Hiram 2-2020 Mag-Ago 2020

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grandeoriente.it

8 - Hiram n.2/2020

Claudio Saporetti

Da qual pulpito

D

a gran tempo la Chiesa cattolica ha imposto ai suoi “fedeli” la proibizione di tutti i mezzi utilizzati per la limitazione della concezione: dai profilattici alle spirali, alle pillole, al coitus interruptus. Stranamente, è permesso il metodo (spesso fallace) detto Ogino-Knaus, come se il “peccato” fosse l’uso di mezzi artificiali (ma il coitus interruptus non lo è) e non, appunto, l’impedire la procreazione. Dal che il permesso di utilizzare il metodo Ogino-Knaus si rivela come autentica ipocrisia. Su cosa si basa questa proibizione? Credo fondamentalmente su quel passo della Bibbia in cui si parla di un certo Onan (da cui il termine “onanismo”) che impediva la nascita di un figlio usando il coitus interruptus. Dato che Onan “spargeva a terra” (evidentemente il proprio seme), “spiacque forte al Signore tale operare, e lo fece morire”1. Detto così, come è stato qui riportato, non ci sarebbero dubbi: Dio ha punito Onan perché impediva la procreazione. Dal che, ecco l’accanimento della Chiesa su questo e tutti gli altri sistemi, utilizzati da sempre dall’umanità per non procreare. E non solo: poiché anche la masturbazione si rivela un atto che provoca la fuoruscita del seme senza lo scopo di procreare, ecco gli strali della Chiesa appuntarsi anche contro questa pratica. Stupisce che la Chiesa abbia ignorato (o abbia finto di ignorare) il vero motivo della punizione di Dio, che la Bibbia stessa rivela

senza tanti giri di parole, tant’è vero che molti esegeti lo scrivono espressamente2. La situazione di Onan, infatti, non era semplicemente quella normale e banale di un uomo qualsiasi che nell’ambito del suo matrimonio non voleva avere figli. Si trattava di tutt’altro: cioè di una situazione particolarissima che ha indotto Onan a peccare, sì, ma con ben altri peccati. Per chiarire meglio questa situazione, sono necessarie due fondamentali premesse. 1. Anche se permane ancora oggi, in tanti di noi, il desiderio di avere figli e l’orgoglio di padri e di madri che li hanno generati, è stata la mentalità antica ad aver enormemente ingrandito, direi espanso, questo sentimento: l’avere figli era, per l’uomo antico (per l’uomo semita antico in particolare) un’autentica ossessione. E per varie ragioni. - C’era, certamente, il vantaggio di un casalingo proletariato: la famiglia (talvolta più clan che famiglia) aveva bisogno di forza lavoro per mandare avanti la casa, o magari il fazzoletto di terra, quando non era una vera e propria fattoria (anche fortificata, come il dunnu mesopotamico). Si aggiunga la costante necessità di dare figli alla patria, che aveva sempre bisogno di soldati per le sue operazioni di difesa e di offesa.

2

1

Genesi, 38, 9-10.

Si veda p. es. J.L. McKenzie, Dizionario Biblico, a cura di B . Maggioni, Cittadella, Assisi 1978, pp. 670-671.


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