti di Provincia del Pdl, 2 della Lega e 1 dell’Udc. Questi possono
nonché l’impegno nella sua distribuzione tra gli studenti e docenti con il relativo successo, tant’è che è stata necessaria una seconda edizione, anch’essa esaurita in poco tempo, hanno spinto il Prof. Manzione a raccogliere le lettere dei giovani e di tutte le persone che hanno voluto condividere “la sofferenza di Lolita”. A tal proposito Lolita scrive: “L’effetto che ha sortito la corrispondenza con gli alunni della mia Scuola sulla mia interiorità non solo mi ha riconciliato con il mondo dei giovani, ma ha spezzato la solitudine che è ormai diventata compagna della mia vita”. Ecco il motivo che hanno suggerito il titolo “Il Mondo Nuovo di Lolita”, un mondo nuovo di riconciliazione, di certezza e di speranza. Alla presentazione del libro sono intervenuti il Prof. Germano Torresi, che ha curato la copertina con arte e ne ha spiegato i contenuti; la Preside, Prof. ssa Olinda Pisolini, che ha espresso tutta la sua soddisfazione per lo stimolo avuto dagli alunni nell’avvicinarsi alla lettura e alla scrittura, ad incamminarsi in questa avventura di scrittori in erba con grandi potenzialità (il libro è stato pubblicato con i fondi PON). Infine, il Prof. D’Arienzo ha sottolineato come “Il Mondo Nuovo di Lolita” è figlio naturale di “Parole tra le ciglia” e di
un padre adottivo che ha scelto di farsi carico non del male di Lolita ma della sua voglia di esserci e di vivere, aprendo un’altra breccia tra le mura della sua cella. Ha, poi, espresso sentimenti di grazie per la partecipazione massiccia con cui si è manifestato l’amore per la sorella: “Lolita è una persona che come ognuno di noi sogna di comprendere il fine della sua esistenza. E’ un soggetto attivo di questo nostro tempo, un soggetto che ha elaborato una nuova via di accesso alla comunicazione umana: essa è testimone che la comunicazione tra gli uomini può prescindere dal linguaggio verbale”. La ricerca sulla SLA deve essere sostenuta e potenziata perché ha fatto passi da gigante, in quanto dall’ultima scoperta sull’origine della malattia si è provveduto ad iniziare una nuova sperimentazione su un centinaio di persone. Ecco allora miglior motivo per invitarvi a leggere il libro, che è di grande insegnamento morale, sociale e pedagogico. E’ come scoprire direttamente il “Mondo Nuovo di Lolita”, una testimonianza di solidarietà umana e di umanità, una ricchezza di sentimenti veri e autentici. Il libro può essere ritirato presso lo scrivente, l’Istituto di Teggiano e il suo autore.
Rocco Vito La Regina
Salvate il soldato Cirielli! continuare, dunque, ad avere il doppio incarico, certamente con doppia lauta indennità mensile. E così per puro caso tra i salvati ritroviamo l’On.le Edmondo Cirielli e il suo collega Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, meglio conosciuto come “Gigino ‘a purpetta”. I commenti sono stati corrispondenti al comune sentire: “… decisione davvero vergognosa in quanto in palese spregio della sentenza della Corte costituzionale n. 277 del 26 ottobre 2011…”. Certo, la Corte ha stabilito con evidente chiarezza che il cumulo delle due cariche è contrario alla legge, ma la Giunta delle elezioni della Camera ha volutamente ignorato e travolto la sentenza. I Presidenti rimangono incollati alle loro poltrone e la “casta” accerta e sancisce il privilegio all’autodeterminazione. Curzio Malaparte diceva che “la legge in Italia è come l’onore delle puttane”: ma quelli erano altri tem-
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pi. Sta di fatto, però, che in Campania ben 4 Presidenti di Provincia su 5 ( Napoli, Caserta, Avellino e Salerno ) ricoprono anche la carica di parlamentare e tutti di centrodestra. Ora noi non sappiamo se i cittadini sapranno valutare la gravità di questa arroganza, che si ritorce a danno del funzionamento politicoamministrativo delle citate Province. Però conosciamo la coerenza dell’On.le Cirielli, capace non solo di sconfessare e di votare contro quella tale legge conosciuta come “ex Cirielli” che più volte ha salvato i fondelli a Silvio, ma anche di chiedere, vista l’enorme immoralità, che tale legge non venisse più chiamata col suo nome. Per cui siamo convinti che Edmondo Cirielli rassegnerà quanto prima le dimissioni dalla carica di Presidente della Provincia di Salerno. Non ci credete? Sono aperte le scommesse!
Francesco Iorio
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NEGLI ALBURNI HANNO LE IDEE CHIARE
ulla vivibilità dei territori del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni e delle loro specificità abbiamo parlato con Ciccio Reina del Comitato cittadino “Alburni” e con il Sindaco di Roccadaspide, Girolamo Auricchio che in modo incisivo come al solito, ci ha rilasciato una sua dichiarazione. Sig. Reina Da dove partono le convinzioni del vostro comitato? La legge 394 del 6/12/1991 detta i principi fondamentali sia per l’istituzione che per la gestione delle aree naturali protette, prevedendo l’istituzione dell’Ente Parco per garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale di tutto il comprensorio. Tutte le finalità sono state tradite, il territorio degli Alburni ha subito come del resto l’intera area del Parco, un freno, capace di arrestarne qualsiasi valorizzazione, anzi ha letteralmente ucciso lo spirito d’iniziativa che da sempre distinguono gli abitanti di questi territori. Dopo 22 anni non solo non si sono raggiunti i risultati ipotizzati ma hanno indebolito ancora di più il sistema economico con lo spopolamento di intere aree. L’elemento determinante in negativo è stato sicuramente
quello di adottare un piano del Parco costruito dall’alto e avulso dal contesto territoriale, nessuno ha tenuto in considerazione le tante proprietà (attività) che vi prosperano dai vigneti agli uliveti, ai terreni seminativi. C’è in atto una scelta politica basata sul fondamentalismo non islamico ma vincolistico che ha determinato nei cittadini la convinzione che anche la presenza dell’uomo è da considerare pregiudizievole. In virtù di tante altre considerazioni notiamo giorno per giorno che i cinghiali ricevono una protezione sproporzionata tanto che tranquillamente possono arrivare a minacciare anche l’uomo, oltre che dissestare i nostri terreni e distruggere i nostri raccolti.
nostri territori e un’economia già di per sé in difficoltà è un problema che va assolutamente risolto. Bisogna muoversi in fretta. Non si può più pensare di procedere continuando a studiare il da farsi bisogna agire in concreto e con fermezza come hanno fatto in altri parchi.
Salvatore Verrone
pronta guarigione!
E’ diventato di primaria importanza uscire fuori dal Parco oppure dare vita ad una nuova perimetrazione, lasciare che il Parco possa prosperare dagli 800 metri sul livello del mare ed una nuova classificazione degli agglomerati urbani al fine di liberare tutte le potenzialità di rinascita e di sviluppo, vogliamo riprenderci il nostro territorio, volgiamo ricominciare a coltivare i nostri terreni”. Sindaco Auricchio cosa ci dice sulla problematica dei cinghiali? Il problema dei cinghiali che attanaglia i
Domenica 8 luglio il Sindaco di Teggiano, Michele Di Candia, è stato colpito da un infarto. Dopo una rapida diagnosi presso il SAUT di Prato Perillo di Teggiano ed il repentino trasferimento all’Ospedale di Polla e da qui, in eli-ambulanza, all’Ospedale Ruggi D’Aragona di Salerno, il Sindaco è stato sottoposto a tutti gli accertamenti del caso e le sue condizioni sono apparse da subito buone. Il primo cittadino di Teggiano si è ben presto ripreso anche se è rimasto sotto stretta osservazione medica. Da tutti noi della redazione di AL SEGGIO, un augurio di pronta guarigione per un ritorno quanto più repentino possibile alle funzioni di Sindaco e di amministratore di questo territorio.
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LA POLITICA RAPACE CHE CI REGALA GRILLO mi la nostra vita pubblica e privata, alterando i gangli linfatici della società, sterilizzando le stesse reazioni del mondo della cultura e della scuola, dei giovani. Nel 1992 fu l’intero popolo a indignarsi e i partiti che avevano fatto la Repubblica scomparvero sotto la valanga di insulti e di ingiurie.
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n questo nostro paese di santi, di poeti, di navigatori… non ci sono più gli statisti, mancano le personalità politiche di valore, scarseggiano i maestri dell’economia, sono assenti i capitani d’industria. Appena ieri impazzava la fumettistica delle olgettine del satrapo su tutti i giornali e le vicende riempivano il buco della politica parlamentare quando Rubi Rubacuori era per i deputati e senatori dell’ex maggioranza la “nipote di Mubarak”. Poco interessava se nel Paese gravava la crisi più nera, chiudevano fabbriche e aziende, si perdevano posti di lavoro, le famiglie incontravano difficoltà a fare la spesa giornaliera. Il Parlamento dei “nominati” si baloccava con le leggi “ad personam” e si interessava al traffico illecito del deputato/senatore in vendita al miglior offerente. Abbiamo vissuto giorni nei quali anche i Catoni sono stati chiamati ladri e i ladri sono stati confusi con gli eroi. Ci hanno pensato i mass media, i Sallusti, i Belpietro e i Minzolini a mistificare i fatti, a manipolare persone ed eventi. Dopo vent’anni da Tangentopoli, con il crollo di un intero sistema politico, non è questa l’Italia che ci aspettavamo. Siamo uno dei Paesi più corrotti dell’Unione Europea. Una corruzione diversa e maggiore rispetto a quella di “Mani pulite” emersa nel 1992. Allora erano tangenti per fronteggiare i bisogni dei partiti. Oggi ci sono squallidi personaggi che ricevono un appartamentino con affaccio sul Colosseo, qualche giorno di vacanza a sbafo, una gita su uno yacht, una sera con una escort, un piatto di spaghetti con aragoste fresche, un massaggio nel privè di una palestra. Corrotti, ma anche miserabili, privi di dignità. Quindi, anche più spregevoli. Il degrado etico e culturale dell’ultimo ventennio ha investito come uno tsuna-
Oggi, con un costo di corruzione stimato dalla Corte dei Conti in 60 miliardi, bastevole da solo a rimettere in piedi le sorti dell’Italia, non si avverte alcuna scossa, nessuna rivolta, neppure un segno di ribellione. Sembra prevalere la rassegnazione. La società pare anestetizzata, come se gli anticorpi non rispondessero alle necessità di difesa del tessuto sociale. Attenzione, nel 1992 dalle ceneri della Dc e del Psi nasceva Forza Italia poi diventata PdL o Partito dell’Amore in tutti i sensi. E avanzava la Lega di Bossi all’insegna dell’onestà padana contro “Roma ladrona”, che negli agi della capitale ben presto si trasformò in “Lega ladrona”. Hanno svuotato le casse dello Stato come rapaci e ridotto l’Italia in un paese popolato da gente disillusa e sfiduciata, metà della quale ha smesso di andare a votare. Incurante di tutto Berlusconi chiede il 51% dei voti per fare ritorno a Palazzo Chigi. Ma si contenterebbe anche di fare il Ministro dell’Economia, lui! Proprio non pensa che se ci troviamo sull’orlo del precipizio più del 51% la colpa è sua e delle sue disinvolte manovre finanziarie, dei suoi inviti a non pagare le tasse perché “con le tasse alte l’evasione è moralmente autorizzata”. Vuole tornare l’egoarca perché stai a vedere che adesso gli approvano la legge sulla corruzione e allungano i tempi della prescrizione che al bazar di Montecitorio tanto gli è costata con gli Scilipoti, i De Gregorio, i Romano, i Razzi, i Calearo. Pare che per “acquistare” un deputato il prezzo variava da 350 a 500mila euro. E’ stato necessario chiamare al capezzale della grande ammalata Italia i “professori”. Si dirà: era indispensabile? E certo, se i “medici” erano quelli! L’hanno trovata boccheggiante: è stato inevitabile instaurare una terapia d’urto. Le nostre tasche ne sanno qualcosa! Sulla degenerata politica italiana che segna la fine della Seconda Repubblica e non si sa se la Terza mai nascerà, si abbatte ora il comico-politico Beppe Grillo con il suo Movimento 5 Stelle. Riempie il vuoto lasciato dai partiti incapaci di rian-
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nodare i fili spezzati che li legavano alla società. Incanta le piazze: via l’attuale classe politica, ai cittadini il potere decisionale. Musica per chi è sfiduciato, consensi balzati al 20%, il nuovo che avanza. Ma è veramente nuovo il “grillismo” o non piuttosto una banale riproposizione del berlusconismo e del celodurismo ammodernato? Perché vent’anni fa Berlusconi con Forza Italia e Bossi con la Lega Nord raccoglievano l’interesse e i voti della gente delusa dallo scandalo di tangentopoli, promettendo il seppellimento della vecchia politica e la restituzione del potere al popolo. Sappiamo tutti come è andata a finire! Grillo ripete i motivi del berlusconismo e del celodurimo, che pagano sempre. Per riemergere, a sua volta, Silvio rincorre i motivi, e anche il vocabolario, del grillismo in uno scambio mutevole comico-politico e politico-comico da prima serata del Bagaglino. Per la verità, in giro non c’è tanta voglia di ridere. Anzi, è il momento di chiedersi se è veramente tutta colpa della politica? Bella domanda, proviamo a rispondere. Se l’economia italiana è ingolfata da circa vent’anni, se non abbiamo più grandi imprese, se abbiamo perso i tanti treni dell’innovazione, la colpa non è poi tutta dei politici ma anche dei capitalisti nostrani che hanno rinunciato a essere classe dirigente. I famosi “capitani d’industria” hanno rinunciato al ruolo di imprenditore di successo conseguito durante la rivoluzione industriale del 19° secolo, quando i baroni di business acquisirono enorme potere e ricchezza come risultato di nuove industrie in espansione, accettando di scendere a patti con i politici, con la finanza, con la banche. Al libero mercato hanno preferito i “salotti buoni”, le scrivanie protette. E’ così che il capitalismo italiano rischia di infrangersi sul muro della nuova modernità industriale, dove vince chi è più bravo. Occorrono nuove vitalità che non vadano a bussare alla porta della politica magari con la solita busta arancione rigonfia, che non chiami il politico per la protezione giornaliera, che svolga il proprio compito richiamandosi all’etica pubblica e alle leggi di mercato. Ma anche colpa della “Cultura” che non ha saputo lavorare per la “verità”, per la ricerca della “verità”, così venendo meno ai suoi principi e ai suoi valori. Ennio Flaiano già ebbe a scrivere: “Anche il progresso, diventato saggio e vecchio, votò contro”.
Francesco Iorio
Il futuro della campania, tra crisi e sviluppo
È
questo il tema dell’iniziativa voluta ed organizzata dall’associazione “TrecentoSessanta” Salerno sabato 23 giugno nello splendido Castello Marchesale Maioli di Auletta.
con Lorenzo Peluso giornalista de Il corriere del mezzogiorno che ha presentato i due gruppi di lavoro.
L’iniziativa fortemente voluta dal consigliere regionale Donato Pica è servita come momento di incontro e dibattito sulla difficile situazione che vive quotidianamente la nostra regione ed il Paese tutto.
Il primo moderato da Margherita Siani giornalista de Il Mattino e coordinato da Giovanni De Angelis si è occupato di discutere di fondi europei, da sempre poco utilizzati dalla regione Campania e che sicuramente rappresentano un’opportunità che andrebbe sfruttata meglio.
Dopo i saluti dell’amministrazione locale rappresentata dal vice sindaco Luigi Gagliardi e dal segretario cittadino del Partito Democratico si è entrati nel vivo del dibattito,
Il secondo gruppo, invece, moderato da Angela Caso giornalista de Il Roma - Cronaca Salerno e coordinato da Vincenzo Pedace - segretario provinciale dei Giovani De-
mocratici - si è occupato di scuola, università e mondo del lavoro. I lavori dopo una breve pausa pranzo sono proseguiti con l’intervista di Maria Rosaria Vitiello - giornalista de la Città di Salerno - a Francesco Sanna - senatore del Partito Democratico sulle proposte che il partito di Bersani intende proporre in questo delicato momento storico. Infine Vincenzo Pedace ha moderato l’incontro con i tre consiglieri regionali del PD, Donato Pica, Lucia Esposito e Mario Casillo sull’attuale momento di crisi e le proposte da portare avanti per migliorare il nostro territo-
rio, tutti è tre concordi con il sottolineare la mancanza di lavoro ed i tanti tagli che la giunta Caldoro ha effettuata negli ultimi mesi. Le conclusioni dopo la lunga giornata di lavoro sono state affidate a Guglielmo Vaccaro parlamentare del Partito Democratico, sottolineando come sia necessario oggi più che mai queste giornate di studio e lavoro per confrontarsi e trovare nuove soluzioni alla difficile situazione in cui il nostro paese si trova.
Giacomo Tortoriello
IL POPULISMO IN ITALIA
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annah Harendt scriveva: “I cittadini sono politicamente uguali, ma diversi nei loro pensieri. Per questo devono poter discutere su quale sia il bene comune, prima di poter agire insieme. Se però non c’è più bisogno di discutere perchè c’è chi si arroga la pretesa di rappresentare il popolo, allora finisce la politica”. E’ proprio questa pretesa di governare il popolo che, negli ultimi mesi, sta divenendo protagonista indiscussa del contesto politico del Paese. Tale pretesa riapre un capitolo importante della nostra storia, quello inerente al fenomeno del populismo. In Italia il populismo, del quale era stato fatto ampiamente uso già dal noto e chiacchierato politico Silvio Berlusconi nel ‘92, anno della fondazione di Forza Italia, ha nuovamente fatto la propria comparsa nelle ultime tornate elettorali primaverili, durante il corso delle quali sono stai puntati i riflettori sulla nascita di un altro fenomeno: quello dei Grillini e del loro Movimento 5 Stelle.
da sempre minaccia la storia del nostro Paese
mia” della politica, o meglio, esso è la negazione della politica stessa. Non si può pensare e pretendere di fare politica ricorrendo ad esso, all’espediente del dire alla gente ciò che vuol sentirsi dire, offrendo soluzioni semplici ed anche irrealizzabili a situazioni complesse con il solo scopo di ottenere il consenso popolare.
re e partecipare al cambiamento. Parole validissime se non fosse stato per il fatto che fossero volte ad un unico scopo: ottenere voti ed un consenso tale da permettere di esercitare un peso di rilievo in Parlamento.
Il populista, avvalendosi di discorsi intrisi di demagogia, non ha alcuna intenzione di trasformare le proprie parole in fatti concreti.
Tuttavia nessuno ha assistito alla tramutazione in fatti concreti delle tante belle parole pronunciate, nessuno ha mai visto la realizzazione dei milioni di posti di lavoro promessi o i sostegni alle scuole pubbliche ed a famiglie con particolari disagi.
Pensiamo al già citato Berlusconi, il quale durante le conferenze pre-elettorali pronunciava discorsi chiaramente populisti, prometteva, incitava gli elettori a crede-
In quel caso, l’unico ad aver pagato lo scotto ed a non aver tratto alcun vantaggio dalla tanta demagogia esercitata è stato il popolo stesso. Ora resta da vedere cosa accadrà nel caso di Grillo e del Movimento 5 Stelle. Ciò che è certo, però, è che in un Paese come l’Italia, in cui assistiamo troppo spesso e da troppo tempo a discorsi vuoti, è, paradossalmente, tutto il potere che rischia di diventare “populista”.
Il populismo, sebbene largo uso ne sia stato fatto e se ne stia in parte facendo anche oggi, è la “bestem-
Rosaria Langone 12
territorio
VINO E GENUINITA’: coerenza, territorio e rapporto con i nuovi media
Negli ultimi anni si avverte sempre più - finalmente! - un ritorno ai valori dell’autenticità, soprattutto in campo alimentare. Ne parliamo riassumendo i concetti base e l’evoluzione del mercato vinicolo.
“Il vino non è semplicemente succo d’uva fermentato. Non ha nulla a che vedere con quello che è realmente”.
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l vino evoca: chi l’ha fatto, dove l’ha fatto, come l’ha fatto. Molte immagini tornano alla mente (e se il vino era buono, forse qualcuna sarà un po’ sfocata!), ma, soprattutto, quando si sceglie una bottiglia si richiama alla mente ciò che per noi rappresentano quelle scritte sull’etichetta: un Chianti probabilmente evocherà paesaggi, sapori e culture diverse da un Aglianico o da un Barolo. Ne parliamo con il Dott. Giuseppe Festa, Ricercatore all’Università di Salerno e specializzato in Wine
Business, oltreché amante del buon vino di qualità. Punto di partenza: la genuinità. Nel caso del vino, essa si sposa anche con l’evoluzione dei metodi e delle competenze in fatto di produzione: “non bisogna pensare che un vino non sia genuino solo perché non prodotto come si faceva una volta.” Negli ultimi decenni infatti, grazie ai miglioramenti in campo tecnico, si è riuscito ad avere un oggettivo miglioramento generalizzato della bontà dei vini, anche di quelli economici. “Posto però che le tecnologie devono aiutare ma non snaturare, la genuinità passa soprattutto attraverso una produzione fatta con materie prime naturali e di alta qualità, ma
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anche attraverso la coerenza che il produttore è capace di trasmettere al suo prodotto.” Coerenza intesa come capacità di trasmettere un’immagine chiara, trasparente di sé, legandosi indissolubilmente con la regione geografica dove si effettua la produzione, trasportando inoltre tutto il sistema di valori che ha portato alla realizzazione del prodotto, nel prodotto. Un vino che sia coerente con il proprio territorio “è una cosa che i francesi ci hanno insegnato da tantissimo tempo con questa parolina magica, terroir, che per loro è un sistema congiunto di suolo, clima e uomo. Suolo inteso come unicità della
combinazione terreno/vite. Ancor più nello specifico, anche il clima, inteso anche come la semplice collocazione di un vigneto alle pendici od in cima ad una collina, può influire moltissimo. Non bisogna poi dimenticare il lavoro dell’uomo: la lavorazione, la tradizione, l’esperienza che si tramanda di generazione in generazione. Un quarto elemento è la reputazione del territorio: se sull’etichetta scrivo che è un vino del Monferrato, sfrutto già tutta una rinomanza che quel luogo evoca grazie alla storia di produzione vinicola che ha”. Luigi Veronelli diceva provocatoriamente che “il peggior vino contadino
segue ->
è migliore del miglior vino d’industria”: probabilmente il discorso era riferito non tanto alla bontà ed al gusto in sé, quanto a quella capacità a cui ci si riferiva prima di evocare tutto un sistema di valori ed emozioni che nessuna produzione industriale potrà mai pareggiare. Analizzando il mercato vinicolo, notiamo che negli ultimi anni in Italia si è avuto un forte cambio di mentalità: “fino agli anni ’70 si consumavano circa 120 litri di vino pro-capite; questo non deve stupire - non eravamo un popolo di avvinazzati! - ma per le generazioni passate, soprattutto nelle fasce contadine, era normale bere mezzo litro di vino a pranzo e a cena. Da un paio di decenni invece c’è un modo diverso di pensare il vino - probabilmente anche più giusto - puntando più sul vino di qualità e meno sulla quantità; questo però ha determinato un crollo dei consumi, indicando come unica possibilità di sopravvivenza per le aziende italiane quella di andare a vendere all’Estero.”
Il mercato mondiale del vino si divide però in due parti: da un lato abbiamo l’Europa, con il suo firmamento di microimprese, dall’altro il Nuovo Mondo – inteso come tutti quei Paesi che negli ultimi 30-40 anni hanno imparato a fare vino, specificatamente California, Argentina, Cile, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda – che gode, grazie alle quantità enormi di vino prodotto, di economie di scala e costi di produzione unitari assolutamente imbattibili. La strada obbligata è quindi combattere sulla differenziazione: l’Italia in particolare gode di una varietà praticamente infinita di vitigni. Tutto sta a farlo capire agli altri. “Non pensando però di essere l’ombelico del mondo: probabilmente un cinese, un russo o un brasiliano conoscono Pompei, Napoli, Firenze, Venezia e poco più. Da questo punto di vista è fondamentale la narrazione: il produttore di vino oggi deve raccontarsi, deve mettersi in gioco, deve raccontare la
sua storia, le sue tradizioni, il suo terreno, per fare in modo che sia genuino non solo il suo prodotto, ma anche tutto ciò che c’è alle spalle di quella bottiglia. Soltanto in questo modo può pensare di aggiungere qualcosa di differente rispetto agli altri vini e farsi riconoscere.” E in quali modi? “Ad esempio organizzandosi per l’accoglienza: ancora oggi moltissime cantine non sono ben attrezzate per ricevere visite. Mancano le indicazioni stradali. Molte volte la stradina che conduce all’azienda è disastrata, scoraggiando eventuali turisti. Organizzarsi in cantina con una piccola sala degustazione, basta anche un tavolino ordinato e pulito. Prevedere i servizi igienici, e così via. Partecipare alle fiere può essere un altro modo per farsi conoscere. Parlare sempre e comunque della propria storia – quando possibile – attraverso il proprio sito web, ma sempre di più con i social media: oggi l’unico modo per fare marketing su internet è fare marketing
conversazionale: devi metterti in gioco, devi citare altri utenti, devi esternare i tuoi interessi, sempre ovviamente senza esagerare; di modo che anche non parlando del tuo prodotto, parli della tua storia.” Non resta – per chi produce - che mettere in pratica i consigli e – per chi consuma – prediligere un buon vino che rispetti questi basilari accorgimenti e che sia prodotto con materie prime di alta qualità, rispettando l’ambiente e il lavoro in tutti gli stadi di realizzazione. Prosit!
Gianluca Pacilio
Buon Compleanno BCC Amica Cade quest’anno il 50° anniversario della fondazione della BCC Monte Pruno di Roscigno e Laurino ed una serie di grandi appuntamenti sono in programma per festeggiare questo importante traguardo. I festeggiamenti per la Banca Amica del Vallo di Diano sono iniziati con un grande spettacolo al teatro tenda Palarusso di Sala Consilina nella serata del 16 giugno scorso che ha visto come madrina l’attrice e cantante Serena Autieri. L’artista napoletana durante la sua esibizione ha interpretato alcuni classici della canzone napoletana e, in chiusura di serata, ha intervistato il direttore generale della Banca Monte Pruno, Michele Albanese. Durante il suo intervento il direttore Albanese ha ricordato i padri fondatori della Banca e in particolare lo zio Michele Albanese, il papà e il primo presidente, Emilio Pecori che diedero vita il 14 settembre del 1962, alla Cassa rurale ed artigiana di Roscigno. Il direttore generale ha confermato la mission della Monte Pruno che è quella di essere banca amica del territorio per lo sviluppo e valorizzazione attraverso il sostegno concreto a persone e progetti. Tra gli
intervenuti anche il dott. Cono Federico, presidente dell’associazione Monte Pruno Giovani che ha dato il suo contributo alla realizzazione dell’evento. La serata del 16 giugno, condotta da Gigi Garretta, ha visto le esibizioni di ballerini delle reti Mediaset e Rai, dei vincitori del Monte Pruno Festival e del comico proveniente direttamente dalla celebre trasmissione “Colorado”, Angelo Pintus. Le celebrazioni per i primi 50 anni della Banca Monte Pruno proseguiranno fino a dicembre, tra i tanti appuntamenti, ricordiamo “La notte delle piccole stelle” in collaborazione con l’associazione “Prometeo” in programma per il prossimo 4 agosto nel centro storico di Teggiano. Si prevede per quella sera uno spettacolo frizzante ed originale, una serata dedicata alla scoperta e valorizzazione dei giovani talenti che da sempre caratterizza le attività dei soci della Prometeo e che si abbina con le azioni e le ambizioni di una Banca giovane che festeggia nel 2012 i suoi 50 di attività e di successi.
Luca Mea 14
FIGLI DEL NOSTRO TEMPO E DELLA NOSTRA TERRA
M
i guardo attorno e rifletto, come tanti altri, sui modelli imperanti del nostro tempo. Ho la fortuna di appartenere alla categoria dei giovani “che hanno studiato” e quindi faccio parte di questa parte di popolazione, quasi tutti i miei amici ne fanno parte. Siamo ragazzi educati alla scoperta, alla curiosità, al movimento. Andiamo e veniamo, spesso non torniamo più come scrivevo già altrove, ma credo che prima o poi dovremo fare i conti con le nostre origini. Molte volte noi giovani, soprattutto quando molto giovani, tendiamo a dimenticare da dove veniamo, quali sono le nostre vere basi culturali, i
valori che ci hanno permeati dalla nascita, e a volte mi viene in mente una storiella emblematica che raccontava mio nonno su di un ragazzo che aveva fatto il militare al Nord Italia e una volta tornato a casa non sapeva più ubbidire al comando del padre di passargli “nu rastriedd” (un rastrello per raccogliere l’erba), con prevedibili conseguenze comiche. Alcune volte vedo anche che noi ragazzi ci divertiamo a usare il dialetto per scherzare, per scrivere una battuta su Facebook o per prendere in giro qualcuno. Io credo ci voglia un giusto “bilinguismo”, saper ovviamente parlare l’italiano (e magari altre lingue) e usare cor-
rettamente e correntemente il nostro dialetto, perché noi siamo immersi nel primo linguaggio che ascoltiamo, ci attraversa, senza di esso addirittura moriremmo, come dimostrano antichi studi, e quindi è parte integrante del nostro modo di essere personale, oltre che della nostra cultura. Inoltre, molto più spesso di quello che pensiamo, ci avvaliamo nella vita quotidiana di atteggiamenti e modi di fare che ci hanno tramandato le nostre famiglie, quindi l’ambiente nel quale siamo cresciuti. Dovremmo fermarci un po’ a volte e saper distinguere tra le competenze che abbiamo appreso nel corso della
nostra vita e quello che invece abbiamo ereditato, dovremmo trasmetterlo a chi ci sta intorno, far notare le nostre peculiarità. Ogni persona non è frutto solo della propria individualità, ma è il totale di essa e dell’ambiente che l’ha vista nascere e crescere, anche se spesso lo si nega o semplicemente non si riconosce a occhio nudo. Anche quando siamo in giro per il mondo la nostra terra di provenienza è presente nei nostri gesti, nelle nostre parole, nelle nostre decisioni.
Filomena Vitale
alla scoperta del cuore del territorio Si tiene in queste settimane, nel comune di Sant’Angelo a Fasanella, il corso di primo livello di speleologia, organizzato dal gruppo pugliese speleologico Martinense di Martina Franca unitamente agli altri gruppi che da anni esplorano assiduamente le cavità dei monti Alburni. Se si giunge nei fine settimana nel pianoro di Santa Maria oppure al Casone località, tutte nel territorio di Sant’Angelo a Fasanella, s’incontra un via vai di speleologi intenti sia a scendere nelle viscere della terra per conoscere ed esplorare il cuore autentico di questo territorio che a sgranchirsi le gambe dopo una risalita. I primi speleologi che hanno iniziato a frequentare questo bellissimo paese situato alle falde dei monti Alburni sono stati i triestini del gruppo Boegan la società di speleologia più antica del mondo. Da Trieste a Sant’Angelo a Fasanella un binomio che per anni ha rappresentato il top della speleologia nel mondo. L’esplorazione più accattivante è stata quella della visita ad una grotta ad oltre 600 metri
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di profondità dove gli esploratori hanno trovato un piccolo laghetto sotterraneo che hanno attraversato con dei canotti. Le immagini mozzafiato di questo mondo sotterraneo sono state più volte proiettate in Piazza Ortale lasciando gli spettatori a bocca aperta ed incuriositi dalle bellezze naturalistiche. Dopo il gruppo Boegan sono arrivati gruppi campani e pugliesi, tutti affratellati da un unico desiderio, far conoscere a tutti le bellezze di questo territorio e dare ai tanti amanti della montagna la possibilità di poter vivere l’emozione di scendere nelle viscere della terra per toccare con mano le tante meraviglie della natura. Direttore del corso che si svolge in questi giorni a Sant’Angelo a Fasanelle è Berardino Bocchino il più esperto degli speleologi che frequentano assiduamente questo territorio. Gli interessati possono chiedere informazioni al Gruppo speleologico Martinense 3291681840 oppure al direttore del corso al 3384351474.
Giovanni Verrone
eventi
Abbiamo assistito proprio a tutto il 22 giugno scorso, alla 13° Edizione del Saggio di fine anno, che da consuetudine, da oltre 25 anni, chiude la stagione agonistica e sportiva dell’Associazione Sportiva Dilettantistica SALUS SPORT. Davanti ad un numerosissimo e caloroso pubblico, tra i quali si distinguevano gli emozionati amici e parenti dei ballerini in erba, ci sono state le esibizioni artistiche degli allievi iscritti ai corsi di danza classica, moderna, hip hop, jazz, latino americano. Le coreografie sono state a cura di Jennifer Saia con l’aiuto dei coordinatori tecnici: Adriana Di Candia, Diego Spinillo, Antonio Serio e Antonia D’Elia. L’evento è stato presentato e coordinato dalla giornalista televisiva Paola Lo Sasso. La serata si è aperta con delle esibizione folkoristiche della tradizione teggianese su iniziativa dell’Associazione Culturale “Teggiano Antica”, poi sulle musiche delle melodie più famose, i ballerini in erba, divisi per categoria, a seconda dell’età che variava dai 4 ai 17 Anni, hanno dato saggio della loro bravura. Una serata all’insegna della danza. che si è articolata in 2 tempi. Il primo caratterizzato da esibizioni di danze e balli di hip hop, jazz, rock, latino americano ecc.. con un mix finale di balli sulle canzoni italiane più note delle due showgirl di Fantastico degli anni ’80 e ’90 Heater Parisi (Cicale) e Lorella Cuccarini (La notte vola) ed un omaggio curato con meravigliose corografie su canzoni come “Pedro, Pedro”, “Rumore”, “Fiesta”, “Ballo, Ballo”
GRANDE SUCCESSO PER LA SALUS SPORT CHE CHIUDE LA STAGIONE SPORTIVA CON IL SAGGIO DI FINE ANNO dedicato alla soubrette, attrice, cantante, ballerina e autrice italiana di eccezione, Raffaella Carrà, che quest’anno festeggia i 60 anni di carriera,. La seconda parte della serata è stata dedicata alla presentazione del Musical “Noi che… ricordiamo gli anni 60-70-80 ” composta da spettacolari esibizioni tratte delle più note commedie musicali come “La febbre del Sabato sera”, “Blues Brothers”, e “Happy Days”. Il successo dello spettacolo è stato evidenziato dallo scroscio di applausi che faceva seguito ad ogni esibizione. A conclusione della serata l’anima e il patron della Palestra Salus, Franco D’Elia, dopo i doverosi ringraziamenti, ha annunciato che da Settembre con l’iscrizione al nuovo anno di danza, ci sarà la selezione per la costituzione di un gruppo Folkoristico Teggianese di concerto con l’associazione “Teggiano Antica”.
avvicinano a questo mondo” ha dichiarato Franco D’Elia, rappresentante della SALUS Sport. Noi di AL SEGGIO ci complimentiamo con gli amici della Palestra SALUS
augurando a tutti coloro che vi lavorano con amore e passione, di vivere e di far vivere a tutti tanti momenti felici e gioiosi come quelli di venerdì 22 giugno.
Michele d’Alessio
Salerno conquista la Russia
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Salerno in Russia con amore, moda e Smac
a città di Salerno ha conquistato la Russia grazie ad un’iniziativa dell’Associazione salernitana Smac (Salerno Moda Arte e Cultura) presieduta da Pasquale Salsano, con la collaborazione del Comune di Salerno e della Camera di Commercio di Salerno.
La società sportiva che opera su tutto il territorio del Vallo di Diano offrendo ai tanti sportivi una complessa, moderna ed accogliente struttura, è amministrata dalla Famiglia D’Elia ed in particolare da Franco D’Elia. La sede storica di Via Carrani è costituita non solo da sale da ginnastica, ma anche di un centro fitness e quant’altro utile per il necessario mantenimento psico-fisico del nostro corpo nell’ottica di una filosofia che unisce l’alimentazione con l’esercizio fisico
Nella giornata del 28 giugno è stato presentato al Sindaco Vincenzo de Luca il Dvd promozionale del territorio di Salerno, prodotto interamente in lingua russa e che contiene anche un’intervista al primo cittadino salernitano. Il dvd promozionale della città capoluogo della nostra provincia, ha come obiettivo, l’incentivazione turistica all’estero, in questo caso in Russia, facendo così conoscere a questo mercato ricco di opportuni-
“…il successo di tutto ciò è stato reso possibile solo grazie al grande amore ed al rispetto che abbiamo della Danza, delle arti in genere e di tutti coloro che con passione e sacrificio si
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tà una delle più belle perle della Regione Campania. Il dvd è stato prodotto e trasmesso anche dal II° Canale di Stato della Russia. Vi sono anche altre iniziative Smac in programma per il mese di luglio e di ottobre 2012, infatti Smac anche quest’anno dal 14 al 16 luglio è stata presente a Firenze in un evento di promozione della moda in cui sono stati premiati ben sette giovani stilisti provenienti da Salerno e da Cannes. Ed infine il prossimo appuntamento salernitano con Smac è per il mese di ottobre, una due giorni “Smac Fashion” all’insegna della moda e dell’arte, evento previsto per i giorni 7 e 8 ottobre presso il Salone dei Marmi di Palazzo di Città.
Marco Mea
società
RINVIGORITO IL RAPPORTO CON GLI ITALIANI DEL SUD AMERICA
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’è sempre stato un forte spirito di ospitalità e cordialità nei confronti degli Italiani emigrati in Venezuela (attualmente Stato Boliviano) e prima dello scatenarsi della crisi politico-economica attuale, la comunità italiana in questo stato poteva essere definita fiorente, stabile, organizzata, in contatto permanente con la metropoli e molto mobile con una conseguenza diretta della grande accettazione ed integrazione sociale e culturale degli italiani, della lingua che parlano e della cultura che questa veicola. Su questi principi è iniziata la due giorni italo-venezuelana, con l’Inaugurazione il 29 giugno scorso, a Sassano, della sede dell’associazione italovenezuelana in località Silla. su iniziativa del Presidente dell’Associazione Imprenditori del Vallo di Diano Valentino Di Brizzi. Prima dell’inaugurazione della sede è stata scoperta un cippo nella Villa Comunale di Silla di Sassano, intitolata a Simon Bolivar, (Caracas, 24 luglio 1783 – Santa Marta, 17 dicembre 1830) il quale fu un generale, patriota e rivoluzionario venezuelano, che fu insignito del titolo onorifico di Libertador (Liberatore) in ragione del suo decisivo contributo all’indipendenza di Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela. Il Bolivar fu, inoltre, Presidente delle Repubbliche di Colombia, Venezuela, Bolivia e Perù. L’iniziativa
a Sassano nasce l’associazione Italo-venezuelana
sassanese è stata fortemente voluta dal presidente Di Brizzi, la cui famiglia, in passato, ha vissuto e lavorato con lo Stato del Venezuela e da cui nasce il forte legame sentimentale con la comunità italo-venezuelana. Presente all’importante iniziativa, unitamente al sindaco di Sassano Tommaso Pellegrino, il console venezuelano in Italia, con sede a Napoli, Bernardo Borges, il parroco don
Otello Russo e le più alte autorità politiche, civili, militari e religiose del territorio. Una giornata particolare hanno spesso rammentato i presenti e nello stesso tempo importante per ricordare le gesta e i sacrifici dei tanti emigranti italiani e valdianesi che hanno contribuito allo sviluppo del Venezuela del Sud America. “Ringrazio il console Borges
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per la sua presenza qui, a testimoniare il nostro grande rapporto tra la comunità venezuelana e quella italiana - ha detto Valentino di Brizzi - e voglio altresì ringraziare il sindaco di Sassano Tommaso Pellegrino e l’intera amministrazione comunale per la sensibilità dimostrata nell’appoggiare questa iniziativa”. Molta soddisfazione anche per il sindaco Tommaso Pellegrino, per il gemellaggio
italo-venezuelano “L’iniziativa trova il sostegno dell’intera comunità di Sassano, volta nel segno dell’integrazione e del rafforzamento dei rapporti tra la comunità italiana e quella venezuelana. Questo sottolinea come lo sviluppo di uno Stato sia legato alla legalità e alla libertà, elementi imprescindibili per lo sviluppo di un paese”. Prima dell’inaugurazione della sede dell’as-
sociazione, il console Borges, accompagnato da Valentino Di Brizzi, su invito del Vescovo della diocesi di TeggianoPolicastro Mons. Antonio De Luca e del Soprintendente ai BAAS di Salerno ed Avellino Gennaro Miccio hanno visitato la Certosa di San Lorenzo a Padula. Le celebrazioni in onore degli italiani e del paese sudamericano, sono proseguiti poi in serata con un ricevimento
di gala e una festa presso il Grand Hotel Certosa di Padula, con la degustazioni di prodotti tipici venezuelani. Il sabato mattina successivo poi c’è stata la giornata di registro consolare presso la sede dell’associazione, dove è stato possibile sbrigare anche le pratiche consolari di alcuni cittadini venezuelani.
Pietro Cusati
SASSANO TRA NATURA E MANO DELL’UOMO Sassano, ancora una volta la piccola cittadina del Vallo di Diano continua a toccare le cronache per due notizie di grande rilievo. La comunità sassanese chiede la demolizione del “mostro di Sassano”, struttura progettata per edificare la nuova sede del comune. I lavori per la struttura continuano con una certa lentezza, ma il “mostro” così chiamato dalla comunità non è accettato. Vergogna e offesa nei confronti del meraviglioso centro storico della piccola cittadina, che rappresenta uno dei piccoli angoli di paradiso del Vallo di Diano. La comunità chiede l’abbattimento della struttura, povera architettonicamente e lasciata alla più totale mar-
ginalità, di fronte alle intemperie del tempo. Altra notizia di grande di rilievo è quella dell’abbattimento del “boschetto paleo-palustre”, uno dei piccoli tesori di Sassano, dopo la stupenda e invidiata da tutti “Valle delle Orchidee”. Era il 2003 quando l’amministrazione sassanese decise di ubicare all’interno del boschetto, l’area industriale del paese. Sconcerto e rammarico dei molti che non soltanto amano la natura, ma trascorrevano molte ore all’interno di questo specchio naturalistico dove era possibile un tempo ammirare animali in via d’estinzione, quali la lontra, la nutria e alcuni uccelli molti rari, tra cui l’upupa.
di un’immagine paradossale, dove da un lato troviamo scorci naturali che combattono contro la mano dell’uomo e contro l’inquinamento e dall’altro troviamo giganteschi capannoni, edificati, che hanno distrutto un paesaggio che fino a quel momento sembrava incantato. I cittadini chiedono l’intervento non solo della Provincia di Salerno, ma anche della Comunità Montana che aveva individuato in quel boschetto, un luogo da preservare più unico che raro. La speranza sta nel pensare che Sassano possa offrire ancora molto non solo al Vallo di Diano, ma all’intera Provincia di Salerno.
Il boschetto ad oggi ha preso l’aspetto
Vincenza Iezza
ESTATE CON LE STELLE, A PETINA SI PUO’
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e volete godervi le stelle dovete venire a Petina. Infatti, in questo piccolo centro degli Alburni, in località Aresta a circa 1200 m di altezza, troverete l’ Osservatorio Astronomico Amatoriale più grande d’Italia. Realizzato negli anni novanta e voluto fortemente dall’Amministrazione Comunale dell’epoca, capeggiata dal Sindaco Antonio Miglino e dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, l’Osservatorio ha rappresentato da sempre il punto di riferimento di gruppi astronomici ed ha avuto un’importante funzione dal punto di vista turistico.
Nato dalla ristrutturazione di un fabbricato rurale di 130 mq, noto come “il Casone” e adibito a ricovero per i pastori, oggi, l’osservatorio astronomico “Aresta” ospita un telescopio dal peso totale di 1800 kg, il tutto ben integrato nella natura che lo cir¬conda. Dopo un periodo di chiusura, causato anche da un guasto tecnico ai computer guida del telescopio, l’osservatorio astronomico, dall’estate 2009 ha riaperto i battenti, avvalendosi della collaborazione dell’associazione “Astrofili degli Alburni”. A partire dal mese di Giugno è previsto un fitto programma di “serate
osservative” per tutto il periodo estivo. La speranza dei cittadini petinesi nonché dell’intero comprensorio, è quella che l’Osservatorio diventi un’importante attrattiva turistica per l’intero territorio. Il turismo culturale, come quello enogastronomico, va realizzato e promosso e può rilanciare il nostro territorio dal punto di vista economico. La corretta gestione di simili strutture è di fondamentale
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importanza e la sensibilità dimostrata dagli Amministratori locali è lodevole di apprezzamento. Crediamo in questo nuovo progetto e visto che “chi ben inizia è a metà dell’opera” sicuramente questa iniziativa sarà un’esperienza positiva. Per maggiori informazioni inerenti alla programmazione estiva visitate il sito www.astrofilideglialburni.it.
Marina Fabia di Iorio
L’ORDINE E LA SICUREZZA PUBBLICA NEGLI STADI
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il quadro generale della situazione alla vigilia della prossima stagione calcistica
reiterati fenomeni di violenza in occasione di manifestazioni sportive costituiscono tutt’oggi un’emergenza allarmante, che ha più volte indotto il legislatore ad intervenire al fine di contrastarne il dilagante sviluppo. Non sfuggono, tuttavia, le difficoltà che il legislatore stesso ha sempre incontrato nell’approcciarsi ad una complessa realtà, quale quella sportiva, priva per molti aspetti della duttilità necessaria per essere disciplinata attraverso regole rigide ed astratte. Tali difficoltà non hanno in ogni caso impedito al legislatore di occuparsi, a più riprese, del fenomeno della violenza nello sport. I numerosi interventi normativi, anche a livello comunitario, sono indice della particolare ed aumentata attenzione, per cause contingenti necessariamente riservate ai fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive spesso sotto la pressione di gravi fatti di cronaca, intervenendo con misure che, sostanzialmente operando sul piano della prevenzione, intendono offrire validi ed adeguati strumenti per contrastare il fenomeno della violenza organizzata e le manifestazioni di carattere teppistico. Le misure predisposte che, in linea teorica, avrebbero dovuto costituire un deterrente al proliferarsi del fenomeno in questione, hanno peraltro disatteso le attese; di qui la necessità di continui e più efficaci interventi su tutti i fronti. In tali occasioni non è mai sfuggito al legislatore, da un lato, il forte impatto emotivo per quanto oramai avviene con costante frequenza in occasione di manifestazioni sportive, dall’altro la trasformazione subita dalla fenomenologia. Se, infatti, è indubbio che la violenza sia andata gradualmente aumentando, al contempo si è constatata una sua progressiva evoluzione. Da rissa tra i tifosi di diverse fazioni si è infatti passati a condotte ben più violente e tipiche di reati particolarmente gravi quali: violenza sulle cose, violenza sulle persone, danneggiamento, danneggiamento aggravato, fino ad arrivare all’omicidio. Le esigenze di fondo di queste normative sono state intese a garantire una prevenzione più ampia possibile, ma pure ad apprestare un’efficace repressione; è importante notare che al soddisfacimento delle prime, vale a dire delle esigenze di natura preventiva, il legislatore abbia
ritenuto doveroso giungere attraverso il rafforzamento dello strumento repressivo. Spesso ci si chiede gli interventi delle Istituzioni non bastano? Beh bisogna innanzitutto precisare che, gli interventi normativi ci sono, basti vedere numerose norme del T.U.L.P.S., Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza nonché numerose leggi emanate nel corso degli anni per fronteggiare gli allarmanti episodi che suscitano grave attacco all’ordine e alla sicurezza pubblica, e la assidua presenza delle Forze dell’ordine per prevenire e/o reprimere gli attacchi degli ultras, curando sempre nei minimi particolari l’Ordine e la Sicurezza pubblica. Spesso però accade che, la presenza costante della violenza all’interno del “fenomeno calcio” è assai datata. Nascono, senza alcuna forma di serio contrasto, le associazioni di tifosi ultras, con denominazioni inequivocabilmente guerresche. Da quel momento, il fenomeno violento si amplifica a dismisura, l’elenco delle innumerevoli e non pacifiche invasioni di campo, dei lanci di oggetti, degli scontri con le forze dell’ordine, degli assedi ad arbitri ed avversari, è tristemente lungo e corposo. Non solo, ma la violenza si trasferisce anche all’esterno degli stadi nelle vie cittadine, nelle strade percorse dagli ultras in trasferta, nelle stazioni, negli autogrill. Si aggrava anche la qualità dei mezzi utilizzati per offendere, l’uso di spranghe, coltelli e oggetti efficaci ad arrecare danni e lesioni diffondendosi in misura progressiva ed allarmante. La violenza organizzata dei tifosi raggiunge, però, il proprio apice nel nuovo millennio. Così, a seguito di ripetuti episodi di teppismo verificatisi il nostro Paese già da tempo necessitava di operare un adeguamento agli obblighi dettati dal
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Consiglio dell’U.E. con la “Convenzione europea sulla violenza ed i disordini degli spettatori durante le manifestazioni sportive” (risoluzione del 17.11.2003). In sintesi, la ratio dell’intervento legislativo è apparsa quella di coniugare, in modo deciso e chiaro, le ragioni della prevenzione con le necessità della repressione, con un approccio globale al problema suscettibile di coinvolgere ogni sua componente, umana e strutturale. E’ stato fatto cenno, l’impegno profuso dalle Forze dell’Ordine ed alle nuove strategie, anche di natura conoscitiva e preventiva, che hanno contraddistinto il nuovo e più massiccio intervento pubblico al fine di combattere la violenza da stadio. I dati statistici fotografano in modo inequivoco tale impegno ed i buoni risultati ottenuti. Si citano alcuni dati relativi ai feriti: stagione sportiva 2004/2005; numero dei feriti 1.123 (dei quali 785 tra le Forze dell’Ordine e 338 tra i tifosi) stagione sportiva 2005/2006; numero dei feriti 771 (dei quali 510 tra le Forze dell’Ordine e 261 tra i tifosi) stagione sportiva 2006/2007; numero dei feriti 587 (dei quali 386 tra le Forze dell’Ordine e 201 tra i tifosi) stagione sportiva 2007/2008 numero dei feriti 361 (dei quali 200 tra le Forze dell’Ordine e 161 tra i tifosi) numero delle partite con feriti 144. Come si vede, la diminuzione delle conseguenze dell’attività del tifo violento è costante e certo significativa. Non si può, dunque, negare che le Istituzioni dello Stato e le Forze dell’Ordine abbiano compiuto seri progressi nell’affrontare il fenomeno della violenza da stadio, sia mediante la predisposizione di un nuovo impianto normativo, sia attraverso le attività di prevenzione e repressione opportunamente coordinate.
Andrea d’Alto
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I ragazzi della quinta salutano le insegnanti di cinque anni LA PILLOLA Staccare sempre e la Maestra Lucia che va in pensione
l 9 giugno scorso, nel plesso della Scuola Primaria di Pantano, noi bambini della classe V abbiamo fatto una recita per dare il nostro saluto a tutte le care maestre e maggiormente alla maestra Lucia che ha deciso di andare in pensione dopo tanti anni di lavoro. Hanno assistito allo spettacolo, oltre i nostri familiari, il Dirigente Scolastico, Prof. Salvatore Gallo, il Sindaco Michele Di Candia, le maestre che nel passato hanno insegnato nel plesso e tanti altri cittadini di Pantano. Tutte le classi, all’inizio dello spettacolo hanno svolto il saggio di musica e hanno suonato il flauto dirette dalla maestra Annarita Spina. Noi ragazzi della V classe, invece, oltre a suonare abbiamo ballato e cantato can-
rà sempre nel cuore, anche quando sarà lontana dall’ambiente scolastico, poichè ci ha detto: “una vita dedicata alla scuola non si può mai dimenticare e una maestra resta sempre tale anche quando non lo è più”. Qualche lacrima ha solcato il viso di tanti anche quando, alla fine dello spettacolo, abbiamo donato un bel ricordo a tutte le nostre maestre perché sapevamo di doverci separare da loro per continuare il nostro percorso scolastico nella Scuola Secondaria di I grado. Abbiamo pensato a tutte loro che per cinque anni sono state sempre premurose ed attente per farci apprendere con le loro lezioni gli argomenti delle discipline scolastiche usando sempre una chiara e professionale esposi-
l’interruttore generale, anche se bisogna cambiare solo una lampadina.
Vincenzo Mazza
“AL SEGGIO” SUPPLEMENTO DE “IL GRILLO” QUIND. DI INFO LOCALE AUT. TRIB. SALA CONSILINA N°14 SEDE REDAZIONE ORATORIO PARROCCHIALE CHIESA “SAN GIUSEPPE OPERAIO” PANTANO DI TEGGIANO (Sa) DIRETTORE EDITORIALE Giovanni Verrone DIRETTORE RESPONSABILE Salvatore Verrone
zoni anche in inglese, come la celeberrima “Here comes the sun”. Sono seguiti delle rappresentazioni rivolte alla cara maestra Lucia dal titolo “Un’allegra contesa”, seguita da “Viva le vacanze” ed infine la poesia napoletana “l’utim iuorn e’ scola”. Anche i bambini della classe II hanno rivolto il loro saluto alla maestra e ognuno di essi le ha indirizzato toccanti parole che l’hanno emozionata tantissimo e le hanno fatto versare lacrime di commozione. Abbiamo tutti ricevuto tanti applausi e alla fine sono seguiti i discorsi del Dirigente scolastico che ha ringraziato a nome di tutta la Scuola e della Comunità di Pantano la maestra Lucia per il lavoro svolto nella scuola con grande competenza e passione, guadagnandosi la stima e l’affetto di alunni, genitori e colleghi. A sua volta la mastra Lucia ha salutato le autorità, i genitori, tutti noi bambini, tutte le colleghe di ieri e di oggi ed il collaboratore del plesso ringraziandoli per la loro presenza e rivolgendo parole affettuose a noi bambini assicurandoci che ci porte-
zione. Poi ci siamo consolati con il ricco buffet offerto dalla maestra Lucia. Con questo articolo vogliamo ringraziare pubblicamente per lo scrupoloso ed amorevole lavoro che hanno svolto con noi le nostre insegnanti di classe: Lucia Gallo, Annunziata Trezza e Raffaelina Manzolillo, non solo per averci preparato per questa esibizione, ma anche per l’impegno e per l’affetto con cui ci hanno seguito sempre durante questi 5 anni del percorso formativo e con il loro esempio e la loro guida ci hanno preparato alla vita che ci attende nel futuro. Un saluto particolare rivolgiamo alla maestra Lucia che è andata in pensione e le diciamo: “Grazie di cuore, cara Maestra! Ti vogliamo un mondo di bene e ti promettiamo che faremo sempre tesoro dei tuoi preziosi insegnamenti”.
gli alunni della V della Scuola Primaria di Pantano di Teggiano 20
REDAZIONE Francesco Iorio, Don Carmine Tropiano, Luca Mea, Marco Mea GRAFICA Gianluca Pacilio CONSULENTE STORICO-ARTISTICO Arturo Didier HANNO COLLABORATO Pietro Cusati, Michele D’Alessio, Andrea D’Alto, Marina Fabia Di Iorio, Vincenza Iezza, Rocco Vito La Regina, Rosaria Langone, Patricia Luongo, Sonia Marino, Vincenzo Mazza, Vincenzo M. Pinto, Paola Potignano, Maria Angela Quagliano, Giacomo Tortoriello, Filomena Vitale COLLABORA CON NOI!!! EMAIL: mmteggiano@tiscali.it gianlucapacilio@gmail.com CHIAMA 3204064186 (MARCO) CERCACI SU FACEBOOK E LASCIA I TUOI COMMENTI SUGLI ARTICOLI DI QUESTO NUMERO Il giornale è curato dall’Associazione socio-culturale “IURIS” Vallo di Diano senza scopo di lucro, ogni forma di collaborazione è a titolo gratuito.